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Total Physical Response - Stranescuole.it

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TPR - TOTAL PHISICAL RESPONSE<br />

Il metodo TPR (risposta fisica totale) è particolarmente indicato per studenti non <strong>it</strong>alofoni<br />

(soprattutto bambini) con una bassa capac<strong>it</strong>à di comprensione e di produzione linguistica. Il TPR<br />

prevede l’elaborazione di una risposta fisica totale, a partire da un comando chiaro e ripetuto (alzati,<br />

sied<strong>it</strong>i, salta due volte, tocca la lavagna). È stato elaborato dallo psicologo americano James J.<br />

Asher.<br />

Dove si colloca<br />

Il metodo TPR si colloca all’interno dell’approccio umanistico-affettivo perché cerca di spostare<br />

l’attenzione dai contenuti linguistici ai processi di apprendimento; tiene presente la multi-modal<strong>it</strong>à<br />

del processo, ovvero il fatto che le informazioni non provengono dal solo canale vebale; considera<br />

sempre utile il riferimento alla modal<strong>it</strong>à di acquisizione della lingua materna; e, in ultimo, r<strong>it</strong>iene<br />

decisivo attenuare lo stress.<br />

Che cos’è<br />

È una raccolta di tutte le prime espressioni con cui entra in contatto lo studente non <strong>it</strong>alofono<br />

neorrivato. Si tratta dunque di una selezione di termini necessari all’alunno per orientarsi nel nuovo<br />

contesto.<br />

Quando si usa e con chi<br />

Può essere usato sin dai primi giorni di scuola perché aiuta gli alunni non <strong>it</strong>alofoni a capire<br />

l’<strong>it</strong>aliano e a partecipare alle attiv<strong>it</strong>à di classe anche senza parlare. Normalmente si usa con bambini<br />

che frequentano la scuola primaria. È stato sperimentato con discreto successo anche con studenti<br />

della scuola secondaria di primo grado, ma Ascher avverte che per gli studenti adulti è più difficile<br />

accettare il gioco come mezzo per l’apprendimento, quindi è possibile usarlo ma solo a condizione<br />

che si dichiari prima ancora di iniziare l’attiv<strong>it</strong>à qual è l’obiettivo di tutto ciò che si farà. Una<br />

trasparenza in tal senso sembra essere decisiva per ridurre la resistenza dello studente.<br />

Dove<br />

Si può usare dovunque: in classe, in cortile, in palestra, nei laboratori ecc.<br />

Le ragioni della sua efficacia<br />

Il TPR è efficace perché simula il processo di apprendimento della prima lingua. Il TPR si<br />

appoggia al biological program, un meccanismo naturale che si attiva ogni volta che si apprende


una lingua. All’inizio il bambino non produce, ma ascolta e risponde solo con un’azione fisica. Alla<br />

richiesta “Maria, saluta la nonna”, la bambina risponderà scuotendo la mano perché non le si chiede<br />

di parlare. Allo stesso modo, il TPR chiede che il bambino ascolti e risponda con un’azione fisica.<br />

Queste conversazioni sono note come language-body conversation e diventano sempre più<br />

complesse e articolate, ma non richiedono un’immediata produzione. Infatti, come nel caso della<br />

L1, passa molto tempo prima che il bambino sia in grado di pronunciare una parola comprensibile.<br />

Quello che avviene è che in silenzio il bambino ascolta la forma e i suoni della lingua materna e<br />

produce solo quando si sente pronto.<br />

Altra ragione per r<strong>it</strong>enere efficace il TPR è la direzional<strong>it</strong>à dell’apprendimento, che procede<br />

dall’emisfero destro (capace di comunicare rispondendo con un comportamento corporeo a<br />

sollec<strong>it</strong>azioni espresse verbalmente) all’emisfero sinistro (capace di apprendere in modo<br />

sequenziale, immagazzinando le informazioni parola per parola). Questa teoria si basa sull’ipotesi<br />

che i due emisferi del cervello, sebbene in comunicazione tra loro, svolgano dei comp<strong>it</strong>i diversi e<br />

specializzati. Secondo questo principio l’apprendimento procede meglio dall’emisfero destro a<br />

quello sinistro perché sollec<strong>it</strong>a la risposta motoria prima di avviare operazioni di tipo formale.<br />

Inoltre, il TPR rispetta i r<strong>it</strong>mi individuali. Uno studente non produrrà se non sarà pronto. Il rispetto<br />

del periodo di silenzio e dei r<strong>it</strong>mi individuali, la tolleranza nei confronti degli errori consentono al<br />

bambino di acquisire la lingua senza ansia, in modo naturale.<br />

Come usare il TPR: lezione tipo<br />

1. Si inizia con un ripasso veloce dei comandi della lezione precedente.<br />

2. Si introducono i nuovi comandi che vengono prima esegu<strong>it</strong>i dall’insegnante e poi dalla<br />

classe, infine da un alunno per volta.<br />

3. Dopo essersi assicurati che gli alunni sono in grado di eseguire velocemente i nuovi<br />

comandi, l’insegnante chiede a ogni singolo alunno di eseguire alcune ricombinazioni senza<br />

fare da modello.<br />

4. Si avvia un’introduzione di nuovi elementi lessicali (es. Marvin, tocca la gomma). È bene<br />

che non si presentino troppe parole nuove, in modo che lo studente non si confonda.<br />

5. La lezione diventa molto più veloce e l’insegnante chiede di eseguire più comandi in<br />

sequenza.


6. Segue una fase detta di inversione dei ruoli nella quale gli studenti, quelli che si sentono<br />

pronti, prendono la parola per condurre la lezione e impartire i comandi agli altri.<br />

7. Un’ultima fare potrebbe essere quella di lettura e scr<strong>it</strong>tura del comando. È chiaro che questo<br />

è possibile solo se gli alunni sanno leggere e scrivere.<br />

Consigli per una gestione ottimale del TPR<br />

Prima di dare il comando è bene richiamare l’attenzione del bambino chiamandolo per<br />

nome. Per esempio,“Karina, Alzati”<br />

Quando si introduce un nuovo comando i gesti possono aiutare molto, ma sono un’arma a<br />

doppio taglio. Moltissimi gesti non hanno lo stesso significato nelle varie culture, per cui si<br />

rischia di essere fraintesi. Inoltre, è importante che il gesto sia chiaro quando viene<br />

introdotto per la prima volta, ma non è opportuno che si continui a usarlo per ev<strong>it</strong>are che lo<br />

studente non colga l’espressione verbale, ma concentri la sua attenzione sul gesto.<br />

È importante che i comandi siano presentati sempre in un ordine diverso perché gli studenti<br />

potrebbero memorizzare la sequenza e non il comando.<br />

Perché la lezione sia vivace e veloce è necessario programmarla nei minimi dettagli perché<br />

durante le eserc<strong>it</strong>azioni l’azione è molto veloce e i “buchi”, gli spazi vuoti, potrebbero<br />

disorientare gli alunni.<br />

È necessario dedicare sufficiente spazio alle tecniche di ricombinazione-variazione-<br />

collegamento dei comandi presentati precedentemente, condizione essenziale per il<br />

raggiungimento della fluenza.<br />

La lingua da usare<br />

Con i bambini è bene usare più termini concreti e meno termini astratti. L’indicazione di<br />

Asher è di r<strong>it</strong>ardare la presentazione dei termini astratti. Asher sostiene che i linguisti hanno<br />

ragione quando affermano che un bambino di 4-5 anni è un parlante fluente della lingua<br />

madre, nonostante il suo vocabolario sia povero di termini astratti.<br />

Secondo questo modello lo studente non elabora parola per parola, ma i chunks. All’inizio<br />

gli apprendenti rispondono a chunks della lingua target, senza concentrarsi su elementi<br />

discreti, poco significativi. Man mano che si va avanti, sarà possibile richiamare l’attenzione<br />

degli apprendenti su dettagli sempre più piccoli della lingua.


Il tempo verbale da privilegiare è l’imperativo perché permette l’immediata comprensione<br />

della lingua target. L’<strong>it</strong>aliano però presenta qualche difficoltà in più avendo più forme (per<br />

esempio la forma negativa cambia completamente). Per risolvere questo problema è<br />

necessario non perdere di vista l’obiettivo di tutto: familiarizzare con la nuova lingua. Lo<br />

studente non analizzerà anal<strong>it</strong>icamente il messaggio, ma coglierà l’obiettivo comunicativo.<br />

Gli obiettivi del TPR<br />

L’obiettivo del TPR è che l’alunno comprenda i comandi e non si mostri disorientato di fronte a<br />

nuove ricombinazioni. Per questo è necessario che si incentivi l’inversione dei ruoli, senza mai<br />

forzare le s<strong>it</strong>uazioni, e che si assicurino allo studente numerose ricombinazioni.

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