Sicurezza - Coisp

Se non si ha il
coraggio di
una legislazione
penale
speciale ,nel
senso di difendere
chi difende
lo Stato,
si abdica ad una
funzione essenziale
che è quella della difesa
delle regole che democraticamente ci
siamo imposti per andare avanti in pace
e nella legalità.
Consentire o colpire blandamente
chi raccoglie informazioni sui poliziotti
o su uomini di altre forze , significa
andare in quest’ultima direzione.
Pertanto occorre invertire la rotta e
cominciare a dare “quei segnali forti”
che nessun legislatore ha mai voluto
garantire ai poliziotti: individuare nel
corpo della legge penale italiana una
pena davvero deterrente per chi compie
azioni come quelle in esame, e poi
– ovviamente – applicarla. Forse cosi’
qualcosa riusciamo a tutelare e forse
qualche imbecille desisterà sul nascere
dal compiere certi tipi di azioni che,
oggi, avvengono con internet, ieri attraverso
schedari manuali.
Non a caso,infatti, in tutti i covi delle
BR, dei NAR, e di tutte le altre sigle
terroristiche , si rinvenivano schedari
con foto e nomi di poliziotti o magistrati
che sarebbero stati oggetto, poi,
di attentati o di altre attenzioni. Ed in
quegli anni prese corpo la legislazione
d’emergenza attraverso l’applicazione
della maggiorazione di un terzo della
pena grazie all’aggravante del terrorismo.
Ecco, oggi, un reato specifico per
tali fatti con varie aggravanti e con
una pena severa congiunta al pagamento
di una ingente somma come
multa ( il tirar fuori tanti soldi
fa sempre piu’ paura del carcere
per talune persone) potrebbe
limitare il fenomeno e farlo
man mano scomparire grazie
ad una rinnovata attività delle
Digos, che dovrebbero, comunque,
prendere maggiore coscienza
delle attività che si svolgono
via internet, ovviamente per la parte
che le riguarda.
Ma, al di là di queste considerazioni
“di servizio”, v’è da aggiungere la
facilità con la quale è possibile, oggi,
reperire immagini e nominativi dei poliziotti.
Passi le foto che vengono raccolte
in occasione di servizi di ordine
pubblico, ma non si può certo dire che
noi tutti ( Polizia e Carabinieri soprattutto
) abbiamo degli atteggiamenti
cosi’ riservati da meravigliarci per un
fatto del genere. Non a caso, ormai, ancor
prima di effettuare una operazione
di polizia, si pianificano le successive
conferenze stampa. Non a caso c’è una
corsa sfrenata all’apparizione nei Tg
che, di fatto, crea immagini da poter
raccogliere e immagazzinare. Non a
caso, ormai, sulle scene del crimine
compaiono telecamere e microfoni che
intervistano e filmano operatori di po-
SICUREZZA E POLIZIA
lizia e dei Carabinieri che si prestano a
svolgere una funzione da attori. Non a
caso ogni conferenza stampa è costituita
da un nugolo di persone, in uniforme
e non, che fanno da cornice al capo
della squadra ed al magistrato che
rilasciano dichiarazioni. Tutte queste
attività, ovviamente, avvantaggiano i
raccoglitori di immagini dei poliziotti.
Individuare,poi, nomi e cognomi, indirizzi
ed altre cose è un fatto successivo
e neppure tanto complicato.
Con ciò non si vuole limitare l’attività
di valorizzazione di immagine
di polizia e carabinieri; ma certo è che
una limitazione va posta proprio per
evitare di facilitare attività che possono
ripercuotersi contro. Una piccola
limitazione, una pena severa per un
reato da meglio identificare ed una
rinnovata attività delle squadre Digos
dovrebbero ripristinare quella serenità
operativa e funzionale, quanto mai
necessaria, all’interno delle strutture
della polizia di stato e dei carabinieri,
fortemente scossi dalle notizie dei
cacciatori di immagini e di indirizzi.
Andare giù duri per chi va a caccia
dello sbirro; ma non dare neppure
una mano involontaria a questa caccia
eversiva.
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