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“Parchi e Giardini storici del Friuli Venezia Giulia” in formato pdf

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BREVE STORIA DEL GIARDINO IN FRIULI VENEZIA GIULIA<br />

costituisce un ideale completamento <strong>del</strong> progetto simbolico svolto negli <strong>in</strong>terni, a<br />

orig<strong>in</strong>are una mappa etica <strong>del</strong> credente, cui veniva rivolto il messaggio <strong>del</strong>la pace<br />

<strong>in</strong>teriore conquistata attraverso un percorso contemplativo e salvifico 17 .<br />

Analoga concezione didascalica, sia pure <strong>in</strong> chiave m<strong>in</strong>ore e meno aulica <strong>in</strong> riferimento<br />

all’ambientazione rurale <strong>del</strong> contesto, si osserva nel corredo statuario <strong>del</strong><br />

complesso abbaziale di Rosazzo, anch’esso di pert<strong>in</strong>enza patriarcale (fig. 8).<br />

Colpisce la sistemazione di questo <strong>in</strong>sieme ornamentale che c<strong>in</strong>ge il belvedere<br />

<strong>del</strong>l’antico monastero rosacense – Monasterium rosarum, <strong>del</strong>le rose, emblema<br />

<strong>del</strong>la Verg<strong>in</strong>e – su uno scenario d’<strong>in</strong>comparabile bellezza, situato a ideale dom<strong>in</strong>io<br />

<strong>del</strong> paesaggio coll<strong>in</strong>are circostante, composto da ameni poggi e vigneti 18 .<br />

Per quanto riguarda <strong>in</strong>vece il <strong>Friuli</strong> imperiale, durante il XVIII secolo anche Gorizia<br />

conobbe uno slancio particolare, <strong>in</strong> città e nell’ambito territoriale storicamente<br />

ad essa collegato 19 : la stabilità politica conseguita dopo le guerre gradiscane tra<br />

<strong>Venezia</strong> e l’Austria (1616-17) <strong>in</strong>centivò la nobiltà locale ad <strong>in</strong>tensificare l’utilizzo<br />

agricolo <strong>del</strong> territorio e a <strong>in</strong>nalzare dimore padronali annesse a complessi rurali<br />

nella fascia coll<strong>in</strong>are <strong>in</strong>centrati sull’attività viti-v<strong>in</strong>icola, nel Collio cormonese f<strong>in</strong>o<br />

alla valle <strong>del</strong> fiume Vipacco, oltre che nella fascia pianeggiante <strong>del</strong>l’isont<strong>in</strong>o e nell’area<br />

tra Aiello e Aquileia. I mo<strong>del</strong>li tipologici variavano a seconda <strong>del</strong>la composita<br />

estrazione culturale <strong>del</strong>la committenza: a ridosso <strong>del</strong> conf<strong>in</strong>e prevalsero mo<strong>del</strong>li<br />

prossimi a quelli <strong>del</strong>la pianura veneto-friulana, <strong>in</strong> altre fasce geografiche si optò per<br />

soluzioni più funzionali – con brevi giard<strong>in</strong>i relazionati al contesto agricolo circostante<br />

– o legate ai mo<strong>del</strong>li <strong>in</strong>ternazionali, diffusi presso la corte viennese.<br />

Particolare soluzione paesaggistica fu attuata a Strassoldo, nella bassa pianura,<br />

ove sorgevano i manieri <strong>del</strong>l’omonima famiglia feudale: nel corso <strong>del</strong> Settecento<br />

furono trasformati secondo i nuovi pr<strong>in</strong>cipi d’ornamento i comprensori sia <strong>del</strong> fortilizio<br />

superiore (Castello di Sopra), con sistemazione <strong>del</strong> giard<strong>in</strong>o secondo aggraziati<br />

moduli formali, sia di quello <strong>in</strong>feriore (Castello di Sotto), con apparati<br />

d’ornamento strettamente relazionati alla natura <strong>del</strong> luogo, dom<strong>in</strong>ato dalla presenza<br />

<strong>del</strong>l’acqua. Proprio questo elemento portò alla creazione di una struttura<br />

s<strong>in</strong>golare, un giard<strong>in</strong>o d’acqua formalmente scompartito: un unicum nella nostra<br />

regione che rimanda, sia pure <strong>in</strong> forme ridotte, agli impianti formali di derivazione<br />

r<strong>in</strong>ascimentale e alle sistemazioni olandesi seicentesche per il ruolo svolto<br />

dai canali che lo lambiscono 20 .<br />

Gorizia, antica città comitale poi dom<strong>in</strong>io asburgico, sviluppata alla confluenza<br />

dei fiumi Isonzo e Vipacco, conobbe nel Settecento grande espansione, dovuta a<br />

un <strong>in</strong>cremento economico che comportò un notevole sviluppo urbanistico. Pur<br />

non mancando le dimore illustri precedenti – Schönhaus dei Lantieri, le realizzazioni<br />

dei Rabatta o degli Strassoldo –, un più deciso fervore culturale caratterizzò<br />

il periodo e si espresse <strong>in</strong> tutta una serie di accademie e società. Grande attivismo<br />

animò il conte Sigismondo d’Attems, studioso e mecenate, che – grazie alle<br />

sue relazioni con gli ambienti di corte viennesi – favorì la carriera presso gli<br />

Asburgo <strong>del</strong>l’architetto Nicolò Pacassi. Costui divenne famoso a Vienna proprio<br />

per l’alta qualità <strong>del</strong>le sue realizzazioni ove le correnti artistiche francesi trovavano<br />

armonica s<strong>in</strong>tesi con il barocco austriaco e con le peculiarità <strong>del</strong> paesaggio.<br />

Sigismondo aveva affidato a Pacassi i progetti <strong>del</strong> suo palazzo cittad<strong>in</strong>o e forse<br />

anche <strong>del</strong>la Villa di Piedimonte (fig. 9), alla quale il conte aveva dedicato le sue

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