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classificato al termine di un torneo non p<strong>re</strong>cisamente affollato: sei partecipanti.<br />

Con qualche enfasi, possiamo senz’altro dichiara<strong>re</strong> che il professor Tor<strong>re</strong> è così il primo<br />

(e finora unico) campione italiano assoluto che sia stato esp<strong>re</strong>sso dallo scacchismo torinese.<br />

Di lui non si sa molto di più: negli anni successivi non partecipò ad altri tornei di<br />

rango. Fu appassionato di problemistica e condusse con eccellenti risultati varie partite<br />

per corrispondenza. Morì nel 1921.<br />

Un notaio veneziano alla “Gazzetta”<br />

Negli anni a cavallo dei due secoli la Torino scacchistica pa<strong>re</strong> segnalarsi soprattutto per<br />

<strong>una</strong> sua antica vocazione: quella editoriale. Già abbiamo citato le due rubriche settimanali,<br />

che venivano tenute con <strong>re</strong>golarità da soci della nascente Sst. Ma la prima in ordine<br />

di tempo, e la più importante, fu quella pubblicata dalla torinese “Gazzetta letteraria” a<br />

parti<strong>re</strong> dal 1884. Vi entravano notiziari, partite scelte e commentate, pagine di teoria e<br />

di strategia rivolte in special modo ai principianti. Il curato<strong>re</strong> era nientemeno che Carlo<br />

Salvioli, il notaio veneziano che quasi cinquant’anni di studi e pubblicazioni av<strong>re</strong>bbero<br />

consacrato come il primo grande teorico italiano moderno. La summa del suo lavoro,<br />

comp<strong>re</strong>si gli articoli e le riflessioni che via via uscivano sulla “Gazzetta” torinese, fu poi<br />

pubblicata nei quattro volumi de “La partita d’oggi”, che rimase per lunghissimo tempo<br />

il trattato di riferimento in lingua italiana sul gioco degli scacchi. Un’opera straordinaria,<br />

che ebbe larga risonanza internazionale: “Un lavoro titanico – scrisse la rivista belga<br />

“L’Echiquier” – che deve trovar posto sul tavolo di ogni giocato<strong>re</strong> di torneo”.<br />

In quell’età ruggente il nome di Torino si associa anche a <strong>una</strong> piccola curiosità storica.<br />

Nel 1911 si svolse a San<strong>re</strong>mo la prima manifestazione internazionale organizzata in<br />

Italia. Era stata indetta per celebra<strong>re</strong> il cinquantenario dell’Unità nazionale, e comp<strong>re</strong>ndeva<br />

un torneo maschile e uno femminile. Quello maschile fu vinto dallo svizzero Hans<br />

Fahrni: vi p<strong>re</strong>sero parte, fra gli altri, Richard Reti, Isidor Gunsberg e il già affermato<br />

Stefano Rosselli del Turco. In quello femminile si impose la signorina Kate Finn, di<br />

Londra. L’unica italiana in gara, che per la verità non brillò per sagacia scacchistica,<br />

fu <strong>una</strong> nobildonna torinese, la non meglio circostanziata contessa Fossati. Un’autentica<br />

pioniera, l’antenata di quelle non f<strong>re</strong>quenti, ma certamente coraggiose, scacchiste torinesi<br />

che di quando in quando, nel corso dei decenni, punteggeranno di successi la piccola<br />

storia dell’agonismo cittadino.<br />

Carlo Savioli, il teorico<br />

degli scacchi moderni<br />

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