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Febbraio 2009 - Anno 5 - Università degli Studi di Torino

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febbraio ‘09<br />

Storia <strong>di</strong> un <strong>di</strong>sincanto<br />

Viaggio tra chi non crede o non ha mai creduto negli ideali e negli schieramenti politici<br />

D<br />

estra o sinistra? Eskimo o bom- nella rappresentanza politica italiana,<br />

ber? Minestrina o minestrone? le <strong>di</strong>fferenze sono poche, quasi nul-<br />

Come cantava Gaber la <strong>di</strong>versità, le». Perché in effetti i ragazzi che nelle<br />

se esiste, è <strong>di</strong>ffi cile da trovare. Al- mattine torinesi passeggiano in centro,<br />

meno oggi, in quest’Italia <strong>di</strong> grillini e veltru- mano nella mano o con la testa bassa,<br />

scones. Ideologia come affermazione <strong>di</strong> “un credono nelle <strong>di</strong>fferenze. Non credo-<br />

pensiero e del suo perché con la scusa <strong>di</strong> un no nell’Italia, però. E questo trasforma<br />

contrasto che non c’è” è una frase che i gio- la loro <strong>di</strong>sillusione in menefreghismo.<br />

vani, anche quelli che Gaber non lo hanno «Differenze tra i due schieramenti? No,<br />

mai ascoltato, sottoscrivono. «Sono apoliti- nessuna»; sorride, Davide, studente <strong>di</strong><br />

ca perché la politica mi fa schifo»: Martina, psicologia <strong>di</strong> 20 anni; <strong>di</strong>ce che in Italia<br />

21 anni, studentessa <strong>di</strong> lingue, è <strong>di</strong>sillusa,<br />

nei suoi occhi la rassegnazione. «Purtroppo<br />

non seguirla è <strong>di</strong>ffi cile, ma resta comunque<br />

un sistema, quello italiano, scandaloso: non<br />

c’è proprio nessuna <strong>di</strong>fferenza tra destra e<br />

sinistra». Martina una speranza ce l’ha, ma<br />

non è il trionfo della giustizia proletaria o<br />

delle truppe cammellate: «Andarmene dall’Italia:<br />

solo così forse potrò interessarmi <strong>di</strong><br />

politica senza scandalizzarmi».<br />

Avanza il “partito dei <strong>di</strong>sillusi”, quelli per cui “destra e sinistra sono tutti uguali”. Sopra: spillette<br />

Viviana, 25 anni, studentessa <strong>di</strong> ingegneria,<br />

cammina svelta lungo i portici <strong>di</strong> via Po:<br />

“politiche” usate come gadget. Accanto: i segnali stradali possono avere connotazione ideologiche<br />

«Nessun orientamento politico, come po- «si pensa più al guadagno personale che al politici – <strong>di</strong>ce convinto – pensano solo ai destra, «nonostante tutto». «Stipen<strong>di</strong> d’oro,<br />

trei averne? Ognuno pensa ai suoi interessi, governo del Paese». Politicamente Davide loro affari. Sono tutti uguali, sinistra o de- profi tti incre<strong>di</strong>bili: la gente è più furba <strong>di</strong><br />

non c’è nessun politico che mi rappresen- non si schiera, perché «non mi riconosco stra: si cade solo dalla padella nella brace». quello che loro (i politici ndr) credono, non<br />

ti». C’è anche chi, come Duccio, venticin- da nessuna parte».<br />

«Hanno le orecchie tappate, tutti, sono si fa fregare», afferma decisa Genny. Sarà.<br />

quenne studente <strong>di</strong> lettere, crede ancora Kevin ha 17 anni e stu<strong>di</strong>a all’Alberghiero. tutti della stessa pasta»: non usa mezzi ter- Ciò che si legge nella maggior parte dei ra-<br />

che «ci sia una <strong>di</strong>fferenza abissale tra de- Ancora non può votare, ma non ha impormini Genny, <strong>di</strong>ciannovenne studentessa <strong>di</strong> gazzi è <strong>di</strong>sgusto per la politica italiana, più<br />

stra e sinistra. Purtroppo però nella realtà, tanza: «Comunque non voterei, perché i economia. Che si defi nisce comunque <strong>di</strong> che <strong>di</strong>sinteresse. Tranne alcuni casi. Come<br />

Ha ragione Carlin Petrini a <strong>di</strong>re che la<br />

scelta del cibo è una scelta politica.<br />

Qualcuno l’ha vissuta al liceo, quando<br />

ai <strong>di</strong>stributori <strong>di</strong> cibo trovava i volantini<br />

del collettivi con l’invito a boicottare<br />

Nestlé, Cola Cola e le altre multinazionali.<br />

La politica può, almeno in teoria,<br />

infl uenzare la pancia, la razionalità può<br />

predominare sugli appetiti.<br />

Ma gli studenti, nella loro pausa pranzo,<br />

scelgono cosa ingerire in base alle<br />

ideologie? Si lasciano davvero in<strong>di</strong>rizzare<br />

dai <strong>di</strong>ktat politici, come quelli del<br />

ministro dell’agricoltura Luca Zaia, che,<br />

prima <strong>di</strong> Natale, suggerì “<strong>di</strong> cominciare<br />

lo sciopero dell’ananas”?<br />

Alla mensa <strong>di</strong> via Principe Amedeo,<br />

due ragazze, guardando sbigottite,<br />

non capiscono il senso della domanda<br />

e rispondono “non so, non credo, boh,<br />

forse”. Tergiversano. Alla domanda sulla<br />

pizza, se sia <strong>di</strong> destra o <strong>di</strong> sinistra,<br />

rispondono che è popolare, ma non<br />

nel senso <strong>di</strong> “Partito Popolare Italiano”,<br />

quin<strong>di</strong> del centro cattolico. Intendono<br />

“<strong>di</strong> tutti”, senza <strong>di</strong>fferenze. «Anche la<br />

pia<strong>di</strong>na è popolare», afferma una <strong>di</strong><br />

loro. «Sono sociali, della destra e della<br />

sinistra sociale», ironizza un ragazzo<br />

capellone e occhialuto seduto al tavolo.<br />

Pure le insalate appartengono a<br />

questa corrente bipartisan, anche se<br />

sono apprezzate quasi esclusivamente<br />

dalle ragazze.<br />

5<br />

Dalle abitu<strong>di</strong>ni culinarie <strong>degli</strong> studenti<br />

possiamo dedurre qualche cosa delle<br />

loro idee politiche.<br />

Il fi glio <strong>di</strong> papà, con altissime probabilità<br />

appartenente all’elettorato<br />

berlusconiano, amerebbe andare al<br />

ristorante del Cambio, e invece si deve<br />

accontentare <strong>di</strong> una pizzeria con menù<br />

a prezzo fi sso tra i sei e i quin<strong>di</strong>ci euro: è<br />

garanzia <strong>di</strong> una pausa pranzo rilassante<br />

e comoda, con la sicurezza <strong>di</strong> mangiare<br />

un piatto sano e ben preparato. Con<br />

altrettante possibilità, lo stesso rifi uterebbe<br />

un invito a mangiarsi un kebab<br />

in uno dei sette ven<strong>di</strong>tori <strong>di</strong> via Po. Il<br />

panino viene reputato <strong>di</strong> sinistra dalla<br />

quasi totalità delle persone intervista-<br />

te. Contro i kebab si schierano anche<br />

gli studenti leghisti che al grido <strong>di</strong> “sì<br />

polenta, no cous cous”, <strong>di</strong>fendono il cibo<br />

natìo dall’invasione <strong>di</strong> quelli etnici<br />

e del panino “arabo” (in realtà turco),<br />

<strong>di</strong>menticando che il loro piatto pre<strong>di</strong>letto<br />

è fatto <strong>di</strong> mais (chiamato anche<br />

granoturco), cereale non proprio d’origine<br />

padana, semmai americana.<br />

Il tanto <strong>di</strong>scusso e o<strong>di</strong>ato McDonald<br />

rimane abbastanza fuori dalle logiche<br />

politiche: molti lo evitano per motivi <strong>di</strong><br />

gusto. Osservando i clienti della pausa<br />

pranzo al ristorante <strong>di</strong> piazza Castello<br />

si notano quasi esclusivamente giovani<br />

delle periferie o della provincia.<br />

Potrebbero rientrare nelle categorie<br />

dell’elettorato del centro-destra, ma<br />

qui gli aspetti socio-culturali, emulativi<br />

e conformisti, hanno la meglio sulla politica<br />

nelle loro scelte gastronomiche.<br />

La mensa universitaria <strong>di</strong> via Principe<br />

Amedeo è invece un terreno neutro,<br />

abbastanza pluralista da poter ospitare<br />

tutte le categorie <strong>di</strong> studenti. L’E<strong>di</strong>su,<br />

per <strong>di</strong>fferenziare l’offerta, propone<br />

mensilmente dei menù a base <strong>di</strong> pasti<br />

regionali o etnici. Tuttavia non ha ancora<br />

pensato a un menù <strong>di</strong> destra e uno<br />

<strong>di</strong> sinistra ispirati dalla famosa canzone<br />

<strong>di</strong> Giorgio Gaber, nelle sue versioni del<br />

1994 e del 2001. Una bella minestrina, la<br />

DOSSIER/ DESTRA<br />

O SINISTRA?<br />

le tre ragazzine con cinture luccicanti<br />

e scarpette all’ultimo grido,<br />

che alle sole parole “destra sinistra”<br />

si allontanano rapide con un corale<br />

e collettivo (<strong>di</strong> sinistra?) «no, no,<br />

no, non ci interessa niente». E poi<br />

c’è chi <strong>di</strong>ce, come il ragazzo incontrato<br />

a piazza Castello (che preferisce<br />

rimanere anonimo, senza nome<br />

e senza età), che «la <strong>di</strong>fferenza<br />

tra destra e sinistra c’è, nonostante<br />

io non capisca niente <strong>di</strong> politica».<br />

Concludendo che «comunque mi<br />

defi nisco un ragazzo <strong>di</strong> destra».<br />

Concludendo.<br />

Ma la sintesi migliore dello stato<br />

d’animo <strong>di</strong> questa gioventù che<br />

va in giro svestita <strong>di</strong> ideologie, la<br />

dà Stefania, 18 anni, studentessa <strong>di</strong><br />

psicologia: «Ognuno tira acqua al<br />

suo mulino, i politici possono solo<br />

più <strong>degli</strong> altri». Perché, conclude,<br />

«qualsiasi potere, alla fi ne, ti prende<br />

per il culo». Voterai alle prossime<br />

elezioni? «Nonostante tutto, sì,<br />

voterò; perché non possiamo fare<br />

altrimenti». Sicura?<br />

Gaetano Veninata<br />

Se l’ideologia<br />

finisce nel piatto<br />

patata “spappolata nel puré”, il culatello<br />

e la cioccolata svizzera son <strong>di</strong> destra; il<br />

minestrone, la patata (“per natura”), la<br />

mortadella (in ricordo <strong>di</strong> Romano Pro<strong>di</strong>?)<br />

e la Nutella (<strong>di</strong> veltroniana memoria)<br />

rientrano nel menù <strong>di</strong> sinistra.<br />

Terminate le lezioni pomeri<strong>di</strong>ane, si<br />

parte con gli “happy hours”.<br />

Intuitivamente, i ragazzi del centro-destra,<br />

un po’ eleganti e un po’ alla moda,<br />

preferiscono i locali cool e in del Quadrilatero<br />

Romano e <strong>di</strong> piazza Vittorio<br />

(ben descritti da Giuseppe Culicchia nel<br />

suo ultimo romanzo “Brucia la città”).<br />

Questi locali dal design minimalista, un<br />

po’ fashion, potrebbero anche attrarre<br />

sperduti giovani del Partito Democratico<br />

che, in un momento <strong>di</strong> confusione,<br />

hanno scambiato il bar per la sede. Per<br />

quanto riguarda le bevande, se a destra<br />

i cocktail la fanno da padrone, per i leghisti<br />

l’importante è che ci sia “più rum<br />

e meno rom”, mentre a sinistra si pre<strong>di</strong>ligono<br />

bar con una buona selezione <strong>di</strong><br />

birre e <strong>di</strong> vini.<br />

Una volta le bionde erano preferite a<br />

destra, mentre i calici <strong>di</strong> rosso erano<br />

amati a sinistra, ma ora queste bevande<br />

sono molto “popolari” o “sociali”. Segnale<br />

che il muro ideologico è caduto,<br />

anche a tavola.<br />

Andrea Giambartolomei

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