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5 a 4 dai torinesi (Corgnati, Fabbri, Migliardi, G. Ponzetto, Actis, Moncelli, Maggini,<br />

Merlini, Pezzuto). Nel secondo, a Torino, l’esito si ribalta: 6 a 5 per i milanesi (alla<br />

formazione p<strong>re</strong>cedente si aggiungono Mammola e Grinza). Il terzo incontro, di nuovo<br />

a Milano, è trionfale per la Sst: 7 a 2 (Migliardi, Corgnati, Actis, Moncelli, Grinza,<br />

Mammola, Villone, Settis, Puleo). Ma i milanesi si riportano in parità vincendo l’ultimo<br />

incontro a Torino per 4 a 3, contro Fabbri, Actis, Moncelli, Mammola, Settis, Storchi,<br />

De Barberis.<br />

L’effetto Fischer<br />

Il match mondiale del ’72 a Rejkiavik tra il ciclone americano Bobby Fischer e il<br />

detento<strong>re</strong> del titolo, il sovietico Boris Spasski, elettrizza gli scacchi occidentali. Una<br />

<strong>volta</strong> tanto, anche l’Italia ne è scossa positivamente. I giornali dedicano ampi notiziari<br />

quotidiani agli avvenimenti islandesi, e l’inte<strong>re</strong>sse per gli scacchi, in quella felice estate,<br />

c<strong>re</strong>sce come mai era successo. A Torino la Sst si era da poco spostata al Bar Pino,<br />

all’angolo fra corso San Martino e via Boucheron. Qui, nonostante l’innesto delle giovani<br />

leve, i soci formalmente iscritti erano scesi al minimo storico di <strong>una</strong> quarantina.<br />

L’effetto Fischer compì il miracolo: nel giro di un anno o poco più i soci balzarono alla<br />

stratosferica vetta di 530. Era giunto il tempo di un salto di qualità.<br />

Il match Spasski-Fischer:<br />

<strong>una</strong> iniezione d’entusiasmo<br />

per gli scacchi<br />

mondiali<br />

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