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Sole che venivano assorbite dalla stessa atmosfera solare, ma fu anche possibile identificare gli<br />
elementi chimici presenti in tale atmosfera (cromosfera).<br />
Iniziava così lo studio della natura fisica e della composizione chimica del Sole e delle stelle. Sulla<br />
base del colore più intenso nella loro emissione spettrale, padre Angelo Secchi (1818-1878) propose<br />
nel 1866 una distinzione delle stelle in tre classi: "bianche", "gialle" e "rosse". Nello stesso tempo,<br />
riprese fotografiche sistematiche mostrarono una periodicità nella formazione di macchie solari a<br />
cui corrispondeva una identica periodicità in fenomeni di magnetismo terrestre. Si cominciarono a<br />
osservare anche le caratteristiche protuberanze che si formavano sulla superficie del Sole, mentre,<br />
nel 1868, fu scoperto nel Sole un elemento chimico sconosciuto, a cui venne dato naturalmente il<br />
nome "elio", e che sarebbe stato trovato sulla Terra solo nel 1895.<br />
Intanto, alcuni fisici cominciarono a domandarsi per quanto tempo il Sole avrebbe potuto<br />
continuare a irradiare enormi quantità di energia. La seconda legge della termodinamica sembrava<br />
imporre un limite a questa produzione di energia, e su questa base Kelvin cominciò a fare le prime<br />
stime dell'età del Sole. E' interessante ricordare che, servendosi di queste stime (del resto<br />
profondamente errate, dato che egli non poteva sapere quale fosse la vera fonte dell'energia solare),<br />
Kelvin credette di trovare una obiezione radicale alla teoria dell'evoluzione delle specie di Darwin,<br />
dato che, secondo lui, il Sole non avrebbe potuto "funzionare" da più di qualche centinaio di<br />
migliaia di anni.<br />
La natura delle nebulose<br />
Il problema della natura delle nebulose animava il dibattito astronomico. Fu William Huggins<br />
(1824-1910) a scoprire nel 1864 la prima nebulosa planetaria e a rilevare attraverso la spettroscopia<br />
che essa era costituita da un gas incandescente e non da un sistema di stelle (oggi sappiamo che la<br />
nebulosa planetaria è un anello di gas attorno a una stella piccola e molto calda). Questa scoperta<br />
giocò a sfavore dell'ipotesi delle "isole di universo".<br />
Gli osservatorii astronomici, come quello di Greenwich, cominciano dunque verso la fine del secolo<br />
a somigliare sempre più a moderni laboratori di fisica, in cui si svolgevano molteplici attività e in<br />
cui operavano ricercatori professionisti. Tuttavia, in una scienza basata sull'osservazione mediante<br />
strumenti e sull'interpretazione delle immagini da questi ottenute, era un serio problema riuscire a<br />
distinguere ciò che era l'oggetto reale osservato e ciò che invece era un effetto ottico prodotto dallo<br />
strumento. Il caso più noto, in questo senso, fu la "scoperta" dei famosi canali di Marte da parte<br />
dell'astronomo italiano Giovanni V. Schiaparelli (1835-1910), scoperta che avrebbe eccitato tante<br />
fantasie su incontri e invasioni di "extraterrestri".<br />
La controversia sulla natura delle nebulose sarebbe stata risolta solo all'inizio del nostro secolo. Nel<br />
frattempo, era stata collegata al problema dell'evoluzione stellare. L'osservazione di numerosissime<br />
nuove nebulose a spirale contribuì inizialmente a rafforzare la tesi che tali nebulose non fossero<br />
altro che la fase iniziale della formazione di una stella. Del resto, all'inizio del Novecento quasi tutti<br />
gli astronomi erano concordi nell'assumere che tutti gli astri osservabili facessero parte della nostra<br />
galassia. Solo l'enorme potenziamento e la migliore collocazione degli osservatorii avrebbe potuto<br />
risolvere la questione.<br />
Il potenziamento degli osservatori<br />
Questo potenziamento avvenne principalmente negli Stati Uniti grazie alla tenace iniziativa di<br />
astrofisici come Percival Lowell (1855-1916), che tra l'altro previde l'esistenza di un nono pianeta<br />
oltre Urano - ossia Plutone - osservato solo nel 1930, e George Ellery Hale (1868-1938): furono<br />
così costruiti l'osservatorio del monte Wilson, il Lowell Observatory in Arizona e infine<br />
l'osservatorio del monte Palomar, dotato del più grande telescopio a riflessione del mondo.<br />
L'attenzione si concentrò su una nebulosa a spirale, già individuata alla fine dell'Ottocento e<br />
chiamata nebulosa di Andromeda. Un assistente di Lowell, Vesto Melvin Slipher (1875-1969),<br />
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