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La nostra MISSIONE, Le nostre AZIONI. - Avis

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20<br />

B I L A N C I O S O C I A L E 2 0 0 9<br />

e IDentItà DI aVIs tosCana<br />

ti da un sentimento che non era altruismo, ma soltanto senso del vivere civilmente in<br />

una società solidale, i donatori formarono nelle città più importanti le sezioni avisine.<br />

Nessun dirigente aveva finanziamenti e le eventuali spese - telefono, posta o altro<br />

- erano sostenute dagli stessi, e per molto tempo fu così. Precorrendo i tempi, con<br />

l’intuito che lo distingueva, Bruno Bertoletti convocò a Firenze, nel lontano 1972, i<br />

presidenti delle sezioni capoluogo di provincia o di città importanti. Quattordici persone.<br />

Ci riunimmo in alcuni locali dell’ospedale S. Giovanni di Dio (dove ora è la sede<br />

della comunale di Firenze e della regionale) e decidemmo di costituire la sezione<br />

regionale dell’Associazione. Nacque così l’<strong>Avis</strong> Regionale Toscana.<br />

Furono presi contatti con l’allora Assessore alla Sanità della Regione, Vestri e cominciò<br />

la collaborazione con gli enti pubblici. <strong>Le</strong> amministrazioni pubbliche capirono il problema,<br />

ma capirono soprattutto che la soluzione sarebbe venuta soltanto collaborando<br />

con la neonata Associazione. Successivamente furono costituiti i gruppi Fratres e<br />

della Pubblica Assistenza, oltre che altri gruppetti più piccoli. Ma l’<strong>Avis</strong> attirò l’attenzione<br />

e la simpatia di molti cittadini e il consenso aumentò ogni giorno. A Pisa, e me<br />

ne riconosco, con orgoglio (che mi sia consentito o no) il merito, capimmo la necessità<br />

di contattare gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado per iniziare i giovani alla<br />

conoscenza di valori umani di civiltà e di solidarietà. Iniziò così la collaborazione con<br />

il Provveditorato agli Studi. Ma occorreva che, per primi, i dirigenti associativi fossero<br />

a conoscenza dei problemi ed avessero, una benché minima cultura della medicina<br />

trasfusionale. Così cominciammo dei corsi serali tenuti dal Direttore del Centro Prof.<br />

Fosella, mentre altre attività furono fatte proprie dal consiglio regionale e diffuse in<br />

tutta la regione. Poiché in tutto il territorio nazionale non esisteva un servizio trasfusionale<br />

organizzato, l’<strong>Avis</strong> Regionale Toscana (forse la prima dopo la Lombardia)<br />

cominciò “l’esportazione” della sua esperienza su altri territori diffondendo i principi<br />

della donazione volontaria. Compito che ancora assolve in maniera encomiabile, ovviamente<br />

con metodi diversi da quelli iniziali anche per il progresso della tecnologia<br />

dei mezzi di comunicazione e con l’aiuto finanziario degli enti pubblici.<br />

L’<strong>Avis</strong> Toscana per prima, si fece promotrice della presentazione a livello regionale, di<br />

nuove norme che regolassero tutta l’attività inerente ai problemi in questione.<br />

Successivamente, e con il trascorrere del tempo ed il progresso scientifico della medicina<br />

trasfusionale, anche lo Stato ha sentito il dovere di intervenire con leggi e norme<br />

da estendere su tutto il territorio nazionale.<br />

Anche in questo l’<strong>Avis</strong> non è stata seconda a nessuno: ha dimostrato, e lo dimostra<br />

sempre, il suo ruolo specifico ed essenziale per la diffusione dei concetti basilari che<br />

devono essere primari per una convivenza partecipe e solidale fra tutti i cittadini in<br />

assoluta libertà di opinioni, di censo e di credenze religiose. Gli effetti si conoscono<br />

poiché, in particolar modo a livello regionale, è stata quasi raggiunta l’autosufficienza<br />

per il fabbisogno di sangue intero e di emoderivati.<br />

Per concludere posso dire in tutta coscienza e conoscenza che da quando abbiamo<br />

fondato l’associazione avisina toscana non è mai mancato l’impegno costante e assi-<br />

<strong>La</strong> <strong>nostra</strong> missione, <strong>Le</strong> <strong>nostre</strong> azioni.

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