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Cocozza, Carlo Rossi, Cacco, Castaldo, Di Paolo, Mola e Braschi, olt<strong>re</strong> naturalmente a<br />

Spartaco. Quattro M.I. e quattro M.F., racchiusi in un range di neppu<strong>re</strong> cento punti Elo:<br />

da 2414 a 2317. Sarno è partito fortissimo, battendo al secondo e al terzo turno Contin e<br />

Aldrovandi, i due rivali più pericolosi. Con <strong>una</strong> saggia gestione del torneo si è p<strong>re</strong>sentato al<br />

nono turno con mezzo punto di vantaggio su Contin. Due patte sulle prime due scacchie<strong>re</strong><br />

hanno infine consegnato a Sarno la storica vittoria. Giornali e televisioni ci si sono buttati:<br />

forse un po’ romanzando gli avvenimenti, com’è inossidabile costume. Ma l’alloro <strong>re</strong>sta, e<br />

non si potrà sgualci<strong>re</strong> col tempo. La Sst lo sente un pochino anche suo. E a buon diritto può<br />

adesso cor<strong>re</strong>gge<strong>re</strong> quella frase scritta fra pa<strong>re</strong>ntesi al Capitolo 1 di questa storia, quando si<br />

racconta la vittoria del professor Tor<strong>re</strong> al Torneo nazionale del 1892: non è più lui, oggi, il<br />

solo campione italiano esp<strong>re</strong>sso dallo scacchismo torinese.<br />

E infine, arrivò Garry<br />

Per un giorno, alla Torino scacchistica è sembrato di rivive<strong>re</strong> la leggendaria giornata del<br />

marzo 1923, quella della visita di Aleksandr Alechin. Questa <strong>volta</strong> l’ospite era nientemeno<br />

che Garry Kasparov, l’Alechin di oggi. E’ arrivato il 13 maggio: ventiquattr’o<strong>re</strong> di<br />

soggiorno per la p<strong>re</strong>sentazione del suo nuovo libro: “I miei grandi p<strong>re</strong>decessori”.<br />

Ness<strong>una</strong> esibizione alla scacchiera, ma in compenso <strong>una</strong> festosa cerimonia, <strong>una</strong> serie di<br />

chiacchierate, <strong>una</strong> infinità di fotografie e autografi. Il clou, la mattina del 14: ad Atrium,<br />

l’astronave olimpica impiantata in piazza Solferino, Kasparov ha incontrato <strong>una</strong> folla di<br />

scacchisti che debordava letteralmente dal salone. Fra i tanti erano venuti il nuovo capo<br />

della Fsi, Franco Pedrazzini, il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, e Paolo F<strong>re</strong>sco.<br />

Kasparov ha parlato molto di sé, e un poco anche dei suoi p<strong>re</strong>decessori, i protagonisti del<br />

libro. Ha risposto a tutte le domande, si è fatto intervista<strong>re</strong> dalle televisioni, ha invitato gli<br />

italiani a gioca<strong>re</strong> di più a scacchi. E’ sembrato soddisfatto e appagato dalla vita, dopo <strong>una</strong><br />

lunga carriera inquieta, fitta di polemiche. Quel titolo formale di Campione del mondo,<br />

che gli manca ormai da diversi anni, non lo infastidisce più. A quarantun anni compiuti,<br />

Kasparov è di fatto il p<strong>re</strong>sidente di un’azienda che porta il suo nome: a occuparlo sono<br />

l’attività promozionale, l’allargamento del business, la ricerca di nuove nicchie di mercato,<br />

la <strong>re</strong>dditività degli investimenti.<br />

Speriamo che continui a ricordarsi di gioca<strong>re</strong> a scacchi. Almeno fino al 2006, quando ci<br />

aspettiamo di rivederlo a Torino, capitano dell’imbattibile squadra russa.<br />

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