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Nei secoli successivi ad Aristotele cambiano anche i centri della ricerca astronomica. Questi si<br />
spostano fuori dalla Grecia, a Rodi, a Pergamo e, soprattutto, ad Alessandria d'Egitto. A Rodi<br />
lavora quello che viene considerato il più grande astronomo di tutta l'antichità, Ipparco di Nicea<br />
(194-120 a.C.), al quale si deve la scoperta della precessione degli equinozi. Ad Alessandria<br />
avevano lavorato Euclide (vissuto intorno al 300 a.C.) e Aristarco di Samo (310-230 ca. a.C.), il<br />
primo sostenitore conosciuto di quello che poi sarebbe divenuto il sistema copernicano, con il Sole<br />
al centro dell'universo. Qui la ricerca diviene specialistica, con precisi metodi di osservazione e<br />
misura. E qui l'astronomia classica raggiunge il suo punto di massimo sviluppo con l'Almagesto di<br />
Tolomeo (ca. 100-170), nel quale la speculazione cosmologica lascia il posto alla precisione<br />
matematica e il sistema geocentrico riceve la sua formalizzazione più rigorosa, ma anche più<br />
complicata, per essere in perfetto accordo con le osservazioni. I pianeti, per esempio, non ruotano<br />
attorno alla Terra: questa è collocata in una posizione "eccentrica", ossia spostata rispetto al centro<br />
della rotazione dei pianeti. Nello stesso tempo, i pianeti non si muovono su un cerchio perfetto, ma,<br />
mentre ruotano sul cerchio, compiono anche un movimento circolare intorno ai punti del cerchio<br />
stesso, ossia compiono un epiciclo. Resta comunque l'ipotesi di fondo che ogni movimento celeste<br />
debba risultare dalla composizione di moti perfettamente circolari. Per questo vi sono corpi celesti<br />
"eccezionali", come per esempio le comete che, non rispettando le regole, sono stati per tutta la<br />
storia delle comete associati dalla credulità popolare all'idea di eventi altrettanto "eccezionali",<br />
quasi sempre disastri e calamità.<br />
ANTECEDENTI E PRESUPPOSTI<br />
LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA<br />
La scienza medioevale e il recupero del pensiero classico<br />
Tra il VI e l'XI secolo non si può parlare di scienza nel senso moderno del termine. La diffusione<br />
del cristianesimo faceva sì che l'attenzione intellettuale fosse interamente rivolta a problematiche<br />
ultraterrene e a polemiche teologiche (in cui si traducevano i contrasti politici e sociali). L'opera dei<br />
classici venne in pratica dimenticata e i pochi che continuavano a tradurla e a commentarla<br />
raramente erano in grado di comprenderla correttamente. Fu solo con la ripresa degli scambi con<br />
l'Oriente e il contatto con la cultura araba che, all'inizio del secondo millennio, ripresero a circolare<br />
le conoscenze di un tempo. Dall'XI al XIII secolo si assiste a una grande ripresa delle traduzioni dei<br />
classici, che diventano il nucleo centrale di una nuova cultura medioevale.<br />
Naturalmente l'autore classico che influì maggiormente sul risveglio di interesse verso i fenomeni<br />
naturali fu Aristotele. Ma il recupero di Aristotele fu molto più difficile e contraddittorio di quanto<br />
comunemente si pensi. La Chiesa non vedeva certo di buon occhio un filosofo essenzialmente laico,<br />
che non credeva nell'immortalità dell'anima, nella trasmutabilità delle sostanze, nella creazione<br />
dell'universo e dell'uomo. Non a caso i teologi "ortodossi" scatenarono una violenta campagna antiaristotelica,<br />
giungendo persino a vietare l'insegnamento della dottrina aristotelica nelle più<br />
importanti università europee. Ma questo atteggiamento chiuso e dogmatico ebbe anche l'effetto di<br />
stimolare le prime critiche alla fisica aristotelica, critiche che poi sarebbero state utilizzate per<br />
giungere a una sua modifica radicale.<br />
Per brevità, parleremo soltanto della concezione del moto dei "proiettili" (ossia degli oggetti<br />
lanciati in moto "violento", ossia in una direzione diversa da quella del loro moto "naturale"). Per<br />
Aristotele, come sappiamo, la tendenza a muoversi verso l'alto o verso il basso è una caratteristica<br />
essenziale dei corpi e non richiede spiegazione: la causa di tale moto è interna al corpo stesso.<br />
Invece, il moto di un sasso lanciato verso l'alto, finché è diretto verso l'alto, deve avere una causa<br />
"esterna" al sasso stesso, causa che, appunto, veniva identificata nella spinta dell'aria risucchiata<br />
nello spazio lasciato quasi vuoto dal sasso in movimento.<br />
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