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Strumenti di ricerca per gli archivi fra editoria ... - Trentino Cultura

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<strong>Strumenti</strong> <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> <strong>per</strong> <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong><br />

<strong>fra</strong> e<strong>di</strong>toria tra<strong>di</strong>zionale, <strong>di</strong>gitale e in rete<br />

a cura <strong>di</strong> Francesca Cavazzana Romanelli,<br />

Stefania Franzoi, Domenica Porcaro Massa<strong>fra</strong><br />

Provincia autonoma <strong>di</strong> Trento<br />

Soprintendenza <strong>per</strong> i beni librari, <strong>archivi</strong>stici e archeologici


Archivi del TrenTino: fonTi, sTrumenTi <strong>di</strong> ricercA e sTu<strong>di</strong><br />

15<br />

Collana <strong>di</strong> pubblicazioni<br />

a cura della Soprintendenza <strong>per</strong> i beni librari, <strong>archivi</strong>stici e archeologici<br />

della Provincia autonoma <strong>di</strong> Trento


<strong>Strumenti</strong> <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> <strong>per</strong> <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong><br />

<strong>fra</strong> e<strong>di</strong>toria tra<strong>di</strong>zionale, <strong>di</strong>gitale e in rete<br />

a cura <strong>di</strong> Francesca Cavazzana Romanelli,<br />

Stefania Franzoi, Domenica Porcaro Massa<strong>fra</strong><br />

Provincia autonoma <strong>di</strong> Trento<br />

Soprintendenza <strong>per</strong> i beni librari, <strong>archivi</strong>stici e archeologici


sTrumenTi<br />

<strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> <strong>per</strong> <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> <strong>fra</strong> e<strong>di</strong>toria tra<strong>di</strong>zionale, <strong>di</strong>gitale e in rete / a cura <strong>di</strong> Francesca<br />

Cavazzana Romanelli, Stefania Franzoi, Domenica Porcaro Massa<strong>fra</strong>. – Provincia autonoma <strong>di</strong><br />

Trento. Soprintendenza <strong>per</strong> i beni librari, <strong>archivi</strong>stici e archeologici, 2012. – 201 p., [8] c. <strong>di</strong> tav. :<br />

ill. ; 25 cm. – (Archivi del <strong>Trentino</strong> : fonti, strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> e stu<strong>di</strong> ; 15)<br />

isBn 978-88-7702-339-1<br />

1. Descrizione <strong>archivi</strong>stica 2. Archivi − Sistemi informativi I. Cavazzana Romanelli, Francesca<br />

II. Franzoi, Stefania III. Porcaro Massa<strong>fra</strong>, Domenica<br />

025.1714<br />

© Provincia autonoma <strong>di</strong> Trento, 2012<br />

Tutti i <strong>di</strong>ritti riservati<br />

ISBN 978-88-7702-339-1<br />

Fotocomposizione e stampa: Nuove Arti Grafiche - Trento<br />

L’immagine <strong>di</strong> co<strong>per</strong>tina è tratta da C. Maltezou, Guida dell’Archivio (Istituto ellenico <strong>di</strong> stu<strong>di</strong><br />

bizantini e postbizantini <strong>di</strong> Venezia, Biblioteca, n. 26), Venezia - Atene 2008 [Χρύσα Μαλτέζου,<br />

Οδηγός του Αρχείου (Ελληνικό Ινστιτούτο Βυζαντινών και Μεταβυζαντινών Σπουδών<br />

Βενετίας, Βιβλιοθήκη αρ. 26), Βενετία - Αθήνα 2008].<br />

I riferimenti alle tavole a colori fuori testo sono inseriti nei relativi saggi tra parentesi quadra.<br />

Il volume è consultabile, con i collegamenti attivi alle pagine web, all’in<strong>di</strong>rizzo .


L’attenzione che l’Amministrazione provinciale de<strong>di</strong>ca ai beni culturali si<br />

manifesta non soltanto ne<strong>gli</strong> in<strong>di</strong>spensabili interventi <strong>di</strong> tutela, conservazione e<br />

restauro, ma anche nelle iniziative volte alla valorizzazione e alla <strong>di</strong>vulgazione.<br />

La ‘comunicazione’ del patrimonio culturale riveste infatti un’importanza<br />

strategica, tanto più in un settore come quello <strong>archivi</strong>stico, che risulta fruibile con<br />

<strong>di</strong>fficoltà dai non addetti ai lavori in ragione della sua scarsa visibilità, minor<br />

appetibilità e non semplice comprensione. In questi casi progettare iniziative in<br />

grado <strong>di</strong> coniugare serietà scientifica ed efficacia <strong>di</strong>vulgativa richiede senz’altro un<br />

impegno supplementare.<br />

Non mancano, fortunatamente, idee ed es<strong>per</strong>ienze su come mi<strong>gli</strong>orare la<br />

conoscenza e l’utilizzazione delle fonti <strong>archivi</strong>stiche: occorre puntare da un<br />

lato sulla realizzazione <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>, ovvero inventari e censimenti,<br />

basati su un più moderno e innovativo impianto concettuale, e<strong>di</strong>toriale e<br />

grafico, dall’altro sulla creazione <strong>di</strong> sistemi informativi online in grado <strong>di</strong><br />

rispondere positivamente alle esigenze de<strong>gli</strong> utenti del web. Tali in<strong>di</strong>cazioni<br />

emergono con evidenza dalla lettura dei saggi raccolti nel presente volume, i<br />

quali, approfondendo ciascuno aspetti <strong>di</strong>versi e complementari, convergono<br />

tutti verso il comune obiettivo <strong>di</strong> esplorare efficaci e innovative modalità <strong>di</strong><br />

comunicazione dei dati <strong>archivi</strong>stici.<br />

La pubblicazione <strong>di</strong> quest’o<strong>per</strong>a, costituita in parte da relazioni presentate<br />

in due <strong>di</strong>versi convegni nazionali, tenuti rispettivamente a Ca’ Tron (Treviso)<br />

e a Bari, e in parte da contributi ine<strong>di</strong>ti, avviene non <strong>per</strong> caso nella collana<br />

Archivi del <strong>Trentino</strong>. La raccolta che ho l’onore <strong>di</strong> presentare infatti, muovendo<br />

da una prospettiva squisitamente specialistica, offre un fondamento <strong>di</strong> elevato<br />

spessore tecnico-scientifico alle strategie <strong>di</strong> politica culturale, e in particolare<br />

<strong>archivi</strong>stica, messe in atto dalla Provincia autonoma <strong>di</strong> Trento; nel novero dei<br />

contributi figurano inoltre riflessioni su alcune es<strong>per</strong>ienze trentine, ritenute<br />

significative e meritevoli <strong>di</strong> essere portate all’attenzione della comunità<br />

<strong>archivi</strong>stica nazionale.


Esprimo dunque viva gratitu<strong>di</strong>ne a tutti <strong>gli</strong> autori e alle curatrici, alle quali<br />

si devono la progettazione e l’attenta realizzazione del volume, auspicando che<br />

le riflessioni, i resoconti e le problematiche esposte nelle pagine seguenti trovino<br />

favorevole acco<strong>gli</strong>enza presso i lettori e che soprattutto of<strong>fra</strong>no fruttuosi suggerimenti<br />

<strong>per</strong> mi<strong>gli</strong>orare e innovare la pratica quoti<strong>di</strong>ana de<strong>gli</strong> o<strong>per</strong>atori d’<strong>archivi</strong>o.<br />

Franco Panizza<br />

assessore alla <strong>Cultura</strong>, rapporti europei e coo<strong>per</strong>azione<br />

Provincia autonoma <strong>di</strong> Trento


Nell’ambito dell’ormai più che trentennale attività svolta dalla Soprintendenza<br />

provinciale competente in materia <strong>di</strong> <strong>archivi</strong> è stata fin dall’inizio riconosciuta<br />

come prioritaria l’azione <strong>di</strong> or<strong>di</strong>namento e inventariazione dei fon<strong>di</strong> <strong>archivi</strong>stici,<br />

tanto che a oggi sono stati realizzati oltre 400 interventi.<br />

Nel corso del tempo, naturalmente, la metodologia <strong>di</strong> lavoro non è rimasta<br />

immutata, ma al contrario, nell’ottica <strong>di</strong> una sempre più rigorosa coerenza<br />

o<strong>per</strong>ativa e redazionale, attenzione crescente è stata riservata alle regole <strong>di</strong><br />

descrizione dei documenti d’<strong>archivi</strong>o, nonché dei complessi <strong>archivi</strong>stici e dei<br />

soggetti produttori. Punto <strong>di</strong> riferimento principale <strong>per</strong> la Soprintendenza<br />

trentina è stato rappresentato da<strong>gli</strong> standard internazionali isad(g) e isaar(cpf),<br />

che hanno offerto il modello concettuale e al contempo la base dei tracciati<br />

descrittivi del Sistema informativo de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> storici del <strong>Trentino</strong>-ast.<br />

In quest’ultimo impegnativo progetto, entrato a regime nel 2007, sono confluite<br />

le molteplici esigenze connesse alla tutela, conservazione e valorizzazione dei beni<br />

<strong>archivi</strong>stici. Nella logica sottesa a<strong>gli</strong> interventi <strong>di</strong> questo volume, il sistema ast può<br />

infatti essere considerato come un rilevante giacimento <strong>di</strong> dati, qualitativamente<br />

affidabili e pronti <strong>per</strong> essere estratti e restituiti ad <strong>archivi</strong>sti, stu<strong>di</strong>osi e citta<strong>di</strong>ni,<br />

nei formati più consoni alle rispettive modalità <strong>di</strong> consultazione e <strong>ricerca</strong>.<br />

La pubblicazione <strong>di</strong> tali dati in veste <strong>di</strong> inventari cartacei, siano essi ridotti<br />

all’essenzialità del puro testo o viceversa arricchiti da apparati grafici e iconografici<br />

accattivanti, è complementare alla <strong>di</strong>ffusione delle schede descrittive sul web,<br />

all’interno del portale <strong>Trentino</strong>cultura.<br />

La versione aggiornata del sito de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> trentini, ora finalmente<br />

<strong>di</strong>sponibile, mira proprio a garantire la comunicazione e dunque la fruizione<br />

dei dati inventariali, nonché delle immagini dei documenti, sulla base <strong>di</strong> livelli<br />

<strong>di</strong>versificati <strong>di</strong> competenza <strong>archivi</strong>stica e informatica, in modo tale che ogni<br />

utente possa trovare una risposta sod<strong>di</strong>sfacente alle proprie domande.<br />

La presentazione ufficiale del sistema ast in questa sede, in un contesto che<br />

racco<strong>gli</strong>e stu<strong>di</strong> ed es<strong>per</strong>ienze <strong>di</strong> respiro nazionale, intende evidenziare idealmente<br />

l’a<strong>per</strong>tura all’interscambio con i sistemi <strong>archivi</strong>stici nazionali (siusa e san in primo


luogo) e con le banche dati culturali in genere, fortemente <strong>per</strong>seguita fin dalla fase<br />

<strong>di</strong> progettazione e purtroppo non ancora concretizzata appieno. L’auspicio dunque<br />

è che questa iniziativa e<strong>di</strong>toriale rappresenti, <strong>fra</strong> le altre cose, una sollecitazione<br />

a proseguire con convinzione lungo la strada della collaborazione <strong>fra</strong> istituzioni,<br />

<strong>per</strong> offrire a<strong>gli</strong> utenti un sistema coor<strong>di</strong>nato e integrato <strong>di</strong> risorse <strong>archivi</strong>stiche in<br />

rete, sempre più flessibile e adeguato alle <strong>di</strong>versificate esigenze del pubblico.<br />

Livio Cristofolini<br />

<strong>di</strong>rigente della Soprintendenza <strong>per</strong> i beni librari, <strong>archivi</strong>stici e archeologici<br />

Provincia autonoma <strong>di</strong> Trento<br />

8


SoMMARIo<br />

Inventari, censimenti, sistemi informativi. Un libro <strong>di</strong> carta, ancora 11<br />

Francesca Cavazzana Romanelli<br />

Due o tre cose che so <strong>di</strong> lui 23<br />

Andrea Zorzi<br />

La progettazione <strong>di</strong> sistemi informativi centrata su<strong>gli</strong> utenti: 37<br />

presupposti deontologici, metodologici e tecniche <strong>di</strong> misurazione<br />

Pierluigi Feliciati<br />

La ‘traslazione’ dalla stampa al <strong>di</strong>gitale. 45<br />

Problemi <strong>di</strong> proprietà intellettuale e <strong>di</strong>ritti d’autore<br />

Carlo Spagnolo<br />

A caccia <strong>di</strong> descrizioni <strong>archivi</strong>stiche nel web 61<br />

Federico Valacchi<br />

Fra tra<strong>di</strong>zione e innovazione. Le e<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> guide e inventari 89<br />

nell’amministrazione de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato<br />

Antonella Mulè<br />

La produzione e la pubblicazione de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>. 107<br />

Archivi <strong>di</strong> Stato e Soprintendenze <strong>archivi</strong>stiche tra e<strong>di</strong>toria<br />

locale e nazionale<br />

Domenica Porcaro Massa<strong>fra</strong><br />

Inventari <strong>di</strong> <strong>archivi</strong> nella rete. Il Sistema informativo 131<br />

unificato <strong>per</strong> le Soprintendenze <strong>archivi</strong>stiche - siusA<br />

Andrea Bernardo Cid<strong>di</strong>o, Maddalena Ta<strong>gli</strong>oli, Gian<strong>fra</strong>nco Di Tota<br />

9


Sommario<br />

Descrizioni online e inventari a stampa. L’es<strong>per</strong>ienza 141<br />

del sistema informativo de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> storici del <strong>Trentino</strong> - AsT<br />

Stefania Franzoi<br />

La rappresentazione <strong>di</strong> <strong>archivi</strong> ‘<strong>di</strong> confine’: <strong>gli</strong> inventari 157<br />

dei fon<strong>di</strong> <strong>di</strong> artisti del mArT<br />

Paola Pettenella<br />

Rumori dall’officina. Descrizioni <strong>archivi</strong>stiche, <strong>di</strong> carta e <strong>di</strong> pixel 169<br />

Francesco Samassa<br />

10


Francesca Cavazzana Romanelli<br />

INVENTARI, CENSIMENTI, SISTEMI INFoRMATIVI.<br />

UN LIBRo DI CARTA, ANCoRA<br />

Una continua transizione<br />

Il brillante saggio dal titolo ammiccante che apre la rassegna <strong>di</strong> contributi<br />

raccolti in questo volume mette opportunamente in luce come la velocità<br />

incalzante del mutamento <strong>di</strong>gitale abbia reso costume <strong>di</strong>ffuso «l’illusione <strong>di</strong><br />

una transizione continua». E abbia <strong>di</strong> conseguenza portato con sé altrettanto<br />

<strong>di</strong>ffuse espressioni che Andrea Zorzi definisce «<strong>di</strong> rincorsa», quali dalla carta<br />

alla rete, dalla stampa al <strong>di</strong>gitale, <strong>fra</strong> tra<strong>di</strong>zione e innovazione e simili.<br />

In effetti, nemmeno questa raccolta <strong>di</strong> saggi sfugge nel suo titolo a questa<br />

tentazione. o me<strong>gli</strong>o, si inse<strong>di</strong>a consapevolmente nella transizione, cercando<br />

<strong>di</strong> metterne a fuoco, attraverso un <strong>di</strong>scorso a più voci, alcuni elementi, rivisitando<br />

i caratteri <strong>di</strong> talune delle es<strong>per</strong>ienze passate e cercando <strong>di</strong> analizzare <strong>per</strong><br />

casi significativi quanto nel presente si sta profilando.<br />

Il tema attorno al quale ruotano le riflessioni e i resoconti critici contenuti<br />

nel volume è quello dell’e<strong>di</strong>toria <strong>archivi</strong>stica. Non tanto tuttavia le forme <strong>di</strong><br />

e<strong>di</strong>toria riguardante saggi, ricerche, o manuali – anche se non mancano qua<br />

e là anche a esse <strong>per</strong>tinenti riferimenti – bensì, più specificamente, la pubblicazione<br />

de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>.<br />

è giusto in questo settore infatti che, a nostro parere, stanno tuttora convivendo<br />

in <strong>per</strong>sistente contiguità mo<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong> comunicazione de<strong>gli</strong><br />

<strong>archivi</strong> con presentazioni <strong>di</strong>gitali e <strong>di</strong> rete, talora offrendo pure soluzioni<br />

integrate, talaltra segnando vistosamente lo stacco verso <strong>di</strong>verse forme <strong>di</strong><br />

rappresentazione e consultazione dei fon<strong>di</strong>. E <strong>di</strong>etro a queste <strong>di</strong>fferenti raffigurazioni<br />

stanno, come intuibile, non solo <strong>di</strong>verse e più o meno adeguate<br />

realizzazioni grafiche, ma soprattutto una o altra cultura <strong>archivi</strong>stica, uno o<br />

altro modello concettuale <strong>di</strong> intenzionamento de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>, della loro struttura,<br />

del loro eloquio, del loro comporsi in sistemi informativi dalle <strong>di</strong>fferenti<br />

estensione e natura.<br />

Come molti de<strong>gli</strong> autori dei testi qui raccolti ben sanno – e co<strong>gli</strong>amo<br />

l’occasione <strong>per</strong> farci carico <strong>per</strong>sonalmente come curatrici delle troppo<br />

lunghe <strong>di</strong>lazioni <strong>di</strong> tempo intercorse <strong>fra</strong> la consegna dei loro testi e la<br />

11


Francesca Cavazzana Romanelli<br />

pubblicazione del volume – il pretesto, o me<strong>gli</strong>o le occasioni che hanno<br />

rilanciato in un <strong>di</strong>battito a più voci interrogativi e considerazioni su quanto<br />

più sopra accennato, risalgono, <strong>per</strong> quanto attiene la genesi <strong>di</strong> questo<br />

volume, a qualche anno fa. Furono in particolare due convegni, quello<br />

organizzato alla tenuta <strong>di</strong> Ca’ Tron, a Roncade presso Treviso in occasione<br />

della presentazione dell’inventario a stampa de Gli estimi della Podesteria <strong>di</strong><br />

Treviso nelle collane (o me<strong>gli</strong>o, fuori collana) della Direzione generale <strong>per</strong><br />

<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>, e quello tenutosi a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> poche settimane presso l’Università<br />

de<strong>gli</strong> stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Bari dal titolo Comunicare <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> nell’era <strong>di</strong>gitale:<br />

con<strong>di</strong>videre, integrare e <strong>di</strong>ffondere le risorse <strong>archivi</strong>stiche in rete 1 , a convincerci<br />

dell’utilità <strong>di</strong> riprendere le suggestioni offerte da alcuni de<strong>gli</strong> interventi<br />

allora presentati, sollecitando a<strong>gli</strong> autori i relativi testi e mettendo a dura<br />

prova la loro pazienza nel pretendere da<strong>gli</strong> stessi fino all’ultimo le integrazioni<br />

e <strong>gli</strong> aggiornamenti resi necessari da una materia soggetta più <strong>di</strong> altre<br />

a veloce obsolescenza.<br />

A questi interventi sono stati poi affiancati altri saggi richiesti appositamente<br />

ad autori che ci è parso potessero contribuire, con la loro sensibilità<br />

storiografica e con le loro es<strong>per</strong>ienze <strong>di</strong> lavoro nel campo, ad arricchire notevolmente<br />

il quadro dei contributi. Uno spazio particolare, come si noterà, è<br />

stato riservato a quanto si va realizzando nella Provincia autonoma <strong>di</strong> Trento,<br />

una volta ancora impegnata in iniziative <strong>di</strong> avanguar<strong>di</strong>a in campo <strong>archivi</strong>stico.<br />

A essa, e in particolare alla Soprintendenza <strong>per</strong> i beni librari, <strong>archivi</strong>stici<br />

e archeologici, vanno i nostri ringraziamenti <strong>per</strong> aver accolto nelle proprie<br />

collane e<strong>di</strong>toriali questo volume.<br />

Nuovi contesti <strong>di</strong> comunicazione <strong>archivi</strong>stica<br />

Quale dunque l’itinerario tracciato da questa sorta <strong>di</strong> filo rosso che collega,<br />

pur nella varietà dei ta<strong>gli</strong> e de<strong>gli</strong> approcci, i contributi che si presentano?<br />

La prima parte del volume affronta temi <strong>di</strong> carattere generale, in qualche<br />

modo <strong>di</strong> sfondo rispetto alla questione della pubblicazione cartacea, <strong>di</strong>gitale<br />

o <strong>di</strong> rete de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> <strong>archivi</strong>stici. Un contesto tuttavia necessario<br />

e da<strong>gli</strong> echi profondamente stimolanti. Di tal genere il saggio <strong>di</strong> Andrea<br />

Zorzi che, riprendendo indagini da lui stesso già autorevolmente <strong>per</strong>corse,<br />

ci conduce in una rivisitazione dell’ultimo breve e pure mutevolissimo ventennio<br />

a proposito dell’uso <strong>di</strong> internet nella storiografia e nel rapporto con le<br />

fonti. Un’evoluzione, quella che viene descritta, nella quale siamo talmente<br />

immersi da non essere in grado talora <strong>di</strong> co<strong>gli</strong>erne e assimilarne le tappe o <strong>di</strong><br />

leggervi le stesse anticipazioni del futuro che ci incalza.<br />

12


Inventari, censimenti, sistemi informativi<br />

Di un privilegiato interesse <strong>per</strong> l’in<strong>di</strong>viduazione del tipo <strong>di</strong> pubblico che<br />

utilizza le nuove tecnologie nel settore dei beni culturali è portatrice l’analisi<br />

<strong>di</strong> Pierluigi Feliciati. Nel prospettare la necessità <strong>di</strong> adottare meto<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

valutazione dei comportamenti e delle risposte del variegato mondo de<strong>gli</strong><br />

utenti del web anche nell’ambito dei beni culturali e in quelli <strong>archivi</strong>stici in<br />

particolare, l’autore ci richiama alla necessità dell’ottimizzazione non solo dei<br />

contenuti ma pure dei loro mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> presentazione: sollecitando <strong>fra</strong> l’altro la<br />

comunità de<strong>gli</strong> o<strong>per</strong>atori del settore impegnati nello sviluppo <strong>di</strong> applicazioni<br />

internet al confronto con quanto contenuto nel Manuale <strong>per</strong> l’interazione<br />

con <strong>gli</strong> utenti del web culturale, elaborato dal gruppo <strong>di</strong> lavoro europeo del<br />

progetto Minerva.<br />

Non sempre siamo avvertiti quanto sarebbe necessario delle mutazioni,<br />

dei cambi <strong>di</strong> sintassi e <strong>di</strong> linguaggio che ineluttabilmente entrano in gioco<br />

quando si procede alla traslazione (che non è solo trasposizione) <strong>di</strong> contenuti<br />

da un testo o da una pubblicazione a stampa a un ambiente <strong>di</strong> tipo <strong>di</strong>gitale.<br />

Sulle caratteristiche <strong>di</strong> questo passaggio – e sulla natura e la convivenza dei<br />

<strong>di</strong>fferenti supporti – indaga l’articolata riflessione <strong>di</strong> Carlo Spagnolo, conducendoci<br />

a rimarcare quanto si aggiunga e quanto vada <strong>per</strong>duto nel passaggio<br />

da uno ad altro strumento <strong>di</strong> comunicazione. è vero infatti che il <strong>di</strong>gitale<br />

introduce delle mo<strong>di</strong>fiche non secondarie all’informazione trasmessa, riscrivendone<br />

completamente lingua e alfabeto e aprendo nuovi scenari, nuove<br />

«gerarchie dei sa<strong>per</strong>i», nuovi risvolti nella definizione del profilo dell’autore e<br />

dei connessi <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> proprietà intellettuale.<br />

Complessità de<strong>gli</strong> oggetti descritti da una parte, esigenze <strong>di</strong> chiarezza<br />

interpretativa, <strong>di</strong> visibilità e linearità ne<strong>gli</strong> itinerari <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> dall’altra: <strong>di</strong><br />

questa inelu<strong>di</strong>bile polarità non può non tenere conto la creazione <strong>di</strong> strumenti<br />

<strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> <strong>archivi</strong>stici. Così ci ricorda Federico Valacchi, <strong>per</strong> il quale<br />

l’ambiente web può sicuramente costituire un incentivo non da poco <strong>per</strong><br />

ovviare a quel «deficit comunicativo» che pare affliggere una pur gloriosa<br />

tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> creazione <strong>di</strong> censimenti e inventari. La tri<strong>di</strong>mensionalità del<br />

web come strumento ottimale <strong>di</strong> rappresentazione della «profon<strong>di</strong>tà strutturale»<br />

dei fon<strong>di</strong> <strong>archivi</strong>stici e della molteplicità <strong>di</strong> relazioni <strong>fra</strong> <strong>gli</strong> oggetti<br />

della descrizione, si unisce così ai pregi <strong>di</strong> un nuovo approccio contestuale<br />

al mondo de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>, a<strong>per</strong>to, più che all’ipostatizzazione <strong>di</strong><br />

singoli censimenti, inventari o cataloghi, all’orizzonte della creazione <strong>di</strong><br />

fin<strong>di</strong>ng aids systems integrati: sistemi – ci piace aggiungere – dalla fisionomia<br />

ed estensione dei quali trapela una o altra impostazione <strong>di</strong> vera e propria<br />

politica culturale.<br />

13


Francesca Cavazzana Romanelli<br />

I caratteri <strong>di</strong> una rinnovata comunicazione <strong>archivi</strong>stica nel mondo del web<br />

– sia trasferendovi strumenti compilati su supporti cartacei che producendone<br />

<strong>di</strong>rettamente in <strong>di</strong>gitale – vengono infine riscontrati da Federico Valacchi<br />

a livello nazionale in una magistrale rassegna della qualità e della quantità<br />

de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> esistenti nella rete: un quadro che, affinando le<br />

nostre capacità <strong>di</strong> analisi, consente una lettura d’assieme <strong>di</strong> tante <strong>di</strong>fferenti<br />

es<strong>per</strong>ienze e delle autorevoli iniziative <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento messe in atto dal<br />

Sistema <strong>archivi</strong>stico nazionale - sAn.<br />

Una nuova generazione <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>?<br />

Questo il titolo dell’intervento – problematico e tutt’altro che assertorio –<br />

che Stefano Vitali aveva tenuto al già citato convegno <strong>di</strong> Ca’ Tron e il cui<br />

testo non è stato possibile ottenere <strong>per</strong> questa raccolta. Pure le sue osservazioni,<br />

come sempre lucide e a<strong>per</strong>te a quanto <strong>di</strong> più aggiornato il <strong>di</strong>battito va<br />

proponendo anche a livello internazionale (donde <strong>gli</strong> echi espliciti nel titolo<br />

stesso del suo contributo 2 ), meritano comunque <strong>di</strong> essere rievocate. Non solo<br />

<strong>per</strong> le riflessioni su quanto l’utilizzo delle procedure del web 2.0 possa influire<br />

sulla creazione <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> social, ossia dall’utenza non solo interrogati<br />

ma a <strong>di</strong>versi livelli implementati e orientati; ma pure in aggiunta <strong>per</strong><br />

quanto riguarda un nuovo, emergente stile <strong>di</strong> presentazione <strong>di</strong> censimenti e<br />

inventari.<br />

Insinuava dunque Stefano Vitali inquietanti interrogativi sul senso, sulla<br />

finalità dei tra<strong>di</strong>zionali strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> così come una generazione<br />

<strong>di</strong> <strong>archivi</strong>sti, certamente anche la nostra, li ha concepiti ed elaborati, sia su<br />

supporti tra<strong>di</strong>zionali che oggi pure tramite le tecnologie informatiche. La<br />

crisi <strong>di</strong> significato parrebbe riguardare nel suo insieme la creazione <strong>di</strong> censimenti,<br />

guide e inventari, in particolare <strong>di</strong> questi ultimi. Siamo stati abituati a<br />

vedere nell’inventario <strong>di</strong> un fondo – ricordava Vitali – un prodotto in qualche<br />

modo definitivo, concluso, e destinato a produrre una rappresentazione<br />

univoca, ‘neutrale’ o oggettiva dell’<strong>archivi</strong>o: un rispecchiamento <strong>di</strong>staccato<br />

dell’<strong>archivi</strong>o dotato <strong>di</strong> un valore e <strong>di</strong> un fine in sé. Questa concezione, che è<br />

certamente possibile far risalire a una tra<strong>di</strong>zione forte e alta come quella cencettiana,<br />

puntava alla produzione <strong>di</strong> strumenti rigorosi, al tempo stesso sobri<br />

ed esaustivi, sostenuti dall’introduzione storico-istituzionale che tendeva a<br />

riassorbire anche il profilo dell’istituto conservatore, e ove la descrizione delle<br />

unità <strong>archivi</strong>stiche spesso si appoggiava a metodologie co<strong>di</strong>cologiche più che<br />

<strong>archivi</strong>stiche. La struttura del fondo, infine, ritrovata e fatta emergere dall’or<strong>di</strong>namento,<br />

doveva in qualche modo «parlare da sé».<br />

14


Inventari, censimenti, sistemi informativi<br />

Questa idea <strong>di</strong> inventario dunque proponeva effettivamente orizzonti <strong>di</strong><br />

senso e possibili letture della documentazione strettamente legati all’identificazione<br />

dell’<strong>archivi</strong>o con il soggetto produttore. Gli <strong>archivi</strong>sti si guardavano<br />

bene dall’in<strong>di</strong>care i significati prevalenti o le possibili utilizzazioni dell’<strong>archivi</strong>o;<br />

tendevano ad arrestarsi ‘sulla so<strong>gli</strong>a’ del significato. A dare un senso ai<br />

documenti avrebbero dovuto essere non <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>sti ma chi le fonti avrebbe<br />

indagato: <strong>gli</strong> storici, i <strong>ricerca</strong>tori, liberi dalla me<strong>di</strong>azione dell’<strong>archivi</strong>sta, certamente<br />

in<strong>di</strong>spensabile ma talora vissuta pure come eccessiva. La storia da<br />

raccontare, in definitiva, cominciava dopo, o almeno fuori dall’inventario e<br />

la raccontavano altri, o la raccontava l’<strong>archivi</strong>sta ma indossando altri panni.<br />

Rispetto a questa impostazione teorica, che pure ha guidato e guida tuttora<br />

l’o<strong>per</strong>atività <strong>di</strong> tanti <strong>archivi</strong>sti, quali <strong>gli</strong> stimoli e le provocazioni che ci<br />

giungono da alcune recenti es<strong>per</strong>ienze, anche italiane? Sotto ai nostri occhi,<br />

nelle nostre mani o sul monitor del nostro computer compaiono infatti sempre<br />

più <strong>di</strong> frequente strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> non più attenti solo all’impeccabilità,<br />

pur doverosa, dell’adesione a<strong>gli</strong> standard descrittivi e alla loro adeguata<br />

rappresentazione grafica, qua e là ancora caratterizzata da una sorta <strong>di</strong> algido<br />

e asettico formalismo, ma censimenti, inventari, siti e portali a<strong>per</strong>ti a ine<strong>di</strong>te<br />

<strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> attenzione anche figurativa alla materialità spesso assai suggestiva<br />

dei fon<strong>di</strong> e al contesto storico nel quale essi si inseriscono e del quale<br />

sono anch’essi voce privilegiata. Se a un inventario si chiede <strong>di</strong> essere innanzitutto<br />

rappresentazione concettuale esaustiva del sistema <strong>archivi</strong>o, nella sua<br />

struttura e ne<strong>gli</strong> elementi che lo compongono, pare quasi che le in<strong>di</strong>cazioni<br />

raccolte da Stefano Vitali nel panorama offerto da alcune recenti e<strong>di</strong>zioni<br />

vadano piuttosto verso l’esigenza <strong>di</strong> un’a<strong>per</strong>tura a più pastose <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong><br />

narratività, integrata dal ricorso a<strong>per</strong>to a suggestioni storiche, iconografiche<br />

o lato sensu <strong>di</strong>dattiche.<br />

Si tratta in effetti <strong>di</strong> una tendenza sempre più esplicita, che possiamo riscontrare<br />

in numerosi casi e<strong>di</strong>toriali, in cui le immagini e la grafica giocano<br />

un ruolo importante nella restituzione non solo intellettuale dell’<strong>archivi</strong>o. Per<br />

segnalarne solo alcuni, che andranno certamente ad aggiungersi ai numerosi<br />

altri esempi ben presenti nell’es<strong>per</strong>ienza <strong>di</strong> ogni <strong>archivi</strong>sta, vorremmo citare<br />

<strong>per</strong> primo e più vistoso riferimento quello ai portali tematici del Sistema<br />

<strong>archivi</strong>stico nazionale - sAn e alla filosofia <strong>di</strong> comunicazione che li informa 3 .<br />

Si pensi poi, ad esempio, alla collana de<strong>gli</strong> inventari dell’Archivio del ’900<br />

del mArT – della quale abbiamo una specifica presentazione in questo stesso<br />

volume –, in cui le <strong>di</strong>verse serie sono introdotte da una mappa della relativa<br />

partizione nel complesso della struttura del fondo, accompagnata da un’im-<br />

15


Francesca Cavazzana Romanelli<br />

magine significativa della relativa documentazione ampiamente ripresa dai<br />

se<strong>di</strong>cesimi a colori 4 . o si considerino i volumi e le parallele pubblicazioni web<br />

dei numerosi <strong>archivi</strong> <strong>di</strong> architetti oggi censiti pure nel Sistema informativo<br />

<strong>per</strong> le Soprintendenze <strong>archivi</strong>stiche - siusA e presenti nel relativo portale tematico<br />

del sAn 5 . In casi del genere la riproduzione, a fianco della descrizione<br />

delle unità documentarie, della corrispondente immagine progettuale o cartografica<br />

porta a su<strong>per</strong>are, sia ne<strong>gli</strong> inventari a stampa che in quelli presenti<br />

in rete, la natura stessa <strong>di</strong> inventario come rappresentazione concettuale del<br />

fondo, <strong>per</strong> attingere a quella <strong>di</strong> un genere <strong>di</strong> strumento integrato inventario/<br />

e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong>gitale della fonte.<br />

Altro caso significativo, che vorremmo ricordare <strong>per</strong> il suo introdurre nuovi<br />

elementi <strong>di</strong> informazione nell’approccio all’<strong>archivi</strong>o, è quello rappresentato<br />

dalla Guida dell’<strong>archivi</strong>o dell’Istituto ellenico <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> bizantini e postbizantini<br />

<strong>di</strong> Venezia, ove a un apparato molto esteso <strong>di</strong> immagini a colori che<br />

accompagnano la descrizione <strong>di</strong> serie, sottoserie e unità, vengono aggiunte<br />

pure a ogni partizione del fondo alcune trascrizioni <strong>di</strong> documenti: così da<br />

suggerire in anteprima il tenor formularis, lo spessore informativo e l’eloquio<br />

specifico della fonte stessa 6 .<br />

Osservatori privilegiati, ricerche e s<strong>per</strong>imentazioni<br />

Quale il paesaggio de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> <strong>archivi</strong>stici – modelli scientifici,<br />

grafici e comunicativi; evoluzione e<strong>di</strong>toriale dal cartaceo al <strong>di</strong>gitale; <strong>di</strong>ffusione,<br />

utilizzo, riprese – illustrato da due osservatori sulla realtà italiana in<br />

qualche modo privilegiati, quello delle pubblicazioni della Direzione generale<br />

<strong>per</strong> <strong>gli</strong> Archivi e l’altro attento alle realtà territoriali de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato e<br />

delle Soprintendenze <strong>archivi</strong>stiche? Ecco dunque i densi resoconti e le riflessioni<br />

critiche <strong>di</strong> Antonella Mulè e Domenica Porcaro Massa<strong>fra</strong>, che <strong>di</strong> tali<br />

istituti hanno seguito da vicino o <strong>di</strong>rettamente promosso strategie <strong>di</strong> politica<br />

e<strong>di</strong>toriale quanto a creazione e pubblicazione <strong>di</strong> censimenti, guide, inventari,<br />

sistemi informativi.<br />

Una lunga e detta<strong>gli</strong>ata rassegna, quella <strong>di</strong> Antonella Mulè (e contemporaneamente<br />

quasi una sorta <strong>di</strong> singolare autobiografia professionale, ancorché<br />

rigorosamente im<strong>per</strong>sonale) a partire dalla Guida generale de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato<br />

italiani e dalle attività del ‘mitico’ Ufficio stu<strong>di</strong> e pubblicazioni dell’allora<br />

Ufficio centrale <strong>per</strong> i beni <strong>archivi</strong>stici, fino alla storia della lunga sequenza <strong>di</strong><br />

pubblicazioni delle molteplici collane e dei <strong>per</strong>io<strong>di</strong>ci dell’o<strong>di</strong>erna Direzione<br />

generale <strong>per</strong> <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> del Ministero <strong>per</strong> i beni e le attività culturali. Pubblicazioni<br />

che affiancano oggi ai volumi cartacei la loro sempre più frequente<br />

16


Inventari, censimenti, sistemi informativi<br />

e apprezzata riproduzione <strong>di</strong>gitale, ancorché in formati <strong>di</strong> e-book statici, più<br />

che – <strong>per</strong> quanto riguarda <strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> – <strong>di</strong> banche dati <strong>di</strong>namiche,<br />

quand’anche queste ultime siano state il prodotto originario della rilevazione<br />

descrittiva dei fon<strong>di</strong> poi utilizzata <strong>per</strong> la stampa. Ma anche a questo proposito<br />

l’analisi <strong>di</strong> Antonella Mulè si estende pure a un creativo raffronto <strong>fra</strong> <strong>di</strong>versi<br />

sta<strong>di</strong> e<strong>di</strong>toriali <strong>di</strong> uno stesso strumento <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>: nella sua versione a stampa,<br />

in quella <strong>di</strong> un’uscita in <strong>di</strong>gitale anch’essa statica, e in altra infine <strong>di</strong> sistema<br />

<strong>di</strong>namico, rilevandone continuità, <strong>di</strong>fferenti spessori informativi e talora sconnessioni<br />

o incongruenze. E ancora possiamo ri<strong>per</strong>correre con l’autrice, lungo il<br />

filo <strong>di</strong> quell’es<strong>per</strong>ienza professionale privilegiata cui si faceva più sopra cenno,<br />

l’evoluzione della Guida generale dai volumi a stampa, con le loro rigorose e<br />

innovative scelte <strong>di</strong> grafica, fino all’attuale Sistema Guida generale de<strong>gli</strong> Archivi<br />

<strong>di</strong> Stato italiani in rete; e nuovamente la genesi del Sistema informativo <strong>per</strong><br />

le Soprintendenze <strong>archivi</strong>stiche - siusA, formidabile palestra anch’esso, sotto<br />

la guida sapiente <strong>di</strong> Maria Grazia Pastura, <strong>per</strong> una generazione <strong>di</strong> <strong>archivi</strong>sti<br />

sull’intero territorio nazionale; e infine l’avvio del Sistema <strong>archivi</strong>stico nazionale<br />

- sAn, con i suoi portali tematici e la piattaforma unitaria ove poter infine<br />

leggere in un accattivante formato unitario descrizioni provenienti da molteplici<br />

sistemi statali, <strong>di</strong> enti locali, <strong>di</strong> qualsivo<strong>gli</strong>a istituzione o realtà.<br />

In quali mo<strong>di</strong>, con quale intensità <strong>di</strong> impegno rispetto ad altri compiti<br />

istituzionali, con quali esiti – si chiede poi Mimma Massa<strong>fra</strong>, forte della sua<br />

più che trentennale es<strong>per</strong>ienza in Archivi <strong>di</strong> Stato e alla guida della Soprintendenza<br />

<strong>archivi</strong>stica <strong>per</strong> la Pu<strong>gli</strong>a – <strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato e le Soprintendenze<br />

<strong>archivi</strong>stiche si sono ado<strong>per</strong>ate nel corso de<strong>gli</strong> ultimi decenni <strong>per</strong> creare<br />

<strong>gli</strong> strumenti necessari ad assicurare la fruizione dei complessi documentari<br />

<strong>di</strong> loro competenza? Grazie al ricorso ai dati forniti da cataloghi, re<strong>per</strong>tori,<br />

siti istituzionali e sistemi informativi vengono messi a fuoco <strong>gli</strong> elementi<br />

quantitativi e le strategie <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> guide, censimenti, inventari, con<br />

attenzione anche al tipo <strong>di</strong> pubblico <strong>per</strong> il quale essi sono stati progettati.<br />

Interessanti pure le riflessioni sulla effettiva circolazione delle pubblicazioni<br />

<strong>archivi</strong>stiche locali: a fronte <strong>di</strong> una vivace progettualità <strong>di</strong> collane e singoli<br />

strumenti da parte de<strong>gli</strong> specifici istituti, Mimma Massa<strong>fra</strong> non può non<br />

riscontrare, specie nelle realtà da lei stessa più <strong>di</strong>rettamente conosciute, un<br />

approccio dell’e<strong>di</strong>toria interpellata piuttosto miope nei confronti della <strong>di</strong>stribuzione<br />

e della <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> tali pubblicazioni, che stentano così a giungere<br />

ai loro destinatari e a essere utilizzate come meriterebbero.<br />

Un risvolto problematico ancora <strong>di</strong>verso, a proposito dell’integrazione <strong>fra</strong><br />

strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> a <strong>di</strong>fferenti livelli, redatti in tempi e contesti <strong>di</strong>fferenti,<br />

17


Francesca Cavazzana Romanelli<br />

emerge ben chiaro dal resoconto a sei mani del lavoro in corso presso il laboratorio<br />

lArTTe della Scuola Normale su<strong>per</strong>iore <strong>di</strong> Pisa 7 , partner tecnologico<br />

– sotto la guida <strong>di</strong> Umberto Parrini – <strong>di</strong> alcune <strong>fra</strong> le più prestigiose e accurate<br />

progettazioni <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> <strong>archivi</strong>stica nella rete. Come collegare in<br />

maniera <strong>per</strong>tinente rilevazioni <strong>di</strong> complessi <strong>archivi</strong>stici ‘alti’ (fon<strong>di</strong>, serie, sottoserie<br />

a più livelli) con la descrizione dei <strong>di</strong>pendenti oggetti fisici quali unità o<br />

sottounità? Come rappresentare correttamente il rapporto <strong>fra</strong> un censimento<br />

<strong>archivi</strong>stico, al cui livello si arrestano sovente alcuni sistemi <strong>di</strong> grande estensione,<br />

specie nazionali o relativi a gran<strong>di</strong> istituti <strong>di</strong> conservazione, con la molteplicità<br />

de<strong>gli</strong> inventari sottesi a fon<strong>di</strong> e serie, spesso redatti su supporti i più <strong>di</strong>versi,<br />

in contesti <strong>di</strong> cultura <strong>archivi</strong>stica <strong>di</strong>fferenti e in epoche non raramente ben<br />

lontane nel tempo? Come realizzare in sostanza un vero e proprio fin<strong>di</strong>ng aids<br />

system integrato anche in presenza <strong>di</strong> oggetti <strong>di</strong>fformi o <strong>di</strong>somogenei, realizzati<br />

su presupposti scientifici e tramite software <strong>di</strong>fferenti? Da quanto si può scorgere<br />

nella rete le soluzioni prevalenti sono state quelle <strong>di</strong> instaurare liberi e liberanti<br />

collegamenti <strong>fra</strong> rilevazioni a livello ‘alto’ rigorosamente omogenee e la pluralità<br />

de<strong>gli</strong> sviluppi inventariali che a esse si riferiscono, talora ripresi pure in formato<br />

immagine. Si è trattato <strong>di</strong> scelte filologicamente <strong>per</strong>tinenti, che hanno garantito<br />

comunque consultabilità e <strong>per</strong>vietà <strong>di</strong> itinerari <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>. La realizzazione tuttavia<br />

<strong>di</strong> un sistema in sé coerente nelle presentazioni e nelle soluzioni grafiche<br />

resta un obiettivo ambìto, realizzabile o laddove le rilevazioni si siano potute<br />

giovare <strong>di</strong> congiunture progettuali particolarmente favorevoli (quali, come <strong>per</strong><br />

Ecclesiae Venetae, l’avvio contestuale <strong>di</strong> compilazione <strong>di</strong> inventari e relativi censimenti<br />

in un quadro unitario <strong>di</strong> standard descrittivi e <strong>di</strong> sistema) o quando i dati<br />

inventariali preesistenti siano stati trasferiti tramite appositi tracciati in un sistema<br />

unitario,omogeneo con le descrizioni dei complessi <strong>archivi</strong>stici soprastanti.<br />

Una soluzione in qualche modo interme<strong>di</strong>a è quella proposta da Andrea<br />

Bernardo Cid<strong>di</strong>o, Maddalena Ta<strong>gli</strong>oli e Gian<strong>fra</strong>nco Di Tota del laboratorio<br />

lArTTe, con riferimento al Sistema informativo delle Soprintendenze <strong>archivi</strong>stiche<br />

- siusA, verso il quale sono stati elaborati appositi tracciati <strong>per</strong> l’importazione<br />

dei dati già prodotti dalle Soprintendenze attraverso alcuni software<br />

inventariali assai <strong>di</strong>ffusi quali Sesamo 4 e Arianna 3.1. L’utilizzo e la me<strong>di</strong>azione<br />

della scheda «Inventari on line», già presente nel sistema con adeguate<br />

informazioni su natura e contesto dell’intervento, ha consentito dunque non<br />

solo il recu<strong>per</strong>o dei dati inventariali ovunque essi fossero collocati, ma pure<br />

la compilazione ex novo <strong>di</strong> inventari collegabili con quelli del censimento e a<br />

essi assimilati da un’impostazione grafica omogenea (salvo che <strong>per</strong> il colore) e<br />

da analoghe metafore <strong>di</strong> navigazione.<br />

18


Inventari, censimenti, sistemi informativi<br />

De<strong>gli</strong> inventari a stampa de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> del mArT (ripresi nella sezione <strong>archivi</strong>stica<br />

del cim, il Catalogo integrato in rete <strong>di</strong> collezioni, <strong>archivi</strong>, biblioteca<br />

del Museo) si è già fatto cenno, e si lascia al testo <strong>di</strong> Paola Pettenella e alla<br />

suggestione delle immagini pubblicate <strong>di</strong> sviluppare il <strong>di</strong>scorso <strong>archivi</strong>stico<br />

che essi propongono.<br />

Ine<strong>di</strong>ta, quanto a organico resoconto della realizzazione del Sistema informativo<br />

de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> storici del <strong>Trentino</strong> - AsT, la serrata e lucida relazione <strong>di</strong><br />

Stefania Franzoi che del complesso progetto, ora giunto alla sua conclusione,<br />

ha tenuto validamente le fila 8 . Anche qui ritornano, in forma <strong>di</strong> casi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />

affrontati e positivamente risolti, non pochi dei problemi teorici e o<strong>per</strong>ativi<br />

che in situazioni simili si prospettano: dall’impostazione ex novo <strong>di</strong> tracciati<br />

e relative worksheet <strong>di</strong> data entry che si adeguino rigorosamente a<strong>gli</strong> standard<br />

descrittivi, alla compilazione <strong>di</strong> apposito manuale <strong>per</strong> <strong>gli</strong> o<strong>per</strong>atori anch’esso<br />

dotato <strong>di</strong> una sua singolare originalità <strong>di</strong> impostazione, alla progettazione <strong>di</strong><br />

uscite a video e a stampa dei dati, al recu<strong>per</strong>o infine – impegno non minore –<br />

de<strong>gli</strong> inventari pregressi; obiettivo <strong>per</strong> il quale sono state elaborate articolate<br />

strategie informatiche, <strong>archivi</strong>stiche ed e<strong>di</strong>toriali, fino a <strong>per</strong>venire ad alcune<br />

pubblicazioni s<strong>per</strong>imentali fortemente innovative nell’attuale panorama della<br />

comunicazione <strong>archivi</strong>stica.<br />

Una voce, anch’essa ine<strong>di</strong>ta, «dall’officina» del lavoro <strong>archivi</strong>stico – così<br />

Francesco Samassa ha voluto qualificare il ta<strong>gli</strong>o del suo contributo elaborato<br />

sulla scorta <strong>di</strong> alcune recenti collaborazioni ad attività inventariali trentine<br />

– conclude infine la rassegna <strong>di</strong> saggi del volume. Come il linguaggio<br />

della comunicazione visiva può affiancarsi a quello della comunicazione prevalentemente<br />

concettuale, nella descrizione e nella presentazione dei fon<strong>di</strong> e<br />

delle loro partizioni gerarchiche? Come offrire «in un colpo d’occhio» una<br />

sintesi in forma <strong>di</strong> mappa visiva de<strong>gli</strong> elementi e delle informazioni relazionali<br />

che riteniamo in<strong>di</strong>spensabili nella tri<strong>di</strong>mensionalità e nel detta<strong>gli</strong>o spinto<br />

della rappresentazione <strong>archivi</strong>stica? Assai originali le soluzioni proposte,<br />

illustrate da un consistente numero <strong>di</strong> immagini, così come l’itinerario <strong>di</strong><br />

<strong>ricerca</strong> dell’autore e le riflessioni a esso sottese. Lasciando ai margini alcuni<br />

passaggi secondari sui quali si sarebbero desiderati ulteriori approfon<strong>di</strong>menti<br />

(come ad esempio la riba<strong>di</strong>ta minore complessità <strong>di</strong> struttura de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>per</strong>sona rispetto a quelli <strong>di</strong> enti o strutture pubbliche, o l’analisi delle <strong>di</strong>verse<br />

strategie <strong>di</strong> accesso al fondo ricondotte all’esplorazione guidata e alla <strong>ricerca</strong><br />

mirata), racco<strong>gli</strong>amo in questo testo non pochi tratti <strong>di</strong> interesse quali<br />

le osservazioni sulla «semiotica della materialità» dell’inventario a stampa e<br />

della sua consultazione, comparata alla «mancanza <strong>di</strong> attrito» nel passaggio<br />

19


Francesca Cavazzana Romanelli<br />

da una scheda all’altra nelle banche dati elettroniche: due piattaforme non in<br />

conflitto <strong>fra</strong> <strong>di</strong> loro ed entrambe fornite, secondo l’autore, <strong>di</strong> specifiche caratteristiche<br />

e utilità <strong>per</strong> la <strong>ricerca</strong>. E segnaliamo in particolare come Francesco<br />

Samassa – nell’intento <strong>di</strong> ‘mappare’ non solo la struttura dell’<strong>archivi</strong>o ma la<br />

molteplicità delle relazioni che esso intrattiene con soggetti produttori, conservatori,<br />

e con <strong>gli</strong> altri contenitori informativi che la pratica del lavoro <strong>archivi</strong>stico<br />

ci ha condotto a utilizzare – elabori e proponga anche graficamente<br />

una proposta certamente innovativa (se non forse sovversiva!) rispetto alla<br />

figura ad albero fatta propria anche dalle isAd, sostituita dalle figure «areali»<br />

<strong>di</strong> tipo insiemistico, certamente più espressive della relazione <strong>di</strong> inclusività<br />

più che <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza proprie sia della struttura dei fon<strong>di</strong> che, ad esempio,<br />

<strong>di</strong> quella dei soggetti produttori.<br />

Si tratta <strong>di</strong> una proposta che riscontriamo essere emersa, ancorché su altri<br />

presupposti <strong>di</strong>sciplinari, da un laboratorio <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> quale il Dipartimento <strong>di</strong><br />

ingegneria dell’informazione dell’Università <strong>di</strong> Padova, collaboratore in anni<br />

recenti della progettazione del Sistema informativo della Regione del Veneto<br />

in corso <strong>di</strong> elaborazione 9 ; una proposta con la quale la comunità de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>sti<br />

riteniamo non potrà non confrontarsi seriamente quanto prima.<br />

Analisi, letture, resoconti, progetti, quelli dunque fin qui presentati, che si<br />

è lieti, a nome anche delle altre curatrici del volume, <strong>di</strong> mettere a <strong>di</strong>sposizione<br />

<strong>di</strong> quella muratoriana ‘repubblica letteraria’ <strong>archivi</strong>stica cui tutti noi, al <strong>di</strong> là<br />

<strong>di</strong> ruoli e appartenenze, continuiamo a fare riferimento e da cui non cessiamo<br />

<strong>di</strong> trarre ricchezza professionale e culturale: senza pretesa alcuna <strong>di</strong> esaustività<br />

ma come contributo a un <strong>di</strong>battito scientifico che <strong>fra</strong> <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>sti continua a<br />

essere alto, forte e appassionato.<br />

Lo strumento, come si preannunciava nel titolo, è ancora un libro <strong>di</strong> carta.<br />

Un libro che tuttavia viene e<strong>di</strong>to pure in rete nel sito <strong>di</strong> <strong>Trentino</strong>cultura 10 :<br />

in un inevitabile ossequio ai canoni <strong>di</strong> quella transizione nella quale, come<br />

abbiamo visto, le nostre felici fatiche <strong>archivi</strong>stiche sono ancor oggi comunque,<br />

nel male e nel bene, ricomprese.<br />

1 Rispettivamente il 16 maggio 2008 il primo, il 12 giugno 2008 il secondo.<br />

2 Un richiamo esplicito era stato fatto in particolare ad Elizabeth Yakel, docente <strong>di</strong><br />

Archivistica alla University of Michigan, che ha de<strong>di</strong>cato una serie <strong>di</strong> interventi a quella<br />

che viene definita la Next Generation of Archival Fin<strong>di</strong>ng Aids, riferendosi in particolare ai<br />

mutamenti introdotti nell’ambito de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> <strong>archivi</strong>stici dalle nuove tecnologie<br />

e soprattutto dalla filosofia del web 2.0. Si veda in particolare la rassegna nel sito dell’American<br />

20


Inventari, censimenti, sistemi informativi<br />

Society of Archivists, alle pagine .<br />

3 .<br />

4 Soluzione grafica ripresa anche da Le carte d’<strong>archivi</strong>o <strong>di</strong> don Germano Pattaro. Contributi<br />

al profilo spirituale e teologico del sacerdote veneziano, a cura <strong>di</strong> G. Cecchetto e M. Barausse,<br />

saggio introduttivo <strong>di</strong> F. Cavazzana Romanelli, Treviso 2011.<br />

5 . Dinamica e innovativa l’impostazione<br />

grafica, <strong>fra</strong> le altre pubblicazioni del settore, <strong>di</strong> Carlo Scarpa. I <strong>di</strong>segni <strong>per</strong> la tomba Brion.<br />

Inventario, a cura <strong>di</strong> E. Terenzoni, Milano 2006.<br />

6 C. Maltezou, Guida dell’Archivio (Istituto ellenico <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> bizantini e postbizantini <strong>di</strong><br />

Venezia, Biblioteca, n. 26), Venezia-Atene 2008 [Χρύσα Μαλτέζου, Οδηγός του Αρχείου<br />

(Ελληνικό Ινστιτούτο Βυζαντινών και Μεταβυζαντινών Σπουδών Βενετίας, Βιβλιοθήκη<br />

αρ. 26), Βενετία – Αθήνα 2008].<br />

7 .<br />

8 Al portale pubblico, attivo da settembre 2012, si accede da .<br />

9 N. Ferro, G. Silvello, The NESTOR Model: Pro<strong>per</strong>ties and Applications in the Context of<br />

Digital Archives, in Proc. 19th Italian Symposium on Advanced Database Systems (SEBD 2011),<br />

a cura <strong>di</strong> G. Mecca, S. Greco, Maratea 2011, pp. 274-285; M. Agosti, N. Ferro, A. Rigon,<br />

G. Silvello, E. Terenzoni, C. Tommasi, SIAR: A User-Centric Digital Archive System, in Digital<br />

Libraries. Procee<strong>di</strong>ngs of the Seventh Italian Research Conference (IRCDL 2011), Heidelberg<br />

2011, pp. 87-99. Entrambi i testi sono consultabili in pdf, con altra bibliografia sul tema, a<br />

partire dall’in<strong>di</strong>rizzo .<br />

10 Alla pagina Tutti <strong>gli</strong> in<strong>di</strong>rizzi web citati nelle dense note bibliografiche ai<br />

saggi sono qui utilmente attivi.<br />

21


Andrea Zorzi<br />

DUE o TRE CoSE CHE So DI LUI<br />

Sono ormai più <strong>di</strong> due decenni che storici e <strong>archivi</strong>sti – ma non solo loro,<br />

a <strong>di</strong>re il vero – convivono con il mutamento <strong>di</strong>gitale nelle pratiche e nei sa<strong>per</strong>i<br />

delle proprie <strong>di</strong>scipline. Dapprima rimosso o invocato, poi subìto o indagato,<br />

infine accettato e messo a fuoco, tale mutamento è ormai una realtà quoti<strong>di</strong>ana<br />

che ha sfumato nella sua <strong>per</strong>vasività l’emotività <strong>di</strong> ogni impatto. Immersi<br />

come siamo nel liquido sembra sfuggirci che il futuro è ormai alle nostre<br />

spalle: viviamo in un eterno presente l’illusione <strong>di</strong> una transizione continua.<br />

Siamo in <strong>per</strong>enne ritardo rispetto a quanto è già avvenuto, anche se esso deve<br />

ancora manifestarsi. Ci attar<strong>di</strong>amo in misurazioni <strong>di</strong> rincorsa – «dalla carta<br />

alla rete», «dal testo a stampa al <strong>di</strong>gitale», «dall’inventario a stampa alla descrizione<br />

on line», «<strong>fra</strong> tra<strong>di</strong>zione e innovazione», etc. – impeccabili nella loro<br />

<strong>di</strong>gnità quanto sincere nella loro obsolescenza. Più probabilmente, il <strong>di</strong>gitale<br />

eccede la nostra <strong>di</strong>sabitu<strong>di</strong>ne al suo <strong>di</strong>scorso 1 .<br />

La missione dello storico – come sappiamo – è quella <strong>di</strong> guardare a un «paese<br />

lontano» 2 . Ciò lo condanna a una <strong>di</strong>fficile deci<strong>fra</strong>zione del suo futuro. è dunque<br />

giusto riflettere – come facciamo in questa rinnovata occasione – su ciò che è<br />

mutato e sta mutando nel nostro mondo <strong>di</strong> riferimento professionale in conseguenza<br />

a un’epocale trasformazione esterna a esso. Ma non possiamo nasconderci<br />

che si tratta <strong>di</strong> un esercizio intellettuale arduo <strong>per</strong>ché pur sempre proteso,<br />

più o meno esplicitamente, a fornire strumenti <strong>per</strong> il nostro futuro. Non mi sottrarrò<br />

all’invito che mi ha rivolto Francesca Cavazzana Romanelli, benché non<br />

abbia competenze specifiche in ambito <strong>archivi</strong>stico e abbia già condotto qualche<br />

riflessione amatoriale qualche anno fa sul mutamento <strong>di</strong>gitale che li ha investiti 3 .<br />

Non vorrei ripetermi <strong>per</strong>tanto in questa sede. Rimanendo nel mio <strong>per</strong>imetro<br />

<strong>di</strong>sciplinare, proverò a richiamare alla memoria del lettore alcuni elementi<br />

ormai storicizzabili e a considerare qualche scenario possibile 4 .<br />

Ritorno al futuro<br />

Gli storici del me<strong>di</strong>oevo ricordano, <strong>per</strong> esempio, come ormai più <strong>di</strong> 35 anni<br />

fa, Lucie Fossier, André Vauchez e Cinzio Violante organizzarono a Roma nel<br />

23


Andrea Zorzi<br />

1975 un pionieristico confronto su Informatique et histoire mé<strong>di</strong>évale, e che<br />

nel 1978 uscì la magistrale indagine informatica condotta da David Herlihy<br />

e da Christiane Klapisch-Zuber sul catasto fiorentino del 1427 5 . Eravamo<br />

ancora – si noti – nell’era pre<strong>di</strong>gitale: l’elaborazione dei dati era affidata alle<br />

schede <strong>per</strong>forabili 6 . Soprattutto, le nuove tecnologie, avvolte da un’aura <strong>di</strong><br />

sofisticata metodologia, costituivano, al più, un’opportunità <strong>per</strong> <strong>gli</strong> storici,<br />

soprattutto ne<strong>gli</strong> stu<strong>di</strong> seriali e testuali.<br />

Lo sviluppo dell’informazione <strong>di</strong>gitale, della video scrittura, della possibilità<br />

<strong>di</strong> creare in proprio delle banche dati, <strong>di</strong> s<strong>per</strong>imentare i primi i<strong>per</strong>testi,<br />

sarebbe arrivato solo ne<strong>gli</strong> anni ottanta. Ma inizialmente furono pochi <strong>gli</strong> storici<br />

che adottarono le nuove tecnologie <strong>per</strong> il proprio lavoro: solo con <strong>gli</strong> anni<br />

novanta si <strong>di</strong>ffuse l’uso dei «<strong>per</strong>sonal» computer 7 . A metà <strong>di</strong> quel decennio,<br />

<strong>per</strong>ò, pochi storici sapevano cosa fosse l’internet – che fiorì nel 1993 come<br />

World Wide Web –, un numero ancora inferiore <strong>di</strong> loro sapeva utilizzarla,<br />

pochissimi possedevano un in<strong>di</strong>rizzo <strong>di</strong> posta elettronica. La maggior parte<br />

<strong>di</strong> essi era scettica sull’utilizzazione professionale <strong>di</strong> uno strumento che era ritenuto,<br />

al più, una moda effimera 8 . Un’iniziativa come «Reti me<strong>di</strong>evali» non<br />

era stata nemmeno concepita: l’idea sarebbe maturata infatti solo nell’inverno<br />

del 1998 9 .<br />

Solo nel corso del primo decennio del nuovo secolo <strong>gli</strong> storici hanno preso<br />

confidenza con l’internet, molti l’utilizzano saltuariamente (in Italia <strong>per</strong>lomeno<br />

<strong>per</strong> le procedure concorsuali o <strong>per</strong> le richieste <strong>di</strong> finanziamento pubblico<br />

alla <strong>ricerca</strong>), quasi tutti possiedono ormai e utilizzano <strong>per</strong>io<strong>di</strong>camente un<br />

in<strong>di</strong>rizzo <strong>di</strong> posta elettronica. Lo scetticismo sull’utilizzazione professionale<br />

dello strumento si è attestato <strong>per</strong> molti sull’idea che la comunicazione<br />

scientifica in forma stampata rimanga pur sempre la più certa, affidabile e<br />

comoda, e che l’internet possa fornire, al più, dei servizi <strong>di</strong> informazione e <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stribuzione dei testi.<br />

è corretto osservare <strong>per</strong>tanto che, ne<strong>gli</strong> ultimi trent’anni, il mestiere <strong>di</strong><br />

storico non è ancora mutato significativamente, nelle sue pratiche, <strong>di</strong> fronte<br />

all’evoluzione tecnologica. Al momento nulla pare ancora cambiato, né nei<br />

mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> condurre la <strong>ricerca</strong>, né sul piano dei meto<strong>di</strong>, né tantomeno su quello<br />

dei linguaggi.<br />

La prima continua a essere fatta su fonti consultate ne<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> e nelle<br />

biblioteche, su<strong>gli</strong> originali e sulle e<strong>di</strong>zioni a stampa (o, al più, su riproduzioni<br />

<strong>di</strong>gitali che ne<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> seguono principalmente priorità <strong>di</strong> tutela e conservazione<br />

e che, <strong>per</strong> <strong>gli</strong> stu<strong>di</strong>osi, si configurano come como<strong>di</strong> <strong>archivi</strong> «noma<strong>di</strong>»,<br />

<strong>per</strong>altro quasi sempre senza consapevolezza alcuna della loro natura <strong>di</strong> ‘meta-<br />

24


Due o tre cose che so <strong>di</strong> lui<br />

fonte’ 10 ). La comunicazione della <strong>ricerca</strong> passa ancora in larghissima misura<br />

attraverso i canali tra<strong>di</strong>zionali de<strong>gli</strong> incontri <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e della lettura de<strong>gli</strong> atti,<br />

delle riviste e delle monografie a stampa. Il libro – che in realtà sarebbe un testo<br />

su libro 11 – mantiene intatto il suo prestigio <strong>di</strong> pubblicazione riservata alla<br />

valutazione scientifica e al reclutamento accademico. In sostanza, chi intende<br />

comunicare i risultati delle proprie ricerche lo fa continuando a pubblicare<br />

a stampa, non solo <strong>per</strong> abitu<strong>di</strong>ne ma anche <strong>per</strong>ché la pubblicazione sul web<br />

è ancora avvertita come priva <strong>di</strong> autorevolezza o, al più, come sede ancillare<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> materiali concepiti e scritti <strong>per</strong> la carta stampata (benché<br />

<strong>gli</strong> e<strong>di</strong>tori stiano smettendo <strong>di</strong> stampare <strong>gli</strong> estratti dei testi, l’abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />

leggerli sullo schermo è ancora rara, venendole pur sempre preferita un’antiecologica<br />

stampata su carta formato A4; così come è tutt’ora poco <strong>di</strong>ffusa la<br />

pratica <strong>di</strong> costituire biblioteche <strong>di</strong>gitali <strong>per</strong>sonali che affianchino le raccolte<br />

<strong>di</strong> estratti e <strong>di</strong> fotocopie che occupano ancora molti metri lineari delle nostre<br />

librerie).<br />

I memorabili anni <strong>di</strong>eci<br />

Quanto durerà ancora questo stato dell’arte? Pochi anni, senza dover fare<br />

particolari esercizi <strong>di</strong> futurologia. Come ho scritto in a<strong>per</strong>tura, il mutamento<br />

in realtà è già alle nostre spalle anche se non ce ne siamo accorti: lo stiamo<br />

subendo logorandoci nell’illusione <strong>di</strong> poterlo governare. Con ogni probabilità<br />

siamo a<strong>gli</strong> sgoccioli <strong>di</strong> un’epoca culturale e <strong>di</strong> pratiche largamente <strong>di</strong>ffuse<br />

che, <strong>per</strong> eccesso <strong>di</strong> anacronismo, si ritenevano atemporali.<br />

All’alba del nuovo millennio avevo avanzato l’ipotesi che si dovessero attendere<br />

<strong>gli</strong> anni <strong>di</strong>eci del secolo XXI <strong>per</strong> assistere a un primo mutamento<br />

significativo delle pratiche del nostro mestiere 12 . Siamo arrivati dunque alle<br />

so<strong>gli</strong>e della <strong>di</strong>scontinuità. Tra le molte trasformazioni già in atto, tre appaiono<br />

salienti, nella loro potenziale interazione: <strong>gli</strong> esiti <strong>di</strong> una sono certi, <strong>di</strong><br />

un’altra molto probabili, della terza assai plausibili.<br />

Il dato certo è quello del ricambio demografico dei docenti, nelle università<br />

e nelle scuole. è noto, <strong>per</strong> esempio, come entro il 2015 almeno il 45%<br />

del corpo docente in ruolo ne<strong>gli</strong> atenei italiani nel 2010 (e tra <strong>gli</strong> storici forse<br />

anche il 50%) sarà andato in pensione; nel corso de<strong>gli</strong> anni <strong>di</strong>eci lascerà<br />

l’incarico anche la maggior parte de<strong>gli</strong> attuali insegnanti nelle scuole. Si produrrà<br />

un profondo – e purtroppo non guidato – processo <strong>di</strong> svecchiamento.<br />

Usando il con<strong>di</strong>zionale, alcune conseguenze dovrebbero essere, da un lato, la<br />

riduzione <strong>di</strong> alcune <strong>di</strong> quelle attitu<strong>di</strong>ni culturali profondamente ra<strong>di</strong>cate nelle<br />

pratiche <strong>di</strong> comunicazione scientifica del secolo scorso che avevano portato<br />

25


Andrea Zorzi<br />

a identificare come «eterno» il supporto cartaceo, e, dall’altro, una maggiore<br />

confidenza con le nuove tecnologie che il nuovo corpo docente (a tutti i livelli)<br />

sarà costretto ad acquisire pur non essendoci «nato dentro» ma essendosi<br />

dovuto acculturare a esso (volente o nolente).<br />

Esiti molto probabili sono poi quelli socio-culturali. Mentre nei luoghi<br />

educativi usciranno in massa i docenti, nelle scuole si formeranno, e nelle<br />

università arriveranno <strong>per</strong> continuare a stu<strong>di</strong>are anche la storia, generazioni<br />

<strong>di</strong>verse dalle precedenti: generazioni, cioè, «<strong>di</strong>gitali native», come è entrato<br />

in uso <strong>di</strong>re in certa sociologia americana recente, là dove i docenti saranno<br />

ancora de<strong>gli</strong> «immigrati <strong>di</strong>gitali» 13 . Pensiamo all’ultima classe <strong>di</strong> età del secolo<br />

scorso, quella nata nel 1999: essa comincerà le scuole su<strong>per</strong>iori nel 2013<br />

e si immatricolerà nelle università nel 2018; i più precoci acquisiranno la<br />

laurea triennale nel 2021, quella biennale nel 2023, e si addottoreranno nel<br />

2026/2027. Per questi storici del prossimo futuro la trasmissione del sa<strong>per</strong>e<br />

rischierà – e sottolineo il verbo «rischiare» – <strong>di</strong> essere quasi esclusivamente<br />

affidata ai supporti «<strong>di</strong>gitali»: il supporto «eterno» della conoscenza apparirà<br />

loro molto probabilmente quello <strong>di</strong>gitale, e viceversa solo «archeologico»<br />

quello cartaceo, conservato nella polvere delle biblioteche e de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>.<br />

Teniamo infine presente la terza trasformazione, né certa, né probabile<br />

come le precedenti, ma assai plausibile. In un’analisi ufficiale, la British Library<br />

ha stimato che entro il 2020 il 40% delle monografie <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> sarà pubblicato<br />

solo in formato <strong>di</strong>gitale, il 50% in formato sia <strong>di</strong>gitale sia cartaceo,<br />

mentre il 10% dei nuovi titoli sarà ancora e<strong>di</strong>to solo a stampa 14 . Il passaggio<br />

dall’e<strong>di</strong>toria a stampa a quella <strong>di</strong>gitale è dunque stimato in ambito accademico<br />

intorno al 2020, proprio ne<strong>gli</strong> anni in cui <strong>gli</strong> studenti nati nel 1999 inizieranno<br />

i loro <strong>per</strong>corsi <strong>di</strong> formazione <strong>di</strong>sciplinare. Il pronostico è autorevole,<br />

<strong>per</strong>ché formulato non dall’ennesima futurologa star del sistema me<strong>di</strong>atico,<br />

bensì da una delle più antiche e autorevoli istituzioni che tra<strong>di</strong>zionalmente<br />

conservano e trasmettono la conoscenza umanistica. Corollario <strong>di</strong> tale scenario<br />

sarà la trasformazione del testo su libro in e-book (con tutta l’ambiguità<br />

<strong>di</strong> questo termine e la varietà <strong>di</strong> oggetti e <strong>di</strong> consumi che esso denomina): un<br />

passaggio che, in effetti, è già in atto in questi anni 15 .<br />

Storici 2.0?<br />

Se proviamo a intrecciare i tre fenomeni appare evidente come ci stiamo avvicinando<br />

al momento in cui il mestiere <strong>di</strong> storico sarà appreso in un contesto<br />

<strong>di</strong> pratiche realmente <strong>di</strong>verso da quello attuale: sarà un modo <strong>di</strong> fare storia<br />

che possiamo chiamare 2.0, <strong>per</strong> <strong>di</strong>stinguerlo da quello in cui si sono formate<br />

26


Due o tre cose che so <strong>di</strong> lui<br />

le generazioni <strong>di</strong> storici attualmente in ruolo nelle università e ne<strong>gli</strong> istituti<br />

<strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> 16 .<br />

Ma non sarà l’approdo a una terra promessa. Fare storia risulterà un mestiere<br />

sempre più <strong>di</strong>fficile, apparentemente semplificato dalle potenzialità<br />

tecnologiche, in realtà reso metodologicamente più arduo dalla <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />

coniugare a esse i canoni della tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong>sciplinare. Il mestiere <strong>di</strong> storico<br />

dovrà confrontarsi con contesti culturali al momento <strong>di</strong>fficili da deci<strong>fra</strong>re, e<br />

sui quali le posizioni <strong>di</strong> coloro che riflettono attivamente sulla cultura <strong>di</strong>gitale<br />

si confrontano, al solito, tra visionari e scettici.<br />

I primi giungono a enfatizzare la trasformazione in atto dei modelli cognitivi<br />

che alcuni neuroscienziati stanno evidenziando nelle abilità intellettuali e<br />

biologiche dei ragazzi «nati <strong>di</strong>gitali» a utilizzare in modo simultaneo (multitasking)<br />

più strumenti elettronici; si tratterebbe <strong>di</strong> un processo ineluttabile che<br />

sta acquisendo le caratteristiche <strong>di</strong> un vero e proprio cambiamento antropologico:<br />

il passaggio dall’«homo sapiens» all’«homo zappiens», <strong>per</strong> la capacità<br />

<strong>di</strong> pensare in modo non sequenziale e <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare <strong>gli</strong> elementi essenziali<br />

in un magma <strong>di</strong> informazioni, sostituendo la conoscenza nozionistica con<br />

l’abilità nell’uso dei motori <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>, etc. 17 . I mutamenti nei mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> pensare<br />

e <strong>di</strong> agire che il costante utilizzo del computer nel lavoro e nella vita privata<br />

stanno producendo, hanno ridefinito lo stesso concetto <strong>di</strong> identità <strong>per</strong>sonale<br />

attraverso la <strong>fra</strong>mmentazione del sé e l’impossibilità <strong>di</strong> scindere la realtà tangibile<br />

da quella virtuale 18 .<br />

Gli scettici non mancano <strong>di</strong> osservare i processi involutivi in atto nel declino<br />

culturale prodotto dal web e nell’appiattimento dei contenuti online che<br />

motori <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> generalisti come Google ed enciclope<strong>di</strong>e amatoriali come<br />

Wikipe<strong>di</strong>a stanno già determinando, mettendo a rischio la qualità delle idee,<br />

della critica e dell’informazione 19 . è crescente infatti il numero <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi<br />

che tendono a demolire molti luoghi comuni sulla cultura <strong>di</strong>gitale, come la<br />

democratizzazione dei mezzi <strong>di</strong> comunicazione e la scomparsa de<strong>gli</strong> interme<strong>di</strong>ari<br />

dell’informazione (dai bibliotecari a<strong>gli</strong> e<strong>di</strong>tori, ai giornalisti, etc.) sostituiti<br />

dalla «swarm intelligence», dall’intelligenza delle folle dove chiunque<br />

può essere autore ed e<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> se stesso 20 .<br />

Appare sempre più evidente la crescente <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernere – e soprattutto<br />

<strong>di</strong> imparare e insegnare a <strong>di</strong>scernere – l’affidabilità e l’accuratezza <strong>di</strong><br />

informazioni in una rete <strong>di</strong> massa che anziché realizzare un sogno egualitario<br />

sembra risolversi in una deriva informativa in cui le istituzioni culturali sono<br />

soffocate da una valanga <strong>di</strong> contenuti amatoriali gratuiti 21 . Per limitarsi a un<br />

solo esempio, non può non destare <strong>per</strong>plessità la rincorsa al ribasso intrapresa<br />

27


Andrea Zorzi<br />

dall’Istituto della Enciclope<strong>di</strong>a italiana, sotto la guida tecnocratica dei suoi<br />

nuovi amministratori, attraverso il nuovo portale inaugurato in occasione<br />

delle celebrazioni dell’Unità d’Italia 22 . Schiacciato sullo stile web (in questo<br />

creando una curiosa <strong>di</strong>ssonanza con la solennità delle tra<strong>di</strong>zionali pubblicazioni<br />

a stampa della Treccani), esso ha messo liberamente a <strong>di</strong>sposizione le<br />

voci <strong>di</strong> quasi tutte le proprie enciclope<strong>di</strong>e 23 : il che, <strong>di</strong> <strong>per</strong> sé, sarebbe o<strong>per</strong>a<br />

meritoria, se non fosse che, in assenza <strong>di</strong> una voce al proprio interno, il motore<br />

<strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> del portale rinvia a quelle eventualmente presenti su Wikipe<strong>di</strong>a.<br />

In sostanza, non è quest’ultima ad alzare il proprio livello, ma l’Istituto della<br />

Enciclope<strong>di</strong>a italiana ad abbassare il proprio legittimando imprese <strong>di</strong> carattere<br />

<strong>di</strong>chiaratamente amatoriale 24 .<br />

Sembra avverarsi, in effetti, la pre<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Ronald «Back to the Future»<br />

Reagan: «Where we are going, we don’t need roads». Il problema è dunque<br />

quello <strong>di</strong> guidare la trasformazione <strong>per</strong> evitare che le innovazioni eccedano le<br />

tra<strong>di</strong>zioni. Il mestiere <strong>di</strong> storico si troverà investito, infatti, dalla fine <strong>di</strong> questo<br />

decennio – cioè, tra pochissimi anni – dal confronto culturale tra le nuove<br />

generazioni nate <strong>di</strong>gitali, e avvezze a tecnologie che appiattiscono la profon<strong>di</strong>tà<br />

della memoria e il processo <strong>di</strong> ricostruzione critica dei documenti, e le<br />

tra<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>sciplinari; sarà in quel momento che correremo i rischi maggiori<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>s<strong>per</strong>dere il patrimonio <strong>di</strong> sa<strong>per</strong>i e la nostra identità.<br />

occorre <strong>per</strong>tanto prepararsi <strong>per</strong> tempo, attrezzarsi culturalmente e politicamente.<br />

Innanzitutto, prendendo coscienza dei fenomeni in atto e soprattutto<br />

<strong>di</strong> quelli che si produrranno a breve 25 . Si tratterà inoltre <strong>di</strong> investire<br />

attenzioni e risorse sempre maggiori nella <strong>di</strong>dattica, attivando <strong>per</strong>corsi <strong>di</strong> formazione<br />

specialistici adeguati (a livello universitario ma anche nella scuola e<br />

nelle strutture <strong>di</strong>dattiche de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>): che non significa – attenzione – insegnare<br />

a usare il computer e la rete, bensì a conoscere, cercare e usare consapevolmente<br />

le risorse <strong>di</strong>gitali utili <strong>per</strong> la <strong>ricerca</strong> storica. occorrerà poi sollecitare<br />

investimenti istituzionali da parte dei centri <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>, nonostante <strong>gli</strong> attuali<br />

pesanti scenari della crisi della finanza occidentale: basti pensare a<strong>gli</strong> enormi<br />

patrimoni <strong>di</strong> sa<strong>per</strong>e e <strong>di</strong> conoscenze che ogni ente ha costruito ed elaborato<br />

ne<strong>gli</strong> anni, e all’opportunità che sarebbe data dalla loro <strong>di</strong>gitalizzazione 26 .<br />

Ma tutto ciò non otterrà risultati adeguati se <strong>gli</strong> storici, in<strong>di</strong>vidualmente<br />

e nelle rispettive comunità <strong>di</strong>sciplinari e <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, non si impegneranno nei<br />

prossimi anni ad adattarsi alle pratiche <strong>di</strong> lavoro, <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> e <strong>di</strong> comunicazione<br />

che stanno trasformando il loro mestiere. Non senza una complicazione<br />

non secondaria che si profila all’orizzonte: <strong>gli</strong> storici – e <strong>gli</strong> umanisti in generale<br />

– sembrano essere una specie in via <strong>di</strong> estinzione accademica. Dopo<br />

28


Due o tre cose che so <strong>di</strong> lui<br />

la <strong>di</strong>latazione dei ruoli cominciata ne<strong>gli</strong> anni sessanta si è avviata infatti in<br />

questi anni la strutturale contrazione demografica della professione 27 . Farò<br />

l’esempio che conosco me<strong>gli</strong>o: senza reclutamento <strong>di</strong> forze nuove (del tutto<br />

im<strong>per</strong>scrutabile al momento nei tempi e nelle <strong>di</strong>mensioni, ma che è ragionevole<br />

ritenere comunque largamente inferiori rispetto ai posti che vengono<br />

esaurendosi anno dopo anno), l’attuale settore scientifico-<strong>di</strong>sciplinare dei docenti<br />

universitari italiani <strong>di</strong> Storia me<strong>di</strong>evale (m-sTo/01) si estinguerà entro<br />

la prima metà de<strong>gli</strong> anni quaranta <strong>di</strong> questo secolo (uno spazio <strong>di</strong> tempo<br />

inferiore – si noti – rispetto a quello trascorso dalle pioneristiche iniziative<br />

informatiche ricordate in a<strong>per</strong>tura) 28 . E linee <strong>di</strong> tendenza analoghe investiranno<br />

i settori limitrofi più o meno ne<strong>gli</strong> stessi anni, e non solo in Italia ma<br />

nella maggior parte dei paesi occidentali.<br />

Fiction in the archives<br />

L’anello più debole della catena è <strong>per</strong>ò un altro. In definitiva, <strong>gli</strong> storici esistono<br />

dai tempi <strong>di</strong> Erodoto e continueranno a esistere anche se non professanti<br />

da una cattedra universitaria. Il <strong>per</strong>icolo incombente è invece la chiusura<br />

de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> <strong>per</strong> il progressivo <strong>di</strong>sinvestimento <strong>di</strong> risorse nei beni culturali, e<br />

in quelli <strong>archivi</strong>stici in primo luogo, che caratterizza ne<strong>gli</strong> ultimi decenni le<br />

politiche <strong>di</strong> molti governi dell’occidente. Il mancato ricambio del <strong>per</strong>sonale<br />

in servizio ne<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> <strong>di</strong> Stato italiani, <strong>per</strong> esempio, potrebbe determinare<br />

l’inevitabile chiusura <strong>di</strong> molti istituti nei prossimi anni. Stime informali ritengono<br />

plausibile che entro la metà dei memorabili anni <strong>di</strong>eci che stiamo<br />

cominciando a vivere andranno in pensione circa due terzi del <strong>per</strong>sonale oggi<br />

in servizio: <strong>per</strong> qualche anno ancora rimarrebbero solamente circa 150 <strong>archivi</strong>sti<br />

a ve<strong>gli</strong>are su circa 1.500 chilometri <strong>di</strong> documentazione. A fronte, <strong>per</strong>altro,<br />

<strong>di</strong> una presenza <strong>di</strong> frequentatori attestata su circa 260/300.000 ingressi<br />

annui nel primo decennio del secolo 29 .<br />

Il profilo del pubblico che frequenta <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> – come è ben noto a chi<br />

vi lavora – si è trasformato ne<strong>gli</strong> ultimi anni. A fronte <strong>di</strong> una progressiva<br />

riduzione del numero dei <strong>ricerca</strong>tori professionali, accentuata dalle riforme<br />

<strong>di</strong>dattiche nelle università (che hanno sostituito quasi ovunque le vecchie tesi<br />

<strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> con esercitazioni su fonti e<strong>di</strong>te o al massimo con qualche sondaggio<br />

sulla documentazione <strong>di</strong> <strong>archivi</strong>o) e a breve aggravata dalla decimazione demografica<br />

dei quadri de<strong>gli</strong> storici accademici, sono cresciute invece le fasce <strong>di</strong><br />

utenti «amatoriali» (genealogisti, cultori <strong>di</strong> memorie e tra<strong>di</strong>zioni locali, etc.),<br />

meno aduse alla <strong>ricerca</strong> in <strong>archivi</strong>o e <strong>per</strong>tanto portatrici <strong>di</strong> interessi ed esigenze<br />

nuove. Nel <strong>fra</strong>ttempo, le trasformazioni tecnologiche hanno investito <strong>gli</strong><br />

29


Andrea Zorzi<br />

strumenti <strong>di</strong> descrizione e le fonti stesse: inventari on-line, sistemi descrittivi<br />

<strong>archivi</strong>stici, documenti <strong>di</strong>gitalizzati, etc., si arricchiscono in continuazione.<br />

Ne sta uscendo riconfigurato il ruolo stesso <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione assicurato da<strong>gli</strong><br />

<strong>archivi</strong>sti, stretti tra le richieste crescenti <strong>di</strong> investire nel <strong>di</strong>gitale e il rapporto<br />

<strong>di</strong>retto con i documenti proprio della loro tra<strong>di</strong>zione 30 .<br />

è dunque molto probabile che nella seconda metà de<strong>gli</strong> anni <strong>di</strong>eci si<br />

assisterà alla progressiva chiusura de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>. Temo che il problema che<br />

<strong>gli</strong> storici e <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>sti dovranno porsi molto presto non è «se» <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong><br />

chiuderanno ma «come» chiuderanno. Ecco allora che l’evoluzione tecnologica<br />

potrebbe rendersi complice della decisione politica <strong>di</strong> non garantire<br />

le risorse necessarie al ricambio (e alla formazione) del <strong>per</strong>sonale che lavora<br />

ne<strong>gli</strong> istituti <strong>di</strong> conservazione e <strong>di</strong> valorizzazione del patrimonio documentario.<br />

Il <strong>per</strong>icolo è che la <strong>di</strong>gitalizzazione a richiesta della documentazione<br />

possa essere proposta come soluzione alternativa alla chiusura de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong><br />

alla consultazione in loco 31 . Essa salvaguarderebbe in apparenza l’accesso ai<br />

documenti ma lo impoverirebbe della me<strong>di</strong>azione assicurata fino a oggi dal<br />

sa<strong>per</strong>e <strong>archivi</strong>stico.<br />

Peraltro, le fonti de<strong>gli</strong> storici stanno subendo trasformazioni in atto non<br />

solo nei loro luoghi <strong>di</strong> conservazione e <strong>di</strong> consultazione primaria. è ormai<br />

il web stesso a farsi documento primario <strong>per</strong> la storia contemporanea, e non<br />

solo. Non vi è dubbio, infatti, che esso rifletta l’immagine comune che del<br />

passato, anche remoto, hanno spesso coloro che non sono storici <strong>di</strong> professione.<br />

Soprattutto, la rete si è configurata col nuovo secolo come strumento<br />

<strong>di</strong> espressione <strong>di</strong> comunità sociali, culturali e politiche che possono essere<br />

stu<strong>di</strong>ate solo attraverso il web. è dunque opportuno interrogarsi sulla natura<br />

<strong>di</strong> <strong>archivi</strong>o in sé della rete, cercando <strong>di</strong> analizzare quali siano stati <strong>gli</strong> scopi e le<br />

motivazioni che hanno ispirato la costruzione <strong>di</strong> siti che si propongono come<br />

strumenti <strong>di</strong> recu<strong>per</strong>o <strong>di</strong> memorie e <strong>di</strong> identità locali ma anche nazionali 32 .<br />

Ma c’è <strong>di</strong> più. I gruppi sociali, etnici, culturali, etc., che partecipano alla<br />

creazione <strong>di</strong> siti legati alla memoria delle comunità utilizzando <strong>gli</strong> strumenti<br />

collaborativi del web 2.0 stanno «scrivendo» un tipo <strong>di</strong> storia (legata ad<br />

aspetti sociali e antropologici, alla vita materiale, alla storia della fami<strong>gli</strong>a,<br />

etc., spesso basata su fonti orali) senza la me<strong>di</strong>azione de<strong>gli</strong> storici <strong>di</strong> professione.<br />

Questi ultimi sono chiamati <strong>per</strong>tanto a farsi «<strong>di</strong>gital public historians» 33 ,<br />

compartecipando anch’essi alla scrittura con<strong>di</strong>visa tipica <strong>di</strong> siti sul modello<br />

wiki. Ciò significherà ridefinire il concetto stesso <strong>di</strong> autorialità dei testi e dei<br />

documenti, l’autenticazione e la validazione dei loro contenuti, con<strong>di</strong>videndo<br />

informazioni e sa<strong>per</strong>i con un pubblico più ampio <strong>di</strong> quello accademico 34 .<br />

30


Due o tre cose che so <strong>di</strong> lui<br />

Senza <strong>di</strong>menticare che, sullo sfondo, si profila l’ulteriore problema della conservazione<br />

a lungo termine de<strong>gli</strong> stessi documenti <strong>di</strong>gitali 35 : si paventa, infatti,<br />

<strong>di</strong> essere ormai entrati in una vera e propria «<strong>di</strong>gital dark age» 36 .<br />

La linea curva<br />

Mi sia concesso un commiato autobiografico. Chi scrive si è connesso <strong>per</strong> la<br />

prima volta all’internet nel lu<strong>gli</strong>o 1996, utilizzando un terminale <strong>di</strong> rete che<br />

una struttura <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> americana (l’Harvard University Center for Italian<br />

Renaissance Stu<strong>di</strong>es) metteva allora collettivamente a <strong>di</strong>sposizione dei suoi<br />

<strong>ricerca</strong>tori in un ambiente (uno scantinato della villa I Tatti) separato sia<br />

da<strong>gli</strong> stu<strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduali sia dalla biblioteca: oltre che il sito della squadra <strong>di</strong><br />

calcio del cuore e quelli <strong>di</strong> alcuni quoti<strong>di</strong>ani internazionali, la connessione<br />

poté raggiungere solo i cataloghi online (opAc) che alcune gran<strong>di</strong> biblioteche<br />

avevano messo a <strong>di</strong>sposizione da poco (all’epoca lo stesso catalogo della biblioteca<br />

dell’Harvard University Center for Italian Renaissance Stu<strong>di</strong>es non<br />

era ancora stato <strong>di</strong>gitalizzato), poco o nulla d’altro essendovi allora presente<br />

<strong>di</strong> scientificamente rilevante. L’hardware utilizzato era un <strong>per</strong>sonal computer<br />

da scrivania con lo schermo a tubo cato<strong>di</strong>co, collegato fisicamente alla rete<br />

con un cavo che supportava una connessione <strong>di</strong> rete isdn con canali <strong>di</strong>gitali<br />

in ingresso ed in uscita a 64 Kbit/s; i software più adeguati erano allora il<br />

browser Netscape e il motore <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> Hotbot.<br />

Sono passati quin<strong>di</strong>ci anni da allora, e chi scrive ha visto realizzare nel<br />

tempo anche nella propria università <strong>di</strong> appartenenza la possibilità <strong>di</strong> connettersi<br />

all’internet attraverso terminali <strong>di</strong>slocati ne<strong>gli</strong> stu<strong>di</strong> dei docenti, <strong>per</strong>sonal<br />

computer sempre più piccoli e leggeri, e connessioni <strong>di</strong> rete assicurate da fibre<br />

ottiche. Ma allora non avrebbe mai immaginato che a<strong>gli</strong> inizi del secondo<br />

decennio del secolo successivo tale connessione sarebbe stata resa possibile<br />

anche in viaggio o all’a<strong>per</strong>to via wireless da <strong>di</strong>spositivi ormai <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione<br />

tascabile. Soprattutto, era <strong>di</strong>fficile ipotizzare la varietà e l’entità del lavoro<br />

che da tali terminali si sarebbe resa possibile: il quoti<strong>di</strong>ano contatto (non<br />

solo postale ma anche videotelefonico) con colleghi e studenti, la possibilità<br />

<strong>di</strong> produrre <strong>per</strong>sonalmente informazione sulla rete (dalle <strong>di</strong>spense e dai<br />

programmi <strong>di</strong>dattici alla messa a <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> testi, articoli e volumi), la<br />

gestione esaustiva dell’aggiornamento bibliografico, l’accesso a un numero<br />

sempre crescente <strong>di</strong> documenti e stu<strong>di</strong> full-text (non solo a pagamento ma<br />

anche ad accesso a<strong>per</strong>to), etc. L’ecosistema informativo è attualmente quello<br />

che gravita intorno a Google, il browser che appare più adeguato Firefox, e<br />

sempre più <strong>di</strong>ffusi sono i software non proprietari <strong>di</strong> tipo «open».<br />

31


Andrea Zorzi<br />

Tra quin<strong>di</strong>ci anni chi scrive, se ancora in questo mondo, sarà prossimo al<br />

ritiro dal ruolo accademico: sarà un ‘anziano’ effettivo, alle prese con un’evoluzione<br />

ulteriore delle pratiche del suo mestiere <strong>di</strong> storico. Quali saranno tali<br />

pratiche? è banale ritenere che esse saranno molto <strong>di</strong>verse da quelle attuali.<br />

Facendo professione <strong>di</strong> cupo ottimismo potrebbero infatti rivelarsi profetiche<br />

le parole scritte da Ernesto Sestan nel 1977 (curiosamente lo stesso anno in<br />

cui uscivano a stampa <strong>gli</strong> atti del citato colloquio romano su Informatique et<br />

histoire mé<strong>di</strong>évale): «Nessuno può prevedere quali saranno le via maestre della<br />

storiografia <strong>fra</strong> <strong>di</strong>eci o quin<strong>di</strong>ci anni o nel secolo xxi, supposto e ammesso che<br />

la situazione generale consentirà ancora a<strong>gli</strong> storici questo genere <strong>di</strong> <strong>di</strong>lettazione<br />

oltre al <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> esistere» 37 .<br />

1 Queste pagine sono de<strong>di</strong>cate a Piero, nel ricordo dell’estate del 1997 passata insieme a<br />

Castelbuono.<br />

2 G. Chittolini, Un paese lontano, «Società e storia», XXVI (2003), pp. 331-354.<br />

3 A. Zorzi, Documenti, <strong>archivi</strong> <strong>di</strong>gitali, metafonti, «Archivi & computer. Automazione e<br />

beni culturali», X (2000), pp. 274-291 (poi apparso nella sede <strong>di</strong> origine: I Me<strong>di</strong>ci in rete.<br />

Ricerca e progettualità scientifica a proposito dell’<strong>archivi</strong>o «Me<strong>di</strong>ceo avanti il Principato”, Atti<br />

del convegno (Firenze, 18-19 settembre 2000), Firenze 2003, pp. 37-57), e Id., Documenti e<br />

<strong>archivi</strong> <strong>per</strong> lo storico. Qualche prospettiva <strong>di</strong>gitale, ivi, XII (2002), pp. 67-81.<br />

4 Nella consapevolezza che, nella realtà, l’apparentemente impossibile può rivelarsi più<br />

probabile dell’incre<strong>di</strong>bile. Molti ricorderanno le <strong>di</strong>svelatrici battute del film Back to the Future<br />

(1985, regia <strong>di</strong> Robert Zemeckis) ambientato a ritroso nell’America de<strong>gli</strong> anni cinquanta:<br />

«Dr. Emmett Brown: Then tell me, «Future Boy», who’s President in the United States in 1985?<br />

Marty McFly: Ronald Reagan. Dr. Emmett Brown: Ronald Reagan? The actor? [...] Then<br />

who’s Vice-President? Jerry Lewis?». Forse pochi ricorderanno invece come lo stesso presidente<br />

Reagan riprese a sua volta un’altra battuta in<strong>di</strong>menticabile del film nel Fifth State of the Union<br />

Speech del 1986 (ora visibile anche su YouTube): «Never has there been a more exciting time<br />

to be alive – a time of rousing wonder and heroic achievement. As they said in the film Back<br />

to the Future: “Where we are going, we don’t need roads”. Well, today physicists peering<br />

into the infinitely small realms of subatomic particles find reaffirmations of religious faith.<br />

Astronomers build a space telescope that can see to the edge of the universe and possibly back<br />

to the moment of creation [...]».<br />

5 Cfr. Informatique et histoire mé<strong>di</strong>évale, actes du colloque de Rome (20-22 mai 1975), éd.<br />

par L. Fossier, A. Vauchez e C. Violante, Roma 1977; e D. Herlihy, Ch. Klapisch-Zuber, Les<br />

Toscans et leurs familles. Une étude du catasto florentin de 1427, Paris 1978.<br />

6 E nell’immaginifico 1968 Emmanuel Le Roy Ladurie poteva enfaticamente pre<strong>di</strong>re<br />

che lo storico quantitativo <strong>di</strong> domani «dovrà essere un programmatore, o non sarà affatto»:<br />

Id., Lo storico e il calcolatore elettronico [1968], in Id., Le frontiere dello storico, Roma-Bari<br />

1976, p. 7.<br />

7 Cfr. S. Vitali, Passato <strong>di</strong>gitale. Le fonti dello storico nell’era del computer, Milano 2004.<br />

32


Due o tre cose che so <strong>di</strong> lui<br />

8 Senza merito alcuno, se non la curiosità <strong>di</strong> esplorare, fui tra i primi me<strong>di</strong>evisti<br />

italiani a scriverne sulle riviste specializzate, circondato da un generale scetticismo che a<br />

<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> anni muove a tenerezza (l’illustre collega con cui con<strong>di</strong>videvo l’ufficio nel mio<br />

ateneo andò avanti <strong>per</strong> lungo tempo a <strong>di</strong>rmi che <strong>per</strong>devo tempo a «giocare con internet»<br />

quando mi incrociava davanti allo schermo, salvo poi chiedermi ne<strong>gli</strong> anni successivi <strong>di</strong><br />

«scaricar<strong>gli</strong>» questo o quel testo): cfr. A. Zorzi, Me<strong>di</strong>oevo su Internet, «L’in<strong>di</strong>ce dei libri del<br />

mese», XIV/9 (ottobre 1997), p. 50; Id., Me<strong>di</strong>evisti nelle reti. Gli strumenti telematici e la<br />

pratica della <strong>ricerca</strong> storica, «Quaderni me<strong>di</strong>evali», 44 (1997), pp. 110-128; Id., Il me<strong>di</strong>oevo<br />

<strong>di</strong> Internet. Lo stato delle risorse telematiche <strong>per</strong> <strong>gli</strong> stu<strong>di</strong> me<strong>di</strong>evistici, ivi, 45 (1998), pp.<br />

146-179.<br />

9 «Reti me<strong>di</strong>evali. Iniziative on line <strong>per</strong> <strong>gli</strong> stu<strong>di</strong> me<strong>di</strong>evistici», <br />

[il buon funzionamento delle url citate nelle note seguenti è stato verificato nel maggio 2011].<br />

10 Su<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> «noma<strong>di</strong>», cfr. le osservazioni in Zorzi, Documenti e <strong>archivi</strong> <strong>per</strong> lo storico.<br />

Qualche prospettiva <strong>di</strong>gitale, cit., pp. 74-75 <strong>per</strong> il concetto <strong>di</strong> «metafonte», cfr., soprattutto,<br />

J.-Ph. Genet, Source, métasource, texte, histoire, in Storia & Multime<strong>di</strong>a, Atti del VII congresso<br />

internazionale della Association of History & Computing (Bologna, 1992), Bologna 1994,<br />

pp. 3-17.<br />

11 Una <strong>di</strong>stinzione chiara, <strong>per</strong> esempio, ai bibliografi: cfr. D.F. McKenzie, Bibliografia e<br />

sociologia dei testi [1986], Milano 1999, in particolare, pp. 37 sgg.<br />

12 Cfr. A. Zorzi, Millennio <strong>di</strong>gitale. I me<strong>di</strong>evisti e l’internet alle so<strong>gli</strong>e del 2000, «Memoria e<br />

<strong>ricerca</strong>. Rivista <strong>di</strong> storia contemporanea», 5 (gennaio-giugno 2000), pp. 200-201.<br />

13 Cfr. M. Prensky, Digital Natives, Digital Immigrants, «on the Horizon», IX/5 (october<br />

2001), ; J. Palfrey, U. Gasser, Born Digital. Understan<strong>di</strong>ng the first generation of <strong>di</strong>gital<br />

natives, New York, 2008; e il sito del The Digital Natives project: .<br />

14 Cfr. L. Christensen, British Library pre<strong>di</strong>cts ‘switch to <strong>di</strong>gital by 2020’, 29 June 2005,<br />

post ora in .<br />

15 Cfr. G. Ronca<strong>gli</strong>a, La quarta rivoluzione. Sei lezioni sul futuro del libro, Roma-Bari<br />

2010.<br />

16 Per approfon<strong>di</strong>menti su questo punto, rinvio ad A. Zorzi, Conclusioni: fare storia 2.0,<br />

in Les historiens et l’informatique. Un métier à réinventer, éd. par J.-Ph. Genet, A. Zorzi, Rome<br />

2011, pp. 321-332.<br />

17 Cfr., <strong>per</strong> esempio, le prospettive esposte all’IdeasLab dell’Annual Meeting 2009 del<br />

World Economic Forum <strong>di</strong> Davos, . Vero è che <strong>per</strong> C. Formenti, Felici e sfruttati. Capitalismo <strong>di</strong>gitale ed eclissi del<br />

lavoro, Milano 2011, si tratterebbe <strong>di</strong> «deliranti i<strong>di</strong>ozie».<br />

18 Fondamentale rimane l’analisi <strong>di</strong> S. Turkle, La vita sullo schermo: nuove identità e<br />

relazioni sociali nell’epoca <strong>di</strong> Internet [1996], Milano 1997. L’autrice appare ora pessimista<br />

su<strong>gli</strong> effetti della comunicazione <strong>di</strong>gitale non me<strong>di</strong>ata da adeguati livelli <strong>di</strong> consapevolezza<br />

critica, ritenendo che essa sia ormai alla ra<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> gravi problemi socioculturali (la crescente<br />

<strong>fra</strong>gilità dell’identità giovanile, l’indebolimento del legame sociale, lo smarrimento della<br />

<strong>di</strong>fferenza tra macchine ed esseri viventi): cfr. Ead., Alone together. Why we expect more from<br />

technology and less from each other, New York 2011.<br />

33


Andrea Zorzi<br />

19 L’intervento più incisivo appare ora quello <strong>di</strong> N. Carr, Internet ci rende stupi<strong>di</strong>? Come la<br />

rete sta cambiando il nostro cervello [2010], Milano 2011.<br />

20 Cfr. A. Keen, Dilettanti.com. Come la rivoluzione del web 2.0 sta uccidendo la nostra cultura<br />

e <strong>di</strong>struggendo la nostra economia [2007], Novara 2009; J. Lanier, Tu non sei un gadget [2010],<br />

Milano 2010; e E. Morozov, The net delusion. The dark side of internet freedom, New York 2011.<br />

21 osservazioni importanti sono in P. Corrao, Gli stu<strong>di</strong> me<strong>di</strong>evali nella rete telematica <strong>fra</strong><br />

specialismo, amatorialità e cultura comune, in La historia me<strong>di</strong>eval hoy: <strong>per</strong>cepción academica y<br />

<strong>per</strong>cepción social, Pamplona 2009, pp. 263-284.<br />

22 Cfr. Treccani.it. L’enciclope<strong>di</strong>a italiana: .<br />

23 Uno stu<strong>di</strong>oso del me<strong>di</strong>oevo noterà comunque l’assenza dell’Enciclope<strong>di</strong>a dantesca.<br />

24 Basti ricordare che Wikipe<strong>di</strong>a ha <strong>per</strong> avvertenza: «su nessuna delle informazioni<br />

presenti in queste pagine è possibile garantire né la verifica né il controllo da parte <strong>di</strong> soggetti<br />

legalmente abilitati a o in grado <strong>di</strong> esprimersi nei vari campi trattati; controllo che sarebbe<br />

necessario <strong>per</strong> fornire un’informazione completa, corretta e certa»: .<br />

25 Un primo quadro è ora in Les historiens et l’informatique. Un métier à réinventer, cit.;<br />

cfr. anche J.-Ph. Genet, Être mé<strong>di</strong>éviste au XXI e siècle, in Être historien du Moyen Âge au XXI e<br />

siècle, Actes du XXXVIII e congrès de la Société des Historiens Mé<strong>di</strong>évistes de l’Enseignement<br />

Supérieur Public (Cergy-Pontoise, Évry, Marne-la-Vallée, Saint-Quentin-en-Yvelines,<br />

31 mai-3 juin 2007), Paris 2008, pp. 9-33.<br />

26 Un modello alto, <strong>per</strong> esempio, è quello del progetto tedesco dei Regesta im<strong>per</strong>ii promosso<br />

dalla Akademie der Wissenschaften und der Literatur, Mainz: .<br />

27 Un censimento allo ‘zenit’ della professione, <strong>per</strong> quanto ormai a futura memoria, è<br />

l’accurato Atlas of European historiography. The making of a profession, 1800-2005, ed. by I.<br />

Porciani, L. Raphael, Basingstoke, Palgrave 2010.<br />

28 Al momento, infatti, non sono in ruolo docenti e <strong>ricerca</strong>tori nati ne<strong>gli</strong> anni ottanta<br />

del secolo XX. Il settore contava 246 membri nel novembre 2006, già <strong>di</strong>minuiti a 208 nel<br />

novembre 2011.<br />

29 Un’importante iniziativa <strong>di</strong> ricognizione della situazione <strong>per</strong>iclitante de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong><br />

italiani è stata avviata dalla Società italiana <strong>per</strong> la Storia dell’età moderna e dalla Associazione<br />

nazionale <strong>archivi</strong>stica italiana nel maggio 2011: cfr. .<br />

30 Cfr. S. Vitali, Vent’anni dopo: come il computer e la Rete hanno cambiato <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>. Un<br />

bilancio critico, in Les historiens et l’informatique. Un métier à réinventer, cit., pp. 45-71.<br />

31 Non entro qui nel merito della <strong>di</strong>scussione sulla ‘privatizzazione’ dei servizi ‘pubblici’,<br />

che è stata sollevata anche in relazione alla paventata chiusura de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato.<br />

32 Cfr. Ph. Rygiel, De quoi le web est-il l’archive?, in Les historiens et l’informatique. Un<br />

métier à réinventer, cit., pp. 289-308.<br />

33 Cfr. D. Cohen, R. Rosenzweig, Digital history. A guide to gathering, preserving, and<br />

presenting the past on the web, Philadelphia 2006.<br />

34 Cfr. S. Noiret, Y a-t-il une histoire numérique 2.0?, in Les historiens et l’informatique.<br />

Un métier à réinventer, cit., pp. 235-288. La collaborazione tra ‘specialisti’ e ‘profani’<br />

potrebbe condurre ad affinare la capacità <strong>di</strong> internet <strong>di</strong> assicurare, proprio attraverso imprese<br />

collaborative come Wikipe<strong>di</strong>a, una sempre mi<strong>gli</strong>ore approssimazione scientifica.<br />

34


Due o tre cose che so <strong>di</strong> lui<br />

35 Una ricca messe <strong>di</strong> riflessioni recenti è offerta da<strong>gli</strong> interventi pubblicati «Archivi &<br />

Computer»: penso in particolare ai numeri monografici su Archivi au<strong>di</strong>ovisivi: formazione,<br />

conservazione e fruizione (3/2005), Le tecnologie dell’informazione al servizio de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>:<br />

riflessioni e proposte <strong>per</strong> la conservazione a lungo termine (1/2006) e Automazione e Beni<br />

<strong>Cultura</strong>li (1/2007).<br />

36 Come è entrato in uso <strong>di</strong>re alla fine dello scorso millennio (al punto che è lecito<br />

domandarsi se andrà annoverata anch’essa tra le paure millenaristiche): cfr. almeno T. Kuny,<br />

A <strong>di</strong>gital dark ages? Challenges in the preservation of electronic information, 63rd International<br />

federation of Library associations and institutions Council and general conference (September<br />

1997): ; M. MacLean, B. Davis, Time and<br />

bits. Managing <strong>di</strong>gital continuity, Los Angeles 1998; e S. Brand, Escaping the <strong>di</strong>gital dark age,<br />

«Library journal», 124/2 (1999), pp. 46-49: .<br />

37 E. Sestan, La storiografia come scienza storica. L’evoluzione della storia <strong>di</strong> fronte alle altre<br />

scienze [1977], in Id., Scritti vari, III, Storiografia dell’Otto e Novecento, a cura <strong>di</strong> G. Pinto,<br />

Firenze 1991, p. 100. Il mutamento più generale appare quello evocato da M. C. Nussbaum,<br />

Non <strong>per</strong> profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica, Bologna 2011.<br />

35


Pierluigi Feliciati<br />

LA PRoGETTAZIoNE DI SISTEMI INFoRMATIVI<br />

CENTRATA SUGLI UTENTI:<br />

PRESUPPoSTI DEoNToLoGICI, METoDoLoGICI<br />

E TECNICHE DI MISURAZIoNE<br />

La posizione esatta della particella, determinata me<strong>di</strong>ante una misura,<br />

non è interpretabile come posizione della particella prima della misura<br />

Albert Einstein<br />

La comunicazione me<strong>di</strong>ata attraverso internet e il web, realtà su cui si concentrano<br />

ormai da alcuni anni <strong>gli</strong> sforzi progettuali più importanti nell’ambito<br />

dei beni culturali, in Italia e nel mondo, presenta profonde <strong>di</strong>fferenze<br />

rispetto al modello tra<strong>di</strong>zionale <strong>di</strong> broadcasting. Da queste <strong>di</strong>fferenze – che<br />

sembrano talvolta sottostimate – si intende qui partire.<br />

Se la logica asimmetrica del broadcasting implica la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> contenuti<br />

da parte <strong>di</strong> una sola fonte <strong>di</strong> emissione in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> un pubblico – che si<br />

valuta pregiu<strong>di</strong>zialmente omogeneo – in grado <strong>di</strong> svolgere una funzione solo<br />

ricevente, in internet il consumo <strong>di</strong> contenuti avviene in modo in<strong>di</strong>viduale e<br />

interattivo, nei mo<strong>di</strong> e nei tempi scelti dall’utente e con ampie opportunità<br />

<strong>di</strong> <strong>per</strong>sonalizzazione. Il controllo del processo comunicativo, insomma, non<br />

è in mano solo all’emittente ma è con<strong>di</strong>viso dall’utente, tanto che il concetto<br />

classico <strong>di</strong> me<strong>di</strong>um comunicativo è ormai ampiamente sostituito dalla metafora<br />

<strong>di</strong> environment, ambiente, ben più a<strong>per</strong>ta e complessa.<br />

Ne<strong>gli</strong> ultimi anni, <strong>per</strong>altro, il successo universale <strong>di</strong> applicazioni basate<br />

sulle reti sociali, ascrivibili genericamente al web 2.0, ha ulteriormente<br />

spostato il centro del processo <strong>di</strong> comunicazione sul lato utente, in grado <strong>di</strong><br />

recu<strong>per</strong>are, con<strong>di</strong>videre, mescolare contenuti e servizi a suo piacimento 1 .<br />

La stessa idea <strong>di</strong> sito web, tanto popolare nel primo decennio <strong>di</strong> vita della<br />

‘Grande rete’ sembra a tutti <strong>gli</strong> effetti segnare il passo, lasciando il posto a<br />

presentazioni <strong>di</strong> contenuti multime<strong>di</strong>ali provvisoriamente assemblati, estremamente<br />

<strong>di</strong>namici e mutevoli. Si pensi alle home page <strong>per</strong>sonali (o istituzionali)<br />

costruite tramite i social network oppure ai blog, tanto <strong>per</strong> fare due<br />

esempi. Le stesse tecnologie e i linguaggi del web 2.0, come Ajax o i cosiddetti<br />

applicativi <strong>per</strong> «me<strong>di</strong>a continui», stanno ridefinendo profondamente i<br />

37


Pierluigi Feliciati<br />

meccanismi <strong>di</strong> creazione, gestione e <strong>di</strong>stribuzione dell’informazione, con la<br />

concezione <strong>di</strong> contenuti sempre più ridotti <strong>di</strong>mensionalmente e – soprattutto<br />

– in<strong>di</strong>pendenti dal contesto <strong>di</strong> presentazione. Le delimitazioni <strong>di</strong> questi<br />

provvisori contenitori-vetrina (definibili come unità minime <strong>di</strong> consumo <strong>di</strong><br />

contenuti), vale a <strong>di</strong>re l’in<strong>di</strong>viduazione dei confini in merito alle responsabilità<br />

e quelli del dominio conoscitivo co<strong>per</strong>to, sono sempre più in<strong>di</strong>stinte<br />

ed ‘a<strong>per</strong>te’.<br />

Va tuttavia rimarcato che, se si guarda all’ambito delle istituzioni culturali<br />

italiane, resistono con fermezza l’idea <strong>di</strong> sito e <strong>di</strong> pagina come contenitori<br />

chiusi, simili a volumi e depliant facilmente aggiornabili. D’altra parte, il<br />

ritardo, più volte evidenziato, con cui si affermano le tecnologie <strong>di</strong>gitali <strong>di</strong><br />

comunicazione nel contesto nazionale dei beni culturali – in un quadro in cui<br />

si contano tante brillanti eccellenze quante gravi assenze – spiega a mio parere<br />

<strong>per</strong>ché si possa parlare solo recentemente <strong>di</strong> affermazione del web come veicolo<br />

inevitabile <strong>di</strong> valorizzazione culturale, anche se non è infrequente che si<br />

confondano ancora il mezzo con il linguaggio, trasmettendo cioè su supporti<br />

<strong>di</strong>fferenti contenuti pensati <strong>per</strong> la stampa 2 .<br />

Detto questo, risulta sempre più evidente a<strong>gli</strong> addetti ai lavori l’importanza<br />

de<strong>gli</strong> stu<strong>di</strong> sui comportamenti de<strong>gli</strong> utenti dei servizi <strong>di</strong>gitali a <strong>di</strong>stanza, da<br />

un lato <strong>per</strong> cercare <strong>di</strong> intercettarne bisogni e comportamenti, dall’altro <strong>per</strong><br />

prevederli e ottimizzare <strong>di</strong> conseguenza contenuti e interfacce. è evidente,<br />

mi pare, la <strong>di</strong>fferenza tra questo approccio ed il fenomeno, più volte stigmatizzato,<br />

delle ricerche <strong>di</strong> mercato, con un emittente che ‘insegue <strong>gli</strong> utenti’<br />

<strong>per</strong> posizionare la pubblicità nel modo più produttivo. Questo è tanto più<br />

vero se si considera che nel primo caso, quello <strong>di</strong> cui si tratterà in questo<br />

breve contributo, tenere debito conto della effettiva risposta de<strong>gli</strong> utenti <strong>di</strong><br />

servizi pubblici <strong>di</strong>gitali non è solo funzionale a garantire il mantenimento<br />

<strong>di</strong> una qualche forma <strong>di</strong> ‘patto’ tra la comunità <strong>di</strong> sviluppo <strong>di</strong> tali servizi e la<br />

comunità che ne usufruisce, nella mi<strong>gli</strong>ore tra<strong>di</strong>zione della me<strong>di</strong>azione delle<br />

istituzioni culturali, ma costituisce un preciso obbligo delle pubbliche amministrazioni<br />

al servizio dei citta<strong>di</strong>ni.<br />

Una <strong>di</strong>rettiva del 2005 del Dipartimento <strong>per</strong> l’innovazione e le tecnologie,<br />

tanto avanzata quanto <strong>di</strong>sattesa, lo affermava con chiarezza: «Nel continuo<br />

processo <strong>di</strong> trasformazione e modernizzazione delle amministrazioni pubbliche,<br />

hanno assunto particolare importanza il tema della qualità dei servizi<br />

pubblici e il ruolo centrale del citta<strong>di</strong>no, non solo come destinatario <strong>di</strong> servizi,<br />

ma anche quale risorsa strategica da coinvolgere <strong>per</strong> valutare la rispondenza<br />

dei servizi erogati ai bisogni reali» 3 .<br />

38


La progettazione <strong>di</strong> sistemi informativi centrata su<strong>gli</strong> utenti<br />

Le biblioteche <strong>di</strong>gitali <strong>di</strong> ambito culturale – intese come ambienti interattivi<br />

a <strong>di</strong>stanza che of<strong>fra</strong>no servizi e risorse – sono dunque utili soprattutto in<br />

misura dell’uso che <strong>gli</strong> utenti ne fanno. Questo concetto è implicito in quello<br />

<strong>di</strong> servizio pubblico, concetto <strong>di</strong> cui manca una unica definizione legislativa<br />

generale, intendendosi con esso un’attività che sod<strong>di</strong>sfa un bisogno primario<br />

collettivo <strong>di</strong> natura tale, <strong>per</strong> il quale è necessario l’intervento della Pubblica<br />

Amministrazione a causa della insufficienza o inesistenza del mercato 4 .<br />

Insomma, se da una parte le esigenze de<strong>gli</strong> utenti vengono evidenziate<br />

come prioritarie in buona parte dei documenti strategici da cui scaturiscono<br />

i servizi <strong>di</strong> valorizzazione <strong>di</strong>gitale del patrimonio culturale, esse sono spesso<br />

affrontate in modo non esaustivo, sia nella fase <strong>di</strong> sviluppo che <strong>per</strong> la valutazione<br />

– a regime – della effettiva qualità d’uso dei servizi.<br />

Gli stu<strong>di</strong> su<strong>gli</strong> utenti <strong>di</strong>gitali, da parte loro, sono estremamente vari quanto<br />

ad approcci e metodologie 5 , anche <strong>per</strong>ché spesso <strong>di</strong>rettamente connessi a<br />

quelli sulla qualità dei siti web, ben lontani dall’aver fissato dei criteri e dei<br />

meto<strong>di</strong> stabili e con<strong>di</strong>visi, soprattutto <strong>per</strong> via del <strong>di</strong>fferente approccio tra informatici<br />

puri (<strong>per</strong> cui la qualità delle risorse <strong>di</strong>gitali risiede soprattutto nella<br />

loro ‘consistenza’) e altre comunità professionali che concepiscono la qualità<br />

come un processo che impatta sull’intero ciclo <strong>di</strong> vita delle risorse e coinvolge<br />

<strong>di</strong>rettamente l’uso <strong>di</strong> esse.<br />

Un recente stu<strong>di</strong>o inglese sui comportamenti de<strong>gli</strong> utenti delle biblioteche<br />

<strong>di</strong>gitali 6 , commissionato dalla British Library e dal jisc, risulta particolarmente<br />

utile <strong>per</strong> approfon<strong>di</strong>re le tematiche del rapporto <strong>fra</strong> <strong>gli</strong> utenti<br />

e le risorse informative <strong>di</strong> ambito scientifico in rete, dunque non molto<br />

<strong>di</strong>ssimili dai sistemi informativi <strong>archivi</strong>stici. La prima questione affrontata<br />

da questo stu<strong>di</strong>o è se i cosiddetti ‘nativi <strong>di</strong>gitali’ stiano o meno aggiornando<br />

i propri meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduazione dei contenuti e quanto eventualmente<br />

siano <strong>di</strong>versi da quelli dei <strong>ricerca</strong>tori e studenti più anziani. Sono state<br />

esaminate prima <strong>di</strong> tutto le frontiere della ‘generazione Google’, i cui comportamenti<br />

sembrano caratterizzati da una tendenza alla <strong>ricerca</strong> orizzontale<br />

dell’informazione, con una forte prevalenza del tempo de<strong>di</strong>cato alla navigazione<br />

rispetto alla lettura, una tendenziale brevità del tempo speso su libri<br />

e riviste elettroniche. Merita una citazione l’emergere del comportamento<br />

‘sgattaiolante’ de<strong>gli</strong> utenti, che vede prevalere l’accumulo <strong>di</strong> materiali in<strong>di</strong>viduati<br />

come scaricabili e interessanti (tramite titolo o abstract) nella tana<br />

rappresentata dal proprio pc, piuttosto che la loro consultazione in rete.<br />

Non è poi possibile verificare se i materiali scaricati vengano usati (ovvero<br />

consultati <strong>per</strong> intero) offline 7 .<br />

39


Pierluigi Feliciati<br />

In ogni caso, è poco sensato pensare oggi a<strong>gli</strong> utenti <strong>di</strong> un servizio online<br />

limitandoci ad immaginare solo <strong>per</strong>sone: lo sviluppo impetuoso de<strong>gli</strong> user<br />

agent (robot, spider, crawler, harvester...), ovvero <strong>di</strong> applicazioni che usano,<br />

recu<strong>per</strong>andoli, memorizzandoli e/o riusandoli, i contenuti e servizi messi a<br />

<strong>di</strong>sposizione nella ‘Grande rete’ costringe a considerare con serietà anche questa<br />

tipologia <strong>di</strong> utenza.<br />

Una <strong>di</strong>stinzione importante da premettere a questa breve panoramica dello<br />

stato dell’arte sui <strong>di</strong>gital user stu<strong>di</strong>es è quella tra qualità del servizio offerto<br />

e sod<strong>di</strong>sfazione del cliente: la prima è da valutare nell’ambito del processo<br />

produttivo del servizio, sulla base <strong>di</strong> parametri costi/benefici standard, in rapporto<br />

alle aspettative <strong>di</strong> tutti <strong>gli</strong> stakeholders coinvolti (utenti compresi) e solo<br />

sul me<strong>di</strong>o-lungo <strong>per</strong>iodo. Invece, la specifica valutazione che l’utente finale<br />

può fornire rispetto alla sua es<strong>per</strong>ienza è da considerare nel breve <strong>per</strong>iodo e<br />

rispetto allo specifico contesto della misurazione.<br />

Infine, anche la tempistica dell’interazione con <strong>gli</strong> utenti è un elemento<br />

importante: in che fase del progetto web è necessario tener conto del punto<br />

<strong>di</strong> vista de<strong>gli</strong> utenti? Alcune fasi, come quella <strong>di</strong> concezione iniziale o quella<br />

<strong>di</strong> valutazione del prototipo, risultano infatti particolarmente critiche <strong>per</strong>ché<br />

più opportune <strong>per</strong> attivare procedure <strong>di</strong> valutazione delle aspettative; altre,<br />

come quelle <strong>di</strong> revisione dell’applicazione dopo un certo tempo, risultano<br />

adatte <strong>per</strong> verificare la eventuale sod<strong>di</strong>sfazione de<strong>gli</strong> utenti.<br />

Venendo ai sistemi attualmente <strong>di</strong>sponibili <strong>per</strong> valutare bisogni, comportamenti<br />

e livello <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione de<strong>gli</strong> utenti <strong>di</strong>gitali a <strong>di</strong>stanza, si apre un<br />

quadro particolarmente complesso e in via <strong>di</strong> definizione.<br />

I meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> valutazione dell’au<strong>di</strong>ence, che uniscono tecniche sviluppate e<br />

testate in altri ambienti <strong>di</strong> comunicazione e <strong>per</strong> scopi strettamente legati al<br />

successo commerciale, possono essere prima <strong>di</strong> tutto rilevazioni censuarie (ricerche<br />

nelle quali la rilevazione viene effettuata sull’intero insieme dei dati<br />

<strong>per</strong>venuti, senza piani <strong>di</strong> campionamento o proiezioni statistiche, ad esempio<br />

con le tecniche <strong>di</strong> web analytics, senza il coinvolgimento <strong>di</strong>retto dei soggetti da<br />

misurare); essi possono avvalersi ancora <strong>di</strong> ricerche a campione (panel-based,<br />

con tutte le attenzioni che la definizione della rappresentatività del campione<br />

comporta) o centrate sull’utente. La <strong>di</strong>stinzione è dunque basilare, basata sulla<br />

<strong>di</strong>mensione e la qualità dei dati che si vo<strong>gli</strong>ono/possono racco<strong>gli</strong>ere.<br />

Vale la pena tra l’altro ricordare qui che in Italia è in vigore la Legge<br />

4/2004, Disposizioni <strong>per</strong> favorire l’accesso dei soggetti <strong>di</strong>sabili a<strong>gli</strong> strumenti<br />

informatici, il cui decreto attuativo (d.m. 8 lu<strong>gli</strong>o 2005, Requisiti tecnici e<br />

i? <strong>di</strong>versi livelli <strong>per</strong> l’accessibilità a<strong>gli</strong> strumenti informatici) <strong>di</strong>stingueva sag-<br />

40


La progettazione <strong>di</strong> sistemi informativi centrata su<strong>gli</strong> utenti<br />

giamente tra verifica tecnica e verifica soggettiva dei siti web. Quest’ultima,<br />

relativa alla qualità d’uso del servizio, prevede la valutazione articolata su più<br />

livelli <strong>di</strong> qualità e stabilisce che essa sia effettuata necessariamente prevedendo<br />

l’intervento del destinatario dei servizi , anche <strong>di</strong>sabile. Insomma, si delega a<br />

campioni rappresentativi d’utenza ma anche ad es<strong>per</strong>ti <strong>di</strong> usabilità la misurazione<br />

della qualità d’uso <strong>di</strong> un prodotto complesso come è un’applicazione<br />

web 8 .<br />

Parzialmente <strong>di</strong>stinte, poi, sono le cosiddette metriche <strong>di</strong> au<strong>di</strong>ence (vale<br />

a <strong>di</strong>re <strong>gli</strong> in<strong>di</strong>catori numerici qualitativi e quantitativi <strong>per</strong> analizzare e comprendere<br />

l’efficacia e le prestazioni rispetto ai contenuti e ai servizi) e le analisi<br />

semi-automatiche dei file <strong>di</strong> log dei server web, ovvero delle registrazioni <strong>di</strong><br />

tutte le attività svolte dalle macchine su cui risiedono i dati e le procedure<br />

fruibili tramite la rete, attuabili sia installando software specifici sulle proprie<br />

macchine e/o su quelle de<strong>gli</strong> utenti (software <strong>di</strong> monitoraggio cosiddetto pc<br />

meter), sia appoggiandosi a servizi generalisti, più o meno gratuiti, tra cui vale<br />

la pena citare almeno Google analytics 9 .<br />

Per effettuare ricerche sulle au<strong>di</strong>ence web, comunque, la modalità più<br />

<strong>di</strong>ffusa ed economica d’indagine è l’intervista standar<strong>di</strong>zzata, attuata somministrando<br />

un set <strong>di</strong> domande strutturate a tutti <strong>gli</strong> utenti oppure a un<br />

insieme selezionato 10 . Lo scopo è quello <strong>di</strong> indagare preferenze, abitu<strong>di</strong>ni e<br />

comportamenti del gruppo partecipante, <strong>per</strong> verificare l’efficacia in termini<br />

<strong>di</strong> gra<strong>di</strong>mento delle scelte effettuate dai progettisti del servizio e dei contenuti,<br />

oppure <strong>per</strong> approfon<strong>di</strong>rne specifici comportamenti in vista <strong>di</strong> sviluppi<br />

dei sistemi. Una recente applicazione <strong>di</strong> questo sistema ad un sito ‘<strong>di</strong> lungo<br />

corso’ <strong>di</strong> ambito culturale ha visto una partecipazione entusiastica e notevole<br />

<strong>di</strong> utenti, restituendo alla redazione importanti materiali <strong>per</strong> l’aggiornamento<br />

del sito stesso 11 .<br />

Di certo, tutte queste metodologie devono essere adottate prestando<br />

sempre una speciale attenzione alla tutela della riservatezza dei dati de<strong>gli</strong><br />

utenti coinvolti, ai sensi – almeno – della normativa sulla riservatezza dei<br />

dati <strong>per</strong>sonali 12 .<br />

Un recente strumento <strong>di</strong> orientamento sulle complesse questioni fin qui<br />

accennate, rivolto alla comunità de<strong>gli</strong> es<strong>per</strong>ti <strong>di</strong> beni culturali impegnati nello<br />

sviluppo <strong>di</strong> applicazioni web, è il Manuale <strong>per</strong> l’interazione con <strong>gli</strong> utenti del<br />

web culturale 13 .<br />

Questa guida è stata elaborata dal gruppo <strong>di</strong> lavoro europeo del progetto<br />

minervA ec 14 , che fin dal primo meeting stabilì <strong>di</strong> concentrare le proprie attività<br />

nella redazione <strong>di</strong> un nuovo manuale che potesse fungere da vademecum<br />

41


Pierluigi Feliciati<br />

entro il panorama delle applicazioni web <strong>di</strong> prima e seconda versione nel<br />

mondo dei beni culturali, guidando nella progettazione e nella verifica della<br />

sod<strong>di</strong>sfazione da parte de<strong>gli</strong> utenti. Per intercettare, insomma, nella fase<br />

progettuale, ciò <strong>di</strong> cui <strong>gli</strong> utenti possono avere bisogno e, nella fase <strong>di</strong> mantenimento<br />

on line, <strong>per</strong> analizzare approfon<strong>di</strong>tamente e analiticamente i loro<br />

comportamenti, non temendo <strong>di</strong> chiudere un servizio se questo <strong>di</strong>mostra <strong>di</strong><br />

non funzionare (il cosiddetto trauma del zero comment).<br />

Con il prezioso coor<strong>di</strong>namento scientifico <strong>di</strong> Monika Hagedorn-Saupe,<br />

si è redatto il testo, prima presentato in bozza alla Conferenza europea <strong>di</strong><br />

Lubljana (Slovenia) 15 , quin<strong>di</strong> ulteriormente emendato ed arricchito dopo<br />

quell’occasione grazie al confronto con la comunità internazionale de<strong>gli</strong><br />

es<strong>per</strong>ti <strong>di</strong> <strong>di</strong>gitalizzazione del patrimonio culturale, pubblicato in lingua inglese<br />

con il titolo <strong>di</strong> Handbook on cultural web user interaction e presentato a<br />

Leipzig (Germania) nel settembre 2008 16 .<br />

Per concludere questa breve nota, la comprensione del comportamento<br />

de<strong>gli</strong> utenti <strong>di</strong>gitali è tutt’altro che semplice, ma la sfida pare sempre più inelu<strong>di</strong>bile.<br />

Mentre si sostiene che l’offerta <strong>di</strong> materiali del patrimonio culturale<br />

in ambiente <strong>di</strong>gitale è una priorità, <strong>gli</strong> utenti sono consultati molto raramente<br />

17 e il loro comportamento non è ancora stu<strong>di</strong>ato sistematicamente. Anche<br />

se manca ancora una conoscenza detta<strong>gli</strong>ata sulle caratteristiche specifiche dei<br />

nativi <strong>di</strong>gitali, sembra che ne conosciamo i tipici comportamenti e supponiamo<br />

che siano omogenei, <strong>per</strong> lo più in termini <strong>di</strong> competenze informatiche. In<br />

realtà, non ci sono ampie prove a sostegno <strong>di</strong> tali luoghi comuni.<br />

L’allineamento delle esigenze de<strong>gli</strong> utenti con le capacità tecniche e strategiche<br />

della moderna biblioteca <strong>di</strong>gitale è un compito complicato e tendenzialmente<br />

costoso. Le specifiche esigenze de<strong>gli</strong> utenti dovrebbero essere<br />

stu<strong>di</strong>ate in relazione a temi specifici, tra cui la facilità d’uso e intuitività,<br />

l’identificazione del ‘futuro’ bisogno, <strong>gli</strong> stili <strong>di</strong> utilizzo, le aspettative e l’affidabilità,<br />

le somi<strong>gli</strong>anze e le <strong>di</strong>fferenze tra gruppi <strong>di</strong> paesi/origini <strong>di</strong>verse, così<br />

da racco<strong>gli</strong>ere raccomandazioni <strong>per</strong> lo sviluppo <strong>di</strong> prototipi che siano in linea<br />

con le esigenze de<strong>gli</strong> utenti.<br />

1 T. Berners Lee, L’architettura del nuovo web, Milano 2002.<br />

2 Su questi temi restano fondamentali P. Levy, L’intelligenza collettiva. Per un’antropologia<br />

dell’i<strong>per</strong>spazio, Milano 2002 e D. De Kerchowe, L’architettura dell’intelligenza, Milano 2001.<br />

3 Presidenza del Consi<strong>gli</strong>o dei Ministri, Dipartimento <strong>per</strong> l’innovazione e le tecnologie,<br />

Direttiva 27 lu<strong>gli</strong>o 2005, Qualità dei servizi on line e misurazione della sod<strong>di</strong>sfazione de<strong>gli</strong> utenti<br />

(g.u. 18 ottobre 2005, n. 243), in particolare cap. 2, Scenario <strong>di</strong> riferimento. Si legge anche,<br />

42


La progettazione <strong>di</strong> sistemi informativi centrata su<strong>gli</strong> utenti<br />

più avanti nello stesso capitolo: «l’erogazione dei servizi on-line consente <strong>di</strong> far emergere la<br />

domanda latente in alcuni settori e <strong>di</strong> rispondere ai nuovi bisogni reali; essa <strong>per</strong>mette inoltre<br />

<strong>di</strong> spostare parte della domanda su una modalità più rapida e maggiormente <strong>per</strong>sonalizzata.<br />

Inoltre, le moderne tecnologie a supporto dei servizi on-line consentono anche <strong>di</strong> racco<strong>gli</strong>ere<br />

ed elaborare un ingente volume <strong>di</strong> dati e informazioni dai quali trarre conoscenze sulle<br />

tipologie dei bisogni, sui segmenti <strong>di</strong> utenza, su eventuali barriere culturali e sociali all’utilizzo<br />

dei servizi».<br />

4 Una possibile definizione è formulata da Vincenzo Pisano, docente <strong>di</strong> Economia e<br />

gestione delle imprese <strong>di</strong> servizi pubblici presso la Facoltà <strong>di</strong> economia dell’Università <strong>di</strong><br />

Catania: «Quello che si può <strong>di</strong>re con una certa sicurezza è che, quando si parla <strong>di</strong> servizio<br />

pubblico, ci si riferisce ad un’attività, ossia ad un complesso <strong>di</strong> o<strong>per</strong>azioni funzionalmente<br />

coor<strong>di</strong>nate, il cui prodotto è rappresentato da utilità che sono poste a <strong>di</strong>sposizione de<strong>gli</strong><br />

utenti <strong>per</strong> il sod<strong>di</strong>sfacimento <strong>di</strong> bisogni eterogenei», in .<br />

5 Cfr. soprattutto C. Accoto, Misurare le au<strong>di</strong>ence in internet. Teorie, tecniche e metriche <strong>per</strong><br />

la misurazione de<strong>gli</strong> utenti in rete, Milano 2007.<br />

6 The information behaviour of the researcher of the future, in .<br />

7 Uno stu<strong>di</strong>o interessante su questo tema è M. Prensky, Digital natives, <strong>di</strong>gital immigrants,<br />

«on the Horizon», 9/5 (2001), pp. 1-6, consultabile a .<br />

8 Per un supporto all’applicazione della L. 4/2004 cfr..<br />

9 Cfr. .<br />

10 Cfr. ad esempio le ricerche in questo senso pubblicate da W. M. Duff, J. Dryden,<br />

C. Limkilde, J. Cherry, E. Bogomazova, Archivists’ Views of User-based Evaluation: Benefits,<br />

Barriers, and Requirements, «American Archivist», 71/1 (Spring – Summer 2008), pp. 144-<br />

166. 11 Mi riferisco alla web survey del portale dell’Associazione Italiana Biblioteche AiB weB<br />

, curata da chi scrive e da Maria Teresa Natale su mandato della redazione.<br />

Un questionario, sottoposto via web e pubblicizzato attraverso inviti su portali, siti web molto<br />

visitati, liste <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione e simili è stato somministrato tramite la piattaforma SurveyMonkey<br />

(), sce<strong>gli</strong>endo il metodo casuale <strong>di</strong> auto-selezione del<br />

campione. Hanno partecipato 645 utenti e i questionari portati a termine sono stati 482,<br />

pari al 74,7%, <strong>di</strong> cui molti arricchiti da commenti e proposte a testo libero. I risultati in P.<br />

Feliciati, M.T. Natale, Una <strong>ricerca</strong> online sulla sod<strong>di</strong>sfazione de<strong>gli</strong> utenti <strong>di</strong> aib-web: metodologie<br />

e risultati, «Bollettino AiB», vol. 50 n. 3 (settembre 2010), pp. 189-218.<br />

12 Vale a <strong>di</strong>re del d.l. 30 giugno 2003, n. 196, Co<strong>di</strong>ce in materia <strong>di</strong> protezione dei dati<br />

<strong>per</strong>sonali.<br />

13 minervA ec Project, Manuale <strong>per</strong> l’interazione con <strong>gli</strong> utenti del web culturale, a cura<br />

<strong>di</strong> P. Feliciati e M.T. Natale, Roma 2009, in . Nella versione europea è <strong>di</strong>sponibile in .<br />

43


Pierluigi Feliciati<br />

14 Questa la composizione del gruppo <strong>di</strong> lavoro e le responsabilità <strong>per</strong> la redazione<br />

dell’Handbook: Monika Hagedorn-Saupe (coor<strong>di</strong>natrice del Working Group), Comitato<br />

e<strong>di</strong>toriale europeo: Hanna Arpiainen, Finland - Pierre-Yves Desaive, Belgium - Nathanael<br />

Dupré Latour, Czech Republic - Axel Ermert, Germany - Pierluigi Feliciati, Italy - Gabriele<br />

Froeschl, Austria - Susan Hazan, Israel - Karine Lasaracina, Belgium - Maria Teresa Natale,<br />

Italy - Tzanetos Pomonis, Greece - Maria Sliwinska, Poland - Hans Van der Linden, Belgium<br />

- Franc Zakrajsek, Slovenia. Testi <strong>di</strong>: Rossella Caffo, Pierluigi Feliciati, Chiara Faggiolani,<br />

Monika Hagedorn Saupe, Susan Hazan, Maria Teresa Natale, Carol Peters, Giovanni Solimine.<br />

A cura <strong>di</strong>: Pierluigi Feliciati, Maria Teresa Natale. Co<strong>per</strong>tina <strong>di</strong> Susan Hazan, Francesco Bocci.<br />

15 , Culture Online, 5-6 giugno 2008, organizzata dalla Presidenza<br />

slovena dell’Unione europea.<br />

16 .<br />

17 Un recente stu<strong>di</strong>o approfon<strong>di</strong>to sul punto <strong>di</strong> vista de<strong>gli</strong> utenti rispetto al prototipo<br />

1.0 del portale Europeana è stato condotto in vari paesi europei, con la <strong>di</strong>rezione del Centre<br />

for Digital Library Research della Strathclyde University <strong>di</strong> Glasgow (cfr. M. Dobreva, E.<br />

McCulloch, D. Birrell, P. Feliciati, I. Ruthven, J. Sykes, Y. Unal, User and Functional Testing.<br />

Final report, in Europeana v. 1.0. (2010): ),<br />

condotto <strong>per</strong> approfon<strong>di</strong>re una precedente <strong>ricerca</strong> basata solo sulla web<br />

survey (Europeana –Online Visitor Survey. Research Report, irn Research (2009), in .<br />

44


Carlo Spagnolo<br />

LA ‘TRASLAZIoNE’ DALLA STAMPA AL DIGITALE.<br />

PRoBLEMI DI PRoPRIETà INTELLETTUALE E DIRITTI D’AUToRE<br />

Apocalittici o integrati?<br />

Tutti abbiamo avuto occasione <strong>di</strong> s<strong>per</strong>imentare i vantaggi consentiti da collegamenti<br />

<strong>per</strong>manenti a grande <strong>di</strong>stanza, l’accessibilità online <strong>di</strong> notizie <strong>di</strong><br />

agenzia, la trasmissione immateriale <strong>di</strong> immagini, suoni e testi. Stu<strong>di</strong>osi<br />

sofisticati come Marshall McLuhan ci hanno avvertito sin dai tempi della<br />

<strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> massa della televisione che ci troviamo nel pieno <strong>di</strong> una rivoluzione<br />

<strong>di</strong> portata analoga a quella dell’ introduzione della stampa ad o<strong>per</strong>a <strong>di</strong><br />

Gutenberg. Eppure, <strong>per</strong> quanto le comunicazioni <strong>di</strong> massa ci abbiano pre<strong>di</strong>sposti<br />

ai cambiamenti, le tecnologie <strong>di</strong>gitali hanno spiazzato le precedenti<br />

<strong>di</strong>scussioni sui me<strong>di</strong>a e sul potere della comunicazione. L’interpretazione del<br />

passaggio verso una società che comunica in <strong>di</strong>gitale è foriera <strong>di</strong> incertezze<br />

che si ri<strong>per</strong>cuotono sul mondo delle pubblicazioni a stampa, che pure continuano<br />

e continueranno ad esserci 1 .<br />

Con qualche semplificazione, possiamo <strong>di</strong>re che esistono almeno due mo<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> guardare al rapporto tra la pubblicazione cartacea e quella <strong>di</strong>gitale. Una prima<br />

visione, che definiremo innovatrice, prevede un passaggio completo e ormai inevitabile<br />

al <strong>di</strong>gitale, rispetto a cui si può forse resistere temporaneamente, ma che<br />

non si può combattere; bisogna piuttosto promuoverlo. La carta sarebbe destinata<br />

se non ad una scomparsa almeno ad un ri<strong>di</strong>mensionamento: la vera espansione<br />

sta nel mondo <strong>di</strong>gitale. Un esempio tipico è costituito dalla strategia del gruppo<br />

e<strong>di</strong>toriale <strong>di</strong> Ru<strong>per</strong>t Murdoch, la News Co., che punta sempre più al <strong>di</strong>gitale<br />

a pagamento, <strong>di</strong>smettendo sia la carta sia le versioni <strong>di</strong>gitali ad accesso gratuito.<br />

In questa prospettiva, ciò che è cartaceo è una sorta <strong>di</strong> residuo del passato, una<br />

sopravvivenza provvisoria dovuta a cattive abitu<strong>di</strong>ni <strong>per</strong>petuate dalle accademie.<br />

I libri <strong>di</strong>gitali, <strong>di</strong>sponibili su supporti portatili sempre più nitidamente leggibili,<br />

sono in quest’ottica destinati a trainare il mercato e ad espandere la platea dei lettori,<br />

raggiungendo un pubblico prima escluso dalla lettura dei libri. Prima o poi<br />

tutto il patrimonio librario in inglese e forse in altre lingue sarà <strong>di</strong>gitalizzato, e le<br />

biblioteche e <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> si prevede dovranno <strong>di</strong>minuire <strong>di</strong> numero, concentrarsi,<br />

e <strong>di</strong>venteranno in parte su<strong>per</strong>flui, sostituiti da memorie <strong>di</strong>gitali sconfinate.<br />

45


Carlo Spagnolo<br />

Una seconda visione, che chiameremo tra<strong>di</strong>zionalista, scorge invece qualche<br />

<strong>di</strong>fficoltà del mondo <strong>di</strong>gitale a <strong>di</strong>spiegare pienamente le proprie potenzialità<br />

<strong>per</strong> la <strong>per</strong>sistenza del <strong>di</strong>gital <strong>di</strong>vide (ossia il <strong>di</strong>vario <strong>di</strong> opportunità<br />

nell’accesso alle tecnologie <strong>di</strong>gitali e alla Rete dovuto a ragioni economiche,<br />

tecniche o al grado <strong>di</strong> istruzione), <strong>per</strong> <strong>gli</strong> alti costi <strong>di</strong> accesso a servizi <strong>di</strong>gitali<br />

sempre più complessi e volatili, e <strong>per</strong> le concentrazioni <strong>di</strong> potere che esso<br />

comporta. Si potrebbe, forse con maggiore proprietà, parlare <strong>di</strong> una visione<br />

critica delle tecnologie <strong>di</strong>gitali. Se ne deduce l’utilità del cartaceo in una logica<br />

<strong>di</strong> conservazione e durata dell’informazione rispetto all’instabilità e ai costi<br />

del mondo <strong>di</strong>gitale. Le pubblicazioni cartacee, magari attraverso procedure <strong>di</strong><br />

print on demand, continueranno ad avere un loro spazio. Coloro che con<strong>di</strong>vidono<br />

questa posizione, a volte venata <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zionalismo e con qualche risvolto<br />

<strong>di</strong> pessimismo, si figurano una transizione parziale e lenta, la <strong>per</strong>manenza<br />

<strong>di</strong> un’integrazione tra carta e <strong>di</strong>gitale e, nelle visioni più catastrofiche, un<br />

universo <strong>fra</strong>mmentato in nicchie, con la sopravvivenza <strong>di</strong> un mondo ‘cartaceo’<br />

dove isole <strong>di</strong> sapienti o comunità <strong>di</strong> scambio vivranno accerchiate da un<br />

oceano <strong>di</strong>gitale, popolato da in<strong>di</strong>stinte moltitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> utenti manipolati dai<br />

nuovi co<strong>di</strong>ci comunicativi. Archivi e biblioteche continueranno ad avere un<br />

ruolo importante, <strong>di</strong> se<strong>di</strong>mentazione e orientamento, <strong>di</strong> servizio, <strong>di</strong> selezione<br />

dell’informazione.<br />

Applicando a queste visioni alternative l’icastica espressione <strong>di</strong> Umberto<br />

Eco, verrebbe da chiedersi: ‘apocalittici’ o ‘integrati’ 2 ? Entrambe queste<br />

prospettive, in realtà, sono atten<strong>di</strong>bili, e potrebbero costituire due facce della<br />

stessa meda<strong>gli</strong>a, una più orientata al futuro, l’altra al presente. Entrambe<br />

convergono sulla centralità del me<strong>di</strong>um e insistono a ragione sul problema<br />

del suo controllo.<br />

Eppure chi si affidasse a questa visione <strong>di</strong>cotomica rischierebbe <strong>di</strong> sottovalutare<br />

l’assoluta asimmetria tra il vecchio che resiste e il nuovo che avanza:<br />

mentre la carta è un me<strong>di</strong>um, il <strong>di</strong>gitale non lo è. I me<strong>di</strong>a sono i canali attraverso<br />

cui si veicola la comunicazione, ma il <strong>di</strong>gitale è qualcosa <strong>di</strong> più. Il<br />

<strong>di</strong>gitale è piuttosto il nuovo alfabeto universale dei me<strong>di</strong>a, e l’introduzione<br />

<strong>di</strong> questo alfabeto universale comporta delle mo<strong>di</strong>fiche all’informazione trasmessa.<br />

Anche se la restituzione dell’informazione appare nei nostri consueti<br />

linguaggi, si tratta del prodotto <strong>di</strong> una me<strong>di</strong>azione (il software, l’interfaccia),<br />

che rende visibile e rappresentabile un processo che sfugge all’utente. La versione<br />

<strong>di</strong>gitale <strong>di</strong> un testo a stampa non è, quin<strong>di</strong>, soltanto il prodotto <strong>di</strong> un<br />

trasferimento del testo dal supporto cartaceo ad un supporto impalpabile.<br />

è una sua completa riscrittura e traduzione in una nuova lingua e con un<br />

46


La ‘traslazione’ dalla stampa al <strong>di</strong>gitale<br />

nuovo alfabeto, il cui controllo non è più nelle mani de<strong>gli</strong> stessi sa<strong>per</strong>i e delle<br />

loro consolidate tutele giuri<strong>di</strong>che, almeno non ne<strong>gli</strong> stessi termini. In questo<br />

senso il passaggio dalla carta al <strong>di</strong>gitale comporta gran<strong>di</strong> cambiamenti sociali<br />

e vere e proprie rivoluzioni delle gerarchie del sa<strong>per</strong>e, che coinvolgono anche<br />

il concetto <strong>di</strong> ‘autore’ e <strong>di</strong> ‘titolare dei <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> autore’.<br />

Trasposizione (traduzione) / traslazione nel <strong>di</strong>gitale<br />

Per approfon<strong>di</strong>re il <strong>di</strong>scorso suggeriamo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere la ‘trasposizione <strong>di</strong>gitale’<br />

dalla ‘traslazione nel <strong>di</strong>gitale’. La prima riguarda il trasferimento <strong>di</strong><br />

informazioni testuali da un supporto cartaceo ad un formato <strong>di</strong>gitale. La trasposizione<br />

<strong>di</strong>gitale è una sorta <strong>di</strong> traduzione che comporta una smaterializzazione<br />

del testo, e consente <strong>di</strong> s<strong>per</strong>imentare i vantaggi dell’i<strong>per</strong>testualità e della<br />

infinita riproducibilità. Questo primo livello, proprio <strong>di</strong> una «traduzione» in<br />

<strong>di</strong>gitale, ha delle implicazioni <strong>per</strong> il <strong>di</strong>ritto d’autore in quanto rende manipolabile<br />

il testo, consente <strong>di</strong> usarne brani, <strong>di</strong> decontestualizzare le sue parti 3 .<br />

Questo proce<strong>di</strong>mento può incidere sul <strong>di</strong>ritto morale dell’autore a tutelare<br />

l’integrità e la paternità della sua o<strong>per</strong>a. La <strong>di</strong>gitalizzazione del testo aggiunge<br />

inoltre all’autore un co-autore ‘nascosto’, ossia l’e<strong>di</strong>tore o chiunque scelga<br />

il software e governi l’accesso all’informazione. Il coautore potrebbe essere<br />

interessato ai <strong>di</strong>ritti commerciali, più che all’integrità dell’o<strong>per</strong>a. La trasposizione<br />

<strong>di</strong>gitale <strong>per</strong>mette cioè <strong>di</strong> separare più <strong>di</strong> prima i <strong>di</strong>ritti morali da quelli<br />

commerciali, e ci costringe a rivisitare i nostri concetti <strong>di</strong> autore e lettore.<br />

Essa è quin<strong>di</strong> un passaggio delicato, e può avvenire con alcuni accorgimenti<br />

sofisticati, che tengano conto della esigenza <strong>di</strong> bilanciare <strong>di</strong>ritti morali e <strong>di</strong>ritti<br />

commerciali, ossia la <strong>per</strong><strong>di</strong>ta delle tutele e delle informazioni <strong>di</strong> corredo<br />

del testo cartaceo con informazioni <strong>di</strong>gitali che certifichino l’autore e tutelino<br />

l’integrità del testo, e in qualche modo regolino la eventuale commerciabilità.<br />

In alcuni casi, <strong>per</strong> esempio <strong>per</strong> la musica, si giunge alla crittografia <strong>per</strong> proteggere<br />

l’integrità del brano e impe<strong>di</strong>rne la copia.<br />

Esistono regole co<strong>di</strong>ficate e buone pratiche bibliotecarie e <strong>archivi</strong>stiche,<br />

che presiedono alla creazione <strong>di</strong> cosiddetti metadati che accompagnano il<br />

testo, ad esempio nei cataloghi delle biblioteche, e tengono conto del nuovo<br />

supporto che veicolerà l’informazione, della sua durata, conservazione, e della<br />

sua trasferibilità. La scelta dei formati, la qualità dell’interfaccia, le forme <strong>di</strong><br />

interrogazione possono offrire soluzioni a questi problemi. In genere questi<br />

passaggi, sebbene non semplici, sono affrontabili anche <strong>per</strong>ché il supporto<br />

(un cd-rom, un dvd, o un data-base, un <strong>di</strong>sco fisso, o altro) ha una sua<br />

consistenza fisica e costituisce il supporto (o il ‘contesto’) dell’informazione.<br />

47


Carlo Spagnolo<br />

Un secondo livello è costituito dal passaggio <strong>di</strong> para<strong>di</strong>gma costituito da<br />

quella che chiamerei ‘traslazione nel <strong>di</strong>gitale’, ossia dall’inserimento <strong>di</strong> un’informazione<br />

(cartacea o no) <strong>di</strong>gitalizzata su un supporto <strong>di</strong>gitale a sua volta<br />

veicolato entro un circuito <strong>di</strong> comunicazione <strong>di</strong>gitale, quale può essere il web.<br />

La traslazione <strong>di</strong>gitale implica l’inserimento <strong>di</strong> un testo in una rete in cui<br />

ogni nodo assume significato in rapporto ad altri no<strong>di</strong>, secondo una logica<br />

non sequenziale ma i<strong>per</strong>testuale. In quest’ultimo caso, l’informazione entra<br />

in un nuovo rapporto con altre informazioni <strong>di</strong>gitali, ossia muta il contesto<br />

<strong>di</strong> riferimento. Si <strong>per</strong>de cioè il contesto originario e si crea un nuovo contesto<br />

<strong>di</strong>gitale, nel quale le gerarchie informative non sono più quelle della ‘fonte’<br />

originariamente cartacea, ma <strong>di</strong>ventano quelle proprie del contesto, la rete.<br />

I cosiddetti metadati ‘strutturali’ (ossia identificativi della localizzazione del<br />

documento, del suo in<strong>di</strong>rizzo internet, ecc.) <strong>di</strong>ventano particolarmente importanti<br />

in questa costellazione, <strong>per</strong>ché accompagnano, come le carte d’identità,<br />

l’informazione garantendone la riconoscibilità e la re<strong>per</strong>ibilità attraverso<br />

categorie e gerarchie.<br />

La traslazione in rete ha delle implicazioni ulteriori <strong>per</strong> i <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> proprietà<br />

intellettuali, dovute all’accessibilità infinita, alla manipolabilità e al<br />

rischio <strong>di</strong> decontestualizzazione del testo (o dell’o<strong>per</strong>a). Il passaggio dalla<br />

trasposizione alla traslazione <strong>di</strong>gitale è quin<strong>di</strong> complesso e, sebbene i due<br />

livelli siano spesso intrecciati, pone un problema peculiare <strong>di</strong> ri-contestualizzazione<br />

spazio-temporale: eppure tale passaggio non è sempre colto nelle<br />

sue molteplici <strong>di</strong>mensioni. Si tende spesso a confondere infatti la traslazione<br />

nel <strong>di</strong>gitale con i problemi tecnici o sociologici del ‘me<strong>di</strong>um’, o con quelli<br />

della ‘traduzione’, mentre le implicazioni istituzionali derivanti dalla traslazione<br />

della conoscenza dentro il sistema <strong>di</strong> flussi <strong>per</strong>manenti informativi, <strong>di</strong><br />

cui parla Robert Castells, stentano a emergere nella loro specificità 4 . Come<br />

cercheremo <strong>di</strong> evidenziare, l’intreccio <strong>di</strong> questi due livelli – <strong>di</strong>gitalizzazione<br />

e circolazione in rete – comporta una <strong>di</strong>namica non racchiu<strong>di</strong>bile nelle<br />

categorie della carta stampata, e non <strong>di</strong>sciplinabile solo con mo<strong>di</strong>fiche giuri<strong>di</strong>che<br />

al <strong>di</strong>ritto d’autore, senza attive politiche istituzionali <strong>di</strong> accompagnamento<br />

e salvaguar<strong>di</strong>a.<br />

L’interrogativo che si affronta <strong>di</strong> seguito è, all’incirca, il seguente: fino a<br />

che punto le strategie istituzionali messe in campo in Italia possono favorire<br />

la gestione della crescente espansione de<strong>gli</strong> ambiti delle nuove tecnologie?<br />

Fino a che punto si fanno carico del problema della traduzione e <strong>di</strong> quelli,<br />

ancora più complessi, della traslazione? E che conseguenze questi ultimi hanno<br />

sul <strong>di</strong>ritto d’autore?<br />

48


La ‘traslazione’ dalla stampa al <strong>di</strong>gitale<br />

Dibattiti, strategie e politiche culturali<br />

Se dovessimo giu<strong>di</strong>care dalle <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> principio, si potrebbe sostenere<br />

che dalla fine de<strong>gli</strong> anni novanta del Novecento le politiche dei governi<br />

nell’Unione Europea abbiano seguito la tesi del «<strong>di</strong>gitale è bello», sebbene<br />

non siano stati poi sempre coerenti nella applicazione. Si può in<strong>di</strong>viduare<br />

una tensione <strong>di</strong>namica tra una strategia generale improntata allo sviluppo<br />

delle tecnologie <strong>di</strong>gitali e una politica volta al controllo dei loro effetti sul<br />

copyright.<br />

La nota strategia <strong>di</strong> Lisbona, che varava un ambizioso programma <strong>per</strong><br />

l’ue, pre<strong>di</strong>sponeva nel 2000 l’obiettivo <strong>di</strong> una Unione all’avanguar<strong>di</strong>a delle<br />

nuove tecnologie entro il 2010. La <strong>di</strong>chiarazione solenne postulava uno stretto<br />

rapporto tra <strong>ricerca</strong> scientifica, innovazione e <strong>di</strong>ffusione delle tecnologie<br />

<strong>di</strong>gitali, affidando alle materie umanistiche un ruolo <strong>di</strong> partecipazione alla<br />

produzione della conoscenza scientifica, ma proprio <strong>per</strong> la <strong>per</strong>cepita <strong>di</strong>fficoltà<br />

delle materie umanistiche <strong>di</strong> adeguarvisi appieno, si creava anche un’area <strong>di</strong><br />

incertezza sulla autentica funzione delle materie umanistiche, la cui utilità<br />

rispetto alle politiche della Commissione era da verificare. La conoscenza rilevante<br />

era quella tecnologica, a fini <strong>di</strong> competitività del sistema ue. E così la<br />

cultura umanistica veniva vista come elemento <strong>di</strong> un passato statico, destinata<br />

a legittimarsi soprattutto nella <strong>di</strong>ffusione dei vecchi sa<strong>per</strong>i attraverso canali<br />

<strong>di</strong>stributivi <strong>di</strong>gitali, o nella s<strong>per</strong>imentazione <strong>di</strong> buone prassi. C’era qualche<br />

ambiguità tra la volontà <strong>di</strong> promuovere la conoscenza in generale e la finalità<br />

produttiva e tecnologica della <strong>ricerca</strong>, rispetto a cui si misurava l’efficacia<br />

delle politiche messe in atto.<br />

Nonostante il mancato conseguimento <strong>di</strong> molti obiettivi della strategia<br />

<strong>di</strong> Lisbona sia nella promozione della conoscenza sia nel livello <strong>di</strong> istruzione<br />

me<strong>di</strong>o dell’Unione, <strong>per</strong> via dello scarso impegno da parte <strong>di</strong> molti governi tra<br />

cui quello dell’Italia, l’originaria filosofia ispiratrice è stata riconfermata alla<br />

fine del decennio. Il Parlamento Europeo (p.e.) interviene <strong>per</strong>ò in modo più<br />

attento su queste materie e sempre più costituisce un contraltare alle in<strong>di</strong>cazioni<br />

del Consi<strong>gli</strong>o e della Commissione, suggerendo maggiori tutele della<br />

<strong>di</strong>ffusione della conoscenza contro i rischi derivanti dalle protezioni piuttosto<br />

rigide del copyright previste dalla Direttiva 29/2001 ce 5 . Quest’ultima ha dato<br />

in<strong>di</strong>cazioni sull’armonizzazione dei <strong>di</strong>ritti commerciali, lasciando a<strong>gli</strong> Stati la<br />

<strong>di</strong>sciplina dei <strong>di</strong>ritti morali sull’o<strong>per</strong>a e aprendo quin<strong>di</strong> la strada a interpretazioni<br />

<strong>di</strong>fformi tra <strong>gli</strong> Stati membri e altresì - data la preminenza del <strong>di</strong>ritto<br />

comunitario - alla prevalenza de facto dei <strong>di</strong>ritti commerciali su quelli morali 6 .<br />

Ne consegue un conflitto tra poteri pubblici che cercano <strong>di</strong> imporre il rispet-<br />

49


Carlo Spagnolo<br />

to dei <strong>di</strong>vieti <strong>di</strong> riproduzione anche con controlli molto stringenti su comportamenti<br />

in<strong>di</strong>viduali, e veri e propri movimenti o gruppi <strong>per</strong> la <strong>di</strong>fesa della<br />

libertà <strong>di</strong> comunicazione e riproduzione. L’ultimo segnale della <strong>di</strong>alettica che<br />

consegue a questi in<strong>di</strong>rizzi è stato il successo elettorale in Svezia <strong>di</strong> un partito<br />

‘pirata’, sostenitore della libertà <strong>di</strong> accesso e comunicazione nella rete e della<br />

libera riproduzione dei prodotti <strong>di</strong>gitali, che ha condotto all’ingresso <strong>di</strong> un<br />

suo deputato al p.e. nel giugno 2009. Il problema della proprietà dei me<strong>di</strong>a e<br />

del controllo prevale nella riflessione del p.e., mentre quello dell’innovazione<br />

trova maggior impulso dal Consi<strong>gli</strong>o e dalla Commissione.<br />

La <strong>per</strong>cezione <strong>di</strong> un quadro in profonda trasformazione, e l’adesione ad<br />

una filosofia ‘innovatrice’ (nel senso richiamato all’inizio) hanno condotto<br />

alla maturazione <strong>di</strong> proposte <strong>di</strong> riflessione sulle possibilità offerte dalle nuove<br />

tecnologie nella <strong>di</strong>ffusione e nella <strong>di</strong>stribuzione della conoscenza 7 . Sotto la<br />

pressione del mercato, il rapporto <strong>fra</strong> ‘traduzione in <strong>di</strong>gitale’ e ‘<strong>di</strong>stribuzione’<br />

è <strong>di</strong>ventato oggetto <strong>di</strong> un acceso <strong>di</strong>battito, destinato a restare tale a lungo.<br />

Gli e<strong>di</strong>tori e le istituzioni guardano al mondo <strong>di</strong>gitale come canale <strong>di</strong>stributivo<br />

che offre straor<strong>di</strong>narie opportunità <strong>di</strong> marketing e <strong>di</strong>ffusione dei prodotti<br />

e<strong>di</strong>toriali grazie all’integrazione <strong>di</strong>gitale dei me<strong>di</strong>a, dalla tv al cellulare 8 . L’e<strong>di</strong>toria<br />

commerciale a finalità scientifica si è attrezzata <strong>per</strong> prima in questa<br />

<strong>di</strong>rezione, dotandosi <strong>per</strong>sino <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong> valutazione e verifica della rilevanza<br />

un tempo propri delle pubbliche autorità e della comunità scientifica<br />

(si pensi all’isi Web of Science, nato <strong>per</strong> ragioni commerciali, che consente<br />

<strong>di</strong> verificare la frequenza <strong>di</strong> citazione <strong>di</strong> un testo scientifico tra le numerose<br />

riviste seguite da quel database, producendo in<strong>di</strong>ci oggi spesso impiegati alla<br />

stregua <strong>di</strong> standard <strong>di</strong> qualità scientifica) 9 .<br />

Tuttavia queste opportunità comportano dei rischi anche <strong>per</strong> <strong>gli</strong> e<strong>di</strong>tori,<br />

a causa della accessibilità e riproducibilità pressoché illimitata che induce le<br />

imprese che o<strong>per</strong>ano nella rete a chiedere <strong>di</strong>vieti e barriere contro uno dei<br />

pregi maggiori della comunicazione <strong>di</strong>gitale. Esse insistono sulla importanza<br />

della tutela del copyright <strong>per</strong> remunerare o<strong>per</strong>e che altrimenti non verrebbero<br />

prodotte 10 . Il problema <strong>per</strong> le imprese e <strong>per</strong> le istituzioni – e qui introduciamo<br />

alcuni elementi della ‘traslazione’ – è che in rete i prodotti <strong>di</strong>gitali si<br />

confondono: immagini, film, testi e documenti appaiono tutti nello stesso<br />

alfabeto e circolano su<strong>gli</strong> stessi canali, così che è <strong>di</strong>ventato <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong>stinguere<br />

il prodotto puramente commerciale da quello senza fini <strong>di</strong> lucro, il prodotto<br />

lu<strong>di</strong>co da quello culturale, ecc. In un mondo privo <strong>di</strong> regole, contano<br />

i rapporti <strong>di</strong> forza. Si spostano così i rapporti tra le imprese, con un peso<br />

prevalente delle gran<strong>di</strong> imprese industriali, cinematografiche ed e<strong>di</strong>toriali,<br />

50


La ‘traslazione’ dalla stampa al <strong>di</strong>gitale<br />

che dettano le politiche pubbliche <strong>di</strong> tutela del copyright. Se si mo<strong>di</strong>ficano i<br />

rapporti tra le imprese, altrettanto avviene tra autore ed e<strong>di</strong>tore, in quanto<br />

la normativa, specie quella italiana, tende a riconoscere all’e<strong>di</strong>tore <strong>di</strong>gitale<br />

il ruolo <strong>di</strong> autore della <strong>di</strong>gitalizzazione e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> proprietario dei <strong>di</strong>ritti<br />

commerciali dell’o<strong>per</strong>a ‘<strong>di</strong>gitale’. Le convenzioni internazionali sui brevetti<br />

ormai considerano i brevetti e i co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong>gitali come invenzioni della creatività<br />

dell’impresa, ed estendono a questi ambiti tutele della ‘creatività’ riservate un<br />

tempo alle o<strong>per</strong>e artistiche o scientifiche.<br />

Diritti d’autore, <strong>di</strong>ritti commerciali, libero accesso alla conoscenza<br />

A complicare il quadro il legislatore italiano, non volendo riconoscere il mutamento<br />

del contesto determinato dalle tecnologie <strong>di</strong>gitali, ha fatto spazio<br />

alle regole <strong>per</strong> la tutela dei <strong>di</strong>ritti commerciali dei nuovi me<strong>di</strong>a entro il vecchio<br />

or<strong>di</strong>namento sulla carta stampata e il <strong>di</strong>ritto d’autore (L. 633/1941).<br />

Dal registro dei giornali si è passati al registro delle testate <strong>di</strong>gitali, dal <strong>di</strong>vieto<br />

<strong>di</strong> stampa clandestina al <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> stampa <strong>per</strong> le testate <strong>di</strong>gitali non registrate,<br />

<strong>di</strong>menticando che un blog o un sito che fa informazione non vuole essere un<br />

‘giornale’, al massimo un volantino 11 . La riproduzione <strong>per</strong> fotocopie viene<br />

ora limitata fortemente anche <strong>per</strong> parti <strong>di</strong> o<strong>per</strong>e fuori commercio, <strong>per</strong>sino<br />

nelle biblioteche, mentre magari quelle o<strong>per</strong>e sono <strong>di</strong>sponibili gratuitamente<br />

online. Si confonde così la <strong>di</strong>stinzione tra e<strong>di</strong>tore ed autore, tra informazione<br />

giornalistica e libera espressione del pensiero, tra lucro e gratuità; e il vecchio<br />

bilanciamento dei <strong>di</strong>ritti se<strong>di</strong>mentato nella normativa precedente, pensata soprattutto<br />

<strong>per</strong> la stampa, non funziona più come dovrebbe. Anche se il <strong>di</strong>ritto<br />

morale dell’autore all’integrità della propria o<strong>per</strong>a creativa viene tutelato e<br />

riba<strong>di</strong>to, l’estensione del concetto <strong>di</strong> o<strong>per</strong>a creativa ai software comporta una<br />

sovrapposizione tra l’autore in senso proprio e il programmatore (o l’impresa)<br />

che la traduce in co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong>gitali; trasferendo all’impresa e<strong>di</strong>toriale assieme ai<br />

<strong>di</strong>ritti commerciali anche parte dei <strong>di</strong>ritti soggettivi <strong>di</strong> autore. I <strong>di</strong>ritti commerciali,<br />

così ambiti dalle aziende <strong>di</strong>scografiche e cinematografiche, con<strong>di</strong>zionano<br />

quin<strong>di</strong> ogni forma <strong>di</strong> trasmissione e produzione della conoscenza<br />

<strong>di</strong>gitale. La violazione del copyright viene ormai considerata un reato contro<br />

la proprietà e punita come reato penale.<br />

Quest’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> problemi è comune a tutti i paesi avanzati, ma ha prodotto<br />

maggiore consapevolezza ne<strong>gli</strong> Stati Uniti, dove un forte movimento<br />

d’opinione ha favorito una riflessione larga sui <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> accesso alla conoscenza<br />

(movimento <strong>per</strong> l’Open Access) e sulla <strong>di</strong>fferenza tra accesso e uso delle<br />

o<strong>per</strong>e <strong>di</strong>gitali. Ne è sorta una soluzione molto interessante <strong>per</strong> la tutela del<br />

51


Carlo Spagnolo<br />

<strong>di</strong>ritto d’autore nella <strong>di</strong>stribuzione delle o<strong>per</strong>e <strong>di</strong>gitali proposta del giurista<br />

Lawrence Lessig attraverso la creazione <strong>di</strong> una Fondazione non profit che rilascia<br />

licenze non commerciali, note come Creative Commons (c.c.). Le licenze<br />

impegnano l’utente ad un contratto scritto, seppure <strong>di</strong>gitale, che almeno in<br />

teoria potrebbe essere usato anche in tribunale e comunque mira a creare<br />

un impegno morale a fondamento <strong>di</strong> un circuito virtuoso <strong>di</strong> reciprocità. Il<br />

progetto fornisce anche dei metadati rdf/xml che descrivono la licenza e agevolano<br />

il trattamento automatico e la <strong>ricerca</strong> delle o<strong>per</strong>e concesse con licenza<br />

c.c.; viene anche fornito un Founder’s Copyright, un contratto che vorrebbe<br />

ripristinare lo spirito <strong>di</strong> tutela de<strong>gli</strong> autori proprio della normativa <strong>di</strong> origine<br />

settecentesca del copyright. Le licenze Creative Commons si rivolgono ad artisti,<br />

giornalisti, scrittori, istituzioni e, in generale, a creatori che desiderino consentire<br />

la <strong>di</strong>stribuzione e la fruizione delle proprie o<strong>per</strong>e secondo il modello<br />

<strong>di</strong> «alcuni <strong>di</strong>ritti riservati». Il titolare dei <strong>di</strong>ritti può escludere usi commerciali<br />

dell’o<strong>per</strong>a o la creazione <strong>di</strong> o<strong>per</strong>e derivate; e se sono ammesse o<strong>per</strong>e derivate,<br />

può imporre l’obbligo <strong>di</strong> rilasciarle con la stessa licenza dell’o<strong>per</strong>a originaria.<br />

Le varie combinazioni <strong>di</strong> queste scelte generano sei licenze c.c., <strong>di</strong>sponibili<br />

anche in versione italiana 12 . Esse non impe<strong>di</strong>scono, oltretutto, la <strong>di</strong>ffusione<br />

a pagamento della stessa o<strong>per</strong>a. Questa soluzione innovativa ai problemi del<br />

copyright e del <strong>di</strong>ritto d’autore stenta <strong>per</strong>ò ad affermarsi, sia <strong>per</strong>ché si in<strong>di</strong>rizza<br />

a istituzioni pubbliche che si sentono vincolate dalle legislazioni sul copyright<br />

sia <strong>per</strong>ché presuppone usi gratuiti e viene a scontrarsi con l’ambito <strong>di</strong> applicazione<br />

delle garanzie richieste dalle imprese commerciali che o<strong>per</strong>ano in rete.<br />

E tuttavia contem<strong>per</strong>are il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> proprietà intellettuale con l’accesso<br />

libero alla conoscenza è una esigenza imprescin<strong>di</strong>bile in una società governata<br />

da flussi informativi <strong>per</strong>manenti 13 . Il conflitto generato dal copyright nella<br />

limitazione della <strong>di</strong>ffusione delle conoscenze e nella riproducibilità dei documenti<br />

<strong>di</strong>gitali ha generato una lunga <strong>di</strong>scussione e prese <strong>di</strong> posizione pubbliche.<br />

La nota Dichiarazione <strong>di</strong> Berlino dell’ottobre 2003, promossa da alcune<br />

istituzioni scientifiche e università, prendeva atto della novità imposta dalle<br />

nuove tecnologie nella <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> «scientific knowledge and cultural<br />

heritage». La Dichiarazione ha impegnato i firmatari nel progetto <strong>di</strong> Open<br />

Access, ossia <strong>di</strong> libero accesso alla conoscenza, contro i rischi <strong>di</strong> appropriazione<br />

privata del sa<strong>per</strong>e attraverso i processi <strong>di</strong> <strong>di</strong>gitalizzazione e la fornitura <strong>di</strong><br />

servizi 14 .<br />

Se da quel documento emerge la piena consapevolezza dei problemi posti<br />

da internet nella <strong>di</strong>ffusione della conoscenza e nella tutela del patrimonio culturale,<br />

vi appare una considerazione quasi esclusiva <strong>di</strong> internet come canale <strong>di</strong><br />

52


La ‘traslazione’ dalla stampa al <strong>di</strong>gitale<br />

<strong>di</strong>stribuzione del sa<strong>per</strong>e, con l’attenzione sulla <strong>di</strong>stribution piuttosto che sulla<br />

produzione e trasformazione delle gerarchie della conoscenza. Una evoluzione<br />

sensibile è maturata a Padova, alla V Conferenza annuale dei firmatari del<br />

documento <strong>di</strong> Berlino, nel settembre 2007, il cui documento finale mostra<br />

uno slittamento dalla <strong>di</strong>stribution alla <strong>di</strong>ssemination della conoscenza, segnalando<br />

una maggiore attenzione all’esigenza <strong>di</strong> pratiche e politiche attive <strong>per</strong><br />

promuovere il sa<strong>per</strong>e, senza fare affidamento sulla rete come canale <strong>di</strong>stributivo<br />

neutro.<br />

Come noto, <strong>per</strong> separare il circuito commerciale da quello istituzionale<br />

della <strong>ricerca</strong>, si è affermato anche in Italia un circuito <strong>di</strong> «open Archives» <strong>per</strong><br />

il deposito e la <strong>di</strong>ffusione della <strong>ricerca</strong> in forma <strong>di</strong> pre-prints. I «repositories»,<br />

ossia <strong>archivi</strong> <strong>di</strong>gitali <strong>di</strong> deposito presso alcune Università e istituti firmatari<br />

della Dichiarazione <strong>di</strong> Berlino e <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> Padova, fungono da collettori<br />

<strong>di</strong> informazione, da luoghi <strong>di</strong> tutela dei <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> autore ma anche da vetrina<br />

elettronica dove un’istituzione universitaria espone i risultati della <strong>ricerca</strong> interna<br />

15 . Purtroppo non tutte le Università hanno <strong>gli</strong> strumenti e la sensibilità<br />

<strong>per</strong> sviluppare a fondo questa azione. Tuttavia, seppur lentamente, sembra<br />

<strong>di</strong>ffondersi la consapevolezza della necessità <strong>di</strong> un intervento istituzionale.<br />

Si segnala il Documento della Commissione Biblioteche della crui, 23 nov.<br />

2007, «Linee guida <strong>per</strong> il deposito delle tesi <strong>di</strong> dottorato ne<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> a<strong>per</strong>ti»,<br />

<strong>per</strong> il «riconoscimento delle tesi <strong>di</strong> dottorato come prodotti della <strong>ricerca</strong> a<br />

tutti <strong>gli</strong> effetti, che quin<strong>di</strong>, secondo la Dichiarazione <strong>di</strong> Berlino e le recenti<br />

raccomandazioni della Commissione Europea, dovranno essere pubblicamente<br />

accessibili» 16 .<br />

Il documento segue la circolare miur n. 1747 del 20 lu<strong>gli</strong>o 2007 sul deposito<br />

delle tesi dottorali e prevede, con una <strong>per</strong>entorietà <strong>di</strong> sapore giacobino,<br />

l’assimilazione delle tesi <strong>di</strong> dottorato ai pre-prints o a<strong>gli</strong> articoli scientifici, <strong>per</strong><br />

via della similitu<strong>di</strong>ne in<strong>di</strong>viduata dalla Commissione della crui tra le valutazioni<br />

delle commissioni <strong>di</strong> dottorato e il sistema delle peer review scientifiche.<br />

Considerando la tesi come prodotto dell’Università si giunge a prevedere<br />

l’obbligo <strong>di</strong> libera consultabilità delle tesi dottorali su formato <strong>di</strong>gitale nel<br />

regime dell’open access, grazie ad un accordo con le biblioteche nazionali <strong>di</strong><br />

Firenze e Roma, avvalendosi dell’obbligo <strong>di</strong> deposito già esistente. Si trasformerà<br />

il deposito della copia a stampa in deposito <strong>di</strong>gitale. Al neo-dottore non<br />

si chiede più il <strong>per</strong>messo <strong>per</strong> la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong>gitale, si parla invece <strong>di</strong> un obbligo<br />

generale a cui si possa fare eccezione solo <strong>per</strong> i brevetti e le o<strong>per</strong>e in corso<br />

<strong>di</strong> pubblicazione. Così si ha un obbligo generale a cui farà capo un regime <strong>di</strong><br />

eccezioni, da interpretare <strong>di</strong>screzionalmente.<br />

53


Carlo Spagnolo<br />

L’imposizione così generica potrebbe dare luogo ad abusi, in quanto in<br />

assenza <strong>di</strong> strumenti adeguati e <strong>per</strong>sonale de<strong>di</strong>cato nelle Università, la norma<br />

non offre certezze sui formati e sulle modalità <strong>di</strong> tutela del <strong>di</strong>ritto d’autore,<br />

<strong>per</strong> cui è pensabile che una tesi dottorale frutto <strong>di</strong> un plagio e composta in<br />

parte da materiali copiati dalla rete possa un domani riven<strong>di</strong>care il <strong>di</strong>ritto<br />

d’autore contro la propria fonte se questa non gode del deposito legale. Così<br />

che la richiesta crui, vuoi <strong>per</strong> le scarse risorse vuoi <strong>per</strong> le incertezze potrebbe<br />

restare nel limbo, pur in<strong>di</strong>cando una strada potenzialmente interessante <strong>per</strong><br />

ampliare il patrimonio delle conoscenze in rete. A parte ciò, il documento<br />

contiene in<strong>di</strong>cazioni importanti sull’esigenza <strong>di</strong> uniformare i metadati – ossia<br />

le informazioni che accompagnano e contestualizzano il documento <strong>di</strong>gitale<br />

– suggerendo uno schema <strong>di</strong> catalogazione a cui tutte le università dovrebbero<br />

attenersi: ma sono ‘raccomandazioni’ il cui rispetto concreto è lasciato alla<br />

buona volontà in<strong>di</strong>viduale 17 .<br />

Il ruolo delle istituzioni pubbliche<br />

Assieme a questi segnali <strong>di</strong> interesse, accompagnati da iniziative <strong>di</strong> singole istituzioni<br />

e <strong>per</strong>sone sensibili alla complessità della traslazione dell’informazione<br />

<strong>di</strong>gitale, mancano ancora in Italia istituzioni centrali tese a promuovere centri<br />

<strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento, raccolta, e tutela della conoscenza e della sua <strong>di</strong>ffusione<br />

attraverso la rete. Gli interventi legislativi si orientano alla tutela del copyright,<br />

nel mi<strong>gli</strong>ore dei casi alla salvaguar<strong>di</strong>a e alla produzione <strong>di</strong> dati, documenti<br />

e <strong>archivi</strong> <strong>di</strong>gitali. Permane una <strong>di</strong>fficoltà italiana a pensare in termini non<br />

<strong>di</strong>cotomici il problema della <strong>di</strong>ffusione della conoscenza, su<strong>per</strong>ando l’antitesi<br />

obbligo/carenza normativa e affidandosi <strong>di</strong> più a<strong>gli</strong> incentivi. Rispetto ad altri<br />

paesi, si nota l’assenza <strong>di</strong> centri <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione, <strong>di</strong> ‘portali’ umanistici col crisma<br />

dell’ufficialità, della trasparenza e della durata, che sola può garantire l’affidabilità<br />

<strong>di</strong> una informazione <strong>di</strong>gitale e soprattutto il controllo delle procedure<br />

<strong>di</strong> contestualizzazione dell’informazione, del suo essere integrata nella rete 18 .<br />

Gli esempi esistenti, pure rilevanti, restano prodotti <strong>di</strong> singole istituzioni o <strong>di</strong><br />

e<strong>di</strong>tori privati e hanno così <strong>di</strong>fficoltà a fare ‘massa critica’ nel web.<br />

L’interrogativo che pare sottostare a queste incertezze nostrane è quale bisogno<br />

ci sia <strong>di</strong> una <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>osa politica nazionale, se il mercato è così vivace e<br />

se o<strong>per</strong>atori privati, come Google, già pensano a <strong>di</strong>gitalizzare enormi quantità<br />

<strong>di</strong> libri senza costosi sostegni statali.<br />

La risposta sta nella <strong>di</strong>cotomia tra innovatori e tra<strong>di</strong>zionalisti, che <strong>per</strong>mane<br />

in assenza <strong>di</strong> politiche idonee, e nella <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> promuovere una<br />

effettiva <strong>di</strong>ffusione del patrimonio esistente e già <strong>di</strong>gitalizzato <strong>per</strong> l’assenza<br />

54


La ‘traslazione’ dalla stampa al <strong>di</strong>gitale<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>rettive <strong>per</strong> la traslazione nella rete. I libri, a parte la musica, sono tra <strong>gli</strong><br />

oggetti più venduti in rete (Amazon, ecc.), tuttavia l’e<strong>di</strong>toria elettronica è<br />

destinata a rimanere <strong>di</strong> nicchia o a crescere con grande <strong>di</strong>fficoltà <strong>per</strong> la <strong>di</strong>fficoltà<br />

de<strong>gli</strong> e<strong>di</strong>tori <strong>di</strong> costituire una massa critica adeguata in rete, dove la<br />

mancanza <strong>di</strong> centri <strong>di</strong> aggregazione dell’informazione rende opaca, <strong>di</strong>seguale<br />

e <strong>di</strong>scontinua la loro presenza.<br />

Un problema ulteriore e cruciale è costituito dalla vali<strong>di</strong>tà scientifica delle<br />

pubblicazioni online. Mancando sin qui alcune certezze <strong>di</strong> verificabilità,<br />

durata e accessibilità nel tempo, il deposito elettronico non viene ritenuto<br />

ancora sufficiente ad assicurare il riconoscimento a fini accademici e concorsuali<br />

delle pubblicazioni <strong>di</strong>gitali, limitando quin<strong>di</strong> l’interesse de<strong>gli</strong> autori a<br />

pubblicare in formato <strong>di</strong>gitale.<br />

Le pubblicazioni online hanno, tra i pregi, la facilità nella <strong>di</strong>stribuzione,<br />

il basso costo fino a volte alla gratuità, modalità flessibili <strong>di</strong> interrogazione,<br />

la possibilità <strong>di</strong> interattività tra comunità <strong>di</strong> lettori e l’autore 19 . Tra <strong>gli</strong> svantaggi<br />

c’è <strong>per</strong>ò la <strong>fra</strong>gilità intrinseca dei supporti e dei software, la loro rapida<br />

obsolescenza tecnologica e la necessità <strong>di</strong> dotazioni tecnologiche e <strong>per</strong>sonale<br />

altamente specializzato e aggiornato che alzano i costi fissi.<br />

Il problema dei <strong>di</strong>ritti d’autore rientra tra <strong>gli</strong> aspetti delicati dell’e<strong>di</strong>toria<br />

<strong>di</strong>gitale. Da un lato esiste la possibilità <strong>di</strong> tutelare me<strong>gli</strong>o che in passato il <strong>di</strong>ritto<br />

d’autore grazie a formati come il pdf, largamente adottato da<strong>gli</strong> e<strong>di</strong>tori,<br />

che <strong>per</strong>mette una certa stabilità e protezione crittografata del testo, il che ha<br />

facilitato il cosiddetto print on demand, ossia la stampa <strong>di</strong> tirature limitate <strong>di</strong><br />

un libro, e un ritorno alla separazione tra il <strong>di</strong>ritto morale <strong>di</strong> autore e i <strong>di</strong>ritti<br />

commerciali <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione. D’altro canto si innestano problemi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti<br />

commerciali non esigibili sulla riproduzione della singola copia, e la <strong>di</strong>fficoltà<br />

<strong>per</strong> l’autore <strong>di</strong> liberarsi dal rapporto con un e<strong>di</strong>tore che non si impegni alla<br />

<strong>di</strong>ffusione dell’o<strong>per</strong>a. Mentre in passato la sospensione <strong>di</strong> una e<strong>di</strong>zione <strong>per</strong><br />

un triennio dava un fondamento alla richiesta <strong>di</strong> liberazione da<strong>gli</strong> obblighi<br />

contrattuali, oggi <strong>di</strong>venta <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong>re che un libro sempre online e sempre<br />

pronto al print on demand è <strong>di</strong> fatto fuori commercio.<br />

Nonostante le potenzialità innovative dell’e<strong>di</strong>toria <strong>di</strong>gitale, si tratta <strong>di</strong> un<br />

mercato ancora poco attraente <strong>per</strong> molti autori, che magari preferiscono agire<br />

da outsider e porre a <strong>di</strong>sposizione gratuita le proprie o<strong>per</strong>e, mentre l’e<strong>di</strong>toria<br />

elettronica tende ad espandersi inglobando testi e articoli scientifici che hanno<br />

<strong>per</strong>so la tutela dei <strong>di</strong>ritti d’autore: e questa mo<strong>di</strong>fica del rapporto tra testo<br />

e accesso pone sfide nuove alle istituzioni deputate alla conservazione e alla<br />

<strong>di</strong>ffusione del patrimonio <strong>archivi</strong>stico e librario 20 .<br />

55


Carlo Spagnolo<br />

Per una politica della <strong>di</strong>gitalizzazione della conoscenza, le istituzioni pubbliche<br />

avrebbero da assolvere funzioni molto complesse, quali la <strong>ricerca</strong> e<br />

promozione de<strong>gli</strong> standard, la validazione delle procedure, la verifica dei metadati,<br />

la catalogazione, la tutela della integrità dell’informazione, la garanzia<br />

della durata, della trasmissibilità e della conservazione, la certezza della possibilità<br />

<strong>di</strong> fruizione <strong>per</strong> tutti, la raccolta e accessibilità <strong>di</strong> informazioni <strong>di</strong> sintesi<br />

e orientamento <strong>per</strong> la <strong>ricerca</strong> tramite portali certificati. Collegare a queste<br />

funzioni complesse le tra<strong>di</strong>zionali iniziative e prerogative rivolte alla conservazione<br />

e fruizione <strong>di</strong> <strong>archivi</strong> e biblioteche dovrebbe essere tra <strong>gli</strong> obiettivi<br />

strategici del Ministero <strong>per</strong> i beni e le attività culturali, che potrebbe sviluppare<br />

sinergie coi Ministeri dell’Università e della Ricerca, <strong>per</strong> l’Innovazione<br />

Tecnologica, e <strong>per</strong> la Funzione pubblica.<br />

Il problema che comincia a porsi a questo livello sofisticato è che l’informazione<br />

<strong>di</strong>gitale non è sempre gestibile nel formato pdf, che si è affermato<br />

nell’e<strong>di</strong>toria privata <strong>per</strong> la ‘trasposizione’ del testo cartaceo in testo <strong>di</strong>gitale. I<br />

formati devono invece adeguarsi alle funzioni da assolvere, e rispetto a queste<br />

ultime andrebbero calibrate anche le strategie <strong>di</strong> politica culturale. Il cambio<br />

<strong>di</strong> passo imposto alle istituzioni, pur presente a molti bibliotecari e <strong>archivi</strong>sti,<br />

non è <strong>per</strong>ò ancora del tutto <strong>per</strong>cepito a livello istituzionale e politico, nonostante<br />

alcuni progetti avviati da alcuni anni in Italia 21 .<br />

Tra i numerosi progetti s<strong>per</strong>imentali, sostenuti anche dal Ministero <strong>per</strong><br />

i beni e le attività culturali, possiamo menzionare qui Signum, del centro<br />

<strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> informatica della Scuola Normale Su<strong>per</strong>iore <strong>di</strong> Pisa, , il Progetto Manuzio, che offre gratuitamente testi ma anche<br />

musica, e le attività del BAicr . Essi tendono<br />

ad affrontare con soluzioni <strong>di</strong>fferenziate i problemi della trasposizione<br />

<strong>di</strong>gitale dell’o<strong>per</strong>a a stampa o del documento <strong>archivi</strong>stico, facendosi carico<br />

in qualche caso anche della ‘traslazione’ dei documenti <strong>di</strong>gitalizzati; essi tuttavia<br />

restano in<strong>di</strong>rizzati a un pubblico <strong>di</strong> specialisti e non si preoccupano<br />

delle richieste <strong>di</strong> orientamento che nascono dalla domanda <strong>di</strong> interattività<br />

e riproducibilità del pubblico eterogeneo della rete. Più complessi i compiti<br />

assunti dalla Biblioteca Nazionale <strong>di</strong> Firenze con il deposito <strong>di</strong>gitale, <strong>di</strong> cui<br />

non possiamo qui trattare <strong>di</strong>ffusamente 22 .<br />

Nonostante i limiti inerenti ad ogni generalizzazione, nell’insieme (le imprese<br />

e) le istituzioni pubbliche italiane sembrano considerare la rete come<br />

vetrina promozionale, canale <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> informazioni nate su supporto<br />

cartaceo, piuttosto che come circuito nuovo che ridefinisce i mo<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

fruire e produrre le conoscenze, restringendo quin<strong>di</strong> spesso la loro attività alla<br />

56


La ‘traslazione’ dalla stampa al <strong>di</strong>gitale<br />

pubblicazione online <strong>di</strong> singoli volumi e testi o prodotti. Ad esempio attraverso<br />

il suo sito il miBAc ha avviato una meritevole <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> pubblicazioni<br />

delle proprie collane, proponendo una «biblioteca <strong>di</strong>gitale» all’url . Si tratta <strong>di</strong> una iniziativa davvero<br />

utile a<strong>gli</strong> stu<strong>di</strong>osi ma pensata <strong>per</strong> un pubblico già qualificato, orientata all’informazione<br />

specialistica e non alla <strong>di</strong>vulgazione. Anche <strong>per</strong> lo specialista l’<br />

organizzazione del sito non risulta sempre concepita a fondo <strong>per</strong> la rete. Il<br />

sito, così ricco <strong>di</strong> informazioni <strong>di</strong> grande rilievo, <strong>di</strong>chiara meno <strong>di</strong> quanto ci<br />

sia in realtà, dato che alcuni importanti libri sono presenti in formato <strong>di</strong>gitale<br />

nel sito sotto altre rubriche, non imme<strong>di</strong>atamente re<strong>per</strong>ibili <strong>per</strong> la limitatezza<br />

de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> navigazione, <strong>per</strong> quanto mi<strong>gli</strong>orati <strong>di</strong> recente da un motore<br />

<strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> interno; <strong>gli</strong> elenchi delle pubblicazioni sono dotati <strong>di</strong> limitati<br />

strumenti <strong>di</strong> corredo. 23<br />

Un sito istituzionale tra i più rilevanti <strong>per</strong> la <strong>ricerca</strong> storica, pur teso a mi<strong>gli</strong>orare<br />

l’interfaccia, omogeneizzare <strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> navigazione e adeguare i<br />

propri contenuti alle <strong>di</strong>namiche della rete, <strong>per</strong> le pubblicazioni online adotta<br />

pochi strumenti interattivi, né mira a stimolare la curiosità del navigatore; si<br />

rivolge invece ad un pubblico <strong>di</strong> lettori <strong>di</strong> testi a stampa. Una funzione utile<br />

<strong>per</strong> la «Rassegna de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> <strong>di</strong> Stato» e <strong>per</strong> i volumi in e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong>gitale<br />

della Direzione generale <strong>per</strong> <strong>gli</strong> Archivi sarebbe costituita dal poter accedere<br />

al singolo saggio o capitolo invece che all’intero volume, accelerando il trasferimento<br />

dei dati <strong>per</strong> chi <strong>di</strong>sponga <strong>di</strong> collegamenti lenti e <strong>di</strong> computer con<br />

memorie limitate, e agevolando la selezione dell’informazione rilevante.<br />

Nella <strong>di</strong>gitalizzazione si fa uso del formato pdf che facilita la <strong>di</strong>stribuzione<br />

ma valorizza poco le fonti e <strong>gli</strong> strumenti, rendendo scarsamente fruibile la<br />

qualità ben più elevata delle informazioni <strong>di</strong>namiche costituite da inventari,<br />

cartografie, bibliografie o testi che meriterebbero <strong>di</strong> sfruttare appieno le potenzialità<br />

<strong>di</strong> navigazione e i<strong>per</strong>testualità offerte dalla nuove tecnologie. Un<br />

inventario <strong>di</strong> un catasto potrebbe avere ben altro interesse <strong>per</strong> le comunità<br />

coinvolte, inclusi <strong>gli</strong> enti locali e le scuole, se integrato con cartografie che<br />

consentissero la navigazione e la fruizione online, senza che l’utente si ‘appropri’<br />

dell’informazione scaricandola integralmente sul proprio <strong>di</strong>sco fisso.<br />

Utile sarebbe l’integrazione coi siti <strong>di</strong> altri Ministeri, che dovrebbero essere<br />

investiti dal potenziale innovativo <strong>di</strong> quelle ricerche (si pensi alla scuola e<br />

all’università), mentre appare collaterale un’attività e<strong>di</strong>toriale che meriterebbe<br />

maggiori sviluppi.<br />

Non sappiamo quanto giochi in queste scelte il problema essenziale dei<br />

costi, che <strong>per</strong> un bilancio risicato come quello del Ministero <strong>per</strong> i beni cul-<br />

57


Carlo Spagnolo<br />

turali sarebbero magari incisivi in caso <strong>di</strong> adozione <strong>di</strong> formati più sofisticati<br />

come l’xml, ormai affermatosi come standard nell’e<strong>di</strong>zione critica dei testi<br />

e impiegato dal progetto Signum. Pare tuttavia <strong>di</strong> poter <strong>di</strong>re che a fronte <strong>di</strong><br />

un impegno lodevole ci sia bisogno <strong>di</strong> ulteriore attenzione ai problemi del<br />

<strong>di</strong>ritto d’autore, in quanto il pdf non offre tutte le garanzie auspicabili a<strong>gli</strong><br />

autori e allo stesso Ministero. La <strong>di</strong>sponibilità del testo <strong>di</strong>gitale gratuito, infatti,<br />

non impegna in alcun modo l’utente né chiarisce a quali fini ed entro<br />

quali limiti temporali se ne consenta l’uso. Si presuppone che quella copia<br />

non sia riproducibile né <strong>di</strong>vulgabile, ma ristretta all’uso <strong>per</strong>sonale. Tranne in<br />

caso <strong>di</strong> esplicita autorizzazione da parte de<strong>gli</strong> autori, non è nemmeno detto<br />

che il Ministero sia titolare del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong>gitale <strong>di</strong> testi <strong>di</strong> cui<br />

abitualmente l’e<strong>di</strong>tore detiene il copyright <strong>per</strong> la sola stampa. Si può presumere<br />

che prevalga, ai sensi della Direttiva ue, il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> comunicazione <strong>per</strong><br />

fini non commerciali, ma non è detto che esso valga <strong>per</strong> un uso indefinito.<br />

Mettendo online il testo <strong>di</strong>gitale, il Ministero deroga non solo alle restrizioni<br />

sui <strong>di</strong>ritti commerciali <strong>di</strong> cui è titolare ma alle tutele morali <strong>per</strong> <strong>gli</strong> autori che<br />

potrebbero un domani essere danneggiati da usi impropri (plagio, ven<strong>di</strong>ta a<br />

pagamento) delle loro o<strong>per</strong>e o parti <strong>di</strong> esse. Sarebbe auspicabile che tutte le<br />

istituzioni pubbliche che volessero promuovere gratuitamente la <strong>di</strong>ffusione<br />

<strong>di</strong> loro pubblicazioni, anche in formati standard sul tipo del pdf, o dell’odT,<br />

sentiti <strong>gli</strong> autori adottassero le licenze Creative Commons <strong>per</strong> la <strong>di</strong>stribuzione<br />

gratuita, riservando a sé e a<strong>gli</strong> autori alcuni <strong>di</strong>ritti essenziali e magari imponendo<br />

usi non <strong>di</strong>scriminatori o non offensivi dei materiali. Solo così si<br />

darebbero certezze giuri<strong>di</strong>che alla fruibilità del materiale <strong>di</strong>gitale e alla tutela<br />

dei <strong>di</strong>ritti de<strong>gli</strong> autori.<br />

In conclusione, non si può che auspicare che le istituzioni pubbliche assumano<br />

piena consapevolezza del ruolo insostituibile <strong>di</strong> orientamento che possono<br />

svolgere, non soltanto nella gestione della ‘trasposizione <strong>di</strong>gitale’ quanto<br />

nella più rilevante ‘traslazione nel <strong>di</strong>gitale’.<br />

1 U. Eco, From Internet to Gutenberg, relazione all’Italian Academy for Advanced Stu<strong>di</strong>es in<br />

America, 12 November 1996: .<br />

2 Id., Apocalittici e integrati, Milano 1965 (con rie<strong>di</strong>zioni e ristampe al 2005).<br />

3 Distinguiamo qui il copyright, ossia la tutela dei <strong>di</strong>ritti patrimoniali e commerciali, me<strong>gli</strong>o<br />

<strong>di</strong>sciplinata dalla tra<strong>di</strong>zione anglo-americana, dal <strong>di</strong>ritto morale alla paternità e all’integrità<br />

dell’o<strong>per</strong>a che è l’essenza del <strong>di</strong>ritto d’autore della tra<strong>di</strong>zione legislativa italiana e continentale. Tale<br />

<strong>di</strong>stinzione, sempre più sfumata a partire da<strong>gli</strong> anni novanta, viene messa qui in rilievo solo laddove<br />

davvero necessario. Ci scusiamo con i lettori se a volte le due espressioni sono usate come sinonimi.<br />

58


La ‘traslazione’ dalla stampa al <strong>di</strong>gitale<br />

4 R. Castells, Galassia Internet, Milano 2002.<br />

5 I soggetti titolari del copyright non sono più i soli autori, ma anche <strong>gli</strong> esecutori (musicisti,<br />

ecc.) e i produttori (»<strong>di</strong> fonogrammi» <strong>per</strong> la riproduzione fonografica; «delle prime fissazioni delle<br />

pellicole» <strong>per</strong> la cinematografia); nonché <strong>gli</strong> «organismi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione ra<strong>di</strong>otelevisiva, <strong>per</strong> quanto<br />

riguarda la fissazione delle loro trasmissioni». Senza voler to<strong>gli</strong>ere nulla all’importanza della figure<br />

menzionate, questa estensione del <strong>di</strong>ritto d’autore può penalizzare la posizione dei veri e propri<br />

autori o compositori, sottraendo loro il potere <strong>di</strong> controllo sulla riproduzione e <strong>di</strong>ffusione dell’o<strong>per</strong>a.<br />

6 A causa della trasformazione della nozione <strong>di</strong> autore si oscilla nella letteratura giuri<strong>di</strong>ca<br />

tra chi <strong>di</strong>fende il corpus mysticum della creazione intellettuale, cercando <strong>di</strong> incanalare le norme<br />

sul <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> autore nell’alveo del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> proprietà, e chi pensa <strong>di</strong> esaurire il problema<br />

<strong>di</strong>fendendo «l’esemplare», invece dell’»o<strong>per</strong>a». Cfr. R. Romano, L’o<strong>per</strong>a e l’esemplare nel <strong>di</strong>ritto<br />

della proprietà intellettuale, Padova 2001, pp. 1-6; L. Chimienti, Lineamenti del nuovo <strong>di</strong>ritto<br />

d’autore: <strong>di</strong>rettive comunitarie e normativa interna, Milano 2002 5 .<br />

7 M. Santoro, A metà del guado. Riflessioni in controluce <strong>fra</strong> cartaceo e <strong>di</strong>gitale, «Biblioteche<br />

oggi», XVIII/2 (2000), pp. 84-96: .<br />

8 Cfr. R. Cesana, E<strong>di</strong>tori e librai nell’era <strong>di</strong>gitale. Dalla <strong>di</strong>stribuzione tra<strong>di</strong>zionale al<br />

commercio elettronico, Milano 2002.<br />

9 M. Santoro, Pubblicazioni cartacee e pubblicazioni <strong>di</strong>gitali: quale futuro <strong>per</strong> la<br />

comunicazione scientifica?, «Memoria e <strong>ricerca</strong>», n.s., 8 (2001), pp. 207-218: . I link citati in<br />

questo saggio, salvo <strong>di</strong>versa in<strong>di</strong>cazione, risultano attivi al 31.12.2010.<br />

10 Per un’accurata esposizione <strong>di</strong> queste posizioni si veda il portale della World Intellectual<br />

Pro<strong>per</strong>ty organisation .<br />

11 L. 18 agosto 2000, n. 248, Nuove norme in materia <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto d’autore, g.u. 4 settembre<br />

2000, n. 206. Ve<strong>di</strong> anche d.l. 9 aprile 2003, n. 68, Attuazione della <strong>di</strong>rettiva 2001/29/<br />

ce sull’armonizzazione <strong>di</strong> taluni aspetti del <strong>di</strong>ritto d’autore e dei <strong>di</strong>ritti connessi nella società<br />

dell’informazione, g.u. 14 aprile 2003, n. 87, suppl. ord. n. 61.<br />

12 Il sito italiano della Fondazione è all’url . Molto<br />

chiarificatrice è la sezione delle fAq.<br />

13 S. Vitali, Passato <strong>di</strong>gitale. Le fonti dello storico nell’era del computer, Milano 2004,<br />

pp. 154-155.<br />

14 La Dichiarazione <strong>di</strong> Berlino, del 22 ottobre 2003, è accessibile all’url .<br />

15 Si veda ad esempio il sito dell’Università de<strong>gli</strong> stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Palermo .<br />

16 Cfr. crui, Linee guida <strong>per</strong> il deposito delle tesi <strong>di</strong> dottorato ne<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> a<strong>per</strong>ti, nov. 2007:<br />

; crui, Gruppo <strong>di</strong> lavoro open Access, Tesi<br />

<strong>di</strong> dottorato e <strong>di</strong>ritto d’autore: .<br />

17 Va precisato che <strong>per</strong> il deposito legale delle tesi dottorali le Biblioteche nazionali<br />

richiedono il formato pdf/A, o quello pdf, che offrono buone garanzie <strong>di</strong> stabilità e<br />

integrità, ma il <strong>di</strong>ritto d’autore non viene esaurito da quella tutela. Per un aggiornamento<br />

sull’attuazione del progetto v. M. Vignocchi, G. Bergamin, R. Messuti, Tesi <strong>di</strong> dottorato: stato<br />

dell’arte, iniziative in corso, scenari possibili, «Bibliotime», XIII/3 (novembre 2010): .<br />

59


Carlo Spagnolo<br />

18 Per qualche esempio internazionale <strong>di</strong> portale si veda ABu - la Bibliothèque Universelle:<br />

; Center for History and New Me<strong>di</strong>a, George Mason University:<br />

; Zentrales Verzeichnis Digitalisierter Drucke: ; Intute (già noto come Humbul): .<br />

19 Roberto Di Quirico, La rivoluzione informatica e le nuove frontiere dell’e<strong>di</strong>toria<br />

accademica, Convegno sissco Linguaggi e siti: la storia online, Firenze, 6-7 aprile 2000,<br />

accessibile all’url .<br />

20 A. De Robbio, Gutenberg on demand, relazione al XLVII Congresso nazionale AiB Print<br />

on Demand: una nuova frontiera <strong>per</strong> e<strong>di</strong>tori e biblioteche?, Roma, 26 ottobre 2000: . Una risposta pubblica alle ambizioni<br />

private <strong>di</strong> Google Books è nel progetto dplA (Digital Public Library of America), coor<strong>di</strong>nato<br />

da R. Darnton.<br />

21 A. M. Tammaro, La comunicazione scientifica e il ruolo delle biblioteche, «Biblioteche<br />

oggi», 17/8 (1999), pp. 78-82.<br />

22 L’obiettivo del progetto, curato dalla Fondazione Rinascimento Digitale, dalla<br />

Biblioteca Nazionale Centrale <strong>di</strong> Firenze e dalla Biblioteca Nazionale Centrale <strong>di</strong> Roma, è la<br />

creazione <strong>di</strong> un sistema <strong>per</strong> la conservazione <strong>per</strong>manente dei documenti elettronici pubblicati<br />

in Italia e <strong>di</strong>ffusi tramite rete informatica, in attuazione della normativa sul deposito legale dei<br />

«documenti <strong>di</strong> interesse culturale destinati all’uso pubblico» (l. 106/2004, d.p.r. 252/2006).<br />

Attraverso il deposito legale si acquisiscono certezze sulla conservazione, l’integrità dei dati<br />

e la titolarità del <strong>di</strong>ritto d’autore, e proprio <strong>per</strong>ciò si tratta <strong>di</strong> un servizio molto delicato<br />

e complesso. Alla complessità <strong>per</strong>ò non corrispondono almeno da quanto noto adeguati<br />

investimenti e forse questa è una delle ragioni <strong>per</strong> cui al momento il servizio risulta ristretto<br />

alle tesi dottorali, limitandone quin<strong>di</strong> le enormi potenzialità. Cfr. la scheda all’url .<br />

23 Per chiarire il tipo <strong>di</strong> problemi a cui si fa riferimento, può servire una piccola es<strong>per</strong>ienza,<br />

fatta alla vigilia del convegno <strong>di</strong> Treviso nel 2008 e oggi non più attuale. All’epoca la <strong>ricerca</strong><br />

tramite Google deludeva chi, credendo <strong>di</strong> ricevere una copia della Guida alle fonti <strong>per</strong> la<br />

storia dei movimenti dal 1966 al 1978, curata dalla Fondazione Basso, si trovava poi davanti<br />

il solo sommario in pdf , e ciò non <strong>per</strong>ché il testo non fosse <strong>di</strong>sponibile, ma solo <strong>per</strong>ché il<br />

primo era più in alto nelle graduatorie <strong>di</strong> Google, mentre le due varianti (sommario e testo<br />

completo) non erano <strong>di</strong>stinguibili né gerarchizzate nel sito del miBAc, che oltretutto rinviava<br />

a sua volta al sito della Fondazione Basso, così che al navigatore era <strong>di</strong>fficile re<strong>per</strong>ire il testo<br />

vero e proprio. Avvertiti dell’esigenza <strong>di</strong> un costante mi<strong>gli</strong>oramento del servizio, i responsabili<br />

del sito hanno nel <strong>fra</strong>ttempo incluso un motore <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> Google interno al sito, che agevola<br />

la <strong>ricerca</strong>.<br />

60


Federico Valacchi<br />

A CACCIA DI DESCRIZIoNI ARCHIVISTICHE NEL WEB *<br />

Verso una nuova ‘evangelizzazione’ <strong>archivi</strong>stica?<br />

Gli strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> <strong>archivi</strong>stici, in<strong>di</strong>pendentemente dalla loro tipologia e<br />

dalle loro caratteristiche specifiche, sono innanzitutto strumenti <strong>di</strong> comunicazione.<br />

A prescindere da ogni valutazione <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne metodologico il lavoro<br />

sotteso alla loro complessa elaborazione è ‘filosoficamente’ finalizzato a sostenere<br />

e agevolare l’in<strong>di</strong>viduazione e la comprensione del materiale documentario<br />

conservato ne<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>. Produrre uno strumento <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> significa<br />

quin<strong>di</strong> in prima battuta risolvere un calcolo complesso che deve tener conto<br />

della peculiarità de<strong>gli</strong> oggetti della descrizione e al tempo stesso delle esigenze<br />

<strong>di</strong> utenti non sempre e non necessariamente consapevoli <strong>di</strong> tale complessità.<br />

Ma significa anche porsi il problema della sua effettiva fruibilità, in termini<br />

<strong>di</strong> visibilità, re<strong>per</strong>ibilità e usabilità. In questo senso lo strumento <strong>di</strong> comunicazione<br />

<strong>per</strong> eccellenza che nella <strong>di</strong>mensione contemporanea è il web <strong>di</strong>viene<br />

assolutamente funzionale a garantire un’efficace circolazione dell’informazione<br />

<strong>archivi</strong>stica co<strong>di</strong>ficata <strong>di</strong> cui <strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> sono portatori. La<br />

rete sembra insomma l’habitat naturale e <strong>per</strong> certi versi inelu<strong>di</strong>bile <strong>per</strong> <strong>gli</strong><br />

strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> <strong>archivi</strong>stici e rappresenta un’opportunità strategica <strong>per</strong><br />

ovviare a quei deficit comunicativi che, in senso ampio, hanno da sempre<br />

penalizzato il lavoro <strong>archivi</strong>stico.<br />

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il processo <strong>di</strong> delocalizzazione<br />

<strong>di</strong>gitale de<strong>gli</strong> strumenti non penalizza ma anzi incentiva la frequentazione<br />

fisica de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> 1 , conferendo loro una visibilità ed una familiarità <strong>di</strong><br />

cui non hanno forse mai goduto, malgrado i gran<strong>di</strong> sforzi <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione da<br />

sempre sostenuti da<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>sti 2 . Soprattutto in un contesto come quello<br />

italiano dove, <strong>per</strong> una serie <strong>di</strong> motivi, la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> fonti primarie in<br />

rete è ancora limitata, il web non è una tecnologia che allontana <strong>gli</strong> utenti<br />

da<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> reali, ma anzi incoraggia a frequentarli 3 , almeno quando è alimentato<br />

da oculate politiche culturali, attente non tanto a<strong>gli</strong> effetti speciali<br />

ma ad una capillare restituzione online <strong>di</strong> quelle vere e proprie password <strong>di</strong><br />

accesso ai fon<strong>di</strong> <strong>archivi</strong>stici che sono <strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>. In<strong>di</strong>pendente-<br />

61


Federico Valacchi<br />

mente dal web, la possibilità <strong>di</strong> ‘frequentare’ <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> è infatti da sempre<br />

legata alla <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> strumenti che ne descrivano i fon<strong>di</strong> or<strong>di</strong>nati. A<br />

questo riguardo magari si potrà e forse si dovrà iniziare a <strong>di</strong>scutere sul significato<br />

che nel contesto <strong>di</strong>gitale possa assumere l’allocuzione ‘strumento<br />

<strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>’, ampliandone tipologie e finalità rispetto ai para<strong>di</strong>gmi cui siamo<br />

abituati a fare riferimento. In questa <strong>di</strong>rezione, infatti, la contaminazione<br />

<strong>di</strong>gitale interferisce proficuamente sulla metodologia <strong>archivi</strong>stica consolidata,<br />

almeno <strong>per</strong> quanto riguarda le strategie e le tecniche <strong>di</strong> comunicazione<br />

che qui ci interessano in maniera particolare. Chiunque abbia provato a<br />

illustrare ad utenti non specializzati (siano essi <strong>ricerca</strong>tori <strong>di</strong> qualsiasi profilo<br />

o studenti) il complesso sistema <strong>di</strong> relazioni che costituisce l’essenza <strong>di</strong> un<br />

fondo <strong>archivi</strong>stico muovendo da una sua rappresentazione cartacea non potrà<br />

nascondere il sollievo provato a svolgere lo stesso compito appoggiandosi<br />

su una restituzione <strong>di</strong>gitale e, <strong>per</strong> certi versi, tri<strong>di</strong>mensionale, dello strumento<br />

descrittivo capace <strong>di</strong> rendere imme<strong>di</strong>atamente <strong>per</strong>cepibile la profon<strong>di</strong>tà<br />

strutturale e il potenziale informativo delle relazioni tra <strong>gli</strong> oggetti della descrizione.<br />

A prescindere da ogni altra considerazione resta comunque il fatto che<br />

senza adeguati strumenti descrittivi <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> rimangono conglomerati <strong>di</strong><br />

informazioni inanimate e <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile utilizzazione, qualunque sia l’uso che <strong>di</strong><br />

queste informazioni si vorrà fare. Considerazione questa che ci rimanda ad<br />

un altro assunto fondamentale ma talvolta <strong>di</strong>menticato, soprattutto in una<br />

fase in cui la comunità <strong>archivi</strong>stica si sta definitivamente convertendo (non<br />

senza <strong>gli</strong> eccessi del caso) alla religione <strong>di</strong>gitale: la necessità <strong>di</strong> descrivere <strong>gli</strong><br />

<strong>archivi</strong> nella loro fisicità, in<strong>di</strong>pendentemente dai mezzi impiegati. Il <strong>di</strong>gitale<br />

nelle sue molteplici declinazioni è solo un veicolo più potente, non una scorciatoia.<br />

Quin<strong>di</strong> dall’esigenza con<strong>di</strong>visa e assai con<strong>di</strong>visibile <strong>di</strong> <strong>di</strong>gitalizzare <strong>gli</strong><br />

strumenti (e magari anche le carte cui essi fanno riferimento) deve scaturire<br />

anche l’opportunità <strong>di</strong> dare nuovo impulso alle descrizioni <strong>archivi</strong>stiche <strong>di</strong><br />

ciò che ancora giace sostanzialmente ignoto e inutilizzato nei depositi.<br />

Lo conferma ad esempio, e guardando a<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> da una prospettiva<br />

‘ra<strong>di</strong>calmente’ <strong>di</strong>gitale, Lisa Spiro quando scrive «Libraries, archives, and<br />

cultural institutions hold millions of items that have never been adequately described.<br />

These items are all but unknown to, and unused by, the scholars those<br />

organizations aim to serve (...). Reducing archival backlogs and exposing oncehidden<br />

collections will likely require that archives revamp their workflows, but<br />

software can play a role in making archives more efficient and their collections<br />

more visible» 4 . Ma, come sappiamo, non ci sarebbe bisogno <strong>di</strong> andare fuori<br />

62


A caccia <strong>di</strong> descrizioni <strong>archivi</strong>stiche nel web<br />

dai confini nazionali <strong>per</strong> rendersi conto <strong>di</strong> quanti fon<strong>di</strong> a noi molto più<br />

vicini siano ancora in attesa <strong>di</strong> adeguate descrizioni e <strong>di</strong> altrettanto adeguati<br />

strumenti <strong>di</strong> accesso.<br />

La scelta <strong>di</strong>gitale e telematica genera insomma almeno due opportunità:<br />

recu<strong>per</strong>are il pregresso descrittivo (che è comunque imponente), contribuendo<br />

a dar<strong>gli</strong> maggiore visibilità, e incentivare descrizioni e rior<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> quanto è<br />

ancora ‘nascosto’ nei <strong>di</strong>versi depositi.<br />

Sullo sfondo appare poi una ulteriore opportunità: l’occasione che la riflessione<br />

sulla trasposizione online <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> <strong>archivi</strong>stici offre <strong>per</strong><br />

iniziare a ragionare su quelli che potrebbero essere <strong>gli</strong> strumenti del futuro,<br />

<strong>gli</strong> ‘inventari’ de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> informatici o almeno <strong>di</strong> quella parte <strong>di</strong> <strong>archivi</strong><br />

informatici che riusciremo a conservare nel tempo. Un tema quest’ultimo<br />

<strong>di</strong> grande interesse e complessità intorno al quale con ogni probabilità si<br />

dovrà ridefinire gran parte del baga<strong>gli</strong>o tecnico e culturale della <strong>di</strong>sciplina<br />

<strong>archivi</strong>stica, con conseguenze che al momento forse non sappiamo neppure<br />

immaginare. Quello che in questa prospettiva sembra già emergere al riguardo<br />

è una ridefinizione dei concetti e dei meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> accesso e <strong>ricerca</strong>, che finirà<br />

inevitabilmente con l’impattare sui tempi, le strategie e <strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> consultazione<br />

de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> in senso ampio.<br />

In questa sede converrà <strong>per</strong>ò limitarsi al terreno meno cedevole <strong>di</strong> quelli<br />

che sono stati fino ad oggi <strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> <strong>archivi</strong>stici, con la consapevolezza<br />

che comunque, almeno nel me<strong>di</strong>o <strong>per</strong>iodo, rimarranno questi <strong>gli</strong><br />

oggetti del contendere.<br />

Nell’ambito dei processi <strong>di</strong> descrizione <strong>archivi</strong>stica la <strong>di</strong>mensione comunicativa<br />

cui alludevamo all’inizio è stata a suo tempo enfatizzata dalla <strong>di</strong>ffusione<br />

de<strong>gli</strong> standard <strong>di</strong> descrizione e assume un rilievo ancora maggiore, e verrebbe<br />

da <strong>di</strong>re decisivo, quando si parla <strong>di</strong> descrizioni <strong>archivi</strong>stiche sul web e della<br />

loro rappresentazione 5 . Il passaggio delle descrizioni al <strong>di</strong>gitale infatti non è<br />

automatico ma impone tutta una serie <strong>di</strong> riflessioni <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne <strong>archivi</strong>stico,<br />

tecnologico, progettuale e culturale. Intanto vanno tenute presenti le forti<br />

e <strong>di</strong>versificate peculiarità della tra<strong>di</strong>zione descrittiva, che si traducono nella<br />

eterogeneità de<strong>gli</strong> strumenti e dei modelli <strong>di</strong> rappresentazione generati nel<br />

tempo e nello spazio, quasi sempre senza prestare troppa attenzione ad una<br />

visione d’insieme. La tra<strong>di</strong>zione descrittiva italiana, <strong>per</strong> quanto non siano<br />

mancati in passato tentativi <strong>di</strong> sintesi anche <strong>di</strong> un certo interesse 6 , si è infatti<br />

avvicinata solo <strong>di</strong> recente al concetto <strong>di</strong> costruzione <strong>di</strong> quel fin<strong>di</strong>ng aids system<br />

che sembra uno dei contributi più significativi che scaturisce da una valutazione<br />

attenta delle linee guida icA <strong>per</strong> la normalizzazione de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong><br />

63


Federico Valacchi<br />

<strong>ricerca</strong> 7 . Come si legge nell’introduzione <strong>di</strong> Francesca Ricci alla traduzione<br />

italiana del documento, infatti, «uno de<strong>gli</strong> aspetti innovativi delle Guidelines<br />

è l’affermazione del concetto <strong>di</strong> fin<strong>di</strong>ng aids system, cioè della realizzazione <strong>di</strong><br />

sistemi in cui ogni strumento (dalle tra<strong>di</strong>zionali descrizioni <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> alle liste<br />

d’autorità, <strong>gli</strong> in<strong>di</strong>ci, i tesauri, ecc.) sia progettato in raccordo con <strong>gli</strong> altri così<br />

da completarsi, accrescersi e supportarsi reciprocamente, al fine <strong>di</strong> rendere<br />

completamente accessibili in tutti i loro detta<strong>gli</strong> e tutti i loro aspetti, i fon<strong>di</strong><br />

conservati» 8 .<br />

Storicamente invece il concetto <strong>di</strong> strumento <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> <strong>archivi</strong>stico e in<br />

particolare quello <strong>di</strong> inventario nascono, si sviluppano e si <strong>per</strong>fezionano in un<br />

contesto culturale e all’interno <strong>di</strong> modelli <strong>di</strong> comunicazione che non conoscono<br />

le potenzialità integrative e le urgenze comunicative che sono tipiche<br />

<strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> approccio e risultano enfatizzate dalla rete, privilegiando<br />

piuttosto approcci fortemente legati allo specifico sostrato <strong>archivi</strong>stico e istituzionale<br />

<strong>di</strong> riferimento. L’intenso <strong>di</strong>battito del secolo scorso, incar<strong>di</strong>nato<br />

intorno alle denominazioni, alle finalità, alla struttura e alla definizione dei<br />

contenuti informativi sta lì a <strong>di</strong>mostrarcelo e ad imporci un’attenta riflessione<br />

in merito quando si valutino le modalità <strong>di</strong> una restituzione web dei ‘vecchi’<br />

strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> che non sacrifichi queste peculiarità (che costituiscono<br />

esse stesse valore informativo) al nuovo format comunicativo.<br />

Su un altro versante sta invece la constatazione che internet e il web, in<strong>di</strong>pendentemente<br />

da<strong>gli</strong> specifici domini cui si applicano, sono governati da<br />

co<strong>di</strong>ci comunicativi altrettanto peculiari, che influenzano inevitabilmente i<br />

modelli <strong>di</strong> trasmissione dei contenuti informativi che essi veicolano.<br />

Stando al nostro tema, quin<strong>di</strong>, non è esattamente la stessa cosa pensare<br />

ad un inventario cartaceo in una sala <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o o alla sua trasposizione in rete<br />

ma, al tempo stesso l’inventario online, soprattutto se frutto <strong>di</strong> una trasposizione,<br />

non deve <strong>di</strong>menticare la sua origine culturale e scientifica. I contenuti<br />

informativi possono essere in ultima analisi <strong>gli</strong> stessi ma cambiano – anche<br />

in ragione dei profili culturali de<strong>gli</strong> utenti – le strategie <strong>di</strong> interrogazione e<br />

lettura, si mo<strong>di</strong>ficano i tempi, crescono le aspettative.<br />

Detto questo bisogna anche sottolineare come, ovviamente, la rete, intesa<br />

come ambiente <strong>di</strong> pubblicazione e consultazione <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>, sia<br />

solo uno dei ‘luoghi’ della comunicazione <strong>archivi</strong>stica, <strong>per</strong> quanto conosca<br />

una sempre più massiccia frequentazione. Gran parte della <strong>ricerca</strong> <strong>archivi</strong>stica<br />

continua infatti a svilupparsi nelle se<strong>di</strong> fisiche che le sono più consuete,<br />

supportata da strumenti altrettanto ‘fisici’ e consueti. Quando ci affacciamo<br />

– anche con entusiasmo – alle opportunità del web non dobbiamo <strong>di</strong>menti-<br />

64


A caccia <strong>di</strong> descrizioni <strong>archivi</strong>stiche nel web<br />

care questo dato quantitativo. Allo stato attuale il <strong>di</strong>gitale (se mi si <strong>per</strong>mette<br />

il gioco <strong>di</strong> parole) è davvero il <strong>di</strong>to, mentre il sistema conservativo nel suo<br />

complesso continua ad essere la luna e bisogna assolutamente evitare <strong>di</strong> cadere<br />

nelle conseguenze del paradosso.<br />

Un’ultima considerazione introduttiva va riservata infine alle ragioni <strong>per</strong><br />

le quali è comunque auspicabile un uso massiccio del web <strong>per</strong> la <strong>di</strong>sseminazione<br />

<strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>. Diciamo subito al riguardo che il caso italiano è<br />

stato a lungo contrad<strong>di</strong>stinto da una scarsa <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> efficaci strumenti<br />

<strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> online. Da un po’ <strong>di</strong> tempo a questa parte, <strong>per</strong>ò, sembrano essere<br />

cadute le ultime barriere che separavano il mondo del web dalla comunicazione<br />

<strong>archivi</strong>stica e, come tenteremo <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare nelle prossime pagine, si<br />

è registrata una crescente (seppur in termini assoluti ancora non del tutto<br />

sod<strong>di</strong>sfacente) offerta <strong>di</strong> inventari sul web. Il futuro della comunicazione <strong>archivi</strong>stica<br />

si avvia insomma a <strong>di</strong>venire sempre più massicciamente <strong>di</strong>gitale e<br />

questo non può che far piacere a quanti sostengono l’ineluttabilità <strong>di</strong> questa<br />

scelta da tempi non sospetti. A patto <strong>per</strong>ò che non ci si limiti a seguire in<br />

maniera pressappochistica una moda e che il trasferimento <strong>di</strong> risorse sul web<br />

avvenga in maniera organica, equilibrata e nel rispetto <strong>di</strong> principi qualitativi<br />

e non solo quantitativi. Come più volte sottolineato il web è uno strumento<br />

<strong>di</strong> eccezionale rilevanza <strong>per</strong> la <strong>di</strong>ffusione dei valori <strong>archivi</strong>stici ma la sua<br />

utilizzazione impone programmazione e capacità <strong>di</strong> valutare uno sviluppo<br />

organico e sostenibile dell’offerta. Tornando allora alla domanda che ci ponevamo<br />

sopra, la prima giustificazione dell’uso <strong>di</strong> applicazioni web nel nostro<br />

contesto risiede proprio nell’opportunità <strong>di</strong> amplificazione della visibilità che<br />

la rete, quando sia utilizzata correttamente, garantisce. E non c’è dubbio che<br />

<strong>di</strong> visibilità <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> e <strong>gli</strong> istituti culturali in genere in questa congiuntura<br />

(caratterizzata da modelli che tendono ad espungere determinati valori in<br />

quanto poco comprensibili dai più se non comunicati in maniera adeguata)<br />

abbiano un grande bisogno.<br />

Ma soprattutto se guar<strong>di</strong>amo un po’ più da vicino i sistemi <strong>archivi</strong>stici <strong>di</strong><br />

paesi <strong>di</strong>versi dall’Italia ci accorgiamo che garantire un accesso più rapido ed<br />

efficace ai fon<strong>di</strong> <strong>archivi</strong>stici non è la sola ragione <strong>per</strong> cui è davvero importante<br />

ricorrere al web. La ragione più profonda è con ogni probabilità il tentativo<br />

(i cui esiti sono tutti da verificare) <strong>di</strong> su<strong>per</strong>are una crisi che la comunità <strong>archivi</strong>stica,<br />

al <strong>di</strong> là dei proclami, sta attraversando e non certo a causa della<br />

<strong>di</strong>ffusione del <strong>di</strong>gitale. Basta uscire da<strong>gli</strong> elitari club <strong>archivi</strong>stici nei quali ci<br />

incontriamo <strong>per</strong> <strong>per</strong>cepirla. Se si sposta l’occhio da qualche inevitabile eccellenza<br />

(e anche in quei casi il confronto con il passato potrebbe rivelarsi<br />

65


Federico Valacchi<br />

impietoso) il panorama è fatto <strong>di</strong> sale <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o poco frequentate 9 , <strong>di</strong> rarefazione<br />

<strong>di</strong> interesse, <strong>di</strong> progressivo affievolimento <strong>di</strong> quel modello culturale<br />

che in passato ha garantito a<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> nel loro complesso, tra luci e ombre,<br />

una sostanziale <strong>di</strong>gnità. Ecco allora che il web può <strong>di</strong>ventare strumento <strong>di</strong><br />

inversione <strong>di</strong> tendenza e supporto ad una nuova e quanto mai necessaria<br />

‘evangelizzazione <strong>archivi</strong>stica’.<br />

Ma <strong>per</strong> garantire il conseguimento <strong>di</strong> questo obiettivo non ci si può limitare<br />

alla generazione e alla implementazione <strong>di</strong> sistemi anche estremamente<br />

raffinati <strong>di</strong> restituzione de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>. occorre alzare il tiro e<br />

subor<strong>di</strong>nare l’immissione delle <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> strumenti alla possibilità<br />

concreta <strong>di</strong> far compiere uno scatto decisivo al meccanismo. Le descrizioni<br />

<strong>archivi</strong>stiche e le eventuali riproduzioni <strong>di</strong>gitali dei documenti che esse raccontano<br />

devono servire a costruire <strong>per</strong>corsi tematici, <strong>di</strong>dattici, comunicativi<br />

in senso ampio. Capaci <strong>di</strong> attrarre <strong>gli</strong> utenti (tutti <strong>gli</strong> utenti possibili), suscitando<br />

il loro interesse e generando curiosità destinate altrimenti a restare sopite.<br />

Tramite il web, insomma, si potrebbe tentare <strong>di</strong> spingere i nostri <strong>archivi</strong><br />

‘incontro’ e non ‘contro’ al mondo 10 .<br />

Le tipologie de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> tra analogico e <strong>di</strong>gitale<br />

Sulla natura, le tipologie, le finalità e le denominazioni de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong><br />

accesso come è noto l’<strong>archivi</strong>stica si è interrogata a lungo 11 . A più riprese si è<br />

tornati sulla questione, sia dal punto <strong>di</strong> vista concettuale e metodologico che<br />

da quello che potremmo definire applicativo. Sotto questo punto <strong>di</strong> vista la<br />

tra<strong>di</strong>zione descrittiva italiana, <strong>per</strong> quanto articolata, è solida e circostanziata<br />

e può fare affidamento su altrettanto soli<strong>di</strong> e circostanziati punti <strong>di</strong> riferimento<br />

12 . Al tempo stesso il panorama italiano è caratterizzato da una forte<br />

eterogeneità dei modelli descrittivi, naturale conseguenza della specificità<br />

istituzionale e <strong>archivi</strong>stica dei contesti <strong>di</strong> produzione cui alludevamo sopra.<br />

Quin<strong>di</strong>, a fronte <strong>di</strong> una sostanziale univocità nel metodo (con le sfumature e<br />

<strong>gli</strong> aggiustamenti succedutisi nel tempo) si è registrata una maggiore libertà<br />

nei modelli comunicativi, con<strong>di</strong>zionati da fattori <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso or<strong>di</strong>ne. Il portato<br />

reale <strong>di</strong> questo intenso lavorio descrittivo è rappresentato da una considerevole<br />

mole <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong> accesso a<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>, da quelli <strong>di</strong> qualità e analiticità<br />

più elevata, che corrispondono in pieno al concetto <strong>di</strong> inventario <strong>archivi</strong>stico,<br />

a quelli più parziali o approssimativi (sostanzialmente descrizioni <strong>di</strong> porzioni<br />

<strong>di</strong> fon<strong>di</strong> 13 o elenchi che in qualche caso tendono ad ‘usurpare’ la denominazione<br />

<strong>di</strong> inventario), passando <strong>per</strong> la grande fami<strong>gli</strong>a delle guide, nelle loro<br />

<strong>di</strong>verse applicazioni istituzionali e tematiche.<br />

66


A caccia <strong>di</strong> descrizioni <strong>archivi</strong>stiche nel web<br />

Nella loro eterogeneità tipologica, qualitativa e quantitativa questi strumenti<br />

costituiscono il cuore dell’informazione <strong>archivi</strong>stica, <strong>gli</strong> oggetti più<br />

ambiti da quanti svolgono o vorrebbero svolgere le loro ricerche ne<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>.<br />

Allo stesso tempo essi rappresentano un capace serbatoio da cui attingere le<br />

risorse da trasferire sul web, il cosiddetto ‘pregresso’ che descrive una mole<br />

davvero significativa <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> <strong>archivi</strong>stici, allo stato attuale solo in parte in<strong>di</strong>viduabili<br />

compiutamente attraverso il web.<br />

Nella maggior parte dei casi questi strumenti sono cartacei, prodotti<br />

all’interno <strong>di</strong> un intervallo cronologico molto ampio, talvolta manoscritti,<br />

talvolta dattiloscritti, talvolta stampati ma <strong>di</strong>sponibili anche come file <strong>di</strong> word<br />

processor, talvolta infine pubblicati a stampa.<br />

In misura crescente esistono poi banche dati <strong>di</strong> descrizioni <strong>archivi</strong>stiche<br />

che a loro volta possono aver generato elenchi, guide o inventari destinati alla<br />

consultazione cartacea ovvero possono essere interrogate ricorrendo a <strong>di</strong>verse<br />

tipologie <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> restituzione <strong>di</strong>gitale. Nel caso in cui le banche dati siano<br />

state esportate in formati <strong>per</strong> la stampa si rientra sostanzialmente nella fattispecie<br />

de<strong>gli</strong> strumenti analogici e i problemi maggiori sono quelli <strong>di</strong> eventuali<br />

successivi aggiornamenti della banca dati che imporranno (o che dovrebbero<br />

imporre) l’inevitabile allineamento del prodotto cartaceo. Nel caso invece in<br />

cui le banche dati non prevedano output cartacei ma siano gestite, utilizzate<br />

e conservate solo in ambiente <strong>di</strong>gitale la principale preoccupazione è innanzitutto<br />

quella <strong>di</strong> garantire a questi oggetti un’adeguata conservazione e un’attenta<br />

gestione. Questo non solo <strong>per</strong> ovvie ragioni <strong>di</strong> obsolescenza ma anche<br />

<strong>per</strong> la tendenza piuttosto <strong>di</strong>ffusa a rimaneggiare, ritoccare e in definitiva non<br />

stabilizzare le banche dati, con il risultato talvolta <strong>di</strong> <strong>di</strong>sallinearle rispetto alla<br />

realtà de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> che descrivono.<br />

Va tenuto presente al riguardo che nella fase attuale gran parte dei lavori<br />

<strong>di</strong> censimento e rior<strong>di</strong>no si sviluppa utilizzando software <strong>di</strong> descrizione 14<br />

il cui prodotto finale è proprio una banca dati del genere cui alludevamo<br />

sopra. Quando <strong>gli</strong> interventi si <strong>di</strong>spieghino in seno a progetti che tengano<br />

conto delle problematiche <strong>di</strong> aggiornamento e conservazione delle banche<br />

dati, l’uso dei software <strong>di</strong> descrizioni ha ricadute <strong>di</strong> decisiva importanza ed è<br />

assolutamente funzionale ad una più semplice e imme<strong>di</strong>ata veicolazione dei<br />

risultati del processo <strong>di</strong> descrizione tramite il web. Quando invece il controllo<br />

sistematico sulle banche dati prodotte è più debole, i rischi reali <strong>di</strong> <strong>di</strong>s<strong>per</strong>sione<br />

o <strong>di</strong> cattiva gestione devono sempre essere messi in conto.<br />

Altro aspetto <strong>di</strong> carattere ancora più generale è quello relativo alle modalità<br />

secondo le quali i lavori, soprattutto nell’universo de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> vigilati,<br />

67


Federico Valacchi<br />

vengono affidati e condotti 15 . Il controllo delle Soprintendenze – allo stato<br />

attuale importante e forse unica garanzia <strong>di</strong> qualità complessiva – ha efficacia<br />

variabile in relazione ai contesti <strong>di</strong> riferimento, mentre sono sempre possibili<br />

casi <strong>di</strong> sovrapposizione nelle modalità <strong>di</strong> affidamento, organizzazione e<br />

gestione dei singoli interventi. La maggiore preoccupazione riguarda que<strong>gli</strong><br />

interventi che in qualche modo possono sfuggire al monitoraggio qualitativo<br />

istituzionale o non vi sono subor<strong>di</strong>nati con il necessario vigore. C’è da augurarsi<br />

quin<strong>di</strong> che cresca ulteriormente la cultura della con<strong>di</strong>visione de<strong>gli</strong> obiettivi<br />

e il rispetto – laddove esistano – delle linee guida emanate dall’Amministrazione<br />

tramite le Soprintendenze 16 . Con ogni probabilità, anzi, proprio<br />

nella <strong>di</strong>namica situazione attuale un compito precipuo dell’amministrazione<br />

<strong>archivi</strong>stica dovrebbe essere quello della pubblicazione <strong>di</strong> circostanziati (e <strong>di</strong>ffusi)<br />

criteri qualitativi sulle modalità complessive <strong>di</strong> organizzazione e gestione<br />

de<strong>gli</strong> interventi, cui magari subor<strong>di</strong>nare anche eventuali finanziamenti. Di<br />

fatto questo avviene <strong>per</strong>ò solo in alcune realtà, mentre in molti casi le in<strong>di</strong>cazioni<br />

sono assai meno solide e affidabili. La carenza <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento oltre<br />

che sulla qualità si riflette poi anche sulle modalità <strong>di</strong> restituzione dei prodotti,<br />

incoraggiando <strong>per</strong> certi versi il proliferare <strong>di</strong> ambienti e strumenti non <strong>di</strong><br />

rado in competizione tra loro.<br />

Fin qui ci siamo preoccupati <strong>di</strong> dar conto del passato, del presente (e in<br />

qualche misura anche del futuro) de<strong>gli</strong> strumenti <strong>archivi</strong>stici che potremmo<br />

definire ‘consolidati’. Resta invece da aggiungere qualcosa su<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong><br />

<strong>ricerca</strong> fi<strong>gli</strong> della crescente <strong>di</strong>sponibilità tecnologica e telematica in particolare.<br />

In questa <strong>di</strong>rezione si possono in<strong>di</strong>viduare due categorie essenziali e <strong>per</strong><br />

certi versi complementari: i siti web <strong>archivi</strong>stici e i sistemi informativi <strong>archivi</strong>stici.<br />

Nel primo caso è chiaro che <strong>per</strong> un sito web la definizione <strong>di</strong> strumento <strong>di</strong><br />

<strong>ricerca</strong> <strong>archivi</strong>stico è sostanzialmente impropria, almeno alla luce dei canoni<br />

secondo i quali questa espressione è stata tra<strong>di</strong>zionalmente (e correttamente)<br />

recepita. Il sito web <strong>archivi</strong>stico è infatti un collettore <strong>di</strong> informazioni più o<br />

meno strutturate, finalizzate alla comunicazione <strong>archivi</strong>stica anche <strong>di</strong> alto<br />

livello scientifico e solo in questo senso <strong>di</strong>viene uno strumento <strong>di</strong> accesso e<br />

valorizzazione, soprattutto quando i suoi contenuti siano costruiti in maniera<br />

organica a sostegno e nel rispetto delle molteplici esigenze de<strong>gli</strong> utenti. Diverso<br />

il caso dei sistemi informativi <strong>archivi</strong>stici che, nelle loro articolate declinazioni<br />

(geografiche, tematiche, tipologiche), rappresentano in tutto e <strong>per</strong><br />

tutto nuovi strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>, <strong>per</strong> certi versi assimilabili alle tra<strong>di</strong>zionali<br />

guide ma nella sostanza assolutamente innovativi. è poi forse il caso <strong>di</strong> notare<br />

68


A caccia <strong>di</strong> descrizioni <strong>archivi</strong>stiche nel web<br />

come accanto a sistemi informativi che potremmo definire ‘puri’ ne esistano<br />

altri (in particolare certi tipi <strong>di</strong> sistemi tematici) che combinano le funzionalità<br />

tra<strong>di</strong>zionali de<strong>gli</strong> strumenti <strong>archivi</strong>stici, cioè quelli <strong>di</strong> rappresentazione<br />

esterna <strong>di</strong> oggetti cui il <strong>ricerca</strong>tore poi arriverà con altri mezzi e in altri luoghi,<br />

con quelle innovative rese possibili proprio dall’uso del <strong>di</strong>gitale, a partire dalla<br />

riproduzione de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> analitici e, soprattutto, de<strong>gli</strong> oggetti<br />

descritti. La costituzione <strong>di</strong> vere e proprie <strong>di</strong>gital library <strong>archivi</strong>stiche rappresenta<br />

del resto un’esigenza avvertita come prioritaria da buona parte della<br />

comunità de<strong>gli</strong> utenti e a cui si dovrà tentare <strong>di</strong> dare risposta nel prossimo<br />

futuro, sia pure nella consapevolezza delle complessità che la <strong>di</strong>gitalizzazione<br />

<strong>di</strong> fonti <strong>archivi</strong>stiche porta con sé.<br />

La qualità e la quantità de<strong>gli</strong> inventari online<br />

Fatte queste premesse si dovrà passare ora a valutare cosa effettivamente of<strong>fra</strong><br />

il web <strong>archivi</strong>stico italiano in termini <strong>di</strong> inventari <strong>archivi</strong>stici. Diciamo me<strong>gli</strong>o<br />

che principale oggetto della nostra indagine saranno tutti <strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong><br />

descrizione che, sia pure secondo modelli piuttosto <strong>di</strong>versificati, si spingono<br />

in verticale attraverso la struttura dei fon<strong>di</strong> fino ad in<strong>di</strong>viduare le singole unità<br />

<strong>archivi</strong>stiche. Naturalmente al riguardo non ci interessano tanto i numeri<br />

puntuali (anche se ne daremo qualcuno), inevitabilmente destinati a mo<strong>di</strong>ficarsi<br />

con cadenza quasi quoti<strong>di</strong>ana e altrettanto inevitabilmente sfuggenti,<br />

quanto le tendenze <strong>di</strong> cui questi numeri sono in<strong>di</strong>catori, soprattutto rispetto<br />

al recente passato. Quin<strong>di</strong> nessuna pretesa <strong>di</strong> esaustività in merito ai dati e<br />

alle multiformi tipologie dell’offerta web ma, piuttosto, il tentativo <strong>di</strong> comprendere<br />

in che misura e secondo quali modalità <strong>gli</strong> inventari <strong>archivi</strong>stici,<br />

insieme ad altri strumenti <strong>di</strong> accesso analitici, si stiano <strong>di</strong>ffondendo sul web.<br />

Da un punto <strong>di</strong> vista quantitativo i dati che emergono dalla <strong>ricerca</strong> sono<br />

incoraggianti e sembrano confermare, soprattutto se li si confronta con quelli<br />

del recente passato, un trend decisamente orientato alla crescita. Ciò che<br />

invece lascia ancora a desiderare, malgrado il problema sia stato in<strong>di</strong>viduato<br />

ormai da tempo e nessuno più lo ignori, è il livello <strong>di</strong> visibilità e <strong>di</strong> integrazione<br />

delle singole componenti informative in un sistema complessivo. Se<br />

guar<strong>di</strong>amo a<strong>gli</strong> inventari e non ci limitiamo alle descrizioni dei livelli alti, alla<br />

gran mole <strong>di</strong> contenitori apparentemente <strong>di</strong>sponibili non sembra innanzitutto<br />

corrispondere una sod<strong>di</strong>sfacente ricaduta in termini applicativi, quantitativi<br />

e qualitativi sul piano dei contenuti.<br />

Il principale problema al riguardo, anche dando <strong>per</strong> accettabile il dato<br />

quantitativo, è appunto quello <strong>di</strong> garantire visibilità e re<strong>per</strong>ibilità a<strong>gli</strong> inven-<br />

69


Federico Valacchi<br />

tari <strong>di</strong>sseminati sul web. All’interno <strong>di</strong> un modello conservativo come quello<br />

italiano, tenacemente fedele al policentrismo della conservazione, l’unica<br />

garanzia in questo senso sembra risiedere nell’efficacia dell’interazione tra le<br />

risorse locali o tematiche e quelle centrali cui spetta il ruolo <strong>di</strong> conferire <strong>per</strong><br />

quanto possibile omogeneità ad un quadro decisamente articolato. Come<br />

cercheremo <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare nelle pagine seguenti la capacità che i <strong>di</strong>versi sistemi<br />

hanno <strong>di</strong> vedersi e <strong>di</strong> coo<strong>per</strong>are riveste un ruolo decisivo <strong>per</strong> rispondere<br />

in maniera efficace alle richieste de<strong>gli</strong> utenti. E questo non solo e non<br />

tanto <strong>per</strong>ché può agevolare e semplificare la re<strong>per</strong>ibilità dei contenuti in<strong>di</strong>pendentemente<br />

dalle strategie <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>, quanto <strong>per</strong>ché una pubblicazione<br />

controllata da un’efficace coor<strong>di</strong>namento redazionale e basata su adeguate<br />

linee guida garantisce un elemento assolutamente essenziale come la qualità<br />

dei dati. A questo riguardo occorre tornare a riba<strong>di</strong>re l’importanza dell’interazione<br />

tra sistemi centrali intesi come ambienti <strong>di</strong> raccordo, <strong>di</strong> visione <strong>di</strong><br />

insieme, e sistemi locali, intesi invece come strumenti <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento<br />

verticale e analitico. Magari cercando <strong>di</strong> evitare, nella progettazione complessiva,<br />

sovrapposizioni e fenomeni <strong>di</strong> incomunicabilità tra i <strong>di</strong>versi soggetti che<br />

o<strong>per</strong>ano su questi temi (regioni, soprintendenze, province, reti <strong>di</strong> comuni).<br />

C’è infatti motivo <strong>di</strong> ritenere che la tendenza ad una certa deregulation nella<br />

gestione delle <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> risorse web, fi<strong>gli</strong>a spesso dell’inerzia dei centri<br />

<strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento, non rappresenti solo, come pure qualcuno ritiene, una<br />

ricchezza della <strong>di</strong>versità, ma piuttosto un’ulteriore complicazione che interviene<br />

su un quadro già in sé decisamente articolato come quello de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong><br />

storici del nostro paese. Il problema non è ovviamente tecnico o tecnologico<br />

(anche se nella tecnologia stanno le soluzioni) ma, <strong>di</strong> nuovo, culturale e in<br />

questo senso l’intero<strong>per</strong>abilità deve essere tradotta in capacità <strong>di</strong> coo<strong>per</strong>azione<br />

tra le istituzioni 17 .<br />

Se si valutano questi aspetti è allora facile comprendere quanto forti siano<br />

state le aspettative suscitate dalle posizioni assunte da qualche tempo dalla<br />

Direzione generale de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> e riba<strong>di</strong>te in occasione della seconda conferenza<br />

nazionale de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> 18 . Si è imboccata con decisione la strada della<br />

coo<strong>per</strong>azione tra i <strong>di</strong>versi soggetti sotto la ban<strong>di</strong>era <strong>di</strong> uno slogan incoraggiante<br />

come «Fare sistema». La volontà <strong>di</strong> fare sistema passa inevitabilmente<br />

dalla efficace implementazione del sistema dei sistemi, cioè <strong>di</strong> quel Sistema<br />

<strong>archivi</strong>stico nazionale - sAn che è stato ufficialmente presentato a Pescara a<br />

fine <strong>di</strong>cembre 2011 19 . In questa versione <strong>di</strong> recentissima pubblicazione online<br />

il sAn sembra recepire in pieno le istanze <strong>di</strong> integrazione cui alludevamo sopra<br />

e «offre un punto <strong>di</strong> accesso alle informazioni sul patrimonio <strong>archivi</strong>stico<br />

70


A caccia <strong>di</strong> descrizioni <strong>archivi</strong>stiche nel web<br />

italiano pubblicate in web dai <strong>di</strong>versi sistemi <strong>di</strong> descrizione <strong>archivi</strong>stica che vi<br />

aderiscono». I sistemi che aderiscono al sAn e che quin<strong>di</strong> rendono <strong>di</strong>sponibili<br />

descrizioni più analitiche rispetto al materiale <strong>archivi</strong>stico sono innanzitutto<br />

quelli già da tempo costruiti dall’Amministrazione <strong>archivi</strong>stica, i gran<strong>di</strong> sistemi<br />

centrali (siAs, siusA, Sistema Guida Generale) che, ognuno con le sue<br />

caratteristiche, costituiscono in qualche modo lo scheletro dell’intero e<strong>di</strong>ficio<br />

ed un inevitabile punto <strong>di</strong> riferimento, almeno laddove il loro popolamento<br />

e la loro utilizzazione sia quantitativamente significativa 20 .<br />

A questi sistemi vanno aggiunti poi i portali tematici cui sAn de<strong>di</strong>ca una<br />

sezione apposita. La filosofia sottesa a sAn torna quin<strong>di</strong> a caricare <strong>di</strong> responsabilità<br />

i singoli sistemi e non risolve né può risolvere il problema della <strong>fra</strong>mmentazione<br />

e della <strong>di</strong>sseminazione delle informazioni in ambienti e sistemi<br />

<strong>di</strong>versi. Detto questo sAn costituisce indubbiamente una risorsa <strong>di</strong> centrale<br />

importanza e <strong>di</strong> buona qualità che acquisterà sicuramente sempre maggiore<br />

rilevanza. Anche <strong>per</strong> questa ragione i sistemi centrali che aderiscono al sAn<br />

non possono quin<strong>di</strong> essere ignorati da chi progetta ‘dal basso’ e ogni ipotesi<br />

<strong>di</strong> restituzione <strong>di</strong> descrizioni <strong>archivi</strong>stiche deve o dovrebbe tenerne conto. I<br />

sistemi informativi centrali costituiscono il reticolato <strong>di</strong> riferimento <strong>per</strong> la<br />

costruzione <strong>di</strong> un modello <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> <strong>archivi</strong>stica <strong>di</strong>gitale ma, <strong>per</strong> loro natura,<br />

sod<strong>di</strong>sfano solo parzialmente le esigenze <strong>di</strong> utenti che vo<strong>gli</strong>ano entrare davvero<br />

nel merito dei contenuti informativi dei singoli fon<strong>di</strong>. Molto spesso <strong>gli</strong><br />

utenti non si accontentano infatti <strong>di</strong> una visita guidata della città/<strong>archivi</strong>o<br />

fatta rapidamente a bordo <strong>di</strong> un autobus sco<strong>per</strong>to. Vo<strong>gli</strong>ono o devono entrare<br />

e fermarsi nelle piazze più inaccessibili, ad<strong>di</strong>rittura dentro a<strong>gli</strong> e<strong>di</strong>fici. Sono<br />

necessari allora altri strumenti e <strong>per</strong> fortuna la solida tra<strong>di</strong>zione <strong>archivi</strong>stica<br />

italiana ha in molti casi già elaborato questi strumenti. L’obiettivo deve <strong>di</strong>venire<br />

quello <strong>di</strong> capire se e in che modo tali strumenti, a partire da<strong>gli</strong> inventari,<br />

possono trovar posto nei contenitori <strong>di</strong>sponibili o se e in che modo devono<br />

essere pensate risorse realmente nuove che sod<strong>di</strong>sfino questa esigenza.<br />

Sia pure in maniera <strong>di</strong>scontinua ed eterogenea le risposte a questo problema<br />

sono già state date sia sul piano teorico che su quello applicativo. Ed anzi<br />

c’è già chi si interroga su come si possa passare dalla restituzione de<strong>gli</strong> inventari<br />

ad ulteriori forme <strong>di</strong> supporto alla <strong>ricerca</strong> e alla <strong>di</strong>dattica de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong><br />

tramite il web. Non dobbiamo <strong>per</strong>ò commettere l’errore <strong>di</strong> ritenere risolto<br />

il problema solo <strong>per</strong>ché si è in<strong>di</strong>viduata, e non sempre con piena chiarezza,<br />

la formula. occorre, <strong>per</strong> arrivare alla soluzione, applicare <strong>di</strong>stesamente la<br />

formula stessa e sviluppare tutti i calcoli necessari. In altre parole, una volta<br />

assodato che il rapporto centro/<strong>per</strong>iferia è <strong>di</strong> un certo tipo, che ai sistemi<br />

71


Federico Valacchi<br />

centrali spettano innanzitutto le descrizioni dei contesti e dei livelli alti e<br />

che <strong>per</strong> quanto concerne la restituzione de<strong>gli</strong> inventari ci si deve muovere<br />

invece soprattutto a livello locale o, me<strong>gli</strong>o, all’interno dei singoli contesti<br />

<strong>di</strong> conservazione, bisogna mettersi in moto. occorrono contenuti: i sistemi<br />

informativi devono essere popolati <strong>di</strong> descrizioni <strong>archivi</strong>stiche e <strong>gli</strong> inventari<br />

devono essere pubblicati <strong>per</strong>ché a<strong>gli</strong> utenti della progettualità <strong>di</strong> spicco o<br />

della raffinata analisi metodologica alla fine non importo poi molto. A questo<br />

punto, <strong>per</strong>ò, in cerca <strong>di</strong> smentite al relativo pessimismo che traspare da<br />

queste considerazioni, an<strong>di</strong>amo in cerca proprio <strong>di</strong> contenuti. Riprendendo<br />

una metafora usata nelle pagine precedenti <strong>per</strong> fare questo cercheremo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare<br />

quali siano i luoghi in cui vivono <strong>gli</strong> inventari <strong>archivi</strong>stici sul web,<br />

ovvero, anche se non è esattamente la stessa cosa, attraverso quali <strong>per</strong>corsi sia<br />

possibile recu<strong>per</strong>arli.<br />

Coerentemente a quanto detto fin qui il punto <strong>di</strong> partenza non può essere<br />

che l’analisi <strong>di</strong> ciò che al riguardo offrono i sistemi informativi centrali,<br />

lasciando da parte la Guida Generale che non offre contenuti informativi<br />

rilevanti ai fini del nostro tipo <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>, se non laddove in<strong>di</strong>vidua l’esistenza<br />

<strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> cui <strong>per</strong>ò non è poi possibile accedere <strong>di</strong>rettamente.<br />

Cominciamo da siAs, sistema che ne<strong>gli</strong> ultimi mesi ha mandato segnali <strong>di</strong><br />

una certa vitalità puntualmente testimoniati dal sito icAr, a sua volta strumento<br />

la cui efficacia è venuta progressivamente mi<strong>gli</strong>orando. In siAs compare<br />

innanzitutto un nutrito catalogo de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> 21 che in<strong>di</strong>vidua<br />

e descrive, in un’ottica appunto catalografica, quelli <strong>di</strong>sponibili nei <strong>di</strong>versi<br />

istituti ma risulta <strong>di</strong> un’utilità relativa quando si ragioni in termini <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong><br />

online. siAs, come è noto, <strong>di</strong>spone poi <strong>di</strong> un modulo inventario 22 che consente<br />

a<strong>gli</strong> istituti <strong>di</strong> ‘trascrivere’ in formato <strong>di</strong>gitale i propri strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>.<br />

In questa forma a marzo 2011 tramite siAs sono stati pubblicati nella<br />

sezione «inventari on line» circa 400 inventari 23 da parte <strong>di</strong> 46 istituti <strong>archivi</strong>stici<br />

(44 Archivi <strong>di</strong> Stato e due sezioni). Gli strumenti che siAs restituisce<br />

sono <strong>di</strong> natura inevitabilmente piuttosto eterogenea. Questo può <strong>di</strong>pendere<br />

da molti fattori, dalla qualità de<strong>gli</strong> strumenti che si è deciso <strong>di</strong> pubblicare ai<br />

modelli descrittivi, conservativi e organizzativi tipici de<strong>gli</strong> specifici contesti<br />

geografici e <strong>archivi</strong>stici. Molti <strong>di</strong> questi strumenti fanno riferimento a fon<strong>di</strong> o<br />

a porzioni <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni relativamente contenute e in <strong>di</strong>versi casi si è<br />

privilegiato l’immissione in rete <strong>di</strong> descrizioni dei fon<strong>di</strong> <strong>di</strong>plomatici.<br />

Restando sul terreno de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato bisogna poi prendere in considerazione<br />

la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> inventari sui siti web dei singoli istituti, secondo<br />

strategie <strong>di</strong> pubblicazione piuttosto <strong>di</strong>versificate e tutto sommato rarefatte.<br />

72


A caccia <strong>di</strong> descrizioni <strong>archivi</strong>stiche nel web<br />

Necessaria premessa, senza <strong>per</strong>altro entrare nel merito <strong>di</strong> ulteriori approfon<strong>di</strong>menti,<br />

è la segnalazione <strong>di</strong> un uso del web da parte de<strong>gli</strong> istituti piuttosto<br />

<strong>di</strong>versificato e in qualche caso abbastanza estemporaneo, ancora segnato<br />

da ampie lacune e in qualche caso decisamente poco allineato a<strong>gli</strong> standard<br />

qualitativi (e normativi) cui ormai siamo abituati in altri contesti. In linea<br />

generale il web <strong>archivi</strong>stico <strong>per</strong> quanto in crescita sembra, soprattutto nel<br />

caso italiano, ancora fermo a modelli <strong>per</strong> certi versi datati o comunque molto<br />

rigi<strong>di</strong>, caratterizzati da un basso livello <strong>di</strong> interazione tra l’ambiente telematico<br />

e <strong>gli</strong> utenti. Ciò è in parte inevitabile proprio se si pensa alla natura de<strong>gli</strong><br />

strumenti <strong>di</strong> accesso e de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> cui essi si riferiscono ma, come avremo<br />

modo <strong>di</strong> vedere, esiste la possibilità <strong>di</strong> aggirare questo limite, prendendo in<br />

considerazione soluzioni che, muovendo dal patrimonio descrittivo consolidato,<br />

utilizzino le risorse <strong>di</strong>gitali <strong>per</strong> offrire a<strong>gli</strong> utenti nuovi e più <strong>di</strong>namici<br />

modelli <strong>di</strong> accesso a<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>. Probabilmente il concetto <strong>di</strong> valorizzazione,<br />

quando lo si declini in ambiente <strong>di</strong>gitale deve anch’esso essere rivisitato e<br />

modulato sulla filosofia e sulla natura del me<strong>di</strong>um utilizzato. A questo riguardo<br />

continuano ad essere emblematiche molte delle soluzioni adottate<br />

dai britannici National Archives, soluzioni che <strong>di</strong>mostrano che anche <strong>per</strong> <strong>gli</strong><br />

<strong>archivi</strong> ‘un altro web è possibile’. Mi riferisco in particolare, solo <strong>per</strong> fare de<strong>gli</strong><br />

esempi, alle sezioni «Records» 24 e «Education» 25 del vero e proprio portale<br />

<strong>archivi</strong>stico della prestigiosa istituzione culturale britannica, ricchissime <strong>di</strong><br />

risorse interattive costruite su <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> possibili utenti o, sempre<br />

in quell’ambito istituzionale, a Your archives nella cui home page si legge in<br />

maniera inequivocabile «These pages are for you to contribute your knowledge of<br />

archival sources held by The National Archives and by other archives throughout<br />

the uh» 26 , con una significativa e decisiva a<strong>per</strong>tura al web 2.0. Torniamo <strong>per</strong>ò<br />

alla realtà italiana <strong>per</strong> notare come nel complesso l’analisi <strong>di</strong> ciò che offrono i<br />

siti web de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong>a la sensazione che anche qui qualcosa davvero<br />

si stia muovendo. Segnali incoraggianti in questo senso arrivano proprio da<br />

sAn che in alcune sue sezioni si apre decisamente a queste esigenze. Alcuni<br />

siti (non molti <strong>per</strong> la verità) sono poi lì a <strong>di</strong>mostrare come il web possa andare<br />

anche oltre la restituzione de<strong>gli</strong> strumenti o <strong>di</strong> porzioni <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> documentari<br />

e possa <strong>di</strong>venire soprattutto uno strumento <strong>di</strong> valorizzazione e <strong>di</strong> supporto<br />

in senso ampio alla <strong>ricerca</strong>. Siamo ancora decisamente lontani da un uso<br />

quantitativamente e qualitativamente sod<strong>di</strong>sfacente ma, indubbiamente, elementi<br />

nuovi ci sono. Cominciamo, <strong>per</strong> quello che può valere all’interno <strong>di</strong><br />

un contesto che evolve con tanta <strong>di</strong>namicità, con qualche numero ad oggi. A<br />

pubblicare inventari sui propri siti web, in<strong>di</strong>pendentemente da siAs, sono 40<br />

73


Federico Valacchi<br />

<strong>archivi</strong> <strong>di</strong> Stato 27 . Nel complesso <strong>gli</strong> strumenti che si possono consultare in<br />

rete sono qualcosa in meno <strong>di</strong> un mi<strong>gli</strong>aio ma al riguardo bisogna precisare<br />

che una ci<strong>fra</strong> molto considerevole <strong>di</strong> essi (circa 500) è resa <strong>di</strong>sponibile dalla<br />

sola Venezia. In altri casi la presenza <strong>di</strong> inventari è invece decisamente più<br />

contenuta e si limita a pochi fon<strong>di</strong>.<br />

Altrettanto <strong>di</strong>versificate sono le scelte effettuate <strong>per</strong> la restituzione. Si può<br />

<strong>di</strong>re che tutte le soluzioni possibili sono rappresentate. Alcuni istituti scelgono<br />

il pdf (Catania, Milano, Treviso), altri optano <strong>per</strong> pagine in hTml <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>versa complessità <strong>di</strong> strutturazione e qualità <strong>di</strong> restituzione (Ancona, Prato,<br />

Firenze). In altri casi, ad esempio Siena, si adotta il modello xml/eAd. In<br />

<strong>di</strong>versi casi si assiste anche a soluzioni ibride, che combinano <strong>di</strong>versi modelli<br />

<strong>di</strong> restituzione. Non mancano neppure soluzioni che prevedono la generazione<br />

<strong>di</strong> ‘nuovi’ strumenti <strong>di</strong> accesso piuttosto che la trasposizione <strong>di</strong> vecchi<br />

inventari. Ecco quin<strong>di</strong> che ci si imbatte in <strong>di</strong>verse banche dati <strong>di</strong> descrizioni<br />

<strong>archivi</strong>stiche (Milano, Piacenza) o in sistemi informativi cui si agganciano<br />

le descrizioni delle unità (Roma, Ca<strong>gli</strong>ari). In qualche caso – e anche qui<br />

secondo soluzioni <strong>di</strong> volta in volta <strong>di</strong>verse – a<strong>gli</strong> strumenti sono associate le<br />

riproduzioni <strong>di</strong>gitali dei documenti come <strong>per</strong> esempio nel caso <strong>di</strong> Firenze, <strong>di</strong><br />

Prato (<strong>archivi</strong>o Datini 28 ) e, in misura minore, <strong>di</strong> Piacenza 29 e Trieste 30 . Ma<br />

quando parliamo <strong>di</strong> <strong>di</strong>gitalizzazione dei documenti abbiamo probabilmente<br />

già oltrepassato una frontiera. Al <strong>di</strong> là dei casi che abbiamo già citato, il ricorso<br />

alla <strong>di</strong>gitalizzazione <strong>di</strong> determinate tipologie documentarie, con una certa<br />

prevalenza, comprensibilmente, <strong>di</strong> catasti, fonti <strong>di</strong> stato civile e <strong>di</strong>plomatici,<br />

si sta <strong>di</strong>ffondendo abbastanza rapidamente. L’uso <strong>di</strong> documenti <strong>di</strong>gitalizzati,<br />

visto come strategia <strong>di</strong> valorizzazione, può essere innanzitutto finalizzato ad<br />

una consultazione sostitutiva e delocalizzata dei documenti stessi: in questo<br />

senso si hanno <strong>di</strong>gitalizzazioni integrali come nel caso del Me<strong>di</strong>ceo avanti il<br />

Principato dell’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Firenze, tanto <strong>per</strong> fare un esempio in qualche<br />

modo ormai classico 31 . In altre circostanze, tralasciando le <strong>di</strong>gitalizzazioni<br />

utilizzate semplicemente <strong>per</strong> valorizzare alcuni documenti ritenuti <strong>di</strong> particolare<br />

pregio a fini <strong>di</strong> politiche <strong>di</strong> ‘marketing <strong>archivi</strong>stico’, la riproduzione dei<br />

documenti è invece finalizzata a orientare e sostenere la <strong>ricerca</strong>, proponendo<br />

guide o <strong>per</strong>corsi tematici all’interno <strong>di</strong> determinati fon<strong>di</strong> e corredandole con<br />

exempla documentari.<br />

Questo uso del web <strong>archivi</strong>stico e della <strong>di</strong>gitalizzazione rappresenta in<br />

qualche modo (sia pure in forma ancora embrionale) il segnale del passaggio<br />

da una concezione statica del web culturale a modelli più vicini al web<br />

contemporaneo e alle soluzioni cui alludevamo sopra parlando dei National<br />

74


A caccia <strong>di</strong> descrizioni <strong>archivi</strong>stiche nel web<br />

Archives, caratterizzate da un più alto il livello <strong>di</strong> interazione tra chi eroga i<br />

servizi e chi ne fruisce 32 .<br />

Lasciando il mondo sostanzialmente circoscritto e più facilmente monitorabile<br />

de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> <strong>di</strong> Stato, occorre ora andare a verificare cosa of<strong>fra</strong> in<br />

termini <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> l’altro grande sistema centrale. siusA è un altro<br />

punto <strong>di</strong> accesso sotto molti punti <strong>di</strong> vista privilegiato, che consente <strong>di</strong> allargare<br />

l’ottica al panorama assai più articolato de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> vigilati.<br />

Come siAs anche siusA <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> un modulo catalografico che descrive<br />

<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> esistenti e, nei casi in cui sia possibile, rinvia alla consultazione<br />

dello strumento che può risiedere fisicamente nel sistema stesso<br />

ovvero, come più spesso accade, essere collocato in risorse esterne.<br />

Più recentemente è stata inoltre creata una nuova componente del sistema<br />

informativo che nel momento in cui scriviamo è ancora in qualche modo<br />

‘nascosta’ 33 . La si raggiunge infatti solo passando dalle schede descrittive de<strong>gli</strong><br />

inventari che vi sono pubblicati, ma le caratteristiche del modulo lasciano<br />

presagire che sia destinato ad ampliamenti e sviluppi futuri. Un efficace potenziamento<br />

<strong>di</strong> questa componente aggiuntiva <strong>di</strong> siusA – che contiene comunque<br />

ad oggi 190 strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> – potrebbe <strong>per</strong>ò rivelarsi <strong>di</strong> decisiva<br />

importanza in vista della definizione <strong>di</strong> progetti <strong>di</strong> pubblicazione <strong>di</strong> inventari<br />

in que<strong>gli</strong> ambiti territoriali che non hanno l’opportunità <strong>di</strong> creare sistemi<br />

autonomi.<br />

Tornando <strong>per</strong>ò a ciò che è attualmente <strong>di</strong>sponibile in siusA, il numero<br />

maggiore <strong>di</strong> inventari, <strong>per</strong> quanto <strong>per</strong>centualmente basso rispetto alla quantità<br />

<strong>di</strong> soggetti produttori e conservatori che rientrano nella sfera della vigilanza,<br />

si può recu<strong>per</strong>are passando invece dalle schede descrittive de<strong>gli</strong> strumenti<br />

<strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> che, come <strong>di</strong>cevamo, rinviano in massima parte a risorse esterne 34 .<br />

Al momento <strong>gli</strong> inventari qui descritti e resi <strong>di</strong>sponibili sono 177, solo in<br />

parte restituiti attraverso l’apposito modulo siusA.<br />

Questi numeri davvero piuttosto esigui vanno letti come provvisori e auspicabilmente<br />

in crescita e, come vedremo nelle pagine seguenti, non esauriscono<br />

(né sostanzialmente possono esaurire) la realtà delle risorse <strong>di</strong>sponibili<br />

<strong>per</strong> <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> vigilati, i cui strumenti sono presenti in misura ben più significativa<br />

anche in altri sistemi descrittivi.<br />

Il problema che si pone in prospettiva è allora sempre il solito: capire se<br />

è possibile realizzare attraverso siusA – o più verosimilmente attraverso sAn<br />

– un punto <strong>di</strong> accesso e monitoraggio <strong>di</strong> tutte le risorse ovvero se ci si deve<br />

arrendere alla deregulation e s<strong>per</strong>are – dal punto <strong>di</strong> vista dell’utente – nell’efficacia<br />

dei motori <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> generalisti. La questione non è banale <strong>per</strong>ché non<br />

75


Federico Valacchi<br />

sono banali i numeri e la complessità del quadro conservativo. Quello che è<br />

certo è che se esiste una ragionevole s<strong>per</strong>anza <strong>di</strong> tenere sotto controllo tale<br />

complessità questa risiede nella costruzione <strong>di</strong> un sistema federato <strong>di</strong> risorse<br />

locali compatibile in prima battuta con sAn ma anche inevitabilmente con<br />

siusA e/o con le sue evoluzioni. Lo <strong>di</strong>mostrano già, del resto, i casi <strong>di</strong> Lazio,<br />

Lombar<strong>di</strong>a, Umbria ed Emilia Romagna, dove una <strong>di</strong>versificata ma sostanzialmente<br />

rigorosa e attenta programmazione locale crea con<strong>di</strong>zioni assolutamente<br />

favorevoli ad un accesso più efficace a<strong>gli</strong> inventari.<br />

La costruzione <strong>di</strong> sistemi locali – a ben guardare neppure troppo <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>osa<br />

se se ne considerano le possibili ricadute positive – è quin<strong>di</strong> la prima<br />

risposta davvero sostenibile da fornire. I vantaggi <strong>di</strong> un modello <strong>di</strong> questo<br />

genere sono molteplici e non solo in termini quantitativi. L’esistenza <strong>di</strong> sistemi<br />

locali dotati <strong>di</strong> opportuni comitati scientifici e redazionali garantisce<br />

infatti non solo una maggiore visibilità a<strong>gli</strong> inventari ma anche un più alto e<br />

affidabile livello qualitativo dei dati, soprattutto in termini <strong>di</strong> manutenzione<br />

delle risorse. Lo <strong>di</strong>mostra quanto avviene con alcuni inventari descritti da siusA<br />

e pubblicati al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> sistemi <strong>archivi</strong>stici strutturati, spesso sui siti dei<br />

rispettivi soggetti produttori o conservatori. In<strong>di</strong>pendentemente dalla qualità<br />

e dalle scelte o<strong>per</strong>ate in sede <strong>di</strong> restituzione, il problema principale che si manifesta<br />

al riguardo è proprio quello del mantenimento costante dell’accessibilità<br />

della risorsa. Basta infatti che all’interno <strong>di</strong> modelli non adeguatamente<br />

monitorati e gestiti un soggetto mo<strong>di</strong>fichi qualche in<strong>di</strong>rizzo nel proprio sito<br />

ovvero che la risorsa non sia in<strong>di</strong>viduata in modo univoco <strong>per</strong> rendere irre<strong>per</strong>ibile<br />

la risorsa stessa o esporre l’utente a risultati inattesi 35 . E’ evidente<br />

che in molti casi questi problemi sono legati a banali sviste o all’inevitabile<br />

<strong>di</strong>namicità del web ma resta il fatto che si dovrebbe quanto meno tentare <strong>di</strong><br />

porvi rime<strong>di</strong>o adottando le adeguate contromisure, soprattutto a livello <strong>di</strong><br />

politiche gestionali dei gran<strong>di</strong> sistemi. In questo senso, come <strong>di</strong>cevamo, i<br />

sistemi locali/regionali offrono sicuramente le più ampie garanzie ma, poiché<br />

in molti contesti è realisticamente poco probabile che nel breve <strong>per</strong>iodo possano<br />

svilupparsi sistemi <strong>di</strong> questo tipo, il problema e le responsabilità che ne<br />

derivano tornano in qualche modo al mittente, cioè al sistema centrale 36 , al<br />

momento unica garanzia in questo senso. In prospettiva, <strong>per</strong>ciò, e contrad<strong>di</strong>cendo<br />

almeno in parte quanto appena affermato rispetto all’importanza<br />

dei sistemi locali ‘autonomi’ si potrà guardare a siusA come ad una soluzione<br />

<strong>per</strong> la pubblicazione <strong>di</strong> inventari relativi a contesti geografici (genericamente<br />

regionali) nei quali <strong>per</strong> una serie <strong>di</strong> motivi non sia possibile o consi<strong>gli</strong>abile<br />

costruire sistemi de<strong>di</strong>cati. Un esempio convincente in questo senso è quello<br />

76


A caccia <strong>di</strong> descrizioni <strong>archivi</strong>stiche nel web<br />

della Soprintendenza Archivistica <strong>per</strong> l’Emilia Romagna, su cui ci soffermeremo<br />

più avanti.<br />

Proseguendo nella valutazione dell’offerta <strong>di</strong> siusA bisogna poi segnalare<br />

l’apporto, stavolta non in<strong>di</strong>fferente, <strong>di</strong> alcuni progetti che orbitano intorno<br />

al sistema informativo delle Soprintendenze.<br />

Il progetto Ecclesiae Venetae 37 descrive fino al livello <strong>di</strong> unità 520 complessi<br />

<strong>archivi</strong>stici, <strong>per</strong> un totale <strong>di</strong> oltre 60.000 unità, utilizzando le risorse<br />

descrittive messe a <strong>di</strong>sposizione da siusA. Il progetto «Archivi <strong>di</strong> <strong>per</strong>sonalità.<br />

Censimento dei fon<strong>di</strong> toscani tra ‘800 e ‘900» 38 rende invece <strong>di</strong>sponibili 59<br />

inventari, in<strong>di</strong>viduati in questo caso in risorse esterne pubblicate in massima<br />

parte sui siti de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> storici dell’Unione 39 e dell’Istituto Vieusseux 40 . Altro<br />

progetto tematico è il «Censimento de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> inquisitoriali» 41 che <strong>per</strong>ò<br />

si ferma, coerentemente ai suoi fini, al livello <strong>di</strong> guida.<br />

Vanno infine segnalati i «<strong>per</strong>corsi tematici» che in sostanza filtrano risorse<br />

<strong>di</strong>sponibili a livello generale nel sistema sulla base appunto <strong>di</strong> istanze tematiche<br />

progettuali. A questo riguardo sono attualmente <strong>di</strong>sponibili «Gli <strong>archivi</strong><br />

dell’architettura contemporanea» 42 da cui si può accedere a un certo numero<br />

<strong>di</strong> inventari <strong>di</strong> architetti e «Carte da legare» 43 censimento de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> de<strong>gli</strong><br />

ex ospedali psichiatrici.<br />

In definitiva, quin<strong>di</strong>, siusA ha nella sua vocazione istituzionale e nei suoi<br />

recenti sviluppi buona parte dei requisiti <strong>per</strong> porsi come punto <strong>di</strong> riferimento<br />

in merito alla <strong>di</strong>sseminazione <strong>di</strong> inventari <strong>archivi</strong>stici <strong>di</strong> <strong>archivi</strong> vigilati sul<br />

web. Resta tutto sommato piuttosto basso <strong>per</strong>ò il popolamento del sistema,<br />

fatte salve alcune eccellenze, e, con ogni probabilità, restano ancora da sviluppare<br />

in pieno le politiche complessive che rendano questo tipo <strong>di</strong> risorsa<br />

pienamente funzionale anche alla <strong>di</strong>sseminazione <strong>di</strong> inventari sul web.<br />

Mano a mano che ci allontana dal centro e da sistemi <strong>archivi</strong>stici più facilmente<br />

monitorabili <strong>di</strong>venta d’altra parte sempre più complesso tentare <strong>di</strong><br />

controllare la granularità e la profon<strong>di</strong>tà del web <strong>archivi</strong>stico. Lasciando da<br />

parte a questo punto i principali punti <strong>di</strong> accesso, i sistemi informativi centrali,<br />

proviamo comunque ad avventurarci sul territorio.<br />

In questo senso si possono intanto prendere in considerazione i siti <strong>di</strong><br />

alcune Soprintendenze <strong>archivi</strong>stiche. Fino a qualche tempo fa assolutamente<br />

deficitari, oggi, almeno in alcuni casi, questi siti cominciano a svolgere un<br />

ruolo importante a sostegno dell’attività de<strong>gli</strong> uffici e, sia pure in misura <strong>di</strong>seguale,<br />

si avviano a <strong>di</strong>ventare strumenti <strong>di</strong> riferimento non solo <strong>per</strong> quanto riguarda<br />

aspetti gestionali più <strong>di</strong>rettamente collegati al profilo istituzionale ma<br />

anche <strong>per</strong> il supporto che offrono alla <strong>ricerca</strong>. Alcune Soprintendenze, infatti,<br />

77


Federico Valacchi<br />

con soluzioni e livello <strong>di</strong> detta<strong>gli</strong>o <strong>di</strong>versi, si prendono cura <strong>di</strong> fornire accesso<br />

o quanto meno visibilità ad una parte de<strong>gli</strong> inventari <strong>archivi</strong>stici <strong>di</strong>sponibili<br />

sul loro territorio <strong>di</strong> competenza. Ve<strong>di</strong>amo qualche esempio.<br />

Dal sito della Soprintendenza <strong>archivi</strong>stica <strong>per</strong> la Campania 44 , sezione<br />

«Materiali e servizi» 45 si accede a<strong>gli</strong> inventari <strong>di</strong> otto fon<strong>di</strong> <strong>archivi</strong>stici conservati<br />

presso l’<strong>archivi</strong>o storico del Banco <strong>di</strong> Napoli, all’inventario della <strong>di</strong>ocesi<br />

<strong>di</strong> Pozzuoli e ad altri tre inventari, nonché ad un elenco de<strong>gli</strong> inventari <strong>di</strong>sponibili<br />

presso la sede dell’istituto, strumento quest’ultimo non <strong>di</strong>sponibile<br />

sui siti <strong>di</strong> ogni soprintendenza e comunque <strong>di</strong> innegabile utilità ai fini <strong>di</strong> un<br />

primo orientamento.<br />

Decisamente più ambizioso il sito della Soprintendenza Emilia Romagna<br />

che si pone come strumento <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione e sintesi in relazione all’attività<br />

istituzionale ma con un’attenzione particolare alle esigenze della <strong>ricerca</strong>. Nella<br />

sezione Servizi e risorse 46 è possibile consultare «Siusa Emilia Romagna» 47<br />

l’altra applicazione tematica, o, me<strong>gli</strong>o, geografica, <strong>di</strong> siusA cui alludevamo<br />

in precedenza. Al momento in questa porzione <strong>di</strong> sistema informativo, oltre<br />

alle descrizioni dei livelli alti, ere<strong>di</strong>tati e filtrati dal siusA nazionale (e relativi<br />

a circa 900 soggetti produttori e a 211 soggetti conservatori), è possibile<br />

anche consultare le schede descrittive <strong>di</strong> sette inventari, <strong>per</strong>altro pubblicati<br />

nell’ambito del progetto iBc Archivi, <strong>di</strong> cui ci occu<strong>per</strong>emo più avanti. Il dato<br />

quantitativo rispetto a<strong>gli</strong> inventari ancora non è certamente significativo ma<br />

l’impostazione conferita al progetto e la collaborazione con iBc lasciano intravedere<br />

significativi margini <strong>di</strong> sviluppo. Altro progetto tematico sviluppato<br />

dalla Soprintendenza emiliana utilizzando la declinazione geografica e<br />

tematica del siusA centrale è Archiviamo, che descrive i fon<strong>di</strong> del territorio<br />

modenese e rende al momento <strong>di</strong>sponibili tre inventari 48 .<br />

Un’altra Soprintendenza piuttosto attiva su questo versante è quella del<br />

Lazio, che si muove sia in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> collaborazioni istituzionali, come con<br />

la Regione Lazio nel caso del progetto rinAsco 49 , sia sviluppando una propria<br />

progettualità e dandole le relativa visibilità sul web. A questa seconda categoria<br />

appartengono ad esempio <strong>gli</strong> inventari pubblicati online 50 nell’ambito<br />

del progetto «Archivi privati <strong>di</strong> architettura nel Lazio» 51 . Sempre sul sito della<br />

Soprintendenza laziale vanno poi segnalate la Guida a<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> economici<br />

<strong>di</strong> Roma e del Lazio 52 e la Guida all’<strong>archivi</strong>o cartaceo e fotografico del cai <strong>di</strong><br />

Roma 53 , cui si aggiungono infine <strong>gli</strong> elenchi de<strong>gli</strong> inventari <strong>archivi</strong> privati<br />

<strong>di</strong>sponibili presso la sede dell’ufficio.<br />

Un caso su cui ci siamo già soffermati <strong>per</strong> altri motivi è quello del Piemonte<br />

che, <strong>per</strong> quanto riguarda <strong>gli</strong> inventari, ha <strong>di</strong> recente varato il Progetto<br />

78


A caccia <strong>di</strong> descrizioni <strong>archivi</strong>stiche nel web<br />

inventari on line <strong>di</strong> cui si ha traccia nella sezione omonima del sito attraverso<br />

la quale al momento si risale ad un elenco <strong>di</strong> strumenti che non sono <strong>per</strong>ò<br />

<strong>di</strong>rettamente consultabili online 54 .<br />

Anche la Soprintendenza <strong>per</strong> la Liguria rende <strong>di</strong>sponibile un elenco de<strong>gli</strong><br />

inventari esistenti corredati da una sintetica descrizione e <strong>di</strong>visi <strong>per</strong> province<br />

55 . Da segnalare anche, <strong>per</strong> quanto <strong>di</strong>stante da<strong>gli</strong> obiettivi principali della<br />

nostra indagine, il Re<strong>per</strong>torio del patriziato genovese 56 .<br />

Una scelta più ambiziosa, almeno dal punto <strong>di</strong> vista progettuale è quella<br />

della Soprintendenza Archivistica <strong>per</strong> la Pu<strong>gli</strong>a che con il suo «sistema informativo<br />

integrato” 57 , <strong>per</strong> quanto al momento abbastanza povero <strong>di</strong> risorse effettivamente<br />

fruibili, sembra aprirsi in prospettiva ad evoluzioni interessanti<br />

in termini <strong>di</strong> pubblicazione <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> e <strong>di</strong> fonti. Sicuramente da<br />

segnalare, poi, il progetto Pergamo 58 : «Il progetto, finanziato dalla Direzione<br />

generale <strong>per</strong> <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> e realizzato dalla Soprintendenza <strong>archivi</strong>stica <strong>per</strong> la<br />

Pu<strong>gli</strong>a, d’intesa con i soggetti proprietari de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>, nasce dall’esigenza <strong>di</strong><br />

rendere fruibili a<strong>gli</strong> utenti i fon<strong>di</strong> <strong>per</strong>gamenacei, non sempre facilmente accessibili,<br />

conservati in <strong>archivi</strong> <strong>di</strong> enti ecclesiastici, in <strong>archivi</strong> <strong>di</strong> privati e in <strong>archivi</strong><br />

<strong>di</strong> enti pubblici pu<strong>gli</strong>esi». Tramite questa banca dati è possibile accedere<br />

appunto alle descrizioni e alle riproduzioni <strong>di</strong>gitali <strong>di</strong> circa 8.000 <strong>per</strong>gamene.<br />

Esaurita sia pure in maniera piuttosto sommaria l’analisi dei punti <strong>di</strong> accesso<br />

messi a <strong>di</strong>sposizione dall’Amministrazione <strong>archivi</strong>stica, converrà passare<br />

all’esame <strong>di</strong> alcuni dei principali progetti che si sviluppano su base territoriale,<br />

<strong>di</strong> solito regionale.<br />

In alcuni <strong>di</strong> questi progetti ci siamo già imbattuti valutando le risorse rese<br />

<strong>di</strong>sponibili da siusA anche <strong>per</strong>ché spesso tali progetti (e <strong>di</strong>rei sempre nei casi<br />

virtuosi) sono il frutto <strong>di</strong> una collaborazione tra Regioni e Stato (Soprintendenze)<br />

e rappresentano l’esempio concreto <strong>di</strong> una auspicabile ma non sempre<br />

realizzata integrazione tra <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> risorse descrittive. In questi<br />

casi, o almeno in alcuni <strong>di</strong> essi, esiste evidentemente il rischio già evocato <strong>di</strong><br />

sovrapposizioni con i sistemi centrali e in particolare con siusA. Quando <strong>per</strong>ò<br />

l’integrazione tra i <strong>di</strong>versi sistemi funziona la ricaduta in termini <strong>di</strong> risorse<br />

<strong>per</strong> l’utente è ricca, articolata e sod<strong>di</strong>sfacente. In qualche caso, se si abbassa<br />

il livello <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento, può invece sussistere il rischio <strong>di</strong> una sovrapposizione<br />

descrittiva e <strong>di</strong> una <strong>fra</strong>mmentazione delle informazioni e delle risorse.<br />

Ma in questa sede quello che ci interessa <strong>di</strong> più è il dato quantitativo e quin<strong>di</strong><br />

non sarà il caso <strong>di</strong> tornare su questioni già <strong>di</strong>ffusamente trattate altrove 59 . Il<br />

punto <strong>di</strong> vista da cui analizzeremo i sistemi che potremmo definire ‘regionali’<br />

è quello della effettiva <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> inventari <strong>per</strong> <strong>gli</strong> utenti.<br />

79


Federico Valacchi<br />

Iniziamo con il già citato progetto rinAsco 60 che si è posto l’obiettivo <strong>di</strong><br />

pubblicare in linea <strong>gli</strong> inventari de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> comunali del Lazio, resi <strong>di</strong>sponibili<br />

all’interno <strong>di</strong> un portale decisamente ben realizzato e ricco <strong>di</strong> risorse<br />

che contestualizzano la restituzione dei singoli strumenti anche dal punto <strong>di</strong><br />

vista tecnologico, supportando il tutto con adeguate funzionalità <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>.<br />

rinAsco consente <strong>di</strong> accedere a un numero molto considerevole <strong>di</strong> inventari<br />

dei Comuni delle cinque province laziali: le assenze sembrano davvero molto<br />

contenute.<br />

Altro progetto de<strong>di</strong>cato esclusivamente alla pubblicazione <strong>di</strong> inventari è<br />

.doc della regione Umbria 61 . Attraverso .doc ad oggi è possibile consultare<br />

<strong>gli</strong> inventari <strong>di</strong> oltre 200 fon<strong>di</strong> <strong>archivi</strong>stici, conservati in massima parte presso<br />

<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> comunali ma anche in altre istituzioni culturali umbre. Il progetto<br />

umbro in termini <strong>di</strong> restituzione si presenta <strong>per</strong> certi versi meno raffinato <strong>di</strong><br />

quello laziale ed è in parte penalizzato da funzionalità <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> non particolarmente<br />

efficaci e da <strong>per</strong>fomance non particolarmente brillanti nei tempi <strong>di</strong><br />

restituzione che sembrerebbero suggerire aggiustamenti delle soluzioni tecnologiche<br />

adottate, in modo da renderle adeguate alla quantità e alla qualità<br />

dei dati. Interessante in .doc, a conferma <strong>di</strong> quanto <strong>di</strong>cevamo nelle pagine<br />

introduttive, il processo <strong>archivi</strong>stico <strong>di</strong> revisione e messa in sicurezza <strong>di</strong> un<br />

cospicuo numero <strong>di</strong> banche dati precedentemente realizzate in Sesamo.<br />

Altro progetto importante, sia pure con caratteristiche abbastanza <strong>di</strong>verse<br />

dai precedenti, è iBc Archivi della Regione Emilia Romagna 62 . In questo caso<br />

ci troviamo <strong>di</strong> fronte ad un portale che rende <strong>di</strong>sponibili una molteplicità<br />

<strong>di</strong> risorse e che, <strong>per</strong> quanto riguarda i modelli <strong>di</strong> descrizione <strong>archivi</strong>stica, è<br />

impostato secondo logiche molto vicine a quelle <strong>di</strong> un vero e proprio sistema<br />

informativo. Per quanto ci riguarda <strong>per</strong>ò va segnalata la sezione «inventari on<br />

line» 63 , dove è possibile consultare un cospicuo numero <strong>di</strong> inventari <strong>di</strong> fon<strong>di</strong><br />

<strong>archivi</strong>stici conservati presso <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> vigilati della regione.<br />

Un progetto ‘<strong>di</strong> lungo corso’ è poi Lombar<strong>di</strong>a Beni <strong>Cultura</strong>li, che prevede<br />

una sezione Archivi storici (erede <strong>di</strong> plAin, il portale de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> lombar<strong>di</strong><br />

in internet varato nel 2002) 64 . Il portale lombardo è un ambiente <strong>di</strong> più<br />

ampio respiro, costruito anche in obbe<strong>di</strong>enza a logiche <strong>di</strong> integrazione delle<br />

descrizioni <strong>archivi</strong>stiche nel quadro del sistema complessivo dei beni culturali<br />

regionali. Il portale è ricco <strong>di</strong> informazioni e <strong>di</strong> ‘suggestioni’ e, <strong>per</strong> così<br />

<strong>di</strong>re, non pone al centro della sua attenzione <strong>gli</strong> inventari in senso stretto<br />

ma restituisce e rielabora sistemi <strong>di</strong> descrizioni <strong>archivi</strong>stiche integrandoli in<br />

<strong>per</strong>corsi tematici e geografici. Gli orizzonti si allargano alla ‘metabolizzazione’<br />

delle descrizioni in un contesto decisamente più ampio <strong>di</strong> quello strettamen-<br />

80


A caccia <strong>di</strong> descrizioni <strong>archivi</strong>stiche nel web<br />

te <strong>archivi</strong>stico. In sostanza insomma questo tipo <strong>di</strong> risorsa punta molto sui<br />

contesti e sulla loro integrazione nel quadro complessivo dei beni culturali<br />

caratterizzandosi <strong>per</strong> un forte rigore ‘filologico’ 65 .<br />

Tornando più prosaicamente a caccia <strong>di</strong> inventari o, come abbiamo più<br />

volte ripetuto, <strong>di</strong> descrizioni che penetrino fino alle unità, possiamo poi<br />

spostarci in <strong>Trentino</strong> Alto A<strong>di</strong>ge, nella Provincia autonoma <strong>di</strong> Trento, <strong>per</strong><br />

valutare un altro progetto ormai attivo da molti anni. Nel portale <strong>Trentino</strong><br />

cultura 66 trova posto la sezione de<strong>di</strong>cata a<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>, che pone in forte<br />

evidenza il tema de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>, a partire dalla <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong><br />

un elenco de<strong>gli</strong> inventari 67 da cui è possibile accedere a<strong>gli</strong> strumenti online.<br />

Sono <strong>di</strong>sponibili circa 270 ‘inventari’ che tendono a identificarsi con i<br />

soggetti conservatori e/o aggregatori dei fon<strong>di</strong> al cui interno si ‘annidano’<br />

<strong>per</strong>ò le descrizioni <strong>di</strong> un numero ben più cospicuo <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> <strong>archivi</strong>stici. Si<br />

tratta in massima parte <strong>di</strong> <strong>archivi</strong> comunali e parrocchiali. Anche nel caso<br />

trentino sono poi <strong>di</strong>sponibili riproduzioni <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> <strong>per</strong>gamenacei piuttosto<br />

consistenti (quasi 6.000 unità), come <strong>per</strong> esempio quelle che provengono<br />

da<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> <strong>di</strong> enti pubblici 68 .<br />

Altro progetto da segnalare è indubbiamente quello denominato Recu<strong>per</strong>o<br />

e <strong>di</strong>ffusione de<strong>gli</strong> inventari de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> storici comunali toscani 69 che fin dal<br />

nome tra<strong>di</strong>sce la sua vocazione, molto vicina al fulcro del nostro interesse. Il<br />

progetto dopo aver conosciuto qualche battuta d’arresto è ripartito recentemente<br />

e propone, oltre a<strong>gli</strong> inventari, molteplici chiavi <strong>di</strong> accesso all’insieme<br />

delle descrizioni <strong>archivi</strong>stiche. Al momento si pubblicano 10 inventari ma,<br />

al <strong>di</strong> là dei numeri del caso toscano sembra interessante l’approccio che, pur<br />

nel rispetto del prodotto culturale originale, sfrutta la logica del sistema informativo<br />

<strong>per</strong> descrivere come entità autonome i singoli fon<strong>di</strong> <strong>archivi</strong>stici.<br />

Nello specifico, <strong>per</strong> il momento, il progetto toscano si rivela probabilmente<br />

più interessante <strong>per</strong> il modello che propone che <strong>per</strong> il dato quantitativo ancora<br />

decisamente contenuto, soprattutto pensando alla realtà toscana, tra<strong>di</strong>zionalmente<br />

molto ricca <strong>di</strong> inventari <strong>di</strong> questa tipologia. Stupisce anzi come<br />

la Toscana che si è contrad<strong>di</strong>stinta fin da tempi ‘remoti’ <strong>per</strong> vere e proprie<br />

campagne <strong>di</strong> inventariazione de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> comunali, non sia arrivata <strong>per</strong> tempo<br />

alla pubblicazione in rete <strong>di</strong> porzioni significative <strong>di</strong> questo ricchissimo<br />

patrimonio inventariale.<br />

Altro sistema, in questo caso a trazione istituzionalmente ibrida 70 , è Meri<strong>di</strong>ana<br />

Pu<strong>gli</strong>a che nel quadro <strong>di</strong> un portale finalizzato a sostenere non solo<br />

la <strong>ricerca</strong> ma anche la <strong>di</strong>dattica e la professione, rende possibile la <strong>ricerca</strong> su<br />

alcuni inventari <strong>di</strong>gitali.<br />

81


Federico Valacchi<br />

Con Meri<strong>di</strong>ana si esaurisce la carrellata <strong>di</strong> esempi de<strong>di</strong>cata a sistemi i cui<br />

ambiti <strong>di</strong> applicazione sono delimitati da parametri sostanzialmente geografici,<br />

ma non si esauriscono certo le risorse <strong>di</strong>sponibili. Non bisogna infatti <strong>di</strong>menticare<br />

che una significativa quantità <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> <strong>di</strong> analiticità<br />

piuttosto <strong>di</strong>fferenziata è <strong>di</strong>stribuita anche in sistemi informativi che potremmo<br />

definire ‘tematici’, <strong>per</strong> molti versi più <strong>di</strong>fficili da tenere sotto controllo. A<br />

questo livello i rischi <strong>di</strong> omissione sono proporzionali all’articolazione delle<br />

risorse e alla <strong>di</strong>namicità con cui esse evolvono. Ci limiteremo <strong>per</strong>ciò a citare a<br />

titolo <strong>di</strong> esempio un solo progetto <strong>di</strong> questo tipo, <strong>per</strong>altro quantitativamente<br />

e qualitativamente importante: Archivi del Novecento. All’inizio de<strong>gli</strong> anni ‘90<br />

l’Istitituto della Enciclope<strong>di</strong>a italiana, la Fondazione Gramsci, la Fondazione<br />

Basso e l’Istituto Sturzo (cui si aggiunse ben presto la Società geografica italiana)<br />

<strong>di</strong>edero inizio ad una riflessione sul rischio paradossale che l’informatica<br />

potesse nel futuro contribuire alla <strong>fra</strong>mmentazione delle fonti piuttosto che<br />

alla facilitazione del loro re<strong>per</strong>imento, e che fosse necessario impegnarsi in un<br />

progetto unitario, una rete informatizzata <strong>di</strong> istituzioni affini con <strong>archivi</strong> che<br />

presentassero complementarità storica o omogeneità tipologica 71 . Vent’anni<br />

più tar<strong>di</strong> ad oggi sono 83 le istituzioni in rete e oltre 750 i fon<strong>di</strong> <strong>archivi</strong>stici<br />

descritti, <strong>di</strong> cui quasi 280 con inventario analitico a livello <strong>di</strong> fascicolo o <strong>di</strong><br />

documento; in alcuni casi i documenti sono interamente scansionai e fruibili<br />

on line come immagine 72 .<br />

Da questo livello in poi <strong>di</strong>venta oggettivamente molto complicato dar<br />

conto della <strong>di</strong>sseminazione <strong>di</strong> risorse descrittive sul web: ci sono quelle rese<br />

<strong>di</strong>sponibili da soggetti economici come la Guida a<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> storici della Camera<br />

<strong>di</strong> commercio 73 o i siti che danno conto <strong>di</strong> importanti <strong>archivi</strong> <strong>di</strong> impresa<br />

74 o dei fon<strong>di</strong> conservati da istituzioni culturali quali l’Istituto <strong>per</strong> la storia<br />

del movimento <strong>di</strong> liberazione in Italia 75 , l’Istituto Vieusseux 76 , l’Accademia<br />

dei Georgofili 77 e la Fondazione Feltrinelli 78 . Insomma l’elenco si comincia a<br />

fare lungo e <strong>fra</strong>mmentario così come molteplici sono le soluzioni adottate <strong>per</strong><br />

la descrizione e la restituzione.<br />

In molti <strong>di</strong> questi ambienti si manifesta tra l’altro anche una articolazione<br />

delle tipologie documentarie su cui in precedenza non ci eravamo ancora<br />

potuti soffermare. Molti <strong>di</strong> questi siti rendono infatti <strong>di</strong>sponibili descrizioni<br />

e/o riproduzioni non solo <strong>di</strong> documenti testuali ma anche <strong>di</strong> filmati, riproduzioni<br />

au<strong>di</strong>o, immagini 79 . Qui <strong>per</strong>ò converrà fermarsi, dal momento che<br />

molte <strong>di</strong> queste risorse stanno iniziando a trasformarsi esse stesse in fonti<br />

primarie o quanto meno in ambienti dove a<strong>gli</strong> utenti è possibile consultare<br />

non solo e non tanto <strong>gli</strong> strumenti <strong>per</strong> la <strong>ricerca</strong> quanto i documenti stessi,<br />

82


A caccia <strong>di</strong> descrizioni <strong>archivi</strong>stiche nel web<br />

come del resto abbiamo visto anche <strong>per</strong> alcuni <strong>archivi</strong> che potremmo definire<br />

‘tra<strong>di</strong>zionali’.<br />

Resta allora da fare solo una ulteriore precisazione, sottolineando come<br />

al <strong>di</strong> là del tentativo <strong>di</strong> sistematizzazione sviluppato in queste pagine esista<br />

una notevole mole <strong>di</strong> risorse descrittive analitiche ‘sparse sul web’, cioè nella<br />

maggior parte dei casi rintracciabili solo nei siti dei soggetti produttori o<br />

conservatori ma non inseriti in alcuna rete strutturata. In questi casi l’unica<br />

possibilità è quella <strong>di</strong> augurare buona fortuna al <strong>ricerca</strong>tore che si immerge<br />

nelle acque abbastanza agitate (ma forse neppure troppo) dei motori <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong><br />

80 .<br />

* I siti citati sono stati visti alla data del 5 giugno 2011. L’articolo riprende e sviluppa<br />

temi trattati più sinteticamente in F. Valacchi, Una panoramica su<strong>gli</strong> inventari <strong>archivi</strong>stici<br />

nel web, in corso <strong>di</strong> pubblicazione sulla rivista j-lis ().<br />

1 Su questi temi si veda I. Zanni Rosiello, Gli <strong>archivi</strong> nella società contemporanea, Bologna<br />

2009, pp. 145-173, in particolare p. 161.<br />

2 Si vedano ad esempio al riguardo le considerazioni <strong>di</strong> J. Stevenson, The online <strong>archivi</strong>st.<br />

A positive approach to the <strong>di</strong>gital information age, in What are archives?, a cura <strong>di</strong> L. Craven,<br />

Aldershot, 2008, pp. 89-106.<br />

3 In<strong>di</strong>pendentemente dall’impatto del <strong>di</strong>gitale considerazioni ancora con<strong>di</strong>visibili sul<br />

futuro de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> e de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> <strong>di</strong> Stato in particolare sono quelle <strong>di</strong> Stefano Vitali e<br />

Quale ruolo, quale pubblico, quale futuro <strong>per</strong> <strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato?, <strong>di</strong>sponibile a .<br />

4 Cfr. .<br />

5 Anche in questo senso possono essere lette le interessanti riflessioni <strong>di</strong> G. Michetti, Ma<br />

è poi tanto pacifico che l’albero rispecchi l’istituto?, «Archivi & Computer», XIX/1 (2009), pp.<br />

85-95.<br />

6 In questo senso un tentativo interessante <strong>di</strong> lettura sinottica de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong><br />

relative a<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> <strong>di</strong> Stato italiani è l’Atlante storico de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> italiani e in particolare la<br />

sua rappresentazione entro una tavola <strong>di</strong>acronica. Si veda .<br />

7 Cfr. .<br />

8 Le «Guidelines for the Preparation and Presentation of Fin<strong>di</strong>ng Aids», traduzione a cura <strong>di</strong><br />

F. Ricci, <strong>di</strong>sponibile a .<br />

9 Da non trascurare al riguardo che, sia ne<strong>gli</strong> istituti statali che in misura più accentuata<br />

ne<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> ‘locali’, l’assotti<strong>gli</strong>arsi del <strong>per</strong>sonale (quando non l’assenza totale <strong>di</strong> <strong>per</strong>sonale<br />

<strong>archivi</strong>stico) comporta una contrazione de<strong>gli</strong> orari <strong>di</strong> a<strong>per</strong>tura delle sale <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e un<br />

inevitabile progressivo deca<strong>di</strong>mento qualitativo del servizio <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione strettamente legato<br />

non tanto alla professionalità quanto al calo costante della presenza <strong>di</strong> <strong>archivi</strong>sti. Ma su questo<br />

si veda il testo <strong>di</strong> Domenica Massa<strong>fra</strong> in questo stesso volume.<br />

83


Federico Valacchi<br />

10 Un segnale in questo senso viene ad esempio dalla pubblicazione sul sito web<br />

dell’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Firenze della sezione «Archipe<strong>di</strong>a» . Su questi temi si veda anche F. Valacchi Bonaini Top’Ivio e il “gato<br />

Archivaldo”: possono <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> essere (anche) <strong>di</strong>vertenti?, «Il capitale culturale. Stu<strong>di</strong>es on the<br />

Value of <strong>Cultura</strong>l Heritage», 1 (2010), pp. 57-81, <strong>di</strong>sponibile a .<br />

11 Per una sintesi del <strong>di</strong>battito, anche in una prospettiva ‘storica’ e <strong>per</strong> uno stato dell’arte<br />

aggiornato si veda P. Carucci, M. Guercio, Manuale <strong>di</strong> <strong>archivi</strong>stica, Roma 2008, pp. 91-124.<br />

12 Al <strong>di</strong> là dei molti esempi concreti in termini <strong>di</strong> inventari pubblicati resta <strong>di</strong> sicura<br />

rilevanza in questo senso la circolare 39/1966 che fissa appunto le norme da seguire <strong>per</strong> la<br />

pubblicazione de<strong>gli</strong> inventari sia sotto il profilo dell’organizzazione della struttura che sotto<br />

quello della normalizzazione dei contenuti (cfr. Circolare Ministero dell’Interno n. 39/1966,<br />

Direzione generale de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato, Ufficio Stu<strong>di</strong> e Pubblicazioni, <strong>di</strong>sponibile a ).<br />

13 Sul livello <strong>di</strong> analiticità de<strong>gli</strong> inventari e sui parametri in base ai quali essa può variare<br />

restano valide le in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> Paola Carucci (P. Carucci, Le fonti <strong>archivi</strong>stiche. Or<strong>di</strong>namento<br />

e conservazione, Roma, 1989, in particolare alle pp. 169, 172, 193-194, riformulate più <strong>di</strong><br />

recente in Carucci, Guercio, Manuale <strong>di</strong> <strong>archivi</strong>stica, cit., pp. 104-105).<br />

14 Sempre più spesso, almeno <strong>per</strong> <strong>gli</strong> interventi <strong>di</strong> cui si ha visibilità, sono i ban<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

gara o comunque i requisiti <strong>per</strong> l’affidamento dell’incarico a richiedere esplicitamente l’uso<br />

<strong>di</strong> un software <strong>di</strong> descrizione e inventariazione. Sulle caratteristiche <strong>di</strong> questi software e più<br />

in generale sul rapporto tra informatica e <strong>archivi</strong> storici si veda tra <strong>gli</strong> altri <strong>per</strong> una visione<br />

d’insieme F. Valacchi, Archivi storici e risorse tecnologiche in M. Guercio, S. Pi<strong>gli</strong>apoco, F.<br />

Valacchi, Archivi e informatica, Lucca 2010, pp. 93-159.<br />

15 Su questi aspetti, in un’ottica impren<strong>di</strong>toriale, si veda A. Paci, Figure professionali e<br />

fisionomia del mercato del lavoro in ambito <strong>archivi</strong>stico, «Archivi & Computer» XVIII/ 2-3<br />

(2008), pp. 114-134.<br />

16 Un ottimo esempio in questo senso è quello del Piemonte (cfr. ).<br />

Da segnalare anche il sito della Soprintendenza<br />

dell’Emilia Romagna e in particolare la sezione «<strong>Strumenti</strong> <strong>per</strong>» ().<br />

17 Per con<strong>di</strong>visibili considerazioni <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne generale su questi temi si veda M. Guercio,<br />

Dalle reti virtuali <strong>di</strong> <strong>archivi</strong> alle reti istituzionali, ovvero dalle reti casuali al governo coor<strong>di</strong>nato<br />

<strong>di</strong> architetture complesse, «Archivi & Computer», XVIII/ 1 (2008), pp. 23-39. Si veda anche F.<br />

Valacchi, Problematiche descrittive e linee o<strong>per</strong>ative <strong>per</strong> la descrizione de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> in un progetto<br />

<strong>di</strong> rete, «Archivi & Computer», XVI/ 3 (2006), pp. 38-49.<br />

18 Si veda al riguardo .<br />

19 Si veda .<br />

20 Per un panorama bibliografico sui sistemi informativi si veda la bibliografia <strong>archivi</strong>stica<br />

pubblica sul sito web del Dipartimento <strong>di</strong> beni culturali dell’Università <strong>di</strong> Macerata a .<br />

84


A caccia <strong>di</strong> descrizioni <strong>archivi</strong>stiche nel web<br />

21 .<br />

22 Al riguardo si veda sias, Sistema informativo de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato, Linee guida alla<br />

descrizione e alla gestione del patrimonio documentario, volume II.1. Il modulo inventario nuova<br />

e<strong>di</strong>zione - versione software 4.0.0.2, a cura <strong>di</strong> P. Feliciati, icAr, 2006 <strong>di</strong>sponibile a . opportuno precisare che il modulo inventario <strong>di</strong> siAs, non è<br />

uno strumento da utilizzare <strong>per</strong> il rior<strong>di</strong>no ma piuttosto <strong>per</strong> la restituzione <strong>di</strong> inventari già<br />

strutturati. In questo senso fa piuttosto bene il suo lavoro e può rivelarsi decisamente utile.<br />

23 L’elenco completo è <strong>di</strong>sponibile a .<br />

24 .<br />

25 .<br />

26 .<br />

27 oltre all’Archivio Centrale dello Stato Ancona (con la sezione <strong>di</strong> Fabriano), Ascoli<br />

Piceno, Bari (con le sezioni <strong>di</strong> Barletta e Trani), Belluno, Bergamo, Biella, Ca<strong>gli</strong>ari, Caserta,<br />

Catania, Cremona, Firenze, Foggia (con la sezione <strong>di</strong> Lucera), Genova, Gorizia, Grosseto,<br />

Livorno, Lucca, Mantova, Messina, Milano, Modena, Napoli, Palermo, Parma, Piacenza,<br />

Prato, Ravenna (con la sezione <strong>di</strong> Faenza), Reggio Emilia, Rieti, Roma, Siena, Teramo,<br />

Terni, Torino, Trento, Treviso, Trieste, Venezia e Viterbo. Un utile strumento <strong>di</strong> sintesi e<br />

monitoraggio <strong>di</strong> questa realtà è costituito dalla sezione del sito icAr «Re<strong>per</strong>tori <strong>archivi</strong>stici non<br />

e<strong>di</strong>ti de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato» ()<br />

che offre una visione <strong>di</strong> insieme in merito a<strong>gli</strong><br />

strumenti pubblicati sia sui siti de<strong>gli</strong> istituti che in siAs.<br />

28 .<br />

29 .<br />

30 .<br />

31 Cfr. .<br />

32 Sui modelli <strong>di</strong> evoluzione e valutazione del web e <strong>di</strong> quello culturale in particolare<br />

nonché sul ruolo de<strong>gli</strong> utenti in questo fenomeno si veda P. Feliciati, La progettazione <strong>di</strong> risorse<br />

informative <strong>di</strong>gitali in rete centrate su<strong>gli</strong> utenti: presupposti deontologici, metodologici e qualche<br />

accenno alle tecniche <strong>di</strong> misurazione, <strong>di</strong>sponibile a .<br />

33 La sezione “Inventari on line” <strong>di</strong> cui si tratta, raggiungibile a , costituisce una componente autonoma del<br />

sistema, come si deduce anche dall’impostazione grafica rispetto a quella “Inventari on<br />

line” cui attualmente si accede dalla home page <strong>di</strong> siusA. Ma su questo si veda il saggio<br />

<strong>di</strong> Andrea Bernardo Cid<strong>di</strong>o, Gian<strong>fra</strong>nco Di Tota e Maddalena Ta<strong>gli</strong>oli in questo stesso<br />

volume.<br />

34 .<br />

35 Tra <strong>gli</strong> inventari descritti in siusA attualmente ce ne sono alcuni che incorrono in<br />

questo tipo <strong>di</strong> problema. Si citano ad esempio il caso del Comune <strong>di</strong> Pescorocchiano,<br />

<strong>per</strong>altro regolarmente <strong>di</strong>sponibile in rinAsco all’in<strong>di</strong>rizzo o quello della Diocesi <strong>di</strong><br />

Cefalù, . Gli esempi citati hanno naturalmente un valore<br />

molto relativo nella valutazione complessiva delle risorse rese <strong>di</strong>sponibili dal sistema ma<br />

85


Federico Valacchi<br />

servono soprattutto a sollevare un problema che invece è reale <strong>per</strong> un sistema importante<br />

e ambizioso come siusA.<br />

36 Il problema con le sue possibili soluzioni rientra nella vasta tematica dei <strong>per</strong>sistent<br />

identifier de<strong>gli</strong> oggetti <strong>di</strong>gitali. Al riguardo si veda ad esempio M. Sebastiani, Gli identificatori<br />

<strong>per</strong>sistenti <strong>per</strong> <strong>gli</strong> oggetti <strong>di</strong>gitali, «Digitalia», 0 (<strong>di</strong>cembre 2005), pp. 62-82, <strong>di</strong>sponibile a<br />

. Si veda anche<br />

E. Bellini, C. Cirinna, M. Lunghi (Fondazione Rinascimento Digitale), Gli identificatori<br />

<strong>per</strong>sistenti <strong>per</strong> i beni culturali, Digital Preservation Europe, Briefing Pa<strong>per</strong>, <strong>di</strong>sponibile a<br />

.<br />

37 .<br />

38 .<br />

39 . Per uno sguardo<br />

d’insieme su<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> dell’Unione si veda .<br />

40 e .<br />

41 .<br />

42 Altre<br />

risorse al riguardo sono <strong>di</strong>sponibili nel sito Archivi <strong>di</strong> architettura dello iuAv <strong>di</strong> Venezia<br />

. Su<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> <strong>di</strong> architetti si veda ora il<br />

portale <br />

43 .<br />

44 .<br />

45 .<br />

46 .<br />

47 .<br />

48 .<br />

49 Cfr. .<br />

50 .<br />

51 .<br />

52 .<br />

53 .<br />

54 .<br />

55 .<br />

56 .<br />

57 .<br />

58 .<br />

59 Per ulteriori approfon<strong>di</strong>menti al riguardo si veda F. Valacchi, Contenitori e contenuti.<br />

Ancora sull’offerta <strong>archivi</strong>stica nel web, «Archivi», IV/1 (gennaio-giugno 2008), pp. 33-72,<br />

<strong>di</strong>sponibile anche a .<br />

86


A caccia <strong>di</strong> descrizioni <strong>archivi</strong>stiche nel web<br />

60 Sintetiche informazioni sul progetto a .<br />

61 .<br />

62 .<br />

63 .<br />

64 . Si veda al riguardo M. Savoja,<br />

P. G. Weston, Progetto Lombardo Archivi in Internet - plain. Identificazione, re<strong>per</strong>imento e<br />

presentazione dei soggetti produttori e dei complessi <strong>archivi</strong>stici, in Authority Control. Definizione<br />

ed es<strong>per</strong>ienze internazionali, Atti del convegno internazionale (Firenze, 10-12 febbraio 2003),<br />

Firenze 2003, pp. 387-399, <strong>di</strong>sponibile a .<br />

65 Sul tema dell’integrazione tra risorse culturali si vedano P. G. Weston, Sistemi<br />

informativi <strong>di</strong> <strong>archivi</strong>, biblioteche, musei: prospettive <strong>di</strong> raccordo e integrazione, «Archivi»,<br />

III/1 (gennaio-giugno 2008), pp. 27-46 e M. Savoja, Intero<strong>per</strong>abilità tra sistemi informativi<br />

culturali in Lombar<strong>di</strong>a: es<strong>per</strong>ienze in corso, Intervento al convegno internazionale Standard e<br />

formati <strong>di</strong> scambio <strong>per</strong> l’intero<strong>per</strong>abilità dei sistemi <strong>archivi</strong>stici (Bologna, 8-9 maggio 2008),<br />

<strong>di</strong>sponibile a .<br />

66 .<br />

67 .<br />

68 Sul progetto «Pergamene on line» si veda .<br />

69 .<br />

70 Si veda la presentazione <strong>di</strong> Meri<strong>di</strong>ana a .<br />

71 Cfr. L. Musci, “Archivi del Novecento”. Un progetto in cammino, «Scrinia», II/2-3 (lu<strong>gli</strong>o<br />

˗ novembre 2005), pp. 173-178.<br />

72 .<br />

73 .<br />

74 Tra questi a titolo <strong>di</strong> esempio si possono citare quelli del Banco <strong>di</strong> Sardegna o <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> enel, con<br />

il progetto Enelikon . Sul progetto<br />

Enelikon si veda E. Accorinti, Archivio storico Enel: anni <strong>di</strong> luce, «<strong>Cultura</strong> e impresa» 7 (2009),<br />

<strong>di</strong>sponibile a . Per <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong><br />

<strong>di</strong> impresa, inoltre, si veda ora il portale .<br />

75 .<br />

76 Cfr. e .<br />

77 .<br />

78 . A questo riguardo si veda L. Pezzica, Gli <strong>archivi</strong> della fami<strong>gli</strong>a Feltrinelli, «<strong>Cultura</strong><br />

87


e impresa», 8 (2009), <strong>di</strong>sponibile a .<br />

79 In questo senso un esempio ‘classico’ è senza dubbio quello dell’Istituto luce .<br />

80 Un supporto in questo senso, con tutti i limiti che può presentare, può venire anche da<br />

sistemi <strong>di</strong> meta risorse come il portale <strong>archivi</strong> unesco, capace in linea <strong>di</strong> massima <strong>di</strong> filtrare<br />

su base tipologica e geografica (ma non esaustiva) le risorse <strong>di</strong>sponibili sul web: .


Antonella Mulè<br />

FRA TRADIZIoNE E INNoVAZIoNE.<br />

LE EDIZIoNI DI GUIDE E INVENTARI NELL’AMMINISTRAZIoNE<br />

DEGLI ARCHIVI DI STATo<br />

Una autorevole tra<strong>di</strong>zione<br />

Tre coppie <strong>di</strong> termini almeno in apparenza contrapposti serviranno da chiave<br />

<strong>per</strong> entrare nel tema che mi è stato proposto: tra<strong>di</strong>zione e innovazione, cartaceo<br />

e <strong>di</strong>gitale e infine una terza coppia che non anticipo, ma che chiarirò<br />

in conclusione 1 . Cercherò <strong>di</strong> analizzare in quale rapporto si ponga con questi<br />

termini l’attività e<strong>di</strong>toriale dell’Amministrazione <strong>archivi</strong>stica, a partire dalla<br />

mia <strong>per</strong>sonale es<strong>per</strong>ienza lavorativa, in gran parte svolta all’interno del settore<br />

pubblicazioni e ne<strong>gli</strong> ultimi anni de<strong>di</strong>cata, oltre che all’e<strong>di</strong>toria cartacea, anche<br />

a quella <strong>di</strong>gitale 2 .<br />

La pubblicazione <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> – guide e inventari in primo<br />

luogo – costituisce la punta <strong>di</strong> <strong>di</strong>amante dell’attività e<strong>di</strong>toriale dell’Amministrazione<br />

<strong>archivi</strong>stica, attività istituzionale che ha avuto inizio nel 1951<br />

con il primo volume della collana delle Pubblicazioni de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato,<br />

l’inventario <strong>di</strong> un fondo prestigioso: l’Archivio me<strong>di</strong>ceo del Principato, conservato<br />

nell’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Firenze 3 .<br />

Nel 1983 il fusto iniziale si è poi ramificato in cinque collane: <strong>Strumenti</strong>,<br />

che ha proseguito la numerazione iniziale ed è arrivato oggi al volume 189;<br />

Sussi<strong>di</strong> al volume 13, Saggi al volume 100; Fonti al volume 48; Quaderni della<br />

Rassegna de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato al volume 109, oltre ai 20 volumetti della più<br />

recente collana Archivi italiani e a 37 o<strong>per</strong>e pubblicate fuori collana, tra le<br />

quali il volume Gli estimi della Podesteria <strong>di</strong> Treviso, la cui uscita e presentazione<br />

ha costituito lo spunto iniziale <strong>per</strong> questa riflessione 4 .<br />

Alle monografie si affianca il <strong>per</strong>io<strong>di</strong>co quadrimestrale «Rassegna de<strong>gli</strong><br />

Archivi <strong>di</strong> Stato», rivista ufficiale dell’Amministrazione, nata nel 1955 in prosecuzione<br />

delle «Notizie de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato» il cui primo numero risale<br />

al 1941. Arrivata nel 2003 all’annata lxiii, la pubblicazione del <strong>per</strong>io<strong>di</strong>co è<br />

stata interrotta <strong>per</strong> motivi <strong>di</strong> carattere amministrativo e ha ripreso a uscire<br />

con una nuova serie nel 2005.<br />

Una tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> tutto rispetto, quin<strong>di</strong>, costituita da una produzione<br />

consistente <strong>di</strong> oltre 500 titoli, su una gamma vasta <strong>di</strong> argomenti e relativa a<br />

89


Antonella Mulè<br />

tipologie molto <strong>di</strong>fferenziate <strong>di</strong> fonti documentarie 5 . Come in tutte le produzioni<br />

e<strong>di</strong>toriali, <strong>per</strong> in<strong>di</strong>viduare le collane sono state definite e mantenute<br />

nel tempo alcune caratteristiche formali, quali il corpo e la <strong>di</strong>mensione dei<br />

caratteri, nonché l’impostazione della pagina, data ad esempio da giustezza,<br />

posizione del numero, <strong>di</strong>sposizione dei titoli correnti. Le modalità <strong>di</strong> presentazione<br />

delle citazioni bibliografiche e <strong>archivi</strong>stiche sono state fissate nel 1966<br />

con le Norme <strong>per</strong> i collaboratori, <strong>di</strong>ramate con la circolare 28/66 del 29 aprile<br />

1966, successivamente riviste e nuovamente pubblicate nel 1991 6 .<br />

La natura fortemente specialistica dei volumi pubblicati rende necessaria<br />

al momento della preparazione <strong>per</strong> la stampa un’analisi approfon<strong>di</strong>ta del<br />

contenuto, effettuata dal redattore in un <strong>di</strong>alogo serrato con l’autore. Fa parte<br />

della nostra tra<strong>di</strong>zione anche questo stile <strong>di</strong> confronto che, quando è svolto<br />

con la dovuta competenza e con sincera volontà <strong>di</strong> reciproca comprensione,<br />

sicuramente allunga i tempi <strong>di</strong> pubblicazione ma garantisce la qualità della<br />

stesura finale del testo, a giu<strong>di</strong>zio unanime de<strong>gli</strong> autori stessi.<br />

Questa prassi <strong>di</strong> lavoro ha avuto il suo momento più alto nel <strong>per</strong>iodo <strong>di</strong> intensa<br />

elaborazione metodologica che ha accompagnato la ventennale gestazione<br />

della Guida generale de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato italiani, la cui preparazione ha avuto<br />

inizio alla fine de<strong>gli</strong> anni Sessanta, mentre il primo volume è uscito nel 1981 7 .<br />

In que<strong>gli</strong> anni l’allora Divisione stu<strong>di</strong> e pubblicazioni ha costituito un<br />

vivace laboratorio <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>, artigianale forse ma fortemente avanzato anche<br />

nel campo specifico che oggi chiameremmo <strong>di</strong> rappresentazione delle<br />

informazioni. Il rigore nell’affrontare importanti questioni metodologiche si<br />

è tradotto tra l’altro nella cura con cui sono state in<strong>di</strong>viduate le soluzioni redazionali<br />

più idonee. Rende testimonianza dell’attenzione de<strong>di</strong>cata a queste<br />

ultime lo spazio ad esse riservato nelle pagine introduttive alla Guida, dove<br />

le soluzioni grafiche adottate <strong>per</strong> la presentazione delle informazioni vengono<br />

<strong>di</strong>chiarate nelle note metodologiche e non riunite in un paragrafo finale.<br />

Ad esempio, subito dopo l’affermazione costitutiva: «La Guida generale ha<br />

assunto come livello base <strong>di</strong> descrizione il fondo o <strong>archivi</strong>o» si sente il bisogno<br />

<strong>di</strong> precisare «evidenziandone tipograficamente il nome con il carattere<br />

spaziato». o ancora «Quando la struttura <strong>di</strong> un livello documentario è particolarmente<br />

ricca, articolata e complessa, e fon<strong>di</strong> molteplici appaiono uniti<br />

da vincoli che è apparso necessario rispettare e porre in evidenza, allora nella<br />

stesura della voce, al <strong>di</strong> sopra del livello base costituito, come già ricordato,<br />

dal fondo, sono stati accolti uno o due ulteriori livelli gerarchicamente sovrastanti,<br />

contrad<strong>di</strong>stinti tipograficamente da titoli in maiuscolo collocati l’uno<br />

al margine, l’altro in corpo più grande al centro della pagina».<br />

90


Fra tra<strong>di</strong>zione e innovazione<br />

Il livello <strong>di</strong> rigore formale raggiunto nell’e<strong>di</strong>zione a stampa della Guida è<br />

stato confermato nel 2000 dal successo della modalità s<strong>per</strong>imentale adottata<br />

<strong>per</strong> la sua trasposizione in formato <strong>di</strong>gitale, quando <strong>per</strong> la acquisizione del<br />

testo nel linguaggio <strong>di</strong> marcatura sgml è stato possibile elaborare un modello<br />

astratto <strong>di</strong> rappresentazione dei dati – nel linguaggio tecnico una dTd (Document<br />

Type Definition) – nelle cui articolazioni hanno trovato posto senza sbavature<br />

i <strong>di</strong>versi elementi che compongono il testo. Le scelte grafico-concettuali<br />

elaborate in forma così me<strong>di</strong>tata <strong>per</strong> la Guida generale hanno costituito<br />

un riferimento <strong>per</strong> le molte guide pubblicate successivamente – ne ho contate<br />

32 –, da quella dell’<strong>archivi</strong>o del pci conservato presso l’Istituto Gramsci <strong>di</strong><br />

Roma fino alla più recente sulle fonti riguardanti l’Unione <strong>fra</strong> l’Albania e l’Italia<br />

dal 1939 al 1945 8 .<br />

Gli inventari, pur costituendo una <strong>per</strong>centuale consistente della produzione<br />

e<strong>di</strong>toriale della Direzione generale (sono ad oggi 126) non hanno avuto<br />

un momento <strong>di</strong> elaborazione intensa in vista <strong>di</strong> un prodotto <strong>di</strong> eccellenza,<br />

come quello che si è realizzato ne<strong>gli</strong> anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>battito <strong>per</strong> l’impostazione della<br />

Guida generale: elaborazione dalla quale potessero derivare scelte altrettanto<br />

profondamente me<strong>di</strong>tate, sebbene nel 1966, in parallelo con le già ricordate<br />

Norme <strong>per</strong> i collaboratori delle pubblicazioni <strong>archivi</strong>stiche, fossero state <strong>di</strong>ramate<br />

le Norme <strong>per</strong> la pubblicazione de<strong>gli</strong> inventari 9 . Vi si trova una prima sistematizzazione<br />

<strong>di</strong> abitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> lavoro già in parte consolidate e che si sono poi<br />

affermate stabilmente, quali ad esempio «riportare, <strong>fra</strong> virgolette, il titolo originario<br />

dell’unità <strong>archivi</strong>stica. Se questo manca, o è inesatto, o insufficiente,<br />

si dovrà sostituirlo o integrarlo con una descrizione, cercando <strong>di</strong> raggiungere<br />

la massima chiarezza, pur usando espressioni concise» 10 .<br />

A queste regole scritte si sono aggiunte altre consuetu<strong>di</strong>ni redazionali che<br />

si sono stabilizzate e sono state mantenute nel tempo, sia pure con <strong>di</strong>scontinua<br />

fedeltà e sebbene siano state talvolta applicate con la ripetitività <strong>di</strong> uno<br />

schema sovrapposto dall’esterno, senza effettuare lo sforzo <strong>di</strong> adattamento<br />

necessario <strong>per</strong> renderlo significativo ai fini della comprensione della struttura<br />

dell’<strong>archivi</strong>o volta <strong>per</strong> volta descritto. Una certa <strong>di</strong>somogeneità che si può<br />

riscontrare nei volumi <strong>di</strong> una stessa collana deriva in parte da una carenza <strong>di</strong><br />

analisi delle caratteristiche <strong>di</strong> ciascuno de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> pubblicati e<br />

in parte da un non adeguato confronto tra i membri del gruppo redazionale.<br />

Innovazione consapevole: pubblicazioni a stampa, pubblicazioni online<br />

Qualsivo<strong>gli</strong>a innovazione nell’e<strong>di</strong>toria dell’Amministrazione <strong>archivi</strong>stica<br />

dovrebbe a mio parere ripartire dunque dalla tra<strong>di</strong>zione autorevole che<br />

91


Antonella Mulè<br />

ho brevemente ricordato, <strong>per</strong> un ritorno a scelte me<strong>di</strong>tate e non casuali,<br />

adottate secondo quello che è stato definito «criterio <strong>di</strong> significatività»,<br />

de<strong>di</strong>cando ad ogni volume una cura più attenta, <strong>per</strong> mantenerne alto il<br />

livello <strong>di</strong> rigore scientifico anche in termini <strong>di</strong> scelte redazionali. Sicuramente<br />

l’orizzonte <strong>di</strong> riferimento non può più essere soltanto la produzione<br />

e<strong>di</strong>toriale della Direzione generale <strong>per</strong> <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>: una riflessione consapevole<br />

dovrebbe partire dall’analisi de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> pubblicati assai<br />

numerosi ne<strong>gli</strong> ultimi venti anni sia da<strong>gli</strong> istituti statali <strong>per</strong>iferici – Archivi<br />

<strong>di</strong> Stato e Soprintendenze – che da altre istituzioni, realtà culturali o in<br />

prima <strong>per</strong>sona da<strong>gli</strong> enti locali. La stessa Direzione generale ha effettuato<br />

ricognizioni più o meno aggiornate <strong>di</strong> questa produzione 11 e possiede nella<br />

propria biblioteca molti dei volumi pubblicati. Il patrimonio <strong>di</strong> es<strong>per</strong>ienze<br />

al quale attingere è quin<strong>di</strong> vastissimo e deve essere prassi costante analizzarlo<br />

con attenzione <strong>per</strong> in<strong>di</strong>viduare le soluzioni mi<strong>gli</strong>ori e adottarle con<br />

consapevolezza.<br />

Entra in campo a questo punto la seconda coppia <strong>di</strong> termini cui si accennava<br />

all’inizio, <strong>per</strong>ché parlare <strong>di</strong> innovazione sottintende il ricorso alle nuove<br />

tecnologie informatiche. Alla luce della nostra specifica tra<strong>di</strong>zione andranno riprese<br />

e potenziate le non poche iniziative avviate nell’ultimo decennio, che non<br />

sempre è stato possibile sviluppare e mantenere con la cura adeguata, a partire<br />

dal sito web, impiantato nel 1996 e successivamente mi<strong>gli</strong>orato dal punto <strong>di</strong><br />

vista tecnico e delle funzionalità, dotandolo in particolare <strong>di</strong> un sod<strong>di</strong>sfacente<br />

motore <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> e <strong>di</strong> una organizzazione più omogenea: ne è in atto una ra<strong>di</strong>cale<br />

revisione <strong>per</strong> mi<strong>gli</strong>orarne sia l’aspetto grafico che le funzionalità 12 .<br />

Iniziativa assai più giovane – fu presentata nell’aprile 2006 – è «Il mondo<br />

de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>», versione online del notiziario che l’Amministrazione <strong>archivi</strong>stica<br />

e l’AnAi pubblicavano in forma congiunta dal 1999. Benché la decisione <strong>di</strong><br />

mantenere alla versione online la cadenza quadrimestrale che era propria del<br />

<strong>per</strong>io<strong>di</strong>co cartaceo sia testimonianza <strong>di</strong> una visione ancora ferma alle modalità<br />

della stampa su carta, con il notiziario online si è già ottenuto il risultato<br />

non secondario <strong>di</strong> liberare la rivista tra<strong>di</strong>zionale dell’Amministrazione – la<br />

«Rassegna de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato» – dal compito <strong>di</strong> documentare l’attualità,<br />

compito che non può esserle proprio, <strong>per</strong> i suoi tempi redazionali più <strong>di</strong>latati.<br />

Ad esempio, il numero de «Il mondo de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>» uscito nell’ottobre<br />

2007 ha ospitato la notizia <strong>di</strong> un nuovo servizio avviato dalla Direzione generale<br />

nel settembre 2007: la possibilità <strong>di</strong> scaricare gratuitamente da internet<br />

i volumi pubblicati a stampa. Su<strong>per</strong>ando ‘<strong>di</strong> un balzo’ le restrizioni <strong>di</strong> una<br />

tiratura necessariamente ridotta <strong>per</strong> i ta<strong>gli</strong> <strong>di</strong> bilancio e alleggerendo l’onere<br />

92


Fra tra<strong>di</strong>zione e innovazione<br />

della spe<strong>di</strong>zione postale, si è in questo modo istituita una <strong>di</strong>versa, esponenziale<br />

modalità <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione delle pubblicazioni, senza mo<strong>di</strong>ficare in alcun<br />

modo il contenuto dei testi: le pagine dei volumi a stampa sono presentate in<br />

formato pdf e possono essere consultate a video o stampate, interamente o<br />

in parte. I file pubblicati in questa sezione del sito sono rilasciati con licenza<br />

Creative Commons, in base alla quale la Direzione generale <strong>per</strong> <strong>gli</strong> Archivi è<br />

titolare del copyright sulle pubblicazioni, che <strong>gli</strong> utenti possono liberamente<br />

utilizzare a scopo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e <strong>di</strong>dattico, nel rispetto dei <strong>di</strong>ritti morali d’autore;<br />

ne è vietato, invece, qualsiasi utilizzo commerciale o sfruttamento a scopi<br />

<strong>di</strong> lucro. In pochi mesi sono stati resi <strong>di</strong>sponibili i fascicoli della «Rassegna<br />

de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato» pubblicati a partire dal 2000 e 70 volumi, giunti a<br />

<strong>di</strong>cembre 2011 a 122 titoli scaricabili 13 . Grazie alla collaborazione della quasi<br />

totalità delle tipografie, che hanno messo a <strong>di</strong>sposizione i file utilizzati <strong>per</strong> la<br />

stampa, l’o<strong>per</strong>azione è stata condotta con un costo complessivo minimo, che<br />

ha incluso anche l’acquisto <strong>di</strong> un semplice motore <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>. Giustamente<br />

questa iniziativa è stata presentata con sod<strong>di</strong>sfazione dalla Direzione generale<br />

al Forum PA 2008, insieme ad altre iniziative riunite sotto il titolo «Più<br />

servizi, meno sprechi: <strong>gli</strong> Archivi <strong>per</strong> i citta<strong>di</strong>ni». L’alto numero <strong>di</strong> accessi<br />

testimonia l’interesse de<strong>gli</strong> utenti e in<strong>di</strong>ca che il servizio risponde a una esigenza<br />

effettiva 14 .<br />

Sia con «Il mondo de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>» che con la <strong>di</strong>ffusione delle pubblicazioni<br />

online il binomio tra<strong>di</strong>zione/innovazione viene declinato con una formulazione<br />

che prevede una funzione <strong>di</strong> complementarietà e integrazione da parte<br />

delle nuove tecnologie nei confronti della consolidata attività <strong>di</strong> pubblicazione<br />

<strong>di</strong> volumi a stampa, una funzione che facendo ricorso a un termine<br />

desueto e suggestivo si potrebbe definire ‘ancillare’. Questa formulazione è<br />

frutto a mio parere <strong>di</strong> grande buon senso <strong>per</strong>ché all’interno delle sue finalità<br />

circoscritte produce ottimi risultati; tuttavia è indubbio che la piatta trasposizione<br />

in pdf de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> impostati <strong>per</strong> la stampa produce un<br />

affievolimento dell’informazione, come quando un’immagine viene eccessivamente<br />

ingran<strong>di</strong>ta e risulta sgranata. Sembra al contrario evidente che, <strong>per</strong><br />

mantenere lo stesso livello <strong>di</strong> comprensibilità sia nel susseguirsi delle pagine<br />

<strong>di</strong> un volume che nello scorrere delle schermate a video, le stesse informazioni<br />

dovrebbero essere presentate con modalità <strong>di</strong>fferenti 15 .<br />

Dalla carta alla rete e viceversa: si affaccia la terza <strong>di</strong>mensione<br />

Come già detto, dal 2000 la Guida generale è stata resa consultabile anche<br />

online, sia riproducendo il testo a stampa nel formato pdf che attraverso una<br />

93


Antonella Mulè<br />

banca dati realizzata effettuando la segmentazione del testo in unità informative<br />

appartenenti a varie tipologie, tra loro collegate secondo una struttura<br />

gerarchica. A partire dalla scelta <strong>di</strong> uno specifico Archivio <strong>di</strong> Stato o Sezione<br />

si arriva, attraverso la consultazione dell’albero che riporta l’elenco ragionato<br />

dei fon<strong>di</strong> e costituisce l’equivalente del sommario <strong>per</strong> un volume, ad in<strong>di</strong>viduare<br />

le <strong>di</strong>verse partizioni storiche o tipologiche. Proseguendo nella selezione<br />

progressiva si raggiunge il fondo o serie desiderata, la cui descrizione viene<br />

fornita come unità informativa separata. La presentazione delle informazioni<br />

sullo schermo, <strong>per</strong> quanto ben lontana da quella sapienza redazionale che<br />

aveva saputo in<strong>di</strong>viduare soluzioni raffinate e coerenti <strong>per</strong> la versione cartacea,<br />

non impe<strong>di</strong>sce comunque <strong>di</strong> apprezzare il ricorso alla profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong><br />

campo, che questa versione <strong>di</strong>gitale della Guida generale utilizza come nuova<br />

modalità <strong>per</strong> la descrizione <strong>archivi</strong>stica. Si tratta <strong>di</strong> una utilizzazione ancora<br />

<strong>per</strong> certi aspetti imprecisa, come si rileva osservando, ad esempio, che le partizioni<br />

temporali sono rami dell’albero trattati allo stesso modo dei fon<strong>di</strong> e<br />

delle serie e che quando si procede nell’a<strong>per</strong>tura <strong>di</strong> rami <strong>di</strong> livello inferiore<br />

si <strong>per</strong>de l’in<strong>di</strong>cazione dell’istituto <strong>di</strong> conservazione. E’ comunque da rilevare<br />

che, mentre nella versione a stampa de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> la <strong>di</strong>stinzione<br />

dei livelli gerarchici, anche dove espressa con accurati accorgimenti grafici<br />

come nel caso della Guida generale, rimane comunque appiattita nella bi<strong>di</strong>mensionalità<br />

della pagina, la struttura ad albero, i cui rami si espandono in<br />

sequenza e aprono le singole schede contenenti le descrizioni testuali, fornisce<br />

adeguata rappresentazione del patrimonio <strong>archivi</strong>stico secondo quel principio<br />

della descrizione su più livelli <strong>di</strong>stinti e tra loro collegati, che è stato formalizzato<br />

e <strong>di</strong>ffuso alla fine de<strong>gli</strong> anni Novanta dallo standard isAd rilasciato<br />

dal ciA. Non ultimo pregio <strong>di</strong> questa prima versione della Guida online è<br />

stato inoltre quello <strong>di</strong> aver contribuito a <strong>di</strong>ffondere la conoscenza del ricco<br />

patrimonio <strong>di</strong> descrizioni <strong>archivi</strong>stiche contenuto nei volumi a stampa, che<br />

è stato infatti ripreso e utilizzato da molti sistemi informativi realizzati ne<strong>gli</strong><br />

anni successivi.<br />

A partire dal 2009 il rinnovato Sistema Guida generale de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong><br />

Stato italiani, completato nel novembre 2011, offre una versione sostanziosamente<br />

mo<strong>di</strong>ficata e notevolmente ampliata sia del testo a suo tempo pubblicato<br />

a stampa che della prima versione online 16 . Per ricordare solo alcuni<br />

tra <strong>gli</strong> interventi più significativi, al generico linguaggio <strong>di</strong> marcatura allora<br />

utilizzato sono stati sostituiti <strong>gli</strong> standard eAd ed eAc appositamente formulati<br />

<strong>per</strong> la descrizione <strong>archivi</strong>stica; sono stati inseriti nel sistema i Re<strong>per</strong>tori<br />

delle magistrature <strong>per</strong>iferiche de<strong>gli</strong> Stati, a partire dal <strong>per</strong>iodo napoleonico fino<br />

94


Sistema Guida generale de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato Italiani.<br />

In alto: visualizzazione della struttura dei fon<strong>di</strong> <strong>di</strong> cui alle pp. 384-385 della Guida a stampa. In basso: scheda <strong>di</strong><br />

descrizione del fondo Real Casa <strong>di</strong> cui all’immagine precedente. Vi compare la sequenza gerarchica dei livelli su<strong>per</strong>iori


Antonella Mulè<br />

a<strong>gli</strong> uffici dell’Italia repubblicana; è stata resa possibile la visualizzazione cartografica<br />

de<strong>gli</strong> Stati che si sono succeduti nella penisola italiana dall’epoca<br />

me<strong>di</strong>oevale ai giorni nostri grazie a mappe storico-geografiche che rappresentano<br />

con cadenza tendenzialmente secolare l’assetto politico dell’Italia. ogni<br />

Stato è collegato alla corrispondente articolazione dei fon<strong>di</strong> <strong>archivi</strong>stici e dei<br />

relativi soggetti produttori [fig. 1]. Sia i fon<strong>di</strong> che i soggetti produttori sono<br />

titolari <strong>di</strong> schede <strong>di</strong>stinte, contenenti i dati informativi presentati in forma<br />

ben strutturata.<br />

Non è questa la sede <strong>per</strong> commentare e <strong>di</strong>scutere un’o<strong>per</strong>a tanto imponente<br />

e basteranno poche notazioni. Dal punto <strong>di</strong> vista della presentazione<br />

formale – che è il filo rosso che stiamo seguendo – in questa seconda versione<br />

della Guida nel web colpisce la ben maggiore gradevolezza dell’insieme delle<br />

presentazioni e la cura nella scelta delle soluzioni adottate, da quella che consente<br />

l’accesso ai fon<strong>di</strong> a partire dall’Archivio <strong>di</strong> Stato in cui sono conservati,<br />

localizzato sulla carta d’Italia, alle carte storiche della penisola – forse la principale<br />

novità e la sezione più qualificante <strong>di</strong> questa versione online, nonché<br />

un formidabile strumento <strong>per</strong> la <strong>di</strong>dattica – con l’elenco de<strong>gli</strong> Stati presenti<br />

nelle varie epoche, ciascuno dei quali corredato da un ricco apparato <strong>di</strong> notizie<br />

storiche e istituzionali. Una fittissima trama <strong>di</strong> rinvii collega le notizie<br />

storiche e istituzionali con le descrizioni <strong>archivi</strong>stiche. E’ da rilevare che, <strong>per</strong><br />

scelta saggia e coraggiosa, sono state pubblicate anche molte schede <strong>di</strong> soggetti<br />

produttori con la sola intestazione ma vuote <strong>di</strong> contenuto, a segnare i<br />

contorni <strong>di</strong> un <strong>di</strong>segno che dovrà essere completato nel tempo, con un lavoro<br />

collettivo, man mano che le notizie verranno raccolte grazie a nuove ricerche.<br />

è sembrato interessante a questo punto osservare il medesimo <strong>per</strong>corso<br />

dalla carta al <strong>di</strong>gitale seguito da altre due guide, pubblicate a stampa dall’Amministrazione<br />

<strong>archivi</strong>stica e rese consultabili nel web da<strong>gli</strong> enti che ne hanno<br />

promosso la realizzazione: la Fondazione Istituto Gramsci <strong>di</strong> Roma e la Fondazione<br />

Lelio e Lisli Basso.<br />

La Guida a<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> della Fondazione Istituto Gramsci <strong>di</strong> Roma è stata<br />

pubblicata nel 1994 nella collana dei Quaderni della Rassegna de<strong>gli</strong> Archivi<br />

<strong>di</strong> Stato 17 e presenta la documentazione conservata presso ogni singolo istituto,<br />

descrivendone in detta<strong>gli</strong>o le serie: nella pagina a stampa la struttura<br />

<strong>archivi</strong>stica, come è detto nell’introduzione, «è trasmessa al lettore attraverso<br />

l’uso costante e omogeneo <strong>di</strong> spazi e caratteri tipografici. Il nome del su<strong>per</strong>fondo<br />

è evidenziato con il carattere maiuscolo; quello del fondo con il maiuscoletto<br />

alto e basso; quello della serie con lo spaziato; <strong>per</strong> la sotto serie si<br />

è usato il tondo facendo rientrare la relativa descrizione» 18 . La gerarchia delle<br />

96


Sistema Guida generale de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato Italiani.<br />

In alto: la scheda <strong>di</strong> descrizione del soggetto produttore si apre sullo sfondo della scheda del complesso <strong>archivi</strong>stico<br />

collegato. In basso: scheda <strong>di</strong> descrizione del contesto storico-istituzionale del soggetto produttore


Antonella Mulè<br />

partizioni del fondo è suggerita da quella dei caratteri e quando la descrizione<br />

si prolunga <strong>per</strong> più pagine il nome del fondo è rintracciabile nei titoli correnti,<br />

dove, secondo una delle consuetu<strong>di</strong>ni redazionali alle quali accennavo<br />

prima, dovrebbero comparire anche le serie descritte nella pagina.<br />

Nell’elenco delle pubblicazioni scaricabili dal sito della Direzione generale<br />

si rinvia al sito dall’Istituto Gramsci stesso dove oggi, accanto alla versione<br />

in pdf pubblicata nel 1994, è presente una nuova e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Guida on line<br />

progettata come un prodotto <strong>di</strong> e<strong>di</strong>toria elettronica suscettibile <strong>di</strong> aggiornamenti<br />

19 . Contrastano con l’accresciuta ricchezza dei contenuti l’appiattimento<br />

nella rappresentazione della gerarchia <strong>archivi</strong>stica e la veste grafica <strong>di</strong>messa.<br />

Le possibilità <strong>di</strong> navigazione consentite dall’i<strong>per</strong>testualità sono ridotte al<br />

minimo e la rappresentazione della struttura non è limpida: selezionando un<br />

fondo nella banda a sinistra che ne contiene l’elenco si apre l’elenco delle serie<br />

e si visualizza a destra un lungo testo che contiene la descrizione complessiva<br />

dei contenuti del fondo e delle sue serie, come nelle pagine a stampa. Per<br />

richiamare il contenuto <strong>di</strong> una singola serie occorre selezionarla nell’elenco<br />

a sinistra e nella su<strong>per</strong>ficie a destra il testo scorre sino a posizionare in evidenza<br />

il punto del testo in cui la serie è descritta. Completamente <strong>di</strong>versi si<br />

presentano <strong>gli</strong> Inventari online <strong>di</strong> una decina tra i fon<strong>di</strong> <strong>archivi</strong>stici descritti<br />

nella Guida, che presentano invece descrizioni <strong>archivi</strong>stiche ben strutturate<br />

in schede che si aprono in sequenza, sono redatte tenendo conto delle norme<br />

internazionali e arricchite con la descrizione separata dei soggetti produttori;<br />

offrono, infine, un’ampia gamma <strong>di</strong> possibilità <strong>di</strong> impostare le ricerche 20 . Si<br />

sente la mancanza tuttavia <strong>di</strong> opportuni rinvii <strong>per</strong> collegare tra <strong>di</strong> loro guida<br />

e inventari.<br />

La Guida alle fonti <strong>per</strong> la storia dei movimenti in Italia (1966-1978) è<br />

una guida settoriale che censisce fonti riconducibili a una tipologia specifica<br />

<strong>di</strong> istituzioni – i movimenti giovanili e studenteschi de<strong>gli</strong> anni Sessanta e<br />

Settanta – conservate in se<strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti 21 . Il doppio binario su cui si muove<br />

la descrizione, istituto <strong>di</strong> conservazione e fon<strong>di</strong> censiti, ancora una volta<br />

rappresentato a stampa con la gerarchia dei corpi e l’uso de<strong>gli</strong> spazi, è reso in<br />

forma <strong>di</strong>namica nella banca dati Archivi dei movimenti, anch’essa poco raffinata<br />

nelle soluzioni grafiche ma più avanzata <strong>di</strong> quella dell’Istituto Gramsci<br />

nello sfruttare le potenzialità della rete aprendosi all’i<strong>per</strong>testualità, anche se<br />

omettendo molti dei numerosi collegamenti che il testo potrebbe suggerire 22 .<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista dell’impostazione concettuale entrambe le guide online<br />

si collocano, <strong>per</strong> così <strong>di</strong>re, a metà del guado nel passaggio dallo strumento<br />

<strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> tra<strong>di</strong>zionale a un modello più innovativo, capace <strong>di</strong> acco<strong>gli</strong>ere, ad<br />

98


Fra tra<strong>di</strong>zione e innovazione<br />

esempio, il principio ormai acquisito della separazione tra descrizione <strong>archivi</strong>stica<br />

e descrizione del soggetti produttore, quest’ultimo sviluppato invece<br />

nella banca dati delle pagine separate de<strong>gli</strong> inventari. Altra carenza, <strong>per</strong>altro<br />

comune alla grande maggioranza della banche dati <strong>archivi</strong>stiche, è la rinuncia<br />

a<strong>gli</strong> in<strong>di</strong>ci, elemento qualificante dei due volumi a stampa che scompare nella<br />

versione <strong>di</strong>gitale.<br />

Si affianca ai due esempi fin qui descritti una terza guida, la cui gestazione<br />

ha avuto un <strong>per</strong>corso <strong>di</strong> segno inverso rispetto alle precedenti: la Guida a<strong>gli</strong><br />

<strong>archivi</strong> della Resistenza, una banca dati <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni assai cospicue e con<br />

un potente motore <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>, impostata alla fine de<strong>gli</strong> anni Novanta dall’Istituto<br />

nazionale <strong>per</strong> la storia dei movimenti <strong>di</strong> liberazione in Italia grazie a<br />

un contributo della Direzione generale <strong>per</strong> <strong>gli</strong> Archivi, utilizzando soluzioni<br />

informatiche all’insegna dell’economia e della sobrietà – il programma cds/<br />

isis fornito dall’Unesco – e continuamente ampliata e <strong>per</strong>fezionata. Dal censimento<br />

capillare <strong>di</strong> un materiale documentario <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni, spesso<br />

poco o male or<strong>di</strong>nato, sono state tratte le descrizioni consultabili online,<br />

frequentemente analitiche fino al livello <strong>di</strong> fascicolo. I testi sono quin<strong>di</strong> stati<br />

ripresi in mano e più volte corretti e integrati fino alla stesura che si è consolidata<br />

in un’o<strong>per</strong>a a stampa: il fascicolo 1-2/2006 della «Rassegna de<strong>gli</strong> Archivi<br />

<strong>di</strong> Stato», oggi scaricabile da internet in formato pdf. Il lavoro si è concluso<br />

con la revisione de<strong>gli</strong> in<strong>di</strong>ci che costituisce il successivo fascicolo della rivista,<br />

la cui preparazione ha comportato un raddoppiato controllo <strong>di</strong> autorità sulle<br />

denominazioni dei nomi <strong>di</strong> <strong>per</strong>sona, <strong>di</strong> luogo e soprattutto de<strong>gli</strong> organismi<br />

e de<strong>gli</strong> enti che comparivano nel testo. In questo caso la versione pubblicata<br />

a stampa e la banca dati consultabile in internet non coincidono: e non soltanto<br />

<strong>per</strong>ché la prima si arresta al livello <strong>di</strong> fondo, quanto <strong>per</strong>ché la stessa è<br />

frutto <strong>di</strong> una revisione analitica e puntuale molto minuziosa, che garantisce<br />

un maggiore livello <strong>di</strong> esattezza delle informazioni contenute. Si potrebbe<br />

<strong>di</strong>re che la banca dati ha costituito una fase preparatoria rispetto al volume<br />

a stampa e sarebbe augurabile un nuovo progetto volto ad allineare i due<br />

testi, riportando nella Guida online le numerose correzioni e integrazioni,<br />

nonché completandola con <strong>gli</strong> in<strong>di</strong>ci che sono stati elaborati <strong>per</strong> la versione<br />

cartacea 23 .<br />

Rispetto ai corrispondenti cartacei, <strong>per</strong> loro natura non più mo<strong>di</strong>ficabili, le<br />

versioni online sono facilmente integrabili e aggiornabili, ma, nella misura in<br />

cui si <strong>di</strong>scostano dalla normativa consolidata <strong>per</strong> la descrizione <strong>archivi</strong>stica e<br />

non corrispondono a criteri <strong>di</strong> intero<strong>per</strong>abilità rispetto al mondo <strong>di</strong> internet,<br />

mancano dei requisiti necessari <strong>per</strong> collocarsi nella piazza del mercato dove si<br />

99


Antonella Mulè<br />

scambiano le informazioni e rimangono chiuse nello spazio angusto dell’autoreferenzialità,<br />

che è proprio dell’oggetto ‘volume’ e che deve essere su<strong>per</strong>ato<br />

quando si realizza uno strumento destinato a essere consultato via web.<br />

La sfida della qualità e l’accesso unitario alla molteplicità dei sistemi<br />

Una intensa attività <strong>di</strong> controllo delle informazioni – sia a partire dal manuale<br />

<strong>per</strong> <strong>gli</strong> o<strong>per</strong>atori 24 che tramite la puntuale revisione dei testi prima<br />

dell’immissione in rete, svolta in più livelli, prima in sede locale e poi in collaborazione<br />

stretta tra il responsabile locale e la redazione centrale – è attuata<br />

nel sistema informativo siusA, che è frutto <strong>di</strong> un’elaborazione molto attenta<br />

e adotta soluzioni grafiche raffinate 25 . La banca dati è costituita da <strong>di</strong>versi<br />

serbatoi, contenenti rispettivamente le schede dei soggetti produttori, dei<br />

soggetti conservatori, dei complessi <strong>archivi</strong>stici, dei profili istituzionali e <strong>di</strong><br />

altre informazioni <strong>di</strong> contesto, ciascuno dei quali accessibile a partire appunto<br />

dalle liste alfabetiche delle intestazioni delle schede che lo compongono.<br />

La presentazione delle informazioni è completamente svincolata da modelli<br />

cartacei ed è stata oggetto <strong>di</strong> cura particolare la rappresentazione della struttura<br />

gerarchica dei fon<strong>di</strong> nella figura dell’albero rovesciato. siusA nasce come<br />

sistema informativo unificato <strong>per</strong> le Soprintendenze <strong>archivi</strong>stiche (donde il<br />

suo acronimo), ma poiché acco<strong>gli</strong>e anche banche dati prodotte all’interno <strong>di</strong><br />

progetti <strong>di</strong>versi, ciascuna con la sua identità, considera elemento qualificante<br />

mantenere sempre ben riconoscibile l’orizzonte <strong>di</strong> riferimento nel cui ambito<br />

tali schede sono state elaborate.<br />

A oltre quaranta anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza dalle norme emanate con circolare ministeriale<br />

nel 1966 non è più immaginabile che delle regole possano essere<br />

elaborate e imposte con modalità centralistica e siusA, che si alimenta con il<br />

contributo <strong>di</strong> tanti o<strong>per</strong>atori su tutto il territorio nazionale, ha correttamente<br />

istituito un forum <strong>per</strong> la <strong>di</strong>scussione metodologica e la definizione <strong>di</strong> regole<br />

con<strong>di</strong>vise. Tra le maggiori novità de<strong>gli</strong> ultimi venti anni nella riflessione<br />

metodologica in ambito <strong>archivi</strong>stico sono infatti, come ben sappiamo, l’elaborazione<br />

<strong>di</strong> standard con<strong>di</strong>visi e l’esercizio del controllo <strong>di</strong> autorità: la normalizzazione<br />

e il controllo sulle informazioni costituiscono quin<strong>di</strong> il punto <strong>di</strong><br />

saldatura tra tra<strong>di</strong>zione e innovazione. E introducono la terza coppia <strong>di</strong> termini<br />

contrapposti che ho tenuto in serbo fino ad ora: forma e contenuto, che<br />

devono sempre andare <strong>di</strong> pari passo, <strong>per</strong> sfuggire al rischio <strong>di</strong> creare sistemi<br />

informativi dall’impostazione raffinata ma poveri <strong>di</strong> contenuti, contenitori<br />

dall’architettura complessa destinati a rimanere miseramente quasi vuoti o<br />

riempiti <strong>di</strong> materiale inadeguato.<br />

100


Fra tra<strong>di</strong>zione e innovazione<br />

E’ inutile nascondersi che la sfida della qualità è la più impegnativa tra quelle<br />

che deve affrontare un progetto come il Sistema <strong>archivi</strong>stico nazionale - sAn,<br />

che nasce con l’intento <strong>di</strong> costituire il punto <strong>di</strong> accesso unitario alla molteplicità<br />

<strong>di</strong> sistemi informativi <strong>archivi</strong>stici la cui molteplice fioritura ha caratterizzato<br />

<strong>gli</strong> ultimi due decenni, sia all’interno che al <strong>di</strong> fuori dell’Amministrazione <strong>archivi</strong>stica<br />

statale. Grazie a raffinate modalità <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> l’utente può consultare<br />

sintetiche schede <strong>archivi</strong>stiche che recu<strong>per</strong>ano i dati essenziali dei sistemi originari<br />

aderenti e consentono <strong>di</strong> raggiungere questi ultimi <strong>per</strong> maggiori approfon<strong>di</strong>menti<br />

26 .<br />

Qualsiasi strumento che si can<strong>di</strong><strong>di</strong> oggi <strong>per</strong> il recu<strong>per</strong>o delle informazioni<br />

nel web – anche in un’area ben delimitata e specialistica come può essere quella<br />

del patrimonio <strong>archivi</strong>stico – si mette in concorrenza con quei giganti dalle<br />

sterminate possibilità che sono i maggiori motori <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> generalisti esistenti<br />

sulla rete. Modalità <strong>di</strong> interrogazione molto raffinate, una buona probabilità <strong>di</strong><br />

fornire risposte esaustive e l’assoluto controllo sulla correttezza scientifica dei dati<br />

che restituisce sono i requisiti necessari a sAn <strong>per</strong> poter battere simili avversari<br />

e <strong>di</strong>sto<strong>gli</strong>ere l’utente me<strong>di</strong>o - ma anche quello specialistico - dalla facilità della<br />

<strong>ricerca</strong> lanciata dai motori quali Google e simili.<br />

La strategia messa in atto a questo scopo ha previsto molteplici interventi<br />

su piani <strong>di</strong>versi, che vanno dall’impostare una politica delle adesioni<br />

rivolta ai sistemi <strong>archivi</strong>stici <strong>per</strong> invitarli a rendere <strong>di</strong>sponibili i propri dati,<br />

al promuovere l’elaborazione e favorire la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> linee guida che, opportunamente<br />

comprese e adottate, favoriscano la realizzazione <strong>di</strong> descrizioni<br />

<strong>archivi</strong>stiche <strong>di</strong> elevato livello scientifico su tutto il territorio nazionale. Le<br />

premesse istituzionali sono state poste con l’Accordo <strong>per</strong> la promozione e l’attuazione<br />

del Sistema <strong>archivi</strong>stico nazionale, concluso il 25 marzo 2010 tra il<br />

Ministero <strong>per</strong> i beni e le attività culturali, la Conferenza delle Regioni e delle<br />

Province autonome, l’Unione Province d’Italia e l’Associazione nazionale comuni<br />

italiani; alcune pietre miliari riguardo alla formalizzazione dei contenuti<br />

sono rappresentate da un lato dai tracciati descrittivi delle informazioni<br />

<strong>archivi</strong>stiche e dei metadati <strong>per</strong> <strong>gli</strong> oggetti <strong>di</strong>gitali 27 e dall’altro dalle Norme<br />

italiane <strong>per</strong> l’elaborazione dei record <strong>di</strong> autorità <strong>archivi</strong>stici <strong>di</strong> enti, <strong>per</strong>sone,<br />

fami<strong>gli</strong>e (nierA, novembre 2011), documenti elaborati da gruppi <strong>di</strong> lavoro<br />

appositamente designati.<br />

Terminata la fase impegnativa della progettazione, una prima massiccia<br />

immissione <strong>di</strong> dati ha popolato il sistema e <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> verificarne e correggere<br />

i malfunzionamenti ma soprattutto le incoerenze e le debolezze sul<br />

piano dei contenuti e della loro rappresentazione. è adesso il momento <strong>di</strong><br />

101


Antonella Mulè<br />

regolamentare l’o<strong>per</strong>azione delicata del controllo <strong>di</strong> autorità, svoltasi finora<br />

in maniera estemporanea, con la costituzione <strong>di</strong> una redazione forte e attenta,<br />

che lavori unitariamente ma sia nazionale e non centrale, <strong>per</strong> essere in grado<br />

<strong>di</strong> co<strong>gli</strong>ere e registrare le specificità locali e in particolare quelle de<strong>gli</strong> antichi<br />

Stati preunitari. Controllo che dovrà svolgersi – <strong>per</strong> tornare alla coppia <strong>di</strong><br />

termini richiamata poco sopra - sul piano dei contenuti, anche tramite l’elaborazione<br />

<strong>di</strong> strumenti quali i vocabolari controllati, e sul piano della presentazione<br />

formale, curando che le soluzioni adottate siano le più significative e<br />

idonee a rappresentare quei contenuti.<br />

Molto lavoro è necessario <strong>per</strong>ché il piccolo Davide dell’informazione <strong>archivi</strong>stica<br />

possa sconfiggere il gigante Google della <strong>ricerca</strong> in internet, non<br />

certo uccidendolo ma sottraendo<strong>gli</strong> una cerchia ristretta <strong>di</strong> pubblico interessato<br />

a una risposta più raffinata e puntuale.<br />

Da quanto detto finora nasce un interrogativo che non può essere ignorato<br />

in una riflessione sul futuro dell’attività e<strong>di</strong>toriale in campo <strong>archivi</strong>stico: in<br />

presenza della ricca offerta <strong>di</strong> funzionalità e della <strong>di</strong>ffusione potenzialmente<br />

senza limiti che ci promette la tecnologia – e dovendo fare, invece, i conti con<br />

pesanti limitazioni <strong>di</strong> bilancio - è ancora augurabile e opportuno proseguire<br />

l’attività tra<strong>di</strong>zionale <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> volumi a stampa? Tralasciando la <strong>di</strong>samina<br />

<strong>di</strong> tutti <strong>gli</strong> aspetti del problema, vorrei <strong>per</strong>ò non sottrarmi ad esso e formulare<br />

un’in<strong>di</strong>cazione: il volume a stampa trova ormai la sua ragion d’essere<br />

non più come uno strumento <strong>di</strong> conoscenza del contenuto del patrimonio<br />

<strong>archivi</strong>stico – funzione che possono svolgere assai me<strong>gli</strong>o i sistemi informativi,<br />

eventualmente a<strong>per</strong>ti anche ad acco<strong>gli</strong>ere il coinvolgimento de<strong>gli</strong> utenti<br />

attraverso le funzionalità rese possibili dalle tecnologie del web 2.0 – ma nella<br />

prospettiva della valorizzazione dei fon<strong>di</strong> o de<strong>gli</strong> istituti che li conservano,<br />

come oggetto che può richiamare l’attenzione e suscitare interesse anche <strong>per</strong><br />

la sua gradevolezza estetica. Ancora una volta a questo punto entra in campo<br />

l’importanza dell’intervento grafico e redazionale, inteso come cura della presentazione<br />

e <strong>ricerca</strong> costante <strong>di</strong> <strong>per</strong>fezionare il rapporto tra vali<strong>di</strong>tà scientifica<br />

del contenuto e sua rappresentazione formale.<br />

1 All’origine <strong>di</strong> questo contributo sta il testo dell’intervento, debitamente rielaborato e<br />

aggiornato, presentato in occasione dell’incontro su<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> <strong>archivi</strong>stici tenutosi<br />

il 16 maggio 2008 alla tenuta <strong>di</strong> Ca’ Tron a Roncade presso Treviso, <strong>per</strong> iniziativa della<br />

Fondazione Cassamarca, de<strong>gli</strong> Archivi contemporanei <strong>di</strong> storia politica e del Centro stu<strong>di</strong> <strong>per</strong><br />

la storia delle campagne venete.<br />

102


Fra tra<strong>di</strong>zione e innovazione<br />

2 Mi riferisco alla partecipazione, con <strong>di</strong>fferenti ruoli, all’implementazione del Sistema<br />

informativo delle Soprintendenze <strong>archivi</strong>stiche (siusA), all’elaborazione del Sistema Guida<br />

generale de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato in rete e infine alla realizzazione del Sistema <strong>archivi</strong>stico nazionale<br />

- sAn – dei quali più oltre nel testo – quale responsabile del Portale de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> d’impresa.<br />

3 Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Firenze, Archivio me<strong>di</strong>ceo del Principato. Inventario sommario, Roma<br />

1951 (ristampa xerografica 1966).<br />

4 Gli estimi della Podesteria <strong>di</strong> Treviso, a cura <strong>di</strong> F. Cavazzana Romanelli e E. orlando,<br />

Roma 2006, presentato nel corso della giornata <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> cui a nota 1.<br />

5 Tra i volumi pubblicati nel corso del 2011 compaiono da un lato i regesti <strong>di</strong> un fondo<br />

<strong>per</strong>gamenaceo risalente al secolo xii e dall’altro <strong>gli</strong> atti <strong>di</strong> un convegno sulle fonti <strong>per</strong> la storia<br />

dell’agricoltura a Roma e nel Lazio, costituite in gran parte da materiale otto-novecentesco.<br />

6 Norme <strong>per</strong> i collaboratori, «Rassegna de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato», LI (1991), 2-3, pp.<br />

27, consultabile anche al seguente in<strong>di</strong>rizzo: .<br />

7 Per una descrizione approfon<strong>di</strong>ta dei criteri adottati nell’impostazione dell’o<strong>per</strong>a e nella<br />

sua esecuzione, cfr. Il ruolo della Guida generale de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato italiani nell’evoluzione<br />

dell’<strong>archivi</strong>stica, in P. Carucci, M. Guercio, Manuale <strong>di</strong> <strong>archivi</strong>stica, Roma, Carocci, 2008,<br />

pp. 125-136.<br />

8 L’Unione <strong>fra</strong> l’Albania e l’Italia. Censimento delle fonti (1939-1945) conservate ne<strong>gli</strong><br />

<strong>archivi</strong> pubblici e privati <strong>di</strong> Roma, a cura <strong>di</strong> S. Trani, Roma 2007 (Pubblicazioni de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong><br />

<strong>di</strong> Stato, <strong>Strumenti</strong>, CLXXIII)<br />

9 Le Norme <strong>per</strong> la pubblicazione de<strong>gli</strong> inventari, oggetto della circolare del Ministero<br />

dell’Interno 39/1966, sono pubblicate in P. Carucci, Le fonti <strong>archivi</strong>stiche: or<strong>di</strong>namento e<br />

conservazione, Roma 1983, pp. 231-239.<br />

10 E ancora: «Di ogni unità <strong>archivi</strong>stica va in<strong>di</strong>cata la data iniziale e terminale con l’anno e<br />

nell’or<strong>di</strong>ne, quando rilevabili, il mese e il giorno». Anche <strong>per</strong> la compilazione dell’introduzione<br />

all’inventario vengono date in<strong>di</strong>cazioni ancora valide: «Le notizie storiche necessarie sono<br />

quelle che inquadrano il problema dell’or<strong>di</strong>namento. Si devono, come è ovvio, evitare le<br />

<strong>di</strong>vagazioni anche se dotte, che allontanino dal tema centrale».<br />

11 Sono stati curati due <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> pubblicazioni. Da una parte presentano il censimento<br />

<strong>di</strong> tutti <strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>, da chiunque pubblicati, i volumi: Ufficio centrale <strong>per</strong> i beni<br />

<strong>archivi</strong>stici, Le fonti <strong>archivi</strong>stiche. Catalogo delle guide e de<strong>gli</strong> inventari e<strong>di</strong>ti (1861-1991),<br />

a cura <strong>di</strong> M. T. Piano Mortari e I. Scandaliato Ciciani, Introduzione e in<strong>di</strong>ce dei fon<strong>di</strong>, <strong>di</strong><br />

P. Carucci, Roma 1995 e Direzione generale <strong>per</strong> <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>, Le fonti <strong>archivi</strong>stiche. Catalogo<br />

delle guide e de<strong>gli</strong> inventari e<strong>di</strong>ti (1992-1998). Integrazioni e aggiornamenti, a cura <strong>di</strong> M. T.<br />

Piano Mortari e I. Scandaliato Ciciani. Introduzione e in<strong>di</strong>ce dei fon<strong>di</strong> <strong>di</strong> P. Carucci, Roma<br />

2002 (Pubblicazioni de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> <strong>di</strong> Stato, Sussi<strong>di</strong> 8 e 13), entrambi scaricabili a partire dalla<br />

pagina . Dall’altra parte<br />

concentrano l’attenzione sull’attività e<strong>di</strong>toriale dell’intera Amministrazione <strong>archivi</strong>stica, sia<br />

a livello centrale che <strong>per</strong>iferico, i seguenti volumi: Ministero <strong>per</strong> i beni e le attività culturali.<br />

Direzione generale <strong>per</strong> <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>, Cinquant’anni <strong>di</strong> attività e<strong>di</strong>toriale. Le pubblicazioni<br />

dell’Amministrazione <strong>archivi</strong>stica (1951-2000). Catalogo, a cura <strong>di</strong> A. Dentoni Litta, E. Lume,<br />

M. T. Piano Mortari, M. Tosti Croce, Roma 2003 e Le pubblicazioni dell’Amministrazione<br />

<strong>archivi</strong>stica. Aggiornamento (2001- 2005). Catalogo, a cura <strong>di</strong> E. Lume e M. T. Piano Mortari,<br />

103


Antonella Mulè<br />

Roma 2006. Anche l’attività e<strong>di</strong>toriale de<strong>gli</strong> Istituti <strong>archivi</strong>stici statali è cospicua: raggiunge<br />

infatti i 1638 titoli, <strong>ricerca</strong>bili in Pubblicazioni e Perio<strong>di</strong>ci de<strong>gli</strong> Istituti Archivistici (1955-<br />

2006): . Su questa<br />

attività si veda anche il saggio <strong>di</strong> Domenica Porcaro Massa<strong>fra</strong> in questo stesso volume.<br />

12 Un’analisi attenta delle statistiche delle visite quoti<strong>di</strong>ane e mensili e delle pagine<br />

consultate potrebbe fornirci utili suggerimenti <strong>per</strong> mi<strong>gli</strong>orare i contenuti offerti al pubblico.<br />

13 Una volta esaurita la fase iniziale <strong>di</strong> inserimento dei file resi <strong>di</strong>sponibili dalle tipografie,<br />

l’attività è proseguita con l’acquisizione dei volumi tramite la scansione manuale pagina <strong>per</strong><br />

pagina, assai più lenta e onerosa, e i tempi si sono necessariamente <strong>di</strong>latati. Per la «Rassegna<br />

de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato», si è potuto aggiungere <strong>per</strong> ora il solo fascicolo 2-3/1984, de<strong>di</strong>cato a<strong>gli</strong><br />

<strong>archivi</strong> <strong>di</strong> impresa.<br />

14 Dall’a<strong>per</strong>tura del servizio, nel settembre 2007, al maggio 2008 sono stati contati 14700<br />

accessi alla Home Page e nel solo mese <strong>di</strong> gennaio 2008 <strong>gli</strong> accessi all’intera sezione sono<br />

stati 5806. Successivamente il numero <strong>di</strong> visualizzazioni della pagina «Pubblicazioni de<strong>gli</strong><br />

Archivi <strong>di</strong> Stato scaricabili gratuitamente» si è mantenuto costantemente alto e ne<strong>gli</strong> ultimi<br />

mesi del 2011 si è registrata una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> almeno 800 visite al mese. La crescita dell’interesse<br />

suscitato dall’iniziativa si rileva anche mettendo a confronto i download eseguiti nel mese <strong>di</strong><br />

gennaio 2008 (dove 19 volumi risultavano scaricati almeno 100 volte e dove si registrava<br />

un numero <strong>di</strong> almeno 7.000 download mensili complessivo, riguardante cioè tutti i volumi<br />

allora <strong>di</strong>sponibili), con quelli del novembre 2011, quando il dato complessivo raggiunge la<br />

me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 25.000 download al mese, pari a una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 193 download mensili <strong>per</strong> ciascuna<br />

delle pubblicazioni <strong>di</strong>sponibili online e a un totale <strong>di</strong> 833 download giornalieri. Nel corso del<br />

2010 è stato anche attivato un canale YouTube denominato CanaleDGA, accessibile a partire<br />

dal sito della Direzione generale <strong>per</strong> <strong>gli</strong> Archivi, attraverso il quale è possibile visualizzare più<br />

<strong>di</strong> trenta au<strong>di</strong>ovisivi prodotti in formato vhs ne<strong>gli</strong> anni ’80 e ’90 da<strong>gli</strong> Istituti <strong>archivi</strong>stici.<br />

Per renderne fruibile la visione su YouTube è stato messo a punto un progetto <strong>di</strong> recu<strong>per</strong>o<br />

e conversione dall’originario formato video analogico vhs al formato video <strong>di</strong>gitale. E’ stato<br />

varato inoltre un canale su FaceBook sul quale sono state raggiunte, dall’inizio dell’anno, oltre<br />

180 mila visualizzazioni delle notizie pubblicate.<br />

15 E’ opportuno precisare che il pdf presentato all’utente non è ‘piatto’, ma arricchito<br />

sia <strong>di</strong> funzionalità i<strong>per</strong>testuali che <strong>per</strong>mettono il rinvio dal sommario alle <strong>di</strong>verse parti del<br />

volume che della possibilità <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> a testo libero in tutto il contenuto.<br />

16 Sia la prima Guida online che il Sistema Guida generale de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> <strong>di</strong> Stato, sono<br />

consultabili a partire dal sito della Direzione generale <strong>per</strong> <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>, alla pagina . Entrambe le versioni sono presentate da<br />

P. Carucci, Sistema Guida Generale de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato italiani, «Archivi & Computer», 2<br />

(2004), pp. 52-63.<br />

17 Guida a<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> della Fondazione Istituto Gramsci <strong>di</strong> Roma, a cura <strong>di</strong> L. Giuva; Guida<br />

a<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> de<strong>gli</strong> Istituti Gramsci, a cura <strong>di</strong> P. Gabrielli e V. Vitale, Roma 1994.<br />

18 Guida a<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> della Fondazione Istituto Gramsci <strong>di</strong> Roma, cit., p. XXXIII<br />

19 . Nell’introduzione alla Guida online si ricorda<br />

che «essa nasce dalla e<strong>di</strong>zione a stampa, pubblicata nel 1994 a cura <strong>di</strong> Linda Giuva» ,<br />

aggiungendo che «la nuova versione si è resa necessaria dopo il cospicuo arricchimento del<br />

patrimonio <strong>archivi</strong>stico della Fondazione, che ha acquisito nel 1994 l’intero <strong>archivi</strong>o del Pci<br />

104


Fra tra<strong>di</strong>zione e innovazione<br />

del secondo dopoguerra e ne<strong>gli</strong> ultimi <strong>di</strong>eci anni altre importanti e numerose collezioni <strong>di</strong><br />

documenti». Le pagine de<strong>di</strong>cate alla guida a<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> ci pare segnino un ritorno in<strong>di</strong>etro<br />

rispetto a quelle visitate nel 2008 <strong>per</strong> la povertà sia delle scelte grafiche che delle funzionalità<br />

<strong>di</strong> sistema.<br />

20 Gli inventari sono stati redatti con il sw geA utilizzato dalla rete «Archivi del Novecento».<br />

21 Fondazione Lelio e Lisli Basso – issoco, Guida alle fonti <strong>per</strong> la storia dei movimenti<br />

in Italia (1966-1978), a cura <strong>di</strong> M. Grispigni e L. Musci, Roma 2003, pp. 298 (<strong>Strumenti</strong><br />

CLXII).<br />

22 La banca dati Archivi dei movimenti è consultabile a partire dall’in<strong>di</strong>rizzo . Come nel sito dell’Istituto Gramsci la guida è <strong>di</strong>stinta da<strong>gli</strong> inventari,<br />

descritti in un settore a parte con il sw geA.<br />

23 A mio giu<strong>di</strong>zio infatti il motore <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> <strong>per</strong> quanto raffinato e duttile integra ma non<br />

sostituisce il patrimonio <strong>di</strong> informazioni che si ricava scorrendo un in<strong>di</strong>ce in cui la voci siano<br />

state normalizzate e sia stato curato il raggruppamento logico delle voci correlate.<br />

24 Consultabile in linea all’in<strong>di</strong>rizzo .<br />

25 La banca dati è consultabile in linea all’in<strong>di</strong>rizzo .<br />

A partire da<strong>gli</strong> ultimi mesi del 2010 è stata avviata un’attenta revisione e pulizia dei contenuti<br />

in vista del riversamento in sAn, guidata dal Gruppo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento organizzativo del siusA<br />

recentemente istituito presso l’Istituto centrale <strong>per</strong> <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>. Il gruppo riunisce <strong>archivi</strong>sti in<br />

servizio presso <strong>di</strong>verse Soprintendenze, con una es<strong>per</strong>ienza <strong>di</strong> anni nell’implementazione del<br />

sistema.<br />

26 . Il sistema nazionale è stato presentato al pubblico<br />

nell’ambito del convegno I poli <strong>archivi</strong>stici e le reti informative, tenutosi a Pescara <strong>fra</strong> il 15 e<br />

il 17 <strong>di</strong>cembre 2011.<br />

27 Tracciato descrittivo schema xml <strong>di</strong> esportazione-importazione dai sistemi aderenti al<br />

catalogo delle risorse <strong>archivi</strong>stiche (cat) (ottobre 2009); Tracciato descrittivo dei record <strong>di</strong> autorità<br />

dei soggetti produttori dei complessi <strong>archivi</strong>stici (aprile 2009); Tracciato xml <strong>per</strong> i metadati de<strong>gli</strong><br />

oggetti <strong>di</strong>gitali (settembre 2010).<br />

105


Domenica Porcaro Massa<strong>fra</strong><br />

LA PRoDUZIoNE E LA PUBBLICAZIoNE<br />

DEGLI STRUMENTI DI RICERCA.<br />

ARCHIVI DI STATo E SoPRINTENDENZE ARCHIVISTICHE<br />

TRA EDIToRIA LoCALE E NAZIoNALE<br />

Guide, censimenti, inventari: quanti, come e <strong>per</strong> chi?<br />

Sul tema della produzione e della pubblicazione de<strong>gli</strong> strumenti <strong>per</strong> la <strong>ricerca</strong><br />

<strong>archivi</strong>stica può risultare interessante esaminare, attraverso l’ormai imponente<br />

mole <strong>di</strong> dati e informazioni re<strong>per</strong>ibili sul web, in quali mo<strong>di</strong> <strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong><br />

Stato e le Soprintendenze <strong>archivi</strong>stiche si sono ado<strong>per</strong>ati, nel corso de<strong>gli</strong> ultimi<br />

decenni, <strong>per</strong> realizzare e <strong>di</strong>ffondere <strong>gli</strong> strumenti <strong>per</strong> la <strong>ricerca</strong> necessari ad<br />

assicurare la fruizione dei complessi documentari <strong>di</strong> loro competenza.<br />

Navigando tra siti istituzionali e sistemi informativi <strong>archivi</strong>stici non è <strong>di</strong>fficile<br />

ricostruire, almeno <strong>per</strong> gran<strong>di</strong> linee, sia le modalità con cui <strong>gli</strong> istituti<br />

hanno assicurato l’uso pubblico dei loro fon<strong>di</strong> tramite la più classica delle<br />

attività istituzionali, la compilazione <strong>di</strong> guide, inventari ed altri sussi<strong>di</strong> <strong>per</strong><br />

la <strong>ricerca</strong>, sia <strong>per</strong> quali utenti li hanno prodotti: se si sono limitati, nell’arco<br />

<strong>di</strong> tempo considerato, a realizzarli esclusivamente o prevalentemente <strong>per</strong> <strong>gli</strong><br />

utenti delle sale <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, nei tra<strong>di</strong>zionali supporti cartacei e, ne<strong>gli</strong> anni più<br />

recenti, in formato <strong>di</strong>gitale; se li hanno concepiti, fin dalla fase iniziale, <strong>per</strong><br />

sod<strong>di</strong>sfare fasce <strong>di</strong> fruitori più ampie, curandone la pubblicazione a stampa in<br />

collane e pubblicazioni e<strong>di</strong>te a livello nazionale o locale; se li hanno programmati,<br />

infine, <strong>per</strong> estenderli a categorie <strong>di</strong>versificate <strong>di</strong> utenti, anche remoti,<br />

curando la pubblicazione <strong>di</strong> risorse informative <strong>di</strong>gitali appositamente create<br />

in siti web o in sistemi informativi <strong>archivi</strong>stici nazionali e locali.<br />

La possibilità <strong>di</strong> re<strong>per</strong>ire online dati e informazioni su<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> storici<br />

e sui relativi strumenti <strong>per</strong> la <strong>ricerca</strong> <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> effettuare, con un buon<br />

margine <strong>di</strong> atten<strong>di</strong>bilità, tale verifica e <strong>di</strong> esaminare, ove si abbia la pazienza<br />

e l’interesse ad approfon<strong>di</strong>re la materia, non solo la quantità e la tipologia<br />

<strong>di</strong> questi mezzi, ma anche il loro incremento nel corso de<strong>gli</strong> ultimi decenni.<br />

Esulano da quest’indagine <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> storici <strong>di</strong> interesse locale 1 , su cui alcune<br />

tra le più attive Regioni e Province italiane hanno investito ne<strong>gli</strong> ultimi<br />

decenni notevoli risorse economiche <strong>per</strong> finanziare progetti <strong>di</strong> inventariazione<br />

e valorizzazione del patrimonio <strong>archivi</strong>stico locale e <strong>per</strong> realizzare sistemi<br />

informativi <strong>archivi</strong>stici 2 .<br />

107


Domenica Porcaro Massa<strong>fra</strong><br />

La produzione e l’e<strong>di</strong>zione de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> ne<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato: linee<br />

<strong>di</strong> un’evoluzione<br />

Limitandoci, in questa sede, ad analizzare i dati su<strong>gli</strong> strumenti <strong>per</strong> la <strong>ricerca</strong><br />

relativi ai complessi documentari conservati ne<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato (un<br />

apposito paragrafo sarà de<strong>di</strong>cato più oltre a quelli relativi a<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> non<br />

statali su cui le Soprintendenze <strong>archivi</strong>stiche esercitano l’azione <strong>di</strong> tutela e<br />

<strong>di</strong> vigilanza nell’ambito <strong>di</strong> ciascuna regione), si ritiene opportuno far partire<br />

l’indagine 3 dall’esame dei quattro volumi della Guida generale de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong><br />

Stato italiani che, e<strong>di</strong>ti a stampa tra il 1981 e il 1994 4 , sono consultabili in<br />

formato <strong>di</strong>gitale a partire dal portale della Direzione generale de<strong>gli</strong> Archivi 5<br />

in tre <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong>: Guida in formato pdf 6 , Guida on line 7 e Sistema Guida 8 .<br />

Le ricerche, effettuate nelle <strong>di</strong>verse modalità <strong>di</strong> interrogazione consentite<br />

9 , rilevano un primo dato interessante: la quantità de<strong>gli</strong> inventari, intesi<br />

come “sussi<strong>di</strong> sufficientemente analitici” 10 elaborati <strong>di</strong>rettamente ne<strong>gli</strong> Archivi<br />

<strong>di</strong> Stato a conclusione dei lavori <strong>di</strong> rior<strong>di</strong>namento e <strong>di</strong> inventariazione<br />

dei complessi documentari, risulta “non rilevante” 11 rispetto a<strong>gli</strong> altri tipi <strong>di</strong><br />

mezzi elaborati ne<strong>gli</strong> stessi istituti <strong>archivi</strong>stici (censimenti, elenchi, in<strong>di</strong>ci<br />

ecc.) oppure redatti dai soggetti produttori <strong>per</strong> fini amministrativi (schedari,<br />

re<strong>per</strong>tori, in<strong>di</strong>ci, pandette) o, infine, compilati in occasione delle o<strong>per</strong>azioni<br />

<strong>di</strong> trasferimento della documentazione ne<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato (elenchi <strong>di</strong><br />

versamento e <strong>di</strong> deposito). Il numero de<strong>gli</strong> inventari, infatti, ammonta a<br />

6.468 unità 12 , una quantità davvero modesta, se si tiene conto che in questo<br />

numero sono compresi anche <strong>gli</strong> inventari a stampa (309) e <strong>gli</strong> inventari<br />

sommari (1699).<br />

Sui motivi <strong>di</strong> questa limitata quantità dei mezzi <strong>di</strong> corredo, segnalata da<strong>gli</strong><br />

stessi curatori della Guida 13 nell’Introduzione al primo volume 14 , sarebbe<br />

opportuno fare qualche riflessione, anche <strong>per</strong> verificare se la scarsità <strong>di</strong> tali<br />

mezzi, che richiedevano <strong>per</strong> la loro compilazione, allora come oggi, un’attività<br />

tecnica e scientifica <strong>di</strong> lunga durata e <strong>di</strong> rilevante impegno 15 , dovesse ricondursi<br />

a cause contingenti e specifiche <strong>di</strong> quel <strong>per</strong>iodo o se analoga situazione<br />

si riscontri tuttora, anche se in misura <strong>di</strong>versa, ne<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato.<br />

Senza scendere in detta<strong>gli</strong> che allontanerebbero dal tema in <strong>di</strong>scussione,<br />

basta ricordare, da un lato la ristrettezza delle risorse finanziarie e umane<br />

che caratterizzava, nel <strong>per</strong>iodo antecedente all’istituzione del Ministero <strong>per</strong><br />

i beni culturali 16 , la gestione de<strong>gli</strong> istituti <strong>archivi</strong>stici, dall’altro l’assenza <strong>di</strong><br />

norme certe e con<strong>di</strong>vise <strong>per</strong> la descrizione dei complessi <strong>archivi</strong>stici: elemento<br />

quest’ultimo che si configurava come la causa principale della <strong>di</strong>somogeneità<br />

de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>.<br />

108


La produzione e la pubblicazione de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong><br />

A limitare la produzione de<strong>gli</strong> inventari contribuiva, inoltre, la prassi <strong>di</strong>ffusa<br />

nella maggior parte de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> partire dalla descrizione delle unità<br />

<strong>archivi</strong>stiche <strong>per</strong> giungere, spesso alla fine del lungo lavoro <strong>di</strong> schedatura, alla<br />

comprensione dell’intero complesso documentario e alla rappresentazione<br />

della sua struttura. La <strong>di</strong>latazione dei tempi occorrenti <strong>per</strong> schedare analiticamente<br />

ogni unità, retaggio <strong>di</strong> una formazione prevalentemente paleografica<br />

e <strong>di</strong>plomatistica impartita nella maggior parte delle Scuole <strong>di</strong> <strong>archivi</strong>stica, è<br />

probabilmente all’origine <strong>di</strong> quel modo <strong>di</strong> procedere dal particolare al generale<br />

che, richiedendo tempi lunghissimi <strong>di</strong> lavorazione, ha contribuito a creare<br />

quella sorta <strong>di</strong> <strong>di</strong>saffezione <strong>per</strong> l’attività <strong>di</strong> inventariazione che ha segnato<br />

la vita professionale <strong>di</strong> molti <strong>archivi</strong>sti. Gli Archivi <strong>di</strong> Stato sono ricchi <strong>di</strong> pile<br />

<strong>di</strong> schede descrittive, <strong>di</strong> bozze <strong>di</strong> inventari, <strong>di</strong> regestari parziali <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> <strong>per</strong>gamenacei,<br />

<strong>di</strong> censimenti iniziati e mai conclusi: tutto materiale preziosissimo<br />

destinato il più delle volte a rimanere abbandonato <strong>per</strong>fino in occasione <strong>di</strong><br />

successivi interventi.<br />

Per <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>sti che si sono formati in tempi precedenti all’adozione de<strong>gli</strong><br />

standard internazionali <strong>di</strong> descrizione <strong>archivi</strong>stica 17 e alla <strong>di</strong>ffusione dell’uso<br />

<strong>di</strong> programmi informatici idonei ad agevolare il lavoro <strong>di</strong> inventariazione,<br />

i modelli <strong>di</strong> riferimento erano costituiti da<strong>gli</strong> inventari prodotti ne<strong>gli</strong> stessi<br />

istituti o, nel mi<strong>gli</strong>ore dei casi, da quelli pubblicati a stampa nelle collane e<strong>di</strong>te<br />

dall’Amministrazione <strong>archivi</strong>stica e da alcuni tra i più importanti Archivi<br />

<strong>di</strong> Stato italiani 18 . Una pluralità <strong>di</strong> esempi tra cui <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>sti potevano sce<strong>gli</strong>ere,<br />

<strong>di</strong>versi <strong>per</strong> impostazione e metodo <strong>di</strong> descrizione in relazione all’epoca<br />

in cui questi strumenti erano stati redatti ed alla competenza dei curatori.<br />

Gli inventari a stampa si presentavano anch’essi, a parte l’uniformità redazionale<br />

adottata nell’ambito delle stesse collane, abbastanza <strong>di</strong>ssimili tra<br />

loro. In alcuni si dava, <strong>per</strong> esempio, ampio spazio alla storia istituzionale e al<br />

contesto storico giuri<strong>di</strong>co in cui i soggetti produttori avevano o<strong>per</strong>ato, riservando<br />

una scarsa attenzione alla descrizione della struttura dei fon<strong>di</strong> e ai nessi<br />

che collegavano le varie articolazioni tra loro, in altri si ricostruivano, magari<br />

in detta<strong>gli</strong>o, le vicende dei complessi documentari e si forniva la descrizione<br />

analitica <strong>di</strong> ogni unità <strong>archivi</strong>stica <strong>di</strong> cui si curavano tutti <strong>gli</strong> aspetti <strong>di</strong>plomatistici<br />

e formali. Tra questi inventari vi era un’ampia gamma <strong>di</strong> ulteriori<br />

modelli, <strong>di</strong>fficili da riproporre in contesti storici e istituzionali <strong>di</strong>versi e <strong>per</strong><br />

altre tipologie <strong>di</strong> <strong>archivi</strong>.<br />

Le <strong>di</strong>fficoltà incontrate nell’applicazione concreta <strong>di</strong> uno qualsiasi <strong>di</strong> questi<br />

mo<strong>di</strong> spingeva, in genere, <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>sti meno motivati ad intervenire su<br />

fon<strong>di</strong> <strong>di</strong> modeste <strong>di</strong>mensioni o su parti a volte nemmeno tanto significative<br />

109


Domenica Porcaro Massa<strong>fra</strong><br />

<strong>di</strong> fon<strong>di</strong> più complessi, quando ad<strong>di</strong>rittura non li orientava ad occuparsi <strong>di</strong><br />

altri tipi <strong>di</strong> attività. La realizzazione <strong>di</strong> mostre documentarie e la pubblicazione<br />

dei relativi cataloghi, l’organizzazione <strong>di</strong> convegni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o con la<br />

cura e<strong>di</strong>toriale de<strong>gli</strong> atti, l’attività <strong>di</strong>dattica e le innumerevoli modalità <strong>di</strong><br />

promozione del patrimonio documentario hanno finito spesso <strong>per</strong> prevalere<br />

sui lavori <strong>di</strong> or<strong>di</strong>namento e inventariazione, che avrebbero dovuto rimanere,<br />

<strong>per</strong> tutti <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>sti, statali e non statali, i compiti primari ed essenziali <strong>per</strong><br />

garantire la tutela e la fruizione dell’immenso patrimonio <strong>archivi</strong>stico italiano,<br />

ancora oggi in gran parte privo <strong>di</strong> adeguati strumenti <strong>per</strong> la <strong>ricerca</strong>. E’<br />

evidente che in questo contesto la produzione de<strong>gli</strong> inventari risultava, nella<br />

maggior parte de<strong>gli</strong> istituti, scarsa e <strong>di</strong>somogenea.<br />

Diversa si presentava la situazione in alcuni Archivi <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> antica e<br />

prestigiosa tra<strong>di</strong>zione in cui la consuetu<strong>di</strong>ne alla <strong>ricerca</strong> e alla s<strong>per</strong>imentazione<br />

poneva <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>sti nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> produrre strumenti <strong>di</strong> rigorosa<br />

impostazione e <strong>di</strong> solido contenuto, quasi sempre destinati a porsi come modello<br />

<strong>per</strong> casi analoghi.<br />

La sostanziale <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> impostazione dei lavori <strong>di</strong> inventariazione tra<br />

questi Archivi <strong>di</strong> Stato e la maggior parte de<strong>gli</strong> altri spinge a chiedersi se ne<strong>gli</strong><br />

anni più recenti sia cambiato il metodo <strong>di</strong> inventariazione de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> e se<br />

sia aumentata la produzione de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>. Il quadro in cui <strong>gli</strong><br />

istituti <strong>archivi</strong>stici si sono infatti trovati ad o<strong>per</strong>are, specialmente ne<strong>gli</strong> ultimi<br />

decenni, è certamente cambiato sia <strong>per</strong> le maggiori risorse finanziarie <strong>di</strong> cui<br />

<strong>gli</strong> Archivi e le Soprintendenze hanno goduto <strong>per</strong> almeno un trentennio 19 ,<br />

sia <strong>per</strong> l’accrescimento del <strong>per</strong>sonale che ha <strong>per</strong>messo alla maggior parte de<strong>gli</strong><br />

istituti del Centro e del Mezzogiorno d’Italia 20 <strong>di</strong> incrementare in maniera<br />

significativa le proprie attività. Decisive <strong>per</strong> il cambiamento, in particolare,<br />

delle modalità <strong>di</strong> produzione de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> si sono rivelate, da un<br />

lato, la pubblicazione de<strong>gli</strong> standard internazionali <strong>per</strong> la descrizione <strong>archivi</strong>stica<br />

e, dall’altra, l’adozione dei programmi informatici idonei a supportare il<br />

lavoro <strong>di</strong> inventariazione de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>.<br />

Per limitare la <strong>ricerca</strong> a<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> e <strong>per</strong> verificare l’entità del<br />

cambiamento, con tutti i limiti che un’indagine come questa circoscritta al<br />

web può fornire, è sufficiente esaminare alcune importanti risorse informative<br />

consultabili nel portale della Direzione generale de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> 21 e nei siti<br />

web de<strong>gli</strong> istituti <strong>archivi</strong>stici.<br />

La fonte principale <strong>di</strong> notizie sui complessi <strong>archivi</strong>stici conservati nella<br />

maggior parte de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato italiani è costituita, attualmente, dal<br />

Sistema informativo de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato - siAs, realizzato dall’Amministra-<br />

110


La produzione e la pubblicazione de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong><br />

zione <strong>archivi</strong>stica a partire dal 2003 22 . Un sistema che deve essere integrato,<br />

<strong>per</strong> la completezza delle informazioni, da altri sistemi informativi che sono<br />

stati autonomamente creati da alcuni Archivi <strong>di</strong> Stato e che sono consultabili<br />

nei relativi siti web 23 .<br />

Dai dati attualmente presenti nel siAs 24 e in alcuni <strong>di</strong> questi sistemi informativi,<br />

che <strong>per</strong> como<strong>di</strong>tà espositiva definirei ‘autonomi’, è possibile desumere<br />

non solo l’attività inventariale dei singoli istituti ma anche l’intera produzione<br />

de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato italiani 25 . Attraverso le schede informative che<br />

riportano i dati sul titolo e l’anno <strong>di</strong> compilazione, si può risalire, tramite il<br />

rimando in qualche non raro caso all’opzione ‘altre risorse sul web’, al numero<br />

de<strong>gli</strong> strumenti <strong>per</strong> la <strong>ricerca</strong> esistenti in ciascun istituto, alla loro tipologia,<br />

alla quantità <strong>di</strong> quelli pubblicati a stampa e online e <strong>per</strong>fino ai nomi dei relativi<br />

autori o curatori 26 .<br />

Molti dei siti creati da alcuni dei più importanti Archivi <strong>di</strong> Stato italiani<br />

27 offrono la possibilità non solo <strong>di</strong> consultare le schede descrittive de<strong>gli</strong><br />

strumenti <strong>per</strong> la <strong>ricerca</strong> 28 , ma anche <strong>di</strong> esaminarli <strong>di</strong>rettamente online. Gli<br />

ambienti delle risorse <strong>di</strong>gitali risultano, in genere, collegati tra loro in modo<br />

da consentire sia la consultazione delle informazioni passando da una risorsa<br />

all’altra 29 , sia il collegamento con quelle <strong>di</strong> altri soggetti istituzionali <strong>per</strong>mettendo<br />

talvolta una buona circolarità delle informazioni 30 . Tutti elementi,<br />

questi, che agevolano la navigazione in una rete notevolissima <strong>di</strong> relazioni<br />

in cui l’utente può sce<strong>gli</strong>ere i <strong>per</strong>corsi <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> più rispondenti alle proprie<br />

esigenze 31 .<br />

Il confronto tra <strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> riportati nella Guida generale con<br />

quelli rilevati nel siAs e nei sistemi informativi ‘autonomi’ rende evidente un<br />

dato che può sembrare scontato, ma che richiede qualche approfon<strong>di</strong>mento<br />

<strong>per</strong> <strong>di</strong>ventare significativo: il numero complessivo de<strong>gli</strong> strumenti <strong>per</strong> la <strong>ricerca</strong><br />

prodotti da<strong>gli</strong> istituti <strong>archivi</strong>stici italiani risulta ovviamente aumentato<br />

rispetto a quello riportato nei quattro volumi della Guida generale, ma in<br />

maniera assolutamente <strong>di</strong>somogenea sul territorio nazionale.<br />

Ne<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato in cui l’uso dei software applicativi finalizzati a supportare<br />

le attività <strong>di</strong> rior<strong>di</strong>no, descrizione e inventariazione della documentazione<br />

ha contribuito a mo<strong>di</strong>ficare il metodo <strong>di</strong> lavoro de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>sti, il<br />

numero de<strong>gli</strong> inventari, prodotti generalmente in formato <strong>di</strong>gitale sia <strong>per</strong> le<br />

sale <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sia <strong>per</strong> la loro pubblicazione online, si è incrementato in maniera<br />

considerevole. In altri Archivi, in cui il sistema tra<strong>di</strong>zionale <strong>di</strong> schedatura<br />

dei complessi <strong>archivi</strong>stici si è avvalso delle tecnologie informatiche solo <strong>per</strong><br />

alcune fasi dell’intero ciclo <strong>di</strong> lavorazione, il cambiamento risulta modesto<br />

111


Domenica Porcaro Massa<strong>fra</strong><br />

e i risultati, in termini <strong>di</strong> aumento della produzione de<strong>gli</strong> inventari, poco<br />

incisivi. In altri Archivi, pochi <strong>per</strong> fortuna, i dati consultabili nei vari sistemi<br />

informativi sopra ricordati non rilevano alcun visibile mi<strong>gli</strong>oramento 32 .<br />

Le date <strong>di</strong> compilazione dei sussi<strong>di</strong> <strong>per</strong> la <strong>ricerca</strong>, insieme alle informazioni<br />

sulla loro tipologia (inventari, inventari a stampa, inventari online, banche<br />

dati ecc.), rilevabili dalle schede descrittive dei complessi documentari, aiutano<br />

a comprendere in quali mo<strong>di</strong>, in quali <strong>per</strong>io<strong>di</strong> e in quanti istituti si siano<br />

verificati i maggiori cambiamenti. Essi coincidono, <strong>per</strong> la maggior parte, con<br />

l’aumento del <strong>per</strong>sonale verificatosi, come già detto, prevalentemente ne<strong>gli</strong><br />

Archivi del Centro e del Mezzogiorno d’Italia, con l’aumento delle risorse<br />

finanziarie, soprattutto straor<strong>di</strong>narie, che si sono rese <strong>di</strong>sponibili <strong>per</strong> alcuni<br />

istituti nell’ultimo ventennio 33 , e con l’emanazione <strong>di</strong> alcune norme che hanno<br />

consentito <strong>di</strong> snellire la gestione amministrativo-contabile de<strong>gli</strong> istituti 34 .<br />

Una vera e propria inversione <strong>di</strong> tendenza si registra, seppure limitata ad<br />

alcuni Archivi <strong>di</strong> Stato e, come si vedrà più avanti, a quasi tutte le Soprintendenze<br />

<strong>archivi</strong>stiche, a partire dal 1992 35 , anno in cui <strong>di</strong>versi istituti <strong>archivi</strong>stici<br />

36 sono chiamati a partecipare al progetto s<strong>per</strong>imentale denominato Anagrafe<br />

informatizzata de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> italiani, finalizzato a costituire una banca<br />

dati centrale presso il Ministero <strong>per</strong> beni culturali e ambientali come primo<br />

strumento <strong>per</strong> esercitare la tutela e promuovere la conoscenza del patrimonio<br />

<strong>archivi</strong>stico italiano 37 .<br />

Tra <strong>gli</strong> anni 1995 e 1996 questi istituti, acquistando formalmente una<br />

propria autonomia nella gestione del progetto, intraprendono quel lungo<br />

<strong>per</strong>corso, ancora oggi in itinere, che li porterà a creare quei sistemi informativi<br />

‘autonomi’ già ricordati, che rimarranno tali anche dopo la realizzazione<br />

del Sistema informativo de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato - siAs.<br />

Si accentua in tal modo, grazie alla <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> ulteriori risorse finanziarie<br />

<strong>di</strong> cui <strong>gli</strong> stessi si troveranno successivamente a godere, la <strong>di</strong>varicazione<br />

già esistente tra questi Archivi <strong>di</strong> Stato, particolarmente capaci <strong>di</strong> coniugare<br />

l’uso delle nuove tecnologie e l’adozione dei nuovi criteri <strong>per</strong> la descrizione<br />

dei complessi documentari con la propria consolidata tra<strong>di</strong>zione <strong>archivi</strong>stica,<br />

e <strong>gli</strong> altri Archivi, in cui le innovazioni, <strong>di</strong> metodo e <strong>di</strong> tecnica, riusciranno ad<br />

incidere poco o <strong>per</strong> niente nel tra<strong>di</strong>zionale lavoro <strong>di</strong> inventariazione.<br />

Si spiega in questo modo la <strong>per</strong>sistente carenza <strong>di</strong> strumenti <strong>per</strong> la <strong>ricerca</strong><br />

che caratterizza ancora oggi l’attività inventariale della maggior parte de<strong>gli</strong><br />

Archivi <strong>di</strong> Stato a fronte della rilevante quantità <strong>di</strong> nuove risorse <strong>di</strong>gitali<br />

<strong>archivi</strong>stiche che vanno arricchendo i siti web de<strong>gli</strong> istituti che hanno costituito<br />

sistemi autonomi. In alcuni <strong>di</strong> questi siti sono <strong>per</strong>fino consultabili<br />

112


La produzione e la pubblicazione de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong><br />

i nuovi e i vecchi inventari riprodotti, questi ultimi, in formato <strong>di</strong>gitale <strong>per</strong><br />

consentire il confronto tra tutti quelli <strong>di</strong>sponibili <strong>per</strong> uno stesso complesso<br />

documentario 38 .<br />

Un <strong>di</strong>scorso a parte va fatto <strong>per</strong> <strong>gli</strong> inventari pubblicati a stampa, a cura<br />

de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato o <strong>di</strong> singoli <strong>archivi</strong>sti.<br />

Sul numero e sulla tipologia de<strong>gli</strong> inventari e<strong>di</strong>ti in collane e pubblicazioni<br />

nazionali e locali, le indagini sul siAs e su<strong>gli</strong> altri sistemi informativi<br />

più volte definiti autonomi devono essere necessariamente integrate, <strong>per</strong> dare<br />

risultati significativi, sia con <strong>gli</strong> elenchi delle Pubblicazioni e <strong>per</strong>io<strong>di</strong>ci de<strong>gli</strong><br />

Istituti <strong>archivi</strong>stici 39 , che <strong>per</strong>mettono <strong>di</strong> ricostruire in maniera capillare l’attività<br />

e<strong>di</strong>toriale <strong>di</strong> ciascuno istituto, sia con i due Cataloghi delle guide e de<strong>gli</strong><br />

inventari e<strong>di</strong>ti, che riportano tutta la produzione a stampa dell’Amministrazione<br />

<strong>archivi</strong>stica, centrale e <strong>per</strong>iferica, dal 1861 al 1998 40 .<br />

Dall’analisi <strong>di</strong> queste rassegne e dal confronto con i dati ricavabili dalla<br />

Guida generale, dal siAs e dai sistemi autonomi non solo si può risalire alla<br />

tipologia de<strong>gli</strong> strumenti <strong>per</strong> la <strong>ricerca</strong> dati alle stampe, alla loro collocazione<br />

in <strong>per</strong>io<strong>di</strong>ci e pubblicazioni, nazionali e locali, ai <strong>per</strong>io<strong>di</strong> <strong>di</strong> maggiore incremento<br />

della produzione e<strong>di</strong>toriale e a<strong>gli</strong> istituti che li hanno pubblicati, ma si<br />

può anche ricostruire il rapporto tra la quantità de<strong>gli</strong> strumenti <strong>per</strong> la <strong>ricerca</strong><br />

e il numero delle altre tipologie <strong>di</strong> pubblicazioni, anch’esse a stampa, e<strong>di</strong>te a<br />

livello nazionale e locale.<br />

Le <strong>di</strong>verse modalità <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> dei dati consentite da questi sistemi informativi<br />

41 evidenziano un altro dato interessante, anche in questo caso non<br />

nuovo: il numero de<strong>gli</strong> inventari pubblicati a stampa in collane e pubblicazioni<br />

nazionali e locali rimane significativamente basso rispetto ad altri tipi<br />

<strong>di</strong> lavori <strong>archivi</strong>stici legati principalmente all’attività <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> e promozione<br />

del patrimonio <strong>archivi</strong>stico: articoli e saggi su argomenti storici e <strong>archivi</strong>stici,<br />

cataloghi <strong>di</strong> mostre documentarie, atti <strong>di</strong> convegni, seminari, incontri <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong>o e simili iniziative.<br />

Basta scorrere, infatti, anche rapidamente, l’elenco delle ricordate Pubblicazioni<br />

e <strong>per</strong>io<strong>di</strong>ci de<strong>gli</strong> Istituti <strong>archivi</strong>stici e le pagine dei due Cataloghi<br />

delle guide e de<strong>gli</strong> inventari e<strong>di</strong>ti <strong>per</strong> constatare l’abbondanza dei cataloghi <strong>di</strong><br />

mostre documentarie e <strong>di</strong> articoli e saggi su argomenti storici e <strong>archivi</strong>stici<br />

rispetto alla quantità <strong>di</strong> inventari e guide.<br />

A <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> quasi trenta anni dalla pubblicazione del primo volume della<br />

Guida generale in cui i curatori annotavano che la quantità e qualità dei mezzi<br />

<strong>di</strong> corredo approntati nel corso <strong>di</strong> un secolo ne<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato, «la scarsezza<br />

e la <strong>di</strong>fformità e spesso lo scarso rigore dei criteri volta a volta <strong>per</strong> essi<br />

113


Domenica Porcaro Massa<strong>fra</strong><br />

adottatati non aveva reso possibile completare e dare alle stampe che poche<br />

Guide o Guide-inventari» 42 , risulta confermata sia la scarsità de<strong>gli</strong> inventari<br />

pubblicati a stampa, sia l’aumento <strong>di</strong> altri tipi <strong>di</strong> pubblicazioni connesse, più<br />

che alla conservazione e alla fruizione del patrimonio <strong>archivi</strong>stico, alla sua<br />

valorizzazione.<br />

Prima <strong>di</strong> fare qualche considerazione sui motivi della scarsità de<strong>gli</strong> inventari,<br />

soprattutto a stampa, prodotti ne<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato e dell’aumento delle<br />

altre pubblicazioni, è opportuno verificare se, e in quali mo<strong>di</strong>, un analogo<br />

fenomeno si riscontri anche <strong>per</strong> <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> non statali <strong>di</strong> competenza delle<br />

Soprintendenze <strong>archivi</strong>stiche.<br />

Gli strumenti <strong>per</strong> la <strong>ricerca</strong> de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> non statali e l’attività e<strong>di</strong>toriale delle<br />

Soprintendenze <strong>archivi</strong>stiche<br />

Su<strong>gli</strong> strumenti <strong>per</strong> la <strong>ricerca</strong> prodotti ne<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato il confronto tra<br />

i dati rilevati dalla Guida generale, dal siAs e dai sistemi informativi autonomi<br />

consente, come abbiamo visto, <strong>di</strong> analizzare in maniera significativa l’attività<br />

<strong>di</strong> inventariazione svolta in tutti <strong>gli</strong> istituti <strong>di</strong> conservazione. Sui sussi<strong>di</strong> <strong>per</strong><br />

la <strong>ricerca</strong> de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> non statali prodotti dalle Soprintendenze <strong>archivi</strong>stiche<br />

non esistono, invece, fonti altrettanto generali e significative da cui partire<br />

<strong>per</strong> fare un confronto con quelle più recenti 43 .<br />

L’unico dato <strong>di</strong> un certo interesse, rilevabile dalla Guida generale, è costituito<br />

dal numero de<strong>gli</strong> inventari de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> non statali trasmessi dalle<br />

Soprintendenze <strong>archivi</strong>stiche all’Archivio centrale dello Stato in esecuzione<br />

dell’obbligo previsto dall’articolo 30 del d.p.r. n. 1409 del 30 settembre<br />

1963 44 . Alla data <strong>di</strong> pubblicazione del primo volume della Guida generale 45 ,<br />

la quantità de<strong>gli</strong> inventari depositati da tutte le Soprintendenze <strong>archivi</strong>stiche<br />

italiane nell’Archivio centrale dello Stato ammontava a 2.931 unità 46 . Un<br />

numero apparentemente considerevole, ma non corrispondente a<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>,<br />

prevalentemente comunali, rior<strong>di</strong>nati e inventariati, poiché la maggior parte<br />

<strong>di</strong> tali strumenti era costituita da inventari sommari, inventari parziali e da<br />

semplici elenchi, a volte <strong>per</strong>fino manoscritti, della documentazione ultraquarantennale.<br />

Nel numero rientravano, inoltre, le copie aggiornate o integrative<br />

de<strong>gli</strong> inventari già trasmessi 47 .<br />

Per fare una <strong>di</strong>stinzione tra le <strong>di</strong>verse tipologie de<strong>gli</strong> inventari depositati<br />

e ricostruire l’attività <strong>di</strong> ciascuna Soprintendenza in questo specifico settore<br />

occorrerebbe interrogare la banca dati <strong>di</strong>sponibile nella sala <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o dell’Archivio<br />

centrale, attualmente non consultabile online. E’ tuttavia possibile, anche<br />

senza l’ausilio <strong>di</strong> questa fonte, ricostruire l’attività della Soprintendenze<br />

114


La produzione e la pubblicazione de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong><br />

ove si consultino i dati forniti da alcuni sistemi informativi, nazionali e locali,<br />

idonei a verificare se non l’intera produzione inventariale delle stesse, poiché<br />

tali sistemi sono in continua implementazione, almeno i mo<strong>di</strong> con cui questi<br />

istituti hanno garantito la tutela, la fruizione e la valorizzazione del patrimonio<br />

<strong>archivi</strong>stico non statale.<br />

Il più importante strumento <strong>di</strong> indagine è rappresentato dal Sistema informativo<br />

unificato <strong>per</strong> le Soprintendenze <strong>archivi</strong>stiche - siusA 48 , in cui vanno<br />

progressivamente confluendo, a cura <strong>di</strong> tutte le Soprintendenze italiane 49 , le<br />

schede descrittive de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> non statali <strong>di</strong> competenza <strong>di</strong> ciascuna <strong>di</strong> esse.<br />

Attraverso il siusA è possibile ricostruire detta<strong>gli</strong>atamente l’attività <strong>di</strong> inventariazione<br />

svolta ne<strong>gli</strong> ultimi decenni 50 in quanto nel sistema sono presenti anche<br />

“i dati acquisiti con precedenti progetti <strong>di</strong> censimento e inventariazione, nazionali<br />

e locali, condotti dalle Soprintendenze <strong>archivi</strong>stiche in epoche <strong>di</strong>verse<br />

e con <strong>di</strong>fferenti gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> analiticità, a partire dal progetto nazionale dell’Anagrafe<br />

informatizzata de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> italiani, realizzato nello scorcio del Novecento<br />

nell’ambito della carta del rischio del patrimonio culturale nazionale” 51 .<br />

Navigando nell’efficace e articolato sistema informativo si riesce a ricostruire,<br />

con largo margine <strong>di</strong> atten<strong>di</strong>bilità, l’attività <strong>di</strong> ogni Soprintendenza<br />

e a verificare in quali mo<strong>di</strong> e <strong>per</strong> quali tipi <strong>di</strong> utenti le stesse abbiano curato,<br />

ne<strong>gli</strong> ultimi decenni, l’inventariazione <strong>di</strong> complessi documentari dei territori<br />

<strong>di</strong> loro competenza. I dati del siusA possono essere integrati e confrontati<br />

non solo con quelli rilevabili dai siti web <strong>di</strong> cui molte Soprintendenze si<br />

sono dotate, alcune delle quali pubblicano informazioni particolareggiate<br />

su<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> vigilati e sulla propria attività e<strong>di</strong>toriale, ma anche con le due<br />

tipologie <strong>di</strong> fonti a stampa già citate a proposito de<strong>gli</strong> inventari prodotti da<strong>gli</strong><br />

Archivi <strong>di</strong> Stato: <strong>gli</strong> elenchi delle Pubblicazioni e dei <strong>per</strong>io<strong>di</strong>ci de<strong>gli</strong> Istituti<br />

<strong>archivi</strong>stici e i due Cataloghi delle guide e de<strong>gli</strong> inventari e<strong>di</strong>ti 52 , in cui sono<br />

riportati anche <strong>gli</strong> elenchi cronologici delle pubblicazioni delle Soprintendenze<br />

<strong>archivi</strong>stiche.<br />

Il confronto <strong>fra</strong> tutte queste fonti pone in evidenza un dato singolare: il<br />

numero de<strong>gli</strong> inventari prodotti dalle Soprintendenze <strong>archivi</strong>stiche, particolarmente<br />

limitato fino a<strong>gli</strong> anni ottanta del secolo scorso, risulta da allora in<br />

costante aumento, anche se in maniera <strong>di</strong>versificata sul territorio nazionale,<br />

<strong>per</strong> poi ridursi progressivamente ne<strong>gli</strong> ultimi sei o sette anni.<br />

Le fonti mostrano altri dati degni <strong>di</strong> attenzione: oltre all’aumento della<br />

quantità dei sussi<strong>di</strong> <strong>per</strong> la <strong>ricerca</strong> si incrementa anche il numero <strong>di</strong> quelli<br />

e<strong>di</strong>ti a stampa in collane e pubblicazioni locali 53 e <strong>di</strong> quelli pubblicati online<br />

in sistemi informativi nazionali e locali.<br />

115


Domenica Porcaro Massa<strong>fra</strong><br />

Un altro elemento interessante è costituito dalla tendenza <strong>di</strong> molte Soprintendenze<br />

ad attivare proprie collane e<strong>di</strong>toriali. Secondo i dati rilevabili<br />

dai relativi siti web, le Soprintendenze <strong>per</strong> il Lazio 54 , l’Umbria 55 , il Piemonte<br />

56 , la Pu<strong>gli</strong>a 57 , il Veneto 58 pubblicano, autonomamente o in collaborazione<br />

con soggetti istituzionali locali, collane de<strong>di</strong>cate in gran parte all’e<strong>di</strong>zione a<br />

stampa de<strong>gli</strong> strumenti <strong>per</strong> la <strong>ricerca</strong> de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> non statali dei loro territori.<br />

Lo scopo è <strong>di</strong> evitare, evidentemente, la <strong>di</strong>s<strong>per</strong>sione de<strong>gli</strong> strumenti in<br />

collane e pubblicazioni <strong>di</strong>verse oltre che dare continuità e visibilità all’azione<br />

<strong>di</strong> valorizzazione del patrimonio <strong>archivi</strong>stico vigilato.<br />

Per spiegare i motivi della maggiore produzione inventariale delle Soprintendenze<br />

ne<strong>gli</strong> ultimi due decenni e della loro capacità <strong>di</strong> assicurare la<br />

continuità delle proprie collane, occorre risalire all’es<strong>per</strong>ienza maturata ne<strong>gli</strong><br />

anni Novanta dalle stesse nell’ambito del progetto Anagrafe de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong><br />

italiani 59 .<br />

Coinvolte in questo progetto fin dalla fase iniziale, le Soprintendenze si<br />

trovano a <strong>di</strong>sporre, <strong>per</strong> la prima volta nella loro attività, <strong>di</strong> risorse straor<strong>di</strong>narie<br />

(finanziarie, umane e tecniche) <strong>per</strong> informatizzare i dati su<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong><br />

vigilati. La necessità <strong>di</strong> ricavare da<strong>gli</strong> inventari e da<strong>gli</strong> altri mezzi <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong><br />

accumulatisi nel corso del tempo presso <strong>gli</strong> uffici <strong>gli</strong> elementi necessari<br />

a descrivere i complessi <strong>archivi</strong>stici, l’opportunità <strong>di</strong> rielaborarli in maniera<br />

sintetica, coerente e significativa <strong>per</strong> fornire la rappresentazione della loro<br />

struttura in più livelli gerarchici, <strong>di</strong>venta <strong>per</strong> <strong>gli</strong> istituti <strong>di</strong> vigilanza un’occasione<br />

straor<strong>di</strong>naria e irripetibile <strong>per</strong> riflettere e <strong>di</strong>scutere, nell’ambito <strong>di</strong><br />

gruppi <strong>di</strong> lavoro nazionali e locali, sull’architettura del sistema informativo<br />

e sulle modalità pratiche della sua realizzazione. La possibilità <strong>di</strong> impiegare,<br />

in particolare, <strong>per</strong>sonale esterno all’Amministrazione <strong>per</strong> censire complessi<br />

<strong>archivi</strong>stici mai prima trattati e <strong>per</strong> <strong>di</strong>gitalizzare i dati, ricorrendo a contratti<br />

<strong>di</strong> cottimo fiduciario con <strong>archivi</strong>sti libero professionisti in grado <strong>di</strong> o<strong>per</strong>are<br />

efficacemente sotto il controllo e con la guida del <strong>per</strong>sonale interno, abitua le<br />

Soprintendenze a selezionare e gestire <strong>per</strong>sone giovani e motivate, capaci <strong>di</strong><br />

usare con particolare destrezza le nuove tecnologie 60 .<br />

Si innesca, così, un circuito virtuoso che si riflette anche sulla gestione<br />

or<strong>di</strong>naria dell’attività istituzionale e che si <strong>di</strong>mostra utile in occasione della<br />

seconda fase del progetto Anagrafe 61 . La maggior parte delle risorse, straor<strong>di</strong>narie<br />

e or<strong>di</strong>narie, sarà impiegata in molte regioni, dalla metà de<strong>gli</strong> anni Novanta,<br />

<strong>per</strong> procedere a tappeto alla ricognizione del patrimonio <strong>archivi</strong>stico<br />

locale e <strong>per</strong> realizzare numerosi progetti <strong>di</strong> rior<strong>di</strong>namento e inventariazione<br />

<strong>di</strong> nuove tipologie <strong>di</strong> <strong>archivi</strong>.<br />

116


La produzione e la pubblicazione de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong><br />

Le risorse finanziarie che si renderanno <strong>di</strong>sponibili successivamente <strong>per</strong><br />

creare il siusA 62 , rappresentano una nuova opportunità <strong>per</strong> dare visibilità alla<br />

quantità e alla <strong>di</strong>versità del lavoro prodotto. L’ulteriore elaborazione dei dati<br />

necessaria <strong>per</strong> implementare il sistema, sollecitando le Soprintendenze a riesaminare<br />

il materiale già prodotto con il progetto Anagrafe e ad inserirlo nel<br />

nuovo sistema con sufficiente abilità, spiega la ricchezza e l’analiticità dei dati<br />

che rendono tale sistema una straor<strong>di</strong>naria fonte <strong>di</strong> informazioni su<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong><br />

non statali italiani, sull’attività delle Soprintendenze e, <strong>per</strong>fino, sul lavoro dei<br />

singoli <strong>archivi</strong>sti.<br />

Il siusA, dunque, si presta a rispondere alla domanda che ci si è posti<br />

all’inizio <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>scorso sulla quantità e tipologia de<strong>gli</strong> strumenti <strong>per</strong> la<br />

<strong>ricerca</strong> de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> locali prodotti nel corso de<strong>gli</strong> ultimi decenni. Lo stesso<br />

sistema non fornisce, né potrebbe fornire, dati informativi sull’utilizzo effettivo<br />

dei nuovi prodotti da parte de<strong>gli</strong> utenti. Rimane <strong>di</strong>fficoltoso verificare,<br />

<strong>per</strong> esempio, se questa maggiore e più incisiva attività delle Soprintendenze,<br />

concentrata sull’incremento della produzione de<strong>gli</strong> strumenti <strong>archivi</strong>stici e<br />

sulla loro pubblicazione a stampa, in collane e <strong>per</strong>io<strong>di</strong>ci o nei sistemi informativi<br />

nazionali e locali, abbia effettivamente favorito le ricerche storiche<br />

su<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> non statali.<br />

In mancanza <strong>di</strong> dati sulla maggiore sod<strong>di</strong>sfazione de<strong>gli</strong> utenti conseguente<br />

alla considerevole quantità <strong>di</strong> <strong>archivi</strong> inventariati ormai a loro <strong>di</strong>sposizione,<br />

si può assumere, come esempio, l’es<strong>per</strong>ienza <strong>di</strong> una delle Soprintendenze <strong>archivi</strong>stiche<br />

italiane, ampiamente nota a chi scrive <strong>per</strong> averla <strong>di</strong>retta, come<br />

soprintendente, dal 1975 al 2005.<br />

Un caso <strong>di</strong> e<strong>di</strong>toria <strong>archivi</strong>stica locale: la Soprintendenza <strong>archivi</strong>stica <strong>per</strong> la Pu<strong>gli</strong>a<br />

e la produzione de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong><br />

Non mi pare necessario soffermarmi su<strong>gli</strong> aspetti <strong>di</strong> metodo e <strong>di</strong> tecnica con<br />

cui la Soprintendenza <strong>archivi</strong>stica <strong>per</strong> la Pu<strong>gli</strong>a ha realizzato <strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong><br />

<strong>ricerca</strong> de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> non statali <strong>di</strong> propria competenza, in quanto la stessa si<br />

è in genere uniformata alle <strong>di</strong>rettive e alle norme e<strong>di</strong>toriali che l’Ufficio stu<strong>di</strong><br />

e pubblicazioni ha emanato nel corso del tempo 63 , modellando la struttura<br />

e la redazione de<strong>gli</strong> inventari su quelli e<strong>di</strong>ti nelle pubblicazioni e nelle collane<br />

della Direzione generale 64 . Mi pare opportuno, invece, approfon<strong>di</strong>re sia<br />

i problemi legati all’e<strong>di</strong>zione a stampa de<strong>gli</strong> strumenti, realizzati sempre in<br />

stretta collaborazione con i soggetti produttori de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> nell’ambito de<strong>gli</strong><br />

interventi <strong>di</strong> rior<strong>di</strong>namento e inventariazione eseguiti nelle <strong>di</strong>verse forme<br />

previste dalla normativa vigente, sia alcuni aspetti connessi alla <strong>di</strong>ffusione de-<br />

117


Domenica Porcaro Massa<strong>fra</strong><br />

<strong>gli</strong> stessi, anche <strong>per</strong> verificare se <strong>gli</strong> sforzi fatti <strong>per</strong> realizzarli siano stati efficaci<br />

e abbiano mi<strong>gli</strong>orato la conoscenza del patrimonio <strong>archivi</strong>stico della regione<br />

contribuendo ad ampliare la <strong>ricerca</strong> storica sulle fonti documentarie locali.<br />

occorre premettere che le <strong>di</strong>fficoltà incontrate da<strong>gli</strong> istituti <strong>archivi</strong>stici<br />

nel dare alle stampe i propri strumenti <strong>per</strong> la <strong>ricerca</strong> nelle pubblicazioni e<br />

nelle collane della Direzione generale non sono <strong>di</strong>pese tanto dall’insufficienza<br />

dei fon<strong>di</strong> <strong>per</strong> l’e<strong>di</strong>toria a <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> quest’ultima nell’apposito<br />

capitolo <strong>di</strong> bilancio, quanto dalla scelta della stessa <strong>di</strong> concentrare a livello<br />

centrale l’intera gestione delle risorse finanziarie e della programmazione<br />

e<strong>di</strong>toriale. Una scelta che è stata dettata certamente dalla necessità <strong>di</strong> garantire<br />

il rigore scientifico delle pubblicazioni, ma che non ha certamente<br />

favorito la <strong>di</strong>ffusione della consuetu<strong>di</strong>ne e dell’abilità a pubblicare da parte<br />

de<strong>gli</strong> istituti <strong>per</strong>iferici.<br />

L’impossibilità <strong>di</strong> gestire fon<strong>di</strong> <strong>per</strong> l’e<strong>di</strong>toria, da amministrare in autonomia<br />

come tutti <strong>gli</strong> altri capitoli <strong>di</strong> spesa, ha costretto <strong>gli</strong> istituti a trovare rime<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> vario genere <strong>per</strong> valorizzare complessi documentari spesso <strong>di</strong> gran<strong>di</strong>ssimo<br />

rilievo ed interesse storico. In pratica, Archivi e Soprintendenze si sono<br />

dovuti attivare <strong>per</strong> coinvolgere enti pubblici e <strong>per</strong> sollecitare sponsor privati a<br />

finanziare le spese <strong>di</strong> stampa de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> da loro prodotti.<br />

A volte questi sussi<strong>di</strong>, generosamente finanziati da Fondazioni bancarie<br />

e da Istituti <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to, sono stati <strong>di</strong>stribuiti in omaggio più ai clienti che<br />

ai potenziali utenti de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>, incidendo pochissimo sulla <strong>ricerca</strong> storica<br />

locale. Nel caso in cui la loro pubblicazione, commissionata ad e<strong>di</strong>tori locali<br />

o a tipografie anche tecnicamente attrezzate, non sia stata seguita da un’adeguata<br />

<strong>di</strong>stribuzione tra tutti i possibili utenti (istituti <strong>archivi</strong>stici, biblioteche<br />

centrali e locali, <strong>di</strong>partimenti universitari, centri <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>, istituzioni culturali,<br />

<strong>ricerca</strong>tori <strong>di</strong> professione e stu<strong>di</strong>osi locali), i volumi a stampa hanno<br />

spesso incrementato i depositi de<strong>gli</strong> stessi e<strong>di</strong>tori o dei soggetti committenti<br />

(Regioni, Province, Comuni, Fondazioni ecc.), rimanendo in molta parte<br />

inutilizzati.<br />

La Soprintendenza pu<strong>gli</strong>ese, come la maggior parte de<strong>gli</strong> istituti <strong>archivi</strong>stici,<br />

ha seguito tutte le possibili strade <strong>per</strong> pubblicare inventari, guide e<br />

censimenti, accontentandosi il più delle volte <strong>di</strong> collocare questi strumenti in<br />

collane e<strong>di</strong>toriali anche non specialistiche e in pubblicazioni sovvenzionate<br />

dai soggetti produttori de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>.<br />

Sicuramente i risultati della collaborazione tra la Soprintendenza che ha<br />

progettato <strong>gli</strong> interventi e ha <strong>di</strong>retto i lavori e <strong>gli</strong> enti che hanno finanziato le<br />

spese <strong>per</strong> la stampa, sono stati proficui 65 , anche se è accaduto talvolta che <strong>per</strong><br />

118


La produzione e la pubblicazione de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong><br />

una sorta <strong>di</strong> malcelata gelosia dei soggetti finanziatori o <strong>per</strong> una scelta miope<br />

de<strong>gli</strong> e<strong>di</strong>tori, fiduciosi <strong>di</strong> vendere i volumi e <strong>di</strong> ricavarne un adeguato profitto<br />

economico, questi sussi<strong>di</strong> non hanno avuto adeguata circolazione, rendendo<br />

vani <strong>gli</strong> sforzi fatti <strong>per</strong> la loro realizzazione.<br />

Per limitare la <strong>di</strong>s<strong>per</strong>sione de<strong>gli</strong> strumenti derivante da questa non programmabile<br />

attività e<strong>di</strong>toriale, la Soprintendenza ha attivato una propria collana<br />

denominata «Quaderni sAp» (Soprintendenza Archivistica Pu<strong>gli</strong>a), giunta<br />

al do<strong>di</strong>cesimo volume nel 2011 66 . Una collana che l’istituto ha curato in tutte<br />

le fasi <strong>di</strong> lavorazione, dall’inventariazione de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> alla cura redazionale<br />

de<strong>gli</strong> strumenti 67 , dalla <strong>di</strong>stribuzione delle copie a stampa all’organizzazione<br />

<strong>di</strong> manifestazioni ed incontri culturali <strong>per</strong> assicurarne la <strong>di</strong>ffusione. L’impegno<br />

profuso è stato davvero notevole soprattutto <strong>per</strong> trovare i finanziamenti<br />

necessari ad assicurarne la continuità con ragionevole <strong>per</strong>io<strong>di</strong>cità.<br />

Circa i criteri con cui sono stati selezionati <strong>gli</strong> strumenti da pubblicare,<br />

occorre precisare che la scelta non è stata sempre guidata dall’importanza<br />

de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> in essi descritti, né dalla maggiore vali<strong>di</strong>tà scientifica <strong>di</strong> questi<br />

sussi<strong>di</strong> rispetto a tutti quelli prodotti, quanto dalla casualità con cui i vari<br />

enti, sollecitati a contribuire alla valorizzazione del proprio patrimonio <strong>archivi</strong>stico<br />

e alle spese <strong>di</strong> stampa, hanno risposto alle richieste.<br />

oltre a<strong>gli</strong> strumenti pubblicati a stampa, la Soprintendenza ha prodotto<br />

una notevolissima quantità <strong>di</strong> inventari in formato <strong>di</strong>gitale. Pochi <strong>di</strong> essi<br />

risultano, ad oggi, pubblicati online a causa delle <strong>di</strong>fficoltà economiche che<br />

hanno costretto l’istituto a ri<strong>di</strong>mensionare ne<strong>gli</strong> ultimi anni i progetti <strong>di</strong> informatizzazione<br />

de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> vigilati 68 .<br />

oltre al siusA e al sito web della Soprintendenza, esistono, in Pu<strong>gli</strong>a, altre<br />

risorse informative in cui si possono recu<strong>per</strong>are i dati su<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> locali.<br />

Non esiste, tuttavia, al momento un sistema regionale che assicuri la necessaria<br />

circolarità delle informazioni tra tutte quelle esistenti. La Regione<br />

Pu<strong>gli</strong>a non si è ancora dotata <strong>di</strong> un proprio sistema informativo in grado<br />

<strong>di</strong> gestire la grande mole <strong>di</strong> dati acquisita con la realizzazione dei numerosi<br />

progetti <strong>di</strong> inventariazione <strong>di</strong> <strong>archivi</strong> locali finanziati ne<strong>gli</strong> ultimi anni<br />

nell’ambito dell’Accordo <strong>di</strong> Programma Quadro (Apq) Stato-Regione 69 . Allo<br />

stato attuale i siti web, creati nell’ambito <strong>di</strong> questi progetti <strong>per</strong> rendere fruibili<br />

online <strong>gli</strong> inventari prodotti, non sono facilmente re<strong>per</strong>ibili in internet<br />

a causa della loro denominazione poco significativa o de<strong>gli</strong> acronimi troppo<br />

complessi.<br />

Per ora sussistono, <strong>per</strong> l’e<strong>di</strong>toria <strong>di</strong>gitale <strong>archivi</strong>stica, problemi simili a<br />

quelli già evidenziati <strong>per</strong> l’e<strong>di</strong>toria a stampa: <strong>di</strong>sseminazione delle informa-<br />

119


Domenica Porcaro Massa<strong>fra</strong><br />

zioni su<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> e conseguente <strong>di</strong>fficoltà <strong>per</strong> <strong>gli</strong> utenti poco abituati a <strong>ricerca</strong>re<br />

sul web 70 i dati finora re<strong>per</strong>iti tramite i canali tra<strong>di</strong>zionali offerti de<strong>gli</strong><br />

istituti <strong>archivi</strong>stici.<br />

ovviamente le <strong>di</strong>fficoltà <strong>per</strong> mi<strong>gli</strong>orare, in mancanza del sistema <strong>archivi</strong>stico<br />

regionale, la conoscenza de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> locali pu<strong>gli</strong>esi non sono insormontabili:<br />

basterebbe avere le necessarie risorse finanziarie <strong>per</strong> implementare<br />

il siusA e il sito web della Soprintendenza che potrebbe assicurare il rinvio a<br />

tutti i sistemi <strong>archivi</strong>stici locali.<br />

Nell’attesa che si ricreino quelle felici con<strong>di</strong>zioni che hanno fino ad ora<br />

favorito la realizzazione dei progetti <strong>di</strong> inventariazione de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> non statali,<br />

sarebbe già sufficiente rendere concretamente o<strong>per</strong>ativa la collaborazione<br />

tra tutti i soggetti istituzionali interessati a gestire <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> locali <strong>per</strong> creare,<br />

con<strong>di</strong>videre ed integrare le risorse <strong>archivi</strong>stiche in rete.<br />

Pochi inventari e molti cataloghi: <strong>gli</strong> istituti <strong>archivi</strong>stici tra attività <strong>di</strong> conservazione,<br />

vigilanza e gestione de<strong>gli</strong> eventi.<br />

Le fonti finora consultate sul web hanno dato risposte a mio parere convincenti<br />

sui motivi della <strong>per</strong>sistente carenza de<strong>gli</strong> inventari prodotti da<strong>gli</strong><br />

istituti <strong>archivi</strong>stici italiani. Le stesse sono anche in grado <strong>di</strong> chiarire le cause<br />

dell’incremento costante e <strong>di</strong>ffuso su tutto il territorio nazionale <strong>di</strong> altre pubblicazioni<br />

legate, <strong>per</strong> lo più, all’attività <strong>di</strong> promozione e valorizzazione de<strong>gli</strong><br />

<strong>archivi</strong>.<br />

L’analisi de<strong>gli</strong> elenchi cronologici, dal 1954 al 2006, delle già citate Pubblicazioni<br />

e <strong>per</strong>io<strong>di</strong>ci de<strong>gli</strong> Istituti <strong>archivi</strong>stici 71 , e delle rilevazioni fornite<br />

dall’Ufficio statistica del Ministero <strong>per</strong> i beni e le attività culturali - sisTAn, in<br />

cui sono riportate, a partire dal 1998, i dati annuali e quinquennali sull’attività<br />

promozionale <strong>di</strong> ogni istituto, <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> verificare l’andamento e l’entità<br />

<strong>di</strong> tale incremento 72 .<br />

Si <strong>per</strong>cepisce chiaramente, a scorrere i dati delle due tipologie <strong>di</strong> fonti, il<br />

costante adattamento de<strong>gli</strong> Archivi e delle Soprintendenze al nuovo ruolo che<br />

<strong>gli</strong> stessi sono chiamati a svolgere a seguito della loro transizione dal Ministero<br />

dell’Interno al Ministero <strong>per</strong> i beni e le attività culturali. I compiti, fino<br />

ad allora prevalenti, <strong>di</strong> conservazione de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> statali e <strong>di</strong> vigilanza su<strong>gli</strong><br />

<strong>archivi</strong> de<strong>gli</strong> enti pubblici e dei privati, così come erano regolati dal d.p.r.<br />

n. 1409 del 30 settembre 1963, cominciano ad ampliarsi e a <strong>di</strong>versificarsi<br />

soprattutto dopo l’emanazione, nel 1999, del Testo unico in materia <strong>di</strong> beni<br />

culturali e ambientali 73 e, nel 2004, del Co<strong>di</strong>ce dei beni culturali e del paesaggio<br />

74 , in cui le funzioni <strong>di</strong> tutela e <strong>di</strong> valorizzazione del patrimonio culturale<br />

120


La produzione e la pubblicazione de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong><br />

sembrano <strong>di</strong>ventare prioritarie ad<strong>di</strong>rittura rispetto a quelle della sua conservazione<br />

e fruizione 75 .<br />

All’accrescersi delle funzioni non corrisponde sempre l’adeguamento dei<br />

mezzi necessari a svolgere le nuove attività. Per motivi legati principalmente<br />

alle <strong>di</strong>fficoltà economiche che iniziano, già dai primi anni del nuovo secolo, a<br />

trava<strong>gli</strong>are il Paese, i finanziamenti or<strong>di</strong>nari vanno progressivamente a ridursi<br />

fino al punto da con<strong>di</strong>zionare lo svolgimento dei tra<strong>di</strong>zionali compiti istituzionali.<br />

L’erogazione delle somme, già assicurate <strong>per</strong> l’esecuzione dei progetti<br />

che alcune leggi emanate a<strong>gli</strong> inizi de<strong>gli</strong> anni Novanta avevano favorito 76 , si<br />

esaurisce gradualmente.<br />

La contrazione delle risorse finanziarie, <strong>di</strong>ventata drammatica ne<strong>gli</strong> anni<br />

più recenti, e la riduzione del <strong>per</strong>sonale conseguente al pensionamento <strong>di</strong><br />

un numero sempre crescente <strong>di</strong> impiegati, spinge <strong>gli</strong> istituti a concentrarsi<br />

sempre <strong>di</strong> più sull’attività <strong>di</strong> promozione e valorizzazione del patrimonio<br />

culturale. Un’attività fortemente voluta e continuamente sollecitata dall’Amministrazione<br />

centrale 77 che si riserva <strong>di</strong> fissare temi e tempi <strong>di</strong> svolgimento<br />

dei cosiddetti ‘gran<strong>di</strong> eventi’, ma che non fornisce, in genere, i finanziamenti<br />

necessari alla loro realizzazione.<br />

Gli istituti si sforzano <strong>di</strong> adeguarsi alle <strong>di</strong>rettive ministeriali implementando<br />

un’attività tra<strong>di</strong>zionalmente congeniale alla maggior parte de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>sti.<br />

Archivi e Soprintendenze si attivano <strong>per</strong> trovare collaborazioni a livello locale<br />

e sponsor che finanzino le iniziative. Le se<strong>di</strong> de<strong>gli</strong> istituti, spesso ampie e<br />

monumentali, si prestano ad ospitare ogni genere <strong>di</strong> iniziative, qualche volta<br />

poco affini ai beni <strong>archivi</strong>stici.<br />

L’intensificarsi de<strong>gli</strong> eventi, che spesso si accavallano tra Archivi, Soprintendenze,<br />

Musei e Biblioteche, non comporta, generalmente, l’aumento de<strong>gli</strong><br />

utenti. Le mostre, i convegni, le conferenze, la presentazione dei libri,<br />

la celebrazione <strong>di</strong> una serie continua <strong>di</strong> centenari e anniversari finisce <strong>per</strong><br />

coinvolgere il solito pubblico <strong>di</strong> appassionati, che ruota e si <strong>di</strong>vide <strong>fra</strong> le tante<br />

concomitanti manifestazioni culturali. In qualche caso <strong>gli</strong> istituti, comunque<br />

vincolati a trasmettere al sisTAn l’elenco delle iniziative e il relativo numero<br />

dei partecipanti, ripropongono, con qualche variante, progetti già realizzati<br />

in anni precedenti <strong>per</strong> incrementare con poca spesa il numero de<strong>gli</strong> eventi.<br />

I dati del sisTAn e <strong>gli</strong> elenchi delle manifestazioni culturali che si svolgono<br />

nell’ambito dello stesso anno e <strong>per</strong> più anni successivi 78 mostrano come si<br />

sia andato ad<strong>di</strong>rittura invertendo, specialmente nell’ultimo quinquennio, il<br />

rapporto tra il tempo riservato ai compiti <strong>di</strong> conservazione 79 e <strong>di</strong> vigilanza 80<br />

e quello de<strong>di</strong>cato alle manifestazioni culturali e all’organizzazione <strong>di</strong> eventi.<br />

121


Domenica Porcaro Massa<strong>fra</strong><br />

Di quest’intensa attività, che richiede evidentemente progettazione, <strong>ricerca</strong>,<br />

competenza e risorse, rimane un’ampia gamma <strong>di</strong> materiali a stampa: manifesti,<br />

locan<strong>di</strong>ne, pieghevoli, programmi e cataloghi. I cataloghi delle mostre<br />

documentarie, in particolare, costituiscono ormai la parte prevalente della<br />

produzione scientifica de<strong>gli</strong> istituti <strong>archivi</strong>stici 81 .<br />

Non si sa, in questo <strong>per</strong>iodo <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà politiche ed economiche<br />

del Paese, quale sarà il ruolo de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato e delle Soprintendenze<br />

<strong>archivi</strong>stiche nel prossimo futuro. E’ augurabile che <strong>per</strong>lomeno si verifichi<br />

quell’inversione <strong>di</strong> tendenza che restituisca a<strong>gli</strong> istituti il giusto equilibrio tra i<br />

vari compiti istituzionali in modo che le attività <strong>di</strong> conservazione e vigilanza,<br />

assicurate anche nei <strong>per</strong>io<strong>di</strong> meno favorevoli con pochi mezzi e scarso <strong>per</strong>sonale,<br />

e <strong>fra</strong> esse quelle inerenti alla produzione <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> sul patrimonio<br />

<strong>archivi</strong>stico, non siano ulteriormente svilite a favore <strong>di</strong> una gestione<br />

dei beni culturali improntata al culto dell’evento e dell’effimero.<br />

1 Con l’art. 7, lett. a) del d.p.r. 14 gennaio 1972, n. 3, “Trasferimento alle Regioni a statuto<br />

or<strong>di</strong>nario delle funzioni amministrative statali in materia <strong>di</strong> assistenza scolastica e <strong>di</strong> musei<br />

e biblioteche <strong>di</strong> enti locali”, sono state trasferite a tali enti insieme alle “funzioni concernenti<br />

l’istituzione, l’or<strong>di</strong>namento ed il funzionamento dei musei e delle biblioteche <strong>di</strong> enti locali o<br />

d’interesse locale, ivi comprese le biblioteche popolari ed i centri <strong>di</strong> pubblica lettura istituiti o<br />

gestiti da enti locali” anche “<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> storici a questi affidati”.<br />

2 Sui sistemi locali contenenti dati su<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> storici <strong>di</strong> interesse locale o sui quali è<br />

possibile consultare inventari si veda in questo stesso volume il saggio <strong>di</strong> Federico Valacchi, A<br />

caccia <strong>di</strong> descrizioni <strong>archivi</strong>stiche sul web.<br />

3 Per un esame della situazione precedente alla pubblicazione della Guida generale si veda<br />

l’Atlante storico de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> italiani, consultabile nel sito dell’icAr (Istituto Centrale <strong>per</strong> <strong>gli</strong><br />

Archivi) all’in<strong>di</strong>rizzo (questo sito web e i successivi siti citati, sono stati consultati nei mesi <strong>fra</strong> aprile e<br />

novembre 2011). Nello stesso sito è consultabile la Biblioteca <strong>di</strong>gitale che mette a <strong>di</strong>sposizione,<br />

insieme ad alcuni strumenti <strong>per</strong> il lavoro e la <strong>ricerca</strong> ne<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> (e<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>gitali, re<strong>per</strong>tori<br />

bibliografici, re<strong>per</strong>tori <strong>archivi</strong>stici non e<strong>di</strong>ti de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato e delle Soprintendenze<br />

<strong>archivi</strong>stiche) un re<strong>per</strong>torio dal titolo Gli <strong>archivi</strong> e le fonti, che propone una rassegna delle<br />

pubblicazioni relative ai singoli Archivi <strong>di</strong> Stato e alle fonti documentarie in essi conservate:<br />

.<br />

4 Ministero <strong>per</strong> i beni culturali e ambientali, Ufficio centrale <strong>per</strong> i beni <strong>archivi</strong>stici, Guida<br />

generale de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato italiani, I (A-E), Roma 1981; II (F-M), Roma 1983; III (N-R),<br />

Roma 1986; IV (S-Z), Roma 1994.<br />

5 .<br />

6 .<br />

7 .<br />

122


La produzione e la pubblicazione de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong><br />

8 .<br />

9 Per verificare la tipologia e il numero dei «mezzi <strong>di</strong> corredo», come erano definiti<br />

i <strong>di</strong>versi sussi<strong>di</strong> <strong>per</strong> la <strong>ricerca</strong> nel paragrafo 11 dell’Introduzione al primo volume della<br />

Guida generale, , si può consultare la Guida<br />

in formato pdf che consente <strong>di</strong> accedere, attraverso la lista de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato, alla<br />

versione elettronica delle voci relative ai 95 istituti descritti nelle corrispondenti pagine<br />

a stampa. Con questa modalità si possono visualizzare le schede descrittive <strong>di</strong> tutti i<br />

fon<strong>di</strong> esistenti in ciascun Archivio insieme ai dati sulla tipologia, sul formato e sulla<br />

data <strong>di</strong> compilazione dei relativi mezzi <strong>di</strong> corredo. La medesima Guida in formato pdf<br />

fornisce, in modo più rapido, le stesse informazioni: immettendo nel campo «<strong>ricerca</strong><br />

semplice» o «<strong>ricerca</strong> guidata» una parola chiave (inventari, inventari sommari, inventari<br />

a stampa, elenchi, elenchi <strong>di</strong> versamento ecc.) si risale al numero delle varie tipologie <strong>di</strong><br />

mezzi <strong>di</strong> corredo esistenti nei singoli istituti e ai complessi documentari cui tali mezzi si<br />

riferiscono. Interrogando poi il sistema con il termine «bibliografia» e incrociando i dati<br />

ottenuti con le precedenti modalità <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>, si può ricostruire l’elenco generale de<strong>gli</strong><br />

inventari a stampa prodotti ne<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato italiani in qualunque modo citati nella<br />

Guida generale. Anche la Guida online può essere interrogata su<strong>gli</strong> stessi dati tramite<br />

la «<strong>ricerca</strong> <strong>per</strong> parola» o la «<strong>ricerca</strong> guidata» e «avanzata». Il sistema, così interrogato,<br />

restituisce tutte le schede descrittive in cui è evidenziato il termine richiesto (inventario,<br />

inventario a stampa, inventario sommario, elenco ecc.). Il Sistema Guida, che rispetto<br />

alle altre modalità (Guida in formato pdf e Guida online) riporta anche <strong>gli</strong> aggiornamenti<br />

dei dati riversati da <strong>di</strong>versi Archivi <strong>di</strong> Stato in questi ultimi anni, si presta, a sua volta,<br />

ad essere interrogato in due mo<strong>di</strong>: Sistema Guida generale e Guida generale. Le modalità<br />

<strong>di</strong> accesso alle banche dati, assicurate dalla navigazione nell’albero gerarchico e dalla<br />

<strong>ricerca</strong> (semplice e avanzata) <strong>per</strong> termini e <strong>per</strong> soggetti produttori, offrono la possibilità<br />

<strong>di</strong> incrociare i dati e ricostruire in maniera capillare la produzione de<strong>gli</strong> inventari in tutti<br />

<strong>gli</strong> istituti <strong>archivi</strong>stici italiani.<br />

10 , n.11, Mezzi <strong>di</strong> corredo.<br />

11 Ibid.<br />

12 Il dato è fornito immettendo nel campo <strong>ricerca</strong> il termine «inventari». Per l’esito della<br />

selezione <strong>di</strong> 6468 documenti v. ‘Pagina 1 <strong>di</strong> 361’ in: .<br />

13 La redazione centrale della Guida a stampa, costituita da Piero D’Angiolini, Clau<strong>di</strong>o<br />

Pavone e Vilma Piccioni Sparvoli, fu integrata nel 1972 da Paola Carucci e nel 1975 da<br />

Antonio Dentoni-Litta. Sui curatori dei volumi v. .<br />

14 , n.11, Mezzi <strong>di</strong> corredo.<br />

15 Su<strong>gli</strong> inventari, che insieme alle guide, rappresentano «i mezzi <strong>di</strong> corredo <strong>archivi</strong>stici,<br />

tecnicamente e scientificamente più elevati e costituiscono il più imme<strong>di</strong>ato riferimento <strong>per</strong> la<br />

determinazione della qualificazione del lavoro dell’<strong>archivi</strong>sta», v. A. Romiti, I mezzi <strong>di</strong> corredo<br />

<strong>archivi</strong>stici e i problemi dell’accesso, «Archivi <strong>per</strong> la storia», III/2 (1990), p. 95.<br />

16 Con l’istituzione del Ministero <strong>per</strong> i beni culturali e ambientali, avvenuta con L.<br />

29 gennaio 1975, n. 5, <strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato, già amministrati dal Ministero dell’Interno,<br />

cominciarono a <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> risorse finanziarie più consistenti e <strong>di</strong> una maggiore quantità <strong>di</strong><br />

<strong>per</strong>sonale.<br />

123


Domenica Porcaro Massa<strong>fra</strong><br />

17 Su<strong>gli</strong> standard descrittivi isAd(g) e isAAr(cpf) e sul documento del Consi<strong>gli</strong>o<br />

Internazionale de<strong>gli</strong> Archivi su<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> (Guidelines for the Preparation and<br />

Presentation of Fin<strong>di</strong>ng Aids ) v, Introduzioni, a cura <strong>di</strong> F. Ricci e S. Vitali «Rassegna de<strong>gli</strong><br />

Archivi <strong>di</strong> Stato», LXIII/1 (gen./apr. 2003), pp. 11-58 (scaricabile da ). Per i testi originali v.: International Standard<br />

Archival Description (General) isAd (g) 2000, ;<br />

International Standard Archival Authority Records (Corporate Bo<strong>di</strong>es, Persons, Families) isAAr<br />

(cpf) 2004, ; International Standard<br />

for Institutions with Archival Hol<strong>di</strong>ngs is<strong>di</strong>Ah [2008], .<br />

18 Sull’attività e<strong>di</strong>toriale de<strong>gli</strong> istituti <strong>archivi</strong>stici v. Pubblicazioni e <strong>per</strong>io<strong>di</strong>ci de<strong>gli</strong> Istituti<br />

<strong>archivi</strong>stici, consultabile all’in<strong>di</strong>rizzo .<br />

19 Dal 1975, anno <strong>di</strong> istituzione del Ministero <strong>per</strong> i beni culturali e ambientali ai primi<br />

anni del Duemila.<br />

20 Con la L. 1 giugno 1977, n. 285, che recava provve<strong>di</strong>menti <strong>per</strong> favorire l’occupazione<br />

giovanile, la maggior parte de<strong>gli</strong> istituti del Centro e del Mezzogiorno d’Italia ha potuto<br />

<strong>di</strong>sporre, <strong>per</strong> l’esecuzione <strong>di</strong> progetti speciali, <strong>di</strong> una quantità rilevante <strong>di</strong> giovani assunti a<br />

tempo determinato che si sono poi stabilizzati ne<strong>gli</strong> organici de<strong>gli</strong> uffici. La s<strong>per</strong>equazione tra<br />

il numero de<strong>gli</strong> impiegati in servizio presso questi Istituti, spesso sproporzionata rispetto a<strong>gli</strong><br />

effettivi bisogni e a quelli del resto d’Italia, è tuttora <strong>per</strong>manente. Si vedano, a tale proposito,<br />

le rilevazioni statistiche sul <strong>per</strong>sonale in servizio ne<strong>gli</strong> istituti <strong>archivi</strong>stici: .<br />

21 .<br />

22 Il siAs è costituito da «una base <strong>di</strong> dati in continuo incremento che consente <strong>di</strong> effettuare<br />

da remoto e nelle sale <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o le ricerche sui complessi documentari conservati da<strong>gli</strong> Archivi<br />

<strong>di</strong> Stato e sui relativi inventari»: . Non tutti <strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato sono compresi in questo sistema. Per l’elenco de<strong>gli</strong> istituti<br />

che hanno aderito al siAs v.: .<br />

23 Si sono dotati, in tempi, mo<strong>di</strong> e con finanziamenti <strong>di</strong>versi, <strong>di</strong> propri sistemi informativi<br />

<strong>archivi</strong>stici <strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Arezzo, Bologna, Ca<strong>gli</strong>ari, Firenze, Frosinone, Genova,<br />

Grosseto, Lucca, Milano, Napoli, Novara, Perugia, Roma, Torino, Treviso, Venezia,<br />

Viterbo, coinvolti a seguito della L. n.145/92 nel progetto Anagrafe informatizzata de<strong>gli</strong><br />

<strong>archivi</strong> italiani. Sul nuovo Sistema <strong>archivi</strong>stico nazionale - sAn, in corso <strong>di</strong> realizzazione,<br />

che dovrebbe mettere in connessione sistemi informativi attualmente autonomi tra loro,<br />

v. il materiale <strong>di</strong>sponibile sul sito dell’icAr: .<br />

24 Nel siAs l’indagine su<strong>gli</strong> inventari può essere avviata <strong>di</strong>rettamente dal catalogo<br />

de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> che rinvia, attraverso la lista de<strong>gli</strong> istituti, all’elenco <strong>di</strong> tutti <strong>gli</strong><br />

strumenti <strong>per</strong> la <strong>ricerca</strong> esistenti in ciascun Archivio <strong>di</strong> Stato, oppure dalla lista dei complessi<br />

documentari che rimanda, a sua volta, alle schede informative dei complessi e, da queste, a<strong>gli</strong><br />

strumenti <strong>per</strong> la <strong>ricerca</strong>.<br />

124


La produzione e la pubblicazione de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong><br />

25 Un settore a parte è riservato, nel siAs, a<strong>gli</strong> inventari online, pubblicati in numero<br />

ancora limitato, ma destinati certamente a crescere in relazione all’uso sempre più <strong>di</strong>ffuso dei<br />

programmi informatici <strong>per</strong> la compilazione de<strong>gli</strong> strumenti <strong>per</strong> la <strong>ricerca</strong>.<br />

26 Per iniziare le ricerche è opportuno partire dal data base de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato che<br />

rinvia, attraverso la lista de<strong>gli</strong> istituti, ai siti web <strong>di</strong> cui quasi tutti <strong>gli</strong> istituti <strong>archivi</strong>stici si<br />

sono dotati.<br />

27 Si tratta, in particolare, de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Bologna, Ca<strong>gli</strong>ari, Lucca, Milano,<br />

Napoli, Roma e Venezia, già coinvolti nel progetto Anagrafe. Questo progetto, gestito<br />

inizialmente a livello centrale, si è trasformato in singoli progetti <strong>di</strong>versificati, eseguiti in<br />

tempi e modalità <strong>di</strong>fferenti, confluiti poi all’interno <strong>di</strong> autonomi sistemi informativi.<br />

28 Nel sito dell’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Milano sono <strong>di</strong>sponibili, <strong>per</strong> esempio, le seguenti<br />

risorse descrittive: «la Guida on-line, comprendente una descrizione sommaria <strong>di</strong> tutti i<br />

fon<strong>di</strong> conservati e delle loro partizioni; l’elenco de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> <strong>di</strong>sponibili presso<br />

la sala <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o; l’elenco de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> <strong>di</strong>sponibili online. I tre ambienti sono<br />

collegati tra loro: le schede <strong>di</strong> ogni strumento <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> in Sala stu<strong>di</strong>o rimandano alla scheda<br />

descrittiva del o dei corrispondenti complessi <strong>archivi</strong>stici nella Guida on-line»: .<br />

29 Nel sito dell’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Milano si chiarisce che «le schede <strong>di</strong> ogni strumento <strong>di</strong><br />

<strong>ricerca</strong> in Sala <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o rimandano alla scheda descrittiva del o dei corrispondenti complessi<br />

<strong>archivi</strong>stici nella Guida on line ed all’eventuale strumento <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> <strong>di</strong>sponibile on line; le<br />

schede descrittive nella Guida on line rimandano all’eventuale strumento <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> <strong>di</strong>sponibile<br />

on line ed alla scheda riferita allo strumento <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> <strong>di</strong>sponibile in sala <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o». Nello<br />

stesso sito è <strong>di</strong>sponibile, inoltre, il testo della voce Milano della Guida generale: .<br />

30 E’ il caso, <strong>per</strong> esempio, della Guida on line del patrimonio documentario dell’Archivio <strong>di</strong><br />

Stato <strong>di</strong> Venezia che offre <strong>di</strong>verse possibilità <strong>di</strong> svolgere le ricerche: dalla Guida on line siAsve<br />

alle pagine de<strong>gli</strong> «<strong>Strumenti</strong> generali <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>» ai «Nuovi inventari on line» e all’«E<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

fonti»: .<br />

31 Molti siti web <strong>archivi</strong>stici sono stati realizzati con queste caratteristiche. L’Archivio<br />

<strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Bologna ha creato, <strong>per</strong> esempio, l’intero<strong>per</strong>abilità tra il suo sistema informativo<br />

(AsBo) e il siAs dove «sono stati esportati i dati identificativi <strong>di</strong> livello “fondo”, creando il<br />

link alle singole descrizioni dei fon<strong>di</strong> e delle serie presenti nella banca dati del patrimonio<br />

informatizzato». In questo modo l’Archivio bolognese ha valorizzato «sia il patrimonio<br />

informativo <strong>di</strong> siAs, sia quello <strong>di</strong> AsBo, consultabile anche attraverso il motore <strong>di</strong> siAs,<br />

dove i dati sono confrontabili su base nazionale». ovviamente, nelle schede descrittive <strong>di</strong><br />

tutti i complessi rappresentati nei due tipi <strong>di</strong> sistemi sono recu<strong>per</strong>abili le informazioni sui<br />

relativi strumenti <strong>di</strong> corredo: . Anche nel sito dell’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Ca<strong>gli</strong>ari<br />

la <strong>ricerca</strong> dei complessi <strong>archivi</strong>stici è assicurata dall’integrazione del sistema informativo<br />

denominato «Patrimonio documentario» con il siAs: . Nel sito dell’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Firenze<br />

si può consultare il sistema informatico siAsfi. Attraverso la Guida on line, in costante<br />

aggiornamento, si accede alla «descrizione dei fon<strong>di</strong> conservati presso l’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong><br />

Firenze, delle loro serie, dei loro soggetti produttori e <strong>di</strong> vari altri elementi che ne definiscono<br />

125


Domenica Porcaro Massa<strong>fra</strong><br />

i contesti <strong>di</strong> produzione e <strong>di</strong> trasmissione». Nello stesso sito viene offerta a<strong>gli</strong> utenti la<br />

possibilità <strong>di</strong> consultare una serie <strong>di</strong> strumenti <strong>per</strong> la <strong>ricerca</strong> (Elenco dei fon<strong>di</strong>, Inventari on<br />

line, Stato civile, Archivi catastali I, Blasoni delle fami<strong>gli</strong>e toscane, Gli strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> in<br />

altri siti web): .<br />

32 Alcuni Archivi <strong>di</strong> Stato non <strong>di</strong>spongono, ad oggi, <strong>di</strong> un proprio sito web.<br />

33 Per esempio la L. n. 145 del 10 febbraio 1992 concernente interventi organici in<br />

materia dei beni culturali, i fon<strong>di</strong> dell’otto <strong>per</strong> mille sull’irpef devoluti alla <strong>di</strong>retta gestione<br />

statale con i quali l’Amministrazione <strong>archivi</strong>stica ha realizzato progetti <strong>di</strong> rilevanza nazionale,<br />

i finanziamenti <strong>per</strong> la realizzazione <strong>di</strong> progetti <strong>per</strong> la <strong>ricerca</strong> scientifica su beni <strong>archivi</strong>stici<br />

(si tratta <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> concessi ad enti ed istituzioni culturali <strong>di</strong> riconosciuto prestigio culturale<br />

e scientifico sulla base <strong>di</strong> progetti presentati in collaborazione con Archivi <strong>di</strong> Stato e<br />

Soprintendenze <strong>archivi</strong>stiche; si vedano sul portale de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato i progetti finanziati:<br />

).<br />

34 La possibilità, <strong>per</strong> esempio, <strong>di</strong> affidare a <strong>per</strong>sonale esterno all’Amministrazione,<br />

costituito <strong>per</strong> la maggior parte da libero-professionisti, alcune delle attività prima svolte<br />

da<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>sti statali, si è rivelata utile anche <strong>per</strong> la gestione dell’attività or<strong>di</strong>naria. V., ad<br />

esempio, il d.p.r. n. 384 del 20 agosto 2001, che riporta il Regolamento <strong>di</strong> semplificazione dei<br />

proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> spese in economia.<br />

35 La citata L. n. 145 del 10 febbraio 1992 stanziava un cospicuo finanziamento <strong>per</strong><br />

la realizzazione <strong>di</strong> interventi organici <strong>di</strong> recu<strong>per</strong>o, salvaguar<strong>di</strong>a, restauro, conservazione e<br />

valorizzazione del patrimonio architettonico, archeologico, artistico e storico, bibliografico<br />

e <strong>archivi</strong>stico, secondo un programma triennale <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo, articolato in uno o più piani <strong>di</strong><br />

attuazione.<br />

36 Ci si riferisce a<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Arezzo, Bologna, Ca<strong>gli</strong>ari, Firenze, Frosinone,<br />

Genova, Grosseto, Lucca, Milano, Napoli, Novara, Perugia, Roma, Torino, Treviso, Venezia,<br />

Viterbo.<br />

37 Sempre la L. n. 145 del 1992 prevedeva la prosecuzione dell’attività <strong>di</strong> inventariazione,<br />

precatalogazione e catalogazione dei beni culturali nonché <strong>di</strong> completamento e razionalizzazione<br />

del sistema informativo centrale del Ministero <strong>per</strong> i beni culturali e ambientali.<br />

38 Si veda, a tale proposito, il sito dell’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Venezia consultabile all’in<strong>di</strong>rizzo:<br />

.<br />

39 .<br />

40 Le fonti <strong>archivi</strong>stiche. Le fonti <strong>archivi</strong>stiche. Catalogo delle guide e de<strong>gli</strong> inventari<br />

e<strong>di</strong>ti (1861-1991), a cura <strong>di</strong> M. T. Piano Mortari e I. Scandaliato Ciciani, Roma 1995; Le<br />

fonti <strong>archivi</strong>stiche. Catalogo delle guide e de<strong>gli</strong> inventari e<strong>di</strong>ti (1992-1998). Integrazioni e<br />

aggiornamenti, a cura <strong>di</strong> M. T. Piano Mortari e I. Scandaliato Ciciani, Roma 2002. I due<br />

cataloghi sono consultabili anche in formato <strong>di</strong>gitale nel portale de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato<br />

all’in<strong>di</strong>rizzo .<br />

41 Ci si riferisce alla Guida generale, al siAs e ai sistemi autonomi <strong>di</strong> alcuni istituti.<br />

42 <br />

43 Sui sussi<strong>di</strong> <strong>per</strong> la <strong>ricerca</strong> realizzati dalle Soprintendenze <strong>archivi</strong>stiche in collaborazione<br />

con altre istituzioni e, più in generale, <strong>per</strong> informazioni sulle risorse <strong>archivi</strong>stiche in rete<br />

v., nel sito dell’Università <strong>di</strong> Macerata, la Bibliografia <strong>archivi</strong>stica che fornisce, tra l’altro,<br />

126


La produzione e la pubblicazione de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong><br />

dati aggiornati su<strong>gli</strong> «Archivi nel web»: .<br />

44 Il d.p.r. in questione stabiliva tra <strong>gli</strong> obblighi de<strong>gli</strong> enti relativi ai propri <strong>archivi</strong> <strong>di</strong><br />

«istituire separate sezioni <strong>di</strong>’ <strong>archivi</strong>o <strong>per</strong> i documenti relativi ad affari esauriti da oltre 40<br />

anni, re<strong>di</strong>gendone l’inventario che deve essere mandato in triplice copia alla Sovrintendenza<br />

<strong>archivi</strong>stica, la quale provvede a trasmetterne una all’Archivio <strong>di</strong> Stato competente <strong>per</strong><br />

territorio e un’altra all’Archivio centrale dello Stato ». Tale obbligo è stato confermato dall’art.<br />

35 del Co<strong>di</strong>ce dei beni culturali e del paesaggio (d.l. n. 42 del 22 gennaio 2004. V. il Testo<br />

aggiornato ai d.l. nn. 62 e 63 del 26 marzo 2008.<br />

45 V. nota n. 4.<br />

46 Gli inventari de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> comunali, su cui si concentrava la maggior parte dell’attività<br />

delle Soprintendenze, risultavano così <strong>di</strong>stribuiti: Piemonte, 224; Valle d’Aosta, 4; Liguria,<br />

224; Lombar<strong>di</strong>a, 642; <strong>Trentino</strong> Alto A<strong>di</strong>ge, 252; Veneto, 237; Friuli Venezia Giulia, 111;<br />

Emilia Romagna, 3 14; Toscana, 288; Marche, 149; Umbria, 15; Lazio, 14; Abruzzi e Molise,<br />

124; Campania,71; Pu<strong>gli</strong>a, 114; Basilicata, 15; Calabria, 29; Sicilia, 53; Sardegna, 51. Si veda<br />

a tale proposito Guida generale, cit., vol. I, pag. 366.<br />

47 La <strong>di</strong>versità del metodo con cui questi mezzi erano stati compilati e l’inatten<strong>di</strong>bilità<br />

dei dati contenuti in molti <strong>di</strong> essi si <strong>di</strong>mostrò tale da sconsi<strong>gli</strong>are la realizzazione <strong>di</strong> una<br />

Guida generale de<strong>gli</strong> inventari de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> non statali ipotizzata nei primi anni ottanta<br />

dall’Amministrazione <strong>archivi</strong>stica.<br />

48 Il siusA si pone «come punto <strong>di</strong> accesso primario <strong>per</strong> la consultazione e la <strong>ricerca</strong> del<br />

patrimonio <strong>archivi</strong>stico non statale, pubblico e privato, conservato al <strong>di</strong> fuori de<strong>gli</strong> Archivi<br />

<strong>di</strong> Stato. In esso sono descritti: i complessi <strong>archivi</strong>stici con le loro articolazioni; i soggetti<br />

(enti, <strong>per</strong>sone e fami<strong>gli</strong>e) che hanno prodotto la documentazione nello svolgimento della<br />

loro attività; i soggetti che conservano <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>. Sono inoltre presenti schede <strong>di</strong> carattere<br />

generale che forniscono informazioni storiche, istituzionali ed <strong>archivi</strong>stiche utili <strong>per</strong> la<br />

comprensione del contesto. Infine sono ospitati in siusA Progetti <strong>di</strong> descrizione <strong>di</strong> <strong>archivi</strong><br />

non statali, frutto <strong>di</strong> collaborazione tra soggetti istituzionali <strong>di</strong>versi», .<br />

49 Per un’ampia analisi del progetto, v. M.G. Pastura, siusa – Le ragioni <strong>di</strong> una scelta,<br />

in siusa – Sistema informativo unificato <strong>per</strong> le Soprintendenze <strong>archivi</strong>stiche. Genesi e sviluppi<br />

<strong>di</strong> un progetto, a cura <strong>di</strong> D. Bon<strong>di</strong>elli (numero monografico del «Bollettino d’informazioni.<br />

Centro <strong>di</strong> ricerche informatiche <strong>per</strong> i beni culturali. Scuola Normale su<strong>per</strong>iore, Pisa», XI/2<br />

(2001), pp. 9-15), consultabile in .<br />

50 Il siusA è interrogabile in vari mo<strong>di</strong>: <strong>per</strong> <strong>ricerca</strong> semplice, guidata, avanzata, <strong>per</strong><br />

consultazione <strong>di</strong>retta de<strong>gli</strong> inventari online e <strong>per</strong> <strong>per</strong>corsi tematici. Immettendo, ad esempio,<br />

la parola “inventari” nella modalità <strong>ricerca</strong> semplice, il siusA restituisce la lista <strong>di</strong> tutti <strong>gli</strong><br />

inventari relativi ai complessi documentari già immessi nel sistema. Attraverso l’analisi<br />

delle schede descrittive dei complessi <strong>archivi</strong>stici, collegate a loro volta a quelle dei soggetti<br />

produttori e dei soggetti conservatori, il sistema offre le con<strong>di</strong>zioni <strong>per</strong> risalire non solo a quanti<br />

strumenti <strong>per</strong> la <strong>ricerca</strong> vi siano stati già inseriti, a quali soggetti produttori si riferiscano, in<br />

quali tempi e da quali Soprintendenze siano stati prodotti, ma anche a quali tipologie e in<br />

quali formati (tra<strong>di</strong>zionale, <strong>di</strong>gitale o a stampa) <strong>gli</strong> strumenti medesimi siano stati realizzati.<br />

127


Domenica Porcaro Massa<strong>fra</strong><br />

L’indagine può avvenire in modo ancora più semplice attraverso la modalità «<strong>ricerca</strong> guidata»<br />

che <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzare le indagini sul titolo, sulla tipologia de<strong>gli</strong> strumenti, sulla tipologia<br />

dei soggetti conservatori, sulla qualifica dei soggetti, sulla regione del conservatore e così<br />

via. Su<strong>gli</strong> sviluppi e le prospettive più recenti a proposito dell’integrazione <strong>fra</strong> il sistema<br />

informativo nazionale siusA e la molteplicità de<strong>gli</strong> inventari realizzati dalle Soprintendenze<br />

si veda in questo stesso volume il saggio <strong>di</strong> Andrea Bernardo Cid<strong>di</strong>o, Maddalena Ta<strong>gli</strong>oli,<br />

Gian<strong>fra</strong>nco Di Tota.<br />

51 .<br />

52 V. <strong>per</strong> entrambi: .<br />

53 Sull’attività e<strong>di</strong>toriale delle Soprintendenze v. in<strong>di</strong>rizzo citato nella nota precedente.<br />

54 .<br />

55 Sulla produzione e<strong>di</strong>toriale della Soprintendenza <strong>archivi</strong>stica <strong>per</strong> l’Umbria v. .<br />

56 .<br />

57 .<br />

58 .<br />

59 Il progetto Anagrafe informatizzata de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> italiani, finanziato con la legge n.84<br />

del 1990, aveva coinvolto inizialmente le sole Sovrintendenze <strong>archivi</strong>stiche. Con la successiva<br />

legge n.145 del 1992 il progetto fu esteso ad alcuni Archivi <strong>di</strong> Stato (Arezzo, Bologna,<br />

Ca<strong>gli</strong>ari, Firenze, Frosinone, Genova, Grosseto, Lucca, Milano, Napoli, Novara, Perugia,<br />

Roma, Torino, Treviso, Venezia, Viterbo): .<br />

60 Nel corso de<strong>gli</strong> anni de<strong>di</strong>cati al censimento de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>, all’acquisizione e alla<br />

<strong>di</strong>gitazione dei dati, le Soprintendenze stesse finiscono con l’appropriarsi della competenza<br />

a gestire, man mano in piena autonomia, la parte progettuale loro affidata, abituandosi a<br />

programmare, realizzare e ren<strong>di</strong>contare in tempi rapi<strong>di</strong> i risultati raggiunti.<br />

61 Nel 1995 inizia la seconda fase del lavoro che si concretizza, nella maggior parte dei casi,<br />

nella prosecuzione della rilevazione dei dati de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> comunali.<br />

62 Riprogettare Anagrafe. Relazione del gruppo <strong>di</strong> lavoro <strong>per</strong> la revisione e la reingegnerizzazione<br />

del sistema informativo nazionale “Anagrafe de<strong>gli</strong> Archivi Italiani”, «Rassegna de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong><br />

Stato», LX/2 (maggio-agosto 2000), pp. 373-454 (in particolare: 1. Anagrafe. Storia e contesto<br />

<strong>di</strong> un progetto, pp. 376-388).<br />

63 Su criteri <strong>di</strong> normalizzazione de<strong>gli</strong> strumenti <strong>per</strong> la <strong>ricerca</strong> v. Le fonti <strong>archivi</strong>stiche, cit.,<br />

I, p. 15.<br />

64 Si veda. in questo stesso volume, il saggio <strong>di</strong> Antonella Mulè.<br />

65 Si veda la rassegna della produzione e<strong>di</strong>toriale realizzata nell’arco <strong>di</strong> un trentennio<br />

dalla Soprintendenza <strong>archivi</strong>stica nel settore de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> non statali pu<strong>gli</strong>esi in A. Muscedra,<br />

L’attività e<strong>di</strong>toriale della Soprintendenza <strong>archivi</strong>stica <strong>per</strong> la Pu<strong>gli</strong>a, «Archivi», IV/2 (lu<strong>gli</strong>o<strong>di</strong>cembre<br />

2009), pp. 107- 125. Una produzione che attesta la molteplicità de<strong>gli</strong> interventi<br />

dell’istituto, ma che mette in evidenza la sostanziale <strong>di</strong>fficoltà dello stesso a gestire un piano<br />

organico <strong>di</strong> e<strong>di</strong>toria <strong>archivi</strong>stica.<br />

66 Per l’elenco dei volumi SAP v. il saggio in<strong>di</strong>cato nella nota precedente.<br />

128


La produzione e la pubblicazione de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong><br />

67 A parte l’apparente uniformità redazionale, la collana risulta abbastanza <strong>di</strong>somogenea,<br />

in quanto è costituita da una serie <strong>di</strong> volumi, uniformati in co<strong>per</strong>tina da un’unica linea<br />

grafica, stampati da più <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>tore e da <strong>di</strong>verse tipografie.<br />

68 .<br />

69 La Regione Pu<strong>gli</strong>a, allo scopo <strong>di</strong> realizzare il Sistema regionale de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> previsto<br />

dall’Accordo <strong>di</strong> programma quadro Stato-Regione (2000-2006), ha emanato nel 2004 un bando<br />

<strong>per</strong> la tutela e la valorizzazione de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> storici de<strong>gli</strong> enti pubblici territoriali, de<strong>gli</strong> enti<br />

ecclesiastici e dei privati <strong>di</strong>chiarati <strong>di</strong> importante interesse culturale. La somma a <strong>di</strong>sposizione,<br />

ammontante a cinque milioni <strong>di</strong> euro, una ci<strong>fra</strong> rilevante <strong>per</strong> un settore <strong>per</strong> il quale non<br />

si erano registrati ne<strong>gli</strong> ultimi decenni in Pu<strong>gli</strong>a investimenti regionali, si è <strong>di</strong>mostrata<br />

determinante <strong>per</strong> incrementare il numero de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> pu<strong>gli</strong>esi rior<strong>di</strong>nati e inventariati ma<br />

non sufficiente a realizzare il Sistema regionale.<br />

70 Di recente l’icAr ha messo a <strong>di</strong>sposizione de<strong>gli</strong> utenti un accesso unificato e integrato a<strong>gli</strong><br />

strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> non e<strong>di</strong>ti prodotti a cura delle Soprintendenze <strong>archivi</strong>stiche, agevolando<br />

con una funzione <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> la possibilità <strong>di</strong> visionare e scaricare inventari, re<strong>per</strong>tori, guide<br />

non e<strong>di</strong>ti: .<br />

71 Pubblicazioni e <strong>per</strong>io<strong>di</strong>ci de<strong>gli</strong> Istituti <strong>archivi</strong>stici (1954-2006) consultabili all’in<strong>di</strong>rizzo<br />

<br />

72 Le rilevazioni dell’Ufficio statistica del Ministero <strong>per</strong> i beni e le attività culturali<br />

sono consultabili nel portale de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato all’in<strong>di</strong>rizzo . I dati riguardano, in particolare, la su<strong>per</strong>ficie dei<br />

locali, la consistenza del materiale, le utenze, i servizi tecnici, le attrezzature tecniche ed<br />

informatiche, le attività promozionali, il <strong>per</strong>sonale e le spese <strong>di</strong> gestione.<br />

73 d.l. n. 409 del 29 ottobre 1999.<br />

74 d.l. n. 42 del 22 gennaio 2004.<br />

75 L’art. 1 recita, al comma 1: «In attuazione dell’articolo 9 della Costituzione, la Repubblica<br />

tutela e valorizza il patrimonio culturale in coerenza con le attribuzioni <strong>di</strong> cui all’articolo 117 della<br />

Costituzione e secondo le <strong>di</strong>sposizioni del presente co<strong>di</strong>ce»; e al comma 2: «La tutela e la valorizzazione<br />

del patrimonio culturale concorrono a preservare la memoria della comunità nazionale e del suo<br />

territorio e a promuovere lo sviluppo della cultura». Al comma 3 dello stesso articolo 1: «Lo Stato, le<br />

regioni, le città metropolitane, le province e i comuni assicurano e sostengono la conservazione del<br />

patrimonio culturale e ne favoriscono la pubblica fruizione e la valorizzazione».<br />

76 Ci si riferisce, in particolare, alla L . n. 84 del 19 aprile 1990, Piano organico <strong>di</strong><br />

inventariazione, catalogazione ed elaborazione della carta del rischio dei beni culturali, anche in<br />

relazione dell’entrata in vigore dell’Atto unico europeo: primi interventi e alla L. n. 145 del 10<br />

febbraio 1992, n. 145, Interventi organici <strong>di</strong> tutela e valorizzazione dei beni culturali.<br />

77 L’elenco delle manifestazioni culturali (mostre, conferenze, convegni, seminari,<br />

presentazioni <strong>di</strong> mostre, cataloghi, e simili) organizzate ne<strong>gli</strong> ultimi anni dal Ministero e da<strong>gli</strong><br />

Istituti <strong>per</strong>iferici è consultabile all’in<strong>di</strong>rizzo: .<br />

78 Sono ricorrenti, ne<strong>gli</strong> anni più recenti, le manifestazioni organizzate nell’ambito della<br />

Settimana della cultura, delle Giornate europee del patrimonio, della Festa della musica, della<br />

Festa <strong>di</strong> San Valentino, della Festa della donna, della Domenica <strong>di</strong> carta e simili.<br />

129


Domenica Porcaro Massa<strong>fra</strong><br />

79 La tendenza de<strong>gli</strong> ultimi tempi ad esternalizzare i servizi <strong>di</strong> conservazione e <strong>di</strong> gestione<br />

<strong>di</strong> materiale documentario ad imprese <strong>di</strong> outsourcing, che si manifesta come un fenomeno<br />

sempre più frequente e generalizzato, è l’in<strong>di</strong>ce della riduzione progressiva dell’attività <strong>di</strong><br />

conservazione del patrimonio <strong>archivi</strong>stico nazionale da parte de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato. Si veda, a<br />

tale proposito, il documento presentato a Roma il 16 maggio 2001 dall’AnAi e dalla Direzione<br />

generale de<strong>gli</strong> Archivi su I servizi <strong>archivi</strong>stici e l’outsoursing. Linee guida <strong>per</strong> o<strong>per</strong>are una scelta,<br />

Introduzione a cura <strong>di</strong> E. Marinelli: .<br />

80 La ridotta attività <strong>di</strong> vigilanza, causata dalla <strong>di</strong>minuzione dei fon<strong>di</strong> <strong>per</strong> le missioni,<br />

provoca l’inevitabile ri<strong>di</strong>mensionamento dell’azione <strong>di</strong> tutela del patrimonio <strong>archivi</strong>stico non<br />

statale, con il conseguente maggior rischio della sua <strong>di</strong>s<strong>per</strong>sione e degrado.<br />

81 Per un’analisi dei dati v. le più volte citate Pubblicazioni e <strong>per</strong>io<strong>di</strong>ci de<strong>gli</strong> istituti <strong>archivi</strong>stici<br />

all’in<strong>di</strong>rizzo .<br />

130


Andrea Bernardo Cid<strong>di</strong>o, Maddalena Ta<strong>gli</strong>oli, Gian<strong>fra</strong>nco Di Tota<br />

INVENTARI DI ARCHIVI NELLA RETE.<br />

IL SISTEMA INFoRMATIVo UNIFICATo<br />

PER LE SoPRINTENDENZE ARCHIVISTICHE - SIUSA<br />

Comunicare la documentazione <strong>archivi</strong>stica: un lungo cammino <strong>per</strong> la rappresentazione<br />

«<strong>di</strong> ciò che non si vede»<br />

Per rendere accessibile il ricco patrimonio de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> è necessario comunicare,<br />

mettere a <strong>di</strong>sposizione l’articolarsi della documentazione, l’intersecarsi<br />

delle carte che nello scorrere del tempo sono giunte a noi. Comunicare la<br />

ricchezza e la complessità de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> è sempre stato un momento fondamentale<br />

<strong>per</strong> il raggiungimento del quale sono state elaborate <strong>di</strong>fferenti forme<br />

più o meno riuscite <strong>di</strong> comunicazione, sia utilizzando i canali ‘tra<strong>di</strong>zionali’<br />

della pubblicazione cartacea sia, in modo sempre maggiore ne<strong>gli</strong> ultimi anni,<br />

ricorrendo alle potenzialità offerte della rete internet.<br />

«La documentazione <strong>archivi</strong>stica può [...] essere avvicinata soltanto tramite<br />

me<strong>di</strong>azioni. Tra queste le più importanti sono <strong>gli</strong> inventari che rappresentano<br />

<strong>per</strong> iscritto ciò che non si vede, e cioè le gerarchie, sequenze, materialità, dei vari<br />

complessi documentari, legami e relazioni tra le varie parti che li compongono<br />

e tra le <strong>di</strong>verse unità <strong>archivi</strong>stiche»: così Isabella Zanni Rosiello ricorda il ruolo<br />

in<strong>di</strong>spensabile svolto nella comunicazione da<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> 1 .<br />

La rilevanza <strong>di</strong> questi ultimi è sempre stata chiara fin dalle più precoci norme<br />

italiane postunitarie su<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>. Già nel Regio Decreto del 27 maggio 1875<br />

n. 2552 si affermava che «il Consi<strong>gli</strong>o <strong>per</strong> <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> stabilisce le regole <strong>per</strong> la<br />

compilazione de<strong>gli</strong> inventari, de<strong>gli</strong> in<strong>di</strong>ci, dei re<strong>per</strong>tori, dei regesti e <strong>di</strong> ogni altro<br />

lavoro generale d’<strong>archivi</strong>o»; le normative postunitarie affrontavano dunque<br />

l’aspetto redazionale, non offrendo <strong>per</strong>ò soluzioni ma demandandole ad un regolamento<br />

che non venne mai attuato. Anche nel «Programma generale <strong>di</strong> paleografia<br />

e <strong>di</strong> <strong>archivi</strong>stica <strong>per</strong> le Scuole de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato», allegato n. 3 al Regio<br />

Decreto del 2 ottobre 1911 n. 1163 si riba<strong>di</strong>va l’attenzione <strong>per</strong> la compilazione<br />

<strong>di</strong> que<strong>gli</strong> strumenti a cui è affidato il compito <strong>di</strong> rappresentare e far conoscere il<br />

contenuto dei complessi <strong>archivi</strong>stici 2 . organiche Norme <strong>per</strong> la pubblicazione de<strong>gli</strong><br />

inventari vennero pubblicate solo nel 1966 3 ; l’intento era emanare linee comuni<br />

e con<strong>di</strong>visibili <strong>per</strong> la compilazione de<strong>gli</strong> strumenti descrittivi dei fon<strong>di</strong>; accanto<br />

alle linee <strong>di</strong> compilazione vennero in aggiunta analizzati e affrontati, anche se in<br />

131


Cid<strong>di</strong>o, Ta<strong>gli</strong>oli, Di Tota<br />

modo non esaustivo, alcuni aspetti <strong>di</strong> carattere metodologico relativi a<strong>gli</strong> interventi<br />

<strong>di</strong> or<strong>di</strong>namento e <strong>di</strong> presentazione cui dar corso su<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> 4 .<br />

La <strong>di</strong>ffusione della tecnologia informatica ha avuto un ruolo significativo<br />

nell’elaborazione de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> <strong>archivi</strong>stici, inizialmente grazie alla<br />

<strong>di</strong>ffusione dei sistemi <strong>di</strong> videoscrittura che hanno semplificato il lavoro redazionale,<br />

ma in seguito soprattutto grazie allo sviluppo <strong>di</strong> software con i quali è<br />

oggi possibile descrivere, secondo <strong>di</strong>fferenti livelli <strong>di</strong> analiticità, i complessi <strong>archivi</strong>stici.<br />

Alle norme nazionali si sono affiancati nell’ultimo ventennio standard<br />

descrittivi, elaborati e adottati dalla comunità <strong>archivi</strong>stica internazionale 5 , finalizzati<br />

ad ottenere descrizioni uniformi e interscambiabili non solo dei complessi<br />

<strong>archivi</strong>stici, ma anche <strong>di</strong> ulteriori elementi informativi essenziali <strong>per</strong> ottenere<br />

descrizioni «<strong>di</strong> contesto» e «in contesto» quali i cosiddetti soggetti produttori,<br />

soggetti conservatori e altri ancora.<br />

Nell’ambito della comunicazione sono state messe a <strong>di</strong>sposizione tramite internet<br />

ampie porzioni <strong>di</strong> dati in modo sempre più articolato e complesso. Sono<br />

molte ormai le istituzioni pubbliche ma anche private che rendono <strong>di</strong>sponibile<br />

a<strong>gli</strong> utenti della rete la descrizione dei loro <strong>archivi</strong>, ancorché secondo <strong>di</strong>fferenti<br />

modalità 6 . In molti siti si offrono semplici presentazioni e descrizioni dei fon<strong>di</strong><br />

conservati, in altri invece si mettono a <strong>di</strong>sposizione descrizioni articolate e <strong>di</strong>namiche<br />

in cui vengono rappresentati i complessi <strong>archivi</strong>stici, i loro produttori,<br />

fino ad arrivare in alcuni casi a rendere accessibili le riproduzioni <strong>di</strong>gitali se non<br />

<strong>di</strong> tutto il materiale almeno <strong>di</strong> serie o unità ritenute rilevanti.<br />

Dal sistema nazionale a<strong>gli</strong> inventari: quali soluzioni <strong>di</strong> integrazione?<br />

L’amministrazione <strong>archivi</strong>stica statale ha dato vita ne<strong>gli</strong> ultimi anni ad alcuni<br />

sistemi attraverso i quali è possibile accedere via web al ricchissimo patrimonio<br />

presente sul territorio, tutti oggi accessibili anche a partire dal Sistema<br />

<strong>archivi</strong>stico nazionale - sAn: il Sistema informativo unificato <strong>per</strong> le Soprintendenze<br />

<strong>archivi</strong>stiche - siusA 7 , il Sistema informativo de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato<br />

- siAs 8 e, pur con <strong>di</strong>fferenti caratteristiche, la versione in rete della Guida<br />

generale de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> <strong>di</strong> Stato 9 . Nell’ambito del primo <strong>di</strong> questi sistemi è stato<br />

recentemente sviluppato un modulo denominato ips, che <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> consultare<br />

descrizioni inventariali detta<strong>gli</strong>ate fino al livello <strong>di</strong> unità, sottounità<br />

<strong>archivi</strong>stica. Il modulo è stato creato <strong>per</strong> consentire la consultazione delle descrizioni<br />

analitiche che sono state fino ad oggi a <strong>di</strong>sposizione in formato cartaceo<br />

o su supporto <strong>di</strong>gitale presso le se<strong>di</strong> delle Soprintendenze <strong>archivi</strong>stiche<br />

oppure presso i possessori/detentori de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>, e che non sono altrimenti<br />

accessibili.<br />

132


Inventari <strong>di</strong> <strong>archivi</strong> nella rete<br />

La prima questione con cui la realizzazione <strong>di</strong> ips si è confrontata è stata quella<br />

<strong>di</strong> non alterare fisionomia e logica <strong>di</strong> un sistema, quelle <strong>di</strong> siusA, che «non si<br />

configura come una banca dati inventariale, ma si propone, coerentemente con<br />

le premesse progettuali dalle quali scaturisce, come punto <strong>di</strong> accesso primario <strong>per</strong><br />

la <strong>ricerca</strong> generale su tutto il patrimonio <strong>archivi</strong>stico non statale» 10 .<br />

In siusA sono presenti dunque solamente le descrizioni dei livelli alti, anche se<br />

nella struttura della banca dati è stata sviluppata, e può quin<strong>di</strong> essere utilizzata, la<br />

scheda unità e sotto-unità che <strong>per</strong>metterebbe l’inserimento dei dati dei livelli descrittivi<br />

inventariali. Questa scheda è stata a suo tempo realizzata <strong>per</strong> consentire<br />

l’inserimento (o il trasferimento) e la consultazione dei dati inventariali <strong>di</strong> alcuni<br />

progetti già in essere: il primo aderente in toto al sistema, il secondo – pur non<br />

aderente al sistema – analogo ad esso sia quanto a struttura, sia in parte quanto<br />

a modellizzazione.<br />

Si tratta nel primo caso del progetto Ecclesiae Venetae 11 che, avendo trasferito<br />

totalmente in siusA i propri dati – acquisiti nel giro <strong>di</strong> un ventennio con<br />

programmi <strong>di</strong>fferenti successivamente unificati in un sistema <strong>di</strong> cumulazione<br />

unitario –, a siusA si uniforma completamente anche quanto a modello <strong>di</strong> rappresentazione.<br />

Ecclesiae Venetae tuttavia, sorto fin dalle origini con l’intento <strong>di</strong><br />

descrivere analiticamente il patrimonio <strong>archivi</strong>stico <strong>di</strong> sei <strong>di</strong>ocesi venete, oggetto<br />

<strong>di</strong> un’intensa campagna <strong>di</strong> inventariazione e <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, non ha rinunciato a raffigurare<br />

nel sistema nazionale, in sequenza e in rigorosa coerenza con le descrizioni<br />

dei complessi <strong>archivi</strong>stici ‘alti’, la ricchezza delle descrizioni inventariali, complete<br />

fino a livello <strong>di</strong> unità e sovente <strong>di</strong> sottounità o infine, come nei <strong>di</strong>plomatici, <strong>di</strong><br />

singoli documenti. I risultati <strong>di</strong> questa attività sono <strong>di</strong>sponibili nell’apposito sito<br />

de<strong>di</strong>cato alle sei <strong>di</strong>ocesi venete a cui si può accedere partendo dalla home <strong>di</strong> siusA<br />

(ma i dati sono <strong>ricerca</strong>bili pure entro il sistema nazionale).<br />

Anche il Progetto lombardo <strong>archivi</strong> in internet - plAin 12 utilizza il modello della<br />

banca dati <strong>di</strong> siusA, modello tuttavia al quale sono state apportate integrazioni e<br />

cambiamenti che <strong>per</strong>mettono <strong>di</strong> gestire la specificità del progetto, fornito <strong>di</strong> una<br />

propria, <strong>per</strong>sonalizzata presentazione web. Pure in questo sistema sono presenti<br />

descrizioni analitiche fino al livello delle unità 13 .<br />

Recu<strong>per</strong>i e nuovi inventari: i moduli ips e ipse<br />

Per il recu<strong>per</strong>o e la restituzione dei dati inventariali prodotti o comunque realizzati<br />

nel tempo con il coinvolgimento dalle Soprintendenze <strong>archivi</strong>stiche si<br />

è scelto, in stretta adesione alle scelte qualificanti il sistema nazionale siusA, <strong>di</strong><br />

non rendere <strong>di</strong>rettamente accessibili le descrizioni inventariali a <strong>di</strong>sposizione<br />

entro la sequenza gerarchica dei livelli dei complessi <strong>archivi</strong>stici. Si è preferito<br />

133


siusA. Progetto Ecclesiae Venetae.<br />

La presentazione della scheda serie (o comunque del livello più basso dei complessi <strong>archivi</strong>stici descritti) riporta<br />

l’anteprima delle schede unità <strong>di</strong>pendenti, apribili tramite collegamento dal numero progressivo della stessa unità


Inventari <strong>di</strong> <strong>archivi</strong> nella rete<br />

piuttosto un più articolato collegamento che consentisse, attraverso la sezione<br />

«Inventari on line», <strong>di</strong> accedere a descrizioni analitiche ovunque esse siano,<br />

instaurando con le stesse una relazione, un link, che <strong>per</strong>metta <strong>di</strong> collegare le<br />

due rappresentazioni, quella del censimento nazionale e quella dell’inventario<br />

locale, grazie alla me<strong>di</strong>azione della scheda «strumento <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>» già presente<br />

in siusA, contenente tutte le informazioni utili a definire natura e contesto<br />

dell’intervento realizzato [fig. 2].<br />

Si è quin<strong>di</strong> creato un modulo esterno a siusA, ma ad esso connesso tramite<br />

relazioni. Grazie a ips è possibile importare dati elaborati utilizzando software<br />

d’inventariazione <strong>di</strong>versi. Al momento possono essere importati oggetti prodotti<br />

utilizzando Sesamo 4.1 e Arianna 3. Terminata l’importazione dei dati, e dopo<br />

adeguati controlli da parte <strong>di</strong> un referente della Soprintendenza <strong>archivi</strong>stica interessata,<br />

è possibile rendere <strong>gli</strong> inventari accessibili nel web. Trattandosi <strong>di</strong> moduli<br />

<strong>fra</strong> loro collegati si è scelto non solo <strong>di</strong> utilizzare la stessa impostazione grafica<br />

<strong>di</strong> presentazione <strong>fra</strong> il sistema nazionale e l’inventario locale (<strong>di</strong>fferenziandone<br />

tuttavia i colori) [fig. 3], ma <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre, nei limiti del possibile, anche la<br />

medesima metafora <strong>di</strong> navigazione. Dalla scheda complesso <strong>archivi</strong>stico <strong>di</strong> siusA<br />

è possibile, attraverso la scheda «strumento <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>», arrivare alla descrizione<br />

analitica dell’oggetto inventario e accedere alle sue articolazioni. è possibile consultare<br />

l’inventario secondo una delle seguenti modalità:<br />

– navigazione attraverso la struttura gerarchica;<br />

– <strong>ricerca</strong> semplice che consente <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>re, attraverso alcuni campi scelti, un<br />

oggetto all’interno dell’inventario;<br />

– <strong>ricerca</strong> guidata che <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> accedere a<strong>gli</strong> elenchi delle schede in base alla<br />

tipologia.<br />

è interessante osservare che i dati de<strong>gli</strong> inventari, in quanto importati, vengono<br />

presentati nel modo in cui sono stati originariamente immessi, lasciando al<br />

progetto specifico e al suo autore la responsabilità della loro compilazione. Questo<br />

spiega eventuali <strong>di</strong>screpanze che possono sussistere <strong>fra</strong> il sistema nazionale e i<br />

singoli inventari, non solo nella descrizione de<strong>gli</strong> stessi oggetti <strong>archivi</strong>stici, soventi<br />

risalenti a date <strong>di</strong> compilazione <strong>di</strong>fferenti, ma pure nelle voci dei vocabolari.<br />

In fase <strong>di</strong> caricamento <strong>di</strong> un inventario in ips vengono inserite alcune informazioni<br />

descrittive relative all’inventario, in detta<strong>gli</strong>o: titolo; descrizione; autore;<br />

data; note. Tali informazioni possono essere consultate nella pagina <strong>di</strong> presentazione<br />

dell’inventario dalla quale si può accedere alla pagina <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>, a<strong>gli</strong> elenchi<br />

delle schede o alla struttura gerarchica.<br />

135


Cid<strong>di</strong>o, Ta<strong>gli</strong>oli, Di Tota<br />

Durante i primi caricamenti dei dati ci si è resi conto che in alcuni casi erano<br />

presenti refusi ed errori <strong>di</strong> battitura che potevano, se non compromettere la<br />

leggibilità dell’inventario, certamente appesantirla. Si è <strong>per</strong>tanto sviluppata <strong>per</strong><br />

alcuni campi la funzione <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ting <strong>per</strong> evitare <strong>di</strong> apportare le correzioni esclusivamente<br />

attraverso il software <strong>di</strong> provenienza. Gli interventi possibili riguardano<br />

esclusivamente i contenuti e non la struttura dell’oggetto, eventuali ripensamenti<br />

o interventi ra<strong>di</strong>cali, quali mo<strong>di</strong>fiche alle articolazioni, dovranno infatti essere<br />

effettuati solamente con i software inventariali originari.<br />

Se quanto fin qui riferito riguarda in prevalenza la possibilità e le modalità<br />

<strong>di</strong> recu<strong>per</strong>o entro il sistema nazionale siusA <strong>di</strong> inventari compilati con software<br />

<strong>di</strong>versi, a tali prestazioni si è ritenuto <strong>di</strong> affiancare – nella prospettiva <strong>di</strong> realizzare<br />

un sistema <strong>di</strong> inserimento completo ed integrato - un software inventariale<br />

autonomo denominato ipse, a cui si è iniziato a lavorare e che è in avanzata<br />

fase <strong>di</strong> realizzazione. ipse è uno strumento <strong>di</strong> inventariazione sviluppato in Java,<br />

<strong>di</strong>sponibile <strong>per</strong> <strong>di</strong>fferenti sistemi o<strong>per</strong>ativi quali Windows, Linux e Mac; viene<br />

installato <strong>di</strong>rettamente standalone sul <strong>per</strong>sonal computer dell’o<strong>per</strong>atore ed è in<br />

grado <strong>di</strong> autoaggiornarsi verificando automaticamente la presenza <strong>di</strong> eventuali<br />

aggiornamenti <strong>di</strong>sponibili online.<br />

Per favorire maggiormente <strong>gli</strong> o<strong>per</strong>atori è in fase <strong>di</strong> completamento lo sviluppo<br />

della funzione <strong>di</strong> esportazione ed importazione da ipse. L’esportazione <strong>per</strong>metterà<br />

<strong>di</strong> alimentare sia ips che siusA. Per quello che riguarda l’importazione si<br />

potranno trasferire in ipse i dati provenienti da siusA, da ips o da un’altra istanza<br />

<strong>di</strong> ipse. Nel primo caso i dati provenienti da siusA potranno costituire il punto <strong>di</strong><br />

partenza <strong>per</strong> descrizioni analitiche. I dati potranno provenire da ips nel caso in<br />

cui l’o<strong>per</strong>atore deciderà <strong>di</strong> intervenire, integrare oppure mo<strong>di</strong>ficare la precedente<br />

descrizione; la nuova versione così elaborata potrà successivamente essere importata<br />

nuovamente in ips.<br />

1 I. Zanni Rosiello, Andare in <strong>archivi</strong>o, Bologna 1996.<br />

2 Le in<strong>di</strong>cazioni sono contenute nella sezione IV «Principali lavori <strong>archivi</strong>stici: definizioni<br />

e norme generali <strong>per</strong> l’uniformità dei medesimi». Nella sezione al punto 6 si dà particolare<br />

attenzione sia a<strong>gli</strong> strumenti italiani che a quelli stranieri «finora dati alla luce».<br />

3 Ministero de<strong>gli</strong> Interni, Direzione generale de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> <strong>di</strong> Stato, Ufficio Stu<strong>di</strong> e<br />

pubblicazioni, circolare n. 39.<br />

4 Le norme erano articolate in quattro parti: criteri <strong>di</strong> massima dell’or<strong>di</strong>namento;<br />

introduzione a<strong>gli</strong> inventari; inventari; casi particolari.<br />

5 Sono numerosi i progetti in linea con le norme isAd(g) e isAAr(cpf); <strong>per</strong> quello<br />

che riguarda la s<strong>per</strong>imentazione dello standard is<strong>di</strong>Ah relativo ai soggetti conservatori si<br />

136


siusA. Modulo ips.<br />

Navigazione dell’inventario attraverso la struttura gerarchica


siusA. Modulo ips.<br />

In alto: maschera <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> all’interno <strong>di</strong> un inventario.<br />

In basso: pagina <strong>di</strong> presentazione dell’inventario dell’Archivio Familiare Formiggini in ips


Inventari <strong>di</strong> <strong>archivi</strong> nella rete<br />

segnala Archivi del <strong>Trentino</strong> – Alto A<strong>di</strong>ge. Orientamento a fonti e servizi, a cura <strong>di</strong> A. Tomasi:<br />

supplemento monografico a «Stu<strong>di</strong> trentini <strong>di</strong> scienze storiche», sezione prima, LXXXVIII/3<br />

(2009).<br />

6 Si veda in questo stesso volume l’ampia rassegna critica <strong>di</strong> Federico Valacchi.<br />

7 Pagina <strong>di</strong> presentazione del progetto: ; home del progetto (queste, come le successive<br />

pagine web segnalate nelle note, sono state consultate nel lu<strong>gli</strong>o 2011). Si veda anche siusa<br />

– Sistema informativo Unificato <strong>per</strong> le Soprintendenze Archivistiche. Genesi e sviluppi <strong>di</strong> un<br />

progetto, a cura <strong>di</strong> D. Bon<strong>di</strong>elli: numero monografico del «Bollettino d’informazioni. Centro<br />

<strong>di</strong> ricerche informatiche <strong>per</strong> i beni culturali. Scuola Normale su<strong>per</strong>iore, Pisa», XI/2 (2001).<br />

8 Pagina <strong>di</strong> presentazione del progetto: ; home del progetto: <br />

9 Pagina <strong>di</strong> presentazione del progetto: ; versione consultabile online dal 2000 e il Sistema Guida Generale de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato: .<br />

10 M. G. Pastura, siusa. Le ragioni <strong>di</strong> una scelta, in siusa – Sistema informativo Unificato <strong>per</strong><br />

le Soprintendenze Archivistiche. Genesi e sviluppi <strong>di</strong> un progetto cit., pp. 9-15.<br />

11 Pagina <strong>di</strong> presentazione del progetto: ;<br />

. Cfr. pure F. Cavazzana Romanelli, Il progetto «Ecclesiae<br />

Venetae». L’inventariazione <strong>di</strong> cinque <strong>archivi</strong> <strong>di</strong>ocesani del Veneto, «Reti Me<strong>di</strong>evali.<br />

Materiali» I/1 (maggio-<strong>di</strong>cembre 2000), ; Ead., Il sistema informativo unificato delle Soprintendenze <strong>archivi</strong>stiche:<br />

suggestioni e opportunità <strong>per</strong> il lavoro <strong>di</strong> descrizione <strong>archivi</strong>stica, in siusa – Sistema informativo<br />

Unificato <strong>per</strong> le Soprintendenze Archivistiche. Genesi e sviluppi <strong>di</strong> un progetto, cit., pp. 91-<br />

99, 151-162; .<br />

12 Pagina <strong>di</strong> presentazione del progetto: .<br />

13 .<br />

139


Stefania Franzoi<br />

DESCRIZIoNI «oNLINE» E INVENTARI A STAMPA:<br />

L’ESPERIENZA DEL SISTEMA INFoRMATIVo<br />

DEGLI ARCHIVI SToRICI DEL TRENTINo - AST<br />

Il sistema informativo de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> storici del <strong>Trentino</strong><br />

Il sistema informativo de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> storici del <strong>Trentino</strong> (in sigla AsT), messo<br />

a punto nel 2006 dalla Soprintendenza provinciale competente in materia<br />

<strong>di</strong> <strong>archivi</strong> 1 , costituisce il punto <strong>di</strong> arrivo <strong>di</strong> un’attività più che decennale <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong>o, s<strong>per</strong>imentazione e utilizzazione <strong>di</strong> programmi <strong>per</strong> l’or<strong>di</strong>namento e<br />

inventariazione <strong>di</strong> <strong>archivi</strong> 2 , e contemporaneamente <strong>di</strong> analisi, rielaborazione<br />

e applicazione <strong>di</strong> regole descrittive basate su<strong>gli</strong> standard internazionali isAd<br />

(g) e isAAr (cpf) 3 .<br />

Nato con l’intento e l’ambizione <strong>di</strong> costruire una rete territoriale <strong>fra</strong> <strong>gli</strong><br />

istituti <strong>archivi</strong>stici trentini, anche a prescindere dalla loro appartenenza alla<br />

Provincia 4 , il sistema AsT è stato concepito in termini ampi come progetto<br />

<strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione non solo <strong>di</strong> dati, ma anche <strong>di</strong> metodologie, es<strong>per</strong>ienze,<br />

professionalità, servizi. Il software che ne costituisce il supporto informatico<br />

è stato realizzato <strong>per</strong> rispondere alle esigenze funzionali del sistema stesso,<br />

come <strong>di</strong>mostrano alcuni aspetti salienti che sembra opportuno richiamare<br />

brevemente.<br />

Il programma funziona esclusivamente via web: se da un punto <strong>di</strong> vista<br />

tecnologico questa soluzione <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> evitare ai singoli utenti attività delicate<br />

e ripetitive quali installazioni <strong>di</strong> aggiornamenti software o salvataggi <strong>di</strong><br />

sicurezza, in una prospettiva <strong>di</strong> organizzazione del lavoro crea il presupposto<br />

<strong>per</strong> una modalità partecipata <strong>di</strong> inserimento dei dati, in cui le schede immesse,<br />

sia pure tenendo conto dei <strong>di</strong>fferenti livelli <strong>di</strong> abilitazione dell’utente 5 e<br />

dello stato <strong>di</strong> validazione dei record, <strong>di</strong>ventano patrimonio comune <strong>di</strong> conoscenza.<br />

Perché questo assetto organizzativo produca dei vantaggi, e non si trasformi<br />

invece in un punto <strong>di</strong> debolezza del progetto, è in<strong>di</strong>spensabile la presenza<br />

<strong>di</strong> una <strong>di</strong>rezione tecnica e scientifica unitaria, che la Soprintendenza fin dall’inizio<br />

si è preoccupata <strong>di</strong> garantire, assumendosi il compito <strong>di</strong> controllare la<br />

qualità dei dati e la coerenza complessiva del sistema. Tale funzione si esplica<br />

principalmente <strong>per</strong> mezzo <strong>di</strong> interventi preventivi, quali la formazione de<strong>gli</strong><br />

141


Stefania Franzoi<br />

o<strong>per</strong>atori me<strong>di</strong>ante corsi <strong>di</strong> addestramento della durata <strong>di</strong> circa 20 ore, la<br />

redazione e l’aggiornamento del manuale-guida all’uso del sistema 6 , l’organizzazione<br />

<strong>di</strong> seminari e incontri <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento, la messa a <strong>di</strong>sposizione<br />

<strong>di</strong> un’“area <strong>di</strong> collaborazione virtuale” dotata <strong>di</strong> forum e bacheca elettronica.<br />

L’attività a posteriori si concretizza essenzialmente nella revisione e nella validazione<br />

dei dati, che in questo caso, fatta eccezione <strong>per</strong> la pubblicazione sul<br />

web, non è centralizzata, ma è delegata ai referenti in<strong>di</strong>viduati in ogni istituto<br />

(i cosiddetti coor<strong>di</strong>natori), ai quali spetta la responsabilità dei progetti promossi.<br />

Nel definire l’impianto generale (dal modello dei dati e delle relazioni,<br />

ai tracciati descrittivi, alle funzioni) hanno fatto da guida <strong>gli</strong> standard internazionali<br />

ai quali si sono affiancati autorevoli esempi <strong>di</strong> sistemi <strong>archivi</strong>stici 7 ,<br />

non <strong>di</strong>sgiunti da esigenze specifiche maturate dalla Soprintendenza nell’ambito<br />

<strong>di</strong> un’es<strong>per</strong>ienza trentennale <strong>di</strong> lavori <strong>archivi</strong>stici. Perciò, nel contesto<br />

dei principi della descrizione plurilivellare 8 , i tracciati descrittivi delle schede<br />

fondamentali sono desunti integralmente dalle norme internazionali 9 , con la<br />

spora<strong>di</strong>ca aggiunta <strong>di</strong> ulteriori elementi informativi.<br />

Perseguendo il requisito della modularità della descrizione, si sono adottati<br />

accorgimenti tali da <strong>per</strong>mettere l’adozione <strong>di</strong> livelli <strong>di</strong> analiticità <strong>di</strong> volta<br />

in volta adeguati al tipo <strong>di</strong> intervento progettato: in tutte le schede è assai ridotto<br />

il numero <strong>di</strong> campi da inserire obbligatoriamente e, nel caso dell’unità,<br />

nella sequenza dei campi standard si innestano schede-espansione aggiuntive<br />

<strong>per</strong> specifiche tipologie documentarie 10 . Nell’ottica <strong>di</strong> garantire massima flessibilità<br />

d’uso, il sistema AsT <strong>per</strong>mette anche <strong>di</strong> inserire nelle normali schede<br />

descrittive dati relativi a censimenti <strong>di</strong> <strong>archivi</strong>, che vengono comunque<br />

evidenziati rispetto ai dati inventariali grazie a una specifica connotazione<br />

cromatica.<br />

Un concetto chiave del sistema AsT è l’a<strong>per</strong>tura all’interscambio dei dati,<br />

inteso sia come <strong>di</strong>alogo con altri sistemi informativi <strong>archivi</strong>stici, <strong>di</strong> livello<br />

tanto locale 11 quanto nazionale 12 , sia come integrazione in ambito territoriale<br />

con le banche dati dei beni culturali <strong>di</strong>sponibili nel più ampio sistema informativo<br />

trentino della cultura 13 .<br />

Poiché il sistema AsT è innanzitutto un supporto informatico al lavoro<br />

<strong>di</strong> or<strong>di</strong>namento e inventariazione, oltre che uno strumento <strong>per</strong> la cumulazione,<br />

la <strong>ricerca</strong> e la consultazione dei dati, grande attenzione è stata de<strong>di</strong>cata<br />

all’aspetto funzionale, ovvero alla creazione <strong>di</strong> meccanismi, in parte<br />

innovativi, in grado <strong>di</strong> facilitare o<strong>per</strong>azioni <strong>di</strong> frequente esecuzione, quali<br />

or<strong>di</strong>namenti <strong>di</strong> schede, importazione <strong>di</strong> inventari pregressi, ricerche, colle-<br />

142


Descrizioni online e inventari a stampa<br />

gamento <strong>di</strong> immagini alle schede, revisioni, stampe. A titolo esemplificativo,<br />

la sequenza delle schede unità nella struttura può essere mo<strong>di</strong>ficata in<br />

automatico secondo parametri combinabili (data, titolo, segnatura, ...) o<br />

manualmente, spostando schede singole o a blocchi; la gerarchia delle schede<br />

struttura può essere facilmente mo<strong>di</strong>ficata; <strong>per</strong> facilitare le revisioni, è<br />

stata introdotta una funzione “trova e sostituisci” attivabile su singoli campi,<br />

nell’ambito <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> schede selezionate tramite apposita <strong>ricerca</strong>;<br />

è possibile allegare alle schede con un’unica o<strong>per</strong>azione un numero anche<br />

elevato <strong>di</strong> immagini.<br />

Dalla banca dati alla carta: le funzioni <strong>di</strong> stampa<br />

Particolare attenzione è stata de<strong>di</strong>cata alle funzioni <strong>di</strong> restituzione dei dati,<br />

puntando su una presentazione il più possibile completa e leggibile delle<br />

informazioni inserite nelle schede. A seconda delle esigenze dell’utente, il<br />

sistema può generare due <strong>di</strong>versi formati <strong>di</strong> stampa, costituiti entrambi da<br />

file <strong>di</strong> testo (formato rTf), rielaborabili oltre che stampabili e definiti rispettivamente<br />

report ‘<strong>di</strong> lavoro’ e report inventario. Il primo è stato progettato<br />

essenzialmente <strong>per</strong> sod<strong>di</strong>sfare le esigenze de<strong>gli</strong> o<strong>per</strong>atori nelle <strong>di</strong>verse fasi<br />

dell’intervento sull’<strong>archivi</strong>o, ma è utilizzabile anche <strong>per</strong> stampare i risultati<br />

delle ricerche. Esso consiste infatti in un’estrazione <strong>di</strong> dati ampiamente<br />

<strong>per</strong>sonalizzabile, che, a partire dalle schede risultanti dalla query effettuata,<br />

può essere <strong>di</strong> volta in volta composta con <strong>gli</strong> elementi informativi (campi)<br />

ritenuti necessari e dunque marcati con il segno <strong>di</strong> spunta nell’apposita<br />

schermata.<br />

Il report inventario invece allinea descrizioni <strong>di</strong> entità e <strong>di</strong> relazioni, secondo<br />

la posizione gerarchica e sequenziale nella struttura, sulla base <strong>di</strong> un<br />

formato predefinito <strong>per</strong> selezione, sequenza e presentazione grafica de<strong>gli</strong><br />

elementi. La realizzazione <strong>di</strong> una funzione <strong>di</strong> stampa in grado <strong>di</strong> produrre<br />

con un unico comando un testo completo, corredato <strong>di</strong> frontespizio ed<br />

eventualmente anche <strong>di</strong> in<strong>di</strong>ci analitici, ha comportato non poco impegno<br />

in fase <strong>di</strong> progettazione e <strong>di</strong> sviluppo. In particolare sono risultate complesse<br />

l’in<strong>di</strong>viduazione del criterio <strong>di</strong> selezione dei dati oggetto dell’inventario,<br />

la definizione della sequenza <strong>di</strong> presentazione dei <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> scheda,<br />

la resa delle numerose relazioni <strong>fra</strong> le schede, l’impostazione dell’aspetto<br />

grafico.<br />

Preliminarmente si è stabilito <strong>di</strong> rendere <strong>di</strong>sponibile la stampa inventario<br />

a partire dalla scheda progetto. Quest’ultima contiene una decina <strong>di</strong> campi<br />

relativi alla responsabilità organizzativa e intellettuale <strong>di</strong> ogni intervento inse-<br />

143


Stefania Franzoi<br />

rito nel sistema (non solo inventariazioni, ma anche censimenti, elencazioni,<br />

regestazioni...), e costituisce i+l punto <strong>di</strong> aggregazione delle schede struttura<br />

con relative unità. Nonostante l’esiguità descrittiva, la scheda progetto è infatti<br />

un punto chiave del sistema, dal quale ad esempio si effettuano le revisioni<br />

(validazione a<strong>gli</strong> stati “definitivo” e “validato <strong>per</strong> la valorizzazione”) e dal<br />

quale si accede alla funzione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>cizzazione.<br />

Stabilito <strong>di</strong> generare il report inventario (in<strong>di</strong>ci compresi) dalla scheda<br />

progetto, si sono dovuti definire i criteri <strong>per</strong> la sequenza delle schede. ovviamente<br />

non ci sono stati dubbi <strong>per</strong> l’or<strong>di</strong>ne delle strutture e delle unità, che<br />

rispecchia l’albero gerarchico, scendendo dal livello più alto al più basso 14 .<br />

Molto più complesso è risultato co<strong>di</strong>ficare l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> stampa <strong>fra</strong> soggetti<br />

produttori e strutture: trattandosi infatti <strong>di</strong> relazioni ‘molti a molti’, ed essendo<br />

<strong>per</strong>tanto possibile che – all’interno <strong>di</strong> uno stesso progetto – un soggetto<br />

risultasse collegato a più <strong>di</strong> un complesso <strong>archivi</strong>stico, si è scelto <strong>di</strong> inserire<br />

la descrizione del soggetto che ricorre più volte in corrispondenza del primo<br />

complesso correlato. Quanto alla collocazione delle schede soggetto produttore<br />

rispetto alle schede struttura, si sono pre<strong>di</strong>sposte due alternative <strong>di</strong>verse,<br />

che l’utente può selezionare al momento della stampa 15 .<br />

Per ognuna delle molteplici relazioni previste dalla banca dati si è valutato<br />

se e come renderla in formato testuale. In linea <strong>di</strong> massima si è preferito<br />

riportare in inventario la maggior parte delle relazioni, spesso complete de<strong>gli</strong><br />

attributi. La chiarezza espositiva e la trasparenza dello schema strutturale così<br />

ottenute hanno <strong>per</strong>ò comportato inevitabilmente, in alcuni casi, una certa<br />

ridondanza informativa.<br />

I problemi <strong>di</strong>scussi finora hanno interessato <strong>per</strong>lopiù le descrizioni <strong>di</strong> livello<br />

alto, mentre la stampa delle unità <strong>archivi</strong>stiche ha presentato <strong>di</strong>fficoltà<br />

<strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne prettamente grafico e sintattico 16 . L’intento <strong>di</strong> mantenere la scheda<br />

unità il più possibile compatta in stampa, dopo averla <strong>di</strong>saggregata in una<br />

miriade <strong>di</strong> elementi informativi, <strong>fra</strong> l’altro spesso impostati come campi ripetibili,<br />

si è rivelato piuttosto arduo da <strong>per</strong>seguire. Non a caso il report inventario<br />

è stato via via oggetto <strong>di</strong> numerosi interventi <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fica, pur essendo<br />

stato fin dal primo momento correntemente utilizzato <strong>per</strong> la <strong>di</strong>vulgazione in<br />

formato cartaceo dei dati inseriti nel sistema AsT.<br />

Allo stato attuale dunque l’inventario creato in AsT, nella sua versione a<br />

stampa, comprende il frontespizio, l’albero delle strutture, l’albero dei soggetti<br />

[figg. 4, 5], i soggetti, le strutture e le unità, e infine <strong>gli</strong> in<strong>di</strong>ci analitici.<br />

A questo proposito è opportuno aprire qui una parentesi sulla presenza<br />

<strong>di</strong> in<strong>di</strong>ci, consueta nei software <strong>per</strong> l’or<strong>di</strong>namento e l’inventariazione, ma un<br />

144


Sistema AsT.<br />

Esempi <strong>di</strong> lemmi dal progetto Parrocchia <strong>di</strong> Santa Maria Assunta in Avio. Inventario dell’<strong>archivi</strong>o (1500-2008)


Stefania Franzoi<br />

po’ insolita in una banca dati. Nel caso <strong>di</strong> AsT, l’esigenza <strong>di</strong> garantire una<br />

trasposizione integrale dei dati dal sistema informatico alla carta, secondo un<br />

formato consolidato, nel quale non mancasse alcuna delle sezioni tra<strong>di</strong>zionalmente<br />

richieste all’inventario, si è coniugata con l’obiettivo decisamente<br />

più ambizioso <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre i lemmi d’in<strong>di</strong>ce nell’ambito dell’intero sistema<br />

informativo, <strong>per</strong> favorire sia l’adozione <strong>di</strong> criteri omogenei <strong>di</strong> formulazione,<br />

sia la creazione <strong>di</strong> un’efficace guida alla <strong>ricerca</strong> <strong>per</strong> l’utente finale.<br />

Dunque in AsT un lemma è <strong>di</strong> <strong>per</strong> sé un’entità in<strong>di</strong>pendente 17 che viene<br />

inserita in una lista controllata, e che può (non necessariamente deve) essere<br />

collegata ad altre entità del sistema. La creazione <strong>di</strong> relazioni dei lemmi con<br />

le altre entità, in funzione della compilazione de<strong>gli</strong> in<strong>di</strong>ci, avviene all’interno<br />

dei singoli progetti; ogni lemma <strong>per</strong>ò è riutilizzabile in tutto il sistema, e<br />

se ne possono visualizzare le relazioni con ogni tipo <strong>di</strong> scheda, a prescindere<br />

dai progetti <strong>di</strong> appartenenza. Poiché il sistema prevede la <strong>di</strong>stinzione <strong>fra</strong><br />

nomi <strong>di</strong> <strong>per</strong>sona, toponimi, istituzioni, cose notevoli, nell’inventario <strong>gli</strong> in<strong>di</strong>ci<br />

possono essere stampati, a <strong>di</strong>screzione dell’o<strong>per</strong>atore, cumulativamente<br />

(in or<strong>di</strong>ne alfabetico) o sud<strong>di</strong>visi <strong>per</strong> tipologia.<br />

Tra report inventario e pubblicazione a stampa: verso un nuovo formato e<strong>di</strong>toriale<br />

Al <strong>di</strong> là delle specifiche correzioni via via o<strong>per</strong>ate sul report inventario in<br />

merito ad aspetti grafici <strong>di</strong> entità limitata (la scelta <strong>di</strong> un carattere, la resa <strong>di</strong><br />

un campo, l’allineamento <strong>di</strong> un elenco), <strong>per</strong>sisteva <strong>per</strong>ò <strong>di</strong> fronte al prodotto<br />

cartaceo così ottenuto un’insod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> fondo, derivante dalla consapevolezza<br />

che con un siffatto strumento <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> non era possibile <strong>per</strong>seguire,<br />

né tantomeno raggiungere, l’obiettivo <strong>di</strong> un’efficace comunicazione del lavoro<br />

<strong>archivi</strong>stico svolto.<br />

La collana <strong>di</strong> inventari a stampa generati <strong>per</strong> mezzo del sistema AsT quasi<br />

all’improvviso iniziava a mostrare allo sguardo sempre più critico <strong>di</strong> chi aveva<br />

contribuito a idearla tutti i limiti <strong>di</strong> un modello e<strong>di</strong>toriale integralmente ‘fatto<br />

in casa’, dalla progettazione alla rilegatura: il grigiore del classico formato<br />

dattiloscritto A4, riecheggiato visivamente dal colore grigio della co<strong>per</strong>tina; la<br />

schematicità dell’impianto, basato su una fedele quanto piatta riproduzione<br />

della banca dati, senza alcun intento <strong>di</strong> valorizzare e rendere accessibile con<br />

modalità innovative, supplementari all’esposizione <strong>di</strong>scorsiva, la fittissima<br />

rete <strong>di</strong> relazioni <strong>fra</strong> le descrizioni; la desolante mancanza del benché minimo<br />

apparato iconografico.<br />

Nella convinzione che la revisione del modello dell’inventario, o più precisamente<br />

la creazione <strong>di</strong> un nuovo modello, comportasse competenze e co-<br />

146


Descrizioni online e inventari a stampa<br />

noscenze inter<strong>di</strong>sciplinari, la Soprintendenza si è rivolta a un professionista<br />

esterno, Francesco Samassa. Senza entrare nel detta<strong>gli</strong>o del prodotto finale<br />

del lavoro, del quale lo stesso autore parla in uno specifico contributo 18 ,<br />

sembra ora utile richiamare le in<strong>di</strong>cazioni metodologiche e o<strong>per</strong>ative fornite<br />

nell’occasione, contestualizzandole nell’ambito del sistema AsT.<br />

Lo scopo primario è stato identificato nell’elaborazione <strong>di</strong> una modalità<br />

nuova <strong>di</strong> presentazione de<strong>gli</strong> inventari, interme<strong>di</strong>a tra la <strong>di</strong>ffusione, quasi<br />

del tutto priva <strong>di</strong> interventi redazionali 19 , del report generato automaticamente<br />

dal sistema (forma appunto adottata fino a quel momento <strong>per</strong> maggioranza<br />

de<strong>gli</strong> inventari promossi dalla Soprintendenza) e la pubblicazione<br />

<strong>di</strong> un vero e proprio prodotto e<strong>di</strong>toriale, rappresentato finora dai (pochi)<br />

esempi ospitati all’interno della collana «Archivi del <strong>Trentino</strong>» 20 . Questi<br />

prodotti, certamente apprezzabili <strong>per</strong> la cura redazionale, la veste grafica e<br />

l’apparato iconografico, sono apparsi tuttavia improponibili su larga scala,<br />

implicando un <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> risorse economiche e lavorative non sostenibile<br />

<strong>per</strong> ciascuno dei circa 20 inventari che me<strong>di</strong>amente la Soprintendenza<br />

produce in un anno.<br />

Si richiedeva <strong>per</strong>ciò un prodotto dal formato agile, accattivante, da stampare<br />

in proprio 21 e da <strong>di</strong>ffondere in un numero limitato <strong>di</strong> copie (qualche<br />

centinaio), tuttavia corredato <strong>di</strong> immagini e fotografie a colori.<br />

Attraverso un serrato confronto <strong>fra</strong> le esigenze dell’<strong>archivi</strong>sta, attento in<br />

primis al rigore scientifico, e le proposte del grafico, propenso a ottimizzare la<br />

leggibilità e la comprensibilità del testo, l’intervento è stato articolato su più<br />

piani, da quello relativo all’impianto strutturale, a quello linguistico-lessicale,<br />

a quello propriamente grafico.<br />

Quanto al primo aspetto si segnala la pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> un’impostazione<br />

concettualmente più nitida, organizzata in sommario, premessa, mappe<br />

(rispettivamente dei soggetti produttori e dell’<strong>archivi</strong>o), inventario (soggetti<br />

produttori e <strong>archivi</strong>o) e in<strong>di</strong>ci con eventuali apparati. La novità <strong>di</strong> maggiore<br />

rilievo consiste nell’accorpamento delle descrizioni dei soggetti, presentati<br />

nella sequenza dettata dall’or<strong>di</strong>ne dei fon<strong>di</strong>, ma non più stampati in <strong>di</strong>retta<br />

connessione con questi e dunque a essi collegati <strong>per</strong> mezzo <strong>di</strong> un reciproco<br />

rinvio, posto in evidenza sotto la rispettiva denominazione. Un’altra innovazione<br />

fondamentale è rappresentata poi dalla ripetizione, in corrispondenza<br />

<strong>di</strong> ogni partizione <strong>di</strong> livello fondo o subfondo <strong>di</strong> una mappa dell’<strong>archivi</strong>o,<br />

in cui il complesso <strong>di</strong> volta in volta descritto risulta inserito in un riquadro<br />

colorato, in modo da fornire al lettore un primo orientamento all’interno<br />

dell’articolazione gerarchica della struttura.<br />

147


Stefania Franzoi<br />

Il tentativo <strong>di</strong> traduzione da un lessico specialistico, talora quasi gergale,<br />

in un linguaggio largamente comprensibile, <strong>per</strong> quanto corretto e non arbitrario,<br />

si è concretizzato in mo<strong>di</strong>fiche <strong>di</strong> piccola entità, ma strategicamente<br />

collocate: ad esempio nella sostituzione del termine “albero” con “mappa”, o<br />

nella resa del rapporto tra produttori e documenti con l’espressione “ve<strong>di</strong>”<br />

(in entrambe le <strong>di</strong>rezioni e completa del numero <strong>di</strong> pagina), al posto delle<br />

precedenti “Archivi prodotti: ...” e “Soggetti produttori: ...”.<br />

Sul piano delle soluzioni grafiche il restyling è stato ra<strong>di</strong>cale, partendo dal<br />

formato (17x24), che intende evocare l’idea <strong>di</strong> ‘libro’ e su<strong>per</strong>are così la parentela<br />

visiva con i documenti amministrativi. Per una veloce esemplificazione,<br />

sia sufficiente citare due casi: la resa de<strong>gli</strong> elementi <strong>di</strong> apparato (note, fonti,<br />

relazioni), stampati su sfondo grigio e con un font <strong>di</strong>verso <strong>per</strong> evidenziarne la<br />

<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> funzione rispetto alle parti propriamente descrittive; la composizione<br />

del tutto nuova de<strong>gli</strong> elementi costitutivi delle unità <strong>archivi</strong>stiche, nelle<br />

quali la segnatura (in grigio) scan<strong>di</strong>sce il ritmo dell’impaginazione, mentre il<br />

corpo della scheda, rientrato verso destra, è evidenziato dal titolo in grassetto<br />

e articolato in blocchi <strong>di</strong> informazioni che si susseguono nella forma <strong>di</strong> elenchi<br />

puntati, con una compattazione dello spazio derivante dall’eliminazione<br />

dei segni <strong>di</strong> paragrafo, sostituiti da una barra obliqua (/).<br />

Particolarmente sod<strong>di</strong>sfacenti risultano poi, almeno a chi era abituato a<br />

una rigorosa monocromia, i tocchi <strong>di</strong> colore rosso e verde, impiegati, sia pure<br />

con la dovuta parsimonia, nelle mappe, e la ricchezza dell’apparato iconografico.<br />

A questo proposito è bene sottolineare la libertà <strong>di</strong> selezione e <strong>di</strong> combinazione<br />

delle immagini, spesso derivanti da detta<strong>gli</strong> rita<strong>gli</strong>ati e ingran<strong>di</strong>ti,<br />

destinati ad acquisire un’autonoma valenza semantica grazie all’interazione<br />

con il testo e con le altre riproduzioni, che ad esempio possono formare, a<br />

seconda dei casi, una piccola raccolta virtuale <strong>di</strong> timbri otto-novecenteschi, o<br />

una collezione <strong>di</strong> specimina <strong>di</strong> scritture.<br />

A testimonianza del rapporto <strong>di</strong>namico che continua comunque a esistere<br />

<strong>fra</strong> questo nuovo formato inventariale su carta e i dati <strong>archivi</strong>stici residenti<br />

nel sistema AsT, è stato richiesto un adattamento dell’attuale report inventario<br />

<strong>di</strong>gitale, nella prospettiva <strong>di</strong> renderlo il più possibile compatibile con<br />

il nuovo modello grafico e <strong>di</strong> ridurre quin<strong>di</strong> le o<strong>per</strong>azioni necessarie <strong>per</strong> la<br />

pubblicazione, concentrando le energie sulla resa <strong>di</strong> aspetti specifici e sulla<br />

pre<strong>di</strong>sposizione delle immagini. L’e<strong>di</strong>zione su carta de<strong>gli</strong> inventari, nel nostro<br />

caso, e le riflessioni teoriche e ‘<strong>per</strong>cettive’ ad essa associate, hanno questa volta<br />

a<strong>per</strong>to la strada a nuove aspettative <strong>per</strong> i formati <strong>di</strong> ‘uscita’ dei dati e <strong>per</strong> la<br />

loro presentazione all’utente finale.<br />

148


Descrizioni online e inventari a stampa<br />

Il recu<strong>per</strong>o del pregresso: <strong>gli</strong> inventari cambiano veste<br />

Quando il sistema AsT è stato introdotto, la Soprintendenza aveva già realizzato<br />

oltre 300 inventari <strong>di</strong> <strong>archivi</strong> <strong>di</strong> varia tipologia (<strong>per</strong>lopiù comunali e<br />

parrocchiali, ma anche <strong>di</strong> istituzioni <strong>di</strong> assistenza e beneficenza, <strong>di</strong> enti sanitari,<br />

<strong>di</strong> fami<strong>gli</strong>e e <strong>per</strong>sone), prodotti con supporti tecnologici <strong>di</strong>versi (Word,<br />

Sesamo versione 3 e Sesamo2000) e <strong>di</strong>ffusi inizialmente solo in versione cartacea<br />

ai principali istituti culturali trentini, a partire dal 2003 anche via web,<br />

all’interno del portale <strong>Trentino</strong>cultura 22 .<br />

Fin dal 2007 si è dunque avviato un piano <strong>di</strong> recu<strong>per</strong>o, che ha finora<br />

<strong>per</strong>messo <strong>di</strong> inserire in AsT i 190 inventari prodotti con i programmi Sesamo<br />

e Sesamo2000. L’attività <strong>di</strong> recu<strong>per</strong>o, pur essendo facilitata da una<br />

procedura automatica <strong>di</strong> importazione, richiede un’o<strong>per</strong>a certosina <strong>di</strong> revisione<br />

dei dati, <strong>per</strong> garantirne la coerenza con le regole descrittive del nuovo<br />

sistema. Particolarmente impegnativi sono risultati finora l’adeguamento<br />

delle schede soggetto produttore (intestazioni e albero istituzionale), l’uniformazione<br />

delle denominazioni dei fon<strong>di</strong> e in genere dei complessi <strong>archivi</strong>stici,<br />

la sistemazione delle descrizioni materiali dei pezzi (soprattutto a<br />

proposito delle <strong>per</strong>gamene), la gestione delle schede ausiliarie (bibliografia<br />

e fonti normative).<br />

Gli inventari redatti con programmi <strong>di</strong> videoscrittura (<strong>per</strong>lopiù Word)<br />

devono invece essere importati manualmente, con la creazione e la compilazione<br />

<strong>di</strong> tutte le schede relative. Poiché questi strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> sono i<br />

più datati (fine anni ’70 - metà anni ’90), lo scarto rispetto a<strong>gli</strong> attuali criteri<br />

descrittivi è marcato, e comporta <strong>fra</strong> l’altro una <strong>di</strong>ffusa carenza <strong>di</strong> elementi<br />

informativi storico-istituzionali, nonché una scarsa analiticità nella rilevazione<br />

dei dati sulle singole unità <strong>archivi</strong>stiche. Ciononostante si è deciso <strong>di</strong> procedere<br />

al recu<strong>per</strong>o anche <strong>di</strong> questi strumenti, iniziando da quelli più recenti<br />

e proseguendo a ritroso. Finora in AsT sono stati importati manualmente 30<br />

inventari relativi a comuni e parrocchie e risalenti al <strong>per</strong>iodo 1985-1997.<br />

Ancora <strong>di</strong>versa invece la situazione de<strong>gli</strong> inventari e<strong>di</strong>ti a stampa nella<br />

collana «Archivi del <strong>Trentino</strong>» 23 , <strong>per</strong> i quali finora si è preferito non procedere<br />

alla migrazione in AsT, nonostante l’alta qualità delle descrizioni e la rilevanza<br />

de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> trattati. Infatti l’inevitabile <strong>di</strong>sallineamento che si determinerebbe<br />

sia a livello formale sia a livello contenutistico <strong>fra</strong> le schede del volume a<br />

stampa e quelle corrispondentemente inserite nel sistema è stato considerato<br />

un elemento a sfavore rispetto all’ipotesi <strong>di</strong> recu<strong>per</strong>o nella banca dati.<br />

L’o<strong>per</strong>azione <strong>di</strong> importazione è stata invece avviata anche <strong>per</strong> la <strong>di</strong>versa e<br />

a suo modo problematica categoria <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> rappresentata dai<br />

149


Stefania Franzoi<br />

censimenti. L’inserimento nel sistema AsT dei primi tre censimenti 24 , avvenuto<br />

attraverso una compilazione manuale a partire dalla versione originaria<br />

redatta con un programma <strong>di</strong> videoscrittura, ha comportato un onere non<br />

in<strong>di</strong>fferente, sia <strong>per</strong> la presenza <strong>di</strong> rilevazioni in alcuni casi davvero molto<br />

analitiche (fino al livello <strong>di</strong> unità <strong>di</strong> conservazione), sia <strong>per</strong> la consistenza<br />

quantitativa dei materiali censiti (complessivamente oltre 22.000 schede <strong>fra</strong><br />

complessi, unità <strong>di</strong> descrizione <strong>di</strong> vario livello, soggetti produttori) sia soprattutto<br />

<strong>per</strong> la complessità dei dati gestionali forniti (notizie sui conservatori,<br />

sulle se<strong>di</strong> e i rispettivi dei locali).<br />

In questa impegnativa campagna <strong>di</strong> recu<strong>per</strong>o si è cercato <strong>fra</strong> l’altro <strong>di</strong> non<br />

<strong>per</strong>dere <strong>di</strong> vista il delicato aspetto dell’identità dell’inventario come prodotto<br />

culturale, dunque come espressione <strong>di</strong> un metodo <strong>di</strong> lavoro e anche <strong>di</strong> una<br />

tra<strong>di</strong>zione <strong>archivi</strong>stica locale 25 . La contestualizzazione dello strumento <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong><br />

è affidata nel sistema AsT alla scheda progetto, che contiene le notizie relative<br />

alla responsabilità intellettuale, alla responsabilità amministrativa, alla<br />

data <strong>di</strong> realizzazione, a<strong>gli</strong> (eventuali) strumenti tecnologici <strong>di</strong> supporto, ivi<br />

compresa la <strong>di</strong>vulgazione via web, nonché all’intervento del recu<strong>per</strong>o stesso<br />

(modalità, autore, data). Informazioni <strong>di</strong> questo genere sembrano sufficienti<br />

all’interno del modulo riservato a<strong>gli</strong> o<strong>per</strong>atori, mentre <strong>per</strong> i consultatori<br />

esterni è senz’altro necessario adottare accorgimenti ulteriori, quali la messa<br />

a <strong>di</strong>sposizione accanto alla descrizione del progetto anche del testo completo<br />

dell’inventario nella veste originale, in formato pdf.<br />

In conclusione, si può affermare che, bilanciando i pro e i contro dell’importazione,<br />

tanto automatica quanto manuale, si è scelto <strong>di</strong> sacrificare una<br />

quota <strong>di</strong> rigore nella fedeltà <strong>di</strong> rappresentazione de<strong>gli</strong> inventari, in vista<br />

dell’obiettivo primario <strong>di</strong> rendere <strong>di</strong>sponibile a<strong>gli</strong> utenti una banca dati il<br />

più possibile completa, nella quale non fosse necessario ripetere le ricerche su<br />

sistemi non omogenei e con criteri <strong>di</strong>versi.<br />

La pubblicazione in internet<br />

Analoghe riflessioni possono essere svolte <strong>per</strong> la presentazione dei dati sull’interfaccia<br />

pubblica, de<strong>di</strong>cata non più a<strong>gli</strong> o<strong>per</strong>atori ma a<strong>gli</strong> utenti.<br />

ospitato come la versione attuale nell’ambito del portale <strong>Trentino</strong>cultura,<br />

il sistema <strong>di</strong> consultazione costituisce appunto la versione pubblica del<br />

sistema AsT, dal quale è <strong>di</strong>rettamente alimentato: ogni progetto, curato da<strong>gli</strong><br />

o<strong>per</strong>atori e validato dai coor<strong>di</strong>natori, viene sottoposto alla revisione definitiva<br />

da parte della Soprintendenza che, effettuato un ultimo controllo formale, ne<br />

autorizza la pubblicazione in rete. In un breve arco <strong>di</strong> tempo, corrispondente<br />

150


Il portale pubblico <strong>di</strong> AsT. Consultazione e <strong>ricerca</strong> dei progetti


Il portale pubblico <strong>di</strong> AsT: Ricerca nel sistema


Descrizioni online e inventari a stampa<br />

al <strong>per</strong>iodo programmato <strong>per</strong> l’aggiornamento automatico, i dati vengono resi<br />

consultabili nel portale 26 .<br />

Senza soffermarsi sui testi e i materiali <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento (<strong>per</strong>corsi, link,<br />

guide...) fin d’ora previsti, è opportuno evidenziare come fin dalla pagina<br />

iniziale all’utente vengano offerte due modalità <strong>di</strong> accesso ai dati <strong>archivi</strong>stici,<br />

complementari ma concettualmente <strong>di</strong>stinte: “consulta <strong>gli</strong> inventari” e “<strong>ricerca</strong><br />

nel sistema” 27 . In sintesi, il <strong>per</strong>corso “consulta” porta in primo luogo a<br />

in<strong>di</strong>viduare l’inventario (al pari <strong>di</strong> qualsiasi altro tipo <strong>di</strong> progetto), attraverso<br />

una <strong>ricerca</strong> <strong>per</strong> parametri (quali titolo, curatore, tipologia, data, ambito geografico<br />

<strong>di</strong> <strong>per</strong>tinenza) oppure con il semplice scorrimento della lista completa,<br />

visualizzabile in sequenze <strong>di</strong>verse a seconda del criterio <strong>di</strong> or<strong>di</strong>namento<br />

desiderato.<br />

L’inventario scelto può quin<strong>di</strong> essere sfo<strong>gli</strong>ato, partendo da<strong>gli</strong> alberi<br />

dell’<strong>archivi</strong>o, delle unità, dei soggetti e aprendo via via le schede relative, o, in<br />

modo tra<strong>di</strong>zionale, leggendo il testo integrale, scaricabile in un file che corrisponde<br />

esattamente al prodotto stampato e circolante su carta.<br />

Nella modalità “<strong>ricerca</strong>” l’utente è invece tendenzialmente sollecitato a<br />

formulare un quesito preciso, utilizzando strumenti <strong>di</strong>versificati in base a<br />

competenza ed esigenze, secondo un’ampia graduazione che va dalle semplici<br />

liste alle ricerche più avanzate con selezione <strong>di</strong> schede, campi e o<strong>per</strong>atori<br />

booleani [fig. 6].<br />

In questo tipo <strong>di</strong> approccio l’entità “progetto” tende a <strong>di</strong>ssolversi nella<br />

banca dati, anche se in fase <strong>di</strong> restituzione dei risultati il contesto viene costantemente<br />

richiamato con l’in<strong>di</strong>cazione del progetto stesso e della struttura<br />

gerarchica sovraor<strong>di</strong>nata.<br />

In entrambi i canali <strong>di</strong> accesso (<strong>ricerca</strong> e consultazione) sono presenti funzioni<br />

analoghe, come i filtri (criteri che <strong>per</strong>mettono <strong>di</strong> restringere la lista<br />

dei risultati) e la selezione su base geografica, attivabile da una mappa del<br />

<strong>Trentino</strong>.<br />

A corredo delle descrizioni verranno poi via via inserite le immagini dei<br />

documenti, ricavate dalla <strong>di</strong>gitalizzazione dei microfilm o acquisite originariamente<br />

in formato elettronico 28 [fig. 7].<br />

1 Attualmente denominata Soprintendenza <strong>per</strong> i Beni librari <strong>archivi</strong>stici e archeologici<br />

(già Servizio, poi Soprintendenza, <strong>per</strong> i Beni librari e <strong>archivi</strong>stici), essa esercita le funzioni<br />

amministrative connesse alla competenza primaria della Provincia autonoma <strong>di</strong> Trento in<br />

materia <strong>di</strong> “or<strong>di</strong>namento, tutela, vigilanza, conservazione, custo<strong>di</strong>a e manutenzione de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong><br />

della provincia, dei suoi enti funzionali, dei comuni e de<strong>gli</strong> altri enti locali, de<strong>gli</strong> altri<br />

153


Stefania Franzoi<br />

enti pubblici <strong>per</strong> le materie <strong>di</strong> competenza della Provincia” nonché de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> e dei documenti<br />

dei privati (come stabilito dal decreto legislativo 15 <strong>di</strong>cembre 1998, n. 506, Norme <strong>di</strong><br />

attuazione dello statuto speciale della regione <strong>Trentino</strong>-Alto A<strong>di</strong>ge recanti mo<strong>di</strong>fiche e integrazioni<br />

al decreto del Presidente della Repubblica 1 novembre 1973, n. 690 in materia <strong>di</strong> tutela e conservazione<br />

del patrimonio storico artistico e popolare). Le funzioni della Soprintendenza, <strong>fra</strong> cui<br />

rientra anche la realizzazione <strong>di</strong> un sistema <strong>archivi</strong>stico provinciale, ivi compresi la formazione<br />

e l’aggiornamento <strong>di</strong> una banca dati del patrimonio <strong>archivi</strong>stico, sono enunciate nella<br />

legge provinciale 17 febbraio 2003, n. 1 Nuove <strong>di</strong>sposizioni in materia <strong>di</strong> beni culturali (nella<br />

quale è confluita anche la precedente legge provinciale 14 febbraio 1992, n. 11 Disposizioni<br />

in materia <strong>di</strong> <strong>archivi</strong> e istituzione dell’<strong>archivi</strong>o provinciale).<br />

2 A partire dal 1997 la Soprintendenza ha promosso l’uso del programma Sesamo,<br />

realizzato e <strong>di</strong>stribuito dalla Regione Lombar<strong>di</strong>a, sviluppandone nel 1999 anche la variante<br />

<strong>per</strong>sonalizzata Sesamo 2000. Tra il 2007 e il 2008 il nuovo sistema AsT ha gradualmente<br />

sostituito i due prodotti precedenti.<br />

3 L’attenzione de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>sti trentini si è concentrata inizialmente sulla prima e<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> isaar (cpf). International standard archival autorithy records for corporate bo<strong>di</strong>es, <strong>per</strong>sons<br />

and families, ottawa, 1996, con la redazione <strong>di</strong> un Manuale-guida <strong>per</strong> la descrizione dei<br />

soggetti produttori <strong>di</strong> <strong>archivi</strong> sulla base dello standard isaar (cpf), Trento 1999 (consultabile<br />

all’in<strong>di</strong>rizzo );<br />

successivamente è stato oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e s<strong>per</strong>imentazione lo standard isad (g) General<br />

international standard archival description, seconda e<strong>di</strong>zione, adottata dal Comitato <strong>per</strong><br />

<strong>gli</strong> standard descrittivi, Stoccolma, Svezia, 19-22 Settembre 1999. Nelle Norme <strong>per</strong> la<br />

descrizione <strong>archivi</strong>stica e la redazione de<strong>gli</strong> inventari (consultabili all’in<strong>di</strong>rizzo ), <strong>di</strong>stribuite a partire dal<br />

2003 a<strong>gli</strong> o<strong>per</strong>atori, sono state raccolte, coor<strong>di</strong>nate e adeguate a<strong>gli</strong> standard isAd (g) e isAAr<br />

(cpf) le regole descrittive precedentemente elaborate dalla Soprintendenza.<br />

4 Partecipano a pieno titolo al sistema Biblioteca e Archivio Comunale <strong>di</strong> Trento, Biblioteca<br />

e Archivio Comunale <strong>di</strong> Rovereto, Archivio Comunale <strong>di</strong> Pergine, Archivio Comunale <strong>di</strong><br />

Arco, Archivio Diocesano Tridentino e Museo della Guerra <strong>di</strong> Rovereto; anche con il mArT <strong>di</strong><br />

Rovereto è in via <strong>di</strong> definizione una collaborazione organica.<br />

5 ogni utente, registrato con identificativo <strong>per</strong>sonale e password (<strong>per</strong> il rilascio delle quali<br />

è richiesto il co<strong>di</strong>ce fiscale), è dotato <strong>di</strong> un livello <strong>di</strong> accesso che corrisponde a uno dei 4<br />

ruoli previsti dal sistema (lettore, rilevatore, coor<strong>di</strong>natore, amministratore) e che determina le<br />

possibilità <strong>di</strong> visualizzazione e mo<strong>di</strong>fica dei dati.<br />

6 Sistema informativo de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> storici del <strong>Trentino</strong>. Manuale <strong>per</strong> <strong>gli</strong> o<strong>per</strong>atori, Trento<br />

2006 (consultabile all’in<strong>di</strong>rizzo http://www.trentinocultura.net/catalogo/cat_fon<strong>di</strong>_arch/<br />

cat_inventari_h.asp). Nella realizzazione <strong>di</strong> questo manuale si è s<strong>per</strong>imentata una formula che<br />

riunisse in un unico strumento i tre piani <strong>di</strong>versi <strong>di</strong> manualistica in<strong>di</strong>spensabili <strong>per</strong> un’attività<br />

uniforme <strong>di</strong> data entry. è stato infatti realizzato un manuale integrato, nel quale su tre colonne<br />

contrad<strong>di</strong>stinte da un <strong>di</strong>fferente colore si affiancano rispettivamente la Guida alla gestione<br />

informatica del sistema, la Guida all’inserimento dei dati con il software ast e Regole, in<strong>di</strong>cazioni<br />

e consuetu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> descrizione <strong>archivi</strong>stica. Il fine <strong>di</strong> questa impostazione non è soltanto quello<br />

<strong>di</strong> offrire all’utente una visione unitaria del sistema: in una più ampia prospettiva <strong>di</strong> politica<br />

culturale si delinea l’intento <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre un insieme <strong>di</strong> in<strong>di</strong>cazioni <strong>per</strong> il trattamento e<br />

154


Descrizioni online e inventari a stampa<br />

la descrizione della documentazione <strong>archivi</strong>stica anche con <strong>gli</strong> istituti che non utilizzano il<br />

programma <strong>per</strong> l’inserimento dei dati, ma desiderano partecipare al ‘sistema’ trentino secondo<br />

una modalità più flessibile (ad esempio con la con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> regole comuni e <strong>di</strong> vocabolari<br />

controllati, con lo scambio <strong>di</strong> dati, e altro ancora).<br />

7 Lo schema della banca dati, caratterizzato da un’approfon<strong>di</strong>ta strutturazione delle<br />

descrizioni e dalla valorizzazione delle relazioni, in molti casi specificate da attributi, si<br />

ispira largamente al modello del siusA - Sistema informativo unificato <strong>per</strong> le Soprintendenze<br />

<strong>archivi</strong>stiche, <strong>per</strong> il quale cfr. siusa - Sistema Informativo Unificato <strong>per</strong> le Soprintendenze<br />

Archivistiche: genesi e sviluppo <strong>di</strong> un progetto, a cura <strong>di</strong> D. Bon<strong>di</strong>elli, numero monografico<br />

<strong>di</strong> “Bollettino d’informazioni. Centro <strong>di</strong> ricerche Informatiche <strong>per</strong> i Beni <strong>Cultura</strong>li”, XI/2<br />

(2001).<br />

8 cfr. isAd (g), cit., p. 12.<br />

9 Per le schede struttura e unità isAd (g), <strong>per</strong> la scheda soggetto produttore isAAr (cpf).<br />

10 Attualmente sono <strong>di</strong>sponibili i moduli aggiuntivi <strong>per</strong> lettere, delibere, atti singoli (intesi<br />

questi ultimi come documenti con particolari esigenze descrittive <strong>di</strong> carattere <strong>di</strong>plomatistico,<br />

ovvero <strong>per</strong>gamene o atti notarili); in base a eventuali future esigenze e richieste ne potranno<br />

essere realizzati altri.<br />

11 è in fase <strong>di</strong> realizzazione il tracciato <strong>di</strong> esportazione dati verso il sistema informativo del<br />

mArT, basato su<strong>gli</strong> standard internazionali eAd e eAc.<br />

12 Sono in corso contatti con l’Istituto Centrale <strong>per</strong> <strong>gli</strong> Archivi allo scopo <strong>di</strong> definire le<br />

modalità <strong>di</strong> scambio - limitatamente alla regestazione <strong>di</strong> alcuni fon<strong>di</strong> dell’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong><br />

Trento - dei dati <strong>fra</strong> AsT e il siAs.<br />

13 Già o<strong>per</strong>ativa è l’interrelazione con il programma Dizionario toponomastico antico - dTA,<br />

sviluppato dalla Soprintendenza allo scopo <strong>di</strong> schedare i toponimi storici: dal dTA è possibile<br />

lanciare una <strong>ricerca</strong> nel sistema AsT e importare in automatico le descrizioni delle unità<br />

desiderate. Quanto ai progetti in fase <strong>di</strong> realizzazione, l’interfaccia pubblica del sistema AsT<br />

sarà ospitata (come <strong>per</strong>altro avviene anche nell’attuale versione) nel portale <strong>Trentino</strong>cultura e<br />

con<strong>di</strong>viderà dunque con <strong>gli</strong> altri cataloghi <strong>di</strong> beni culturali alcune tecnologie <strong>di</strong> sviluppo, e in<br />

particolare il motore <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> semantico.<br />

14 Per far sì che il complesso meccanismo <strong>di</strong> creazione dei report inventario funzionasse,<br />

è stata posta la con<strong>di</strong>zione che nell’ambito <strong>di</strong> ogni progetto fosse obbligatoria la presenza al<br />

livello più alto <strong>di</strong> un su<strong>per</strong>fondo o <strong>di</strong> un fondo, contemporaneamente inibendo la coesistenza<br />

<strong>di</strong> due o più su<strong>per</strong>fon<strong>di</strong>.<br />

15 In presenza <strong>di</strong> collegamenti multipli (ad esempio un soggetto che ha prodotto un<br />

subfondo, e che dunque risulta collegato anche al fondo <strong>per</strong>tinente), un’opzione prevede che<br />

i produttori vengano stampati prima del fondo, l’altra comporta che invece i soggetti siano<br />

inseriti prima della struttura <strong>di</strong> livello più basso a cui sono collegati.<br />

16 In particolare nella gestione delle maiuscole/minuscole e della punteggiatura a<br />

connessione <strong>di</strong> campi <strong>di</strong>versi.<br />

17 Più precisamente una “scheda ausiliaria” insieme alla bibliografia e alla fonte normativa.<br />

18 In questo stesso volume: F. Samassa, Rumori dall’officina. Descrizioni <strong>archivi</strong>stiche, <strong>di</strong><br />

carta e <strong>di</strong> pixel.<br />

19 Fatta eccezione <strong>per</strong> l’aggiunta del sommario e <strong>per</strong> eventuali spora<strong>di</strong>che correzioni non<br />

gestibili nel sistema AsT.<br />

155


Stefania Franzoi<br />

20 Cinque sono <strong>gli</strong> inventari finora e<strong>di</strong>ti: Accademia roveretana de<strong>gli</strong> Agiati. Inventario<br />

dell’<strong>archivi</strong>o (secoli XVI-XX), a cura <strong>di</strong> M. Bonazza, Trento 1999; Magnifica Comunità <strong>di</strong><br />

Fiemme. Inventario dell’<strong>archivi</strong>o (1234-1945), a cura <strong>di</strong> M. Bonazza e R. Taiani, Trento 1999;<br />

Regola feudale <strong>di</strong> Predazzo. Inventario dell’<strong>archivi</strong>o (1388-1997), a cura <strong>di</strong> R. Taiani, Trento<br />

2000; Ospedale psichiatrico <strong>di</strong> Pergine Valsugana. Inventario dell’<strong>archivi</strong>o (1882-1981), a cura<br />

<strong>di</strong> M. Pasini e A. Pinamonti, Trento 2003; Fami<strong>gli</strong>a Rosmini e Casa rosminiana <strong>di</strong> Rovereto.<br />

Inventario dell’<strong>archivi</strong>o (1505-1952, con documenti del XIII secolo), a cura <strong>di</strong> M. Bonazza,<br />

Trento 2007.<br />

21 Più precisamente con il supporto del Centro Duplicazioni della Provincia autonoma <strong>di</strong><br />

Trento, dunque a costo zero <strong>per</strong> la Soprintendenza.<br />

22 Al già citato in<strong>di</strong>rizzo http://www.trentinocultura.net/catalogo/cat_fon<strong>di</strong>_arch/cat_<br />

inventari_h.asp.<br />

23 Si veda in proposito la nota 20.<br />

24 Si tratta rispettivamente del censimento de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> delle Scuole me<strong>di</strong>e inferiori della<br />

Provincia <strong>di</strong> Trento (1998), delle Scuole me<strong>di</strong>e su<strong>per</strong>iori della Provincia <strong>di</strong> Trento (1997) e<br />

delle Aziende <strong>di</strong> promozione turistica-APT della Provincia <strong>di</strong> Trento (2004).<br />

25 Da ultimo cfr. F. Valacchi, Archivi storici e risorse tecnologiche, in Archivi e informatica, a<br />

cura <strong>di</strong> M. Guercio, S. Pi<strong>gli</strong>apoco, F. Valacchi, Lucca 2010, pp. 116-120.<br />

26 Considerata la durata me<strong>di</strong>a dei lavori d’<strong>archivi</strong>o, si ritiene che un aggiornamento a<br />

cadenza settimanale possa essere sufficiente.<br />

27 Su questo duplice approccio si veda anche Samassa, Rumori dall’officina, cit.<br />

28 Attualmente la Soprintendenza <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> oltre 60.000 immagini <strong>di</strong>gitali (a colori)<br />

relative al progetto Pergamene e <strong>di</strong> oltre 200.000 immagini <strong>di</strong>gitali da microfilm, relative<br />

<strong>per</strong>lopiù ai documenti anteriori al 1810 conservati in <strong>archivi</strong> comunali e parrocchiali.<br />

156


Paola Pettenella<br />

LA RAPPRESENTAZIoNE DI ARCHIVI ‘DI CoNFINE’:<br />

GLI INVENTARI DEI FoNDI DI ARTISTI DEL MART<br />

Gli <strong>archivi</strong> del mart<br />

Il termine ‘confine’, che mi è stato suggerito <strong>per</strong> il titolo <strong>di</strong> questo intervento,<br />

sottolinea le <strong>di</strong>fferenze <strong>fra</strong> <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> del Museo <strong>di</strong> arte moderna e contemporanea<br />

<strong>di</strong> Trento e Rovereto (mArT) e altri fon<strong>di</strong>, più tra<strong>di</strong>zionali. Prima <strong>di</strong><br />

affrontare i mo<strong>di</strong> in cui sono stati ‘rappresentati’ e messi a <strong>di</strong>sposizione de<strong>gli</strong><br />

stu<strong>di</strong>osi, mi preme dunque accennare ad alcune loro peculiarità.<br />

Si tratta innanzi tutto <strong>di</strong> <strong>archivi</strong> conservati in un luogo non canonico,<br />

come un museo, e un museo d’arte moderna. La presenza <strong>di</strong> una nutrita<br />

raccolta <strong>di</strong> documentazione storica ha caratterizzato la nascita del mArT e<br />

contribuisce a delineare il profilo e l’attività dell’istituto 1 ; lo stesso ente conservatore,<br />

a sua volta, ha connotato via via le acquisizioni, che si sono aggregate<br />

secondo alcuni filoni 2 , spesso connessi alle raccolte artistiche e librarie<br />

o all’attività espositiva, secondo un tragitto il cui filo conduttore è dato dai<br />

movimenti e dai <strong>per</strong>io<strong>di</strong> storici, ma soprattutto dalle singole <strong>per</strong>sonalità de<strong>gli</strong><br />

artisti, de<strong>gli</strong> architetti, dei critici d’arte.<br />

In secondo luogo, si tratta <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> <strong>per</strong>sonali, appartenenti a una categoria<br />

<strong>di</strong> documentazione considerata <strong>per</strong> secoli semplice ‘raccolta’, giunta ad assumere<br />

<strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> ‘<strong>archivi</strong>o’ solo all’inizio del ‘900 3 . Questo ‘passaggio <strong>di</strong> grado’<br />

de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> <strong>di</strong> <strong>per</strong>sona è frutto <strong>di</strong> almeno due fattori: una evoluzione della<br />

<strong>ricerca</strong> storica da un lato, una nuova <strong>per</strong>cezione del proprio essere in<strong>di</strong>viduale<br />

dall’altro, che ha spinto a forme intenzionali, strutturate <strong>di</strong> trasmissione<br />

della memoria, <strong>di</strong> autorappresentazione e <strong>di</strong> autocelebrazione. Su questi temi<br />

molti <strong>archivi</strong>sti e stu<strong>di</strong>osi si sono soffermati ne<strong>gli</strong> ultimi anni 4 . Mi sembrano<br />

emblematiche al riguardo alcune fotografie del fondo De<strong>per</strong>o, in cui l’artista<br />

documenta la raccolta de<strong>gli</strong> album <strong>di</strong> rassegna stampa che confluirà nell’<strong>archivi</strong>o;<br />

le foto, a loro volta, verranno incollate sui quaderni del Dizionario<br />

ideologico e autobiografico, «una sorta <strong>di</strong> summa del suo credo artistico e delle<br />

es<strong>per</strong>ienze <strong>di</strong> vita» 5 che costituisce una sezione del fondo.<br />

Si tratta infine <strong>di</strong> <strong>archivi</strong> molto legati all’avanguar<strong>di</strong>a artistica, e forse la<br />

loro maggiore connotazione ‘<strong>di</strong> confine’ sta proprio nella ricchezza e nella<br />

157


Paola Pettenella<br />

varietà della documentazione, in una mescolanza <strong>di</strong> generi, che è in qualche<br />

modo anche lo specchio della complessità e de<strong>gli</strong> sconfinamenti dell’arte moderna<br />

e contemporanea, e in particolare delle avanguar<strong>di</strong>e. I beni <strong>archivi</strong>stici<br />

si sommano alle consuete raccolte <strong>di</strong> grafica, ai <strong>di</strong>pinti, alle sculture, alle installazioni<br />

conservate in un museo. Nei fon<strong>di</strong> <strong>per</strong>sonali del mArT, materiali<br />

grafici e fotografici d’autore spesso sono così intrecciati al resto della documentazione<br />

da pretendere un su<strong>per</strong>amento delle tra<strong>di</strong>zionali sud<strong>di</strong>visioni<br />

<strong>di</strong>sciplinari: basta pensare alle missive futuriste, spesso composte come testi<br />

«paroliberi», oppure a<strong>gli</strong> insiemi <strong>di</strong> documenti – carteggi, rita<strong>gli</strong> stampa, fotografie,<br />

<strong>di</strong>segni e cimeli – sovente confezionati ad hoc da<strong>gli</strong> stessi produttori<br />

de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>, con punte <strong>di</strong> autentica creatività, come accade nelle pagine dei<br />

volumi <strong>di</strong> Tullio Crali [figg. 8a, b].<br />

Itinerari <strong>di</strong> descrizione, <strong>per</strong>corsi storiografici<br />

Nella prima metà de<strong>gli</strong> anni ’90 venne avviato, presso l’Archivio del ‘900<br />

del mArT, un processo <strong>di</strong> informatizzazione. Analogamente a quanto si verificava<br />

allora in numerosi istituti <strong>di</strong> conservazione, specie in quelli che precocemente<br />

avevano iniziato a descrivere con strumenti informatici il proprio<br />

patrimonio documentario – prima dunque dell’affermarsi esplicito nel <strong>di</strong>battito<br />

nazionale ed internazionale del concetto <strong>di</strong> descrizione <strong>archivi</strong>stica<br />

come descrizione <strong>di</strong> relazioni, oltre che <strong>di</strong> entità –, l’interesse fu rivolto<br />

all’analisi delle singole unità fisiche, fino ai livelli più detta<strong>gli</strong>ati 6 . La scelta<br />

dei criteri e dei tracciati <strong>di</strong> catalogazione cadde sulle norme <strong>di</strong> catalogazione<br />

anglo-americane, nate nel corso de<strong>gli</strong> anni ’80 ne<strong>gli</strong> Stati Uniti, con l’intento<br />

<strong>di</strong> includere descrizioni <strong>di</strong> <strong>archivi</strong> nelle banche dati bibliografiche 7 . La<br />

schedatura non <strong>per</strong>metteva dunque una visione d’insieme dei fon<strong>di</strong>, né una<br />

descrizione plurilivellare, e non favoriva certo un lavoro <strong>di</strong> or<strong>di</strong>namento,<br />

trattandosi nella sostanza <strong>di</strong> catalogazione <strong>di</strong> singole unità documentarie 8 .<br />

Forniva, <strong>per</strong> contro, i vantaggi <strong>di</strong> un tracciato molto strutturato, nel quale<br />

quasi tutte le parole venivano in<strong>di</strong>cizzate, con molti authority file e aree <strong>di</strong><br />

soggettazione.<br />

Tra la fine de<strong>gli</strong> anni ’90 e l’inizio del 2000 si è avviata una descrizione dei<br />

complessi documentari, elaborando schede plurilivellari e producendo, fondo<br />

<strong>per</strong> fondo, <strong>di</strong>agrammi delle specifiche strutture; <strong>per</strong> questo, ci si è avvalsi<br />

de<strong>gli</strong> standard nel <strong>fra</strong>ttempo elaborati dalla comunità internazionale isAd(g) 9 .<br />

Sono state stese inoltre schede dei soggetti produttori, che si rivelano – considerata<br />

la fisionomia dei protagonisti della documentazione conservata al<br />

mArT – <strong>di</strong> grande complessità e <strong>di</strong> parallelo interesse storiografico (la scheda<br />

158


mArT, Archivio del ’900. Fondo De<strong>per</strong>o.<br />

Lettera <strong>di</strong> De<strong>per</strong>o a Rosetta Amadori, Roma, 24 agosto 1915


Paola Pettenella<br />

su De<strong>per</strong>o, prodotta all’interno del mArT, è stata inserita <strong>fra</strong> <strong>gli</strong> esempi della<br />

seconda e<strong>di</strong>zione dello standard isAAr (cpf) del 2004) 10 .<br />

Sono così affiorate molte caratteristiche prima ignorate, che aiutano a<br />

contestualizzare la documentazione e a collocarla storicamente. Fra queste,<br />

è emerso ad esempio l’apporto de<strong>gli</strong> ere<strong>di</strong> de<strong>gli</strong> artisti alla conservazione,<br />

ma anche alla costruzione dei fon<strong>di</strong>: penso in particolare alle donne, mo<strong>gli</strong> e<br />

fi<strong>gli</strong>e, che spesso hanno im<strong>per</strong>niato la propria attività sulla promozione de<strong>gli</strong><br />

artisti e la tutela della loro o<strong>per</strong>a.<br />

Anche <strong>gli</strong> scarti intenzionali, le <strong>di</strong>s<strong>per</strong>sioni in più luoghi, le <strong>per</strong><strong>di</strong>te o<strong>per</strong>ate<br />

dal tempo, dall’incuria, dal mercato hanno acquisito, nella visione d’insieme,<br />

maggior risalto. Lo stato della documentazione (comprese lacune e<br />

<strong>di</strong>struzioni) rivela la minore o maggior consapevolezza de<strong>gli</strong> eventi vissuti,<br />

oppure la visione già storicizzata <strong>di</strong> parti più o meno dolenti o felici della<br />

propria esistenza.<br />

Infine, sono apparsi più niti<strong>di</strong> i <strong>di</strong>versi orientamenti dei soggetti che hanno<br />

creato e conservato le raccolte documentarie, improntate a volte a un or<strong>di</strong>ne<br />

vincolante, intoccabile, quasi maniacale – come accade quando siamo <strong>di</strong> fronte<br />

a classificazioni e cartelle numerate, o nei frequenti casi <strong>di</strong> materiali incollati su<br />

quaderni e «libroni» – a volte giunte in un apparente o sostanziale <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne.<br />

La maggior parte dei fon<strong>di</strong> conservati al mArT era dunque analizzata e descritta<br />

secondo due punti <strong>di</strong> vista tra loro non collegati e non comunicanti 11 .<br />

Le nuove tecnologie hanno <strong>per</strong>messo <strong>di</strong> riunificarli, con la creazione <strong>di</strong> un<br />

sistema informativo, che funge da contenitore <strong>di</strong> raccordo tra le informazioni<br />

riguardanti le entità logiche, relative alla struttura dei fon<strong>di</strong>, e quelle riguardanti<br />

le entità fisiche 12 .<br />

Attraverso l’accesso Fon<strong>di</strong> <strong>archivi</strong>stici, ogni fondo si presenta con una<br />

sequenza <strong>di</strong> aree descrittive ben precisa ed è corredato da un’ampia scheda<br />

relativa al suo autore; si può scendere nelle descrizioni <strong>di</strong> livello in livello,<br />

mentre la ‘struttura’ sulla sinistra ci avvisa circa la posizione dei materiali<br />

all’interno del fondo. Una pista parallela <strong>di</strong> interrogazione dei documenti,<br />

trasversale ai fon<strong>di</strong> (attraverso l’accesso Documenti d’<strong>archivi</strong>o), prevede ricerche<br />

<strong>per</strong> nomi, eventi, fon<strong>di</strong>, tipologie documentarie, datazioni, ma anche<br />

<strong>per</strong> termini generici. Questo ci consente <strong>di</strong> far emergere la ricchezza <strong>di</strong> dati,<br />

basata su oltre 40.000 schede, e <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> co<strong>gli</strong>ere anche suggestivi nessi<br />

<strong>fra</strong> i vari <strong>archivi</strong>.<br />

Nel nostro lavoro <strong>di</strong> questi anni siamo stati guidati dalla volontà <strong>di</strong><br />

utilizza re al me<strong>gli</strong>o quanto presente nelle banche dati, nella convinzione che<br />

unico dovesse essere l’‘inserimento’ delle informazioni, e che molti fossero i<br />

160


mArT, Archivio del ’900, Fondo Thayaht.<br />

«In<strong>di</strong>ce delle cartelle dello schedario» annotato sulle pagine <strong>di</strong> un taccuino


Paola Pettenella<br />

canali attraverso cui l’informazione può ‘uscire’ ed essere con<strong>di</strong>visa: i mezzi<br />

informatici, le reti, la <strong>di</strong>ffusione a stampa 13 .<br />

La collana de<strong>gli</strong> inventari: ricerche e soluzioni <strong>per</strong> la presentazione a stampa<br />

Una collana <strong>di</strong> inventari a stampa [figg. 9, 10, 11] ha preso il via sette anni or<br />

sono, dopo la pubblicazione nel 2003 <strong>di</strong> una guida ai fon<strong>di</strong> e alla biblioteca<br />

dell’Archivio del ‘900 14 . La guida a stampa, da un lato, e il sistema informativo<br />

dall’altro, sono nati prima <strong>di</strong> tutto <strong>per</strong> evidenziare i rapporti tra i <strong>di</strong>versi<br />

fon<strong>di</strong> <strong>archivi</strong>stici. In particolare, il sistema informativo nei nostri intenti dovrebbe<br />

stimolare letture comparate, offrendo una visione d’insieme dei beni<br />

(collezioni, <strong>archivi</strong>, biblioteca) e dell’istituto che li conserva.<br />

L’inventario <strong>per</strong> contro si pone come ricostruzione specifica dei fon<strong>di</strong> <strong>archivi</strong>stici<br />

a partire dal loro produttore, proponendo – come ricordato nell’introduzione<br />

al primo volume pubblicato – un ta<strong>gli</strong>o <strong>di</strong> lettura complementare,<br />

legato a ogni singolo fondo, specialistico in apparenza, poiché giunge al<br />

detta<strong>gli</strong>o descrittivo delle singole unità <strong>archivi</strong>stiche o documentarie, che non<br />

intende <strong>per</strong>ò cadere in linguaggi ermetici, de<strong>di</strong>cati solo a<strong>gli</strong> addetti ai lavori.<br />

Lo sforzo anzi è stato quello <strong>di</strong> avvicinare alla lettura. Abbiamo cercato <strong>di</strong><br />

farlo in più mo<strong>di</strong>.<br />

Si è cercato innanzitutto <strong>di</strong> dare spazio ai protagonisti, che hanno con<strong>di</strong>zionato<br />

in forme sempre <strong>di</strong>verse le modalità <strong>di</strong> raccolta e custo<strong>di</strong>a delle<br />

carte. Ciò è avvenuto nelle presentazioni generali, che intrecciano biografia<br />

e descrizione del fondo; è avvenuto anche attraverso lo spazio dato a specifiche<br />

sezioni d’<strong>archivi</strong>o, che sono state descritte a parte, creando delle appen<strong>di</strong>ci<br />

all’inventario 15 . E’ capitato inoltre <strong>di</strong> inserire saggi e apparati critici<br />

che contribuiscano alla lettura storica e storico artistica dei <strong>per</strong>sonaggi e dei<br />

documenti 16 , non esclusivamente <strong>archivi</strong>stica. Abbiamo cercato poi <strong>di</strong> ricondurre<br />

a uniformità alcuni criteri descrittivi, facendo fronte alle irregolarità,<br />

alle <strong>di</strong>fformità <strong>di</strong> questi <strong>archivi</strong> attraverso una scansione omogenea delle informazioni.<br />

Sono state scanda<strong>gli</strong>ate meto<strong>di</strong>camente una serie <strong>di</strong> problematiche, me<strong>di</strong>ante<br />

il confronto con un numero rilevante <strong>di</strong> inventari a stampa e online,<br />

giungendo così a una prima stesura <strong>di</strong> norme interne <strong>di</strong> redazione, sia <strong>per</strong><br />

le parti testuali delle introduzioni, sia <strong>per</strong> le parti descrittive (grammatica<br />

e sintassi uniformate). Le norme si sono concentrate in particolare su areechiave<br />

della descrizione, come la definizione dei complessi documentari, le<br />

date, la consistenza; in alcuni casi, come <strong>per</strong> le unità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento o<br />

<strong>per</strong> le unità <strong>archivi</strong>stiche, sono state create liste <strong>di</strong> termini controllati. Si sono<br />

stabiliti poi altri criteri <strong>per</strong> semplificare il linguaggio, come una tendenziale<br />

162


mArT, Archivio del ’900, Fondo Thayaht.<br />

Immagini dal fondo riprodotte nell’inventario a stampa come tavole introduttive alle serie


Paola Pettenella<br />

eliminazione delle abbreviazioni, che si ritrovano invece nel sistema informativo,<br />

e una eliminazione delle ridondanze.<br />

In generale, abbiamo affidato all’impaginazione e alla grafica un ruolo<br />

tutt’altro che marginale, in grado <strong>di</strong> restituire concetti astratti in forme visibili.<br />

Ad esempio, nelle intestazioni <strong>di</strong> serie e sottoserie così come nella segnatura,<br />

è nata la scelta <strong>di</strong> evidenziare al giusto livello ciò che si sta descrivendo,<br />

attraverso la gradazione <strong>di</strong> grigi e neri 17 . Così abbiamo stu<strong>di</strong>ato l’uso dei <strong>di</strong>fferenti<br />

corpi, dei colori, e particolare attenzione abbiamo dato anche ai separatori<br />

delle serie, che nel caso del fondo Thayaht si ispirano ad un particolare<br />

tratto da un documento e in grado <strong>di</strong> alludere con efficacia alla sua tipologia.<br />

A partire proprio dall’Inventario del fondo Thayaht questi separatori riportano<br />

sul retro l’albero del fondo, dove è evidenziata la serie descritta 18 . La rappresentazione<br />

del fondo <strong>di</strong> Tullio Crali ha richiesto un altro espe<strong>di</strong>ente. Nei<br />

suoi «libroni», che presentano una sequenza <strong>di</strong> documenti sostanzialmente<br />

cronologica e non strutturata, Crali aveva creato qua e là ‘isole tematiche’, aggregando<br />

testimonianze relative a un progetto, a un <strong>per</strong>sonaggio, a un evento<br />

(inviti, fotografie, recensioni). L’o<strong>per</strong>azione <strong>per</strong>ò si è rivelata <strong>di</strong>scontinua, inficiata,<br />

soprattutto nei volumi più tar<strong>di</strong>, da troppe «sovrapposizioni <strong>di</strong> materiali,<br />

eventi, argomenti che non è facile ricondurre ad unità» 19 . Così si è scelto<br />

<strong>di</strong> riflettere, nell’inventario, una successione ‘piatta’ dei documenti; i nuclei<br />

che presentavano nessi logici sono stati evidenziati <strong>per</strong>ò con un accorgimento<br />

grafico: una nota verticale, in corsivo, a margine della pagina.<br />

Infine, la collana de<strong>gli</strong> inventari prevede un apparato illustrativo: un se<strong>di</strong>cesimo<br />

a colori e una serie <strong>di</strong> riproduzioni in bianco e nero, con alcune<br />

varianti legate ai singoli testi. Anche le immagini infatti possono restituire<br />

adeguatamente la natura, la ricchezza materiale, oltre che l’interesse storiografico<br />

della documentazione. Cre<strong>di</strong>amo che illustrare non significhi esattamente<br />

‘decorare’, ma rendere esplicito e intelligibile; contiamo sul fatto che<br />

non solo il nitore logico e formale delle presentazioni, ma la carica estetica<br />

presente ne<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> stessi costituiscano una strada maestra <strong>per</strong> introdurre<br />

alla conoscenza.<br />

1 Come è stato più volte ricordato, all’origine delle collezioni del mArT c’è il lascito che<br />

Fortunato De<strong>per</strong>o fece alla città <strong>di</strong> Rovereto, costituito da quasi quattromila o<strong>per</strong>e, da una<br />

biblioteca e da un <strong>archivi</strong>o <strong>di</strong> più <strong>di</strong> <strong>di</strong>ecimila documenti. Sull’importanza dei fon<strong>di</strong> documentari<br />

<strong>per</strong> la vita del Museo, sulla stretta relazione <strong>fra</strong> beni culturali <strong>di</strong>versi e sul rapporto<br />

<strong>fra</strong> stu<strong>di</strong>o, <strong>ricerca</strong> e attività espositiva cfr.: G. Belli, L’Archivio del ‘900 del Mart, in Il progetto<br />

<strong>di</strong> architettura. Conservazione Catalogazione Informazione, a cura <strong>di</strong> A. Tonicello, Atti del<br />

164


La rappresentazione <strong>di</strong> <strong>archivi</strong> «<strong>di</strong> confine»<br />

seminario (Venezia, 20-21 gennaio 1995), Venezia [1995], pp. 78-80; P. Pettenella, Il Museo<br />

de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> o l’Archivio Museo?, in Prospettive <strong>per</strong> un Archivio multime<strong>di</strong>ale del Novecento in<br />

Sicilia, a cura <strong>di</strong> G. De Marco, Atti del forum (Palermo, 10-11 maggio 2001), Milano 2002,<br />

pp. 76-79; Museo <strong>di</strong> arte moderna e contemporanea <strong>di</strong> Trento e Rovereto. Guida, Milano 2003,<br />

p. 12; g. Belli, Il caso Mart: una novità nel panorama della museografia italiana, in Futurismo.<br />

Dall’avanguar<strong>di</strong>a alla memoria, Atti del convegno internazionale <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> su<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> futuristi<br />

(Rovereto, 13-15 marzo 2003), Milano 2004, pp. 21-26.<br />

2 Gli <strong>archivi</strong> sono stati generalmente descritti come afferenti a tre gran<strong>di</strong> aree: Futurismo,<br />

Arte e critica, Architettura. Di fatto, l’Archivio del ‘900, oltre a numerosa documentazione<br />

miscellanea, come le «Carte e documenti sciolti futuristi», conserva collezioni particolari (ad<br />

esempio il cosiddetto Archivio <strong>di</strong> Nuova Scrittura <strong>di</strong> Paolo Della Grazia) e fon<strong>di</strong> relativi alla<br />

poesia visiva e all’e<strong>di</strong>toria d’arte, connessi al patrimonio della Biblioteca e delle Collezioni<br />

d’arte del Mart. Per una descrizione articolata dei fon<strong>di</strong>, e dei materiali in essi contenuti, si<br />

rimanda al catalogo online raggiungibile dal sito del Museo, del quale si parla nel presente<br />

intervento. Si veda anche la breve presentazione <strong>di</strong> m. duci, s. donati, Mart – Museo <strong>di</strong> arte<br />

moderna e contemporanea <strong>di</strong> Trento e Rovereto, «Il mondo de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>. Speciale Gli <strong>archivi</strong><br />

italiani Vienna 2004», n. s., XII/1-2 (2004), nuova serie n.1-2, pp. 227-230.<br />

3 Si rimanda a F. Cavazzana Romanelli, P. Pettenella, Gli Archivi del Mart: un laboratorio<br />

<strong>per</strong> la descrizione <strong>archivi</strong>stica, in Futurismo. Dall’avanguar<strong>di</strong>a alla memoria, cit., pp. 283-301:<br />

la bibliografia citata nelle note riguarda le molte riflessioni ormai fatte intorno al rapporto tra<br />

<strong>archivi</strong>o pubblico e <strong>archivi</strong>o privato, e su<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> <strong>di</strong> <strong>per</strong>sona. Da<strong>gli</strong> anni ’90 vi sono state<br />

infatti più occasioni <strong>di</strong> confronto su questi temi: basterebbe ricordare i due convegni Il futuro<br />

della memoria (Capri, 9-13 settembre 1991) e Specchi <strong>di</strong> carta. Gli <strong>archivi</strong> storici <strong>di</strong> <strong>per</strong>sone<br />

fisiche: problemi <strong>di</strong> tutela e ipotesi <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> (Firenze, 28 maggio 1992); il forum Archivi nobiliari<br />

e domestici. Conservazione, metodologie <strong>di</strong> rior<strong>di</strong>no e prospettive <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> storica (U<strong>di</strong>ne, 14-15<br />

maggio 1998); oppure le più recenti giornate <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o presso la Fondazione Benetton (Carte,<br />

libri, memorie: conservare e stu<strong>di</strong>are <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> <strong>di</strong> <strong>per</strong>sona, Treviso, 26 ottobre 2007, Archivi <strong>di</strong><br />

<strong>per</strong>sona nel trevigiano: tra memorie e identità da scoprire, Treviso, 28 aprile 2010); o ancora <strong>gli</strong><br />

incontri titolati Gli Archivi <strong>di</strong> <strong>per</strong>sona: viaggio attraverso storie <strong>di</strong> uomini e donne del Novecento,<br />

dalla scienza allo spettacolo, che si tengono dal 2009 presso l’Università la Sapienza <strong>di</strong> Roma,<br />

promossi dal Dipartimento <strong>di</strong> Scienze documentarie, linguistico-filologiche e geografiche.<br />

4 In aggiunta alla bibliografia segnalata a nota 3 si desidera ricordare, fondamentale <strong>per</strong><br />

<strong>gli</strong> argomenti trattati, il numero della «Rassegna de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato» LIX/1-2-3 (gen. –<br />

<strong>di</strong>c. 1999), che contiene <strong>fra</strong> l’altro i contributi <strong>di</strong> S. Vitali, Le convergenze parallele. Archivi e<br />

biblioteche ne<strong>gli</strong> istituti culturali, pp. 36-60 e <strong>di</strong> E. Alessandrone Perona, Gli <strong>archivi</strong> <strong>per</strong>sonali,<br />

pp. 60-66. Il primo ci parla dell’<strong>archivi</strong>o come <strong>di</strong> un «testo non neutrale», cui è sempre<br />

più <strong>di</strong>fficilmente associabile l’idea <strong>di</strong> «spontaneità», «naturalità», «non intenzionalità» (v.<br />

in particolare le pp. 40, 48); la seconda crea un parallelo <strong>fra</strong> <strong>archivi</strong>o e autobiografia (p.<br />

60 e segg.). Si veda anche, più recentemente, C. Del Vivo, L’in<strong>di</strong>viduo e le sue vestigia. Gli<br />

<strong>archivi</strong> delle <strong>per</strong>sonalità nell’es<strong>per</strong>ienza dell’Archivio contemporaneo «A. Bonsanti» del Gabinetto<br />

Vieusseux, «Rassegna de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato», LXII/1-2-3 (gen. – <strong>di</strong>c. 2002), pp. 217-233.<br />

5 Fondo Fortunato De<strong>per</strong>o. Inventario, a cura <strong>di</strong> F. Velar<strong>di</strong>ta, Rovereto 2008, p. 63.<br />

6 In realtà il lavoro partiva dalla informatizzazione <strong>di</strong> pregresse schede cartacee: prima<br />

che si pensasse a tracciati e programmi informatici, ma anche molto prima che si pensasse a<br />

165


Paola Pettenella<br />

un or<strong>di</strong>namento fisico delle carte d’<strong>archivi</strong>o, la corrispondenza del fondo Fortunato De<strong>per</strong>o<br />

era stata interamente schedata a mano, lettera <strong>per</strong> lettera, con una particolare attenzione non<br />

tanto alla forma fisica del documento o ai suoi dati estrinseci, ma al suo contenuto, con un<br />

ricco corredo <strong>di</strong> intestazioni e soggettazioni.<br />

7 Anglo American Cataloguig Rules 2 (AAcr2) de<strong>di</strong>cate ai Manuscripts (inclu<strong>di</strong>ng<br />

Manuscript Collections) ed integrate nel 1983 dalle norme Archives, Personal Pa<strong>per</strong>s, and<br />

Manuscripts (Appm).<br />

8 La schedatura avveniva tramite l’utilizzo del software <strong>di</strong> information retrieval cds-isis<br />

dell’Unesco: venne creato uno specifico applicativo dalla <strong>di</strong>tta Nexus <strong>di</strong> Firenze, <strong>di</strong>venuto nei<br />

primi anni 2000 Easycat, programma che utilizza i browser <strong>per</strong> immettere <strong>di</strong>rettamente via<br />

internet o intranet le schede nel catalogo.<br />

9 Per la realizzazione <strong>di</strong> tale livello della descrizione (complessi documentari e soggetti<br />

produttori) è stato utilizzato il programma Sesamo, nella versione 2000, pre<strong>di</strong>sposta dalla<br />

Provincia Autonoma <strong>di</strong> Trento sulla base del software Sesamo, prodotto e <strong>di</strong>stribuito dalla<br />

Regione Lombar<strong>di</strong>a. Fino ad oggi, sono circa una quarantina i fon<strong>di</strong> <strong>archivi</strong>stici descritti in<br />

Sesamo, <strong>per</strong> un totale <strong>di</strong> oltre 200 schede.<br />

10 International Council on Archives / Conseil Internationals des Archives, Isaar (cpf).<br />

International Standard Archival Authority Records For Corporate Bo<strong>di</strong>es, Persons and Families.<br />

Draft second e<strong>di</strong>tion prepared by the Committee on Descriptive Standards, Rio De Janeiro, Brazil,<br />

19-21 november 2002, in .<br />

L’esempio <strong>di</strong> soggetto produttore – <strong>per</strong>sona, numero 7 alle pp. 65-70, relativo a Fortunato<br />

De<strong>per</strong>o, è stato compilato da Stefania Donati <strong>per</strong> il mArT.<br />

11 Di fatto, si parla qui <strong>di</strong> un processo in continua evoluzione. Alla data <strong>di</strong> pubblicazione<br />

del presente intervento (2012) sono stati compiuti stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> fattibilità <strong>per</strong> il travaso dei dati<br />

in un unico programma <strong>di</strong> immissione (AsT), adottato nel <strong>fra</strong>ttempo dalla Soprintendenza<br />

ai Beni librari, <strong>archivi</strong>stici e archeologici del <strong>Trentino</strong>. Con il programma AsT è stato già<br />

descritto il fondo, al quale è de<strong>di</strong>cato il quinto volume dei nostri inventari a stampa: Fondo<br />

Riccardo Maroni. Inventario, a cura <strong>di</strong> G. Caliò e N. Solai, Cinisello Balsamo (MI) 2011.<br />

12 Il sistema è raggiungibile all’in<strong>di</strong>rizzo .<br />

Chiamato dapprima cum - catalogo unico del Mart – e attualmente cim - catalogo<br />

integrato del Mart –, è stato presentato in occasione <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi convegni e seminari; <strong>per</strong><br />

una minima bibliografia cfr.: P. Pettenella, S. Donati, Sistema informativo e catalogo in linea<br />

del Mart, «Archivi & Computer. Automazione e beni culturali», XIV, 1, 2004, pp. 77-84;<br />

S. Donati, Il mart e il suo sistema informativo cum, «Scrinia», II, 2-3, lu<strong>gli</strong>o-novembre 2005,<br />

pp. 99-109. Per un inquadramento d’insieme v. anche Cavazzana Romanelli, Pettenella, Gli<br />

<strong>archivi</strong> del Mart, cit. Il cim, progettato come sistema informativo dell’intero patrimonio<br />

storico artistico e culturale del Museo, riguarda attualmente il solo settore <strong>archivi</strong>stico. Sulle<br />

soluzioni concettuali e <strong>di</strong> rappresentazione grafica de<strong>gli</strong> accessi al sistema si veda, in questo<br />

stesso volume, F. Samassa, Rumori dall’officina. Descrizioni <strong>archivi</strong>stiche, <strong>di</strong> carta e <strong>di</strong> pixel.<br />

13 A proposito della s<strong>per</strong>imentazione delle <strong>di</strong>verse possibilità offerte da un’‘e<strong>di</strong>toria ibrida’,<br />

nella quale convivono mezzi tra<strong>di</strong>zionali e nuove forme <strong>di</strong> rappresentazione, cfr. F. Cavazzana<br />

Romanelli, E. orlando, Introduzione, in Gli Estimi della Podesteria <strong>di</strong> Treviso, a cura de<strong>gli</strong><br />

stessi, Roma 2006, pp. 19-29 (qui in particolare p. 23). Da un punto <strong>di</strong> vista tecnico, nel<br />

nostro caso, la conversione dei dati inseriti con Easycat ed esportati in xml ha comportato<br />

166


La rappresentazione <strong>di</strong> <strong>archivi</strong> «<strong>di</strong> confine»<br />

il trasferimento in un database relazionale <strong>di</strong> facile interrogazione (Mysql): è stata così<br />

possibile una nuova aggregazione dei dati sulla base <strong>di</strong> precise istruzioni relative all’or<strong>di</strong>ne e<br />

qualità dei campi da visualizzare e l’introduzione <strong>di</strong> una nuova sintassi all’interno delle singole<br />

schede, nonché l’uscita or<strong>di</strong>nata dei dati delle unità in base alla segnatura. Da questo lavoro si<br />

approda alla visualizzazione online da un lato, a report a stampa dei dati dall’altro (in formato<br />

standard rTf in una prima fase, attualmente in word.xml).<br />

14 Guida all’Archivio del ‘900. Biblioteca e fon<strong>di</strong> <strong>archivi</strong>stici, Milano 2003.<br />

15 Così, ad esempio, l’inventario del fondo Grubicy è seguito da un’appen<strong>di</strong>ce <strong>per</strong> le<br />

«Carte miste Grubicy-Benvenuti» (pp. 333-336), 19 fascicoli <strong>di</strong> grande rilevanza storica<br />

databili <strong>fra</strong> il 1870 e il 1941, confezionati e integrati dal <strong>di</strong>scepolo Benvenuto Benvenuti,<br />

ma contenenti corrispondenza, fotografie e materiale a stampa <strong>di</strong> Vittore Grubicy. Il volume<br />

Fondo Thayaht. Inventario, a cura <strong>di</strong> M. Duci (Rovereto 2006) invece presenta <strong>fra</strong> le appen<strong>di</strong>ci<br />

una descrizione analitica della documentazione professionale legata al futurismo, «Fonti <strong>per</strong><br />

la storia del futurismo e dell’avanguar<strong>di</strong>a artistica del Novecento, 1913-1953» (pp. 107-172).<br />

16 Questo è il caso dell’ultima pubblicazione, Fondo Severini. Inventario, a cura <strong>di</strong> G. De<br />

Marco e P. Pettenella, Rovereto 2011.<br />

17 Soluzione simile è stata adottata proprio in Gli Estimi della Podesteria <strong>di</strong> Treviso, cit.<br />

18 Soluzione anche questa mutuata recentemente in Le carte d’<strong>archivi</strong>o <strong>di</strong> don Germano<br />

Pattaro. Contributi al profilo spirituale e teologico del sacerdote veneziano, a cura <strong>di</strong> G. Cecchetto,<br />

M. Barausse, saggio introduttivo <strong>di</strong> F. Cavazzana Romanelli, [Treviso] 2011.<br />

19 M. Duci, Cralifuturista e i suoi Libroni, in Fondo Tullio Crali. Inventario, a cura <strong>di</strong> M.<br />

Duci, Rovereto 2008, pp. 18-19.<br />

167


Francesco Samassa<br />

RUMoRI DALL’oFFICINA.<br />

DESCRIZIoNI ARCHIVISTICHE, DI CARTA E DI «PIXEL»<br />

Quando la parola non basta<br />

Sarà capitato a tutti <strong>di</strong> essere interpellati <strong>per</strong> strada e <strong>di</strong> dover spiegare a<br />

qualcuno, estraneo del luogo, il <strong>per</strong>corso <strong>per</strong> raggiungere una certa meta. Nel<br />

caso questo luogo sia relativamente vicino o, a prescindere dalla <strong>di</strong>stanza, il<br />

<strong>per</strong>corso relativamente semplice, non ci servirà che produrre un testo verbale<br />

costruito da concetti tipo «vada sempre dritto», «al primo semaforo prenda a<br />

destra», «quin<strong>di</strong> la seconda laterale sinistra», «avanti fino all’e<strong>di</strong>cola», «si tenga<br />

sulla sinistra», e via <strong>di</strong>cendo. Basta la parola. I problemi cominciano quando<br />

la meta è più lontana e più complicata da raggiungere, quando <strong>di</strong>venta<br />

più <strong>di</strong>fficile ‘rappresentare verbalmente’ il <strong>per</strong>corso. In questi casi, <strong>per</strong> lo più<br />

risolviamo il <strong>di</strong>sagio in cui ci veniamo a trovare con una strategia <strong>di</strong>versiva,<br />

limitandoci a produrre una spiegazione <strong>di</strong> massima, <strong>di</strong> primo ‘instradamento<br />

generale’, <strong>per</strong> poi far seguire un laconico «quando arriva là chieda <strong>di</strong> nuovo»;<br />

è come se ci mancassero parole sufficientemente efficaci, e la spiegazione deve<br />

quin<strong>di</strong> <strong>per</strong> forza almeno <strong>di</strong>lazionarsi in due tempi (questa soluzione è <strong>di</strong> routine<br />

<strong>per</strong> esempio nella labirintica Venezia, dove l’assistenza a<strong>gli</strong> spaesati turisti<br />

è pur doverosa).<br />

Se abbiamo una buona <strong>di</strong>sposizione d’animo e un po’ <strong>di</strong> tempo da de<strong>di</strong>care<br />

al nostro interlocutore (oppure – più opportunisticamente – se <strong>per</strong><br />

esempio è un collega o un collaboratore che deve consegnare o ritirare <strong>per</strong> noi<br />

qualcosa, che abbiamo bisogno quin<strong>di</strong> che arrivi a destinazione, e magari in<br />

fretta anche), allora istintivamente passiamo ad una seconda strategia: pren<strong>di</strong>amo<br />

carta e penna e facciamo uno schema esplicativo in pianta. In questo<br />

gesto <strong>di</strong> passare al ‘<strong>di</strong>-segno’ <strong>di</strong> uno schema, gesto impulsivo <strong>di</strong> un attimo, si<br />

compie in realtà un passaggio clamoroso, senza sfumature, da una lingua a<br />

un’altra: passiamo dal linguaggio della comunicazione verbale al linguaggio<br />

della comunicazione visiva; la ‘rappresentazione verbale’ non basta più e ci<br />

appelliamo alla ‘rappresentazione visiva’. Lo facciamo tutti, spontaneamente,<br />

inforcando la prima penna o matita che ci viene a tiro, incuranti del fatto se<br />

sappiamo <strong>di</strong>segnare o no, se la pianta che andremo a tracciare schematica-<br />

169


Francesco Samassa<br />

mente sia in una scala corretta e con i rapporti <strong>di</strong>mensionali opportuni (anzi,<br />

siccome sba<strong>gli</strong>amo sempre a prendere le mosse sulla carta bianca, il margine<br />

del fo<strong>gli</strong>o arriva sempre inopportuno a costringere il nostro schema planimetrico<br />

a brusche variazioni <strong>di</strong> scala): <strong>per</strong>ché quello che ci serve <strong>di</strong> quella pianta,<br />

dal «noi siamo qui» in poi, è solo il contenuto topologico, ovvero <strong>di</strong> natura<br />

relazionale (prima, dopo, a destra, a sinistra, <strong>di</strong>fronte, <strong>di</strong>etro).<br />

Passare alle nostre questioni da questo esempio è abbastanza imme<strong>di</strong>ato.<br />

Le descrizioni <strong>archivi</strong>stiche sono tipicamente spiegazioni molto articolate e<br />

fitte <strong>di</strong> informazioni <strong>di</strong> tipo relazionale: eppure la tra<strong>di</strong>zione inventariale si<br />

fonda su un uso esclusivo del linguaggio verbale. Questo è quello che a me<br />

sembra essere uno dei principali limiti <strong>di</strong> molti de<strong>gli</strong> inventari <strong>archivi</strong>stici:<br />

il loro non sa<strong>per</strong> organizzare ‘mappe visive’ capaci <strong>di</strong> fornire fondamentali<br />

sguar<strong>di</strong> <strong>di</strong> sintesi; non sa<strong>per</strong> identificare una serie <strong>di</strong> cose e <strong>di</strong>re delle relazioni<br />

che intercorrono tra <strong>di</strong> loro, magari grossolanamente, ma in un unico colpo<br />

d’occhio. Perché la <strong>di</strong>fferenza è lì: un <strong>di</strong>scorso verbale si <strong>di</strong>stende nel tempo e<br />

non è mai possibile co<strong>gli</strong>erne <strong>gli</strong> elementi costitutivi tutti simultaneamente,<br />

in presentia, mentre questo è proprio quello che possiamo fare con uno schema<br />

planimetrico, dove tutti i segni si danno nello stesso momento sul fo<strong>gli</strong>o:<br />

e possiamo seguirli passo passo ma possiamo anche ‘zoomare <strong>per</strong>cettivamente’<br />

co<strong>gli</strong>endoli nel loro insieme, magari con approssimazione ma in modo<br />

(proprio <strong>per</strong> questo più) efficace. Mentre il linguaggio verbale ci fornisce<br />

solo <strong>di</strong>scorsi che, nella loro natura <strong>di</strong> sequenze <strong>di</strong> <strong>fra</strong>mmenti concettuali, ci<br />

costringono sempre a una visione analitica <strong>di</strong>stesa nel tempo, il linguaggio<br />

visivo ci dà in più la possibilità <strong>di</strong> una visione sintetica, d’insieme (esempio:<br />

guardando lo schema planimetrico che mi viene proposto vedo che – detta<strong>gli</strong><br />

a parte – rispetto alla piazza centrale devo <strong>di</strong>rigermi verso la stazione, oppure<br />

che devo sostanzialmente seguire il fiume, ecc.).<br />

A essere precisi, non sfuggirà che anche con il linguaggio verbale posso costruire,<br />

come ho appena fatto, delle istruzioni sintetiche («andare verso la stazione»,<br />

«seguire la <strong>di</strong>rezione del fiume»: insomma, come lo vedo nella mappa,<br />

lo posso anche <strong>di</strong>re a parole). La vera <strong>di</strong>fferenza è <strong>per</strong>ò questa: che nell’interazione<br />

tra mittente e destinatario dell’informazione verbale è sempre il mittente<br />

a decidere <strong>per</strong> un messaggio analitico o sintetico, mentre il destinatario assiste<br />

passivo alla produzione univoca del testo; se invece chi fornisce le istruzioni <strong>di</strong>segna<br />

una mappa, lascia al destinatario delle informazioni la possibilità <strong>di</strong> deco<strong>di</strong>ficarla<br />

a suo piacimento, recu<strong>per</strong>andone istruzioni <strong>di</strong> massima o invece istruzioni<br />

analitiche sequenziali (o una combinazione <strong>di</strong> entrambe): il destinatario<br />

dell’informazione svolge un ruolo attivo ed è qui, proprio in questo momento,<br />

170


Rumori dall’officina<br />

che (si) produce (in lui) conoscenza. Stabilendo in prima <strong>per</strong>sona, attivamente,<br />

le modalità che me<strong>gli</strong>o preferisce <strong>di</strong> lettura della mappa visiva (fornita<strong>gli</strong> dal<br />

mittente delle istruzioni), il destinatario dell’informazione prende conoscenza<br />

del contesto e <strong>di</strong> come deve muoversi al suo interno <strong>per</strong> raggiungere il suo obbiettivo.<br />

E’ questo processo <strong>di</strong> produzione attiva della conoscenza che, nel caso<br />

qui in esame delle istruzioni <strong>per</strong> svolgere un <strong>per</strong>corso, il linguaggio verbale in<br />

fondo non consente, implicando sempre un atteggiamento passivo da parte <strong>di</strong><br />

chi riceve le istruzioni (il destinatario del testo) che deve adottare giocoforza le<br />

strategie scelte <strong>per</strong> lui dal mittente delle informazioni stesse.<br />

Nell’affrontare il problema della restituzione a stampa <strong>di</strong> una descrizione<br />

<strong>archivi</strong>stica, su incarico del Museo Storico <strong>di</strong> Trento, ci si è posti il problema<br />

<strong>di</strong> far maturare queste riflessioni generali in una precisa proposta o<strong>per</strong>ativa 1 .<br />

E’ stato importante poter iniziare da un ambito come quello de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>per</strong>sona (il progetto, anticipato da precedenti lavori sull’inventario Thayaht<br />

al mArT - Museo <strong>di</strong> arte moderna e contemporanea <strong>di</strong> Trento e Rovereto,<br />

prendeva le mosse dal caso del fondo della fami<strong>gli</strong>a <strong>di</strong> Cesare Battisti), realtà<br />

documentali certamente ricche <strong>di</strong> spinose implicazioni dal punto <strong>di</strong> vista<br />

dell’or<strong>di</strong>namento e della descrizione <strong>archivi</strong>stica ma, <strong>per</strong> contro, talora più<br />

circoscritte (quantitativamente) e dalla struttura meno complessa rispetto a<strong>gli</strong><br />

<strong>archivi</strong>, ad esempio, <strong>di</strong> enti o istituzioni: detta<strong>gli</strong>o non irrilevante quest’ultimo,<br />

proprio <strong>per</strong>ché si è pensato <strong>di</strong> lavorare con la struttura del fondo e <strong>di</strong><br />

provare a ricavare da questa una ‘mappa’ visiva utile ad orientare il destinatario<br />

delle istruzioni contenute nell’inventario. ovviamente la visualizzazione<br />

in figura ad ‘albero’ della struttura del fondo è un oggetto ben noto all’<strong>archivi</strong>stica,<br />

tanto che una sua precisa co<strong>di</strong>ficazione è fornita anche nel contesto<br />

della definizione de<strong>gli</strong> standard internazioni <strong>per</strong> la descrizione <strong>archivi</strong>stica 2 ;<br />

qui si intende proporne un uso particolare dentro all’inventario.<br />

Vale la pena <strong>di</strong> osservare, anzitutto, che un inventario a stampa è a tutti <strong>gli</strong><br />

effetti un prodotto e<strong>di</strong>toriale, tecnicamente un libro, ma è un libro sui generis.<br />

Infatti, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> un romanzo o <strong>di</strong> un saggio, non deve essere ‘letto’ seguendo<br />

la progressione numerica delle pagine (e quin<strong>di</strong> il filo della narrazione<br />

piuttosto che lo sviluppo dell’argomentazione), ma può e anzi in genere deve<br />

essere ‘usato’, anche del tutto a-sistematicamente, seguendo il filo delle ricerche<br />

che hanno condotto alle sue pagine. Per questo preferiamo, qui, parlare <strong>di</strong><br />

‘utenti’ e non <strong>di</strong> ‘lettori’ dell’inventario 3 . ora, <strong>per</strong> guidare l’utente nell’ ‘uso’<br />

dell’inventario si è ritenuto che proprio la figura dell’albero della struttura del<br />

fondo potesse essere ado<strong>per</strong>ata in maniera strategica, in una sua ridefinizione<br />

proprio quale ‘mappa’ visiva capace <strong>di</strong> localizzare l’utente e orientarlo nella<br />

171


Francesco Samassa<br />

esplorazione del fondo descritto. Presentata continuativamente in a<strong>per</strong>tura <strong>di</strong><br />

tutte le partizioni (fondo, serie, sottoserie ...), con ogni volta evidenziato graficamente<br />

il titolo della partizione su cui siamo approdati, la figura dell’albero<br />

della struttura svolge lo stesso ruolo che hanno quei pannelli con la planimetria<br />

della città che troviamo in vari punti della città stessa (davanti ai monumenti<br />

principali, o davanti alla stazione dei treni o alle principali fermate de<strong>gli</strong><br />

autobus): serve <strong>per</strong> puntare un <strong>di</strong>to, là dove in genere c’è un bollo rosso, e <strong>di</strong>re<br />

«noi siamo qui» e dare un senso alla nostra posizione nel contesto in cui ci<br />

stiamo muovendo e a definire quin<strong>di</strong> le prossime mosse.<br />

Cre<strong>di</strong>amo che questa soluzione, nella sua semplicità, riesca ad interpretare<br />

bene l’essenza stessa della descrizione <strong>archivi</strong>stica che, «[...] in<strong>di</strong>pendentemente<br />

da<strong>gli</strong> strumenti utilizzati <strong>per</strong> produrla e <strong>di</strong>ffonderla, siano essi manuali<br />

o informatici, è sempre fondamentalmente descrizione (forse più correttamente:<br />

ricostruzione) <strong>di</strong> contesti e descrizione all’interno <strong>di</strong> contesti» 4 .<br />

La figura dell’albero della struttura, in cui ho modo <strong>di</strong> localizzare la scheda<br />

descrittiva su cui sono approdato, contribuisce in maniera significativa a contestualizzare<br />

le informazioni re<strong>per</strong>ite che prendono senso anche <strong>per</strong> la precisa<br />

posizione della scheda in cui le trovo nel sistema complessivo del fondo; e<br />

questo si ripete sistematicamente, passando da una serie all’altra. E’ il caso <strong>di</strong><br />

insistere e rimarcare questo punto <strong>per</strong>ché è quello che trasforma l’albero della<br />

struttura in una vera e propria ‘mappa’ (visiva) che ci portiamo appresso: l’albero<br />

non è posto, in una posizione autonoma rispetto alle schede descrittive,<br />

una volta <strong>per</strong> tutte all’inizio del volume – <strong>di</strong> cui in genere finisce <strong>per</strong> confondersi<br />

con l’in<strong>di</strong>ce (quando non <strong>per</strong> ridursi ad essere l’in<strong>di</strong>ce stesso 5 ); l’albero<br />

della struttura ci segue e ci accompagna nella esplorazione del fondo, proprio<br />

come ci capita <strong>di</strong> girare <strong>per</strong> una città che non conosciamo consultandone, <strong>di</strong><br />

tanto in tanto, una piantina tascabile.<br />

Esplorazione guidata versus <strong>ricerca</strong> mirata<br />

L’analogia con la mappa della città rende bene il modo in cui la figura dell’albero<br />

della struttura del complesso documentale può essere lo strumento che,<br />

nell’inventario a stampa, ne orienta l’esplorazione da parte dell’utente. E’<br />

ben noto, tuttavia, che questo approccio ‘esplorativo’ da parte dell’utente è<br />

solo un primo modo <strong>di</strong> usare un inventario <strong>per</strong> avvicinarsi e conoscere un<br />

<strong>archivi</strong>o: è il modo che risponde alla domanda «ve<strong>di</strong>amo un po’ come è fatto<br />

questo <strong>archivi</strong>o e cosa contiene» (esplorazione, appunto). Ma non è l’unico.<br />

Un secondo modo, altrettanto valido e legittimo (benché meno gra<strong>di</strong>to<br />

a<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>sti), è quello <strong>per</strong> il quale ne<strong>gli</strong> inventari a stampa sono tra<strong>di</strong>zional-<br />

172


Fondo Thayaht<br />

1. Corrispondenza 1.1. Corrispondenza familiare<br />

2. Carte <strong>di</strong> fami<strong>gli</strong>a<br />

3. Scritti 3.1. Componimenti scolastici<br />

5. Materiale fotografico<br />

6. Materiale a stampa<br />

7. Carte ere<strong>di</strong> Ruggero Michahelles<br />

1.2. Corrispondenza <strong>per</strong>sonale e professionale<br />

3.2. Stu<strong>di</strong> e invenzioni<br />

4. Carte e documenti <strong>per</strong>sonali<br />

5.1. O<strong>per</strong>e d’arte<br />

5.2. Soggetti vari<br />

Carte <strong>di</strong> fami<strong>gli</strong>a<br />

1885-1955<br />

52 53<br />

Fondo Thayaht (mArT, Rovereto).<br />

La figura ad albero della struttura come ‘mappa’ visiva: prima applicazione in una pagina tipo dell’inventario<br />

a stampa dell’<strong>archivi</strong>o<br />

fascicoli 14<br />

La serie è costituita dalla documentazione contabile prodotta nel<br />

corso della gestione amministrativa del patrimonio <strong>di</strong> fami<strong>gli</strong>a e da<br />

un nutrito carteggio composto da minute <strong>di</strong> lettere inviate e lettere<br />

ricevute, relativo alle pratiche <strong>per</strong> la donazione e la sud<strong>di</strong>visione del<br />

suddetto patrimonio tra i <strong>fra</strong>telli Michahelles: Thayaht, Cristina,<br />

Ruggero e Marco.<br />

Sono inoltre documentati i «conti <strong>di</strong> casa», le spese quoti<strong>di</strong>ane <strong>per</strong><br />

il sostentamento <strong>per</strong>sonale e quello dell’anziana zia Alice, <strong>di</strong> cui<br />

Thayaht si fece carico fino alla scomparsa, il sostegno economico<br />

offerto ad enti assistenziali, <strong>gli</strong> accor<strong>di</strong> economici e commerciali tra<br />

Italia e Svizzera. Si segnala la presenza <strong>di</strong> un fascicolo <strong>di</strong> documentazione<br />

<strong>per</strong>sonale della zia Alice.<br />

Il materiale, acquisito attraverso due versamenti, il primo nel 1996<br />

e il secondo nel 2004, era conservato e or<strong>di</strong>nato in cartelle titolate<br />

e corredate da note autografe che hanno consentito <strong>di</strong> datare con<br />

precisione l’intervento <strong>di</strong> rior<strong>di</strong>no o<strong>per</strong>ato da Thayaht sul suo <strong>archivi</strong>o<br />

a partire dalla seconda metà de<strong>gli</strong> anni quaranta.<br />

I fascicoli all’interno della serie e la documentazione ivi contenuta<br />

riflettono un or<strong>di</strong>namento cronologico.<br />

Tha. 2


Francesco Samassa<br />

mente approntati <strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> in<strong>di</strong>cizzazione: in questo caso l’utente non<br />

sa [e può anche non interessarsi più <strong>di</strong> tanto a] come è fatto e cosa contiene<br />

l’<strong>archivi</strong>o, <strong>per</strong>ché <strong>gli</strong> interessa sa<strong>per</strong>e solo, in particolare, se vi ricorre quel<br />

nome o quel termine in una qualche forma e, nel caso, dove e <strong>per</strong>ché. Qui in<br />

gioco non è la conoscenza del fondo inventariato ma una notizia più specifica,<br />

utile alla domanda <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> che l’utente sta conducendo nel corso dei<br />

suoi stu<strong>di</strong>. Se la struttura del fondo orienta l’esplorazione guidata anche <strong>di</strong><br />

un utente non (ancora) es<strong>per</strong>to, <strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> in<strong>di</strong>cizzazione, che sono dei<br />

corre<strong>di</strong> fondamentali <strong>di</strong> qualsiasi buon inventario, rispondono alle esigenze<br />

<strong>di</strong> una <strong>ricerca</strong> mirata <strong>per</strong>lopiù <strong>di</strong> un utente (già) es<strong>per</strong>to 6 .<br />

Il riconoscimento <strong>di</strong> questa doppia entrata, a prescindere dalla terminologia<br />

con cui la si identifica, è tematica ampiamente <strong>di</strong>scussa nel <strong>di</strong>battito<br />

<strong>archivi</strong>stico, soprattutto da quando lo sviluppo delle tecnologie informatiche<br />

ha <strong>per</strong>messo uno sviluppo assolutamente significativo (finanche i<strong>per</strong>trofico?)<br />

della strategia <strong>di</strong> quella che qui chiamiamo la <strong>ricerca</strong> mirata. Stefano Vitali ha<br />

messo a fuoco la questione in<strong>di</strong>viduando un accesso ‘puntiforme’, secondo cui<br />

«i dati vengono “pescati” all’interno <strong>di</strong> un “mare” (la banca dati)» 7 , contrapponendolo<br />

a «la cosiddetta “navigazione” all’interno della struttura dell’<strong>archivi</strong>o,<br />

basata su rappresentazioni del fondo che ne mettano in evidenza [...] l’articolazione<br />

gerarchica [...]» 8 . Ma il tema era già fondamentalmente impostato nella<br />

battuta <strong>di</strong> Filippo Valenti che, riferendosi in generale all’inventario <strong>archivi</strong>stico,<br />

ne auspicava la natura «prima ancora che [<strong>di</strong>] un amo <strong>per</strong> pescare, [<strong>di</strong>] una<br />

bussola <strong>per</strong> orientarsi» 9 ; battuta che ha trovato eco fin nel titolo <strong>di</strong> una successiva<br />

riflessione <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>a Salmini, Bussole e ami da pesca. I siti <strong>archivi</strong>stici<br />

come strumento <strong>per</strong> la <strong>ricerca</strong> 10 , titolo che <strong>di</strong>mostra come le tecnologie <strong>di</strong>gitali<br />

e la <strong>ricerca</strong> in rete siano il terreno <strong>di</strong> coltura preferenziale <strong>di</strong> questa riflessione.<br />

oltre che nel <strong>di</strong>battito teorico, la doppia entrata è anche concretamente<br />

praticata in molti dei progetti <strong>di</strong> restituzione online (o comunque in formato<br />

elettronico) delle banche dati derivanti da descrizione <strong>archivi</strong>stica. Basterà citare,<br />

uno <strong>per</strong> tutti, il sito della Guida generale de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato italiani che<br />

presenta sulla sinistra, praticamente fisso, uno strumento <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> <strong>per</strong> termini<br />

11 , mentre dà la possibilità sulla destra <strong>di</strong> accedere facilmente a una pagina de<strong>di</strong>cata<br />

all’accesso al patrimonio <strong>archivi</strong>stico tramite la struttura (che si configura<br />

nell’assetto grafico <strong>di</strong>namico tipico dei più comuni programmi <strong>di</strong> ‘file manager’<br />

12 ). Per quanto in talune soluzioni, come in questa citata, si possano quin<strong>di</strong><br />

visualizzare anche contemporaneamente i due accessi (la maschera <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> <strong>per</strong><br />

termini e la struttura), non è imme<strong>di</strong>ata la <strong>per</strong>cezione dell’idea fondamentale<br />

che si tratta <strong>di</strong> due mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> penetrare in modo <strong>di</strong>verso nella stessa cosa; mo<strong>di</strong><br />

174


Fon<strong>di</strong> Fami<strong>gli</strong>a Battisti (Fondazione Museo Storico del <strong>Trentino</strong>, Trento).<br />

La figura ad albero della struttura come ‘mappa’ visiva: pagina tipo dell’inventario e concept della soluzione


Francesco Samassa<br />

a nostro avviso <strong>di</strong> pari legittimità, ma logicamente contrapposti e <strong>per</strong> questo<br />

fondamentalmente alternativi. Certo a<strong>gli</strong> addetti ai lavori non è cosa da doversi<br />

spiegare; ma è altrettanto ovvio che buona regola è cercare <strong>di</strong> coinvolgere un<br />

pubblico ben più ampio dello stretto de<strong>gli</strong> addetti ai lavori, soprattutto <strong>per</strong><br />

tutto quello che viene messo in rete e che <strong>di</strong>venta quin<strong>di</strong> potenzialmente raggiungibile<br />

da chiunque, senza la me<strong>di</strong>azione <strong>di</strong> un competente assistente <strong>di</strong> sala.<br />

Partendo da questo or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> idee, si è cercato <strong>di</strong> sfruttare l’occasione<br />

della riprogettazione dell’interfaccia del cim - Catalogo integrato del mArT 13<br />

<strong>per</strong> cercare una soluzione capace <strong>di</strong> rendere esplicita questa doppia entrata<br />

(fornendo chiaramente all’utente due possibilità sullo stesso piano e in alternativa),<br />

e soprattutto <strong>di</strong> porla come primo passo inevitabile all’avvio <strong>di</strong> una<br />

<strong>ricerca</strong>: <strong>per</strong>ché partire con una <strong>ricerca</strong> è prima <strong>di</strong> tutto fare proprio quella<br />

scelta, se entrare accompagnati e guidati dalla struttura del fondo oppure se<br />

<strong>di</strong>rigersi dritti al punto usando qualche chiave che <strong>per</strong>metta <strong>di</strong> mirare all’obiettivo<br />

saltando ogni preambolo (nel caso: l’esplorazione graduale del contesto).<br />

Riba<strong>di</strong>sco che si tratta <strong>di</strong> mo<strong>di</strong> entrambi plausibili, fertili e legittimi: a<br />

seconda che ad entrare sia un utente es<strong>per</strong>to o meno, a seconda che l’utente<br />

(es<strong>per</strong>to o meno che sia) stia entrando <strong>per</strong> la prima o invece l’ennesima volta<br />

in quel fondo <strong>per</strong> fare le sue ricerche 14 .<br />

La scelta iniziale <strong>di</strong> una delle due strategie d’accesso alle informazioni è<br />

<strong>di</strong>ventata, nell’architettura dell’interfaccia proposta, l’elemento strutturante.<br />

La schermata d’accesso al patrimonio documentale è stata sud<strong>di</strong>visa verticalmente<br />

in due porzioni: una (a sinistra) intestata alla esplorazione guidata,<br />

l’altra (a destra) alla <strong>ricerca</strong> mirata (la prima con l’elenco dei fon<strong>di</strong> esplorabili,<br />

la seconda con la maschera <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> <strong>per</strong> termini chiave). Due pulsanti,<br />

con queste intestazioni, <strong>per</strong>mettono <strong>di</strong> passare in qualsiasi momento da una<br />

strategia <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> all’altra: ogni volta che scelgo una delle due, l’altra viene<br />

oscurata, messa sullo sfondo (rimane visibile solo l’etichetta che mi consente<br />

<strong>di</strong> tornarvi), e lo schermo <strong>di</strong>venta tutto a <strong>di</strong>sposizione della <strong>ricerca</strong> che può<br />

essere avviata nella modalità prescelta. Se sto seguendo l’esplorazione <strong>di</strong> un<br />

fondo con l’ausilio della sua struttura sullo schermo ho a sinistra la struttura<br />

fissa entro cui posso col cursore raggiungere i <strong>di</strong>versi livelli (un grassetto<br />

evidenzierà in ogni momento la mia posizione – è il ‘noi siamo qui’ della<br />

mappa); a destra invece posso leggere tutte le informazioni che la descrizione<br />

<strong>archivi</strong>stica mi fornisce a proposito del livello della struttura che ho selezionato.<br />

Se sto seguendo una strategia <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> mirata all’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> un<br />

preciso termine, quale che sia, dentro al patrimonio <strong>archivi</strong>stico del museo,<br />

invece sullo schermo ho a destra la maschera <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> che posso compilare<br />

176


Esplorazione guidata: pagina tipo del fondo Thayaht nel prototipo pre<strong>di</strong>sposto <strong>per</strong> il cim – Catalogo integrato del mArT


Francesco Samassa<br />

nella maniera più opportuna, mentre a sinistra comparirà l’elenco delle ricorrenze<br />

del termine <strong>ricerca</strong>to, un elenco che può essere del tutto eterogeneo 15 .<br />

Da questo elenco posso ovviamente approfon<strong>di</strong>re la <strong>ricerca</strong> usando ciascuna<br />

delle voci, quando possibile, come modo <strong>per</strong> rientrare sul lato della <strong>ricerca</strong><br />

guidata dalla struttura. Nella definizione del progetto, da questa impostazione<br />

generale è derivata la definizione <strong>di</strong> tutta una serie <strong>di</strong> soluzioni particolari<br />

<strong>per</strong> i passaggi successivi dell’esplorazione e della <strong>ricerca</strong>: ma non interessa qui<br />

scendere in detta<strong>gli</strong>o in quanto premeva sottolineare appunto questa strutturazione<br />

fondamentale dell’interfaccia <strong>di</strong>segnata a partire proprio dal doppio<br />

accesso possibile alla banca dati.<br />

Detto altrimenti, con questa es<strong>per</strong>ienza si è potuta ricostruire nel modo<br />

più efficace una <strong>di</strong>alettica importante entro cui l’adozione della mappa visiva<br />

<strong>per</strong> esplorare, precedentemente introdotta, prende senso in contrapposizione<br />

a una strategia <strong>di</strong>versa. In definitiva, anziché chiederci le informazioni sul<br />

<strong>per</strong>corso da fare, anche l’interlocutore da cui siamo partiti all’inizio poteva<br />

pur sempre salire sul primo taxi, pronunciare una parola chiave («all’aeroporto»,<br />

o «all’ospedale», o «in via Roma», ecc.), lasciarsi andare comodamente sul<br />

se<strong>di</strong>le posteriore e chiudere <strong>gli</strong> occhi. Sicuro del risultato.<br />

Piattaforme a confronto<br />

E’ interessante osservare come tanto la versione a stampa <strong>di</strong> un inventario che<br />

il formato elettronico <strong>di</strong> una banca dati possono consentire al loro utente <strong>di</strong><br />

sce<strong>gli</strong>ere una <strong>di</strong> queste due attitu<strong>di</strong>ni alternative <strong>per</strong> attingere alle informazioni<br />

contenute nella descrizione <strong>archivi</strong>stica (pur nelle debite <strong>di</strong>fferenze, che non<br />

si intendono qui ignorare o sminuire, ma che si propone strumentalmente <strong>di</strong><br />

mettere <strong>per</strong> un momento a parte). Così <strong>gli</strong> in<strong>di</strong>ci dei nomi (quelli in fondo<br />

all’inventario-libro <strong>per</strong> capirci, quelli che associano i nomi <strong>di</strong> enti, <strong>per</strong>sone o<br />

luoghi a uno o più numeri <strong>di</strong> pagina in cui andare a ‘pescarli’) o le maschere<br />

<strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> <strong>per</strong> termini (semplici o avanzate, pre<strong>di</strong>sposte <strong>per</strong> l’accesso alle banche<br />

dati) forniscono una pista <strong>per</strong> muoversi con l’attitu<strong>di</strong>ne della <strong>ricerca</strong> che<br />

mira a saltare la conoscenza del contesto; la figura dell’albero invece, nella<br />

forma statica stampata nell’inventario-libro o nella forma <strong>di</strong>namica che anima<br />

l’inventario-monitor (<strong>per</strong> così <strong>di</strong>re, assumendo che la banca dati è concepibile<br />

come un inventario in potenza), si dà come mappa <strong>per</strong> guidare l’altra attitu<strong>di</strong>ne<br />

possibile dell’utente, quella <strong>di</strong> delineare le informazioni gradualmente a<br />

partire proprio dal loro contesto, procedendo dal generale al particolare.<br />

Certo non si può non rilevare che l’introduzione e lo sviluppo della tecnologia<br />

informatica e il progressivo affinamento dell’architettura delle banche dati<br />

178


Rumori dall’officina<br />

elettroniche ha prodotto, in favore dell’attitu<strong>di</strong>ne a-contestuale (dell’utente che<br />

segue una <strong>ricerca</strong> mirata, <strong>per</strong> termini), uno straor<strong>di</strong>nario salto <strong>di</strong> qualità: e le<br />

maschere <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> del versante elettronico non possono certo essere confuse<br />

come traduzione – da una tecnologia ad un’altra – de<strong>gli</strong> in<strong>di</strong>ci posti in fondo<br />

all’inventario-libro 16 . organizzando ricerche semplici (estensive) e ricerche<br />

avanzate (intensive) <strong>per</strong>mettono <strong>di</strong> produrre vere e proprie scorribande investigative<br />

dall’esito chirurgico che portano, anche su sistemi documentali <strong>di</strong> grande<br />

entità, a risultati <strong>di</strong> sorprendente efficacia in un tempo rapi<strong>di</strong>ssimo 17 .<br />

Ma non <strong>per</strong> questo a nostro avviso è da ritenersi su<strong>per</strong>ata la <strong>di</strong>mensione fisica<br />

e materiale dell’inventario-libro <strong>di</strong> carta. Questo, infatti, ci sembra più efficace<br />

sul versante dell’esplorazione <strong>di</strong> un fondo, ovvero nell’assistere quell’utente che<br />

decide <strong>di</strong> svolgere la sua <strong>ricerca</strong> a partire dalla conoscenza del contesto: <strong>per</strong>ché<br />

offre informazioni anche con la sua banale consistenza materiale, <strong>per</strong>lomeno<br />

<strong>per</strong> un pubblico non del tutto sprovveduto, che ha già un minimo <strong>di</strong> es<strong>per</strong>ienza:<br />

informazioni che co<strong>gli</strong>amo senza accorgercene, con grande facilità, informazioni<br />

certamente <strong>di</strong> sintesi, d’insieme. Si pensi, <strong>per</strong> <strong>di</strong>re la cosa più semplice,<br />

alla mole del volume a stampa (150 pagine o 800 pagine?): già ci suggerisce se<br />

si tratta <strong>di</strong> un <strong>archivi</strong>o consistente e probabilmente articolato oppure se si tratta<br />

<strong>di</strong> un piccolo fondo dalla struttura elementare. Certo, ripeto, si tratta <strong>di</strong> una<br />

primissima e ru<strong>di</strong>mentale informazione, dallo statuto <strong>fra</strong>gile, cioè tutta da verificare,<br />

ma che comincia ad avvicinarci offrendoci il valore <strong>di</strong> prime domande<br />

su quel fondo (più che <strong>di</strong> prime risposte). E così in linea teorica potrebbe anche<br />

darsi il caso <strong>di</strong> un piccolo fondo la cui descrizione è restituita in un inventario<br />

reso ponderoso, <strong>per</strong> esempio, da un alto grado <strong>di</strong> analiticità o da rigorosissimi<br />

apparati. Benissimo: nel verificare questa particolarità avrò accertato una prima<br />

cosa importante, smentendo quella che era una prima ipotesi <strong>di</strong> partenza, il cui<br />

merito <strong>per</strong>ò non viene meno <strong>per</strong> il fatto <strong>di</strong> essere stata poi smentita. Ancora:<br />

<strong>per</strong> passare da una scheda all’altra, magari inseguendo con lo strumento de<strong>gli</strong><br />

in<strong>di</strong>ci una certa domanda <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>, nell’inventario cartaceo la <strong>ricerca</strong> incontra<br />

fatalmente un fattore <strong>di</strong> ‘attrito’ nel tempo che mi serve <strong>per</strong> sfo<strong>gli</strong>are le pagine<br />

e in<strong>di</strong>viduare quella giusta a cui mi rimanda l’in<strong>di</strong>ce appena consultato, e poi<br />

<strong>per</strong> trovare nei testi della pagina quello che precisamente cerco. Ma questo<br />

rallentamento è già un altro momento <strong>di</strong> raccolta <strong>di</strong> informazioni d’insieme:<br />

<strong>per</strong>ché è in questo lasso <strong>di</strong> tempo – che mi serve (materialmente) <strong>per</strong> passare da<br />

un luogo all’altro dell’inventario – che comincio ad avanzare altre ipotesi sulla<br />

forma dell’inventario. Per passare da una certa scheda ad un’altra sono poche<br />

pagine: dunque molto probabilmente rimango dentro la stessa serie <strong>archivi</strong>stica;<br />

mentre tra altre due schede vi è molta più <strong>di</strong>stanza in pagine: dunque molto<br />

179


Francesco Samassa<br />

probabilmente sto passando da una serie ad un’altra. Si tratta <strong>di</strong> nuove ipotesi<br />

che <strong>di</strong>ventano domande andando a formare il processo <strong>di</strong> farsi della conoscenza<br />

<strong>di</strong> quel fondo (anche magari attraverso la loro ‘falsificazione’, <strong>di</strong>remmo seguendo<br />

Pop<strong>per</strong>). E poi sfo<strong>gli</strong>are avanti, scendendo <strong>di</strong> livello nella struttura, oppure<br />

in<strong>di</strong>etro, risalendo <strong>di</strong> livello nella struttura. Pian piano queste sono tutte <strong>di</strong>fferenze<br />

che, nel corso della consultazione, prendono senso, tanto più potendo<br />

incrociare, man mano che conosco il fondo, questi dati sul piano della forma<br />

dell’inventario a quelli che acquisisco sul piano del contenuto. 18 Insomma c’è<br />

una ‘semiotica della materialità’ <strong>per</strong> l’inventario cartaceo che è del tutto estranea,<br />

ovviamente, al modo <strong>di</strong> consistere <strong>di</strong> una banca dati elettronica: in cui <strong>per</strong><br />

passare da un luogo all’altro della descrizione <strong>archivi</strong>stica, anche seguendo la<br />

struttura del fondo, non serve alcuna fatica ed è annullato ogni attrito; le schede<br />

sembrano tutte equi<strong>di</strong>stanti tra loro, e cioè a <strong>di</strong>stanza (spazio/tempo) zero 19 .<br />

Ancor prima <strong>di</strong> avere le informazioni cercate, <strong>per</strong> il modo e <strong>per</strong> la fatica<br />

con cui vi arrivo, un inventario a stampa è con il suo stesso modo <strong>di</strong> darsi portatore<br />

<strong>di</strong> prime informazioni d’insieme (la consistenza, la forma generale), <strong>di</strong><br />

premesse contestuali non richieste; mentre, al contrario, una banca dati elettronica<br />

è muta fintanto che non la interrogo; e in ogni caso, quando è interrogata,<br />

fa più fatica a darmi informazioni <strong>di</strong> questo tipo, mentre è imbattibile<br />

nella restituzione <strong>di</strong> risultati a livello analitico. Viene imme<strong>di</strong>ato constatare<br />

come si sia tornati <strong>per</strong> altre vie a un argomento già toccato precedentemente,<br />

ovvero la produzione <strong>di</strong> conoscenza che si genera nella fatica <strong>di</strong> fare la <strong>ricerca</strong>.<br />

Parlavamo in precedenza della <strong>di</strong>fferenza, nell’attingere alla spiegazione <strong>di</strong> un<br />

determinato <strong>per</strong>corso da seguire <strong>per</strong> raggiungere una meta, tra una istruzione<br />

verbale – che viene definita nella sua logica da chi dà l’informazione e assunta<br />

passivamente da chi la riceve – e una istruzione visiva che implica necessariamente<br />

una interazione tra chi dà e chi riceve l’informazione, cioè una attiva<br />

partecipazione <strong>di</strong> chi la riceve nella deco<strong>di</strong>ficazione (secondo una logica che<br />

è, in buona parte, lui a decidere) della mappa fornita<strong>gli</strong>. Ritroviamo adesso<br />

una analoga produzione <strong>di</strong> conoscenza implicita nella fatica necessaria <strong>per</strong><br />

maneggiare un libro, <strong>per</strong> sfo<strong>gli</strong>arne avanti e in<strong>di</strong>etro le pagine inseguendo<br />

i rinvii da una all’altra, mettendo se del caso dei segnalibri qui e là <strong>per</strong> non<br />

<strong>per</strong>dere il segno e trovare il senso, magari anche la fatica <strong>di</strong> falsificare prime<br />

ipotesi <strong>di</strong> partenza (fertili <strong>per</strong> il loro darsi quali terreno del lavoro): questa<br />

fatica è ‘fare’ la <strong>ricerca</strong> appunto. Una fatica che non si pone all’utente che<br />

interroga un formato elettronico che, sostanzialmente, fa la <strong>ricerca</strong> <strong>per</strong> lui.<br />

Nel complesso, ragionamenti come questi inducono a ritenere che la carta<br />

(da sfo<strong>gli</strong>are) e l’elettronica siano due piattaforme complementari <strong>per</strong> la resti-<br />

180


Rumori dall’officina<br />

tuzione della descrizione <strong>archivi</strong>stica, ognuna forte delle sue peculiarità: senza<br />

neanche mettere sul piatto della <strong>di</strong>scussione altri fattori quali la maggior facilità<br />

con cui la lettura e la concentrazione visiva si esercitano sulla carta, mentre<br />

il supporto elettronico certamente rimane più efficace nella valorizzazione<br />

<strong>di</strong> aspetti iconografici. La prospettiva più utile su cui sembra opportuno in<strong>di</strong>rizzare<br />

<strong>gli</strong> sforzi è la progettazione integrata <strong>di</strong> descrizioni <strong>archivi</strong>stiche che<br />

sappiano sfruttare le potenzialità <strong>di</strong> tutte le soluzioni <strong>di</strong>sponibili cercando <strong>di</strong><br />

ado<strong>per</strong>are ogni mezzo secondo le sue più adeguate finalità. Una ben costruita<br />

banca dati e un ben congegnato inventario cartaceo sono due strumenti che si<br />

completano l’un l’altro; e il <strong>di</strong>battito se il computer sostituirà il libro, almeno<br />

in questo campo, a nostro parere non sembra poi così cruciale.<br />

Una <strong>di</strong>versa figura <strong>per</strong> la struttura<br />

Anche la tipologia <strong>di</strong> fondo è una variabile <strong>di</strong> qualche peso nelle questioni che<br />

stiamo trattando; in particolare, un conto è ragionare <strong>di</strong> <strong>archivi</strong> <strong>di</strong> <strong>per</strong>sona, un<br />

conto è ragionare invece <strong>di</strong> <strong>archivi</strong> istituzionali. Questi ultimi, a <strong>di</strong>fferenza dei<br />

primi – come già accennato –, hanno quasi sempre strutture così lunghe e articolate,<br />

con titoli spesso altrettanto lunghi e articolati, che la rappresentazione<br />

della loro struttura nella figura ad albero (coi suoi ‘rami-serie’) <strong>di</strong>venta improponibile<br />

quale ‘mappa’ <strong>per</strong> <strong>gli</strong> inventari a stampa: la pagina <strong>di</strong> carta ha delle<br />

<strong>di</strong>mensioni <strong>per</strong> forza <strong>di</strong> cose limitate, e niente può offrire quello che <strong>gli</strong> effetti<br />

<strong>di</strong>namici consentono nella visualizzazione su schermo del formato elettronico,<br />

ovvero la possibilità <strong>di</strong> inquadrare la porzione che mi interessa dell’albero, a<br />

seconda delle necessità, lasciando ‘scorrere’ il resto ‘fuori’ dallo schermo (ma<br />

con l’illusione che sia sempre lì), oppure <strong>di</strong> aprire/chiudere a piacimento rami<br />

dell’albero <strong>per</strong> <strong>di</strong>minuirne la complessità nei punti che non interessano restituendola<br />

al massimo là dove invece sto spingendo l’esplorazione 20 . Dunque,<br />

<strong>per</strong> il ‘formato libro’ era necessario inventare (rinvenire) qualcosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso.<br />

Un buona occasione <strong>per</strong> affrontare questo problema (riuscire a definire<br />

una ‘mappa’ visiva della struttura <strong>di</strong> un fondo rinunciando alla figura ad<br />

albero) è stata il progetto, realizzato <strong>per</strong> la Soprintendenza ai beni librari<br />

<strong>archivi</strong>stici e archeologici della Provincia autonoma <strong>di</strong> Trento, <strong>di</strong> definizione<br />

del layout <strong>di</strong> uscita a stampa <strong>per</strong> <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> storici (prevalentemente comunali<br />

e parrocchiali) or<strong>di</strong>nati e descritti con il sistema informativo provinciale<br />

AsT 21 . Un altro requisito importante <strong>di</strong> questo progetto, che complicava ulteriormente<br />

il problema <strong>di</strong> partenza ma lo arricchiva anche <strong>di</strong> stimoli, era <strong>di</strong><br />

riuscire a mappare non solo la struttura dell’<strong>archivi</strong>o, ma anche le relazioni<br />

che l’<strong>archivi</strong>o stesso intratteneva, nella sua articolazione fondamentale, con<br />

181


Francesco Samassa<br />

la molteplicità dei soggetti produttori che nel corso della storia avevano prodotto<br />

la documentazione 22 , a loro volta relazionati tra loro: la valorizzazione<br />

del soggetto produttore è infatti una delle coor<strong>di</strong>nate su cui è stato impostato<br />

dalla Soprintendenza il progetto <strong>di</strong> descrizione <strong>archivi</strong>stica restituito nel sistema<br />

informativo provinciale; ed era importante che nell’uscita a stampa non<br />

andasse <strong>per</strong>so questo tratto peculiare e che fosse, anzi, casomai sottolineato.<br />

Per pre<strong>di</strong>sporre la nostra mappa visiva, è stata quin<strong>di</strong> proposta una nuova<br />

figura <strong>di</strong> rappresentazione della struttura dell’<strong>archivi</strong>o, alternativa all’albero,<br />

che si è mostrata capace <strong>di</strong> rispondere alle necessità e che, come cercheremo<br />

qui <strong>di</strong> spiegare in breve, ha finito <strong>per</strong> indurre a una ridefinizione del funzionamento<br />

complessivo della macchina inventario. Si è deciso <strong>di</strong> rappresentare<br />

le partizioni dei fon<strong>di</strong> con delle figure areali (e non lineari come i rami<br />

dell’albero), figure rettangolari combinate tra loro secondo una logica che,<br />

<strong>per</strong> capirci, potremmo <strong>di</strong>re desunta dai <strong>di</strong>agrammi <strong>di</strong> Eulero-Venn dell’insiemistica<br />

23 . Non a caso, del resto, i concetti primari dell’insiemistica – insieme,<br />

elemento e appartenenza – possono essere considerati anche come concetti<br />

primari della logica con cui si dà un <strong>archivi</strong>o: ogni partizione <strong>di</strong> un <strong>archivi</strong>o<br />

può essere considerata infatti come un insieme <strong>di</strong> elementi che <strong>gli</strong> appartengono,<br />

siano essi partizioni subor<strong>di</strong>nate o unità <strong>archivi</strong>stiche 24 , e la struttura<br />

<strong>di</strong> un <strong>archivi</strong>o è <strong>per</strong> questo sempre una particolare architettura <strong>di</strong> partizioni<br />

relazionate tra loro con un rapporto <strong>di</strong> appartenenza o non appartenenza. La<br />

mappa, in questa restituzione, non fa altro che evidenziare la gerarchia <strong>di</strong> appartenenza<br />

tra le partizioni dell’<strong>archivi</strong>o delineandone così la struttura; non<br />

arriva a precisare la grana fine delle serie <strong>archivi</strong>stiche (che vedremo in seguito<br />

come viene risolta), privilegiando piuttosto la relazione tra le partizioni fondamentali<br />

dell’architettura del fondo e con i soggetti produttori.<br />

Infatti viene impostato poi un <strong>di</strong>scorso a parte (letteralmente) [figg. 12a-b, 13],<br />

ma analogo, <strong>per</strong> i soggetti produttori. In questo caso specifico i soggetti produttori<br />

hanno tutti una propria autonomia, ovvero: tra le mutue relazioni<br />

possibili manca la relazione dell’appartenenza, che <strong>per</strong> esempio si può avere<br />

quando <strong>di</strong>stinti uffici, soggetti produttori <strong>di</strong> precise partizioni <strong>di</strong> un fondo,<br />

appartengono a una stessa amministrazione o ente. Dunque, pur riprendendo<br />

anche <strong>per</strong> i soggetti produttori la medesima figura areale (rettangolare),<br />

manca questa volta il caso della relazione d’inclusione <strong>di</strong> uno sull’altro che caratterizza<br />

invece fondamentalmente la struttura del complesso documentale.<br />

In questo caso le relazioni tra i soggetti sono solo <strong>di</strong> altro tipo e i rettangoli,<br />

staccati uno dall’altro, risultano connessi da frecce verticali, a visualizzazione<br />

della relazione <strong>di</strong> successione/precedenza nel tempo o della attività <strong>di</strong> gestio-<br />

182


Rumori dall’officina<br />

ne <strong>di</strong> uno sull’altro. La mappa trova infine il suo definitivo completamento<br />

nella visualizzazione delle relazioni tra i singoli soggetti produttori e le singole<br />

partizioni del fondo da essi prodotte: altre frecce orizzontali, ben <strong>di</strong>stinte<br />

dalle precedenti, connettono il versante dei soggetti con il versante della<br />

struttura dell’<strong>archivi</strong>o, confermando come in questo tipo <strong>di</strong> rappresentazione<br />

complessiva <strong>di</strong> una realtà <strong>archivi</strong>stica risulti centrale, anche concettualmente,<br />

la rete delle relazioni tra le cose (documenti e/o soggetti): relazioni gerarchiche<br />

nella struttura del fondo; relazioni <strong>di</strong> interazione tra i soggetti; relazioni <strong>di</strong><br />

produzione tra i soggetti e le partizioni della struttura.<br />

Nel complesso la mappa, che a questo punto è mappa del sistema complessivo<br />

<strong>archivi</strong>o+soggetti produttori, <strong>di</strong>venta una doppia pagina che, posta<br />

all’inizio del volume, offre la possibilità <strong>di</strong> uno sguardo <strong>di</strong> sintesi del complesso<br />

<strong>archivi</strong>stico ma anche della storia della sua produzione: che è molto <strong>di</strong><br />

più <strong>di</strong> quanto non riuscisse a fare la semplice figura dell’albero, soprattutto se<br />

mortificata nella forma <strong>di</strong> mero in<strong>di</strong>ce del volume. Vale la pena sottolineare<br />

che ogni rettangolo, sia <strong>per</strong> le partizioni dell’<strong>archivi</strong>o che <strong>per</strong> i soggetti produttori,<br />

ha un riferimento al numero <strong>di</strong> pagina del volume: in questo modo<br />

la mappa, oltre che a fornire questa visione d’insieme, <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> cominciare<br />

l’esplorazione raggiungendo <strong>di</strong>rettamente la singola scheda descrittiva che<br />

può essere l’oggetto particolare <strong>di</strong> interesse o che ritengo il punto d’accesso<br />

mi<strong>gli</strong>ore <strong>per</strong> le ricerche in quell’<strong>archivi</strong>o.<br />

Anche in questo caso la ‘mappa’ non rimane solo confinata all’inizio<br />

del volume, prima – e quin<strong>di</strong> sostanzialmente fuori – della descrittiva <strong>archivi</strong>stica<br />

che è il cuore dell’inventario, ma <strong>di</strong>venta un elemento ricorrente<br />

all’a<strong>per</strong>tura delle schede descrittive: ritroveremo lo stralcio <strong>di</strong> mappa<br />

dell’<strong>archivi</strong>o ad accompagnamento della descrizione <strong>archivi</strong>stica della<br />

documentazione (nella parte del volume de<strong>di</strong>cata all’<strong>archivi</strong>o), mentre<br />

ritroveremo lo stralcio <strong>di</strong> mappa dei soggetti produttori ad accompagnamento<br />

della loro descrizione (nella parte del volume de<strong>di</strong>cata ai soggetti<br />

produttori). Una opportuna evidenziazione grafica in<strong>di</strong>cherà, ne<strong>gli</strong> stralci<br />

<strong>di</strong> mappa, il «noi siamo qui» necessario <strong>per</strong> orientare l’utente contestualizzando<br />

la descrizione raggiunta.<br />

La macchina inventario<br />

Vale la pena provare a spiegare più precisamente il meccanismo dei riman<strong>di</strong><br />

che entro questa soluzione guida l’esplorazione dell’<strong>archivi</strong>o, in questo modo<br />

sarà più chiaro alla fine come funziona la macchina inventario. Supponiamo<br />

<strong>di</strong> portarci sulla pagina in<strong>di</strong>cataci dalla mappa iniziale come corrispondente<br />

183


Francesco Samassa<br />

alla scheda descrittiva <strong>di</strong> un certo soggetto produttore, <strong>di</strong> cui magari ci interessa<br />

iniziare a sa<strong>per</strong>e qualcosa <strong>per</strong> partire: mentre nella pagina a destra (pagina<br />

<strong>di</strong>spari) troveremmo appunto la scheda cercata con le informazioni sul<br />

soggetto, a sinistra (pagina pari precedente) troviamo invece lo stralcio della<br />

mappa relativo all’insieme dei soggetti produttori, mappa che ci siamo portati<br />

fin qui, <strong>per</strong> così <strong>di</strong>re (proprio come ci portiamo sempre <strong>di</strong>etro un piantina<br />

tascabile della città che stiamo visitando). Questo è importante <strong>per</strong>ché se io<br />

volessi approfon<strong>di</strong>re la mia esplorazione portandomi sulla scheda <strong>di</strong> un altro<br />

soggetto produttore non dovrei necessariamente ripassare dal via (dalla mappa<br />

all’inizio del volume: come succede inevitabilmente quando la struttura del<br />

fondo <strong>di</strong>venta l’in<strong>di</strong>ce dell’inventario), ma posso sfruttare le in<strong>di</strong>cazioni riportate<br />

su questo stralcio che mi trovo a portata <strong>di</strong> mano. Si configura in questo<br />

modo, <strong>per</strong> quanto in maniera ru<strong>di</strong>mentale, una riproduzione su un supporto<br />

cartaceo <strong>di</strong> un meccanismo tipico della ‘navigazione’ i<strong>per</strong>testuale; oppure della<br />

navigazione in rete vera e propria (il numero <strong>di</strong> pagina è il nostro link).<br />

Evidentemente lo stesso meccanismo governa poi l’esplorazione delle partizioni<br />

del fondo, ma anche la possibilità <strong>di</strong> passare con facilità dal fondo ai<br />

soggetti produttori e viceversa. Se osserviamo la nostra scheda soggetto produttore<br />

infatti, <strong>per</strong> proseguire l’esempio, possiamo in<strong>di</strong>viduare facilmente sotto<br />

all’intestazione, in un campo grigio (che nella grafica stu<strong>di</strong>ata <strong>per</strong> il volume<br />

<strong>di</strong>stingue, in generale, tutti i riman<strong>di</strong>), l’in<strong>di</strong>cazione dell’<strong>archivi</strong>o prodotto da<br />

quel soggetto e il numero della pagina dell’inventario a cui possiamo trovare<br />

la specifica scheda descrittiva: ci stiamo spostando lungo i legami orizzontali<br />

che nella mappa iniziale collegano, attraversando le due pagine, il ‘versante<br />

soggetti produttori’ con il ‘versante <strong>archivi</strong>o’. La connessione tra il mondo<br />

dei soggetti e il mondo delle carte è imme<strong>di</strong>ata. Non serve sottolineare che,<br />

nella stessa maniera, si può fare anche il <strong>per</strong>corso inverso, mirando a un certo<br />

soggetto produttore partendo da una scheda descrittiva dell’<strong>archivi</strong>o.<br />

Con un meccanismo analogo si è sviluppata poi l’articolazione della struttura<br />

dell’<strong>archivi</strong>o nella sua grana fine delle serie e sottoserie. Abbiamo visto<br />

infatti come la struttura mappata si limitava a restituire le partizioni principali<br />

(i livelli alti, come si <strong>di</strong>ce); quando <strong>per</strong>ò arrivo, partendo da questa,<br />

nella pagina descrittiva <strong>di</strong> una delle partizioni estreme (verso il basso, <strong>per</strong> così<br />

<strong>di</strong>re), trovo come parte organica della descrizione anche un in<strong>di</strong>ce delle serie<br />

(ed eventualmente sottoserie) <strong>di</strong> quella partizione che funziona ancora come<br />

campo-rimando (sempre con l’uso del numero <strong>di</strong> pagina).<br />

Vale la pena <strong>di</strong> notare che, <strong>per</strong> raggiungere i luoghi più minuti dell’inventario,<br />

si riproduce quella strategia <strong>di</strong>versiva <strong>di</strong> cui si è riferito sviluppando<br />

184


Rumori dall’officina<br />

l’analogia <strong>di</strong> partenza: come solitamente succede a Venezia nel dare in<strong>di</strong>cazioni<br />

stradali, anche qui a un primo instradamento generale che ci conduce<br />

alle partizioni fondamentali dell’<strong>archivi</strong>o segue, in loco, una in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong><br />

maggior detta<strong>gli</strong>o che <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> raggiungere esattamente quello che stiamo<br />

cercando. L’estrema complessità e articolazione della situazione <strong>archivi</strong>stica<br />

rende questa strategia <strong>di</strong>versiva inevitabile, ma del resto efficace.<br />

Riprendendo un punto giù accennato in precedenza, vale la pena concludere<br />

la presentazione <strong>di</strong> questo progetto sottolineando come l’inventario a<br />

stampa, così concepito, allontanandosi davvero dall’idea del libro da sfo<strong>gli</strong>are<br />

<strong>di</strong>venta (lasciandosi attraversare secondo logiche più vicine all’i<strong>per</strong>testualità)<br />

una macchina da usare. Quello che si è cercato <strong>di</strong> descrivere è il funzionamento<br />

<strong>di</strong> questa macchina sul versante della ‘esplorazione guidata’, costituito<br />

da una mappa visiva generale (<strong>archivi</strong>o-soggetti produttori), stralci <strong>di</strong> questa<br />

mappa che ricorrono accompagnando l’esplorazione, riman<strong>di</strong> ulteriori a<br />

partire dalle schede descrittive (trasversali tra <strong>archivi</strong>o e soggetti produttori,<br />

<strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento verso le articolazioni <strong>di</strong> detta<strong>gli</strong>o – serie <strong>archivi</strong>stiche).<br />

Travolti da un impeto funzionalista, simile a quello che portava Le Corbusier<br />

a definire la casa «machine à habiter», ci piace pensare a un inventario a stampa<br />

così concepito come a una macchina <strong>per</strong> conoscere un <strong>archivi</strong>o.<br />

La progettazione integrata <strong>di</strong> o<strong>per</strong>azioni inventariali: la frontiera dell’i<strong>per</strong>testo<br />

Fin dall’inizio dello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> questo progetto si era deciso <strong>di</strong> tenere sullo<br />

sfondo una intenzione <strong>di</strong> massima che la Soprintendenza ai beni librari <strong>archivi</strong>stici<br />

e archeologici della Provincia autonoma <strong>di</strong> Trento aveva espresso (se<br />

non tra <strong>gli</strong> obbiettivi imme<strong>di</strong>ati <strong>per</strong>lomeno come in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> prospettiva):<br />

quella <strong>di</strong> rendere fruibili <strong>gli</strong> inventari anche in formato elettronico. Su questo<br />

fronte <strong>di</strong> lavoro avevamo solo una certezza: che fosse necessario scongiurare la<br />

soluzione (troppo spesso praticata) <strong>di</strong> mettere a <strong>di</strong>sposizione in rete una versione<br />

in formato pdf dell’inventario mandato a stampa, tale e quale, offrendo<br />

all’utente cioè la possibilità <strong>di</strong> visualizzare sul monitor il libro e facendo<strong>gli</strong>elo<br />

sfo<strong>gli</strong>are virtualmente. Trasformare il computer in un simulatore <strong>di</strong> libro<br />

(così come <strong>per</strong> imparare a pilotare <strong>gli</strong> aerei si usano i simulatori <strong>di</strong> volo) a<br />

nostro avviso non è una strada interessante <strong>per</strong>ché somma i limiti del formato<br />

cartaceo alla mancanza delle sue qualità.<br />

Ci pareva piuttosto che l’occasione <strong>di</strong> questo progetto fosse quella <strong>di</strong> provare<br />

a pensare la restituzione <strong>di</strong> una descrizione <strong>archivi</strong>stica come una o<strong>per</strong>azione<br />

inventariale integrata in cui trovassero la loro ragione d’essere soluzioni <strong>di</strong>verse:<br />

una pensata <strong>per</strong> il supporto cartaceo tra<strong>di</strong>zionale (ed è quella poi realizzata<br />

185


Francesco Samassa<br />

e sopra descritta); un’altra pensata <strong>per</strong> l’ambiente <strong>di</strong>gitale, espressamente de<strong>di</strong>cata<br />

alla fruizione a monitor, che sviluppasse le sue specificità evitando quin<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> usare il monitor impropriamente <strong>per</strong> far finta <strong>di</strong> sfo<strong>gli</strong>are un inventario a<br />

stampa che in realtà non si ha in mano. Naturalmente immaginare lo sviluppo<br />

dei due formati nel rispetto delle rispettive specificità tecniche vuol <strong>di</strong>re pensare<br />

fin da subito che non saranno l’uno la traduzione tecnologica dell’altro,<br />

ma saranno al contrario due prodotti in parte <strong>di</strong>versi, ne<strong>gli</strong> obbiettivi e quin<strong>di</strong><br />

anche nei contenuti: ma su questo si tornerà più avanti.<br />

E’ interessante osservare che il progetto realizzato <strong>per</strong> la restituzione cartacea<br />

dell’inventario ha dato, esso stesso, la soluzione al problema del formato<br />

elettronico finendo <strong>per</strong> ispirarsi alle logiche <strong>di</strong> funzionamento dell’i<strong>per</strong>testualità<br />

(come abbiamo visto: sostituendo ai link dell’ambiente <strong>di</strong>gitale i numeri<br />

<strong>di</strong> pagina nelle mappe visive e, in genere, nei riman<strong>di</strong>): ora non rimaneva<br />

infatti che fare l’ultimo passo, sostituire all’ispirazione i<strong>per</strong>testuale del formato<br />

cartaceo la fattività i<strong>per</strong>testuale del formato elettronico. L’i<strong>per</strong>testualità<br />

quin<strong>di</strong> sembra offrirsi quale snodo cruciale <strong>per</strong> risolvere in maniera integrata<br />

la restituzione della descrizione <strong>archivi</strong>stica.<br />

A guardar bene, non c’è nulla <strong>di</strong> più logico se è vero che Gian<strong>fra</strong>nco Bettetini<br />

definiva l’i<strong>per</strong>testo come «[...] un macrotesto composto <strong>di</strong> microtesti, tra<br />

loro connessi in una mappa-labirinto esplorabile dall’utente» 25 : chiunque abbia<br />

una anche minima es<strong>per</strong>ienza nel mondo de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> sa bene che un inventario<br />

è proprio questo, un testo composito (macrotesto) costituito <strong>di</strong> tanti<br />

testi particolari (microtesti) relazionati tra loro nel contesto <strong>di</strong> una struttura<br />

gerarchica: «esplorabile dall’utente», come <strong>di</strong>ce Bettetini, ma come abbiamo<br />

finito <strong>per</strong> <strong>di</strong>re anche noi parlando precedentemente delle mappe visive della<br />

struttura. Ancora. Nello stesso libro (che anticipa <strong>di</strong> un paio d’anni <strong>gli</strong> scritti<br />

precedentemente citati <strong>di</strong> Vitali), Barbara Gasparini parla a più riprese della<br />

metafora della navigazione nello spazio logico dell’i<strong>per</strong>testo, e scrive che «la<br />

similitu<strong>di</strong>ne con l’andare <strong>per</strong> mare suggerisce che consultare un testo elettronico<br />

non obblighi ad alcun <strong>per</strong>corso predefinito (anche se ne può esistere uno<br />

ottimale); che non vi sia una <strong>di</strong>rezione preor<strong>di</strong>nata; e che non esista un or<strong>di</strong>ne<br />

prestabilito nella successione dei no<strong>di</strong> [i microtesti <strong>di</strong> Bettetini]. [...] i testi<br />

elettronici sembrano suggerire un ra<strong>di</strong>cale rinnovamento delle modalità <strong>di</strong><br />

accostamento al testo: la linearità e la sequenzialità della lettura su supporto<br />

tra<strong>di</strong>zionale paiono soppiantate dalle caratteristiche opposte.». Siamo tornati<br />

alla a-sistematicità dell’inventario <strong>archivi</strong>stico che ci spingeva a precisare,<br />

più sopra, la sua sostanziale <strong>di</strong>versità dalla forma del saggio (col filo lineare<br />

e sequenziale del <strong>di</strong>scorso argomentativo) o del romanzo (col filo lineare e<br />

186


Rumori dall’officina<br />

sequenziale della narrazione): «a uno spazio che – nei testi <strong>di</strong> tipo classico –<br />

si presenta come orientato in modo rettilineo e scan<strong>di</strong>to in tappe successive<br />

e concatenate, sembra sostituirsi [nell’i<strong>per</strong>testo] una spazialità a<strong>di</strong>rezionale<br />

e multiplanare» 26 . Ancora in queste parole (a<strong>di</strong>rezionalità e multiplanarità)<br />

troviamo una risonanza precisa del modo <strong>di</strong> consistere delle descrizione <strong>archivi</strong>stiche<br />

nelle loro architetture che in fondo, ora cominciamo a capirlo,<br />

hanno finora trovato nel formato cartaceo tra<strong>di</strong>zionale una riduzione lineare<br />

e sequenziale un po’ frustrante della loro specifica natura; nell’i<strong>per</strong>testualità,<br />

invece, questa natura specifica può aspirare a una restituzione pienamente<br />

efficiente trovando il suo approdo più logico.<br />

Pare così estremamente significativo, tornando a noi, che la progettazione<br />

del formato cartaceo de<strong>gli</strong> inventari <strong>per</strong> la Soprintendenza ai beni librari <strong>archivi</strong>stici<br />

e archeologici della Provincia autonoma <strong>di</strong> Trento, qui proposta e<br />

descritta, abbia finito <strong>per</strong> ispirarsi largamente al funzionamento i<strong>per</strong>testuale:<br />

in fondo a rincorrere la naturale pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> una descrizione <strong>archivi</strong>stica<br />

a darsi quale i<strong>per</strong>testo («[...] corpus <strong>di</strong> informazioni testuali [rispetto al<br />

quale] è possibile un’interazione <strong>di</strong> tipo esplorativo e navigazionale» 27 : un’altra<br />

definizione che, approntata <strong>per</strong> l’i<strong>per</strong>testo, calza a pennello anche <strong>per</strong><br />

un inventario <strong>archivi</strong>stico). Anche la questione della mappa visiva rientra<br />

pienamente in questo quadro: Gasparini, sempre a proposito della similitu<strong>di</strong>ne<br />

con l’andar <strong>per</strong> mare, precisa a un certo punto che «la retorica della<br />

navigazione [può essere] fatta corrispondere alla domanda ‘dove mi trovo?’»<br />

e suggerisce, <strong>di</strong> seguito, che «la soluzione ideale al problema del <strong>di</strong>sorientamento<br />

[del lettore i<strong>per</strong>testuale] sarebbe quella <strong>di</strong> prevedere, in qualsiasi punto<br />

dell’i<strong>per</strong>testo, una mappa che in<strong>di</strong>vidui la posizione del lettore e fornisca una<br />

visione globale dei <strong>per</strong>corsi». Insomma, pare proprio che l’interpretazione<br />

funzionalista dell’inventario cartaceo data in precedenza, quale macchina <strong>per</strong><br />

descrivere un <strong>archivi</strong>o, tutt’altro che azzardata, non sia in fondo altro che una<br />

declinazione particolare della definizione dell’i<strong>per</strong>testo riportata da Bettetini<br />

quale «macchina <strong>per</strong> l’interpretazione dei testi che ne fanno parte» 28 .<br />

Ci fermiamo, qui, a queste poche considerazioni (ma a questi ben significativi<br />

riscontri testuali). Senza addentrarci in una tematica che ha ormai una sua<br />

letteratura (e che richiederebbe ben altri spazi), cre<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> aver mostrato a<br />

sufficienza l’opportunità <strong>di</strong> pensare al formato elettronico <strong>di</strong> un inventario <strong>archivi</strong>stico<br />

nella forma <strong>di</strong> un i<strong>per</strong>testo destinato alla fruizione interattiva. oggi<br />

è possibile produrre, con risorse e metodologie molto simili a quelle con le<br />

quali si impagina un inventario cartaceo (ma senza i costi della sua produzione<br />

materiale), un inventario i<strong>per</strong>testuale in formato pdf esplorabile interattiva-<br />

187


Francesco Samassa<br />

mente con grande efficacia 29 . E questo è stato il suggerimento che abbiamo<br />

infine dato alla Soprintendenza ai beni librari, <strong>archivi</strong>stici e archeologici della<br />

Provincia autonoma <strong>di</strong> Trento, volesse in futuro dare concreta realizzazione<br />

all’intenzione <strong>di</strong> mettere anche online <strong>gli</strong> inventari; con poco sforzo sarebbe<br />

solo necessario convertire l’ispirazione i<strong>per</strong>testuale della soluzione adottata <strong>per</strong><br />

<strong>gli</strong> inventari a stampa in una effettiva realizzazione i<strong>per</strong>testuale in ambiente<br />

<strong>di</strong>gitale, con un’ottima integrazione tra le due soluzioni inventariali 30 .<br />

Un cenno infine deve essere fatto alla <strong>per</strong>fetta organicità <strong>di</strong> simili documenti<br />

interattivi all’ambiente della rete. Recentemente si è scritto che «tentando<br />

una definizione <strong>di</strong> Internet [... lo] si può associare ad una sorta <strong>di</strong> i<strong>per</strong>testo<br />

assoluto [...] in cui si realizza una connettività pressoché illimitata <strong>fra</strong><br />

<strong>gli</strong> sno<strong>di</strong> e i <strong>fra</strong>mmenti testuali che [lo] strutturano. Internet [...] concretizza,<br />

<strong>per</strong>tanto, in maniera ra<strong>di</strong>cale e quasi estrema, il para<strong>di</strong>gma dell’i<strong>per</strong>testualità»<br />

31 . Dunque un documento i<strong>per</strong>testuale in rete in fondo non è che un i<strong>per</strong>testo<br />

relativo (un’isola circoscritta al tema che lo motiva) dentro all’i<strong>per</strong>testo<br />

assoluto (il mare sconfinato delle informazioni).<br />

Naturalmente – l’abbiamo già detto ma vale la pena riprendere la questione<br />

– formato cartaceo e formato elettronico, testo e i<strong>per</strong>testo, non sono alternativi<br />

e soprattutto non si intende sostenere che uno dei due sia (<strong>per</strong> qualche<br />

ragione) mi<strong>gli</strong>ore dell’altro: entrambi hanno delle peculiarità virtuose, entrambi<br />

hanno dei limiti. Questo è tanto vero che, a nostro parere, coor<strong>di</strong>nare<br />

un progetto unitario composto da entrambi questi due tipi <strong>di</strong> prodotto inventariale<br />

implica anche una riflessione su<strong>gli</strong> obiettivi, in parte <strong>di</strong>versi, che<br />

si vo<strong>gli</strong>ono raggiungere con l’uno e con l’altro; riflessione da cui potranno<br />

derivare anche alcune <strong>di</strong>fferenze nelle due realizzazioni sul piano dei contenuti.<br />

Per esempio il formato cartaceo rimane certamente il luogo più adatto<br />

<strong>per</strong> tutto quello che serve <strong>per</strong> sod<strong>di</strong>sfare le giuste pretese della comunità<br />

scientifica, la comunità de<strong>gli</strong> iniziati che <strong>di</strong> un inventario apprezza e usa con<br />

grande profitto i saggi introduttivi, le note, <strong>gli</strong> in<strong>di</strong>ci e <strong>gli</strong> apparati vari; tutte<br />

queste cose, che devono necessariamente essere lette con pazienza a attenzione<br />

(e a monitor, come tutti sappiamo, si legge poco e in fretta), <strong>di</strong>ventano<br />

un appesantimento del formato elettronico: dove invece potrebbero essere<br />

visualizzati al me<strong>gli</strong>o, valorizzando aspetti iconografici dell’<strong>archivi</strong>o oggetto<br />

dell’inventario, magari definendo il formato elettronico come maggiormente<br />

coinvolgente <strong>per</strong> un primo avvicinamento <strong>di</strong> un pubblico <strong>di</strong> non specialisti,<br />

un pubblico meno es<strong>per</strong>to, che volentieri segue la seduzione (legittima e nobilissima:<br />

altrettanto <strong>per</strong>lomeno <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> un impeccabile apparato <strong>di</strong> note<br />

critiche) del linguaggio visivo proprio dei contenuti iconografici.<br />

188


Archivio Pia Laviosa Zambotti (Biblioteca Pia Laviosa Zambotti, Trento).<br />

Progetto d’inventario interattivo: integrazione <strong>di</strong> descrizione <strong>archivi</strong>stica e immagini


Francesco Samassa<br />

In questo senso è interessante citare un’altra proposta <strong>di</strong> inventario interattivo<br />

recentemente avanzata alla Biblioteca Pia Laviosa Zambotti <strong>di</strong> Trento,<br />

intitolata all’archeologa trentina (1868-1965) <strong>di</strong> cui si conserva il fondo<br />

<strong>archivi</strong>stico fatto oggetto <strong>di</strong> un recente intervento <strong>di</strong> rior<strong>di</strong>no e descrizione<br />

<strong>archivi</strong>stica. In questo caso la struttura del fondo è restituita nella maniera<br />

tra<strong>di</strong>zionale della figura ad albero e guida in maniera interattiva il raggiungimento,<br />

nella sezione <strong>archivi</strong>o, delle varie schede descrittive; ma lo stesso<br />

albero guida alla visione, entro una sezione immagini, <strong>di</strong> fotografie e <strong>di</strong>segni<br />

e documenti presenti nelle <strong>di</strong>verse serie: alla descrizione <strong>archivi</strong>stica in senso<br />

stretto (linguaggio verbale) si aggiunge una descrizione iconografica (linguaggio<br />

visivo) del fondo capace <strong>di</strong> documentare aspetti estrinseci della documentazione<br />

o comunque <strong>di</strong> fornire stimoli <strong>di</strong>versi all’utente dell’inventario.<br />

La proposta verifica pure la possibilità <strong>di</strong> arrivare a dar conto anche delle<br />

unità <strong>archivi</strong>stiche descritte nelle serie, ma il progetto è stato originariamente<br />

concepito <strong>per</strong> offrire una illustrazione e valorizzazione generale del fondo, un<br />

primo approccio (anche iconografico: da cui la sezione immagini) <strong>per</strong> il quale<br />

lo strumento i<strong>per</strong>testuale, soprattutto se inteso come ‘oggetto’ in rete, mostra<br />

la sua mi<strong>gli</strong>ore funzionalità.<br />

Quello che possiamo <strong>di</strong>re, riassumendo e concludendo, su questo tipo <strong>di</strong><br />

soluzione (i<strong>per</strong>testuale in formato elettronico) è che libera l’inventario <strong>archivi</strong>stico<br />

dalla sequenzialità tipica del formato libro riuscendo ad interpretare<br />

me<strong>gli</strong>o la natura intrinseca <strong>di</strong> un <strong>archivi</strong>o, il suo essere una struttura non<br />

lineare ma gerarchica multilivello. La <strong>per</strong><strong>di</strong>ta <strong>di</strong> quella che avevamo definito<br />

come ‘semiotica della materialità’ del formato cartaceo è ampiamente compensata<br />

dalla restituzione della struttura del fondo (nei due esempi in figure<br />

<strong>di</strong>verse) che rimane fissa sullo schermo quale sintetica rappresentazione della<br />

posizione delle informazioni raggiunte, mappa visiva del contesto in cui ci<br />

muoviamo a efficace guida della navigazione. La presenza <strong>di</strong> questo elemento,<br />

fondamentale <strong>per</strong> una fruizione dell’inventario, fa sì che tipicamente la pagina<br />

sia sempre <strong>di</strong>visa in due parti, verticalmente: una de<strong>di</strong>cata allo strumento<br />

<strong>di</strong> navigazione, una de<strong>di</strong>cata alla lettura/visione dei risultati raggiunti. Infine,<br />

ferma restando la possibilità <strong>di</strong> prestarsi alla descrizione <strong>archivi</strong>stica anche più<br />

minuta (non ci sono limiti <strong>per</strong> i no<strong>di</strong> <strong>di</strong> una rete i<strong>per</strong>testuale), l’inventario<br />

in questo formato mostra <strong>di</strong> essere particolarmente adatto alla descrizione<br />

iconografica dei materiali dell’<strong>archivi</strong>o. Peculiarità questa ovviamente <strong>di</strong>versamente<br />

preziosa a seconda del tipo <strong>di</strong> <strong>archivi</strong>o: è chiaro che l’<strong>archivi</strong>o <strong>di</strong> un<br />

ente amministrativo ha potenzialità <strong>di</strong> valorizzazione iconografica <strong>di</strong>verse da<br />

un <strong>archivi</strong>o <strong>per</strong>sonale, magari <strong>di</strong> un artista 32 .<br />

190


Rumori dall’officina<br />

La prospettiva qui riba<strong>di</strong>ta è che, date le loro <strong>di</strong>verse caratteristiche e potenzialità,<br />

inventari a stampa (testi) e inventari interattivi (i<strong>per</strong>testi) non siano in<br />

alternativa ma, al contrario, possano essere realizzati in maniera coor<strong>di</strong>nata nel<br />

contesto <strong>di</strong> una o<strong>per</strong>azione inventariale integrata. Poi c’è la banca dati, che è un<br />

altro modo ancora <strong>di</strong> restituire la descrizione <strong>archivi</strong>stica: e pensare a un’armonizzazione<br />

complessiva, tra formati <strong>di</strong>versi dell’inventario e banca dati, è probabilmente<br />

la frontiera ultima della riflessione che si è provato qui ad impostare.<br />

Le virtù della <strong>di</strong>gressione<br />

In chiusura pare utile introdurre un allargamento dello sguardo, a partire<br />

dalla prospettiva <strong>di</strong> utilizzazione dei documenti i<strong>per</strong>testuali in formato pdf,<br />

verso i problemi della navigazione in rete come modalità <strong>di</strong> fruizione dei<br />

contenuti culturali.<br />

Schematicamente, e quin<strong>di</strong> con tutti i limiti <strong>di</strong> ogni schematizzazione, la<br />

<strong>di</strong>namica della navigazione in rete può essere rappresentata come una linea<br />

continua piuttosto tortuosa, che si muove senza una <strong>di</strong>rezione precisa, improvvisando<br />

in ogni momento l’andamento successivo: ci si sposta da un sito<br />

all’altro compiendo scarti fenomenali con la potenza dei motori <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>,<br />

ma ci si sposta anche da una pagina all’altra <strong>di</strong> ciascun sito con la rapi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong><br />

un click del mouse. Il moto erratico ci impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> <strong>per</strong>cepire chiaramente,<br />

nella rapi<strong>di</strong>tà de<strong>gli</strong> spostamenti, una precisa gerarchia tra i vari momenti: un<br />

link vale l’altro, senza sostanziali punti <strong>di</strong> riferimento. Spostarsi non costa<br />

fatica e un mondo caleidoscopico <strong>di</strong> informazioni, dalla più lieve alla più<br />

grave, è imme<strong>di</strong>atamente a portata <strong>di</strong> mano, equi<strong>di</strong>stante: in fondo equivalente.<br />

L’effetto complessivo è piuttosto <strong>di</strong>sorientante, <strong>per</strong> quanto forse anche<br />

stimolante <strong>per</strong> determinati ambiti della comunicazione e finanche utile <strong>per</strong><br />

determinati contenuti, <strong>per</strong> esempio i contenuti commerciali. Forse non a<br />

caso questo <strong>di</strong>sorientamento è un effetto analogo al magnifico stor<strong>di</strong>mento<br />

da centro commerciale (ogni negozio è un sito) o da su<strong>per</strong>mercato (un sito<br />

dove ogni reparto è una pagina <strong>di</strong>versa piena <strong>di</strong> cose): tutte le merci sono lì,<br />

in straor<strong>di</strong>naria abbondanza su<strong>gli</strong> scaffali, tutto a portata <strong>di</strong> mano, basta un<br />

gesto <strong>per</strong> riempire il carrello e via, verso il prossimo scaffale. Se l’analogia ha<br />

una sua forza è <strong>per</strong>ché la navigazione in rete più che garantire una acquisizione<br />

ponderata <strong>di</strong> informazioni, sembra piuttosto <strong>per</strong>metterne (suggerirne e<br />

incentivarne) un consumo vorace.<br />

Probabilmente, seguendo le <strong>per</strong> certi versi convincenti argomentazioni<br />

<strong>di</strong> Alessandro Baricco sulla mutazione del para<strong>di</strong>gma culturale introdotto<br />

dal barbaro che sta in tutti noi, chi più chi meno, questo particolare modo<br />

191


Francesco Samassa<br />

<strong>di</strong> acquisizione e consumo <strong>di</strong> informazioni tipico della rete sarà anche il mi<strong>gli</strong>ore,<br />

in futuro, <strong>per</strong> lo sviluppo della cultura, entro un nuovo para<strong>di</strong>gma <strong>di</strong><br />

cultura 33 . Può darsi. Rimane <strong>per</strong>ò oggi, in questa epoca <strong>di</strong> transizione, un<br />

punto problematico nell’ipotesi che la rete non sia affatto lo strumento ideale<br />

<strong>per</strong> trasmettere contenuti culturali concepiti secondo il para<strong>di</strong>gma <strong>di</strong> cultura<br />

in via <strong>di</strong> su<strong>per</strong>amento. L’ipotesi è quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> una inadeguatezza della rete, nei<br />

termini sopra descritti, a far vivere un consolidato e tra<strong>di</strong>zionale modo <strong>di</strong><br />

darsi della cultura e dell’idea <strong>di</strong> cultura, in quanto è proprio la rete il motore<br />

<strong>di</strong> una ra<strong>di</strong>cale mutazione <strong>di</strong> para<strong>di</strong>gmi della cultura stessa. Sempre stando a<br />

una <strong>di</strong>cotomia ado<strong>per</strong>ata da Baricco: una cultura che fa della lentezza e della<br />

profon<strong>di</strong>tà il suo orizzonte preferenziale: «Pazienza, fatica, silenzio, tempo, e<br />

profon<strong>di</strong>tà. Per ricompensa: il pensiero. La prossimità al senso delle cose» 34<br />

sembra non riuscire ad essere trasmessa efficacemente da un mezzo che fa<br />

della velocità e della <strong>di</strong>namica <strong>di</strong> su<strong>per</strong>ficie la sua anima. Non è possibile mettersi<br />

a leggere un libro sopra un surf che corre veloce sulla cresta delle onde,<br />

saltando da una all’altra, in un adrenalinico moto continuo. 35<br />

Una mutazione <strong>per</strong> certi versi analoga e che abbiamo assorbito da tempo<br />

è, <strong>per</strong> esempio, il ra<strong>di</strong>cale cambiamento nella concezione dello spazio fisico,<br />

il nostro modo <strong>di</strong> vedere la città e il territorio. La concezione continua, lenta<br />

e progressiva del viaggio, l’es<strong>per</strong>ienza e la <strong>per</strong>cezione della città come del<br />

paesaggio in cui mi muovo, tutto questo è stato sconvolto dall’avvento dei<br />

nuovi, veloci mezzi <strong>di</strong> comunicazione che hanno ridotto moltissimo i tempi<br />

<strong>di</strong> <strong>per</strong>correnza al prezzo <strong>di</strong> una alterazione decisiva della nostra <strong>per</strong>cezione,<br />

ora <strong>di</strong>scontinua, dello spazio fisico: le stazioni della linea ferroviaria piuttosto<br />

che non le uscite dei caselli autostradali, piuttosto che non le fermate della<br />

metropolitana nella città o <strong>gli</strong> aeroporti, sistemi <strong>di</strong> punti isolati, estranei l’uno<br />

all’altro, <strong>di</strong> una traiettoria ideale più che reale 36 . Nuove idee <strong>di</strong> città e nuove<br />

idee <strong>di</strong> paesaggio hanno preso il posto delle precedenti idee <strong>di</strong> città e <strong>di</strong> paesaggio;<br />

abbiamo ovviamente molto <strong>di</strong> più come quantità <strong>di</strong> informazioni<br />

sulle città e i territori in cui possiamo compiere scorribande straor<strong>di</strong>narie, ma<br />

non abbiamo più l’es<strong>per</strong>ienza <strong>di</strong> una continuità. Nulla <strong>di</strong> male ovviamente, è<br />

il mondo che cambia e noi dentro <strong>di</strong> lui. Rimane il fatto che <strong>per</strong> ritrovare le<br />

idee precedenti <strong>di</strong> città e <strong>di</strong> paesaggio bisogna armarsi <strong>di</strong> tempo e pazienza:<br />

scendere alla prima stazione e mettersi in cammino.<br />

Ecco, la situazione nel contesto del <strong>di</strong>scorso che stiamo facendo seguendo<br />

le suggestioni <strong>di</strong> Baricco su forme della cultura e internet mi sembra molto<br />

simile: una mutazione nel para<strong>di</strong>gma dell’idea <strong>di</strong> cultura è in corso, e questa è<br />

a un tempo causa ed effetto <strong>di</strong> quel nuovo e straor<strong>di</strong>nario mezzo che è la rete.<br />

192


Rumori dall’officina<br />

Niente <strong>di</strong> male, in prospettiva futura. Ma <strong>per</strong> adesso forse bisogna ancora<br />

cercare <strong>di</strong> far vivere la forma dell’idea <strong>di</strong> cultura in via <strong>di</strong> su<strong>per</strong>amento dentro<br />

questo mezzo, adattandone <strong>per</strong> quanto possibile le modalità <strong>di</strong> funzionamento,<br />

rendendolo abitabile da utenti che non con<strong>di</strong>vidono del tutto o ancora<br />

lo stesso para<strong>di</strong>gma dell’idea <strong>di</strong> cultura. Proponiamo un modello <strong>di</strong>gressivo<br />

<strong>di</strong> funzionamento della navigazione in rete, ossia un modello che sostituisce<br />

alla linea continua ed erratica <strong>di</strong> cui sopra una linea altrettanto continua, ma<br />

meno erratica, che trova lungo la sua strada occasioni <strong>di</strong> rallentamento, <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>gressione tematica: stazioni in cui scendere e prendere a fare quattro passi<br />

con calma, in un intorno più limitato e protetto, <strong>per</strong> poi risalire e ripartire<br />

non appena si desideri riprendere la folle corsa.<br />

Va da sé che questo modello della navigazione potrebbe essere solo simulato<br />

nella rete e le <strong>di</strong>gressioni potrebbero essere costruite <strong>per</strong> essere <strong>per</strong>cepite<br />

come tali pur rimanendo, dal punto <strong>di</strong> vista del funzionamento tecnico,<br />

pagine o no<strong>di</strong> della rete né più né meno come tutte le altre. A nostro avviso<br />

questo ragionamento si incrocia in maniera interessante con lo strumento del<br />

file pdf interattivo precedentemente introdotto: i documenti così costruiti<br />

infatti – che finiscono <strong>per</strong> essere dei piccoli siti monografici, siano essi strumenti<br />

inventariali o altro –, si potrebbero dare durante la navigazione come<br />

oggetti <strong>di</strong>gitali autonomi, magari scaricabili, se consentito, <strong>per</strong> una fruizione<br />

<strong>di</strong>fferita e accumulabili in <strong>per</strong>sonali biblioteche (o <strong>archivi</strong>?) <strong>di</strong> oggetti <strong>di</strong>gitali,<br />

inviabili via posta elettronica (entrando quin<strong>di</strong> in un altro circuito <strong>per</strong>messo<br />

da Internet ma secondo le traiettorie impreviste e non programmabili dei<br />

rapporti inter<strong>per</strong>sonali tra <strong>gli</strong> utenti), oppure riutilizzabili in altre situazioni:<br />

progetti <strong>di</strong>dattici nel mondo della scuola, <strong>per</strong> fare un esempio; o <strong>di</strong> fruizione<br />

on site in occasione <strong>di</strong> mostre o altri eventi temporanei, <strong>per</strong> farne un altro.<br />

Insomma, la loro autonomia rispetto alla rete sembra essere un modo significativo<br />

<strong>di</strong> espanderne le potenzialità d’uso e questo <strong>di</strong>venta indubbiamente un<br />

altro motivo <strong>di</strong> interesse <strong>di</strong> questi oggetti <strong>di</strong>gitali.<br />

Secondo questo orientamento abbiamo <strong>di</strong> recente avanzato al Museo<br />

dell’Alto Garda - mAg) una proposta <strong>di</strong> valorizzazione dei materiali relativi<br />

alla figura <strong>di</strong> Giancarlo Maroni (architetto, 1893-1952) <strong>di</strong> cui, presso il Museo<br />

<strong>di</strong> Riva del Garda appunto, si conserva un patrimonio documentale <strong>di</strong><br />

grande significato (<strong>per</strong> lo più costituito da materiale grafico: tipologia documentale<br />

valorizzabile <strong>per</strong> eccellenza nel formato <strong>di</strong>gitale). La soluzione prevede<br />

<strong>di</strong> inserire nel sito del Museo, in una pagina de<strong>di</strong>cata a Maroni (dentro la<br />

presentazione del patrimonio ‘collezioni-<strong>archivi</strong>o’, un pulsante che consenta<br />

la visualizzazione – ed eventualmente il download – <strong>di</strong> un file pdf interattivo<br />

193


Francesco Samassa<br />

che si apre a pieno schermo proiettandoci idealmente fuori dalla rete come se<br />

avessimo a<strong>per</strong>to un documento residente nel nostro hard <strong>di</strong>sk. Nel file possiamo<br />

esplorare le varie pagine leggendone i contenuti senza alcuna delle faticose<br />

interferenze tipiche delle pagine <strong>di</strong> internet (banners <strong>di</strong>namici, inserzioni<br />

pubblicitarie, elenchi <strong>di</strong> link ad altre cose, barre de<strong>gli</strong> strumenti del motore<br />

<strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> ado<strong>per</strong>ato, icone <strong>per</strong> le funzioni più varie, ecc.): un ambiente protetto,<br />

insomma, dove ho modo <strong>di</strong> concentrare facilmente la mia attenzione<br />

unicamente sul tema della <strong>di</strong>gressione, nel caso la figura <strong>di</strong> Giancarlo Maroni,<br />

la sua vita, l’o<strong>per</strong>a, e soprattutto la descrizione del giacimento documentale<br />

che si conserva nel Museo. In qualsiasi momento e da qualsiasi punto del documento<br />

interattivo, terminata a mio piacimento la passeggiata monografica<br />

<strong>di</strong>gressiva, posso tornare facilmente (nel caso specifico con il tasto ‘Esc’ della<br />

tastiera oppure cliccando sul logo del Museo in alto a sinistra) alla pagina<br />

del sito del Museo da cui ho a<strong>per</strong>to il pdf: la stazione a cui ero sceso <strong>per</strong> la<br />

passeggiata. Da qui posso riprendere la navigazione nelle pagine del Museo o,<br />

più in generale, nel mondo sterminato della rete.<br />

Altro esempio <strong>di</strong> tali realizzazioni è il lavoro recentemente concluso <strong>per</strong> la<br />

Fondazione Museo storico del <strong>Trentino</strong> <strong>di</strong> Trento relativo al rior<strong>di</strong>no, descrizione<br />

e inventariazione del fondo della fami<strong>gli</strong>a Pizzini <strong>di</strong> Rovereto. In questo<br />

caso è stata realizzata sia la restituzione cartacea dell’inventario che una sua<br />

versione <strong>di</strong>gitale in un file pdf interattivo, ovvero è stato compiutamente<br />

realizzato quel progetto inventariale integrato, testo più i<strong>per</strong>testo, più sopra<br />

proposto. Sul formato cartaceo si è colta l’occasione <strong>di</strong> arricchire l’inventario<br />

del fondo <strong>di</strong> una particolare appen<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento con trascrizioni<br />

dai documenti e <strong>di</strong> un in<strong>di</strong>ce dei nomi; sul formato <strong>di</strong>gitale consultabile anche<br />

in rete 37 si è invece lavorato soprattutto alla valorizzazione <strong>di</strong> aspetti materiali<br />

della documentazione con la progettazione <strong>di</strong> una specifica sezione <strong>di</strong><br />

immagini collegate i<strong>per</strong>testualmente alle relative schede <strong>di</strong> unità <strong>archivi</strong>stica<br />

[figg. 14, 15]. Il risultato del lavoro è quin<strong>di</strong> un complesso <strong>di</strong> due strumenti<br />

che si arricchiscono a vicenda.<br />

Le descrizioni <strong>archivi</strong>stiche restituite nella forma dell’inventario interattivo<br />

in formato elettronico possono essere quin<strong>di</strong> intese come un caso particolare<br />

<strong>di</strong> un panorama più generale <strong>di</strong> oggetti <strong>di</strong>gitali, <strong>di</strong>gressioni della navigazione<br />

in rete che possono essere pre<strong>di</strong>sposti <strong>per</strong> trasmettere contenuti culturali con<br />

grande efficacia: combinando la duttilità del formato elettronico con quel silenzio<br />

solitamente estraneo ad Internet, utile <strong>per</strong> andare un po’ in profon<strong>di</strong>tà tra<br />

una scorribanda <strong>di</strong> su<strong>per</strong>ficie e l’altra. La <strong>di</strong>mensione i<strong>per</strong>testuale interattiva <strong>di</strong><br />

queste risorse, naturalmente non è un dato necessario, anche se nel caso de<strong>gli</strong><br />

194


Fondo Giancarlo Maroni (mAg - Museo Alto Garda <strong>di</strong> Riva del Garda).<br />

Progetto <strong>di</strong> restituzione inventariale su file pdf interattivo


Francesco Samassa<br />

inventari <strong>archivi</strong>stici, lo abbiamo visto, è <strong>per</strong>lomeno connaturato. Certamente<br />

è una qualità che rende queste piccole ‘isole’ nel mare della rete maggiormente<br />

stimolanti, oltre che omogenee al loro ambiente. Lo strumento i<strong>per</strong>testuale implica<br />

e provoca un contributo attivo <strong>di</strong> chi ne fruisce; l’utente <strong>di</strong>venta quasi un<br />

co-autore creando in parte l’informazione mentre la riceve e producendo hic et<br />

nunc quel particolare <strong>per</strong>corso tra i molti possibili dentro all’i<strong>per</strong>testo.<br />

Quale il significato, nell’insieme, <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> innesti nella rete che<br />

qui si propone? Slow net contro fast net? Senza farne una questione ideologica,<br />

effettivamente l’o<strong>per</strong>azione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sseminare in rete ‘rallentamenti <strong>di</strong>gressivi’<br />

può anche essere vista come un’alternativa (<strong>di</strong> nicchia?) al consumo vorace <strong>di</strong><br />

informazione <strong>per</strong> chi, nell’ambito dei contenuti culturali, cerca ancora e sa<br />

apprezzare i sapori tra<strong>di</strong>zionali, il gusto del tempo e della pazienza, il piacere<br />

del silenzio e della profon<strong>di</strong>tà, il valore della fatica. Può darsi che, quando<br />

sarà la volta dell’affermazione incontrastata del nuovo para<strong>di</strong>gma <strong>di</strong> cultura<br />

(quello del surfista <strong>di</strong> Baricco), questi documenti <strong>di</strong>gressivi rimarranno in<br />

rete come re<strong>per</strong>ti archeologici <strong>di</strong> ere lontane: ma <strong>per</strong> ora cre<strong>di</strong>amo possano<br />

avere un valore importante.<br />

Lo spaesamento dell’ubiquità (in conclusione)<br />

Parigi, 1994-95. Paola Di Bello porta a termine una o<strong>per</strong>azione artistica curiosa<br />

concentrando la sua attenzione sulle mappe murali che si trovano nelle<br />

stazioni della metropolitana, quelle usate <strong>per</strong> orientarsi e pianificare il viaggio,<br />

che risultano consumate dalla miriade <strong>di</strong> gesti d’uso proprio nel punto,<br />

<strong>di</strong>verso <strong>per</strong> ogni stazione, che tutti toccano all’inizio della consultazione <strong>di</strong>cendo<br />

«allora: noi siamo qui». Paola Di Bello comincia a immaginare una ricomposizione<br />

completa della pianta <strong>di</strong> Parigi realizzata attraverso un mosaico<br />

<strong>di</strong> fotografie ognuna delle quali riproduce, <strong>di</strong> ciascuna delle 350 fermate della<br />

metropolitana parigina, quel punto della mappa consumato. L’o<strong>per</strong>a viene<br />

intitolata La <strong>di</strong>sparition. La rappresentazione <strong>di</strong> Parigi che ne risulta è sfigurata,<br />

lacerata e sostanzialmente <strong>di</strong>ssolta nella sua identità 38 [fig. 16].<br />

Qui interessa <strong>di</strong> questa o<strong>per</strong>azione riprendere un’idea: che si possa assistere<br />

alla deformazione e infine anche alla sparizione <strong>di</strong> un contesto, <strong>per</strong>lomeno<br />

nella <strong>per</strong>cezione, <strong>per</strong> la moltiplicazione e soprattutto <strong>per</strong> il darsi contemporaneo<br />

<strong>di</strong> tanti gesti <strong>di</strong> localizzazione dentro a quel contesto: un paradossale<br />

spaesamento determinato dall’ubiquità. Mi interessa questa idea <strong>per</strong>ché<br />

a mio parere è proprio quello che accade nella ‘navigazione’ in rete e che<br />

si riproduce, molto similmente, nella navigazione (interrogazione) entro le<br />

banche dati elettroniche e, ma con maggiore fatica <strong>per</strong> la virtuosa resistenza<br />

196


Rumori dall’officina<br />

posta dalla materialità cartacea, nei tra<strong>di</strong>zionali inventari <strong>archivi</strong>stici a stampa.<br />

Apriamo schede che ci descrivono un punto preciso dell’<strong>archivi</strong>o («allora:<br />

noi siamo qui»), che ci rimandano ad altre schede con altre descrizioni <strong>di</strong><br />

punti precisi («allora: noi siamo qui»), in un circolo infinito <strong>di</strong> cui stentiamo<br />

a capire l’inizio e la fine, senza punti <strong>di</strong> riferimento. Con interrogazioni delle<br />

banche dati elettroniche possiamo ottenere talora singolari liste <strong>di</strong> risposta<br />

con accostamenti bizzarri, in cui si danno contemporaneamente schede che<br />

non hanno altro rapporto tra loro (se non la logica della domanda <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong><br />

che ha prodotto il loro darsi simultaneo), e che definiscono una geografia<br />

ine<strong>di</strong>ta (e in fin dei conti fittizia). E’ annullata ogni <strong>di</strong>stanza tra le schede che<br />

apriamo <strong>di</strong> volta in volta, tutte equi<strong>di</strong>stanti (con <strong>di</strong>stanza pari a zero nella<br />

versione elettronica), e in fondo tutte sullo stesso piano. Si sfalda e in fine<br />

scompare la forma dell’<strong>archivi</strong>o proprio come si sfalda la mappa <strong>di</strong> Parigi<br />

consumata dall’im<strong>per</strong>versare del «allora: noi siamo qui».<br />

In fondo, più che navigare, nau<strong>fra</strong>ghiamo in un mare <strong>di</strong> dati analitici,<br />

<strong>di</strong>sorientati in una sostanziale <strong>di</strong>sparition del contesto in cui ci stiamo muovendo,<br />

nella impossibilità <strong>di</strong> una visione d’insieme, <strong>di</strong> sintesi, in cui farli<br />

<strong>di</strong>ventare eloquenti. E mi rendo conto che, nelle es<strong>per</strong>ienze professionali che<br />

sono state qui commentate in alcuni loro aspetti, lo sforzo è stato spesso quello<br />

<strong>di</strong> trovare il modo <strong>di</strong> contrastare questa deriva: o cercando mappe efficaci<br />

<strong>di</strong> orientamento, oppure mezzi <strong>per</strong> creare fertili occasioni <strong>di</strong> rallentamento.<br />

1 Le considerazioni presentate nel presente contributo sul tema della restituzione (cartacea<br />

e <strong>di</strong>gitale) e della valorizzazione delle descrizioni <strong>archivi</strong>stiche trovano la loro origine in alcune<br />

recenti occasioni <strong>di</strong> lavoro. Questi <strong>gli</strong> istituti e i progetti cui si fa riferimento, realizzati questi<br />

ultimi prevalentemente in collaborazione con Mirella Duci. All’Archivio del ‘900 del mArT<br />

(Museo <strong>di</strong> arte moderna e contemporanea <strong>di</strong> Trento e Rovereto), <strong>di</strong>retto da Paola Pettenella:<br />

la collaborazione alla definizione della collana e<strong>di</strong>toriale <strong>per</strong> <strong>gli</strong> inventari a stampa (soprattutto<br />

sull’inventario del fondo Thayath pubblicato nel 2006); la progettazione dell’interfaccia del<br />

cim (Catalogo Integrato del Museo) del 2007 (solo più <strong>di</strong> recente effettivamente implementato<br />

nel sito del Museo, <strong>per</strong>altro – <strong>per</strong> quel che si può vedere ad oggi – in maniera parzialmente<br />

<strong>di</strong>fforme dal progetto qui descritto). Per la Fondazione Museo Storico del <strong>Trentino</strong>, <strong>di</strong> Trento,<br />

con la <strong>di</strong>rezione scientifica <strong>di</strong> Rodolfo Taiani e Caterina Tomasi: progetto <strong>per</strong> la collana e<strong>di</strong>toriale<br />

de<strong>di</strong>cata a<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> del Museo (a partire dal caso del complesso dei fon<strong>di</strong> della fami<strong>gli</strong>a<br />

<strong>di</strong> Cesare Battisti), elaborato tra il 2006 e il 2007 (il progetto grafico ha trovato applicazione<br />

nella pubblicazione Il Comitato provinciale <strong>di</strong> liberazione nazionale. Inventario dell’<strong>archivi</strong>o<br />

1945-1946, a cura <strong>di</strong> R. Tomasoni, «Archivio <strong>Trentino</strong>», 2/2008, pp. 235-298, rie<strong>di</strong>to anche<br />

«Quaderni <strong>di</strong> Archivio <strong>Trentino</strong>», 24/2010, pp. 11-73; restituzione inventariale dell’or<strong>di</strong>namento<br />

del fondo della fami<strong>gli</strong>a Pizzini <strong>di</strong> Rovereto (2011). Per la Soprintendenza ai beni librari<br />

197


Francesco Samassa<br />

<strong>archivi</strong>stici e archeologici della Provincia autonoma <strong>di</strong> Trento, con Stefania Franzoi: riprogettazione<br />

grafica e concettuale de<strong>gli</strong> inventari a partire dalla banca dati del sistema informativo<br />

provinciale (AsT) sviluppata nel corso del 2010. (Il progetto ha avuto due prime realizzazioni<br />

ne<strong>gli</strong> inventari dell’<strong>archivi</strong>o storico del comune <strong>di</strong> Cis e della parrocchia <strong>di</strong> San Rocco in Ceola,<br />

Giovo). Si farà infine riferimento a due recenti proposte (2011) elaborate <strong>per</strong> la restituzione in<br />

un documento i<strong>per</strong>testuale <strong>di</strong> nuclei <strong>di</strong> documentazione conservati alla Biblioteca specialistica<br />

«Pia Laviosa Zambotti» <strong>di</strong> Trento e al MAG (Museo Alto Garda) <strong>di</strong> Riva del Garda.<br />

2 Si veda l’Appen<strong>di</strong>ce A «Schema dei livelli <strong>di</strong> or<strong>di</strong>namento <strong>di</strong> un fondo» del documento<br />

«isAd (g) General International Standard Archival Description» (seconda e<strong>di</strong>zione, adottata<br />

dal Comitato <strong>per</strong> <strong>gli</strong> standard descrittivi dell’International Council on Archives - Stoccolma,<br />

19-22 Settembre 1999).<br />

3 Un inventario <strong>archivi</strong>stico è in questo simile, piuttosto, a un altro prodotto e<strong>di</strong>toriale sui<br />

generis, il <strong>di</strong>zionario. Si osservi che tanto su un <strong>di</strong>zionario che su un inventario <strong>archivi</strong>stico la<br />

numerazione delle pagine è un elemento del tutto secondario; o <strong>per</strong>lomeno: mentre può avere un<br />

senso <strong>di</strong>re «sono arrivato alla tal pagina» in riferimento a un romanzo o un saggio, non ha alcun<br />

senso pronunciare una <strong>fra</strong>se del genere in relazione a un <strong>di</strong>zionario o a un inventario <strong>archivi</strong>stico.<br />

4 S. Vitali, Modelli informativi <strong>archivi</strong>stici nell’ottica dell’integrazione con altri universi<br />

culturali, in L’informatizzazione de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> storici e l’integrazione con altre banche dati<br />

culturali, Atti della giornata <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o (Trento, 14 <strong>di</strong>cembre 1998), a cura <strong>di</strong> L. Cristofolini,<br />

C. Curtolo, Trento 2001, p. 21 (pp. 21-34).<br />

5 La sua associazione ai numeri <strong>di</strong> pagina del ‘libro’ rende questa ambiguità a volte<br />

inevitabile.<br />

6 Qui è probabilmente vero che sarebbe necessaria una riflessione più articolata, che sappia<br />

<strong>di</strong>stinguere nelle <strong>di</strong>verse forme <strong>di</strong> in<strong>di</strong>cizzazione <strong>di</strong>verse architetture logiche e che sappia<br />

<strong>di</strong>stinguere, <strong>per</strong> esempio, tra ‘ricerche semplici’ e ‘ricerche avanzate’ (seguendo la riflessione<br />

che sembra tracciata, <strong>per</strong> esempio, nell’impostazione del siusA). Tuttavia le considerazioni qui<br />

proposte non cercano <strong>di</strong> mettere sul vetrino dell’osservazione la costruzione in quanto tale <strong>di</strong> un<br />

sistema <strong>di</strong> in<strong>di</strong>cizzazione; si limitano a cercare <strong>di</strong> isolare quell’atteggiamento generico dell’utente<br />

che sce<strong>gli</strong>e una via alternativa al penetrare un <strong>archivi</strong>o conoscendolo (ovvero: af<strong>fra</strong>ncandosi<br />

programmaticamente dal contesto). Qui e nel seguito si parla <strong>di</strong> ‘<strong>ricerca</strong> mirata’ facendo<br />

riferimento a questa generica attitu<strong>di</strong>ne possibile <strong>di</strong> un utente <strong>di</strong> un inventario, niente <strong>di</strong> più.<br />

7 Banca dati che, prosegue Vitali, «[...] rimane, sullo sfondo, oscuro, così come<br />

<strong>di</strong>fficilmente <strong>per</strong>cepibile è la sua struttura e il modo in cui i dati sono organizzati»; poco oltre,<br />

ancora in relazione all’accesso ‘puntiforme’, riba<strong>di</strong>sce questo aspetto riferendosi alla struttura<br />

dell’<strong>archivi</strong>o che «rimane [...] inattingibile: si vedono i singoli rami, le singole fo<strong>gli</strong>e, ma<br />

l’albero cui sono appese rimane nascosto». S. Vitali, Navigare nel passato. Problemi della <strong>ricerca</strong><br />

<strong>archivi</strong>stica in Internet, «Contemporanea» IV/2 (2001), p. 197 (pp. 181-204).<br />

8 Ibid., p. 200.<br />

9 F. Valenti, Un libro nuovo su <strong>archivi</strong> e <strong>archivi</strong>sti, «Rassegna de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> <strong>di</strong> Stato», XLIX/2<br />

(1989), pp. 416-431; ora anche in Id., Scritti e lezioni <strong>di</strong> <strong>archivi</strong>stica, <strong>di</strong>plomatica e storia<br />

istituzionale, a cura <strong>di</strong> D. Grana, Roma 2000, p. 125 (pp. 115-132). Per riba<strong>di</strong>re una volta <strong>di</strong><br />

più che inventare è sempre fondamentalmente rinvenire, segnalo che era già nella conclusione<br />

<strong>di</strong> questo saggio <strong>di</strong> Valenti una riconfigurazione della natura del compito dell’<strong>archivi</strong>sta quale<br />

‘esploratore’ chiamato a ‘tracciare mappe’ (Ibid., p. 131).<br />

198


Rumori dall’officina<br />

10 C. Salmini, Bussole e ami da pesca. I siti <strong>archivi</strong>stici come strumento <strong>per</strong> la <strong>ricerca</strong>, «Archivi<br />

& Computer», 3 (2002), pp. 34-47.<br />

11 Anche qui, su due declinazioni: semplice e avanzata.<br />

12 Il riferimento qui è all’interfaccia grafica che, dalla comparsa e larga affermazione dei primi<br />

‘file manager’ (tipicamente quello associato al sistema o<strong>per</strong>ativo Windows 3.x <strong>di</strong> Microsoft –<br />

oggi ‘Gestione risorse’), è <strong>di</strong>ventata ‘tra<strong>di</strong>zionale’ <strong>per</strong> rappresentare appunto un <strong>archivi</strong>o <strong>di</strong><br />

documenti raccolto all’interno <strong>di</strong> una struttura multilivello (con rientri progressivi) <strong>di</strong> cartelle/<br />

sottocartelle, che si possono ‘esplodere’ (con pulsante ‘+’) e chiudere (con pulsante ‘-’) in modo<br />

<strong>di</strong>namico, in funzione delle necessità della <strong>ricerca</strong> che sto svolgendo dentro all’<strong>archivi</strong>o.<br />

13 <br />

14 Il cim (Catalogo Integrato del Museo) del mArT è stato concepito <strong>per</strong> far lavorare assieme<br />

le banche dati del patrimonio <strong>archivi</strong>stico, bibliografico e collezionistico del Museo. Il lavoro<br />

<strong>di</strong> progettazione cui si fa qui riferimento era stato de<strong>di</strong>cato unicamente alla ridefinizione della<br />

restituzione della banca dati relativa al patrimonio <strong>archivi</strong>stico. Va precisato che la soluzione<br />

visibile oggi (settembre 2011) sulle pagine del sito del Museo, realizzata in epoca successiva al<br />

progetto <strong>di</strong> cui si da qui conto, se ne <strong>di</strong>scosta <strong>per</strong> certi versi in maniera significativa. Rimane<br />

<strong>per</strong>ò evidente l’idea fondamentale <strong>di</strong> cui si da qui conto, ovvero la ‘doppia entrata’ come<br />

elemento <strong>di</strong> strutturazione e <strong>di</strong> avvio <strong>di</strong> una <strong>ricerca</strong> dentro il patrimonio <strong>archivi</strong>stico del Museo.<br />

15 Questo, in particolare, è un punto su cui la realizzazione visibile oggi sulle pagine del<br />

sito si <strong>di</strong>scosta sostanzialmente dal progetto proposto a suo tempo: l’elenco dei risultati <strong>di</strong><br />

una ‘<strong>ricerca</strong> mirata’ si visualizza in una pagina completamente nuova e a sé stante (e non<br />

nella parte sinistra dello schermo come qui descritto); con un effetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>sorientamento che<br />

si produce sia (in generale) nella moltiplicazione in sé delle finestre, ma soprattutto (nello<br />

specifico) nell’isolare quella lista <strong>di</strong> risposte astraendola dalla specifica domanda che l’ha<br />

prodotta e che unicamente <strong>gli</strong> dà ragione <strong>di</strong> esistere (che è il suo contesto).<br />

16 Inten<strong>di</strong>amo comunque limitare il ragionamento qui a quelle interfacce il cui impianto<br />

richiama sostanzialmente quelle utilizzate <strong>per</strong> le ricerche in campo bibliografico. Un <strong>di</strong>battito<br />

importante, che <strong>per</strong>ò esorbita i limiti del presente contributo e che rimane sullo sfondo, si è<br />

sviluppato più <strong>di</strong> recente sulle evoluzioni dell’information retrieval <strong>per</strong>messo/organizzato dai motori<br />

<strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> e, più in generale, dallo sfruttamento delle potenzialità de<strong>gli</strong> strumenti <strong>di</strong> Internet.<br />

17 Rimane pur vero tuttavia il paradosso ben descritto da Vitali (alla cui analisi riman<strong>di</strong>amo)<br />

<strong>per</strong> cui «[...] il mi<strong>gli</strong>or <strong>ricerca</strong>tore all’interno della banca dati finisce <strong>per</strong> essere colui che l’ha<br />

implementata» (S. Vitali, Navigare nel passato. Problemi della <strong>ricerca</strong> <strong>archivi</strong>stica in Internet,<br />

cit. p. 199). Affermazione questa che non è cosa da poco.<br />

18 Assumiamo qui, solo <strong>per</strong> como<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> esposizione, una contrapposizione concettuale<br />

(forma/contenuto) che una volta <strong>di</strong> più mostra la sua <strong>fra</strong>gilità, proprio anche a partire da<strong>gli</strong><br />

argomenti qui introdotti.<br />

19 Si ba<strong>di</strong> che teniamo fuori da questo <strong>di</strong>scorso – che ci porterebbe lontano e<br />

concettualmente altrove – un’altra interessante peculiarità del cartaceo, ovvero il fatto che<br />

nel tempo <strong>di</strong> questi attriti, mentre sfo<strong>gli</strong>o avanti e in<strong>di</strong>etro il libro, possono succedere cose<br />

come il rinvenimento ‘casuale’ <strong>di</strong> importanti informazioni che non erano cercate all’origine<br />

ma che si <strong>di</strong>mostrano altrettanto, e a volte anche più, importanti <strong>per</strong> la nostra <strong>ricerca</strong>. E’ un<br />

po’ come quando cercando un libro in una biblioteca a scaffale a<strong>per</strong>to, passando il <strong>di</strong>to sui<br />

dorsi dei libri esposti capita <strong>di</strong> incontrare risorse inattese, utilissime <strong>per</strong> i nostri stu<strong>di</strong> (che mai<br />

199


Francesco Samassa<br />

avremmo incontrato compilando i dati del libro cercato nella richiesta da affidare al <strong>per</strong>sonale<br />

addetto alla <strong>di</strong>stribuzione). Il tema è quello del ruolo della ‘casualità’ nella <strong>ricerca</strong> (dove le<br />

virgolette stanno a ricordare che, <strong>per</strong> quanto paradossale possa sembrare, non è <strong>per</strong> nulla<br />

lasciata al caso l’in<strong>di</strong>viduazione casuale <strong>di</strong> risorse: che ha le sue ra<strong>di</strong>ci in tutto il retroterra che<br />

precedentemente abbiamo costruito e accumulato che ci <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> avere antenne sensibili<br />

e sempre pronte a co<strong>gli</strong>ere ogni cosa utile <strong>per</strong> noi. Se non c’è questo retroterra siamo sor<strong>di</strong> al<br />

caso. Ma è, appunto, un tema che ci porterebbe lontano).<br />

20 Si tratta esattamente de<strong>gli</strong> effetti tipici dell’interfaccia stu<strong>di</strong>ata <strong>per</strong> i sistemi <strong>di</strong> file<br />

manager (che del resto è uno strumento <strong>di</strong> gestione <strong>di</strong> un <strong>archivi</strong>o, segnatamente <strong>di</strong> file) a<br />

cui si è già accennato precedentemente. Questa derivazione tra l’altro, ra<strong>di</strong>candoli in una<br />

consuetu<strong>di</strong>ne ben consolidata e <strong>di</strong>ffusa, praticata quoti<strong>di</strong>anamente da chi usa il computer,<br />

rende questi effetti estremamente familiari benché anche essi, a ben vedere, poggino su precise<br />

convenzioni <strong>per</strong>cettive.<br />

21 In realtà si è trattato <strong>di</strong> un lavoro <strong>di</strong> ristrutturazione logica e revisione grafica del ‘report<br />

inventario’ che viene prodotto automaticamente dal sistema informativo provinciale AsT. Per<br />

una adeguata presentazione sia del sistema informativo che dei connotati generali del nostro<br />

progetto, si rimanda al saggio <strong>di</strong> Stefania Franzoi in questo stesso volume.<br />

22 La molteplicità dei soggetti produttori è un’altra caratteristica che <strong>di</strong>stingue<br />

significativamente <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> istituzionali da<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> <strong>di</strong> <strong>per</strong>sona.<br />

23 I <strong>di</strong>agrammi <strong>di</strong> Eulero-Venn sono in realtà figura tipicamente circolari, ma in questo<br />

caso la forma della pagina ha indotto l’uso <strong>di</strong> figure rettangolari: evidentemente il concetto,<br />

<strong>per</strong> noi, non cambia.<br />

24 Le ‘unità <strong>archivi</strong>stiche’ possono essere poi, a loro volta, insiemi <strong>di</strong> ‘unità documentali’: ma<br />

potremmo <strong>di</strong>re che le ‘unità <strong>archivi</strong>stiche’ sono l’unità minima <strong>di</strong> strutturazione <strong>di</strong> un fondo.<br />

25 G. Bettetini, B. Gasparini, N. Vitta<strong>di</strong>ni, Gli spazi dell’i<strong>per</strong>testo, Milano 1999, pp. XIII-XIV.<br />

26 Entrambe le citazioni Ibid. p. 102.<br />

27 Ibid., p. 5.<br />

28 Ibid., p. XIV.<br />

29 Fino a non molti anni fa, i<strong>per</strong>testualità voleva <strong>di</strong>re necessariamente adozione <strong>di</strong> software<br />

de<strong>di</strong>cati che, <strong>per</strong>lopiù, erano finalizzati alla realizzazione <strong>di</strong> cd-rom, tematici [tipo: il cd-rom,<br />

della Divina Comme<strong>di</strong>a, o delle Città d’arte, o della Galleria de<strong>gli</strong> Uffizi]: in questi termini è<br />

un fatto che l’i<strong>per</strong>testualità non ha avuto la <strong>di</strong>ffusione che ci si sarebbe attesi (se non nell’ambito<br />

delle applicazioni nel campo della <strong>di</strong>dattica, <strong>per</strong> quanto la lenta e scarsa informatizzazione delle<br />

strutture scolastiche abbia certo funzionato da freno, forse in maniera decisiva). In seguito<br />

sono stati dotati <strong>di</strong> moduli <strong>per</strong> la costruzione dell’i<strong>per</strong>testualità anche i software utilizzati nella<br />

grafica e<strong>di</strong>toriale e un documento i<strong>per</strong>testuale è oggi realizzabile con una relativa facilità;<br />

la possibilità infine <strong>di</strong> una definizione dei documenti i<strong>per</strong>testuali nel formato pdf (Portable<br />

Document Format), universalmente leggibili in ambiente <strong>di</strong>gitale, ha certamente garantito ad<br />

oggi la possibilità <strong>di</strong> una circolazione su larga scala <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> documenti - cosa che ne<br />

sta favorendo l’espansione nel mondo commerciale, con un arricchimento continuo <strong>di</strong> funzioni<br />

legate all’interattività. Solo <strong>per</strong> fare un semplice esempio: ormai i manuali delle apparecchiature<br />

tecnologiche che com<strong>per</strong>iamo non vengono più forniti all’acquisto del prodotto, in formato<br />

cartaceo, ma sono sostituiti da file interattivi che siamo invitati a ‘scaricare’ collegandoci al sito<br />

della casa produttrice: e così capita che magari non lo sappiamo che <strong>per</strong> capire come funziona<br />

200


Rumori dall’officina<br />

il nostro nuovo telefonino stiamo navigando in un i<strong>per</strong>testo (andando alle spiegazioni delle<br />

varie funzioni – i micro testi, cliccando sulle voci dell’in<strong>di</strong>ce – la mappa, posto in a<strong>per</strong>tura<br />

del manuale – il macrotesto, eppure è così. Ma documenti interattivi, più o meno sofisticati,<br />

sono ormai sempre <strong>di</strong> più i cataloghi delle <strong>di</strong>tte, le brochure dei prodotti e de<strong>gli</strong> eventi, la<br />

modulistica <strong>per</strong> la gestione <strong>di</strong> prenotazione e or<strong>di</strong>ni, ecc.: lo sviluppo delle applicazioni in<br />

ambito commerciale sembra ancora lontano dall’aver trovato i suoi limiti).<br />

30 Abbiamo già detto <strong>di</strong> come, nel progetto <strong>per</strong> l’inventario a stampa, tutti i numeri <strong>di</strong><br />

pagina usati nei rettangoli (delle partizioni dell’<strong>archivi</strong>o e dei soggetti produttori della ‘mappa’,<br />

ma anche in tutti i campi utilizzati nelle schede descrittive <strong>per</strong> altri spostamenti, trasversali o <strong>di</strong><br />

approfon<strong>di</strong>mento) funzionassero <strong>di</strong> fatto come dei link tra le pagine del libro. Nella versione<br />

interattiva ogni rettangolo <strong>di</strong>venta un pulsante ‘cliccabile’ (l’ancora <strong>di</strong> un collegamento) che,<br />

come il numero <strong>di</strong> pagina del volume cartaceo (inutile ora nel formato elettronico), in<strong>di</strong>rizza<br />

<strong>di</strong>rettamente alla scheda descrittiva a cui si è mirato (uno dei no<strong>di</strong> della rete i<strong>per</strong>testuale).<br />

Naturalmente, proprio come nel volume cartaceo, nelle varie pagine a cui approdo trovo<br />

sempre uno stralcio <strong>di</strong> mappa che, interattivo anch’esso, mi consente <strong>di</strong> ripartire da lì <strong>per</strong> altre<br />

destinazioni ancora (o <strong>per</strong> tornare invece alla mappa iniziale) in una vera e propria effettiva<br />

navigazione dentro all’inventario. Ecco che il meccanismo i<strong>per</strong>testuale sostituisce, in ambiente<br />

<strong>di</strong>gitale, la incongrua o<strong>per</strong>azione <strong>di</strong> sfo<strong>gli</strong>are a monitor un simil-libro immateriale.<br />

31 F. Bianconi, Segni <strong>di</strong>gitali. Sull’interpretazione e il significato della tecnologia <strong>di</strong>gitale <strong>per</strong><br />

la conservazione dei beni culturali, Perugia 2005, p. 36.<br />

32 In realtà poter illustrare anche il modo <strong>di</strong> consistere, fisicamente, <strong>di</strong> un semplice registro <strong>di</strong><br />

protocollo o <strong>di</strong> un altro documento amministrativo (una calligrafia, una legatura particolare, ecc.)<br />

a nostro parere è sempre e comunque un arricchimento delle informazioni, un complemento<br />

importante alle informazioni <strong>archivi</strong>stiche in senso stretto (ovviamente in maniera <strong>di</strong>rettamente<br />

proporzionale anche all’antichità del documento: quin<strong>di</strong> in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> poter registrare mo<strong>di</strong><br />

su<strong>per</strong>ati <strong>di</strong> confezionare documenti <strong>di</strong> questo tipo). Questo <strong>per</strong> <strong>di</strong>re che il valore iconografico<br />

non è mai in fondo trascurabile e prescinde dalla natura (tipologia) dei documenti.<br />

33 4 A. Baricco, I barbari. Saggio sulla mutazione, Milano 2008 (ma prima e<strong>di</strong>zione Roma<br />

2006).<br />

34 Ibid, p. 172.<br />

35 Un surfista sul bagnasciuga che si appresta a gettarsi a cavalcare le onde è l’immagine in<br />

co<strong>per</strong>tina in una recente rie<strong>di</strong>zione del libro <strong>di</strong> Baricco.<br />

36 Vale la pena osservare che il problema non è stato sollevato (ma certamente enfatizzato)<br />

dai mezzi <strong>di</strong> trasporto tipici della modernità. Senza scomodare la letteratura alta, significative<br />

le avventure <strong>di</strong> un giovane e agiato aristocratico lombardo, Gian Giacomo Pizzini (1669-<br />

1734), che «[...] seguì le orme paterne, stu<strong>di</strong>ando a Praga e viaggiando poi in lungo e in largo<br />

<strong>per</strong> tutta Europa tra la fine del Seicento e i primi del Settecento» e, come ricorda una sua<br />

<strong>di</strong>scendente, «si muoveva a pie<strong>di</strong>, con due domestici e un baule, <strong>per</strong>ché considerava questo<br />

l’unico modo adatto <strong>per</strong> visitare e conoscere veramente un paese» (F. Pizzini, Un’ere<strong>di</strong>tà<br />

lombarda. Da Milano alla Franciacorta, Milano 2010, p. 71). Non rimane traccia <strong>per</strong>ò<br />

dell’opinione, in merito, dei due domestici che, durante tutti questi spostamenti, dovevano<br />

avere molto a che fare con il baule.<br />

37 .<br />

38 .<br />

201


Fig. 1.<br />

Sistema Guida generale de<strong>gli</strong> Archivi <strong>di</strong> Stato italiani.<br />

Carta storica dell’Italia nel <strong>per</strong>iodo successivo alla pace <strong>di</strong> Cateau-Cambrésis. Dalla lista a sinistra si accede alle<br />

schede <strong>di</strong> descrizione del contesto storico-istituzionale e dei relativi soggetti produttori


Fig. 2.<br />

Scheda Strumento <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> in siusa relativa all’<strong>archivi</strong>o del Liceo Classico statale Jacopone da To<strong>di</strong>, To<strong>di</strong>.<br />

Nella scheda è presente un elenco <strong>di</strong> link verso le descrizioni inventariali consultabili in ips


Fig. 3.<br />

A sinistra la descrizione del complesso presente in siusa del complesso <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> Fami<strong>gli</strong>a Formiggini, conservato<br />

presso la Biblioteca estense universitaria <strong>di</strong> Modena. A la descrizione dell’inventario collegato


Fig. 4.<br />

Sistema ast. Albero dei soggetti produttori nel formato <strong>di</strong> visualizzazione online


Fig. 5.<br />

Sistema ast: albero dei soggetti produttori nel formato <strong>per</strong> la stampa


Fig. 6.<br />

Il portale pubblico <strong>di</strong> ast. Esempio <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> avanzata


Fig. 7.<br />

Il portale pubblico <strong>di</strong> ast. Scheda unità con immagini


Fig. 8a.<br />

mart, Archivio del ’900, Fondo Tullio Crali. Pagine composte dall’artista nella realizzazione dei suoi “libroni”<br />

Fig. 8b.<br />

mart, Archivio del ’900, Fondo Tullio Crali. Pagine composte dall’artista nella realizzazione dei suoi “libroni”:<br />

interventi grafici <strong>di</strong> Crali<br />

Fig. 9.<br />

mart, Archivio del ’900, Fondo Vittore Grubicy. Pagine del se<strong>di</strong>cesimo a colori nell’inventario a stampa


Fig. 10.<br />

Co<strong>per</strong>tina del secondo volume della collana «Inventari» dell’Archivio del ’900<br />

Fig. 11.<br />

mart, Archivio del ’900, Fondo De<strong>per</strong>o. Pagine del se<strong>di</strong>cesimo a colori nell’inventario a stampa


Figg. 12a, b.<br />

Sistema informativo Archivi storici del <strong>Trentino</strong> - ast.<br />

Progetto <strong>di</strong> uscita a stampa. A<strong>per</strong>ture su un soggetto produttore e su una partizione dell’<strong>archivi</strong>o con<br />

identificazione in colore della posizione sulla ‘mappa’ delle descrizioni <strong>archivi</strong>stiche in<strong>di</strong>viduate<br />

Fig. 13.<br />

Sistema ast. La ‘mappa’ complessiva del sistema <strong>archivi</strong>o-soggetti produttori nella figura ‘<strong>per</strong> insiemi’ e le<br />

relazioni evidenziate in colore<br />

pagina successiva:<br />

Figg. 14., 15.<br />

Restituzione inventariale su file pdf interattivo del fondo Fami<strong>gli</strong>a Pizzini alla Fondazione Museo Storico <strong>di</strong><br />

Rovereto. A sinistra presentazione dell’albero genealogico e a<strong>per</strong>tura della sezione delle immagini. A destra<br />

rimando reciproco dalla scheda descrittiva dell’unità documentale all’immagine relativa


Fig. 16.<br />

Paola Di Bello, La <strong>di</strong>sparition, 1994-1995, collage fotografico (<strong>per</strong> gentile concessione dell’autrice)


Finito <strong>di</strong> stampare nel mese <strong>di</strong> ottobre 2012<br />

Nuove Arti Grafiche - Trento


Archivi del <strong>Trentino</strong>: fonti, strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> e stu<strong>di</strong> - 15<br />

Con questa collana la Provincia autonoma <strong>di</strong> Trento intende contribuire alla conoscenza<br />

e valorizzazione del patrimonio <strong>archivi</strong>stico d’interesse trentino, conservato sia<br />

sul territorio provinciale che fuori <strong>di</strong> esso, attraverso la pubblicazione <strong>di</strong> documenti,<br />

guide, inventari e altri strumenti <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>, nonché tramite la <strong>di</strong>vulgazione <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> sulle<br />

tematiche de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> o basati su fonti <strong>archivi</strong>stiche.<br />

ISBN 978-88-7702-339-1

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