Il caso Catania - Fondazione Nesi
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sto: i mesi contavano come anni. Per il riscatto della città, nelle<br />
sue parti malate – matrici terribilmente feconde di disadattamento<br />
minorile – ci voleva impegno concorde dello Stato e degli<br />
Enti Locali: danaro, competenza nel progettare, probità nella gestione.<br />
Quella relazione del Presidente del Tribunale per i Minorenni<br />
cadde nel vuoto. <strong>Il</strong> Prefetto ne sorrise.<br />
Se qualche speranza si poteva nutrire, erano i Pretori ad ispirarla:<br />
uomini nuovi (Gennaro, D'Angelo e altri) dai quali non pochi<br />
cittadini si aspettavano progressivo rinnovamento della Giustizia.<br />
Ma i fatti delusero, amaramente.<br />
I fatti<br />
CAPITOLO I : da “via Crispi” a “viale Africa”<br />
1. L'appalto di una nuova sede, proprio per la Pretura, in via<br />
Crispi, fu denunciato con clamore come variamente illegale: dal<br />
prof. D'Urso, Direttore del Dipartimento Urbanistica dell'Università,<br />
da un gruppo di architetti e da molti giornalisti; in Consiglio<br />
Comunale ne fu fatta critica serrata : ma nessuno si mosse,<br />
né la Procura , né i Pretori. Esortato da un giornale ad agire,<br />
Gennaro tacque. L'appaltatore trionfò.<br />
Nella storia della città quell'inerzia fu come una spezzata, come<br />
una curva a gomito. Le forze dominanti potevano ora guardare<br />
senza preoccupazione alla “magistratura progressista” (l'espressione<br />
è nelle cartelline dell'imprenditore Rendo, cadute in<br />
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