Speciale Indicazioni Nazionali - IRRE Emilia Romagna
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Luciano Lelli<br />
<strong>Speciale</strong> <strong>Indicazioni</strong> <strong>Nazionali</strong><br />
Gli strumenti della progettazione nelle <strong>Indicazioni</strong> <strong>Nazionali</strong>:<br />
congetture per la revisione<br />
Dagli obiettivi ai profili<br />
Nelle <strong>Indicazioni</strong> nazionali per i piani di studio personalizzati (d’ora innanzi nel testo IN) è prevista<br />
l’adozione da parte degli insegnanti di un’ampia batteria di strumenti per progettare l’attività didattica<br />
(subito precisato che nel medesimo documento la parola “progettare” non è assunta nel suo significato<br />
consueto di Ideare e studiare in rapporto alle possibilità e ai modi di attuazione o di esecuzione (Devoto-<br />
Oli), bensì in accezione più complessiva, assai opinabile concettualmente, la quale include anche le<br />
scansioni attuative e valutative dell’azione, sicché la collocazione “a posteriori” finisce col prevaricare<br />
rispetto a quella, semanticamente più ricorrente, “a priori”).<br />
Fornisco qui l’elenco degli strumenti menzionati, sui quali si accentrerà questa argomentazione all’esordio:<br />
gli obiettivi generali del processo formativo, gli obiettivi specifici di apprendimento, gli obiettivi<br />
formativi personalizzati, le unità di apprendimento, i piani di studio personalizzati, il portfolio delle<br />
competenze individuali, i profili educativi, culturali e professionali di fine ciclo.<br />
Come si sa, le IN sono un documento provvisorio, se pure normativamente in vigore (anche se da<br />
qualche tempo pure i responsabili di vertice del MPI non sostengono lo stesso avviso, ma insistono sulla<br />
loro sperimentalità): ad ogni modo già il precedente Ministro manifestò il proposito di porvi mano per<br />
migliorarle (senza per altro passare a concrete attuazioni dello stesso) e l’attuale ha reiterato l’intenzione<br />
di cambiarle (forse più per annichilirle che per emendarne gli innegabili difetti).<br />
Nel contesto della appena richiamata incerta e stentata vigenza delle IN, a quasi tre anni dalla loro<br />
contestata entrata in scena, è quanto mai opportuna la formulazione di un quesito: qual è la pertinenza<br />
culturale e operativa degli strumenti rammentati?<br />
Fuor di schematismi ideologici e di approcci pregiudiziali, gli stessi sono da considerare in piena<br />
salute, e quindi da sostenere e imporre con perentorietà alle scuole, oppure sono ormai precocemente<br />
obsoleti e corrotti, tanto da giustificarne la giubilazione strisciante che, nella concretezza delle reali contingenti<br />
evenienze, li sta devitalizzando?<br />
Ho intenzionalmente evidenziato le due collocazioni antinomiche del problema: per rappresentare la<br />
mia convinzione che il sensato atteggiamento nei riguardi di detti strumenti si situa in un ventaglio di<br />
posizioni intermedie.<br />
Do pertanto corso qui a una rassegna critica sistematica delle loro specificità, con il proposito di<br />
esplicitare, con approccio che mi prefiggo solo razionale, che cosa è opportuno fare degli strumenti in<br />
argomento.<br />
Obiettivi generali, specifici e formativi<br />
Enfatizzo, innanzi tutto, la circostanza che nella tipologia di progettazione privilegiata nelle IN la<br />
collocazione centrale è riconosciuta agli obiettivi: pertanto in esse il gradiente di innovazione rispetto a<br />
una tradizione di impostazione del lavoro didattico risalente a quasi un trentennio fa non appare particolarmente<br />
vistoso, anche rilevato che la triripartizione degli obiettivi sopra notata non differisce né teoricamente<br />
né sul versante operativo in maniera netta da altra per svariati anni in uso (costituita da obiettivi<br />
16 INNOVAZIONE EDUCATIVA