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Caccia - Associazione Cacciatori Bellunesi

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Utero di capriolo<br />

battute nel tardo inverno in Appennino. D’altra parte è nella<br />

natura stessa del capriolo ed è una caratteristica della sua<br />

strategia riproduttiva lo stato di benessere della femmina<br />

come condizione fondamentale per la produzione e sopravvivenza<br />

dei piccoli.<br />

In caso di sofferenza (malattia o scarsa alimentazione) la<br />

stessa investe sul risparmio lasciando perdere i piccoli in gravidanza<br />

o nati predisponendosi in anticipo ad una successiva<br />

riproduzione. Alla luce di questa considerazione trovano<br />

comprensione le variazioni anche consistenti di incremento<br />

di caprioli e allungamento dei periodi dei parti presenti<br />

sull’arco alpino.<br />

Dalle considerazioni sopra espresse ne consegue che la gestione<br />

del capriolo in un ambito riservistico di dimensioni<br />

ridotte, dove spesso i prelievi sono al limite superiore del<br />

consentito (sostenibile), devono poter disporre almeno ad<br />

foto tratte dalla tesi di laurea di Elisabetta Fazzi in medicina veterinaria con il prof. Romanzin<br />

uso interno di una serie<br />

di dati ulteriori rispetto<br />

ai semplici censimenti<br />

su aree campione. Da<br />

questi censimenti si<br />

rileva la struttura e il<br />

rapporto giovani/adulti<br />

(con qualche errore<br />

anche consistente sulle<br />

femmine), senza contare<br />

poi che questi censimenti<br />

vengono fatti a<br />

fine aprile con fasi sociali<br />

in forte evoluzione<br />

con cambiamenti possibili<br />

nell’arco di pochi<br />

giorni. Assumono quindi<br />

un’efficacia gestionale<br />

due semplici rilievi<br />

Ovaio integro<br />

che non comportano<br />

grande impegno e anche<br />

di facile rilevazione<br />

Ovaio sezionato (con corpo luteo in evidenza)<br />

oltre che lettura. Il primo è quello del rapporto femmine/piccoli<br />

da rilevarsi nella prima uscita di caccia tramite una scheda<br />

compilata da tutti i cacciatori. Il secondo, solo apparentemente<br />

più complesso, consiste nell’osservare nelle femmine<br />

abbattute i corpi lutei.<br />

È sufficiente un corso di formazione per insegnare a raccogliere<br />

l’utero e le ovaie ed il successivo esame è realizzabile<br />

in loco o nei centri di controllo ove esistenti.<br />

I due dati così raccolti consentono un effettivo ed efficace<br />

monitoraggio con la possibilità di calibrare annualmente<br />

i prelievi che non possono essere come spesso succede rispondenti<br />

o paralleli al numero dei cacciatori della riserva.<br />

Effetto della classe di fecondità sul KFI. Confronto fra il numero potenziale e osservato di piccoli per femmina.<br />

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