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Speciale Indicazioni Nazionali - IRRE Emilia Romagna

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Il dibattito<br />

Il curricolo non può essere ostaggio di una visione totalizzante o minimalista; è l’autonomia del progetto<br />

educativo su quel determinato territorio, seppure all’interno degli obiettivi generali e degli standard<br />

nazionali, che definisce le modalità organizzative, compreso il tempo, è la flessibilità l’elemento che<br />

consente la diversificazione dell’offerta.<br />

Non si può infatti generalizzare a livello amministrativo un tempo scuola che risponde a determinate<br />

esigenze che non sono sentite in altri contesti; il tempo è una variabile del modello pedagogico – didattico<br />

e deve essere lasciato alle intese territoriali, pur potendo contare su garanzie e risorse istituzionali di<br />

carattere nazionale.<br />

Tempo scuola e sperimentazione<br />

Le sperimentazioni nate attorno al tempo scuola hanno, come si è detto, una spinta esterna, proveniente<br />

dal mondo sindacale e degli enti locali, soprattutto riferita all’occupazione femminile; si concretizzano<br />

didatticamente nella collaborazione tra i docenti delle scuole elementari statali e quelli assunti dai comuni<br />

operanti presso le scuole stesse per l’attivazione dei doposcuola. Nascono da qui modalità innovative che<br />

si diffondono fino a sollecitare il potere politico a farne oggetto di revisione istituzionale (attività integrative<br />

e avvio al tempo pieno: L. 820/1971). Nella scuola media l’aumento del tempo scuola è dovuto alla<br />

necessità di superare una didattica frontale, avviare la pratica dei laboratori ed i rapporti con il territorio.<br />

Nel 1982 il ministero cercò di armonizzare i diversi modelli che nel frattempo si erano diffusi un po’ su<br />

tutto il territorio nazionale e con un decreto fissò le regole per la gestione del “tempo prolungato”.<br />

La formula più onnicomprensiva del tempo pieno consentì a quel modello di adeguarsi progressivamente<br />

recependo i cambiamenti e modulandosi sulla domanda sociale, mentre quello della scuola media ebbe<br />

un impatto molto duro sull’utenza e molto meno successo; una formula rigida, tutta centrata sulle materie<br />

scolastiche presenti nel curricolo nazionale, che non arrivò mai, come invece era solito nelle elementari,<br />

alle quaranta ore settimanali, pur avendo, almeno nei primi tempi, una certa disponibilità di organico. Ci<br />

si aspettava un’innovazione metodologico – didattica, una maggiore attenzione agli apprendimenti<br />

(recupero – sviluppo), all’integrazione dei linguaggi formativi (il richiamo dei nuovi programmi della<br />

scuola media delle discipline come educazione è rimasto largamente inascoltato). Se di materie si doveva<br />

parlare se ne volevano delle nuove: il tempo prolungato fu infatti la grande occasione per introdurre lo<br />

studio della lingua inglese, ragione vera della scelta, che una volta raggiunta faceva recedere da quella del<br />

più tempo. Quindi non un qualsiasi tempo lungo, ma uno che fosse funzionale ad opzioni sociali.<br />

L’introduzione del tempo prolungato nella scuola media fu motivata dall’obiettivo della “piena<br />

educazione”, ed è innegabile il tentativo di farlo apparire più in una dimensione pedagogica rispetto a<br />

quello della scuola elementare al quale poteva essere attribuito un carattere più sociologico, ma non è<br />

stato accettato fino in fondo nella sua strutturazione ministeriale, anche perchè sul piano didattico in<br />

molte esperienze continuava ad essere evidente che il curricolo era legato al così detto tempo normale,<br />

mentre le aggiunte erano perlopiù destinate a situazioni di recupero o ad esigenze di custodia. Anzi, le<br />

logiche di tipo disciplinarista consigliavano il tempo prolungato nella scuola media, da parte di molti<br />

docenti delle elementari, ai ragazzi con più problemi, che potevano vedere nel tempo lungo una maggiore<br />

possibilità di recupero, facendo sì percepire una scuola media collocata tra due diversi livelli qualitativi.<br />

Qualche idea interessante emergeva da quelle situazioni di scuole isolate, di montagna, dove l’incremento<br />

del tempo scuola aumentava la socializzazione e la qualificazione dell’offerta locale.<br />

Al tempo prolungato standard si affiancò ben presto, sotto forma sperimentale, un tempo detto “flessibile<br />

potenziato”, che voleva aumentare l’orario di alcune discipline o ampliare strategie metodologiche, ma<br />

12 INNOVAZIONE EDUCATIVA

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