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Quest'idea fu raccolta dal tedesco Franz Ulrich Theodor Aepinus (1724-1802), il quale cominciò a<br />
pensare che la ricerca si dovesse occupare quantitativamente delle forze elettriche che si<br />
esercitavano tra le particelle del fluido elettrico. Nello stesso tempo, tutta la seconda metà del<br />
Settecento fu caratterizzata dal dibattito tra coloro che pensavano che l'elettricità fosse un unico<br />
fluido - sovrabbondante nei corpi carichi positivamente e carente in quelli carichi negativamente - e<br />
coloro che ritenevano invece che fosse costituita da due fluidi, uno positivo e uno negativo. Certo<br />
era che tra corpi carichi di elettricità di segno opposto si verificavano azioni attrattive, mentre tra<br />
corpi carichi di elettricità dello stesso segno si esercitavano azioni repulsive.<br />
Nel frattempo si sviluppava l'uso di potenti accumulatori di elettricità, come le cosiddette bottiglie<br />
di Leida (i prototipi dei moderni condensatori), e di potenti generatori di elettricità, le cosiddette<br />
macchine elettrostatiche, le quali sfruttando il continuo strofinio di dischi ruotanti di materiale<br />
isolante, erano capaci di generare differenze di potenziale di centinaia di migliaia di Volt e<br />
provocare scintille lunghe anche qualche decina di centimetri.<br />
Furono comunque le ricerche di Henry Cavendish (1731-1810) e di Charles-Augustin de Coulomb<br />
(1736-1806) a rendere l'elettrologia una branca della nascente fisica matematica. A loro si deve<br />
infatti la dimostrazione sperimentale (ottenuta tra il 1770 e il 1780) che le cariche elettriche si<br />
attraggono o si respingono con una forza proporzionale all'inverso del quadrato della distanza,<br />
proprio come l'attrazione gravitazionale. L'importanza di questa scoperta fu enorme perché diede<br />
origine all'idea di una profonda unità fra tutti i fenomeni fisici elementari.<br />
Una svolta altrettanto importante fu prodotta dall'invenzione della pila elettrica da parte di<br />
Alessandro Volta (1745-1827). La pila di Volta segna infatti l'inizio dello studio della corrente<br />
elettrica (le scariche elettriche che si studiavano in precedenza erano fenomeni di durata<br />
brevissima) e dell'idea che i fenomeni chimici (la pila è un congegno in cui avvengono reazioni<br />
chimiche) sono fenomeni in cui l'elettricità gioca un ruolo essenziale.<br />
IL PROBLEMA DEL CALORE: SOSTANZA O FORMA DI MOVIMENTO?<br />
L'altro campo di particolare interesse per gli sperimentatori e per i teorici del Settecento fu quello<br />
dei fenomeni termici. Bisogna subito dire che le ricerche in questo settore furono svolte<br />
fondamentalmente da chimici, essendo il calore un fattore che influenzava in modo evidente<br />
soprattutto le reazioni chimiche. Ma la chimica del Settecento non era poi tanto distinta dalla fisica,<br />
come avviene oggi. Per esempio, la differenza tra gli stati solido, liquido e aeriforme (o gassoso) di<br />
una sostanza (differenza prodotta in maniera determinante dal calore) era oggetto di studio sia di<br />
chimici sia di fisici.<br />
Ora, fin dal Seicento ci si era posti il problema della natura del calore. Boyle e Newton pensavano<br />
per esempio che il calore fosse l'effetto del movimento "insensibile" (ossia non visibile<br />
direttamente) degli atomi delle sostanze riscaldate - e questa era la teoria cinetica del calore.<br />
Cartesio invece pensava che il calore fosse una materia particolarmente "sottile", che egli chiamava<br />
aristotelicamente "materia del fuoco", che entrava o usciva dai corpi. La polemica tra i sostenitori<br />
dell'una o dell'altra teoria continuò per tutto il secolo.<br />
Ci limiteremo a raccontare brevemente le vicende decisive della storia del calore parlando di due<br />
scienziati che dedicarono gran parte della loro attenzione ai fenomeni termici. Il primo è Benjamin<br />
Thompson (1753-1814), un avventuriero americano, amante della fisica sperimentale, divenuto poi<br />
conte di Rumford soprattutto per le sue attività politiche in cui non mancarono operazioni di<br />
spionaggio; il secondo è Joseph Black (1728-1799), docente di chimica nelle principali università<br />
scozzesi.<br />
Rumford era un tenace sostenitore della teoria cinetica ed è noto per le sue ricerche sulla<br />
produzione di calore per attrito, un fenomeno che egli considerava decisivo per dimostrare che il<br />
calore poteva essere creato e quindi non poteva essere una sostanza. Importanti in questo senso<br />
furono le osservazioni relative all'enorme aumento di temperatura che si verificava allorché<br />
venivano alesate le bocche dei cannoni.<br />
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