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“Parchi e Giardini storici del Friuli Venezia Giulia” in formato pdf

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BREVE STORIA DEL GIARDINO IN FRIULI VENEZIA GIULIA<br />

dopo la morte. I giard<strong>in</strong>i rappresentavano lo spazio privilegiato <strong>del</strong>le accademie,<br />

ambienti esclusivi <strong>in</strong> cui, entro fittizie cornici agresti e <strong>in</strong> una mess<strong>in</strong>scena da<br />

Eden laico, si svolgevano le riunioni degli Arcadi. Gli Sventati a Ud<strong>in</strong>e e gli Arcadi<br />

romano-sonziaci a Gorizia riproponevano il mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong>le adunanze romane agli<br />

Orti Farnesiani, si occasionavano scambi e curiosità <strong>in</strong> cui rientravano, pur marg<strong>in</strong>almente,<br />

gli <strong>in</strong>teressi scientifici, come filo conduttore di quell’attenzione per la<br />

natura che, con altri accenti, passando al vaglio degli Illum<strong>in</strong>isti, venne poi riproposto<br />

lungo il XVIII secolo. In questo ambito nel 1762 si costituì a Ud<strong>in</strong>e la Società<br />

di agricoltura pratica, grazie alle idee riformatrici di Antonio Zanon e dei<br />

conti Fabio Asqu<strong>in</strong>i e Lodovico Ottelio. Essa divenne l’organismo sostenitore, <strong>in</strong><br />

un <strong>Friuli</strong> economicamente depresso, di un r<strong>in</strong>novamento agrario mediante pratiche<br />

colturali già sperimentate <strong>in</strong> altri paesi europei 23 . Come tutte le associazioni<br />

di studi agronomici sorte nel Settecento, anche quella ud<strong>in</strong>ese <strong>in</strong>terpretò i valori<br />

e lo spirito illum<strong>in</strong>ista: scienza sperimentale, libera <strong>in</strong>iziativa, progresso economico.<br />

La natura, come terra e agricoltura, veniva reputata fondamento di ogni<br />

sviluppo economico e sociale. Si voleva <strong>in</strong>nanzitutto sollecitare un diverso atteggiamento<br />

<strong>del</strong> ceto proprietario, tramite un maggiore co<strong>in</strong>volgimento nel processo<br />

produttivo, dato che abitualmente le pratiche <strong>del</strong>l’economia agricola erano demandate<br />

a fattori, gastaldi o semplicemente ai coloni, che si affidavano a usanze<br />

collaudate evitando ogni tipo di sperimentazione. In <strong>Friuli</strong> ben due organismi,<br />

quello ud<strong>in</strong>ese e – sul versante asburgico – quello di Gorizia, esercitarono la loro<br />

attività. La scarsa adesione dei proprietari terrieri friulani ad assecondare i progetti<br />

<strong>del</strong>l’Associazione ud<strong>in</strong>ese non consentì che questa divenisse strumento <strong>del</strong>l’auspicato<br />

sviluppo socioeconomico, ciò non limitò tuttavia l’impegno costante e<br />

fattivo di em<strong>in</strong>enti personaggi come Antonio Zanon, che anche sul tema <strong>del</strong> giard<strong>in</strong>o<br />

espresse le sue conv<strong>in</strong>zioni: lo considerava essenzialmente un museo-laboratorio<br />

dest<strong>in</strong>ato a f<strong>in</strong>alità scientifiche, per cui il suo mo<strong>del</strong>lo di riferimento era<br />

quello realizzato dal nobile veneto Filippo Farsetti a Santa Maria di Sala 24 .<br />

La diffusione <strong>del</strong> giard<strong>in</strong>o – non limitata esclusivamente a complemento <strong>del</strong>le dimore<br />

nobiliari ma a scopi conoscitivi – suscitò anche appassionate curiosità botaniche,<br />

come accadde nella realizzazione <strong>del</strong>l’erudito Gian Giuseppe Liruti e<br />

tuttavia, accanto a questi <strong>in</strong>teressi scientifici, si assisteva ad un significativo mutamento<br />

nel modo di pensare al giard<strong>in</strong>o, a livello teorico e compositivo, co<strong>in</strong>volgendo<br />

le sue componenti estetiche e funzionali. Si stava diffondendo la nuova<br />

cultura che suggestionò fortemente gli spiriti più ricettivi <strong>in</strong> ambito europeo, alimentando<br />

la discussione estetico-letteraria sul tema, <strong>in</strong> una nuova def<strong>in</strong>izione<br />

<strong>del</strong> rapporto tra sensibilità e natura.<br />

Era <strong>in</strong>fatti sorto <strong>in</strong> Inghilterra, a partire dal 1730, il giard<strong>in</strong>o def<strong>in</strong>ito paesaggistico<br />

(landscape garden) 25 . Nel Settecento – il secolo dei giard<strong>in</strong>i per antonomasia – si<br />

stava affermando, di contro ai mo<strong>del</strong>li formali diffusi <strong>in</strong> tutta Europa <strong>del</strong> cosiddetto<br />

giard<strong>in</strong>o architettonico alla francese, un gusto assai diverso che trovava<br />

espressione <strong>in</strong> composizioni paesaggistiche che rifiutavano i pr<strong>in</strong>cipi di regolarità<br />

e simmetria, per ricercare all’<strong>in</strong>verso un ben calcolato disord<strong>in</strong>e mediante percorsi<br />

<strong>in</strong> cui la l<strong>in</strong>ea curva – teorizzata nel XVIII secolo come la l<strong>in</strong>ea <strong>del</strong>la bellezza<br />

– si sostituiva alla retta. La natura era <strong>in</strong>tesa non solo come mo<strong>del</strong>lo da cui trarre<br />

ispirazione ma anche come materia da comporre secondo la libera sensibilità <strong>in</strong>-

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