L'UNICORNO NERO - Liberi di Leggere
L'UNICORNO NERO - Liberi di Leggere
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TERRY BROOKS<br />
<strong>L'UNICORNO</strong> <strong>NERO</strong><br />
Ciclo <strong>di</strong> Landover<br />
Volume secondo<br />
Traduzione <strong>di</strong> Li<strong>di</strong>a Perria
<strong>L'UNICORNO</strong> <strong>NERO</strong><br />
Ad Amanda che vede unicorni a me nascosti<br />
«Come sai che lei è un unicorno?» chiese Molly. «E per<br />
quale motivo avevi paura <strong>di</strong> lasciarti toccare da lei? Ti ho<br />
visto, avevi paura.»<br />
«Dubito che me la sentirò <strong>di</strong> parlarne ancora per molto»<br />
rispose il gatto senza rancore. «Se fossi in te, non perderei<br />
tempo in sciocchezze. Quanto alla prima domanda, nessun<br />
gatto che non sia più <strong>di</strong> primo pelo si lascia ingannare dalle<br />
apparenze, a <strong>di</strong>fferenza degli esseri umani, che le<br />
apprezzano. Riguardo alla seconda…» A quel punto esitò, e<br />
tutt'a un tratto si mostrò molto interessato alla sua pulizia<br />
personale; non volle parlare prima <strong>di</strong> essersi leccato il<br />
mantello fino ad arruffarlo e averlo poi lisciato <strong>di</strong> nuovo.<br />
Anche allora non volle guardare Molly, ma si esaminò gli<br />
unghioli.<br />
«Se mi avesse toccato» <strong>di</strong>sse in un soffio «sarei stato suo, e<br />
non più padrone <strong>di</strong> me stesso, per sempre.»<br />
Peter S. Beagle, L'ultimo unicorno
PROLOGO<br />
L'unicorno nero sbucò dalle nebbie mattutine, quasi fosse<br />
nato da esse, e volse lo sguardo sul regno <strong>di</strong> Landover.<br />
L'alba si librava sul filo dell'orizzonte a oriente, come<br />
un'intrusa che sbirciasse dal suo nascon<strong>di</strong>glio per spiare la<br />
frettolosa partenza della notte. All'apparire dell'unicorno, il<br />
silenzio parve <strong>di</strong>ventare più profondo, come se quel piccolo<br />
avvenimento in quel minuscolo lembo <strong>di</strong> terra fosse<br />
percepito in modo arcano da tutta la valle. Ovunque, il sonno<br />
cedette il posto alla veglia, i sogni alla realtà, e in<br />
quell'attimo <strong>di</strong> transizione il tempo fu più vicino a fermarsi<br />
<strong>di</strong> quanto fosse mai accaduto.<br />
L'unicorno si fermò presso la sommità della cresta<br />
settentrionale della valle, lassù fra i Monti Melchor, vicino al<br />
confine del mondo magico. Landover si stendeva ai suoi<br />
pie<strong>di</strong>, con i pen<strong>di</strong>i boscosi e le nude pareti <strong>di</strong> roccia che<br />
scendevano a precipizio verso colline e praterie, fiumi e<br />
laghi, foreste e boscaglie. Castelli, città e case erano vaghe<br />
sagome irregolari sullo sfondo della simmetria naturale,<br />
creature che se ne stavano accucciate a riposare e spiravano<br />
fumo da braci morenti.<br />
Gli occhi <strong>di</strong> fuoco verde che contemplavano la valle da un<br />
capo all'altro, risplendendo <strong>di</strong> nuova vita, si riempirono <strong>di</strong><br />
lacrime. Era passato tanto tempo!<br />
Un ruscello scorreva verso il basso e si raccoglieva in un<br />
bacino <strong>di</strong> roccia a una decina <strong>di</strong> metri dall'unicorno: Una
minuscola congrega <strong>di</strong> creature della foresta era accovacciata<br />
ai bor<strong>di</strong> dello specchio d'acqua, e fissava con reverenza il<br />
pro<strong>di</strong>gio che si era materializzato davanti a loro: un coniglio,<br />
un tasso, alcuni scoiattoli e topi campagnoli, un opossum con<br />
i piccoli, un rospo solitario. Un orco delle caverne arretrò,<br />
mimetizzandosi <strong>di</strong> nuovo fra le ombre. Un fantasma delle<br />
palu<strong>di</strong> tornò ad acquattarsi nella tana. Gli uccelli rimasero<br />
immobili sui rami degli alberi. Erano ammutoliti tutti.<br />
L'unico suono era il chioccolio del ruscello sulla roccia della<br />
montagna.<br />
L'unicorno nero abbassò la testa, accettando l'omaggio. Il<br />
corpo <strong>di</strong> ebano splendeva alla luce tenue, mentre la criniera e<br />
la barbetta ondeggiavano come seta smossa dal vento. Gli<br />
zoccoli caprini si spostarono e la coda leonina sventagliò<br />
l'aria, movimenti irrequieti sullo sfondo del mondo immobile<br />
come una natura morta. Il corno tortile fendeva tagliente<br />
l'oscurità, splendendo lievemente per magia. In tutto il creato<br />
non era mai esistito un essere <strong>di</strong> tale grazia e bellezza come<br />
l'unicorno, e non sarebbe esistito mai più.<br />
L'alba irruppe bruscamente sulla valle <strong>di</strong> Landover, e<br />
cominciò il nuovo giorno. L'unicorno nero sentì il calore del<br />
sole sul muso e sollevò la testa per salutarlo, ma catene<br />
invisibili lo tenevano ancora prigioniero, e il gelo della loro<br />
presenza persistente <strong>di</strong>ssolse quasi all'istante quel<br />
momentaneo calore.<br />
L'unicorno rabbrividì. Era immortale, e non avrebbe mai<br />
potuto essere ucciso da esseri mortali, ma la vita poteva
essergli sottratta lo stesso. Il tempo era alleato del nemico<br />
che lo aveva imprigionato. E il tempo aveva ricominciato a<br />
scorrere in avanti.<br />
L'unicorno nero sgusciò fra le ombre e la luce come<br />
argento vivo, in cerca della libertà.
CAPITOLO 1<br />
Sogni…<br />
«Stanotte ho fatto un sogno» annunciò Ben Holiday agli<br />
amici, quella mattina a colazione.<br />
Tanto valeva che annunciasse un bollettino<br />
meteorologico. Il mago Questor Thews parve non sentirlo<br />
affatto, con il viso affilato da gufo corrugato nello sforzo <strong>di</strong><br />
riflettere e lo sguardo fisso verso un punto invisibile nello<br />
spazio, all'incirca sei metri più in alto del tavolo della<br />
colazione. I cobol<strong>di</strong> Bunion e Parsnip si limitarono ad alzare<br />
gli occhi dal piatto. Lo scrivano Abernathy riuscì a esprimere<br />
una cortese curiosità, ma per un cane dal pelo raso la cui<br />
espressione abituale era <strong>di</strong> cortese curiosità non era<br />
un'impresa particolarmente <strong>di</strong>fficile.<br />
Soltanto la silfide Willow, appena entrata nella sala da<br />
pranzo del castello <strong>di</strong> Sterling Silver per sedersi accanto a<br />
lui, mostrò un autentico interesse, un cambiamento<br />
improvviso <strong>di</strong> espressione, stranamente inquietante.<br />
«Ho sognato casa mia» continuò lui, deciso a insistere<br />
sull'argomento. «Ho sognato il vecchio mondo.»<br />
«Prego?»<br />
Ora Questor lo stava guardando, evidentemente tornato<br />
dal pianeta dove si trovava fino a poco tempo prima.»<br />
Chiedo scusa, ma mi è sembrato <strong>di</strong> sentire che <strong>di</strong>cesse<br />
qualcosa su…»
«Che cosa esattamente ha sognato del vecchio mondo,<br />
Alto Signore?» lo interruppe spazientito Abernathy, mentre<br />
la sua cortese curiosità si tramutava in lieve <strong>di</strong>sapprovazione.<br />
Guardò con intenzione Ben <strong>di</strong> sopra l'orlo degli occhiali. Lo<br />
guardava sempre così, quando Ben accennava al vecchio<br />
mondo.<br />
Ben continuò. «Ho sognato Miles Bennett. Ricordate che<br />
vi ho parlato <strong>di</strong> Miles, il mio vecchio socio nello stu<strong>di</strong>o<br />
legale? Be', l'ho sognato. Ho sognato che era nei guai. Non è<br />
stato un sogno completo; non c'era un vero principio o una<br />
vera fine. Era come se fossi arrivato a metà della storia.<br />
Miles era nel suo ufficio, occupato a lavorare, a esaminare<br />
dei documenti. C'erano telefonate in arrivo, messaggi che<br />
venivano consegnati, persone nell'ombra, dove non potevo<br />
scorgerle con chiarezza. Ma potevo vedere che Miles era<br />
letteralmente frenetico. Aveva un aspetto orribile. Non<br />
faceva che chiedere <strong>di</strong> me, non faceva che chiedere dov'ero,<br />
perché non ero li. Io lo chiamavo, ma lui non mi sentiva. Poi<br />
c'è stata una specie <strong>di</strong> <strong>di</strong>storsione, un oscuramento, una<br />
deformazione della scena che guardavo. Miles continuava a<br />
chiamare, chiedendo <strong>di</strong> me, poi qualcosa si è frapposto fra<br />
noi, e mi sono svegliato.»<br />
Lanciò una rapida occhiata alle facce attorno a lui. Ormai<br />
lo ascoltavano tutti. «Ma questo non è proprio tutto» si<br />
affrettò ad aggiungere. «Si sentiva… qualche <strong>di</strong>sastro<br />
imminente, in agguato <strong>di</strong>etro tutta quella serie <strong>di</strong> immagini.<br />
Si avvertiva un'intensità spaventosa. Era così… reale.»
«Certi sogni sono così, Alto Signore» osservò Abernathy,<br />
scrollando le spalle. Spinse in<strong>di</strong>etro gli occhiali sul naso e<br />
incrociò con sussiego le zampe anteriori sul petto ricoperto<br />
dal panciotto. Era un cane inappuntabile. «I sogni sono<br />
spesso manifestazioni delle nostre paure inconsce, ho letto.<br />
«Questo no» insistette Ben. «Questo era qualcosa <strong>di</strong> più<br />
del solito sogno del tipo coltivato in serra. Somigliava a una<br />
premonizione.»<br />
Abernathy tirò su col naso. «E immagino che ora mi <strong>di</strong>rà<br />
che sull'onda <strong>di</strong> questo sogno inquietante sul piano emotivo,<br />
ma infondato alla luce della ragione, si sente in dovere <strong>di</strong><br />
tornare al suo vecchio mondo.»<br />
Lo scrivano ormai non faceva nessuno sforzo per<br />
nascondere il suo turbamento, vedendo i suoi più gravi<br />
timori sul punto <strong>di</strong> realizzarsi.<br />
Ben esitò. Era trascorso più <strong>di</strong> un anno da quando era<br />
passato attraverso le nebbie del mondo fatato nel cuore delle<br />
foreste dei monti Blue Ridge, 35 chilometri a sudovest <strong>di</strong><br />
Waynesboro, in Virginia, per entrare nel regno <strong>di</strong> Landover.<br />
Per quel privilegio aveva pagato un milione <strong>di</strong> dollari,<br />
rispondendo a un annuncio nel catalogo <strong>di</strong> un grande<br />
magazzino, spinto più dalla <strong>di</strong>sperazione che dalla ragione.<br />
Era arrivato a Landover come re, ma farsi accettare dagli<br />
abitanti del paese non era stato tanto facile. Gli attacchi alla<br />
sua riven<strong>di</strong>cazione del trono erano piovuti da ogni parte. Era<br />
stato quasi <strong>di</strong>strutto da creature la cui stessa esistenza, un<br />
tempo, avrebbe ritenuto impossibile. La magia, il potere che
governava tutto in quel mondo stranamente affascinante, era<br />
la spada a doppio taglio che era stato costretto a impugnare<br />
per poter sopravvivere. La realtà aveva ricevuto un nuovo<br />
assetto per lui, da quando aveva preso la decisione <strong>di</strong> entrare<br />
nelle nebbie, e la vita che aveva condotto come avvocato a<br />
Chicago, nell'Illinois, sembrava estremamente lontana dalla<br />
sua esistenza attuale. Tuttavia quella vita <strong>di</strong> un tempo non<br />
era del tutto <strong>di</strong>menticata, e <strong>di</strong> tanto in tanto lui pensava <strong>di</strong><br />
tornare in<strong>di</strong>etro.<br />
I suoi occhi incontrarono quelli dello scrivano. Non<br />
sapeva che risposta dare. «Ammetto <strong>di</strong> essere preoccupato<br />
per Miles» <strong>di</strong>sse alla fine.<br />
Nella sala da pranzo regnava un silenzio assoluto. I<br />
cobol<strong>di</strong> avevano smesso <strong>di</strong> mangiare, con le facce da<br />
scimmia immobilizzate in quel loro mezzo sogghigno<br />
terrificante che scopriva tutta la rispettabile dentatura.<br />
Abernathy si era irrigi<strong>di</strong>to sulla se<strong>di</strong>a. Willow era<br />
impalli<strong>di</strong>ta, ed era evidente che stava per parlare.<br />
Ma fu Questor a prendere la parola per primo. «Un<br />
momento, Alto Signore» suggerì con aria pensierosa,<br />
portandosi alle labbra un <strong>di</strong>to ossuto.<br />
Si alzò da tavola, allontanò dalla sala i servitori che<br />
stavano in pie<strong>di</strong> ai lati senza farsi notare, e chiuse bene le<br />
porte <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> loro. I sei amici erano soli nella sala da<br />
pranzo, grande come un antro, ma evidentemente a Questor<br />
non bastava. La grande entrata ad arco in fondo alla sala si<br />
apriva su un corridoio che dava sul resto del castello.
Questor si avvicinò in silenzio all'arco per sbirciare<br />
all'esterno.<br />
Ben osservava incuriosito, chiedendosi perché mai<br />
Questor fosse così <strong>di</strong>ffidente. Era vero, non era come ai<br />
vecchi tempi, quando erano soltanto in sei a vivere a Sterling<br />
Silver. Ormai c'era un numeroso seguito <strong>di</strong> persone <strong>di</strong> ogni<br />
età e rango, soldati e guar<strong>di</strong>e, messaggeri e ambasciatori,<br />
scu<strong>di</strong>eri e altri servitori assortiti che formavano la sua corte,<br />
inciampando in continuazione l'uno nell'altro e<br />
intromettendosi nella sua vita privata nei momenti meno<br />
opportuni. Ma non era la prima volta che l'argomento del suo<br />
ritorno al vecchio mondo veniva <strong>di</strong>scusso apertamente, e in<br />
pratica da tutti. Non si poteva <strong>di</strong>re che il popolo ignorasse<br />
ancora che lui non era nativo <strong>di</strong> Landover.<br />
Sorrise con malinconia. Ah, be'… non c'era niente <strong>di</strong> male<br />
ad essere cauti.<br />
Si stirò, sciogliendo i muscoli ancora irrigi<strong>di</strong>ti dal sonno.<br />
Era un uomo dall'aspetto normale, <strong>di</strong> statura e corporatura<br />
me<strong>di</strong>a, con il peso ben <strong>di</strong>stribuito. I suoi movimenti erano<br />
agili e precisi: da giovane era stato pugile e conservava<br />
ancora gran parte dell'abilità <strong>di</strong> un tempo. Aveva il viso<br />
scurito dal sole e dal vento, con gli zigomi e la fronte alti, il<br />
naso aquilino, leggermente stempiato. I segni dell'età<br />
cominciavano ad apparire all'angolo degli occhi, ma gli<br />
occhi erano <strong>di</strong> un azzurro limpido e luminoso.<br />
Il suo sguardo si spostò verso il soffitto. Il sole del<br />
mattino entrava a fiotti dalle vetrate alte e danzava sul legno
lucido e sulla pietra. Il calore del castello s'insinuò in lui: lo<br />
sentì agitarsi irrequieto. Sterling Silver era sempre in ascolto.<br />
Lui sapeva che aveva sentito il racconto del sogno e che<br />
reagiva con un certo scontento. Era come una madre in ansia<br />
per il figlio cagionevole e sventato. Era come una madre che<br />
cercava sempre <strong>di</strong> tenere il figlio al sicuro accanto a sé. Era<br />
scontento quando lui parlava <strong>di</strong> andarsene.<br />
Lanciò un'occhiata <strong>di</strong> sottecchi agli amici: Questor<br />
Thews, il mago la cui magia faceva spesso cilecca, uno<br />
spaventapasseri lacero dalle vesti ornate <strong>di</strong> toppe multicolori<br />
e dai gesti ingarbugliati; Abernathy, lo scrivano <strong>di</strong> corte<br />
trasformato in un terrier dal pelo raso per un incantesimo <strong>di</strong><br />
Questor e rimasto tale perché non si era trovato l'incantesimo<br />
per farlo tornare uomo, un cane in vesti da gentleman;<br />
Willow, la bellissima silfide che era metà donna e metà<br />
albero, una creatura del mondo delle fate, con una magia<br />
tutta sua; e infine Bunion e Parsnip, i cobol<strong>di</strong> che<br />
sembravano scimmie dalle gran<strong>di</strong> orecchie in calzoni corti,<br />
l'uno messaggero e l'altro cuoco. Al principio li aveva trovati<br />
tutti così strani. Un anno dopo, li trovava consolanti e<br />
rassicuranti e si sentiva tranquillo in loro compagnia.<br />
Scosse la testa. Viveva in un mondo <strong>di</strong> draghi e <strong>di</strong><br />
streghe, <strong>di</strong> gnomi, <strong>di</strong> orchi e <strong>di</strong> altre creature strane, <strong>di</strong><br />
castelli viventi e <strong>di</strong> magia delle fate. Viveva in un mondo <strong>di</strong><br />
fantasia <strong>di</strong> cui era il re, era quello che un tempo aveva<br />
sognato <strong>di</strong> essere. Il vecchio mondo era ormai relegato nel<br />
<strong>di</strong>menticatoio, la vecchia vita era finita. Strano, quin<strong>di</strong>, che
pensasse ancora così spesso a quel mondo e a quella vita, a<br />
Miles Bennett e a Chicago, allo stu<strong>di</strong>o legale, alle<br />
responsabilità e agli obblighi che si era lasciato alle spalle. I<br />
fili dell'arazzo del sogno della notte precedente<br />
s'intrecciavano con i ricor<strong>di</strong> e lo tormentavano senza tregua.<br />
Non riusciva a <strong>di</strong>menticare facilmente, a quanto pareva,<br />
quello che aveva occupato tanti anni della sua vita.<br />
Questor Thews si schiarì la gola.<br />
«Stanotte ho fatto un sogno anch'io, Alto Signore»<br />
<strong>di</strong>chiarò il mago, <strong>di</strong> ritorno dal suo giro <strong>di</strong> ricognizione. Ben<br />
alzò gli occhi <strong>di</strong> scatto. La figura alta, avvolta nella lunga<br />
veste, s'incurvò sulla se<strong>di</strong>a dallo schienale alto, gli occhi<br />
ver<strong>di</strong> limpi<strong>di</strong> e <strong>di</strong>stanti. Le <strong>di</strong>ta ossute <strong>di</strong> una mano<br />
tormentavano il mento barbuto, e la voce era un sibilo<br />
guar<strong>di</strong>ngo. «Il mio sogno riguardava i libri <strong>di</strong> magia<br />
scomparsi!»<br />
Ora Ben capiva la prudenza dell'altro. Pochi, a Landover,<br />
erano al corrente dei libri magici. I libri erano appartenuti al<br />
fratellastro <strong>di</strong> Questor, il precedente mago <strong>di</strong> corte <strong>di</strong><br />
Landover, un in<strong>di</strong>viduo che Ben aveva conosciuto nel<br />
vecchio mondo sotto il nome <strong>di</strong> Meeks. Era stato Meeks, in<br />
combutta con uno scontento erede al trono che aveva<br />
venduto a Ben il regno <strong>di</strong> Landover per un milione <strong>di</strong> dollari,<br />
certo che Ben sarebbe caduto vittima <strong>di</strong> una delle<br />
innumerevoli trappole preparate per <strong>di</strong>struggerlo, certo che<br />
quando Ben fosse stato finalmente eliminato il regno sarebbe<br />
tornato a lui per essere rivenduto. Meeks aveva pensato <strong>di</strong>
farsi alleato Questor, servendosi della promessa <strong>di</strong><br />
conoscenza rappresentata dai libri <strong>di</strong> magia nascosti come <strong>di</strong><br />
una carota per guadagnare il fratellastro alla sua causa.<br />
Invece Questor e Ben erano <strong>di</strong>ventati alleati, sfuggendo a<br />
tutte le trappole pre<strong>di</strong>sposte da Meeks e recidendo per<br />
sempre i legami del vecchio mago con Landover.<br />
Ben fissò Questor negli occhi. Si, Meeks se n'era andato,<br />
ma i libri <strong>di</strong> magia erano ancora nascosti in qualche punto<br />
della valle.<br />
«Ha sentito che cosa ho detto, Alto Signore?» Gli occhi<br />
<strong>di</strong> Questor scintillarono <strong>di</strong> eccitazione. «I libri scomparsi…<br />
la magia spigolata dai maghi <strong>di</strong> Landover fino dall'alba della<br />
creazione! Credo <strong>di</strong> sapere dove sono! Ho visto in sogno<br />
dov'erano!» Gli occhi danzavano. La voce si ridusse a un<br />
bisbiglio.<br />
«Sono nascosti nelle segrete della fortezza in rovina <strong>di</strong><br />
Mirwouk, lassù fra i monti Melchor! Nel sogno, seguivo una<br />
torcia che non era portata da nessuna mano, la seguivo nel<br />
buio, attraverso tunnel e scale, fino a una porta istoriata con<br />
cartigli e rune. La porta si è aperta: c'era un pavimento <strong>di</strong><br />
blocchi <strong>di</strong> pietra, e uno era contrassegnato con un segno<br />
speciale. Ha ceduto al tocco della mia mano, e i libri erano<br />
là! Ricordo tutto… come se fosse accaduto davvero!»<br />
Ora fu il turno <strong>di</strong> Ben <strong>di</strong> mostrarsi dubbioso. Cominciò a<br />
<strong>di</strong>re qualcosa in risposta, ma s'interruppe, non sapendo che<br />
cosa <strong>di</strong>re. Sentì Willow agitarsi irrequieta, vicino a lui.
«Non sapevo se parlare del sogno o no, in tutta<br />
franchezza» confidò il mago, incespicando nelle parole.<br />
«Pensavo che forse avrei dovuto aspettare finché fossi<br />
riuscito a scoprire se il sogno era vero o falso, prima <strong>di</strong> <strong>di</strong>re<br />
qualcosa. Ma poi lei ha parlato del suo sogno, e io…» Esitò.<br />
«Il mio sogno somigliava al suo, Alto Signore. Non era tanto<br />
un sogno quanto una premonizione. Era stranamente intenso,<br />
convincente per la sua nitidezza. Non era spaventoso come il<br />
suo era… esaltante!»<br />
Abernathy, almeno, non si lasciò impressionare. «Tutto<br />
questo potrebbe essere effetto <strong>di</strong> qualcosa che hai mangiato,<br />
mago» suggerì con una certa scortesia.<br />
Questor parve non u<strong>di</strong>rlo. «Vi rendete conto <strong>di</strong> quello che<br />
significherebbe avere in mio possesso i libri magici?» chiese<br />
con ansia, il viso da rapace acceso dall'interesse. «Avete idea<br />
della magia che potrei padroneggiare?»<br />
«A me sembra che ne padroneggi già fin troppa!» scattò<br />
Abernathy. «Vorrei rammentarti che è stato il tuo dominio<br />
della magia, o meglio il tuo scarso dominio, che mi ha<br />
ridotto nello stato attuale, qualche anno fa! Chi può <strong>di</strong>re<br />
quali danni potresti causare, se i tuoi poteri aumentassero<br />
ancora?»<br />
«Danni? E che cosa mi <strong>di</strong>ci del bene che potrei<br />
realizzare?» Questor si girò <strong>di</strong> scatto verso l'altro,<br />
protendendosi verso <strong>di</strong> lui. «E se trovassi il modo per farti<br />
ri<strong>di</strong>ventare quello che eri?»
Abernathy rimase immobile. Un conto era mostrarsi<br />
scettici, un altro esserlo a proprio danno. Non c'era cosa al<br />
mondo che desiderasse <strong>di</strong> più che ri<strong>di</strong>ventare un essere<br />
umano.<br />
«Questor, ne sei sicuro?» chiese infine Ben.<br />
«Sicuro quanto lei, Alto Signore» rispose il mago. Esitò.<br />
«Strano, però, che in una sola notte abbiamo fatto due<br />
sogni…»<br />
«Tre» <strong>di</strong>sse all'improvviso Willow.<br />
La fissarono tutti: Questor, lasciando la frase in sospeso;<br />
Ben, tentando ancora <strong>di</strong> afferrare il senso della rivelazione <strong>di</strong><br />
Questor; Abernathy e i cobol<strong>di</strong> senza parole. Aveva detto…?<br />
«Tre» ripeté la silfide. «Ho fatto un sogno anch'io, ed è<br />
stato strano e inquietante e forse più vivido dei vostri.»<br />
Ben vide <strong>di</strong> nuovo l'espressione inquieta, più accentuata,<br />
più intensa. Prima era preoccupato e non aveva prestato<br />
molta attenzione, ma Willow non era solita esagerare.<br />
Qualcosa l'aveva scossa, e lui vide nei suoi occhi un'ansia<br />
che confinava con la paura.<br />
«Che cos'è che hai sognato?» le domandò.<br />
Lei non rispose subito. Sembrava in preda ai ricor<strong>di</strong>. «Ero<br />
in viaggio attraverso terre che mi erano familiari e al tempo<br />
stesso sconosciute. Ero a Landover, e tuttavia ero in un altro<br />
luogo. Cercavo qualcosa. La mia gente era là, ombre<br />
in<strong>di</strong>stinte che mi bisbigliavano parole incalzanti. Era<br />
necessario far presto, ma non capivo perché. Andavo<br />
semplicemente avanti, cercando.»
Fece una pausa. «Poi il giorno cedeva il passo all'oscurità,<br />
e il chiaro <strong>di</strong> luna inondava un bosco che s'innalzava<br />
tutt'intorno a me come un muro. Ormai ero sola. Ero tanto<br />
spaventata da non riuscire a invocare aiuto, anche se sentivo<br />
<strong>di</strong> doverlo fare. C'era una nebbia leggera, in continuo<br />
movimento. Le ombre si affollavano così vicino a me da<br />
minacciare <strong>di</strong> soffocarmi.» La sua mano scivolò su quella <strong>di</strong><br />
Ben e la strinse. «Avevo bisogno <strong>di</strong> te, Ben. Ne avevo tanto<br />
bisogno da non poter sopportare l'idea che tu non ci fossi.<br />
Una voce dentro <strong>di</strong> me sembrava mormorare che se non<br />
avessi concluso il viaggio in fretta, ti avrei perduto. Per<br />
sempre.»<br />
Qualcosa nel modo in cui Willow pronunciò quelle parole<br />
gelò Ben Holiday fino alle ossa.<br />
«Poi all'improvviso apparve <strong>di</strong> fronte a me una creatura,<br />
uno spettro sbucato dalla caligine notturna che precede<br />
l'alba.» Gli occhi ver<strong>di</strong> della silfide scintillarono. «Era un<br />
unicorno, Ben, così scuro che sembrava assorbire la luce<br />
bianca della luna come una spugna avrebbe assorbito l'acqua.<br />
Era un unicorno, ma anche qualcos'altro. Non era bianco<br />
come gli unicorni del passato, ma nero. Mi sbarrava il<br />
passaggio, con il corno abbassato e gli zoccoli che scalfivano<br />
il terreno. Mi sembrò che il suo corpo snello si torcesse,<br />
cambiando forma, e vi<strong>di</strong> che era più demone che unicorno,<br />
più <strong>di</strong>avolo che fata. Era cieco come i gran<strong>di</strong> butali delle<br />
palu<strong>di</strong>, e mostrava la loro stessa furia. Mi caricò, e io fuggii.<br />
Sapevo, in qualche modo, che non dovevo lasciarmi sfiorare,
che se mi avesse toccato sarei stata perduta. Ero veloce, ma<br />
l'unicorno nero m'inseguiva da vicino. Mi voleva. Era deciso<br />
ad avermi.»<br />
Il suo respiro era affrettato, il corpo snello teso per le<br />
emozioni che lo agitavano. La sala era immersa in un<br />
silenzio <strong>di</strong> morte. «E poi mi accorgevo <strong>di</strong> tenere fra le mani<br />
delle briglie d'oro, autentici fili d'oro, filati e intrecciati dalle<br />
fate <strong>di</strong> un tempo. Non sapevo in che modo fossi entrata in<br />
possesso <strong>di</strong> quelle briglie, sapevo soltanto che non dovevo<br />
perderle. Sapevo che erano l'unica cosa al mondo che potesse<br />
domare l'unicorno nero.»<br />
La sua mano strinse ancor più la presa. «Correvo in cerca<br />
<strong>di</strong> Ben. Le briglie dovevano essere portate a lui, lo sentivo, e<br />
se non lo avessi raggiunto in fretta, l'unicorno nero mi<br />
avrebbe catturato e io sarei <strong>di</strong>ventata…»<br />
La sua voce si spense, mentre teneva gli occhi fissi in<br />
quelli <strong>di</strong> Ben. Per un attimo lui <strong>di</strong>menticò tutto quello che gli<br />
aveva appena detto, perduto in quegli occhi, nel tocco della<br />
sua mano. Per un attimo Willow fu la donna incre<strong>di</strong>bilmente<br />
bella che aveva sorpreso a fare il bagno nuda nelle acque<br />
dell'Irrylyn quasi un anno prima, sirena e insieme figlia delle<br />
fate. Quella visione non lo aveva mai abbandonato. La<br />
ritrovava ogni volta che vedeva Willow, e il ricordo riviveva.<br />
Ci fu un silenzio imbarazzato. Abernathy si schiarì la<br />
gola. «Pare che sia stata una notte fatta per i sogni» osservò<br />
in tono acido. «In questa sala, sembra che abbiano sognato
tutti tranne me. E tu, Bunion? Hai sognato amici in pericolo<br />
o libri magici oppure unicorni? Parsnip?»<br />
I cobol<strong>di</strong> fischiarono leggermente e scossero la testa<br />
all'unisono. Ma nei loro occhi acuti c'era un'espressione<br />
guar<strong>di</strong>nga, che lasciava capire che non intendevano prendere<br />
alla leggera la questione dei sogni come faceva Abernathy.<br />
«C'era un'altra cosa» aggiunse Willow, continuando a<br />
guardare solo Ben. «Mi sono svegliata mentre fuggivo dalla<br />
creatura che mi dava la caccia, unicorno nero o demone. Mi<br />
sono svegliata, ma ero sicura che il sogno non fosse finito,<br />
che ci fosse ancora qualcosa in serbo per me.»<br />
Ben annuì lentamente, riscuotendosi dal sogno a occhi<br />
aperti. «A volte facciamo lo stesso sogno più <strong>di</strong> una volta.»<br />
«No, Ben» sussurrò lei, con voce insistente. La sua mano<br />
lasciò quella <strong>di</strong> Ben. «Questo sogno era come il tuo: più una<br />
premonizione che un sogno. Ho ricevuto un avvertimento,<br />
Alto Signore. Una creatura delle fate è più vicina degli altri<br />
alla verità. Mi è stato mostrato qualcosa che ero destinata a<br />
sapere, ma non mi è stato svelato ancora tutto.»<br />
«Nella storia <strong>di</strong> Landover esistono racconti <strong>di</strong> apparizioni<br />
<strong>di</strong> un unicorno nero» intervenne all'improvviso Questor<br />
Thews. «Ricordo <strong>di</strong> averli letti, una volta o due. Sono<br />
avvenute molto tempo fa, e i rapporti erano vaghi e non<br />
confermati. Si <strong>di</strong>ceva che l'unicorno fosse una progenie dei<br />
demoni, una creatura così malvagia che il solo guardarla<br />
significava essere perduti.
I cibi e le bevande della colazione rimasero a raffreddarsi<br />
nei piatti e nelle coppe davanti a loro, <strong>di</strong>menticati. La sala da<br />
pranzo era silenziosa e vuota, ma Ben sentiva occhi e<br />
orecchie dappertutto. Era una sensazione spiacevole. Lanciò<br />
una rapida occhiata al viso tetro <strong>di</strong> Questor e poi ancora a<br />
Willow. Se avesse sentito raccontare il sogno della silfide, e<br />
forse anche quello <strong>di</strong> Questor, senza avere sperimentato il<br />
suo, forse sarebbe stato incline a trascurarli. Non aveva mai<br />
attribuito grande importanza ai sogni. Ma il ricordo <strong>di</strong> Miles<br />
Bennett in quell'ufficio buio, quasi impazzito per l'ansia<br />
perché Ben non era li quando ne aveva bisogno, incombeva<br />
su <strong>di</strong> lui come una nube. Era reale come la sua stessa vita.<br />
Riconosceva la stessa urgenza nel racconto dei sogni dei suoi<br />
amici, e la loro insistenza non faceva che rafforzare la<br />
convinzione assillante che sogni vivi<strong>di</strong> e inquietanti come i<br />
loro non si potevano liquidare come effetti secondari della<br />
cena della sera prima o collages <strong>di</strong> reazioni eccessive del<br />
subconscio.<br />
«Perché facciamo questi sogni?» si chiese a voce alta.<br />
«Questa è una terra costruita sui sogni, Alto Signore»<br />
rispose Questor Thews. «Questa è una terra in cui i sogni del<br />
mondo fatato e del mondo mortale s'incontrano e<br />
confluiscono gli uni negli altri. La realtà dell'uno è la<br />
fantasia dell'altro… tranne che qui, dove s'incontrano.» Si<br />
alzò, spettrale nelle vesti multicolori.<br />
«Vi sono già stati esempi <strong>di</strong> sogni del genere, spesso in<br />
serie che ne contano fino a mezza dozzina. Re, maghi e
uomini potenti hanno fatto sogni come questi in tutto il corso<br />
della storia <strong>di</strong> Landover.»<br />
«Sogni che sono rivelazioni, o ad<strong>di</strong>rittura<br />
ammonimenti?»<br />
«Sogni che sono inviti ad agire, Alto Signore.»<br />
Ben si mor<strong>di</strong>cchiò le labbra. «Inten<strong>di</strong> agire in base al tuo,<br />
Questor? Inten<strong>di</strong> andare in cerca dei libri <strong>di</strong> magia<br />
scomparsi, proprio come ha suggerito il tuo sogno?»<br />
Questor esitò, con la fronte corrugata nello sforzo <strong>di</strong><br />
riflettere.<br />
«E Willow dovrebbe andare in cerca delle briglie d'oro<br />
del suo sogno? Io dovrei tornare a Chicago a controllare<br />
come sta Miles Bennett?»<br />
«Alto Signore, per favore, un momento!» Abernathy era<br />
in pie<strong>di</strong>, con un'espressione decisamente angustiata.<br />
«Potrebbe essere saggio riflettere un po' meglio su questa<br />
faccenda. Potrebbe essere un grave errore che tutti voi<br />
an<strong>di</strong>ate alla ventura in cerca <strong>di</strong>… <strong>di</strong> quello che potrebbe<br />
benissimo rivelarsi un mucchio <strong>di</strong> falsità <strong>di</strong> origine gastrica!<br />
Affrontò Ben con decisione. «Alto Signore, lei deve<br />
ricordare che il mago Meeks è ancora il suo peggiore<br />
nemico. Non può raggiungerla finché lei resta a Landover,<br />
ma sono certo che vive solo in attesa del giorno in cui lei<br />
sarà tanto sciocco da avventurarsi ancora nel mondo in cui lo<br />
ha lasciato intrappolato! E se scoprisse che lei è tornato? E<br />
se il pericolo che minaccia il suo amico fosse proprio<br />
Meeks?»
«La possibilità esiste» ammise Ben.<br />
«Sì, certo che esiste!» Abernathy spinse in alto gli<br />
occhiali con fermezza, una volta <strong>di</strong>mostrato il punto.<br />
Poi lanciò un'occhiata a Questor. «E tu dovresti essere<br />
abbastanza saggio da valutare i rischi impliciti in qualunque<br />
tentativo <strong>di</strong> imbrigliare il potere dei libri <strong>di</strong> magia scomparsi,<br />
potere che è stato lo strumento <strong>di</strong> maghi come Meeks. Molto<br />
tempo prima che tu e io venissimo al mondo, correva voce<br />
che i libri <strong>di</strong> magia fossero forgiati nel ferro dei demoni e<br />
destinati a scopi malvagi. Come puoi essere certo che un<br />
simile potere non ti consumerà con la stessa rapi<strong>di</strong>tà con cui<br />
il fuoco consuma un pezzo <strong>di</strong> pergamena inari<strong>di</strong>ta? Una<br />
simile magia è pericolosa, Questor Thews!»<br />
«Quanto a te…» si rivolse in fretta a Willow, tagliando<br />
corto ai tentativi <strong>di</strong> protesta <strong>di</strong> Questor «il tuo sogno è quello<br />
che mi spaventa <strong>di</strong> più. La leggenda <strong>di</strong> un unicorno nero è<br />
una leggenda del male, perfino il sogno te lo <strong>di</strong>ce! Questor<br />
Thews ha tralasciato <strong>di</strong> spiegare, nel riferire le storie <strong>di</strong><br />
Landover, che tutti quelli che sostenevano <strong>di</strong> aver visto<br />
questa creatura sono andati incontro a una fine improvvisa e<br />
spiacevole. Se esiste un unicorno nero, è probabile che sia un<br />
demone fuggito da Abaddon, ed è meglio lasciarlo stare!»<br />
Concluse il <strong>di</strong>scorso con uno scatto delle mascelle,<br />
irrigi<strong>di</strong>te dalla forza della sua convinzione. Gli amici lo<br />
fissarono. «Stiamo soltanto facendo delle ipotesi» <strong>di</strong>sse Ben,<br />
tentando <strong>di</strong> calmare lo scrivano agitato. «Stiamo solo<br />
considerando le alternative possibili…»
Sentì la mano <strong>di</strong> Willow stringere <strong>di</strong> nuovo la sua.<br />
«No, Ben. L'istinto <strong>di</strong> Abernathy è giusto. Abbiamo già<br />
superato la riflessione sulle alternative.»<br />
Ben tacque. Aveva ragione lei, lo sapeva. Nessuno dei tre<br />
lo aveva detto, ma la decisione era stata presa ugualmente.<br />
Sarebbero partiti ciascuno per proprio conto per svolgere le<br />
loro ricerche separate. Erano decisi a mettere alla prova la<br />
veri<strong>di</strong>cità dei sogni.<br />
«Almeno uno <strong>di</strong> voi è onesto!» sbuffò Abernathy.<br />
«Onesto nel voler andare, anche se non nel riconoscerne i<br />
rischi!»<br />
«Ci sono sempre dei rischi…» cominciò Questor.<br />
«Sì, sì, mago!» Abernathy tagliò corto per concentrare la<br />
sua attenzione su Ben. «Ha <strong>di</strong>menticato i progetti<br />
attualmente in corso, Alto Signore?» domandò. «Che fare del<br />
lavoro che richiede la sua presenza per essere completato? Il<br />
consiglio della magistratura si riunirà fra una settimana per<br />
esaminare la procedura da lei proposta per le u<strong>di</strong>enze dei<br />
giu<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> pace. I lavori <strong>di</strong> irrigazione e costruzione <strong>di</strong> strade<br />
ai confini orientali del Prato Verde devono cominciare non<br />
appena lei avrà controllato i rilevamenti. L'esazione delle<br />
imposte richiede un ren<strong>di</strong>conto imme<strong>di</strong>ato. E i Signori del<br />
Prato Verde devono arrivare in visita ufficiale fra tre giorni!<br />
Non può piantare in asso tutto questo!»<br />
Ben <strong>di</strong>stolse lo sguardo, annuendo con aria assente. Tutt'a<br />
un tratto, stava pensando a qualcos'altro. In quale preciso<br />
momento aveva deciso <strong>di</strong> partire? Non riusciva a ricordare <strong>di</strong>
aver preso quella decisione. Era come se in qualche modo la<br />
decisione fosse stata presa per lui. Scosse la testa. Non era<br />
possibile.<br />
I suoi occhi tornarono verso Abernathy.<br />
«Non preoccuparti. Non starò via a lungo.»<br />
«Ma questo non può saperlo!» insistette lo scrivano.<br />
Ben fece una pausa, poi gli rivolse un sorriso del tutto<br />
inatteso. «Abernathy, certe cose devono avere la precedenza<br />
sulle altre. Gli affari <strong>di</strong> Landover dovranno aspettare per quei<br />
pochi giorni che mi occorreranno per passare nel vecchio<br />
mondo e tornare in<strong>di</strong>etro.» Si alzò e si avvicinò all'amico.<br />
«Non posso lasciar correre. Non posso fingere che il sogno<br />
non sia avvenuto e che non sia preoccupato per Miles. Prima<br />
o poi, dovrei tornare in ogni caso. Ho lasciato troppe<br />
questioni in sospeso, e troppo a lungo.»<br />
«Questioni del genere possono aspettare più <strong>di</strong> quanto<br />
sarebbe possibile per gli affari del regno, nel caso che lei non<br />
dovesse tornare, Alto Signore» brontolò preoccupato lo<br />
scrivano.<br />
Il sorriso <strong>di</strong> Ben si allargò. «Prometto <strong>di</strong> essere prudente.<br />
Tengo quanto te al benessere <strong>di</strong> Landover e del suo popolo.»<br />
«Inoltre, io potrò benissimo badare agli affari <strong>di</strong> stato<br />
durante la sua assenza, Alto Signore» aggiunse Questor.<br />
Abernathy gemette. «Chissà perché, non mi sento affatto<br />
rassicurato da una prospettiva del genere.»<br />
Ben interruppe la replica <strong>di</strong> Questor con un gesto <strong>di</strong><br />
ammonimento. «Per favore, niente <strong>di</strong>scussioni. Abbiamo
isogno del sostegno reciproco.» Si rivolse a Willow. «Sei<br />
altrettanto decisa?»<br />
Willow gettò all'in<strong>di</strong>etro i capelli lunghi fino alla vita e gli<br />
lanciò uno sguardo serio, quasi severo. «Conosci già la<br />
risposta a questa domanda.»<br />
Lui annuì. «Credo <strong>di</strong> sì. Da dove vuoi cominciare?»<br />
«Dalla regione dei laghi. Laggiù c'è qualcuno che<br />
potrebbe essere in grado <strong>di</strong> aiutarmi.»<br />
«Prenderesti in considerazione l'idea <strong>di</strong> aspettare fino al<br />
mio ritorno, in modo che possa accompagnarti?»<br />
Gli occhi verde mare erano fermi. «E tu aspetteresti me,<br />
invece?»<br />
Lui le strinse gentilmente la mano in risposta. «No,<br />
immagino <strong>di</strong> no. Ciò nonostante, sei affidata alle mie cure, e<br />
non desidero che tu vada sola. Anzi, non voglio che né tu né<br />
Questor an<strong>di</strong>ate da soli. Potrebbe rivelarsi necessario un<br />
minimo <strong>di</strong> protezione. Bunion andrà con uno <strong>di</strong> voi, e<br />
Parsnip con l'altro. No, non <strong>di</strong>scutete» si affrettò a<br />
continuare, vedendo parole <strong>di</strong> protesta salire alle labbra della<br />
silfide e del mago. «I vostri viaggi potrebbero rivelarsi<br />
pericolosi.»<br />
«Anche il suo, Alto Signore» gli fece notare Questor.<br />
Ben annuì. «Sì, me ne rendo conto, ma le circostanze<br />
sono <strong>di</strong>verse. Non posso portare nessuno con me da questo<br />
mondo nell'altro… almeno, non senza suscitare troppe<br />
occhiate curiose… ed è nell'altro mondo che si annida
qualunque pericolo possa minacciarmi. In questa impresa<br />
dovrò badare da solo a me stesso.»<br />
Inoltre il medaglione che portava al collo era una<br />
protezione sufficiente, pensò. Lasciò vagare le <strong>di</strong>ta sulla<br />
tunica, verso il profilo duro del medaglione. Ironia della<br />
sorte, era stato Meeks a dargli il medaglione quando gli<br />
aveva venduto il regno, la chiave della magia che ormai era<br />
sua. Soltanto chi lo portava era riconosciuto come re.<br />
Soltanto chi lo portava poteva attraversare le nebbie magiche<br />
da Landover fino al mondo esterno e viceversa. E soltanto<br />
chi lo portava poteva invocare e ottenere i servigi<br />
dell'invincibile campione chiuso nell'armatura, noto come il<br />
Pala<strong>di</strong>no.<br />
Rievocò l'immagine del cavaliere errante che usciva dai<br />
cancelli <strong>di</strong> Sterling Silver per cavalcare incontro al sole<br />
nascente. Il segreto del Pala<strong>di</strong>no era soltanto suo. Nemmeno<br />
Meeks aveva mai compreso appieno la misura del potere del<br />
medaglione o il suo legame con il Pala<strong>di</strong>no.<br />
Ebbe un sorriso tirato. Meeks si era creduto tanto astuto<br />
che aveva usato il medaglione per passare nel mondo <strong>di</strong> Ben,<br />
e poi vi era rimasto intrappolato. Che cosa non avrebbe dato<br />
il vecchio mago, adesso, per riavere quel medaglione!<br />
Il sorriso svanì. Ma non sarebbe mai accaduto,<br />
naturalmente. Nessuno, se non chi lo portava, poteva<br />
prendere il medaglione una volta che era al suo posto… e<br />
Ben non se lo toglieva mai. Meeks non rappresentava più<br />
una minaccia per lui.
Eppure, in un angolino in fondo alla sua mente, quasi<br />
sepolto nel muro <strong>di</strong> determinazione che proteggeva tutto ciò<br />
che Ben si era impegnato a <strong>di</strong>fendere, un minuscolo residuo<br />
<strong>di</strong> dubbio continuava a lanciargli il suo avvertimento.<br />
«Bene, a quanto pare, niente <strong>di</strong> quanto <strong>di</strong>co può farvi<br />
cambiare idea» <strong>di</strong>chiarò Abernathy rivolto alla sala in<br />
generale, attirando <strong>di</strong> nuovo l'attenzione <strong>di</strong> Ben. Il cane lo<br />
scrutò al <strong>di</strong> sopra delle lenti, spinse in alto sul naso gli<br />
occhiali e assunse l'atteggiamento <strong>di</strong> un profeta ignorato.<br />
«Così sia. Quando partirà, Alto Signore?»<br />
Seguì un silenzio carico <strong>di</strong> imbarazzo. Ben si schiarì la<br />
gola. «Prima partirò, prima potrò tornare.»<br />
Willow si alzò e andò a fermarsi vicino a lui. Gli passò le<br />
braccia intorno alla vita, attirandolo a sé. Rimasero<br />
abbracciati per un attimo sotto gli occhi degli altri. Ben<br />
sentiva qualcosa agitarsi nel corpo snello della silfide, una<br />
sorta <strong>di</strong> brivido che parlava in sor<strong>di</strong>na <strong>di</strong> timori inespressi.<br />
«Immagino che sarebbe meglio se ci dessimo tutti da<br />
fare» <strong>di</strong>sse piano Questor Thews.<br />
Nessuno rispose. Il silenzio era sufficiente. L'alba si stava<br />
già tramutando in mattina e tutti con<strong>di</strong>videvano l'esigenza <strong>di</strong><br />
fare buon uso della giornata che cominciava.<br />
«Torna sano e salvo da me, Ben Holiday» <strong>di</strong>sse Willow<br />
col viso affondato nella sua spalla.<br />
Abernathy udì l'ammonimento e <strong>di</strong>stolse lo sguardo. «Che<br />
torni sano e salvo da tutti noi» aggiunse.<br />
Ben non perse troppo tempo in preparativi.
Appena uscito dalla sala da pranzo, si ritirò nella sua<br />
camera e riempì la sacca <strong>di</strong> tela che aveva portato con sé dal<br />
vecchio mondo con i pochi oggetti <strong>di</strong> sua proprietà <strong>di</strong> cui<br />
sentiva <strong>di</strong> avere bisogno. Si cambiò, indossando la tuta blu<br />
da ginnastica e le Nike che aveva portato un tempo. Gli abiti<br />
e le scarpe gli davano una sensazione strana, dopo<br />
l'abbigliamento in uso a Landover, ma erano como<strong>di</strong> e<br />
familiari in modo rassicurante. Stava tornando, pensò mentre<br />
si cambiava. Stava per farlo, finalmente.<br />
Scese dalla camera da letto attraverso una scala <strong>di</strong><br />
servizio e una serie <strong>di</strong> locali privati fino a un piccolo cortile<br />
poco lontano dall'entrata principale, dove gli altri erano<br />
riuniti in attesa. Il sole mattutino splendeva dal cielo azzurro<br />
e limpido sulla pietra bianca del castello, suscitando barbagli<br />
accecanti nei punti in cui colpiva il rivestimento d'argento. Il<br />
calore emanava dal terreno dell'isoletta sulla quale sorgeva<br />
Sterling Silver e dava alla giornata un languore piacevole.<br />
Ben aspirò l'aria pura e sentì il castello fremere in risposta<br />
sotto i suoi pie<strong>di</strong>.<br />
Strinse la mano con energia ai cobol<strong>di</strong> Bunion e Parsnip,<br />
ricambiò l'inchino rigido e formale <strong>di</strong> Abernathy, abbracciò<br />
Questor e baciò Willow con una passione riservata <strong>di</strong> solito<br />
alla notte più fonda. Non parlarono molto. Tutte le parole<br />
erano state già pronunciate. Abernathy lo mise <strong>di</strong> nuovo in<br />
guar<strong>di</strong>a contro Meeks, e stavolta anche Questor lo ammonì.<br />
«Sia prudente, Alto Signore» suggerì il mago, stringendo<br />
una spalla <strong>di</strong> Ben con la mano come per trattenerlo. «Benché
elegato in un mondo estraneo, il mio fratellastro non è del<br />
tutto privato della sua magia. E' ancora un nemico<br />
pericoloso. Stia in guar<strong>di</strong>a da lui.»<br />
Ben promise <strong>di</strong> farlo. Superò insieme a loro il cancello,<br />
oltrepassando le sentinelle che durante il giorno montavano<br />
la guar<strong>di</strong>a sulla riva. Sulla sponda opposta lo aspettava il suo<br />
cavallo, un castrato baio che aveva chiamato Giuris<strong>di</strong>zione.<br />
Era una sorta <strong>di</strong> scherzo privato, per Ben, <strong>di</strong>re che, dovunque<br />
viaggiasse a dorso <strong>di</strong> cavallo, aveva sempre Giuris<strong>di</strong>zione.<br />
Nessun altro tranne lui capiva <strong>di</strong> che cosa stesse parlando.<br />
Lo attendeva anche uno squadrone <strong>di</strong> soldati a cavallo.<br />
Abernathy aveva insistito perché, almeno entro i confini del<br />
regno, il re <strong>di</strong> Landover non viaggiasse senza una scorta<br />
adeguata.<br />
«Ben.» Willow gli si accostò per l'ultima volta,<br />
mettendogli fra le mani qualcosa. «Porta questa con te.»<br />
Lui abbassò gli occhi senza farsi notare. Gli aveva dato<br />
una pietra liscia, color latte, coperta <strong>di</strong> un intrico <strong>di</strong> rune.<br />
Willow richiuse in fretta le mani sulla pietra. «Tienila<br />
nascosta. E' un talismano che la mia gente porta spesso con<br />
sé. Se un pericolo ti minaccerà, la pietra si scalderà e<br />
<strong>di</strong>venterà color cremisi. In quel modo sarai avvertito.»<br />
Fece una pausa, e sollevò una mano per accarezzargli<br />
dolcemente la guancia. «Ricorda che ti amo. Ti amerò<br />
sempre.»<br />
Lui sorrise in modo rassicurante, ma come sempre quelle<br />
parole lo turbarono. Non voleva che lei lo amasse, non in
modo così totale, così assoluto. Era spaventato da quello che<br />
comportava. Così lo aveva amato Annie, sua moglie, Annie,<br />
ormai morta, che faceva parte della sua vecchia vita, del suo<br />
vecchio mondo, uccisa in quell'incidente d'auto che a volte<br />
sembrava risalire a mille anni ad<strong>di</strong>etro, ma più spesso<br />
sembrava accaduto soltanto un giorno prima. Non era<br />
<strong>di</strong>sposto a correre il rischio <strong>di</strong> accogliere quel genere <strong>di</strong><br />
amore per poi perderlo una seconda volta. Non poteva. La<br />
prospettiva lo terrorizzava.<br />
Fu assalito all'improvviso da una fitta <strong>di</strong> tristezza. Era<br />
strano, ma finché non aveva conosciuto Willow, non aveva<br />
mai sognato <strong>di</strong> poter provare <strong>di</strong> nuovo i sentimenti che aveva<br />
<strong>di</strong>viso con Annie.<br />
Diede un rapido bacio a Willow e infilò la pietra in fondo<br />
alla tasca. Il tocco della sua mano continuò ad aleggiargli sul<br />
viso mentre si allontanava.<br />
Questor lo portò sull'imbarcazione fino alla riva opposta<br />
del lago e attese che montasse a cavallo. «Felice ritorno, Alto<br />
Signore» gli augurò il mago.<br />
Ben salutò tutti con la mano, lanciò ancora un'occhiata<br />
alle torrette <strong>di</strong> Sterling Silver, voltò Giuris<strong>di</strong>zione e si<br />
allontanò al galoppo, seguito dallo squadrone <strong>di</strong> soldati.<br />
Il mattino si tramutò in mezzogiorno e il mezzogiorno in<br />
pomeriggio, mentre Ben cavalcava a occidente verso il limite<br />
della valle e le nebbie che segnavano i confini del mondo<br />
fatato. I colori dell'autunno tappezzavano <strong>di</strong> riquadri vivaci<br />
la campagna attraverso la quale passava. I prati erano folti <strong>di</strong>
erbe verde tenero, azzurro e rosa, e <strong>di</strong> trifoglio bianco<br />
punteggiato <strong>di</strong> rosso vivo. La vegetazione della foresta<br />
conservava ancora gran parte dei nuovi germogli. Un po'<br />
dappertutto crescevano a gruppi i Bonnie Blu, gli alberi che<br />
con la loro offerta <strong>di</strong> cibo e <strong>di</strong> bevande costituivano uno dei<br />
pilastri della vita nella valle: una specie <strong>di</strong> piccole querce <strong>di</strong><br />
montagna <strong>di</strong> colore azzurro vivo, sullo sfondo delle varie<br />
tonalità <strong>di</strong> verde della foresta. Due delle otto lune <strong>di</strong><br />
Landover splendevano basse sull'orizzonte settentrionale,<br />
visibili anche alla luce del giorno, una color pesca, l'altra <strong>di</strong><br />
un pallido malva. Nei campi delle piccole fattorie sparse per<br />
la campagna era in corso il raccolto. Mancava ancora un<br />
mese al riposo settimanale dell'inverno.<br />
Ben sorbiva avidamente l'odore, il gusto, la vista e il<br />
contatto della valle, come se assaggiasse un buon vino.<br />
Erano ormai scomparse le brume e la fioca luce invernale<br />
che marchiavano la terra quando lui era venuto per la prima<br />
volta e la magia era sul punto <strong>di</strong> estinguersi. La magia ora<br />
prosperava, e la terra era integra. La valle e il suo popolo<br />
erano in pace.<br />
Ben no. Durante il viaggio mantenne un'andatura<br />
costante, ma non veloce. La necessità <strong>di</strong> affrettarsi che aveva<br />
provato poco prima aveva ceduto il passo a una strana<br />
ansietà al pensiero <strong>di</strong> partire davvero. Quella sarebbe stata la<br />
sua prima uscita da Landover da quando era arrivato e,<br />
sebbene prima <strong>di</strong> allora l'idea <strong>di</strong> partire non lo avesse mai<br />
turbato, in quel momento cominciava a inquietarlo. Un'ansia
assillante era in agguato in fondo alla sua mente: l'ansia che,<br />
una volta lasciata Landover, non sarebbe più riuscito a<br />
tornare.<br />
Era ri<strong>di</strong>colo, naturalmente, e tentò coraggiosamente <strong>di</strong><br />
respingerla, convincendosi che stava provando lo stesso<br />
pessimismo che qualunque viaggiatore sperimentava<br />
all'inizio <strong>di</strong> un viaggio che lo avrebbe portato lontano da<br />
casa. Obiettò che era vittima dei ripetuti ammonimenti degli<br />
amici e si mise a canticchiare Brigadoon per migliorare il<br />
suo umore.<br />
Non servì a niente, però, e alla fine si <strong>di</strong>ede per vinto.<br />
C'erano stati d'animo che bisognava semplicemente<br />
rassegnarsi ad accettare, finché non mollavano la presa.<br />
Era metà pomeriggio, quando la compagnia raggiunse le<br />
prime pen<strong>di</strong>ci della cresta occidentale della valle. Lasciò lì i<br />
soldati con i cavalli, dando loro istruzioni <strong>di</strong> accamparsi e<br />
attendere il suo ritorno. Poteva restare lontano anche una<br />
settimana, li avvertì. Se per allora non fosse tornato,<br />
dovevano rientrare a Sterling Silver e avvertire Questor. Il<br />
capitano dello squadrone gli rivolse un'occhiata curiosa, ma<br />
accettò gli or<strong>di</strong>ni senza <strong>di</strong>scutere. Era abituato al fatto che il<br />
re se ne andava in giro a compiere strane missioni senza<br />
scorta, anche se <strong>di</strong> solito aveva al suo seguito uno dei<br />
cobol<strong>di</strong> oppure il mago.<br />
Ben attese il saluto del capitano, poi si mise in spalla la<br />
sacca <strong>di</strong> tela e cominciò a risalire il pen<strong>di</strong>o della valle.
Il sole stava per tramontare quando lui raggiunse la<br />
sommità e tagliò verso l'orlo nebbioso della foresta che<br />
segnava i confini del mondo fatato. Il calore del giorno si<br />
stava stemperando in fretta nella frescura serale, e la sua<br />
ombra allungata si trascinava <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lui come una<br />
silhouette grottesca. Nell'aria regnava un silenzio profondo,<br />
che pervadeva ogni cosa, e Ben avvertì la presenza <strong>di</strong><br />
qualcosa <strong>di</strong> nascosto.<br />
La sua mano si spostò verso il medaglione che portava<br />
appeso al collo, e le <strong>di</strong>ta strinsero saldamente la presa su <strong>di</strong><br />
esso. Questor gli aveva detto che cosa doveva aspettarsi. Il<br />
mondo fatato era dovunque, e nello stesso tempo in nessun<br />
luogo, e vi si aprivano tutte le numerose porte che davano su<br />
altri mon<strong>di</strong>. La via del ritorno poteva essere uno qualsiasi dei<br />
passaggi che lui decideva <strong>di</strong> prendere e poteva trovarsi in<br />
qualunque luogo dove lui decidesse <strong>di</strong> entrare. Non doveva<br />
fare altro che fissarsi bene in mente la destinazione, e il<br />
medaglione avrebbe fatto in modo che trovasse il passaggio<br />
giusto.<br />
Quella era la teoria, almeno. Questor non aveva mai avuto<br />
l'opportunità <strong>di</strong> metterla in pratica<br />
La nebbia turbinava e ondeggiava fra i gran<strong>di</strong> alberi della<br />
foresta, con lunghe spirali che si snodavano come serpenti.<br />
La nebbia aveva l'aspetto <strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> vivo. "Che pensiero<br />
allegro" si rimproverò Ben. Si fermò davanti alla nebbia, la<br />
scrutò con <strong>di</strong>ffidenza, trasse un respiro profondo per<br />
calmarsi e vi si addentrò.
La nebbia si chiuse all'istante su <strong>di</strong> lui, e la via per tornare<br />
in<strong>di</strong>etro <strong>di</strong>venne in<strong>di</strong>stinta come quella per avanzare. Un<br />
attimo dopo, si aprì davanti a lui un tunnel, lo stesso enorme<br />
antro nero e vuoto che lo aveva portato lì dal vecchio mondo<br />
un anno prima. Si apriva fra la nebbia e gli alberi e si<br />
perdeva nel nulla. Nella galleria si sentivano suoni, <strong>di</strong>stanti e<br />
incerti, e ombre che danzavano ai margini.<br />
Ben rallentò il passo. Ricordava com'era andata l'ultima<br />
volta che era passato da quel tunnel. Il demone noto come il<br />
Marchio e il suo nero destriero alato si erano avventati su<br />
Ben sbucando dal nulla; prima che decidesse che erano reali,<br />
lo avevano quasi finito. Poi era praticamente inciampato in<br />
quel drago addormentato…<br />
Ombre tenui saettarono ai margini dell'oscurità fra gli<br />
alberi e la nebbia. Fate.<br />
Ben smise <strong>di</strong> ricordare e s'impose <strong>di</strong> camminare più in<br />
fretta. Le fate lo avevano già aiutato una volta, e avrebbe<br />
dovuto sentirsi a suo agio in mezzo a loro. Ma non era così.<br />
Si sentiva estraneo e solo.<br />
Fra la nebbia si materializzarono e svanirono <strong>di</strong> nuovo<br />
delle facce, affinate, con gli occhi acuti, con i capelli simili a<br />
muschio. Delle voci bisbigliavano, ma le loro parole erano<br />
in<strong>di</strong>stinte. Ben sudava. O<strong>di</strong>ava stare nel tunnel, voleva uscire<br />
<strong>di</strong> lì. Più avanti, incombeva l'oscurità.<br />
Le <strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Ben stringevano ancora il medaglione in una<br />
presa mortale, e lui pensò d'improvviso al Pala<strong>di</strong>no.
Poi l'oscurità davanti a lui si schiarì in un grigio<br />
lattiginoso, e la lunghezza del tunnel si ridusse a meno <strong>di</strong><br />
cinquanta metri. Sagome indefinibili ondeggiavano irregolari<br />
nella penombra, un intrico <strong>di</strong> ragnatele e pali storti. Voci e<br />
movimenti sulle pareti della galleria cedettero il posto a un<br />
sibilo acuto. Un vento improvviso si levò, ululando con<br />
violenza.<br />
Ben aguzzò lo sguardo in avanti, nella semioscurità. Il<br />
vento lo sferzava dai bor<strong>di</strong> dell'uscita della galleria e gli<br />
schiaffeggiava il viso sibilando con raffiche umide, pungenti.<br />
E c'era qualcos'altro…<br />
Uscì dal riparo della galleria sotto un temporale<br />
accecante, e si trovò faccia a faccia con Meeks.
CAPITOLO 2<br />
…e ricor<strong>di</strong><br />
Ben Holiday rimase paralizzato. I fulmini saettavano da<br />
un cielo plumbeo e gonfio <strong>di</strong> nuvole basse che rovesciavano<br />
pioggia a torrenti. Il tuono rimbombava, riecheggiando nello<br />
spazio vuoto, scuotendo la terra in basso con la violenza del<br />
suo passaggio. Querce massicce sorgevano tutt'intorno come<br />
le mura fortificate <strong>di</strong> una fortezza enorme, con i tronchi e i<br />
rami nu<strong>di</strong> che luccicavano neri <strong>di</strong> pioggia. Pini e larici più<br />
bassi si affollavano a gruppi nei varchi lasciati dalle sorelle<br />
più alte, e le pen<strong>di</strong>ci irregolari dei monti Blue Ridge<br />
s'innalzavano scure contro l'orizzonte quasi invisibile.<br />
La figura spettrale <strong>di</strong> Meeks pareva inchiodata su quello<br />
sfondo. Se ne stava immobile, alto, curvo e vecchio, con i<br />
capelli bianchi scarmigliati, la faccia rugosa dura come il<br />
ferro. Non assomigliava quasi per nulla all'uomo che Ben<br />
ricordava. Quello era stato umano; questo aveva l'aspetto <strong>di</strong><br />
una belva feroce. Erano ormai scomparsi i pantaloni <strong>di</strong> lana<br />
ben stirati, la giacca <strong>di</strong> velluto e i mocassini, contrassegni<br />
della civiltà che avevano dato il tocco finale al<br />
rappresentante cortese, seppure burbero, <strong>di</strong> un grande<br />
magazzino dalla solida reputazione. Quegli abiti da lavoro<br />
familiari e rassicuranti erano stati rimpiazzati da una lunga<br />
veste <strong>di</strong> un colore grigio-azzurro canna <strong>di</strong> fucile, che si<br />
gonfiava come una vela e sembrava assorbire la luce. Un
colletto alto s'innalzava dalle spalle a incorniciare il volto<br />
spettrale e butterato, stravolto da un furore che sconfinava<br />
nella follia. La manica destra, vuota, pendeva ancora molle.<br />
Il guanto <strong>di</strong> pelle nera che gli copriva la mano sinistra era<br />
ancora un artiglio. Ma l'una e l'altro erano in qualche modo<br />
più vistosi, come se ciascuno fosse una cicatrice lasciata<br />
scoperta per essere vista.<br />
Ben si sentì serrare la gola. Il vecchio emanava una<br />
tensione inconfon<strong>di</strong>bile, la tensione <strong>di</strong> un aggressore pronto<br />
a colpire.<br />
"Mio Dio, mi stava aspettando" pensò Ben sbigottito.<br />
"Sapeva che stavo arrivando!"<br />
In quel momento Meeks si avventò su <strong>di</strong> lui. Ben fece un<br />
passo in<strong>di</strong>etro, stringendo freneticamente il medaglione con<br />
la destra. Meeks era quasi su <strong>di</strong> lui. Il vento cambiò, e i suoni<br />
della tempesta echeggiarono fra le montagne con rinnovata<br />
violenza. La pioggia gli sferzò il viso, costringendolo a<br />
battere le ciglia.<br />
Quando guardò <strong>di</strong> nuovo, Meeks era scomparso.<br />
Ben rimase con gli occhi sbarrati. Meeks si era<br />
volatilizzato, come se fosse uno spettro. Pioggia e oscurità<br />
ammantavano tutta la foresta circostante in un sudario <strong>di</strong><br />
grigia umi<strong>di</strong>tà. Ben si affrettò a guardarsi attorno, col viso<br />
contratto dall'incredulità. Non si vedeva nessuna traccia <strong>di</strong><br />
Meeks.<br />
Ben impiegò solo un istante a rior<strong>di</strong>nare le idee confuse.<br />
Scorse il vago contorno <strong>di</strong> un sentiero proprio davanti a sé, e
si avviò in quella <strong>di</strong>rezione. Avanzava in fretta fra gli alberi,<br />
seguendo la curva del sentiero che si snodava scendendo<br />
lungo il fianco della montagna e allontanandosi dal varco<br />
temporale che lo aveva riportato da Landover al suo vecchio<br />
mondo. Ed era tornato davvero: <strong>di</strong> quello almeno era certo.<br />
Era <strong>di</strong> nuovo sui monti Blue Ridge, in Virginia, nel cuore<br />
della George Washington National Forest. Quello era lo<br />
stesso sentiero che lo aveva portato a Landover più <strong>di</strong> un<br />
anno prima. Se lo avesse seguito abbastanza a lungo, lo<br />
avrebbe portato giù dalle montagne fino alla Skyline Drive, a<br />
una piazzola <strong>di</strong> sosta con il numero 13 scritto in nero su un<br />
cartello verde, a una pensilina e – quel che era più<br />
importante – a un telefono pubblico.<br />
Nel giro <strong>di</strong> pochi secon<strong>di</strong> era fra<strong>di</strong>cio <strong>di</strong> pioggia, ma<br />
continuò ad avanzare ad andatura regolare, con la sacca <strong>di</strong><br />
tela stretta sotto un braccio. La sua mente lavorava in fretta.<br />
Quello che aveva visto non era Meeks, non somigliava<br />
neppure al vecchio Meeks, era quasi irriconoscibile, in nome<br />
del cielo! Inoltre, Meeks non sarebbe scomparso così<br />
semplicemente, se fosse stato lui, no?<br />
Il dubbio assillava la sua mente. Si era semplicemente<br />
immaginato tutto, allora? Era stata una specie <strong>di</strong> miraggio?<br />
Troppo tar<strong>di</strong>, pensò alla pietra runica che gli aveva dato<br />
Willow. Rallentando, frugò in fondo alla tasca della giacca<br />
fino a trovare la pietra e a portarla alla luce. Era ancora <strong>di</strong><br />
colore latteo e non emanava calore. Ciò significava che
nessuna magia lo minacciava, ma che cosa gli rivelava sulla<br />
visione spettrale <strong>di</strong> Meeks?<br />
Riprese la marcia, scivolando sul terreno umido e fra<strong>di</strong>cio<br />
<strong>di</strong> pioggia, mentre rami <strong>di</strong> pino gli schiaffeggiavano il viso e<br />
le mani. Si rese conto all'improvviso <strong>di</strong> quanto facesse<br />
freddo su quelle montagne, mentre il gelo s'insinuava in lui<br />
con <strong>di</strong>ta <strong>di</strong> ghiaccio. Aveva <strong>di</strong>menticato che il tardo autunno<br />
poteva essere sgradevole, anche nella Virginia occidentale.<br />
L'Illinois poteva essere rigido. A Chicago poteva ad<strong>di</strong>rittura<br />
nevicare.<br />
Si sentì un nodo alla gola. Ombre si muovevano fra la<br />
nebbia e la pioggia, saettando e scomparendo alla vista. Ogni<br />
volta, lui vedeva Meeks. Ogni volta, sentiva la mano<br />
guantata del mago tendersi verso <strong>di</strong> lui.<br />
"Continua a muoverti" si <strong>di</strong>sse. "Raggiungi quel<br />
telefono."<br />
Gli sembrò <strong>di</strong> impiegarci molto <strong>di</strong> più, ma raggiunse il<br />
telefono pubblico una mezz'ora dopo, scendendo dalla<br />
foresta e attraversando la strada a due corsie del parco fino<br />
alla pensilina che lo riparava. Era inzuppato fino alle ossa e<br />
intirizzito, ma non se ne rendeva neppure conto. Tutta la sua<br />
concentrazione era fissa sulla cabina <strong>di</strong> metallo nero e<br />
argento chiusa dal plexiglas.<br />
"Ti prego, fa' che funzioni" pregò.<br />
Funzionava. La pioggia batteva sul tetto della pensilina<br />
con un tamburellio costante, e nebbia e oscurità<br />
l'asse<strong>di</strong>avano. Gli sembrò <strong>di</strong> u<strong>di</strong>re dei passi. Frugò nella
sacca in cerca delle monete e della carta <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to che teneva<br />
ancora nel portafogli, chiamò il servizio informazioni<br />
chiedendo il nome <strong>di</strong> un servizio <strong>di</strong> autonoleggio <strong>di</strong><br />
Waynesboro, e telefonò perché venissero a prenderlo con<br />
una macchina. Nel giro <strong>di</strong> pochi minuti fu tutto sistemato.<br />
Poi si sedette ad aspettare sulla panca <strong>di</strong> legno fissata alla<br />
parete della tettoia. Fu sorpreso <strong>di</strong> scoprire che gli tremavano<br />
le mani.<br />
Quando la limousine lo raggiunse e lui fu al sicuro a<br />
bordo, aveva ormai ritrovato il sangue freddo quanto bastava<br />
per riflettere su quello che gli era accaduto.<br />
Non pensava più <strong>di</strong> aver immaginato l'apparizione <strong>di</strong><br />
Meeks. Quello che aveva visto era stato abbastanza reale.<br />
Ma non era Meeks quello che aveva visto; era stata una<br />
immagine <strong>di</strong> Meeks. L'immagine era stata evocata dal suo<br />
passaggio nel tunnel temporale. Tutto era stato pre<strong>di</strong>sposto<br />
in modo che lui vedesse l'immagine. Era stata posta lì,<br />
all'uscita del tunnel, in modo che lui la vedesse.<br />
La domanda era, perché?<br />
Si rannicchiò sul <strong>di</strong>vano posteriore della limousine che<br />
sfrecciava sulla strada panoramica verso Waynesboro e<br />
considerò le varie possibilità. Doveva presumere che il<br />
responsabile fosse Meeks. Non c'erano altre spiegazioni<br />
plausibili. Allora che cosa cercava <strong>di</strong> ottenere Meeks?<br />
Tentava <strong>di</strong> scoraggiare Ben, <strong>di</strong> respingerlo in<strong>di</strong>etro nel<br />
passaggio temporale? Non aveva senso. Be', no,<br />
l'ammonimento ne aveva. Meeks era arrogante quanto
astava per voler informare Ben <strong>di</strong> essere al corrente del suo<br />
ritorno, ma c'era dell'altro. L'immagine doveva essere stata<br />
posta lì per raggiungere anche qualche altro scopo.<br />
Trovò quasi subito la risposta. L'immagine non aveva<br />
soltanto avvertito Ben della presenza <strong>di</strong> Meeks, ma anche<br />
Meeks dell'arrivo <strong>di</strong> Ben! Era un trucco che serviva ad<br />
avvertire il mago che Ben era tornato da Landover!<br />
Era perfettamente plausibile. Era più che logico che<br />
Meeks impiegasse qualche espe<strong>di</strong>ente – magico o altro – che<br />
lo avvertiva quando i mancati re <strong>di</strong> Landover tornavano nel<br />
loro vecchio mondo con il medaglione. Una volta messo<br />
sull'avviso, Meeks poteva dare loro la caccia.<br />
O, in quel caso, dare la caccia a lui.<br />
Era quasi sera quando l'autista lo depositò all'ingresso <strong>di</strong><br />
un Holiday Inn alla periferia <strong>di</strong> Waynesboro, e la pioggia<br />
continuava a cadere, la luce del giorno era quasi del tutto<br />
scomparsa. Ben <strong>di</strong>sse all'uomo che era in vacanza e aveva<br />
percorso la strada del parco facendo l'autostop verso nord da<br />
Staunton, fin quando il maltempo lo aveva costretto ad<br />
abbandonare il progetto e a chiedere aiuto. L'autista lo<br />
guardò come se fosse pazzo. Il tempo era così da oltre una<br />
settimana, scattò. Ben scrollò le spalle, lo pagò in contanti e<br />
si affrettò a entrare.<br />
Mentre si <strong>di</strong>rigeva verso il banco, si soffermò quanto<br />
bastava per controllare la data su un giornale che qualcuno<br />
aveva abbandonato su un tavolo nella hall. In<strong>di</strong>cava il<br />
venerdì 9 <strong>di</strong>cembre. Erano passati un anno e <strong>di</strong>eci giorni
dalla prima volta che era passato attraverso il tunnel<br />
temporale dai monti Blue Ridge della Virginia a Landover. Il<br />
tempo scorreva in perfetta sincronia nei due mon<strong>di</strong>.<br />
Prenotò una stanza per la notte, mandò i vestiti a pulire<br />
asciugare, fece una doccia bollente per scaldarsi e or<strong>di</strong>nò la<br />
cena in camera. Mentre aspettava la cena e i vestiti, chiamò<br />
l'aeroporto per prenotare un volo per Chicago. Non ce<br />
n'erano fino al mattino dopo. Doveva andare a Washington,<br />
poi cambiare per Chicago. Fissò la prenotazione, la fece<br />
addebitare sulla sua carta <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to e attaccò.<br />
Fu solo mentre cenava che gli venne in mente che usare<br />
una carta <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to per pagare il viaggio in aereo non era<br />
esattamente la cosa più intelligente che avrebbe potuto fare.<br />
Era seduto sulla sponda del letto <strong>di</strong> fronte alla TV, con il<br />
vassoio in equilibrio sulle ginocchia, avvolto in un<br />
asciugamano dell'Holiday Inn, e la temperatura della stanza<br />
si aggirava intorno ai trenta gra<strong>di</strong>. I suoi vestiti erano ancora<br />
in lavanderia. Tom Brokaw stava leggendo le notizie, e<br />
d'improvviso Ben fu colpito dall'idea che, in un mondo <strong>di</strong><br />
comunicazioni sofisticate, rintracciare una carta <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to<br />
computerizzata era una faccenda relativamente semplice. Se<br />
Meeks si era preso il <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> sistemare quell'immagine<br />
all'imbocco del passaggio temporale per essere avvertito del<br />
ritorno <strong>di</strong> Ben, quasi certamente avrebbe fatto un altro passo<br />
avanti. Doveva sapere che Ben avrebbe tentato <strong>di</strong> visitare<br />
Chicago. Doveva sapere che Ben probabilmente avrebbe<br />
scelto l'aereo. Rintracciando la carta <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to avrebbe
saputo il volo della compagnia aerea, la data del viaggio e la<br />
destinazione.<br />
Poteva trovarsi lì ad aspettare Ben quando scendeva<br />
dall'aereo.<br />
Quella possibilità gli rovinò quanto restava della cena.<br />
Ben mise da parte il vassoio, spense il televisore e cominciò<br />
a me<strong>di</strong>tare più attentamente sull'avversario che aveva <strong>di</strong><br />
fronte. Abernathy aveva visto giusto. Quella storia si stava<br />
rivelando più pericolosa <strong>di</strong> quanto avesse immaginato. Ma<br />
non aveva davvero scelta. Doveva tornare a Chicago e<br />
vedere Miles quanto bastava per scoprire se c'era qualcosa <strong>di</strong><br />
vero nel sogno. Probabilmente Meeks sarebbe stato in<br />
agguato a un certo punto del percorso. Il trucco stava<br />
nell'evitare <strong>di</strong> sbattere il naso contro <strong>di</strong> lui.<br />
Si concesse un sorrisetto. Non era un problema.<br />
Gli riportarono i vestiti alle nove, e alle <strong>di</strong>eci dormiva già.<br />
Si svegliò presto, fece colazione, si mise la sacca in spalla e<br />
prese un taxi fino all'aeroporto. Raggiunse in volo<br />
Washington usando la prenotazione della sera prima, poi<br />
annullò il saldo del biglietto, si spostò al banco <strong>di</strong> un'altra<br />
linea aerea, prenotò sotto falso nome un posto per Chicago in<br />
lista d'attesa, pagò il biglietto in contanti e si ritrovò in volo<br />
prima <strong>di</strong> mezzogiorno.<br />
"Ve<strong>di</strong>amo come se la cava Meeks, adesso" pensò fra sé.<br />
A occhi chiusi, si rilassò sul se<strong>di</strong>le e rifletté sulla strana<br />
catena <strong>di</strong> circostanze che lo aveva portato dalla sua casa <strong>di</strong><br />
Chicago all'Isola-che-non-c'è. I ricor<strong>di</strong> gli fecero scuotere la
testa in segno <strong>di</strong> rimprovero. Forse anche lui, come Peter<br />
Pan, non era mai cresciuto. Allora era un avvocato, e<br />
straor<strong>di</strong>nariamente in gamba, per giunta, uno da cui i<br />
veterani del mestiere si aspettavano gran<strong>di</strong> cose. Aveva uno<br />
stu<strong>di</strong>o insieme con il vecchio amico e socio Miles Bennett,<br />
una società alla pari in cui i due si completavano a vicenda<br />
come vecchie scarpe e jeans stinti: Ben l'audace avvocato<br />
dalla lingua tagliente, Miles il solido praticante conservatore.<br />
Spesso Miles aveva deplorato i criteri <strong>di</strong> Ben nell'accettare i<br />
clienti, ma Ben cadeva sempre in pie<strong>di</strong>, nonostante le altezze<br />
dalle quali si ostinava a lanciarsi. Aveva vinto più scontri in<br />
aula della me<strong>di</strong>a, scontri in cui i suoi avversari avevano<br />
creduto <strong>di</strong> seppellirlo sotto una valanga <strong>di</strong> retorica e<br />
scartoffie sorrette dal denaro, cavilli legali, rinvii e giochetti<br />
<strong>di</strong> ogni sorta. Miles era rimasto tanto sorpreso dalla sua<br />
vittoria nella causa Dodge City Express, che lo aveva<br />
soprannominato Doc Holiday, il pistolero delle aule<br />
giu<strong>di</strong>ziarie.<br />
Sorrise. Quelli erano stati bei tempi, ricchi <strong>di</strong><br />
sod<strong>di</strong>sfazioni.<br />
Ma i bei tempi erano tramontati con la morte <strong>di</strong> Annie e la<br />
sod<strong>di</strong>sfazione si era <strong>di</strong>leguata come tante goccioline <strong>di</strong><br />
mercurio. La moglie era morta in un incidente stradale<br />
mentre era incinta <strong>di</strong> tre mesi, e da allora gli era sembrato <strong>di</strong><br />
avere perduto tutto. Era <strong>di</strong>ventato un misantropo, evitava<br />
tutti tranne Miles. Era sempre stato piuttosto solitario, e a<br />
volte pensava che la morte della moglie e del bambino non
avessero fatto altro che rafforzare una tendenza che era<br />
sempre stata presente. Aveva cominciato a lasciarsi andare,<br />
mentre i giorni scorrevano e gli avvenimenti si<br />
confondevano in modo inestricabile. Intuiva che stava<br />
lentamente perdendo i contatti con se stesso.<br />
Era <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong>re che cosa sarebbe potuto accadere, se non<br />
si fosse imbattuto nella bizzarra offerta del catalogo<br />
"Speciale Natalizio" dei gran<strong>di</strong> magazzini Rosen's per<br />
l'acquisto del trono del regno <strong>di</strong> Landover. Da principio gli<br />
era sembrata ri<strong>di</strong>cola, un regno fantastico con maghi e<br />
streghe, draghi e damigelle, cavalieri e furfanti, in ven<strong>di</strong>ta<br />
per un milione <strong>di</strong> dollari. Chi sarebbe stato tanto i<strong>di</strong>ota da<br />
crederci? Ma la <strong>di</strong>sperata scontentezza che provava nei<br />
confronti della sua vita lo aveva indotto a giocare d'azzardo<br />
sulla possibilità che qualcosa in quella impossibile<br />
fantasticheria fosse reale. Valeva la pena <strong>di</strong> correre<br />
qualunque rischio, se fosse valso a riportarlo in sé. Aveva<br />
accantonato i dubbi, preparato i bagagli e raggiunto in aereo<br />
la sede <strong>di</strong> Rosen's a New York per vedere <strong>di</strong> che cosa si<br />
trattava.<br />
Gli era stato chiesto <strong>di</strong> sottoporsi a un colloquio per<br />
perfezionare la ven<strong>di</strong>ta, e a condurre il colloquio era stato<br />
Meeks.<br />
Gli balenò subito alla mente l'immagine familiare <strong>di</strong><br />
Meeks, il vecchio alto con la voce sommessa e gli occhi<br />
spenti, un veterano <strong>di</strong> guerre che Ben poteva soltanto<br />
immaginare. Il colloquio era stato l'unico momento in cui si
erano trovati faccia a faccia. Meeks lo aveva ritenuto un<br />
can<strong>di</strong>dato accettabile come re <strong>di</strong> Landover, con le attitu<strong>di</strong>ni<br />
giuste non per riuscire, come aveva creduto Ben, ma per<br />
fallire. Meeks lo aveva convinto all'acquisto, lo aveva<br />
affascinato come fa un serpente con la sua preda.<br />
Meeks lo aveva anche sottovalutato.<br />
Ben lasciò che i suoi occhi si riaprissero e sussurrò:<br />
«Esatto, Ben Holiday, ti ha proprio sottovalutato. Ora stai<br />
attento tu a non sottovalutare lui.<br />
L'aereo atterrò all'aeroporto O'Hare <strong>di</strong> Chicago poco dopo<br />
le tre, e Ben prese un taxi fino in città. Il tassista parlò per<br />
tutto il tragitto, per lo più <strong>di</strong> sport: la stagione magra dei<br />
Cubs, le speranze dei Bulls per il playoff con Jordan, i<br />
problemi <strong>di</strong> infortuni dei Blackhawks, i Bears quotati a 13 e<br />
1. I Chicago Bears? Ben ascoltava, rispondendo a tratti,<br />
mentre una vocina in fondo alla mente lo avvertiva che c'era<br />
qualcosa <strong>di</strong> strano in quella conversazione. Era quasi arrivato<br />
in città quando capì <strong>di</strong> che cosa si trattava. Era la lingua. Lui<br />
la capiva, anche se non<br />
la sentiva e non la parlava da oltre un anno. A Landover<br />
u<strong>di</strong>va, parlava, scriveva e pensava nella lingua <strong>di</strong> Landover.<br />
Glielo permetteva la magia. Eppure eccolo lì, tornato nel suo<br />
vecchio mondo, nella cara vecchia Chicago, ad ascoltare<br />
quel tassista parlare in inglese – o almeno in una ragionevole<br />
imitazione come se fosse la cosa più naturale del mondo.<br />
Be', forse era proprio così, pensò con un sorriso.
Si fece lasciare dal tassista al Drake, non volendo tornare<br />
nel suo vecchio appartamento all'attico né mettersi in<br />
contatto con amici o conoscenti, per il momento. Ormai si<br />
comportava con prudenza. Pensava a Meeks. Si fece<br />
registrare sotto falso nome, pagò in contanti e in anticipo per<br />
una notte e si fece guidare dal fattorino verso la sua stanza.<br />
Era sempre più sod<strong>di</strong>sfatto <strong>di</strong> avere deciso per precauzione<br />
<strong>di</strong> portare con sé parecchie migliaia <strong>di</strong> dollari in contanti,<br />
quando si era trasferito a Landover un anno prima. La<br />
decisione era stata quasi un ripensamento, ma si stava<br />
rivelando valida. I contanti gli risparmiavano <strong>di</strong> usare la<br />
carta <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to.<br />
Lasciando la stanza con i contanti e il portafogli in una<br />
tasca della tuta sportiva, scese con l'ascensore, uscì<br />
dall'albergo e percorse a pie<strong>di</strong> alcuni isolati fino alla Water<br />
Tower Place. Fece acquisti, comprando giacca e pantaloni<br />
sportivi, camicie, una cravatta, calze e biancheria, più un<br />
paio <strong>di</strong> mocassini scuri, pagò in contanti e tornò in<strong>di</strong>etro.<br />
Non aveva senso farsi notare, e una tuta da ginnastica con le<br />
Nike nel cuore del centro commerciale <strong>di</strong> Chicago era fin<br />
troppo vistosa. Lui non era semplicemente il tipo. A volte<br />
l'apparenza era tutto, specie a breve termine. Era esattamente<br />
per quella ragione che non aveva portato con sé nessuno dei<br />
suoi amici. Un cane parlante, un paio <strong>di</strong> scimmie<br />
sogghignanti, una ragazza che si trasformava in albero e un<br />
mago i cui incantesimi spesso facevano cilecca, non<br />
sarebbero certo passati inosservati in Michigan Avenue.
Si pentì quasi subito <strong>di</strong> aver caratterizzato i suoi amici in<br />
modo così superficiale. Era stato cinico senza motivo. Per<br />
quanto strani fossero, erano amici sinceri. Si erano schierati<br />
al suo fianco nel momento cruciale, quando era pericoloso<br />
farlo, e quando la loro stessa vita era minacciata. Era molto<br />
più <strong>di</strong> quanto si potesse <strong>di</strong>re della maggior parte degli amici.<br />
Chinò la testa per resistere a una raffica <strong>di</strong> vento<br />
improvvisa, accigliandosi.<br />
Inoltre, lui non era strano quanto loro?<br />
Non era forse il Pala<strong>di</strong>no?<br />
Respinse con ira il pensiero negli angoli più oscuri della<br />
mente e si affrettò per approfittare del semaforo verde.<br />
Nell'atrio dell'albergo acquistò vari quoti<strong>di</strong>ani e riviste e<br />
si ritirò nella sua stanza. Or<strong>di</strong>nò il servizio in camera e<br />
ingannò il tempo in attesa della cena scorrendo la stampa per<br />
aggiornarsi su quello che era accaduto nel mondo durante la<br />
sua assenza. S'interruppe quanto bastava per assistere a<br />
un'ora <strong>di</strong> notiziari locali e internazionali, e a quel punto<br />
arrivò la cena. Continuò a leggere durante la cena. Ormai si<br />
avvicinavano le sette <strong>di</strong> sera, e decise <strong>di</strong> chiamare Ed<br />
Samuelson.<br />
C'erano due ragioni per il ritorno <strong>di</strong> Ben a Chicago. La<br />
prima era far visita a Miles e scoprire se il sogno che<br />
riguardava il suo amico era stato esatto. La seconda era<br />
sistemare definitivamente i suoi affari. Aveva già deciso che<br />
la prima questione avrebbe dovuto attendere fino al mattino
dopo, ma non c'era motivo per rimandare la seconda. Ciò<br />
comportava una telefonata a Ed.<br />
Ed Samuelson era il suo commercialista, socio anziano<br />
dello stu<strong>di</strong>o Haines, Samuelson & Roper, Inc. Ben aveva<br />
affidato a Ed l'amministrazione del suo patrimonio – un<br />
patrimonio <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni considerevoli – prima <strong>di</strong> partire per<br />
Landover. Ed Samuelson era esattamente il genere <strong>di</strong><br />
persona che ci si augura <strong>di</strong> avere come commercialista:<br />
<strong>di</strong>screto, fidato e coscienzioso. C'erano state occasioni in cui<br />
aveva chiaramente giu<strong>di</strong>cato Ben un pazzo in materia<br />
finanziaria, ma aveva rispettato il fatto che era con il denaro<br />
<strong>di</strong> Ben che aveva a che fare. Una <strong>di</strong> quelle occasioni si era<br />
presentata quando Ben aveva deciso <strong>di</strong> acquistare il regno <strong>di</strong><br />
Landover. Ed aveva liquidato le proprietà necessarie per<br />
realizzare il milione <strong>di</strong> dollari in contanti del prezzo<br />
d'acquisto e aveva ricevuto la procura per amministrare le<br />
proprietà <strong>di</strong> Ben mentre lui era lontano. Aveva fatto tutto ciò<br />
senza avere la minima idea <strong>di</strong> quello che Ben stava<br />
combinando.<br />
Ben non glielo aveva detto allora e non aveva intenzione<br />
<strong>di</strong> farlo adesso, ma sapeva che Ed lo avrebbe accettato.<br />
Chiamare Ed Samuelson comportava un certo rischio.<br />
Doveva presumere che Meeks sapesse che Ed era il suo<br />
commercialista e che prima o poi lo avrebbe contattato.<br />
Prevedendo quel contatto, Meeks poteva aver messo sotto<br />
controllo il telefono del commercialista. Quella forse era una<br />
presunzione vagamente paranoica, ma Meeks non era tipo
con cui scherzare. Ben sperava soltanto che, se Meeks aveva<br />
deciso per un controllo telefonico avesse optato per l'ufficio<br />
<strong>di</strong> Ed Samuelson e non per la sua abitazione privata.<br />
Telefonò a Ed, lo trovò che aveva appena finito <strong>di</strong> cenare<br />
e trascorse i <strong>di</strong>eci minuti seguenti a convincerlo che<br />
all'apparecchio c'era davvero Ben Holiday. Una volta risolto<br />
quel problema, avvertì Ed che nessuno – e ciò significava<br />
assolutamente nessuno – doveva sapere della telefonata. Ed<br />
doveva fingere <strong>di</strong> non averla mai ricevuta. Ed gli rivolse la<br />
stessa domanda che faceva sempre quando Ben presentava<br />
una delle sue bizzarre richieste: era in qualche guaio? No, gli<br />
assicurò lui, non era così. Semplicemente, per il momento<br />
non era opportuno che qualcuno sapesse che era in città. Non<br />
intendeva vedere Miles, assicurò a Ed. Non pensava che<br />
avrebbe avuto tempo <strong>di</strong> vedere nessun altro.<br />
Ed sembrò sod<strong>di</strong>sfatto. Ascoltò con pazienza mentre Ben<br />
gli spiegava che cosa voleva da lui. Ben promise che sarebbe<br />
passato dal suo ufficio l'indomani verso l'una per firmare i<br />
documenti necessari se Ed poteva fare in modo <strong>di</strong> trovarsi li.<br />
Ed sospirò stoicamente e <strong>di</strong>sse che andava bene. Ben gli<br />
augurò la buona notte e posò subito il ricevitore sulla<br />
forcella.<br />
Venti minuti sotto la doccia lo aiutarono a lavarsi <strong>di</strong> dosso<br />
la tensione e la crescente stanchezza. Uscì dal bagno e<br />
s'infilò a letto, con alcune riviste e giornali vicino. Cominciò<br />
a leggere, ci rinunciò, lasciò vagare i pensieri e chiuse gli<br />
occhi.
Pochi istanti dopo, era addormentato.<br />
Quella notte sognò il Pala<strong>di</strong>no.<br />
Dapprima era solo, in pie<strong>di</strong> su un'altura riparata dagli<br />
abeti che guardava in basso verso la valle velata <strong>di</strong> nebbia <strong>di</strong><br />
Landover. Azzurro e verde si fondevano nel punto in cui<br />
cielo e terra s'incontravano, ed era come se allungando la<br />
mano potesse toccarli. Respirò a pieni polmoni, e l'aria era<br />
pura e frizzante. La nitidezza <strong>di</strong> quel momento fu<br />
sorprendente.<br />
Poi le ombre s'incupirono e si chiusero su <strong>di</strong> lui come le<br />
tenebre della notte. Grida e mormorii filtrarono fra i pini. Lui<br />
poteva sentire la forma del medaglione premuto contro il<br />
palmo mentre lo stringeva, assalito da un presagio. Ne aveva<br />
bisogno ancora una volta, intuì, e ne fu lieto. L'essere che<br />
teneva intrappolato dentro poteva essere liberato <strong>di</strong> nuovo!<br />
Da un lato ci fu un movimento saettante, e una mostruosa<br />
sagoma nera si avventò verso <strong>di</strong> lui. Era un unicorno, con gli<br />
occhi e l'alito <strong>di</strong> fuoco, ma si trasformò quasi subito.<br />
Divenne un demone. Poi si trasformò <strong>di</strong> nuovo.<br />
Era Meeks.<br />
Il mago gli fece un cenno, una sagoma alta, curva,<br />
minacciosa, col viso squamoso come una lucertola. Veniva<br />
incontro a Ben, aumentando <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni a ogni passo,<br />
trasformandosi in qualcosa <strong>di</strong> irriconoscibile. Nelle narici <strong>di</strong><br />
Ben s'insinuò l'odore della paura, l'odore della morte.<br />
Ma lui era il Pala<strong>di</strong>no, il cavaliere errante la cui anima<br />
inquieta aveva trovato ospitalità nel suo corpo, il campione
del re che non aveva mai perso una battaglia, e niente poteva<br />
tenergli testa. Riportò alla vita quell'altro se stesso con un<br />
moto terrificante <strong>di</strong> esultanza. L'armatura si chiuse intorno a<br />
lui, e l'odore <strong>di</strong> paura e <strong>di</strong> morte cedette il posto agli odori<br />
acri <strong>di</strong> ferro, cuoio e olio. Non era più Ben Holiday, ma una<br />
creatura <strong>di</strong> un altro tempo e <strong>di</strong> un altro luogo, che non aveva<br />
altri ricor<strong>di</strong> se non <strong>di</strong> battaglia, <strong>di</strong> duello e <strong>di</strong> vittoria, <strong>di</strong><br />
combattimento e <strong>di</strong> morte. Nella sua mente infuriavano<br />
guerre, e s'intravedevano giganti in lotta racchiusi entro<br />
corazze <strong>di</strong> ferro, che si affrontavano senza posa in una<br />
nebbia rossastra. Si u<strong>di</strong>vano clangori metallici e voci che<br />
sbuffavano e grugnivano per il furore. Corpi cadevano nella<br />
morte, feriti e spezzati.<br />
Si sentiva rallegrato!<br />
Oh, Dio, si sentiva rinascere!<br />
L'oscurità intorno a lui s'infranse, mentre ombre si<br />
avventavano e allungavano gli artigli, e lui le affrontò in<br />
preda al furore. Il destriero bianco che montava lo portò in<br />
avanti come un motore a vapore spinto da fiamme che non<br />
avrebbe saputo come controllare. I pini scivolarono ai lati in<br />
una massa confusa, e il terreno scomparve. Meeks <strong>di</strong>venne<br />
uno spettro che lui non riuscì a toccare. Corse in avanti,<br />
volando giù dall'orlo del precipizio nel nulla.<br />
La sensazione <strong>di</strong> esultanza svanì. Da un punto indefinito<br />
della notte si levò un grido spaventoso. Mentre cadeva, si<br />
rese conto che il grido era suo.
Dopo <strong>di</strong> allora, i sogni lo lasciarono in pace, ma dormì<br />
male per il resto della notte. Si alzò poco dopo l'alba, fece la<br />
doccia, si fece servire la colazione in camera, mangiò,<br />
indossò gli abiti che aveva comprato il giorno prima e poco<br />
dopo le nove prese un taxi all'uscita dell'albergo. Portava con<br />
sé la sacca <strong>di</strong> tela. Non prevedeva <strong>di</strong> tornare.<br />
Il taxi lo portò a sud sulla Michigan Avenue. Era sabato,<br />
ma le strade cominciavano già a essere intasate da acquirenti<br />
natalizi ansiosi <strong>di</strong> evitare la ressa del week end. Ben sedeva<br />
rilassato sul se<strong>di</strong>le, nel relativo isolamento del taxi, e li<br />
ignorava. Non c'era nulla <strong>di</strong> più lontano dalla sua mente dei<br />
piaceri del prossimo week end.<br />
Tracce del sogno della notte prima gli mormoravano<br />
ancora all'orecchio pensieri cupi. Era stato terribilmente<br />
spaventato da quel sogno e dalle verità che conteneva.<br />
Il Pala<strong>di</strong>no era una realtà con la quale non era venuto a<br />
patti del tutto. Si era trasformato nel cavaliere in armatura<br />
una sola volta, e anche allora più per caso che per intenzione.<br />
Era stato necessario trasformarsi nel Pala<strong>di</strong>no per<br />
sopravvivere, e perciò aveva fatto quanto era necessario. Ma<br />
la metamorfosi era stata un processo terrificante, come<br />
spogliarsi della propria pelle per infilarsi in quella <strong>di</strong> qualcun<br />
altro… <strong>di</strong> qualcuno o <strong>di</strong> qualcosa. I pensieri <strong>di</strong> quell'altro<br />
essere erano duri e brutali, pensieri da guerriero, da<br />
gla<strong>di</strong>atore. In quei pensieri c'erano sangue e morte, un'intera<br />
storia <strong>di</strong> sopravvivenza che Ben comprendeva soltanto in<br />
minima parte. Francamente, lo terrorizzava. Lui non poteva
controllare la natura dell'altro essere, lo intuiva, almeno non<br />
del tutto. Poteva soltanto <strong>di</strong>ventare ciò che era e accettare ciò<br />
che comportava.<br />
Non era sicuro <strong>di</strong> poterlo fare ancora. Non aveva tentato e<br />
non desiderava tentare.<br />
E tuttavia una parte <strong>di</strong> lui lo desiderava, proprio come nel<br />
sogno. E una parte <strong>di</strong> lui desiderava che un giorno o l'altro<br />
fosse necessario.<br />
Si fece portare in taxi agli uffici dello stu<strong>di</strong>o Holiday &<br />
Bennett, Ltd. Il sabato gli uffici erano chiusi, ma lui sapeva<br />
che Miles ci sarebbe stato lo stesso. Il sabato Miles era<br />
sempre lì, a lavorare fino a mezzogiorno, per rimettersi in<br />
pari con tutta la dettatura e il lavoro <strong>di</strong> ricerca che non era<br />
riuscito a sbrigare durante la settimana, approfittando<br />
dell'assenza <strong>di</strong> quelle noiose interruzioni che sembravano<br />
perseguitarlo durante il normale orario <strong>di</strong> lavoro.<br />
Ben si fece lasciare dal tassista in fondo all'isolato, sul<br />
marciapiede opposto rispetto alla sua meta, poi entrò in fretta<br />
nel portone <strong>di</strong> un altro e<strong>di</strong>ficio. I pedoni lo superavano,<br />
in<strong>di</strong>fferenti al suo comportamento, presi dai loro affari. Il<br />
traffico scorreva rapido. C'erano delle auto parcheggiate<br />
sulla strada, ma apparentemente nessuno che fosse <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a<br />
a bordo.<br />
«Un po' <strong>di</strong> prudenza non guasta» insistette fra sé.<br />
Uscì dal portone, attraversò la strada al semaforo, risalì<br />
l'isolato e spinse i battenti <strong>di</strong> vetro antiproiettile entrando
nell'atrio dell'e<strong>di</strong>ficio. Non vide niente fuori posto niente <strong>di</strong><br />
strano.<br />
Si affrettò a raggiungere un ascensore aperto, entrò,<br />
premette il pulsante del quin<strong>di</strong>cesimo piano e guardò le porte<br />
chiudersi. L'ascensore partì. Solo qualche momento ancora,<br />
pensò. E se Miles non c'era, per una ragione o per l'altra, lo<br />
avrebbe semplicemente rintracciato a casa sua.<br />
Ma sperava <strong>di</strong> non doverlo fare. Aveva l'impressione che<br />
forse non ne avrebbe avuto il tempo. Forse era il sogno, forse<br />
soltanto le circostanze della sua presenza lì, ma c'era<br />
qualcosa <strong>di</strong> decisamente stonato.<br />
L'ascensore rallentò e si fermò. Le porte si aprirono, e lui<br />
uscì nel corridoio.<br />
Il respiro gli si bloccò in gola. Ancora una volta, si<br />
trovava faccia a faccia con Meeks.<br />
Questor Thews spazzò via con un gesto il drappo <strong>di</strong><br />
ragnatele sospeso sulla stretta imboccatura dell'ingresso <strong>di</strong><br />
pietra della torre <strong>di</strong>roccata del castello, e si spinse all'interno.<br />
Sternutì quando la polvere gli ostruì le narici e brontolò<br />
infasti<strong>di</strong>to per l'umi<strong>di</strong>tà e il buio. Avrebbe dovuto avere il<br />
buon senso <strong>di</strong> portare una torcia.<br />
Una scintilla si accese accanto a lui, e la fiamma sprizzò<br />
da un tizzone. Bunion passò l'impugnatura della torcia a<br />
Questor.<br />
«Stavo appunto per usare la magia per farlo da solo!»<br />
scattò irritato il mago, ma il coboldo si limitò a sogghignare.
Si trovavano fra le mura in rovina <strong>di</strong> Mirwouk, l'antica<br />
fortezza che Questor aveva visto nel sogno sui libri <strong>di</strong> magia<br />
scomparsi. Erano molto più a nord <strong>di</strong> Sterling Silver, nel<br />
cuore dei Monti Melchior, e il vento sferzava la pietra<br />
consunta ululando lungo corridoi vuoti, mentre il gelo<br />
s'inse<strong>di</strong>ava nell'aria stantia come all'arrivo dell'inverno. Il<br />
mago e il coboldo avevano impiegato quasi tre giorni per<br />
arrivare laggiù, e ave vano viaggiato in fretta. Il castello li<br />
aveva accolti con cancelli spalancati e finestre vuote. Stanze<br />
e saloni erano abbandonati.<br />
Questor si spinse avanti, in cerca <strong>di</strong> qualcosa che avesse<br />
un'aria familiare. Il tardo pomeriggio calava su <strong>di</strong> loro, e lui<br />
non aveva nessuna voglia <strong>di</strong> aggirarsi in quel sepolcro<br />
spettrale <strong>di</strong> notte. Era un mago, avvertiva la presenza <strong>di</strong> cose<br />
nascoste agli altri, e quel posto aveva un sentore malefico.<br />
Cercò a caso per qualche tempo, poi gli sembrò <strong>di</strong><br />
riconoscere il passaggio da cui era entrato. Ne seguì curve e<br />
giravolte, aguzzando lo sguardo nell'oscurità. Altre ragnatele<br />
e polvere ostacolavano la sua avanzata, e c'erano ragni grossi<br />
come ratti e ratti grossi come cani. Correvano e strisciavano,<br />
e lui doveva tenere gli occhi aperti a ogni passo. Era un<br />
compito decisamente seccante. Fu tentato <strong>di</strong> usare la magia<br />
per trasformarli tutti in ni<strong>di</strong> <strong>di</strong> polvere e farli spazzare via dal<br />
vento.<br />
Il passaggio descriveva una svolta in <strong>di</strong>scesa, e la forma<br />
delle pareti cambiava nettamente. Questor rallentò, scrutando<br />
la muratura. Si raddrizzò <strong>di</strong> colpo.
«Lo riconosco!» esclamò in un sussurro agitato. «Questo<br />
è il tunnel che ho visto in sogno!»<br />
Bunion gli prese <strong>di</strong> mano la torcia senza commenti e fece<br />
strada verso il basso. Questor era troppo eccitato per<br />
obiettare e lo seguì in fretta. Il passaggio si allargava e<br />
<strong>di</strong>ventava più sgombro, libero da ragnatele, polvere, ro<strong>di</strong>tori<br />
e insetti. Fra la pietre aleggiava un odore nuovo, una specie<br />
<strong>di</strong> muschio dall'aroma nauseante. Bunion teneva un'andatura<br />
rapida, e a volte l'unica cosa che Questor riusciva a vedere<br />
davanti a sé era l'alone della torcia.<br />
Tutto era proprio come nel sogno!<br />
Il tunnel proseguiva, addentrandosi nella montagna, un<br />
budello <strong>di</strong> corridoi scavati nella roccia e scale ricurve.<br />
Bunion rimase in testa, aguzzando gli occhi, mentre Questor<br />
gli respirava praticamente sul collo.<br />
Poi il tunnel finì, <strong>di</strong> fronte a una porta <strong>di</strong> pietra<br />
contrassegnata con cartigli e rune. Ormai Questor tremava<br />
per l'eccitazione. Tastò i segni e le sue mani sembravano<br />
sapere esattamente dove andare. Sfiorò qualcosa, e la porta si<br />
aprì con un lieve stridore.<br />
La stanza oltre la porta era imponente, con il pavimento<br />
fatto <strong>di</strong> blocchi <strong>di</strong> granito levigati. Adesso era Questor a fare<br />
strada, seguendo la visione nella sua mente, il ricordo del<br />
sogno. Si <strong>di</strong>resse al centro della camera, con Bunion al<br />
fianco, mentre il suono dei loro passi destava un'eco sorda.
Si fermarono <strong>di</strong> fronte a un blocco <strong>di</strong> granito del<br />
pavimento sul quale era stato inciso l'emblema <strong>di</strong> un<br />
unicorno.<br />
Questor Thews rimase attonito. Un unicorno? Una mano<br />
salì incerta a tirare la barba sul mento. Li c'era qualcosa che<br />
non andava. Non ricordava niente a proposito <strong>di</strong> un unicorno<br />
nel sogno. C'era stato un <strong>di</strong>segno inciso nella pietra, si, ma<br />
era un unicorno? Sembrava una coincidenza piuttosto<br />
improbabile.<br />
Per un solo istante, me<strong>di</strong>tò <strong>di</strong> tornare in<strong>di</strong>etro,<br />
ripercorrendo la strada da cui era venuto, e <strong>di</strong> rinunciare a<br />
tutto il progetto. Una vocina dentro <strong>di</strong> lui sussurrava che<br />
avrebbe dovuto farlo. C'era un pericolo nascosto lì; poteva<br />
sentirlo, intuirlo, e lo spaventava.<br />
Ma l'attrattiva dei libri scomparsi era troppo forte.<br />
Abbassò la mano, e le sue <strong>di</strong>ta seguirono i solchi del corno<br />
della creatura… ancora una volta come dotate <strong>di</strong> volontà<br />
propria. Il blocco si mosse e scivolò <strong>di</strong> lato, incuneandosi in<br />
una botola.<br />
Questor Thews scrutò in basso nella cavità rimasta.<br />
Là dentro c'era qualcosa.<br />
Il calar della notte ammantò la regione dei laghi <strong>di</strong> ombre<br />
e <strong>di</strong> nebbia, e la luce delle lune colorate e delle stelle non era<br />
più che un lieve baluginio quando arrivava a riflettersi nella<br />
superficie immota dell'Irrylyn. Willow era sola in riva a una<br />
minuscola insenatura contornata <strong>di</strong> pioppi e cedri, con
l'acqua del lago che le lambiva i pie<strong>di</strong>. Era nuda, con i vestiti<br />
ripiegati or<strong>di</strong>natamente sull'erba <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lei. Una brezza<br />
soffiava lieve sulla sua pelle verde pallido, s'insinuava<br />
capricciosa fra i capelli color smeraldo lunghi fino alla vita,<br />
arricciati e legati da un nastro, e arruffava la peluria che le<br />
cresceva lungo i polpacci e gli avambracci. Lei rabbrivi<strong>di</strong>va<br />
a quel tocco. Era una creatura <strong>di</strong> incre<strong>di</strong>bile bellezza, per<br />
metà essere umano, per metà fata, e sarebbe potuta essere<br />
una <strong>di</strong>scendente delle sirene del mito, che avevano<br />
affascinato gli uomini per farli naufragare sugli scogli dei<br />
mari dell'antichità.<br />
Gli uccelli notturni lanciarono richiami striduli dalla riva<br />
opposta del lago, suscitando echi nel silenzio. Rispose loro il<br />
fischio <strong>di</strong> Willow.<br />
Alzò la testa e fiutò l'aria come avrebbe potuto fare un<br />
animale. Parsnip l'aspettava paziente nell'accampamento, una<br />
cinquantina <strong>di</strong> metri più in<strong>di</strong>etro, con la luce del fuoco da<br />
campo schermata dagli alberi. Lei era venuta da sola<br />
sull'Irrylyn per fare il bagno e ricordare.<br />
Entrò cautamente nell'acqua, mentre il liquido tiepido le<br />
faceva correre nel corpo un formicolio delizioso. Era stato lì<br />
che aveva conosciuto Ben Holiday, che si erano visti per la<br />
prima volta, mentre facevano il bagno nu<strong>di</strong>, liberi da ogni<br />
finzione. Era lì che aveva capito che Ben era destinato a lei.<br />
Il suo sorriso si accentuò quando ripensò a com'era stato,<br />
alla meraviglia <strong>di</strong> quel momento. Gli aveva detto che cosa<br />
sarebbe accaduto, e mentre lui ne aveva dubitato – ne
dubitava ancora, per la verità – lei non aveva mai vacillato<br />
nella sua certezza. Il destino della sua nascita, in<strong>di</strong>cato alla<br />
maniera delle fate dall'intreccio dei fiori sul letto nuziale dei<br />
suoi genitori, non poteva mentire.<br />
Oh, come amava il forestiero Ben Holiday!<br />
Il suo viso <strong>di</strong> bambina s'illuminò e poi si rannuvolò.<br />
Sentiva la mancanza <strong>di</strong> Ben, era preoccupata per lui.<br />
Qualcosa nel sogno che avevano con<strong>di</strong>viso la turbava in un<br />
modo che lei non riusciva a spiegare. Dietro quei sogni c'era<br />
un enigma che parlava sottovoce <strong>di</strong> pericolo.<br />
Lei non aveva detto niente <strong>di</strong> tutto ciò a Ben perché,<br />
quando le aveva parlato del sogno, aveva intuito dalla sua<br />
voce che aveva già deciso <strong>di</strong> partire. Aveva capito in quel<br />
momento che non sarebbe riuscita a <strong>di</strong>stoglierlo dal suo<br />
proposito e che non doveva tentare. Lui comprendeva i rischi<br />
e li accettava. L'urgenza dell'ansia <strong>di</strong> lei impalli<strong>di</strong>va <strong>di</strong> fronte<br />
alla determinazione <strong>di</strong> Ben.<br />
Forse era stato per quella ragione che nel parlargli del suo<br />
sogno non gli aveva detto tutto. Nel suo sogno c'era qualche<br />
cosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso da quello <strong>di</strong> lui, o <strong>di</strong> Questor Thews. Era una<br />
<strong>di</strong>fferenza sottile e <strong>di</strong>fficile da spiegare, pur tuttavia c'era.<br />
Lei si rannicchiò nell'acqua bassa, con i capelli <strong>di</strong><br />
smeraldo che si allargavano sulle sue spalle come uno<br />
scialle. Tracciò col <strong>di</strong>to dei <strong>di</strong>segni sulla superficie calma, e<br />
il ricordo del sogno riaffiorò. La sensazione sbagliata era<br />
nella grana del sogno, pensò. Era nel modo in cui destava<br />
echi nella sua mente. Le visioni erano state nitide, gli
avvenimenti chiari, ma il messaggio era falso, in qualche<br />
modo, come se fossero tutte cose che potevano accadere in<br />
un sogno, ma non in stato <strong>di</strong> veglia. Era come se il ricordo<br />
fosse una maschera che nascondeva un volto.<br />
Lei smise <strong>di</strong> tracciare segni e si alzò. Che faccia era, si<br />
domandò, quella nascosta sotto la maschera?<br />
L'espressione accigliata che le rannuvolava il volto si<br />
accentuò, e all'improvviso lei rimpianse <strong>di</strong> essere stata così<br />
remissiva <strong>di</strong> fronte alla decisione <strong>di</strong> Ben. Avrebbe dovuto<br />
opporsi alla sua partenza, dopo tutto, o insistere perché la<br />
portasse con sé.<br />
«No, starà bene» sussurrò in tono incalzante.<br />
Sollevò gli occhi verso il cielo e si lasciò scaldare dal<br />
chiaro <strong>di</strong> luna. L'indomani avrebbe chiesto consiglio a sua<br />
madre, la cui vita era così vicina a quella delle fate che<br />
vivevano fra le nebbie. Sua madre doveva sapere<br />
dell'unicorno nero e delle briglie <strong>di</strong> fili d'oro, e l'avrebbe<br />
guidata; presto lei sarebbe stata <strong>di</strong> nuovo insieme a Ben.<br />
Avanzò nel lago buio, lasciò che la acque si chiudessero<br />
intorno a lei e galleggiò in pace.
CAPITOLO 3<br />
Ombre…<br />
La seconda apparizione <strong>di</strong> Meeks non suscitò in Ben<br />
Holiday lo stesso panico della prima. Non rimase<br />
agghiacciato, non provò lo stesso senso <strong>di</strong> confusione. Era<br />
sorpreso, ma non sbigottito. Dopo tutto, stavolta aveva<br />
un'idea più chiara <strong>di</strong> quello che doveva aspettarsi. Non era<br />
che un'altra apparizione del mago in esilio: alto, curvo,<br />
ammantato nelle vesti color canna <strong>di</strong> fucile, i capelli bianchi<br />
scarmigliati, la faccia pallida e piena <strong>di</strong> rughe, il guanto <strong>di</strong><br />
pelle nera levato in alto come un artiglio, ma pur sempre<br />
un'apparizione.<br />
O no?<br />
Meeks si lanciò su <strong>di</strong> lui, e tutt'a un tratto Ben non ne fu<br />
tanto sicuro. Gli occhi azzurro chiaro ardevano <strong>di</strong> o<strong>di</strong>o, e i<br />
lineamenti duri sembravano stravolti, tramutati in qualcosa<br />
<strong>di</strong> non del tutto umano. Meeks si avventò su <strong>di</strong> lui,<br />
scivolando senza fare rumore nel corridoio deserto<br />
illuminato dalla luce al neon, <strong>di</strong>ventando sempre più enorme<br />
nel silenzio. Ben rimase immobile non senza <strong>di</strong>fficoltà,<br />
cercando con una mano la sagoma rassicurante del<br />
medaglione sotto la camicia. Ma quale protezione gli offriva<br />
il medaglione in quel luogo? La sua mente rifletteva<br />
freneticamente. La pietra runica, pensò all'improvviso. La<br />
pietra gli avrebbe rivelato se era minacciato! Con la mano
libera frugò <strong>di</strong>speratamente nella tasca dei pantaloni,<br />
cercando la pietra mentre la figura avvolta nella tunica si<br />
avvicinava. Malgrado la sua risolutezza, Ben fece un rapido<br />
passo in<strong>di</strong>etro. Non riusciva a trovare la pietra!<br />
Meeks era proprio <strong>di</strong> fronte a lui, scuro e minaccioso. Ben<br />
si ritrasse mentre il mago oscurava la luce…<br />
E poi alzò gli occhi e si ritrovò solo nel corridoio deserto,<br />
a guardare nel vuoto, ad ascoltare il silenzio.<br />
Meeks era scomparso… un'altra apparizione<br />
inconsistente.<br />
Ben aveva trovato la pietra runica, finita nell'angolo della<br />
tasca dei pantaloni, e la tirò fuori alla luce. Era rossa come il<br />
sangue e scottava.<br />
«Dannazione!» borbottò lui, infuriato e spaventato al<br />
tempo stesso.<br />
Impiegò un attimo a ricuperare il sangue freddo,<br />
scrutando in fretta il corridoio per essere sicuro <strong>di</strong> non<br />
essersi lasciato sfuggire niente. Poi, scoprendo <strong>di</strong> essere<br />
rannicchiato in posizione <strong>di</strong>fensiva, si raddrizzò e si<br />
allontanò dalla porta dell'ascensore. Intorno a lui non si<br />
muoveva nulla. Pareva che fosse davvero solo.<br />
Ma qual era la causa <strong>di</strong> quella seconda visione? Era un<br />
altro avvertimento? Era un avvertimento da Meeks o per<br />
Meeks?<br />
Che cosa stava succedendo?<br />
Esitò solo un attimo prima <strong>di</strong> svoltare bruscamente a<br />
sinistra verso la porta a vetri che dava accesso agli uffici
dello stu<strong>di</strong>o Holiday & Bennett, Ltd. Qualunque cosa stesse<br />
accadendo, gli sembrava saggio restare in movimento.<br />
Meeks doveva sapere che prima o poi lui sarebbe andato da<br />
Miles. Ciò non significava che Meeks fosse lì, o anche solo<br />
nelle vicinanze. L'apparizione poteva essere solo un altro<br />
segnale per avvertirlo dell'arrivo <strong>di</strong> Ben. Se Ben faceva<br />
abbastanza in fretta, poteva andarsene prima che Meeks<br />
riuscisse a prendere qualche iniziativa.<br />
Le luci nell'atrio dello stu<strong>di</strong>o erano spente. Lui tentò la<br />
maniglia della porta d'ingresso e la trovò chiusa a chiave. Era<br />
normale. Miles non apriva mai la porta principale e non<br />
accendeva le luci, quando lavorava da solo. Ben era venuto<br />
preparato. Tirò fuori la sua chiave dello stu<strong>di</strong>o e la inserì<br />
nella serratura. La serratura scattò facilmente e la porta si<br />
aprì. Ben entrò, s'infilò la chiave in tasca e lasciò che la porta<br />
si richiudesse <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lui.<br />
Una ra<strong>di</strong>o stava suonando piano nel silenzio: Willie<br />
Nelson, il genere <strong>di</strong> musica preferito da Miles. Ben guardò<br />
lungo il corridoio interno e vide una luce accesa filtrare dalla<br />
porta dell'ufficio <strong>di</strong> Miles. Sorrise. Il vecchio amico era in<br />
casa.<br />
Forse. Si sentì sopraffare da una nuova ondata <strong>di</strong> dubbio e<br />
<strong>di</strong> sfiducia, e il sorriso svanì. Meglio prevenire che pentirsi,<br />
ammonì se stesso, ripetendo quel vecchio adagio come se<br />
fosse un incantesimo per scacciare gli spiriti maligni. Scosse<br />
la testa. Avrebbe voluto che esistesse un sistema per essere<br />
sicuri sul conto <strong>di</strong> Meeks.
Sgattaiolò in silenzio lungo il corridoio per fermarsi <strong>di</strong><br />
fronte alla soglia illuminata. Miles Bennett era seduto da<br />
solo alla scrivania, curvo sui libri <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto, con un blocco<br />
giallo pieno <strong>di</strong> appunti aperto davanti. Era venuto a lavorare<br />
in giacca e cravatta, ma aveva allentato il nodo della cravatta<br />
e si era tolto la giacca, restando in maniche <strong>di</strong> camicia<br />
arrotolate con il colletto slacciato. Alzò gli occhi avvertendo<br />
la presenza <strong>di</strong> Ben, e spalancò gli occhi.<br />
«Santo cielo!» Fece per alzarsi in pie<strong>di</strong>, poi ripiombò<br />
sulla se<strong>di</strong>a. «Doc… sei proprio tu?»<br />
Ben sorrise. «Certo che sono io. Come te la passi,<br />
amico?»<br />
«Come me la passo? Come me la passo io?» Miles era<br />
incredulo. «Che razza <strong>di</strong> domanda è? Te la fili a Shangri-La<br />
o dove <strong>di</strong>avolo è, resti lontano più <strong>di</strong> un anno, nessuno riceve<br />
tue notizie, poi un giorno ti ripresenti piovendo dal cielo e<br />
vuoi sapere come sto io? Che faccia tosta, Doc!»<br />
Ben annuì, a corto <strong>di</strong> parole, e cercò qualcosa da <strong>di</strong>re.<br />
Miles lo lasciò soffrire per un attimo, poi rise e si alzò in<br />
pie<strong>di</strong>, un grosso orsacchiotto malconcio in completo scuro.<br />
«Be', entra pure, Doc! Non startene là fuori in corridoio<br />
come il figliol pro<strong>di</strong>go… anche se è proprio quello che sei.<br />
Entra, mettiti a sedere, raccontami tutto. Diamine, non riesco<br />
a credere che sei davvero tu!»<br />
Si affrettò a fare il giro della scrivania, con la grossa<br />
mano tesa prese quella <strong>di</strong> Ben e la strinse con decisione. «Ci<br />
avevo quasi messo una pietra sopra, lo sai? Stavo proprio per
assegnarmi. Quando non ho più ricevuto tue notizie, ho<br />
pensato proprio che ti fosse successo qualcosa. Sai come il<br />
cervello fa gli straor<strong>di</strong>nari, in questo mestiere. Ho<br />
cominciato a immaginare ogni sorta <strong>di</strong> cose. Ho pensato<br />
perfino <strong>di</strong> chiamare la polizia o qualcun altro, ma non ce l'ho<br />
fatta a raccontare che il mio socio era partito per dare la<br />
caccia a gnomi e draghi!»<br />
Stava ridendo <strong>di</strong> nuovo, così forte da avere le lacrime agli<br />
occhi, e Ben si unì a lui. «Probabilmente ricevono in<br />
continuazione chiamate del genere.»<br />
«Sicuro, è questo che fa <strong>di</strong> Chicago quella grande città<br />
che è!» Miles si asciugò gli occhi. Portava una camicia<br />
azzurra spiegazzata e i pantaloni <strong>di</strong> un completo. Somigliava<br />
un po' a un puffo gigante. «Ehi, Doc! E' bello rivederti.»<br />
«Anche per me, Miles.» Si guardò attorno. «Mi pare che<br />
non sia cambiato niente, da quando me ne sono andato.»<br />
«No, conserviamo questo posto come un mausoleo alla<br />
tua memoria.» Miles si guardò attorno insieme a lui, poi<br />
scrollò le spalle. «In ogni caso non saprei da dove<br />
cominciare, questo posto è un esempio così monumentale <strong>di</strong><br />
Art Déco.» Sorrise, attese per un istante che Ben <strong>di</strong>cesse<br />
qualcosa e, quando Ben non lo fece, si schiarì la gola<br />
nervosamente. «E così, eccoti qua, eh? Ti <strong>di</strong>spiace <strong>di</strong>rmi che<br />
cosa è successo laggiù nel paese delle fate, Doc? Se non è<br />
troppo penoso parlarne, naturalmente. Non dobbiamo<br />
<strong>di</strong>scuterne, se preferisci…»<br />
«Possiamo <strong>di</strong>scuterne.»
«No, non è necessario. Scusa se te l'ho chiesto.<br />
Dimentica tutto.» Miles era insistente, adesso, imbarazzato.<br />
«E' solo che è stata una tale sorpresa vederti entrare tutto<br />
<strong>di</strong>sinvolto… Ehi, aspetta, ho una cosa per te! L'ho tenuto da<br />
parte per quando ci saremmo ritrovati. Aspetta, dev'essere<br />
proprio qui nel cassetto.» Tornò in fretta <strong>di</strong>etro la scrivania e<br />
frugò rapidamente nell'ultimo cassetto. «Sì eccoci qua!»<br />
Tirò fuori una bottiglia <strong>di</strong> Glenlivet, ancora sigillata, e la<br />
posò sulla scrivania. Seguirono due bicchieri.<br />
Ben scosse la testa e sorrise <strong>di</strong> piacere. Il suo scotch<br />
preferito. «E' passato molto tempo, Miles» ammise.<br />
Miles ruppe il sigillo, stappò la bottiglia e ne versò due<br />
<strong>di</strong>ta in ogni bicchiere. Ne spinse uno sulla scrivania verso<br />
Ben, poi sollevò il suo bicchiere in un brin<strong>di</strong>si. «Al crimine e<br />
alle altre forme <strong>di</strong> svago» <strong>di</strong>sse.<br />
Ben toccò il bicchiere con il suo, e bevvero. Il Glenlivet<br />
era liscio e caldo mentre scendeva in gola. I due vecchi amici<br />
si sedettero ai lati della scrivania. Willie Nelson continuava a<br />
cantare nel silenzio momentaneo.<br />
«Allora, vuoi <strong>di</strong>rmelo o no?» chiese infine Miles,<br />
cambiando <strong>di</strong> nuovo idea.<br />
«Non so.»<br />
«Perché no? Non devi essere timido con me, sai. Non<br />
devi sentirti in imbarazzo, se questa faccenda non è andata<br />
come ti aspettavi.»<br />
La mente <strong>di</strong> Ben fu inondata dai ricor<strong>di</strong>. No, non era<br />
andata davvero come si era aspettato, ma non era quello il
problema. Il problema stava nel decidere quanto doveva <strong>di</strong>re<br />
a Miles. Landover non era qualcosa che fosse facile spiegare.<br />
Era un po' come quando eri piccolo e i tuoi genitori volevano<br />
sapere <strong>di</strong> Susie al ballo della scuola.<br />
Era come <strong>di</strong>re loro che Babbo Natale esisteva davvero.<br />
«Basterebbe se ti <strong>di</strong>cessi che ho trovato quello che<br />
cercavo?» chiese a Miles dopo un attimo <strong>di</strong> riflessione.<br />
Miles rimase in silenzio per un momento. «Sì, se è il<br />
meglio che puoi fare» rispose alla fine. Esitò. «E' davvero il<br />
meglio che puoi fare, Doc?»<br />
Ben annuì. «In questo momento sì.»<br />
«Capisco. Be', che ne <strong>di</strong>resti <strong>di</strong> più tar<strong>di</strong>? Più tar<strong>di</strong><br />
potrebbe andare meglio? Detesto pensare che questa sia la<br />
fine e che io non ne saprò mai <strong>di</strong> più. Perché non credo che<br />
potrei sopportarlo. Tu sei partito da qui in cerca <strong>di</strong> draghi e<br />
damigelle in ambasce, e io ti ho detto che eri pazzo. Tu<br />
credevi a tutta quel la favola su un regno dove la magia era<br />
reale e vivevano creature da racconto <strong>di</strong> fiabe, e io ti <strong>di</strong>cevo<br />
che era impossibile. Ve<strong>di</strong>, Doc, ho bisogno <strong>di</strong> sapere chi dei<br />
due aveva ragione. Ho bisogno <strong>di</strong> sapere se i sogni come i<br />
tuoi sono ancora possibili Devo saperlo.<br />
Il suo viso rotondetto rifletteva la delusione. Ben si sentì<br />
<strong>di</strong>spiaciuto per il suo vecchio amico. Ben era stato coinvolto<br />
in quella storia fin dal principio. Era l'unico a sapere che Ben<br />
aveva speso un milione <strong>di</strong> dollari per acquistare un regno <strong>di</strong><br />
fantasia che secondo gli uomini sani <strong>di</strong> mente non poteva<br />
esistere. Era l'unico a sapere che Ben se n'era andato in cerca
<strong>di</strong> quel regno. Sapeva com'era cominciata la storia, ma non<br />
sapeva come finiva. E questo lo rodeva.<br />
Ma occorreva tener conto <strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> più<br />
dell'imbarazzante curiosità <strong>di</strong> Miles. Era la sua incolumità. A<br />
volte sapere era pericoloso. Ben non sapeva ancora quanto<br />
grave fosse la minaccia rappresentata da Meeks, per tutti e<br />
due. Non sapeva ancora quanta verità ci fosse nel suo sogno.<br />
Miles sembrava stare bene, ma…<br />
«Miles, ti prometto che un giorno ti racconterò tutto»<br />
rispose, tentando <strong>di</strong> sembrare rassicurante. «Non posso <strong>di</strong>rti<br />
esattamente quando, ma prometto che saprai. E' un<br />
argomento <strong>di</strong> cui è <strong>di</strong>fficile parlare, un po' come lo era per<br />
Annie. Non sono mai riuscito a parlare <strong>di</strong> lei senza…<br />
preoccuparmi <strong>di</strong> quello che <strong>di</strong>cevo. Ricor<strong>di</strong>, non è vero?»<br />
Miles annuì. «Ricordo, Doc.» Sorrise. «Ti sei finalmente<br />
riconciliato con il suo fantasma?»<br />
«Sì. Finalmente. Ma ci è voluto molto tempo, e sono<br />
molto cambiato.» Fece una pausa, ricordando il momento in<br />
cui era rimasto solo fra la nebbia del mondo fatato e si era<br />
trovato faccia a faccia con i timori che nutriva nel profondo<br />
dell'anima riguardo al fatto che in qualche modo aveva<br />
deluso la moglie morta. «Immagino che parlare <strong>di</strong> dove sono<br />
stato e <strong>di</strong> quello che vi ho trovato richiederà un po' <strong>di</strong> tempo<br />
e anche <strong>di</strong> aiuto. Devo ancora chiarire alcuni punti.<br />
Lasciò la frase in sospeso, rigirando fra le <strong>di</strong>ta il bicchiere<br />
<strong>di</strong> scotch sulla scrivania davanti a sé.
«Va bene, Doc» si affrettò a <strong>di</strong>re Miles, scrollando le<br />
spalle. «Mi basta riaverti qui e sapere che stai bene. Il resto<br />
verrà col tempo, lo so…»<br />
Ben fissò per un attimo lo scotch, poi alzò gli occhi su<br />
Miles. «Sono qui solo per poco, amico. Non posso restare.»<br />
Miles sembrò incerto, poi abbozzò un sorriso forzato.<br />
«Ehi, ma che stai <strong>di</strong>cendo? Sei tornato per una ragione, no?<br />
E qual era? Ti sei perso la <strong>di</strong>sfatta dei Bulls dell'inverno<br />
scorso, il crollo dei Cubs <strong>di</strong> questa primavera, la maratona, le<br />
elezioni, tutto il resto della stagione mondana <strong>di</strong> Chicago.<br />
vuoi rifarti con una partita dei Bears? I fenomeni da<br />
baraccone sono quotati a 13 e 1, sai. E ai chioschi servono<br />
ancora Budweiser e nachos. Che ne <strong>di</strong>ci?»<br />
Ben scoppiò a ridere suo malgrado. «Dico che suona<br />
proprio bene. Ma non è stato questo a riportarmi in<strong>di</strong>etro.<br />
Sono tornato perché ero preoccupato per te.»<br />
Miles lo fissò attonito. «Che cosa? »<br />
«Ero preoccupato per te. Non farlo sembrare un evento<br />
straor<strong>di</strong>nario, accidenti a te. Volevo soltanto essere sicuro<br />
che stessi bene.»<br />
Miles bevve una lunga sorsata <strong>di</strong> scotch, poi si appoggiò<br />
lentamente allo schienale imbottito della poltrona. «Per quale<br />
motivo non dovrei stare bene?»<br />
Ben scrollò le spalle. «Non lo so.» Fece per continuare<br />
poi si trattenne. «Oh, che <strong>di</strong>avolo… mi cre<strong>di</strong> già pazzo,<br />
quin<strong>di</strong> che importanza ha qualche stranezza in più? Ho fatto<br />
un sogno. Ho sognato che tu eri in guai seri e avevi bisogno
<strong>di</strong> me. Non sapevo <strong>di</strong> che guai si trattava, solo che era colpa<br />
mia se ti ci trovavi in mezzo. Così sono tornato per scoprire<br />
se il sogno era vero.»<br />
Miles lo stu<strong>di</strong>ò per un attimo alla maniera in cui uno<br />
psichiatra potrebbe stu<strong>di</strong>are un paziente molto interessante,<br />
poi si scolò il resto dello scotch e si spostò <strong>di</strong> nuovo in avanti<br />
sulla poltrona. «Tu sei matto da legare, Doc, lo sai?»<br />
«Lo so.»<br />
«Il fatto è che la tua coscienza deve fare gli straor<strong>di</strong>nari.»<br />
«Tu cre<strong>di</strong>?»<br />
«Proprio così. Ti senti semplicemente in colpa perché mi<br />
hai piantato in asso nel bel mezzo della bagarre della<br />
sessione pre-natalizia, e io sono rimasto con tutti quei<br />
dannati casi sulle braccia! Be', ho una notizia per te. Mi sono<br />
occupato <strong>di</strong> quei casi, e la routine dello stu<strong>di</strong>o non ha mai<br />
perso un colpo!» S'interruppe, poi sorrise. «Be', forse mezzo<br />
colpo. Fiero <strong>di</strong> me, Doc?»<br />
«Sì, certo, Miles.» Ben si accigliò. «Quin<strong>di</strong> non ci sono<br />
problemi in ufficio, niente che non vada per te, niente che<br />
richieda il mio ritorno?»<br />
Miles si alzò, prese il Glenlivet e ne versò un altro <strong>di</strong>to<br />
per ciascuno. Aveva un largo sorriso stampato sulle labbra.<br />
«Doc, mi spiace dovertelo <strong>di</strong>re, ma le cose non potrebbero<br />
andare meglio <strong>di</strong> così.»<br />
E fu proprio in quel momento che Ben Holiday cominciò<br />
a sentire puzza <strong>di</strong> bruciato.
Un quarto d'ora dopo era <strong>di</strong> nuovo in strada. Si era<br />
trattenuto da Miles appena quanto bastava per non dare<br />
l'impressione che ci fosse qualcosa <strong>di</strong> grave. Era rimasto<br />
anche quando tutto dentro <strong>di</strong> lui gli gridava <strong>di</strong> fuggire per<br />
salvarsi la vita.<br />
I taxi erano rari come la manna, il sabato mattina, quin<strong>di</strong><br />
prese un autobus per raggiungere l'ufficio <strong>di</strong> Samuelson nella<br />
zona sud per l'appuntamento <strong>di</strong> mezzogiorno. Si sedette da<br />
solo a due posti dal fondo, tenne stretta la sacca <strong>di</strong> tela come<br />
un bambino stringe la sua coperta, e tentò <strong>di</strong> liberarsi<br />
dall'impressione che ci fossero dovunque occhi che lo<br />
scrutavano. Se ne rimase ingobbito nel completo scuro e<br />
attese che il gelo abbandonasse il suo corpo.<br />
"Pensa da avvocato" si ammonì. "Ragiona!"<br />
Il sogno era stato una menzogna. Miles Bennett non era<br />
nei guai e non aveva nessun bisogno della sua assistenza.<br />
Forse il sogno era nato solo dal suo senso <strong>di</strong> colpa per aver<br />
lasciato il vecchio amico alle prese con una mole <strong>di</strong> lavoro<br />
enorme. Forse era una pura coincidenza che Questor e<br />
Willow avessero fatto sogni simili quella stessa notte. Lui<br />
non lo credeva. Era stato qualcosa a mandare quei sogni…<br />
qualcosa o qualcuno.<br />
Meeks.<br />
Ma che cosa aveva in mente il suo nemico?<br />
Scese dall'autobus a Ma<strong>di</strong>son e percorse alcuni isolati a<br />
pie<strong>di</strong> fino alla sede dello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Ed Samuelson. Gli occhi<br />
lo seguirono.
S'incontrò con il suo commercialista e firmò varie procure<br />
e atti <strong>di</strong> fide-commisso che gli avrebbero consentito <strong>di</strong><br />
continuare ad amministrare gli affari <strong>di</strong> Ben in sua assenza<br />
ancora per parecchi anni. Lui non prevedeva <strong>di</strong> restare<br />
lontano tanto a lungo, ma non si poteva mai sapere. Strinse<br />
la mano a Ed, scambiò i saluti con lui e uscì a mezzogiorno e<br />
trentacinque.<br />
Stavolta aspettò <strong>di</strong> trovare un taxi. Si fece condurre<br />
<strong>di</strong>rettamente all'aeroporto e prese il volo dell'una e mezza<br />
della Delta per Washington. Alle cinque del pomeriggio si<br />
trovava nella capitale e un'ora dopo prendeva l'ultimo volo<br />
dell'Allegheny in partenza per Waynesboro quella sera. Per<br />
tutto il tempo tenne gli occhi aperti in cerca <strong>di</strong> Meeks. Un<br />
uomo in trench non fece che guardarlo per tutto il volo da<br />
Chicago. Una vecchia che vendeva fiori lo fermò nel<br />
terminal principale del National. Un marinaio con una sacca<br />
lo urtò quando si allontanò troppo bruscamente dal banco<br />
della biglietteria Allegheny. Ma non si vedeva nessuna<br />
traccia <strong>di</strong> Meeks.<br />
Controllò due volte la pietra runica durante il volo da<br />
Washington a Waynesboro. La prima volta la controllò quasi<br />
per un ripensamento, e in seguito controvoglia. Entrambe le<br />
volte, la pietra brillava <strong>di</strong> un color rosso sangue e scottava.<br />
Quella sera non proseguì il viaggio. Aveva un'ansia<br />
<strong>di</strong>sperata <strong>di</strong> continuare – l'istinto <strong>di</strong> affrettarsi era così forte<br />
che riusciva a stento a dominarlo – ma la ragione controllava<br />
la sensazione <strong>di</strong> urgenza. O forse era paura. Non gli
sorrideva l'idea <strong>di</strong> avventurarsi sui Blue Ridge al buio. Era<br />
troppo facile perdersi o avere un incidente, ed era probabile<br />
che Meeks lo aspettasse all'ingresso del passaggio temporale.<br />
Dormì male, si svegliò all'alba, si vestì con la tuta da<br />
ginnastica e le Nike, mangiò qualcosa – in seguito non riuscì<br />
a ricordare <strong>di</strong> che cosa si trattasse – e si fece venire a<br />
prendere dal servizio <strong>di</strong> autonoleggio. Rimase ad aspettare<br />
nell'atrio con la sacca in mano, spiando imbarazzato fuori<br />
della porta a vetri. Un attimo dopo, uscì. La giornata era<br />
fredda, grigia e ostile; il fatto che fosse asciutta offriva<br />
l'unico motivo <strong>di</strong> conforto. L'aria aveva un cattivo odore e un<br />
gusto ancora peggiore, e gli bruciavano gli occhi. Tutto<br />
aveva un aspetto e un senso <strong>di</strong> estraneità. Ricontrollò la<br />
pietra runica una mezza dozzina <strong>di</strong> volte. Ardeva sempre <strong>di</strong><br />
un rosso sangue.<br />
La limousine arrivò poco dopo per cominciare il viaggio.<br />
A metà della mattinata stava risalendo a pie<strong>di</strong> le pen<strong>di</strong>ci<br />
boscose del George Washington National Park, lasciandosi<br />
alle spalle Chicago, Washington, Waynesboro, Miles<br />
Bennett, Ed Samuelson, e tutto e tutti gli altri in quel mondo<br />
in cui ormai si sentiva uno straniero e un fuggiasco.<br />
Trovò senza incidenti la nebbia e le querce che<br />
contrassegnavano l'ingresso al passaggio temporale. Non si<br />
vedeva traccia <strong>di</strong> Meeks, né in carne e ossa, né come<br />
apparizione. La foresta era silenziosa e deserta; la via del<br />
ritorno era sgombra.
Ben Holiday si mise quasi a correre per raggiungere<br />
l'entrata del tunnel.<br />
Arrivato dall'altra parte, smise <strong>di</strong> correre.<br />
Il sole splendeva dal cielo appena nuvoloso riscaldando la<br />
terra con il suo tocco. Prati e frutteti dai colori vivaci si<br />
stendevano sui declivi della valle come una trapunta a<br />
riquadri colorati. Il paesaggio era punteggiato <strong>di</strong> fiori, gli<br />
uccelli volavano in sprazzi <strong>di</strong> seta color arcobaleno, gli odori<br />
erano puri e freschi.<br />
Ben inspirò a fondo, allontanando le chiazze scure che gli<br />
ballavano davanti agli occhi, aspettando il ritorno delle forze<br />
che erano state prosciugate dal volo <strong>di</strong> ritorno. Oh, sì, aveva<br />
corso. Aveva volato! Lo spaventava l'idea <strong>di</strong> essersi lasciato<br />
prendere dal panico fino a quel punto. Respirava in modo<br />
profondo e lento, rifiutandosi <strong>di</strong> guardare <strong>di</strong> nuovo in<strong>di</strong>etro,<br />
verso<br />
i boschi cupi e nebbiosi che si levavano alle sue spalle<br />
come una muraglia. Era al sicuro, ormai. Era a casa.<br />
Quelle parole erano una litania che lo calmava. Lasciò che<br />
i suoi occhi si levassero verso il cielo e si abbassassero <strong>di</strong><br />
nuovo in lungo e in largo su Landover, confortato<br />
dall'inatteso senso <strong>di</strong> familiarità che provava. Che strano<br />
provare quella sensazione, si stupì. Il suo ritorno somigliava<br />
al passaggio dalla lenta morte dell'inverno alla vita della<br />
primavera. Ora gli sembrava la cosa più logica del mondo.<br />
Si avvicinava mezzogiorno. Scese dall'orlo della valle<br />
fino all'accampamento dove aveva lasciato la scorta. Lo
stavano aspettando e accolsero il suo ritorno senza stupirsi. Il<br />
capitano lo ricevette con un saluto, gli portò Giuris<strong>di</strong>zione,<br />
fece montare in sella gli uomini e si misero in marcia. Da un<br />
mondo <strong>di</strong> aerei a reazione e limousine a un mondo <strong>di</strong> stivali<br />
e cavalli: Ben si sorprese a sorridere <strong>di</strong> come sembrava<br />
naturale quel passaggio.<br />
Ma il sorriso fu <strong>di</strong> breve durata. I suoi pensieri tornarono<br />
ai sogni che Questor, Willow e lui avevano fatto e<br />
all'assillante certezza che quei sogni avevano qualcosa <strong>di</strong><br />
sbagliato. Il suo era stato una menzogna bella e buona.<br />
Anche quelli <strong>di</strong> Questor e Willow erano falsi? Il suo era<br />
legato in qualche modo a Meeks ne era quasi certo. Anche<br />
quelli <strong>di</strong> Questor e Willow erano legati a Meeks? C'erano<br />
troppe domande e nessuna risposta. Doveva tornare in fretta<br />
a Sterling Silver per trovare gli amici.<br />
Raggiunse il castello prima <strong>di</strong> sera, forzando l'andatura<br />
per tutto il tragitto. Smontò <strong>di</strong> sella a precipizio, rivolse alla<br />
scorta un ringraziamento frettoloso, chiamò a sé<br />
l'imbarcazione del lago e traghettò in fretta fino alla casa<br />
sull'isola. Guglie argentee e mura <strong>di</strong> un bianco scintillante lo<br />
guardarono dall'alto, raggianti, e il calore della casa-madre si<br />
protese per avvilupparlo nella sua stretta. Ma il gelo interiore<br />
persisteva.<br />
Abernathy gli andò incontro nel vestibolo, maestoso in<br />
tunica, brache e calze <strong>di</strong> seta rossa, stivali e guanti bianchi<br />
luci<strong>di</strong>ssimi, occhiali con la montatura d'argento e agenda<br />
degli appuntamenti. La sua voce era piena <strong>di</strong> irritazione.
«Non sarà mai troppo presto per tornare, Alto Signore. Ho<br />
passato tutto il giorno a lisciare le penne arruffate a certi<br />
membri del consiglio della magistratura che erano venuti<br />
espressamente per vedere lei. Nella riunione della settimana<br />
scorsa è sorto un gran numero <strong>di</strong> problemi. Il sistema <strong>di</strong><br />
irrigazione dei campi a sud <strong>di</strong> Waymark ha accusato delle<br />
per<strong>di</strong>te. Domani arriveranno i Signori del Prato Verde, e non<br />
abbiamo neppure esaminato la lista <strong>di</strong> lagnanze che ci hanno<br />
inviato. Una mezza dozzina <strong>di</strong> altri rappresentanti è<br />
accampata…<br />
«Anche per me è un piacere rivederti, Abernathy» <strong>di</strong>sse<br />
Ben interrompendolo nel bel mezzo <strong>di</strong> una frase. «Questor o<br />
Willow sono già tornati?»<br />
«Ehm, no, Alto Signore.» Abernathy sembrò per un<br />
attimo a corto <strong>di</strong> parole. Lo seguì in silenzio mentre Ben<br />
proseguiva, <strong>di</strong>retto verso la sala da pranzo. «Il viaggio è<br />
riuscito bene?» chiese alla fine.<br />
«Non molto. Sei sicuro che nessuno dei due sia tornato?»<br />
«Sì, Alto Signore, sono sicuro. Lei è stato il primo a<br />
tornare.»<br />
«Nessun messaggio?»<br />
«Nessun messaggio, Alto Signore.» Abernathy si<br />
avvicinò. «C'è qualcosa che non va?»<br />
Ben non rallentò. «No, va tutto bene.»<br />
Abernathy parve incerto. «Sì, bene, è un sollievo<br />
saperlo.» Esitò un attimo, poi si schiarì la gola. «A proposito
dei rappresentanti del consiglio della magistratura, Alto<br />
Signore…»<br />
Ben scosse la testa con fermezza. «Non oggi. Li riceverò<br />
domani.» Si avviò verso la sala da pranzo e lasciò Abernathy<br />
sulla porta. «Fammi sapere all'istante quando tornano<br />
Questor o Willow, qualunque cosa stiano facendo.»<br />
Abernathy spinse in alto gli occhiali sul lungo naso e<br />
scomparve in fondo al corridoio senza fare commenti.<br />
Ben mangiò qualcosa in fretta e salì le scale della torre<br />
che ospitava l'Osservatorio. L'Osservatorio faceva parte della<br />
magia <strong>di</strong> Sterling Silver, un congegno che gli consentiva <strong>di</strong><br />
osservare in poco tempo gli avvenimenti <strong>di</strong> Landover<br />
dandogli l'impressione <strong>di</strong> sorvolare la valle da un capo<br />
all'altro. Era una piattaforma circolare con una ringhiera<br />
d'argento che guardava dalla torre attraverso un'apertura nel<br />
muro che andava dal soffitto al pavimento. Al centro della<br />
balaustra era fissato un leggio, sul quale era fissata un'antica<br />
mappa del regno su pergamena.<br />
Ben salì sulla piattaforma, afferrò saldamente la ringhiera<br />
con tutt'e due le mani, fissò gli occhi sulla mappa e con la<br />
volontà si spinse verso nord. Un attimo dopo, il castello<br />
intorno a lui era scomparso, e lui veleggiava nello spazio con<br />
il solo sostegno della ringhiera d'argento e del leggio.<br />
Sfrecciò lontano a nord fino ai Monti Melchor, perlustrò le<br />
loro vette e ri<strong>di</strong>scese. Si spinse rapido a sud verso la regione<br />
dei laghi ed Elderew, la patria del popolo del Signore del
Fiume. Attraversò foreste e colline da un capo all'altro della<br />
regione dei laghi. Non trovò né Questor Thews né Willow.<br />
Un'ora dopo, si <strong>di</strong>ede per vinto. Aveva il corpo ma<strong>di</strong>do <strong>di</strong><br />
sudore per lo sforzo, e i crampi alle mani per essere rimasto<br />
aggrappato alla ringhiera. Lasciò la torre dell'Osservatorio<br />
stanco e deluso.<br />
Tentò <strong>di</strong> lavarsi <strong>di</strong> dosso la delusione e la stanchezza nelle<br />
acque <strong>di</strong> un bagno bollente, ma non riuscì a sentirsi del tutto<br />
pulito. Era ossessionato da immagini <strong>di</strong> Meeks. Il mago lo<br />
aveva indotto a tornare in<strong>di</strong>etro con quel sogno su Miles;<br />
Ben ne era certo, ed era altrettanto certo che il mago aveva in<br />
mente qualche piano per ven<strong>di</strong>carsi dell'esilio. Quello <strong>di</strong> cui<br />
Ben non era sicuro era quale parte avessero i sogni dei suoi<br />
amici in tutto ciò, e in quale pericolo potessero trovarsi<br />
adesso per quella ragione.<br />
Scese l'oscurità, e Ben si ritirò nello stu<strong>di</strong>o. Aveva già<br />
deciso <strong>di</strong> mandare delle pattuglie in cerca <strong>di</strong> entrambi gli<br />
amici scomparsi, la mattina dopo. Tutto il resto avrebbe<br />
dovuto attendere finché non avesse risolto il mistero dei<br />
sogni. Si convinceva sempre più che c'era qualcosa <strong>di</strong><br />
terribilmente sbagliato e che stava per esaurire il tempo<br />
concessogli per rime<strong>di</strong>are.<br />
La sera s'incupì. Era immerso nel compito <strong>di</strong> rimettersi in<br />
pari con le scartoffie che si erano accumulate durante la sua<br />
assenza, quando la porta dello stu<strong>di</strong>o si spalancò, una folata<br />
improvvisa sparpagliò le pile <strong>di</strong> documenti che aveva<br />
<strong>di</strong>sposto con cura sul tavolo da lavoro <strong>di</strong> fronte a sé, e la
figura allampanata <strong>di</strong> Questor Thews emerse dall'oscurità<br />
avanzando verso la luce.<br />
«Li ho trovati, Alto Signore!» esclamò Questor con un<br />
gesto elaborato del braccio, stringendosi al petto con l'altro<br />
un involto <strong>di</strong> tela. Si avvicinò a Ben e depositò il fagotto sul<br />
tavolo con un tonfo sonoro. «Ecco qua!»<br />
Ben rimase attonito. Alle spalle <strong>di</strong> Questor si trascinò<br />
nella stanza un Bunion piuttosto malconcio, con gli abiti<br />
lacerati e infangati. Comparve anche Abernathy, con la<br />
camicia da notte stazzonata e il berretto da notte <strong>di</strong> traverso.<br />
Inforcò gli occhiali e sbatté le palpebre.<br />
«Era tutto come aveva promesso il sogno, per filo e per<br />
segno» spiegò in fretta Questor, lavorando con le mani<br />
sull'involto <strong>di</strong> tela. «Be', non esattamente. C'è stata la<br />
faccenda del demonietto nascosto sotto la pietra. Una brutta<br />
sorpresa, glielo posso garantire. Ma Bunion è stato all'altezza<br />
della situazione. Lo ha preso per la gola e lo ha strozzato. Ma<br />
il resto era proprio come nel sogno. Abbiamo trovato i<br />
passaggi nel Mirwouk e li abbiamo seguiti fino alla porta. La<br />
porta si è aperta e la stanza al <strong>di</strong> là era coperta <strong>di</strong> pietre<br />
lavorate. Una delle pietre portava i segni speciali. Ha ceduto<br />
al tocco, io ho allungato la mano dentro e…»<br />
«Questor, hai trovato i libri scomparsi?» chiese Ben<br />
incredulo, interrompendolo.<br />
Il mago si fermò, lo fissò a sua volta e corrugò la fronte<br />
«Certo che ho trovato i libri, Alto Signore. Che cosa crede<br />
che stia <strong>di</strong>cendo?» Sembrava avvilito. «In ogni modo, per
continuare, stavo per raggiungerli… riuscivo a vederli<br />
nell'ombra… quando Bunion mi ha tirato in<strong>di</strong>etro. Aveva<br />
visto il movimento del demone. C'è stata una terribile lotta<br />
fra loro… Ah eccoci!»<br />
L'ultimo strato <strong>di</strong> tela si sciolse. Fra le pieghe era annidato<br />
un paio <strong>di</strong> massicci libri antichi. Ognuno <strong>di</strong> essi era rilegato<br />
con una copertina <strong>di</strong> cuoio su cui erano impressi caratteri<br />
runici e <strong>di</strong>segni, con la doratura che un tempo aveva<br />
sottolineato ogni incisione ridotta a frammenti e tracce<br />
sbia<strong>di</strong>te. Ogni libro aveva gli angoli e le coste rinforzati in<br />
ottone, ed enormi fermagli tenevano sigillati i piatti della<br />
copertina.<br />
Ben abbassò la mano per toccare la copertina del libro in<br />
alto, ma Questor gliela trattenne subito. «Un attimo, Alto<br />
Signore, per favore.» Il mago in<strong>di</strong>cò la serratura del libro.<br />
«Vede che cosa è successo al fermaglio?»<br />
Ben guardò meglio. Il fermaglio era scomparso, il metallo<br />
intorno sembrava bruciato. Controllò il fermaglio sul<br />
secondo libro. Era ancora saldamente al suo posto. Sì, non<br />
c'erano dubbi in proposito. Qualcosa era stato fatto al primo<br />
libro per forzare la serratura che lo sigillava. Guardò <strong>di</strong><br />
nuovo Questor.<br />
«Non ne ho idea, Alto Signore» <strong>di</strong>sse il mago<br />
rispondendo alla domanda inespressa. «Le ho portato i libri<br />
esattamente come li ho trovati. Non li ho manomessi; non ho<br />
tentato <strong>di</strong> aprirli. Dai segni sulle copertine capisco che sono i<br />
libri magici scomparsi. A parte questo, non ne so più <strong>di</strong> lei.»
Si schiarì la gola solennemente. «Io… ho ritenuto opportuno<br />
che lei fosse presente all'apertura.»<br />
«Lo hai ritenuto opportuno, eh?» ringhiò Abernathy,<br />
mostrando il muso peloso. Con il berretto da notte, aveva<br />
un'aria ri<strong>di</strong>cola. «vuoi <strong>di</strong>re che lo hai ritenuto più sicuro!<br />
Volevi avere a portata <strong>di</strong> mano il potere del medaglione, nel<br />
caso questa magia si rivelasse troppo potente per te!»<br />
Questor s'irrigidì. «Dispongo <strong>di</strong> una considerevole magia<br />
personale, Abernathy, e ti assicuro che…»<br />
«Non badarci, Questor» lo interruppe Ben. «Hai preso la<br />
decisione giusta. Puoi aprire i libri?»<br />
A quel punto Questor era irrigi<strong>di</strong>to dall'in<strong>di</strong>gnazione.<br />
«Certo che posso aprire i libri! Ecco!»<br />
Avanzò, tenendo le mani sospese sul primo dei veneran<strong>di</strong><br />
volumi. Ben in<strong>di</strong>etreggiò, stringendo le mani sul medaglione.<br />
Era assurdo correre dei rischi con quel genere <strong>di</strong>…<br />
Questor sfiorò i fermagli, e dal metallo si sprigionò <strong>di</strong><br />
colpo un fuoco verde. Tutti balzarono subito in<strong>di</strong>etro.<br />
«Si <strong>di</strong>rebbe che hai sottovalutato ancora una volta i rischi<br />
della situazione!» scattò Abernathy.<br />
Questor arrossì e il suo viso si contrasse. Le sue mani si<br />
alzarono <strong>di</strong> scatto, emisero scintille, poi sprizzarono<br />
anch'esse fuoco, un fuoco rosso vivo. Lui accostò lentamente<br />
quel fuoco ai fermagli <strong>di</strong> metallo, poi ve lo tenne accostato<br />
mentre <strong>di</strong>vorava lentamente il fuoco verde. Poi si sfregò le<br />
mani con vivacità, e tutt'e due i fuochi svanirono.
Rivolse un'occhiata sprezzante ad Abernathy. «Un rischio<br />
piuttosto insignificante, non trovi?»<br />
Allungò nuovamente la mano verso i fermagli e liberò il<br />
gancio metallico. Lentamente, aprì il libro alla prima pagina.<br />
Si trovò <strong>di</strong> fronte un'antica pergamena ingiallita. Non c'era<br />
scritto niente.<br />
Ben, Abernathy e Bunion fecero capannello intorno a lui<br />
scrutando in basso attraverso le ombre e la luce fioca. La<br />
pagina restava vuota. Questor passò alla seconda pagina. Era<br />
vuota anche quella. Sfogliò la terza. Vuota.<br />
Anche la quarta pagina era bianca, ma il centro era<br />
leggermente bruciacchiato, come se fosse stato accostato<br />
troppo a una fiamma.<br />
«Mi pare che sia stato tu a usare la parola insignificante,<br />
vero, mago?» lo schernì Abernathy.<br />
Questor non replicò. Il suo viso aveva un'espressione<br />
sbigottita. Cominciò a sfogliare lentamente tutto il libro,<br />
voltando una pagina bianca dopo l'altra, trovando ogni foglio<br />
<strong>di</strong> pergamena ingiallita vuoto, ma sempre più bruciato. Alla<br />
fine le pagine cominciarono a sembrare bruciate del tutto.<br />
Lui arrivò impulsivamente al centro stesso del libro, e lì si<br />
fermò.<br />
«Alto Signore» <strong>di</strong>sse piano.<br />
Ben abbassò lo sguardo sul <strong>di</strong>sastro che aveva davanti a<br />
sé. Il centro del libro era stato ridotto in cenere da un fuoco,<br />
ma il fuoco, chissà come, pareva fosse <strong>di</strong>vampato<br />
dall'interno.
Alto Signore e il mago si guardarono. «Vai avanti»<br />
incalzò Ben.<br />
Questor sfogliò in fretta il resto del libro senza trovare<br />
niente. Ogni foglio <strong>di</strong> pergamena era identico agli altri:<br />
bianco, tranne dove il fuoco misterioso lo aveva bruciato o<br />
carbonizzato.<br />
«Non capisco che cosa significa, Alto Signore» ammise<br />
finalmente Questor Thews.<br />
Abernathy fece per intervenire, poi cambiò idea. «Forse le<br />
risposte sono nell'altro libro» suggerì in tono stanco.<br />
Ben fece segno a Questor <strong>di</strong> procedere. Il mago chiuse il<br />
primo libro e lo mise da parte, si rivestì le mani <strong>di</strong> guanti <strong>di</strong><br />
fuoco rosso, le abbassò cautamente e neutralizzò il fuoco<br />
verde che proteggeva la serratura del secondo libro. Stavolta<br />
ci volle qualche momento in più per completare l'opera,<br />
perché la serratura era ancora intatta. Poi, spente le fiamme,<br />
fece scattare il fermaglio e aprì con cautela il libro.<br />
Si trovò davanti agli occhi il profilo <strong>di</strong> un unicorno.<br />
L'unicorno era <strong>di</strong>segnato su una pergamena che non era né<br />
ingiallita né bruciata, ma <strong>di</strong> un bianco immacolato.<br />
L'unicorno era immobile, la silhouette perfettamente<br />
<strong>di</strong>segnata da linee scure. Questor voltò la pagina. Sulla<br />
seconda c'era un secondo unicorno, stavolta in movimento,<br />
ma tracciato allo stesso modo. La terza pagina rivelò un altro<br />
unicorno, la quarta un altro ancora, e così via. Questor<br />
sfogliò in fretta tutto il libro e poi tornò in<strong>di</strong>etro. Tutte le
pagine del libro apparivano intatte. Tutte contenevano un<br />
unicorno, ciascuno raffigurato in una posa <strong>di</strong>versa.<br />
Non c'erano scritte o segni <strong>di</strong> altro genere, a parte i<br />
<strong>di</strong>segni degli unicorni.<br />
«Ancora non capisco che cosa significa» sospirò Questor,<br />
con la frustrazione incisa sul viso scarno.<br />
«Significa che questi non sono i libri <strong>di</strong> magia che<br />
credevi» ribatté brusco Abernathy.<br />
Ma Questor scosse la testa. «No, i libri sono questi. Lo<br />
<strong>di</strong>ceva il sogno, lo <strong>di</strong>cono i segni sulle rilegature, e hanno<br />
l'aspetto descritto nelle vecchie storie. Sono questi i libri<br />
scomparsi, non c'è dubbio.»<br />
Rimasero in silenzio per un momento. Ben fissò<br />
pensieroso i libri, poi si guardò attorno finché i suoi occhi<br />
trovarono la figura in<strong>di</strong>stinta <strong>di</strong> Bunion che sbirciava alle<br />
spalle <strong>di</strong> Questor. Il coboldo sogghignava in modo sinistro.<br />
Ben guardò <strong>di</strong> nuovo i libri. «Quello che abbiamo in<br />
mano» <strong>di</strong>sse alla fine «è un libro con unicorni <strong>di</strong>segnati su<br />
tutte le pagine e un altro libro senza nessun unicorno, ma con<br />
il centro bruciato. Questo deve significare qualcosa, per san<br />
Pietro! Questor, e il sogno <strong>di</strong> Willow su un unicorno nero?<br />
Questi unicorni possono avere qualcosa a che fare con<br />
quello?»<br />
Questor esaminò per un attimo quella possibilità. «Non<br />
vedo alcun nesso possibile, Alto Signore. L'unicorno nero è<br />
essenzialmente un mito. Gli unicorni <strong>di</strong>segnati qui non sono<br />
inchiostrati in nero, ma tracciati deliberatamente in bianco.
Vede come le linee definiscono i tratti?» Sfogliò alcune<br />
pagine del secondo libro per <strong>di</strong>mostrare il punto. «Un<br />
unicorno nero sarebbe ombreggiato o <strong>di</strong>segnato in qualche<br />
modo che in<strong>di</strong>chi il suo colore…»<br />
S'interruppe, corrugando strettamente le sopracciglia nello<br />
sforzo <strong>di</strong> riflettere. «Per quale motivo questa serratura è stata<br />
forzata e l'altra lasciata intatta?» chiese a bassa voce, senza<br />
rivolgersi a nessuno in particolare.<br />
«Nella valle non sono mai esistiti degli unicorni, secondo<br />
le storie dei re <strong>di</strong> Landover» intervenne all'improvviso<br />
Abernathy. «Ma una volta c'erano… un branco intero. Esiste<br />
una leggenda su questo argomento, per la verità. Ora fatemi<br />
pensare… Sì, ricordo. Aspettate solo un momento, per<br />
favore.»<br />
Uscì a precipizio dalla stanza, con le unghie che<br />
ticchettavano sul pavimento, trascinandosi <strong>di</strong>etro la camicia<br />
da notte. Qualche istante dopo fu <strong>di</strong> ritorno, con un libro <strong>di</strong><br />
storia del regno <strong>di</strong> Landover stretto fra le braccia. Il libro era<br />
molto vecchio e la copertina era logora.<br />
«Sì, è questo» annunciò lo scriba. Lo posò vicino ai libri<br />
<strong>di</strong> magia, lo sfogliò in fretta e poi si fermò. «Sì, proprio qui.»<br />
S'interruppe per leggere. «Accadde centinaia <strong>di</strong> anni fa,<br />
molto vicino all'epoca della creazione della valle. Le fate<br />
mandarono dalle nebbie nella nostra valle un grande<br />
spiegamento <strong>di</strong> unicorni. Li mandarono qui per una ragione<br />
molto precisa. Pare che fossero preoccupate per la crescente<br />
incredulità nei confronti della magia in molti dei mon<strong>di</strong>
confinanti… mon<strong>di</strong> come il suo, Alto Signore. » Lo scriba lo<br />
gratificò <strong>di</strong> un'occhiata <strong>di</strong> <strong>di</strong>sapprovazione. «E volevano dare<br />
a quei mon<strong>di</strong> un segno che la magia esisteva ancora.» Fece<br />
una pausa, accigliandosi mentre aguzzava lo sguardo per<br />
leggere l'antica scrittura. «Credo <strong>di</strong> aver capito bene. E'<br />
<strong>di</strong>fficile leggere chiaramente perché la lingua è molto antica.<br />
«Forse sono i tuoi occhi a essere antichi» insinuò<br />
Questor, senza troppa gentilezza, e tese la mano verso il<br />
libro.<br />
Abernathy glielo sottrasse <strong>di</strong> scatto, irritato. «I miei occhi<br />
valgono il doppio dei tuoi, mago!» ribatté. Si schiarì la gola<br />
e proseguì. «Pare, Alto Signore, che le fate avessero mandato<br />
gli unicorni come prova ai mon<strong>di</strong> increduli che la magia era<br />
ancora reale. Un unicorno doveva recarsi in ciascuno <strong>di</strong><br />
questi mon<strong>di</strong> uscendo da Landover attraverso i passaggi<br />
temporali.» Fece ancora una pausa, lesse ancora un po', poi<br />
richiuse il libro con un tonfo. «Ma naturalmente questo non è<br />
mai accaduto.<br />
Ben si accigliò. «Perché no?»<br />
«Perché tutti gli unicorni scomparvero, Alto Signore.<br />
Nessuno li ha più rivisti.»<br />
«Scomparvero?»<br />
«Ricordo quella storia» <strong>di</strong>chiarò Questor. «Francamente,<br />
mi è sempre sembrata una storia strana.»<br />
Ben si accigliò ancor più. «Quin<strong>di</strong> le fate mandano a<br />
Landover un branco <strong>di</strong> unicorni bianchi che scompaiono<br />
tutti. E questa è la fine degli unicorni, fatta eccezione per un
unicorno nero che potrebbe essere reale oppure no, e che<br />
appare solo occasionalmente Dio sa da dove. Solo che ora<br />
abbiamo anche i libri <strong>di</strong> magia scomparsi che non<br />
contengono niente sulla magia, soltanto molti <strong>di</strong>segni <strong>di</strong><br />
unicorni e alcune pagine bruciacchiate.»<br />
«Una serratura forzata e una ancora intatta» aggiunse<br />
Questor.<br />
«Niente sul conto <strong>di</strong> Meeks» rifletté Ben.<br />
«Niente sul sistema per ritrasformare i cani in uomini»<br />
sbuffò Abernathy.<br />
Si guardarono in silenzio. I libri erano aperti sul tavolo<br />
davanti a loro: due libri <strong>di</strong> magia che non sembravano affatto<br />
magici e uno <strong>di</strong> storia che non <strong>di</strong>ceva niente <strong>di</strong> utile<br />
storicamente. L'inquietu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Ben cresceva. Più seguivano<br />
il filo <strong>di</strong> quei sogni, più la storia s'ingarbugliava. Il suo sogno<br />
era stato una menzogna; quello <strong>di</strong> Questor era stato vero. La<br />
fonte dei loro sogni era <strong>di</strong>versa…<br />
In apparenza.<br />
Ma forse no. Ormai non era più sicuro <strong>di</strong> niente. Si stava<br />
facendo tar<strong>di</strong>. Il viaggio <strong>di</strong> ritorno era stato lungo lui era<br />
stanco e la fatica gli ottenebrava la mente. Non c'era tempo<br />
sufficiente, e lui non aveva abbastanza energie per riflettervi<br />
quella sera. L'indomani avrebbe fatto ancora in tempo. Al<br />
levar del giorno, sarebbero partiti in cerca <strong>di</strong> Willow; una<br />
volta trovata lei, avrebbero indagato sulla questione dei<br />
sogni fino a capire esattamente che cosa stava succedendo.
«Chiu<strong>di</strong> i libri, Questor. Ce ne an<strong>di</strong>amo a letto»<br />
annunciò.<br />
Ci fu un mormorio <strong>di</strong> consenso da parte <strong>di</strong> tutti. Bunion<br />
filò in cucina a ripulirsi e a mangiare. Abernathy andò con<br />
lui, portando con sé il vetusto libro <strong>di</strong> storia. Questor<br />
raccolse i libri magici e se li portò via senza <strong>di</strong>re una parola.<br />
Ben li guardò uscire, restando solo fra le ombre e la luce<br />
fioca. Rimpianse <strong>di</strong> non avere chiesto loro <strong>di</strong> restare mentre<br />
s'imponeva <strong>di</strong> riflettere ancora un po' su quel rompicapo.<br />
Ma era una sciocchezza. Poteva aspettare fino<br />
all'indomani.<br />
Controvoglia, se ne andò a letto.
CAPITOLO 4<br />
…e incubi<br />
In seguito, Ben Holiday avrebbe ricordato com'era stato<br />
infelice il consiglio che aveva dato a se stesso quella notte.<br />
Poteva aspettare fino all'indomani. L'indomani avrebbe fatto<br />
sempre in tempo. Avrebbe ricordato quelle parole, mentre<br />
era costretto a rimangiarsele. Avrebbe riflettuto amaramente<br />
sulla sconsiderata sicurezza che si era concesso <strong>di</strong> ricavarne.<br />
Era quello il bello del senno <strong>di</strong> poi, naturalmente. Vedeva<br />
sempre tutto chiaro.<br />
I guai cominciarono quasi subito. Si ritirò <strong>di</strong>rettamente<br />
dallo stu<strong>di</strong>o in camera da letto, si mise una camicia da notte<br />
e s'infilò sotto le lenzuola. Era esausto, ma il sonno non<br />
voleva saperne <strong>di</strong> arrivare. Era teso per gli avvenimenti della<br />
giornata, e il mistero dei sogni si agitava nella sua mente<br />
come un topo braccato. Lui dava la caccia al topo, ma non<br />
riusciva a catturarlo. Era un'ombra che gli sfuggiva senza<br />
fatica. Lui poteva vederne i contorni, ma non afferrarne la<br />
forma.<br />
I suoi occhi brillavano <strong>di</strong> un rosso vivo nell'oscurità.<br />
Lui batté le palpebre e si sollevò, appoggiandosi ai<br />
gomiti. La pietra runica che Willow gli aveva dato ardeva <strong>di</strong><br />
fuoco rosso sul como<strong>di</strong>no dove l'aveva posata lui. Batté le<br />
ciglia, accorgendosi all'improvviso che doveva essere quasi<br />
addormentato quando la luce lo aveva svegliato. Il colore
della pietra segnalava un pericolo che incombeva su <strong>di</strong> lui,<br />
proprio come aveva fatto per tutto il viaggio <strong>di</strong> ritorno.<br />
Ma dov'era il pericolo, dannazione?<br />
Si alzò e si aggirò per la stanza come una creatura in cerca<br />
<strong>di</strong> preda. Non c'era niente. I suoi vestiti erano ancora posati<br />
sulla se<strong>di</strong>a dove li aveva gettati; la sacca occupava lo stesso<br />
posto sul pavimento vicino allo spogliatoio. Si fermò per un<br />
attimo al centro della stanza e lasciò che il calore della vita<br />
del castello giungesse fino a lui. Sterling Silver rispose con<br />
un profondo ardore interno, che lo avviluppò dalla testa ai<br />
pie<strong>di</strong>. Era in<strong>di</strong>sturbato.<br />
Lui corrugò la fronte. Forse la pietra era in errore.<br />
Era una fonte <strong>di</strong> <strong>di</strong>strazione, in ogni caso, quin<strong>di</strong> la coprì<br />
con un panno e si rimise a letto. Attese un momento, chiuse<br />
gli occhi, li riaprì, li richiuse per la seconda volta. L'oscurità<br />
lo avvolse senza turbamenti. Il topo era scomparso.<br />
Domande e risposte si fondevano e svanivano nella notte.<br />
Cominciò a sonnecchiare.<br />
Forse allora sognò per qualche tempo. Vi furono<br />
immagini <strong>di</strong> unicorni, alcuni neri, altri bianchi, e le facce<br />
affilate e senza tempo delle fate. Vi furono immagini dei<br />
suoi amici, passati e presenti, e dei sogni che aveva cullato<br />
per il regno e per la sua vita. Scorrevano nel suo subconscio,<br />
e il loro movimento fluido lo cullava come il rollio <strong>di</strong> un<br />
mare infinito.<br />
Poi nella sua mente si accese improvviso un fuoco, che<br />
interruppe quel flusso. Delle mani si protesero dal nulla, e
delle <strong>di</strong>ta afferrarono la catena che portava al collo: le sue<br />
mani, le sue <strong>di</strong>ta. Che cosa stavano facendo?<br />
E d'un tratto apparve un'immagine <strong>di</strong> Meeks!<br />
Da una foschia nera emerse l'immagine del mago, una<br />
sagoma alta e scheletrica, con un mantello color canna <strong>di</strong><br />
fucile e il viso rude e duro come ferro scabro. Incombeva su<br />
Ben come se fosse la morte venuta a prendere in consegna la<br />
sua ultima vittima, una manica vuota, l'altra simile a un<br />
artiglio nero che si avvicinava, si avvicinava…<br />
Ben si scostò <strong>di</strong> scatto, respingendo con un calcio le<br />
coperte, spazzando alla cieca il buio con una mano. Batté le<br />
palpebre e aguzzò lo sguardo. In un angolo della stanza era<br />
accesa la fiamma <strong>di</strong> una candela, un puntino solitario <strong>di</strong><br />
bianco dorato sullo sfondo del baluginio <strong>di</strong> fuoco cremisi<br />
emesso dalla pietra runica <strong>di</strong> Willow che splendeva sul<br />
como<strong>di</strong>no lanciando un monito frenetico , senza più il panno<br />
che l'aveva coperta. Ben avvertiva la presenza del pericolo<br />
segnalato dalla pietra. Il respiro gli sfuggiva in ansiti secchi,<br />
ed era come se una mano gigantesca gli schiacciasse il<br />
torace. Lottò per respingerla, ma i<br />
muscoli non volevano obbe<strong>di</strong>rgli. Il suo corpo sembrava<br />
immobilizzato.<br />
Nel buio si mosse qualcosa… qualcosa <strong>di</strong> enorme.<br />
Ben tentò <strong>di</strong> gridare, ma il suono che gli sfuggì era poco<br />
più che un sussurro.<br />
Si materializzò una figura, coperta <strong>di</strong> luce scarlatta come<br />
sangue. La figura rimase immobile e, con una voce che
aveva il suono <strong>di</strong> chio<strong>di</strong> che stridevano su una lavagna,<br />
bisbigliò: «C'incontriamo <strong>di</strong> nuovo, signor Holiday.»<br />
Era Meeks.<br />
Ben non riusciva a parlare. Poteva soltanto guardare. Era<br />
come se l'immagine che lo aveva ossessionato durante la sua<br />
visita nel vecchio mondo fosse riuscita in qualche modo a<br />
seguirlo in questo. Solo che non era un'immagine. Lo capì<br />
all'istante. Quella era reale!<br />
Meeks accennò un sorrisetto. Adesso aveva un aspetto del<br />
tutto umano, l'espressione da predatore era svanita. «Come,<br />
nemmeno una parola <strong>di</strong> saluto, nessuna sfida coraggiosa,<br />
nemmeno una minaccia? Non è da lei, signor Holiday. Che<br />
succede? Il gatto le ha mangiato la lingua?»<br />
I muscoli della gola e del viso <strong>di</strong> Ben s'irrigi<strong>di</strong>rono mentre<br />
lui tentava <strong>di</strong> riprendere il controllo <strong>di</strong> sé. Era paralizzato.<br />
Gli occhi piatti e terrificanti <strong>di</strong> Meeks lo tenevano avvinto<br />
con legami che non poteva spezzare.<br />
«Sì, sì, la volontà c'è, non è vero, signor Holiday? Ma la<br />
strada è così oscura! Conosco bene quella sensazione.<br />
Ricorda com'è andata, l'ultima volta che mi ha lasciato?<br />
Ricorda? Lei mi ha attirato nel cristallo della visione… il<br />
mio unico legame con questo mondo… e poi lo ha infranto!<br />
Ha <strong>di</strong>strutto i miei occhi, signor Holiday, e mi ha lasciato<br />
cieco!» La sua voce <strong>di</strong>venne un sibilo <strong>di</strong> furore. «Oh, sì, so<br />
che cosa si prova a essere paralizzato e solo!»<br />
Avanzò ancora <strong>di</strong> un passo e si fermò, con il viso scavato<br />
e rugoso proteso verso la luce cremisi della pietra runica.
Sembrava incre<strong>di</strong>bilmente grande. «Lei è un i<strong>di</strong>ota, refantoccio,<br />
lo sa? Pensava <strong>di</strong> poter giocare con me, e non si è<br />
neppure curato <strong>di</strong> capire che ero io a creare tutte le regole. Io<br />
ero il padrone del gioco, ometto, e lei non è che un<br />
novellino! Io l'ho fatta re <strong>di</strong> questa terra; io le ho dato tutto<br />
quello che offriva. Lei lo ha preso come se ne avesse il<br />
<strong>di</strong>ritto. Lo ha preso come se le appartenesse!»<br />
Stava tremando <strong>di</strong> collera, con le <strong>di</strong>ta della mano guantata<br />
strette davanti al petto in un pugno che terminava ad artiglio.<br />
Ben non era mai stato tanto terrorizzato in vita sua. Avrebbe<br />
voluto ritirarsi in se stesso, strisciare <strong>di</strong> nuovo sotto le<br />
coperte. Avrebbe voluto fare qualcosa, qualunque cosa, che<br />
gli permettesse <strong>di</strong> sfuggire a quel vecchio terribile.<br />
Poi Meeks si raddrizzò e bruscamente sul suo volto la<br />
collera fu sostituita da una fredda in<strong>di</strong>fferenza. Distolse lo<br />
sguardo. «Be', ormai conta poco. Il gioco è finito. Lei ha<br />
perduto, signor Holiday.»<br />
Il sudore scorreva lungo la schiena rigida <strong>di</strong> Ben. Come<br />
poteva essere successo tutto questo? Meeks era rimasto<br />
intrappolato nel vecchio mondo; finché Ben era in possesso<br />
del medaglione, ogni possibile accesso a Landover gli era<br />
negato.<br />
«Le piacerebbe sapere come sono arrivato qui, signor<br />
Holiday?» Meeks pareva avergli letto nel pensiero. Il mago<br />
si girò lentamente verso <strong>di</strong> lui. «E' stato semplice, per la<br />
verità. Mi sono fatto portare da lei.» Vide l'espressione negli
occhi <strong>di</strong> Ben e scoppiò a ridere. «Sì, signor Holiday, è così.<br />
Lei è responsabile <strong>di</strong> avermi riportato qui. Che gliene pare?»<br />
Avanzò fino a fermarsi vicino al letto. Il suo viso pieno <strong>di</strong><br />
rughe si piegò verso il basso. Ben poté sentire il suo fetore.<br />
«I sogni erano miei, signor Holiday. Ve li ho mandati io… a<br />
lei, al mio fratellastro e alla silfide. Li ho mandati io. Non<br />
tutti i miei poteri sono andati perduti con la <strong>di</strong>struzione del<br />
cristallo! Potevo ancora raggiungervi, signor Holiday. Nel<br />
sonno! Potevo attraversare il ponte fra i due mon<strong>di</strong> attraverso<br />
il vostro subconscio! Il mio stupido fratellastro ha<br />
<strong>di</strong>menticato <strong>di</strong> pensarci, quando l'ha ammonita contro <strong>di</strong> me.<br />
I sogni erano l'unico strumento che mi era necessario per<br />
riprendere il controllo <strong>di</strong> voi. Come può essere vivida<br />
l'immaginazione! Ha trovato avvincente il sogno che le ho<br />
mandato, signor Holiday? Sì, certo. Il suo sogno aveva lo<br />
scopo <strong>di</strong> portarla da me, e da me l'ha portata! Sapevo che<br />
sarebbe venuto, se avesse pensato che il suo amico Bennett<br />
aveva bisogno <strong>di</strong> lei. Sapevo che doveva venire. Dopo <strong>di</strong> che<br />
è stato semplice, signor Holiday. L'immagine in fondo al<br />
passaggio temporale era un incantesimo che mi ha avvertito<br />
del suo ritorno e mi ha permesso <strong>di</strong> seguire i suoi movimenti.<br />
Si è stabilita in lei, e da allora lei non si è più liberato <strong>di</strong><br />
me!»<br />
Ben si sentì sprofondare. Avrebbe dovuto sapere che<br />
Meeks avrebbe usato la magia per rintracciarlo in un modo o<br />
nell'altro. Avrebbe dovuto sapere che il mago non avrebbe<br />
lasciato niente al caso. Era stato un i<strong>di</strong>ota.
Meeks stava sorridendo come il Gatto del Cheshire. «La<br />
seconda immagine era un trucco ancor più interessante. L'ha<br />
<strong>di</strong>stolta dal mio vero scopo. Oh, sì, ero lì con lei signor<br />
Holiday! Ero <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lei! Mentre lei si preoccupava della<br />
mia immagine, io mi sono insinuato nei suoi vestiti, una<br />
creatura non più grossa <strong>di</strong> un insetto minuscolo. Mi sono<br />
nascosto su <strong>di</strong> lei e ho lasciato che lei mi riportasse a<br />
Landover. Il medaglione consente soltanto il suo passaggio,<br />
signor Holiday, ma se io sono una parte <strong>di</strong> lei, consente<br />
anche il mio!»<br />
"Era nascosto nei miei vestiti" pensò Ben <strong>di</strong>sperato "era<br />
con me per tutto il viaggio <strong>di</strong> ritorno, e non me ne sono mai<br />
accorto. Ecco perché la pietra runica splendeva in segno <strong>di</strong><br />
avvertimento. La minaccia era sempre presente, ma io non<br />
potevo vederla!"<br />
«Che ironia, non è vero, signor Holiday, che lei mi abbia<br />
riportato in<strong>di</strong>etro così?» L'intensità del sorriso tese<br />
all'in<strong>di</strong>etro la pelle <strong>di</strong> Meeks sulle guance e sulla fronte, e il<br />
suo viso <strong>di</strong>venne simile a un teschio. «Dovevo tornare<br />
in<strong>di</strong>etro, sa. Dovevo tornare in<strong>di</strong>etro subito a causa delle sue<br />
continue, maledette interferenze! Ha idea dei guai che mi ha<br />
procurato? No, no, certo che no. Lei non ne ha nessuna idea.<br />
Non sa nemmeno <strong>di</strong> che cosa parlo. Lei non capisce niente!<br />
E nella sua ignoranza ha quasi <strong>di</strong>strutto quello che aveva<br />
richiesto anni per essere creato! Ha rovinato tutto, lei e la sua<br />
campagna per <strong>di</strong>ventare re <strong>di</strong> Landover!»
Si era infuriato <strong>di</strong> nuovo, e fu solo con un grande sforzo<br />
che riuscì a controllarsi <strong>di</strong> nuovo. Anche così, le parole gli<br />
sfuggirono come schizzi <strong>di</strong> bile. «Non importa, signor<br />
Holiday, non importa. Tutto questo non significa niente per<br />
lei, quin<strong>di</strong> non serve a niente rimuginarci sopra. Ormai ho i<br />
libri, e lei non può fare più alcun danno. Ho quello che mi<br />
occorre. Il suo sogno mi ha assicurato il controllo su <strong>di</strong> lei, il<br />
sogno del mio fratellastro mi ha assicurato il possesso dei<br />
libri, e il sogno della silfide mi darà…»<br />
S'interruppe <strong>di</strong> colpo, come se avesse parlato troppo.<br />
Negli occhi chiari e duri apparve un curioso <strong>di</strong>sagio. Lui<br />
batté le palpebre, e sparì. Una mano spazzò il vuoto in un<br />
gesto <strong>di</strong> congedo. «Tutto. I sogni mi daranno tutto» concluse.<br />
"Il medaglione" pensò Ben freneticamente. "Se solo<br />
riuscissi a mettere le mani sul medaglione…"<br />
Meeks rise con asprezza. «Senza dubbio ci sono molte<br />
cose che vorrebbe <strong>di</strong>rmi, non è vero, signor Holiday? E<br />
senz'altro molte cose che vorrebbe fare!» Il viso rugoso si<br />
spinse ancora una volta vicino al suo. Gli occhi duri lo<br />
fissarono penetranti. «Bene, le concederò una possibilità, refantoccio.<br />
Darò a lei l'opportunità che è stato così pronto a<br />
negare a me quando ha infranto il cristallo e mi ha esiliato<br />
dalla mia patria!»<br />
Un <strong>di</strong>to ossuto si piegò davanti agli occhi paralizzati <strong>di</strong><br />
Ben. «Ma prima devo mostrarle una cosa. Ce l'ho proprio<br />
qui, appesa saldamente al collo.» La sua mano s'immerse<br />
sotto le vesti. «Guar<strong>di</strong> bene, signor Holiday. Lo vede?»
Ritirò lentamente la mano. Teneva stretta saldamente fra<br />
le <strong>di</strong>ta una catena. All'estremità era appeso il medaglione <strong>di</strong><br />
Ben.<br />
Meeks sorrise trionfante nel vedere l'espressione <strong>di</strong>sperata<br />
che riempì gli occhi <strong>di</strong> Ben. «Si, signor Holiday! Si, re-<br />
fantoccio! Si, povero i<strong>di</strong>ota! E' proprio il suo prezioso<br />
medaglione. La chiave <strong>di</strong> Landover, e ora appartiene a me!»<br />
Lo fece penzolare lentamente davanti a Ben, lasciando che<br />
roteasse per riflettere la luce mista della pietra runica<br />
incandescente e della fiamma della candela. Socchiuse gli<br />
occhi. «Vuole sapere che cosa è stato a separarla dal<br />
medaglione? E' stato lei a darmelo in un sogno che le ho<br />
mandato, Signor Holiday. Si è tolto il medaglione e me lo ha<br />
offerto. Mi ha dato il medaglione <strong>di</strong> sua spontanea volontà.<br />
Non potevo prenderlo con la forza, ma lei me lo ha dato!»<br />
Meeks sembrava un gigante che minacciava <strong>di</strong> schiacciare<br />
Ben: alto, oscuro, uscito dall'ombra. Il suo respiro sibilava.<br />
«Penso che non ci sia niente che possa <strong>di</strong>rle che lei non<br />
sappia già, vero, signor Holiday?»<br />
Fece un rapido gesto con la mano, e le catene invisibili<br />
che tenevano paralizzato Ben caddero. Poteva <strong>di</strong> nuovo<br />
muoversi e parlare. Tuttavia non fece né l'una né l'altra cosa.<br />
Si limitò ad aspettare.<br />
«Infili la mano sotto la camicia da notte, signor Holiday»<br />
sussurrò il mago.<br />
Ben obbedì. Le sue <strong>di</strong>ta si chiusero su un medaglione<br />
assicurato in fondo a una catena. Lo ritirò lentamente. Il
medaglione aveva la stessa forma e misura <strong>di</strong> quello che<br />
aveva portato un tempo, quello che adesso era nelle mani <strong>di</strong><br />
Meeks. Ma l'incisione sulla faccia era cambiata. Erano spariti<br />
il Pala<strong>di</strong>no, Sterling Silver e il sole nascente. Era sparita la<br />
patina lucida dell'argento. Quel medaglione era <strong>di</strong> un nero<br />
brunito come la fuliggine, e recava incisa la figura <strong>di</strong> Meeks<br />
avvolto nel mantello.<br />
Ben fissò il medaglione con orrore, lo toccò incredulo, poi<br />
se lo lasciò sfuggire dalle <strong>di</strong>ta come se scottasse.<br />
Meeks annuì sod<strong>di</strong>sfatto. «Io sono il suo padrone, signor<br />
Holiday. Lei è mio e posso farne ciò che voglio. Potrei<br />
semplicemente <strong>di</strong>struggerla, naturalmente… ma non lo farò.<br />
Sarebbe una fine troppo facile per lei, dopo tutti i guai che<br />
mi ha causato!» Fece una pausa, mentre riaffiorava il sorriso<br />
duro, ironico. «Invece, signor Holiday, penso che la lascerò<br />
libero.»<br />
In<strong>di</strong>etreggiò <strong>di</strong> alcuni passi, in attesa. Ben esitò, poi si<br />
alzò dal letto, con la mente che turbinava frenetica in cerca<br />
<strong>di</strong> una via <strong>di</strong> scampo da quell'incubo. Non c'erano armi a<br />
portata <strong>di</strong> mano. Meeks era piantato fra lui e la porta della<br />
camera da letto.<br />
Fece un passo avanti.<br />
«Oh, una cosa ancora.» La voce <strong>di</strong> Meeks lo fermò con la<br />
stessa efficacia <strong>di</strong> un muro <strong>di</strong> mattoni. Il viso vecchio e duro<br />
era una massa <strong>di</strong> crepacci e gole scavate dal tempo. «Lei è<br />
libero, ma dovrà lasciare il castello. Subito. Vede, signor
Holiday, questo non è più il suo posto. Lei non è più il re.<br />
Anzi, non è più neppure se stesso.»<br />
Una mano si sollevò. Ci fu un breve lampo luminoso e la<br />
camicia da notte <strong>di</strong> Ben scomparve. Era vestito da bracciante<br />
pantaloni e tunica <strong>di</strong> rozza lana, un mantello <strong>di</strong> lana e stivali<br />
logori. Aveva addosso uno strato <strong>di</strong> su<strong>di</strong>ciume e puzzo <strong>di</strong><br />
animali.<br />
Meeks lo guardò con occhio spassionato. «Un uomo del<br />
popolo, signor Holiday, ecco che cosa sarà da oggi in poi.<br />
Lavori sodo, e forse troverà un modo per fare strada.<br />
Esistono delle opportunità, in questa terra, per gente come<br />
lei. Non sarà mai più re, certo, ma forse troverà qualche altra<br />
occupazione adeguata. Lo spero. Non vorrei immaginarla<br />
privo <strong>di</strong> mezzi. Sarei molto <strong>di</strong>spiaciuto se lei dovesse subire<br />
delle traversie. La vita è lunga, sa.»<br />
Il suo sguardo si spostò sulla pietra runica. «A proposito,<br />
<strong>di</strong> quella non avrà più bisogno, vero?» Alzò la mano, e la<br />
pietra runica volò dal como<strong>di</strong>no nel suo palmo. Le sue <strong>di</strong>ta si<br />
chiusero, e la pietra si ridusse in cenere, in brace ardente che<br />
si spense <strong>di</strong> colpo.<br />
Guardò <strong>di</strong> nuovo Ben, con il suo sorriso freddo e duro.<br />
«Dunque, dov'eravamo? Oh, sì, stavamo <strong>di</strong>scutendo la<br />
questione del suo futuro. Le assicuro che lo seguirò con<br />
grande interesse. Il medaglione che le ho fornito mi <strong>di</strong>rà tutto<br />
quello che avrò bisogno <strong>di</strong> sapere. Stia bene attento a non<br />
tentare <strong>di</strong> togliersi quel medaglione. Una certa magia<br />
protegge da simili atti sconsiderati… una magia che
accorcerebbe la sua esistenza in modo considerevole, se<br />
venisse sfidata. E io non voglio che lei muoia, signor<br />
Holiday, per molto, molto tempo ancora.»<br />
Ben fissò incredulo l'altro. Che razza <strong>di</strong> gioco era quello?<br />
Misurò in fretta la <strong>di</strong>stanza fino alla porta della camera da<br />
letto. Poteva <strong>di</strong> nuovo muoversi e parlare; era libero dalla<br />
forza che lo aveva paralizzato, qualunque fosse. Doveva<br />
tentare la fuga.<br />
Allora vide Meeks che lo osservava, lo stu<strong>di</strong>ava come un<br />
gatto potrebbe fare con un topo in trappola, e la paura cedette<br />
il posto all'ira e alla vergogna. «Non funzionerà, Meeks»<br />
<strong>di</strong>sse con voce pacata, cercando <strong>di</strong> nascondere il nervosismo.<br />
«Nessuno lo accetterà.»<br />
«No?» Meeks mantenne inalterato il sorriso. «E perché<br />
mai, signor Holiday?»<br />
Ben tirò un respiro profondo e fece due passi avanti per<br />
buona misura, «Perché questi vecchi abiti che mi ha<br />
schiaffato addosso non inganneranno nessuno! E,<br />
medaglione o no, io sono sempre io e lei è sempre lei!»<br />
Meeks inarcò le sopracciglia con aria costernata. «Ne è<br />
sicuro, signor Holiday? Ne è proprio sicuro?»<br />
Una fitta <strong>di</strong> dubbio attanagliò la mente <strong>di</strong> Ben, ma lui la<br />
respinse dai suoi occhi. Guardò <strong>di</strong> sottecchi lo specchio a<br />
tutta altezza per vedersi e fu sollevato <strong>di</strong> scoprire che,<br />
almeno fisicamente, era ancora la stessa persona <strong>di</strong> sempre.<br />
Ma Meeks sembrava tanto sicuro. Il mago lo aveva<br />
trasformato in qualche modo che lui non riusciva a vedere?
«Non funzionerà» ripeté, avvicinandosi alla porta mentre<br />
parlava, tentando <strong>di</strong> capire che cos'era che Meeks sapeva e<br />
lui no, perché c'era senz'altro qualcosa.<br />
La risata <strong>di</strong> Meeks fu brusca e aspra. «Perché non<br />
ve<strong>di</strong>amo che cosa funziona e che cosa no, signor Holiday?»<br />
La mano guantata si levò ad arco, con le <strong>di</strong>ta tese, e dai<br />
polpastrelli si sprigionò un fuoco verde. Ben si lanciò in<br />
avanti con un balzo, ruzzolando oltre la sagoma scura del<br />
mago, rotolandosi alla cieca per schivare il fuoco e rimettersi<br />
in pie<strong>di</strong>. Raggiunse con un tuffo la porta chiusa, e aveva già<br />
le <strong>di</strong>ta sulla maniglia quando la magia lo raggiunse. Tentò <strong>di</strong><br />
gridare, ma non ci riuscì. Le ombre lo avvolsero, lo<br />
soffocarono, e il sonno che prima non era voluto venire non<br />
si lasciò respingere.<br />
Ben Holiday rabbrividì in modo irrefrenabile e scivolò<br />
lentamente nell'oscurità.
CAPITOLO 5<br />
Lo sconosciuto<br />
Ben si risvegliò fra l'ombra e la luce fioca, socchiudendo<br />
gli occhi per orientarsi in un vortice <strong>di</strong> immagini che<br />
ondeggiavano come i rottami <strong>di</strong> un naufragio gettati dalle<br />
acque dell'oceano sulla spiaggia <strong>di</strong> un promontorio. Era steso<br />
su una specie <strong>di</strong> pagliericcio, con il viso a contatto<br />
dell'imbottitura <strong>di</strong> cuoio fresca e liscia. Il suo primo pensiero<br />
fu che era ancora vivo. Il secondo fu domandarsi perché.<br />
Batté le palpebre, aspettando che le immagini smettessero<br />
<strong>di</strong> muoversi e assumessero una forma definita. Il ricordo <strong>di</strong><br />
quello che gli era accaduto si riaccese con un'intensità<br />
dolorosa. Sperimentò ancora una volta la collera, la<br />
frustrazione e la <strong>di</strong>sperazione. Meeks era tornato a Landover,<br />
lo aveva colto alla sprovvista, aveva schiacciato la pietra<br />
runica regalatagli da Willow, gli aveva sottratto i vestiti,<br />
aveva usato contro <strong>di</strong> lui la magia nera finché non aveva<br />
perso i sensi, e…<br />
"Oh, mio Dio!"<br />
Le sue <strong>di</strong>ta tastarono il davanti della tunica, s'infilarono<br />
sotto e ritirarono il medaglione appeso alla catena che<br />
portava al collo. Freneticamente, lo tenne sollevato alla luce,<br />
con gli ammonimenti che già echeggiavano incalzanti nella<br />
sua mente, mentre la certezza <strong>di</strong> ciò che avrebbe trovato già<br />
prendeva forma nei suoi pensieri. La faccia metallica del
medaglione pareva tremolare. Per un attimo, gli parve <strong>di</strong><br />
vedere la figura familiare del Pala<strong>di</strong>no che usciva a cavallo<br />
da Sterling Silver incontro al sole nascente. Poi il Pala<strong>di</strong>no, il<br />
castello e il sole svanirono, e rimase solo la sagoma avvolta<br />
nel mantello <strong>di</strong> Meeks, nera su una superficie brunita<br />
dall'incuria.<br />
Ben inghiottì per attenuare l'ari<strong>di</strong>tà che sentì in gola,<br />
vedendo realizzati i suoi peggiori timori. Meeks gli aveva<br />
rubato il medaglione dei re <strong>di</strong> Landover.<br />
Si sentì sommergere da un'ondata <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperazione, e tentò<br />
<strong>di</strong> rimettersi in pie<strong>di</strong>. Per un attimo ci riuscì, un piccolo<br />
fiotto <strong>di</strong> adrenalina gli assicurò una rinnovata forza. Rimase<br />
in pie<strong>di</strong>, mentre il vortice <strong>di</strong> immagini si placava quanto<br />
bastava per fargli riconoscere in parte l'ambiente. Era ancora<br />
a Sterling Silver. Riconobbe nella stanza un salottino situato<br />
sul davanti del castello, una camera riservata agli ospiti in<br />
attesa. Riconobbe la panca sulla quale era stato <strong>di</strong>steso, con<br />
il cuoio color ruggine e le zampe <strong>di</strong> legno scolpito. Sapeva<br />
dove si trovava, ma non sapeva perché, così come non<br />
sapeva perché era ancora vivo.<br />
Poi le forze gli vennero meno, le gambe si piegarono e lui<br />
ricadde lungo <strong>di</strong>steso sulla panca. Il legno grattò e il cuoio<br />
cigolò, suoni <strong>di</strong> avvertimento per chiunque fosse in attesa<br />
fuori. La porta si aprì verso l'interno. Occhi a succhiello lo<br />
fissarono scintillanti da un viso scimmiesco al quale erano<br />
appese delle grosse orecchie.<br />
Era Bunion!
Bunion si avvicinò e lo sbirciò dall'alto.<br />
Ben non era mai stato tanto felice <strong>di</strong> vedere qualcuno in<br />
vita sua. Avrebbe abbracciato il piccolo coboldo, se fosse<br />
riuscito a trovarne la forza. Stando così le cose, restò<br />
semplicemente <strong>di</strong>steso, sorridendo con aria ebete e tentando<br />
<strong>di</strong> far funzionare la bocca. Bunion lo aiutò a ri<strong>di</strong>stendersi<br />
sulla panca e attese che riuscisse a parlare.<br />
«Trova Questor» riuscì finalmente a <strong>di</strong>re Ben. Deglutì<br />
ancora per combattere l'ari<strong>di</strong>tà, con l'interno della bocca che<br />
sembrava <strong>di</strong> gesso. «Portalo qui. Non far sapere a nessuno<br />
quello che fai. E sii prudente. Meeks è qui nel castello!»<br />
Bunion continuò a fissarlo per un attimo, con<br />
un'espressione quasi perplessa sul viso avvizzito, poi si voltò<br />
e scivolò fuori della stanza senza parlare. Ben ricadde<br />
<strong>di</strong>steso, esausto. Buon vecchio Bunion. Non sapeva che cosa<br />
stesse facendo lì il coboldo – e nemmeno che cosa ci stesse<br />
facendo lui, se era per quello – ma era esattamente il colpo <strong>di</strong><br />
fortuna <strong>di</strong> cui aveva bisogno. Se fosse riuscito a trovare<br />
Questor abbastanza presto, avrebbe potuto radunare la<br />
guar<strong>di</strong>a e porre fine alla minaccia rappresentata da Meeks.<br />
Meeks era un mago potente, ma non poteva tener testa a<br />
tanti. Ben avrebbe riconquistato il medaglione rubato, e<br />
Meeks avrebbe rimpianto il giorno in cui aveva anche solo<br />
pensato <strong>di</strong> tornare con l'inganno a Landover!<br />
Chiuse gli occhi per un attimo, facendo appello a tutte le<br />
sue risorse interiori, poi si rimise in pie<strong>di</strong>. Perlustrò con gli<br />
occhi la stanza. Era vuota. La luce delle candele che
proveniva da un lampadario a muro e da un candelabro<br />
scacciavano le ombre. La luce esterna penetrava dalla<br />
fessura sotto la porta chiusa. Lui rimase in pie<strong>di</strong>,<br />
appoggiando la parte posteriore delle gambe alla panca per<br />
sostenersi. Era ancora vestito con i panni da conta<strong>di</strong>no <strong>di</strong> cui<br />
l'aveva rivestito Meeks. Aveva le mani nere <strong>di</strong> su<strong>di</strong>ciume.<br />
"Bel trucchetto" pensò Ben "ma non funzionerà. Sono<br />
sempre io."<br />
Respirò a fondo una decina <strong>di</strong> volte, sentendo schiarirsi la<br />
vista e tornare le forze. Attraverso i logori stivali da lavoro<br />
poteva sentire il calore del castello che si espandeva dal<br />
pavimento, le vibrazioni della sua vita. Nel suo contatto c'era<br />
una sensazione <strong>di</strong> urgenza quasi fasti<strong>di</strong>osa. Pareva che il<br />
castello avvertisse il pericolo che vi si annidava.<br />
"Non preoccuparti; andrà tutto a posto" lo rassicurò Ben<br />
in silenzio.<br />
Si sentirono avvicinarsi dei passi e la porta si aprì.<br />
Questor Thews era fermo sulla soglia insieme a Bunion.<br />
Esitò, poi entrò nella stanza senza parlare. Il coboldo lo<br />
seguì, chiudendo la porta <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> loro.<br />
«Questor, grazie a Dio sei qui!» proruppe Ben. Si slanciò<br />
in avanti, con le mani tese in un gesto <strong>di</strong> saluto. «Dobbiamo<br />
agire in fretta. Meeks è tornato. E' qui, ora, da qualche parte<br />
del castello. Non so come ha fatto, ma ha rubato il<br />
medaglione. Dobbiamo mettere all'erta le guar<strong>di</strong>e e trovarlo<br />
prima…»
Si fermò <strong>di</strong> colpo a un paio <strong>di</strong> metri dall'amico, mentre le<br />
sue parole si spegnevano nel silenzio. Le mani del mago<br />
erano ancora abbandonate lungo i fianchi, non protese a<br />
ricevere le sue. Il viso da gufo era duro, e le sopracciglia<br />
cespugliose erano aggrottate.<br />
Questor Thews stava guardando Ben come se non avesse<br />
mai visto il suo re prima <strong>di</strong> allora.<br />
Ben s'irrigidì. «Questor, che cosa c'è?»<br />
Il mago continuò a fissarlo. «Chi è lei?»<br />
«Chi sono io? Che vuol <strong>di</strong>re, chi sono? Sono io, Ben!»<br />
«Ben? Lei si chiama Ben?»<br />
«Certo che mi chiamo Ben! In quale altro modo dovrei<br />
chiamarmi? E' il mio nome, no?»<br />
«Evidentemente, lei ne è convinto.»<br />
«Questor, <strong>di</strong> che cosa stai parlando? Ne sono convinto<br />
perché è così!»<br />
Questor Thews si accigliò. Le rughe sulla sua fronte si<br />
approfon<strong>di</strong>rono ancor più. «Lei è Ben Holiday? Lei è il<br />
sovrano <strong>di</strong> Landover?»<br />
Ben lo guardò a sua volta, senza parole. L'incredulità<br />
nella voce dell'altro era inconfon<strong>di</strong>bile. «Non mi riconosci, è<br />
così?» azzardò.<br />
Il mago scosse la testa. «No.»<br />
Ben sentì una brusca stretta alla bocca dello stomaco.<br />
«Senti, ma sono soltanto i vestiti e lo sporco, per amor del<br />
cielo! Guardami! E' stato Meeks a fare questo… mi ha
cambiato i vestiti, mi ha conciato un po'. Ma sono sempre<br />
io!»<br />
«E lei è Ben Holiday?»<br />
«Sì, male<strong>di</strong>zione!»<br />
Questor lo stu<strong>di</strong>ò per un attimo, poi trasse un respiro<br />
profondo. «Forse lei crede <strong>di</strong> essere Ben Holiday. Forse<br />
crede anche <strong>di</strong> essere il sovrano <strong>di</strong> Landover, ma non lo è.<br />
Lo so perché ho appena lasciato il re, e non era lei! Lei è un<br />
intruso in questo castello. E' una spia e probabilmente anche<br />
peggio. E' entrato senza essere invitato, ha origliato<br />
conversazioni private, ha aggre<strong>di</strong>to l'Alto Signore nella sua<br />
camera da letto, e ora sostiene <strong>di</strong> essere qualcuno che<br />
chiaramente non è. Se la scelta fosse mia, la farei<br />
imprigionare subito! E' solo perché l'Alto Signore ha<br />
or<strong>di</strong>nato il suo rilascio che ora lei è libero. Le suggerisco <strong>di</strong><br />
andarsene alla svelta. Cerchi aiuto per la sua afflizione<br />
qualunque essa sia, e stia alla larga, bene alla larga da qui!»<br />
Ben era stor<strong>di</strong>to. Non riusciva a pensare che cosa fare. Si<br />
sentì <strong>di</strong>re a Meeks: "Medaglione o no, io sono sempre io e lei<br />
è sempre lei!" Sentì Meeks replicare: "Ne è sicuro?"<br />
Che cosa gli era stato fatto?<br />
Si girò in fretta verso Bunion, sperando <strong>di</strong> cogliere un<br />
barlume <strong>di</strong> riconoscimento negli occhi acuti del coboldo.<br />
Non ne vide. Passò accanto ai due, <strong>di</strong>rigendosi verso uno<br />
specchio appeso alla parete vicino alla porta. Sbirciò nella<br />
luce fioca l'immagine riflessa nel vetro. Era il suo viso! Lui
era esattamente lo stesso <strong>di</strong> sempre. Come mai Questor e<br />
Bunion non lo vedevano?<br />
«Ascoltatemi!» Si girò <strong>di</strong> scatto verso <strong>di</strong> loro, frenetico .<br />
«Meeks è tornato dal vecchio mondo, ha rubato il<br />
medaglione e in qualche modo ha nascosto la mia identità<br />
agli occhi <strong>di</strong> tutti tranne che ai miei! Io sembro sempre lo<br />
stesso a me, ma non a voi!»<br />
Questor incrociò le braccia sul petto. «Lei sembra <strong>di</strong>verso<br />
a tutti tranne che a se stesso?»<br />
Suonava così ri<strong>di</strong>colo che per un attimo Ben rimase<br />
attonito a fissarlo. «Sì» rispose alla fine. «E ha fatto in modo<br />
da far sembrare se stesso uguale a me! Chissà in che modo,<br />
mi ha sottratto la mia identità. Non sono stato io ad<br />
aggre<strong>di</strong>rlo in camera da letto, è stato lui ad aggre<strong>di</strong>rmi nella<br />
mia!» Avanzò <strong>di</strong> un passo, con lo sguardo che saettava da un<br />
viso all'altro. «Ha mandato lui i sogni, non capite? Ha<br />
pre<strong>di</strong>sposto tutto questo! Non so perché, ma lo ha fatto.<br />
Questo rientra nella sua vendetta per quello che gli abbiamo<br />
fatto.»<br />
Negli occhi <strong>di</strong> Questor c'era irritazione, in quelli <strong>di</strong><br />
Bunion in<strong>di</strong>fferenza. Ben sentì che la situazione gli sfuggiva<br />
<strong>di</strong> mano.<br />
«Non potete permettergli <strong>di</strong> fare questo, dannazione. Non<br />
potete lasciargliela passare liscia!» La sua mente turbinava.<br />
«Sentite, se non sono chi <strong>di</strong>co <strong>di</strong> essere, come faccio a sapere<br />
tutto quello che so? Come faccio a sapere dei sogni, il mio su<br />
Miles Bennett, il tuo sui libri <strong>di</strong> magia scomparsi, quello <strong>di</strong>
Willow sull'unicorno nero? Per amor <strong>di</strong> Dio, e Willow?<br />
Qualcuno deve avvertirla! Dammi ascolto, dannazione!<br />
Come posso sapere dei libri che hai portato al castello ieri<br />
sera, quelli con gli unicorni? Io lo so. So del medaglione,<br />
del… Chie<strong>di</strong>mi qualcosa! Avanti, fammi qualsiasi domanda!<br />
Mettimi alla prova.»<br />
Questor scosse la testa con aria solenne. «Non ho tempo<br />
per questi giochetti, chiunque lei sia. Lei sa quello che sa<br />
perché è una spia e ha appreso questi fatti spiando. Ha<br />
ascoltato le nostre conversazioni e le ha adattate ai suoi<br />
scopi. Dimentica <strong>di</strong> aver già confessato tutto questo all'Alto<br />
Signore quando è stato sorpreso da lui a intrufolarsi nella sua<br />
camera da letto. Sotto pressione ha ammesso tutto. E' una<br />
fortuna che non sia stato eliminato dalla guar<strong>di</strong>a quando ha<br />
tentato <strong>di</strong> fuggire. E' una fortuna…»<br />
«Non sono fuggito affatto!» gridò Ben in preda al furore.<br />
Tentò <strong>di</strong> allungare la mano verso Questor, ma Bunion si<br />
frappose subito e lo tenne a bada. «Ascoltami! Sono io Ben<br />
Holiday! Sono il sovrano <strong>di</strong> Landover! Io…»<br />
Le porte si aprirono e comparvero le guar<strong>di</strong>e, allarmate<br />
dalla sua voce frenetica. Questor fece un cenno, e loro lo<br />
afferrarono per le braccia.<br />
«Non farlo!» urlò. «Conce<strong>di</strong>mi una possibilità…»<br />
«Quella possibilità le è stata offerta» ribatté Questor<br />
Thews in tono gelido. «Ne approfitti e se ne vada!»<br />
Ben fu trascinato fuori della stanza mentre si <strong>di</strong>batteva,<br />
ancora gridando la sua identità, ancora protestando per
quello che gli era stato fatto, mentre la sua mente vacillava<br />
per la collera e la frustrazione. Intravide per un attimo una<br />
figura alta vestita <strong>di</strong> scuro, ferma in lontananza, che lo<br />
osservava. Meeks! Gridò più forte, tentando <strong>di</strong> liberarsi. Una<br />
delle guar<strong>di</strong>e lo colpì e lui vide le stelle. La testa gli ricadde<br />
ciondoloni e la sua voce si affievolì. Doveva fare qualche<br />
cosa! Ma che cosa? Che cosa?<br />
La figura avvolta nel mantello scomparve. Questor e<br />
Bunion rimasero in<strong>di</strong>etro. Ben fu trascinato oltre l'ingresso<br />
fino alle porte del castello e fuori delle mura. Il ponte che<br />
aveva ricostruito dopo aver assunto il potere era illuminato<br />
dalle torce. Fu trascinato su <strong>di</strong> esso. Quando raggiunse il lato<br />
opposto, fu gettato a terra.<br />
«Buona notte, Sua Maestà» lo schernì una delle guar<strong>di</strong>e.<br />
«Venga presto a trovarci <strong>di</strong> nuovo» <strong>di</strong>sse un'altra.<br />
Si allontanarono ridendo. «La prossima volta gli<br />
taglieremo le orecchie» <strong>di</strong>sse uno.<br />
Ben rimase steso a terra per un attimo, con la testa che gli<br />
girava. Si raddrizzò lentamente e guardò in<strong>di</strong>etro oltre il<br />
ponte, verso le luci del castello. Fissò le torri e i bastioni che<br />
splendevano argentei alla luce delle otto lune <strong>di</strong> Landover e<br />
ascoltò le voci che svanivano in lontananza e il tonfo pesante<br />
del cancello che veniva chiuso.<br />
Poi tutto fu silenzio.<br />
Non riusciva ancora a credere che stesse succedendo a lui.
«Madre!» sussurrò Willow, e nella sua voce si sentivano<br />
eccitazione e nostalgia.<br />
Il chiaro <strong>di</strong> luna rivestiva le gran<strong>di</strong> foreste della regione<br />
dei laghi <strong>di</strong> tutti i colori dell'arcobaleno, la sua fresca<br />
luminosità era un faro che <strong>di</strong>sperdeva le ombre. Parsnip era<br />
accampato più in<strong>di</strong>etro fra quelle ombre, aspettando paziente<br />
il suo ritorno. Elderew era lontana, la città del Signore del<br />
Fiume avvolta nel silenzio, con gli abitanti addormentati.<br />
Elderew era la patria <strong>di</strong> Willow e il Signore del Fiume era<br />
suo padre, ma non era né la sua casa né suo padre che lei era<br />
venuta a vedere quella notte.<br />
Era la ninfa del bosco che danzava davanti a lei come una<br />
visione scaturita dal mondo delle fate.<br />
Willow s'inginocchiò ai margini <strong>di</strong> una radura circondata<br />
da vecchi pini e osservò <strong>di</strong>spiegarsi la magia. Sua madre<br />
volteggiava e saltava nel silenzio della sera, leggera ed<br />
effimera, nata dall'aria e portata dal vento. Era una creatura<br />
minuscola, poco più <strong>di</strong> uno scricciolo. Era vestita <strong>di</strong> mussola<br />
bianca, trasparente ed eterea, e la pelle verde pallido del<br />
corpo <strong>di</strong> sua figlia riluceva sotto quel velo. Capelli d'argento<br />
lunghi fino alla vita s'increspavano e scintillavano a ogni suo<br />
movimento, una traccia <strong>di</strong> fuoco bianco sullo sfondo<br />
dell'oscurità notturna. La sospingeva una musica che lei sola<br />
poteva u<strong>di</strong>re.<br />
Willow la guardava rapita. Sua madre era una creatura<br />
selvaggia, così selvaggia che non poteva vivere fra gli esseri<br />
umani, nemmeno il popolo della regione dei laghi, che
<strong>di</strong>scendeva dalle fate. Si era unita per breve tempo al padre<br />
<strong>di</strong> Willow, ma era stato molto tempo prima. Si erano<br />
congiunti una sola volta, col padre reso quasi folle dal<br />
desiderio per la ninfa del bosco che non poteva avere, e poi<br />
sua madre era scomparsa <strong>di</strong> nuovo tra le foreste. Non era più<br />
tornata. Willow era il frutto <strong>di</strong> quella breve unione, il ricordo<br />
costante per suo padre della fata che desiderava sempre e<br />
non avrebbe mai potuto avere. Quel desiderio impossibile<br />
suscitava in lui amore e o<strong>di</strong>o al tempo stesso. I suoi<br />
sentimenti per Willow erano sempre stati ambivalenti.<br />
Willow capiva. Era una silfide, un essere elementare. Era<br />
figlia <strong>di</strong> entrambi i genitori: il padre, un elfo dal carattere<br />
costante, la madre, una ninfa dei boschi dal temperamento<br />
instabile. L'istinto domestico del padre le assicurava stabilità,<br />
ma lei con<strong>di</strong>videva anche lo spirito selvaggio della madre.<br />
Era una creatura piena <strong>di</strong> contrad<strong>di</strong>zioni. Multiforme, era<br />
insieme carne e pianta. Era umana per la maggior parte del<br />
ciclo lunare e pianta per un breve tempo all'apice del ciclo,<br />
una sola notte ogni ventun giorni. Ben era rimasto sconvolto<br />
nell'assistere alla sua metamorfosi, quella prima notte. Lei si<br />
era trasformata da essere umano in albero in quella stessa<br />
radura, alimentandosi dell'energia trasfusa dalla madre nel<br />
terreno sul quale danzava. Ben era rimasto scosso, ma lei era<br />
quello che era, e lui era riuscito ad accettarlo. Un giorno<br />
l'avrebbe perfino amata per quello, lei ne era convinta. Non<br />
era così con il padre. Il suo affetto era con<strong>di</strong>zionato e lo<br />
sarebbe sempre stato. Lui era ancora prigioniero del
desiderio insaziabile che la madre <strong>di</strong> Willow suscitava in lui.<br />
Willow sembrava soltanto enfatizzare il peso delle catene<br />
che lo tenevano legato.<br />
Così, nello sforzo <strong>di</strong> capire il sogno dell'unicorno nero,<br />
Willow non si era rivolta al padre. Era venuta invece dalla<br />
madre.<br />
La madre volteggiò avvicinandosi, piroettando e<br />
torcendosi con una grazia che trascendeva ogni<br />
comprensione. Benché selvaggia e prigioniera a modo suo <strong>di</strong><br />
desideri a cui non sapeva resistere, sua madre l'amava<br />
ugualmente in modo incon<strong>di</strong>zionato, smisurato. Veniva<br />
quando Willow aveva bisogno <strong>di</strong> lei, e il legame che le univa<br />
era tanto forte che spesso potevano sentire l'una i pensieri<br />
dell'altra. Ora parlavano nel silenzio della mente,<br />
scambiandosi immagini d'amore e <strong>di</strong> bisogno reciproco. Il<br />
legame <strong>di</strong>venne più forte, un intreccio che <strong>di</strong>latava i pensieri<br />
in parole.<br />
«Madre» sussurrò Willow per la seconda volta.<br />
Si accorse <strong>di</strong> sognare. Sua madre danzava, e lei vide nei<br />
movimenti frenetici del suo balletto la visione che l'aveva<br />
portata lì. Apparve ancora una volta l'unicorno nero, una<br />
creatura <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>naria, terribile bellezza. Si fermò davanti<br />
a lei nel bosco oscuro <strong>di</strong> cui aveva sognato la prima volta,<br />
con la sagoma snella che tremolava fra chiaro <strong>di</strong> luna e<br />
ombre, alla maniera <strong>di</strong> uno spettro. Willow tremò nel vederlo<br />
così. Un momento sembrava una creatura fatata, un<br />
momento dopo un demone <strong>di</strong> Abaddon. Il suo corno tortile
splendeva e gli zoccoli colpivano il suolo della foresta. A<br />
testa bassa, fintò con un rapido assalto, poi in<strong>di</strong>etreggiò<br />
cautamente. Sembrava bloccato dall'indecisione.<br />
"Che cosa lo turba tanto?" si chiese Willow sorpresa.<br />
Abbassò gli occhi all'improvviso, e la risposta era fra le<br />
sue mani. Lei stringeva <strong>di</strong> nuovo le briglie intessute d'oro.<br />
Erano le briglie che tenevano a bada l'unicorno; lo capì<br />
istintivamente. Lei le sfiorò e sentì l'or<strong>di</strong>to e la trama dei fili<br />
lisci sotto le <strong>di</strong>ta. Si sentì attraversare da una strana corrente<br />
<strong>di</strong> emozioni. Quanto potere offrivano le briglie! Avrebbero<br />
fatto <strong>di</strong>ventare suo l'unicorno, intuì. Non erano rimasti più<br />
unicorni al mondo, se non nel mondo delle fate, dove lei non<br />
poteva più tornare, nessun altro che questo, e poteva essere<br />
suo se lo voleva. Non doveva fare altro che tendere la mano.<br />
Ma no, ammonì bruscamente, se avesse toccato quella<br />
creatura anche per un solo brevissimo istante, sarebbe stata<br />
perduta per sempre. Lo sapeva, lo aveva sempre saputo.<br />
Doveva portare le briglie a Ben, perché appartenevano a lui.<br />
E in quel momento l'unicorno sollevò la testa, tutto grazia<br />
e bellezza. Il muso scuro era perfettamente simmetrico, la<br />
lunga criniera ondeggiava come seta al mormorio del vento.<br />
Nei suoi occhi c'era paura, paura <strong>di</strong> qualcos'altro che non era<br />
la silfide con le briglie <strong>di</strong> fili d'oro, paura <strong>di</strong> qualcosa che<br />
sfuggiva alla sua comprensione. Willow rimase paralizzata<br />
dal suo orrore. Gli occhi dell'unicorno nero minacciarono <strong>di</strong><br />
inghiottirla. Il sogno si chiuse intorno a lei. Lei batté in fretta<br />
le palpebre per spezzare l'incantesimo e per un attimo
sorprese negli occhi della creatura qualcosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso dalla<br />
paura. Vi lesse un'inconfon<strong>di</strong>bile richiesta <strong>di</strong> aiuto.<br />
Le sue mani si sollevarono, quasi spontaneamente, e lei<br />
tenne le briglie davanti a sé come un talismano.<br />
L'unicorno nero sbuffò, un suono indelicato, spaventato, e<br />
le ombre della foresta parvero fremere in risposta.<br />
All'improvviso, il sogno svanì e l'unicorno scomparve. La<br />
madre <strong>di</strong> Willow danzava <strong>di</strong> nuovo sola nella radura protetta<br />
dai pini. La ninfa dei boschi piroettò per l'ultima volta, una<br />
scheggia <strong>di</strong> chiaro <strong>di</strong> luna nel buio, rallentò la piroetta e<br />
volteggiò senza rumore verso il punto in cui la figlia era<br />
inginocchiata.<br />
Willow si abbandonò sui talloni esausta, svuotata <strong>di</strong> ogni<br />
energia dallo sforzo che aveva sostenuto nel sogno. «Oh,<br />
madre» mormorò afferrando le snelle mani color verde<br />
pallido. «Che cosa mi è stato mostrato?» Poi sorrise<br />
gentilmente, e le lacrime le riempirono gli occhi scorrendo<br />
sulle guance. «Ma non ha senso chiederlo a te, vero? Tu ne<br />
sai quanto me. Danzi soltanto ciò che senti, non ciò che sai.<br />
I delicati lineamenti della madre cambiarono in modo<br />
appena percettibile… un abbassarsi degli occhi, un lieve<br />
incresparsi della bocca. Lei comprendeva, ma non poteva<br />
aiutarla. La sua danza era un canale della conoscenza, ma<br />
non la sua fonte. Così agiva la magia negli esseri elementari.<br />
«Madre.» Willow strinse ancor più le mani pallide,<br />
attingendo forza da esse. «Devo conoscere la ragione <strong>di</strong><br />
questi sogni sull'unicorno e sulle briglie d'oro. Devo sapere
per quale motivo mi appare qualcosa che mi attira e mi<br />
spaventa insieme, come questo. A quale delle due visioni<br />
devo credere?»<br />
La piccole mani si strinsero <strong>di</strong> rimando sulle sue, e la<br />
madre rispose con un breve verso da uccello che echeggiò<br />
nella foresta notturna.<br />
La figura snella <strong>di</strong> Willow si chinò più vicino, e qualcosa<br />
<strong>di</strong> simile a un senso <strong>di</strong> gelo la fece rabbrivi<strong>di</strong>re. «C'è<br />
qualcuno nella regione dei laghi che può aiutarmi a capire?»<br />
domandò piano. «C'è qualcuno che potrebbe sapere?» Il suo<br />
viso <strong>di</strong>venne intenso. «Madre, devo andare da lui. Stanotte!»<br />
Ancora una volta sua madre rispose, rapida, irreale. Si<br />
alzò e volteggiò in fretta nella radura, poi tornò in<strong>di</strong>etro. Le<br />
sue mani accennarono frenetiche. "Domani" <strong>di</strong>cevano.<br />
"Questa notte è segnata. E' il tuo tempo."<br />
Willow sollevò il viso. «Sì, madre» mormorò obbe<strong>di</strong>ente.<br />
Comprendeva. Poteva desiderare che fosse <strong>di</strong>verso – e in<br />
realtà lo aveva desiderato già più <strong>di</strong> una volta in passato –<br />
ma non poteva rinnegare la realtà. Il ciclo <strong>di</strong> ventun giorni<br />
era alla fine; su <strong>di</strong> lei incombeva il cambiamento. L'esigenza<br />
era già così forte che riusciva a controllarsi a stento.<br />
Rabbrividì nuovamente. Doveva far presto.<br />
Pensò d'improvviso a Ben e desiderò che fosse lì con lei.<br />
Si alzò e si <strong>di</strong>resse al centro della radura. Le sue braccia si<br />
levarono al cielo come per assorbire la luce colorata delle<br />
lune. Fu avvolta da una luminosità, e poté sentire l'essenza
della madre emanata dal terreno sul quale aveva danzato.<br />
Cominciò a nutrirsene.<br />
«Restami vicino, madre» pregò mentre il suo corpo<br />
ondeggiava in<strong>di</strong>stinto. I suoi pie<strong>di</strong> si arcuarono e si <strong>di</strong>visero<br />
in ra<strong>di</strong>ci che s'immersero serpeggiando nel terreno scuro, le<br />
mani e le braccia si allungarono in rami, e la trasmutazione<br />
cominciò.<br />
Pochi istanti dopo era finita. Willow era scomparsa. Era<br />
<strong>di</strong>ventata l'albero <strong>di</strong> cui portava il nome, il salice, e sarebbe<br />
rimasta così fino all'alba.<br />
La madre si lasciò cadere a terra vicino a lei, uno spettro<br />
<strong>di</strong> fanciulla emerso dalle ombre. Sedette immobile per<br />
qualche tempo. Poi le braccia snelle e pallide abbracciarono<br />
il tronco ruvido che racchiudeva la vita <strong>di</strong> sua figlia e lo<br />
tennero stretto.<br />
Si avvicinava l'alba. Le lune <strong>di</strong> Landover impalli<strong>di</strong>vano,<br />
una dopo l'altra, e le ombre della notte perdevano terreno <strong>di</strong><br />
fronte a un chiarore dorato che si allargava sempre più<br />
affacciandosi lentamente all'orizzonte orientale.<br />
Questor Thews percorreva a lunghi passi le sale <strong>di</strong><br />
Sterling Silver, una figura scheletrica <strong>di</strong> straccione avvolto<br />
nella veste grigia dai nastri colorati, con l'espressione <strong>di</strong> chi<br />
ha perso il suo migliore amico. Svoltò un angolo vicino<br />
all'atrio principale e andò a urtare contro Abernathy.<br />
«Fai una passeggiatina salutare <strong>di</strong> buon'ora?» s'informò<br />
arcigno lo scriba.
Questor grugnì e le rughe che gli segnavano la fronte si<br />
approfon<strong>di</strong>rono. «Ho scoperto che non riesco a dormire, e<br />
non riesco a capire per quale motivo. Ci sono ragioni<br />
sufficienti per essere stanchi, il cielo lo sa.»<br />
Il muso coperto <strong>di</strong> peli ruvi<strong>di</strong> <strong>di</strong> Abernathy non rivelava<br />
niente <strong>di</strong> ciò che pensava. Si strinse nelle spalle e<br />
s'incamminò a fianco del mago. «Mi risulta che stanotte<br />
qualcuno è stato sorpreso a introdursi nella camera da letto<br />
dell'Alto Signore, qualcuno che sosteneva <strong>di</strong> essere il re.»<br />
Questor grugnì per la seconda volta. «Un pazzo. E' stato<br />
fortunato a essere rilasciato. Ma lo ha or<strong>di</strong>nato l'Alto<br />
Signore. "Rimandatelo sulla terraferma" ha detto. Se la<br />
decisione fosse spettata a me, non sarei stato tanto clemente,<br />
te lo assicuro.»<br />
Proseguirono per un breve tratto. «Strano che l'Alto<br />
Signore lo abbia semplicemente rilasciato» osservò alla fine<br />
Abernathy. Il naso gli fremeva. «Di solito trova un impiego<br />
migliore per i suoi nemici.»<br />
«Hmmmmm.» Questor parve non u<strong>di</strong>rlo. Stava<br />
scrollando la testa per qualche ragione. «Mi preoccupa il<br />
fatto che l'uomo sapesse tante cose sui sogni. Sapeva dei libri<br />
<strong>di</strong> magia, del ritorno dell'Alto Signore, dell'unicorno…»<br />
S'interruppe per un attimo. «Pareva che sapesse tutto.<br />
Sembrava tanto sicuro <strong>di</strong> sé.»<br />
Per qualche tempo, nessuno dei due parlò. Questor fece<br />
strada verso una scala che portava a un camminamento che<br />
sovrastava i parapetti esterni sulla facciata del castello. In
asso, il ponte che collegava l'isola alla terraferma si<br />
stendeva sul lago, velato dalla nebbia e deserto. Questor<br />
aguzzò lo sguardo verso la penombra che si stava <strong>di</strong>radando<br />
sulla sponda opposta, scrutando la riva. Il suo viso da gufo si<br />
serrò come un nodo.<br />
«Pare che lo sconosciuto se ne sia andato» <strong>di</strong>sse infine.<br />
Abernathy gli lanciò un'occhiata curiosa. «Ti aspettavi<br />
qualcos'altro?»<br />
Attese invano una risposta alla domanda. Questor<br />
continuò a fissare la riva opposta del lago, senza <strong>di</strong>re niente.
CAPITOLO 6<br />
Edgewood Dirk<br />
Il nuovo giorno non trovò Ben Holiday fermo davanti al<br />
portone <strong>di</strong> Sterling Silver con il naso schiacciato contro le<br />
assi <strong>di</strong> legno, come ci si sarebbe potuti aspettare. Lo trovò in<br />
cammino verso il sud e la regione dei laghi. Camminava con<br />
andatura rapida e decisa. Quando il sole superò la cresta<br />
della valle a oriente, al <strong>di</strong> sopra della linea delle nebbie e<br />
degli alberi, lui aveva già percorso una decina <strong>di</strong> chilometri<br />
ed era deciso a coprirne almeno il doppio prima che la<br />
giornata finisse.<br />
La decisione <strong>di</strong> andarsene non era stata facile. Aveva<br />
impiegato molto a prenderla. Nella prima mezz'ora era<br />
rimasto seduto lì al buio e al freddo, guardando in<strong>di</strong>etro<br />
verso le luci del castello e chiedendosi che cosa lo avesse<br />
colpito, talmente stor<strong>di</strong>to da non riuscire nemmeno a<br />
muoversi; non aveva potuto fare altro che starsene li seduto.<br />
Le sue emozioni percorrevano tutta la gamma dallo choc alla<br />
paura alla collera e viceversa. Sembrava un brutto sogno al<br />
quale si è certi <strong>di</strong> sfuggire, anche quando il momento della<br />
fuga è passato da tempo. Aveva ripercorso infinite volte<br />
dentro <strong>di</strong> sé gli avvenimenti della notte precedente, tentando<br />
<strong>di</strong> costruire una spiegazione razionale per la loro esistenza,<br />
<strong>di</strong> scoprire uno scopo nella loro successione. Non ci era
iuscito. Tutto portava sempre alla stessa conclusione: Meeks<br />
era dentro e lui era fuori.<br />
Era stato con un senso <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperazione che aveva<br />
finalmente riconosciuto che quanto gli era accaduto era<br />
reale. Per venire a Landover aveva rinunciato a una vita e a<br />
un mondo familiari e sicuri; aveva rischiato <strong>di</strong> perdere tutto<br />
ciò che aveva puntando sulla possibilità <strong>di</strong> trovare qualcosa<br />
<strong>di</strong> meglio. Aveva incontrato ostacoli a ogni svolta, ma li<br />
aveva superati. Aveva conquistato nella realtà ciò che la<br />
maggior parte degli uomini trovava soltanto in sogno. E ora,<br />
proprio quando cominciava a sentirsi a suo agio con quello<br />
che aveva, proprio quando sembrava che il peggio fosse<br />
passato, tutto ciò per cui aveva lottato tanto duramente gli<br />
era stato strappato, e si trovava <strong>di</strong> fronte alla prospettiva<br />
concreta <strong>di</strong> perdere tutto.<br />
Non era possibile. Non era giusto.<br />
Ma era una realtà, e lui non sarebbe stato per tanti anni un<br />
avvocato <strong>di</strong> successo nel suo vecchio mondo se avesse<br />
rifiutato <strong>di</strong> accettare la realtà dei fatti. Così aveva ingoiato la<br />
<strong>di</strong>sperazione, aveva superato lo stor<strong>di</strong>mento che gli impe<strong>di</strong>va<br />
<strong>di</strong> muoversi, aveva respinto la collera e la paura e si era<br />
imposto <strong>di</strong> affrontare la situazione. Le ripetute ricostruzioni<br />
<strong>di</strong> quello che gli era accaduto non gli avevano fornito le<br />
informazioni che avrebbe desiderato. Meeks lo aveva<br />
giocato, inducendolo a tornare nel vecchio mondo, e lui<br />
aveva riportato il mago con sé a Landover. Meeks ci era<br />
riuscito inviandogli un sogno falso che riguardava Miles. Ma
Meeks aveva mandato anche i sogni sui libri <strong>di</strong> magia<br />
scomparsi e sull'unicorno nero a Questor Thews e a Willow.<br />
Perché lo aveva fatto? Ci doveva essere una ragione. I sogni<br />
erano tutti collegati in qualche modo; Ben ne era certo. Era<br />
altrettanto certo che qualcosa aveva spinto Meeks a scegliere<br />
quel particolare momento per tornare a Landover. Il suo<br />
sproloquio nella camera da letto lo aveva messo in chiaro. In<br />
qualche modo Ben aveva interferito con i suoi piani, ed era<br />
qualcosa <strong>di</strong> più grave dell'aver mandato a monte la ven<strong>di</strong>ta<br />
del trono <strong>di</strong> Landover da parte del mago o dell'averlo esiliato<br />
dalla sua terra natale. Era qualcos'altro, qualcosa <strong>di</strong> molto<br />
più importante per Meeks. La collera del mago nei confronti<br />
<strong>di</strong> Ben era alimentata da eventi e circostanze che Ben non<br />
aveva ancora scoperto. Questi avevano costretto Meeks a<br />
tornare, quasi per <strong>di</strong>sperazione.<br />
Ma Ben non aveva idea del motivo.<br />
Sapeva però che, nonostante una provocazione più che<br />
adeguata, Meeks non lo aveva ucciso quando avrebbe dovuto<br />
farlo. Era un fatto sconcertante. Era evidente che Meeks lo<br />
o<strong>di</strong>ava al punto da desiderare che soffrisse per un certo<br />
tempo come un paria, ma non era un tantino rischioso<br />
lasciargli libertà <strong>di</strong> movimento? Prima o poi qualcuno<br />
avrebbe visto oltre l'inganno e avrebbe riconosciuto la realtà<br />
delle cose. Meeks non poteva assumere la sua identità e Ben<br />
restare uno sconosciuto agli occhi <strong>di</strong> tutti a tempo indefinito.<br />
Doveva esistere un modo per neutralizzare la magia <strong>di</strong><br />
quell'o<strong>di</strong>oso amuleto che Meeks gli aveva imposto, e
certamente prima o poi l'avrebbe scoperto. D'altra parte,<br />
forse quello che avrebbe fatto a lunga scadenza non contava.<br />
Forse il tempo era qualcosa che non aveva. Forse per lui il<br />
gioco sarebbe finito prima che comprendesse tutte le regole.<br />
Quella possibilità lo atterriva. Significava che doveva<br />
agire in fretta, se non voleva correre il rischio <strong>di</strong> perdere ogni<br />
possibilità <strong>di</strong> azione. Ma che cosa doveva fare? Aveva<br />
guardato in<strong>di</strong>etro verso la sagoma scura del castello, oltre il<br />
lago, e aveva cercato <strong>di</strong> ragionare. Stava sprecando il suo<br />
tempo lì, dove era uno sconosciuto per tutti, perfino per i<br />
suoi amici più intimi. Se né Questor né Bunion lo avevano<br />
riconosciuto, c'erano ben poche probabilità che lo facesse<br />
qualcun altro a Sterling Silver. Per il momento, Meeks era re<br />
<strong>di</strong> Landover; quello almeno glielo doveva concedere. L'idea<br />
lo faceva soffrire come sabbia stregata sulla carne viva, ma<br />
non c'era niente da fare. Meeks era Ben, e Ben era un<br />
in<strong>di</strong>viduo che si era intrufolato nel castello senza essere<br />
invitato e aveva tentato <strong>di</strong> creare guai. Se avesse cercato <strong>di</strong><br />
entrare una seconda volta, ne sarebbe uscito senza dubbio in<br />
con<strong>di</strong>zioni peggiori.<br />
Forse era quello che Meeks sperava. Forse se lo aspettava.<br />
Ben non voleva correre quel rischio.<br />
Inoltre, c'erano alternative migliori fra le quali scegliere.<br />
Chiaramente non sapeva con esattezza che cosa stava<br />
architettando Meeks, ma sapeva abbastanza bene in che<br />
modo causare problemi al mago, se riusciva ad agire<br />
abbastanza in fretta. Meeks aveva mandato tre sogni, e due
<strong>di</strong> essi erano già serviti al loro scopo. Meeks aveva ottenuto<br />
<strong>di</strong> rientrare a Landover attraverso Ben, e si era servito <strong>di</strong><br />
Questor per avere i libri <strong>di</strong> magia scomparsi. "Non illuderti"<br />
si ammonì Ben… adesso quei libri li aveva Meeks, quant'era<br />
vero che il sole sorgeva a oriente. Restava da realizzare solo<br />
il terzo sogno, quello dell'unicorno nero mandato a Willow.<br />
Meeks si aspettava qualcosa anche da quel terzo sogno;<br />
trascinato dall'ira, si era lasciato sfuggire un accenno.<br />
Cercava le briglie d'oro che avrebbero domato l'unicorno<br />
nero e si aspettava che Willow gliele portasse. E perché mai<br />
non avrebbe dovuto farlo, dopo tutto? Il sogno l'aveva<br />
ammonita che l'unicorno era una minaccia per lei, che le<br />
briglie erano l'unica cosa che l'avrebbe protetta, e che doveva<br />
portare le briglie a Ben. Era esattamente quello che avrebbe<br />
creduto <strong>di</strong> fare, naturalmente, una volta trovate le briglie,<br />
solo che ad accoglierla sarebbe stato Meeks trasformato in<br />
Ben. Se lui fosse riuscito a trovare la silfide per primo, però,<br />
avrebbe potuto impe<strong>di</strong>rlo. Poteva mettere in guar<strong>di</strong>a Willow,<br />
e forse loro due sarebbero riusciti a scoprire l'importanza<br />
delle briglie e dell'unicorno per il mago e a mettere i bastoni<br />
fra le ruote ai suoi piani.<br />
Così Ben, una volta presa la <strong>di</strong>fficile decisione, si era<br />
messo in cammino, <strong>di</strong>retto a sud. Significava trascurare le<br />
sue responsabilità <strong>di</strong> re <strong>di</strong> Landover e lasciarle a Meeks.<br />
Significava abbandonare i problemi del consiglio della<br />
magistratura, dell'irrigazione dei campi a sud <strong>di</strong> Waymark,<br />
dei Signori del Prato Verde sempre impazienti, dell'esazione
fiscale, e tutti gli altri che ancora attendevano u<strong>di</strong>enza<br />
dall'Alto Signore <strong>di</strong> Landover. Meeks poteva agire<br />
impunemente al suo posto nei giorni a venire, oppure non<br />
agire, come poteva darsi che accadesse. Significava<br />
abbandonare Sterling Silver e lasciare i suoi amici, Questor,<br />
Abernathy e i cobol<strong>di</strong>. Si sentiva un tra<strong>di</strong>tore e un codardo<br />
ad andarsene così. Una parte <strong>di</strong> lui pretendeva <strong>di</strong> restare e<br />
battersi, ma Willow veniva al primo posto. Doveva trovarla<br />
per metterla in guar<strong>di</strong>a. Una volta fatto questo, avrebbe<br />
puntato la sua attenzione a smascherare Meeks e rimettere le<br />
cose a posto.<br />
Purtroppo, trovare Willow non sarebbe stato facile. Si<br />
stava addentrando nella regione dei laghi perché era là che<br />
Willow aveva detto che sarebbe andata per cominciare la<br />
ricerca dell'unicorno e delle briglie d'oro. Ma Willow era<br />
partita quasi da una settimana, e quella ricerca poteva averla<br />
condotta in qualsiasi luogo, ormai. Ben sarebbe stato uno<br />
sconosciuto agli occhi <strong>di</strong> tutti, e quin<strong>di</strong> non poteva contare<br />
sulla posizione <strong>di</strong> re <strong>di</strong> Landover per chiedere aiuto. Poteva<br />
darsi che lo ignorassero del tutto, oppure che non lo<br />
lasciassero neppure entrare nella regione dei laghi. In tal<br />
caso, si sarebbe trovato nei guai.<br />
D'altra parte, era <strong>di</strong>fficile immaginare <strong>di</strong> finire in guai<br />
peggiori <strong>di</strong> quelli in cui si trovava già.<br />
Camminò per tutto il giorno, sentendosi meglio man<br />
mano che procedeva, se non altro perché stava facendo<br />
qualcosa <strong>di</strong> concreto invece <strong>di</strong> restarsene con le mani in
mano. Si <strong>di</strong>resse verso sud, uscendo dal territorio collinoso<br />
ricoperto da foreste rade che circondava la sua casa sull'isola<br />
per entrare nei boschi più fitti che comprendevano il dominio<br />
del Signore del Fiume. Le colline si addolcirono in terreni da<br />
pascolo, poi si coprirono <strong>di</strong> boschi saturi <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà e fitti <strong>di</strong><br />
ombre. La campagna cominciava a essere punteggiata <strong>di</strong><br />
laghi, alcuni non più gran<strong>di</strong> <strong>di</strong> stagni, altri così vasti da<br />
stendersi a per<strong>di</strong>ta d'occhio nella nebbia. Gli alberi<br />
formavano un baldacchino e si chiudevano in alto, e l'odore<br />
<strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà permeava la penombra. Un silenzio profondo<br />
scese sulla terra all'avvicinarsi del crepuscolo, poi cominciò<br />
a riempirsi lentamente <strong>di</strong> suoni notturni.<br />
Ben trovò una radura vicino a un torrente che scorreva<br />
dalle colline lontane e si accampò per la notte. Era un ben<br />
misero campo. Non aveva né coperte né cibo, quin<strong>di</strong> dovette<br />
accontentarsi delle foglie e dei rami <strong>di</strong> un boschetto <strong>di</strong><br />
Bonnie Blu e <strong>di</strong> acqua sorgiva. Il pasto fu nutriente, ma poco<br />
gustoso. Lui continuava a pensare che qualcosa si muovesse<br />
nell'ombra, osservandolo. La gente della regione dei laghi lo<br />
aveva forse scoperto? Ma non si fece vedere nessuno. Era<br />
completamente solo.<br />
Essere così solo minava la sua sicurezza. Era quasi<br />
impotente, se si andava a veder bene. Aveva perduto il<br />
castello, i cavalieri, la sua identità, l'autorità, il titolo e gli<br />
amici. Peggio <strong>di</strong> tutto, aveva perduto il medaglione. Senza il<br />
medaglione, non aveva più la protezione del Pala<strong>di</strong>no. Gli<br />
era rimasto solo se stesso su cui contare, ed era ben poco
contro i pericoli rappresentati dagli abitanti <strong>di</strong> Landover e<br />
dalle loro molteplici forme <strong>di</strong> magia. Era stato fortunato a<br />
sopravvivere al suo arrivo a Landover, quando aveva goduto<br />
dei benefici della protezione del medaglione. Che cosa<br />
avrebbe fatto, adesso che ne era privo?<br />
Teneva lo sguardo fisso nel buio, trovando le risposte<br />
altrettanto sfuggenti delle ombre notturne. Quello che lo<br />
turbava <strong>di</strong> più era il fatto che aveva perduto il medaglione<br />
cedendolo a Meeks. Non riusciva davvero a immaginare in<br />
che modo poteva essere successo. In teoria, nessuno avrebbe<br />
potuto sottrargli il medaglione. Ciò significava che doveva<br />
averglielo dato <strong>di</strong> sua spontanea volontà. Ma in che modo<br />
Meeks lo aveva costretto a fare un gesto tanto stupido?<br />
Finì il suo magro pasto, e stava ancora me<strong>di</strong>tando sulla<br />
serie <strong>di</strong> avvenimenti che lo avevano ridotto in quello stato<br />
infelice, quando vide il gatto.<br />
Il gatto era accovacciato ai margini della radura, a tre o<br />
quattro metri da lui, e lo guardava. Ben non sapeva da<br />
quanto tempo fosse lì. Fino a quel momento non lo aveva<br />
visto, ma il gatto era assolutamente immobile, quin<strong>di</strong> forse<br />
occupava lo stesso punto da qualche tempo. Gli occhi del<br />
gatto brillavano come smeral<strong>di</strong> al chiaro <strong>di</strong> luna. Il mantello<br />
era grigio argenteo tranne le zampe, il muso e la coda, che<br />
erano neri. Era una creatura snella e delicata, apparentemente<br />
fuori posto nella foresta selvaggia. Aveva l'aria <strong>di</strong> un animale<br />
domestico smarrito.<br />
«Salve, gatto» azzardò Ben con un sorrisetto.
«Salve a lei» rispose il gatto.<br />
Ben sgranò gli occhi, convinto <strong>di</strong> aver sentito male. Il<br />
gatto aveva davvero parlato? Si raddrizzò. «Hai detto<br />
qualcosa?» chiese cautamente.<br />
Gli occhi scintillanti del gatto si chiusero una volta sola e<br />
poi tornarono a fissarlo, ma il gatto non <strong>di</strong>sse niente. Ben<br />
attese alcuni istanti, poi si appoggiò <strong>di</strong> nuovo all'in<strong>di</strong>etro sui<br />
gomiti. Non era tanto sorprendente immaginare che il gatto<br />
potesse aver detto qualcosa, si <strong>di</strong>sse. Dopo tutto, il drago<br />
Strabo parlava; e se poteva parlare un drago, perché non un<br />
gatto?<br />
«Peccato che tu non possa parlare» mormorò, pensando<br />
che sarebbe stato piacevole <strong>di</strong>videre la sua infelicità con<br />
qualcuno.<br />
La notte portò con sé il freddo, e lui rabbrividì per un<br />
attimo nei ruvi<strong>di</strong> abiti da lavoro. Rimpianse <strong>di</strong> non avere una<br />
coperta o un fuoco che lo aiutassero a <strong>di</strong>fendersi<br />
dall'umi<strong>di</strong>tà; o meglio ancora, <strong>di</strong> non trovarsi <strong>di</strong> nuovo nel<br />
suo letto al castello.<br />
Guardò <strong>di</strong> nuovo il gatto. Non si era mosso. Si limitava a<br />
starsene lì, ricambiando il suo sguardo. Ben si accigliò. Lo<br />
sguardo fisso del gatto era un po' snervante. E poi, che cosa<br />
ci faceva un gatto come quello laggiù nei boschi da solo?<br />
Non aveva una casa? Gli occhi <strong>di</strong> smeraldo del gatto<br />
splendevano luminosi. Erano acuti e insistenti. Ben spostò lo<br />
sguardo sui boschi in ombra. Si domandò ancora una volta<br />
come avrebbe fatto a trovare Willow. Avrebbe avuto bisogno
dell'aiuto del Signore del Fiume, ma non aveva la minima<br />
idea <strong>di</strong> come convincerlo della sua vera identità. Le sue <strong>di</strong>ta<br />
strofinarono il medaglione brunito per gli pendeva al collo,<br />
seguendo il profilo <strong>di</strong> Meeks. Di certo il medaglione non gli<br />
sarebbe stato <strong>di</strong> alcun aiuto.<br />
«Forse la magia del Signore del Fiume la aiuterà a<br />
riconoscermi» rifletté a voce alta.<br />
«Fossi in lei, non ci conterei» rispose qualcuno.<br />
Lui sussultò e guardò subito nella <strong>di</strong>rezione della voce.<br />
Non c'era nessun altri che il gatto.<br />
Ben socchiuse gli occhi. «Stavolta ti ho sentito!» scattò,<br />
tanto irritato da non curarsi <strong>di</strong> quanto appariva sciocco. «Tu<br />
puoi parlare, non è vero?»<br />
Il gatto batté le palpebre e rispose: «Parlo quando ne ho<br />
voglia.»<br />
Ben si sforzò <strong>di</strong> riacquistare il controllo. «Capisco. Be',<br />
potresti almeno avere la cortesia <strong>di</strong> <strong>di</strong>chiararlo, invece <strong>di</strong><br />
prenderti gioco degli altri.»<br />
«La cortesia non c'entra, Alto Signore Ben Holiday.<br />
Prendersi gioco degli altri è uno stile <strong>di</strong> vita per noi gatti.<br />
Stuzzichiamo, provochiamo e facciamo esattamente come ci<br />
pare, non come vorrebbero gli altri. Giocare fa parte<br />
integrante della nostra personalità. Quelli che vogliono avere<br />
un qualsiasi rapporto con noi devono aspettarselo. Devono<br />
capire che partecipare ai nostri giochi è necessario, se<br />
desiderano comunicare a un qualsiasi livello.»
Ben fissò il gatto con gli occhi sgranati. «Come fai a<br />
sapere chi sono?» chiese alla fine.<br />
«Chi altri vorrebbe essere, a parte se stesso?» replicò il<br />
gatto.<br />
Ben dovette fermarsi a riflettere per un minuto. «Be',<br />
nessuno» rispose alla fine. «Ma come mai tu puoi<br />
riconoscermi quando nessun altro ci riesce? Non ti sembro<br />
qualcun altro?»<br />
Il gatto sollevò una zampa delicata e se la leccò con gusto.<br />
«Per me conta poco chi sembra» rispose. «L'apparenza<br />
inganna, e lei potrebbe non essere veramente chi sembra. Io<br />
non mi fido mai delle apparenze. I gatti possono assumere<br />
l'aspetto che vogliono. Sono maestri nell'inganno, e i maestri<br />
<strong>di</strong> un'arte non si lasciano ingannare da nessuno. Io la vedo<br />
per quello che è realmente, non per quello che sembra. Non<br />
ho idea se l'aspetto che ha adesso è quello che ha realmente.»<br />
«Ebbene, non è così.»<br />
«Come vuole. Io so soltanto che qualunque aspetto lei<br />
possa avere, in ogni caso è Ben Holiday, Alto Signore <strong>di</strong><br />
Landover.»<br />
Ben rimase un attimo in silenzio, tentando <strong>di</strong> decidere con<br />
che cosa aveva a che fare, chiedendosi da quale parte della<br />
terra provenisse quella creatura.<br />
«E così tu sai chi sono nonostante la magia che mi rende<br />
irriconoscibile?» concluse. «La magia non ti trae in<br />
inganno?»
Il gatto lo stu<strong>di</strong>ò per un attimo, poi piegò la testa <strong>di</strong> lato,<br />
riflettendo: «La magia non ingannerebbe neanche lei, se non<br />
glielo permettesse.<br />
Ben corrugò la fronte. «Che cosa vuoi <strong>di</strong>re con questo?»<br />
«Tutto e niente. L'inganno è soprattutto un gioco che<br />
facciamo con noi stessi.»<br />
La conversazione stava <strong>di</strong>ventando un tantino involuta.<br />
Ben si sedette <strong>di</strong> nuovo, esausto. «Chi sei, signor Gatto?»<br />
domandò.<br />
Il gatto si alzò e venne avanti <strong>di</strong> alcuni passi, poi si<br />
accovacciò <strong>di</strong> nuovo, lustro e fiero. «Io sono un'infinità <strong>di</strong><br />
cose, mio caro Alto Signore. Sono quello che vede e quello<br />
che non vede. Sono reale e immaginario. Provengo in parte<br />
dalla vita che ha conosciuto e in parte da sogni della vita che<br />
non ha ancora goduto. Sono una vera anomalia, in effetti.»<br />
«Molto illuminante» grugnì Ben. «Potresti magari essere<br />
un po' più preciso?»<br />
Il gatto batté le palpebre. «Certo. Stia a vedere.»<br />
Il gatto scintillò improvvisamente nel buio, risplendendo<br />
come se fosse ra<strong>di</strong>oattivo, e il suo corpo snello parve mutare<br />
forma. Ben strizzò gli occhi fino a chiuderli, poi li riaprì. Il<br />
gatto era cresciuto. Aveva delle <strong>di</strong>mensioni che erano il<br />
quadruplo <strong>di</strong> prima, e non era più un gatto. Aveva assunto un<br />
viso vagamente umano sotto le orecchie, i baffi, il naso e la<br />
pelliccia, e le zampe erano <strong>di</strong>ventate <strong>di</strong>ta. Agitava la coda<br />
con aria <strong>di</strong> aspettativa, continuando a fissarlo.
Ben stava per fare una mezza dozzina <strong>di</strong> domande, ma ci<br />
rinunciò. «Devi essere una creatura fatata» <strong>di</strong>sse infine.<br />
Il gatto sogghignò in modo quasi umano. «Esatto! Molto<br />
ben pensato, Alto Signore!»<br />
«Grazie tante. Ti <strong>di</strong>spiacerebbe terribilmente <strong>di</strong>rmi che<br />
genere <strong>di</strong> creatura fatata sei?»<br />
«Che genere? Be', uhm… hmmmmmm. Sono un gatto<br />
prismatico.»<br />
«E che cosa sarebbe?»<br />
Il sogghigno svanì. «Oh, credo che non potrei spiegarlo<br />
neanche se lo volessi, e in realtà non voglio. In ogni caso non<br />
le servirebbe a niente saperlo, Alto Signore. Essendo umano,<br />
non capirebbe. Le <strong>di</strong>rò una cosa. Sono un tipo <strong>di</strong> gatto molto<br />
antico e molto raro. Sono uno dei pochissimi che ancora<br />
rimangono. Siamo sempre stati una razza selezionata e non<br />
abbiamo propagato la nostra specie alla maniera dei comuni<br />
animali. E' così che accade alle creature fatate… glielo<br />
hanno detto, non è vero? No? Be', è così. I gatti prismatici<br />
sono rari. Dobbiamo riprodurci in misura molto limitata per<br />
raggiungere i nostri scopi.»<br />
«E qual è lo scopo che stai cercando <strong>di</strong> raggiungere qui?»<br />
chiese Ben, cercando ancora <strong>di</strong> ricavare un senso da tutto<br />
quel gran parlare.<br />
Il gatto sferzò pigramente l'aria con la coda. «Dipende.»<br />
«Dipende da che cosa?»<br />
«Da lei. Dal suo… valore intrinseco.»
Ben fissò il gatto senza parole. La situazione stava<br />
<strong>di</strong>ventando un po' troppo complessa perché lui continuasse<br />
quella conversazione. Era stato aggre<strong>di</strong>to in casa sua e<br />
scacciato come un estraneo. Aveva perduto la sua identità.<br />
Aveva perduto gli amici. Aveva freddo e fame. Aveva<br />
l'impressione che qualunque valore intrinseco potesse<br />
possedere si aggirasse intorno allo zero.<br />
Il gatto si agitò leggermente. «Devo decidere se sarò il<br />
suo compagno per un certo tempo oppure no» annunciò<br />
l'animale.<br />
Ben accennò un sogghigno. «Il mio compagno?»<br />
«Si. Gliene serve senz'altro uno. Lei non vede se stesso<br />
per quello che è in realtà. E a quanto pare non lo vede nessun<br />
altro, tranne me. Questo m'incuriosisce. Potrei decidere <strong>di</strong><br />
restare con lei quanto basta per vedere come va a finire.»<br />
Ben non credeva alle sue orecchie. «Bene, devo <strong>di</strong>re una<br />
cosa a tuo cre<strong>di</strong>to. Sei un tipo speciale, che tu sia gatto,<br />
uomo, fata o altro. Ma forse faresti meglio a pensarci due<br />
volte prima <strong>di</strong> metterti al mio fianco. Forse ti troverai <strong>di</strong><br />
fronte a ostacoli superiori alle tue capacità.»<br />
«Oh, ne dubito» rispose il gatto. «Di questi tempi<br />
m'imbatto <strong>di</strong> rado in qualcosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile.»<br />
«Ah, davvero?» La pazienza <strong>di</strong> Ben <strong>di</strong>minuì <strong>di</strong> una tacca.<br />
Quel gatto era insopportabile! Si accovacciò vicino a quella<br />
creatura piena <strong>di</strong> sussiego. «Bene, ve<strong>di</strong>amo se questo ti<br />
basta, signor Gatto. E se ti <strong>di</strong>cessi che esiste un umano <strong>di</strong><br />
nome Meeks che mi ha sottratto la mia identità, il trono e la
vita, e mi ha destinato all'esilio nella mia stessa terra? E se ti<br />
<strong>di</strong>cessi che ho intenzione <strong>di</strong> riprendergli tutto, ma che per<br />
farlo ho bisogno <strong>di</strong> trovare una silfide che a sua volta è in<br />
cerca <strong>di</strong> un unicorno nero? E se ti <strong>di</strong>cessi che con ogni<br />
probabilità io e chiunque sia tanto sconsiderato da offrirsi <strong>di</strong><br />
aiutarmi in questa impresa, se saremo scoperti, verremo<br />
eliminati nel più sgradevole dei mo<strong>di</strong>?»<br />
Il gatto non replicò. Se ne rimase li, quasi a me<strong>di</strong>tare. Ben<br />
si rilassò, sod<strong>di</strong>sfatto e nello stesso tempo <strong>di</strong>sgustato <strong>di</strong> sé.<br />
Certo, poteva congratularsi con se stesso per aver messo tutte<br />
le carte in tavola e avere zittito il gatto. Ma aveva anche<br />
<strong>di</strong>strutto l'unica possibilità che aveva <strong>di</strong> trovare qualcuno che<br />
lo aiutasse. "Non puoi avere tutto" si ammonì.<br />
Il gatto però sembrava imperturbabile. «I gatti non si<br />
lasciano scoraggiare facilmente quando hanno preso una<br />
decisione, sa? I gatti sono molto in<strong>di</strong>pendenti nel loro<br />
comportamento e non si lasciano né incantare né spaventare.<br />
Non riesco a capire perché si prende la briga <strong>di</strong> tentare certe<br />
tattiche con me, Alto Signore.»<br />
Ben sospirò. «Chiedo scusa. Pensavo soltanto che dovessi<br />
sapere come stanno le cose.»<br />
Il gatto si alzò e inarcò la schiena. «Io so esattamente<br />
come stanno le cose. E' lei che s'inganna. Ma basta<br />
riconoscere l'inganno perché svanisca. Lei ha questo in<br />
comune con l'unicorno nero, credo.»<br />
Ancora una volta Ben fu sorpreso. Si accigliò. «Sai<br />
dell'unicorno nero? Esiste davvero una creatura del genere?»
Il gatto sembrò <strong>di</strong>sgustato. «Lei lo cerca no?»<br />
«Cerco la silfide più che l'unicorno» si affrettò a<br />
rispondere Ben. «Lei ha sognato quella creatura e delle<br />
briglie <strong>di</strong> fili d'oro che dovrebbero domarlo: è partita per<br />
cercare l'una e le altre.» Esitò, poi si lanciò a capofitto. «Il<br />
sogno dell'unicorno era stato mandato dal mago. Lui ha<br />
mandato anche altri sogni, a me e a Questor Thews, un altro<br />
mago, suo fratellastro. Penso che in qualche modo i sogni<br />
siano tutti collegati fra loro. Ho paura che Willow, la silfide,<br />
sia in pericolo. Se riuscissi a raggiungerla prima del mago<br />
Meeks…»<br />
«Certo, certo» lo interruppe il gatto in modo piuttosto<br />
brusco. Aveva un'espressione piuttosto annoiata. Si<br />
accovacciò <strong>di</strong> nuovo. «A quanto sembra, farei bene a venire<br />
con lei. Maghi e unicorni neri non sono soggetti con cui<br />
scherzare.»<br />
«Sono d'accordo» <strong>di</strong>sse Ben. «Ma non mi sembri molto<br />
più dotato <strong>di</strong> me per fare quello che va fatto. Inoltre, questo<br />
non è un problema tuo. E' mio. Non credo che mi sentirei la<br />
coscienza tranquilla mettendo a repentaglio la tua vita oltre<br />
che la mia.»<br />
Il gatto starnutì. «Che nobile espressione <strong>di</strong><br />
sollecitu<strong>di</strong>ne!» Ben avrebbe giurato <strong>di</strong> cogliere un'ombra <strong>di</strong><br />
sarcasmo, ma il muso del gatto non rivelava niente. Il gatto<br />
girò su se stesso e si accovacciò <strong>di</strong> nuovo. «Quale gatto non<br />
è più dotato <strong>di</strong> qualsiasi essere umano per fare qualsiasi cosa
ci sia da fare? Inoltre, perché mai insiste a volermi<br />
considerare un semplice gatto?»<br />
Ben si strinse nelle spalle. «Sei qualcosa <strong>di</strong> più?»<br />
Il gatto lo guardò a lungo, poi cominciò a lavarsi. Si leccò<br />
e si occupò del proprio pelo finché non lo ebbe lustrato a suo<br />
piacimento. Nel frattempo, Ben restò seduto a guardare.<br />
Quando fu finalmente sod<strong>di</strong>sfatto, il gatto lo guardò <strong>di</strong><br />
nuovo. «Lei non mi ascolta, Alto Signore. Non c'è da stupirsi<br />
che abbia perduto se stesso o che sia <strong>di</strong>ventato qualcuno<br />
<strong>di</strong>verso da quello che desidera essere. Non c'è da stupirsi se<br />
nessuno la può riconoscere tranne me. Comincio a chiedermi<br />
se vale la pena <strong>di</strong> sprecare il mio tempo.»<br />
Ben si sentì bruciare le orecchie per il rabbuffo, ma non<br />
<strong>di</strong>sse niente. Il gatto socchiuse gli occhi. «Fa freddo, qui in<br />
mezzo ai boschi; l'aria è gelida. Io preferisco il conforto <strong>di</strong><br />
un bel fuoco acceso nel focolare. Le piacerebbe un bel fuoco,<br />
Alto Signore?»<br />
Ben annuì. «Ne sarei felicissimo, ma non ho i mezzi.»<br />
Il gatto si alzò e si stirò. «Proprio così. Io invece sì, vede.<br />
Stia a guardare.»<br />
Il gatto cominciò <strong>di</strong> nuovo a risplendere, come aveva fatto<br />
poco prima, e la sua forma all'interno del bagliore <strong>di</strong>venne<br />
in<strong>di</strong>stinta. Poi d'un tratto si vide uno scintillio cristallino, e la<br />
creatura <strong>di</strong> carne e sangue <strong>di</strong> un attimo prima scomparve del<br />
tutto, sostituita da qualcosa che somigliava a una grande<br />
statuetta <strong>di</strong> vetro. La figurina conservava ancora l'aspetto <strong>di</strong><br />
un gatto dalle sembianze umane, ma si muoveva come se
fosse liquida. Gli occhi <strong>di</strong> smeraldo scintillavano da un corpo<br />
trasparente in cui la luce lunare si rifletteva e si rifrangeva su<br />
minuscole superfici a specchio che si spostavano come<br />
<strong>di</strong>schi <strong>di</strong> vetro. Poi la luce parve concentrarsi negli occhi<br />
smeral<strong>di</strong>ni per essere proiettata all'esterno come un raggio<br />
laser. Colpì un mucchietto <strong>di</strong> legna secca a poco più <strong>di</strong> tre<br />
metri <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza e gli appiccò il fuoco in un attimo,<br />
trasformandolo in un falò ardente.<br />
Ben si riparò gli occhi, poi rimase a guardare mentre il<br />
fuoco <strong>di</strong>minuiva d'intensità fino a <strong>di</strong>ventare sopportabile,<br />
assumendo le <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> un fuoco da campo. Gli occhi <strong>di</strong><br />
smeraldo si attenuarono. Il gatto scintillò e riacquistò la<br />
forma iniziale. Si accovacciò lentamente e guardò Ben con<br />
aria solenne. «Ora si ricorderà, forse, che cosa le ho detto <strong>di</strong><br />
essere?»<br />
«Un gatto prismatico» rispose subito Ben, ricordando.<br />
«Esatto. Posso catturare la luce proveniente da qualsiasi<br />
fonte, anche una fonte lontana come le otto lune della Terra.<br />
E poi posso trasformare quella luce in energia. Fisica<br />
elementare, in effetti. In ogni caso, ho capacità un po' più<br />
progre<strong>di</strong>te delle sue. Lei non ha visto che una piccola<br />
<strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> quelle capacità.»<br />
Ben annuì lentamente, sentendosi un po' a <strong>di</strong>sagio, adesso.<br />
«Ti prendo in parola.»<br />
Il gatto si avvicinò un po' al fuoco e si accovacciò <strong>di</strong><br />
nuovo. I rumori notturni si erano smorzati nel silenzio.<br />
Nell'aria si avvertiva una tensione improvvisa. «Ho visto
luoghi che altri sognano soltanto e ho visto le cose che vi<br />
sono nascoste. Conosco molti segreti.» La voce del gatto<br />
<strong>di</strong>venne un sussurro. «Si avvicini al fuoco, Alto Signore Ben<br />
Holiday. Senta il calore.» Ben obbedì, sotto lo sguardo del<br />
gatto. Gli occhi <strong>di</strong> smeraldo parvero ardere <strong>di</strong> nuovo. «So <strong>di</strong><br />
maghi e libri <strong>di</strong> magia scomparsi. So <strong>di</strong> unicorni neri e<br />
bianchi, alcuni perduti, altri ritrovati. So perfino qualcosa<br />
degli inganni che fanno sembrare alcuni esseri <strong>di</strong>versi da<br />
quello che sono.» Ben fece per interromperlo, ma il gatto<br />
sibilò un ammonimento: «No, Alto Signore, ascolti soltanto!<br />
Non sempre sono <strong>di</strong>sposto a parlare tanto liberamente,<br />
quin<strong>di</strong> le converrebbe lasciarmi finire! Noi gatti abbiamo <strong>di</strong><br />
rado qualcosa da <strong>di</strong>re, ma sappiamo sempre tante cose.<br />
Come in questo caso. Io so molte cose che a lei sono<br />
nascoste. Una parte <strong>di</strong> ciò che so potrebbe essere utile,<br />
un'altra no. Si tratta <strong>di</strong> selezionare. Ma selezionare richiede<br />
tempo, e il tempo richiede impegno. Io m'impegno soltanto<br />
<strong>di</strong> rado. Lei, però, come ho detto, mi incuriosisce. Sto<br />
pensando <strong>di</strong> fare un'eccezione. Lei che cosa ne pensa?»<br />
Ben non era sicuro <strong>di</strong> ciò che pensava. Come faceva quel<br />
gatto a sapere <strong>di</strong> unicorni neri e bianchi? Come poteva<br />
sapere dei libri <strong>di</strong> magia scomparsi? Quanto <strong>di</strong> quello che<br />
<strong>di</strong>ceva era solo un <strong>di</strong>scorso generico e quanto invece<br />
specifico per lui? Avrebbe voluto chiedere, ma sapeva con<br />
assoluta certezza che il gatto non era <strong>di</strong>sposto a rispondergli.<br />
Sentiva le domande affollarglisi tutte insieme nella gola.<br />
«Allora verrai con me?» chiese alla fine.
Il gatto socchiuse gli occhi. «Ci sto pensando.»<br />
Ben annuì lentamente. «Hai un nome?»<br />
Il gatto socchiuse ancora una volta gli occhi. «Ho molti<br />
nomi, così come sono molte cose. Il nome che preferisco in<br />
questo momento è Edgewood Dirk. Ma può chiamarmi<br />
Dirk.»<br />
«Sono lieto <strong>di</strong> fare la tua conoscenza, Dirk» <strong>di</strong>sse Ben.<br />
«Vedremo» rispose Edgewood Dirk in tono vago. Si<br />
voltò e si avvicinò al fuoco <strong>di</strong> un passo o due. «La notte mi<br />
stanca, preferisco il giorno. Penso che ora dormirò.» Girò su<br />
se stesso parecchie volte su un tratto <strong>di</strong> terreno erboso, poi si<br />
sistemò arrotolandosi in una palla <strong>di</strong> pelo. Per un attimo fu<br />
avvolto dai bagliore, e ri<strong>di</strong>ventò <strong>di</strong> nuovo tutto gatto. «Buona<br />
notte, Alto Signore.»<br />
«Buona notte» rispose Ben meccanicamente. Era ancora<br />
teso per le emozioni che Dirk aveva suscitato in lui.<br />
Rimuginò su quello che il gatto aveva detto, cercando <strong>di</strong><br />
decidere quanto sapeva realmente e quanto stava<br />
generalizzando. Il fuoco scoppiettava e crepitava<br />
nell'oscurità, e lui si avvicinò per goderne il calore. In ogni<br />
caso, Edgewood Dirk aveva la sua utilità, rifletté stendendo<br />
le mani verso la fiamma. Se solo quella strana creatura non<br />
fosse stata così impreve<strong>di</strong>bile…<br />
E <strong>di</strong> colpo gli balenò alla mente una possibilità<br />
inaspettata. «Dirk, sei venuto a cercarmi?» domandò.<br />
«Ah!» rispose piano il gatto.<br />
«Lo hai fatto? Mi hai cercato <strong>di</strong> proposito?»
Attese, ma Edgewood Dirk non <strong>di</strong>sse altro. Il silenzio <strong>di</strong><br />
pochi istanti prima tornò a riempirsi <strong>di</strong> rumori notturni. La<br />
tensione dentro <strong>di</strong> lui si sciolse. Le fiamme attaccavano la<br />
legna secca e respingevano le ombre della foresta. Ben<br />
guardò il gatto addormentato e provò uno strano senso <strong>di</strong><br />
serenità. Non si sentiva più tanto solo.<br />
Respirò più profondamente l'aria notturna e sospirò. Non<br />
più solo? Chi pensava <strong>di</strong> prendere in giro?<br />
Stava ancora tentando <strong>di</strong> decidere, quando finalmente si<br />
addormentò.
CAPITOLO 7<br />
L'elfo guaritore<br />
Ben Holiday si svegliò all'alba e non riuscì a capire dove<br />
fosse. Il suo <strong>di</strong>sorientamento era così completo che per<br />
qualche secondo non riuscì a ricordare niente degli<br />
avvenimenti delle ultime trentasei ore. Era <strong>di</strong>steso sull'erba<br />
umida <strong>di</strong> rugiada mattutina in una radura nella foresta e si<br />
chiedeva come mai non era nel suo letto a Sterling Silver.<br />
Abbassò gli occhi sul proprio corpo e si domandò perché mai<br />
portava vestiti così sciatti. Guardò in lontananza verso gli<br />
alberi velati dalla nebbia e si chiese che <strong>di</strong>avolo stava<br />
succedendo.<br />
Poi scorse Edgewood Dirk appollaiato su un tronco<br />
abbattuto tutto liscio e lustro, che gongolava leccandosi con<br />
cura stu<strong>di</strong>ata, ignorando <strong>di</strong> proposito il compagno umano. A<br />
Ben tornò <strong>di</strong> colpo alla mente la sua situazione, in un fiotto<br />
<strong>di</strong> ricor<strong>di</strong> sgradevoli, e si sorprese a desiderare con una certa<br />
malinconia <strong>di</strong> continuare a ignorarli.<br />
Si alzò, si spazzolò i vestiti con le mani, bevve un sorso <strong>di</strong><br />
acqua sorgiva e mangiò un tralcio staccato dai Bonnie Blu. Il<br />
gusto era dolce e gradevole, ma la sua fame <strong>di</strong> un cibo più<br />
sostanzioso doveva restare insod<strong>di</strong>sfatta ancora per un altro<br />
pasto. Lanciò un'occhiata o due nella <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Dirk, ma il<br />
gatto continuò a lavarsi senza notarlo. Evidentemente certe<br />
faccende avevano la precedenza sulle altre.
Quando ebbe finalmente finito, Dirk si alzò dalla sua<br />
posizione, si stirò e annunciò: «Ho deciso <strong>di</strong> venire con lei.<br />
Ben si trattenne dal rispondere quello che era tentato <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>re e si limitò ad annuire.<br />
«Almeno per un po'» aggiunse Dirk in tono pungente.<br />
Ben annuì per la seconda volta. «Sai dove intendo<br />
andare?» domandò.<br />
Dirk gli lanciò una delle sue tipiche occhiate da<br />
"Dev'essere proprio tanto i<strong>di</strong>ota?" e rispose: «Perché' Lei non<br />
lo sa?»<br />
Lasciarono l'accampamento e camminarono in silenzio<br />
nelle prime ore del mattino. Il cielo era grigio e opprimente.<br />
Il sole, oscurato dalle nuvole, si levò a fatica sopra la linea<br />
degli alberi, con una luce velata sufficiente appena a formare<br />
piccole chiazze <strong>di</strong> argento opaco che scacciavano le ombre e<br />
punteggiavano il sentiero davanti a loro come pietre per<br />
guadare uno stagno. Ben procedeva in testa, Dirk avanzava<br />
con cautela un metro o due più in<strong>di</strong>etro. Non c'erano rumori<br />
che tenessero loro compagnia nella foresta; i boschi<br />
sembravano privi <strong>di</strong> vita.<br />
Raggiunsero l'Irrylyn a metà della mattinata e seguirono<br />
la riva meri<strong>di</strong>onale lungo un sentiero stretto che serpeggiava<br />
fra alberi della foresta e detriti. Come i boschi, anche il lago<br />
sembrava senza vita. Le nuvole erano basse sulle acque, e<br />
non c'era vento. I pensieri <strong>di</strong> Ben vagavano. Si sorprese a<br />
rievocare il suo primo incontro con Willow. Era venuto nella<br />
regione dei laghi a cercare l'appoggio del Signore del Fiume
nella sua riven<strong>di</strong>cazione del trono <strong>di</strong> Landover. Willow e<br />
Ben si erano imbattuti per caso l'uno nell'altra mentre<br />
facevano il bagno nu<strong>di</strong> <strong>di</strong> notte nelle acque tiepide <strong>di</strong> quel<br />
lago, alimentato da una sorgente. Ben non aveva mai visto<br />
una creatura bella come la silfide. Lei aveva fatto rivivere in<br />
lui sentimenti che aveva creduto morti e sepolti.<br />
Scosse la testa. L'immagine lo lasciò stranamente triste,<br />
come se fosse un ricordo sgradevole <strong>di</strong> qualcosa che era<br />
perduto per sempre. Rimase a fissare la superficie grigia e<br />
piatta dell'Irrylyn e tentò <strong>di</strong> catturare <strong>di</strong> nuovo quell'istante,<br />
ma non trovò altro che spettri vaganti nella nebbia.<br />
Si allontanarono dal lago all'estremità meri<strong>di</strong>onale e<br />
tornarono ad addentrarsi nella foresta. Cominciava a<br />
piovigginare. Le piccole chiazze <strong>di</strong> luce grigiastra<br />
scomparvero e le ombre si chiusero su <strong>di</strong> loro. Il carattere dei<br />
boschi subì un cambiamento netto e improvviso. Gli alberi<br />
<strong>di</strong>vennero contorti e umi<strong>di</strong> sentinelle mostruose <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a a<br />
un mondo surreale <strong>di</strong> spettri immaginari che fluttuavano<br />
come fumo in mezzo alla nebbia che avvolgeva tutto come<br />
un sudario. I suoni tornarono, ma erano più ossessivi che<br />
consolanti, frammenti <strong>di</strong> vita che punteggiavano la penombra<br />
<strong>di</strong> squarci <strong>di</strong> ciò che vi era nascosto. Ben rallentò, battendo<br />
le ciglia, asciugandosi l'acqua dal viso. Aveva fatto più volte<br />
il viaggio nella regione dei laghi dopo quel primo incontro<br />
con Willow, ma era stato sempre in compagnia della silfide o<br />
<strong>di</strong> Questor Thews, e uno del popolo delle fate gli era sempre<br />
venuto incontro. Fino all'Irrylyn sapeva trovare la strada da
solo, ma più in là non era in grado <strong>di</strong> farlo. Se voleva trovare<br />
il Signore del Fiume e il suo popolo, doveva procurarsi aiuto,<br />
e non era detto che lo ottenesse. Il popolo della regione dei<br />
laghi viveva a Elderew, la città nascosta chissà dove in<br />
quelle foreste. Nessuno poteva raggiungere Elderew senza<br />
aiuto. Il Signore del Fiume poteva farti entrare o lasciarti<br />
fuori: la scelta era sua.<br />
Proseguì per un breve tratto, vide il sentiero davanti a lui<br />
sparire del tutto e si fermò. Non c'era nessuna in<strong>di</strong>cazione<br />
sulla via da prendere, non c'era traccia <strong>di</strong> una guida. La<br />
foresta intorno a lui era una muraglia imbronciata <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà<br />
e <strong>di</strong> penombra.<br />
«C'è qualche problema?»<br />
Edgewood Dirk comparve vicino a lui e si accovacciò con<br />
aria schizzinosa, fremendo quando la pioggia lo colpiva. Per<br />
un attimo, Ben aveva <strong>di</strong>menticato il gatto. «Non sono sicuro<br />
della <strong>di</strong>rezione da prendere» ammise a malincuore.<br />
«Oh?» Dirk lo guardò, e avrebbe giurato che il gatto<br />
scrollasse le spalle. «Be', suggerisco <strong>di</strong> affidarci all'istinto.»<br />
Il gatto si drizzò in pie<strong>di</strong> e avanzò in silenzio, puntando<br />
leggermente a sinistra nella nebbia. Ben seguì la bestia con<br />
gli occhi per un attimo, poi le andò <strong>di</strong>etro. Chissà, forse<br />
valeva la pena <strong>di</strong> affidarsi all'istinto del gatto, pensò.<br />
Certamente non poteva essere peggiore del suo.<br />
Procedettero lentamente, sgusciando fra gli alberi<br />
imponenti, abbassandosi per passare sotto i rami bassi<br />
frangiati <strong>di</strong> muschio, scavalcando tronchi marci e aggirando
tratti acquitrinosi <strong>di</strong> umori nerastri. La pioggia s'intensificò, e<br />
Ben sentì i vestiti bagnarsi e appesantirsi. La foresta e la<br />
nebbia s'infittirono e lo avvolsero come un mantello; oltre un<br />
raggio <strong>di</strong> tre metri, tutto scomparve. Ben sentiva dei<br />
movimenti tutt'intorno a lui, ma non vedeva niente. Dirk<br />
continuava a zampettare a passo costante, apparentemente<br />
senza badargli.<br />
Poi, bruscamente, un'ombra si staccò dalla semioscurità e<br />
li fece fermare. Era un elfo del bosco, magro e forzuto,<br />
piccolo come un bambino, con la pelle scurita e granulosa, i<br />
capelli folti e scuri, che ricadevano come una criniera sulla<br />
schiena e sulle braccia. Vestito con abiti neutri, color terra,<br />
sembrava far parte della foresta quanto gli alberi e, se lo<br />
avesse voluto, sarebbe sparito con la stessa prontezza con cui<br />
era apparso. Non <strong>di</strong>sse niente, guardando prima Ben, poi<br />
Dirk. Esitò nello scorgere il gatto, parve riflettere su<br />
qualcosa, poi fece segno loro <strong>di</strong> procedere.<br />
Ben sospirò. Era a metà del viaggio, pensò.<br />
Proseguirono in silenzio, seguendo una stretta pista che<br />
serpeggiava tortuosa attraverso vaste <strong>di</strong>stese paludose<br />
deserte. La nebbia si attorcigliava a spirali sulla superficie<br />
immobile dell'acqua, in banchi <strong>di</strong> un grigio impenetrabile. La<br />
pioggia continuava a cadere come una sottile cortina grigia.<br />
Ombre saettavano e scivolavano come spettri nella<br />
semioscurità, alcune con volti quasi umani, altre con l'aspetto<br />
<strong>di</strong> creature della foresta. Occhi battevano le ciglia e lo<br />
sbirciavano, poi sparivano: elfi, ninfe, silfi, naia<strong>di</strong>, folletti,
esseri elementari <strong>di</strong> tutte le forme. Prendeva vita<br />
all'improvviso il mondo delle fate <strong>di</strong> decine <strong>di</strong> fiabe infantili,<br />
un misto impossibile <strong>di</strong> realtà e fantasia. Come sempre,<br />
lasciò Ben colmo <strong>di</strong> stupore e leggermente spaventato.<br />
Il sentiero che seguiva non gli era familiare. Era così ogni<br />
volta che veniva a Elderew; il Signore del Fiume lo faceva<br />
passare ogni volta da una via <strong>di</strong>versa. A volte passava<br />
attraverso l'acqua che gli arrivava alla cintola; a volta<br />
attraversava un terreno melmoso che gli risucchiava avido<br />
gli stivali. Dovunque passasse, la palude era sempre poco<br />
lontana, e sapeva che deviare da uno qualsiasi dei sentieri lo<br />
avrebbe portato a una rapida fine. Lo turbava sempre il fatto<br />
che non solo non riusciva a trovare la via per entrare, ma non<br />
riusciva neppure a trovare la via d'uscita. Ciò significava che<br />
era intrappolato li, se il Signore del Fiume non decideva <strong>di</strong><br />
lasciarlo andare. In passato non sarebbe stato motivo <strong>di</strong><br />
preoccupazione. In fondo, era il re <strong>di</strong> Landover e possedeva<br />
il potere del medaglione. Ma ormai tutto era cambiato.<br />
Aveva perduto nello stesso tempo la propria identità e il<br />
medaglione. Era un semplice sconosciuto. Il Signore del<br />
Fiume poteva fare ciò che voleva <strong>di</strong> uno sconosciuto.<br />
Stava ancora pensando al suo <strong>di</strong>lemma quando entrarono<br />
in mezzo a un folto <strong>di</strong> cipressi, scostarono cortine <strong>di</strong> barbe <strong>di</strong><br />
muschio umido, aggirarono massicce ra<strong>di</strong>ci contorte, e<br />
sbucarono finalmente fuori della palude. I pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> Ben<br />
trovarono un terreno più solido, e attaccò una breve salita in<br />
leggera pendenza. La nebbia e l'oscurità si <strong>di</strong>radarono, i
cipressi cedettero il posto a querce e olmi, gli odori feti<strong>di</strong> si<br />
<strong>di</strong>ssiparono e nell'aria mattutina si <strong>di</strong>ffuse l'aroma più puro<br />
dei boschi. Riapparvero i colori, con le ghirlande <strong>di</strong> fiori<br />
inzuppati <strong>di</strong> pioggia appese alle siepi e intrecciate ai pali che<br />
fiancheggiavano il sentiero. Ben sentì un'ombra <strong>di</strong> sollievo.<br />
Il cammino da lì in avanti era <strong>di</strong> nuovo familiare. Affrettò il<br />
passo, ansioso <strong>di</strong> porre fine al viaggio.<br />
Poi il pen<strong>di</strong>o raggiunse la sommità, gli alberi si<br />
<strong>di</strong>radarono in fondo al sentiero, ed eccolo arrivato. Davanti a<br />
lui si stendeva Elderew, la città delle fate della regione dei<br />
laghi. Il grande anfiteatro all'aperto dove il popolo teneva le<br />
sue feste sorgeva in primo piano, grigio e deserto sotto la<br />
pioggia. Le mura erano costituite da alberi imponenti, con i<br />
rami più bassi collegati da ceppi tagliati in modo da formare<br />
se<strong>di</strong>li, l'intero anello formato da un'arena <strong>di</strong> erba e fiori<br />
selvatici. I rami s'intrecciavano in alto per creare un tetto<br />
fronzuto, con la pioggia che sgocciolava dalle grondaie in un<br />
rivoletto costante. Più in là, alberi gran<strong>di</strong> il doppio delle<br />
sequoie giganti della California s'innalzavano al <strong>di</strong> sopra<br />
dell'anfiteatro sullo sfondo dell'orizzonte nuvoloso e<br />
cullavano sui rami la città vera e propria, un largo<br />
agglomerato <strong>di</strong> case e botteghe collegate da una rete intricata<br />
<strong>di</strong> sentieri e scalette arboree che portavano dal terreno della<br />
foresta alla cima e viceversa.<br />
Ben si fermò, con gli occhi sgranati, e battendo le ciglia<br />
respinse l'acqua piovana che gli scorreva dalla fronte negli<br />
occhi. Si rese conto all'improvviso che era rimasto a bocca
aperta come un ragazzo <strong>di</strong> campagna venuto in città per la<br />
prima volta. Ciò gli rammentava fino a che punto era<br />
davvero uno straniero in quella terra, anche dopo che ci era<br />
vissuto per oltre un anno, anche se ne era il re. Sottolineava<br />
con energia la precarietà della sua situazione. Aveva perduto<br />
anche quel poco <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to che aveva in passato. Era uno<br />
sconosciuto, privo <strong>di</strong> amici e <strong>di</strong> mezzi, quasi del tutto alla<br />
mercé della carità altrui.<br />
Il Signore del Fiume sbucò da un boschetto <strong>di</strong> fianco al<br />
sentiero, affiancato da una mezza dozzina <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>e. Alto e<br />
snello, con la strana pelle coperta <strong>di</strong> scaglie che scintillava <strong>di</strong><br />
un lucore argenteo nei punti in cui traspariva dalla veste<br />
verde bosco, il signore delle fate della regione dei laghi<br />
avanzava con passo deciso. Il suo viso duro e ben cesellato<br />
non lasciava trasparire una grande <strong>di</strong>sponibilità. Il suo<br />
comportamento, <strong>di</strong> solito calmo e imperturbabile, sembrava<br />
brusco. Disse qualcosa alla guida in un <strong>di</strong>aletto che Ben non<br />
riconobbe, ma non era possibile fraintendere il tono. La<br />
guida si affrettò a in<strong>di</strong>etreggiare, con il piccolo corpo<br />
irrigi<strong>di</strong>to, <strong>di</strong>stogliendo lo sguardo.<br />
Il Signore del Fiume fronteggiò Ben. Il <strong>di</strong>adema d'argento<br />
sulla sua fronte splendeva opaco <strong>di</strong> acqua piovana quando<br />
alzò la testa. Peli neri e ispi<strong>di</strong> gli crescevano sulla nuca e<br />
sulle braccia. Non ci sarebbero stati preliminari. «Chi è lei?»<br />
domandò. «Che cosa fa qui?»<br />
Ben aveva previsto una certa resistenza, ma niente <strong>di</strong><br />
simile. Si era aspettato che il Signore del Fiume non lo
iconoscesse, ed era abbastanza chiaro che non lo aveva<br />
riconosciuto. Ma ciò non spiegava per quale motivo il<br />
sovrano <strong>di</strong> un popolo che un tempo era fatato si comportasse<br />
in modo così deliberatamente ostile. Il Signore del Fiume era<br />
circondato da guar<strong>di</strong>e, che erano armate. Aveva lasciato<br />
in<strong>di</strong>etro i membri della famiglia, mentre prima li aveva<br />
sempre riuniti intorno a sé per ricevere le visite. Non aveva<br />
atteso che Ben raggiungesse l'anfiteatro, il tra<strong>di</strong>zionale luogo<br />
<strong>di</strong> ricevimento dei visitatori. E la sua voce rifletteva<br />
apertamente collera e sospetto. C'era qualcosa <strong>di</strong><br />
terribilmente sbagliato.<br />
Ben inspirò a fondo. «Signore del Fiume, sono io, Ben<br />
Holiday» <strong>di</strong>chiarò, e attese. Negli occhi scuri dell'altro non<br />
vi fu nessun lampo <strong>di</strong> riconoscimento. Lui s'impose <strong>di</strong><br />
proseguire. «So che non sembro io, ma è perché mi è stato<br />
fatto qualcosa. E' stata usata una magia per cambiare il mio<br />
aspetto. Il mago che serviva il figlio del vecchio re, quello<br />
che aveva abbandonato Landover… nel mio paese si chiama<br />
Meeks… è tornato e mi ha privato della mia identità e del<br />
trono. E' una storia lunga. Ciò che importa è che ho bisogno<br />
del suo aiuto. Devo trovare Willow.»<br />
Il Signore del Fiume lo fissò, chiaramente sorpreso. «Lei<br />
è Ben Holiday?»<br />
Ben annuì in fretta. «Si, anche se non sembra. Cercherò <strong>di</strong><br />
spiegarmi. Sono tornato…»<br />
«No!» il Signore del Fiume lo interruppe con un gesto<br />
irritato della mano. «C'è una sola spiegazione che desidero
sentire da lei, chiunque sia. Desidero sapere perché ha<br />
portato il gatto.»<br />
Ora toccò a Ben sgranare gli occhi. L'acqua piovana gli<br />
scorreva sul viso a rivoletti, e lui la respinse dagli occhi<br />
battendo le ciglia. «Il gatto?»<br />
«Sì, il gatto! Il gatto prismatico, la creatura fatata che è<br />
accovacciata vicino a lei… perché l'ha portato qui?» Il<br />
Signore del Fiume era un elfo e aveva delle aperture per le<br />
branchie proprio sotto il mento, ai lati della gola. In quel<br />
momento era tanto agitato che gli opercoli fremevano in<br />
modo incontrollabile.<br />
Sorpreso, Ben lanciò un'occhiata a Dirk, che era<br />
accovacciato a circa tre metri <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza e si leccava le<br />
zampe, ostentando un assoluto <strong>di</strong>sinteresse per la<br />
conversazione in corso. «Non capisco» rispose alla fine,<br />
guardando <strong>di</strong> nuovo il Signore del Fiume. «Che problema c'è<br />
con…»<br />
«Mi sto spiegando in modo chiaro?» lo interruppe ancora<br />
una volta il Signore del Fiume, ormai irrigi<strong>di</strong>to dalla collera.<br />
«Be', no, non…»<br />
«Il gatto, le ho chiesto: che cosa fa qui il gatto?»<br />
Ben rinunciò al tentativo <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>plomatico. «Ora mi<br />
stia a sentire, il gatto non l'ho portato io; ha deciso lui <strong>di</strong><br />
venire. Abbiamo un buon accordo <strong>di</strong> lavoro: io non gli <strong>di</strong>co<br />
dove andare o che cosa fare, e lui non lo <strong>di</strong>ce a me. Quin<strong>di</strong><br />
perché non la pianta <strong>di</strong> fare il <strong>di</strong>fficile e mi <strong>di</strong>ce che cosa sta<br />
succedendo? L'unica cosa che so dei gatti prismatici è che
sanno accendere fuochi da campo e cambiare forma.<br />
Evidentemente lei ne sa <strong>di</strong> più.<br />
Il viso del Signore del Fiume s'irrigidì. «Si. E <strong>di</strong>rei che<br />
anche il sovrano <strong>di</strong> Landover dovrebbe preoccuparsi <strong>di</strong><br />
sapere!» Avanzò <strong>di</strong> un passo. «Lei sostiene ancora <strong>di</strong> essere<br />
l'Alto Signore, non è vero?»<br />
«Senza il minimo dubbio.»<br />
«Anche se non somiglia affatto a Ben Holiday, se indossa<br />
abiti da conta<strong>di</strong>no e viaggia senza scorta né stendardo?»<br />
«Ho spiegato tutto quello che…»<br />
«Si, si, si!» Il Signore del Fiume scosse la testa. «Se non<br />
altro ha la sfrontatezza dell'Alto Signore.»<br />
Parve riflettere un attimo sulla questione, senza <strong>di</strong>re<br />
niente. Le guar<strong>di</strong>e intorno a lui e la guida rimproverata<br />
sembravano statue. Ben attendeva con impazienza. Una<br />
manciata <strong>di</strong> facce apparve <strong>di</strong>etro i tronchi degli alberi<br />
circostanti, materializzandosi fra la pioggia e la penombra. Il<br />
popolo del Signore del Fiume cominciava a incuriosirsi.<br />
Alla fine, il Signore del Fiume si schiarì la gola. «Molto<br />
bene. Non accetto che lei sia l'Alto Signore <strong>di</strong> Landover, ma<br />
chiunque sia, mi permetta <strong>di</strong> spiegarle alcune cose sulla<br />
creatura con la quale viaggia. Primo, i gatti prismatici sono<br />
creature fatate, autentiche creature fatate, non esuli ed<br />
emigranti come il popolo della regione dei laghi. I gatti<br />
prismatici non si vedono quasi mai al <strong>di</strong> fuori della zona<br />
delle nebbie. Secondo, <strong>di</strong> solito non si accompagnano agli<br />
esseri umani. Terzo, sono assolutamente impreve<strong>di</strong>bili,
nessuno pretende <strong>di</strong> capire del tutto quello che hanno in<br />
mente. E quarto, ogni volta che si mettono in viaggio,<br />
portano guai. E' stato fortunato a entrare a Elderew in<br />
compagnia <strong>di</strong> un gatto prismatico. Se avessi saputo che<br />
viaggiava con uno <strong>di</strong> loro, quasi certamente l'avrei tenuta<br />
fuori.»<br />
Ben sospirò stancamente, poi annuì. A quanto pareva, le<br />
superstizioni nei confronti dei gatti non erano limitate al suo<br />
mondo. «D'accordo, prometto <strong>di</strong> tenerlo a mente per il<br />
futuro» rispose, sforzandosi <strong>di</strong> cancellare l'irritazione dal suo<br />
tono. «Ma resta il fatto che lei non ha tenuto fuori me o il<br />
gatto, quin<strong>di</strong> siamo qui e che lei creda o no che io sono l'Alto<br />
Signore <strong>di</strong> Landover non conta un accidente. Ho ancora<br />
bisogno del suo aiuto se…»<br />
Una raffica improvvisa <strong>di</strong> vento lo investì in faccia, e lui<br />
non riuscì a <strong>di</strong>re quello che voleva. S'interruppe,<br />
rabbrividendo nei vestiti fred<strong>di</strong> e umi<strong>di</strong>. «Pensa che<br />
potremmo continuare la <strong>di</strong>scussione in un posto asciutto?»<br />
chiese piano.<br />
L'altro lo stu<strong>di</strong>ò in silenzio, senza cambiare espressione.<br />
«Signore del Fiume, sua figlia potrebbe essere in grave<br />
pericolo» sussurrò Ben. «La prego!»<br />
Il Signore del Fiume continuò a osservarlo ancora per un<br />
istante, poi gli fece segno <strong>di</strong> seguirlo. Con un gesto della<br />
mano congedò la guida. Le facce degli abitanti che spiavano<br />
scomparvero con altrettanta rapi<strong>di</strong>tà. Percorsero un breve<br />
tratto fra gli alberi fino a un riparo simile a un gazebo
formato da abeti rossi potati, mentre le guar<strong>di</strong>e li seguivano<br />
attenti. Un paio <strong>di</strong> panchine erano <strong>di</strong>sposte l'una <strong>di</strong> fronte<br />
all'altra all'interno del gazebo, intorno a un largo ceppo cavo<br />
trasformato in un vaso da fiori. Il Signore del Fiume sedette<br />
su una panca, e Ben prese posto sull'altra. La pioggia<br />
continuava a cadere intorno a loro, un lieve tamburellio<br />
costante sugli alberi e sul terreno della foresta, ma dentro il<br />
riparo si stava all'asciutto.<br />
Dirk apparve, saltò sulla panca accanto a Ben, si<br />
accovacciò con tutt'e quattro le zampe nascoste e chiuse gli<br />
occhi come insonnolito.<br />
Il Signore del Fiume guardò il gatto con rinnovata<br />
irritazione, poi squadrò ancora una volta Ben. «Dica quello<br />
che vuole» lo invitò.<br />
Ben gli raccontò tutta la storia. Sentiva che non aveva<br />
niente da perdere a farlo. Gli parlò dei sogni, dei viaggi<br />
intrapresi da Questor, da Willow e da lui, della scoperta dei<br />
libri <strong>di</strong> magia scomparsi, dell'apparizione inattesa <strong>di</strong> Meeks,<br />
del furto della sua identità e del medaglione, e del suo esilio<br />
da Sterling Silver. Il Signore del Fiume ascoltò senza fare<br />
commenti. Stava seduto lì come se fosse una statua <strong>di</strong> pietra,<br />
immobile, gli occhi fissi in quelli <strong>di</strong> Ben. Ben finì il<br />
racconto, e il signore del popolo della regione dei laghi<br />
rimase in<strong>di</strong>fferente come una statua.<br />
«Non so che altro <strong>di</strong>rle» concluse Ben.<br />
Il Signore del Fiume rispose con un cenno del capo quasi<br />
impercettibile, ma continuò a tacere.
«Mi ascolti» lo pregò Ben. «Devo trovare Willow e<br />
avvertirla che il sogno dell'unicorno nero è stato mandato da<br />
Meeks, e non penso <strong>di</strong> poterlo fare senza il suo aiuto.» Fece<br />
una pausa, si rammentò all'improvviso <strong>di</strong> una verità che<br />
trovava ancora <strong>di</strong>fficile ammettere, anche con se steso.<br />
«Willow significa molto per me, Signore del Fiume. Io le<br />
voglio bene; lei deve saperlo. Ora mi <strong>di</strong>ca: è stata qui?»<br />
Il Signore del Fiume si strinse addosso il mantello verde<br />
bosco. L'espressione dei suoi occhi era <strong>di</strong>stante. «Penso che<br />
forse lei è quello che sostiene <strong>di</strong> essere» <strong>di</strong>sse a bassa voce.<br />
«Penso che forse è l'Alto Signore. Forse.»<br />
Si alzò, lanciò un'occhiata dal gazebo alle guar<strong>di</strong>e che li<br />
circondavano, fece segno a tutti tranne uno <strong>di</strong> allontanarsi e<br />
si avvicinò a Ben. Si chinò, con lo strano viso simile al legno<br />
vicinissimo a quello <strong>di</strong> Ben. «Alto Signore o impostore, ora<br />
mi <strong>di</strong>ca la verità: come si è trovato a viaggiare insieme a<br />
questo gatto?»<br />
Ben s'impose <strong>di</strong> restare calmo. «E' stato un puro caso. Ieri<br />
notte il gatto mi ha incontrato ai margini della regione dei<br />
laghi e mi ha suggerito che la sua compagnia poteva essermi<br />
utile. Sto ancora aspettando <strong>di</strong> scoprire se è vero.»<br />
Abbassò gli occhi per un attimo su Dirk, quasi<br />
aspettandosi che il gatto confermasse quello che lui aveva<br />
detto. Ma Dirk se ne stava lì accovacciato con gli occhi<br />
chiusi e non <strong>di</strong>sse niente. D'improvviso Ben si rese conto che<br />
il gatto non aveva pronunciato una parola da quando erano<br />
arrivati a Elderew. Si chiese perché.
«Mi <strong>di</strong>a la mano» <strong>di</strong>sse all'improvviso il Signore del<br />
Fiume. Abbassò la sua e strinse forte quella <strong>di</strong> Ben. «C'è un<br />
solo modo per mettere alla prova la sincerità della sua<br />
riven<strong>di</strong>cazione. Ricorda la prima volta che è venuto a<br />
Elderew e abbiamo camminato da soli per il villaggio e<br />
parlato della magia del popolo della regione dei laghi?» Ben<br />
annuì. «Si ricorda che cosa le ho mostrato <strong>di</strong> magico?»<br />
La pressione della stretta sembrava quella <strong>di</strong> una sbarra <strong>di</strong><br />
ferro. Ben fece una smorfia, ma non tentò <strong>di</strong> sottrarsi. «Lei<br />
ha toccato un cespuglio colpito dalla ruggine e lo ha guarito»<br />
rispose, tenendo gli occhi fissi in quelli dell'altro. «Stava<br />
cercando <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrarmi per quale motivo il popolo della<br />
regione dei laghi poteva cavarsela da solo. Dopo <strong>di</strong> che, ha<br />
rifiutato <strong>di</strong> giurare obbe<strong>di</strong>enza al trono.» Fece una pausa<br />
deliberata. «Ma poi l'ha giurata, Signore del Fiume, e l'ha<br />
giurata a me.»<br />
Il Signore del Fiume lo stu<strong>di</strong>ò per un momento, poi lo<br />
rimise in pie<strong>di</strong> senza sforzo. «Ho detto che lei potrebbe<br />
essere Ben Holiday» sussurrò, con il viso duro chino verso <strong>di</strong><br />
lui. «Lo ritengo possibile.» Mise entrambe le mani <strong>di</strong> Ben<br />
nelle sue. «Non so in che modo il suo aspetto sia stato<br />
alterato, ma se la magia l'ha trasformato in quello che è<br />
adesso, allora si può usare la magia per ritrasformarla. Io<br />
possiedo il potere <strong>di</strong> risanare quasi tutto ciò che è malato e<br />
turbato. Userò quel potere per aiutarla, se posso. «Le mani<br />
squamose strinsero più forte quelle <strong>di</strong> Ben. «Resti dov'è e<br />
non si muova.»
Ben inspirò in fretta. La stretta del Signore del Fiume lo<br />
scaldava, e il viso scolpito nel legno si chinò nella penombra.<br />
Ben attese. Il respiro dell'altro rallentò e un calore<br />
improvviso si <strong>di</strong>ffuse nel corpo <strong>di</strong> Ben. Lui rabbrividì a<br />
quella sensazione ma rimase immobile.<br />
Infine il Signore del Fiume in<strong>di</strong>etreggiò. Nei suoi occhi<br />
scuri c'era una punta <strong>di</strong> confusione. «Mi <strong>di</strong>spiace, ma non<br />
posso aiutarla» <strong>di</strong>sse infine. «E' vero che è stata usata la<br />
magia per alterare il suo aspetto, ma la magia non è opera <strong>di</strong><br />
un altro, è opera sua.»<br />
Ben rimase sbalor<strong>di</strong>to. «Che cosa?»<br />
«Lei ha fatto <strong>di</strong> se stesso quello che è ora» rispose l'altro.<br />
«Dev'essere lei a operare <strong>di</strong> nuovo la trasformazione.»<br />
«Ma questo non ha senso!» proruppe Ben. «Io non ho<br />
fatto niente per cambiare il mio aspetto… è stato Meeks!<br />
L'ho visto io. Ha rubato il medaglione dei re <strong>di</strong> Landover e<br />
mi ha dato… questo!»<br />
Estrasse <strong>di</strong> scatto dalla tunica l'immagine brunita <strong>di</strong><br />
Meeks e la tese con un gesto d'ira, quasi per staccarla dalla<br />
catena. Il Signore del Fiume la esaminò per un attimo, la<br />
toccò a titolo <strong>di</strong> esperimento, poi scosse la testa.<br />
«L'immagine incisa qui è offuscata allo stesso modo del suo<br />
aspetto. La magia in atto è ancora una volta opera sua.»<br />
Ben irrigidì le mascelle, e si riprese <strong>di</strong> scatto il<br />
medaglione. Il Signore del Fiume parlava per enigmi.<br />
Qualunque magia fosse in atto, non era davvero opera <strong>di</strong><br />
Ben. Il Signore del Fiume era in errore o si lasciava trarre in
inganno… oppure cercava <strong>di</strong> confondere Ben <strong>di</strong> proposito,<br />
perché non si fidava ancora <strong>di</strong> lui.<br />
Il Signore del Fiume parve leggergli nel pensiero. Si<br />
strinse nelle spalle. «Mi creda oppure no, la scelta è sua. Ciò<br />
che le <strong>di</strong>co è ciò che vedo.» Fece una pausa. «Se questo<br />
nuovo medaglione che porta le è stato dato dal suo nemico,<br />
forse dovrebbe liberarsene. C'è qualche ragione per tenerlo?»<br />
Ben sospirò. «Meeks mi ha detto che il medaglione<br />
serviva a tenerlo informato <strong>di</strong> quello che facevo. Mi ha<br />
ammonito che una certa magia impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> toglierlo, una<br />
magia che potrebbe uccidermi.<br />
«Ma è proprio vero?» chiese l'altro. «Forse il mago ha<br />
mentito.»<br />
Ben esitò prima <strong>di</strong> rispondere. Aveva già preso in<br />
considerazione quella possibilità. Dopo tutto, perché doveva<br />
credere a tutto quello che Meeks gli aveva detto? Il problema<br />
era che non esisteva un modo <strong>di</strong> mettere alla prova la verità<br />
senza rischiare la vita.<br />
Sollevò davanti a sé il medaglione, con aria incerta. «Ci<br />
ho riflettuto…» cominciò.<br />
In quel momento, con la coda dell'occhio, vide Edgewood<br />
Dirk stirarsi. Il gatto alzò la testa, e gli occhi ver<strong>di</strong> si<br />
aprirono <strong>di</strong> colpo. Era quasi come se il gatto si fosse riscosso<br />
dal suo stato semi comatoso al preciso scopo <strong>di</strong> vedere<br />
quello che Ben avrebbe fatto. Gli strani occhi erano fissi e<br />
intenti. Ben esitò, poi fece scivolare <strong>di</strong> nuovo il medaglione
sotto la tunica, lentamente. «Penso che forse dovrei pensarci<br />
ancora un po'» concluse.<br />
Gli occhi <strong>di</strong> Dirk si richiusero, il muso nero si abbassò. La<br />
pioggia scrosciò insistente nel silenzio momentaneo, e un<br />
lungo rombo <strong>di</strong> tuono echeggiò sulla regione dei laghi da un<br />
punto lontano a oriente. Ben provò uno strano misto <strong>di</strong><br />
frustrazione e <strong>di</strong> collera. Che razza <strong>di</strong> gioco stava facendo il<br />
gatto, adesso?<br />
Il Signore del Fiume tornò verso l'altra panca e rimase in<br />
pie<strong>di</strong>. «A quanto pare non posso aiutarla, dopo tutto»<br />
osservò. «Penso che fareste meglio ad andarvene, lei e il<br />
gatto.»<br />
Ben si vide sfuggire ogni possibilità <strong>di</strong> aiuto. Si affrettò<br />
ad alzarsi. «Mi <strong>di</strong>ca almeno dove posso trovare Willow»<br />
implorò. «Mi ha detto che sarebbe venuta qui nella regione<br />
dei laghi per scoprire il significato del sogno. Certamente<br />
sarà venuta a chiedere aiuto a lei.»<br />
Il Signore del Fiume lo stu<strong>di</strong>ò in silenzio per un attimo,<br />
me<strong>di</strong>tando dentro <strong>di</strong> sé verità nascoste a Ben, poi scosse<br />
lentamente la testa. «No, Alto Signore o impostore, chiunque<br />
lei sia. Non sarebbe venuta da me.»<br />
Fece per girare <strong>di</strong> nuovo intorno al ceppo, poi si fermò. Il<br />
vento gli gonfiò il mantello, e lui se lo strinse addosso per<br />
tenere lontano il gelo della pioggia. «Io sono il padre, ma<br />
non è a me che chiederebbe aiuto in caso <strong>di</strong> necessità. Non è<br />
mai stato così. Io ho avuto molti figli, da molte mogli. Ad<br />
alcuni sono più vicino che ad altri. Willow non mi è mai
stata vicina. Somiglia troppo alla madre, una creatura<br />
selvaggia che cerca soltanto <strong>di</strong> spezzare i legami, non <strong>di</strong><br />
stringerli. Nessuna delle due cerca la mia compagnia;<br />
nessuna delle due lo ha mai fatto. La madre venne a me una<br />
volta sola, poi scomparve <strong>di</strong> nuovo nella foresta…»<br />
Lasciò la frase in sospeso, turbato. «Non ho mai<br />
conosciuto il suo nome» riprese dopo un attimo. «Una ninfa<br />
dei boschi, nient'altro che un soffio <strong>di</strong> seta e <strong>di</strong> luce, mi<br />
abbagliò al punto che i nomi non ebbero alcuna importanza<br />
per quell'unica notte. L'ho perduta senza averla mai avuta<br />
veramente. Ho perduto Willow, credo, a causa dell'effetto<br />
che questo ha avuto su <strong>di</strong> me. Nutrivo rancore verso la madre<br />
per la sua libertà, e Willow è stata costretta a vivere con la<br />
mia collera e il mio risentimento. Questo l'ha allontanata<br />
pian piano da me, e non c'è stato rime<strong>di</strong>o. Amavo tanto sua<br />
madre che non riuscivo né a perdonare né a <strong>di</strong>menticare<br />
quello che mi aveva fatto. Quando ho dato a Willow il<br />
permesso <strong>di</strong> vivere a Sterling Silver, ho reciso l'unico legame<br />
che ancora ci univa. Lei è <strong>di</strong>ventata per sempre padrona <strong>di</strong> se<br />
stessa, e ha cessato <strong>di</strong> essere mia figlia. Ora mi considera un<br />
uomo che ha più figli <strong>di</strong> quanti possa amare <strong>di</strong> affetto<br />
paterno. Ha deciso <strong>di</strong> non essere una <strong>di</strong> loro.»<br />
Volse la testa, perso forse nei ricor<strong>di</strong>. La sua confessione<br />
era strana, pensò Ben, espressa in modo semplice e franco,<br />
ma senza traccia <strong>di</strong> emozione. Non c'era stata nessuna<br />
inflessione nella voce del Signore del Fiume, nessuna<br />
espressione sul suo viso. Willow significava molto per lui,
eppure non riusciva a <strong>di</strong>mostrarlo: sapeva soltanto esporre i<br />
fatti. Questo indusse Ben a interrogarsi sui propri sentimenti<br />
per la silfide e a chiedersi quali fossero.<br />
Il Signore del Fiume guardò la pioggia per qualche<br />
istante, immobile, silenzioso, poi scrollò le spalle. «Sono<br />
riuscito a guarire tanti mali, ma non quello» <strong>di</strong>sse piano.<br />
«Non sapevo come.» All'improvviso guardò <strong>di</strong> nuovo Ben, e<br />
fu come se lo vedesse per la prima volta. «Perché mai<br />
racconto questo a lei?» sussurrò sorpreso.<br />
Ben non ne aveva idea. Rimase in silenzio mentre il<br />
Signore del Fiume lo fissava come se fosse sconcertato dalla<br />
sua stessa presenza. Poi il signore del popolo della regione<br />
dei laghi parve liquidare semplicemente la questione. La sua<br />
voce <strong>di</strong>venne piatta e fredda. «Spreca il suo tempo con me.<br />
Willow andrà dalla madre. Andrà ai vecchi pini e danzerà.»<br />
«Allora la cercherò laggiù» <strong>di</strong>sse Ben. Si alzò in pie<strong>di</strong>. Il<br />
Signore del Fiume lo guardò in silenzio. Ben esitò. «Non c'è<br />
bisogno che man<strong>di</strong> una guida con me. Conosco la strada.»<br />
Il Signore del Fiume annuì, sempre in silenzio. Ben si<br />
avviò, percorse una dozzina <strong>di</strong> passi fuori del riparo, si fermò<br />
e si voltò. L'unica guar<strong>di</strong>a rimasta era scomparsa fra gli<br />
alberi. I due uomini erano soli. «Vuole venire con me?»<br />
chiese d'impulso Ben.<br />
Ma il Signore del Fiume fissava <strong>di</strong> nuovo la pioggia,<br />
perso nel suo opaco lucore argenteo, perso nel suo<br />
tamburellio. Le branchie sul suo collo rallentarono fino a
pulsare in modo quasi impercettibile. Il viso duro e scolpito<br />
sembrava privo <strong>di</strong> vita.<br />
«Non la sente» <strong>di</strong>sse all'improvviso Edgewood Dirk. Ben<br />
guardò in basso, sorpreso, e trovò il gatto ai suoi pie<strong>di</strong>. «E'<br />
entrato in se stesso per scoprire dov'è stato. A volte accade,<br />
dopo che si è rivelato un segreto gelosamente custo<strong>di</strong>to per<br />
tanto tempo.<br />
Ben si accigliò. «Gelosamente custo<strong>di</strong>to? Ti riferisci a<br />
quello che ha detto <strong>di</strong> Willow? Di sua madre?» L'espressione<br />
accigliata si accentuò mentre s'inginocchiava vicino al gatto.<br />
«Dirk, perché mi ha confidato tutto questo? Non è neppure<br />
sicuro della mia identità.»<br />
Dirk lo guardò dal basso. «A questo mondo esistono<br />
molte forme <strong>di</strong> magia, Alto Signore. Alcune si manifestano<br />
su larga scala, altre su scala ridotta. Alcune agiscono sul<br />
fuoco, sulla forza fisica e sul cuore… e altre agiscono sulla<br />
rivelazione.»<br />
«Sì, ma perché?»<br />
«Mi ascolti, Alto Signore. Mi ascolti!» La voce <strong>di</strong> Dirk<br />
era un sibilo. «Sono così pochi gli esseri umani che<br />
ascoltano ciò che un gatto ha da <strong>di</strong>re. Quasi tutti ci parlano e<br />
basta. Ci parlano perché siamo dei buoni ascoltatori, vede.<br />
Trovano conforto nella nostra presenza. Noi non mettiamo in<br />
dubbio e non giu<strong>di</strong>chiamo, ascoltiamo semplicemente. Loro<br />
parlano, e noi ascoltiamo. Ci <strong>di</strong>cono tutto! Ci rivelano i loro<br />
pensieri e sogni più segreti, cose che non <strong>di</strong>rebbero a nessun
altro. A volte, Alto Signore, fanno tutto questo senza<br />
nemmeno capire perché!»<br />
Tacque <strong>di</strong> nuovo, e d'un tratto Ben si rese conto che Dirk<br />
non parlava in termini generali, ma molto definiti. Non<br />
parlava <strong>di</strong> tutti, ma <strong>di</strong> una persona ben precisa. I suoi occhi si<br />
sollevarono, posandosi sulla figura solitaria del Signore del<br />
Fiume.<br />
E allora pensò <strong>di</strong> colpo a se stesso.<br />
«Dirk, che cosa…?»<br />
«Shhh!» Il gatto lo zittì. «Rispetti il silenzio, Alto<br />
Signore. Non lo <strong>di</strong>sturbi. Ascolti la sua voce, se ne è capace,<br />
ma lo rispetti.»<br />
Il gatto si allontanò lentamente fra gli alberi, scegliendo il<br />
percorso con cautela sul terreno della foresta umido e<br />
imbevuto d'acqua. La pioggia cadeva in una cortina fitta dal<br />
cielo rannuvolato da un orizzonte all'altro, un soffitto grigio<br />
sostenuto dagli alberi come un baldacchino. Il silenzio<br />
riempiva i vuoti lasciati dal suono della pioggia, avvolgendo<br />
la città <strong>di</strong> Elderew, le case e i sentieri <strong>di</strong> alberi, i passaggi e i<br />
parchi, e il vasto anfiteatro deserto che si profilava <strong>di</strong>etro la<br />
figura ancora immobile del Signore del Fiume. Ben ascoltò,<br />
come gli aveva suggerito Dirk, e gli parve quasi <strong>di</strong> sentir<br />
parlare il silenzio.<br />
Ma che cosa gli stava <strong>di</strong>cendo? Che cos'era che lui<br />
avrebbe dovuto imparare? Scosse la testa, <strong>di</strong>sperato. Non lo<br />
sapeva.
Dirk era scomparso nella foschia davanti a lui, un'ombra<br />
grigio pallido. Rinunciando allo sforzo <strong>di</strong> ascoltare meglio<br />
Ben si affrettò a seguirlo.
CAPITOLO 8<br />
La danza<br />
Che ci fosse qualcosa <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>nariamente insolito in<br />
Edgewood Dirk, non era più oggetto <strong>di</strong> dubbio per Ben<br />
Holiday. Si poteva obiettare che tutti i gatti avevano<br />
qualcosa <strong>di</strong> speciale e quin<strong>di</strong> non doveva essere una sorpresa<br />
che un gatto uscito dal mondo delle fate si rivelasse ancor<br />
più speciale del felino me<strong>di</strong>o, ma Ben non era d'accordo. Il<br />
genere <strong>di</strong> particolarità sfoggiato da Dirk andava molto al <strong>di</strong><br />
là <strong>di</strong> qualsiasi altra che s'incontrasse in… oh, <strong>di</strong>ciamo, Alice<br />
nel Paese delle Meraviglie oppure Dick Whittington. Dirk<br />
conferiva a quella parola tutto un significato nuovo, e<br />
l'aspetto più preoccupante era il fatto che, per quanto Ben<br />
tentasse, non riusciva a decifrare quello che la bestia aveva<br />
in mente!<br />
In breve, chi era quel gatto, e che cosa faceva insieme a<br />
Ben?<br />
Lui avrebbe gra<strong>di</strong>to molto trovare risposte imme<strong>di</strong>ate alle<br />
sue domande, ma il tempo non lo permetteva. Ancora una<br />
volta era il gatto a guidare il cammino – da quella bestia<br />
presuntuosa che era – e lui era costretto ancora una volta ad<br />
affrettarsi per tenergli <strong>di</strong>etro. La pioggia gli sferzava il viso<br />
con un temporale sempre più intenso, e il vento soffiava a<br />
raffiche gelide. La sera si stava avvicinando e il tempo<br />
peggiorava sempre più. Ben era fra<strong>di</strong>cio, infreddolito,
affamato e scoraggiato, nonostante la decisione <strong>di</strong><br />
proseguire, e si ritrovò a desiderare ardentemente un letto<br />
caldo e vestiti asciutti. Ma era improbabile che trovasse l'uno<br />
o gli altri, in quel momento. Già il Signore del Fiume<br />
tollerava appena la sua presenza, e lui doveva sfruttare il<br />
tempo che gli restava per tentare <strong>di</strong> trovare Willow.<br />
Attraversò la città <strong>di</strong> Elderew, a testa china per ripararsi,<br />
una delle tante ombre senza volto del crepuscolo, poi si<br />
addentrò nella foresta che si stendeva al <strong>di</strong> là. Le luci delle<br />
case scomparvero alle sue spalle e l'oscurità si chiuse intorno<br />
a lui in una cortina umida, fra<strong>di</strong>cia <strong>di</strong> pioggia. Bioccoli <strong>di</strong><br />
nebbia fluttuavano accanto a lui come code <strong>di</strong> aquiloni<br />
staccatisi dal corpo alato, sfiorandolo e strofinandosi contro<br />
<strong>di</strong> lui, addensandosi in banchi sempre più fitti. Ben ignorò<br />
tutto e continuò a marciare. Era andato tanto spesso fino ai<br />
vecchi pini da saper ritrovare la strada anche con gli occhi<br />
bendati.<br />
Qualche istante dopo arrivò nella radura, alcuni passi<br />
in<strong>di</strong>etro rispetto a Edgewood Dirk. Si guardò attorno in<br />
attesa, ma non c'era niente da vedere. La radura era deserta,<br />
circondata da un anello <strong>di</strong> vecchi pini, antiche sentinelle<br />
della foresta, umi<strong>di</strong> e fred<strong>di</strong> come il resto della regione. Si<br />
guardò attorno per un attimo in cerca <strong>di</strong> impronte o altri<br />
segni del passaggio <strong>di</strong> Willow, ma non c'era niente che<br />
in<strong>di</strong>casse se la silfide era stata li oppure no.<br />
Edgewood Dirk fece una volta il giro della radura,<br />
fiutando il terreno, poi si ritirò al riparo dei rami allargati <strong>di</strong>
un pino e si accovacciò con aria schizzinosa. «E' stata qui<br />
due notti fa, Alto Signore» <strong>di</strong>chiarò. «E' rimasta seduta<br />
vicino al punto in cui si trova lei adesso mentre sua madre<br />
danzava, poi ha lasciato che avvenisse il cambiamento. Se<br />
n'è andata all'alba.»<br />
Ben fissò sbalor<strong>di</strong>to il gatto. «Come fai a sapere tutto<br />
questo?»<br />
«Un buon fiuto» rispose Dirk in tono sdegnoso.<br />
«Dovrebbe affinarlo. Può <strong>di</strong>rle ogni sorta <strong>di</strong> cose che<br />
altrimenti le sfuggirebbero. Il mio naso mi <strong>di</strong>ce sempre<br />
quello che gli occhi non sanno <strong>di</strong>re a lei.»<br />
Ben si avvicinò e andò ad accovacciarsi davanti al gatto,<br />
ignorando l'acqua che sgocciolava dai rami del pino e gli<br />
scorreva sul viso a rivoletti. «Il naso ti <strong>di</strong>ce dov'è andata<br />
adesso?»<br />
«No» rispose il gatto.<br />
«No?»<br />
«Mi fa l'eco senza motivo» sbuffò Dirk.<br />
«Ma se il naso ti ha detto tutto il resto, come mai non può<br />
<strong>di</strong>rti questo?» chiese Ben. «Il tuo naso è sempre così<br />
selettivo?»<br />
«Il sarcasmo non le si ad<strong>di</strong>ce, Alto Signore» lo ammonì<br />
Dirk, inclinando leggermente la testa. «Inoltre, merito <strong>di</strong><br />
meglio. Dopo tutto, sono il suo unico compagno e sostegno<br />
in questa impresa.»<br />
«Il che richiede qualche spiegazione, potrei sottolineare»<br />
lo interruppe Ben. «Tu insisti a stuzzicarmi con quello che
sai, poi mi <strong>di</strong>ci soltanto quello che ti pare. Mi rendo conto<br />
che, essendo un gatto, hai una scusa perfettamente valida per<br />
questo comportamento, ma spero <strong>di</strong> riuscire a farti capire<br />
quanto questo sia esasperante per me!» «Stava per perdere la<br />
calma, e cominciava ad alzare la voce.» Ti ho chiesto<br />
semplicemente come hai potuto stabilire che Willow è stata<br />
qui, che sua madre ha danzato per lei, che si è trasformata,<br />
mentre non sei in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>rmi dove…»<br />
«Non lo so.»<br />
«…potrebbe essere andata dopo aver lasciato… Cosa?<br />
Non lo sai? Non sai che cosa?»<br />
«Non so perché non lo so.»<br />
Ben rimase ancora una volta esterrefatto.<br />
«Dovrei essere in grado <strong>di</strong> leggere il suo passaggio nella<br />
radura, ma non ci riesco» concluse Dirk con calma. «E' come<br />
se fosse stato cancellato <strong>di</strong> proposito.»<br />
Ben de<strong>di</strong>cò un momento a me<strong>di</strong>tare su quella nuova<br />
informazione, poi scosse la testa. «Ma perché avrebbe<br />
dovuto nascondere dove andava?»<br />
Dirk non rispose. Invece, sibilò piano in segno <strong>di</strong><br />
avvertimento e si alzò <strong>di</strong> nuovo. Ben si alzò insieme a lui e si<br />
voltò. La figura scura del Signore del Fiume riemerse dalla<br />
nebbia, attraversando a lunghe falcate la radura fino al punto<br />
in cui Ben attendeva. Era solo.<br />
«Willow è stata qui?» chiese bruscamente.<br />
Ben esitò, poi annuì. «E' venuta e se n'è andata. Il gatto<br />
<strong>di</strong>ce che la madre ha danzato per lei due notti fa.»
Un lampo <strong>di</strong> collera si riflesse negli occhi dell'elfo, ma lui<br />
la dominò in fretta. «Era naturale che si mostrasse alla<br />
figlia» mormorò. «Hanno quel legame in comune. La danza<br />
doveva rivelare la verità alla maniera delle fate, mostrare ciò<br />
si cercava… Lasciò la frase in sospeso, come se pensasse a<br />
qualcos'altro, poi si raddrizzò. «Ha accertato dov'è andata,<br />
Alto Signore?»<br />
Ben esitò <strong>di</strong> nuovo, stavolta per la sorpresa oltre che per<br />
prudenza. Il Signore del Fiume lo aveva chiamato Alto<br />
Signore. Aveva forse deciso <strong>di</strong> accettare la riven<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong><br />
Ben? Ben incontrò il suo sguardo fermo. «La sua pista ci è<br />
stata nascosta» rispose. «Nascosta <strong>di</strong> proposito, <strong>di</strong>ce il<br />
gatto.»<br />
Il Signore del Fiume lanciò una rapida occhiata a Dirk,<br />
accigliandosi. «Forse.» Il suo viso ben cesellato si rivolse<br />
bruscamente a Ben. «Ma a mia figlia manca la malizia e a<br />
sua madre mancano i mezzi. L'occultamento, ammesso che<br />
ci sia proviene da un'altra fonte. C'è chi è <strong>di</strong>sposto ad aiutarla<br />
senza <strong>di</strong>rmelo. C'è qualcuno.» L'ira avvampò nei suoi occhi,<br />
poi scomparve. «Comunque, importa poco. In ogni caso ho i<br />
mezzi per trovarla, e per trovare qualunque altra cosa<br />
desideri.»<br />
Si volse <strong>di</strong> scatto, brontolando. «Il tempo vola. La pioggia<br />
e il buio ostacoleranno già i miei sforzi. Devo agire in fretta,<br />
se voglio ottenere dei risultati.» Nella sua voce c'era un tono<br />
<strong>di</strong> urgenza e <strong>di</strong> decisione. «Non permetterò che si facciano<br />
questi giochi alle mie spalle. Scoprirò il significato del sogno
dell'unicorno nero e delle briglie d'oro, e lo scoprirò che<br />
Willow e sua madre lo vogliano o no!»<br />
Scomparve <strong>di</strong> nuovo nella foresta in un lampo, senza<br />
curarsi <strong>di</strong> vedere se Ben lo seguiva. Non avrebbe dovuto<br />
preoccuparsene. Ben era alle sue calcagna.<br />
Edgewood Dirk rimase in<strong>di</strong>etro sotto i rami del pino e li<br />
guardò allontanarsi. Un attimo dopo, cominciò a leccarsi.<br />
Il Signore del Fiume aveva subito una trasformazione così<br />
totale che Ben riusciva a stento a riconoscerlo. Un momento<br />
prima non provava il minimo interesse per la faccenda della<br />
figlia e dell'unicorno nero, un momento dopo era ansioso <strong>di</strong><br />
scoprire la verità al più presto. Riattraversò la foresta fino ai<br />
margini della città, chiamando le guar<strong>di</strong>e mentre procedeva.<br />
Membri del suo seguito comparivano da ogni dove,<br />
fermandosi per un attimo al suo fianco per ricevere<br />
istruzioni, poi tornavano a <strong>di</strong>leguarsi nella notte. Come<br />
ombre, arrivavano e scomparivano <strong>di</strong> nuovo, un susseguirsi<br />
<strong>di</strong> elfi, silfi<strong>di</strong>, naia<strong>di</strong> e altri, appen<strong>di</strong>ci temporanee e mute<br />
della figura cupa del loro sovrano. Il Signore del Fiume<br />
parlava in modo rapido e conciso, poi si allontanava da<br />
ognuno <strong>di</strong> loro, senza mai rallentare il passo. Costeggiò<br />
quasi furtivamente i confini della vera e propria Elderew per<br />
addentrarsi <strong>di</strong> nuovo nella foresta. Ben lo seguiva, quasi<br />
<strong>di</strong>menticato.<br />
I minuti volarono mentre si addentravano fra gli alberi<br />
della foresta, ormai a est e a nord della città. L'oscurità della<br />
notte si era chiusa su <strong>di</strong> loro così strettamente che non si
vedeva niente oltre una decina <strong>di</strong> metri. La pioggia li<br />
investiva a scrosci, un <strong>di</strong>luvio incessante che non accennava<br />
a <strong>di</strong>minuire. Il tuono risuonava dal cielo in lunghi rombi, e i<br />
fulmini squarciavano le nuvole in lontananza. Il temporale<br />
non aveva ancora raggiunto l'apice, il peggio doveva ancora<br />
venire.<br />
Il Signore del Fiume pareva in<strong>di</strong>fferente. La sua<br />
concentrazione era assoluta. Ben cominciava a chiedersi che<br />
cosa stava succedendo e a sentirsi a <strong>di</strong>sagio.<br />
Poi sbucarono dagli alberi in un'ampia radura in <strong>di</strong>scesa,<br />
che si stendeva in basso fino a un enorme lago alimentato da<br />
un paio <strong>di</strong> fiumi all'estremità opposta. I fiumi, gonfi <strong>di</strong> acqua<br />
piovana, si gettavano attraverso gole rocciose formando<br />
cascate che precipitavano da alti massi ancorati da massicci<br />
gruppi <strong>di</strong> quegli alberi simili a sequoie giganti. Il lago era<br />
agitato da quel pompaggio, e il bagliore <strong>di</strong> ogni nuovo<br />
fulmine danzava e scintillava mescolandosi alla luce delle<br />
torce sospese a staffe <strong>di</strong>sposte per tutta la lunghezza e la<br />
larghezza delle colline in archi sempre più ampi, che<br />
illuminavano tutto il pen<strong>di</strong>o. Ben rallentò il passo e scrutò<br />
l'oscurità. Pareva che tutto il popolo della regione dei laghi<br />
fosse presente: o erano solo in pochi, in mezzo all'enorme<br />
numero <strong>di</strong> torce? Il vento gli sferzava gli occhi con la<br />
pioggia, e lui non avrebbe saputo decidere.<br />
Il Signore del Fiume si volse, vide che lui era ancora lì, e<br />
gli fece segno <strong>di</strong> avanzare fino a una cornice <strong>di</strong> roccia che<br />
sporgeva dal fianco della collina sovrastando i fiumi, il lago
e le file ricurve <strong>di</strong> torce. La furia del temporale si abbatté su<br />
<strong>di</strong> loro mentre stavano in pie<strong>di</strong> sulla piattaforma priva <strong>di</strong><br />
riparo, schiacciati l'uno contro l'altro, e le loro parole si<br />
perdevano quasi nell'ululato del vento.<br />
«Mi ascolti, ora, Alto Signore!» gridò il Signore del<br />
Fiume, col suo strano viso scolpito a pochi centimetri da<br />
quello <strong>di</strong> Ben. «Non posso or<strong>di</strong>nare alla madre <strong>di</strong> Willow <strong>di</strong><br />
danzare per me come ha fatto per sua figlia, ma posso<br />
or<strong>di</strong>narlo alle sue simili! Scoprirò i segreti che mi vengono<br />
celati!»<br />
Ben annuì in silenzio. Negli occhi dell'altro c'era una<br />
frenesia che non aveva mai visto prima, una frenesia che<br />
sapeva <strong>di</strong> passione.<br />
Il Signore del Fiume fece un segnale, e dall'oscurità<br />
emerse un essere scheletrico, una creatura così sparuta che<br />
sembrava fatta <strong>di</strong> ramoscelli secchi. Una veste <strong>di</strong> lana ruvida<br />
gli pendeva sul corpo, sferzata dal vento, e capelli ver<strong>di</strong><br />
come barbe <strong>di</strong> granturco scendevano dalla sommità della<br />
testa fino alla nuca, simili ai peli che gli correvano lungo la<br />
spina dorsale e il dorso delle braccia e delle gambe. Il suo<br />
viso sembrava formato da una serie <strong>di</strong> fessure incise nel<br />
legno del viso. Teneva in mano un flauto <strong>di</strong> canna.<br />
«Suona!» or<strong>di</strong>nò il Signore del Fiume, abbracciando con<br />
un gesto della mano il pen<strong>di</strong>o della valle. «Chiamale!»<br />
La creatura scheletrica si accosciò sul terreno inzuppato<br />
d'acqua, si accoccolò con le gambe incrociate sotto il corpo e<br />
portò il flauto alle labbra. La musica cominciò in sor<strong>di</strong>na,
una cadenza dolce e cantilenante che s'insinuava nei cavi <strong>di</strong><br />
momentaneo silenzio lasciati dagli intervalli <strong>di</strong> tregua<br />
nell'ululato profondo del vento. Si mescolava e si fondeva<br />
con i suoni della tempesta, aprendosi la strada nel suo or<strong>di</strong>to<br />
come un filo intessuto a mano. Aveva la consistenza della<br />
seta, liscia e fluida, e avviluppava gli ascoltatori come una<br />
coperta. Fluttuava in basso lungo il pen<strong>di</strong>o, e nell'aria si<br />
avvertì qualcosa che cambiava.<br />
«Sente?» <strong>di</strong>sse il Signore del Fiume all'orecchio <strong>di</strong> Ben,<br />
esultante.<br />
Il suonatore <strong>di</strong> flauto aumentò gradualmente il timbro, e il<br />
suono si levò più alto nella furia del temporale. Pian piano<br />
trascese il buio, l'umi<strong>di</strong>tà e il gelo, e tutto ciò che li<br />
circondava cominciò a cambiare. L'ululato del vento <strong>di</strong>minuì<br />
come se fosse smorzato da una coltre, il gelo cedette il posto<br />
al calore, e la notte si rischiarò come se fosse già arrivata<br />
l'alba. Ben si sentì sollevare come su un cuscino d'aria. Batté<br />
le palpebre, incredulo. Tutto intorno a lui stava cambiando:<br />
forma, sostanza, tempo, tutto. Nella musica c'era una magia<br />
più grande <strong>di</strong> quante ne aveva incontrate fino ad allora, un<br />
potere che alterava perfino la grande forza della natura.<br />
La luce delle torce si ravvivò come se le fiamme avessero<br />
ricevuto nuova vita, e il pen<strong>di</strong>o fu illuminato dal loro<br />
bagliore. Ma c'era anche un bagliore nuovo, un bagliore che<br />
restava sospeso nell'aria notturna come una luminescenza.<br />
S'irra<strong>di</strong>ava sul pen<strong>di</strong>o e in basso fino alle acque del lago. Le<br />
acque si erano placate, il loro moto <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nato si era
appianato come la mano <strong>di</strong> una madre liscerebbe i capelli<br />
arruffati <strong>di</strong> un bambino addormentato. Il bagliore danzava ai<br />
margini dell'acqua, come un essere vivente.<br />
«Laggiù, Alto Signore, guar<strong>di</strong>!» incalzò il Signore del<br />
Fiume.<br />
Ben guardò. Frammenti e sprazzi del bagliore avevano<br />
cominciato a prendere forma. Danzando, piroettando,<br />
sollevandosi alla luce delle torce, avevano cominciato ad<br />
assumere la forma <strong>di</strong> creature fatate. Esseri lievi e aerei,<br />
traevano forza dalla luminosità e dalla musica del flauto per<br />
prendere vita. Ben le riconobbe all'istante. Erano ninfe dei<br />
boschi, proprio come la madre <strong>di</strong> Willow… creature simili a<br />
bimbi, inconsistenti come fumo. Gambe e braccia scure<br />
come noci balenavano e scintillavano, capelli ricadevano<br />
lunghi fino alla cintola, volti minuscoli si levavano verso<br />
l'alto. Ne apparvero a dozzine, come spuntate dal nulla, e<br />
danzarono e volteggiarono sulle rive del lago <strong>di</strong> specchio<br />
come in un caleidoscopio <strong>di</strong> movimenti.<br />
La musica s'intensificò. Il bagliore irra<strong>di</strong>ava il calore <strong>di</strong><br />
un giorno estivo, e nella sua luminosità cominciarono ad<br />
apparire dei colori, tinte dell'arcobaleno che si mescolavano<br />
e si spandevano come pennellate <strong>di</strong> un pittore sulla tela.<br />
Sagoma e forma si alterarono, e Ben si sentì trasportare in un<br />
altro tempo e in un altro luogo. Era <strong>di</strong> nuovo giovane, e il<br />
mondo era tutto nuovo. La sensazione <strong>di</strong> librarsi che aveva<br />
provato poco prima si accentuò, e lui cominciò a fluttuare<br />
libero dalla terra, libero dalla forza <strong>di</strong> gravità. Il Signore del
Fiume e il suonatore <strong>di</strong> flauto fluttuavano insieme a lui,<br />
simili a uccelli, sull'onda <strong>di</strong> suono e <strong>di</strong> colore. Le ninfe dei<br />
boschi danzavano ancora sotto <strong>di</strong> lui, volteggiando con un<br />
nuovo entusiasmo nel chiarore, nell'aria. Si allontanavano<br />
piroettando dalla riva verso il largo, sfiorando senza peso le<br />
acque del lago immobile, con le figure minuscole che<br />
toccavano appena la superfici <strong>di</strong> specchio. Pian piano si<br />
raccolsero al centro del lago, formarono schemi intricati<br />
unendosi e separandosi <strong>di</strong> nuovo, unendosi e separandosi.<br />
Sopra <strong>di</strong> loro, cominciò a prendere forma nell'aria<br />
un'immagine.<br />
«Ecco che arriva!» sussurrò il Signore del Fiume da un<br />
punto così <strong>di</strong>stante che Ben riuscì a u<strong>di</strong>rlo a stento.<br />
L'immagine <strong>di</strong>venne chiara, ed era Willow. Era sola in<br />
riva a un lago – quello stesso lago – e teneva in mano le<br />
briglie d'oro che aveva visto in sogno. Era vestita <strong>di</strong> seta<br />
bianca e la sua bellezza era tanto ra<strong>di</strong>osa da eclissare perfino<br />
quella creata dalla musica del suonatore e dalla danza delle<br />
ninfe dei boschi. Ra<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> vita, il suo viso si levò sullo<br />
sfondo dei colori che le turbinavano attorno, e le lunghe<br />
trecce ver<strong>di</strong> si sciolsero al mormorio del vento. Teneva le<br />
briglie protese in avanti, come se fossero un dono, e<br />
aspettava.<br />
Attento! ammonì d'improvviso una voce, una voce così<br />
flebile da andare quasi perduta nel turbinio della visione.
Ben staccò per un attimo gli occhi da Willow. Da una<br />
<strong>di</strong>stanza apparentemente impossibile, laggiù in basso,<br />
Edgewood Dirk lo stava fissando.<br />
«Cosa c'è che non va?» riuscì a chiedere Ben.<br />
Ma la domanda andò perduta in modo irreparabile in<br />
quello che accadde subito dopo. La musica aveva raggiunto<br />
un culmine febbrile, così intenso da escludere tutto il resto. Il<br />
mondo era scomparso. Esistevano soltanto il lago, il turbinio<br />
delle ninfe dei boschi e la visione <strong>di</strong> Willow. La vista <strong>di</strong> Ben<br />
era sopraffatta da colori dalle sfumature incre<strong>di</strong>bilmente<br />
intense, e aveva le lacrime agli occhi. Non aveva mai<br />
conosciuto tanta felicità. Aveva l'impressione <strong>di</strong> essere sul<br />
punto <strong>di</strong> <strong>di</strong>sintegrarsi e <strong>di</strong> rinascere.<br />
In quel momento accadde qualcosa <strong>di</strong> nuovo in riva al<br />
lago, oltre le ninfe e la visione <strong>di</strong> Willow, qualcosa <strong>di</strong><br />
incre<strong>di</strong>bilmente bello e al tempo stesso terrificante. Ben udì<br />
il grido sommesso del Signore del Fiume. Era un grido <strong>di</strong><br />
trionfo. Il vortice <strong>di</strong> suoni e <strong>di</strong> colori scintillò e si piegò<br />
come un tessuto teso, e l'intrusione dall'esterno s'inserì passo<br />
a passo nella sua trama.<br />
Era l'unicorno nero.<br />
Ben rimase senza fiato. Provò un bruciore agli occhi e una<br />
sensazione improvvisa, incre<strong>di</strong>bile, <strong>di</strong> desiderio. Non aveva<br />
mai visto niente <strong>di</strong> così bello come l'unicorno. Perfino<br />
Willow nella visione delle ninfe dei boschi non era che una<br />
pallida ombra rispetto alla creatura fatata. Il suo corpo<br />
delicato sembrava ondeggiare al ritmo della musica e della
danza mentre avanzava dal buio nel vortice <strong>di</strong> colore, e il<br />
corno risplendeva bianco per magia.<br />
Allora l'avvertimento <strong>di</strong> Dirk si ripeté, stavolta non più<br />
che un ricordo. Attento!<br />
«Che cosa sta accadendo?» sussurrò Ben.<br />
Il Signore del Fiume si voltò allora verso <strong>di</strong> lui, girando la<br />
testa con un movimento lento. Il viso duro era animato da<br />
sentimenti che danzavano sulla superficie cesellata in onde<br />
<strong>di</strong> luce e <strong>di</strong> colore. Parlò, ma le parole sembravano provenire<br />
non dalla sua bocca, bensì dalla mente. «Sarà mio, Alto<br />
Signore! Avrò per me la sua magia, e <strong>di</strong>venterà parte della<br />
mia terra e del mio popolo! Deve appartenere a me! Deve!»<br />
E Ben vide all'improvviso, oltre la cortina <strong>di</strong> sensazioni<br />
piacevoli, oltre la musica e la danza, la verità <strong>di</strong> quanto il<br />
Signore del Fiume affermava. Il Signore del Fiume non<br />
aveva convocato il suonatore e le ninfe dei boschi per<br />
scoprire qualcosa sulla sorte <strong>di</strong> Willow o <strong>di</strong> sua madre. La<br />
sua ambizione era molto più grande. Aveva convocato<br />
suonatore e ninfe perché gli portassero l'unicorno nero.<br />
Aveva usato la musica e la danza per creare l'illusione <strong>di</strong> sua<br />
figlia e delle sue briglie <strong>di</strong> fili d'oro per attirare l'unicorno<br />
sulla riva del lago, dove poteva essere catturato. Il Signore<br />
del Fiume aveva sì creduto alla storia <strong>di</strong> Ben, ma aveva<br />
deciso che l'unicorno nero sarebbe servito ai suoi scopi<br />
meglio che a quelli <strong>di</strong> un re detronizzato e privo <strong>di</strong> potere.<br />
Aveva preso il sogno <strong>di</strong> Willow per farlo suo. Tutto
quell'apparato era una elaborata messinscena <strong>di</strong> cui il<br />
suonatore e le ninfe dei boschi erano gli strumenti.<br />
E aveva funzionato, mio Dio! L'unicorno nero era venuto!<br />
Ben ora guardava l'unicorno come affascinato, incapace<br />
<strong>di</strong> staccarsene, sapendo che doveva fare qualcosa per<br />
impe<strong>di</strong>re ciò che stava per accadere, ma paralizzato dalla<br />
bellezza e dall'intensità della visione. L'unicorno splendeva<br />
come una scheggia <strong>di</strong> notte impenetrabile in mezzo al<br />
turbinio <strong>di</strong> colori che lo aveva attirato. Curvò la testa snella<br />
al richiamo della musica e lanciò un grido alla vista della<br />
fanciulla con le briglie d'oro. Era un'immagine <strong>di</strong> fiaba<br />
tradotta in realtà, e la sua bellezza era irresistibile. Gli<br />
zoccoli caprini scalpitarono, la coda leonina si agitò, e<br />
l'unicorno avanzò avvicinandosi alla trappola.<br />
"Devo fermarlo" provò l'impulso <strong>di</strong> gridare Ben.<br />
E poi il tessuto attraverso il quale l'unicorno nero era<br />
passato tanto facilmente parve squarciarsi al centro, più in<br />
alto della visione e delle ninfe dei boschi, e s'impose alla<br />
vista un incubo scaturito da altre menti e da altre necessità.<br />
Era un essere immondo, una creatura fatta <strong>di</strong> squame e <strong>di</strong><br />
aculei, <strong>di</strong> denti e <strong>di</strong> artigli, alata e ricoperta <strong>di</strong> un umore nero<br />
che emetteva fumo al calore dell'aria. Un incrocio fra<br />
serpente e volpe, passò a forza fra la notte e la tempesta e si<br />
avventò sul lago, lanciando un grido.<br />
Ben si sentì gelare. Aveva già visto quell'essere. Era un<br />
demone uscito dal mondo infero <strong>di</strong> Abaddon, gemello del<br />
mostro un tempo montato in battaglia dal Marchio <strong>di</strong> Ferro.
Li assalì come una furia, poi deviò bruscamente<br />
scorgendo l'unicorno nero. L'unicorno vide il demone nello<br />
stesso istante e lanciò un grido terrificante, acutissimo. Il<br />
corno tortile <strong>di</strong>venne per magia <strong>di</strong> un bianco incandescente, e<br />
l'unicorno balzò <strong>di</strong> lato mentre il demone gli passava accanto<br />
saettando, artigliando l'aria con le unghie. Poi l'unicorno<br />
scomparve, fuggendo <strong>di</strong> nuovo nella notte, con la stessa<br />
repentinità con cui era arrivato.<br />
Il Signore del Fiume lanciò un urlo <strong>di</strong> angoscia e <strong>di</strong><br />
furore. Il demone tornò in<strong>di</strong>etro ed emise fuoco dalle fauci<br />
spalancate. Le fiamme avvolsero il suonatore e incenerirono<br />
la figura <strong>di</strong> stecchi. Suoni e colori si <strong>di</strong>ssolsero nella nebbia,<br />
e tornò a regnare la notte. L'oscurità tornò a occupare il suo<br />
posto mentre la visione <strong>di</strong> Willow e delle briglie d'oro si<br />
<strong>di</strong>ssolveva. Ben si ritrovò sulla sporgenza <strong>di</strong> roccia accanto<br />
al Signore del Fiume, e la furia del temporale li investì <strong>di</strong><br />
nuovo con tutta la sua forza.<br />
Ma le ninfe dei boschi continuarono a piroettare, ancora<br />
prese dalla frenesia della danza. Era come se non potessero<br />
fermarsi. Tutt'intorno alle rive del lago volteggiavano,<br />
minuscole scintille <strong>di</strong> luce nel buio e nella pioggia. Le torce<br />
sfrigolarono e si oscurarono, spente dalla pioggia e dal<br />
vento, e rimase soltanto la luce delle ninfe dei boschi sullo<br />
sfondo della notte. La luce attirò il demone come un<br />
cacciatore verso la preda. Il mostro volteggiava avanti e<br />
in<strong>di</strong>etro, spazzando il lago da un capo all'altro, emettendo
fiamme dalla gola e riducendo in cenere le danzatrici<br />
in<strong>di</strong>fese. Le loro urla mentre morivano erano flebili strilli<br />
che mancavano <strong>di</strong> vera sostanza, e scomparivano come<br />
candele spente. Il Signore del Fiume ululava per la<br />
<strong>di</strong>sperazione, ma non poteva salvarle. Morirono una ad una,<br />
bruciate vive dal demone che sfrecciava avanti e in<strong>di</strong>etro<br />
nella notte come l'ombra della morte.<br />
Ben era fuori <strong>di</strong> sé. Non poteva tollerare quella<br />
<strong>di</strong>struzione, ma non poteva impe<strong>di</strong>rla. Alla fine agì perché<br />
l'orrore era troppo intollerabile. Agì senza riflettere,<br />
estraendo <strong>di</strong> scatto dalla tunica il medaglione brunito come<br />
avrebbe fatto ai vecchi tempi, brandendolo contro la notte,<br />
gridando il suo furore contro il demone alato.<br />
Aveva <strong>di</strong>menticato per un attimo quale medaglione<br />
portava.<br />
Il demone si volse e volò verso <strong>di</strong> lui. Ben si accorse<br />
all'improvviso <strong>di</strong> avere Dirk ai suoi pie<strong>di</strong>, immobile vicino a<br />
lui. Ormai era conscio anche del fatto che attirando<br />
l'attenzione su <strong>di</strong> sé aveva appena firmato la propria<br />
condanna a morte.<br />
Poi balenò un fulmine, e il demone vide chiaramente il<br />
medaglione, Ben Holiday e Edgewood Dirk. La bestia sibilò<br />
con la furia del vapore che scaturisce da una spaccatura della<br />
terra, e si allontanò bruscamente. Volò via nella notte e<br />
scomparve.<br />
Ben tremava. Non sapeva che cosa fosse accaduto, sapeva<br />
soltanto che per qualche ragione inesplicabile era ancora
vivo. In basso, le ultime ninfe dei boschi avevano smesso<br />
finalmente <strong>di</strong> danzare ed erano scomparse <strong>di</strong> nuovo nella<br />
foresta, e l'eclissi <strong>di</strong> luce della loro fuga aveva fatto<br />
ripiombare nel buio tutto il lago e le colline. Vento e pioggia<br />
sferzavano il deserto che era rimasto.<br />
Ben riuscì a dominare il tremito alle mani. Lentamente,<br />
rimise il medaglione sotto la tunica. Bruciava contro la sua<br />
pelle.<br />
Il Signore del Fiume aveva posato un ginocchio a terra e<br />
teneva gli occhi fissi su Ben. «Quella creatura la<br />
conosceva!» gridò incollerito.<br />
«No, non avrebbe potuto…» cominciò Ben.<br />
«Il medaglione!» lo interruppe l'altro. «Conosceva il<br />
medaglione! Fra voi c'è un legame che lei non può<br />
giustificare!» Si alzò in pie<strong>di</strong>, con il respiro ridotto a un<br />
sibilo aspro. «Lei mi ha fatto perdere tutto! Mi è costato<br />
l'unicorno! Ha causato la <strong>di</strong>struzione del mio suonatore e<br />
delle ninfe dei boschi. Lei e il suo gatto! L'avevo messa in<br />
guar<strong>di</strong>a contro quel gatto! Dovunque compare un gatto<br />
prismatico sono guai! Guar<strong>di</strong> che cosa ha fatto! Guar<strong>di</strong> che<br />
<strong>di</strong>sastro ha provocato!»<br />
Ben arretrò. «Io non ho…»<br />
Ma il Signore del Fiume lo interruppe ancora una volta.<br />
«Voglio che se ne vada! Non sono più sicuro della sua<br />
identità e non me ne importa più. Voglio che se ne vada<br />
subito dal mio territorio, e anche il gatto! Se domattina vi
trovo ancora qui, vi lascerò nella palude in un posto da cui<br />
non riuscirete mai a fuggire! Ora andate!»<br />
Il furore nella sua voce impe<strong>di</strong>va ogni <strong>di</strong>scussione. Il<br />
Signore del Fiume era stato defraudato <strong>di</strong> qualcosa che<br />
desiderava con tutto se stesso e aveva deciso dentro <strong>di</strong> sé che<br />
la colpa era <strong>di</strong> Ben. Non faceva <strong>di</strong>fferenza che le sue<br />
esigenze fossero egoistiche o che fosse stato privato <strong>di</strong><br />
qualcosa a cui non aveva <strong>di</strong>ritto. Non aveva importanza che<br />
si fosse servito <strong>di</strong> Ben per i suoi scopi. Non riusciva a vedere<br />
altro che la per<strong>di</strong>ta subita.<br />
Ben sentiva dentro <strong>di</strong> sé un gran vuoto. Si era aspettato <strong>di</strong><br />
meglio dal Signore del Fiume.<br />
Si voltò senza una parola e si allontanò nella notte.
CAPITOLO 9<br />
La Madre Terra<br />
La pioggia e il freddo trasformarono Ben Holiday in un<br />
relitto umano fra<strong>di</strong>cio e scarmigliato mentre tornava<br />
faticosamente in<strong>di</strong>etro attraverso la foresta, lasciando il<br />
pen<strong>di</strong>o deserto e il Signore del Fiume in collera, e il suo<br />
aspetto <strong>di</strong>venne un riflesso eloquente del suo umore. Il<br />
complesso <strong>di</strong> emozioni che aveva provato grazie alla musica<br />
del flauto, alla danza delle ninfe dei boschi, alla visione <strong>di</strong><br />
Willow e a quello che era seguito, lo lacerava ancora con<br />
tutta la crudeltà e la tenacia <strong>di</strong> un branco <strong>di</strong> lupi. Sentiva<br />
ancora un'eco dell'estasi e della libertà interiore scaturite<br />
dalla musica e dalla danza, ma le sensazioni dominanti erano<br />
sgomento e orrore.<br />
Nella buia solitu<strong>di</strong>ne della sua mente sfilavano immagini:<br />
il Signore del Fiume, ansioso <strong>di</strong> catturare l'unicorno nero in<br />
modo che la magia potesse essere soltanto sua; quel demone<br />
alato, che inceneriva le fragili ninfe dei boschi mentre<br />
volteggiavano in<strong>di</strong>fese in riva al lago; se stesso, che<br />
istintivamente bran<strong>di</strong>va l'immagine brunita <strong>di</strong> Meeks come<br />
se fosse un talismano riconoscibile in qualche modo…<br />
E forse era stato riconosciuto.<br />
Dannazione, che cosa era successo laggiù? Che cosa<br />
significava ciò che era accaduto? La creatura alata si era<br />
avventata su <strong>di</strong> lui per <strong>di</strong>struggerlo, poi era tornata in<strong>di</strong>etro
come se avesse urtato contro un muro. Era stato il<br />
medaglione, Ben, Edgewood Dirk o forse qualcosa del tutto<br />
<strong>di</strong>verso?<br />
Il Signore del Fiume pensava chiaramente che fosse il<br />
medaglione. Era convinto che Ben fosse unito al demone – e<br />
a Meeks – da qualche sor<strong>di</strong>do legame che proteggeva tutti e<br />
tre.<br />
Ben rabbrividì. Doveva ammettere quella possibilità.<br />
L'immagine <strong>di</strong> Meeks sarebbe potuta bastare a respingere il<br />
demone.<br />
Si fermò. Ciò equivaleva a presumere che il demone fosse<br />
stato inviato da Meeks, naturalmente. Ma non era forse<br />
quella l'unica possibilità plausibile? Non era stato forse<br />
Meeks a evocare per primo i demoni <strong>di</strong> Abaddon, quando il<br />
vecchio re era morto? Ben riprese a camminare. Si, doveva<br />
essere stato Meeks. Doveva aver mandato il demone perché<br />
sapeva che il Signore del Fiume era sul punto <strong>di</strong> catturare<br />
l'unicorno nero, e lui voleva l'unicorno per sé, qualunque<br />
fosse la ragione. Ma ciò significava che doveva avere un<br />
mezzo per sapere che il Signore del Fiume stava per<br />
catturare l'unicorno, e ciò significava a sua volta che il<br />
medaglione <strong>di</strong> Ben avrebbe potuto costituire quel mezzo.<br />
Meeks lo aveva ammonito che il medaglione lo avrebbe<br />
informato degli spostamenti <strong>di</strong> Ben. Il medaglione poteva<br />
aver fatto esattamente quello. In effetti Ben poteva essere<br />
stato il responsabile della <strong>di</strong>struzione delle ninfe dei boschi.
Le urla delle creature fatate morenti echeggiavano ancora<br />
negli angoli oscuri della sua mente, come un monito crudele.<br />
Finché non erano morte, lui non le aveva nemmeno<br />
considerate reali, ma soltanto frammenti <strong>di</strong> luce con<br />
immagini umane sovrimpresse sulla luminosità; snelle,<br />
liriche figurine che se fossero cadute si sarebbero infrante<br />
come cristalli.<br />
L'intera scena si rimescolò nella sua mente,<br />
tormentandolo finché alla fine lui respinse tutti i frammenti<br />
con violenza. Le domande generavano altre domande, e<br />
pareva che non vi fossero risposte per nessuna. La pioggia<br />
scendeva con un ritmo cadenzato, tamburellando, formando<br />
pozzanghere tra il fango e l'erba, e correndo lungo il sentiero<br />
lui seguiva il corso dei rigagnoli. Si sentiva incalzare dal<br />
freddo e dall'oscurità e anelava in modo confuso a un<br />
momento <strong>di</strong> calore, a una scintilla <strong>di</strong> luce. Camminava, e<br />
tuttavia non sapeva bene dove stesse andando. Via, decise.<br />
Via dal Signore del Fiume e dalla regione dei laghi, via<br />
dall'unica probabilità che aveva <strong>di</strong> trovare Willow prima <strong>di</strong><br />
Meeks.<br />
I suoi stivali sciaguattavano nel fango e nell'umido. Ma<br />
dove poteva andare?<br />
All'improvviso si guardò attorno cercando Edgewood<br />
Dirk. Dov'era quel dannato gatto? Era sempre lì quando non<br />
ne aveva bisogno; dov'era adesso che gli serviva? Dirk<br />
pareva sapere
sempre da che parte andare. Il gatto pareva sapere sempre<br />
tutto.<br />
Dirk aveva capito anche che cosa stava cercando <strong>di</strong> fare il<br />
Signore del Fiume con la musica del flauto e la danza delle<br />
ninfe dei boschi, pensò Ben mentre rifletteva sugli<br />
avvenimenti che si erano appena svolti.<br />
"Attento" aveva ammonito il gatto.<br />
Comodo.<br />
I suoi pensieri presero un'altra strada, e si ritrovò a<br />
pensare <strong>di</strong> nuovo al medaglione. Aveva davvero respinto il<br />
demone? Era stata davvero quella la causa della <strong>di</strong>struzione<br />
delle ninfe dei boschi e del suonatore? Lui non poteva vivere<br />
con quella convinzione. Forse doveva semplicemente<br />
liberarsi <strong>di</strong> quell'oggetto. E se avesse operato davvero a<br />
vantaggio del mago finché Ben lo teneva addosso? Forse era<br />
esattamente quello che Meeks voleva. L'ammonimento a non<br />
tentare <strong>di</strong> toglierlo poteva essere una finta. Se lo toglieva,<br />
forse si sarebbe liberato del mago.<br />
Si fermò <strong>di</strong> nuovo e infilò la mano sotto la tunica. Strinse<br />
le <strong>di</strong>ta intorno alla catena dalla quale pendeva il medaglione<br />
e lo estrasse lentamente. Fissandolo nel buio, vedendo<br />
l'immagine offuscata da una patina scura brillare ai brevi<br />
lampi che intersecavano il cielo della foresta, provò un<br />
impulso incre<strong>di</strong>bilmente forte <strong>di</strong> scagliare lontano da sé quel<br />
pezzo <strong>di</strong> metallo che aveva il potere <strong>di</strong> turbarlo. Se lo faceva,<br />
forse si sarebbe liberato, forse si sarebbe riscattato almeno in
parte della <strong>di</strong>struzione delle ninfe dei boschi. Avrebbe potuto<br />
ricominciare da capo.<br />
«Ah, mio caro Alto Signore, eccola qui, a vagare nel buio<br />
come un opossum cieco. Credevo <strong>di</strong> averla perduta del<br />
tutto.»<br />
Edgewood Dirk sbucò dagli alberi con il suo passo<br />
elegante, il mantello impeccabile lucente <strong>di</strong> acqua piovana, i<br />
baffi leggermente appesantiti dall'umi<strong>di</strong>tà. Si <strong>di</strong>resse verso<br />
un tronco caduto e si accovacciò con cura stu<strong>di</strong>ata sulla<br />
corteccia umida.<br />
«Dove sei stato tu?» scattò Ben irritato. Esitò, poi lasciò<br />
ricadere il medaglione sotto la tunica.<br />
«A cercare lei, naturalmente» rispose con calma Dirk.<br />
«Pare che abbia un gran bisogno <strong>di</strong> attenzioni.»<br />
«Ah, davvero?» Ben perse le staffe. Era stanco,<br />
spaventato, <strong>di</strong>sgustato, e una decina <strong>di</strong> altri stati d'animo<br />
spiacevoli, ma più <strong>di</strong> ogni altra cosa era stufo <strong>di</strong> essere<br />
trattato come un fantoccio sperduto da quel dannato gatto.<br />
«Be', se è mai esistito qualcuno adatto a prendersi cura degli<br />
altri, sei tu, non è vero? Edgewood Dirk, custode <strong>di</strong> anime<br />
smarrite. Chi altri possiede un così pro<strong>di</strong>gioso intuito per<br />
capire il carattere umano? Chi altri <strong>di</strong>scerne la verità con<br />
tanta ammirevole coerenza? Dimmelo ancora, Dirk, com'è<br />
che sai tante cose? Avanti, <strong>di</strong>mmelo! Come hai fatto a capire<br />
prima <strong>di</strong> me quello che il Signore del Fiume stava<br />
architettando? Come facevi a sapere che stava evocando<br />
l'unicorno? Per quale motivo hai lasciato che restassi li a
partecipare? Probabilmente quelle ninfe dei boschi sono<br />
morte per colpa mia! Per quale motivo hai lasciato che<br />
accadesse?»<br />
Il gatto lo fissò intensamente per un attimo, poi cominciò<br />
a leccarsi. Ben attese. Dirk sembrava in<strong>di</strong>fferente alla sua<br />
presenza.<br />
«Ebbene?» <strong>di</strong>sse alla fine Ben.<br />
Il gatto alzò gli occhi. «Certo che ha molte domande, non<br />
è vero, Alto Signore?» La lingua rosa spuntò dal muso.<br />
«Perché continua a rivolgersi a me per le risposte?»<br />
«Perché sembra che tu le abbia, dannazione!»<br />
«Quello che sembra e quello che in realtà è sono due cose<br />
del tutto <strong>di</strong>verse, Alto Signore, una lezione che lei deve<br />
ancora imparare. Io ho istinto e buon senso; a volte riesco a<br />
<strong>di</strong>scernere le cose più facilmente degli esseri umani. Non<br />
sono però una riserva infinita <strong>di</strong> risposte alle domande. C'è<br />
<strong>di</strong>fferenza.» Starnutì. «Inoltre, lei fraintende ancora una volta<br />
la natura dei nostri rapporti. Io sono un gatto e non sono<br />
tenuto a <strong>di</strong>rle niente. Sono il suo compagno in questa<br />
avventura, non il suo tutore. Sono qui a mie spese e posso<br />
andarmene quando voglio. Non devo rispondere a nessuno,<br />
meno che mai a lei. Se desidera risposte alle sue domande, le<br />
suggerisco <strong>di</strong> trovarsele da solo. Le risposte sono tutte li,<br />
ammesso che si decida a fare lo sforzo necessario per<br />
cercarle.»<br />
«Avresti potuto mettermi in guar<strong>di</strong>a!»
«Avrebbe potuto farlo da sé, solo che non se n'è curato.<br />
Dovrebbe essermi grato che abbia deciso <strong>di</strong> intervenire.»<br />
«Ma le ninfe dei boschi…»<br />
«Per quale motivo» lo interruppe il gatto «continua a<br />
insistere nel chiedere risposte alle quali non ha <strong>di</strong>ritto? Non<br />
sono il suo deus ex machina!»<br />
Ben ingoiò la replica che stava per dare e sgranò gli occhi.<br />
Deus ex machina! «Parli il latino?» chiese incredulo.<br />
«E leggo il greco» rispose Dirk.<br />
Ben assentì, desiderando <strong>di</strong> poter risolvere almeno in<br />
minima parte il mistero del gatto. «Sapevi già che le ninfe<br />
dei boschi sarebbero state incenerite?» chiese infine.<br />
Il gatto prese tempo prima <strong>di</strong> rispondere. «Sapevo che il<br />
demone non avrebbe <strong>di</strong>strutto lei.»<br />
«Perché?»<br />
«Perché lei è l'Alto Signore.»<br />
«Un Alto Signore che nessuno riconosce, però.»<br />
«Un Alto Signore che non riconosce se stesso.»<br />
Ben esitò. Avrebbe voluto <strong>di</strong>re: "Si, ma il mio aspetto è<br />
stato cambiato e sono stato derubato del medaglione,<br />
eccetera eccetera." Ma non lo fece perché era una strada che<br />
avevano già percorso. Si limitò a <strong>di</strong>re: «Se il demone non è<br />
riuscito a riconoscermi come sapevi che non mi avrebbe<br />
<strong>di</strong>strutto?»<br />
Dirk parve scrollare le spalle. «Il medaglione.»<br />
Ben annuì. «Allora penso che dovrei liberarmi del<br />
medaglione. Penso che sia stato il medaglione a causare
quello che è successo laggiù: l'apparizione del demone, la<br />
<strong>di</strong>struzione delle ninfe dei boschi, tutto quanto. Penso che<br />
dovrei scagliarlo il più lontano possibile, Dirk.»<br />
Il gatto si alzò e si stirò. «Io penso che prima dovrebbe<br />
vedere che cosa vuole il pupazzo <strong>di</strong> fango.»<br />
Il suo sguardo si spostò e quello <strong>di</strong> Ben lo seguì. Pioggia e<br />
oscurità quasi nascondevano la piccola sagoma scura<br />
accovacciata a una decina <strong>di</strong> metri su un tappeto <strong>di</strong> aghi <strong>di</strong><br />
pino. Era una strana creatura, che assomigliava vagamente a<br />
un castoro dalle lunghe orecchie. Ricambiò il suo sguardo<br />
con occhi che splendevano <strong>di</strong> un giallo intenso nel buio.<br />
«Che cos'è?» chiese a Dirk.<br />
«Una creatura che si ciba <strong>di</strong> rifiuti e ripulisce dopo il<br />
passaggio delle altre creature, una specie <strong>di</strong> governante a<br />
quattro zampe.»<br />
«Che cosa vuole?»<br />
Dirk riuscì a mostrarsi offeso. «Perché lo chiede a me?<br />
Perché non chiederlo al pupazzo <strong>di</strong> fango?»<br />
Ben sospirò. Già, perché no? «Posso fare qualche cosa per<br />
te?» chiese alla sagoma immobile.<br />
Il pupazzo <strong>di</strong> fango ricadde sulle quattro zampe e si avviò,<br />
si voltò in<strong>di</strong>etro per un attimo, ripartì e si voltò <strong>di</strong> nuovo.<br />
«Non <strong>di</strong>rmelo» suggerì Ben a Dirk. «Vuole che lo<br />
seguiamo.»<br />
«Benissimo, non glielo <strong>di</strong>rò» promise Dirk.<br />
Seguirono il pupazzo <strong>di</strong> fango nella foresta, deviando<br />
ancora una volta a nord, lontano dalla città <strong>di</strong> Elderew e dal
popolo della regione dei laghi. La pioggia si ridusse a<br />
un'acquerugiola pigra e le nuvole cominciarono a <strong>di</strong>radarsi,<br />
lasciando filtrare nella foresta un po' <strong>di</strong> luce. Il freddo<br />
continuava ad aleggiare nell'aria, ma Ben era già tanto<br />
intirizzito da non notarlo più. Si trascinava in silenzio <strong>di</strong>etro<br />
il pupazzo <strong>di</strong> fango, chiedendosi vagamente come mai la<br />
creatura avesse ricevuto quel nome, chiedendosi dove<br />
stavano andando e perché, che cosa doveva fare del<br />
medaglione e soprattutto che cosa doveva fare con Dirk. Il<br />
gatto lo seguiva, procedendo con passi cauti e salti<br />
aggraziati, evitando il fango e le pozzanghere e facendo <strong>di</strong><br />
tutto per restare pulito.<br />
Proprio il tipico gatto, pensava Ben.<br />
Solo che Edgewood Dirk era tutt'altro che un tipico gatto,<br />
ovviamente, e non aveva importanza quanto a lungo o con<br />
quanta insistenza sostenesse il contrario. Il vero interrogativo<br />
era: che cosa doveva fare Ben con lui? Viaggiare con Dirk<br />
era come viaggiare con quella persona anziana che ti faceva<br />
sempre sentire un bambino e seguitava a <strong>di</strong>rti <strong>di</strong> non fare il<br />
bambino. Dirk era lì per una ragione, ovviamente ma Ben<br />
cominciava a domandarsi se fosse una ragione che aveva uno<br />
scopo utile.<br />
Gli alberi <strong>di</strong> sequoia della foresta <strong>di</strong> alta quota<br />
cominciavano a cedere il passo alla palude quando si<br />
avvicinarono all'estremo confine settentrionale <strong>di</strong> Elderew. Il<br />
terreno cominciava a scendere e la nebbia a formare lunghe<br />
scie ondeggianti. L'oscurità s'infittì e l'umi<strong>di</strong>tà gelida si
trasformò in una calura appiccicosa. Ben non si sentì<br />
confortato.<br />
Il pupazzo <strong>di</strong> fango proseguì senza rallentare.<br />
«Queste creature fanno spesso questo genere <strong>di</strong> cose?»<br />
sussurrò infine Ben a Dirk. «Chiederti <strong>di</strong> seguirle, voglio<br />
<strong>di</strong>re?»<br />
«Mai» rispose Dirk, con uno starnuto.<br />
Ben fissò il gatto con espressione corrucciata. "Spero che<br />
ti prenda la polmonite" pensò incupito.<br />
Scendevano sempre più in basso nella penombra, fra<br />
gruppi <strong>di</strong> cipressi e salici e tratti <strong>di</strong> vegetazione palustre che<br />
sfidavano ogni descrizione o identificazione. Il fango gli<br />
risucchiava gli stivali e l'acqua trasudava nelle impronte che<br />
lasciavano. La pioggia cessò del tutto, e scese un silenzio<br />
imbronciato. Ben si domandava che cosa si provasse a essere<br />
asciutti. I vestiti gli sembravano appesantiti col piombo. La<br />
nebbia ormai era molto fitta, e la visuale si era ridotta a una<br />
<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> non più <strong>di</strong> qualche passo. "Forse siamo stati<br />
portati qui a morire" decise. "Forse è per questo."<br />
Ma non era per quello o per qualsiasi altra cosa che<br />
richiedesse una preoccupazione imme<strong>di</strong>ata; era<br />
semplicemente una marcia estenuante attraverso la palude<br />
che si concluse in un enorme buco <strong>di</strong> fango. Il pupazzo <strong>di</strong><br />
fango portò Ben e Dirk fino al buco <strong>di</strong> fango, attese che<br />
fossero sull'orlo, e poi scomparve nel buio. Il buco <strong>di</strong> fango<br />
si estendeva in lontananza nella nebbia e nell'oscurità per<br />
oltre una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> metri, una vasta foiba placida, che <strong>di</strong>
tanto in tanto eruttava bolle d'aria e per il resto non<br />
presentava altri motivi d'interesse. Ben guardò il buco <strong>di</strong><br />
fango, abbassò gli occhi su Dirk e si domandò che cosa<br />
doveva succedere ancora.<br />
Un attimo dopo lo scoprì. Il buco <strong>di</strong> fango sembrò<br />
sollevarsi al centro, e dalle sue profon<strong>di</strong>tà una donna si levò<br />
per emergere in superficie.<br />
«Buon giorno, Alto Signore» lo salutò.<br />
Era nuda, pareva, anche se era <strong>di</strong>fficile esserne certi<br />
perché era ricoperta dalla testa ai pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> fango, che le<br />
aderiva come una patina. Un barlume <strong>di</strong> luce proveniva dagli<br />
occhi fissi su <strong>di</strong> lui; ma, a parte gli occhi, c'era soltanto la sua<br />
sagoma sotto il fango. Era sospesa sulla superficie della<br />
foiba come se fosse senza peso, rilassata e del tutto a suo<br />
agio.<br />
«Buon giorno» rispose lui in tono incerto.<br />
«Vedo che ha un gatto prismatico come compagno <strong>di</strong><br />
viaggio» <strong>di</strong>sse lei, con una voce stranamente atona e sonora.<br />
«Un vero colpo <strong>di</strong> fortuna. Un gatto prismatico può essere un<br />
compagno molto prezioso.»<br />
Ben non era sicuro <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre quell'apprezzamento,<br />
ma si morse la lingua. Dirk non <strong>di</strong>sse niente.<br />
«Io sono conosciuta come la Madre Terra, Alto Signore»<br />
continuò la donna. «Il nome mi è stato dato alcuni secoli fa<br />
dal popolo della regione dei laghi. Come loro, sono una<br />
creatura fatata legata a questo mondo. A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> loro, la<br />
decisione <strong>di</strong> venire è stata mia, ed è stata presa al tempo del
principio del mondo, quando c'era bisogno <strong>di</strong> me. Io sono<br />
l'anima e lo spirito della terra. Sono il giar<strong>di</strong>niere <strong>di</strong><br />
Landover, si potrebbe <strong>di</strong>re. Veglio sul suo suolo e sulle<br />
piante che vi crescono. La responsabilità della protezione e<br />
della cura del terreno non è solo mia, perché quelli che<br />
vivono sulla sua superficie devono addossarsi la<br />
responsabilità della sua cura, ma sono parte integrante del<br />
processo. Io offro la possibilità dal sottosuolo, e gli altri<br />
mettono a profitto quella possibilità.» Fece una pausa.<br />
«Comprende, Alto Signore?»<br />
Ben annuì. «Penso <strong>di</strong> sì.»<br />
«Bene, un po' <strong>di</strong> comprensione è necessaria. La terra e io<br />
siamo inseparabili; essa fa parte della mia composizione, e io<br />
sono tutt'uno con lei. Poiché siamo unite, gran parte <strong>di</strong> ciò<br />
che avviene a Landover mi è noto. So <strong>di</strong> lei, in particolare,<br />
perché anche la sua magia è parte <strong>di</strong> me. Esiste un legame<br />
inscin<strong>di</strong>bile fra l'Alto Signore <strong>di</strong> Landover e la terra.<br />
Comprende anche questo, non è vero?»<br />
Ben annuì <strong>di</strong> nuovo. «Ho appreso anche questo. E' per<br />
questo che mi riconosce adesso, anche con un aspetto<br />
alterato?»<br />
«Io la riconosco allo stesso modo in cui la riconosce il<br />
gatto prismatico, Alto Signore; non mi baso mai sulle<br />
apparenze.» Si udì un vaghissimo accenno <strong>di</strong> risata, per nulla<br />
scortese. «L'ho osservata arrivare a Landover e da allora l'ho<br />
tenuta d'occhio. Lei possiede coraggio e forza <strong>di</strong> volontà; le
manca soltanto la conoscenza, ma verrà col tempo. Questa<br />
non è una terra facile da capire.»<br />
«In questo momento sono un po' frastornato» ammise<br />
Ben. La Madre Terra gli piaceva già molto <strong>di</strong> più <strong>di</strong><br />
Edgewood Dirk.<br />
«Frastornato, sì. Ma meno <strong>di</strong> quanto crede.» La donna si<br />
spostò leggermente nel turbine <strong>di</strong> nebbia, con la sagoma<br />
opaca informe e immutabile. I suoi occhi scintillarono umi<strong>di</strong>.<br />
«L'ho fatta portare qui dal pupazzo <strong>di</strong> fango per poterle dare<br />
informazioni su Willow.»<br />
«L'ha vista?» domandò Ben.<br />
«Sì. L'ha portata da me sua madre. La madre e io siamo<br />
vicine come tutte le autentiche creature fatate e la terra.<br />
Con<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo la magia. Sua madre non è compresa dal<br />
Signore del Fiume, che pensa solo a possederla e non ad<br />
accettarla per quello che è. Il Signore del Fiume cerca il<br />
dominio alla maniera degli esseri umani, Alto Signore, un<br />
grave sbaglio che spero riconoscerà in tempo. Non è lecito<br />
possedere la terra e i suoi doni. La terra è un bene fiduciario,<br />
da <strong>di</strong>videre fra tutti i mortali e non da sfruttare per uso<br />
privato. Ma non è mai stato così, né a Landover, né in tutti<br />
gli altri mon<strong>di</strong>. Gli or<strong>di</strong>ni superiori cercano <strong>di</strong> dominare<br />
quelli inferiori, e tutti cercano <strong>di</strong> dominare la terra. Spesso la<br />
Madre Terra si sente spezzare il cuore per questo.»<br />
Fece una pausa. «Il Signore del Fiume tenta, ed è migliore<br />
<strong>di</strong> altri. Comunque, anche lui cerca il dominio in altri mo<strong>di</strong>,<br />
meno evidenti. Vuole usare la magia per purificare la terra,
senza capire che la sua visione non è necessariamente vera.<br />
Risanare è necessario, Alto Signore, ma non è consigliabile<br />
risanare tutto. A volte il processo della morte e della<br />
rigenerazione è intrinseco allo sviluppo. Un alternarsi <strong>di</strong> cicli<br />
vitali fa parte della natura. Nessuno può prevedere l'intero<br />
ciclo, e interferire con una fase qualsiasi può essere dannoso.<br />
Il Signore del Fiume non se ne accorge, proprio come non<br />
vede il motivo per cui la madre <strong>di</strong> Willow non può<br />
appartenergli. Vede solo i bisogni imme<strong>di</strong>ati.»<br />
«Come il suo bisogno dell'unicorno nero?» intervenne<br />
Ben impulsivamente.<br />
La Madre Terra lo stu<strong>di</strong>ò con attenzione. «Sì, Alto<br />
Signore, l'unicorno nero. Ecco un bisogno al quale nessuno<br />
sa resistere… nemmeno lei, forse.» Restò in silenzio per un<br />
attimo. «Sto <strong>di</strong>vagando. L'ho fatta portare qui per parlarle <strong>di</strong><br />
Willow. L'ho sentita insieme a lei, ed è una sensazione<br />
buona. Fra voi esiste un legame speciale che promette<br />
qualcosa che aspettavo da tempo. Desidero fare tutto il<br />
possibile per proteggere questo legame.»<br />
Sollevò un braccio scuro. «Ascolti, allora, Alto Signore.<br />
La madre <strong>di</strong> Willow l'ha portata da me due giorni fa, all'alba.<br />
Willow non voleva rivolgersi al padre per ottenere aiuto, e la<br />
madre non poteva darle quello che le occorreva. Sperava che<br />
potessi farlo io. Willow ormai ha sognato due volte<br />
l'unicorno nero, una volta mentre era con lei, una volta dopo.<br />
I sogni sono un misto <strong>di</strong> verità e <strong>di</strong> menzogne, e lei non<br />
riesce a <strong>di</strong>stinguere l'una dalle altre. Io non ho potuto aiutarla
in questo: i sogni non sono dominio della terra, i sogni<br />
vivono nell'aria e nella mente. Allora mi ha chiesto se sapevo<br />
se l'unicorno nero fosse una creatura buona o malvagia. Le<br />
ho detto che sarebbe stata l'uno e l'altro finché la sua verità<br />
non fosse stata capita chiaramente. Mi ha chiesto se potevo<br />
mostrarle io quella verità. Le ho risposto che quella verità<br />
non spettava a me mostrarla. Mi ha chiesto allora se sapevo<br />
<strong>di</strong> certe briglie d'oro. Le ho risposto <strong>di</strong> sì, e lei è andata a<br />
cercarle.»<br />
«Dove?» chiese subito Ben.<br />
La Madre Terra rimase <strong>di</strong> nuovo in silenzio per un attimo,<br />
come se <strong>di</strong>battesse qualcosa con se stessa. «Alto Signore, mi<br />
deve fare una promessa» <strong>di</strong>sse infine. «So che lei è turbato.<br />
So che ha paura. Forse si sentirà anche <strong>di</strong>sperato. La strada<br />
che segue adesso è <strong>di</strong>fficile. Ma deve promettermi che<br />
qualsiasi cosa le accada e per quanto soverchianti <strong>di</strong>ventino<br />
le sue emozioni per questo motivo, la sua prima<br />
preoccupazione sarà sempre per Willow. Deve promettere<br />
che farà tutto ciò che sarà in suo potere per salvarla.»<br />
Ben esitò un attimo prima <strong>di</strong> rispondere, perplesso. «Non<br />
capisco. Perché me lo chiede?»<br />
La Madre Terra incrociò le braccia sul petto. «Perché<br />
devo, Alto Signore. Perché sono quello che sono. Questo le<br />
dovrà bastare come risposta.»<br />
Ben corrugò la fronte. «E se non potessi mantenere la<br />
promessa? E se decidessi <strong>di</strong> non mantenerla?»
«Una volta fatta, la promessa dev'essere mantenuta. Lei<br />
la manterrà perché non avrà scelta.» La Madre Terra batté<br />
ancora una volta le palpebre. «La fa a me, ricor<strong>di</strong>, e una<br />
promessa fatta a me non si può violare. La magia ci lega in<br />
questo modo.»<br />
Ben soppesò attentamente la questione per lunghi istanti,<br />
indeciso. Non era tanto l'idea <strong>di</strong> legarsi a Willow con un<br />
impegno a turbarlo, quanto la promessa in sé. Significava<br />
escludere a priori tutte le altre opzioni prima ancora <strong>di</strong> sapere<br />
quali potevano essere, un voto dato alla cieca che mancava<br />
<strong>di</strong> lungimiranza.<br />
Ma del resto, ancora una volta, era così che andava la vita.<br />
Le occasioni non ti si presentavano sempre con un preavviso.<br />
«Lo prometto» <strong>di</strong>sse, e l'avvocato che era in lui fece una<br />
smorfia.<br />
«Willow è andata al nord» <strong>di</strong>sse la Madre Terra.<br />
«Probabilmente nel Pozzo Infido.»<br />
Ben s'irrigidì. «Il Pozzo Infido? Probabilmente?»<br />
«Le briglie d'oro erano una magia fatata, intessuta tanto,<br />
tanto tempo fa dai maghi del paese. Nel corso degli anni<br />
sono passate per molte mani e sono state quasi <strong>di</strong>menticate.<br />
Nel recente passato, erano <strong>di</strong> proprietà della Strega del<br />
Crepuscolo. La strega le aveva rubate e le teneva insieme<br />
agli altri suoi tesori. Lei fa incetta degli oggetti che trova<br />
belli e li tira fuori per guardarli quando lo desidera. Ma la<br />
Strega del Crepuscolo si è fatta rubare parecchie volte le<br />
briglie dal drago Strabo, che ricerca anche lui tesori del
genere. Il furto delle briglie è <strong>di</strong>ventato una specie <strong>di</strong> gara fra<br />
loro due. L'ultima volta erano in possesso della strega.»<br />
Una folla <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong> spiacevoli si affacciarono alla mente<br />
<strong>di</strong> Ben sentendo nominare la Strega del Crepuscolo e il<br />
Pozzo Infido. Nel regno <strong>di</strong> Landover c'erano parecchi posti<br />
che Ben non desiderava visitare <strong>di</strong> nuovo nel prossimo<br />
futuro, e la casa della strega era proprio in cima alla lista.<br />
Ma d'altra parte la Strega del Crepuscolo se n'era andata<br />
nel mondo fatato… non era così?<br />
«Willow è partita appena le ho parlato delle briglie d'oro,<br />
Alto Signore» <strong>di</strong>sse la Madre Terra interrompendo le sue<br />
riflessioni. «E' stato due giorni fa. Deve affrettarsi, se vuole<br />
raggiungerla.»<br />
Ben annuì <strong>di</strong>strattamente, notando già lo schiarirsi del<br />
cielo <strong>di</strong>etro la penombra immutabile della palude. L'alba era<br />
quasi su <strong>di</strong> loro.<br />
«Le auguro ogni bene, Alto Signore» esclamò la Madre<br />
Terra. Aveva cominciato a immergersi nuovamente nella<br />
palude, cambiando rapidamente forma mentre scendeva.<br />
«Trovi Willow e l'aiuti. Ricor<strong>di</strong> la promessa.»<br />
Ben cominciò a chiamarla, sentendo affiorare sulle labbra<br />
una decina <strong>di</strong> domande senza risposta, ma lei sparì quasi<br />
subito. Si limitò a sprofondare <strong>di</strong> nuovo nel buco <strong>di</strong> fango e<br />
scomparve. Ben rimase a fissare la superficie vuota e<br />
placida.
«Bene, almeno sappiamo da che parte è andata Willow»<br />
<strong>di</strong>sse a se stesso. «Ora non devo fare altro che trovare la<br />
strada per uscire da questa palude.»<br />
Come per magia, il pupazzo <strong>di</strong> fango ricomparve,<br />
sgusciando da <strong>di</strong>etro un riparo <strong>di</strong> fronde. Lo fissò con aria<br />
solenne, si mise in marcia, si voltò <strong>di</strong> nuovo e attese.<br />
Ben sospirò. Peccato che non tutti i suoi desideri fossero<br />
esau<strong>di</strong>ti così prontamente. Lanciò un'occhiata a Dirk. Il gatto<br />
lo fissò <strong>di</strong> rimando.<br />
«Hai voglia <strong>di</strong> fare una passeggiata al nord?» gli<br />
domandò.<br />
Il gatto, com'era preve<strong>di</strong>bile, non rispose.
CAPITOLO 10<br />
La caccia<br />
Erano a quattro giorni <strong>di</strong> cammino da Elderew, a est e<br />
poco più a sud <strong>di</strong> Rhyndweir, nel cuore del Prato Verde,<br />
quando s'imbatterono nel cacciatore.<br />
«Nero, era, come il carbone estratto dalle miniere del<br />
nord, come un'ombra che non ha mai visto la luce del giorno.<br />
Madre mia! Mi è passato proprio vicino, così vicino che<br />
allungando la mano mi sembrava <strong>di</strong> poterlo toccare. Era tutto<br />
grazia e bellezza, si librava in aria come se la terra non<br />
potesse trattenerlo, sfrecciando davanti a tutti noi come un<br />
soffio <strong>di</strong> vento che puoi sentire e a volte vedere, ma mai<br />
toccare. Oh, non che volessi toccarlo, ba<strong>di</strong> bene. Non volevo<br />
toccare qualcosa <strong>di</strong> così… puro. Era come guardare il fuoco:<br />
è puro, ma se ti avvicini troppo scotta. Io non volevo<br />
avvicinarmi troppo.»<br />
La voce del cacciatore era rapida e arrochita dalle<br />
emozioni che si agitavano vicine alla superficie. Sedeva<br />
insieme a Ben e a Dirk, nelle prime ore della sera, intorno a<br />
un piccolo falò al riparo <strong>di</strong> un piccolo querceto e <strong>di</strong> una<br />
cresta montuosa. Il tramonto tingeva <strong>di</strong> rosso e <strong>di</strong> viola<br />
l'orizzonte a ovest, e il crepuscolo grigio-azzurro aleggiava a<br />
oriente. La serata era calda e tranquilla, le nubi <strong>di</strong> pioggia <strong>di</strong><br />
quattro notti prima erano soltanto un ricordo. Gli uccelli
intonavano sugli alberi il loro canto serale, e nell'aria<br />
aleggiava il profumo dei fiori.<br />
Ben osservava con attenzione il cacciatore. Era un uomo<br />
alto e ossuto, con la pelle abbronzata dal sole e segnata dalle<br />
intemperie e con le mani callose. Indossava panni da<br />
boscaiolo, con alti stivali <strong>di</strong> cuoio ammorbi<strong>di</strong>ti a mano per<br />
renderli più como<strong>di</strong> e silenziosi, e portava una balestra con i<br />
dar<strong>di</strong>, un lungo arco con le frecce, un laccio appesantito alle<br />
estremità e un coltello da caccia. Aveva un viso lungo dagli<br />
zigomi alti, una maschera <strong>di</strong> angoli e superfici piatte, con la<br />
pelle tesa sulle ossa e i lineamenti stravolti dalla tensione.<br />
Aveva l'aspetto <strong>di</strong> un uomo pericoloso; in altri momenti, lo<br />
sarebbe stato.<br />
Ma non quella sera. Quella sera era qualcosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso.<br />
«Sto correndo troppo» mormorò l'uomo a un tratto, un<br />
ammonimento quanto una <strong>di</strong>chiarazione. Si terse la fronte<br />
dal sudore con la mano massiccia e si chinò, avvicinandosi<br />
ancor più alle fiamme del falò come per attingere al loro<br />
calore. «Per poco non sono mancato, sa. Stavo per andare sui<br />
Monti Melchor a caccia <strong>di</strong> bisonti. Avevo già preparato tutta<br />
la mia roba ed ero pronto, quando Dain mi ha trovato. Mi ha<br />
raggiunto al crocevia, correndo come se la sua donna avesse<br />
scoperto il peggio, chiamandomi come un pazzo. Io ho<br />
rallentato per aspettarlo, e così mi sono comportato da i<strong>di</strong>ota.<br />
"Hanno organizzato una caccia" mi ha detto. "E' stato il re in<br />
persona. I suoi uomini sono dappertutto, a convocare i<br />
migliori e i più svelti per intrappolare una bestia che non
t'immagini nemmeno. Un unicorno nero! Sì, è così" fa lui.<br />
"Un unicorno nero che dev'essere preso, a costo <strong>di</strong><br />
impiegarci tutto il mese, e <strong>di</strong> dare la caccia a quella bestia da<br />
un capo all'altro della valle. Devi venire" mi <strong>di</strong>ce. "Danno a<br />
ogni uomo venti pezzi al giorno più il vitto e, se sarai tu a<br />
snidarlo, altri cinquemila!".»<br />
Il cacciatore rise controvoglia. «Cinquemila pezzi. Mi è<br />
sembrata l'occasione migliore che mi potesse capitare in vita<br />
mia… più denaro <strong>di</strong> quanto ne vedrei in <strong>di</strong>eci anni con<br />
qualsiasi altro lavoro. Ho guardato Dain e gli ho chiesto se<br />
era uscito <strong>di</strong> senno, poi ho visto come gli luccicavano gli<br />
occhi e ho capito che era tutto vero, che c'era una caccia, che<br />
c'era una ricompensa <strong>di</strong> cinquemila pezzi per la cattura, che<br />
qualche i<strong>di</strong>ota… il re o un altro… era convinto che in giro<br />
c'era un unicorno nero da catturare.»<br />
Ben lanciò una rapida occhiata a Dirk. Il gatto era<br />
accovacciato a pochi passi da lui, con gli occhi fissi<br />
intensamente sulla persona che parlava, le zampe ripiegate<br />
sotto il corpo in modo che non si vedevano. Non si muoveva<br />
e non parlava da quando il cacciatore si era imbattuto nel<br />
minuscolo accampamento e aveva chiesto se poteva <strong>di</strong>videre<br />
la cena con loro. A tutti gli effetti Dirk era un gatto qualsiasi,<br />
ma Ben non poteva fare a meno <strong>di</strong> chiedersi che cosa stesse<br />
pensando.<br />
«Così siamo andati, Dain e io, noi e altri duemila della<br />
stessa risma. Siamo andati a Rhyndweir, dove doveva<br />
cominciare la caccia. L'intera pianura in mezzo alla
iforcazione dei fiumi era affollata <strong>di</strong> cacciatori accampati in<br />
attesa. C'erano battitori e capicaccia, c'era Lord Kallenbor e<br />
tutti gli altri potenti proprietari terrieri con tutti i loro<br />
cavalieri in armatura e i fanti. C'erano cavalli e muli, carri<br />
carichi <strong>di</strong> provviste, portatori e servi, un autentico mare <strong>di</strong><br />
oggetti e suoni in movimento che avrebbero messo in fuga<br />
qualsiasi altra preda nel raggio <strong>di</strong> quin<strong>di</strong>ci chilometri. Madre<br />
mia, era un caos! Sono rimasto lo stesso, pensando ancora al<br />
denaro, ma pensando anche a un'altra cosa… pensando a<br />
quell'unicorno nero. Non esisteva nessuna creatura del<br />
genere, lo sapevo… ma se fosse esistita? Se fosse stata là<br />
fuori? Potevo non catturarla, ma, Signore, vederla almeno!<br />
"Quella sera stessa ci hanno convocati tutti alle porte del<br />
castello. Il re non c'era; c'era il suo mago, quello che<br />
chiamano Questor Thews. Era uno spettacolo! Una veste a<br />
toppe e nastri colorati lo faceva sembrare uno<br />
spaventapasseri! E insieme a lui c'era un cane vestito come<br />
lei e me, che camminava sulle zampe posteriori. Alcuni<br />
<strong>di</strong>cevano che sapeva parlare, ma io non l'ho mai sentito. Se<br />
ne stavano lì in pie<strong>di</strong> insieme a Lord Kallenbor e gli<br />
bisbigliavano cose che nessun altro ha potuto u<strong>di</strong>re. Il mago<br />
aveva una faccia color gesso, sembrava spaventato a morte.<br />
Non Kallenbor, però, lui no. Sembra che non abbia mai<br />
paura <strong>di</strong> niente, quello. E' sicuro <strong>di</strong> sé come un demonio e<br />
sempre pronto a trinciare giu<strong>di</strong>zi. Ci ha rivolto la parola con<br />
quella voce sonora e potente che si sente a un chilometro <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>stanza, su quelle pianure. Ci ha chiamati e ha detto che
quell'unicorno era una bestia viva e vera e che si poteva<br />
seguire e catturare come qualsiasi altro animale. Che<br />
eravamo in numero sufficiente e che lo avremmo preso o<br />
peggio per noi. Ci ha in<strong>di</strong>cato i nostri posti e la linea <strong>di</strong><br />
avanzamento e ci ha mandati a dormire. La caccia doveva<br />
cominciare all'alba".»<br />
Il cacciatore fece una pausa, ricordando. Gli occhi<br />
guardarono oltre Ben, nell'oscurità sempre più fitta, verso un<br />
punto <strong>di</strong>stante nel tempo e nello spazio da quello dove si<br />
trovavano allora. «E' stato eccitante, sa. Tutti quegli uomini<br />
riuniti in quel modo: la caccia più grande <strong>di</strong> cui abbia mai<br />
sentito parlare. Dovevano partecipare gli orchi a nord lungo i<br />
Monti Melchor e un certo numero <strong>di</strong> popoli fatati a sud,<br />
intorno alla regione dei laghi. Sembravano convinti che<br />
l'unicorno non potesse trovarsi a sud <strong>di</strong> quella regione, non<br />
so perché. Il piano era <strong>di</strong> partire dalla frontiera orientale e<br />
procedere verso ovest, chiudendo le estremità a nord e a sud<br />
come una enorme rete. I battitori e gli uomini a cavallo<br />
avrebbero lavorato da est; i cacciatori e gli uomini con le<br />
trappole si sarebbero <strong>di</strong>sposti a ovest, formando delle sacche<br />
in movimento. Era un buon piano.»<br />
Ebbe un lieve sorriso. «Cominciò in perfetto orario. La<br />
linea a est cominciò a spostarsi verso occidente, stanando<br />
tutti gli animali sul suo cammino. I cacciatori come me<br />
cominciarono dal terreno collinoso, dove potevamo vedere<br />
tutto ciò che si muoveva nelle praterie e oltre. Alcuni<br />
cavalcavano lungo il fronte e le estremità, facendo alzare
tutto ciò che vi era nascosto. Pareva che la valle intera fosse<br />
impegnata in quell'enorme caccia. Pareva che ci fosse il<br />
mondo intero. La linea avanzò verso ovest per tutto il giorno<br />
dalle terre desertiche fino a Rhyndweir e oltre, battitori e<br />
cacciatori, cavalieri e fanti, carri <strong>di</strong> provviste che andavano<br />
avanti e in<strong>di</strong>etro da castelli e città. Non so come avessero<br />
organizzato tutto così in fretta e riuscissero a farlo<br />
funzionare, ma ci riuscivano. Non ho mai visto niente, però.<br />
Quella notte ci siamo accampati su una linea che si stendeva<br />
dai Monti Melchor fino a Sterling Silver. I fuochi da campo<br />
ardevano da nord a sud come un grosso serpente<br />
acciambellato. Potevamo vederli dalle colline, dove Dain e<br />
io eravamo accampati con gli altri cacciatori. Ci tenevamo<br />
lontani dai grossi accampamenti. In ogni caso ci troviamo<br />
meglio quassù: ci si vede bene <strong>di</strong> notte come <strong>di</strong> giorno, e<br />
dovevamo fare la guar<strong>di</strong>a in modo che non ci sfuggisse<br />
nessun movimento nel buio. "Il secondo giorno è andata allo<br />
stesso modo. Abbiamo raggiunto le pen<strong>di</strong>ci occidentali delle<br />
colline ai margini delle praterie, ma non abbiamo visto<br />
niente. Ci siamo accampati <strong>di</strong> nuovo ad aspettare. Abbiamo<br />
fatto la guar<strong>di</strong>a tutta la notte”.»<br />
Ben stava pensando al tempo che aveva sprecato da<br />
quando aveva lasciato Elderew solo per arrivare così a nord.<br />
Quattro giorni. Il maltempo aveva rallentato il suo cammino<br />
nella regione dei laghi, ed era stato costretto ad aggirare a est<br />
Sterling Silver per evitare un incontro con le guar<strong>di</strong>e – le sue<br />
guar<strong>di</strong>e perché potevano riconoscere in lui lo sconosciuto
che il re aveva scacciato dal paese. Era stato costretto a<br />
viaggiare per tutto il tragitto a pie<strong>di</strong>, perché non aveva sol<strong>di</strong><br />
per i cavalli e non si era ancora ridotto a rubare. Cominciava<br />
a chiedersi quanto gli fosse costato quel ritardo.<br />
Il cacciatore si schiarì la gola e continuò. «Ormai c'era del<br />
malcontento fra gli uomini» osservò in tono solenne.<br />
«Qualcuno era del parere che fosse una per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> tempo.<br />
Venti pezzi al giorno o no, nessuno vuole essere coinvolto in<br />
una faccenda i<strong>di</strong>ota. Anche i Signori avevano da ri<strong>di</strong>re,<br />
sostenendo che non facevamo la nostra parte, che non<br />
montavamo la guar<strong>di</strong>a con la loro stessa attenzione, che<br />
qualcosa poteva essere sgusciato in mezzo a noi. Sapevamo<br />
che non era così, ma era un argomento che non volevano<br />
ascoltare. Così abbiamo detto che ci avremmo messo più<br />
impegno, che stessero a vedere. Ma ci chiedevamo<br />
angosciati se fuori ci fosse qualcosa da cercare. "Il terzo<br />
giorno abbiamo chiuso la linea a ovest verso le montagne, ed<br />
è stato allora che lo abbiamo trovato.» Gli occhi del<br />
cacciatore si erano ravvivati all'improvviso, illuminati<br />
dall'eccitazione alla luce del fuoco. «Era il tardo pomeriggio,<br />
con il sole coperto dalle montagne e dalla nebbia, e gli<br />
squarci <strong>di</strong> foresta che stavamo battendo in quella regione<br />
collinare erano fitti <strong>di</strong> ombre. Era quell'ora del giorno in cui<br />
tutto sembra un po' vago, in cui si vedono movimenti dove<br />
non ce ne sono. Stavamo frugando un fitto boschetto <strong>di</strong><br />
querce circondato da sequoie e zeppo <strong>di</strong> cespugli e <strong>di</strong> rovi.<br />
Eravamo in sei, credo, e se ne sentivano altre decine
tutt'intorno, e le file <strong>di</strong> battitori che gridavano e lanciavano<br />
richiami proprio da est, dove la linea si stava chiudendo.<br />
Sulle colline faceva caldo, strano per quell'ora. Ma eravamo<br />
tutti esausti e stanchi <strong>di</strong> dare la caccia ai fantasmi. Si era<br />
<strong>di</strong>ffusa la sensazione che quella caccia si sarebbe risolta in<br />
un fallimento. Sudore e insetti rendevano ormai sgradevole il<br />
lavoro; dolori e fitte ai muscoli rallentavano i nostri<br />
movimenti. Avevamo ban<strong>di</strong>to dalla mente l'idea<br />
dell'unicorno fino a quando la caccia fosse finita e saremmo<br />
tornati a casa. Tutta la faccenda era stata una farsa".»<br />
Fece una pausa. «Poi all'improvviso ci fu un movimento<br />
fra i pini… appena un'ombra, nient'altro. Ricordo <strong>di</strong> aver<br />
pensato che gli occhi mi facevano per l'ennesima volta uno<br />
scherzo. Volevo <strong>di</strong>re qualcosa a Dain, che stava lavorando<br />
poco lontano alla mia sinistra, ma tenni a freno la lingua,<br />
troppo stanco, forse, per voler <strong>di</strong>re qualcosa. Smisi, per così<br />
<strong>di</strong>re, <strong>di</strong> fare quello che stavo facendo fra i cespugli e il caldo,<br />
e guardai in <strong>di</strong>rezione del movimento per vedere se si<br />
sarebbe ripetuto.»<br />
Trasse un respiro profondo, e la mascella s'irrigidì. «Fu<br />
come se quel poco <strong>di</strong> luce rimasta s'incupisse, come se le<br />
nubi l'avessero oscurata per un attimo. Ricordo la sensazione<br />
che provai. L'aria era calda e ferma; il vento era cessato del<br />
tutto. Stavo guardando, e in quel momento gli arbusti si<br />
separarono ed eccolo là l'unicorno, tutto nero e fluido come<br />
acqua. Sembrava così minuscolo. Rimase fermo lì a fissarmi,<br />
non so per quanto tempo. Potevo vedere gli zoccoli caprini,
la coda da leone, la criniera che scendeva lungo il collo e il<br />
dorso, la barbetta, il corno a tortiglione. Era proprio come lo<br />
descrivevano le storie antiche, ma più bello <strong>di</strong> quanto<br />
l'avessero mai <strong>di</strong>segnato. Madre mia, era splen<strong>di</strong>do! Anche<br />
gli altri lo videro, alcuni, almeno. Dain lo intravide; altri due<br />
<strong>di</strong>ssero <strong>di</strong> averlo visto da vicino. Ma non quanto me,<br />
Signore! No, io ero proprio vicino, mi pare! Io ero proprio lì!<br />
"Poi scattò. No, non scattò, non fu una fuga. Balzò in alto<br />
e parve volare oltre <strong>di</strong> me; tutto grazia e movimento, come<br />
l'ombra <strong>di</strong> un uccello in volo proiettata sulla terra dal<br />
passaggio del sole. Mi passò vicino in un batter d'occhio, un<br />
soffio, e sparì. Io restai lì a seguirlo con gli occhi,<br />
chiedendomi se lo avevo visto davvero, sapendo che era<br />
così, pensando a come era stato splen<strong>di</strong>do, pensando che era<br />
proprio vero…"»<br />
Incespicò nelle parole che si accavallavano l'una sull'altra<br />
sgorgandogli dalla gola in un fiotto <strong>di</strong> emozione inconsueta.<br />
Teneva le mani sollevate davanti a sé, intrecciandole<br />
nell'intensità del racconto. Ben smise per un attimo <strong>di</strong><br />
respirare, intimorito da ciò che vedeva, desideroso <strong>di</strong> non<br />
spezzare l'incantesimo.<br />
Poi gli occhi del cacciatore si abbassarono, e le sue mani<br />
li imitarono. «Ho sentito in seguito che era piombato nel<br />
cuore stesso della battuta <strong>di</strong> caccia. Ho sentito che è passato<br />
in tutto quell'inferno come attraverso una foresta <strong>di</strong> alberi<br />
ra<strong>di</strong>cati al suolo. Lo hanno visto decine <strong>di</strong> uomini. C'era una<br />
possibilità <strong>di</strong> fermarlo, forse, ma ne dubito. E' passato
proprio sulle reti. C'è stato un inseguimento, ma… ma sa una<br />
cosa?» Gli occhi<br />
si alzarono <strong>di</strong> nuovo. «L'unicorno si è trovato <strong>di</strong> fronte<br />
proprio il Signore del Prato Verde e gli uomini del re,<br />
proprio <strong>di</strong> fronte, madre mia! E il mago, proprio quello che<br />
aveva organizzato tutto questo, ha combinato un pasticcio<br />
con gli incantesimi e sono piovuti dappertutto fiori e farfalle.<br />
La caccia si è conclusa nel caos e l'unicorno è fuggito in un<br />
batter d'occhio!» Sorrise all'improvviso. «Fiori e farfalle:<br />
riesce a immaginarselo?»<br />
Ben sorrise insieme a lui. Ci riusciva benissimo.<br />
Il cacciatore avvicinò le ginocchia al corpo e le circondò<br />
con le braccia. Il sorriso scomparve. «E' finita così. Non è<br />
successo altro. La caccia era finita. Tutti si sono congedati,<br />
per così <strong>di</strong>re, e se ne sono andati. Si è parlato <strong>di</strong> continuare,<br />
<strong>di</strong> riportare tutta la linea <strong>di</strong> cacciatori a oriente, ma non se n'è<br />
fatto niente. Nessuno voleva partecipare. Era come se non ci<br />
mettessero più il cuore. Era come se tutti fossero contenti<br />
che l'unicorno fosse riuscito a fuggire. O forse era solo che<br />
nessuno pensava che lo si potesse catturare comunque.»<br />
Gli occhi duri si sollevarono. «Strani tempi, quelli in cui<br />
viviamo. Il re ha scacciato il mago e il cane, ho sentito <strong>di</strong>re.<br />
Li ha buttati fuori appena ha sentito quello che era successo.<br />
Li ha cacciati per via <strong>di</strong> quello che il mago aveva fatto, o <strong>di</strong><br />
quello che lui pensava avesse fatto. Comunque, non credo<br />
che il mago avrebbe potuto fare granché in un modo o<br />
nell'altro. Non con quella creatura, no. Nessuno avrebbe
potuto. Aveva troppo dello spettro per qualsiasi essere<br />
mortale, troppo del sogno.»<br />
Negli occhi del cacciatore affiorarono d'improvviso le<br />
lacrime. «Penso <strong>di</strong> averlo toccato, sa, quando mi è passato<br />
vicino. Penso <strong>di</strong> averlo toccato. Madre mia, mi pare ancora<br />
<strong>di</strong> sentire la seta della sua pelle che mi sfiora, come fuoco,<br />
come… il tocco <strong>di</strong> una donna, forse. Ho avuto una donna che<br />
mi ha toccato così, una volta, tanto tempo fa. L'unicorno mi<br />
ha dato quella sensazione. Ora non riesco a <strong>di</strong>menticarlo.<br />
Cerco <strong>di</strong> pensare ad altro, cerco <strong>di</strong> ragionare su tutto quello<br />
che è successo, ma la sensazione rimane.» Indurì <strong>di</strong> nuovo il<br />
viso per resistere alle proprie emozioni. «Da quando me ne<br />
sono andato lo cerco per conto mio, pensando che forse un<br />
uomo solo potrebbe avere più fortuna <strong>di</strong> un'intera battuta <strong>di</strong><br />
caccia. Non voglio proprio catturarlo, non credo che potrei.<br />
Voglio soltanto rivederlo. Forse voglio toccarlo ancora una<br />
volta, una volta sola, per un attimo…»<br />
S'interruppe <strong>di</strong> nuovo. Il fuoco scintillò improvvisamente<br />
nel silenzio, con un crepitio secco. Nessuno si muoveva. Il<br />
buio era sceso sulla valle, e l'ultima luce era scomparsa alla<br />
vista. Erano sorte stelle e lune, con la loro luce fioca e<br />
<strong>di</strong>stante i colori smorzati. Ben abbassò lo sguardo su<br />
Edgewood Dirk. Il gatto aveva gli occhi chiusi.<br />
«Voglio solo toccarlo ancora una volta» ripeté piano il<br />
cacciatore. «Soltanto per un attimo.»<br />
Fissò Ben con occhi vuoti. L'ombra dell'uomo che era<br />
stato fu inghiottita dal silenzio che seguì.
Quella stessa notte, Willow sognò <strong>di</strong> nuovo l'unicorno<br />
nero. Dormiva rannicchiata vicino al fedele Parsnip in un<br />
folto <strong>di</strong> pini sull'orlo del Pozzo Infido, nascosta sotto un<br />
manto <strong>di</strong> rami e <strong>di</strong> ombre. Il viaggio verso nord da Elderew<br />
durava da cinque giorni. Ormai aveva solo poche ore <strong>di</strong><br />
vantaggio su Ben Holiday. La caccia all'unicorno nero<br />
l'aveva trattenuta per quasi un giorno, investendo la regione<br />
collinare a ovest del Prato Verde e costringendola a deviare a<br />
est. Non aveva idea dello scopo della caccia. Non aveva idea<br />
che Ben la cercasse.<br />
Il sogno venne a mezzanotte, insinuandosi nel sonno<br />
come una madre nella stanza della figlia addormentata, una<br />
presenza calda e consolante. Stavolta non c'era paura,<br />
soltanto tristezza. Willow si muoveva attraverso foreste e<br />
spazi erbosi, e l'unicorno nero la osservava, come uno spettro<br />
venuto dagli inferi a seguire i viventi. Appariva e spariva<br />
come il sole <strong>di</strong>etro una nuvola, ora all'ombra <strong>di</strong> un vecchio<br />
acero imponente, ora nel cuore <strong>di</strong> un bosco <strong>di</strong> pini. Non era<br />
mai visibile del tutto, ma solo in parte. Era nero e privo <strong>di</strong><br />
tratti riconoscibili, tranne gli occhi, e nei suoi occhi si<br />
rispecchiava tutta la tristezza che era mai esistita e sarebbe<br />
mai esistita al mondo.<br />
Gli occhi facevano piangere Willow, e le lacrime le<br />
rigavano le guance nel sonno. Gli occhi erano angosciati,<br />
pieni <strong>di</strong> un dolore che lei poteva soltanto immaginare,<br />
ossessionati più <strong>di</strong> quanto lei avesse mai creduto possibile.<br />
L'unicorno nero <strong>di</strong> quel sogno non era una progenie
infernale; era una creatura delicata, meravigliosa, <strong>di</strong> cui<br />
chissà come si era abusato in modo terribile.<br />
Lei si svegliò <strong>di</strong> soprassalto, con l'immagine dell'unicorno<br />
nitida nella mente, con gli occhi fissi e sbarrati. Parsnip<br />
dormiva accanto a lei, in<strong>di</strong>sturbato. Mancava ancora qualche<br />
ora all'alba, e lei rabbrividì al gelo notturno. Il suo corpo<br />
snello tremava al sussurro delle parole del sogno nella<br />
memoria, e lei sentiva la magia della loro presenza con la sua<br />
natura fatata.<br />
Quel sogno era reale, si rese conto all'improvviso. Quel<br />
sogno era la verità.<br />
Si raddrizzò addossandosi al tronco ruvido del pino,<br />
deglutì per cancellare l'ari<strong>di</strong>tà della gola e s'impose <strong>di</strong><br />
me<strong>di</strong>tare su ciò che il sogno le aveva mostrato. Qualcosa lo<br />
esigeva, gli occhi dell'unicorno, forse. Le chiedevano<br />
qualcosa. Non era più sufficiente pensare semplicemente <strong>di</strong><br />
recuperare le briglie d'oro e portarle a Ben. Quello era<br />
l'or<strong>di</strong>ne del primo sogno, il sogno che l'aveva spinta a quella<br />
ricerca, ma la veri<strong>di</strong>cità <strong>di</strong> quel sogno era ormai incerta.<br />
L'unicorno <strong>di</strong> quel sogno era del tutto <strong>di</strong>verso dall'unicorno<br />
<strong>di</strong> questo. Uno era un demone, l'altro una vittima. L'uno era<br />
un inseguitore, l'altro… braccato? Pensava che forse era così.<br />
Negli occhi dell'unicorno c'era una richiesta <strong>di</strong> aiuto. Era<br />
quasi come se chiedesse a lei quell'aiuto.<br />
E lei capì che doveva darglielo.
Rabbrividì con violenza. Che cosa stava pensando? Se<br />
mai si fosse avvicinata all'unicorno, sarebbe stata perduta.<br />
Doveva <strong>di</strong>menticare quella follia! Doveva andare da Ben…<br />
Lasciò che quel pensiero incompiuto si spegnesse, si<br />
rannicchiò per proteggersi dalla notte e dal silenzio e lottò<br />
con la propria indecisione. Avrebbe voluto che la madre<br />
fosse lì per consolarla, o chiedere <strong>di</strong> nuovo consiglio alla<br />
Madre Terra.<br />
Più <strong>di</strong> ogni altra cosa, desiderava Ben.<br />
Ma nessuno <strong>di</strong> loro era là. A parte Parsnip, era sola.<br />
I momenti scivolavano via. Di scatto si alzò, un'ombra<br />
silenziosa, lasciò Parsnip addormentato nel folto <strong>di</strong> pini e<br />
<strong>di</strong>sparve in silenzio nel Pozzo Infido. Era guidata non dalla<br />
ragione, ma dall'istinto, senza dubbi né paure, ma con la<br />
certezza che tutto sarebbe andato bene e che sarebbe stata al<br />
sicuro.<br />
All'alba, era tornata. Non aveva in suo possesso le briglie<br />
d'oro, ma ormai sapeva dov'erano. I suoi sensi <strong>di</strong> creatura<br />
fatata le avevano rivelato ciò che neppure la Madre Terra<br />
aveva potuto <strong>di</strong>rle. Le briglie erano state rubate per<br />
l'ennesima volta.<br />
Svegliò Parsnip, raccolse le sue poche cose, lanciò una<br />
rapida occhiata all'in<strong>di</strong>etro verso la coppa scura dell'abisso e<br />
si avviò verso oriente.
CAPITOLO 11<br />
Ladri<br />
La mattina dopo, quando Ben Holiday e Edgewood Dirk<br />
si svegliarono, il cacciatore era scomparso. Nessuno dei due<br />
lo aveva sentito andarsene. Era partito senza salutare,<br />
scomparendo in modo assoluto, come se non fosse mai stato<br />
lì. Perfino il suo viso era solo un vago ricordo per Ben. Era<br />
soltanto il suo racconto della caccia all'unicorno nero che<br />
aleggiava nell'aria, ancora vivido, ancora ossessionante.<br />
La colazione fu poco allegra. «Spero che trovi quello che<br />
sta cercando» borbottò Ben a un certo punto.<br />
«E' impossibile» rispose piano Dirk. «Non esiste.»<br />
Ben cominciava a domandarselo. L'unicorno nero<br />
sembrava elusivo come il fumo e altrettanto inconsistente.<br />
L'unicorno si faceva vedere, ma mai per più <strong>di</strong> pochi istanti,<br />
e mai più <strong>di</strong> un'ombra fuggevole. Era una leggenda che<br />
aveva assunto pochi attributi della realtà, ma che a tutti gli<br />
effetti restava poco più che una visione. Era possibilissimo<br />
che non fosse altro che una visione, una sorta <strong>di</strong> magia che<br />
prendeva forma ma non corpo. A Landover, non si poteva<br />
mai sapere.<br />
Pensò <strong>di</strong> chiedere a Dirk, ma poi decise <strong>di</strong> no. Dirk non<br />
gli avrebbe dato una risposta chiara, ammesso che la<br />
conoscesse, e lui era stanco <strong>di</strong> giocare agli indovinelli con il<br />
gatto.
Decise <strong>di</strong> cambiare argomento.<br />
«Dirk, ho riflettuto un po' su quello che la Madre Terra ci<br />
ha detto a proposito delle briglie d'oro» <strong>di</strong>sse appena finita la<br />
colazione. «Lei ha detto a Willow che l'ultima volta erano in<br />
possesso della Strega del Crepuscolo, ma non ha detto niente<br />
su quello che è stato della strega dopo che io l'ho mandata fra<br />
le nebbie fatate.» Fece una pausa. «Sapevi che l'ho fatto, no?<br />
Che ho mandato la Strega del Crepuscolo fra le nebbie?»<br />
Dirk, accovacciato su un vecchio tronco, spostò le zampe<br />
anteriori a titolo <strong>di</strong> esperimento. «Lo sapevo.»<br />
«Lei aveva mandato i miei amici ad Abaddon, e io decisi<br />
<strong>di</strong> farle assaggiare la sua stessa me<strong>di</strong>cina» proseguì Ben a<br />
mo' <strong>di</strong> spiegazione. «Le fate mi avevano dato la Polvere IO,<br />
una polvere che, se respirata, ti rendeva soggetto agli or<strong>di</strong>ni<br />
<strong>di</strong> colui che ti aveva somministrato la polvere. In seguito l'ho<br />
usata anche sul drago Strabo, in effetti. In ogni caso, l'ho<br />
usata prima sulla Strega del Crepuscolo, e questo l'ha<br />
costretta a trasformarsi in un corvo e a volare via fra le<br />
nebbie.» Fece un'altra pausa. «Ma non ho mai saputo che<br />
cosa le è successo dopo.»<br />
«Questa ricapitolazione alquanto noiosa ci porterà da<br />
qualche parte, confido?» sbuffò Dirk.<br />
Ben avvampò. «Mi domandavo se la Strega del<br />
Crepuscolo avesse trovato o no la strada per uscire dalle<br />
nebbie e tornare nel Pozzo Infido. Potrebbe essere utile se lo<br />
sapessimo, prima <strong>di</strong> piombare lì alla cieca.
Dirk si prese un lungo momento per lavarsi il muso,<br />
facendo ribollire ancor più Ben per l'impazienza. Finalmente<br />
il gatto rialzò la testa. «E' molto tempo che non scendo nel<br />
Pozzo Infido, Alto Signore. Ma mi risulta che la Strega del<br />
Crepuscolo dovrebbe essere tornata da tempo.»<br />
Ben impiegò un attimo per assimilare la notizia. L'ultima<br />
cosa che desiderava in quel momento era un incontro con la<br />
Strega del Crepuscolo. Non aveva più il medaglione a<br />
proteggerlo, ammesso che potesse proteggerlo da una<br />
creatura maligna come la strega. Se lo riconosceva, lui era<br />
morto. Anche in caso contrario, era ben <strong>di</strong>fficile che lo<br />
accogliesse a braccia aperte. Ed era improbabile che<br />
accogliesse a braccia aperte anche Willow, soprattutto dopo<br />
aver saputo che cosa la silfide stava cercando. Non era<br />
<strong>di</strong>sposta a cedere le briglie dorate, per quanto convincenti<br />
fossero gli argomenti esposti da Willow. Probabilmente<br />
avrebbe trasformato Willow in una rana… e lui in un<br />
ranocchio. Pensò con nostalgia alla Polvere IO e rimpianse<br />
<strong>di</strong> non averne almeno una manciata. Quello avrebbe<br />
riequilibrato le sorti in modo considerevole.<br />
Fissò intensamente Dirk. «Che ne pensi <strong>di</strong> fare un rapido<br />
viaggetto nel mondo fatato?» chiese a bruciapelo. «Io l'ho<br />
fatto una volta, potrei farlo <strong>di</strong> nuovo. Le fate mi<br />
riconoscerebbero, magia o non magia. Forse potrebbero<br />
aiutarmi a tornare me stesso. Come minimo, potrebbero<br />
darmi un altro baccello <strong>di</strong> Polvere IO da usare con la Strega<br />
del Crepuscolo. Dopo tutto, ho promesso alla Madre Terra
che avrei fatto del mio meglio per proteggere Willow, e non<br />
posso proteggerla se non so proteggere me stesso.»<br />
Dirk lo stu<strong>di</strong>ò per un attimo. «Il suo non è un problema<br />
che gli altri possano aiutarla a risolvere, meno <strong>di</strong> tutti le<br />
fate.»<br />
«Perché no?» scattò Ben, irritato dall'insopportabile<br />
autocompiacimento del gatto.<br />
«Perché, in primo luogo, la magia che l'ha cambiata è<br />
opera sua, come le è stato detto ormai almeno cinque o sei<br />
volte. E in secondo luogo, le fate non l'aiuteranno<br />
necessariamente solo perché glielo chiede. Le fate<br />
intervengono nella vita degli esseri umani solo quando e<br />
dove decidono loro e non altrimenti.» Arricciò il muso con<br />
sussiego, infasti<strong>di</strong>to. «Lo sapeva già prima <strong>di</strong> porre la<br />
domanda, Alto Signore.»<br />
Ben ribolliva in silenzio. Il gatto aveva ragione,<br />
naturalmente… lo sapeva già. Le fate non avevano<br />
interferito nei problemi <strong>di</strong> Landover quando lui era arrivato<br />
nella valle e la Ruggine e il Marchio <strong>di</strong> Ferro la<br />
minacciavano, ed era improbabile che lo facessero adesso.<br />
Lui era il re, e i problemi che doveva affrontare erano suoi.<br />
E allora come li avrebbe risolti?<br />
«An<strong>di</strong>amo» or<strong>di</strong>nò all'improvviso, balzando in pie<strong>di</strong>.<br />
«Ho un'idea che potrebbe funzionare.» Si tirò su gli stivali, si<br />
rassettò i vestiti e aspettò che Dirk gli chiedesse che idea era.<br />
Il gatto non lo fece. Alla fine, lui <strong>di</strong>sse: «Non vuoi conoscere<br />
i dettagli?»
Il gatto si stirò e saltò giù dal suo pie<strong>di</strong>stallo per fermarsi<br />
vicino a lui. «No.»<br />
Ben <strong>di</strong>grignò i denti e giurò in silenzio che, bene, allora,<br />
sarebbe stato un giorno maledettamente freddo all'inferno,<br />
prima che lui <strong>di</strong>cesse un'altra parola in proposito!<br />
Nelle prime ore della mattina procedettero verso nord,<br />
costeggiando le praterie del Prato Verde, deviando<br />
leggermente a est verso le pen<strong>di</strong>ci delle colline che<br />
sorgevano sotto i Monti Melchor. Ben guidava il cammino,<br />
ma come al solito Dirk sembrava sapere comunque dove<br />
stavano andando e spesso seguiva un percorso parallelo,<br />
scegliendo il proprio itinerario in mezzo all'erba alta,<br />
apparentemente in<strong>di</strong>fferente a quello che Ben aveva in<br />
mente. Dirk continuava a essere un mistero insoluto, ma Ben<br />
s'impose <strong>di</strong> concentrarsi sul compito imme<strong>di</strong>ato invece <strong>di</strong><br />
scervellarsi su Dirk, perché scervellarsi su Dirk lo faceva<br />
letteralmente impazzire. Era più facile accettare il gatto così<br />
come si accettavano i cambiamenti del tempo.<br />
Le praterie erano ancora segnate dal passaggio della<br />
caccia. Pie<strong>di</strong> calzati <strong>di</strong> stivali avevano appiattito tratti <strong>di</strong> erba<br />
alta e spezzato i cespugli. I detriti dei carri <strong>di</strong> provviste<br />
imbrattavano la pianura, e le ceneri <strong>di</strong> enormi fuochi da<br />
campo sfregiavano i prati multicolori. Il Prato Verde aveva<br />
l'aspetto <strong>di</strong> un gigantesco terreno da picnic alla fine del<br />
Quattro Luglio. Ben arricciò il naso per il <strong>di</strong>sgusto. Meeks<br />
stava già abusando della terra in modo egoistico.
C'erano anche altre tracce <strong>di</strong> abuso. Sulle piante e sugli<br />
alberi erano ricomparsi i segni della Ruggine che aveva<br />
segnato la valle nei primi giorni che lui aveva trascorso a<br />
Landover, segni che potevano essere causati soltanto da un<br />
indebolimento della magia del re. Quando a Landover non<br />
c'era un re, la terra perdeva forza; lo aveva imparato nella<br />
sua prima visita. Meeks non era il vero re, malgrado ogni<br />
apparenza esteriore, e Landover cominciava a mostrarne gli<br />
effetti. I segni erano ancora quasi impercettibili, ma<br />
sarebbero peggiorati. Alla fine, la Ruggine sarebbe tornata a<br />
Sterling Silver e tutta la valle avrebbe cominciato ad<br />
ammalarsi. Ben aumentò l'andatura, come se in qualche<br />
modo la velocità potesse servire.<br />
Una carovana <strong>di</strong> mercanti <strong>di</strong>retti a nord verso i Monti<br />
Melchor per ottenere attrezzi <strong>di</strong> metallo e armi dagli orchi<br />
delle rupi attraversò il loro cammino verso mezzogiorno, e<br />
consumarono insieme il pranzo. I <strong>di</strong>scorsi vertevano tutti<br />
sulla caccia all'unicorno nero e sugli strani avvenimenti degli<br />
ultimi giorni. Il re si era chiuso in isolamento, rifiutandosi <strong>di</strong><br />
vedere chiunque, perfino i Signori del Prato Verde. I progetti<br />
<strong>di</strong> opere pubbliche erano stati sospesi, le assemblee dei<br />
magistrati e i tribunali <strong>di</strong> pace erano stati sciolti, i messi<br />
erano stati rimandati a casa da Sterling Silver, e in generale<br />
tutto si era fermato. Nessuno sapeva che cosa stesse<br />
accadendo. Si parlava <strong>di</strong> demoni che volavano nel cielo<br />
notturno, <strong>di</strong> esseri mostruosi che rapivano capi <strong>di</strong> bestiame e<br />
bambini sperduti come un tempo avevano fatto i draghi.
Correva perfino voce che ne fosse responsabile il re stesso,<br />
che aveva concluso una sorta <strong>di</strong> patto <strong>di</strong>abolico <strong>di</strong> lasciare<br />
via libera ai demoni <strong>di</strong> Abaddon a Landover se a loro volta<br />
gli avessero portato l'unicorno.<br />
Tutto sembrava ruotare intorno all'unicorno. Il re aveva<br />
fatto sapere senza mezzi termini che intendeva impadronirsi<br />
<strong>di</strong> quella creatura, e chi gliel'avesse portata sarebbe stato<br />
ricompensato lautamente.<br />
«Se riesci ad acchiappare il fumo, sei un uomo ricco»<br />
scherzò uno dei mercanti, e tutti gli altri risero.<br />
Ben non rise. Si congedò in fretta e proseguì verso nord a<br />
un passo ancor più veloce. Le cose gli stavano sfuggendo <strong>di</strong><br />
mano, e in gran parte era chiaramente colpa sua.<br />
A metà pomeriggio, si trovava nel paese degli gnomi Va'<br />
Via.<br />
Gli gnomi Va' Via erano un popolo sotterraneo <strong>di</strong> cui<br />
aveva fatto la conoscenza nei primi giorni del suo regno su<br />
Landover. Erano creaturine pelose e su<strong>di</strong>cie che<br />
somigliavano un po' a talpe troppo cresciute. Erano sciacalli<br />
e ladri, e <strong>di</strong> loro non ci si poteva fidare più <strong>di</strong> quanto ci si<br />
fidasse a lasciare l'arrosto serale affidato al proprio<br />
cagnolino. Anzi, non gli si poteva affidare neanche il<br />
cagnolino, dato che consideravano cani, gatti e altri animali<br />
domestici una vera leccornia. Abernathy considerava gli<br />
gnomi Va' Via dei cannibali. Questor Thews li considerava<br />
un guaio. Tutti li consideravano una seccatura. L'appellativo<br />
<strong>di</strong> "gnomi Va' Via" derivava dalla richiesta quasi
universalmente espressa da tutti coloro che avevano la<br />
sfortuna <strong>di</strong> venire a contatto con loro: "Va' via, gnomo!" Due<br />
<strong>di</strong> quegli gnomi, Fillip e Sot, si erano recati in pellegrinaggio<br />
a Sterling Silver a chiedere l'aiuto <strong>di</strong> Ben per liberare una<br />
parte del loro popolo dagli orchi delle rupi, dopo che gli<br />
orchi si erano portati via gli sventurati perché avevano<br />
rubato e <strong>di</strong>vorato un certo numero dei loro orsetti domestici.<br />
Ben aveva rischiato la vita in quella impresa, ma gli gnomi<br />
Va' Via si erano rivelati fra i suoi sud<strong>di</strong>ti più leali, se non i<br />
più corretti.<br />
E una volta Fillip e Sot gli avevano confidato che<br />
conoscevano il Pozzo Infido come le loro tasche<br />
«E' esattamente il tipo <strong>di</strong> aiuto che ci serve» <strong>di</strong>sse Ben a<br />
Dirk, nonostante il giuramento <strong>di</strong> non <strong>di</strong>re più niente al gatto.<br />
«La Strega del Crepuscolo non si lascerà mai persuadere a<br />
cedere le briglie spontaneamente. Anche Willow deve<br />
saperlo, ma questo non le impe<strong>di</strong>rà <strong>di</strong> tentare. Probabilmente<br />
prenderà la via <strong>di</strong>retta invece <strong>di</strong> usare circospezione; è<br />
troppo onesta per il suo bene. Comunque sia, se è scesa nel<br />
Pozzo Infido, sarà probabilmente nei guai. Avrà bisogno <strong>di</strong><br />
aiuto. Fillip e Sot possono farcelo sapere. Possono<br />
sgattaiolare giù senza farsi vedere. Se Willow o la Strega del<br />
Crepuscolo sono là, potranno <strong>di</strong>rcelo. Se le briglie sono là,<br />
forse potranno rubarle per noi. Non capisci? Possono andare<br />
dove noi non possiamo.»<br />
«Parli per sé» ribatté Dirk.<br />
«Hai un piano migliore?» scattò subito Ben <strong>di</strong> rimando.
Dirk era in<strong>di</strong>fferente alla sua collera. «Non ho nessun<br />
piano» rispose. «E' un problema suo, non mio.»<br />
«Grazie tante. Ne deduco che non prenderesti in<br />
considerazione l'idea <strong>di</strong> guadagnarti la mia gratitu<strong>di</strong>ne e<br />
rubarle tu stesso?»<br />
«Nient'affatto. Sono il suo compagno, non il suo lacchè.»<br />
«Sei una peste, Dirk.»<br />
«Sono un gatto, Alto Signore.»<br />
Ben chiuse la <strong>di</strong>scussione con un fiero cipiglio e si<br />
allontanò a gran<strong>di</strong> passi verso la comunità sotterranea. Gli<br />
gnomi Va' Via vivevano in città simili a quelle dei cani della<br />
prateria, e le sentinelle segnalarono il suo arrivo molto tempo<br />
prima che lui potesse vedere qualcosa. Quando raggiunse la<br />
città, non si vedeva in giro nessuno gnomo Va' Via, solo una<br />
quantità <strong>di</strong> buchi apparentemente vuoti. Ben si <strong>di</strong>resse verso<br />
il centro della città, sedette su un ceppo e attese. Era stato lì<br />
molte volte da quando era <strong>di</strong>ventato re, e conosceva le regole<br />
del gioco.<br />
Pochi minuti dopo, Dirk lo raggiunse. Il gatto si<br />
acciambellò vicino a lui senza <strong>di</strong>re una parola e chiuse gli<br />
occhi per ripararli dall'ultimo sole del pomeriggio.<br />
Poco dopo, un viso coperto <strong>di</strong> pelo si affacciò da una delle<br />
tane. Gli occhi si socchiusero debolmente alla luce, e un naso<br />
grinzoso annusò l'aria incerto.<br />
«Buon giorno, signore» <strong>di</strong>sse lo gnomo, rivolto a Ben, e<br />
si tolse il malandato berretto <strong>di</strong> cuoio con una piuma rossa.<br />
«Buon giorno» rispose Ben.
«E' uscito a passeggio, eh, signore?»<br />
«A prendere una sana dose <strong>di</strong> aria pura e <strong>di</strong> sole. Fa bene<br />
per tutti i <strong>di</strong>sturbi.<br />
«Sì, oh sì, davvero, fa bene per tutto. Bisogna stare<br />
attenti al freddo che si installa nella gola e nel petto durante<br />
il passaggio dell'autunno.»<br />
«Certo. I raffreddori possono essere insi<strong>di</strong>osi.» Stavano<br />
camminando sulle uova, e Ben suonava a orecchio. Gli<br />
gnomi Va' Via erano così con gli estranei: spaventati a<br />
morte. Ti mettevano sempre alla prova. Se non rappresentavi<br />
una minaccia venivano fuori gli altri. Se si avvertiva una<br />
minaccia, non vedevi mai nessun altro. «Spero che la sua<br />
famiglia stia bene» proseguì Ben, cercando <strong>di</strong> mostrarsi<br />
<strong>di</strong>sinvolto. «E la sua comunità?»<br />
«Oh, benissimo, grazie, signore. Tutto bene.»<br />
«Fa piacere sentirlo.»<br />
«Sì, fa bene sentirlo.» Lo gnomo si guardò attorno con<br />
aria furtiva, cercando <strong>di</strong> capire se Ben era solo, cercando <strong>di</strong><br />
vedere se nascondeva qualcosa. «Lei deve avere percorso<br />
una buona <strong>di</strong>stanza a nord del Prato Verde, signore. E' un<br />
artigiano?»<br />
«Non esattamente.»<br />
«Un mercante?»<br />
Ben esitò un momento e poi annuì. «All'occasione, lo<br />
sono.»
«Ah sì?» L'espressione incerta dello gnomo parve<br />
accentuarsi. «Ma non mi sembra che abbia delle merci con<br />
sé in questo viaggio, signore.»<br />
«Ah! Be', qualche volta l'apparenza inganna. Alcune<br />
merci possono essere molto piccole, sa.» Si batté la mano<br />
sulla tunica. «Tanto da entrare in una tasca.»<br />
Gli incisivi dello gnomo balenarono in un sorriso nervoso<br />
sul viso su<strong>di</strong>cio. «Sì, certo, dev'essere così. Potrebbe darsi<br />
che lei sia interessato a commerciare qui, signore?»<br />
«Potrebbe darsi.» Ben gettò l'amo e attese.<br />
Lo gnomo non lo deluse. «Con qualcuno in particolare?»<br />
Ben scrollò le spalle. «In passato ho fatto qualche affare<br />
con due membri della vostra comunità: Fillip e Sot. Li<br />
conosce?»<br />
Lo gnomo batté le palpebre. «Sì. Fillip e Sot vivono qui.»<br />
Ben gli rivolse il suo sorriso più <strong>di</strong>sarmante. «Sono da<br />
queste parti?»<br />
Lo gnomo sorrise <strong>di</strong> rimando. «Forse. Sì, forse. Vuole<br />
aspettare un momento, per favore? Un momento solo?»<br />
Si rimpiattò nella tana e scomparve. Ben aspettò. I minuti<br />
passavano e non si vedeva nessuno. Ben rimase al suo posto<br />
sul ceppo e tentò <strong>di</strong> assumere l'espressione <strong>di</strong> chi si <strong>di</strong>verte.<br />
Si sentiva osservato da mille occhi. I dubbi cominciavano a<br />
insinuarsi nella sua mente. E se Fillip e Sot gli davano<br />
un'occhiata e decidevano che era uno che non avevano mai<br />
visto? Dopo tutto, non era più il Ben Holiday che<br />
conoscevano. Era uno sconosciuto, e non troppo ben vestito,
per giunta. Si guardò i vestiti, si ricordò della sua con<strong>di</strong>zione<br />
infelice. Sembrava un mercante piuttosto male in arnese,<br />
pensò con malinconia. Fillip e Sot potevano decidere che<br />
non valeva il <strong>di</strong>sturbo. Potevano decidere <strong>di</strong> restare<br />
dov'erano. E se non poteva avvicinarsi quanto bastava per<br />
parlare con loro, non sarebbe riuscito a ottenere il loro aiuto.<br />
Le ombre pomeri<strong>di</strong>ane si allungarono. La pazienza <strong>di</strong> Ben<br />
sfrigolava come acqua bollente su un fuoco acceso. Lanciò<br />
un'occhiata stizzita a Edgewood Dirk. Da quella parte,<br />
nessun aiuto. Occhi chiusi, zampe ripiegate sotto il corpo,<br />
respiro rallentato quasi a zero, il gatto poteva essere<br />
benissimo addormentato o ad<strong>di</strong>rittura impagliato.<br />
I fori delle tane continuavano a fissarlo sba<strong>di</strong>gliando, con<br />
aperto <strong>di</strong>sinteresse. Il sole continuava a calare verso le<br />
colline a ovest. Non si vedeva nessuno.<br />
Ben aveva appena deciso <strong>di</strong> gettare la spugna, quando una<br />
faccia pelosa e rigata <strong>di</strong> su<strong>di</strong>ciume fece capolino<br />
all'improvviso dall'apertura <strong>di</strong> una tana a una decina <strong>di</strong> metri<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza, seguita subito dopo da un'altra, proprio accanto.<br />
Due musi fiutarono con <strong>di</strong>ffidenza l'aria del tardo<br />
pomeriggio. Due paia <strong>di</strong> occhi deboli sbirciarono cautamente<br />
in giro.<br />
Ben si lasciò sfuggire un sospiro <strong>di</strong> sollievo. Erano Fillip<br />
e Sot.<br />
Gli occhi socchiusi si fermarono su <strong>di</strong> lui.<br />
«Buon giorno, signore» <strong>di</strong>sse Fillip.<br />
«Buon giorno, signore» fece eco Sot.
«Buon giorno, davvero» rispose Ben raggiante,<br />
drizzandosi a sedere sul ceppo.<br />
«Desidera commerciare, signore?» chiese Fillip.<br />
«Desidera commerciare con noi?» aggiunse Sot.<br />
«Sì. Sì, senza il minimo dubbio.» Ben fece una pausa. «A<br />
lor signori spiacerebbe venire qui? Così potrò avere la<br />
certezza che vi rendete conto dell'articolo che tratto.»<br />
Gli gnomi Va' Via si scambiarono un'occhiata, poi<br />
sbucarono fuori alla luce del tramonto. I corpi robusti e<br />
pelosi erano coperti da abiti che sembravano scarti<br />
dell'Esercito della Salvezza. Facce barbute da furetto con<br />
occhi minuscoli strizzati e nasi arricciati fiutavano l'aria<br />
come banderuole orientate dal vento. Erano coperti dalla<br />
testa ai pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> terriccio e su<strong>di</strong>ciume.<br />
Fillip e Sot, senza alcun dubbio.<br />
Ben attese che si fermassero a pochi passi da lui, li invitò<br />
ad avvicinarsi ancora, poi <strong>di</strong>sse: «Voglio che mi ascoltiate<br />
con molta attenzione, capite? Ascoltatemi e basta. Io sono<br />
Ben Holiday, Alto Signore <strong>di</strong> Landover. E' stata usata una<br />
magia per mo<strong>di</strong>ficare il mio aspetto, ma è soltanto<br />
temporanea. Prima o poi ritornerò al mio vero aspetto, e<br />
allora mi ricorderò <strong>di</strong> chi mi ha aiutato e <strong>di</strong> chi non lo ha<br />
fatto. E in questo momento ho bisogno del vostro aiuto.»<br />
Spostò lo sguardo da una faccia pelosa all'altra. Gli gnomi<br />
lo fissavano senza parole, strizzando gli occhi e <strong>di</strong>latando le<br />
narici. Si guardarono per un momento, poi fissarono <strong>di</strong><br />
nuovo Ben.
«Lei non è l'Alto Signore» <strong>di</strong>sse Fillip.<br />
«No, non lo è» convenne Sot.<br />
«Sì che lo sono» insistette Ben.<br />
«L'Alto Signore non verrebbe qui da solo» obiettò Fillip.<br />
«L'Alto Signore verrebbe con i suoi amici, il mago, il<br />
cane parlante, i cobol<strong>di</strong> e la ragazza Willow, la bella silfide»<br />
<strong>di</strong>sse Sot.<br />
«L'Alto Signore verrebbe con le guar<strong>di</strong>e e il seguito»<br />
aggiunse Fillip.<br />
«L'Alto Signore verrebbe con le insegne della sua carica»<br />
precisò Sot.<br />
«Lei non è l'Alto Signore» concluse Fillip.<br />
«No, non lo è» confermò Sot.<br />
Ben inspirò a fondo. «Tutto questo mi è stato sottratto da<br />
un mago malvagio, il mago che mi ha portato a Landover per<br />
la prima volta, il mago che abbiamo visto nel cristallo dopo<br />
che ci siamo liberati dagli orchi delle rupi… ricordate? Siete<br />
stati voi a venire a Sterling Silver per primi a chiedere il mio<br />
aiuto. Io sono venuto con voi per aiutarvi a liberare dagli<br />
orchi la vostra gente, gli stessi gnomi che avevano mangiato<br />
gli orsetti pelosi che erano gli animali domestici preferiti<br />
degli orchi. Ora, se non fossi l'Alto Signore, come farei a<br />
sapere tutto questo?»<br />
Fillip e Sot si guardarono <strong>di</strong> nuovo. Stavolta sembravano<br />
un po' incerti.<br />
«Non lo sappiamo» ammise Fillip.<br />
«No, non ne abbiamo idea» riconobbe Sot.
«Ma lei non è l'Alto Signore» insistette Fillip.<br />
«No» convenne Sot.<br />
Ben trasse un altro respiro profondo. «Io ho infranto il<br />
cristallo contro le rocce dopo che abbiamo scoperto il suo<br />
scopo. Questor Thews ha ammesso la parte che aveva avuto<br />
nel suo uso. C'eravate voi, c'erano Abernathy e Willow, i<br />
cobol<strong>di</strong> Bunion e Parsnip. Poi siamo scesi nel Pozzo Infido.<br />
Voi avete guidato Willow e me. Ricordate? Abbiamo usato<br />
la Polvere IO per trasformare <strong>di</strong> nuovo la Strega del<br />
Crepuscolo in un corvo e farla volare nelle nebbie fatate. Poi<br />
siamo andati in cerca del drago Strabo. Vi ricordate? Come<br />
potrei saperlo se non fossi l'Alto Signore?»<br />
Gli gnomi spostavano i pie<strong>di</strong> avanti e in<strong>di</strong>etro come se le<br />
formiche rosse fossero entrate nei loro stivali malconci.<br />
«Non lo sappiamo» <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> nuovo Fillip.<br />
«No» convenne Sot.<br />
«Ciò nonostante, lei non è l'Alto Signore» ripeté Fillip.<br />
«No, non lo è» fece eco Sot.<br />
La pazienza <strong>di</strong> Ben <strong>di</strong>minuì <strong>di</strong> parecchi gra<strong>di</strong>, nonostante<br />
la sua forza <strong>di</strong> volontà. «E come fate a sapere che non sono<br />
l'Alto Signore?» chiese con voce tesa.<br />
Fillip e Sot si <strong>di</strong>menarono, innervositi. Si torcevano le<br />
mani piccole e spostavano gli occhi qua e là e poi <strong>di</strong> nuovo<br />
qua.<br />
«Non ha il suo odore» rispose infine Fillip.<br />
«No, lei odora come noi» confermò Sot.
Ben rimase attonito, poi arrossì, infine perse quel poco <strong>di</strong><br />
autocontrollo che era riuscito a esercitare fino a quel<br />
momento. «Ora ascoltatemi bene! Io sono l'Alto Signore,<br />
sono Ben Holiday, sono esattamente quello che ho detto <strong>di</strong><br />
essere, e sarà meglio che lo accettiate subito, oppure vi<br />
troverete nel guaio peggiore <strong>di</strong> tutta la vostra vita, più grande<br />
perfino <strong>di</strong> quando avete rubato e mangiato il cagnolino al<br />
banchetto <strong>di</strong> festeggiamento dopo la sconfitta del Marchio <strong>di</strong><br />
Ferro! Vi farò appendere a seccare, dannazione!<br />
Guardatemi!» Estrasse <strong>di</strong> scatto il medaglione dalla tunica,<br />
coprendo il viso e l'immagine <strong>di</strong> Meeks con il palmo, e lo<br />
spinse in avanti come un'arma. «Volete vedere che cosa so<br />
fare con questo?»<br />
Fillip e Sot caddero bocconi a terra, con i corpi minuscoli<br />
che tremavano da capo a pie<strong>di</strong>. Si gettarono a terra così in<br />
fretta che parve quasi che qualcuno gli avesse fatto lo<br />
sgambetto.<br />
«Grande Alto Signore!» esclamò Fillip.<br />
«Possente Alto Signore!» gemette Sot.<br />
«Le nostre vite sono sue!» singhiozzò Fillip.<br />
«Sue!» fece eco Sot.<br />
"Ora va molto meglio" pensò Ben, non poco sbalor<strong>di</strong>to<br />
dal rapido voltafaccia. Con gli gnomi Va' Via, un po' <strong>di</strong><br />
intimidazione sembrava molto più efficace <strong>di</strong> una<br />
spiegazione ragionevole. Si vergognava un po' <strong>di</strong> essere<br />
dovuto ricorrere a certe tattiche, ma era più <strong>di</strong>sperato che<br />
mai.
«Alzatevi» or<strong>di</strong>nò loro. Si rimisero in pie<strong>di</strong> e rimasero a<br />
guardarlo con aria spaventata. «Va tutto bene» li rassicurò<br />
con dolcezza. «Capisco perché tutto questo vi confonde,<br />
quin<strong>di</strong> lasciamoci ogni cosa alle spalle. D'accordo?» Due<br />
facce da furetto annuirono all'unisono. «Bene. Ora abbiamo<br />
un problema. Willow, la graziosa silfide, forse si trova in un<br />
mare <strong>di</strong> guai, e dobbiamo aiutarla così come ci ha aiutato lei<br />
quando gli orchi delle rupi ci tenevano in catene.<br />
Ricordate?» Usava spesso la parola "ricordate", ma avere a<br />
che fare con gli gnomi era come avere a che fare con dei<br />
bambini piccoli. «E' scesa nel Pozzo Infido a cercare<br />
qualcosa, e dobbiamo trovarla per essere certi che stia bene.<br />
«A me non piace il Pozzo Infido, Alto Signore» protestò<br />
Fillip incerto.<br />
«Neppure a me» fu d'accordo Sot.<br />
«Lo so» ammise Ben. «Non piace neanche a me. Ma voi<br />
due mi avete detto una volta che sapete scendere laggiù<br />
senza farvi vedere. Io non so farlo. Voglio soltanto che<br />
scen<strong>di</strong>ate laggiù quanto basta per guardarvi attorno e vedere<br />
se Willow è là, e cerchiate qualcosa <strong>di</strong> cui ho bisogno che è<br />
nascosto laggiù. Va bene? Solo guardarvi attorno. Nessuno<br />
deve sapere che siete là.<br />
«La Strega del Crepuscolo è tornata nel Pozzo Infido,<br />
Alto Signore» annunciò Fillip a voce bassa, confermando i<br />
peggiori timori <strong>di</strong> Ben.<br />
«L'abbiamo vista, Alto Signore» convenne Sot.<br />
«Adesso o<strong>di</strong>a tutto» aggiunse Fillip.
«Ma più <strong>di</strong> tutti lei» concluse Sot.<br />
Seguì un breve silenzio. Ben tentò <strong>di</strong> immaginare per un<br />
attimo la misura dell'o<strong>di</strong>o della Strega del Crepuscolo per lui<br />
senza riuscirci. Probabilmente era meglio così.<br />
Si chinò verso gli gnomi. «Siete tornati nel Pozzo Infido,<br />
allora?» Fillip e Sot annuirono con aria infelice. «E non vi ha<br />
visti, vero?» Ancora quel cenno. «Allora potete farmi questo<br />
favore, no? Potete farlo per me e per Willow. E' un favore<br />
che non <strong>di</strong>menticherò, ve lo assicuro.»<br />
Seguì un altro lungo istante <strong>di</strong> silenzio mentre Fillip e Sot<br />
lo guardavano, poi si scambiavano un'occhiata. Accostarono<br />
le teste e bisbigliarono fra loro. Il loro nervosismo si era<br />
trasformato in agitazione.<br />
Infine guardarono <strong>di</strong> nuovo lui, con occhi scintillanti.<br />
«Se facciamo questo, Alto Signore, possiamo avere il<br />
gatto?» chiese Fillip.<br />
«Sì, possiamo avere il gatto?» fece eco Sot.<br />
Ben rimase sbigottito. Per un attimo aveva <strong>di</strong>menticato<br />
Dirk. Abbassò gli occhi sul gatto, e poi <strong>di</strong> nuovo sugli<br />
gnomi. «Non ci pensate neppure» consigliò loro. «Questo<br />
gatto non è quello che sembra.»<br />
Fillip e Sot annuirono a malincuore, ma continuarono a<br />
fissare Dirk.<br />
«Vi avverto» <strong>di</strong>sse Ben con decisione.<br />
Ancora una volta gli gnomi annuirono, ma Ben ebbe la<br />
netta sensazione <strong>di</strong> rivolgersi a un muro <strong>di</strong> mattoni.
Scosse la testa, esasperato. «D'accordo. Per stanotte<br />
dormiremo qui e all'alba partiremo.» De<strong>di</strong>cò un momento in<br />
più ad attirare la loro attenzione. «Cercate <strong>di</strong> ricordarvi<br />
quello che ho appena detto del gatto. D'accordo?»<br />
Gli gnomi annuirono per la terza volta. Ma i loro occhi<br />
non lasciarono Dirk.<br />
Ben consumò un altro pasto spartano a base <strong>di</strong> Bonnie<br />
Blu, bevve acqua <strong>di</strong> fonte e guardò il sole tramontare<br />
all'orizzonte e la notte calare sulla valle. Pensò al vecchio<br />
mondo e alla sua vecchia vita e, per la prima volta da molto<br />
tempo, si domandò se non avrebbe fatto meglio a rimanere<br />
dov'era invece <strong>di</strong> venire quaggiù. Poi respinse quei pensieri<br />
esasperanti, si avvolse nel mantello da viaggio e si sistemò<br />
alla base del ceppo per trascorrere una notte scomoda.<br />
Dirk non si era mosso dalla cima del ceppo. Sembrava<br />
morto.<br />
A un certo punto della notte si udì un urlo così spaventoso<br />
e così prolungato da far balzare Ben in pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> scatto.<br />
Sembrava che provenisse da un punto sopra <strong>di</strong> lui; ma<br />
quando finalmente si orizzontò e scrutò l'accampamento con<br />
gli occhi insonnoliti tutto quello che vide fu Dirk<br />
accovacciato in cima al ceppo con i peli ritti e una sorta <strong>di</strong><br />
vapore che si levava dalla schiena.<br />
In lontananza, qualcosa, o qualcuno, piagnucolava.<br />
«Quegli gnomi sono tanto insistenti da essere stupi<strong>di</strong>»<br />
commentò sottovoce Dirk prima <strong>di</strong> rimettersi a riposare, con<br />
gli occhi lucenti nel buio come un fuoco smeral<strong>di</strong>no.
Il piagnucolio svanì e anche Ben tornò a stendersi. Ecco a<br />
che cosa erano serviti i consigli benintenzionati a Fillip e a<br />
Sot. Certe lezioni si dovevano imparare con le cattive.<br />
Quella stessa notte vide svolgersi una scena ben <strong>di</strong>versa<br />
alcuni chilometri a sud <strong>di</strong> Rhyndweir, in un vecchio deposito<br />
abbandonato con un recinto per il bestiame, in cima a una<br />
cresta rocciosa che sovrastava la <strong>di</strong>stesa orientale del Prato<br />
Verde. Un tetto pericolante e finestre senza imposte<br />
facevano del deposito un autentico rudere, e il recinto per il<br />
bestiame aveva delle assi mancanti in cinque o sei punti. Le<br />
ombre avvolgevano il tutto in una ragnatela <strong>di</strong> pizzo nero.<br />
Uno spaventapasseri con la barba bianca e un cane dal pelo<br />
ispido, entrambi decisamente trascurati, erano seduti ai lati <strong>di</strong><br />
un fuoco vivace acceso a una dozzina <strong>di</strong> metri dal deposito e<br />
si scambiavano accuse con una violenza che sembrava<br />
smentire che fossero mai stati ottimi amici. Una creatura<br />
sparuta con la faccia da scimmia, le orecchie da elefante e<br />
grossi denti assisteva alla <strong>di</strong>sputa in un silenzio sconcertato.<br />
«Non cercare <strong>di</strong> chiedermi comprensione per quello che<br />
hai fatto!» stava <strong>di</strong>cendo il cane dal pelo ruvido allo<br />
spaventapasseri. «Ti ritengo <strong>di</strong>rettamente responsabile della<br />
nostra situazione e non sono affatto incline all'indulgenza!»<br />
«La tua mancanza <strong>di</strong> compassione è pari soltanto alla tua<br />
mancanza <strong>di</strong> carattere» ribatté lo spaventapasseri. «Un altro<br />
uomo, o perfino un cane, sarebbe più caritatevole, ne sono<br />
sicuro!»
«Ah ah! Un altro uomo, o perfino un cane, ti avrebbe<br />
detto ad<strong>di</strong>o molto tempo fa! Un altro uomo, o perfino un<br />
cane, si sarebbe trovato una compagnia decente con cui<br />
<strong>di</strong>videre l'esilio!»<br />
«Capisco. Be', non è troppo tar<strong>di</strong> per trovare un'altra<br />
compagnia, decente o no, se è questo che desideri!»<br />
«Ci sto appunto pensando, stanne certo!»<br />
I due si guardarono con occhi fiammeggianti oltre il<br />
bagliore rosso del fuoco, covando pensieri neri come le<br />
ceneri della legna arsa. Lo spettatore dal muso scimmiesco<br />
rimase muto. La notte pendeva su tutti e tre come il velo <strong>di</strong><br />
un partecipante a un funerale, e la cresta montuosa era<br />
spettrale e silenziosa.<br />
Abernathy si spinse in<strong>di</strong>etro gli occhiali sul naso e riprese<br />
ancora una volta la <strong>di</strong>scussione, in tono un po' più pacato.<br />
«Quello che mi riesce <strong>di</strong>fficile capire è per quale motivo hai<br />
lasciato fuggire l'unicorno, mago. Avevi quella creatura<br />
davanti a te, conoscevi le parole che l'avrebbero<br />
addomesticata, e che cosa hai fatto? Hai fatto piovere un<br />
<strong>di</strong>luvio <strong>di</strong> farfalle e fiori. Che specie <strong>di</strong> i<strong>di</strong>ozia è stata?»<br />
Questor Thews serrò le mascelle con aria <strong>di</strong> sfida. «Una<br />
specie <strong>di</strong> i<strong>di</strong>ozia che proprio tu, fra tutti, dovresti capire.»<br />
«Sono incline a ritenere che ti sei semplicemente lasciato<br />
prendere dal panico. Sono costretto a pensare che non sei<br />
riuscito a padroneggiare la magia quando ne avevi bisogno.<br />
E che cosa vuole <strong>di</strong>re, "una specie <strong>di</strong> i<strong>di</strong>ozia che io dovrei<br />
capire"?»
«Voglio <strong>di</strong>re, la specie <strong>di</strong> i<strong>di</strong>ozia che dà a tutte le creature<br />
la possibilità <strong>di</strong> essere quello che dovrebbero essere, a<br />
<strong>di</strong>spetto <strong>di</strong> ciò che gli altri ritengono meglio per loro!»<br />
Lo scrivano corrugò la fronte. «Un momento. Mi stai<br />
<strong>di</strong>cendo che hai lasciato fuggire l'unicorno <strong>di</strong> proposito? Che<br />
le farfalle e i fiori non sono stati un incidente?»<br />
Il mago si tirò il pizzetto con aria irritata.<br />
«Congratulazioni per aver afferrato, sia pure in ritardo, ciò<br />
che era ovvio! E' esattamente quello che ti sto <strong>di</strong>cendo!»<br />
Seguì un lungo silenzio fra loro, mentre si stu<strong>di</strong>avano.<br />
Viaggiavano insieme dall'alba, ribollendo dentro <strong>di</strong> sé per la<br />
svolta degli eventi che li aveva portati a quella conclusione,<br />
esteriormente <strong>di</strong>stanziati l'uno dall'altro dalla collera. Quella<br />
era la prima volta che veniva affrontato apertamente<br />
l'argomento della fuga dell'unicorno.<br />
Il momento del confronto passò. Questor <strong>di</strong>stolse lo<br />
sguardo per primo, sospirò e si strinse addosso la veste<br />
costellata <strong>di</strong> toppe colorate per tenere a bada il gelo notturno<br />
che si accentuava. Aveva il viso segnato e rugoso per l'ansia,<br />
gli abiti impolverati e strappati. Abernathy non aveva un<br />
aspetto migliore. Erano stati spogliati <strong>di</strong> tutto. La loro<br />
cacciata era venuta subito dopo che l'Alto Signore aveva<br />
appreso della mancata cattura dell'unicorno nero. L'Alto<br />
Signore non aveva concesso la possibilità <strong>di</strong> spiegare le loro<br />
azioni e non aveva offerto nessuna spiegazione per le<br />
proprie. Al ritorno a Sterling Silver si erano visti venire<br />
incontro un messaggero, che aveva consegnato un conciso
or<strong>di</strong>ne scritto a mano. Erano sollevati dalla loro posizione.<br />
Da quel momento potevano andare dove volevano, ma non<br />
dovevano mai più tornare a corte.<br />
Bunion, apparentemente lasciato libero <strong>di</strong> decidere, era<br />
andato con loro. Non aveva offerto nessuna spiegazione.<br />
«Quando abbiamo cominciato la caccia non era mia<br />
intenzione lasciar fuggire l'unicorno» riprese Questor a bassa<br />
voce. «Era mia intenzione che fosse catturato e consegnato<br />
all'Alto Signore come lui aveva or<strong>di</strong>nato. La ritenevo<br />
un'impresa pericolosa, perché si <strong>di</strong>ceva da molto tempo che<br />
l'unicorno nero fosse una creatura che portava sfortuna. Ma<br />
del resto, l'Alto Signore ha mostrato una straor<strong>di</strong>naria<br />
capacità <strong>di</strong> volgere le sventure a proprio vantaggio.»<br />
S'interruppe. «Devo ammettere <strong>di</strong> essere rimasto turbato<br />
dalla sua insistenza sulla cattura imme<strong>di</strong>ata dell'unicorno e<br />
sul rifiuto <strong>di</strong> spiegarci quell'insistenza. Tuttavia intendevo lo<br />
stesso che l'unicorno fosse preso.» Trasse un respiro<br />
profondo. «Ma quando me lo sono visto davanti in quel<br />
bosco, fermo lì, quando ho visto che cos'era… non ho potuto<br />
permettere che fosse catturato. Non so perché, non ho<br />
proprio potuto. No, non è vero. So il perché. Non era giusto.<br />
Dentro <strong>di</strong> me ho sentito che non era giusto. Non lo hai<br />
sentito anche tu, Abernathy? L'unicorno non era destinato ad<br />
appartenere all'Alto Signore. Non era destinato ad<br />
appartenere a nessuno.» Alzò gli occhi <strong>di</strong> nuovo, con aria<br />
incerta. «Così ho usato la magia per evitare che accadesse.<br />
L'ho lasciato fuggire.»
Abernathy scattò contro qualcosa che gli svolazzava<br />
davanti, poi si raddrizzò sul naso gli occhiali incrostati <strong>di</strong><br />
polvere e starnutì. «Be', avresti potuto <strong>di</strong>rlo subito, mago,<br />
invece <strong>di</strong> farmi credere che la magia ti avesse giocato ancora<br />
una volta. Questo, almeno, posso capirlo.»<br />
«Davvero?» Questor scosse la testa dubbioso. «Vorrei<br />
riuscirci io. Ho agito contro i desideri dell'Alto Signore<br />
quando ho giurato <strong>di</strong> servirlo, e l'unica ragione che posso<br />
addurre è che in questo caso servirlo mi sembrava sbagliato.<br />
Ha avuto ragione a scacciarmi dalla corte.»<br />
«E anche me, immagino?»<br />
«No, non avrebbe dovuto scacciare te. Tu non hai avuto<br />
nessuna parte in quello che è successo.»<br />
«Il punto è che ha avuto torto a scacciare tutti e due!»<br />
Questor si strinse nelle spalle, impotente. «E' l'Alto<br />
Signore. Chi siamo noi per mettere in <strong>di</strong>scussione il suo<br />
giu<strong>di</strong>zio?»<br />
«Humpf!» sbuffò Abernathy con derisione. «La caccia è<br />
stata una iniziativa malaccorta, se mai ne ho vista una. Lui<br />
conosceva la storia dell'unicorno nero. Gli avevamo<br />
raccontato che la bestia non poteva essere catturata in una<br />
caccia, e lui ci ha ignorati del tutto. Non lo aveva mai fatto<br />
prima, mago. E' ossessionato da questa bestia, te lo <strong>di</strong>co io,<br />
non pensa ad altro. Ha parlato una sola volta <strong>di</strong> Willow, e<br />
che tirata sul fatto che non era tornata da lui con le briglie<br />
d'oro. Ignora i suoi doveri, se ne sta chiuso nelle sue stanze e<br />
non si confida con nessuno. Non ha fatto un solo accenno ai
libri <strong>di</strong> magia da quando glieli hai riportati. Avevo sperato<br />
che l'Alto Signore de<strong>di</strong>casse loro almeno un po' <strong>di</strong> attenzione<br />
per cercare un modo <strong>di</strong> usarli per riportarmi alla mia forma<br />
originaria. Una volta, l'Alto Signore lo avrebbe fatto senza<br />
nemmeno pensarci.»<br />
Lo scrivano s'interruppe imbarazzato, fissando<br />
corrucciato le fiamme del fuocherello. «Be', non importa. Il<br />
punto è che in questi giorni non è più lui, Questor Thews.<br />
Non è lui.»<br />
Il viso da gufo del mago si contrasse pensieroso. «No.»<br />
Lanciò una rapida occhiata a Bunion e fu sorpreso <strong>di</strong> vedere<br />
il coboldo che annuiva in segno <strong>di</strong> consenso. «No, non è<br />
proprio lui.»<br />
«Non lo è da quando…»<br />
«Da quando abbiamo scoperto quell'impostore nella sua<br />
camera da letto?»<br />
«Da allora, sì. Da quella notte.»<br />
Rimasero <strong>di</strong> nuovo in silenzio per un istante. Poi i loro<br />
occhi s'incontrarono, e furono sorpresi da quello che vi<br />
trovarono rispecchiato. «E' possibile che…» cominciò<br />
Abernathy in tono incerto.<br />
«Che l'impostore fosse davvero l'Alto Signore?» finì<br />
Questor per lui. Il suo cipiglio si accentuò. «Prima non lo<br />
avrei pensato, ma adesso…»<br />
«Non abbiamo nessun modo per accertarcene,<br />
naturalmente» si affrettò a interromperlo Abernathy.<br />
«No, nessun modo» ammise Questor.
Il fuoco crepitava e sfrigolava, il fumo soffiava verso <strong>di</strong><br />
loro a ogni cambiamento del vento, e le scintille danzavano<br />
nelle ceneri. Da un punto in lontananza, un uccello notturno<br />
lanciò un richiamo lungo e luttuoso che fece correre un<br />
brivido lungo la schiena <strong>di</strong> Questor. Scambiò rapide occhiate<br />
con Abernathy e Bunion.<br />
«Detesto dormire all'ad<strong>di</strong>accio» brontolò Abernathy.<br />
«O<strong>di</strong>o le pulci e le cimici e tutti gli esseri striscianti che<br />
cercano <strong>di</strong> intrufolarsi nel mio pelo.»<br />
«Ho un piano» annunciò all'improvviso Questor.<br />
Abernathy gli rivolse una lunga occhiata dura, del tipo<br />
che lanciava sempre quando si trovava <strong>di</strong> fronte a una<br />
<strong>di</strong>chiarazione della quale avrebbe fatto volentieri a meno.<br />
«Ho quasi paura <strong>di</strong> chiederti qual è, mago» rispose alla fine.<br />
«Andremo dal drago. Andremo da Strabo.»<br />
I denti <strong>di</strong> Bunion scintillarono in un sorriso spaventoso.<br />
«E questo sarebbe un piano?» domandò Abernathy,<br />
inorri<strong>di</strong>to.<br />
Questor si protese in avanti con impazienza. «Ma è<br />
perfettamente ragionevole andare da Strabo. Chi ne sa <strong>di</strong> più<br />
dei draghi sul conto degli unicorni? Una volta erano i<br />
peggiori nemici, i più antichi avversari nel mondo fatato. Ora<br />
l'unicorno nero è l'ultimo della sua specie, e Strabo della sua.<br />
Hanno una causa in comune, un'affinità naturale. Certamente<br />
potremo scoprire qualcosa dell'unicorno dal drago, forse<br />
quanto basta per <strong>di</strong>panare il mistero e scoprire lo scopo della<br />
sua venuta a Landover!»
Abernathy lo fissò incredulo. «Ma il drago ci detesta,<br />
Questor Thews! Te ne sei <strong>di</strong>menticato? Ci arrostirà per<br />
merenda!» Fece una pausa. «Inoltre, a che ci servirà scoprire<br />
qualcos'altro sull'unicorno? Quella bestia ci ha già causato<br />
abbastanza guai.»<br />
«Ma se compren<strong>di</strong>amo il suo scopo, potremmo scoprire<br />
una ragione per l'ossessione dell'Alto Signore» fu pronto a<br />
ribattere Questor «Potremmo perfino trovare un modo per<br />
inse<strong>di</strong>arci <strong>di</strong> nuovo a corte. Non è inconcepibile. E il drago<br />
non ci farà del male. Sarà felice della nostra visita, una volta<br />
che avrà saputo lo scopo della nostra venuta. Non<br />
<strong>di</strong>menticare, Abernathy, che anche draghi e maghi hanno<br />
un'origine comune. La natura e la durata dei nostri rapporti<br />
professionali ha sempre ispirato un certo grado <strong>di</strong> rispetto<br />
reciproco.<br />
Abernathy arricciò il labbro. «Quante sciocchezze!»<br />
Questor parve quasi non u<strong>di</strong>rlo. Nei suoi occhi c'era uno<br />
sguardo <strong>di</strong>stante. «Ai vecchi tempi, fra maghi e draghi si<br />
svolgevano giochi che avrebbero messo alla prova i deboli <strong>di</strong><br />
cuore, te lo assicuro. Giochi <strong>di</strong> magia e giochi <strong>di</strong> abilità.»<br />
Piegò leggermente la testa <strong>di</strong> lato. «Forse potrebbe essere<br />
necessario un gioco o due, se Strabo decidesse <strong>di</strong> mostrarsi<br />
ostinato. Il furto <strong>di</strong> informazioni è un'arte che ho imparato a<br />
dominare bene, e sarebbe <strong>di</strong>vertente mettermi alla prova <strong>di</strong><br />
nuovo…»<br />
«Tu sei pazzo!» Abernathy era atterrito.
Ma l'entusiasmo <strong>di</strong> Questor non si lasciò smontare. Si<br />
alzò in pie<strong>di</strong>, girando intorno al fuoco con gli occhi lucenti <strong>di</strong><br />
eccitazione. «Bene, non importa. Quel che è necessario va<br />
fatto. Ho preso la mia decisione. Andrò dal drago.» Fece una<br />
pausa. «Bunion verrà con me, non è vero, Bunion?» Il<br />
coboldo annuì, con un sorriso che andava da un orecchio<br />
all'altro. Il mago fece svolazzare le mani in aria. «Ecco, è<br />
deciso. Io vado, Bunion viene. E tu devi venire con noi,<br />
Abernathy.» Si fermò, abbassando le mani, con la figura alta<br />
leggermente curva come per il peso dell'espressione <strong>di</strong> colpo<br />
accigliata. «Dobbiamo andare, lo sai. Dopo tutto, che altro ci<br />
resta da fare?»<br />
Fissò lo scrivano con aria interrogativa. Abernathy<br />
ricambiò lo sguardo, fissandolo negli occhi. Ci fu un lungo<br />
silenzio mentre dubbio e incertezza combattevano una guerra<br />
silenziosa con la stima <strong>di</strong> sé negli occhi del vecchio amico.<br />
Aleggiavano nell'aria le ombre <strong>di</strong> tempi in cui avevano<br />
creduto che il passato tornasse a ossessionare il presente, e<br />
sentivano quelle ombre chiudersi inesorabili su <strong>di</strong> loro. Non<br />
potevano permetterlo.<br />
Qualunque cosa era meglio che attendere un'oscurità così<br />
soffocante.<br />
La cresta montuosa era <strong>di</strong> nuovo immersa nel silenzio,<br />
una spina dorsale scura contro un cielo <strong>di</strong> stelle e <strong>di</strong> lune che<br />
sembrava freddo e <strong>di</strong>stante. Il deposito abbandonato e il<br />
recinto per il bestiame erano l'ossatura <strong>di</strong> una terra anziana.
«Benissimo» accettò Abernathy, con il più greve dei<br />
sospiri. «Faremo una bella compagnia <strong>di</strong> i<strong>di</strong>oti.»<br />
Nessuno prese la parola per contrad<strong>di</strong>rlo.
CAPITOLO 12<br />
La maschera<br />
Il sorgere del sole trovò Fillip e Sot presenti e <strong>di</strong>sponibili<br />
come promesso. Quando Ben si svegliò erano a venti metri<br />
buoni, una coppia <strong>di</strong> ombre immobili e tozze nel buio che si<br />
<strong>di</strong>radava con gli zaini da viaggio in spalla, i berrettucci con<br />
la piuma rossa ben piantati al loro posto. A prima vista<br />
sembravano cespugli; ma dopo che Ben si alzò per stirarsi i<br />
muscoli intorpi<strong>di</strong>ti dal freddo e dal terreno duro, avanzarono<br />
incerti <strong>di</strong> alcuni passi e lo salutarono in tono ansioso.<br />
Sembravano più nervosi del solito e seguitavano a lanciare<br />
occhiate alle sue spalle, come se si aspettassero da un<br />
momento all'altro un attacco degli orchi delle rupi.<br />
Ben impiegò un momento a capire che non stavano in<br />
guar<strong>di</strong>a contro gli orchi, bensì contro Edgewood Dirk.<br />
Dirk, da parte sua, li ignorava. Quando Ben pensò a<br />
guardarlo, era accovacciato sul ceppo d'albero a lavarsi, con<br />
il manto serico liscio e lucente come <strong>di</strong> goccioline <strong>di</strong> rugiada<br />
mattutina. Non alzò gli occhi e non rispose al buongiorno <strong>di</strong><br />
Ben. Continuò a occuparsi delle sue pulizie finché il lavoro<br />
non fu completato a dovere, poi si accostò al contenuto <strong>di</strong><br />
una ciotola <strong>di</strong> acqua <strong>di</strong> fonte che Ben gli aveva procurato.<br />
Ben non ci aveva mai riflettuto prima, ma Dirk non<br />
sembrava mangiare granché. Di che cosa vivesse era una<br />
sorta <strong>di</strong> mistero, ma era un mistero che Ben decise <strong>di</strong> lasciare
insoluto. Aveva già abbastanza enigmi da risolvere senza<br />
aggiungerne un altro.<br />
Partirono poco dopo la sveglia. Ben e Dirk al comando, a<br />
seconda <strong>di</strong> come s'intende la parola "comando", perché<br />
ancora una volta Dirk pareva sapere dove Ben stava andando<br />
prima ancora <strong>di</strong> lui. Gli gnomi li seguivano. Fillip e Sot<br />
evidentemente non volevano avere a che fare con Edgewood<br />
Dirk. Se ne stavano alla larga dal gatto e lo guardavano come<br />
si guarderebbe un serpente. Fillip zoppicava in modo vistoso<br />
e Sot aveva una buona porzione <strong>di</strong> pelo bruciacchiato sui<br />
polsi e sul dorso delle mani. Nessuno dei due aveva niente da<br />
<strong>di</strong>re sulle proprie ferite, e Ben li lasciò stare.<br />
Viaggiarono per tutta la mattina ad andatura regolare, con<br />
il sole che brillava luminoso dal cielo sereno, e l'aria<br />
profumata dai fiori selvatici e dagli alberi da frutto. Erano<br />
piccoli ma davano nell'occhio, e Ben ripensò a Meeks col<br />
suo aspetto, ai demoni tornati da Abaddon ai suoi or<strong>di</strong>ni, alla<br />
<strong>di</strong>minuzione della magia nella terra e alla vita che gli era<br />
stata sottratta. C'era un rinnovato senso <strong>di</strong> urgenza a<br />
incalzarlo, la sensazione che il tempo gli sfuggisse tra le<br />
mani troppo in fretta. Non si era avvicinato affatto alla<br />
scoperta <strong>di</strong> ciò che gli era stato fatto. Non aveva ancora idea<br />
del motivo per cui l'unicorno nero era tornato a Landover o<br />
della sua importanza per Meeks. Sapeva soltanto che<br />
esisteva un nesso che collegava tutto ciò che era accaduto e<br />
che doveva scoprirlo, se mai intendeva rimettere or<strong>di</strong>ne in<br />
quel pasticcio.
Quell'idea lo riportò ancora una volta al pensiero <strong>di</strong><br />
Edgewood Dirk. Continuava a scottargli il fatto che il gatto<br />
volesse restare un tale enigma quando evidentemente sapeva<br />
spiegarsi benissimo. Ben ormai era abbastanza sicuro che<br />
Dirk non si fosse imbattuto in lui per caso, quella prima notte<br />
nella regione dei laghi, ma lo avesse cercato <strong>di</strong> proposito.<br />
Solo che Dirk non aveva intenzione <strong>di</strong> svelarsi a Ben finché<br />
non ne aveva voglia; e data la singolare natura propria del<br />
gatto, era probabile che quella spiegazione sarebbe arrivata il<br />
giorno del mai. Comunque, a Ben sembrava assurdo<br />
accettare semplicemente la presenza della bestia senza fare<br />
qualche altro sforzo per scoprire qualcosa sui motivi che lo<br />
avevano portato da lui.<br />
Mentre la mattina si prolungava nel meriggio e<br />
cominciava ad essere visibile l'oscurità del Pozzo Infido,<br />
decise <strong>di</strong> fare un altro tentativo con il gatto. Durante la<br />
marcia era stato impegnato a rimuginare sulla possibilità <strong>di</strong><br />
un legame comune fra i vari unicorni in cui si era imbattuto<br />
dal momento del sogno. Erano piuttosto numerosi, dopo<br />
tutto. C'era l'unicorno nero. C'erano gli unicorni <strong>di</strong>segnati<br />
contenuti nei libri <strong>di</strong> magia scomparsi, o meglio, in uno dei<br />
libri <strong>di</strong> magia scomparsi; l'altro era un guscio bruciato<br />
dall'interno. E c'erano gli unicorni fatati che erano scomparsi<br />
secoli prima nel viaggio attraverso Landover fino ai mon<strong>di</strong><br />
mortali. In quel momento, quella che lo preoccupava era la<br />
leggenda degli unicorni fatati. Aveva sempre pensato che<br />
dovesse esistere un legame fra l'unicorno nero e i <strong>di</strong>segni
contenuti nei libri magici. Altrimenti, perché Meeks avrebbe<br />
mandato sogni che riguardavano gli uni e gli altri? Perché li<br />
avrebbe desiderati con tanta intensità? Il vero problema era<br />
se avessero anche qualche nesso con gli unicorni fatati<br />
scomparsi. Si rendeva conto che sarebbe stata una<br />
coincidenza significativa se ci fosse stato davvero un nesso<br />
fra i tre, ma cominciava a chiedersi se non sarebbe stata una<br />
coincidenza ancor più significativa il fatto che non ce ne<br />
fosse. La magia li legava tutti e tre in un unico vincolo, e lui<br />
avrebbe scommesso la testa che l'obiettivo <strong>di</strong> Meeks era una<br />
specie <strong>di</strong> controllo sulla magia.<br />
Per ora aveva me<strong>di</strong>tato abbastanza. Forse la soluzione <strong>di</strong><br />
uno dei piccoli enigmi avrebbe contribuito alla soluzione <strong>di</strong><br />
quello grande. E forse, ma solo forse, Edgewood Dirk<br />
sarebbe stato meno restio ad aiutarlo.<br />
«Dirk, tu sei stato in molti luoghi e hai visto tante cose.»<br />
Aprì la conversazione con tutta la <strong>di</strong>sinvoltura che gli era<br />
possibile, senza lasciarsi la possibilità <strong>di</strong> indugiare ancora.<br />
«Che cosa pensi della leggenda degli unicorni fatati<br />
scomparsi?»<br />
Il gatto non lo guardò neppure. «Non ci penso affatto.»<br />
«No? Ebbene, se ci pensassi? La prima volta che ci siamo<br />
incontrati, hai detto che sapevi qualcosa degli unicorni<br />
bianchi scomparsi, non è vero?»<br />
«E' vero.»<br />
«Degli unicorni che le fate hanno mandato negli altri<br />
mon<strong>di</strong>? Quelli che chissà come sono scomparsi?»
«Proprio quelli.» Dirk sembrava annoiato.<br />
«E cosa pensi che ne sia stato <strong>di</strong> loro? Come sono<br />
scomparsi?»<br />
«Come?» Il gatto sbuffò. «Sono stati rubati,<br />
naturalmente.»<br />
Ben rimase così sbalor<strong>di</strong>to <strong>di</strong> avere ottenuto una risposta<br />
chiara che non riuscì a restare al passo. «Ma… rubati da<br />
chi?» mormorò infine.<br />
«Da qualcuno che li voleva, Alto Signore… chi altri? Da<br />
qualcuno che aveva l'abilità e i mezzi per catturarli e<br />
tenerseli stretti.»<br />
«E chi sarebbe stato?»<br />
Dirk sembrava irritato. «E chi pensa che sarà stato?»<br />
Ben esitò, riflettendo. «Un mago?»<br />
«Non un mago, tanti maghi! Ne esistevano molti a quei<br />
tempi, non semplicemente uno o due come adesso. Avevano<br />
la loro corporazione, la loro associazione: non rigida, ma<br />
efficace quando decideva <strong>di</strong> esserlo. Allora la magia era più<br />
forte a Landover, e i maghi prestavano le proprie capacità a<br />
chi ne aveva più bisogno e poteva permetterselo. Furono<br />
uomini potenti per un certo tempo, finché decisero <strong>di</strong> sfidare<br />
il re stesso.»<br />
«Che cosa accadde?»<br />
«Il re convocò il Pala<strong>di</strong>no, e il Pala<strong>di</strong>no li <strong>di</strong>strusse. Dopo<br />
<strong>di</strong> che, fu ammessa l'esistenza <strong>di</strong> un solo vero mago, e al<br />
servizio del re.»
Ben si accigliò. «Ma se gli unicorni erano stati rubati dai<br />
maghi, che cosa accadde loro dopo che i maghi furono…<br />
sistemati? Perché non furono liberati?»<br />
«Nessuno sapeva dov'erano.»<br />
«Ma qualcuno non avrebbe dovuto cercarli? Non<br />
avrebbero dovuto trovarli?»<br />
«La risposta a tutt'e due le domande è sì.»<br />
«Allora come mai non è accaduto?»<br />
Dirk rallentò, si fermò e batté le palpebre con aria<br />
languida. «La domanda che nessuno ha posto allora è la<br />
stessa che lei non pone adesso, Alto Signore. Per quale<br />
motivo furono rubati gli unicorni, in primo luogo?»<br />
Anche Ben si fermò, rifletté un momento e scrollò le<br />
spalle. «Erano creature bellissime. I maghi le volevano per<br />
sé, immagino.»<br />
«Sì, sì, sì! Non sa immaginare <strong>di</strong> meglio?»<br />
«Be', ehm…» Fece un'altra pausa, sentendosi un perfetto<br />
i<strong>di</strong>ota. «Perché non me lo spieghi semplicemente,<br />
dannazione?» sbottò esasperato.<br />
Dirk lo guardò con fermezza. «Perché non voglio» rispose<br />
piano. «Perché deve imparare <strong>di</strong> nuovo a vedere le cose con<br />
chiarezza.<br />
Ben lo fissò per un attimo, guardò in<strong>di</strong>etro verso gli<br />
gnomi Va' Via che stavano a guardare a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> sicurezza<br />
e incrociò le braccia sul petto in un gesto stanco. Non sapeva<br />
<strong>di</strong> che cosa stesse parlando Dirk, ma <strong>di</strong>scutere con il gatto<br />
non serviva a niente.
«E va bene» <strong>di</strong>sse infine. «Lasciami riprovare. I maghi<br />
scoprirono che le fate volevano mandare gli unicorni<br />
attraverso Landover nei mon<strong>di</strong> mortali. Rubarono gli<br />
unicorni per tenerli per sé. Li rubarono perché…»<br />
S'interruppe, ricordando all'improvviso i libri scomparsi e i<br />
<strong>di</strong>segni. «Rubarono gli unicorni perché volevano la loro<br />
magia! Ecco che cosa significano i <strong>di</strong>segni in quel libro!<br />
Hanno qualcosa a che fare con gli unicorni scomparsi!»<br />
Edgewood Dirk piegò la testa <strong>di</strong> lato. «Lo pensa davvero,<br />
Alto Signore?»<br />
Era così genuinamente curioso che Ben non sapeva che<br />
cosa pensare. Si era aspettato che il gatto fosse d'accordo con<br />
lui, ma il gatto sembrava sorpreso quanto lui.<br />
«Si, lo penso davvero» <strong>di</strong>chiarò alla fine, continuando<br />
però a domandarselo. «Penso che gli unicorni scomparsi e i<br />
libri scomparsi siano collegati e che l'unicorno nero abbia a<br />
che fare con entrambi.»<br />
«Questo è plausibile» ammise Dirk.<br />
«Ma in che modo furono rubati gli unicorni? E in che<br />
modo potevano i maghi rubare la loro magia? Gli unicorni<br />
non erano potenti come i maghi?»<br />
«Mi è stato detto <strong>di</strong> sì» convenne ancora una volta Dirk.<br />
«Allora che cosa ne è stato? Dove sono nascosti?»<br />
«Forse portano delle maschere.»<br />
«Maschere?» Ben era confuso.<br />
«Come la sua. Forse portano una maschera, e noi non<br />
possiamo vederli.»
«Come la mia?»<br />
«Le <strong>di</strong>spiacerebbe non ripetere tutto quello che <strong>di</strong>co?»<br />
«Ma <strong>di</strong> che cosa stai parlando, in nome del cielo?»<br />
Dirk gli lanciò un'occhiata del genere "Perché<br />
domandarmelo?" e annusò l'aria del tardo mattino come se le<br />
risposte che cercava si potessero trovare lì. La coda nera si<br />
agitò. «Mi accorgo <strong>di</strong> essere assetato, Alto Signore. Le va <strong>di</strong><br />
unirsi a me per bere?»<br />
Senza aspettare la risposta, si alzò e si allontanò<br />
trotterellando fra gli alberi da una parte. Ben lo seguì con gli<br />
occhi per un attimo, poi gli andò <strong>di</strong>etro. Camminarono per<br />
un breve tratto fino a una pozza alimentata da piccole rapide<br />
e si chinarono a bere. Ben bevve in fretta, più assetato <strong>di</strong><br />
quanto avesse immaginato. Dirk se la prese comoda,<br />
schizzinoso al punto da essere irritante, leccando con calma,<br />
facendo frequenti pause, tenendo accuratamente le zampe<br />
lontane dall'acqua. Ben si accorse della presenza sullo<br />
sfondo <strong>di</strong> Fillip e Sot che guardavano, ma non prestò loro<br />
attenzione. La sua attenzione era tutta rivolta al gatto e a<br />
quello che Dirk avrebbe detto, perché avrebbe detto<br />
senz'altro qualcosa, o Ben si sbagliava come non si era mai<br />
sbagliato in vita sua!<br />
Non si sbagliava. Un attimo dopo, Dirk si accovacciò<br />
sulle zampe posteriori e gli lanciò un'occhiata. «Si guar<strong>di</strong><br />
nell'acqua, Alto Signore» or<strong>di</strong>nò. Ben obbedì e vide una<br />
versione malconcia <strong>di</strong> se stesso, ma pur sempre se stesso.<br />
«Ora si guar<strong>di</strong> bene nell'acqua» continuò Dirk. Ben lo fece e
vide abiti laceri e stivali logorati, polvere e su<strong>di</strong>ciume, un<br />
corpo non rasato, trascurato, non lavato. Non riuscì a vedere<br />
il viso. «Ora si guar<strong>di</strong> nell'acqua <strong>di</strong> nuovo, guar<strong>di</strong><br />
attentamente.»<br />
Ben obbedì, e stavolta vide l'immagine <strong>di</strong> se stesso<br />
tremolare e trasformarsi nell'immagine <strong>di</strong> qualcuno che non<br />
riconobbe, un estraneo i cui vestiti erano gli stessi che<br />
portava lui.<br />
Alzò la testa <strong>di</strong> scatto. «Non sembro più io, nemmeno a<br />
me stesso!» Nella sua voce c'era una nota <strong>di</strong> paura che non<br />
riuscì a <strong>di</strong>ssimulare, per quanto tentasse.<br />
«E questo, mio caro Alto Signore, è perché sta<br />
cominciando a perdere se stesso» <strong>di</strong>sse piano Edgewood<br />
Dirk. «La maschera che porta sta <strong>di</strong>ventando lei.» Il muso<br />
nero si avvicinò. «Ritrovi se stesso, Ben Holiday, prima che<br />
ciò accada. Si tolga la maschera, e forse allora potrà trovare<br />
un modo per smascherare anche gli unicorni.»<br />
Ben si affrettò a guardare <strong>di</strong> nuovo nella pozza d'acqua e<br />
con sollievo ritrovò il suo viso <strong>di</strong> un tempo nel riflesso delle<br />
acque. Ma il contorno dei lineamenti sembrava vago. Era<br />
come se stesse sbiadendo.<br />
Alzò <strong>di</strong> nuovo gli occhi verso Dirk, ma il gatto stava già<br />
trotterellando via, <strong>di</strong>sperdendo gli gnomi spaventati. «Meglio<br />
affrettarsi, Alto Signore» esclamò all'in<strong>di</strong>etro. «Il Pozzo<br />
Infido non è un posto in cui sia salutare trovarsi dopo il calar<br />
della sera!»
Ben si rimise lentamente in pie<strong>di</strong>, non solo più confuso<br />
che mai, ma anche spaventato. «Perché mai chiedo qualcosa<br />
a quel dannato gatto?» borbottò frustrato.<br />
Ma conosceva già la risposta a quella domanda,<br />
naturalmente. Scosse la testa sulla realtà in generale e si<br />
affrettò.<br />
A metà del pomeriggio avevano raggiunto il Pozzo Infido.<br />
Era immutato e immutabile: una macchia scura e<br />
impenetrabile in un tratto <strong>di</strong> foresta per il resto illuminato dal<br />
sole, rannicchiato sul terreno alla maniera <strong>di</strong> una creatura<br />
nascosta, tesa per fuggire o per colpire. Ombre e nebbia<br />
giocavano a nascon<strong>di</strong>no nei suoi immensi abissi, strisciando<br />
con movimenti lenti e irregolari su alberi, palude e<br />
penombra. Non si riusciva a vedere nient'altro. Le forme <strong>di</strong><br />
vita che vi si annidavano restavano in attesa, pe<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> un<br />
gioco <strong>di</strong> sopravvivenza duro e crudele che premiava soltanto<br />
gli svelti e i forti. I suoni erano attutiti e i colori velati <strong>di</strong><br />
grigio. Soltanto la morte era <strong>di</strong> casa nel Pozzo Infido, e<br />
soltanto la morte era immutabile. Ben e i suoi compagni<br />
intuivano quella verità. Ritti sull'orlo della cavità,<br />
guardavano in giù nel buio e nei loro pensieri personali.<br />
«Bene, tanto vale mettersi all'opera» mormorò alla fine<br />
Ben. Ricordava l'ultima volta che era sceso nel Pozzo Infido<br />
e le terrificanti illusioni che la Strega del Crepuscolo aveva<br />
creato per respingerlo: le illusioni <strong>di</strong> una palude sterminata,<br />
<strong>di</strong> lucertole e peggio. Stava pensando all'incontro con la
strega, un incontro che per poco non gli era costato la vita.<br />
Non era ansioso <strong>di</strong> ripetere quella prova.<br />
«Bene» ripeté, lasciando che la parola si spegnesse nel<br />
silenzio.<br />
Nessuno gli prestava la minima attenzione. Dirk era<br />
accovacciato vicino a lui, con gli occhi socchiusi e<br />
insonnoliti mentre si crogiolava in una piccola chiazza <strong>di</strong><br />
sole e seguiva i movimenti delle nebbie nel Pozzo Infido.<br />
Fillip e Sot erano fermi una buona decina <strong>di</strong> metri più<br />
in<strong>di</strong>etro, ben lontano dal gatto e dall'abisso. Bisbigliavano<br />
con vocette ansiose.<br />
Lui scosse la testa. «Fillip. Sot.»<br />
Gli gnomi Va' Via si ritrassero, fingendo <strong>di</strong> non sentirlo.<br />
«Venite qui!» scattò lui irritato, sul punto <strong>di</strong> perdere la<br />
pazienza con gli gnomi e i gatti in genere.<br />
Gli gnomi si mossero con aria mite, esitante,<br />
avvicinandosi con occhiate ansiose a Dirk, che come al solito<br />
li ignorava. Quando furono vicini quanto erano <strong>di</strong>sposti ad<br />
arrivare senza essere trascinati, Ben s'inginocchiò per<br />
guardarli in faccia, scrutandoli negli occhi.<br />
«Siete sicuri che la Strega del Crepuscolo è laggiù?»<br />
chiese piano.<br />
«Sì, Alto Signore.»<br />
«E' lì, Alto Signore.»<br />
Ben annuì. «Allora voglio che siate prudenti» <strong>di</strong>sse loro a<br />
bassa voce. Quello non era il momento per mostrare<br />
impazienza o ira, e lui represse entrambe. «Voglio che siate
molto prudenti, va bene? Non voglio che facciate niente che<br />
vi metta in serio pericolo. Andate semplicemente laggiù a<br />
dare un'occhiata in giro. Ho bisogno <strong>di</strong> sapere se Willow è<br />
là, o anche se ci è stata in passato. Questa è la prima cosa.<br />
Scopritelo in qualsiasi modo possibile.»<br />
Fece una pausa, e i gran<strong>di</strong> occhi scuri degli gnomi si<br />
agitarono, a <strong>di</strong>sagio. Attese un istante, li catturò <strong>di</strong> nuovo<br />
con lo sguardo. «Ci sono delle briglie fatte <strong>di</strong> fili d'oro»<br />
continuò. «La Strega del Crepuscolo le tiene nascoste laggiù<br />
da qualche parte. Ho bisogno <strong>di</strong> quelle briglie. Voglio che<br />
ve<strong>di</strong>ate se riuscite a trovarle. Se ci riuscite, voglio che le<br />
rubiate.»<br />
Gli occhi scuri si <strong>di</strong>latarono <strong>di</strong> scatto fino alle <strong>di</strong>mensioni<br />
<strong>di</strong> piattini. «No, va tutto bene, non abbiate paura» si affrettò<br />
a calmarli Ben. «Non dovete rubarle se la strega è nei<br />
paraggi… soltanto se lei non c'è oppure se potete prenderle<br />
senza che lo sappia. Fate solo quello che potete. Io vi<br />
proteggerò.»<br />
Quella era probabilmente la peggiore bugia che avesse<br />
mai detto in tutta la sua vita; in realtà non aveva nessun<br />
mezzo per proteggerli. Ma doveva fare qualcosa per<br />
rassicurarli, o sarebbero semplicemente fuggiti alla prima<br />
occasione. Potevano farlo comunque, ma lui sperava che la<br />
maestà della sua carica li tenesse in soggezione quanto<br />
bastava per svolgere quella missione.<br />
«Alto Signore, la strega ci farà del male!» <strong>di</strong>chiarò Fillip.<br />
«Molto male!» rincarò la dose Sot.
«No» insistette Ben. «Se sarete prudenti, non si accorgerà<br />
nemmeno che siete laggiù. Ci siete già stati, non è vero?»<br />
Due teste annuirono insieme. «Lei non vi ha visti, vero?»<br />
Due teste annuirono <strong>di</strong> nuovo. «Allora non c'è motivo per cui<br />
vi debba vedere questa volta, no? Fate soltanto come vi ho<br />
detto e siate prudenti.»<br />
Fillip e Sot si scambiarono un'occhiata lunga e insistente.<br />
Nei loro occhi c'erano dubbi sufficienti ad affondare una<br />
flotta intera. Alla fine, guardarono <strong>di</strong> nuovo Ben.<br />
«Scenderemo una volta sola» <strong>di</strong>sse Fillip.<br />
«Una volta sola» fece eco Sot.<br />
«D'accordo, d'accordo, una volta sola» accettò Ben,<br />
lanciando un'occhiata ansiosa al sole calante del pomeriggio.<br />
«Ma fate presto, va bene?»<br />
Gli gnomi s'immersero malvolentieri nell'oscurità del<br />
pozzo. Ben li guardò finché non scomparvero, poi si sedette<br />
ad aspettare.<br />
Mentre aspettava, si ritrovò a pensare alle ripetute<br />
allusioni <strong>di</strong> Edgewood Dirk alle maschere. Lui portava una<br />
maschera. Gli unicorni scomparsi portavano la maschera.<br />
Era quello che il gatto aveva detto, ma che cosa intendeva in<br />
realtà? Si appoggiò alla base <strong>di</strong> un tronco d'albero a una<br />
decina <strong>di</strong> metri dal punto in cui Dirk si crogiolava al sole, e<br />
tentò <strong>di</strong> procedere oltre col ragionamento. Dopo tutto, era<br />
ora che ragionasse su qualcosa. Si supponeva che gli<br />
avvocati fossero in grado <strong>di</strong> farlo; era intrinseco alla loro<br />
professione. Re <strong>di</strong> Landover o meno, lui era pur sempre un
avvocato con abitu<strong>di</strong>ni da avvocato e mentalità da avvocato.<br />
"Allora pensa!'' si esortò. "Pensa!"<br />
Pensò. Non ottenne niente. Le maschere erano portate da<br />
attori e ban<strong>di</strong>ti. Si portavano per travestirsi. Le mettevi e poi<br />
le toglievi quando avevi finito col travestimento. Ma che<br />
avevano a che fare con lui? O con gli unicorni? "Nessuno <strong>di</strong><br />
noi sta cercando <strong>di</strong> travestirsi" pensò. "E' Meeks che cerca <strong>di</strong><br />
travestire me. Chi cerca <strong>di</strong> travestire gli unicorni?"<br />
I maghi che li hanno catturati, ecco chi.<br />
La risposta gli venne all'istante. Si raddrizzò <strong>di</strong> scatto. I<br />
maghi avevano rubato gli unicorni e poi li avevano nascosti<br />
travestendoli. Annuì. Era sensato. E in che modo li avevano<br />
travestiti? Con le maschere? Che cosa, li avevano trasformati<br />
in mucche o alberi o simili? No. Corrugò la fronte. "Ritenta.<br />
I maghi hanno preso gli unicorni… come hanno fatto?… in<br />
modo da rubare loro la magia. I maghi volevano la magia per<br />
sé. Ma che cosa ne hanno fatto? A che scopo la volevano?<br />
Dov'è ora la magia?"<br />
Spalancò gli occhi. Non c'erano più maghi autentici, a<br />
parte Meeks. La fonte del suo potere era nei libri scomparsi<br />
ma ora ritrovati, i libri che teoricamente erano una<br />
compilazione della magia acquisita dai maghi nel corso degli<br />
anni… i libri con i <strong>di</strong>segni degli unicorni! Certo, gli unicorni<br />
nei libri – o nel libro, almeno – erano <strong>di</strong>segni degli unicorni<br />
scomparsi!<br />
Ma perché fare <strong>di</strong>segni?<br />
"Oppure sono gli unicorni stessi?"
«Sì!» sussurrò sorpreso.<br />
Era così impossibile che non se n'era accorto prima, ma<br />
impossibile solo nel suo mondo, non a Landover dove la<br />
magia era la regola. Gli unicorni scomparsi, gli unicorni che<br />
nessuno vedeva da secoli, con la loro magia intatta, erano<br />
intrappolati nei libri <strong>di</strong> magia! E la ragione per cui nei libri<br />
non c'erano altro che i <strong>di</strong>segni degli unicorni era che la<br />
magia dei libri era tutta nella magia degli unicorni, magia<br />
che i maghi avevano rubato!<br />
E imbrigliato a loro uso personale?<br />
Non lo sapeva. Fece per <strong>di</strong>re qualcosa a Dirk, poi ci<br />
ripensò. Non aveva senso chiedere al gatto se aveva ragione;<br />
Dirk avrebbe semplicemente trovato un modo per<br />
confonderlo <strong>di</strong> nuovo daccapo. "Immagini da sé!" lo aveva<br />
ammonito. Gli unicorni erano stati trasformati dai maghi nei<br />
<strong>di</strong>segni dei libri scomparsi… il che avrebbe spiegato la<br />
scomparsa degli unicorni per tutti quegli anni, il motivo per<br />
cui Meeks aveva inviato a Questor il sogno dei libri, e il<br />
bisogno che Meeks aveva <strong>di</strong> quei libri. Avrebbe spiegato<br />
anche l'accenno <strong>di</strong> Dirk alle maschere.<br />
Oppure adesso stava stiracchiando la spiegazione?<br />
Fece una pausa. C'erano ancora dei fatti privi <strong>di</strong><br />
spiegazione, si rese conto. E l'unicorno nero? Era<br />
semplicemente un unicorno bianco che era sfuggito dai<br />
libri… dal primo libro, forse, quello con il nucleo centrale<br />
carbonizzato? Per quale motivo adesso era nero, se prima era<br />
stato bianco? Cenere o fuliggine? Ri<strong>di</strong>colo! Perché era
apparso e poi scomparso <strong>di</strong> nuovo in altre occasioni nel<br />
corso degli anni, se era prigioniero nei libri dei maghi? Per<br />
quale motivo Meeks ora lo voleva così <strong>di</strong>speratamente?<br />
Si torse furiosamente le mani. Se un unicorno era riuscito<br />
a liberarsi, perché gli altri no?<br />
La sua confusione cominciò ad aumentare. Meeks aveva<br />
alluso al fatto che Ben aveva fatto qualcosa per rovinare i<br />
suoi piani, ma non aveva detto che cosa. Se era così, doveva<br />
avere a che fare con gli unicorni, bianchi e neri. Ma Ben non<br />
aveva la più pallida idea <strong>di</strong> che cosa fosse.<br />
Rimase seduto a me<strong>di</strong>tare senza successo mentre il<br />
pomeriggio si prolungava nella sera e il sole tramontava a<br />
ovest. Le ombre si allungarono in modo quasi impercettibile<br />
sulla foresta. Lentamente, l'oscurità e la nebbia del Pozzo<br />
Infido strisciarono fuori dal loro rifugio <strong>di</strong>urno per allacciarsi<br />
a quelle ombre e chiudersi su Ben e Dirk. Il calore del giorno<br />
svanì nel gelo della sera.<br />
Ben abbandonò le sue riflessioni e si concentrò sul pen<strong>di</strong>o<br />
dell'abisso. Dov'erano Fillip e Sot? A quell'ora non<br />
avrebbero dovuto tornare? Si alzò in pie<strong>di</strong> e si avvicinò<br />
all'orlo del pozzo. Non si vedeva niente. Camminò lungo il<br />
bordo per alcune centinaia <strong>di</strong> metri in tutt'e due le <strong>di</strong>rezioni,<br />
attraverso tratti <strong>di</strong> cespugli e sterpaglia, scrutando nella<br />
penombra. Niente. Un crescente <strong>di</strong>sagio s'impadronì <strong>di</strong> lui.<br />
Non aveva creduto realmente che gli gnomi fossero in<br />
pericolo, altrimenti non li avrebbe mandati giù da soli. Forse
si era sbagliato. Forse era così che gli faceva comodo vedere<br />
la situazione, e non com'era realmente.<br />
Tornò al punto <strong>di</strong> partenza e rimase in pie<strong>di</strong> a fissare<br />
impotente la macchia del Pozzo Infido. Stava <strong>di</strong>ventando<br />
sempre più scura. I pericoli dell'abisso non avevano mai<br />
impensierito gli gnomi prima <strong>di</strong> allora. Era cambiato<br />
qualcosa? Dannazione, sarebbe dovuto andare con loro!<br />
Lanciò un'occhiata a Dirk. Sembrava addormentato.<br />
Ben attese ancora un po' perché non aveva molta scelta. I<br />
minuti si trascinavano interminabili. Si stava facendo sempre<br />
più buio. Diventava <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong>stinguere le cose chiaramente,<br />
con l'infittirsi del crepuscolo.<br />
Poi all'improvviso ci fu un movimento all'orlo del pozzo.<br />
Ben si raddrizzò, avanzò <strong>di</strong> un passo e si fermò. Una massa<br />
<strong>di</strong> cespugli si <strong>di</strong>vise, e Fillip e Sot avanzarono in vista.<br />
«Grazie al cielo siete sa…» cominciò Ben, ma<br />
s'interruppe.<br />
Gli gnomi Va' Via erano irrigi<strong>di</strong>ti dal terrore. Paralizzati. I<br />
loro visi pelosi erano stravolti in maschere <strong>di</strong> premonizione,<br />
con gli occhi luci<strong>di</strong> e fissi. Non guardavano né a destra né a<br />
sinistra, e nemmeno verso Ben, guardavano dritto in avanti<br />
senza vedere niente. Stavano con la schiena addossata alla<br />
massa <strong>di</strong> cespugli e si tenevano per mano come bambini<br />
piccoli.<br />
Ben si precipitò in avanti, ormai spaventato. C'era<br />
qualcosa <strong>di</strong> terribilmente sbagliato. «Fillip! Sot!»<br />
S'inginocchiò davanti a loro, tentando <strong>di</strong> rompere
l'incantesimo che li teneva legati, qualunque fosse.<br />
«Guardatemi. Che cos'è stato?»<br />
«Sono stata io, re» fantoccio!» sussurrò una voce<br />
sgradevolmente familiare.<br />
Ben alzò gli occhi, oltre gli gnomi irrigi<strong>di</strong>ti, verso la<br />
sagoma alta e nera che si materializzò alle loro spalle come<br />
per magia, e si trovò faccia a faccia con la Strega del<br />
Crepuscolo.
CAPITOLO 13<br />
Strega e drago, drago e strega<br />
Ben ammutolì fissando i fred<strong>di</strong> occhi ver<strong>di</strong> della strega e,<br />
se ci fosse stato un posto dove fuggire, sarebbe già arrivato a<br />
metà strada. Ma non c'era modo <strong>di</strong> sfuggire alla Strega del<br />
Crepuscolo. Lei lo teneva prigioniero semplicemente con la<br />
forza della sua presenza. Era un muro che lui non poteva né<br />
scalare né aggirare. Era la sua prigione.<br />
La sua voce era un sussurro. «Non avrei mai creduto che<br />
fosse tanto i<strong>di</strong>ota da tornare qui.»<br />
Davvero i<strong>di</strong>ota, ammise lui dentro <strong>di</strong> sé. S'impose <strong>di</strong><br />
tendere la mano verso gli gnomi terrorizzati e <strong>di</strong> attirarli a sé,<br />
lontano dalla strega. Gli caddero addosso come bambole <strong>di</strong><br />
pezza, tremando <strong>di</strong> sollievo, affondando le facce pelose nella<br />
sua tunica.<br />
«Per favore, ci aiuti, Alto Signore!» fu tutto quello che<br />
riuscì a <strong>di</strong>re Fillip, con la voce ridotta a un bisbiglio.<br />
«Sì, per favore!» fece eco Sot.<br />
«Va tutto bene» mentì Ben.<br />
La Strega del Crepuscolo rise sommessamente. Era<br />
proprio come Ben la ricordava: alta, con il viso aguzzo, la<br />
pelle chiara e liscia come il marmo, i capelli <strong>di</strong> un nero<br />
corvino, a parte una sola ciocca bianca al centro, la figura<br />
snella e angolosa tutta ammantata <strong>di</strong> nero. Era bella, a suo<br />
modo, senza età, una creatura che in qualche modo era
venuta a patti con la mortalità. Tuttavia il suo viso non<br />
rifletteva le emozioni che l'avrebbero resa completa. Gli<br />
occhi erano vuoti e senza fondo, parevano pronti a<br />
inghiottirlo.<br />
"Bene, sono stato io a cercarmelo" pensò lui.<br />
La risata della Strega del Crepuscolo si spense, e nei suoi<br />
occhi affiorò un'ombra <strong>di</strong> incertezza. Avanzò <strong>di</strong> un passo,<br />
scrutandolo. «Che cos'è questo?» chiese piano. «Lei non è lo<br />
stesso…» S'interruppe, confusa. «Ma deve esserlo; gli gnomi<br />
l'hanno chiamata Alto Signore… Qua, mi lasci vedere il viso<br />
alla luce.»<br />
Protese la mano. Ben non fu in grado <strong>di</strong> resistere. Dita<br />
fredde come ghiaccioli si chiusero sul suo mento e gli<br />
sollevarono la testa verso il chiaro <strong>di</strong> luna. Lo tenne così per<br />
un attimo, mormorando. «E' <strong>di</strong>verso, ma è anche lo stesso.<br />
Che cosa le hanno fatto, re-fantoccio? Oppure è un nuovo<br />
giochetto che vuol fare con me? Non è Holiday?» Ben<br />
sentiva Fillip e Sot rabbrivi<strong>di</strong>re contro il suo corpo, con le<br />
<strong>di</strong>ta minuscole affondate nella sua carne. «Ah, qui c'è una<br />
magia all'opera» sussurrò la Strega del Crepuscolo con voce<br />
roca, lasciandogli libero il viso con una torsione delle <strong>di</strong>ta.<br />
«Di chi è la magia? Me lo <strong>di</strong>ca subito, presto!»<br />
Ben lottò contro l'impulso <strong>di</strong> gridare, lottò per mantenere<br />
la voce ferma. «Meeks. E' tornato. Si è tramutato in re e mi<br />
ha trasformato in… questo.»<br />
«Meeks?» Gli occhi ver<strong>di</strong> si socchiusero. «Quel patetico<br />
ciarlatano? Come ha scoperto una magia sufficiente a
operare questo?» Storse la bocca con <strong>di</strong>sprezzo. «Non ha<br />
nemmeno i mezzi per allacciarsi le scarpe! Com'è riuscito a<br />
farle questo?»<br />
Ben non <strong>di</strong>sse niente. Non aveva risposte da darle.<br />
Seguì un lungo istante <strong>di</strong> silenzio mentre la strega lo<br />
stu<strong>di</strong>ava. Alla fine <strong>di</strong>sse: «Dov'è il medaglione? Me lo faccia<br />
vedere!»<br />
Quando lui non rispose subito, la strega fece un rapido<br />
gesto con le <strong>di</strong>ta. Suo malgrado, Ben si ritrovò a estrarre<br />
dalla tunica l'emblema brunito per farglielo esaminare. Lei lo<br />
fissò per un attimo, fissò <strong>di</strong> nuovo il suo viso, poi sorrise<br />
lentamente, del sorriso <strong>di</strong> un predatore che adocchia la cena.<br />
«Così» bisbigliò.<br />
Non <strong>di</strong>sse altro. Era sufficiente. Ben capì all'istante che<br />
aveva immaginato quello che gli era stato fatto. Capì che<br />
comprendeva la natura della magia che lo aveva trasformato.<br />
Il fatto che lo avesse capito lo fece infuriare. Era peggio che<br />
essere tenuto prigioniero a quel modo. Avrebbe voluto<br />
gridare. Doveva sapere quello che la strega aveva scoperto, e<br />
lei non glielo avrebbe detto per niente al mondo.<br />
«Lei è patetico, re-fantoccio» riprese la strega, con una<br />
voce ancora sommessa ma ora anche insinuante. «E' sempre<br />
stato fortunato, non abile. La sua fortuna si è esaurita. Sono<br />
quasi tentata <strong>di</strong> lasciarla com'è. Quasi. Ma non posso<br />
<strong>di</strong>menticare quello che mi ha fatto. Voglio essere io a farla<br />
soffrire per questo! E' sorpreso <strong>di</strong> rivedermi? Penso che forse
lo è. Mi credeva scomparsa per sempre, immagino, entrata<br />
nel mondo fatato per morirvi. Che i<strong>di</strong>ota.»<br />
S'inginocchiò davanti a lui in modo che i loro occhi<br />
fossero alla stessa altezza. Nei suoi c'era tanto o<strong>di</strong>o che Ben<br />
trasalì. «Ho volato nelle nebbie, re-fantoccio, proprio come<br />
mi aveva or<strong>di</strong>nato, proprio com'ero costretta a fare. La<br />
Polvere IO mi teneva assoggettata al suo comando, e non<br />
potevo rifiutarmi. Quanto l'ho detestata, allora! Ma non<br />
potevo fare niente. Così ho volato nelle nebbie, ma ho volato<br />
lentamente, re-fantoccio, lentamente. Mentre volavo, ho<br />
lottato per spezzare l'incantesimo della Polvere IO. Ho<br />
lottato con tutte le forze che sono riuscita a radunare!»<br />
Il sorriso tornò, lento e duro. «E alla fine sono riuscita a<br />
spezzare l'incantesimo. L'ho vinto e sono tornata in<strong>di</strong>etro.<br />
Troppo tar<strong>di</strong>, però, re-fantoccio, troppo tar<strong>di</strong>, perché ero già<br />
nel cuore delle nebbie magiche e mi è stato arrecato del<br />
danno! Ho sofferto come mai prima <strong>di</strong> allora; porto ancora le<br />
cicatrici <strong>di</strong> quella sofferenza. Sono riuscita a salvare la vita e<br />
ben poco d'altro. Ho dovuto impiegare mesi prima <strong>di</strong><br />
recuperare anche solo una minima parte della mia magia.<br />
Giacevo nella palude, una creatura nascosta, inerme come il<br />
più piccolo dei rettili. Ero <strong>di</strong>strutta, ma non ho voluto cedere<br />
al dolore e al terrore. Pensavo soltanto a lei. Pensavo soltanto<br />
a quello che le avrei fatto se l'avessi avuta <strong>di</strong> nuovo fra le<br />
mani. E sapevo che un giorno avrei trovato un modo per<br />
riportarla da me…»
Fece una pausa. «Ma non avrei mai sognato che accadesse<br />
così presto, i<strong>di</strong>ota che non è altro. Che fortuna incre<strong>di</strong>bile! E'<br />
stato il cambiamento a portarla da me, non è vero? Qualcosa<br />
nel cambiamento: ma che cosa? Me lo <strong>di</strong>ca, re-fantoccio.<br />
Glielo estorcerò in ogni caso.»<br />
Ben capì che era vero. Non aveva senso tentare <strong>di</strong><br />
nascondere qualcosa alla strega. Nei vuoti occhi ver<strong>di</strong> poteva<br />
leggere quello che lo attendeva. Parlare era l'unica cosa che<br />
lo avrebbe tenuto in vita, e finché era vivo aveva una<br />
possibilità. A quel punto le possibilità non erano da scartare<br />
alla leggera.<br />
«Sono venuto in cerca <strong>di</strong> Willow» rispose, spingendo gli<br />
gnomi <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> sé. Li voleva lontano da lì… per ogni<br />
evenienza. Doveva tenere gli occhi aperti per l'opportunità<br />
giusta. Gli gnomi, tuttavia, continuarono a restargli attaccati<br />
come lappole.<br />
«La figlia del Signore del Fiume? La silfide?» Lo<br />
sguardo della Strega del Crepuscolo era interrogativo. «Per<br />
quale motivo doveva venire qui?»<br />
«Non l'ha vista?» domandò Ben, sorpreso.<br />
La Strega del Crepuscolo ebbe un sorriso sgradevole.<br />
«No, re-fantoccio. Non ho visto altri che lei, lei e quei suoi<br />
sciocchi nanerottoli. Che cosa voleva la silfide da me?»<br />
Lui esitò, poi trasse un respiro profondo. «Le briglie<br />
d'oro.»
Ecco, era fatta. Meglio <strong>di</strong>rglielo e vedere se riusciva ad<br />
apprendere qualcosa che fare il furbo. Tirare <strong>di</strong> scherma con<br />
la Strega del Crepuscolo era troppo pericoloso.<br />
La Strega del Crepuscolo parve sinceramente sorpresa.<br />
«Le briglie? Ma perché?»<br />
«Perché Meeks le vuole. Perché ha mandato a Willow un<br />
sogno sulle briglie e su un unicorno nero.» Raccontò in fretta<br />
alla strega la storia del sogno <strong>di</strong> Willow e della decisione<br />
della silfide <strong>di</strong> tentare <strong>di</strong> scoprire tutto quello che poteva<br />
sulle briglie. «Le è stato detto che le briglie erano qui nel<br />
Pozzo Infido.» S'interruppe. «Sarebbe dovuta arrivare qui<br />
prima <strong>di</strong> me.»<br />
«Peccato che non l'abbia fatto» ribatté la Strega del<br />
Crepuscolo. «La detesto poco meno <strong>di</strong> lei. Distruggere la<br />
silfide mi avrebbe dato quasi altrettanta sod<strong>di</strong>sfazione che<br />
<strong>di</strong>struggere lei.» Fece una pausa, riflettendo. «L'unicorno<br />
nero, eh? E' tornato? Com'è interessante. E le briglie possono<br />
domarlo, <strong>di</strong>ce il sogno? Sì, potrebbe darsi. Dopo tutto, sono<br />
opera <strong>di</strong> magia. Ed è a un mago che le ho rubate, anni<br />
ad<strong>di</strong>etro.»<br />
La Strega del Crepuscolo rise. Lo osservò, mentre<br />
un'espressione astuta s'insinuava nei suoi occhi. «Quei<br />
patetici nanerottoli che le appartengono sono stati mandati a<br />
rubarmi le briglie?»<br />
Fillip e Sot stavano tentando <strong>di</strong> strisciare nella pelle <strong>di</strong><br />
Ben, ma lui se ne accorgeva appena. Stava pensando a<br />
tutt'altro. Se Meeks un tempo aveva posseduto le briglie, ciò
significava che il mago probabilmente le aveva usate… forse<br />
se n'era servito ad<strong>di</strong>rittura per tenere prigioniero l'unicorno<br />
nero. L'unicorno gli era forse sfuggito in qualche modo? Il<br />
sogno che Meeks aveva inviato a Willow aveva forse lo<br />
scopo <strong>di</strong> recuperare le briglie in modo da catturare <strong>di</strong> nuovo<br />
l'unicorno? In tal caso, che cosa avevano a che fare gli<br />
unicorni dei libri magici scomparsi con…»<br />
«Non si sprechi a rispondere, re-fantoccio» <strong>di</strong>sse la<br />
Strega del Crepuscolo interrompendo le sue riflessioni. «La<br />
risposta è nei suoi occhi. Questi stupi<strong>di</strong> ro<strong>di</strong>tori si sono<br />
intrufolati nel Pozzo Infido proprio per questa ragione, non è<br />
vero? Si sono introdotti in casa mia da quei ladri che sono, si<br />
sono insinuati qui con le loro zampette da gatto?»<br />
L'accenno alle zampe del gatto gli riportò d'improvviso<br />
alla mente Edgewood Dirk. Dov'era il gatto prismatico? Si<br />
guardò attorno prima <strong>di</strong> riuscire a controllarsi, ma Dirk non<br />
si vedeva da nessuna parte.<br />
«Cerca qualcuno?» domandò subito la Strega del<br />
Crepuscolo. I suoi occhi ispezionarono la foresta buia alle<br />
spalle <strong>di</strong> Ben, taglienti come coltelli. «Io non vedo nessuno»<br />
mormorò un attimo dopo. «Chiunque stia cercando, deve<br />
averla abbandonata.»<br />
Ciò nonostante, lei de<strong>di</strong>cò ancora un momento ad<br />
accertarsi <strong>di</strong> avere ragione, prima <strong>di</strong> rivolgersi <strong>di</strong> nuovo a lui.<br />
«I suoi ladruncoli sono patetici quanto lei, re-fantoccio»<br />
riprese. «Si credono invisibili, ma non vengono visti solo<br />
quando io desidero non vederli. In questa malaugurata
occasione, sono stati così marchiani nei loro sforzi che non<br />
ho potuto fare a meno <strong>di</strong> vederli. Appena sono caduti nelle<br />
mie mani, hanno invocato lei. "Grande Alto Signore;<br />
possente Alto Signore!" Che i<strong>di</strong>oti! L'hanno tra<strong>di</strong>ta senza che<br />
dovessi nemmeno chiederlo.»<br />
Fillip e Sot tremavano così forte che Ben correva il<br />
rischio <strong>di</strong> cadere. Posò una mano su ciascuno dei due per<br />
tentare <strong>di</strong> offrire loro un po' <strong>di</strong> rassicurazione. Si sentiva<br />
sinceramente <strong>di</strong>spiaciuto per gli gnomi. Dopo tutto, si<br />
trovavano in quel pasticcio per causa sua.<br />
«Dal momento che ha me, perché non lascia andare gli<br />
gnomi?» chiese improvvisamente alla strega. «Sono creature<br />
stupide, come <strong>di</strong>ce lei. Io li ho ingannati per farmi aiutare.<br />
Non avevano davvero scelta. Non sanno neppure perché<br />
sono qui.»<br />
«Tanto peggio per loro.» La Strega del Crepuscolo<br />
respinse la supplica con un gesto. «Nessuno che si metta al<br />
suo fianco può farla franca, re-fantoccio.» Levò il viso in<br />
alto, mentre i capelli neri ricadevano all'in<strong>di</strong>etro. I suoi occhi<br />
scrutarono ancora una volta l'oscurità. «Non mi piace più<br />
stare qui. Venite.»<br />
Si alzò, un'ombra nera che aumentò <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />
allargando le braccia. La veste si gonfiò come una vela.<br />
Dagli alberi si levò un vento improvviso, freddo e violento, e<br />
la nebbia del Pozzo Infido si sollevò fino ad avvilupparli<br />
tutti. Lune e stelle svanirono nelle sue tenebre, e ci fu<br />
all'improvviso una sensazione <strong>di</strong> leggerezza, <strong>di</strong> levitazione.
Gli gnomi Va' Via si strinsero ancor più forte a Ben e lui li<br />
strinse a sua volta in mancanza <strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> meglio a cui<br />
aggrapparsi. Si udì un fruscio, poi silenzio.<br />
Ben batté le palpebre per scacciare il freddo e la nebbia, e<br />
pian piano la luce tornò. La Strega del Crepuscolo gli stava<br />
<strong>di</strong> fronte, con un sorriso gelido. Nell'aria aleggiavano densi<br />
gli odori della palude e della nebbia. La luce delle torce<br />
rivelava una fila <strong>di</strong> sostegni e l'ossatura <strong>di</strong> tavoli e panche<br />
sparsi in una sala vuota.<br />
Si trovavano in qualche punto all'interno del Pozzo Infido,<br />
nella casa della Strega del Crepuscolo.<br />
«Sa che cosa le sta per succedere adesso, re-fantoccio?»<br />
chiese lei piano.<br />
Lui ne aveva un'idea abbastanza precisa. La sua fantasia<br />
stava facendo gli straor<strong>di</strong>nari per elaborare le varie<br />
possibilità nonostante i suoi sforzi per tenerla a freno. Pareva<br />
che le sue speranze fossero svanite. Si chiese per un attimo<br />
come mai Willow non era arrivata lì prima <strong>di</strong> lui. Non era lì<br />
che la Madre Terra le aveva detto <strong>di</strong> andare? Se non era lì,<br />
dov'era?<br />
Si chiese che cosa ne era stato <strong>di</strong> Edgewood Dirk.<br />
Il sibilo improvviso della Strega del Crepuscolo lo<br />
riscosse dai suoi pensieri. «Devo appenderla a seccare come<br />
un pezzo <strong>di</strong> carne vecchia? Oppure prima fare qualche<br />
giochetto con lei? Dobbiamo prendercela comoda, no?»
Cominciò a <strong>di</strong>re qualcosa, poi s'interruppe, presa da una<br />
nuova idea. «Ma no, ho un'idea migliore! Ho in mente per lei<br />
una fine molto più gran<strong>di</strong>osa e appropriata!»<br />
Si chinò su <strong>di</strong> lui. «Lo sa che non ho più le briglie d'oro,<br />
re-fantoccio? No? Lo immaginavo. Me le hanno rubate.<br />
Sono state rubate mentre ero troppo debole per impe<strong>di</strong>rlo, mi<br />
stavo ancora riprendendo dalle sofferenze che lei mi ha<br />
causato! Lo sa chi ha le briglie, adesso? Strabo, re-<br />
fantoccio! Il drago ha le briglie magiche, le briglie che mi<br />
appartengono <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto. Che ironia. Lei viene nel Pozzo<br />
Infido in cerca <strong>di</strong> qualcosa che non c'è! Viene incontro al suo<br />
destino senza motivo!»<br />
Il suo viso era a pochi centimetri da quello <strong>di</strong> Ben, con la<br />
pelle tesa sulle ossa, la ciocca bianca fra i capelli neri simile<br />
a un saetta d'argento. «Ah, ma mi offre una possibilità <strong>di</strong> fare<br />
qualcosa che altrimenti non potrei fare. Strabo fa incetta <strong>di</strong><br />
oggetti d'oro, anche se non sa che farsene se non trastullarsi.<br />
Non sa apprezzarne il vero valore, soprattutto nel caso delle<br />
briglie magiche! Non me le restituirebbe mai, e io non posso<br />
prendergliele finché le tiene nascoste nelle Fonti <strong>di</strong> Fiamma.<br />
Ma sarebbe <strong>di</strong>sposto a scambiarle, re-fantoccio. Quasi<br />
certamente le scambierebbe con qualcosa che valuta <strong>di</strong> più.»<br />
Il suo sorriso fu feroce. «E cosa valuta <strong>di</strong> più al mondo<br />
che una possibilità <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>carsi su <strong>di</strong> lei?»<br />
Ben non riusciva a immaginarlo. Anche Strabo era stato<br />
vittima della Polvere IO, e si era congedato da Ben con la<br />
promessa che un giorno lo avrebbe ripagato. Ben si sentì
sprofondare. Era come essere spinto dalla padella nella<br />
brace. Tentò <strong>di</strong> non far capire alla strega quello che provava,<br />
e fallì.<br />
Il sorriso della Strega del Crepuscolo si allargò per la<br />
sod<strong>di</strong>sfazione. «Sì, re» fantoccio, sarò felicissima <strong>di</strong> lasciare<br />
al drago il compito <strong>di</strong> <strong>di</strong>struggerla!»<br />
Sollevò le mani in un secco turbinio <strong>di</strong> movimenti, e le<br />
nebbie si levarono come al suo comando, il vento gelido<br />
riprese a soffiare impetuoso. «Ve<strong>di</strong>amo come se la spasserà<br />
Strabo con lei!» gridò, e la sua voce era un sibilo.<br />
Gli gnomi Va' Via piagnucolarono e si aggrapparono<br />
ancora una volta ai suoi pantaloni. Ben si sentì galleggiare<br />
nel vuoto e vide l'abisso cominciare a svanire…<br />
Le sterili terre del deserto orientale si stendevano vuote e<br />
desolate nella pallida luce del pomeriggio, mentre Questor<br />
Thews, Abernathy e Bunion avanzavano <strong>di</strong> buon passo<br />
attraverso cespugli intricati e boschi morti, superando creste<br />
e scavalcando gole, attraversando brevi tratti <strong>di</strong> deserto e<br />
aggirando palu<strong>di</strong> e acquitrini. Avevano camminato tutto il<br />
giorno, lottando in ugual misura contro la fatica e il<br />
malessere, decisi a raggiungere prima <strong>di</strong> sera la tana del<br />
drago.<br />
Doveva essere vicina.<br />
Nessuno viveva nelle terre desertiche <strong>di</strong> Landover,<br />
nessuno tranne il drago. Aveva adottato come casa il deserto<br />
quando era stato scacciato dalle nebbie magiche secoli<br />
prima. Il deserto s'ad<strong>di</strong>ceva al drago, gli piaceva. Il suo
umore trovava un conforto adeguato nella devastazione<br />
operata dai capricci della natura, e lui teneva quella vasta<br />
<strong>di</strong>stesa tutta per sé. Evitato dagli altri abitanti della valle, era<br />
un essere del tutto solitario. Era l'unica creatura della valle –<br />
fatta eccezione per Ben Holiday – che poteva andare e venire<br />
fra Landover e i mon<strong>di</strong> mortali. Poteva perfino avventurarsi<br />
per un breve tratto fra le nebbie magiche. Era unico, l'ultimo<br />
della sua specie, e fiero <strong>di</strong> esserlo.<br />
Non amava in modo particolare la compagnia, dettaglio<br />
che non sfuggiva a Questor, Abernathy e Bunion, mentre si<br />
affrettavano a raggiungere la bestia prima che facesse ancor<br />
più buio.<br />
In ogni caso era già il crepuscolo quando arrivarono<br />
finalmente a destinazione. Si arrampicarono sulla cresta <strong>di</strong><br />
una catena montuosa che si stagliava sul cielo notturno<br />
grazie a una luminosità che tremolava e danzava come se<br />
fosse viva, e si trovarono a guardare giù nelle Fonti <strong>di</strong><br />
Fiamma. Le Fonti erano la tana del drago. Si trovavano in<br />
fondo a una ripida gola irregolare, un ammasso <strong>di</strong> crateri che<br />
ardevano senza tregua <strong>di</strong> un fuoco azzurro e giallo in mezzo<br />
a un intrico <strong>di</strong> piante spinose e monticelli <strong>di</strong> roccia e terra.<br />
Alimentate da un liquido raccolto in fondo ai crateri, le<br />
fiamme riempivano l'aria <strong>di</strong> fumo, <strong>di</strong> cenere e <strong>di</strong> un puzzo<br />
insopportabile <strong>di</strong> carburante bruciato. Una foschia perenne<br />
aleggiava sulla gola e sulle colline circostanti, e ogni tanto<br />
dei geyser s'innalzavano nel buio con colpi <strong>di</strong> tosse roboanti.
Videro subito il drago. Era adagiato al centro della gola,<br />
con la testa appoggiata all'orlo <strong>di</strong> un cratere e la lunga lingua<br />
che leccava placidamente un getto <strong>di</strong> fiamme.<br />
Strabo non si mosse. Era <strong>di</strong>steso contro una collinetta <strong>di</strong><br />
terra, con il corpo mostruoso tutto un ammasso <strong>di</strong> scaglie,<br />
aculei e placche ossee che sembrava quasi far parte del<br />
paesaggio.<br />
Quando respirava, piccoli getti <strong>di</strong> vapore s'innalzavano<br />
nella notte. La sua coda era avvolta intorno a una formazione<br />
rocciosa che sorgeva alle sue spalle, e le ali erano ripiegate<br />
all'in<strong>di</strong>etro contro il corpo. Artigli e denti erano anneriti e<br />
ricurvi, coperti da pelle incartapecorita e gengive che<br />
formavano strani angoli e svolte. Era ricoperto da terriccio e<br />
su<strong>di</strong>ciume che formavano quasi una crosta.<br />
Un solo occhio rosso roteò nell'orbita. «Che cosa volete?»<br />
chiese il drago in tono irritato.<br />
Ben Holiday era rimasto sorpreso che un drago sapesse<br />
parlare, ma Ben era uno straniero che non capiva la natura <strong>di</strong><br />
quelle cose. A Questor e a Bunion sembrava perfettamente<br />
normale che il drago potesse parlare, e ancor più ad<br />
Abernathy, visto che anche lui era un terrier dal pelo raso<br />
che sapeva parlare.<br />
«Desideriamo parlarti un momento» propose Questor.<br />
Abernathy riuscì a fare un cenno affermativo, ma nello<br />
stesso tempo si chiese per quale motivo un essere sano <strong>di</strong><br />
mente poteva desiderare <strong>di</strong> parlare con una creatura orribile<br />
come Strabo.
«Non m'importa niente <strong>di</strong> quello che desiderate» rispose<br />
il drago con uno sbuffo <strong>di</strong> fumo dalle narici. «M'importa solo<br />
quello che desidero io. Andate via.»<br />
«Ci vorrà solo un momento» insistette Questor.<br />
«Non ho un momento. Andate via prima che vi <strong>di</strong>vori.»<br />
Questor avvampò per la collera. «Vorrei ricordarti con chi<br />
stai parlando! Mi devi almeno un po' <strong>di</strong> cortesia, tenuto<br />
conto della nostra vecchia conoscenza! Ora ti prego <strong>di</strong> essere<br />
civile!»<br />
Come per dare enfasi alla richiesta, fece un passo avanti<br />
significativo, una figura da spaventapasseri coperta dalla<br />
veste lacera guarnita <strong>di</strong> nastri, che sembrava poco più che un<br />
fascio <strong>di</strong> stecchi tenuti insieme alla bell'e meglio, stagliato in<br />
controluce. Bunion scoprì tutti i denti in un sorriso<br />
spaventoso. Abernathy spinse in su gli occhiali sul naso e<br />
tentò <strong>di</strong> calcolare quanto ci avrebbe messo a raggiungere la<br />
sicurezza <strong>di</strong> un cespuglio in ombra alla base della gola <strong>di</strong>etro<br />
<strong>di</strong> lui.<br />
Strabo batté le palpebre e alzò la testa dal fuoco del<br />
cratere. «Questor Thews, sei tu?»<br />
Questor sbuffò. «Certo che sono io.»<br />
Strabo sospirò. «Che noia. Se fossi una persona<br />
importante, potresti almeno rivelarti una fonte <strong>di</strong> breve<br />
svago. Ma non vali nemmeno lo sforzo che ci vorrebbe per<br />
alzarmi e <strong>di</strong>vorarti. Vattene via.»<br />
Questor s'irrigidì. Ignorando la zampa <strong>di</strong> Abernathy sulla<br />
spalla, fece un altro passo avanti. «I miei amici e io abbiamo
affrontato un lungo viaggio per parlare con te, e parleremo<br />
con te! Se deci<strong>di</strong> <strong>di</strong> ignorare la lunga e onorevole<br />
collaborazione fra maghi e draghi, peggio per te! Ma<br />
renderesti un grave <strong>di</strong>sservizio a tutti e due!»<br />
«Stasera mi sembri piuttosto <strong>di</strong> malumore» ribatté il<br />
drago. La sua voce echeggiò in un lungo sibilo, e il corpo<br />
serpentino si spostò pigramente contro le rocce e i crateri,<br />
facendo schizzare fuoco liquido da una pozza con la coda.<br />
«Potrei farti notare che da secoli i maghi non fanno niente<br />
per i draghi, quin<strong>di</strong> non vedo il motivo per rinnovare<br />
qualunque collaborazione possa essere esistita un tempo.<br />
Che sciocchezze! Potrei anche farti notare che mentre non<br />
sussistono dubbi sulla mia con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> drago, ci sarebbe<br />
parecchio da <strong>di</strong>scutere sulla tua qualifica <strong>di</strong> mago.»<br />
«Non intendo lasciarmi trascinare in una <strong>di</strong>scussione!»<br />
scattò Questor, un po' troppo irritato. «Almeno finché non mi<br />
avrai ascoltato fino in fondo.»<br />
Strabo sputò nell'aria sulfurea. «Dovrei semplicemente<br />
mangiarvi, Questor Thews, te e il cane e quell'altro essere,<br />
qualunque cosa sia. Un coboldo, vero? Dovrei lanciarvi<br />
addosso un getto <strong>di</strong> fuoco, cucinarvi a puntino e mangiarvi.<br />
Ma stasera sono <strong>di</strong> umore caritatevole. Lasciatemi in pace e<br />
perdonerò la vostra sgra<strong>di</strong>ta intrusione in casa mia.»<br />
«Forse dovremmo ripensare…» cominciò Abernathy, ma<br />
Questor lo zittì subito.<br />
«Il cane ha detto qualcosa?» chiese piano il drago.
«No, e nessuno ha intenzione <strong>di</strong> andarsene!» annunciò<br />
Questor, piantando saldamente i pie<strong>di</strong> per terra.<br />
Strabo batté le palpebre. «No?»<br />
La sua testa incrostata si girò <strong>di</strong> scatto e le fiamme<br />
eruppero dalle fauci. Il fuoco esplose proprio sotto i pie<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
Questor Thews e lo fece volare in aria con uno strillo.<br />
Bunion e Abernathy si gettarono <strong>di</strong> lato, incespicando per<br />
sfuggire a sassi, terra e getti <strong>di</strong> fuoco che schizzavano qua e<br />
là. Questor ripiombò a terra in un groviglio <strong>di</strong> vesti e nastri,<br />
con le ossa rintronate dall'urto.<br />
Strabo ridacchiò, facendo saettare nell'aria la lingua<br />
ricurva. «Molto <strong>di</strong>vertente, mago. Molto spassoso.»<br />
Questor si rimise in pie<strong>di</strong>, si spolverò i vestiti, sputò una<br />
boccata <strong>di</strong> terra e affrontò ancora una volta il drago. «Questo<br />
era del tutto ingiustificato!» <strong>di</strong>chiarò, lottando per ricuperare<br />
la <strong>di</strong>gnità perduta. «Certi giochetti so farli anch'io!»<br />
Batté <strong>di</strong> scatto le mani, tenendole tese e allargate. Tentò <strong>di</strong><br />
fare anche qualcosa con i pie<strong>di</strong>, ma perse l'appoggio sulla<br />
roccia cedevole, scivolò e finì a sedere con un grugnito.<br />
Sopra i crateri esplose una luce e una pioggia <strong>di</strong> foglie<br />
secche investì Strabo, prendendo subito fuoco per il calore.<br />
Il drago si reggeva la pancia dal ridere. «Dovrei essere<br />
soffocato dalle foglie?» ruggì, squassato dalle risate. «Ti<br />
prego, mago, risparmiami!»<br />
Questor s'irrigidì, con il viso da gufo arrossato dall'ira.
«Forse dovremmo tornare un'altra volta» azzardò<br />
Abernathy con un basso ringhio, dalla sua posizione al riparo<br />
<strong>di</strong> un mucchio <strong>di</strong> terra.<br />
Ma Questor Thews non voleva saperne. Si spolverò <strong>di</strong><br />
nuovo gli abiti e si rimise in pie<strong>di</strong>. «Ri<strong>di</strong> <strong>di</strong> me, vero,<br />
drago?» scattò. «Ri<strong>di</strong> <strong>di</strong> un provetto adepto delle arti<br />
magiche? Benissimo, allora… ve<strong>di</strong>amo se riderai <strong>di</strong> questo!»<br />
Sollevò entrambe le mani e le intrecciò rapidamente in<br />
aria. Strabo si preparava a emettere un altro getto <strong>di</strong> fiamma,<br />
quando una nube temporalesca scoppiò proprio sopra <strong>di</strong> lui e<br />
torrenti <strong>di</strong> pioggia gli si riversarono addosso. «Ora basta!»<br />
ululò, ma in pochi secon<strong>di</strong> era inzuppato dalla testa alla<br />
coda. Il suo getto <strong>di</strong> fiamma sfrigolava trasformandosi in<br />
vapore, e lui ficcò la testa in una delle pozze <strong>di</strong> fuoco per<br />
sfuggire all'acquazzone. Quando la ritirò per respirare,<br />
Questor fece un secondo gesto e la pioggia cessò.<br />
«Ecco, visto?» <strong>di</strong>sse il mago ad Abernathy, annuendo<br />
sod<strong>di</strong>sfatto. «La prossima volta non sarà tanto pronto a<br />
ridere.» Poi si girò <strong>di</strong> nuovo verso il drago. «Piuttosto<br />
spassoso anche tu!» esclamò.<br />
Strabo sbatté le ali membranose, si scrollò e lo guardò<br />
inferocito. «Pare che continuerai a darmi delle seccature,<br />
Questor Thews, finché metterò fine ai tuoi giorni oppure<br />
ascolterò quello che ti senti in dovere <strong>di</strong> <strong>di</strong>re. Ripeto, stasera<br />
sono <strong>di</strong> umore caritatevole. Quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>mmi quello che senti <strong>di</strong><br />
dover <strong>di</strong>re e falla finita.»
«Grazie infinite!» rispose Questor. «Possiamo venire<br />
giù?»<br />
Il drago adagiò <strong>di</strong> nuovo la testa sull'orlo del cratere e si<br />
stese. «Fate come volete.»<br />
Questor fece un segnale ai compagni. Pian piano, scesero<br />
lungo il fianco della gola e passarono in mezzo al labirinto <strong>di</strong><br />
crateri e <strong>di</strong> rocce finché si trovarono a una ventina <strong>di</strong> metri<br />
dal punto in cui riposava il drago. Strabo li ignorò, con gli<br />
occhi chiusi, inalando col muso i vapori e le fiamme del<br />
cratere sul quale riposava.<br />
«Sai che o<strong>di</strong>o l'acqua, Questor Thews» brontolò.<br />
«Siamo venuti qui per apprendere qualcosa sugli<br />
unicorni» annunciò Questor, ignorandolo.<br />
Strabo ruttò. «Leggiti un libro.»<br />
«Per la verità, l'ho fatto. Parecchi libri. Ma <strong>di</strong>fettano delle<br />
informazioni che possie<strong>di</strong> tu sugli unicorni. Tutti sanno che<br />
unicorni e draghi sono fra le più antiche creature magiche e<br />
fra gli avversari più antichi. Ciascuno dei due conosce<br />
sull'altro più <strong>di</strong> chiunque, fata o essere umano. Io devo<br />
sapere qualcosa sugli unicorni che nessun altro sa.»<br />
«A che scopo?» Strabo sembrava <strong>di</strong> nuovo annoiato<br />
«Inoltre, per quale motivo dovrei aiutarti? Tu servi quel<br />
detestabile uomo che mi ha indotto con l'inganno a respirare<br />
la Polvere IO e poi mi ha fatto giurare <strong>di</strong> non cacciare più<br />
nella valle o fra la sua gente fin tanto che lui restava re. E'<br />
ancora re, non è vero? Bah! Certo che lo è, altrimenti lo avrei<br />
saputo. Ben Holiday, Alto Signore <strong>di</strong> Landover! Me lo
papperei in un boccone, se mai dovesse rimettere piede alle<br />
fonti!»<br />
«Be', è altamente improbabile che lo faccia. Inoltre,<br />
siamo qui per gli unicorni, non per l'Alto Signore.» Questor<br />
ritenne prudente non attardarsi sull'argomento <strong>di</strong> Ben<br />
Holiday. Strabo si era <strong>di</strong>lettato molto a razziare i raccolti e il<br />
bestiame della valle prima che l'Alto Signore ponesse un<br />
freno. Era un piacere che il drago si sarebbe concesso <strong>di</strong><br />
nuovo con entusiasmo, e poteva benissimo farlo, un giorno, a<br />
giu<strong>di</strong>care dal modo in cui Holiday si comportava<br />
ultimamente. Ma non c'era motivo <strong>di</strong> incoraggiare il drago.<br />
Questor si schiarì la gola con aria solenne. «Presumo che<br />
tu abbia saputo dell'unicorno nero?»<br />
Gli occhi del drago si aprirono <strong>di</strong> scatto e la testa si<br />
sollevò. «L'unicorno nero? Certo. E' tornato, mago?»<br />
Questor annuì sobriamente. «Già da qualche tempo. Mi<br />
sorprende che tu non lo abbia saputo. Si è fatto un grande<br />
sforzo per catturarlo.»<br />
«Catturarlo? Un unicorno?» Strabo rise, una serie <strong>di</strong> ru<strong>di</strong><br />
colpi <strong>di</strong> tosse e sibili. Il corpo massiccio era scosso dalle<br />
risate. «Gli esseri umani catturare un unicorno? Pietoso!<br />
Nessuno può catturare un unicorno, mago… perfino tu<br />
dovresti saperlo. Gli unicorni sono intoccabili.»<br />
«Alcuni pensano <strong>di</strong> no.»<br />
Il labbro del drago si arricciò. «Alcuni sono i<strong>di</strong>oti.»<br />
«Allora l'unicorno è al sicuro? Non c'è niente che possa<br />
irretirlo, niente che permetta <strong>di</strong> trattenerlo?»
«Niente!»<br />
«Né fanciulle <strong>di</strong> sicura virtù né chiaro <strong>di</strong> luna argenteo<br />
catturato con una rete magica?»<br />
«Chiacchiere <strong>di</strong> comari!»<br />
«Nessuna magia <strong>di</strong> nessun genere?»<br />
«Magia? Be'…» Strabo parve esitare.<br />
Questor corse il rischio. «Nemmeno briglie <strong>di</strong> fili d'oro?»<br />
Il drago fissò il mago senza parlare. Sul viso della<br />
creatura, notò Questor Thews con sorpresa, c'era<br />
un'espressione incredula.<br />
Si schiarì la gola. «Ho detto: "Nemmeno briglie <strong>di</strong> fili<br />
d'oro?"<br />
E fu in quel momento che la Strega del Crepuscolo, lo<br />
sconosciuto che sosteneva <strong>di</strong> essere Ben Holiday e due<br />
gnomi Va' Via dall'aria afflitta sbucarono all'improvviso da<br />
un vortice <strong>di</strong> nebbia a poco più <strong>di</strong> tre metri da lui.
CAPITOLO 14<br />
Fuoco e fili d'oro<br />
Seguì un momento interminabile in cui tutti si<br />
guardarono. Era impossibile <strong>di</strong>re chi fosse più sorpreso. Gli<br />
sguar<strong>di</strong> si spostavano, s'incrociavano, si spostavano ancora.<br />
Sagome alte si rannicchiarono e vesti ampie si gonfiarono. Il<br />
sibilo <strong>di</strong> avvertimento del drago si confuse con quello della<br />
strega. Abernathy ringhiò suo malgrado. La notte era scese<br />
sulla piccola natura morta con un manto nero che minacciava<br />
<strong>di</strong> inghiottirli tutti. Nel silenzio, si u<strong>di</strong>va solo il crepitio e lo<br />
scoppiettio delle fiamme che danzavano intorno alle pozze <strong>di</strong><br />
liquido azzurro racchiuse nei crateri.<br />
«Tu non sei la benvenuta, qui, Strega del Crepuscolo»<br />
mormorò infine Strabo, con la voce ruvida come una raspa <strong>di</strong><br />
ferro. Si alzò dall'orlo del cratere sul quale stava riposando,<br />
assumendo una posizione rannicchiata in guar<strong>di</strong>a,<br />
affondando gli artigli nella pietra finché questa s'incrinò e si<br />
ruppe. «Non sei mai la benvenuta.»<br />
La Strega del Crepuscolo rise senza allegria, con il volto<br />
pallido rigato d'ombra. «Questa volta potrei essere la<br />
benvenuta, drago» replicò. «Ti ho portato qualcosa.»<br />
Questor Thews si accorse all'improvviso che i due gnomi<br />
Va' Via in pie<strong>di</strong> vicino alla strega e allo straniero che si<br />
credeva Ben Holiday non erano altri che Fillip e Sot.
«Abernathy…!» esclamò sottovoce, ma il cane stava già<br />
<strong>di</strong>cendo: «Lo so, mago! Ma che cosa ci fanno qui?»<br />
Questor non ne aveva la minima idea. Questor non capiva<br />
più niente.<br />
La testa massiccia <strong>di</strong> Strabo si alzò e la lunga lingua<br />
saettò in fuori. «Perché <strong>di</strong>sturbarti a portarmi qualcosa,<br />
strega?»<br />
La Strega del Crepuscolo si raddrizzò con grazia,<br />
incrociando ancora una volta le braccia. «Prima chie<strong>di</strong>mi che<br />
cosa porto» sussurrò.<br />
«Non c'è niente che tu possa portarmi che io desideri.<br />
Non serve a niente chiederlo.»<br />
«Ah, anche se ti porto quello che desideri più <strong>di</strong> ogni<br />
altra cosa al mondo? Anche se ti è gra<strong>di</strong>to?»<br />
Ben Holiday stava tentando freneticamente <strong>di</strong> decidere in<br />
che modo uscire da quel pasticcio. In quel gruppetto non<br />
c'erano amici. Questor, Abernathy e Bunion lo<br />
consideravano un impostore e un pazzo. Fillip e Sot,<br />
ammesso che credessero ancora in lui, ormai erano<br />
interessati soltanto a salvare la pelle. La Strega del<br />
Crepuscolo lo aveva lasciato in vita così a lungo al solo<br />
scopo <strong>di</strong> concludere un patto con Strabo, che sarebbe stato<br />
fin troppo felice <strong>di</strong> eliminarlo per lei. Si lanciò attorno<br />
occhiate <strong>di</strong>sperate, in cerca <strong>di</strong> una via <strong>di</strong> scampo che<br />
apparentemente non esisteva.<br />
La coda <strong>di</strong> Strabo sferzò una pazza <strong>di</strong> fuoco e fece volare<br />
fino al cielo una pioggia <strong>di</strong> fiamme liquide nel buio. Ben si
itrasse. «Stasera sono stanco <strong>di</strong> giochetti» scattò il drago.<br />
«Vieni al dunque!»<br />
Gli occhi della Strega del Crepuscolo si accesero <strong>di</strong><br />
scarlatto. «E se ti offrissi l'Alto Signore <strong>di</strong> Landover, quello<br />
che chiamano Holiday? Se ti offrissi questo, drago?»<br />
Strabo arricciò il naso e irrigidì il muso incrostato.<br />
«Accetterei il dono con piacere!» sibilò il drago.<br />
Ben tentò un passo in<strong>di</strong>etro e scoprì <strong>di</strong> non riuscirci. Gli<br />
gnomi Va' Via erano ancora inchiodati a lui come cavicchi <strong>di</strong><br />
ferro. Tremavano e borbottavano parole incoerenti,<br />
impedendogli nel modo più efficace <strong>di</strong> fare qualsiasi mossa<br />
rapida. Quando tentò <strong>di</strong> liberarsene senza dare nell'occhio,<br />
non fecero che aggrapparsi a lui ancor più forte.<br />
«L'Alto Signore è a Sterling Silver!» <strong>di</strong>chiarò<br />
all'improvviso Questor Thews, col viso da gufo che lasciava<br />
trasparire l'ira. «Non hai alcun potere su <strong>di</strong> lui laggiù, Strega<br />
del Crepuscolo! Inoltre, libererebbe in un batter d'occhio la<br />
valle dalla tua presenza, se dovessi farti vedere!»<br />
«Davvero?» La Strega del Crepuscolo prolungò quella<br />
parola in modo seducente, provocante. Poi avanzò <strong>di</strong> un<br />
passo, inchiodando Questor alla sua ombra con un <strong>di</strong>to<br />
affusolato.<br />
«Quando avrò sbrigato i miei affari qui, mago… quando<br />
il tuo prezioso Alto Signore non ci sarà più… mi occuperò <strong>di</strong><br />
te!»<br />
Ben fissò gli amici con uno sguardo implorante. "Andate<br />
via <strong>di</strong> qui!" tentò <strong>di</strong> comunicare loro.
La Strega del Crepuscolo si rivolse <strong>di</strong> nuovo a Strabo.<br />
Con una mano dalle lunghe unghie afferrò Ben per il braccio<br />
e lo trascinò avanti. «Ecco quello che lo stupido mago ritiene<br />
tanto al sicuro da me, Strabo! Ben Holiday, Alto Signore <strong>di</strong><br />
Landover! Guardalo bene, adesso! E' stata usata la magia!<br />
Guarda oltre l'esteriorità che vedrai per prima!»<br />
Strabo sbuffò con derisione, eruttò un rapido getto <strong>di</strong><br />
fiamma e rise. «Questo? Questo sarebbe Holiday? Strega del<br />
Crepuscolo, tu sei pazza!» Si avvicinò, con il naso che<br />
gocciolava. «Questo non gli somiglia nemmeno lontana…<br />
No, aspetta, hai ragione, c'è della magia all'opera, qui. Che<br />
cosa è stato fatto…» La testa massiccia si abbassò e<br />
s'innalzò, e gli occhi si socchiusero e si riaprirono.<br />
«Possibile?»<br />
«Guarda bene!» ripeté ancora una volta la Strega del<br />
Crepuscolo, spingendo in avanti Ben con tanta energia che la<br />
testa gli scattò all'in<strong>di</strong>etro.<br />
Ora tutti guardavano Ben, ma soltanto Strabo vide la<br />
verità. «Sì!» sibilò, e la coda massiccia si mosse ancora una<br />
volta per la sod<strong>di</strong>sfazione. «Sì, è Holiday!» Le mascelle si<br />
aprirono e i denti anneriti scattarono. «Ma come mai soltanto<br />
tu e io…?»<br />
«Perché soltanto noi siamo più antichi della magia che<br />
opera questo effetto» <strong>di</strong>sse la Strega del Crepuscolo<br />
prevenendo la domanda e rispondendo prima che il drago<br />
potesse completarla. «Capisci in che modo è stato fatto?»
Ben, da quel fenomeno da baraccone che era <strong>di</strong>ventato,<br />
non desiderava altro che u<strong>di</strong>re la risposta a quella domanda.<br />
Aveva accettato la realtà che non ne sarebbe uscito tutto d'un<br />
pezzo, ma detestava pensare che sarebbe morto senza<br />
nemmeno sapere come era finito in rovina.<br />
«Ma… ma quello non è l'Alto Signore!» <strong>di</strong>chiarò<br />
infuriato Questor Thews, come se tentasse <strong>di</strong> convincere se<br />
stesso prima <strong>di</strong> chiunque altro. «Non può essere l'Alto<br />
Signore. Se questo è… è… allora, l'Alto Signore è…»<br />
La sua voce si spense, mentre una strana luce <strong>di</strong><br />
comprensione gli passava sul viso, un'espressione incredula<br />
venata <strong>di</strong> orrore, un'espressione che gridava in silenzio un<br />
solo nome: Meeks! Bunion sibilava e gli tirava il braccio, e<br />
Abernathy borbottava freneticamente che tutto questo poteva<br />
spiegare il comportamento <strong>di</strong> questo o <strong>di</strong> quell'altro.<br />
Tutti e tre vennero apertamente ignorati dal drago e dalla<br />
strega.<br />
«Per quale motivo sei <strong>di</strong>sposta a darmelo?» stava<br />
chiedendo Strabo alla Strega del Crepuscolo, <strong>di</strong>ffidando ora<br />
dell'offerta.<br />
«Non ho parlato affatto <strong>di</strong> "darti" qualcosa, drago»<br />
rispose soave la Strega del Crepuscolo. «Desidero<br />
scambiarlo.»<br />
«Scambiarlo, strega? Tu lo o<strong>di</strong> più <strong>di</strong> me! Ti ha mandato<br />
nel mondo magico e ti ha quasi <strong>di</strong>strutto. Ti ha segnato con<br />
la magia! Perché mai dovresti scambiarlo? Che cosa potrei<br />
possedere che tu desideri più <strong>di</strong> Holiday?»
La Strega del Crepuscolo sorrise freddamente. «Oh sì, lo<br />
o<strong>di</strong>o. E lo voglio <strong>di</strong>strutto. Ma il piacere sarà tuo, Strabo.<br />
Devi soltanto darmi una cosa. Restituiscimi le briglie <strong>di</strong> fili<br />
d'oro.»<br />
«Le briglie?» La risposta <strong>di</strong> Strabo fu accompagnata da<br />
un sibilo d'incredulità. Tossì. «Quali briglie?»<br />
«Le briglie!» scattò la Strega del Crepuscolo. «Quelle<br />
che mi hai rubato mentre non ero in grado <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>rtelo. Le<br />
briglie che sono mie <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto!»<br />
«Bah! Niente <strong>di</strong> quello che possie<strong>di</strong> è tuo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto, meno<br />
<strong>di</strong> tutto le briglie. Le hai rubate tu stessa al vecchio mago!»<br />
«Sia come sia, drago, le briglie sono ciò che desidero.»<br />
«Ah, be', certo, se sono ciò che desideri…» Il drago<br />
sembrava esitare. «Ma senza dubbio, Strega del Crepuscolo,<br />
ci sono altri tesori in mio possesso che ti farebbero comodo<br />
più <strong>di</strong> un simile giocattolo. Suggerisci qualche altra cosa,<br />
qualcosa <strong>di</strong> maggior valore!»<br />
La strega socchiuse gli occhi. «Ora chi è che fa giochetti?<br />
Ho deciso per le briglie, e sono le briglie che avrò!»<br />
Per il momento, Ben era <strong>di</strong>menticato. La Strega del<br />
Crepuscolo lo aveva lasciato andare e lui era scivolato <strong>di</strong><br />
nuovo alle sue spalle, con gli gnomi sempre aggrappati alle<br />
gambe. Mentre ascoltava la contrattazione, sorprese Questor<br />
Thews intento a osservarlo con rinnovato interesse.<br />
Abernathy sbirciava da sopra la spalla del mago con gli<br />
occhiali rigati <strong>di</strong> fumo, e Bunion lo scrutava da sotto una<br />
piega della veste. Tutti stavano chiaramente tentando <strong>di</strong>
capire come poteva essere una persona <strong>di</strong>versa da quella che<br />
appariva. Ben <strong>di</strong>grignò i denti e fece loro segnali frenetici <strong>di</strong><br />
allontanarsi, scuotendo la testa. Se avesse gridato, sarebbero<br />
finiti tutti fritti!<br />
«E' solo che non riesco a capire per quale motivo le<br />
briglie ti interessano tanto» stava <strong>di</strong>cendo Strabo, con il collo<br />
ricurvo verso l'alto in modo da dominare la strega.<br />
«E io non riesco a capire che <strong>di</strong>fferenza faccia!» scattò la<br />
Strega del Crepuscolo, drizzandosi anche lei un po' <strong>di</strong> più. La<br />
luce delle fiamme danzava sul suo viso marmoreo. «Non<br />
riesco a capire per quale motivo fai tante storie per<br />
restituirmi quello che è mio, tanto per cominciare!»<br />
Strabo sbuffò. «Non sono tenuto a spiegarti niente.»<br />
« Già, proprio così. Dammi le briglie e basta!»<br />
« Credo <strong>di</strong> no. Le desideri troppo.»<br />
« E tu non desideri abbastanza Holiday!».<br />
« Oh, invece sì! Perché non accetti una cassa piena d'oro<br />
o uno scettro fatato che tramuta i raggi <strong>di</strong> luna in monete<br />
d'argento? Perché non accetti una pietra preziosa con incise<br />
delle rune che apparteneva agli orchi quando il potere della<br />
magia era anche loro, una gemma che può far riconoscere la<br />
verità al suo possessore?»<br />
«Io non voglio la verità! Non voglio oro né scettri o<br />
nient'altro <strong>di</strong> quello che possie<strong>di</strong>, lucertolone grasso!» Ormai<br />
la Strega del Crepuscolo era davvero infuriata, e la sua voce<br />
sfiorava l'urlo. «Voglio le briglie! Dammele, altrimenti<br />
Holiday non sarà mai tuo!»
Si spinse in avanti minacciosa, lasciando Holiday e gli<br />
gnomi Va' Via in<strong>di</strong>etro <strong>di</strong> cinque o sei passi. Era il momento<br />
in cui Ben era più vicino alla libertà da quando era stato<br />
catturato nel Pozzo Infido. Mentre le voci della strega e del<br />
drago <strong>di</strong>ventavano più stridule, cominciò a pensare che forse,<br />
soltanto forse, esisteva ancora una via <strong>di</strong> scampo.<br />
Staccò Fillip con la forza dalla sua gamba destra,<br />
lasciandolo penzolare dalla piega del braccio, e cominciò a<br />
staccare Sot dalla sinistra.<br />
«Per l'ultima volta, drago» stava <strong>di</strong>cendo la Strega del<br />
Crepuscolo. «vuoi scambiare le briglie con Holiday o no?»<br />
Strabo emise un lungo sospiro deluso. «Temo <strong>di</strong> non<br />
poterlo fare, cara strega.»<br />
La Strega del Crepuscolo lo fissò per un attimo senza<br />
parole, poi le sue labbra scoprirono i denti in un ringhio.<br />
«Non hai più le briglie, vero? Ecco perché non vuoi<br />
scambiarle con me. Non le hai!»<br />
Strabo sbuffò. «Verissimo, purtroppo.»<br />
«Ammasso informe <strong>di</strong> scaglie!» La strega tremava <strong>di</strong><br />
rabbia. «Che cosa ne hai fatto?»<br />
«Quello che ne ho fatto è affar mio!» scattò <strong>di</strong> rimando<br />
Strabo, un po' più che offeso. Sospirò <strong>di</strong> nuovo. «Bene, se<br />
proprio vuoi saperlo, le ho date via.»<br />
«Le hai date via?» La strega era inorri<strong>di</strong>ta.<br />
Strabo emise nell'aria notturna un lungo, delicato<br />
pennacchio <strong>di</strong> fuoco e lo fece seguire da uno sbuffo <strong>di</strong><br />
vapore misto a cenere. Gli occhi socchiusi ammiccarono e
apparvero per un attimo <strong>di</strong>stanti. «Le ho date a una fanciulla<br />
magica che ha cantato per me canti <strong>di</strong> bellezza e <strong>di</strong> luce e <strong>di</strong><br />
tutte le cose che un drago anela <strong>di</strong> sentire. Nessuna fanciulla<br />
cantava per me da molti secoli, sai, e avrei dato ben altro che<br />
le briglie per avere una possibilità <strong>di</strong> perdermi ancora una<br />
volta in una musica così dolce.»<br />
«Hai dato via le briglie per una canzone?» La Strega del<br />
Crepuscolo pronunciò quelle parole come per tentare <strong>di</strong><br />
convincersi che avevano un significato.<br />
«Un ricordo conta più <strong>di</strong> qualsiasi tesoro tangibile.» Il<br />
drago sospirò ancora una volta. «I draghi hanno sempre<br />
avuto un debole per le belle donne, le vergini <strong>di</strong> sicura virtù,<br />
le fanciulle tutte grazia e dolci sorrisi. Esiste un legame che<br />
ci unisce. Un legame più forte <strong>di</strong> quello fra draghi e maghi,<br />
potrei aggiungere» osservò rivolto a Questor Thews in un<br />
rapido "a parte". «Ha cantato per me, questa ragazza, e in<br />
cambio mi ha chiesto le briglie <strong>di</strong> fili d'oro. Io gliele ho date<br />
volentieri.» Sembrò ad<strong>di</strong>rittura che sorridesse. «Era davvero<br />
bellissima, quella silfide.»<br />
Ben trasalì. Una silfide? Willow!<br />
La testa del drago si abbassò verso Ben con solennità.<br />
«Una volta ti ho aiutato a salvarle la vita» intonò. «Ricor<strong>di</strong>?<br />
Me lo or<strong>di</strong>nasti tu, Holiday. La portai in volo fuori da<br />
Abaddon fino alla sua casa nella regione dei laghi, dove poté<br />
risanarsi. Non mi <strong>di</strong>spiacque troppo salvarle la vita. O<strong>di</strong>avo<br />
te, naturalmente: mi avevi costretto a sottomettermi, ma mi
piacque abbastanza salvare la silfide. Mi rammentò i<br />
vecchi tempi, quando salvare le fanciulle era lavoro <strong>di</strong> tutti i<br />
giorni per un drago.»<br />
Fece una pausa. «O si trattava <strong>di</strong> <strong>di</strong>vorarle? Non riesco a<br />
ricordare quale delle due cose.»<br />
«Sei un i<strong>di</strong>ota!» sibilò la Strega del Crepuscolo.<br />
Strabo inclinò la testa <strong>di</strong> lato come per rifletterci. Poi la<br />
sua bocca si spalancò al punto da rivelare tutti i suoi temibili<br />
denti. «Lo pensi davvero? Un i<strong>di</strong>ota? Io? Un i<strong>di</strong>ota più<br />
grande <strong>di</strong> te, strega? Un i<strong>di</strong>ota così i<strong>di</strong>ota da avventurarsi<br />
senza protezione nella tana del mio peggior nemico?»<br />
Il silenzio era tangibile. La Strega del Crepuscolo era<br />
impietrita. «Non sono mai priva <strong>di</strong> protezione, drago. Sta' in<br />
guar<strong>di</strong>a.<br />
«In guar<strong>di</strong>a? Che strano.» Strabo all'improvviso si<br />
arrotolò su se stesso come una molla. «Ho sopportato con<br />
pazienza la tua velenosa aggressione, ti ho lasciato parlare<br />
quando lo desideravi. Ora tocca a me. Tu sei un'ossuta,<br />
patetica parvenza <strong>di</strong> strega che si crede più potente <strong>di</strong> quello<br />
che è. Vieni qui in casa mia come se ti appartenesse, mi dai<br />
or<strong>di</strong>ni, mi insulti, preten<strong>di</strong> cose che non hai il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong><br />
pretendere e pensi <strong>di</strong> potertene andare impunemente. Ti<br />
sbagli, Strega del Crepuscolo. Se potessi tornare in<strong>di</strong>etro,<br />
forse mi terrei le briglie <strong>di</strong> fili d'oro in modo da poterle<br />
scambiare con te per avere Holiday. Forse. Ma non<br />
rimpiango niente <strong>di</strong> ciò che ho fatto, e questo meno <strong>di</strong> tutto.<br />
Le briglie non ci sono più, e io non le rivoglio in<strong>di</strong>etro.»
Si chinò lentamente in avanti. La voce rude si tramutò in<br />
un lento sibilo. «Ma attenta: Ben Holiday è ancora qui,<br />
strega! E dato che lo hai portato espressamente per me,<br />
penso proprio che dovrei tenermelo, non cre<strong>di</strong>?»<br />
Le <strong>di</strong>ta della Strega del Crepuscolo sembravano artigli<br />
quando le sollevò davanti al viso scarno. «Tu non mi<br />
prenderai più niente, drago, né ora né mai!»<br />
« Ah, ma devi biasimare soltanto te stessa. Hai reso tanto<br />
piacevole la prospettiva <strong>di</strong> <strong>di</strong>struggere Holiday, che non so<br />
resistere al tuo allettamento! Devo averlo io! Spetta a me<br />
<strong>di</strong>struggerlo, briglie o meno. Penso che faresti bene a<br />
darmelo, subito!»<br />
Le fiamme scaturirono dalle fauci del drago e avvolsero la<br />
Strega del Crepuscolo. Nello stesso momento, Ben si strappò<br />
finalmente Sot dalla gamba sinistra e si lanciò <strong>di</strong> lato per<br />
sfuggire al riverbero del calore e del fuoco. Anche Questor<br />
Thews si stava muovendo, tutto braccia e gambe mentre<br />
galoppava verso Ben. Bunion lo superò in un lampo, con le<br />
orecchie appiattite all'in<strong>di</strong>etro. Abernathy si mise a quattro<br />
zampe e si precipitò al riparo dei cespugli.<br />
Ben si alzò <strong>di</strong> nuovo in pie<strong>di</strong>, sempre stringendo gli<br />
gnomi che si lamentavano. Il fuoco <strong>di</strong> Strabo esplose in alto<br />
nel buio, riempiendo l'aria con una pioggia <strong>di</strong> scintille e <strong>di</strong><br />
sassi. La Strega del Crepuscolo era rimasta illesa al centro,<br />
con le vesti nere che svolazzavano come lenzuola stese al<br />
vento, il volto pallido rivolto verso l'alto, gesticolando con le<br />
braccia. Il fuoco le scaturì dalle <strong>di</strong>ta e colpì Strabo, che
imase sorpreso. Il drago in<strong>di</strong>etreggiò <strong>di</strong> scatto, piombando<br />
nella pozza <strong>di</strong> un cratere.<br />
«Alto Signore!» gridò Questor Thews per metterlo in<br />
guar<strong>di</strong>a.<br />
La Strega del Crepuscolo si voltò appena in tempo per<br />
essere colpita in pieno dalla forza <strong>di</strong> un gesto magico <strong>di</strong><br />
Questor, che avvolse la strega in un turbinio accecante <strong>di</strong><br />
fiocchi <strong>di</strong> neve. La Strega del Crepuscolo agitò le braccia<br />
furiosa, gridò e gli scagliò contro il fuoco. Lingue <strong>di</strong> fiamma<br />
sibilarono accanto a Ben mentre si gettava <strong>di</strong> nuovo a terra,<br />
schiacciando gli gnomi. Il pelo sul posteriore <strong>di</strong> Abernathy<br />
prese fuoco, e lo scrivano scomparve ululando su per il<br />
pen<strong>di</strong>o delle Fonti <strong>di</strong> Fiamma.<br />
Poi Strabo riemerse dal cratere in cui era caduto,<br />
ruggendo per il furore. Svolgendo con un balzo le spire del<br />
corpo serpentino, annaffiò <strong>di</strong> fuoco tutto il bacino delle<br />
Fonti. La Strega del Crepuscolo reagì, urlando con altrettanto<br />
furore, sprizzando fuoco anche lei. Ben era in pie<strong>di</strong> e correva<br />
<strong>di</strong>speratamente. Il fuoco lo investì, un muro <strong>di</strong> calore e <strong>di</strong><br />
dolore incandescente, ma ormai c'era Questor, che compiva<br />
gesti frenetici, e uno scudo <strong>di</strong> una sostanza plastica<br />
impenetrabile comparve dal nulla a bloccare il fuoco. Ben<br />
tenne le braccia strette intorno agli gnomi Va' Via che si<br />
<strong>di</strong>vincolavano e piagnucolavano, e si lanciò in una corsa<br />
folle per sfuggire all'inseguimento delle fiamme. Le braccia<br />
dure <strong>di</strong> Bunion lo afferrarono alla cintola e lo aiutarono a
issare tutti e tre oltre l'orlo della valle dei crateri. Questor li<br />
seguì, lanciando grida <strong>di</strong> incoraggiamento.<br />
Pochi istanti dopo, raggiunsero l'orlo delle Fonti <strong>di</strong><br />
Fiamma e passarono inciampando dal calore e dal fumo in<br />
mezzo al refrigerio dei cespugli. Tossendo e ansimando, si<br />
lasciarono cadere in un groviglio. Abernathy li raggiunse<br />
sbucando dal buio.<br />
Alle loro spalle, la strega e il drago continuavano<br />
in<strong>di</strong>sturbati la loro battaglia privata, riempiendo la notte <strong>di</strong><br />
urla e <strong>di</strong> ruggiti. Non si erano neppure accorti che l'oggetto<br />
della contesa era fuggito.<br />
Ben lanciò rapide occhiate ai compagni. Occhi bianchi lo<br />
guardarono <strong>di</strong> rimando dal buio. Riposarsi in quel momento<br />
era una follia, sembravano convenire tutti. La strega e il<br />
drago non ci avrebbero messo molto a capire che cosa era<br />
successo.<br />
Rialzandosi a fatica, scomparvero in fretta nella notte.
CAPITOLO 15<br />
La ricerca<br />
Poco dopo mezzanotte, Ben e i suoi compagni<br />
interruppero finalmente la fuga. Il cielo era <strong>di</strong>ventato nero <strong>di</strong><br />
nubi temporalesche che si spostavano verso est dai pascoli.<br />
Lune e stelle scomparvero come soffiate via dal cielo dai<br />
venti improvvisi, il tuono risuonò in lunghi scrosci<br />
echeggianti e i fulmini <strong>di</strong>segnarono nel cielo una rete <strong>di</strong><br />
pizzo. La pioggia scrosciò subito dopo, dura e fredda,<br />
spazzando i deserti come una scopa. Ci fu appena il tempo <strong>di</strong><br />
trovare riparo in un folto boschetto <strong>di</strong> pini prima che tutta la<br />
terra circostante <strong>di</strong>ventasse invisibile <strong>di</strong>etro una cortina <strong>di</strong><br />
nebbia e umi<strong>di</strong>tà impenetrabile.<br />
La compagnia sedette sotto i rami massicci dell'abete<br />
centrale e sbirciò il <strong>di</strong>luvio attraverso la rete <strong>di</strong> rami. Il vento<br />
investiva gli alberi e i cespugli con raffiche pungenti, e<br />
l'acqua cadeva a cascata. Tutto svanì in quel frastuono<br />
ininterrotto, e il gruppo <strong>di</strong> alberi <strong>di</strong>venne un'isola<br />
nell'oscurità.<br />
Dopo qualche istante Ben si sedette con la schiena<br />
appoggiata al tronco massiccio dell'abete e scrutò gli altri,<br />
spostando lo sguardo da una faccia all'altra. «Sono Ben<br />
Holiday, sapete» <strong>di</strong>sse infine. «Lo sono davvero.»<br />
Loro si guardarono con aria interrogativa e poi fissarono<br />
lui.
«Ci salvi, possente Alto Signore» <strong>di</strong>sse Fillip un attimo<br />
dopo, con la voce ridotta a un piagnucolio atono.<br />
«Si, ci salvi» implorò Sot.<br />
Sembravano ratti annegati, con il pelo insu<strong>di</strong>ciato e<br />
impastato dalla pioggia, gli abiti laceri e strappati. Le loro<br />
<strong>di</strong>ta si protesero verso le sue gambe.<br />
«Ora basta» li ammonì con voce stanca. «Non c'è niente<br />
da cui salvarvi. Ora siete in salvo.»<br />
«Il drago…» cominciò Fillip.<br />
«La strega…» cominciò Sot.<br />
«Sono laggiù, e con questo <strong>di</strong>luvio non andranno in giro<br />
a darci la caccia. Quando avranno finito <strong>di</strong> tentare <strong>di</strong><br />
appiccarsi il fuoco a vicenda e si chiederanno che cosa ci è<br />
successo, la pioggia avrà cancellato tutte le tracce del nostro<br />
passaggio.» Cercava <strong>di</strong> mostrarsi più fiducioso <strong>di</strong> quanto si<br />
sentisse. «Non vi preoccupate. Saremo al sicuro.»<br />
Bunion scoprì tutti i denti e sibilò. Guardava Ben come<br />
avrebbe fatto con un fantasma delle palu<strong>di</strong> errante.<br />
Abernathy pareva non volesse guardare affatto Ben.<br />
Questor Thews si schiarì la gola. Ben lo guardò in attesa,<br />
e il mago sembrò <strong>di</strong> colpo incerto su quello che doveva <strong>di</strong>re.<br />
«E' piuttosto <strong>di</strong>fficile» <strong>di</strong>sse infine. Scrutò Ben strizzando gli<br />
occhi. «Lei <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> essere davvero l'Alto Signore? La strega e<br />
il drago avevano ragione ad affermarlo?»<br />
Ben annuì lentamente.
«E la storia che ci ha raccontato a Sterling Silver… era<br />
tutto vero? Lei è stato cambiato in qualche modo dalla<br />
magia? Ha perduto la protezione del medaglione?»<br />
Ben annuì per la seconda volta.<br />
«E Meeks è tornato davvero e ha preso il suo posto, e l'ha<br />
trasformata così?»<br />
Ben annuì per la terza volta.<br />
Il viso sottile <strong>di</strong> Questor si contrasse con tanta violenza da<br />
dare l'impressione che rischiasse <strong>di</strong> riportare un danno<br />
permanente. «Ma come?» domandò infine. «In che modo è<br />
potuto accadere tutto questo?»<br />
Ben sospirò. «Questa è una domanda da 64 mila dollari,<br />
temo.»<br />
In breve, raccontò ancora una volta lo scontro con Meeks<br />
nella camera da letto e la sua trasformazione nello<br />
sconosciuto che ora appariva a loro. Li portò fino al<br />
momento della sua decisione <strong>di</strong> <strong>di</strong>rigersi a sud in cerca <strong>di</strong><br />
Willow. «E' da allora che la cerco» concluse.<br />
«Ve<strong>di</strong>, te lo avevo detto!» scattò Abernathy.<br />
Questor s'irrigidì e guardò lo scrivano dall'alto in basso,<br />
con aria <strong>di</strong> superiorità. «Mi hai detto che cosa?» domandò,<br />
contraendo ancor più il viso da gufo.<br />
«Che l'Alto Signore non si comportava come l'Alto<br />
Signore!» abbaiò quasi Abernathy. «Che c'era qualcosa che<br />
non andava! Che niente andava come avrebbe dovuto! Anzi,<br />
mago, ti avevo detto molto <strong>di</strong> più, ammesso che tu ti prenda<br />
il <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> ricordartelo!» Si tirò su gli occhiali rigati <strong>di</strong>
pioggia. «Ti avevo detto che quei sogni non avrebbero<br />
portato altro che guai. Ti avevo detto <strong>di</strong> non pensare a<br />
inseguirli.» Si girò <strong>di</strong> scatto verso Ben, come un profeta le<br />
cui visioni si erano avverate. «Avevo messo in guar<strong>di</strong>a anche<br />
lei, non è vero? Le avevo detto <strong>di</strong> restare a Landover, al suo<br />
posto. Le avevo detto che Meeks era pericoloso. Ma lei non<br />
ha voluto ascoltarmi, non è così? Nessuno dei due ha voluto<br />
darmi ascolto, e ora guardate dove siamo!»<br />
Starnutì e si scrollò furiosamente spruzzando tutti<br />
d'acqua. «Sono spiacente» brontolò, senza averne affatto<br />
l'aria.<br />
Questor sbuffò. «Immagino che ora ti sentirai meglio?»<br />
Ben decise <strong>di</strong> tagliare corto ad altri battibecchi.<br />
«Abernathy ha ragione. Avremmo dovuto dargli ascolto. Ma<br />
non è stato così, e quel che è fatto è fatto. Dobbiamo<br />
lasciarci tutto questo alle spalle. Almeno siamo <strong>di</strong> nuovo<br />
insieme.»<br />
«Bel vantaggio!» scattò Abernathy, ancora seccato.<br />
«Be', qualche vantaggio potrebbe darcelo.» Ben faceva<br />
del suo meglio per mostrarsi positivo. «Noi sei insieme<br />
potremmo riuscire a combinare qualcosa <strong>di</strong> più <strong>di</strong> quanto<br />
potrei fare da solo.»<br />
«Noi sei?» Abernathy squadrò con <strong>di</strong>sprezzo gli gnomi<br />
Va' Via. «Lei conta due in più rispetto a me, Alto Signore. In<br />
ogni caso, non sono ancora convinto che lei sia davvero<br />
l'Alto Signore. Questor Thews è troppo credulone. Siamo<br />
stati già ingannati una volta, è possibile che c'inganniamo
ancora. Come facciamo a sapere se questa non è un'ennesima<br />
mascherata? Come possiamo sapere che non è un altro dei<br />
trucchi <strong>di</strong> Meeks?»<br />
Ben ci rifletté per un momento. «Non potete, credo.<br />
Dovrete accettare la mia parola. Dovete avere fiducia in me,<br />
e nel vostro istinto. » Sospirò. «Credete che Meeks potrebbe<br />
ingannare in quel modo Strabo e la Strega del Crepuscolo?<br />
Credete che insisterei a sostenere <strong>di</strong> essere l'Alto Signore se<br />
non lo fossi davvero?» Fece una pausa. «Credete che porterei<br />
ancora questo?»<br />
Introdusse la mano sotto la tunica e tirò fuori il<br />
medaglione brunito. L'immagine <strong>di</strong> Meeks brillò umida,<br />
riflettendo il bagliore <strong>di</strong> un fulmine lontano.<br />
«Per quale motivo lo porta ancora?» chiese piano<br />
Questor.<br />
Ben scosse la testa. «Ho paura <strong>di</strong> liberarmene. Se Meeks<br />
ha ragione e gettare via il medaglione sarà la mia fine, chi<br />
resterebbe allora per avvertire Willow? Lei non sa niente <strong>di</strong><br />
quanto è successo. Non sa che i sogni sono stati mandati da<br />
Meeks, né del pericolo in cui si trova. Io le voglio troppo<br />
bene, Questor. Non posso abbandonarla. Non posso correre<br />
il rischio che cada nella mia stessa trappola senza avere<br />
nessuno che l'aiuti.»<br />
Rimasero tutti in silenzio per un attimo, osservandolo.<br />
«No, Alto Signore, non può» riconobbe finalmente<br />
Questor. Il mago guardò Abernathy. «Il vero Ben Holiday
non penserebbe nemmeno a una cosa simile, no?» chiese in<br />
tono pungente. «Non il vero Ben Holiday.»<br />
Per un momento Abernathy considerò in silenzio la<br />
possibilità, poi sospirò. «No, immagino <strong>di</strong> no.» Guardò<br />
Bunion, che annuì con la faccia da scimmia in segno <strong>di</strong><br />
approvazione. «Benissimo. Gli altri l'accettano come Alto<br />
Signore; lo farò anch'io.»<br />
«Lo apprezzo» assicurò Ben allo scrivano.<br />
«Ma sono ancora convinto che con quattro…» guardò<br />
ancora una volta gli gnomi Va' Via «…o sei <strong>di</strong> noi, non se la<br />
caverà meglio <strong>di</strong> quanto abbia fatto da solo. Che cosa<br />
possiamo fare in sei che lei non potesse fare da solo?»<br />
Gli altri lo guardarono speranzosi. Lui guardò oltre, verso<br />
la cortina <strong>di</strong> pioggia e oscurità, si strinse le ginocchia al petto<br />
per ripararsi dal freddo sempre più intenso, e tentò <strong>di</strong><br />
escogitare qualcosa. «Trovare Willow» <strong>di</strong>sse alla fine.<br />
«Proteggerla.»<br />
Lo fissarono senza parole.<br />
«Sentite, il terzo sogno è la chiave <strong>di</strong> tutto l'accaduto, e le<br />
briglie sono la chiave del sogno. Ora Willow ha le briglie, lo<br />
sappiamo. Gliele ha date Strabo. Ora sono nelle sue mani,<br />
ma che cosa ne farà?»<br />
«Che cosa, Alto Signore?» chiese Fillip ansioso.<br />
«Sì, che cosa?» fece eco Sot.<br />
«Le porterà da lei, Alto Signore» rispose subito Questor.<br />
Poi fece una pausa. «O almeno da quello che crede sia lei.»
«Proprio così, Questor» mormorò Ben. «E' quello che il<br />
sogno le ha detto <strong>di</strong> fare ed è quello che farà. Porterà le<br />
briglie da me. Ma non sarò io. Sarò Meeks. O meglio, lui<br />
sarà Meeks… quello da cui correrà Willow. E allora che<br />
cosa le accadrà?»<br />
«Dobbiamo raggiungerla prima» insistette piano Questor.<br />
«Appena smetterà <strong>di</strong> piovere» aggiunse Abernathy.<br />
Ben annuì. «In sei, avremo più possibilità che in uno.»<br />
«Bunion avrà più possibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci volte sei» intervenne<br />
Abernathy, con un altro starnuto. «Penso che mi stia<br />
venendo il raffreddore» borbottò.<br />
«Una volta tanto, Abernathy ha ragione!» esclamò<br />
Questor, ignorando l'occhiata <strong>di</strong> rimprovero del cane. «Un<br />
coboldo può correre più in fretta e più lontano <strong>di</strong> qualunque<br />
essere umano. Se c'è qualche traccia della ragazza, Bunion la<br />
troverà.» Guardò il coboldo, che mostrò tutti i denti in<br />
risposta. «Anzi, Bunion la troverà per noi, potete contarci.»<br />
Si strinse nelle spalle. «Appena smetterà <strong>di</strong> piovere,<br />
naturalmente.»<br />
Ben scosse la testa. «Non possiamo aspettare tanto. Non<br />
abbiamo…»<br />
«Ma dobbiamo» lo interruppe gentilmente il mago.<br />
«Ma non possiamo…»<br />
«Dobbiamo.» Questor gli prese il braccio e lo tenne<br />
fermo. «Non si possono seguire le tracce in una tempesta<br />
come questa, Alto Signore. Non ci sarebbero tracce da<br />
seguire.» Il suo viso da gufo si accostò e nei suoi occhi
comparve un calore improvviso. «Alto Signore, lei si è<br />
spinto molto lontano da Sterling Silver. E' chiaro che ha<br />
sofferto molto. Il suo aspetto fisico, per quanto <strong>di</strong>storto possa<br />
essere, non mente. Si guar<strong>di</strong>. E' sfinito, esausto. Ho visto<br />
men<strong>di</strong>canti dall'aspetto più sano, non è vero, Abernathy?»<br />
«Sembra uno spettro» riconobbe il cane.<br />
«Be', in ogni caso ha una brutta cera.» Il mago attenuò il<br />
giu<strong>di</strong>zio dell'altro con un sorriso. «Ha bisogno <strong>di</strong> riposare.<br />
Ora dorma. Più tar<strong>di</strong> ci sarà tempo a sufficienza per<br />
cominciare la caccia.»<br />
Ben scosse la testa con vigore. «Questor, non sono stanco.<br />
Non posso…»<br />
«Io penso che deve» replicò il mago con dolcezza. Una<br />
mano ossuta passò per un attimo davanti al viso <strong>di</strong> Ben, e lui<br />
si sentì improvvisamente le palpebre pesanti. Riusciva a<br />
stento a tenerle aperte. Sentì una stanchezza invadente<br />
risalirgli lungo il corpo e appesantirlo. «Riposi, Alto<br />
Signore» sussurrò Questor.<br />
Ben lottò contro il comando, si sforzò <strong>di</strong> rialzarsi, e scoprì<br />
<strong>di</strong> non riuscirci. Una volta tanto, la magia funzionava al<br />
primo tentativo. Ben stava scivolando all'in<strong>di</strong>etro contro il<br />
tronco ruvido del pino, stendendosi su un letto <strong>di</strong> aghi <strong>di</strong><br />
pino. I compagni si avvicinarono. Il viso peloso e occhialuto<br />
<strong>di</strong> Abernathy lo scrutava attraverso un velo <strong>di</strong> ombre. I denti<br />
<strong>di</strong> Bunion scintillavano come pugnali. Fillip e Sot erano<br />
immagini vaghe che ondeggiavano e voci che mormoravano<br />
e sembravano allontanarsi sempre più. Lui trovava conforto
nella loro presenza, forza e sicurezza: i suoi amici, tutti lì<br />
con lui tranne Parsnip… e Willow!<br />
«Willow » sussurrò.<br />
Pronunciò il suo nome una volta sola e si addormentò.<br />
Nel sonno, sognò Willow, e il sogno fu una rivelazione<br />
che lo scosse anche nel torpore. Cercava la silfide per le<br />
foreste, le colline e le pianure <strong>di</strong> Landover, una ricerca<br />
solitaria che lo attirava come avrebbe fatto una calamita con<br />
il ferro. Il paese nel quale viaggiava era familiare e nello<br />
stesso tempo sconosciuto, un misto <strong>di</strong> luci e ombre che<br />
ondeggiava con la stessa inconsistenza <strong>di</strong> un'immagine<br />
riflessa sull'acqua. C'erano cose che si muovevano<br />
tutt'intorno a lui, ma erano informi e senza volto. Lui era<br />
solo, la sua ricerca era apparentemente interminabile e lo<br />
portava da un capo all'altro della valle e poi <strong>di</strong> nuovo<br />
in<strong>di</strong>etro, rapida e sicura nel suo svolgimento ma ugualmente<br />
infruttuosa.<br />
Ben era spinto da un'urgenza che lo sorprendeva. C'era<br />
un'ansia <strong>di</strong> trovare la silfide che sfuggiva a ogni spiegazione.<br />
Era spaventato per lei senza comprendere la ragione della<br />
sua paura. Desiderava <strong>di</strong>speratamente stare con lei, ma la sua<br />
<strong>di</strong>sperazione era priva <strong>di</strong> motivo. Era come se fosse<br />
prigioniero delle sue emozioni, che guidavano la sua<br />
condotta mentre la ragione era impotente a farlo. Durante la<br />
sua ricerca intuiva la presenza <strong>di</strong> Willow, una vicinanza che<br />
lo tormentava. Era come se lei fosse in attesa <strong>di</strong>etro ogni<br />
albero e ogni collina, e gli bastasse solo spingersi un po' più
in là per trovarla. La stanchezza non rallentava il suo<br />
viaggio; lo sospingeva la forza <strong>di</strong> volontà.<br />
Dopo qualche tempo, sentì delle voci. Gli parlavano<br />
sussurrando da ogni dove, alcune in tono <strong>di</strong> avvertimento,<br />
altre <strong>di</strong> monito. Udì il Signore del Fiume, ancora <strong>di</strong>ffidente<br />
sulla vera natura <strong>di</strong> Ben, stranamente ansioso che fosse<br />
trovata la figlia che non riusciva ad amare e che non poteva<br />
amarlo. Udì la Madre Terra, che gli chiedeva <strong>di</strong> ripetere la<br />
promessa che aveva fatto <strong>di</strong> trovare e proteggere Willow,<br />
insistendo perché la mantenesse. Udì quel cacciatore<br />
solitario e sconfitto parlare ancora una volta in tono spento<br />
dell'unicorno nero, del tocco che gli aveva rubato l'anima.<br />
Udì Meeks, con la voce ridotta a un sibilo cupo e<br />
ven<strong>di</strong>cativo, che prometteva <strong>di</strong>sastri se la ragazza e le briglie<br />
d'oro gli fossero sfuggite.<br />
Tuttavia continuava la ricerca.<br />
E poi udì Edgewood Dirk.<br />
Fu la voce del gatto prismatico a rallentare la sua marcia,<br />
facendogli capire d'un tratto come fosse <strong>di</strong>ventata frenetica la<br />
ricerca <strong>di</strong> Willow. Si fermò, con il respiro affannoso che gli<br />
rimbombava nelle orecchie, il petto che gli martellava. Si<br />
trovava in una radura fresca e solitaria nella foresta, un misto<br />
<strong>di</strong> ombre e <strong>di</strong> luce, <strong>di</strong> rami intrecciati in alto e muschio fitto<br />
sotto i pie<strong>di</strong>. Dirk era accovacciato su una collinetta in quella<br />
radura, fiero, lucente e imperscrutabile.<br />
"Perché corre tanto, Alto Signore Ben Holiday?" chiedeva<br />
piano Dirk.
"Devo trovare Willow" rispondeva lui.<br />
"Perché deve trovarla?" insisteva Dirk.<br />
"Perché un pericolo la minaccia" rispondeva lui.<br />
"Ed è tutto?"<br />
Lui esitava. "Perché ha bisogno <strong>di</strong> me."<br />
"Tutto qui?"<br />
"Perché non c'è nessun altro?"<br />
"Tutto qui?"<br />
"Perché…"<br />
Ma le parole che cercava non gli salivano alle labbra,<br />
sfuggenti come la silfide stessa. C'erano delle parole da<br />
pronunciare, lo sentiva. Quali erano quelle parole?<br />
"Lei si affanna tanto a orchestrare la sua vita" <strong>di</strong>chiarava<br />
Dirk in tono quasi triste. "Si affanna tanto a far combaciare<br />
tutti i pezzi, un enorme puzzle che deve dominare. Ma non<br />
capisce per quale ragione ha bisogno <strong>di</strong> farlo. La vita non è<br />
semplicemente forma, Alto Signore; la vita è anche<br />
sentimento."<br />
"Io sento" obiettava lui.<br />
"Lei governa" lo correggeva Dirk. "Governa il regno, i<br />
sud<strong>di</strong>ti, il lavoro e la sua vita. Organizza qui come un tempo<br />
organizzava là. Lei or<strong>di</strong>na. Lei or<strong>di</strong>na come re così come<br />
or<strong>di</strong>nava da avvocato. La ribalta dell'aula giu<strong>di</strong>ziaria o la<br />
politica <strong>di</strong> corte… non è <strong>di</strong>verso ora da quello che era prima.<br />
Agisce e reagisce con prontezza e abilità. Ma non prova<br />
sentimenti."<br />
"Tento."
"Il cuore della magia sta nel sentimento, Alto Signore. La<br />
vita nasce dal sentimento, e la magia nasce dalla vita. Come<br />
può capire la vita o la magia, se non ha sentimenti? Lei cerca<br />
Willow, ma come potrà riconoscerla se non riesce a capire<br />
che cos'è? Cerca con gli occhi qualcosa che essi non possono<br />
vedere. Cerca con i sensi e con il corpo quello che essi non<br />
possono trovare. Deve cercare con il cuore, invece. Provi, e<br />
mi <strong>di</strong>ca che cosa vede."<br />
Tentò, ma tutt'intorno a lui c'era un'oscurità che gli<br />
impe<strong>di</strong>va <strong>di</strong> vedere. S'immerse nel profondo <strong>di</strong> se stesso e<br />
trovò passaggi attraverso i quali non poteva passare. Il<br />
cammino era bloccato da ostruzioni, ostacoli informi che<br />
mancavano <strong>di</strong> una definizione chiara. Tentò furiosamente <strong>di</strong><br />
spostarli, cercando a tentoni, spingendo.<br />
Poi gli comparve davanti Willow, una visione indefinita<br />
ricordata all'improvviso. Era snella e inafferrabile come<br />
l'argento vivo, con il viso <strong>di</strong> una bellezza sconcertante, il<br />
corpo che mormorava riecheggiando il suo desiderio. I<br />
capelli ver<strong>di</strong> come la foresta le ricadevano sulle spalle snelle<br />
arrivando fino alla vita. La seta bianca si drappeggiava e<br />
aderiva come una seconda pelle. I suoi occhi incontrarono<br />
quelli <strong>di</strong> Ben, e lui si sorprese a trattenere il respiro così<br />
bruscamente da soffrirne. Lei sorrise, calda e tenera, e il suo<br />
mormorio era senza suono nella mente <strong>di</strong> Ben. Non c'era<br />
nessun pericolo che la minacciasse, nessun senso <strong>di</strong> urgenza<br />
in lei. Era in pace con se stessa. Era serena.
"Perché corre tanto, Alto Signore Ben Holiday?" ripeteva<br />
Dirk da un punto nell'ombra.<br />
"Devo trovare Willow" rispondeva <strong>di</strong> nuovo lui.<br />
"Perché deve trovarla?"<br />
"Perché…"<br />
Ancora una volta non riusciva a trovare le parole. Le<br />
ombre cominciavano a infittire. Willow cominciava a svanire<br />
fra <strong>di</strong> esse.<br />
"Perché…"<br />
Lei sbiadì ancor più, come un ricordo che si <strong>di</strong>legua. Lui<br />
si sforzava freneticamente <strong>di</strong> trovare le parole che doveva<br />
<strong>di</strong>re, ma continuavano a sfuggirgli. La sensazione <strong>di</strong> urgenza<br />
tornò, pronta e dura. Il pericolo per la silfide ri<strong>di</strong>ventò reale,<br />
come se in qualche modo fosse resuscitato dalla sua<br />
indecisione. Tentò <strong>di</strong> allungare le mani per raggiungerla, ma<br />
era troppo lontana, e lui era troppo ra<strong>di</strong>cato al suolo.<br />
"Perché…"<br />
Le ombre erano tutt'intorno, ormai lo avvolgevano nella<br />
loro oscurità, soffocandolo nel buio senza fine. Stava<br />
uscendo da se stesso. Dirk era scomparso, Willow era poco<br />
più <strong>di</strong> una chiazza <strong>di</strong> luce e <strong>di</strong> colore sul nero, che sbia<strong>di</strong>va,<br />
sbia<strong>di</strong>va…<br />
"Perché…"<br />
Willow!<br />
Si svegliò <strong>di</strong> soprassalto, alzandosi <strong>di</strong> scatto dal punto in<br />
cui aveva riposato, con le braccia e il dorso ma<strong>di</strong><strong>di</strong> <strong>di</strong> sudore.<br />
La notte avvolgeva nel silenzio le terre desertiche dell'est, le
nubi velavano il cielo, anche se la pioggia era cessata. I<br />
compagni <strong>di</strong> Ben dormivano tranquilli tutt'intorno a lui, tutti<br />
tranne Bunion. Bunion era già partito, cominciando la ricerca<br />
<strong>di</strong> Willow.<br />
Ben trasse un respiro profondo per calmarsi. Il sogno <strong>di</strong><br />
Willow era ancora vivido e netto nella sua mente. Espirò.<br />
«Perché… l'amo» completò.<br />
Erano quelle le parole che aveva cercato. E capì con<br />
terrificante certezza che erano vere.<br />
Dopo <strong>di</strong> che, rimase sveglio per qualche tempo, solo con i<br />
suoi pensieri nel silenzio cupo della notte. Più tar<strong>di</strong>, però, si<br />
stancò e ricadde nel sonno. Quando si svegliò <strong>di</strong> nuovo, era<br />
quasi l'alba, il cielo a oriente, oltre il confine della valle, si<br />
stava schiarendo <strong>di</strong> lievi striature <strong>di</strong> grigio e oro. Bunion non<br />
era tornato. Gli altri dormivano ancora.<br />
Si girò sulla schiena, guardò l'accampamento inzuppato<br />
dal temporale e poi batté le palpebre sorpreso. Edgewood<br />
Dirk era comodamente accovacciato su un grosso ramo<br />
d'abete a pochi centimetri sopra la sua testa, con le zampe<br />
nascoste sotto il corpo liscio, gli occhi socchiusi per<br />
<strong>di</strong>fendersi dalla luce.<br />
Gli occhi si aprirono mentre Ben lo fissava. «Buon<br />
giorno, Alto Signore» lo salutò il gatto.<br />
Ben si sollevò appoggiandosi ai gomiti. « Buon giorno un<br />
corno. Dove sei stato?»<br />
«Oh, qua e là.»
«Più là che qua, si <strong>di</strong>rebbe!» scattò Ben, mentre una<br />
buona dose <strong>di</strong> ira repressa veniva a galla rapidamente. «Mi<br />
avrebbe fatto comodo un po' <strong>di</strong> aiuto, laggiù nel Pozzo<br />
Infido, quando sei scomparso in modo così opportuno! Sono<br />
stato fortunato a non essere eliminato dalla strega lì su due<br />
pie<strong>di</strong>. E poi mi ha trascinato via nella tana <strong>di</strong> Strabo per<br />
offrirmi a lui come spuntino! Ma tutto questo conta poco per<br />
te, non è vero? Grazie tante!»<br />
«Si accomo<strong>di</strong> pure» replicò Dirk con calma. «Vorrei<br />
rammentarle ancora una volta, comunque, che mi sono<br />
offerto come compagno <strong>di</strong> viaggio, non come protettore.<br />
Inoltre, non mi pare che abbia risentito della mia assenza.»<br />
«Ma avrei potuto risentirne, dannazione!» Ben non seppe<br />
trattenersi. Era stufo <strong>di</strong> vedere il gatto apparire e scomparire<br />
come uno spettro. «Avrei potuto finire fritto in olio <strong>di</strong> drago,<br />
per tutto l'aiuto che mi hai dato!»<br />
«Avrei potuto, avrei dovuto: gli avere e i non avere<br />
ridotti a possibilità infinitesimali.» Dirk sba<strong>di</strong>gliò. «Farebbe<br />
meglio a smettere <strong>di</strong> frustare cavalli morti per cercare <strong>di</strong><br />
spronarne qualcuno vivo.»<br />
Ben lo fulminò con gli occhi. «Sarebbe a <strong>di</strong>re?»<br />
«Sarebbe a <strong>di</strong>re che ha per la testa qualcosa <strong>di</strong> più<br />
importante che rimproverarmi per i miei torti immaginari.»<br />
Ben esitò, ricordando all'improvviso il sogno, la ricerca<br />
che aveva intrapreso, le briglie d'oro, l'unicorno nero, Meeks<br />
e tutto il resto del rompicapo che non riusciva ancora a<br />
capire. Ah, e Willow! Il pensiero della silfide respinse tutti
gli altri. "Io l'amo" si <strong>di</strong>sse, tentando <strong>di</strong> adattare le parole alla<br />
sua misura. Le trovò insospettabilmente comode.<br />
«C'è chi teorizza che i sogni sono semplici<br />
manifestazioni dei nostri pensieri e desideri inconsci»<br />
osservò Dirk, come se tenesse una conferenza improvvisata.<br />
«I sogni <strong>di</strong> rado rispecchiano con precisione gli avvenimenti<br />
sui quali quei pensieri e quei desideri si formano, ma<br />
mostrano in modo molto vivido le emozioni che vi stanno<br />
<strong>di</strong>etro. Ci troviamo coinvolti in situazioni bizzarre e<br />
avvenimenti incoerenti, e la nostra tendenza spesso è quella<br />
<strong>di</strong> liquidare i sogni… una reazione d'imbarazzo. Ma nascosto<br />
fra i rifiuti del nostro subconscio c'è un nocciolo <strong>di</strong> verità su<br />
noi stessi che va compreso, una verità che a volte ci siamo<br />
rifiutati <strong>di</strong> riconoscere da svegli e che ora esige <strong>di</strong> essere<br />
riconosciuta durante il sonno.»<br />
Fece una pausa per ottenere un effetto drammatico.<br />
«L'amore a volte è una <strong>di</strong> queste verità.»<br />
Ben si raddrizzò, fissò quel gatto <strong>di</strong>venuto per un attimo<br />
filosofo e poi scosse la testa. «Tutto questo è in rapporto con<br />
Willow?» domandò.<br />
Dirk batté le palpebre. «Naturalmente, a volte i sogni<br />
mentono e la verità si può trovare soltanto da svegli.»<br />
«Come il sogno <strong>di</strong> Miles?» Ben trovava la conversazione<br />
del gatto involuta in modo superfluo. «Perché non ti limiti a<br />
<strong>di</strong>re quello che inten<strong>di</strong>, per una volta?»<br />
Dirk batté <strong>di</strong> nuovo le palpebre. «Perché sono un gatto.»<br />
«Oh, certo.» Di nuovo la solita risposta.
«Perché certe cose si devono semplicemente scoprire da<br />
soli.»<br />
«Giusto.»<br />
«Cosa in cui non si è rivelato molto abile, temo.»<br />
«Certamente no.»<br />
«Malgrado i miei sforzi instancabili.»<br />
«Hmmmmm.» Ben provò l'impulso quasi irresistibile <strong>di</strong><br />
strozzare la bestia. Per dominare quella tentazione, lanciò<br />
invece un'occhiata ai compagni ancora addormentati. «Come<br />
mai non sono ancora svegli?» domandò.<br />
Dirk si guardò attorno. «Forse sono semplicemente molto<br />
stanchi» suggerì in tono amabile.<br />
Ben gli lanciò un'occhiata dura. «Che cosa hai fatto, hai<br />
usato un po' <strong>di</strong> magia? Magia delle fate? Come ha fatto<br />
Questor con me? E' così, non è vero?»<br />
«Un pizzico.»<br />
«Ma perché? Perché <strong>di</strong>sturbarsi, voglio <strong>di</strong>re?»<br />
Dirk si alzò, si stirò e saltò giù dal ramo vicino a Ben,<br />
ignorandolo volutamente. Cominciò a lavarsi e continuò<br />
finché non fu scrupolosamente pulito, con la pelliccia ben<br />
arruffata e lisciata <strong>di</strong> nuovo in modo impeccabile.<br />
Poi affrontò Ben, con gli occhi <strong>di</strong> smeraldo lucenti nella<br />
tenue luce dell'alba. «Il problema è che lei non ascolta. Io le<br />
<strong>di</strong>co tutto quello che ha bisogno <strong>di</strong> sapere, ma pare che lei<br />
non senta niente. E' davvero esasperante.» Sospirò forte. «Ho<br />
lasciato dormire i suoi compagni per darle una lezione<br />
conclusiva sui sogni. La sua comprensione <strong>di</strong> ciò che è
successo <strong>di</strong>pende in gran parte dalla comprensione del modo<br />
in cui operano i sogni. Ora osservi che cosa succederà<br />
quando i suoi compagni si sveglieranno. E cerchi <strong>di</strong> fare<br />
attenzione, stavolta, d'accordo? La mia pazienza sta per<br />
esaurirsi.»<br />
Ben fece una smorfia. Edgewood Dirk tornò ad<br />
accovacciarsi. Insieme, attesero che accadesse qualcosa. Un<br />
attimo dopo, si riscosse Questor Thews, poi Abernathy e<br />
infine gli gnomi. Uno per uno, sbatterono le palpebre per<br />
liberarsi dal sonno e si misero a sedere.<br />
Allora videro Ben, e soprattutto Dirk.<br />
«Ah, buon giorno, Alto Signore. Buon giorno, Dirk»<br />
salutò allegramente Questor. «Avete dormito bene tutt'e due,<br />
spero?»<br />
Abernathy borbottò qualcosa sul fatto che tutti i gatti sono<br />
creature notturne e non hanno bisogno <strong>di</strong> sonno in ogni caso,<br />
neanche i gatti prismatici, e <strong>di</strong> come sia una per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> tempo<br />
preoccuparsi <strong>di</strong> loro.<br />
Fillip e Sot sbirciarono Dirk come avrebbero fatto con<br />
una cena attesa da tempo, senza mostrare la minima traccia<br />
<strong>di</strong> paura.<br />
Ben rimase a guardare attonito, mentre la conversazione<br />
continuava attorno a lui come se la presenza del gatto fosse<br />
perfettamente normale. Nessuno pareva sorpreso che il gatto<br />
fosse lì. Questor e Abernathy si comportavano come se la<br />
sua apparizione fosse perfettamente prevista. Gli gnomi si<br />
comportavano come avevano fatto al loro primo incontro con
Dirk; nessuno dei due sembrava ricordare quanto era costata<br />
loro l'impazienza <strong>di</strong> papparsi il gatto per cena.<br />
Ben rimase ad ascoltare un momento mentre gli altri<br />
chiacchieravano e si affaccendavano, poi guardò confuso il<br />
gatto. «Che cosa…?»<br />
«I sogni, Alto Signore» bisbigliò Dirk, interrompendolo.<br />
«Ho lasciato che mi scoprissero in sogno. Ero reale per loro<br />
nei sogni, quin<strong>di</strong> sono reale per loro qui. Non capisce? La<br />
verità a volte è semplicemente come la percepiamo, da svegli<br />
o in sogno.»<br />
Ben non capiva. Aveva prestato attenzione, aveva<br />
ascoltato secondo le istruzioni, ma continuava a non capire.<br />
Che senso aveva tutto quello e che cosa c'entrava con lui?<br />
Ma non ci fu altro tempo per me<strong>di</strong>tare sulla questione. Un<br />
grido da parte <strong>di</strong> Abernathy, o meglio una sorta <strong>di</strong> latrato,<br />
attirò l'attenzione <strong>di</strong> tutti. I rami ai margini del bosco <strong>di</strong> pini<br />
si aprirono e chi apparve, se non Parsnip? Bunion se lo<br />
trascinava <strong>di</strong>etro, inzuppato come lui dal temporale,<br />
sfoderando come lui uno <strong>di</strong> quei sorrisi sinistri che<br />
scoprivano i denti da un orecchio all'altro. Parsnip avrebbe<br />
dovuto fare la guar<strong>di</strong>a a Willow! Riscuotendosi dalla sua<br />
paralisi, si affrettò ad avanzare insieme a Questor e<br />
Abernathy per accogliere le piccole creature, si fermò <strong>di</strong><br />
colpo <strong>di</strong> fronte all'occhiata dura e sospettosa scoccatagli da<br />
Parsnip – che, dopo tutto, non aveva ancora idea <strong>di</strong> chi fosse<br />
– e infine arretrò <strong>di</strong> un passo su consiglio <strong>di</strong> Questor.<br />
Questor e Bunion confabularono brevemente nel rozzo
linguaggio gutturale dei cobol<strong>di</strong>, con qualche interruzione da<br />
parte <strong>di</strong> Parsnip, e poi Questor si rivolse frettoloso a Ben.<br />
«Parsnip ha vegliato su Willow da quando ha lasciato<br />
Sterling Silver, Alto Signore, proprio come ha or<strong>di</strong>nato…<br />
fino a ieri. Lei lo ha congedato senza spiegazioni. Quando lui<br />
si è rifiutato <strong>di</strong> lasciarla, lei ha usato la magia ed è fuggita.<br />
Nemmeno un coboldo può restare con una silfide, se lei non<br />
vuole. Willow ha le briglie d'oro e… e cerca l'unicorno<br />
nero.» Lui scosse la testa vedendo l'espressione <strong>di</strong> Ben e si<br />
tirò la barba bianca, con aria preoccupata. «Lo so. Nemmeno<br />
io lo capisco, Alto Signore, e neppure Parsnip. A quanto pare<br />
ha deciso <strong>di</strong> non portare le briglie da lei come or<strong>di</strong>nava il<br />
sogno!»<br />
Ben lottò per controllare il sobbalzo improvviso del suo<br />
stomaco. Che cosa significava, si domandò. «Dov'è adesso?»<br />
chiese invece.<br />
Questor scosse la testa. «La sua pista porta a nord verso i<br />
Monti Melchor.» Esitò. «Bunion <strong>di</strong>ce che sembra <strong>di</strong>retta<br />
verso Mirwouk.»<br />
Mirwouk? Dove erano stati nascosti i libri <strong>di</strong> magia<br />
scomparsi? Perché mai doveva andare laggiù? Ben sentì<br />
aumentare la propria frustrazione.<br />
«C'è dell'altro, Alto Signore» li interruppe Abernathy con<br />
aria solenne, ignorando lo strappo <strong>di</strong> avvertimento alla<br />
manica da parte <strong>di</strong> Questor. «Strabo e la Strega del<br />
Crepuscolo sono a caccia… probabilmente <strong>di</strong> lei, <strong>di</strong> Willow<br />
e delle briglie. E si <strong>di</strong>ce che un demone… un essere volante
enorme, una creatura che non risponde a nessuno, pare…<br />
scorrazza per tutta la valle. Bunion lo ha visto ieri notte.»<br />
«Il cucciolo <strong>di</strong> Meeks» mormorò Ben, ricordando<br />
all'improvviso il mostro che era apparso durante la danza<br />
delle ninfe del Signore del Fiume e le aveva <strong>di</strong>strutte. Il suo<br />
viso s'indurì. Edgewood Dirk e la questione dei sogni furono<br />
<strong>di</strong>menticati. Ora pensava soltanto a Willow. «Dobbiamo<br />
raggiungerla prima <strong>di</strong> loro» annunciò, con una voce che<br />
risuonò fiacca perfino alle sue orecchie, mentre soffocava la<br />
paura che infuriava dentro <strong>di</strong> lui. «Dobbiamo. Siamo tutto<br />
ciò che ha.»<br />
Tutti reagirono. Abernathy abbaiò seccamente agli gnomi<br />
Va' Via e rimandò i cobol<strong>di</strong> in esplorazione. Questor posò<br />
una mano rassicurante sul braccio <strong>di</strong> Ben. «La troveremo,<br />
Alto Signore. Può contarci.<br />
Rapidamente si misero in marcia nelle terre desertiche, lo<br />
sconosciuto che era l'Alto Signore, il mago e lo scrivano, i<br />
cobol<strong>di</strong> e lo gnomo.<br />
Edgewood Dirk rimase placidamente seduto e li guardò<br />
partire.
CAPITOLO 16<br />
Mirwouk e i Flynt<br />
Willow sentì sul viso il calore intenso del sole <strong>di</strong><br />
mezzogiorno attraverso i varchi nella foresta e si scoprì<br />
d'improvviso assetata. Aggirò con cautela un affioramento <strong>di</strong><br />
roccia che sporgeva dal pen<strong>di</strong>o sempre più ripido, salì su una<br />
cengia <strong>di</strong> erba alta e cespugli che si perdeva in un boschetto<br />
<strong>di</strong> pini dalle ombre cupe, e si soffermò a guardare in<strong>di</strong>etro.<br />
Landover si stendeva ai suoi pie<strong>di</strong>, una scacchiera irregolare<br />
<strong>di</strong> campi e foreste, <strong>di</strong> colline e pianure, <strong>di</strong> fiumi e laghi, <strong>di</strong><br />
riquadri azzurri e ver<strong>di</strong> con pennellate <strong>di</strong> colori pastello<br />
inframmezzati come in un tessuto. Il sole si riversava sulla<br />
valle da un cielo azzurro e senza nuvole e intensificava i<br />
colori al punto che accecavano con la loro luminosità.<br />
Willow sospirò. Sembrava impossibile che qualcosa<br />
potesse andare male in una giornata come quella.<br />
Ormai si trovava nel cuore della regione <strong>di</strong> Melchor, dopo<br />
aver superato il limite delle foreste <strong>di</strong> querce e l'altopiano<br />
sulle colline ricoperte <strong>di</strong> pini, e si avvicinava già alle cime<br />
più alte. Quel giorno il sole era intenso e caldo, là dove<br />
l'ombra non ne schermava la luce, e la salita metteva sete.<br />
Willow non portava acqua con sé; contava sul proprio istinto<br />
per trovare ciò che le serviva. L'istinto non l'aveva servita<br />
nelle ultime ore, da quando aveva lasciato le alture, ma ora<br />
sentiva <strong>di</strong> nuovo che l'acqua era vicina.
Ciò nonostante, rimase ancora un attimo dove si trovava,<br />
per guardare la valle in silenziosa contemplazione. Lontano,<br />
molto lontano a sud, riuscì a intravedere appena un'isoletta<br />
velata dalle nebbie che era Sterling Silver, e pensò a Ben.<br />
Avrebbe voluto che fosse lì con lei, o che capisse perché<br />
non era laggiù insieme a lui. Spinse lo sguardo sulla valle ed<br />
ebbe l'impressione <strong>di</strong> essere sola al mondo.<br />
Che cosa faceva lì?<br />
Si sentiva oppressa dal peso dei finimenti avvolti in un<br />
panno <strong>di</strong> lana, che portava appesi alla spalla destra, e se li<br />
tolse dalla spalla per lasciarli scivolare fra le mani. Un<br />
raggio <strong>di</strong> sole si rifletté luminoso su un'estremità libera delle<br />
decorazioni che spuntavano dalle pieghe della copertura. Le<br />
briglie <strong>di</strong> fili d'oro tintinnavano leggermente. Lei le ricoprì e<br />
se le passò sull'altra spalla. Le briglie erano pesanti, i fili<br />
intrecciati e gli ornamenti erano più ingombranti <strong>di</strong> quanto<br />
avrebbe mai creduto. Le sistemò con cura e si raddrizzò. Era<br />
stata fortunata a ottenere che il drago gliele donasse. Tutti<br />
quei canti <strong>di</strong> fate, musica, lacrime e risate, erano stati una<br />
magia davvero potente. Strabo era rimasto incantato. Lei era<br />
ancora sorpresa che il piano avesse avuto successo. La<br />
sconcertava ancora l'aver previsto in qualche modo che<br />
avrebbe funzionato. Sogni, visioni e premonizioni: tali erano<br />
le vicissitu<strong>di</strong>ni che l'avevano guidata in quegli ultimi giorni,<br />
come una foglia secca sospinta dal vento.
La notte precedente era stato un altro sogno. Corrugò la<br />
fronte al ricordo, con il bel viso liscio segnato dall'ansia. La<br />
notte precedente, aveva sognato Ben.<br />
Un alito <strong>di</strong> vento le spinse in<strong>di</strong>etro i capelli lunghi fino<br />
alla vita e le rinfrescò la pelle. Lei ricordò il bisogno <strong>di</strong> bere,<br />
ma rimase ancora un momento a pensare al suo Alto<br />
Signore. Il sogno era stato ancora una volta strano, un misto<br />
<strong>di</strong> realtà e irrealtà, un intreccio <strong>di</strong> paure e <strong>di</strong> speranze. Si era<br />
imbattuta ancora una volta nell'unicorno, la creatura nascosta<br />
nei boschi e nell'ombra, non un demone stavolta, ma un<br />
essere braccato, spaventato e solo. Lei lo aveva temuto, ma<br />
aveva pianto del suo terrore. Che cosa lo spaventasse non era<br />
chiaro, ma lo sguardo che le aveva rivolto era<br />
inconfon<strong>di</strong>bile. Vieni da me le aveva sussurrato. Metti da<br />
parte il piano <strong>di</strong> riportare le briglie <strong>di</strong> fili d'oro a Sterling<br />
Silver e all'Alto Signore. Smetti <strong>di</strong> fuggire <strong>di</strong> fronte al<br />
demone che ve<strong>di</strong> in me e cerca invece la realtà <strong>di</strong> ciò che<br />
sono. Willow, vieni da me.<br />
Con una sola occhiata le aveva detto tutto questo, in modo<br />
chiaro, reale… un sogno, e tuttavia reale. E così lei era<br />
andata, confidando nel proprio istinto <strong>di</strong> fata come aveva<br />
sempre fatto, convinta che quello solo fra tutti i sensi non<br />
poteva essere tratto in inganno. Aveva abbandonato il<br />
richiamo del primo sogno che l'avrebbe portata da Ben ed era<br />
andata invece in cerca <strong>di</strong>…<br />
Di che cosa? Della verità?
«Perché i sogni sono tanto <strong>di</strong>versi?» s'interrogò<br />
sottovoce. «Perché sono tanto confusa?»<br />
Il sole scintillava su acque lontane e le foglie della foresta<br />
s'increspavano al passaggio del vento, ma non le giunse<br />
nessuna risposta. Lei respirò a fondo l'aria e si volse. Le<br />
ombre della foresta l'attiravano, e lei si lasciò inghiottire.<br />
Mirwouk era vicina, si rese conto con sorpresa: non più <strong>di</strong><br />
qualche chilometro, appena oltre la cima che stava scalando.<br />
Il fatto fu registrato per un attimo e poi <strong>di</strong>menticato. La larga<br />
fascia <strong>di</strong> sole meri<strong>di</strong>ano sbiadì in una serie <strong>di</strong> strisce più<br />
strette, e l'ombra fu un refrigerio sulla pelle accaldata. Lei<br />
procedeva fra gli alberi della foresta, abeti e larici massicci,<br />
in cerca dell'acqua che sapeva nascosta. La trovò presto, un<br />
ruscelletto che scorreva dalle rocce in una pozza e <strong>di</strong> li<br />
deviava pigramente in una serie <strong>di</strong> secche e <strong>di</strong> cascatelle.<br />
Posò con prudenza le briglie sul terreno accanto a sé e si<br />
chinò per bere. L'acqua era dolce e gra<strong>di</strong>ta alla gola riarsa.<br />
Rimase inginocchiata a lungo nel silenzio.<br />
I secon<strong>di</strong> scorrevano trasformandosi in minuti. Quando<br />
sollevò <strong>di</strong> nuovo la testa, l'unicorno nero era fermo <strong>di</strong> fronte<br />
a lei.<br />
Il respiro le rimase in gola e lei restò paralizzata.<br />
L'unicorno era <strong>di</strong>stante non più <strong>di</strong> una dozzina <strong>di</strong> passi, metà<br />
in ombra, metà alla luce pallida del sole filtrata dagli alberi.<br />
Era una visione <strong>di</strong> grazia e meraviglia, il corpo snello<br />
effimero come il ricordo <strong>di</strong> un amore, la presenza splen<strong>di</strong>da<br />
come la curva <strong>di</strong> un arcobaleno. Non si muoveva, ma si
limitava a guardarla. Il corpo d'ebano con gli zoccoli caprini<br />
e la coda <strong>di</strong> leone, gli occhi <strong>di</strong> fuoco verde, la vita<br />
immortale… tutti i canti <strong>di</strong> tutti i bar<strong>di</strong> in tutte le ere del<br />
mondo non avrebbero saputo esprimere neanche<br />
lontanamente ciò che era in realtà l'unicorno.<br />
Willow si sentì lacerare da un impeto <strong>di</strong> emozione, che<br />
mise a nudo la sua anima. Sentì il suo cuore cedere all'estasi.<br />
Non aveva mai visto un unicorno e non avrebbe mai pensato<br />
che fosse così. Aveva le lacrime agli occhi, e deglutì in<br />
modo incontrollabile per dominare le proprie sensazioni.<br />
«Oh, bellissima creatura» sussurrò.<br />
La sua voce era tanto sommessa che credeva <strong>di</strong> poter<br />
sentire soltanto lei le sue parole. Ma l'unicorno annuì in<br />
risposta, e il corno tortile scintillò luminoso <strong>di</strong> magia. Gli<br />
occhi ver<strong>di</strong> la fissarono con un'intensità nuova e<br />
<strong>di</strong>vamparono attingendo a una sorgente interna dell'essere.<br />
Willow sentì qualcosa far presa dentro <strong>di</strong> lei. La sua mano<br />
tastò alla cieca il terreno vicino a lei e si posò infine sulle<br />
briglie.<br />
"Oh, devo averti" pensò. "Devo farti mio!"<br />
Ma gli occhi la tenevano immobilizzata e lei non poteva<br />
muoversi per mettere in atto la sua volontà. Gli occhi la<br />
tenevano prigioniera, e sussurravano qualcosa che ricordava<br />
dal sogno.<br />
Vieni da me <strong>di</strong>cevano. Cercami.<br />
Lei si sentì scaldare dal calore <strong>di</strong> quel ricordo e poi<br />
ri<strong>di</strong>ventare fresca. Vide il ricordo riflesso nei suoi occhi,
nella sua mente e nel suo cuore. Guardò oltre il minuscolo<br />
corso d'acqua che scrosciava e gorgogliava sulle rocce nel<br />
silenzio della foresta, e quel ruscello le sembrò un fiume<br />
insormontabile. Ascoltò il canto degli uccelli sugli alberi, un<br />
misto <strong>di</strong> canti che rallegravano e rincuoravano, e il suono<br />
<strong>di</strong>venne la voce <strong>di</strong> tutti i suoi segreti rivelati.<br />
Sentiva la magia infuriare dentro <strong>di</strong> lei in onde <strong>di</strong><br />
insistenza che non avrebbe mai creduto possibili. Non<br />
apparteneva più a se stessa; ormai apparteneva all'unicorno.<br />
Avrebbe fatto qualunque cosa per lui. Qualunque cosa.<br />
Poi, un attimo dopo, era scomparso, svanendo in modo<br />
così improvviso e completo che fu come se non fosse mai<br />
stato lì. Anzi, si domandò lei, c'era stato davvero? Willow<br />
fissò lo spazio che l'unicorno nero aveva occupato, un vuoto<br />
<strong>di</strong> luce mista a ombra, e lottò contro l'intensità del suo<br />
dolore.<br />
Aveva visto l'unicorno? Lo aveva visto davvero? Era<br />
reale?<br />
Le domande la lasciarono stor<strong>di</strong>ta. Non riusciva a<br />
muoversi. Poi, lentamente, con uno sforzo <strong>di</strong> volontà, si alzò<br />
in pie<strong>di</strong>, si mise <strong>di</strong> nuovo in spalla le briglie d'oro e si mosse<br />
con tranquilla decisione in cerca delle risposte.<br />
Cercò per tutto il giorno. Tuttavia più che cercare seguiva,<br />
perché provava la sensazione <strong>di</strong> essere guidata che non<br />
riusciva a spiegare. Saliva attraverso il labirinto <strong>di</strong> rocce e<br />
alberi e cespugli che tappezzavano le alture irregolari dei<br />
Monti Melchor e cercava qualcosa che poteva anche non
esistere. Le parve <strong>di</strong> vedere l'unicorno nero parecchie altre<br />
volte; soltanto brevi squarci: un fianco <strong>di</strong> ebano, un occhio <strong>di</strong><br />
smeraldo, un corno tortile che splendeva per magia. Non le<br />
venne in mente che i suoi sforzi potevano essere guidati da<br />
una forza maligna. Cercava in preda al delirio e senza alcun<br />
rimpianto. Sapeva che l'unicorno era lì, appena al <strong>di</strong> là della<br />
sua portata. Lo sentiva in attesa; lo sentiva spiare. Non<br />
conosceva il suo scopo, ma era certa del suo bisogno.<br />
La notte la sorprese poco più <strong>di</strong> un chilometro a ovest <strong>di</strong><br />
Mirwouk, esausta, ancora sola. Aveva attraversato la foresta<br />
che circondava tutt'intorno l'antica fortezza in rovina. Era<br />
tornata più volte sui propri passi. Non si era avvicinata<br />
all'unicorno nero più della prima volta che lo aveva visto, ma<br />
era più decisa che mai a raggiungerlo. All'alba, avrebbe<br />
ritentato.<br />
Si stese entro un riparo <strong>di</strong> betulle, strinse al petto le briglie<br />
<strong>di</strong> fili d'oro con il loro involto <strong>di</strong> lana e si lasciò accarezzare<br />
dalla fresca aria notturna. Pian piano la calura del giorno<br />
svanì, e la stanchezza le scivolò <strong>di</strong> dosso. Dormì in<strong>di</strong>sturbata<br />
e sognò ancora una volta.<br />
Quella notte sognò unicorni bianchi incatenati e<br />
impastoiati, che imploravano <strong>di</strong> essere liberati. Il sogno era<br />
come una febbre da cui non voleva liberarsi.<br />
Dalle ombre vicine, occhi <strong>di</strong> fuoco verde la vegliarono per<br />
tutta la notte.<br />
Anche Ben Holiday e i suoi compagni passarono la notte<br />
sui Monti Melchor, seppure ancora a una certa <strong>di</strong>stanza da
Mirwouk e da Willow. Erano accampati appena al <strong>di</strong> sopra<br />
delle pen<strong>di</strong>ci delle colline che precedevano i monti, ed erano<br />
fortunati a essere arrivati così lontano. Avevano impiegato<br />
quasi tutto il giorno soltanto per uscire dal deserto, e<br />
avevano marciato il pomeriggio e la sera per raggiungere la<br />
base delle montagne. Ben aveva insistito. Verso il tramonto i<br />
cobol<strong>di</strong> avevano trovato le tracce <strong>di</strong> Willow, e Ben pensava<br />
che potessero raggiungerla quel giorno stesso. Era stato solo<br />
dopo che il buio fitto era sceso e Questor aveva pregato Ben<br />
<strong>di</strong> essere ragionevole che la ricerca era stata<br />
temporaneamente abbandonata.<br />
Riprese all'alba, e a metà mattina la piccola compagnia si<br />
trovava un chilometro circa più in basso <strong>di</strong> Mirwouk. Fu<br />
allora che la situazione cominciò a <strong>di</strong>ventare confusa.<br />
La confusione era molteplice. In primo luogo, la pista <strong>di</strong><br />
Willow conduceva verso Mirwouk. Dato che non stava<br />
portando le briglie d'oro a Ben, o a Meeks travestito da Ben,<br />
non era molto chiaro che cosa volesse farne. Probabilmente<br />
stava cercando l'unicorno nero, anche se non aveva molto<br />
senso, dato che nel suo sogno l'unicorno nero era stato una<br />
creatura demoniaca che la minacciava, e lei non sapeva<br />
ancora che il sogno le era stato inviato da Meeks. Qualunque<br />
cosa stesse facendo, andava decisamente verso Mirwouk, ed<br />
era a Mirwouk che il sogno aveva portato Questor in cerca<br />
dei libri <strong>di</strong> magia scomparsi ed era lì che, in effetti, i libri<br />
scomparsi erano stati ritrovati.
In secondo luogo, i cobol<strong>di</strong> avevano scoperto che per due<br />
volte la pista <strong>di</strong> Willow tornava su se stessa. Le silfi<strong>di</strong> erano<br />
creature magiche e non avevano la tendenza a smarrire la<br />
strada, quin<strong>di</strong> ciò significava che stava cercando qualcosa o<br />
seguendo qualcosa. Ma non c'era nessun in<strong>di</strong>zio su quello<br />
che poteva essere.<br />
In terzo luogo, Edgewood Dirk era ancora introvabile.<br />
Nessuno aveva visto il gatto da quando avevano lasciato il<br />
loro riparo due notti prima, dopo il ritorno <strong>di</strong> Bunion con<br />
Parsnip e la notizia del ritrovamento della pista <strong>di</strong> Willow.<br />
Fino a quel momento Ben non aveva fatto molto caso alla<br />
scomparsa <strong>di</strong> Dirk, troppo preso dalla ricerca <strong>di</strong> Willow per<br />
notarlo. Lo scontro con questi altri enigmi, però, lo aveva<br />
indotto quasi senza riflettere a voltarsi per cercare Dirk, forse<br />
nella vana; speranza <strong>di</strong> ottenere dalla bestia una risposta<br />
chiara, una volta tanto; ma Dirk non si trovava da nessuna<br />
parte.<br />
Ben prendeva tutto come veniva. Non c'era molto da fare<br />
per chiarire la confusione in quel momento, quin<strong>di</strong> or<strong>di</strong>nò<br />
semplicemente <strong>di</strong> continuare la ricerca.<br />
Incrociarono per la terza volta la pista <strong>di</strong> Willow a un tiro<br />
<strong>di</strong> sasso da Mirwouk e stavolta i cobol<strong>di</strong> esitarono. Le nuove<br />
tracce erano più fresche delle altre. Dovevano seguirle?<br />
Ben annuì e loro obbe<strong>di</strong>rono.<br />
A mezzogiorno, avevano quasi completato il giro <strong>di</strong><br />
Mirwouk e incrociato la pista <strong>di</strong> Willow per la quarta volta.<br />
Ora lei si stava allontanando dall'antica fortezza. Bunion
stu<strong>di</strong>ò le tracce per alcuni minuti, col viso quasi schiacciato a<br />
terra nello sforzo <strong>di</strong> interpretare le in<strong>di</strong>cazioni. Alla fine<br />
annunciò che non sapeva <strong>di</strong>re quali tracce fossero più<br />
recenti. Sembravano tutte molto fresche.<br />
I membri della piccola compagnia rimasero fermi un<br />
attimo a guardarsi, indecisi. Ben e Questor avevano il viso<br />
coperto da un velo sottile <strong>di</strong> sudore, e gli gnomi Va' Via si<br />
lamentavano <strong>di</strong> avere sete. Abernathy ansimava. La polvere<br />
li ricopriva tutti come un velo <strong>di</strong> nebbia. Gli occhi erano<br />
socchiusi per <strong>di</strong>fendersi dal riverbero abbagliante del sole, e<br />
le facce erano stravolte e indurite dalla fatica. Erano tutti<br />
stanchi e contrariati e stufi <strong>di</strong> correre in un circolo vizioso.<br />
Benché ansioso <strong>di</strong> continuare, Ben stava me<strong>di</strong>tando a<br />
malincuore l'idea <strong>di</strong> una sosta per il pranzo e un breve riposo,<br />
quando un rumore spaventoso lo riscosse <strong>di</strong> colpo. Era uno<br />
schianto <strong>di</strong> pietre che si spezzavano e crollavano, e<br />
proveniva dalla <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Mirwouk.<br />
Guardò gli altri con aria interrogativa, ma nessuno<br />
sembrava ansioso <strong>di</strong> azzardare ipotesi.<br />
«Non sarà male fare almeno un controllo» <strong>di</strong>chiarò Ben,<br />
avviandosi con decisione per indagare, mentre gli altri lo<br />
seguivano con <strong>di</strong>fferenti sfumature <strong>di</strong> entusiasmo.<br />
Si <strong>di</strong>ressero verso l'alto attraverso il groviglio <strong>di</strong> cespugli<br />
e alberi, guardando le mura e le torri cadenti <strong>di</strong> Mirwouk<br />
apparire fra i rami e innalzarsi davanti a loro. Contro il cielo<br />
si stagliavano i parapetti, sbreccati e interrotti, e finestre<br />
prive <strong>di</strong> imposte si aprivano come bocche sdentate. I
pipistrelli svolazzavano negli anfratti in ombra e lanciavano<br />
richiami acuti. Più avanti, i rumori fragorosi continuavano…<br />
quasi come se qualcosa fosse intrappolato e cercasse li<br />
liberarsi. I minuti passavano. La piccola compagnia si<br />
avvicinò all'ingresso <strong>di</strong>roccato della fortezza e si fermò in<br />
ascolto.<br />
I rumori erano cessati.<br />
«Non mi piace neanche un po'» <strong>di</strong>chiarò Abernathy in<br />
tono tetro.<br />
«Alto Signore, forse dovremmo…» cominciò Questor<br />
Thews, poi s'interruppe vedendo un'espressione <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>sapprovazione passare sul viso <strong>di</strong> Ben.<br />
«Forse dovremmo dare un'occhiata» finì Ben per lui.<br />
E così fecero, Ben in testa, i cobol<strong>di</strong> un passo in<strong>di</strong>etro, gli<br />
altri al seguito. Superarono il portale d'ingresso,<br />
attraversarono il vasto cortile esterno e sgusciarono nel<br />
passaggio che correva dal muro secondario al cortile interno<br />
e alle costruzioni principali. Il passaggio era lungo e buio e<br />
puzzava <strong>di</strong> marcio. Ben arricciò il naso per il <strong>di</strong>sgusto e<br />
affrettò il passo. Per il momento c'era ancora silenzio.<br />
Ben arrivò in fondo al tunnel precedendo gli altri <strong>di</strong> una<br />
decina <strong>di</strong> passi e stava pensando fra sé che forse avrebbe<br />
fatto meglio a mandare avanti Bunion per dare un'occhiata,<br />
quando scorse il gigante <strong>di</strong> pietra. Era enorme e orribile, una<br />
mostruosità quasi informe, rozzamente scolpita, che<br />
sembrava l'abbozzo <strong>di</strong> uno scultore novellino per un<br />
omaggio a Ercole. Sulle prime sembrava una statua
grottesca, ritta lì al centro del cortile interno in mezzo a una<br />
pila <strong>di</strong> detriti <strong>di</strong> pietra. Ma poi la statua si mosse, girandosi<br />
con uno sforzo poderoso che produsse il suono <strong>di</strong> una roccia<br />
che sfrega contro la roccia, e fu subito evidente che quella<br />
particolare statua era vivissima.<br />
Ben rimase sbigottito, non sapendo bene che cosa fare.<br />
Un tumulto improvviso si levò dal tunnel alle sue spalle, e il<br />
resto della compagnia sbucò all'aperto in gran fretta e<br />
praticamente lo travolse nella furia <strong>di</strong> uscirne. Gli gnomi Va'<br />
Via non piagnucolavano più; ululavano come gatti<br />
malmenati. Abernathy e Questor strillavano tutt'e due<br />
insieme, e i cobol<strong>di</strong> sibilavano e mostravano tutti i denti in<br />
una manifestazione inconfon<strong>di</strong>bile <strong>di</strong> ostilità. Ben impiegò<br />
un momento a rendersi conto che non reagivano a qualcosa<br />
che vedevano da quella parte del tunnel, ma a qualcosa che<br />
avevano visto dall'altra.<br />
Ben scrutò in fretta al <strong>di</strong> là del gruppo in preda alla<br />
frenesia, allungando il collo. Un secondo gigante <strong>di</strong> pietra<br />
era entrato nel passaggio e si <strong>di</strong>rigeva verso <strong>di</strong> loro con passi<br />
pesanti.<br />
Questor lo afferrò per il gomito quasi per stritolarglielo.<br />
«Alto Signore, quello è un Flynt! Ci ridurrà in polvere se lo<br />
lasciamo avvicinare abbastanza… Oooohhh!» In quel<br />
momento vide il secondo, che si avvicinava anch'esso a passi<br />
pesanti. «Sono in due! Fuggiamo, Alto Signore, da questa<br />
parte!»
I cobol<strong>di</strong> si stavano già muovendo, guidando il gruppo<br />
attraverso il cortile fino a un'entrata che dava nella fortezza<br />
vera e propria. Il primo Flynt aveva raggiunto il secondo e<br />
tutti e due si <strong>di</strong>edero all'inseguimento, giganti traballanti che<br />
si muovevano come bulldozer.<br />
Il gruppetto passò come un bolide dall'entrata e salì al<br />
galoppo una rampa <strong>di</strong> scale.<br />
«Che cos'è un Flynt?» chiese Ben a Questor mentre<br />
fuggivano. «Non ricordo <strong>di</strong> averti mai sentito parlare <strong>di</strong><br />
Flynt!»<br />
«Probabilmente non ne ho parlato affatto, Alto Signore»<br />
ammise Questor, che ormai ansimava forte. La veste<br />
s'impigliò nelle ginocchia e per poco non cadde lungo<br />
<strong>di</strong>steso. «Dannazione!» Si raddrizzò, riprendendo subito a<br />
correre. «I Flynt sono un'aberrazione, una creazione della<br />
magia antica… mostri <strong>di</strong> pietra animati. Molto pericolosi!<br />
Un tempo erano le sentinelle <strong>di</strong> questa fortezza, ma credevo<br />
che fossero stati tutti <strong>di</strong>strutti da secoli. Li crearono i maghi.<br />
Non pensano, non mangiano, non dormono, vedono e<br />
sentono a malapena gli odori, ma hanno un u<strong>di</strong>to finissimo.<br />
Il loro scopo esplicito era <strong>di</strong> tenere gli intrusi alla larga da<br />
Mirwouk, ma naturalmente questo accadeva molto tempo fa,<br />
quin<strong>di</strong> chi può sapere quale credono che sia il loro scopo<br />
adesso? Mi sembrano piuttosto intenzionati a <strong>di</strong>struggere<br />
tutto. Ugh!» Rallentò per un attimo e riuscì chissà come ad<br />
assumere un'espressione <strong>di</strong> autentica perplessità. «Strano che<br />
non li abbia incontrati l'ultima volta che sono stato qui.»
Ben roteò gli occhi e trascinò il mago in avanti.<br />
Arrivarono in cima alla scala e sbucarono su un parapetto<br />
che aveva all'incirca le <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> un campo da tennis. La<br />
superficie da gioco era costellata <strong>di</strong> detriti. Non si vedevano<br />
arbitri e l'unica altra via d'uscita era una seconda scala<br />
all'estremità opposta. Il gruppo si lanciò compatto nella<br />
corsa.<br />
Quando la raggiunsero, la trovarono bloccata da travi e<br />
macigni sufficienti a costruire una serie <strong>di</strong> tribune per gli<br />
spettatori.<br />
«Magnifico!» gemette Ben.<br />
«Ve lo avevo detto che non mi piaceva!» <strong>di</strong>chiarò<br />
Abernathy con un latrato che sorprese tutti.<br />
I Flynt emersero dalla scala opposta, guardarono<br />
lentamente in giro e cominciarono ad avanzare verso <strong>di</strong> loro.<br />
Bunion e Parsnip si misero davanti agli altri con un<br />
movimento protettivo.<br />
Ora toccò a Ben afferrare Questor. «I cobol<strong>di</strong> non<br />
possono fermare quei mostri, dannazione! Escogita qualche<br />
magia!»<br />
Questor avanzò in fretta, con le vesti svolazzanti, l'alta<br />
figura ondeggiante come se stesse per rovesciarsi. Brontolò<br />
qualcosa <strong>di</strong> incomprensibile, alzò le braccia al cielo e le<br />
abbassò in un gran<strong>di</strong>oso gesto ad arco. Una tromba d'aria<br />
scaturì dal nulla, raccolse i detriti sparsi e li scagliò contro i<br />
mostri <strong>di</strong> pietra che si avvicinavano. Purtroppo, la tromba<br />
d'aria ne scagliò una parte anche addosso a Questor. I detriti
imbalzarono sui Flynt lasciandoli illesi. Invece su Questor<br />
non rimbalzarono: il mago cadde a terra <strong>di</strong> schianto, svenuto<br />
e sanguinante.<br />
Ben e i cobol<strong>di</strong> si precipitarono a tirare in<strong>di</strong>etro il mago<br />
per evitargli altri danni. I Flynt continuavano ad avanzare,<br />
mentre blocchi <strong>di</strong> pietra e detriti scricchiolavano come<br />
fuscelli sotto i loro pie<strong>di</strong> massicci.<br />
Ben s'inginocchiò ansioso. «Questor! Tirati su! Abbiamo<br />
bisogno <strong>di</strong> te!» Schiaffeggiò <strong>di</strong>sperato il viso del mago, gli<br />
strofinò i polsi e lo scrollò. Questor non si muoveva. Il suo<br />
viso da gufo era pallido sotto il sangue.<br />
Ben balzò in pie<strong>di</strong>. Isolati, forse, i membri del piccolo<br />
gruppo erano abbastanza agili e svegli da sfuggire a quei<br />
mostri <strong>di</strong> pietra. Forse. Ma questo valeva prima dell'incidente<br />
<strong>di</strong> Questor. Nessuno sarebbe scampato tentando <strong>di</strong> trascinare<br />
via il mago, e certamente non erano <strong>di</strong>sposti a lasciarlo. Ben<br />
afferrò freneticamente il medaglione e lo lasciò subito<br />
andare. Inutile. Ormai lui era una creatura <strong>di</strong> Meeks, il<br />
medaglione era una imitazione priva <strong>di</strong> valore. Non poteva<br />
ricevere nessun aiuto dalla magia; non poteva convocare il<br />
Pala<strong>di</strong>no.<br />
Eppure doveva fare qualcosa!<br />
«Abernathy!»<br />
Il naso freddo del cane gli si accostò all'orecchio, e lui si<br />
scostò <strong>di</strong> scatto. «Alto Signore?»
«Questi giganti non hanno la vista, il gusto o l'odorato<br />
ma hanno l'u<strong>di</strong>to, giusto? Sentono qualsiasi cosa? Qualsiasi<br />
suono anche vicino a Mirwouk, forse?»<br />
«Mi risulta che i Flynt possano u<strong>di</strong>re uno spillo che cade<br />
a 50 passi, anche se spesso…»<br />
«Non pensare agli elzeviri!» Ben attirò il cane per<br />
guardarlo in faccia, con i lineamenti ricoperti <strong>di</strong> pelo alla sua<br />
altezza, gli occhiali scintillanti al sole. «Riesci ad arrivare al<br />
do <strong>di</strong>esis?»<br />
Abernathy batté le palpebre. «Alto Signore?»<br />
«Do <strong>di</strong>esis, dannazione… sai ululare abbastanza forte da<br />
raggiungere il do <strong>di</strong>esis?» I Flynt erano a non più <strong>di</strong> una<br />
decina <strong>di</strong> passi. «Allora, lo sai fare?»<br />
«Non vedo…»<br />
«Sì o no!»<br />
Stava scrollando lo scrivano. Abernathy tirò in<strong>di</strong>etro il<br />
muso e abbaiò proprio in faccia a Ben. «Sì!»<br />
«Allora fallo!» gridò Ben.<br />
L'intero tetto sembrava tremare. Gli gnomi Va' Via si<br />
erano aggrappati ancora una volta a Ben, gridando in coro:<br />
«Grande Alto Signore, possente Alto Signore» e gemendo<br />
come anime dannate. I cobol<strong>di</strong> erano accovacciati davanti a<br />
lui, pronti a scattare. I Flynt sembravano carri armati<br />
all'attacco.<br />
In quel momento Abernathy cominciò a ululare.<br />
Raggiunse il do <strong>di</strong>esis al primo tentativo, un ululato<br />
agghiacciante che sommerse i gemiti degli gnomi Va' Via e
allargò la smorfia sul viso dei cobol<strong>di</strong> fino a <strong>di</strong>mensioni mai<br />
raggiunte prima. L'ululato s'innalzò e si <strong>di</strong>latò, penetrando<br />
ovunque con l'intensità <strong>di</strong> una ulcera gastrica. I Flynt si<br />
arrestarono <strong>di</strong> scatto e portarono con uno schianto le mani<br />
massicce ai lati della testa, nel vano tentativo <strong>di</strong> escludere il<br />
suono. Ma questo li raggiungeva implacabile: Ben non<br />
avrebbe mai creduto Abernathy capace <strong>di</strong> una sofferenza<br />
così protratta, e loro continuarono a percuotersi per tutto il<br />
tempo.<br />
Alla fine, il martellamento si rivelò insostenibile, e i Flynt<br />
crollarono semplicemente in pezzi. Teste, braccia, torsi e<br />
gambe si smembrarono in una pila <strong>di</strong> macigni inutilizzabili.<br />
La polvere si sollevò e tornò a posarsi, e nulla si mosse.<br />
Abernathy smise <strong>di</strong> ululare, e ci fu un attimo <strong>di</strong> silenzio<br />
costernato. Lo scrivano si raddrizzò e fissò Ben senza<br />
nascondere il furore. «Non mi sono mai sentito così umiliato,<br />
Alto Signore» ringhiò. «Ululare come un cane, davvero! Mi<br />
sono degradato in un modo che non avrei mai ritenuto<br />
possibile.»<br />
Ben si schiarì la gola. «Ci hai salvato la vita» osservò<br />
semplicemente. «Ecco che cosa hai fatto.»<br />
Abernathy fece per <strong>di</strong>re qualcos'altro, s'interruppe e<br />
continuò semplicemente a fissarlo con ira, senza parlare.<br />
Alla fine inspirò a fondo, espirò, si raddrizzò ancor più, tirò<br />
su col naso, <strong>di</strong>sgustato, e <strong>di</strong>sse: «Quando riavremo quei libri<br />
<strong>di</strong> magia, la prima cosa che dovrà fare sarà trovare un modo<br />
per farmi ri<strong>di</strong>ventare un essere umano.»
Ben si affrettò a nascondere il sorriso che sarebbe stato la<br />
sua rovina. «D'accordo. La prima cosa.»<br />
Raccolsero in fretta Questor Thews e lo trasportarono giù<br />
per la scala e fuori da Mirwouk. Non incontrarono altri<br />
Flynt. Forse i due ai quali erano sfuggiti erano gli ultimi,<br />
pensò Ben mentre si affrettavano a tornare fra gli alberi.<br />
«Comunque, è davvero strano che Questor non li abbia<br />
visti la prima volta» osservò ripetendo l'osservazione del<br />
mago senza rivolgersi a nessuno in particolare.<br />
«Strano? Non tanto, se si considera la possibilità che<br />
Meeks li abbia messi lì dopo aver avuto i libri, al preciso<br />
scopo <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>re a chiunque <strong>di</strong> rientrare nella fortezza!»<br />
sbuffò Abernathy. Non volle guardare Ben. «Sul serio, Alto<br />
Signore, avrei giurato che potesse arrivarci da solo.»<br />
Ben incassò l'osservazione in silenzio. Avrebbe potuto<br />
arrivarci da solo, ma non lo aveva fatto, quin<strong>di</strong> che cosa c'era<br />
da <strong>di</strong>re? Quello che non riusciva a immaginare adesso era<br />
per quale motivo Meeks avrebbe dovuto <strong>di</strong>sturbarsi a mettere<br />
delle guar<strong>di</strong>e a Mirwouk. Dopo tutto, i libri <strong>di</strong> magia<br />
scomparsi erano già in suo possesso!<br />
Lasciò cadere quell'interrogativo nel <strong>di</strong>menticatoio<br />
insieme con tutte le altre domande senza risposta, e si<br />
concentrò sullo sforzo <strong>di</strong> aiutare gli altri a deporre Questor<br />
su un tratto erboso all'ombra. Parsnip ripulì il viso del mago<br />
dalla polvere e dal sangue e lo fece rinvenire. Dopo le prime<br />
cure, Questor si riprese, Parsnip gli me<strong>di</strong>cò le ferite e la<br />
piccola compagnia si rimise in cammino.
«Stavolta seguiremo le tracce <strong>di</strong> Willow, per quante<br />
possano essere, finché non la troveremo» <strong>di</strong>chiarò Ben in<br />
tono risoluto.<br />
«Se la troveremo» borbottò Abernathy.<br />
Ma nessuno lo sentì, e si rimisero in marcia.
CAPITOLO 17<br />
La scoperta<br />
Il calore del sole <strong>di</strong> mezzogiorno si posò sulle foreste dei<br />
Monti Melchor come una coperta soffocante, rendendo<br />
tiepide e afose le ombre ricche <strong>di</strong> refrigerio. La brezza<br />
mattutina cadde e l'aria <strong>di</strong>venne greve e immota. Gli insetti<br />
ronzavano seguendo le loro melo<strong>di</strong>e monotone, le foglie<br />
pendevano inerti dai rami e gli animali a sangue caldo del<br />
bosco riposavano, quieti e pazienti. Si avvertiva un<br />
rallentamento del tempo e della volontà.<br />
Willow si fermò alla base <strong>di</strong> una quercia bianca<br />
gigantesca, con le spalle oppresse dal peso implacabile delle<br />
briglie d'oro che portava a tracolla. Un velo lucente <strong>di</strong> sudore<br />
le copriva la pelle verde pallido del viso e delle mani, e lei<br />
teneva le labbra socchiuse, riprendendo fiato a fatica.<br />
Camminava fin dal levar del sole, seguendo l'unicorno nero<br />
che andava e veniva in schegge <strong>di</strong> sogno e d'ombra, restando<br />
nella sua scia come se fosse un granello <strong>di</strong> polvere trascinato<br />
dal suo passaggio. Aveva attraversato cinque o sei volte tutta<br />
la regione dei Melchor intorno a Mirwouk tornando e<br />
ritornando <strong>di</strong> tanto in tanto sui suoi passi, in un viaggio<br />
insensato affidato al capriccio e al caso. Ora si trovava a<br />
ovest <strong>di</strong> Mirwouk, a poco più <strong>di</strong> un chilometro dall'antica<br />
fortezza, ma se ne rendeva conto a malapena e, quand'anche<br />
si fosse presa il tempo <strong>di</strong> pensarci, per lei non avrebbe fatto
<strong>di</strong>fferenza. Aveva smesso da tempo <strong>di</strong> curarsi d'altro se non<br />
dell'oggetto della sua ricerca. Tutto il resto era <strong>di</strong>ventato<br />
irrilevante.<br />
Doveva trovare l'unicorno. Doveva conoscere la verità.<br />
Lasciò che i suoi occhi si velassero leggermente, al<br />
ricordo del sogno della notte precedente, e si chiese <strong>di</strong> nuovo<br />
che cosa significasse.<br />
Poi si rimise in pie<strong>di</strong> e riprese il cammino, una creatura<br />
fragile e minuscola fra gli alberi giganti della foresta sui<br />
monti, una bambina sperduta. Attraversò lentamente un<br />
bosco <strong>di</strong> pini e larici così fitti che i rami s'intrecciavano fra<br />
loro, guardò appena un gruppo <strong>di</strong> Bonnie Blu poco più<br />
avanti e salì un lieve pen<strong>di</strong>o che conduceva a un altopiano<br />
erboso. Sceglieva la <strong>di</strong>rezione con passi attenti, ricordando<br />
pur nello sfinimento <strong>di</strong> essere già passata da quella parte…<br />
una volta, due volte, <strong>di</strong> più? Non ne era sicura. Non aveva<br />
importanza. Ascoltò il battito del cuore che le pulsava nel<br />
collo e nelle orecchie. Era molto forte. Era quasi l'unico<br />
suono nella foresta. Divenne la misura <strong>di</strong> ogni passo che<br />
faceva.<br />
"Quanto ancora?" si chiedeva, sempre più oppressa dalla<br />
calura. "Quando dovrò fermarmi?"<br />
Superò la linea del prato, si fermò all'ombra <strong>di</strong> un acero<br />
rosso dai lunghi rami e chiuse gli occhi per sfuggire<br />
all'incertezza. Quando li riaprì, l'unicorno nero era fermo <strong>di</strong><br />
fronte a lei.<br />
«Oh!» mormorò Willow.
L'unicorno era al centro del prato, incorniciato in una<br />
chiazza <strong>di</strong> sole intenso. Era nero come l'inchiostro, così<br />
perfettamente opaco che si sarebbe detto scolpito nelle<br />
ombre <strong>di</strong> mezzanotte. La fronteggiava a testa alta, con la<br />
criniera e la coda immobili nell'aria ferma, una statua<br />
scolpita in un ebano senza tempo. Gli occhi ver<strong>di</strong> la<br />
fissavano con intensità e dal fondo del loro abisso la<br />
chiamavano. Lei si riempì i polmoni <strong>di</strong> aria calda e umida e<br />
si sentì bruciare dall'ardore del sole. Si mise in ascolto. Gli<br />
occhi dell'unicorno parlavano in silenzio, immagini catturate<br />
e riflesse da sogni ricordati e visioni perdute. Lei ascoltò, e<br />
capì.<br />
La caccia era finita. L'unicorno nero non sarebbe più<br />
fuggito davanti a lei. Era questo il tempo e il luogo a cui era<br />
stata guidata. Le restava solo da scoprire perché.<br />
Avanzò esitante, aspettandosi ancora a ogni passo che<br />
faceva che l'unicorno scomparisse, che scattasse per fuggire.<br />
Non lo fece. Si limitò a restare lì immobile, sognante. Lei si<br />
tolse <strong>di</strong> spalla le briglie e le tenne mollemente fra le mani<br />
davanti a sé, in modo che l'unicorno le vedesse chiaramente.<br />
Il sole danzava sulle tirelle e sui ganci, traendone lampi <strong>di</strong><br />
luce che penetravano fra le ombre della foresta. L'unicorno<br />
attendeva. Willow passò dall'ombra dell'acero rosso al sole<br />
del prato, e si sentì avvolgere dal caldo umido. I suoi occhi<br />
verde mare annullarono con un battito delle ciglia un velo<br />
improvviso <strong>di</strong> opacità, e lei respinse all'in<strong>di</strong>etro i lunghi<br />
capelli. L'unicorno non si mosse.
Era arrivata a poco più <strong>di</strong> tre metri dalla creatura, quando<br />
rallentò e si fermò. Non poteva andare oltre. Ondate <strong>di</strong><br />
paura, <strong>di</strong> sospetto e <strong>di</strong> dubbio la travolsero, un coro <strong>di</strong><br />
mormorii che si tramutarono in un grido improvviso <strong>di</strong><br />
avvertimento. Che cosa stava facendo? Che cosa pensava?<br />
L'unicorno nero portava con sé tanta sventura che nessuno <strong>di</strong><br />
coloro che gli si erano avvicinati era stato più rivisto! Era il<br />
demone dei suoi sogni! Era l'incubo che l'aveva inseguita nel<br />
sonno, dandole la caccia come la morte!<br />
Avvertiva il peso dello sguardo della creatura fatata fisso<br />
su <strong>di</strong> lei. Avvertiva la sua presenza come una malattia. Lottò<br />
per liberarsene e fuggire, ma non ci riuscì. Combatté<br />
<strong>di</strong>speratamente contro le emozioni che minacciavano <strong>di</strong><br />
consumarla, e le bandì. Trasse lunghi respiri profon<strong>di</strong><br />
dall'aria afosa del meriggio e si costrinse a fissare gli occhi<br />
<strong>di</strong> smeraldo della creatura. Sostenne il suo sguardo. In quegli<br />
occhi non c'era nessuna traccia <strong>di</strong> malattia o <strong>di</strong> morte<br />
nemmeno un'ombra <strong>di</strong> male demoniaco. C'erano gentilezza e<br />
calore… e richiesta <strong>di</strong> aiuto.<br />
Lei avanzò ancora <strong>di</strong> qualche passo.<br />
Poi qualcosa <strong>di</strong> nuovo la rallentò. Fu un lampo <strong>di</strong><br />
intuizione che le attraversò la mente in un attimo, rapido e<br />
sicuro. Ben era vicino, era venuto in cerca <strong>di</strong>… <strong>di</strong> che cosa?<br />
«Ben?» sussurrò, in attesa.
Ma non c'era nessuno. Era sola con l'unicorno. Non<br />
<strong>di</strong>stolse lo sguardo dalla creatura, ma intuì lo stesso che<br />
erano soli. S'inumidì le labbra e avanzò <strong>di</strong> nuovo.<br />
E <strong>di</strong> nuovo si fermò. Aveva il petto ansimante. «Non<br />
posso toccarti» mormorò all'essere fatato senza macchia,<br />
incre<strong>di</strong>bilmente splen<strong>di</strong>do. «Non posso. Se lo faccio, per me<br />
sarà la fine.»<br />
Sapeva che era così. Lo sapeva per istinto, così come<br />
aveva sempre saputo. Nessuno poteva toccare un unicorno;<br />
nessuno aveva quel <strong>di</strong>ritto. Apparteneva a un regno <strong>di</strong><br />
bellezza che nessuna creatura mortale doveva mai tentare <strong>di</strong><br />
trascendere. Aveva vagato per Landover, un frammento <strong>di</strong><br />
arcobaleno spezzato dalla tempesta, e non avrebbe mai<br />
dovuto essere toccato da mani come le sue. Ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
leggende e <strong>di</strong> canti le sussurrarono avvertimenti spezzati<br />
Sentì le lacrime scorrerle lungo le guance e il respiro<br />
arrestarlesi in gola.<br />
"Bellissima creatura, non posso…"<br />
E invece lo toccò. Prima ancora <strong>di</strong> rendersi conto <strong>di</strong> ciò<br />
che stava accadendo, percorse quegli ultimi pochi metri con<br />
passi rapi<strong>di</strong> e meccanici, muovendosi senza pensare a ciò che<br />
faceva, tendendo la mano verso la creatura <strong>di</strong> mezzanotte e<br />
posando le briglie <strong>di</strong> fili d'oro sulla testa in attesa con un<br />
gesto gentile, leggero. Mentre lavorava, sfiorò con le <strong>di</strong>ta il<br />
muso <strong>di</strong> seta e quel contatto fu come una scossa elettrica.<br />
Sentì il fruscio della criniera contro il dorso delle mani e la<br />
sensazione fu satura <strong>di</strong> meraviglia. Immagini nuove
irruppero nei suoi pensieri senza essere invitate, confuse e<br />
ancora incomprensibili, ma ugualmente irresistibili. Ormai<br />
toccava l'unicorno liberamente, godendo delle sensazioni che<br />
scatenava in lei. Le sembrava <strong>di</strong> non poterne fare a meno.<br />
Non poteva smettere. Stava piangendo <strong>di</strong> nuovo, con tutte le<br />
emozioni a nudo, portate alla superficie del suo essere. Le<br />
lacrime le scorrevano sulle guance mentre scoppiava in<br />
singhiozzi irrefrenabili.<br />
«Ti amo» gridò <strong>di</strong>sperata, lasciando ricadere infine le<br />
mani quando le briglie furono a posto. «Oh, ti amo tanto,<br />
bellissima, meravigliosa creatura!»<br />
Il corno dell'unicorno nero splendeva bianco <strong>di</strong> potenza<br />
magica, mentre la creatura sosteneva il suo sguardo, e ora<br />
anche lui aveva gli occhi pieni <strong>di</strong> lacrime. Per un solo<br />
istante, furono uniti.<br />
Poi il momento passò, e il mondo esterno s'intromise <strong>di</strong><br />
colpo. Un'ombra enorme e scura passò in alto e si posò a<br />
terra sul margine estremo della radura. Nello stesso istante,<br />
un gruppo <strong>di</strong> voci familiari la chiamarono freneticamente per<br />
nome dall'altro capo della radura. I suoi sogni presero vita,<br />
circondandola con le loro immagini in modo improvviso e<br />
terrificante. Mormorii degli ammonimenti che l'avevano<br />
guidata fino a quel momento si trasformarono <strong>di</strong> colpo nella<br />
sua mente in grida <strong>di</strong> costernazione.<br />
Sentì l'unicorno nero rabbrivi<strong>di</strong>re con violenza vicino a lei<br />
vide la magia ardere bianca nel suo corno. Ma l'unicorno non
fuggì tra i boschi. Qualunque cosa accadesse, non sarebbe<br />
più fuggito.<br />
Così era. Nemmeno lei.<br />
Rigida, si volse per scoprire il suo destino.<br />
Ben Holiday sbucò <strong>di</strong> colpo dagli alberi nel prato e si<br />
fermò così bruscamente che il resto della piccola compagnia<br />
che lo seguiva, nell'ansia <strong>di</strong> restargli vicino, lo urtò e lo<br />
spinse in avanti <strong>di</strong> alcuni passi. Stavano urlando tutti<br />
insieme, gridando avvertimenti a Willow che era ferma al<br />
centro del prato, con l'unicorno nero al fianco. L'ombra del<br />
demone alato era passata in alto un attimo prima, una nube<br />
mostruosa contro il sole. Era una vera sfortuna che si<br />
ritrovassero tutti proprio in quel luogo e in quel momento,<br />
ma del resto la sfortuna più nera sembrava l'unica sorte sulla<br />
quale Ben poteva contare. Aveva seguito Willow fino a quel<br />
prato dopo essere sfuggito ai Flynt, credendo che il peggio<br />
fosse ormai passato, ma ora il demone li aveva trovati.<br />
Rivide con gli occhi della mente le ninfe del Signore del<br />
Fiume condannate a morte mentre il demone le inceneriva, e<br />
pensò alla promessa fatta alla Madre Terra <strong>di</strong> proteggere<br />
Willow. Ma non era in grado <strong>di</strong> farlo. Come avrebbe potuto<br />
proteggere Willow senza il medaglione?<br />
Il demone si levò <strong>di</strong> nuovo in volo, ma non attaccò la<br />
silfide o l'unicorno e nemmeno il gruppetto <strong>di</strong> Ben. Invece si<br />
posò lentamente a terra all'estremità opposta della radura,<br />
ripiegando contro il corpo le ali membranose, emettendo un
espiro sibilante. Ben socchiuse gli occhi per <strong>di</strong>fendersi dal<br />
sole. In groppa al demone c'era un cavaliere, ed era Meeks.<br />
E Meeks, naturalmente, appariva agli occhi <strong>di</strong> tutti come<br />
Ben.<br />
Ben udì mormorii <strong>di</strong> sorpresa e confusione levarsi da<br />
quelli che si affollavano <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lui. Vide se stesso scendere<br />
lentamente dal demone; e dovette ammettere a malincuore<br />
che Meeks sembrava perfettamente identico a lui. I<br />
compagni smisero <strong>di</strong> urlare, assaliti da un attimo <strong>di</strong><br />
indecisione. Ben si sentiva perforare la schiena dai loro<br />
sguar<strong>di</strong> e intuiva le nubi <strong>di</strong> dubbio che si addensavano.<br />
Aveva detto loro chi era e loro gli avevano creduto, più o<br />
meno, fino a quel momento. Ma vedere ad<strong>di</strong>rittura Ben<br />
Holiday fermo lì <strong>di</strong> fronte a loro in quel prato era tutta<br />
un'altra faccenda…<br />
Poi l'unicorno nero lanciò un grido lacerante, un richiamo<br />
alto e irreale, e si voltarono tutti. La bestia magica scalpitò e<br />
<strong>di</strong>latò le narici, con le briglie d'oro che danzavano al sole a<br />
ogni movimento della testa delicata. La magia splendeva nel<br />
suo corno tortile. L'unicorno era una creatura dalla bellezza<br />
impossibile, e attirò gli occhi <strong>di</strong> tutti come falene verso la<br />
luce. Rabbrivi<strong>di</strong>va, ma non arretrava sotto il peso dei loro<br />
sguar<strong>di</strong>. Sembrava in cerca <strong>di</strong> qualcosa.<br />
Lentamente, Willow volse le spalle all'unicorno e<br />
cominciò a guardarsi attorno anche lei. Il suo sguardo era<br />
curiosamente vuoto.
Ben non era sicuro <strong>di</strong> ciò che stava accadendo, ma decise<br />
quasi all'istante <strong>di</strong> non aspettare. «Willow!» gridò alla<br />
silfide, e i suoi occhi si fissarono su <strong>di</strong> lui. «Willow, sono io,<br />
Ben!» Avanzò <strong>di</strong> alcuni passi, vide nei suoi occhi che non lo<br />
riconosceva e si fermò. «Ascoltami. Ascoltami con<br />
attenzione. So che non sembro io. Ma sono io. Il<br />
responsabile <strong>di</strong> tutto ciò che è accaduto è Meeks. E' tornato a<br />
Landover e mi ha rubato il trono. Mi ha trasformato in<br />
questo. Peggio ancora, ha assunto il mio aspetto. Non sono<br />
io quello laggiù, quello è Meeks!»<br />
Lei si voltò a guardare Meeks, vide il viso e il corpo <strong>di</strong><br />
Ben e lanciò un breve gemito. Ma vide anche il demone.<br />
Fece un passo avanti, si fermò e in<strong>di</strong>etreggiò <strong>di</strong> nuovo<br />
lentamente.<br />
«Willow, va tutto bene» le gridò Meeks con la voce <strong>di</strong><br />
Ben. «Porta l'unicorno da me. Passami le re<strong>di</strong>ni delle briglie.<br />
«No!» urlò freneticamente Ben. «No, Willow!» Fece<br />
ancora qualche passo avanti, fermandosi subito appena<br />
Willow riprese a in<strong>di</strong>etreggiare. «Willow, non farlo. E' stato<br />
Meeks a mandare i sogni, tutti. Ha il medaglione, ha i libri <strong>di</strong><br />
magia scomparsi. Ora vuole l'unicorno. Non so perché, ma tu<br />
non puoi darglielo! Ti prego!»<br />
«Willow, fa' attenzione a ciò che ve<strong>di</strong>» l'ammonì Meeks<br />
con una voce tranquilla a ipnotica. «Lo sconosciuto è<br />
pericoloso, e la sua magia può confondere. Vieni qui da me,<br />
prima che ti raggiunga.»
Ben era fuori <strong>di</strong> sé. «Guarda chi c'è con me, in nome <strong>di</strong><br />
Dio! Questor, Abernathy, Bunion, Parsnip, Fillip e Sot!» Si<br />
voltò e fece segno a quelli <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lui. Ma nessuno si fece<br />
avanti. Nessuno sembrava del tutto sicuro <strong>di</strong> doverlo fare.<br />
Ben sentì una nota <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperazione insinuarsi nella sua voce<br />
mentre affrontava <strong>di</strong> nuovo Willow. «Per quale motivo<br />
dovrebbero stare con me, se non fossi quello che <strong>di</strong>co <strong>di</strong><br />
essere? Loro sanno la verità!» Si girò <strong>di</strong> scatto ancora una<br />
volta, con l'ira nella voce. «Dannazione, Questor, <strong>di</strong>lle<br />
qualcosa!»<br />
Il mago esitò, parve considerare l'opportunità <strong>di</strong> fare<br />
quello che gli chiedeva Ben, poi si raddrizzò. «Sì, <strong>di</strong>ce la<br />
verità. E' lui l'Alto Signore, Willow» <strong>di</strong>sse infine.<br />
Dagli altri si levarono sibili sommessi e mormorii <strong>di</strong><br />
consenso, comprese alcune suppliche: «Ci salvi, grande Alto<br />
Signore, possente Alto Signore» da parte degli gnomi Va'<br />
Via, che ora si nascondevano <strong>di</strong>etro le vesti <strong>di</strong> Questor.<br />
Ben si girò <strong>di</strong> nuovo. «Willow, vieni subito qui! Per<br />
favore, vieni!»<br />
Ma ormai Meeks era avanzato <strong>di</strong> parecchi passi e<br />
mostrava a Ben il suo sorriso più rassicurante. «Willow, io ti<br />
amo» le <strong>di</strong>sse. «Ti amo e voglio proteggerti. Vieni qui da<br />
me. Quello che lo sconosciuto ti fa vedere non è che<br />
illusione. Non gode <strong>di</strong> nessun appoggio da parte dei nostri<br />
amici; sono soltanto immagini false. Se guar<strong>di</strong> bene, puoi<br />
vedere la realtà delle cose. Mi ve<strong>di</strong>? Sono forse <strong>di</strong>verso da<br />
quello che sono sempre stato? Quelle che senti sono
menzogne! Rammenta il sogno! Devi prendere le re<strong>di</strong>ni e<br />
portarmi l'unicorno nero per essere al sicuro dai pericoli che<br />
ti minacciano. Queste illusioni che si fingono amiche sono i<br />
pericoli del sogno! Ora vieni da me, al sicuro!»<br />
Willow guardava prima da una parte e poi dall'altra, con<br />
la confusione che traspariva evidente dal volto. Dietro <strong>di</strong> lei,<br />
l'unicorno nero scalpitava e sbuffava delicatamente, una<br />
scheggia d'ombra rimasta intrappolata al sole, trattenuta da<br />
legami che nessun altro poteva vedere. Ben era in preda alla<br />
frenesia. Doveva fare qualcosa!<br />
«Mostrami la pietra runica!» gridò all'improvviso Willow<br />
girando la testa <strong>di</strong> scatto da Ben a Meeks e poi <strong>di</strong> nuovo<br />
in<strong>di</strong>etro. «Fammi vedere la pietra che ti ho dato!»<br />
Ben si sentì gelare. La pietra runica, il talismano color<br />
latte che avvertiva del pericolo imminente. «Non ce l'ho!»<br />
rispose <strong>di</strong>sperato. «L'ho perduta quando…»<br />
«Io ce l'ho qui!» annunciò Meeks trionfante,<br />
interrompendolo. Il mago infilò la mano sotto le vesti e tirò<br />
fuori la pietra runica, o qualcosa che le somigliava, che<br />
ardeva <strong>di</strong> un rosso intenso. La tenne in alto per farla vedere.<br />
«Ben!» <strong>di</strong>sse piano Willow, con un barlume <strong>di</strong> speranza<br />
che traspariva dal viso. «Sei tu?» Ben si sentì lo stomaco<br />
sottosopra, mentre la ragazza cominciava ad allontanarsi da<br />
lui.<br />
« Un momento!» gridò all'improvviso Questor Thews, e<br />
tutti si voltarono. «Dev'esserle caduta questa, Alto Signore»<br />
osservò in tono serio, avanzando <strong>di</strong> un passo o due,
staccandosi per un attimo dalla veste gli gnomi Va' Via. Tese<br />
la mano con la pietra runica che Willow aveva donato a Ben<br />
– almeno, la sua magia la faceva sembrare simile alla pietra<br />
– e lasciò che tutti la vedessero bene. La pietra brillava <strong>di</strong> un<br />
colore rosso vivo.<br />
Ben non era mai stato più riconoscente al mago in vita<br />
sua. «Grazie, Questor» gli <strong>di</strong>sse sottovoce.<br />
Willow si era fermata <strong>di</strong> nuovo. Lentamente, in<strong>di</strong>etreggiò<br />
da tutti loro, <strong>di</strong> nuovo in preda all'indecisione. Ora sul suo<br />
volto c'era anche paura. «Non so quale <strong>di</strong> voi è Ben» <strong>di</strong>sse<br />
piano. «Forse nessuno dei due.»<br />
Le sue parole rimasero sospese nel silenzio improvviso<br />
che seguì. Una paurosa tensione s'instaurò nel prato assolato<br />
con la sua scacchiera <strong>di</strong> figure immobili, ciascuna pronta a<br />
muoversi in una <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong>versa, ciascuna tesa per colpire.<br />
Willow arretrò verso l'unicorno nero, spostando gli occhi da<br />
una pe<strong>di</strong>na all'altra, in attesa. Alle sue spalle, l'unicorno era<br />
<strong>di</strong>ventato immobile.<br />
"Devo fare qualcosa" si <strong>di</strong>sse ancora una volta Ben, e si<br />
chiese freneticamente che cosa.<br />
In quel momento, con la sua andatura indolente, uscì dal<br />
bosco Edgewood Dirk. Pareva quasi che il gatto fosse uscito<br />
a fare una passeggiatina pomeri<strong>di</strong>ana, mentre trotterellava<br />
con in<strong>di</strong>fferenza sbucando dagli alberi, scegliendo con<br />
circospezione il percorso fra l'erba ruvida e i fiori, tenendo la<br />
testa e la coda alta, senza guardare né a destra né a sinistra.<br />
Non prestava attenzione a nessuno <strong>di</strong> loro, pareva quasi che
fosse capitato lì per caso. Dirk si avviò <strong>di</strong>rettamente verso il<br />
centro della radura, si fermò, lanciò un'occhiata <strong>di</strong>stratta a<br />
tutti coloro che vi erano riuniti e si accovacciò.<br />
«Buon giorno» salutò.<br />
Meeks si lasciò sfuggire un urlo che li fece trasalire tutti,<br />
poi gettò in<strong>di</strong>etro il mantello. Il falso aspetto <strong>di</strong> Ben Holiday<br />
ondeggiò come un'immagine riflessa nelle acque <strong>di</strong> uno<br />
stagno <strong>di</strong>sturbata dal lancio <strong>di</strong> un sasso e cominciò a<br />
<strong>di</strong>sintegrarsi. Willow urlò. La mano ad artiglio del mago si<br />
sollevò e si protese, e un fuoco verde si sprigionò puntando<br />
maligno verso Edgewood Dirk. Ma il gatto aveva già dato<br />
inizio al cambiamento, con il piccolo corpo peloso che<br />
aumentava <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni, scintillando, e <strong>di</strong>ventava liscio<br />
fino ad apparire cristallino come un <strong>di</strong>amante. Il fuoco del<br />
mago lo colpì e si frantumò, <strong>di</strong>sperdendosi come luce rifratta<br />
nell'aria luminosa, inondando gli alberi e l'erba e bruciando<br />
la terra.<br />
Ben ormai correva <strong>di</strong>speratamente verso Willow, urlando<br />
come un pazzo, ma la silfide era già fuori della sua portata.<br />
Con uno sguardo folle, si era addossata all'unicorno nero e<br />
aveva afferrato le briglie d'oro che guidavano la creatura<br />
fatata. L'unicorno scalpitava e s'impennava, lanciando il suo<br />
richiamo acuto e irreale, e scattando avanti e in<strong>di</strong>etro in brevi<br />
slanci. Willow si aggrappò alla bestia come una bambina<br />
spaventata si aggrappa alla madre, restando impigliata,<br />
lasciandosi trascinare nella sua fuga lontano da Ben.<br />
«Willow!» urlò lui.
Meeks stava ancora attaccando Edgewood Dirk. Le<br />
fiammate del primo attacco si erano appena <strong>di</strong>sperse, che il<br />
mago colpì ancora una volta. Il fuoco si raccolse e s'inarcò<br />
lanciato dalla sua mano come una sfera massiccia, roteando e<br />
precipitando nell'aria per esplodere sul gatto. Dirk inarcò il<br />
corpo e rabbrividì e la palla <strong>di</strong> fuoco parve assorbita dalla<br />
forma cristallina. Poi il fuoco esplose <strong>di</strong> nuovo verso<br />
l'esterno, ritornando in<strong>di</strong>etro verso il mago in una pioggia <strong>di</strong><br />
dar<strong>di</strong> fiammeggianti. Meeks sollevò il mantello come uno<br />
scudo, e i dar<strong>di</strong> furono deviati in tutte le <strong>di</strong>rezioni. Alcuni<br />
bruciarono la pelle del demone accovacciato <strong>di</strong>etro il mago,<br />
che ruggì e balzò verso il cielo con un verso raschiante <strong>di</strong><br />
furore.<br />
Fumo e fuoco ardevano dovunque, e Ben avanzò<br />
incespicando nella foschia. Alle sue spalle, i compagni lo<br />
richiamarono. In alto, il demone alato copriva il sole, con la<br />
sua ombra che oscurava il prato come un'eclissi. L'unicorno<br />
nero balzò in avanti con un grido, e Willow gli balzò in<br />
groppa. Poteva averlo fatto per istinto o per necessità, ma il<br />
risultato fu lo stesso:<br />
fu trasportata via. L'unicorno superò Ben a una velocità<br />
tale che lui lo vide appena. Lo inseguì, ma era troppo lento.<br />
Scorse per un attimo la figura snella <strong>di</strong> Willow aggrappata al<br />
suo dorso, e poi sparirono entrambi fra gli alberi.<br />
Allora il demone alato attaccò. Si lasciò cadere come un<br />
masso sul prato, tuffandosi dal cielo vuoto, con le fiamme<br />
che scaturivano dalle fauci. Ben si stese a terra e si coprì la
testa. Con la coda dell'occhio, vide Dirk tremolare,<br />
ingobbirsi per resistere alla forza del fuoco, assorbirlo e<br />
rilanciarlo. Le fiamme colpirono in pieno il demone e<br />
catapultarono in<strong>di</strong>etro il mostro. L'aria del prato <strong>di</strong>venne<br />
satura <strong>di</strong> vapore e <strong>di</strong> fumo.<br />
Meeks colpì ancora, e Edgewood Dirk respinse l'assalto.<br />
Il demone attaccò, e il gatto rilanciò il fuoco ancora una<br />
volta. Ben si alzò, si gettò a terra, si alzò <strong>di</strong> nuovo e si<br />
<strong>di</strong>resse barcollando verso il carnaio. Gli giunsero grida e<br />
richiami, e immagini fluttuarono nella foschia davanti ai suoi<br />
occhi annebbiati dalle lacrime. Tese le mani alla cieca per<br />
aggrapparsi a qualcosa, qualunque cosa, e alla fine si<br />
fermarono sul medaglione.<br />
Un calore bianco gli bruciò il palmo delle mani. Per un<br />
attimo solo, gli sembrò <strong>di</strong> veder apparire il Pala<strong>di</strong>no,<br />
un'immagine sbia<strong>di</strong>ta in lontananza, una figura rivestita<br />
dall'armatura d'argento in sella al grande destriero bianco.<br />
Poi la visione sparì, una visione che in ogni caso era<br />
impossibile. Niente medaglione, niente Pala<strong>di</strong>no, Ben lo<br />
sapeva. Si sentì la gola stretta e tossì, soffocando, mentre le<br />
fiamme del mago e del demone continuavano a bersagliare<br />
Edgewood Dirk e ad essere respinte. Fiori ed erba venivano<br />
inceneriti. Gli alberi tremavano e le foglie avvizzivano, il<br />
mondo intero sembrava in fiamme.<br />
E infine il prato stesso parve esplodere verso l'alto in un<br />
immenso, possente colpo <strong>di</strong> tosse, mentre fumo e fiamme<br />
prorompevano dappertutto. Ben si sentì scagliare verso il
cielo come un frammento <strong>di</strong> legna da ardere, volando in un<br />
ammasso sgraziato <strong>di</strong> braccia e gambe, roteando come una<br />
trottola.<br />
"E' fatta" pensò un attimo prima <strong>di</strong> ricadere a terra. "Ecco<br />
come finisce tutto."<br />
Poi urtò contro qualcosa con violenza spaventosa e tutto<br />
si oscurò.
CAPITOLO 18<br />
La zampa del gatto<br />
Ben Holiday riprese i sensi in una radura della foresta ben<br />
ombreggiata, che profumava <strong>di</strong> muschio e <strong>di</strong> fiori selvatici.<br />
Gli uccelli cantavano sugli alberi, con un cinguettio vivace e<br />
allegro. Al centro della radura scorreva un ruscello<br />
alimentato dai boschi, fra i quali tornava a perdersi. C'era un<br />
silenzio che parlava <strong>di</strong> pace e <strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne.<br />
Ben era <strong>di</strong>steso su un tratto erboso e guardava in alto<br />
verso una rete <strong>di</strong> rami <strong>di</strong>sposti contro il cielo sereno. Tra le<br />
foglie filtrava un raggio <strong>di</strong> sole. Si raddrizzò con cautela,<br />
accorgendosi <strong>di</strong> avere i vestiti bruciacchiati e le mani e le<br />
braccia coperte <strong>di</strong> fuliggine. De<strong>di</strong>cò un momento a<br />
controllarsi, in cerca <strong>di</strong> lesioni permanenti. Non ce n'erano,<br />
soltanto livi<strong>di</strong> e contusioni, ma aveva l'aria <strong>di</strong> essersi rotolato<br />
su un falò.<br />
«Si sente meglio, Alto Signore?»<br />
Al suono della voce familiare si voltò e scoprì Edgewood<br />
Dirk accovacciato comodamente su una grande roccia<br />
muschiosa, con le zampe ben rannicchiate sotto il corpo. Il<br />
gatto socchiuse gli occhi con aria sonnolenta e sba<strong>di</strong>gliò.<br />
«Che cosa mi è successo?» chiese Ben, accorgendosi che<br />
quella non era la radura da cui era partito, quello non era il<br />
prato dove aveva perso i sensi. «Come sono arrivato qui?»
Dirk si alzò, si stirò e tornò ad accovacciarsi. «L'ho<br />
portata io. E' stata un'impresa, per la verità, ma sono<br />
<strong>di</strong>ventato abbastanza bravo a utilizzare l'energia per<br />
trasportare oggetti inerti. Non mi è sembrato consigliabile<br />
lasciarla <strong>di</strong>steso in quella radura bruciata.»<br />
«E gli altri? Che ne è <strong>di</strong> Willow e…»<br />
«La silfide è insieme all'unicorno nero, immagino. Non<br />
so esattamente dove. I suoi compagni sono stati sparpagliati<br />
in tutte le <strong>di</strong>rezioni. L'ultima esplosione li ha fatti volare in<br />
aria tutti. E' meglio non ricorrere a una magia del genere.<br />
Peccato che Meeks non riesca a capirlo.»<br />
Ben si liberò da un residuo finale <strong>di</strong> stor<strong>di</strong>mento e osservò<br />
il gatto. «Lui sapeva chi eri, non è vero?»<br />
«Sapeva che cosa ero.»<br />
«Ah. E come mai Dirk?»<br />
Il gatto sembrò riflettere sulla domanda. «Maghi e gatti<br />
prismatici si sono già incontrati in passato, Alto Signore.»<br />
«E non da amici, presumo?»<br />
«Di solito no.»<br />
«Sembrava che avesse paura <strong>di</strong> te.»<br />
«Ha paura <strong>di</strong> molte cose.»<br />
«Non è solo, in questo. Che cosa gli è successo?»<br />
«Ha perso interesse allo scontro ed è volato via sul suo<br />
demone domestico. E' andato a consultare i libri magici,<br />
<strong>di</strong>rei. Crede <strong>di</strong> avere bisogno del loro potere. Poi tornerà alla<br />
carica. D'ora in poi vi darà una caccia senza quartiere, penso.<br />
E' meglio che si prepari.»
Ben si sentì agghiacciare. Pian piano si raddrizzò,<br />
sentendo tutte le giunture del corpo allentate. «Devo trovare<br />
gli altri» cominciò, tentando <strong>di</strong> superare con la riflessione il<br />
muro <strong>di</strong> paura e <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperazione che ben presto gli si parò<br />
davanti. «Dannazione! Come posso fare?» Si alzò in pie<strong>di</strong>,<br />
rallentò i movimenti, assalito dalle vertigini, e ricadde su un<br />
ginocchio. «Come posso aiutarli, d'altronde? Laggiù sarebbe<br />
stata la fine, se non fosse stato per te. Tutta questa faccenda<br />
mi è sfuggita completamente <strong>di</strong> mano. Non sono in<br />
con<strong>di</strong>zioni migliori del giorno in cui Meeks mi ha scacciato<br />
dal castello. Non so ancora per quale motivo nessuno può<br />
riconoscermi. Non so ancora in che modo Meeks si è<br />
impadronito del medaglione. Non so ancora che cosa vuole<br />
dall'unicorno nero. Non so niente più <strong>di</strong> quanto sapessi prima<br />
su quello che sta succedendo!»<br />
Dirk sba<strong>di</strong>gliò <strong>di</strong> nuovo. «Davvero?»<br />
Ben non lo sentì. «Ti <strong>di</strong>rò una cosa, da solo non posso<br />
affrontare questo problema. Non ho mai potuto. Non serve a<br />
niente ingannare se stessi; ho bisogno <strong>di</strong> aiuto. Farò quello<br />
che avrei dovuto fare per prima cosa. Andrò fra le nebbie,<br />
medaglione o non medaglione, a trovare le fate. Farò quello<br />
che ho già fatto. Le troverò e chiederò loro una magia che mi<br />
permetta <strong>di</strong> tenere testa a Meeks. Mi hanno aiutato con la<br />
Strega del Crepuscolo, mi aiuteranno con Meeks. Devono.»<br />
«Ah, ma questo non è vero» ribatté Dirk. «Le fate<br />
aiutano soltanto quando lo vogliono. Lei lo sa, mio caro Alto<br />
Signore. Lo ha sempre saputo. Non può pretendere il loro
aiuto, può soltanto desiderarlo. La scelta fra dare o rifiutare<br />
spetta sempre a loro.»<br />
«Non importa.» Ben scosse la testa con ostinazione. «Io<br />
vado nelle nebbie. Quando le troverò…»<br />
«Se le troverà» lo interruppe Dirk.<br />
Ben esitò, poi arrossì. «Sarebbe piacevole ricevere un po'<br />
<strong>di</strong> incoraggiamento da te, tanto per cambiare! Che cosa ti fa<br />
pensare che non le troverò?»<br />
Dirk lo fissò per un attimo, poi fiutò l'aria. Tutt'intorno,<br />
gli uccelli continuavano in<strong>di</strong>fferenti a cantare. «Perché non<br />
vogliono che lei le trovi, Alto Signore» rispose infine il<br />
gatto. Sospirò. «Vede, loro hanno già trovato lei.»<br />
Seguì un lungo istante <strong>di</strong> silenzio mentre Ben e il gatto si<br />
guardavano negli occhi. Ben si schiarì la gola. «Che cosa?»<br />
Dirk socchiuse gli occhi a metà. «Alto Signore, chi pensa<br />
che mi abbia mandato?»<br />
Ben si sedette <strong>di</strong> nuovo lentamente, incrociò le gambe e si<br />
lasciò ricadere le mani in grembo. «Ti hanno mandato le<br />
fate?» Il gatto non <strong>di</strong>sse niente. «Ma perché? Voglio <strong>di</strong>re,<br />
perché te, Dirk?»<br />
«Vuol <strong>di</strong>re, perché un gatto? Perché non un cane?<br />
Oppure un leone o una tigre? O un altro Pala<strong>di</strong>no, se è per<br />
quello? E' questo che intende?» La pelliccia <strong>di</strong> Dirk si<br />
arruffò sulla collottola e lungo l'arco della schiena. «Ebbene,<br />
un gatto è tutto ciò che le serve o che si merita, mio caro<br />
Alto Signore! Anzi, <strong>di</strong> più! Io sono stato mandato per<br />
risvegliare la sua coscienza, per indurla a pensare. Non sono
stato mandato a fornirle la salvezza! Se vuole la salvezza,<br />
dovrà trovarsela da solo! Così è sempre stato e così sarà<br />
sempre!»<br />
Si alzò, saltò giù dalla roccia e si avvicinò<br />
deliberatamente all'attonito Ben. «Sono stufo <strong>di</strong> menare il<br />
can per l'aia con lei. Le ho detto tutto quello che le serve <strong>di</strong><br />
sapere per controbattere la magia che è stata usata contro <strong>di</strong><br />
lei. Ho fatto <strong>di</strong> tutto, tranne farle sbattere il muso sulla realtà<br />
delle cose, e quello non posso farlo! E' proibito. Le fate non<br />
rivelano mai la verità alle creature mortali. Ma l'ho salvata<br />
durante il viaggio quando aveva bisogno <strong>di</strong> essere salvato,<br />
anche se non ne ha avuto bisogno tanto spesso quanto<br />
credeva. Ho vegliato su <strong>di</strong> lei e l'ho guidata quando ho<br />
potuto. Quel che è più importante, l'ho costretta a continuare<br />
a pensare, e questo a sua volta l'ha mantenuta in vita!»<br />
S'interruppe. «Bene, ormai è tutto finito. E' arrivato il<br />
momento <strong>di</strong> pensare con la sua testa.»<br />
Ben scosse in fretta la testa. «Dirk, non so proprio…»<br />
«Mi lasci finire!» scattò il gatto. «Quando mai voi esseri<br />
umani imparerete ad ascoltare i gatti?» Gli occhi ver<strong>di</strong> si<br />
socchiusero. «Le fate mi hanno mandato ad aiutarla, Alto<br />
Signore, ma hanno lasciato a me la scelta dei mezzi. Non mi<br />
hanno suggerito che cosa fare o <strong>di</strong>re. Non è così che si<br />
comportano le fate, e nemmeno i gatti! Facciamo come ci<br />
pare in ogni caso e viviamo la nostra vita come dobbiamo.<br />
Facciamo dei giochi perché è così che siamo fatti. Giochi da
gatti o giochi da fate, è più o meno lo stesso. Il nostro, Alto<br />
Signore, è un mondo molto <strong>di</strong>verso dal vostro.»<br />
Sollevò una zampa. «Mi ascolti bene, allora. Nessuno ha<br />
il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> ricevere le risposte ai problemi che lo turbano.<br />
Nessuno si vede servire la vita su un vassoio d'argento, gatto<br />
o re che sia! Se vuole conoscere la verità, deve trovarsela da<br />
solo. Se vuole capire che cosa la tormenta, ci arrivi da sé. Lei<br />
si crede immerso in <strong>di</strong>lemmi insolubili, si crede incapace <strong>di</strong><br />
liberarsi. La sua identità non esiste più, il suo regno le è stato<br />
sottratto. I nemici l'attaccano, gli amici sono perduti. E' una<br />
catena <strong>di</strong> complicazioni in cui gli anelli sono uniti fra loro,<br />
Ben Holiday. Tagli un anello, e le catene si spezzeranno! Ma<br />
è lei che ha in mano le cesoie, non io, né nessun altro. E'<br />
quello che sto cercando <strong>di</strong> <strong>di</strong>rle fin dal primo giorno!<br />
Capisce?»<br />
Ben si affrettò ad annuire. «Capisco.»<br />
La zampa si abbassò <strong>di</strong> nuovo. «Lo spero. Ora lo ripeterò<br />
ancora una volta. La magia contro la quale lotta è una magia<br />
d'inganno, uno specchio che altera le verità riflesse e le fa<br />
<strong>di</strong>ventare mezze verità e menzogne. Se riuscirà a vedere oltre<br />
lo specchio, sarà in grado <strong>di</strong> liberarsi. Se riuscirà a liberarsi,<br />
potrà aiutare i suoi amici. Ma è meglio che si <strong>di</strong>a da fare!»<br />
Si stirò, si voltò, si allontanò <strong>di</strong> alcuni passi e si voltò <strong>di</strong><br />
nuovo. La radura nella foresta era ormai silenziosa; perfino<br />
gli uccelli sugli alberi tacevano. Il sole continuava a<br />
splendere dal cielo sopra <strong>di</strong> loro, proiettando le ombre
punteggiate <strong>di</strong> foglie e rami sulla radura sottostante,<br />
illuminando Ben e Dirk a macchie e a strisce.<br />
«Il mago oscuro ha paura <strong>di</strong> lei, Ben Holiday» suggerì<br />
Dirk a bassa voce. «Sa che lei è vicino alle risposte che le<br />
servono per liberarsi, e tenterà <strong>di</strong> <strong>di</strong>struggerla prima che<br />
possa accadere. Io le ho dato i mezzi per trovare le risposte<br />
che lo sconfiggeranno. Usi quei mezzi. E' un uomo<br />
intelligente. E' un uomo che ha passato la vita a or<strong>di</strong>nare le<br />
vite altrui. Uomo <strong>di</strong> legge, uomo <strong>di</strong> potere, or<strong>di</strong>ni la sua,<br />
adesso!»<br />
Si spostò senza rumore verso il margine della radura,<br />
senza guardarsi in<strong>di</strong>etro. «Mi è piaciuto il periodo che<br />
abbiamo passato insieme, Alto Signore» esclamò rivolto<br />
all'in<strong>di</strong>etro. «Mi sono piaciuti i nostri viaggi. Ma per ora<br />
sono finiti. Ho altri luoghi dove andare e altri impegni da<br />
mantenere. Penserò a lei. E un giorno, forse, ci rivedremo.»<br />
«Aspetta, Dirk!» lo chiamò Ben, alzandosi <strong>di</strong> scatto,<br />
lottando contro le vertigini che non lo lasciavano.<br />
«Io non aspetto mai, Alto Signore» ribatté il gatto, ormai<br />
quasi invisibile nell'ombra. «Inoltre, non c'è altro che possa<br />
fare per lei. Ho fatto tutto quello che potevo. Buona<br />
fortuna.»<br />
«Dirk!»<br />
«Ricor<strong>di</strong> quello che le ho detto. E cerchi <strong>di</strong> ascoltare i<br />
gatti, ogni tanto, d'accordo?»<br />
«Dirk, dannazione!»<br />
«Arrivederci.»
E con quel saluto Edgewood Dirk si addentrò nella foresta<br />
e scomparve.<br />
Ben Holiday continuò a guardare a lungo nella <strong>di</strong>rezione<br />
in cui era sparito il gatto, quasi aspettandosi che tornasse.<br />
Non tornò, naturalmente, proprio come lui sapeva dentro <strong>di</strong><br />
sé fin dall'inizio. Era completamente solo per la prima volta<br />
da quando era stato scacciato da Sterling Silver,<br />
completamente solo e nella peggiore situazione della sua<br />
vita. Era privo <strong>di</strong> identità e <strong>di</strong> medaglione, e non aveva<br />
nessuna idea <strong>di</strong> come recuperare nessuno dei due. Edgewood<br />
Dirk, il suo protettore, lo aveva abbandonato. Willow era<br />
scomparsa con l'unicorno nero, continuando a crederlo lo<br />
sconosciuto che sembrava. I suoi amici erano sparsi chissà<br />
dove. Meeks era andato a consultare i libri <strong>di</strong> magia e<br />
sarebbe tornato fra poco per <strong>di</strong>struggerlo.<br />
E lui se ne stava lì, ad aspettare che accadesse.<br />
Era stor<strong>di</strong>to. Gli sembrava <strong>di</strong> non riuscire a riflettere<br />
lucidamente. Tentò <strong>di</strong> ragionare, <strong>di</strong> pensare alla prossima<br />
mossa da fare, ma tutto sembrava confondersi, i problemi e<br />
le necessità lottavano per avere uguali attenzioni nei suoi<br />
pensieri. Si alzò con movimenti meccanici, gli occhi spenti, e<br />
si <strong>di</strong>resse verso la sponda del piccolo ruscello. Guardò<br />
ancora una volta nella <strong>di</strong>rezione in cui era sparito Dirk, vide<br />
soltanto la foresta deserta e si girò <strong>di</strong> nuovo, assalito da un<br />
senso <strong>di</strong> inerte rassegnazione. S'inginocchiò vicino al<br />
ruscello e si spruzzò l'acqua sul viso fuligginoso,<br />
strofinandosi gli occhi. L'acqua era ghiacciata, e fu come una
scossa per il suo organismo. Se ne spruzzò addosso ancora<br />
un po', rovesciandola sulla testa e sulle spalle, facendosi<br />
rianimare dal freddo.<br />
Poi sedette sui talloni, con il viso grondante d'acqua e gli<br />
occhi sempre fissi sul ruscello.<br />
"Ragiona" ammonì se stesso. "Hai tutte le risposte. Dirk<br />
ha detto che hai tutte le risposte. Allora dove <strong>di</strong>avolo sono?"<br />
Resistette all'impulso quasi incontenibile <strong>di</strong> balzare in<br />
pie<strong>di</strong> e lanciarsi a testa bassa fra gli alberi. S'impose <strong>di</strong><br />
restare calmo. In quel momento sarebbe stato più gratificante<br />
agire, avere la sensazione <strong>di</strong> fare qualcosa, qualunque cosa,<br />
piuttosto che restare con le mani in mano. Ma correre in giro<br />
senza costrutto non era ciò che richiedeva la situazione;<br />
richiedeva riflessione. Doveva sapere quello che faceva,<br />
doveva capire una volta per tutte che cosa era accaduto.<br />
Anelli <strong>di</strong> una catena, aveva detto Dirk. Tutti i suoi<br />
problemi erano anelli <strong>di</strong> una catena, tutti uniti fra loro.<br />
Tagliane uno, e la catena si spezzerà. Okay, avrebbe fatto<br />
così. Avrebbe tagliato quell'anello. Ma quale anello doveva<br />
tagliare?<br />
Guardò le acque del ruscello, fissando la sua immagine<br />
riflessa che tremolava. Una versione <strong>di</strong>storta del viso <strong>di</strong> Ben<br />
Holiday ricambiò il suo sguardo. Ma era lui, non qualcun<br />
altro, non lo sconosciuto che vedevano tutti. Che cos'era che<br />
induceva gli altri a vederlo in modo <strong>di</strong>verso? Una maschera,<br />
aveva detto Dirk, e lui stava per scomparire sotto <strong>di</strong> essa. Si<br />
guardò a lungo, poi alzò <strong>di</strong> nuovo gli occhi, concentrandoli a
caso su un gruppetto <strong>di</strong> fiori selvatici a qualche metro <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>stanza, guardandoli senza vedere niente.<br />
Una magia d'inganno, aveva detto Dirk.<br />
Di chi era la magia? Di chi l'inganno?<br />
Suo, aveva detto il Signore del Fiume. Si era offerto <strong>di</strong><br />
aiutarlo, anzi aveva tentato, ma alla fin fine non aveva<br />
potuto. La magia in atto era una magia operata da Ben<br />
stesso, aveva detto il Signore del Fiume, e soltanto lui poteva<br />
spezzarne la morsa.<br />
Ma quale magia aveva usato?<br />
Tentò <strong>di</strong> arrivarci col pensiero, ma non ci riuscì. Non gli<br />
veniva in mente niente. Si sedette <strong>di</strong> nuovo sui talloni vicino<br />
al ruscello, s'ingobbì fra le ombre della radura fra i monti e<br />
lasciò vagare la mente per un attimo. Tutto risaliva a quella<br />
notte nella sua camera da letto a Sterling Silver, quando<br />
Meeks gli era apparso davanti sbucando dal nulla. Era stato<br />
allora che tutto era andato storto e lui aveva perduto il<br />
medaglione. Qualcosa strideva nel ricordo, e lui vi si<br />
aggrappò futilmente. Aveva perduto il medaglione, aveva<br />
perduto la propria identità, aveva perduto la magia, aveva<br />
perduto il regno. Una catena <strong>di</strong> anelli che doveva essere<br />
spezzata, pensò. Ricordò lo choc nello scoprire la scomparsa<br />
del medaglione. Ricordò la paura.<br />
Lo colpì un'idea improvvisa, e un ricordo si ridestò nella<br />
sua memoria. Una volta le fate gli avevano detto qualcosa<br />
sulla paura. Era stata l'unica volta che gli avevano parlato,<br />
ormai molto tempo prima, quando si era addentrato fra le
nebbie in cerca della Polvere IO, quando era venuto per la<br />
prima volta a Landover ed era stato costretto a lottare per far<br />
riconoscere il suo <strong>di</strong>ritto al trono, proprio come stava<br />
lottando adesso. Che cos'avevano detto? "La paura indossa<br />
molti travestimenti. Devi imparare a riconoscerti, la<br />
prossima volta che verranno a cercarti."<br />
Si accigliò. Travestimenti? Maschere? Non c'era molta<br />
<strong>di</strong>fferenza, rifletté. Si era domandato che cosa significassero<br />
quelle parole. Si sorprese a domandarselo <strong>di</strong> nuovo in quel<br />
momento. All'epoca, aveva pensato che si riferissero al<br />
duello imminente con il Marchio <strong>di</strong> Ferro. E se invece si<br />
fossero riferite a quello che gli stava accadendo adesso, alla<br />
paura che provava per la per<strong>di</strong>ta del medaglione?<br />
Le fate potevano avere previsto quella per<strong>di</strong>ta tanto tempo<br />
prima? Oppure l'avvertimento era semplicemente<br />
generico, semplicemente…<br />
Riguardava la magia <strong>di</strong> quella terra?<br />
Con imbarazzo, frugò sotto la tunica e tirò fuori il<br />
medaglione che portava adesso, il medaglione che gli aveva<br />
dato Meeks, con il viso duro del mago inciso sulla faccia.<br />
Era cominciato tutto li… le domande, i misteri, un<br />
susseguirsi confuso <strong>di</strong> eventi che lo avevano strappato a tutto<br />
ciò che aveva <strong>di</strong> sano per trascinarlo in quel pantano <strong>di</strong> paura<br />
e <strong>di</strong> dubbio. Com'era potuto accadere, si chiese almeno per la<br />
centesima volta? Come poteva avere perduto il medaglione<br />
senza saperlo? Come aveva fatto Meeks a togliergli il<br />
medaglione, se soltanto lui poteva sfilarselo? Non aveva
senso! E anche ammesso che se lo fosse tolto, come mai non<br />
riusciva a ricordare <strong>di</strong> averlo fatto?<br />
A meno che non fosse una menzogna!<br />
Provò una sensazione improvvisa <strong>di</strong> vuoto alla bocca<br />
dello stomaco. Oh, Dio!<br />
A meno che non lo portasse ancora!<br />
Qualcosa aveva spinto la sua riflessione un passo più<br />
avanti <strong>di</strong> quanto fosse mai arrivata prima. Gli pareva quasi <strong>di</strong><br />
vedere le cesoie all'opera sulle catene. Autoinganno, aveva<br />
detto Dirk. Magia <strong>di</strong> sua fattura, aveva detto il Signore del<br />
Fiume. Dannazione! Sentì il respiro uscirgli dai polmoni a<br />
brevi scatti irregolari per l'eccitazione sentì il cuore<br />
martellargli il petto. Era sensato. Era l'unica risposta sensata.<br />
Meeks non poteva togliergli il medaglione a meno che non<br />
se lo togliesse da solo, ma lui non riusciva a ricordare <strong>di</strong><br />
averlo fatto, e la ragione per cui non riusciva a ricordarlo era<br />
che non se lo era mai tolto!<br />
Meeks glielo aveva fatto semplicemente credere.<br />
Ma come?<br />
Tentò <strong>di</strong> costruire il ragionamento un passo alla volta. Le<br />
mani gli tremavano dall'eccitazione e il medaglione girava<br />
freneticamente nella loro stretta. Lui portava ancora il<br />
medaglione <strong>di</strong> Alto Signore <strong>di</strong> Landover, solo che non se<br />
n'era reso conto. Era possibile? La sua mente si spinse in<br />
avanti, esplorando le possibilità, parlandogli con voce rapida,<br />
incalzante. Portava ancora il medaglione! Meeks lo aveva<br />
semplicemente camuffato in qualche modo, facendogli
credere che non fosse il medaglione autentico, ma solo un<br />
sostituto. Quello avrebbe spiegato per quale motivo Meeks<br />
non lo aveva semplicemente<br />
eliminato nella sua camera da letto. Meeks aveva paura<br />
che potesse ancora apparire il Pala<strong>di</strong>no, che il travestimento<br />
fosse troppo nuovo, forse troppo fragile. Ecco perché il<br />
mago lo aveva lasciato andare dopo avergli lanciato quello<br />
strano avvertimento <strong>di</strong> non togliersi il medaglione surrogato.<br />
Si era aspettato che prima o poi Ben mettesse in <strong>di</strong>scussione<br />
quell'avvertimento. Aveva sperato che Ben si togliesse il<br />
medaglione e lo gettasse via, credendo <strong>di</strong> liberarsi. Allora<br />
Meeks avrebbe avuto il medaglione per sempre!<br />
Gli girava la testa. La lingua, pensò all'improvviso. Come<br />
avrebbe potuto comunicare ancora nella lingua <strong>di</strong> Landover<br />
se non avesse portato il medaglione? Questor gli aveva<br />
spiegato molto tempo prima che solo grazie al medaglione<br />
poteva comprendere la lingua del paese, scriverla e parlarla!<br />
Come mai non ci aveva pensato prima? E Questor… Questor<br />
si era sempre chiesto come avesse fatto Meeks a riprendersi<br />
il medaglione dai can<strong>di</strong>dati al regno che avevano fallito e<br />
rifiutavano <strong>di</strong> restituirlo volontariamente. Doveva aver fatto<br />
qualcosa del genere! Doveva averli indotti con l'inganno a<br />
levarselo, convinti <strong>di</strong> averlo già perduto.<br />
Mio Dio! Poteva essere così?<br />
Trasse un respiro profondo per calmarsi. Poteva essere<br />
andata <strong>di</strong>versamente? Arrivò subito a una risposta negativa.<br />
Era l'unica spiegazione plausibile. Il demone alato non aveva
inunciato all'attacco alle ninfe del Signore del Fiume, a<br />
Elderew, a causa <strong>di</strong> Dirk: era volato via perché aveva visto il<br />
medaglione stretto fra le mani <strong>di</strong> Ben e aveva avuto paura<br />
del suo potere. Il demone aveva capito la verità quando Ben<br />
non poteva farlo. La magia aveva mascherato la verità agli<br />
occhi <strong>di</strong> Ben, la magia usata da Meeks quella notte nella sua<br />
camera una magia antica, pensò Ben all'improvviso. Era<br />
quello che la Strega del Crepuscolo aveva detto a Strabo.<br />
Ecco perché soltanto la strega e il drago erano in grado <strong>di</strong><br />
riconoscerlo!<br />
Ma in quale modo operava la magia? Che cosa era<br />
necessario per spezzare l'incantesimo? Era stata la stessa<br />
magia a cambiare la sua identità?<br />
Le domande si accavallavano l'una all'altra nello sforzo <strong>di</strong><br />
trovare una risposta. Inganno: ecco la parola chiave, la<br />
parola che Dirk aveva usato più volte. Meeks doveva aver<br />
usato la magia per ingannare Ben, facendogli credere che il<br />
medaglione che portava non fosse il suo. E Ben aveva<br />
creduto che quell'inganno fosse la verità. Aveva lasciato che<br />
l'inganno <strong>di</strong>ventasse suo. Dannazione! Si era costruito da<br />
solo la propria prigione. Meeks doveva avergli fatto sognare<br />
che aveva rinunciato al medaglione, e lui si era convinto che<br />
fosse vero.<br />
In tal caso, non doveva essere in grado semplicemente<br />
<strong>di</strong>…<br />
Non riuscì a completare il pensiero. Aveva paura <strong>di</strong><br />
completarlo, paura <strong>di</strong> poter sbagliare. Trasse un altro respiro
profondo. Non aveva importanza completarlo. Quel che<br />
contava era soltanto metterlo alla prova. Doveva metterlo<br />
alla prova per averne la certezza.<br />
Abbassò <strong>di</strong> nuovo lo sguardo sul ruscello, guardando il<br />
suo viso tremolare e cambiare a ogni movimento dell'acqua.<br />
La sua maschera, pensò… non per lui, ma per chiunque<br />
altro. Si fece forza, poi tenne il medaglione davanti a sé, con<br />
le mani strette sulla catena, mentre il ritratto <strong>di</strong> Meeks<br />
dondolava e roteava lentamente, riflettendo la luce del sole<br />
in piccoli bagliori <strong>di</strong> argento opaco. Rallentò deliberatamente<br />
il respiro, il battito del cuore e il tempo stesso. Concentrò lo<br />
sguardo sull'immagine brunita, osservando il lento<br />
movimento circolare, continuando a osservarlo finché il<br />
medaglione fu quasi perfettamente immobile. Respinse dalla<br />
mente l'immagine che vedeva e la sostituì attingendo dalla<br />
memoria il ricordo del Pala<strong>di</strong>no che cavalcava incontro al<br />
sole nascente, uscendo dai cancelli <strong>di</strong> Sterling Silver. Guardò<br />
al <strong>di</strong> là della patina scura e del logorio e dell'argento levigato<br />
che aveva davanti. S'immerse tutto nella sua visione.<br />
"Ricorda, quello che ve<strong>di</strong> è tutta una finzione" <strong>di</strong>sse a se<br />
stesso. "Solo una finzione."<br />
Ma non accadde nulla. Il medaglione davanti a lui<br />
continuava a riflettere l'immagine <strong>di</strong> Meeks. Lottò per<br />
dominare un rinnovato assalto <strong>di</strong> panico e s'impose <strong>di</strong> restare<br />
calmo. C'era bisogno ancora <strong>di</strong> qualche cosa. Di qualche<br />
altra cosa.
La sua mente vagliava, considerando e scartando le<br />
possibilità. Continuò a tenere gli occhi fissi sul medaglione.<br />
La foresta sui monti era ancora intorno a lui, in un silenzio<br />
assoluto, a parte i brevi intervalli <strong>di</strong> canto degli uccelli e il<br />
fruscio del vento tra le foglie. Aveva ragione, sapeva <strong>di</strong><br />
avere ragione. Bastava spezzare il primo anello, e gli altri lo<br />
avrebbero seguito. La catena si sarebbe spezzata, lui sarebbe<br />
ri<strong>di</strong>ventato se stesso, il potere del Pala<strong>di</strong>no sarebbe tornato e<br />
la sua magia sarebbe stata libera. Doveva solo trovare la<br />
chiave.<br />
Si fermò a metà del pensiero. Lentamente, le sue <strong>di</strong>ta si<br />
spostarono lungo la catena fino al medaglione stesso.<br />
Carezzarono leggermente la superficie brunita, poi strinsero<br />
il medaglione fra le palme. Gli trasmetteva una sensazione<br />
repellente, ma del resto era stato Meeks a volere così. Le sue<br />
mani si chiusero. Tenne il medaglione, lo strinse con forza,<br />
sentì la sua superficie, l'immagine incisa, e immaginò non<br />
Meeks, ma il Pala<strong>di</strong>no che usciva a cavallo da Sterling<br />
Silver, andando incontro al sole nascente, incontro a lui.<br />
Qualcosa cominciò ad accadere. Il medaglione <strong>di</strong>venne<br />
caldo al tatto, e ci fu un cambiamento appena percettibile<br />
nella sensazione che trasmetteva. Lo strinse più forte,<br />
tenendo in cima ai suoi pensieri l'immagine che vi sapeva<br />
nascosta. Chiuse gli occhi. L'immagine era un raggio bianco<br />
che <strong>di</strong>venne la sua unica luce. Il medaglione scottava, ma lui<br />
mantenne la presa. Poteva sentire un lieve spostamento nella<br />
superficie, come se qualcosa si staccasse, come se una pelle
si sollevasse. Si! Il calore bruciante continuò, poi <strong>di</strong>vampò<br />
intenso, si estese a tutto il suo corpo, s'innalzò e si <strong>di</strong>ssolse<br />
nell'aria.<br />
Tornò la frescura. Ben aprì pian piano gli occhi, poi le<br />
<strong>di</strong>ta. Guardò il medaglione che era annidato nel suo palmo.<br />
Era lucente e senza patina. Poteva vedersi riflesso nella sua<br />
superficie. Aveva davanti agli occhi l'immagine scintillante<br />
del Pala<strong>di</strong>no.<br />
Si concesse un sorriso larghissimo, quasi ebete. Aveva<br />
avuto ragione, dopo tutto. Il medaglione era sempre stato<br />
suo.<br />
La catena che lo aveva tenuto avvinto era spezzata!
CAPITOLO 19<br />
La rivelazione<br />
Willow si agitò, tornando in sé mentre usciva lentamente<br />
e pigramente fuori del torpore. Il sole era caldo sulla sua<br />
pelle, e l'erba alta le solleticava il viso. Batté le palpebre,<br />
socchiuse gli occhi nella luce improvvisa, e lasciò che si<br />
chiudessero <strong>di</strong> nuovo. Aveva sognato… oppure no? Aveva<br />
volato su una nuvola, cavalcando correnti d'aria che la<br />
sferzavano e la spingevano e la trascinavano per tutto il<br />
mondo come se fosse un uccello in volo. Batté <strong>di</strong> nuovo le<br />
palpebre, avvertendo la pressione del terreno contro il dorso.<br />
Si era sentita così libera.<br />
Poi la sensazione <strong>di</strong> fluttuare la lasciò, e un ritorno<br />
improvviso della memoria la svegliò del tutto in modo<br />
brusco. Si mise seduta con un sussulto. Non era stato un<br />
sogno. C'era stata soltanto la realtà del suo volo con Meeks,<br />
con il demone alato, con gli altri…<br />
Il suo corpo fu squassato da un brivido improvviso. Si<br />
costrinse a riaprire gli occhi, tenendoli socchiusi per<br />
<strong>di</strong>fendersi dal sole. Era seduta in un'ampia radura in un<br />
bosco <strong>di</strong> faggi e pini ra<strong>di</strong>, quasi all'ombra <strong>di</strong> Mirwouk. Le<br />
mura dell'antica fortezza si stagliavano alle sue spalle, una<br />
massa alta e irregolare sullo sfondo del cielo pomeri<strong>di</strong>ano. Il<br />
pen<strong>di</strong>o che si stendeva ai suoi pie<strong>di</strong> era punteggiato <strong>di</strong> fiori,
il cui profumo riempiva l'aria umida e immobile. Tutte le<br />
montagne intorno a lei erano stranamente silenziose.<br />
Spostò lo sguardo. A poco più <strong>di</strong> tre metri da lei,<br />
l'unicorno nero la fissava, con le briglie <strong>di</strong> fili d'oro ancora<br />
fissate intorno alla testa snella.<br />
«Ti ho cavalcato» sussurrò lei con voce quasi<br />
impercettibile.<br />
Il ricordo era un caos <strong>di</strong> immagini e <strong>di</strong> sensazioni che la<br />
sommersero come un getto <strong>di</strong> acqua ghiacciata e la<br />
sconvolsero con la loro intensità. Si era resa conto appena <strong>di</strong><br />
quello che faceva quando era saltata sul dorso dell'unicorno,<br />
terrorizzata da ciò che accadeva intorno a lei, tentando<br />
freneticamente <strong>di</strong> sfuggire all'orrore della scena. Niente era<br />
ciò che sembrava, né Ben, né lo sconosciuto che sosteneva <strong>di</strong><br />
essere Ben, né quel gatto, niente. Tutt'intorno non c'era altro<br />
che fuoco e <strong>di</strong>struzione… quanto o<strong>di</strong>o! Aveva pensato<br />
soltanto a fuggire e qualcosa nel contatto del corpo<br />
dell'unicorno contro il suo, mentre le passava accanto,<br />
l'aveva attirata. Le mani sulle briglie d'oro, le <strong>di</strong>ta intrecciate<br />
alla criniera, sul corpo liscio e intorno al collo snello, il viso<br />
stesso premuto contro… Le immagini si formavano e<br />
svanivano, sensazioni più che quadri, un soffio <strong>di</strong> desiderio e<br />
<strong>di</strong> volontà.<br />
Riprese fiato con un lieve ansito. Aveva montato<br />
l'unicorno nero senza riflettere, e il suo volo – perché <strong>di</strong><br />
quello si era trattato in realtà – era stato magico. Non aveva<br />
provato nessuna sensazione <strong>di</strong> spazio o <strong>di</strong> tempo; c'era stata
soltanto una intensa sensazione <strong>di</strong> esistenza. L'unicorno<br />
aveva fatto ben altro che allontanarla dal prato. L'unicorno<br />
l'aveva allontanata da se stessa, portandola in fondo al<br />
proprio essere per farle vedere appieno chi e che cosa era, e<br />
poteva essere, finché quel pensiero l'aveva lasciata stor<strong>di</strong>ta e<br />
piena <strong>di</strong> meraviglia. L'unicorno le aveva mostrato una trama<br />
e un significato della vita che lei non avrebbe mai ritenuto<br />
possibili. Era bastato il suo contatto; non c'era stato bisogno<br />
<strong>di</strong> altro. Le vennero le lacrime agli occhi nel ricordare quello<br />
che aveva provato. Le immagini ormai erano stranamente<br />
annebbiate, ma le emozioni che aveva provato restavano<br />
chiare e intense. Com'era stato splen<strong>di</strong>do!<br />
Si asciugò le lacrime e lasciò che il suo sguardo<br />
incontrasse quello dell'unicorno. Era ancora posato su <strong>di</strong> lei.<br />
Non fuggì come avrebbe potuto fare, come forse avrebbe<br />
dovuto. Aspettava semplicemente.<br />
Ma che cosa aspettava? Che cosa voleva da lei?<br />
Si sentì sommergere dalla confusione. La verità era che<br />
non lo sapeva. Fissò gli occhi <strong>di</strong> smeraldo dell'unicorno nero<br />
e desiderò che la creatura fatata potesse <strong>di</strong>rglielo. Lei doveva<br />
sapere. Eccolo lì, quell'essere fiabesco, che attendeva quasi<br />
rassegnato mentre lei me<strong>di</strong>tava, aspettando ancora una volta<br />
lei… e lei non aveva idea <strong>di</strong> quello che doveva fare. Si sentì<br />
impotente e spaventata. Si sentì stupida.<br />
Ma sapeva <strong>di</strong> non potersi permettere simili sensazioni, e<br />
le respinse dalla mente con violenza. Forse Meeks li<br />
braccava ancora, probabilmente era così. Quel gatto,
qualunque fosse la sua natura, non avrebbe trattenuto il mago<br />
a lungo. Meeks avrebbe dato la caccia a lei, all'unicorno, a<br />
tutti e due. Voleva l'unicorno nero, su quel punto lo<br />
sconosciuto aveva ragione. Ciò significava che forse lo<br />
sconosciuto aveva ragione anche a proposito dei sogni.<br />
E questo, a sua volta, significava che lo sconosciuto<br />
poteva essere davvero Ben.<br />
Una fitta <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperata nostalgia le corse per il corpo, ma<br />
lei la respinse subito. Non c'era tempo <strong>di</strong> pensarci, in quel<br />
momento. L'unicorno nero correva un pericolo imme<strong>di</strong>ato, e<br />
lei doveva fare qualcosa per aiutarlo. Era chiaro che<br />
attendeva lei, <strong>di</strong>pendeva da lei, e si aspettava qualcosa da lei.<br />
Doveva scoprire che cosa.<br />
C'era una sola via, lo capì d'istinto. Avrebbe dovuto<br />
toccare l'unicorno, esporsi alla sua magia. Avrebbe dovuto<br />
aprirsi alla sua visione.<br />
Respirò a fondo, lentamente, tentando <strong>di</strong> calmarsi. Il<br />
terrore improvviso che provò le <strong>di</strong>ede la nausea. Si<br />
proponeva l'inconcepibile. Nessuno poteva toccare<br />
l'unicorno e restare se stesso. Nessuno. Oh, sì, lei aveva già<br />
toccato la creatura magica, uno sfioramento contro il suo<br />
corpo mentre metteva a posto le briglie d'oro e una stretta<br />
mentre lo cavalcava per mettersi in salvo lontano da quel<br />
prato. Ma entrambe le volte lei era stata appena cosciente <strong>di</strong><br />
quello che faceva; era stato tutto come un breve sogno<br />
pro<strong>di</strong>gioso che poteva non essere mai accaduto. Quello che<br />
intendeva fare adesso era del tutto <strong>di</strong>verso, voluto e
deliberato, e avrebbe messo a repentaglio la sua stessa<br />
esistenza. Le leggende erano concor<strong>di</strong>. Gli unicorni<br />
appartenevano solo a se stessi, bastava toccarne uno e si era<br />
perduti.<br />
Tuttavia lo avrebbe fatto ugualmente. La decisione era già<br />
presa. L'unicorno nero era più <strong>di</strong> una leggenda uscita da una<br />
favola <strong>di</strong> mille anni prima, più <strong>di</strong> un sogno che l'aveva<br />
attirata, anche più della realtà del suo essere fisico. Era un<br />
desiderio insopprimibile che era parte integrante e innegabile<br />
<strong>di</strong> lei, un mistero che doveva risolvere. Gli occhi <strong>di</strong> smeraldo<br />
della creatura riflettevano i suoi impulsi più segreti. Non<br />
poteva tenere nascosto niente <strong>di</strong> sé, e il suo stesso corpo la<br />
tra<strong>di</strong>va, rivelando che il suo bisogno dell'unicorno era una<br />
forza irresistibile. In lei ardeva un desiderio che superava<br />
qualsiasi altro avesse mai conosciuto. I pericoli che<br />
l'unicorno poteva porre, immaginari o reali, impalli<strong>di</strong>vano <strong>di</strong><br />
fronte a un tale desiderio. Lei doveva risolvere l'enigma, a<br />
ogni costo. Doveva conoscere la verità.<br />
Divenne <strong>di</strong> fuoco e <strong>di</strong> ghiaccio e si sentì leggera come una<br />
piuma, mentre si alzava e avanzava. Tremava, mentre orrore<br />
e aspettativa si mescolavano in lei in ugual misura,<br />
respingendo ogni razionalità e lasciando soltanto il desiderio.<br />
"Oh, Ben" pensò <strong>di</strong>sperata. "Perché non sei qui?"<br />
L'unicorno nero aspettava paziente, una statua <strong>di</strong> ebano<br />
nell'ombra punteggiata dal sole, gli occhi fissi in quelli <strong>di</strong><br />
Willow. La silfide provava la curiosa sensazione che si<br />
rispecchiasse in lei sempre, e nello stesso tempo mai, come
se fosse il suo desiderio più gelosamente custo<strong>di</strong>to, proiettato<br />
all'esterno dalla sua mente.<br />
«Devo sapere» sussurrò all'unicorno mentre si fermava<br />
finalmente vicino a lui.<br />
Lentamente, le sue mani si sollevarono.<br />
Il prato, un tempo erboso e costellato <strong>di</strong> fiori selvatici, era<br />
<strong>di</strong>strutto, un tratto carbonizzato e fumante <strong>di</strong> terreno sterile<br />
in mezzo agli alberi della foresta. Questor Thews era fermo<br />
sull'orlo e scrutava inutilmente nella foschia. Era coperto <strong>di</strong><br />
polvere e <strong>di</strong> cenere, la figura alta e curva ancor più<br />
miserabile che mai, con le vesti grigie e i nastri <strong>di</strong> seta<br />
colorata bruciacchiati e strappati, gli stivali <strong>di</strong> pelle da<br />
arlecchino graffiati e macchiati. Quell'ultimo scontro <strong>di</strong><br />
magie fra Meeks, il demone ed Edgewood Dirk lo aveva<br />
fatto volare in aria. Era rimasto senza fiato e si era ritrovato<br />
appollaiato in equilibrio piuttosto precario sui rami <strong>di</strong> un<br />
antico acero rosso, oggetto <strong>di</strong> grande <strong>di</strong>vertimento per gli<br />
scoiattoli e gli uccelli che avevano lì il loro nido. Abernathy,<br />
i cobol<strong>di</strong> e gli gnomi non si vedevano da nessuna parte. Ben<br />
Holiday, Willow e l'unicorno nero erano scomparsi. Questor<br />
era sceso dall'acero per andare a cercarli, ma non aveva<br />
trovato nessuno.<br />
Ora i suoi vagabondaggi lo avevano riportato nel punto in<br />
cui li aveva visti per l'ultima volta. E pareva che non ci fosse<br />
nessuno neppure lì.<br />
Sospirò profondamente, con il viso da gufo segnato dalla<br />
preoccupazione. Avrebbe voluto saperne <strong>di</strong> più su quello che
stava accadendo. Ormai accettava che lo sconosciuto che<br />
sosteneva <strong>di</strong> essere Ben Holiday fosse davvero chi <strong>di</strong>ceva <strong>di</strong><br />
essere; l'uomo che aveva l'aspetto <strong>di</strong> Ben Holiday era in<br />
effetti Meeks. I sogni che Willow, Ben e lui stesso avevano<br />
fatto erano in realtà una creazione del suo fratellastro, e<br />
facevano tutti parte <strong>di</strong> un piano più vasto per ottenere il<br />
controllo <strong>di</strong> Landover e della magia. Ma ammettere tutto ciò<br />
non gli procurava nessun vantaggio. Non sapeva ancora che<br />
cosa c'entrasse l'unicorno e non capiva quale piano Meeks<br />
stesse cercando <strong>di</strong> realizzare. Peggio ancora, non aveva la<br />
minima idea su come scoprire tutto questo.<br />
Si sfregò il mento barbuto e sospirò <strong>di</strong> nuovo. Doveva<br />
esistere un modo, naturalmente. Lui doveva solo trovarlo.<br />
«Hmmmmm» mugolò pensieroso, ma i suoi pensieri non<br />
approdarono a nessun risultato.<br />
Scrollò le spalle. Bene, non c'era niente da guadagnare a<br />
restare da quelle parti<br />
Fece per allontanarsi e si trovò faccia a faccia con Meeks.<br />
Il fratellastro era tornato al suo aspetto normale, una figura<br />
alta e angolosa con i capelli bianchi arruffati e gli occhi duri,<br />
spenti. La lunga veste blu scuro gli avvolgeva il corpo come<br />
un sudario. Era fermo a meno <strong>di</strong> quattro metri da lui, appena<br />
un passo o due fra gli alberi ai bor<strong>di</strong> della radura. La mano<br />
guantata <strong>di</strong> nero dell'unico braccio stringeva al petto i libri <strong>di</strong><br />
magia scomparsi.<br />
Questor Thews si sentì una stretta allo stomaco.
«Ho aspettato a lungo questo momento» sussurrò Meeks.<br />
«Sono stato molto paziente.»<br />
Decine <strong>di</strong> pensieri casuali si affollarono alla mente <strong>di</strong><br />
Questor e si <strong>di</strong>ssolsero, lasciandone uno solo. «Non ho paura<br />
<strong>di</strong> te» <strong>di</strong>sse con calma.<br />
Il viso del fratellastro era indecifrabile. «Dovresti averne,<br />
Questor. Ora ti cre<strong>di</strong> un mago, ma sei ancora un appren<strong>di</strong>sta.<br />
Non sarai mai niente <strong>di</strong> più. Io possiedo un potere <strong>di</strong> cui non<br />
hai mai nemmeno sognato l'esistenza! Ho i mezzi per fare<br />
qualunque cosa!»<br />
«Tranne catturare l'unicorno nero, a quanto pare» ribatté<br />
spavaldo Questor.<br />
Gli occhi spenti arsero per un attimo <strong>di</strong> collera. «Voi non<br />
capite niente… tu, Holiday, nessuno. Fate un gioco che non<br />
potete vincere e lo giocate male. Rappresentate una seccatura<br />
da eliminare.» Il viso pallido e rugoso era una maschera <strong>di</strong><br />
morte. «Ho subito l'esilio e la rovina dei miei piani… il tutto<br />
provocato da te e da questo re-fantoccio… e nessuno dei due<br />
capisce ancora che cosa avete fatto. Siete patetici!»<br />
La veste scura sembrò torcersi nel punto in cui pendeva<br />
vuota la manica sinistra. «Il tuo tempo in questo mondo e in<br />
questa vita sta per finire, fratellastro. Sei solo. Quel gatto<br />
prismatico non mi minaccia più, Holiday è inerme e<br />
abbandonato, la silfide e l'unicorno nero non hanno più un<br />
posto dove fuggire. Gli altri tuoi amici sono già miei, tutti<br />
tranne il cane, e il cane non ha nessun peso.»
Questor si sentì sprofondare. Gli altri erano prigionieri..<br />
tutti tranne Abernathy?<br />
Ora Meeks sorrideva, un sorriso freddo e vuoto. «Tu eri<br />
l'ultima minaccia possibile per me, Questor. E ora sei in<br />
mano mia.<br />
Questor s'irrigidì, mentre l'ira respingeva la paura. «Non<br />
mi hai ancora! E non mi avrai mai!»<br />
La risata dell'altro fu silenziosa. «Davvero?»<br />
Inclinò leggermente la testa, e dozzine <strong>di</strong> ombre<br />
scivolarono tutt'intorno a lui uscendo dagli alberi. Le ombre<br />
si materializzarono alla luce in piccoli bambini deformi con<br />
le orecchie appuntite, i volti avvizziti e i corpi coperti <strong>di</strong><br />
scaglie. Grugni suini annusarono l'aria della foresta e lingue<br />
<strong>di</strong> serpenti saettarono tra file <strong>di</strong> denti aguzzi.<br />
«I demoni <strong>di</strong> Abaddon!» esclamò Questor piano.<br />
«Un po' troppi perché tu possa fare qualcosa in proposito<br />
non ti pare?» Le parole del fratellastro gli giunsero sibilanti<br />
cariche <strong>di</strong> evidente piacere. «Non intendo sprecare il mio<br />
tempo con te, Questor. Preferisco lasciarti a loro.»<br />
I demonietti avevano circondato completamente Questor<br />
con gli occhi luccicanti e le lingue ansiose che si leccavano il<br />
grugno. Meeks aveva ragione, erano troppi. Ciò nonostante<br />
non in<strong>di</strong>etreggiò. Non aveva senso tentare <strong>di</strong> fuggire. L'unica<br />
speranza era coglierli <strong>di</strong> sorpresa.<br />
Erano arrivati a cinque o sei metri da lui, un circolo stretto<br />
<strong>di</strong> piccole facce orribili dai denti aguzzi, quando Questor<br />
girò <strong>di</strong> scatto su se stesso, facendo turbinare le mani, e li fece
volare tutti via con un turbine magico. Fumo e vapore<br />
scaturirono dal nulla, scagliandoli lontano, e Questor<br />
cominciò a ritirarsi <strong>di</strong>speratamente fra le ombre protettrici<br />
della foresta, scavalcando i demonietti che si <strong>di</strong>battevano,<br />
momentaneamente accecati, come se fossero pozzanghere.<br />
Era inseguito da strilli <strong>di</strong> rabbia. I demoni si rialzarono e si<br />
lanciarono all'inseguimento quasi subito. Lui si voltò per<br />
affrontarli. Scatenò ancora una volta un'esplosione magica in<br />
mezzo a loro, e si <strong>di</strong>spersero <strong>di</strong> nuovo. Ma erano tanti! Lo<br />
assalivano da ogni parte, vociando e squittendo,<br />
aggrappandosi alle sue vesti. Tentò <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendersi, ma era<br />
troppo tar<strong>di</strong>. Erano tutt'intorno a lui e lo trascinavano,<br />
inchiodandogli le braccia ai lati del corpo. Lui vacillò sotto il<br />
loro peso e cadde.<br />
Mani munite <strong>di</strong> artigli lo afferrarono per i vestiti, poi lo<br />
presero alla gola. Lui cominciò a soffocare, non riuscendo a<br />
respirare. Lottò coraggiosamente, ma erano in troppi a<br />
tenerlo. Lampi <strong>di</strong> luce gli danzarono davanti agli occhi.<br />
Attraverso il groviglio dei demoni scorse solo per un<br />
attimo Meeks, che lo sovrastava sorridendo, prima che la<br />
vista gli si oscurasse.<br />
Le mani <strong>di</strong> Willow erano a un palmo dalla delicata testa<br />
<strong>di</strong> ebano dell'unicorno nero, quando lei udì un lieve fruscio<br />
<strong>di</strong> foglie e sterpi, il suono <strong>di</strong> qualcuno che si avvicinava fra<br />
gli alberi. Si scostò <strong>di</strong> scatto dall'unicorno, sorpresa,<br />
<strong>di</strong>ffidente.
Un attimo dopo, una testa coperta <strong>di</strong> pelo ruvido sbucò<br />
dal fogliame e scrutò attentamente in giro attraverso occhiali<br />
da vista tenuti in parte <strong>di</strong> traverso da un velo <strong>di</strong> rami <strong>di</strong> pino<br />
rimastovi impigliato.<br />
Era Abernathy.<br />
«Willow, sei tu?» chiese lo scrivano incredulo.<br />
Scostò i rami rimanenti e avanzò nella radura. I suoi abiti<br />
meticolosi erano a brandelli, con la tunica quasi tutta<br />
strappata. Gli stivali erano scomparsi. Il pelo era tutto<br />
bruciacchiato e il muso sembrava fosse stato immerso in un<br />
secchio <strong>di</strong> cenere. Ansimava affannosamente, e si leccava il<br />
naso con la lingua.<br />
«Ho avuto giorni migliori, voglio che tu lo sappia»<br />
<strong>di</strong>chiarò. «Forse ne ho visti anche <strong>di</strong> peggiori, ma non riesco<br />
a ricordarmene. Prima vago per tutto il creato in cerca <strong>di</strong> te e<br />
<strong>di</strong> questo… <strong>di</strong> questo animale, il cielo sa per quale ragione,<br />
perché io davvero non lo so. Poi troviamo non solo te e lui,<br />
ma anche Meeks e il demone, poi compare il gatto e c'è un<br />
inutile scambio <strong>di</strong> magie che rischia <strong>di</strong> appiccare il fuoco a<br />
un'intera sezione della foresta, e infine siamo sparpagliati<br />
tutti ai quattro venti e nessuno riesce a trovare gli altri!»<br />
Ingollò una boccata d'aria, emise un lungo sospiro e si<br />
guardò attorno. «Hai visto qualcuno degli altri?»<br />
Willow scosse la testa, turbata. «No, nessuno.» I suoi<br />
pensieri erano per l'unicorno, per il bisogno che la<br />
consumava, per il desiderio <strong>di</strong> allungare la mano e <strong>di</strong><br />
toccare…
«Che cosa ci fai qui?» chiese d'un tratto Abernathy,<br />
facendola trasalire con il suono della sua voce. Lo scrivano<br />
vide la sua costernazione. «C'è qualcosa che non va,<br />
Willow? Che cosa fai con l'unicorno? Sai com'è pericolosa<br />
quella creatura. Vieni via, adesso. Avvicinati e lasciati<br />
guardare. L'Alto Signore vorrà…»<br />
«Lo hai visto?» chiese lei bruscamente, sentendo il nome<br />
<strong>di</strong> Ben come un'ancora <strong>di</strong> salvezza alla quale aggrapparsi.<br />
«E' vicino?»<br />
Abernathy si rimise a posto gli occhiali. «No, Willow,<br />
non l'ho visto. Si è perduto come tutti noi.» Fece una pausa.<br />
«Stai bene?»<br />
L'ancora <strong>di</strong> salvezza scomparve. Lei annuì senza parlare.<br />
Sentiva il calore del sole pomeri<strong>di</strong>ano, la calura del giorno e<br />
l'afa dell'aria. Era in una prigione che minacciava <strong>di</strong><br />
seppellirla. Il suono degli uccelli e degli insetti svanì nel<br />
silenzio, la presenza <strong>di</strong> Abernathy perse significato e il<br />
desiderio dell'unicorno nero la consumò <strong>di</strong> nuovo. Volse le<br />
spalle allo scrivano e tese <strong>di</strong> nuovo la mano verso la bestia.<br />
«Aspetta!» gridò quasi Abernathy. «Che cosa stai<br />
facendo, ragazza? Non toccare quella creatura! Non ti ren<strong>di</strong><br />
conto <strong>di</strong> quello che ti accadrà?»<br />
«Stai lontano da me, Abernathy» rispose lei a bassa voce,<br />
tuttavia esitò.<br />
«Sei pazza come tutti loro?» scattò infuriato il cane.<br />
«Sono impazziti tutti? Non c'è nessuno, tranne me, che<br />
capisca quello che sta accadendo? I sogni sono una
menzogna, Willow! Meeks ci ha portati in questo posto, ci<br />
ha indotti con l'inganno a servire ai suoi interessi e ci ha resi<br />
tutti i<strong>di</strong>oti! Quell'unicorno probabilmente è un essere che<br />
appartiene a lui. Non puoi sapere quale potrebbe essere lo<br />
scopo. Non toccarlo!»<br />
Lei lanciò una rapida occhiata al cane. «Devo farlo. Ne ho<br />
bisogno.»<br />
Abernathy scattò in avanti, vide lo sguardo ammonitore<br />
negli occhi ver<strong>di</strong> della silfide e si affrettò a fermarsi.<br />
«Willow, non farlo! Tu conosci le storie, le leggende!» La<br />
sua voce si ridusse a un bisbiglio. «Sarai perduta, ragazza!»<br />
Lei lo fissò in silenzio per un lungo istante, poi sorrise.<br />
«Ma è esattamente questo il punto, Abernathy. Sono già<br />
perduta.»<br />
Le sue mani si sollevarono in fretta e si strinsero intorno<br />
al collo dell'unicorno nero.<br />
Fu come se la investisse un fuoco freddo. Il fuoco<br />
bruciava propagandosi dalle mani alle braccia e in tutto il<br />
corpo. Lei s'irrigidì per resistere a quella sensazione e<br />
rabbrividì con violenza. Piegò <strong>di</strong> scatto la testa all'in<strong>di</strong>etro e<br />
ansimò in cerca d'aria. Udì Abernathy gridare freneticamente<br />
alle sue spalle e poi perse coscienza <strong>di</strong> lui. Era lì, ma non più<br />
visibile per lei. Ormai Willow non vedeva altro che il muso<br />
dell'unicorno, una forma <strong>di</strong>sincarnata in uno spazio abissale.<br />
Il fuoco la consumava, si mescolava al suo desiderio e lo<br />
trasformava in una passione irrefrenabile. Stava perdendo il
controllo <strong>di</strong> sé, cominciando a frantumarsi. Un attimo<br />
ancora, e il mondo avrebbe cessato <strong>di</strong> esistere.<br />
Tentò <strong>di</strong> staccare le mani dal collo della creatura fatata e<br />
scoprì <strong>di</strong> non riuscirci. Era unita all'unicorno. Era tutt'uno<br />
con lui.<br />
Poi il corno tortile cominciò a splendere per magia <strong>di</strong> un<br />
bagliore bianco, e un caos <strong>di</strong> immagini irruppe nella sua<br />
mente. Vi era un luogo <strong>di</strong> gelo vuoto. Vi erano catene e<br />
fuoco, arazzi bianchi sui quali unicorni balzavano e<br />
spiccavano salti, maghi vestiti <strong>di</strong> scuro e incantesimi lanciati<br />
in successione interminabile. Vi erano Meeks, Ben e il<br />
Pala<strong>di</strong>no.<br />
E infine vi fu un grido carico <strong>di</strong> tale terrore e desiderio da<br />
infrangere le immagini come se fossero fatte <strong>di</strong> vetro.<br />
Liberami!<br />
Il dolore <strong>di</strong> quel grido fu intollerabile per lei. Urlò e l'urlo<br />
la fece scattare all'in<strong>di</strong>etro, staccandola finalmente<br />
dall'unicorno. Inciampò e quasi cadde… sarebbe caduta, se<br />
le braccia <strong>di</strong> Abernathy non l'avessero circondata subito per<br />
sorreggerla. «Ho visto!» gemette, e non riuscì a <strong>di</strong>re altro.<br />
Ma il suono del suo grido echeggiava ancora fra gli alberi.
CAPITOLO 20<br />
Il combattimento<br />
Il grido raggiunse Ben Holiday mentre era inginocchiato<br />
da solo nella foresta vicino al minuscolo ruscello, restituito<br />
finalmente a se stesso, con il medaglione <strong>di</strong> Alto Signore <strong>di</strong><br />
Landover ri<strong>di</strong>ventato uno scintillante pro<strong>di</strong>gio d'argento che<br />
cullava delicatamente fra le mani chiuse a coppa, quasi con<br />
incredulità. Il grido si levò dagli alberi, un sottile, acuto<br />
gemito <strong>di</strong> angoscia e <strong>di</strong> paura, e indugiò come il sibilo del<br />
vento attraverso i burroni <strong>di</strong> un canyon nell'aria silenziosa e<br />
ferma della montagna.<br />
Ben alzò la testa <strong>di</strong> scatto, tendendo il collo. Quel grido<br />
era inconfon<strong>di</strong>bile. Era <strong>di</strong> Willow.<br />
Balzò in pie<strong>di</strong>, chiudendo le mani sul medaglione in un<br />
gesto possessivo, frugando con gli occhi fra le ombre della<br />
foresta come se quello che minacciava la silfide potesse<br />
trovarsi là ad attendere anche lui. Si sentì invadere da un<br />
misto <strong>di</strong> paura e <strong>di</strong> orrore. Che cos'era stato fatto a Willow?<br />
Si mosse, si fermò, si girò <strong>di</strong>sperato, e si rese conto <strong>di</strong> non<br />
riuscire a riconoscere la <strong>di</strong>rezione del grido. Gli era sembrato<br />
che provenisse da tutte le parti nello stesso tempo.<br />
Dannazione! Sicuramente Meeks lo aveva sentito come lui,<br />
Meeks e quel demone alato. Forse Meeks aveva già…<br />
Stringeva il medaglione con tanta forza che gli segava il<br />
palmo delle mani. Willow! Nella sua mente sbocciò una
visione della silfide, una creatura fragile e bellissima la cui<br />
vita era affidata a lui. Ricordò ancora una volta le parole<br />
della Madre Terra che lo investivano della responsabilità <strong>di</strong><br />
badare che lei restasse sana e salva, e la sua promessa <strong>di</strong><br />
farlo. Le emozioni lo lacerarono e lo lasciarono scosso e<br />
frenetico. Verità alle quali non aveva ancora prestato<br />
attenzione gli flagellarono l'anima.<br />
Le verità si riducevano tutte a una sola.<br />
Amava Willow.<br />
Provò un impeto caldo <strong>di</strong> sorpresa e <strong>di</strong> sollievo esultante.<br />
Per tutto quel tempo aveva rinnegato i propri sentimenti,<br />
incapace <strong>di</strong> venire a patti con essi. Aveva voluto che più<br />
nessuno gli fosse vicino dopo Annie, la moglie morta.<br />
L'amore portava con sé la responsabilità e la possibilità del<br />
dolore e della per<strong>di</strong>ta. Lui non ne aveva voluto sapere, ma i<br />
sentimenti erano rimasti, come sempre accade, perché non<br />
erano mai stati suoi, fin dall'inizio. La realtà della loro<br />
esistenza gli era stata rivelata quella prima notte laggiù nel<br />
deserto a oriente, dopo la fuga da Strabo e dalla Strega del<br />
Crepuscolo, rivelata in sogno da un <strong>di</strong>alogo con Edgewood<br />
Dirk sulla ragione dell'urgenza della sua caccia a Willow.<br />
"Perché corre tanto? Perché deve affrettarsi tanto? Perché<br />
deve trovare Willow?" gli aveva chiesto Dirk.<br />
"Perché l'amo" aveva risposto lui.<br />
Ed era vero… fino a quel momento non si era concesso <strong>di</strong><br />
pensarci, <strong>di</strong> rifletterci e <strong>di</strong> considerare che cosa significava.
Ora gli bastarono pochi secon<strong>di</strong> per farlo. I pensieri, i<br />
ragionamenti e le riflessioni passarono tutti insieme nella sua<br />
mente in una frazione <strong>di</strong> tempo appena percettibile. Fu come<br />
se tutto ciò che aveva richiesto tanto tempo per arrivare alla<br />
soluzione fosse compresso in un solo istante.<br />
Ma quell'istante fu sufficiente.<br />
Ben non esitò. C'era stato un tempo in cui lo avrebbe<br />
fatto, un tempo che ora sembrava lontano mille anni. Lasciò<br />
andare il medaglione con l'immagine incisa in argento e se lo<br />
fece ricadere sul petto, mentre il sole proiettava schegge <strong>di</strong><br />
luce nella foresta punteggiata <strong>di</strong> ombre.<br />
Chiamò a sé il Pala<strong>di</strong>no.<br />
Una luce apparve e s'intensificò sempre più all'estremità<br />
della piccola radura, scacciando le ombre e l'oscurità. Ben<br />
alzò la testa, riconoscendola, e nei suoi occhi apparve una<br />
scintilla <strong>di</strong> eccitazione. Aveva pensato <strong>di</strong> non doverlo fare<br />
mai più, lo aveva desiderato, anzi, aveva pregato che non<br />
fosse più necessario. Adesso era ansioso che accadesse. Una<br />
parte <strong>di</strong> lui stava già cominciando a <strong>di</strong>sintegrarsi.<br />
Il Pala<strong>di</strong>no emerse dalla luce. Il suo destriero bianco<br />
scalpitò e sbuffò. L'armatura d'argento scintillava, con i<br />
finimenti e i ganci che tintinnavano. Le armi erano appese al<br />
loro posto, pronte all'uso. Lo spettro <strong>di</strong> un'altra vita e <strong>di</strong><br />
un'altra epoca era tornato.<br />
Ben sentì che il medaglione ricominciava a bruciare sul<br />
suo petto, prima ghiaccio e fuoco, poi qualcosa <strong>di</strong>
completamente <strong>di</strong>verso. Si sentì separare, estrarre dal proprio<br />
corpo.<br />
Willow! si sentì gridare nel silenzio della mente.<br />
Fu il suo ultimo pensiero. Un lampo <strong>di</strong> luce argentea<br />
scaturì dal medaglione e si <strong>di</strong>resse attraverso la radura verso<br />
il Pala<strong>di</strong>no in attesa. Lui si sentì trasportare con esso fino a<br />
fondersi con il corpo del cavaliere errante del re. L'armatura<br />
gli si serrò attorno, allacciandosi e stringendosi, chiudendosi<br />
del tutto. Un guscio <strong>di</strong> ferro lo circondò, e il ricordo <strong>di</strong> chi e<br />
<strong>di</strong> che cos'era stato scomparve. La memoria del Pala<strong>di</strong>no<br />
<strong>di</strong>venne la sua, un fiotto <strong>di</strong> immagini e <strong>di</strong> pensieri che si<br />
estendevano a un migliaio <strong>di</strong> altri momenti e luoghi, un<br />
migliaio <strong>di</strong> altre vite, tutte <strong>di</strong> un guerriero il cui valore in<br />
battaglia non era mai stato superato, un campione che non<br />
era mai stato sconfitto.<br />
Ben Holiday era scomparso. Era <strong>di</strong>ventato il Pala<strong>di</strong>no.<br />
Notò per un attimo la figura lacera che restava immobile<br />
come una statua in riva al ruscello, barbuta e trasandata, un<br />
guscio logoro e malconcio. Sapeva che era il re <strong>di</strong> Landover<br />
e liquidò l'argomento.<br />
Voltando il destriero bianco, lo spronò oltre i cespugli e il<br />
sottobosco fra gli alberi della foresta e scomparve.<br />
Il grido <strong>di</strong> Willow richiamò quasi all'istante Meeks.<br />
Comparve dall'ombra delle mura in rovina <strong>di</strong> Mirwouk in<br />
sella al suo demone alato, con la veste scura che svolazzava<br />
contro il cielo luminoso del pomeriggio. Il demone si lanciò<br />
sul fianco della collina con un sibilo, posandosi
pesantemente in mezzo a un gruppo <strong>di</strong> pini all'estremità<br />
opposta. Le ali membranose si ripiegarono contro il corpo <strong>di</strong><br />
serpente, e le narici lanciarono piccoli sbuffi <strong>di</strong> fuoco. Dal<br />
dorso si levò una nube <strong>di</strong> vapore.<br />
Meeks scivolò lentamente giù dal collo squamoso, con gli<br />
occhi duri fissi sull'unicorno nero che scalpitava e sbuffava<br />
freneticamente a una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> metri da lui. Nella piega<br />
del braccio sano, teneva stretti i libri <strong>di</strong> magia.<br />
Con un gesto protettivo, Abernathy attirò <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> sé<br />
Willow, ancora scossa. «Sta' alla larga da noi, mago» or<strong>di</strong>nò<br />
con coraggio.<br />
Meeks lo ignorò. I suoi occhi erano fissi sull'unicorno.<br />
Avanzò <strong>di</strong> alcuni passi, lanciò una rapida occhiata a Willow<br />
e Abernathy, guardò <strong>di</strong> nuovo l'unicorno e poi si fermò.<br />
Sembrava attendere qualcosa. L'unicorno danzava e<br />
rabbrivi<strong>di</strong>va come se fosse stato già catturato, ma ancora non<br />
fuggiva.<br />
«Willow, che sta succedendo?» ringhiò Abernathy, in<br />
tono incalzante.<br />
La silfide riusciva a stento a reggersi in pie<strong>di</strong>. Scosse la<br />
testa, stor<strong>di</strong>ta, parlando con voce quasi impercettibile. «Ho<br />
visto» ripeté. «Le immagini, tutto… Ma sono… così tante,<br />
non posso…»<br />
Diceva frasi senza senso, ancora in preda allo choc,<br />
evidentemente. Abernathy l'aiutò a raggiungere un tratto <strong>di</strong><br />
erba fiorita e la fece sedere gentilmente. Poi si rivolse <strong>di</strong><br />
nuovo a Meeks.
«Lei non può farti del male, mago» esclamò, attirando<br />
subito l'attenzione <strong>di</strong> quegli occhi duri. «Perché non la lasci<br />
andare? L'unicorno è tuo, se lo desideri, anche se non riesco<br />
a immaginare perché. Il cielo sa, se non ha attirato sventure<br />
su tutti quelli che lo hanno incontrato!»<br />
Meeks continuava a guardarlo, senza <strong>di</strong>re niente.<br />
«Gli altri saranno qui a momenti, mago!» <strong>di</strong>chiarò<br />
Abernathy. «Faresti bene ad andartene in fretta.<br />
Meeks sorrise con freddezza. «Avvicinati un momento,<br />
scrivano» lo invitò a bassa voce. «Forse possiamo<br />
<strong>di</strong>scuterne.»<br />
Abernathy esitò, lanciò una rapida occhiata a Willow,<br />
respirò a fondo e si avviò attraverso la radura. Era così<br />
terrorizzato che si rendeva conto appena <strong>di</strong> muoversi.<br />
L'ultima cosa al mondo che avrebbe desiderato era andare<br />
laggiù dal mago e dal suo demone domestico, eppure era<br />
esattamente quello che stava facendo. Raddrizzò la schiena<br />
con fierezza, deciso ad andare fino in fondo. In realtà non<br />
aveva scelta. Doveva fare qualcosa per aiutare la ragazza, e<br />
pareva che quella fosse l'unica possibilità che gli si offriva.<br />
La giornata era calda e silenziosa; era una giornata magnifica<br />
per fare qualsiasi altra cosa. Abernathy si mosse più<br />
lentamente che poté e pregò che gli altri arrivassero prima<br />
che il mago lo trasformasse nella sua ultima offerta<br />
bruciacchiata.
Quando fu a una decina <strong>di</strong> passi da Meeks, si fermò. Il<br />
viso rugoso del mago era una maschera <strong>di</strong> astuzia e <strong>di</strong> falso<br />
calore. «Più vicino, per favore» sussurrò Meeks.<br />
Abernathy capì allora che era condannato. Non ci sarebbe<br />
stato scampo per lui. Poteva forse riuscire a rinviare la fine<br />
<strong>di</strong> qualche istante, ma nient'altro. D'altronde, anche qualche<br />
istante poteva aiutare Willow.<br />
Avanzò <strong>di</strong> cinque o sei passi e si fermò <strong>di</strong> nuovo. «Di che<br />
cosa dobbiamo <strong>di</strong>scutere?» domandò.<br />
Il sorriso gelido era sparito. «Perché non della possibilità<br />
che i tuoi amici siano qui ad aiutarti fra pochi istanti?»<br />
Accennò un breve gesto con i libri, e dagli alberi che<br />
circondavano la radura emerse un cerchio <strong>di</strong> piccole figure<br />
deformi. Le figure <strong>di</strong>lagarono dappertutto, accerchiandoli.<br />
Brutte facce <strong>di</strong> porco dai denti aguzzi e dalla lingua<br />
serpentina sbuffarono e squittirono avide nel silenzio.<br />
Abernathy si sentì drizzare i peli lungo la spina dorsale. Una<br />
dozzina <strong>di</strong> quei mostriciattoli spinsero fuori degli alberi<br />
Questor Thews, Bunion, Parsnip e gli gnomi Va' Via. Erano<br />
tutti imbavagliati e incatenati saldamente.<br />
Meeks si voltò. Il sorriso era tornato. «Pare che i tuoi<br />
amici non ti saranno <strong>di</strong> grande aiuto, dopo tutto. Ma è stato<br />
bello da parte tua aspettare che potessero unirsi a noi.»<br />
Abernathy vide svanire la sua ultima, debole speranza <strong>di</strong><br />
salvezza.<br />
«Corri, Willow!» gridò.
Poi, con un ringhio feroce, si lanciò su Meeks. Lo fece<br />
con l'idea piuttosto vaga <strong>di</strong> cogliere <strong>di</strong> sorpresa il mago e<br />
fargli cadere quei preziosi libri <strong>di</strong> magia, e quasi ci riuscì.<br />
Meeks era così occupato a orchestrare l'arrivo del suo<br />
piccolo esercito <strong>di</strong> demoni, che non gli era venuto in mente<br />
che il cane potesse decidere <strong>di</strong> reagire. Abernathy gli fu<br />
addosso quasi prima che si rendesse conto <strong>di</strong> quello che<br />
stava succedendo. Ma la magia controllata da Meeks era<br />
rapida come il pensiero, e la evocò subito in suo aiuto. Dai<br />
libri <strong>di</strong> magia si sprigionò una fiamma verde, e uno schermo<br />
<strong>di</strong> fiamme si abbatté su Abernathy. Il terrier dal pelo raso<br />
ricadde all'in<strong>di</strong>etro con una capriola giacque immobile, con il<br />
pelo bruciacchiato che fumava pigramente. Lo schermo <strong>di</strong><br />
fuoco che proteggeva Meeks e i libri <strong>di</strong> magia <strong>di</strong>vampò e si<br />
spense.<br />
Il mago guardò il punto in cui Willow era accasciata sul<br />
terreno e l'unicorno nero aspettava, dalla parte opposta della<br />
radura.<br />
«Finalmente» sussurrò, con la voce ridotta a un sibilo<br />
lento.<br />
Rivolse un cenno brusco ai demoni in attesa, e il cerchio<br />
cominciò a stringersi.<br />
Il silenzio scese sulla piccola radura, quasi che la natura si<br />
fosse portata un <strong>di</strong>to alle labbra e avesse detto al mondo<br />
"zitto". Ci fu un istante in cui tutto rallentò. Meeks attendeva<br />
impaziente che il cerchio <strong>di</strong> demonietti si stringesse. Il<br />
demone alato sbuffò, con le narici fumanti. Willow stava
seduta con la testa china, ancora stor<strong>di</strong>ta, i lunghi capelli<br />
sciolti sulle spalle come un velo. L'unicorno nero si avvicinò,<br />
un passo alla volta, un'ombra uscita dalle tenebre e<br />
dolorosamente smarrita alla luce del sole. Abbassò il muso e<br />
sfiorò gentilmente il braccio della silfide. Il magico<br />
splendore del corno si era scurito.<br />
Poi una raffica improvvisa <strong>di</strong> vento si abbatté sulle cime<br />
montuose e fischiò tra gli alberi. L'unicorno alzò la testa <strong>di</strong><br />
scatto, con le orecchie tese in avanti, e il suo corno<br />
risplendette più luminoso del sole. U<strong>di</strong>va suoni che nessun<br />
altro poteva <strong>di</strong>stinguere, suoni che attendeva da secoli.<br />
Alberi, cespugli e sterpi schizzarono via dalla parete <strong>di</strong><br />
vegetazione della foresta all'estremità settentrionale, come se<br />
fossero scagliati in aria da un pugno massiccio. Il vento ululò<br />
attraverso l'apertura rimasta, e la luce proruppe in un lampo<br />
<strong>di</strong> un bianco accecante. Meeks e il demone alato si ritrassero<br />
istintivamente, e i demonietti si gettarono a terra lanciando<br />
squittii.<br />
Un rombo <strong>di</strong> tuono si tramutò in un risuonare <strong>di</strong> zoccoli, e<br />
il Pala<strong>di</strong>no uscì dalla sua esistenza crepuscolare per dare<br />
battaglia.<br />
Meeks lanciò un urlo <strong>di</strong> rabbia e <strong>di</strong> incredulità. I demoni<br />
si stavano già <strong>di</strong>sperdendo in tutte le <strong>di</strong>rezioni, travolti dal<br />
terrore come se fossero foglie secche spazzate via da una<br />
scopa: non volevano saperne <strong>di</strong> affrontare il Pala<strong>di</strong>no. Meeks<br />
si voltò, con i libri <strong>di</strong> magia stretti saldamente alla veste<br />
scura dalla mano guantata <strong>di</strong> pelle. Strillò qualcosa <strong>di</strong>
inintelligibile al mostro alle sue spalle, e la creatura balzò in<br />
avanti sibilando.<br />
Il Pala<strong>di</strong>no deviò leggermente, mentre il destriero bianco<br />
rallentava appena voltandosi per affrontare il demone.<br />
Dalle fauci del demone scaturì il fuoco, che avvolse<br />
cavallo e cavaliere mentre si avvicinavano, ma il Pala<strong>di</strong>no<br />
attraversò la parete <strong>di</strong> fiamme e proseguì, con la lancia da<br />
combattimento abbassata. Il demone soffiò ancora una volta<br />
fuoco, e ancora una volta le fiamme investirono il cavaliere<br />
errante. Willow alzò la testa, e vide il cavaliere d'argento e il<br />
cavallo sparire tra le fiamme. D'improvviso si sentì<br />
risvegliare alla coscienza. Se il Pala<strong>di</strong>no era lì, c'era anche<br />
Ben!<br />
Le fiamme si levarono a piramide dall'erba della radura e<br />
bruciarono gli alberi che la ombreggiavano. Tutto avvizzì in<br />
un attimo per il calore incandescente, ma il Pala<strong>di</strong>no uscì<br />
ancora una volta dalle fiamme, con il destriero e l'armatura<br />
coperti <strong>di</strong> cenere e <strong>di</strong> fumo. Ormai era quasi addosso al<br />
demone, tenendo la lancia da battaglia in resta. Troppo tar<strong>di</strong><br />
il demone si accorse del pericolo, aprendo le ali e tentando <strong>di</strong><br />
levarsi al cielo. La lancia del Pala<strong>di</strong>no perforò le scaglie e le<br />
placche corazzate e penetrò nel petto massiccio. Il serpente-<br />
lupo gridò e s'inarcò all'in<strong>di</strong>etro, spezzando la lancia dentro<br />
<strong>di</strong> sé. Tentò <strong>di</strong> sollevarsi, uno sforzo fiacco e incerto che non<br />
riuscì a completare. Poi il suo cuore cedette, e il mostro<br />
ricadde a terra. Si abbatté sull'erba carbonizzata, fremette e<br />
giacque immobile.
Il Pala<strong>di</strong>no interruppe l'attacco mentre il demone<br />
agonizzava, allontanandosi bruscamente dal mostro che si<br />
<strong>di</strong>batteva. Poi voltò il cavallo, estrasse la grande spada e<br />
spronò il destriero bianco verso Meeks per concludere il<br />
combattimento.<br />
Ma stavolta Meeks era pronto per lui.<br />
Il vecchio viso duro e rugoso s'irrigidì per la<br />
concentrazione, mentre le labbra sottili del mago si<br />
ritraevano scoprendo i denti. Qualunque magia fosse in<br />
grado <strong>di</strong> dominare, ora vi stava facendo ricorso.<br />
Una maligna luce verde <strong>di</strong>vampò a metà strada fra il<br />
cavaliere errante che si avvicinava e il mago in attesa. Meeks<br />
lanciò un grido e s'irrigidì. La sua testa scattò all'in<strong>di</strong>etro e la<br />
luce verde esplose in mille schegge.<br />
Dal cuore del fuoco apparve una fila <strong>di</strong> scheletri in<br />
armatura che montavano cavalcature scheletriche, per metà<br />
capre, per metà serpenti. Willow contò. Tre, quattro,<br />
cinque… erano sei in tutto. Gli scheletri impugnavano spade<br />
e mazze con le mani ossute, senza guanti. Teschi senza<br />
elmetto sorridevano con un ghigno fisso. Cavalieri e<br />
cavalcature erano neri come la notte.<br />
Si voltarono all'unisono e si lanciarono contro il Pala<strong>di</strong>no.<br />
Il Pala<strong>di</strong>no spronò per affrontarli.<br />
Willow assisteva allo svolgimento della battaglia restando<br />
vicino all'unicorno nero. Ormai era tornata in sé, i suoi<br />
pensieri erano limpi<strong>di</strong>. Vide il Pala<strong>di</strong>no e i cavalieri neri<br />
scontrarsi in un cozzo <strong>di</strong> ferro, vide la polvere levarsi
turbinando all'impatto e vide uno dei cavalieri neri crollare in<br />
un mucchio <strong>di</strong> ossa sparse. I combattenti voltarono i cavalli e<br />
si colpirono <strong>di</strong> nuovo, e i rumori furono terrificanti. Lei si<br />
ritrasse dal combattimento, concentrando i pensieri non sul<br />
Pala<strong>di</strong>no, ma su Ben. Dov'era? Perché non era lì? Perché<br />
l'Alto Signore <strong>di</strong> Landover non era vicino al suo campione?<br />
Un altro cavaliere nero si abbatté al suolo, con le ossa<br />
dello scheletro che si separavano, spezzandosi come<br />
ramoscelli secchi sotto gli zoccoli del cavallo del Pala<strong>di</strong>no. Il<br />
Pala<strong>di</strong>no si allontanò, girò su se stesso e abbatté un terzo<br />
cavaliere, con la grande spada che emetteva lampi argentei<br />
descrivendo nell'aria il suo arco mici<strong>di</strong>ale. I cavalieri<br />
rimanenti conversero su <strong>di</strong> lui, martellandolo <strong>di</strong> colpi,<br />
facendo sprizzare clangori metallici e scintille dalla sua<br />
armatura, respingendolo.<br />
Willow si mise in ginocchio. Il Pala<strong>di</strong>no correva il rischio<br />
<strong>di</strong> essere abbattuto.<br />
Poi piccoli scoppi <strong>di</strong> fuoco verde si accesero sulle ossa dei<br />
tre cavalieri neri che erano caduti, e sei nuovi scheletri si<br />
alzarono dalla caligine fumosa per unirsi ai compagni.<br />
Willow si sentì stringere lo stomaco in una morsa <strong>di</strong> gelo.<br />
Avevano raddoppiato la loro forza. Ormai erano troppi per il<br />
Pala<strong>di</strong>no.<br />
Lei balzò in pie<strong>di</strong>, animata dalla determinazione. Questor,<br />
i cobol<strong>di</strong> e gli gnomi erano ancora legati e inermi, Abernathy<br />
era ancora privo <strong>di</strong> sensi. Meeks li aveva messi tutti fuori<br />
combattimento. Non restava che lei per aiutare il Pala<strong>di</strong>no.
Non restava nessun altro per aiutare Ben.<br />
Sapeva che cosa doveva fare. L'unicorno nero era fermo<br />
tranquillamente accanto a lei, con gli occhi <strong>di</strong> smeraldo fissi<br />
nei suoi. Vi splendeva un'intelligenza inconfon<strong>di</strong>bile. In<br />
quegli occhi lei poteva leggere che cosa doveva fare, e<br />
rispecchiavano quello che già sapeva in fondo al suo cuore.<br />
Trasse un respiro profondo, tese le braccia e abbracciò<br />
ancora una volta l'unicorno.<br />
La magia la pervase all'istante, pronta e ansiosa. Il corpo<br />
delicato dell'unicorno rabbrividì per il sollievo, e<br />
cominciarono le immagini. Emersero nel bacino della mente<br />
della silfide, accavallandosi alla rinfusa. Willow si ritrasse <strong>di</strong><br />
scatto dalla loro intensità, provò l'impulso <strong>di</strong> gridare e lo<br />
represse. Il bisogno era minore, stavolta, il desiderio più<br />
controllabile. Si sforzò <strong>di</strong> dominarlo. Le immagini allora<br />
rallentarono, si or<strong>di</strong>narono in una successione regolare e<br />
ripresero daccapo. Il misto <strong>di</strong> dolore e angoscia che le<br />
accompagnava <strong>di</strong>minuì, e la loro luminosità si attenuò fino a<br />
raggiungere un grado sopportabile.<br />
Lei cominciò a riconoscere ciò che vedeva. Le sue <strong>di</strong>ta<br />
accarezzarono il collo serico e delicato dell'unicorno mentre<br />
la magia li univa.<br />
Una voce si levò in un grido.<br />
Figlia delle fate! Liberami!<br />
La voce apparteneva all'unicorno e a nessun altro.<br />
Qualcosa nell'unicorno era reale, qualcos'altro no. Le<br />
immagini apparivano e scomparivano nella mente <strong>di</strong> Willow,
e lei le guardava scorrere. L'unicorno nero cercava la libertà.<br />
Era venuto in cerca <strong>di</strong> quella libertà. Era convinto che<br />
l'avrebbe trovata tramite… perché?… tramite Ben! L'Alto<br />
Signore lo avrebbe liberato perché l'Alto Signore<br />
padroneggiava la magia del Pala<strong>di</strong>no, e soltanto il Pala<strong>di</strong>no<br />
era forte abbastanza da controbattere la magia che lo teneva<br />
prigioniero, la magia esercitata da Meeks; ma poi non c'era<br />
più nessun Alto Signore e l'unicorno nero era rimasto solo in<br />
quella terra, cercando, e invece era arrivata Willow, anche lei<br />
in cerca, portando le briglie d'oro che il mago aveva creato<br />
per domarlo quando si era liberato per la prima volta, tanto<br />
tempo prima. L'unicorno aveva avuto paura <strong>di</strong> Willow e<br />
delle briglie, non conoscendo il suo intento, ed era fuggito da<br />
lei finché non aveva capito che era buona, che poteva<br />
aiutarlo, e che poteva portarlo dall'Alto Signore e farlo<br />
liberare. Willow avrebbe riconosciuto l'Alto Signore anche<br />
sotto il suo travestimento, quando nemmeno l'Alto Signore<br />
riconosceva se stesso…<br />
Le immagini ora si susseguivano più rapide, e Willow si<br />
sforzò <strong>di</strong> nuovo <strong>di</strong> rallentarle in modo che il loro significato<br />
non andasse perduto. Aveva il respiro affannoso come se<br />
avesse corso a lungo, e il viso coperto da un velo lucente <strong>di</strong><br />
sudore.<br />
La voce gridò <strong>di</strong> nuovo nella sua mente.<br />
Il potere dell'Alto Signore era perduto per lui e quin<strong>di</strong> per<br />
me! Non potevo essere liberato!
La voce era quasi frenetica. Le immagini sussurravano in<br />
tono incalzante. I sogni che avevano spinto Willow alla sua<br />
ricerca erano un misto <strong>di</strong> verità e menzogne, sogni inviati<br />
nello stesso tempo dal mago e dalle fate… Fate? I suoi sogni<br />
erano inviati dalle fate?… Tutto doveva convergere al fine<br />
che la verità fosse rivelata e fosse evocato il potere<br />
necessario, al fine che il Pala<strong>di</strong>no e il mago potessero<br />
scontrarsi e prevalesse il più forte, il più forte che era anche<br />
il buono, e allora i libri <strong>di</strong> magia avrebbero potuto esistere,<br />
finalmente e per sempre, avrebbero potuto e dovuto<br />
esistere…<br />
S'intromise qualcosa, altre immagini, altri pensieri<br />
imprigionati nell'unicorno per secoli senza fine. Willow<br />
s'irrigidì e le sue braccia si chiusero intorno al collo snello.<br />
Sentì l'urlo salire ancora una volta dentro <strong>di</strong> lei, stavolta<br />
incontrollabile, fino alla follia! Vedeva qualcosa <strong>di</strong> nuovo<br />
nelle immagini. L'unicorno nero non era una vita sola, ma<br />
molte! "Oh, Ben!" gridò dentro <strong>di</strong> sé. Fra le immagini<br />
c'erano vite che lottavano per liberarsi senza riuscirvi, che<br />
anelavano a cose che lei non poteva comprendere in mon<strong>di</strong><br />
che non riusciva a immaginare. Tremava per l'intensità delle<br />
emozioni che la scuotevano. Anime imprigionate, vite tenute<br />
al laccio, magia strappata e usata a torto: Ben!<br />
Poi apparve un'immagine improvvisa dei libri <strong>di</strong> magia<br />
scomparsi, rinchiusi in un luogo buio, segreto, un luogo<br />
saturo dell'odore <strong>di</strong> un'entità maligna. Vi fu un'immagine <strong>di</strong><br />
fuoco che <strong>di</strong>vampava da uno <strong>di</strong> quei libri, ardendo con
l'intensità della vita che rinasceva, e da quel fuoco e da quel<br />
libro balzava fuori l'unicorno nero, <strong>di</strong> nuovo libero, che<br />
correva dal buio verso la luce, cercando…<br />
La voce lanciò il suo grido finale.<br />
Distruggi i libri!<br />
Il grido era <strong>di</strong>sperato. Il grido era quasi un urlo. Cancellò<br />
le immagini; consumò ogni cosa con la sua urgenza. Il<br />
dolore che trasmise era intollerabile.<br />
Il grido <strong>di</strong> Willow eruppe finalmente, innalzandosi al <strong>di</strong><br />
sopra dei rumori del combattimento. La silfide si staccò<br />
dall'unicorno nero e barcollò all'in<strong>di</strong>etro, sul punto <strong>di</strong> svenire<br />
per l'intensità dell'esperienza vissuta. Cadde in ginocchio,<br />
con la testa bassa per respingere un'ondata <strong>di</strong> nausea e <strong>di</strong><br />
freddo. Credette <strong>di</strong> morire e nello stesso istante capì che non<br />
era vero. Sentiva l'unicorno nero rabbrivi<strong>di</strong>re in modo<br />
incontrollabile accanto a lei.<br />
Le parole <strong>di</strong> quel grido finale le salirono alle labbra in un<br />
sussurro. «Distruggi i libri!»<br />
Si sollevò appena e le gridò oltre il campo <strong>di</strong> battaglia<br />
della piccola radura.<br />
Le parole erano come sottili ostie <strong>di</strong> carta travolte da una<br />
tempesta. Il Pala<strong>di</strong>no non le udì, consumato dal furore della<br />
battaglia che stava combattendo. Meeks non le udì, con tutta<br />
la concentrazione rivolta a dominare la magia che aveva<br />
evocato per salvarsi. Questor Thews, Bunion, Parsnip, Fillip<br />
e Sot, abbandonati dai demoni che li avevano catturati, erano<br />
legati e imbavagliati ai margini della radura.
Soltanto Abernathy le udì.<br />
Il cane era semi svenuto, e le parole gli sembrarono<br />
provenire da un punto esterno alle tenebre dei suoi pensieri.<br />
Batté pigramente le palpebre, sentì le parole echeggiare,<br />
sentì poi il fragore del combattimento che si svolgeva<br />
intorno a lui, e s'impose <strong>di</strong> aprire gli occhi del tutto.<br />
Il Pala<strong>di</strong>no e i cavalieri neri roteavano su se stessi e si<br />
colpivano l'un l'altro al centro della radura, un caleidoscopio<br />
<strong>di</strong> movimenti e <strong>di</strong> suoni. Willow e l'unicorno nero erano<br />
figurine intrappolate all'estremità opposta. Non riuscì a<br />
vedere affatto gli altri amici.<br />
Ansimò, leccandosi il naso, e sentì un dolore sordo e<br />
continuo <strong>di</strong>ffondersi in tutto il corpo malconcio. Ricordò<br />
quello che gli era stato fatto e dove si trovava.<br />
Pian piano, si girò faticosamente in modo da vedere<br />
meglio. Meeks era fermo quasi vicino a lui. Rimasto preso<br />
nel combattimento fra il Pala<strong>di</strong>no e i cavalieri neri, il mago<br />
era avanzato <strong>di</strong> quei cinque o sei passi che prima lo<br />
separavano dal cane.<br />
Le parole echeggiarono ancora nella mente <strong>di</strong> Abernathy.<br />
Distruggi i libri!<br />
Il cane tentò <strong>di</strong> mettersi in pie<strong>di</strong> e si accorse che il corpo<br />
non gli rispondeva. Si lasciò ricadere. Altri pensieri<br />
s'intromisero. Distruggere i libri? Distruggere la sua unica<br />
possibilità <strong>di</strong> poter mai ri<strong>di</strong>ventare un uomo? Come poteva<br />
anche solo considerare un'ipotesi del genere?
Un altro cavaliere fu abbattuto, e si sentì un rumore <strong>di</strong><br />
ossa spezzate. Il Pala<strong>di</strong>no era incalzato da ogni lato, con<br />
l'armatura annerita dalla cenere e scalfita da colpi <strong>di</strong> spada e<br />
<strong>di</strong> ascia. Stava perdendo la battaglia.<br />
Abernathy capì che cosa avrebbe significato per tutti loro,<br />
se lui non smetteva <strong>di</strong> pensare ai suoi problemi personali.<br />
Tentò <strong>di</strong> nuovo <strong>di</strong> alzarsi e scoprì che ora gli riusciva… ma<br />
non del tutto. Il muso gli ricadde in basso in una smorfia <strong>di</strong><br />
frustrazione.<br />
Poi Meeks si spostò ancora, e d'improvviso le sue gambe<br />
furono a pochi centimetri dalla testa <strong>di</strong> Abernathy. Il mago<br />
portava delle scarpe morbide; la gamba era scoperta. La<br />
smorfia <strong>di</strong> Abernathy si tramutò in un ringhio. Gli era stata<br />
appena offerta la sua ultima occasione.<br />
Si lanciò a testa bassa su Meeks, chiudendo le mascelle<br />
sulla caviglia del mago, e addentò con forza. Meeks lanciò<br />
un urlo <strong>di</strong> dolore e stupore insieme, alzò <strong>di</strong> scatto la mano e i<br />
libri magici volarono via.<br />
Dopo <strong>di</strong> che, tutto accadde in un attimo. Ci fu un lampo <strong>di</strong><br />
luce nera che scoccò attraverso la radura, passando oltre il<br />
Pala<strong>di</strong>no e i cavalieri scheletrici, oltre le nubi <strong>di</strong> polvere e gli<br />
scoppi <strong>di</strong> fuoco verde. L'unicorno nero corse più veloce del<br />
pensiero. Meeks <strong>di</strong>menava freneticamente le gambe,<br />
tentando <strong>di</strong> liberarsi dalle mascelle <strong>di</strong> Abernathy, tendendo<br />
nello stesso tempo la mano verso i libri volati in aria.<br />
Abernathy non mollava. Willow gridò, e Abernathy strinse<br />
ancor più forte la presa. Poi l'unicorno nero li raggiunse.
Balzò in aria, con il corno risplendente <strong>di</strong> magia, trafisse i<br />
libri che roteavano nell'aria, infranse la loro rilegatura come<br />
se fosse <strong>di</strong> vetro e sparpagliò le loro pagine ovunque.<br />
Le pagine sciolte svolazzarono verso terra, quelle con i<br />
<strong>di</strong>segni degli unicorni che si mescolavano a quelle con il<br />
centro carbonizzato dal fuoco interno. Meeks gridò e si<br />
liberò finalmente dalle mascelle <strong>di</strong> Abernathy. Un fuoco<br />
verde si sprigionò dalle sue <strong>di</strong>ta tese e colpì l'unicorno<br />
mentre balzava in aria, facendolo ricadere <strong>di</strong> lato. L'unicorno<br />
si torse a mezz'aria, e dal suo corno un fuoco bianco scoccò<br />
ad arco contro il mago. Meeks rispose. Il fuoco verde esplose<br />
contro l'unicorno, e il fuoco bianco scosse Meeks. Le<br />
fiamme correvano alternandosi fra unicorno e mago,<br />
aumentando <strong>di</strong> intensità a ogni nuovo scoppio.<br />
Il Pala<strong>di</strong>no si voltò rapidamente al centro della radura,<br />
roteando la spada in un arco che tagliò a metà i cavalieri neri<br />
superstiti e sparpagliò le loro ossa. Ormai era quasi una<br />
formalità; i cavalieri neri si stavano già <strong>di</strong>sintegrando. La<br />
magia che li aveva sorretti aveva abbandonato le loro forme<br />
vuote. Si ridussero in polvere all'istante e sparirono.<br />
Quin<strong>di</strong> il Pala<strong>di</strong>no si lanciò verso l'unicorno e il mago, ma<br />
non riuscì a raggiungerli in tempo. Il fuoco aveva avvolto<br />
Meeks, con una magia troppo forte perfino per lui. Urlò per<br />
l'ultima volta ed esplose in una nube <strong>di</strong> fumo. L'unicorno<br />
nero fu circondato dalle fiamme nello stesso momento.<br />
Colpito, s'inarcò verso il cielo, balzò in aria e scomparve.
Anche il Pala<strong>di</strong>no scomparve. Si allontanò in un bagliore<br />
improvviso <strong>di</strong> luce bianca, che spazzò via la cenere e la<br />
polvere e restaurò l'armatura d'argento finché splendette<br />
come nuova, tutto nel giro <strong>di</strong> un istante, e cavaliere errante e<br />
luce svanirono semplicemente.<br />
Abernathy e Willow rimasero a guardarsi senza parole ai<br />
due estremi della radura carbonizzata e deserta.<br />
Poi accadde.<br />
Lo videro tutti: Willow e Abernathy rannicchiati sul<br />
fianco carbonizzato della collina, ancora stor<strong>di</strong>ti dalla<br />
violenza del combattimento appena concluso; Questor, i<br />
cobol<strong>di</strong> e gli gnomi Va' Via mentre si sforzavano inutilmente<br />
<strong>di</strong> mettersi a sedere, ancora avvinti dalle corde che i demoni<br />
avevano usato per imprigionarli; e perfino Ben Holiday che<br />
usciva inciampando, senza fiato, dagli alberi della foresta<br />
dopo aver corso per tutta la strada dal luogo della sua<br />
metamorfosi, senza sapere che cosa gli avesse portato,<br />
sapendo soltanto che doveva venire. Videro, e trattennero il<br />
fiato tutti insieme per la meraviglia.<br />
Cominciò come un vento che turbò la quiete dei monti,<br />
dapprima solo un soffio lieve, poi un fragore simile al rombo<br />
<strong>di</strong> un oceano. Il vento si levò dalla terra sulla quale erano<br />
sparsi i fogli sciolti dei libri <strong>di</strong> magia, smuovendo polvere e<br />
cenere, attizzando le poche scintille minuscole <strong>di</strong> fiamma<br />
verde che ancora guizzavano fra l'erba del prato. S'innalzò<br />
verso il cielo come una tromba d'aria, risucchiando quelle<br />
pagine sparse come in una tempesta <strong>di</strong> neve. Le pagine che
erano bruciate ri<strong>di</strong>vennero intatte, con gli orli consumati che<br />
si ricomponevano, la superficie ingiallita che ri<strong>di</strong>ventava<br />
bianca e levigata. Le pagine che erano piene <strong>di</strong> <strong>di</strong>segni <strong>di</strong><br />
unicorni si mescolarono e si unirono ad esse finché <strong>di</strong>venne<br />
impossibile <strong>di</strong>stinguerle. Un muro <strong>di</strong> pagine s'innalzò fino al<br />
cielo, crepitando e schioccando mentre il vento le sferzava<br />
nell'aria.<br />
Poi le pagine cominciarono a cambiare. I <strong>di</strong>segni<br />
cominciarono a ondeggiare e flettersi, e <strong>di</strong> colpo gli unicorni<br />
presero vita. Non più immobilizzati in un <strong>di</strong>segno,<br />
cominciarono a correre ai margini dell'imbuto <strong>di</strong> vento.<br />
Erano centinaia, tutti bianchi, tutti in movimento, un turbine<br />
<strong>di</strong> potenza e <strong>di</strong> velocità. Ormai le pagine e le rilegature dei<br />
libri <strong>di</strong> magia erano scomparse; c'erano soltanto gli unicorni.<br />
Volavano nell'aria e lanciavano grida estatiche che<br />
sopraffacevano il rombo del vento.<br />
<strong>Liberi</strong>! sembravano <strong>di</strong>re. <strong>Liberi</strong>!<br />
Poi la tromba d'aria si frantumò e gli unicorni si<br />
sparpagliarono, inondando il cielo sopra la radura fra le<br />
montagne <strong>di</strong> una pioggia <strong>di</strong> corpi aggraziati, delicati, come<br />
fuochi d'artificio esplosi in una pioggia <strong>di</strong> bellezza<br />
incre<strong>di</strong>bile. Gli unicorni si <strong>di</strong>spersero nel cielo sospinti<br />
nell'aria dalla magia della metamorfosi, poi s'innalzarono<br />
allontanandosi. Le loro grida rimasero per un attimo sospese<br />
nell'aria, poi svanirono nel silenzio.<br />
La quiete era tornata a regnare sulle montagne.
CAPITOLO 21<br />
La leggenda<br />
«Non è mai esistito un unicorno nero» <strong>di</strong>sse Willow.<br />
«Esisteva, ma era solo un inganno» ribatté Ben.<br />
Questor Thews e Abernathy, Bunion e Parsnip, Fillip e<br />
Sot si guardarono l'un l'altro, confusi.<br />
Erano seduti all'ombra <strong>di</strong> una grande quercia veneranda ai<br />
margini della radura, e l'odore <strong>di</strong> terra bruciata che aleggiava<br />
ancora nell'aria era un ricordo pungente <strong>di</strong> tutto quello che<br />
era accaduto. Le ultime scintille <strong>di</strong> fuoco verde si erano<br />
spente, ma pennacchi <strong>di</strong> fumo e particelle <strong>di</strong> polvere e <strong>di</strong><br />
cenere fluttuavano ancora senza peso nell'aria assolata del<br />
pomeriggio. Abernathy era stato spazzolato, gli altri erano<br />
stati liberati dai legacci, e tutti e sei si erano radunati intorno<br />
a Ben e Willow, che stavano cercando <strong>di</strong> spiegare l'accaduto.<br />
Non era facile perché nessuno dei due sapeva ancora tutto,<br />
quin<strong>di</strong> mettevano insieme la storia un po' alla volta.<br />
«Forse sarebbe più facile se cominciassimo dall'inizio»<br />
propose Ben.<br />
Si protese in avanti, incrociando le gambe. Era lacero e<br />
sporco, ma finalmente tutti lo riconoscevano. Svelando il<br />
proprio errore aveva svelato anche il loro.<br />
«Molto tempo fa, le fate mandarono a Landover gli<br />
unicorni bianchi per un viaggio in alcuni dei mon<strong>di</strong> mortali.<br />
Questo lo sappiamo dalle storie. Gli unicorni erano la forma
<strong>di</strong> magia più riconoscibile che le fate possedessero, e li<br />
mandarono in quei mon<strong>di</strong> dove la fede nella magia era in<br />
pericolo <strong>di</strong> scomparire del tutto. Dopo tutto, deve restare un<br />
po' <strong>di</strong> fede nella magia… per quanto poca… perché un<br />
mondo possa sopravvivere.»<br />
"Ma gli unicorni scomparvero. Scomparvero perché i<br />
maghi <strong>di</strong> Landover li intercettarono e li imprigionarono.<br />
Volevano usare per sé la magia degli unicorni. Ricor<strong>di</strong>,<br />
Questor, quando mi hai detto che un tempo i maghi erano<br />
una corporazione potente che prestava i suoi servigi al<br />
miglior offerente, prima che il re mandasse il Pala<strong>di</strong>no a<br />
sistemarli? Bene, scommetto che gran parte <strong>di</strong> quella magia<br />
proveniva dagli unicorni imprigionati, una magia che i<br />
maghi avevano incanalato per attingervi. Non so quale magia<br />
possedessero all'inizio per intrappolare gli unicorni… una<br />
sorta <strong>di</strong> inganno, <strong>di</strong>rei. Pare che sia il loro trucco preferito. In<br />
ogni caso, li catturarono, li trasformarono in <strong>di</strong>segni e li<br />
intrappolarono in quei libri".»<br />
«Ma non per intero» intervenne Willow.<br />
«No, non per intero» convenne Ben. «E' qui che viene il<br />
bello. I maghi separarono il corpo dallo spirito <strong>di</strong> ogni<br />
unicorno nell'operare la trasformazione. Imprigionarono il<br />
corpo in un libro e lo spirito nell'altro! Così indebolirono gli<br />
unicorni e li resero più facili da controllare. Il corpo senza lo<br />
spirito non è mai tanto forte. La magia dei maghi era<br />
abbastanza potente da imprigionare ciascuno dei due
separatamente; il trucco stava nell'impe<strong>di</strong>re che si<br />
riunissero.»<br />
«Ed era quello il pericolo che Meeks si trovò ad<br />
affrontare quando l'unicorno nero fuggì» aggiunse Willow.<br />
«Giusto. Perché l'unicorno nero era lo spirito collettivo<br />
degli unicorni neri imprigionati!» Ben corrugò la fronte.<br />
«Vedete, finché i maghi riuscivano a sostenere la forza delle<br />
magia che teneva chiusi i libri, gli unicorni non potevano<br />
liberarsi e i maghi potevano attingere alla magia degli<br />
unicorni e sfruttarla per i loro scopi. Anche dopo che il re <strong>di</strong><br />
Landover mandò il Pala<strong>di</strong>no a <strong>di</strong>struggere la lega dei maghi,<br />
anni fa, i libri sopravvissero. Probabilmente furono tenuti<br />
nascosti per un certo tempo. Anche in seguito, i maghi che<br />
ancora restavano, quelli ormai al servizio del re, fecero<br />
attenzione che nessuno conoscesse la reale fonte del loro<br />
potere. E i libri passarono da un mago all'altro finché<br />
giunsero nelle mani <strong>di</strong> Meeks.»<br />
Ben si portò l'in<strong>di</strong>ce alle labbra. «Ma nel frattempo era<br />
sorto un problema con gli unicorni. Di tanto in tanto,<br />
fuggivano. Accadeva qualcosa, i maghi allentavano la<br />
vigilanza, e gli unicorni si liberavano. Non accadeva spesso,<br />
naturalmente, perché i maghi facevano buona guar<strong>di</strong>a ai<br />
libri, ma ogni tanto accadeva. Ogni volta, era la parte dello<br />
spirito degli unicorni imprigionati che riusciva a scappare,<br />
dato che la magia dello spirito è sempre più forte <strong>di</strong> quella<br />
del corpo. Lo spirito si liberava bruciando le pagine del libro<br />
magico che lo tenevano prigioniero e fuggiva. Ma era privo
<strong>di</strong> una vera presenza fisica, era soltanto un'ombra fatta <strong>di</strong><br />
desiderio e <strong>di</strong> volontà, una silhouette che acquistava<br />
momentaneamente sostanza e vita, e non <strong>di</strong> più.» Lanciò una<br />
rapida occhiata a Willow per avere conferma, e lei annuì. «E<br />
poiché era nero <strong>di</strong> colore, essendo solo un'ombra, veniva<br />
generalmente considerato una creatura del male anziché del<br />
bene. Dopo tutto, chi aveva mai sentito parlare <strong>di</strong> un<br />
unicorno nero? I maghi, ne sono certo, hanno sparso la voce<br />
che l'unicorno nero era un'aberrazione, un essere pericoloso,<br />
forse ad<strong>di</strong>rittura un demone. Probabilmente hanno dato<br />
qualche cattivo esempio per rafforzare quella convinzione.<br />
Questo teneva tutti alla larga da lui, mentre i maghi<br />
stu<strong>di</strong>avano il modo per catturarlo <strong>di</strong> nuovo.»<br />
«Le briglie d'oro furono usate a quello scopo» intervenne<br />
Willow, riprendendo il racconto. «I maghi sfruttarono la loro<br />
capacità per creare le briglie dopo la prima fuga. Le briglie<br />
erano una magia che poteva attirare e trattenere l'unicorno<br />
nero, dando ai maghi il tempo <strong>di</strong> imprigionarlo <strong>di</strong> nuovo.<br />
Veniva sempre catturato in fretta, non restava mai libero a<br />
lungo. Veniva rimandato nei libri <strong>di</strong> magia, le pagine<br />
bruciate venivano restaurate e tutto tornava come prima. I<br />
maghi non correvano rischi. I libri erano la loro magia più<br />
grande, e non potevano rischiare che andassero danneggiati o<br />
perduti.»<br />
Si rivolse a Ben. «Ecco perché l'unicorno nero aveva tanta<br />
paura <strong>di</strong> me, all'inizio. Pur nella sua necessità, era<br />
terrorizzato. Io sentivo la sua paura ogni volta che mi
avvicinavo e <strong>di</strong> nuovo, in seguito, quando l'ho toccato. Mi<br />
credeva uno strumento dei maghi che lo avevano<br />
imprigionato, non poteva conoscere la verità. Soltanto alla<br />
fine, a quanto pare, ha capito che non ero al servizio <strong>di</strong><br />
Meeks.»<br />
«Il che ci riporta al presente» annunciò Ben,<br />
raddrizzandosi. «Meeks si era impadronito dei libri <strong>di</strong> magia<br />
a sua volta e li aveva usati come tutti i maghi prima <strong>di</strong> lui.<br />
Ma poi il vecchio re morì e tutto cominciò ad andare in<br />
rovina. L'unicorno nero non fuggiva da moltissimo tempo,<br />
forse secoli, e in tutti quegli anni non c'era stato bisogno<br />
delle briglie d'oro. Credo che anche i maghi prima <strong>di</strong> Meeks<br />
abbiano prestato molta attenzione a esse per un po', dato che<br />
a quanto pare fu prima dei tempi <strong>di</strong> Meeks che furono rubate<br />
per la prima volta dalla Strega del Crepuscolo. In seguito<br />
furono rubate da Strabo e poi fecero avanti e in<strong>di</strong>etro fra i<br />
due. Meeks sapeva dov'erano, immagino, ma i libri <strong>di</strong> magia<br />
erano saldamente sotto il suo controllo, e in ogni caso la<br />
strega e il mago non conoscevano il vero scopo delle briglie.<br />
I guai sono cominciati quando Meeks si è trasferito nel mio<br />
mondo per reclutare un nuovo re per Landover e ha nascosto<br />
i libri <strong>di</strong> magia durante la sua assenza. Suppongo che<br />
pensasse <strong>di</strong> non restare lontano tanto a lungo perché<br />
succedesse qualcosa, ma le cose non sono andate così.<br />
Quando io non mi sono ripresentato strisciando a restituire il<br />
medaglione e il Marchio <strong>di</strong> Ferro non è riuscito a<br />
<strong>di</strong>struggermi, Meeks si è trovato all'improvviso intrappolato
laggiù, con i libri <strong>di</strong> magia ancora nascosti da questa parte.<br />
La magia che imprigionava gli unicorni si è nuovamente<br />
indebolita durante la sua assenza, e la parte spirituale,<br />
l'unicorno nero, si è liberato bruciando le pagine del libro ed<br />
è fuggito.»<br />
«Allora ecco perché il mio fratellastro ha mandato i<br />
sogni!» esclamò Questor, mentre una nuova comprensione<br />
cominciava a illuminare il suo viso da gufo. «Doveva tornare<br />
a Landover, ricuperare i libri nascosti e trovare le briglie<br />
d'oro alla svelta. In caso contrario, l'unicorno nero poteva<br />
trovare il modo <strong>di</strong> liberare tutti gli unicorni bianchi, le sue<br />
identità fisiche, e la magia sarebbe andata perduta!»<br />
«Ed è esattamente quello che ha tentato <strong>di</strong> fare»<br />
confermò Willow. «Non solo questa volta, ma tutte le volte<br />
che è riuscito a liberarsi. Tentava <strong>di</strong> trovare l'unica magia<br />
che credeva più forte <strong>di</strong> quella dei maghi… il Pala<strong>di</strong>no! In<br />
passato era sempre stato catturato così in fretta da non avere<br />
nessuna vera possibilità. Sapeva che il Pala<strong>di</strong>no era il<br />
campione del re, ma non riusciva mai a raggiungere il re.<br />
Stavolta era certo <strong>di</strong> riuscirci, solo che non c'era nessun re da<br />
raggiungere. Meeks è stato pronto ad agire, una volta<br />
scoperto che l'unicorno era fuggito. Ha usato un sogno per<br />
attirare Ben fuori da Landover prima che l'unicorno potesse<br />
raggiungerlo. Poi è tornato insieme a lui e ha alterato il suo<br />
aspetto in modo che nessuno, compreso l'unicorno nero,<br />
potesse riconoscerlo.»
«Penso che mi avrebbe riconosciuto se non fosse stato<br />
imprigionato così a lungo» intervenne Ben. «Le creature<br />
magiche più antiche, come la Strega del Crepuscolo e<br />
Strabo, erano in grado <strong>di</strong> riconoscermi, ma l'unicorno aveva<br />
<strong>di</strong>menticato gran parte della sua magia mentre era<br />
prigioniero.»<br />
«Potrebbe averla perduta anche a causa dell'uso che ne<br />
facevano i maghi» aggiunse Willow.<br />
«Quella notte nella mia stanza, quando usò la sua magia<br />
per trasformarmi, Meeks mi <strong>di</strong>sse che avevo guastato in<br />
qualche modo i suoi piani» riprese Ben, tornando<br />
all'argomento della sua identità perduta. «Naturalmente, io<br />
non avevo idea <strong>di</strong> quello che avevo fatto. Non sapevo <strong>di</strong> che<br />
cosa stesse parlando. La verità era che tutto ciò che avevo<br />
fatto lo avevo fatto inavvertitamente. Non sapevo che i libri<br />
contenessero magia rubata e che, se lui non si fosse trovato a<br />
Landover, la magia poteva andare perduta. Cercavo solo <strong>di</strong><br />
restare vivo.»<br />
«Un momento, Alto Signore.» Abernathy stava<br />
scuotendo la testa confuso. «Meeks ha mandato tre sogni: il<br />
suo per assicurarsi un modo <strong>di</strong> tornare a Landover, quello <strong>di</strong><br />
Questor Thews per ottenere il possesso dei libri magici<br />
nascosti e quello <strong>di</strong> Willow per ricuperare le briglie perdute.<br />
I sogni hanno funzionato come previsto, tranne quello <strong>di</strong><br />
Willow. Lei ha trovato le briglie, ma non le ha riportate<br />
come il sogno le aveva detto <strong>di</strong> fare. Perché?»<br />
«Le fate» rispose Willow.
«Le fate» fece eco Ben.<br />
«Quella prima mattina ho detto che il mio sogno<br />
sembrava incompleto, che sentivo <strong>di</strong> dover sapere dell'altro»<br />
spiegò Willow. «Ci sono stati altri sogni dopo quello; in<br />
ciascuno, l'unicorno appariva sempre meno demone, sempre<br />
più vittima. Le fate mi mandavano quei sogni per guidarmi<br />
nella ricerca e insegnarmi che i miei timori erano falsi. Pian<br />
piano, sono arrivata a capire che il primo sogno era per<br />
qualche aspetto una menzogna, che l'unicorno nero non era<br />
mio nemico, che aveva bisogno <strong>di</strong> aiuto, e che io dovevo<br />
prestargli quell'aiuto. Dopo che il drago mi ha dato le briglie<br />
d'oro, sono stata persuasa ancor più, da sogni e visioni, che<br />
dovevo andare io stessa in cerca dell'unicorno se volevo<br />
scoprire la verità.»<br />
«A me le fate hanno mandato Edgewood Dirk» <strong>di</strong>sse Ben<br />
con un sospiro. «Non sono intervenute per aiutarmi<br />
<strong>di</strong>rettamente, è naturale, non lo fanno mai per nessuno. Le<br />
risposte alle nostre <strong>di</strong>fficoltà devono venire sempre da noi<br />
stessi; si aspettano che risolviamo i nostri problemi da soli.<br />
Ma Dirk è stato il catalizzatore che mi ha aiutato a farlo, mi<br />
ha aiutato a scoprire la verità sul medaglione. Meeks aveva<br />
istigato l'inganno che mi aveva indotto a credere <strong>di</strong> averlo<br />
perduto. Dirk mi ha aiutato a capire che ero io ad alimentare<br />
quell'inganno, e che se io riuscivo a riconoscere la verità,<br />
avrebbero potuto farlo anche altri, ed è esattamente quello<br />
che è successo.»
«Ed è per questo che il Pala<strong>di</strong>no è riuscito a raggiungerci<br />
in tempo, a quanto pare» <strong>di</strong>sse Questor.<br />
«Ed è per questo che i libri <strong>di</strong> magia sono stati finalmente<br />
<strong>di</strong>strutti e gli unicorni liberati» aggiunse Willow.<br />
«E Meeks è stato <strong>di</strong>strutto» completò Abernathy.<br />
«Per l'appunto» convenne Ben.<br />
«Grande Alto Signore!» esclamò con fervore Fillip.<br />
«Possente Alto Signore!» fece eco Sot.<br />
Ben gemette. «Per favore, basta così!»<br />
Guardò gli altri con aria implorante, ma si limitarono tutti<br />
a sogghignare.<br />
Era tempo <strong>di</strong> partire. Nessuno gra<strong>di</strong>va molto l'idea <strong>di</strong><br />
trascorrere un'altra notte sui Monti Melchor. Furono<br />
d'accordo sul fatto che sarebbe stato meglio accamparsi sulle<br />
colline sottostanti.<br />
Così scesero faticosamente dai monti alla luce del<br />
pomeriggio, mentre il sole tramontava <strong>di</strong>etro la cresta<br />
occidentale della valle in una cortina <strong>di</strong> scarlatto e <strong>di</strong> grigio.<br />
Mentre camminavano, Willow rimase in<strong>di</strong>etro accanto a<br />
Ben, e lo prese gentilmente sottobraccio.<br />
«Che cosa pensi che ne sarà degli unicorni?» domandò<br />
un attimo dopo.<br />
Ben si strinse nelle spalle. «Probabilmente torneranno fra<br />
le nebbie, e nessuno li rivedrà mai più.»<br />
«Non pensi che andranno nei mon<strong>di</strong> nei quali erano stati<br />
mandati?»
«Fuori <strong>di</strong> Landover?» Ben scosse la testa. «No non dopo<br />
quello che hanno passato. Non ora. Torneranno a casa dove<br />
saranno al sicuro.»<br />
«Non si è al sicuro nel tuo mondo, vero?»<br />
«Ben poco.»<br />
«Non si è molto al sicuro nemmeno a Landover.»<br />
«No.»<br />
«Pensi che sia più sicuro fra le nebbie?»<br />
Ben ci pensò un momento. «Non lo so. Forse no.»<br />
Willow annuì. «Il tuo mondo ha bisogno <strong>di</strong> unicorni, non<br />
è vero? La magia è <strong>di</strong>menticata?»<br />
«Quasi del tutto.»<br />
«Allora forse non conta che non si stia al sicuro laggiù.<br />
Forse la necessità è superiore al pericolo. Forse almeno un<br />
unicorno deciderà <strong>di</strong> andare comunque.»<br />
«Può darsi, ma ne dubito.»<br />
Willow alzò leggermente la testa. «Tu lo <strong>di</strong>ci, ma non ne<br />
sei convinto.»<br />
Ben sorrise senza rispondere.<br />
Raggiunsero le pen<strong>di</strong>ci dei monti, superarono un vasto<br />
prato <strong>di</strong> fiori punteggiati <strong>di</strong> rosso per raggiungere un folto <strong>di</strong><br />
abeti, e i cobol<strong>di</strong> andarono in esplorazione per stabilire il<br />
campo. L'aria si era rinfrescata, e l'avvicinarsi del crepuscolo<br />
conferiva alla terra una lucentezza tenue, argentea. I grilli<br />
avevano cominciato a frinire, e le oche volavano basse verso<br />
un lago lontano. Ben stava pensando a casa, a Sterling<br />
Silver, e al calore della vita che lo attendeva laggiù.
«Ti amo» <strong>di</strong>sse all'improvviso Willow. Non lo guardò,<br />
ma tenne il viso rivolto in avanti mentre pronunciava quelle<br />
parole.<br />
Ben annuì. Rimase in silenzio per un attimo. «Ero deciso<br />
a <strong>di</strong>rti qualcosa su questo argomento. Tu <strong>di</strong>ci sempre che mi<br />
ami e io non riesco mai a <strong>di</strong>rtelo. Negli ultimi tempi ho<br />
pensato al motivo, e immagino che sia perché ho paura. E'<br />
come correre un rischio non necessario. E' più facile passare<br />
la mano.<br />
Fece una pausa. «Ma in questo momento, in questo luogo,<br />
non la penso così. La penso in modo del tutto <strong>di</strong>verso.<br />
Quando <strong>di</strong>ci che mi ami, scopro che voglio <strong>di</strong>rtelo anch'io.<br />
Quin<strong>di</strong> penso che lo farò. Ti amo anch'io, Willow. Credo <strong>di</strong><br />
averti sempre amato.»<br />
Proseguirono, senza parlare. Ben si accorse della<br />
pressione crescente del braccio <strong>di</strong> lei contro il suo. La<br />
giornata era silenziosa e tranquilla, e ovunque regnava la<br />
pace.<br />
«La Terra Madre mi ha fatto promettere <strong>di</strong> badare a te,<br />
sai» <strong>di</strong>sse infine Ben. «E' uno dei motivi che mi hanno fatto<br />
riflettere su <strong>di</strong> noi. Mi ha fatto promettere <strong>di</strong> proteggerti. E'<br />
stata molto insistente.» Intuì il sorriso <strong>di</strong> Willow, più che<br />
vederlo. «Questo è perché la Madre Terra sa» <strong>di</strong>sse lei. Ben<br />
aspettò che proseguisse, poi la guardò. «Sa che cosa?» «Che<br />
un giorno darò alla luce tuo figlio, Alto Signore.» Ben<br />
inspirò a fondo ed espirò lentamente.<br />
«Oh.»
EPILOGO<br />
Mancavano due giorni a Natale.<br />
Il Southside <strong>di</strong> Chicago era freddo e squallido, la neve<br />
caduta la notte precedente era già <strong>di</strong>ventata grigia e spugnosa<br />
sui marciapie<strong>di</strong> e sulle strade, gli e<strong>di</strong>fici e i caseggiati alti e<br />
squadrati erano ombre vaghe in una cortina <strong>di</strong> fumo e<br />
nebbia. Il vapore s'innalzava in nuvolette improvvise dalle<br />
grate delle fognature mentre il nevischio fondeva. Non c'era<br />
molto movimento. Le auto procedevano lentamente come<br />
scarafaggi preistorici con i fari che splendevano come occhi<br />
gialli luminosi. I pedoni abbassavano la testa per sfuggire al<br />
freddo, col mento affondato nelle sciarpe e nei colletti, le<br />
mani ficcate nelle tasche del cappotto. Il tardo pomeriggio<br />
squadrava l'avvicinarsi della sera in un silenzio cupo.<br />
L'angolo fra Division ed Elm Street era quasi deserto.<br />
Due ragazzi in giubbotto <strong>di</strong> cuoio, un uomo d'affari<br />
pendolare e una donna vestita con cura, che tornava a casa<br />
dopo aver fatto acquisti, scesero da un autobus e si avviarono<br />
in <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong>verse. Un commerciante si fermò a controllare<br />
le serrature sulla serranda della sua bottega <strong>di</strong> idraulico,<br />
preparandosi alla chiusura serale. Un operaio del turno dalle<br />
sette alle tre uscì dal Barney's Pub dopo un paio <strong>di</strong> birre e<br />
un'ora <strong>di</strong> svago per cominciare la faticosa camminata lungo<br />
due isolati fino a casa, dove doveva assistere la madre<br />
invalida. Un vecchio che teneva in mano un sacchetto della
spesa strascicava i pie<strong>di</strong> lungo il sentiero lasciato nella neve<br />
sul marciapiede da una serie <strong>di</strong> impronte ghiacciate. Una<br />
bambina infagottata nella tuta da neve giocava con uno<br />
slittino vicino alle scale <strong>di</strong> casa.<br />
S'ignoravano tutti con in<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong>stratta, ciascuno<br />
immerso nei suoi pensieri.<br />
L'unicorno bianco volò su <strong>di</strong> loro come una scheggia <strong>di</strong><br />
luce. Procedeva veloce, come se il solo scopo della sua<br />
esistenza fosse fare il giro del mondo in un giorno. Pareva<br />
che non sfiorasse mai il terreno, con il corpo aggraziato e<br />
delicato che si raccoglieva e si allungava in un unico<br />
movimento fluido, mentre passava. In quel movimento era<br />
racchiusa tutta la bellezza del mondo, quella che esisteva o<br />
che sarebbe mai esistita. Era lì, e un attimo dopo era<br />
scomparso. I passanti trattennero il fiato, batterono le<br />
palpebre, e l'unicorno era già svanito.<br />
Seguì un momento d'incertezza. Il vecchio rimase a bocca<br />
aperta. La bambina posò lo slittino e sgranò gli occhi. I due<br />
ragazzi abbassarono la testa e bisbigliarono in tono urgente.<br />
L'uomo d'affari guardò il bottegaio, che gli restituì lo<br />
sguardo. La donna ben vestita rammentò tutte quelle storie <strong>di</strong><br />
fate che le piaceva ancora leggere. L'operaio pensò<br />
all'improvviso al Natale <strong>di</strong> quando era bambino.<br />
Poi l'attimo passò, e tutti ripresero a muoversi. Alcuni<br />
camminarono più in fretta, altri più lentamente. Lanciavano<br />
occhiate alla strada nebbiosa e deserta. Che cos'era che<br />
avevano visto? Era davvero un unicorno? No, era
impossibile. Non esistevano esseri come gli unicorni… non<br />
nella realtà. E non nelle città. Gli unicorni vivevano nelle<br />
foreste. Eppure loro avevano visto qualcosa. Non avevano<br />
visto qualcosa? Non era così? Proseguirono in silenzio, e in<br />
ciascuno <strong>di</strong> loro c'era un po' <strong>di</strong> calore al ricordo <strong>di</strong> quello che<br />
avevano provato. C'era la sensazione <strong>di</strong> avere con<strong>di</strong>viso<br />
qualcosa <strong>di</strong> magico.<br />
Portarono a casa con sé quella sensazione. Alcuni <strong>di</strong> loro<br />
la conservarono a lungo. Alcuni la trasmisero ad altri.