Speciale Indicazioni Nazionali - IRRE Emilia Romagna
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Il dibattito<br />
All’ombra di questi modelli si è sperimentata un’altra innovazione, che è stata poi istituzionalizzata<br />
come prerogativa dell’intero sistema: la compresenza, modalità di sostegno agli apprendimenti, che<br />
invocava anche il lavoro per gruppi e le così dette classi aperte, ma anche occasione per aprire<br />
all’interdisciplinarità, all’introduzione simultanea di punti di vista diversi ad illuminare la realtà.<br />
Tuttavia, soprattutto dove è più accentuata la visione disciplinare, si fa fatica a pensare ad una<br />
riprogettazione complessiva dell’intero curricolo, meglio parlare ancora di “attività integrative” che per<br />
lo più sono tese ad inserire nuove conoscenze con metodologie di tipo trasmissivo – consegnative. Piuttosto<br />
indietro nelle indagini è l’obiettivo di far acquisire agli allievi un metodo di lavoro, spendibile in altre<br />
attività.<br />
Il contesto privilegiato dell’attività integrativa è quello di farla avvertire come meno scolastica, più<br />
libera e vicina agli interessi degli alunni e alla loro realtà 1 . L’acquisizione, come si è detto, di un metodo<br />
di lavoro attraverso vie alternative non è percepita come un’azione delle attività integrate, quanto una<br />
modalità di recupero, da demandare a momenti di studio assistito.<br />
“Dall’analisi complessiva dei dati [….] sembra che si possa rilevare ancora una diffusa mancanza di<br />
cultura delle attività integrative nella scuola piuttosto che un’assenza di interesse o una mancanza di<br />
disponibilità dei docenti” 2 . Uno dei problemi maggiori, rileva Ennio Draghiccio nella sua esperienza<br />
pionieristica di Spilamberto, è stato quello del maestro del mattino (più importante) e di quello del<br />
pomeriggio. Ci sono voluti mesi di seminari di decondizionamento e il lento mescolarsi delle attività per<br />
ottenere qualche risultato 3 .<br />
Gli insegnanti hanno una visione scuolacentrica; infatti i migliori risultati vengono attribuiti al rapporto<br />
con gli alunni, mentre quello con il territorio ad esempio è abbastanza in fondo alla classifica.<br />
Anche l’autonomia delle scuole sembra più un problema da presidi che da docenti, salvo poi che<br />
questi ultimi rivendicano l’autonomia progettuale; tutto questo comporta una riorganizzazione culturale<br />
prima di tutto in una prospettiva di “sistema delle autonomie”.<br />
Conclusione<br />
Dall’esperienza maturata si evince che l’allungamento del tempo – scuola sia nocivo là dove il livello<br />
formativo e didattico è basso; la mancanza di motivazione può infatti esasperare il ragazzo costretto a<br />
passare tante ore della giornata a scuola, fino ad arrivare a forme di gran rifiuto. Certi allarmi a volte di<br />
notano, per l’appunto, nel passaggio tra scuola primaria e secondaria di primo grado. Quando va bene,<br />
nella scelta dei genitori circa l’opzione a tempo lungo in quest’ultimo grado di scuola, le indagini pongono<br />
la continuità con il tempo pieno della scuola elementare nella parte medio bassa della classifica, preferendo<br />
convincersi di persona del valore educativo della proposta.<br />
Le famiglie, infatti, investono molto sulla formazione, ma non sulla scuola.<br />
Se poi si aggiunge che la scelta del tempo lungo spesso è condizionata in senso negativo dallo status<br />
culturale della famiglia, e questo la scuola lo deve accettare come libera richiesta appunto, correndo<br />
anche il rischio di formare classi ghetto, rispetto alla tradizione delle classi eterogenee costituite con il<br />
preciso scopo di ridurre le distanze e quindi lo svantaggio, allora si ripropone il dissidio tra modelli<br />
diversi nella stessa scuola, tra scuole, ognuna delle quali con una propria modalità oraria, un orario base<br />
uguale per tutti con opzioni integrative, o un quadro ampio ma caratterizzato da un forte flessibilità<br />
——————<br />
1 IRRSAE Lombardia: Tempo prolungato, situazioni e prospettive; in Quaderni n. 17/1987, pag. 121<br />
2 AAVV: Il tempo prolungato nella scuola media. Indagine nazionale sui modelli organizzativi e le modalità di innovazione, Firenze, Le Monnier, 1990, pag. 119<br />
3 Draghicchio E.: Una scuola per la comunità. Spilamberto; in Cerini G. (a cura di): Idee di tempo idee di scuola; Tecnodid, 2005, pag. 161<br />
14 INNOVAZIONE EDUCATIVA