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Lisa Jane Smith Il diario del vampiro La lotta - Liberi di Leggere

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<strong>Lisa</strong> <strong>Jane</strong> <strong>Smith</strong><br />

<strong>Il</strong> <strong><strong>di</strong>ario</strong> <strong>del</strong> <strong>vampiro</strong><br />

<strong>La</strong> <strong>lotta</strong><br />

(Thr Vampire Diaries: The Struggle, 1991)<br />

Traduzione <strong>di</strong> Daniela Di Falco<br />

INDICE<br />

Alla mia cara amica e sorella, Judy<br />

Capitolo 1...................................................................................................2<br />

Capitolo 2...................................................................................................6<br />

Capitolo 3.................................................................................................15<br />

Capitolo 4.................................................................................................23<br />

Capitolo 5.................................................................................................32<br />

Capitolo 6.................................................................................................40<br />

Capitolo 7.................................................................................................49<br />

Capitolo 8.................................................................................................58<br />

Capitolo 9.................................................................................................67<br />

Capitolo 10...............................................................................................76<br />

Capitolo 11...............................................................................................85<br />

Capitolo 12...............................................................................................94<br />

Capitolo 13.............................................................................................103<br />

Capitolo 14.............................................................................................110<br />

Capitolo 15.............................................................................................120<br />

Capitolo 16.............................................................................................129<br />

Ringraziamenti<br />

Un ringraziamento speciale ad Anne <strong>Smith</strong>, Peggy Bokulic, Anne Marie <strong>Smith</strong> e<br />

<strong>La</strong>ura Penny per le informazioni sulla Virginia, e a Jack e Sue Check per la loro<br />

conoscenza <strong>del</strong>le tra<strong>di</strong>zioni locali.


1<br />

«Damon!».<br />

Un vento gelido sferzò i capelli intorno al viso <strong>di</strong> Elena, quasi<br />

strappandole <strong>di</strong> dosso il leggero pullover. Foglie <strong>di</strong> quercia turbinavano tra<br />

le file <strong>di</strong> lapi<strong>di</strong> <strong>di</strong> granito e i rami degli alberi frustavano l'aria con una<br />

furia incontenibile. Elena aveva le mani gelate, le labbra e le guance<br />

intorpi<strong>di</strong>te, ma rimase ferma a fronteggiare l'urlo <strong>del</strong> vento, ripetendo il<br />

suo grido.<br />

«Damon!».<br />

<strong>La</strong> violenza <strong>del</strong> vento era una <strong>di</strong>mostrazione <strong>del</strong> suo Potere, al solo<br />

scopo <strong>di</strong> intimi<strong>di</strong>rla e costringerla a fuggire. Non avrebbe funzionato. <strong>Il</strong><br />

pensiero che quello stesso Potere fosse rivolto contro Stefan scatenò in lei<br />

una rabbia cieca che ardeva contro il vento. Se Damon aveva fatto<br />

qualcosa a Stefan, se Damon gli aveva fatto <strong>del</strong> male...<br />

«Dannazione, rispon<strong>di</strong>mi!», gridò alle querce che <strong>del</strong>imitavano il<br />

cimitero.<br />

Una foglia secca, simile a una bruna mano avvizzita, le sfiorò<br />

leggermente il piede, ma non si udì alcuna risposta. Sopra <strong>di</strong> lei, il cielo<br />

era <strong>di</strong> un grigio vitreo, grigio come le lapi<strong>di</strong> che la circondavano. Elena<br />

sentì rabbia e frustrazione bruciarle la gola e si perse d'animo. Si era<br />

sbagliata. Damon non era lì dopo tutto; era sola con la furia <strong>del</strong> vento.<br />

Si voltò e le mancò il respiro.<br />

Era proprio <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lei, così vicino che quando si voltò i suoi abiti lo<br />

sfiorarono. A quella <strong>di</strong>stanza, avrebbe dovuto avvertire la presenza <strong>di</strong> un<br />

altro essere umano, percepire il calore <strong>del</strong> suo corpo o sentirlo. Ma<br />

Damon, naturalmente, non era umano.<br />

Fece due passi in<strong>di</strong>etro, barcollando, prima <strong>di</strong> riuscire a fermarsi. Ogni<br />

istinto sopito mentre gridava contro la furia <strong>del</strong> vento le implorava ora <strong>di</strong><br />

fuggire.<br />

Serrò i pugni. «Dov'è Stefan?».<br />

Damon aggrottò le sopracciglia scure. «Stefan chi?».<br />

Elena fece un passo avanti e gli <strong>di</strong>ede uno schiaffo.<br />

Non aveva avuto alcuna intenzione <strong>di</strong> colpirlo e ora riusciva a stento a<br />

credere <strong>di</strong> averlo fatto. Ma era stato un ceffone davvero solenne, dato con<br />

tutta la forza che aveva in corpo, e aveva fatto scattare <strong>di</strong> lato la testa <strong>di</strong><br />

Damon. <strong>La</strong> mano le bruciava. Rimase ferma a osservarlo, cercando <strong>di</strong><br />

calmare il suo respiro.<br />

Era vestito come la prima volta che l'aveva visto, <strong>di</strong> nero. Morbi<strong>di</strong> stivali<br />

2


neri, jeans neri, pullover nero e giacca <strong>di</strong> pelle. E somigliava a Stefan. Non<br />

capiva come poteva non essersene accorta prima. Aveva gli stessi capelli<br />

scuri, lo stesso incarnato pallido, la stessa bellezza inquietante. Ma i<br />

capelli erano lisci, non ondulati, i suoi occhi erano neri come la notte, e la<br />

bocca cru<strong>del</strong>e.<br />

Girò lentamente il viso per guardarla, e lei vide il sangue affiorare sulla<br />

guancia che aveva schiaffeggiato.<br />

«Non mentirmi», gli <strong>di</strong>sse, con voce tremante. «So chi sei. So cosa sei.<br />

Hai ucciso il signor Tanner ieri sera. E ora Stefan è scomparso».<br />

«Davvero?»<br />

«Lo sai che è vero!».<br />

Damon fece un sorriso, che si spense subito sul suo volto.<br />

«Ti avverto, se gli hai fatto <strong>del</strong> male...».<br />

«Cosa?», <strong>di</strong>sse. «Cosa farai, Elena? Cosa puoi fare, contro <strong>di</strong> me?».<br />

Elena ammutolì. Per la prima volta, si accorse che il vento era cessato.<br />

Tutto era perfettamente calmo intorno a loro, come se fossero immobili al<br />

centro <strong>di</strong> un grande cerchio <strong>di</strong> energia. Sembrava come se ogni cosa, il<br />

cielo livido, le querce e i faggi purpurei, il suolo stesso, fosse in contatto<br />

con lui, come se lui traesse Potere da ogni singolo elemento. Damon era<br />

fermo in pie<strong>di</strong>, con la testa leggermente piegata in<strong>di</strong>etro, gli occhi<br />

impenetrabili brillavano <strong>di</strong> una strana luce.<br />

«Non lo so», gli <strong>di</strong>sse con un filo <strong>di</strong> voce, «ma escogiterò qualcosa. Te<br />

l'assicuro».<br />

Scoppiò a ridere, all'improvviso, e il cuore <strong>di</strong> Elena sussultò e cominciò<br />

a battere forte. Dio, era splen<strong>di</strong>do. "Attraente" era un aggettivo davvero<br />

limitato e insignificante. Come prima, il sorriso durò solo un istante, ma<br />

anche quando si spense sulle labbra, ne rimase una traccia nei suoi occhi.<br />

«Ti credo», riprese Damon, in tono più calmo, volgendo lo sguardo<br />

verso il cimitero. Tornò a guardarla e le tese una mano. «Sei troppo in<br />

gamba per mio fratello», <strong>di</strong>sse con noncuranza.<br />

Elena pensò <strong>di</strong> respingere la mano, ma non voleva toccarlo <strong>di</strong> nuovo.<br />

«Dimmi dov'è».<br />

«Più tar<strong>di</strong>, forse... ma a caro prezzo». Ritirò la mano, proprio mentre<br />

Elena si rendeva conto che al <strong>di</strong>to portava un anello come quello <strong>di</strong> Stefan:<br />

argento e lapislazzuli. "Tienilo a mente", pensò freddamente. "È<br />

importante".<br />

«Mio fratello», proseguì, «è uno sciocco. Pensa che la tua somiglianza<br />

con Katherine ti renda fragile e influenzabile come lei. Ma si sbaglia.<br />

3


Sentivo la tua rabbia dall'altro capo <strong>del</strong>la città. <strong>La</strong> sento anche ora, una<br />

luce bianca come il sole nel deserto. Tu sei forte, Elena, persino così come<br />

sei ora. Ma potresti esserlo molto <strong>di</strong> più...».<br />

Lo fissò negli occhi, senza capire, infasti<strong>di</strong>ta da quelle parole. «Non so<br />

<strong>di</strong> cosa stai parlando. E cosa c'entra con Stefan?»<br />

«Sto parlando <strong>di</strong> Potere, Elena». D'un tratto le si avvicinò, gli occhi fissi<br />

nei suoi, la voce carezzevole e pressante. «Hai provato tutto il resto, e non<br />

ti ha sod<strong>di</strong>sfatto. Hai tutto, ma c'è sempre qualcosa che non puoi<br />

raggiungere, qualcosa che desideri e non puoi avere. È questo che ti sto<br />

offrendo. Potere. Immortalità. E sensazioni che non hai mai provato prima<br />

d'ora».<br />

A quel punto capì, e un gusto amaro le salì in gola. Si sentì soffocare per<br />

l'orrore e il <strong>di</strong>sgusto. «No».<br />

«Perché no?», sussurrò. «Perché non provi, Elena? Sii sincera. Non c'è<br />

una parte <strong>di</strong> te che lo desidera?». Nei suoi occhi scuri ardeva un fuoco<br />

intenso che la rendeva incapace <strong>di</strong> muoversi, <strong>di</strong> <strong>di</strong>stogliere lo sguardo.<br />

«Potrei risvegliare in te qualcosa che è rimasto sopito per tutta la tua vita.<br />

Sei forte abbastanza per vivere nell'oscurità, per gloriarti <strong>del</strong>le tenebre.<br />

Puoi <strong>di</strong>ventare regina <strong>del</strong>le ombre. Perché non pren<strong>di</strong> il Potere, Elena?<br />

<strong>La</strong>scia che ti aiuti a prenderlo».<br />

«No», rispose, staccando gli occhi da lui. Non lo avrebbe guardato, non<br />

gli avrebbe permesso <strong>di</strong> farle questo. Non gli avrebbe permesso <strong>di</strong> farle<br />

<strong>di</strong>menticare... farle <strong>di</strong>menticare...<br />

«Questa è la chiave <strong>di</strong> tutto, Elena», <strong>di</strong>sse. <strong>La</strong> voce era carezzevole come<br />

il tocco <strong>del</strong>le sue <strong>di</strong>ta sulla gola. «Sarai felice come mai prima d'ora».<br />

C'era qualcosa <strong>di</strong> terribilmente importante che lei non doveva<br />

<strong>di</strong>menticare. Stava usando il Potere per farle <strong>di</strong>menticare, ma non glielo<br />

avrebbe permesso...<br />

«E noi saremo insieme, tu e io». Le <strong>di</strong>ta fredde le accarezzarono il collo,<br />

<strong>di</strong> lato, scivolando sotto il bordo <strong>del</strong> pullover. «Soltanto io e te, per<br />

sempre».<br />

Provò un'improvvisa fitta <strong>di</strong> dolore quando le <strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Damon sfiorarono<br />

le due minuscole ferite sulla pelle, e d'un tratto capì.<br />

Farle <strong>di</strong>menticare... Stefan.<br />

Era questo che voleva toglierle dalla mente. <strong>Il</strong> ricordo <strong>di</strong> Stefan, dei suoi<br />

occhi ver<strong>di</strong> e <strong>del</strong> suo sorriso su cui aleggiava sempre un'ombra <strong>di</strong> tristezza.<br />

Ma niente poteva strappare Stefan dai suoi pensieri adesso, non dopo quel<br />

che avevano con<strong>di</strong>viso. Si scostò da Damon, allontanando quelle fredde<br />

4


<strong>di</strong>ta con un colpo <strong>del</strong>la mano. Lo guardò dritto negli occhi.<br />

«Ho già trovato quel che voglio», gli <strong>di</strong>sse brutalmente. «E chi desidero<br />

avere per sempre al mio fianco».<br />

Lo sguardo <strong>di</strong> Damon si fece cupo, una rabbia fredda percorse<br />

rapidamente l'aria che li separava. Guardandolo negli occhi, Elena pensò a<br />

un cobra pronto ad attaccare.<br />

«Non essere sciocca come mio fratello», <strong>di</strong>sse. «Altrimenti dovrò<br />

riservarti lo stesso trattamento».<br />

Si sentì invadere dalla paura. Non riuscì a evitarlo, ora che il freddo la<br />

assaliva, gelandole le ossa. <strong>Il</strong> vento riprese a soffiare, i rami ad agitarsi.<br />

«Dimmi dov'è, Damon».<br />

«In questo momento? Non lo so. Non puoi smettere <strong>di</strong> pensare a lui per<br />

un istante?»<br />

«No!». Rabbrividì, i capelli le sferzavano il volto.<br />

«E questa è la tua risposta definitiva, oggi? Devi essere sicura <strong>di</strong> voler<br />

giocare con me questa partita, Elena. Le conseguenze non saranno affatto<br />

<strong>di</strong>vertenti».<br />

«Io sono sicura». Dovette fermarlo, prima che potesse raggiungerla<br />

ancora una volta. «E io non ho paura <strong>di</strong> te, Damon, o non te ne sei accorto?<br />

Nel momento in cui Stefan mi ha detto chi eri, cosa avevi fatto, hai perso<br />

ogni potere che avresti potuto avere su <strong>di</strong> me. Io ti o<strong>di</strong>o. Mi <strong>di</strong>sgusti. E non<br />

c'è niente che tu possa farmi, non più».<br />

<strong>Il</strong> viso <strong>del</strong> giovane si alterò, la sensualità lasciò il posto a un'espressione<br />

fredda e contorta, che <strong>di</strong>venne cru<strong>del</strong>e e spietata. Scoppiò in una risata, che<br />

questa volta durò a lungo. «Niente?», <strong>di</strong>sse. «Posso fare qualsiasi cosa, a<br />

te e a chi ami. Non hai idea, Elena, <strong>di</strong> quel che io possa fare. Ma lo<br />

imparerai presto».<br />

Fece un passo in<strong>di</strong>etro, e il vento attraversò Elena come la lama <strong>di</strong> un<br />

coltello. <strong>Il</strong> suo sguardo sembrò velarsi, come se puntini luminosi<br />

riempissero l'aria davanti ai suoi occhi.<br />

«L'inverno sta arrivando, Elena», riprese, con la voce raggelante e<br />

chiaramente u<strong>di</strong>bile anche sopra l'urlo <strong>del</strong> vento. «Una stagione che non<br />

perdona. Prima che arrivi, avrai imparato <strong>di</strong> cosa sono capace. Prima che<br />

l'inverno sia qui, sarai con me. Sarai mia».<br />

Quel can<strong>di</strong>do turbinio la stava accecando, e non riusciva più a<br />

<strong>di</strong>stinguere la figura scura <strong>del</strong> giovane. Anche il suono <strong>del</strong>la sua voce si<br />

stava affievolendo. Elena strinse le braccia al petto, la testa china, il corpo<br />

scosso dai brivi<strong>di</strong>. «Stefan...», mormorò.<br />

5


«Oh, un'ultima cosa», la voce <strong>di</strong> Damon riprese vigore. «Prima mi hai<br />

chiesto <strong>di</strong> mio fratello. Non darti pena a cercarlo, Elena. L'ho ucciso ieri<br />

sera».<br />

Sollevò la testa <strong>di</strong> scatto, ma non c'era niente da vedere, solo quel<br />

biancore vertiginoso, che le infiammava il naso e le guance e si attaccava<br />

alle ciglia. Fu solo allora, mentre si posavano sulla sua pelle, che capì cosa<br />

fossero: fiocchi <strong>di</strong> neve.<br />

Nevicava il primo <strong>di</strong> novembre. Nel cielo, il sole era scomparso.<br />

2<br />

Una luce crepuscolare innaturale avvolgeva il cimitero abbandonato. <strong>La</strong><br />

neve velava gli occhi <strong>di</strong> Elena, e il vento le intorpi<strong>di</strong>va le membra come se<br />

stesse avanzando in un corso d'acqua gelida. Ciò nonostante non cedette,<br />

non si <strong>di</strong>resse verso il cimitero moderno e la strada al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> esso. Se<br />

aveva calcolato bene, Wickery Bridge era dritto davanti a lei. Puntò in<br />

quella <strong>di</strong>rezione.<br />

<strong>La</strong> polizia aveva trovato la macchina abbandonata <strong>di</strong> Stefan vicino Old<br />

Creek Road. Questo voleva <strong>di</strong>re che si era <strong>di</strong>retto da qualche parte fra<br />

Drowning Creek e il bosco. Elena inciampò sul viottolo coperto <strong>di</strong><br />

vegetazione che attraversava il cimitero, ma continuò a camminare, a testa<br />

china, stringendosi addosso il pullover leggero. Conosceva questo cimitero<br />

da sempre e poteva trovare la strada anche a occhi chiusi.<br />

Quando arrivò ad attraversare il ponte, il tremito <strong>del</strong> corpo le risultava<br />

ormai doloroso. Ora non nevicava più così forte, ma il vento era persino<br />

peggiorato. Attraversava i suoi abiti come se fossero carta velina, e le<br />

toglieva il respiro.<br />

Stefan, pensò, e imboccò Old Creek Road, arrancando verso nord. Non<br />

credeva a quel che le aveva detto Damon. Se Stefan fosse morto lei<br />

l'avrebbe saputo. Era vivo, da qualche parte, e lei doveva trovarlo. Poteva<br />

trovarsi ovunque, lontano, in quel can<strong>di</strong>do turbinio; poteva essere ferito,<br />

assiderato. Vagamente, Elena si accorse <strong>di</strong> non avere più la mente lucida.<br />

Ogni suo pensiero era concentrato su un'unica idea. Stefan. Trovare Stefan.<br />

Stava <strong>di</strong>ventando sempre più <strong>di</strong>fficile procedere lungo la strada. Alla sua<br />

destra c'erano le querce, alla sua sinistra le acque impetuose <strong>del</strong> Drowning<br />

Creek. Barcollò e rallentò il passo. <strong>Il</strong> vento non sembrava più così<br />

violento, ma si sentiva molto stanca. Doveva sedersi e riposare, solo un<br />

minuto.<br />

6


<strong>La</strong>sciandosi cadere a terra sul bordo <strong>del</strong>la strada, capì d'un tratto quanto<br />

fosse stata sciocca a uscire in cerca <strong>di</strong> Stefan. Stefan sarebbe andato da lei.<br />

Non doveva fare altro che sedersi lì e aspettare. Probabilmente stava<br />

arrivando proprio in quel momento.<br />

Elena chiuse gli occhi e appoggiò la testa sulle ginocchia. Ora sentiva<br />

molto meno freddo. <strong>La</strong>sciò vagare la mente e vide Stefan, che le sorrideva.<br />

Le sue braccia la circondavano, forti e sicure, e lei si abbandonava sul suo<br />

petto, felice <strong>di</strong> lasciar scivolare via paura e tensione. Era a casa. Era quello<br />

il suo posto. Stefan non avrebbe mai permesso che qualcosa potesse<br />

nuocerle.<br />

Ma poi, invece <strong>di</strong> stringerla fra le braccia, Stefan la stava scuotendo.<br />

Stava rovinando la meravigliosa tranquillità <strong>del</strong> suo riposo. Vide il suo<br />

volto, pallido e allarmato, gli occhi ver<strong>di</strong> velati <strong>di</strong> paura. Cercò <strong>di</strong> <strong>di</strong>rgli <strong>di</strong><br />

smetterla, ma non le dava ascolto. Elena, alzati, <strong>di</strong>sse, e lei sentì la forza<br />

irresistibile <strong>di</strong> quegli occhi ver<strong>di</strong> che le or<strong>di</strong>nava <strong>di</strong> farlo. Elena, alzati,<br />

adesso...<br />

«Elena, alzati!». <strong>La</strong> voce era acuta, sottile, e terrorizzata. «An<strong>di</strong>amo,<br />

Elena! Alzati! Non riusciamo a portarti <strong>di</strong> peso!».<br />

Battendo le palpebre, Elena mise a fuoco un volto. Era minuto e a forma<br />

<strong>di</strong> cuore, dalla pelle chiara, quasi trasparente, circondato da una massa <strong>di</strong><br />

soffici riccioli rossi. Occhi castani spalancati, con i fiocchi <strong>di</strong> neve<br />

intrappolati fra le ciglia, la fissavano preoccupati.<br />

«Bonnie», <strong>di</strong>sse lentamente. «Che ci fai qui?»<br />

«Mi aiutava a cercarti», <strong>di</strong>sse una seconda voce, più pacata, accanto a<br />

Elena. <strong>La</strong> ragazza si voltò appena e vide due sopracciglia elegantemente<br />

arcuate su una carnagione olivastra. Anche gli occhi scuri <strong>di</strong> Mere<strong>di</strong>th, <strong>di</strong><br />

solito così ironici, erano in ansia, adesso. «Tirati su, Elena, se non vuoi<br />

<strong>di</strong>ventare sul serio la principessa <strong>di</strong> ghiaccio».<br />

<strong>La</strong> neve ricopriva tutto il suo corpo, come una can<strong>di</strong>da pelliccia. Ancora<br />

irrigi<strong>di</strong>ta dal freddo, Elena si alzò in pie<strong>di</strong>, appoggiandosi pesantemente<br />

alle due ragazze. <strong>La</strong> accompagnarono alla macchina <strong>di</strong> Mere<strong>di</strong>th.<br />

Avrebbe dovuto essere più caldo all'interno <strong>del</strong>la macchina, ma le<br />

terminazioni nervose <strong>di</strong> Elena stavano riprendendo vita, e la facevano<br />

tremare, rivelandole quanto freddo avesse in realtà. L'inverno è una<br />

stagione che non perdona, pensò mentre Mere<strong>di</strong>th guidava.<br />

«Che sta succedendo, Elena?», chiese Bonnie dal se<strong>di</strong>le posteriore.<br />

«Cosa pensavi <strong>di</strong> fare, scappando in quel modo dalla scuola? E come hai<br />

potuto venire qui?».<br />

7


Elena esitò, poi scosse la testa. Desiderava con tutte le sue forze<br />

raccontare ogni cosa a Bonnie e Mere<strong>di</strong>th. Raccontare loro tutta la<br />

terrificante storia <strong>di</strong> Stefan e Damon e quel che era realmente accaduto al<br />

signor Tanner la sera prima, e in seguito. Ma non poteva. Anche se le<br />

avessero creduto, non aveva il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> farlo.<br />

«Sono tutti in giro a cercarti», <strong>di</strong>sse Mere<strong>di</strong>th. «Tutta la scuola è in<br />

agitazione, e tua zia è praticamente sconvolta».<br />

«Mi spiace», commentò Elena, come inebetita, cercando <strong>di</strong> bloccare<br />

quel tremito violento. Svoltarono su Maple Street e si fermarono davanti a<br />

casa sua.<br />

<strong>La</strong> zia Ju<strong>di</strong>th la aspettava all'interno, dove aveva scaldato alcune coperte.<br />

«Sapevo che se ti avessero trovata, saresti stata mezza congelata», esordì<br />

con tono volutamente festoso, tendendo le braccia a Elena. «<strong>La</strong> neve il<br />

giorno dopo Halloween! Non riesco a crederci. Dove l'avete trovata,<br />

ragazze?»<br />

«Su Old Creek Road, dopo il ponte», rispose Mere<strong>di</strong>th.<br />

<strong>Il</strong> viso sottile <strong>di</strong> zia Ju<strong>di</strong>th impallidì. «Vicino al cimitero? Dove ci sono<br />

state quelle aggressioni? Elena, come hai potuto?...». <strong>La</strong> voce si spense<br />

mentre scrutava il viso <strong>di</strong> Elena. «Da questo momento in poi non <strong>di</strong>remo<br />

più una sola parola al riguardo», concluse, cercando <strong>di</strong> riprendere i suoi<br />

mo<strong>di</strong> festosi. «Togliamo questi vestiti bagnati».<br />

«Devo tornare là, dopo che mi sarò asciugata», <strong>di</strong>sse Elena. <strong>Il</strong> cervello<br />

aveva ripreso a funzionare, e una cosa fu chiara: non aveva visto realmente<br />

Stefan laggiù; si era trattato <strong>di</strong> un sogno. Stefan era ancora <strong>di</strong>sperso.<br />

«Tu non farai niente <strong>del</strong> genere», intervenne Robert, il fidanzato <strong>di</strong> zia<br />

Ju<strong>di</strong>th. Elena non lo aveva quasi notato fino a quel momento, fermo in<br />

pie<strong>di</strong>, in <strong>di</strong>sparte. Ma il suo tono non ammetteva repliche. «<strong>La</strong> polizia sta<br />

cercando Stefan; lasciagli fare il loro lavoro», aggiunse.<br />

«<strong>La</strong> polizia pensa che lui abbia ucciso il signor Tanner. Ma non è stato<br />

lui. Lo sapete, vero?». Mentre zia Ju<strong>di</strong>th le sfilava il pullover zuppo, Elena<br />

fece correre lo sguardo da un viso all'altro in cerca <strong>di</strong> aiuto, ma nessuno<br />

reagì. «Voi sapete che non è stato lui», ripeté, quasi in preda alla<br />

<strong>di</strong>sperazione.<br />

Ci fu un attimo <strong>di</strong> silenzio. «Elena», <strong>di</strong>sse alla fine Mere<strong>di</strong>th, «a nessuno<br />

piace pensare che sia stato lui. Ma... be', non depone certo a suo favore,<br />

essere scappato in quel modo».<br />

«Non è scappato. Non è scappato! Lui non è...».<br />

«Elena, calmati», intervenne zia Ju<strong>di</strong>th. «Non farti prendere<br />

8


dall'agitazione. Devi esserti presa un malanno. Faceva così freddo là fuori,<br />

e questa notte hai dormito solo poche ore...». Posò una mano sulla guancia<br />

<strong>di</strong> Elena.<br />

D'un tratto non riuscì più a sopportarlo. Nessuno le credeva, neanche i<br />

suoi amici e la sua famiglia. In quel momento si sentì circondata da<br />

nemici.<br />

«Non sto male», gridò, sottraendosi alla carezza <strong>del</strong>la zia. «E non sono<br />

pazza... comunque la pensiate. Stefan non è scappato e non ha ucciso il<br />

signor Tanner, e non m'importa se nessuno <strong>di</strong> voi mi crede...».<br />

S'interruppe, sentendosi soffocare. Zia Ju<strong>di</strong>th si affannava intorno a lei,<br />

esortandola a salire al piano <strong>di</strong> sopra, e la ragazza la lasciò fare. Ma non<br />

volle andare a letto quando la zia le ricordò che doveva essere stanca.<br />

Invece, dopo essersi riscaldata, si sedette sul <strong>di</strong>vano <strong>del</strong> soggiorno vicino<br />

al caminetto, avvolta nelle coperte.<br />

<strong>Il</strong> telefono squillò per tutto il pomeriggio, e lei sentì zia Ju<strong>di</strong>th parlare<br />

con amici, vicini, con la scuola. Rassicurava tutti, <strong>di</strong>cendo che Elena stava<br />

bene. <strong>La</strong>... la trage<strong>di</strong>a <strong>del</strong>la sera prima l'aveva un po' turbata, questo era<br />

tutto, e sembrava avesse qualche linea <strong>di</strong> febbre. Ma dopo il riposo sarebbe<br />

tornata in piena forma.<br />

Mere<strong>di</strong>th e Bonnie le sedevano accanto. «Ti va <strong>di</strong> parlare?», chiese<br />

Mere<strong>di</strong>th sottovoce. Elena scosse la testa, fissando il fuoco. Erano tutti<br />

contro <strong>di</strong> lei. E zia Ju<strong>di</strong>th si sbagliava; lei non stava bene. Non sarebbe<br />

stata bene finché non avesse trovato Stefan.<br />

Matt passò a trovarla, la neve gli impolverava i capelli bion<strong>di</strong> e il parka<br />

blu scuro. Quando entrò nella stanza, Elena alzò lo sguardo verso <strong>di</strong> lui,<br />

piena <strong>di</strong> speranza. <strong>Il</strong> giorno prima Matt aveva aiutato Stefan a mettersi in<br />

salvo, mentre il resto <strong>del</strong>la scuola avrebbe voluto linciarlo. Ma oggi<br />

rispose al suo sguardo fiducioso con un'espressione <strong>di</strong> grave rammarico, e<br />

la preoccupazione che si leggeva nei suoi occhi azzurri era solo per lei.<br />

<strong>La</strong> <strong>del</strong>usione fu terribile. «Che ci fai qui?», volle sapere Elena. «Vuoi<br />

tener fede alla promessa <strong>di</strong> "prenderti cura <strong>di</strong> me"?».<br />

Ci fu un lampo <strong>di</strong> dolore negli <strong>di</strong> occhi Matt, ma la sua voce era pacata.<br />

«In parte per questo, forse. Ma avrei cura <strong>di</strong> te comunque, non importa<br />

quel che ho promesso. Sono stato in pena per te. Senti, Elena...».<br />

Non aveva voglia <strong>di</strong> ascoltare nessuno. «Ecco, sto bene, grazie. Chie<strong>di</strong>lo<br />

a chi vuoi, qui. Così puoi smettere <strong>di</strong> stare in pena. E poi, non vedo perché<br />

dovresti mantener fede alla promessa fatta a un omicida».<br />

Sorpreso, Matt guardò Mere<strong>di</strong>th e Bonnie. Poi scosse la testa con un<br />

9


senso <strong>di</strong> impotenza. «Sei ingiusta».<br />

Elena non voleva cambiare atteggiamento. «Te l'ho detto, puoi smetterla<br />

<strong>di</strong> preoccuparti per me e per quel che faccio.. Sto bene, grazie».<br />

Era chiaro a cosa alludesse. Matt si <strong>di</strong>resse verso la porta nel momento<br />

in cui comparve zia Ju<strong>di</strong>th con i sandwich.<br />

«Mi spiace, devo andare», mormorò, affrettandosi verso la porta. Uscì<br />

senza voltarsi in<strong>di</strong>etro.<br />

Mere<strong>di</strong>th, Bonnie, zia Ju<strong>di</strong>th e Robert cercarono <strong>di</strong> mantener viva la<br />

conversazione mentre consumavano uno spuntino serale accanto al fuoco.<br />

Elena non riusciva a mangiare e non voleva parlare. L'unica a non sentirsi<br />

a <strong>di</strong>sagio era la sorellina <strong>di</strong> Elena, Margaret. Con l'ottimismo dei suoi<br />

quattro anni, si rannicchiò vicino a Elena e le offrì i suoi dolcetti <strong>di</strong><br />

Halloween.<br />

Elena la strinse forte a sé, affondando per un momento il viso nei capelli<br />

biondo chiaro <strong>di</strong> Margaret. Se Stefan avesse potuto chiamarla o mandarle<br />

un messaggio, a quel punto l'avrebbe già fatto. Niente al mondo glielo<br />

avrebbe impe<strong>di</strong>to, a meno che non fosse gravemente ferito, o intrappolato<br />

da qualche parte, o...<br />

Non voleva fermarsi a considerare quell'ultimo "o". Stefan era vivo;<br />

doveva esserlo. Damon era un bugiardo.<br />

Ma Stefan era nei guai, e lei doveva trovarlo in qualche modo. Continuò<br />

a pensarci per tutta la serata, cercando <strong>di</strong>speratamente <strong>di</strong> escogitare un<br />

piano. Una cosa era certa: era sola. Non poteva fidarsi <strong>di</strong> nessuno.<br />

Si era fatto buio. Elena si mosse sul <strong>di</strong>vano e finse <strong>di</strong> sba<strong>di</strong>gliare.<br />

«Sono stanca», <strong>di</strong>sse tranquillamente. «Forse non sto così bene,<br />

dopotutto. Credo che andrò a letto».<br />

Mere<strong>di</strong>th la osservò attentamente. «Stavo pensando, signorina Gilbert»,<br />

<strong>di</strong>sse, volgendosi verso zia Ju<strong>di</strong>th, «che forse io e Bonnie potremmo<br />

fermarci per la notte. Per tenere compagnia a Elena».<br />

«Che splen<strong>di</strong>da idea», <strong>di</strong>sse zia Ju<strong>di</strong>th, entusiasta. «Se i vostri genitori<br />

non hanno nulla in contrario, sarei felice <strong>di</strong> avervi qui».<br />

«È lungo il tragitto in macchina per tornare a Herron. Credo che mi<br />

fermerò anch'io», <strong>di</strong>sse Robert. «Posso allungarmi qui sul <strong>di</strong>vano». Zia<br />

Ju<strong>di</strong>th protestò, perché era pieno <strong>di</strong> camere per gli ospiti al piano <strong>di</strong> sopra,<br />

ma Robert fu irremovibile. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>vano sarebbe stato perfetto per lui, ribadì.<br />

Dopo aver fatto correre lo sguardo dal <strong>di</strong>vano all'ingresso, dove il<br />

portone <strong>di</strong> casa era innegabilmente in vista, Elena rimase <strong>di</strong> sasso.<br />

Avevano programmato tutto fra loro, o almeno si erano messi d'accordo in<br />

10


quel momento. Volevano assicurarsi che lei non lasciasse la casa.<br />

Quando uscì dal bagno qualche minuto più tar<strong>di</strong>, avvolta nel suo kimono<br />

<strong>di</strong> seta rossa, trovò Mere<strong>di</strong>th e Bonnie sedute sul suo letto.<br />

«Salve, Rosencrantz e Guildenstern», <strong>di</strong>sse con amarezza.<br />

Bonnie, che prima aveva un'aria avvilita, ora sembrava allarmata. <strong>La</strong>nciò<br />

un'occhiata esitante a Mere<strong>di</strong>th.<br />

«Lei ci conosce. Quin<strong>di</strong> pensa che siamo spie mandate dalla zia»,<br />

interpretò Mere<strong>di</strong>th. «Elena, dovresti sapere che non è così. Proprio non ti<br />

fi<strong>di</strong> <strong>di</strong> noi?»<br />

«Non lo so. Dovrei?»<br />

«Sì, perché siamo tue amiche». Prima che Elena potesse reagire,<br />

Mere<strong>di</strong>th saltò giù dal letto e chiuse la porta. Poi si girò per affrontare<br />

Elena. «Adesso, per una volta nella tua vita, ascoltami, piccola i<strong>di</strong>ota. È<br />

vero che non sappiamo cosa pensare <strong>di</strong> Stefan. Ma non ti accorgi che è per<br />

colpa tua. Da quando tu e lui state insieme, ci hai tagliate completamente<br />

fuori dalla tua vita. Sono accadute cose <strong>di</strong> cui non ci hai parlato. Almeno,<br />

non ci hai raccontato l'intera storia. Ma nonostante questo, nonostante<br />

tutto, noi ci fi<strong>di</strong>amo ancora <strong>di</strong> te. Ci preoccupiamo ancora per te. Siamo<br />

ancora dalla tua parte, Elena, e vogliamo aiutarti. E se non riesci a capire<br />

questo, allora sei un'i<strong>di</strong>ota».<br />

Lentamente, Elena guardò prima il viso scuro ed espressivo <strong>di</strong> Mere<strong>di</strong>th,<br />

poi quello pallido <strong>di</strong> Bonnie, che annuì con un cenno <strong>del</strong> capo.<br />

«È vero», <strong>di</strong>sse, battendo forte le palpebre come per trattenere il pianto.<br />

«Anche se non tieni a noi, noi teniamo ancora a te».<br />

Elena sentì gli occhi umi<strong>di</strong> e l'espressione <strong>di</strong> biasimo sul suo viso<br />

allentarsi. Poi Bonnie scese dal letto, e si abbracciarono tutte insieme, ed<br />

Elena scoprì <strong>di</strong> non poter più trattenere le lacrime che le scivolavano sul<br />

viso.<br />

«Scusate se non mi sono confidata con voi», <strong>di</strong>sse. «So che per voi è<br />

<strong>di</strong>fficile capire, e non riesco neanche a spiegarvi perché non posso<br />

raccontarvi tutto. Semplicemente non posso. Ma c'è una cosa che posso<br />

<strong>di</strong>rvi». Fece un passo in<strong>di</strong>etro, si asciugò le guance, e le guardò<br />

intensamente. «Non importa quanto tutto sembri accusare Stefan, lui non<br />

ha ucciso il signor Tanner. So che non è stato lui, perché so chi è stato. E si<br />

tratta <strong>del</strong>la stessa persona che ha aggre<strong>di</strong>to Vickie, e quel vecchio sotto il<br />

ponte. E...», si fermò un momento a riflettere, «e, oh, Bonnie, penso che<br />

abbia anche ucciso Yangtze».<br />

«Yangtze?». Bonnie spalancò gli occhi. «Ma perché avrebbe dovuto<br />

11


uccidere un cane?»<br />

«Non lo so, ma lui era lì quella notte, a casa tua. Ed era... arrabbiato. Mi<br />

spiace, Bonnie».<br />

Bonnie scosse la testa, sconcertata. Mere<strong>di</strong>th intervenne: «Perché non lo<br />

<strong>di</strong>ci alla polizia?».<br />

<strong>La</strong> risata <strong>di</strong> Elena suonò leggermente isterica. «Non posso. Non è una<br />

faccenda <strong>di</strong> cui possono occuparsi. E c'è un'altra cosa che non posso<br />

spiegare. Avete detto che vi fidate ancora <strong>di</strong> me; bene, dovete<br />

semplicemente fidarvi <strong>di</strong> me anche riguardo a questo».<br />

Bonnie e Mere<strong>di</strong>th si scambiarono un'occhiata, poi fissarono il<br />

copriletto, dove le <strong>di</strong>ta nervose <strong>di</strong> Elena giocherellavano con un filo <strong>del</strong><br />

ricamo. Alla fine Mere<strong>di</strong>th <strong>di</strong>sse: «D'accordo. Cosa possiamo fare per<br />

aiutarti?»<br />

«Non saprei. Niente, a meno che...», Elena s'interruppe e guardò Bonnie.<br />

«A meno che», riprese, cambiando tono <strong>di</strong> voce, «non mi aiuti a trovare<br />

Stefan».<br />

Gli occhi castani <strong>di</strong> Bonnie sembrarono sinceramente sbalor<strong>di</strong>ti. «Io?<br />

Ma cosa posso fare?». Poi, mentre Mere<strong>di</strong>th tratteneva il respiro, capì:<br />

«Oh. Oh».<br />

«Tu sapevi dove mi trovavo quel giorno che sono andata al cimitero»,<br />

riprese Elena. «E avevi anche previsto l'arrivo <strong>di</strong> Stefan a scuola».<br />

«Pensavo che non credessi a questa faccenda dei poteri paranormali»,<br />

<strong>di</strong>sse Bonnie con un filo <strong>di</strong> voce.<br />

«Da allora ho imparato un paio <strong>di</strong> cosette. A ogni modo, sono pronta a<br />

credere a qualsiasi cosa, se servirà a trovare Stefan. Se c'è anche una<br />

remota possibilità che possa servire».<br />

Bonnie si rannicchiò su se stessa, come se cercasse <strong>di</strong> far scomparire la<br />

sua già esile figura. «Elena, non capisci», <strong>di</strong>sse in tono afflitto. «Non sono<br />

allenata; non è qualcosa che posso controllare. E... non è un gioco, non<br />

più. Più usi questi poteri, più loro useranno te. Possono finire con l'usarti<br />

per tutto il tempo, che tu lo voglia o no. È pericoloso».<br />

Elena si alzò e andò verso il cassettone in legno <strong>di</strong> ciliegio, guardandolo<br />

ma senza vederlo. Alla fine si voltò.<br />

«Hai ragione; non è un gioco. E ti credo quando <strong>di</strong>ci che potrebbe<br />

<strong>di</strong>ventare pericoloso. Ma non è un gioco neanche per Stefan. Bonnie, credo<br />

che sia là fuori, da qualche parte, gravemente ferito. E non c'è nessuno che<br />

lo aiuti; nessuno che lo cerchi, tranne i suoi nemici. Forse sta morendo,<br />

proprio adesso. Lui... lui potrebbe persino essere...». <strong>La</strong> voce le morì in<br />

12


gola. Piegò la testa sul cassettone e fece un respiro profondo, cercando <strong>di</strong><br />

calmarsi. Quando sollevò lo sguardo, vide Mere<strong>di</strong>th che fissava Bonnie.<br />

Bonnie tirò su le spalle, e raddrizzò la schiena. Sollevò il mento e strinse<br />

le labbra. E nei suoi occhi castani <strong>di</strong> solito teneri, brillò una luce decisa<br />

mentre incontrava lo sguardo <strong>di</strong> Elena.<br />

«Ci serve una can<strong>del</strong>a», fu tutto quel che <strong>di</strong>sse.<br />

<strong>Il</strong> fiammifero graffiò la scatola lanciando scintille nell'oscurità, poi la<br />

fiamma <strong>del</strong>la can<strong>del</strong>a si accese, intensa e luminosa. Quando Bonnie si<br />

chinò su <strong>di</strong> essa, un bagliore dorato le avvolse il viso pallido.<br />

«Avrò bisogno <strong>del</strong>l'aiuto <strong>di</strong> tutte e due per concentrarmi», <strong>di</strong>sse. «Fissate<br />

la fiamma e pensate a Stefan. Visualizzatelo nella vostra mente. Non<br />

importa cosa succederà, continuate a fissare la fiamma. E qualunque cosa<br />

facciate, non <strong>di</strong>te una parola».<br />

Elena annuì, e poi l'unico suono nella stanza fu quello <strong>di</strong> un leggero<br />

respiro. <strong>La</strong> fiamma guizzava e danzava, proiettando giochi <strong>di</strong> luce sulle tre<br />

ragazze sedute a gambe incrociate intorno a essa. Bonnie, con gli occhi<br />

chiusi, respirava profondamente e lentamente, come qualcuno che stia<br />

scivolando nel sonno.<br />

Stefan, pensò Elena, guardando fisso la fiamma, cercando <strong>di</strong> far<br />

confluire tutta la sua volontà nel pensiero. Lo ricreò nella sua mente,<br />

usando tutti i sensi, richiamandolo a sé. <strong>La</strong> ruvi<strong>di</strong>tà <strong>del</strong> suo pullover <strong>di</strong> lana<br />

contro la guancia, l'odore <strong>del</strong>la sua giacca <strong>di</strong> pelle, la forza <strong>del</strong>le sue<br />

braccia che la stringevano. Oh, Stefan...<br />

Le ciglia <strong>di</strong> Bonnie tremarono e il suo respiro <strong>di</strong>venne più rapido, come<br />

se stesse facendo un brutto sogno. Elena tenne fermo lo sguardo sulla<br />

fiamma, ma quando Bonnie ruppe il silenzio un brivido le salì lungo la<br />

schiena.<br />

All'inizio fu solo un gemito, il lamento <strong>di</strong> qualcuno che soffre. Poi,<br />

mentre Bonnie scuoteva la testa e il respiro usciva spezzato, arrivarono le<br />

parole.<br />

«Solo...», <strong>di</strong>sse, e si fermò. Elena si conficcò le unghie nella mano.<br />

«Solo... nel buio», riprese Bonnie. <strong>La</strong> sua voce era <strong>di</strong>stante e alterata.<br />

Cadde <strong>di</strong> nuovo il silenzio, poi Bonnie cominciò a parlare in fretta.<br />

«È buio, e freddo. E sono solo. C'è qualcosa <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> me... frastagliato e<br />

duro. Rocce. Mi facevano male... ma non ora. Sono intorpi<strong>di</strong>to ora, dal<br />

freddo. Tanto freddo...». Bonnie si contorse, come se stesse cercando <strong>di</strong><br />

liberarsi da qualcosa, poi scoppiò a ridere, una risata terribile, quasi come<br />

13


un singhiozzo. «È... curioso. Non ho mai pensato che avrei desiderato così<br />

tanto vedere il sole. Ma qui è sempre buio. E freddo. L'acqua mi arriva al<br />

collo, fredda come ghiaccio. Anche questo è curioso. Acqua ovunque... e<br />

io sto morendo <strong>di</strong> sete. Ho tanta sete... dolore...».<br />

Elena sentì una morsa stringerle il cuore. Bonnie era nei pensieri <strong>di</strong><br />

Stefan, chissà cosa avrebbe potuto scoprire? Stefan, <strong>di</strong>cci dove sei, pensò<br />

<strong>di</strong>speratamente. Guardati intorno; <strong>di</strong>mmi cosa ve<strong>di</strong>.<br />

«Ho sete. Ho bisogno <strong>di</strong>... vita?». <strong>La</strong> voce <strong>di</strong> Bonnie suonò incerta,<br />

come se non sapesse come tradurre quel concetto. «Sono debole. Lui ha<br />

detto che io sarò sempre quello debole. Lui è forte... un assassino. Ma<br />

anche io lo sono. Ho ucciso Katherine; forse merito <strong>di</strong> morire. Perché non<br />

lasciarmi semplicemente andare...?»<br />

«No!», urlò Elena, senza riuscire a trattenersi. In quel momento<br />

<strong>di</strong>menticò ogni cosa, tranne la sofferenza <strong>di</strong> Stefan. «Stefan...».<br />

«Elena!», la riprese duramente Mere<strong>di</strong>th nello stesso istante. Ma Bonnie<br />

aveva reclinato il capo, il flusso <strong>del</strong>le parole interrotto.<br />

Sconvolta, Elena si rese conto <strong>di</strong> quel che aveva fatto.<br />

«Bonnie, stai bene? Puoi ritrovarlo? Io non volevo...».<br />

Bonnie sollevò la testa. Gli occhi erano aperti, ma non guardavano né la<br />

can<strong>del</strong>a né Elena. Fissavano qualcosa <strong>di</strong> fronte a loro, inespressivi.<br />

Quando riprese a parlare, la voce era <strong>di</strong>storta, e il cuore <strong>di</strong> Elena si fermò.<br />

Non era la voce <strong>di</strong> Bonnie, ma era una voce che Elena riconobbe. L'aveva<br />

sentita uscire dalle labbra <strong>di</strong> Bonnie una volta, nel cimitero.<br />

«Elena», <strong>di</strong>sse la voce, «non andare al ponte. C'è la Morte, Elena. <strong>La</strong> tua<br />

morte è là, in attesa». Poi Bonnie si accasciò in avanti.<br />

Elena l'afferrò per le spalle e la scrollò. «Bonnie!», gridò. «Bonnie!».<br />

«Cosa... oh, no. <strong>La</strong>sciami». <strong>La</strong> voce <strong>di</strong> Bonnie era fievole e tremante, ma<br />

era la sua. Ancora chinata in avanti, si posò una mano sulla fronte.<br />

«Bonnie, ti senti bene?»<br />

«Credo <strong>di</strong> sì... sì. Ma è stato così strano». <strong>Il</strong> tono <strong>di</strong> voce si fece più<br />

acuto mentre sollevava lo sguardo, battendo le palpebre. «Cos'era, Elena,<br />

quella storia <strong>del</strong>l'assassino?»<br />

«Te la ricor<strong>di</strong>?»<br />

«Ricordo tutto. Non riesco a descriverlo; è stato orribile. Ma cosa voleva<br />

<strong>di</strong>re?»<br />

«Niente», tagliò corto Elena. «Era in preda alle allucinazioni; tutto qui».<br />

Mere<strong>di</strong>th intervenne: «Lui? Allora tu pensi veramente che Bonnie si sia<br />

messa in comunicazione con Stefan?».<br />

14


Elena annuì, gli occhi le bruciavano mentre <strong>di</strong>stoglieva lo sguardo. «Sì.<br />

Credo che fosse Stefan. Doveva essere lui. E credo che Bonnie ci abbia<br />

anche detto dove si trova. Sotto Wickery Bridge, nell'acqua».<br />

3<br />

Bonnie la fissò. «Non ricordo nulla <strong>di</strong> un ponte. Non sembrava un<br />

ponte».<br />

«Ma l'hai detto tu, alla fine. Pensavo che te lo ricordassi...». <strong>La</strong> voce <strong>di</strong><br />

Elena si spense a poco a poco. «Non ricor<strong>di</strong> quella parte», aggiunse in<br />

modo piatto. Non era una domanda.<br />

«Ricordo che ero sola, in qualche luogo freddo e buio, e mi sentivo<br />

debole... e assetata. O era fame? Non so, ma avevo bisogno <strong>di</strong>... qualcosa.<br />

E volevo quasi morire. E poi mi hai svegliata».<br />

Elena e Mere<strong>di</strong>th si scambiarono un'occhiata. «E dopo», Elena si rivolse<br />

a Bonnie, «hai detto un'altra cosa, con una strana voce. Hai detto <strong>di</strong> non<br />

andare vicino al ponte».<br />

«Ha detto a te <strong>di</strong> non andare vicino al ponte», la corresse Mere<strong>di</strong>th. «Tu<br />

in particolare, Elena. Ha detto che la Morte ti aspettava».<br />

«Non m'importa cosa mi stia aspettando», ribatté Elena. «Se è lì che si<br />

trova Stefan, è lì che andrò».<br />

«Allora è dove andremo tutte», concluse Mere<strong>di</strong>th.<br />

Elena esitò. «Non posso chiedervi <strong>di</strong> fare questo», <strong>di</strong>sse lentamente.<br />

«Potrebbe esserci pericolo... <strong>di</strong> qualcosa che non conoscete. Per me<br />

sarebbe meglio andarci da sola».<br />

«Stai scherzando?», <strong>di</strong>sse Bonnie, sollevando il mento. «Noi amiamo il<br />

pericolo. Voglio essere giovane e bella nella tomba, ricor<strong>di</strong>?»<br />

«No», concluse in fretta Elena. «Eri tu quella che <strong>di</strong>ceva che non si<br />

trattava <strong>di</strong> un gioco».<br />

«E neanche per Stefan», ricordò loro Mere<strong>di</strong>th. «Non lo stiamo aiutando<br />

molto, restando qui a far niente».<br />

Elena si stava già scrollando il kimono dalle spalle, <strong>di</strong>rigendosi verso<br />

l'arma<strong>di</strong>o. «Faremo meglio a coprirci ben bene. Prendete qualcosa che vi<br />

tenga caldo», <strong>di</strong>sse.<br />

Dopo che si furono attrezzate contro il freddo, Elena si girò verso la<br />

porta. Poi si bloccò.<br />

«Robert», <strong>di</strong>sse. «Non possiamo passargli davanti per raggiungere il<br />

portone, anche se stesse dormendo».<br />

15


Contemporaneamente, si voltarono tutte e tre verso la finestra.<br />

«Oh, magnifico», <strong>di</strong>sse Bonnie.<br />

Mentre scendevano aggrappandosi al cotogno, Elena si rese conto che<br />

aveva smesso <strong>di</strong> nevicare. Ma la morsa <strong>del</strong>l'aria gelida sulle guance le fece<br />

ricordare le parole <strong>di</strong> Damon. L'inverno è una stagione che non perdona,<br />

pensò, e rabbrividì.<br />

Tutte le luci <strong>del</strong>la casa erano spente, comprese quelle <strong>del</strong> soggiorno.<br />

Robert doveva essere già andato a dormire. Tuttavia, Elena trattenne il<br />

respiro mentre passavano cautamente davanti alle finestre buie. <strong>La</strong><br />

macchina <strong>di</strong> Mere<strong>di</strong>th era poco lontano, lungo la strada. All'ultimo<br />

momento, Elena decise <strong>di</strong> prendere una corda, e aprì la porta sul retro che<br />

dava sul garage, senza far rumore. <strong>La</strong> corrente era forte a Drowning Creek,<br />

e procedere nell'acqua sarebbe stato pericoloso.<br />

<strong>Il</strong> tragitto per uscire dalla città fu carico <strong>di</strong> tensione. Quando superarono<br />

i margini <strong>del</strong> bosco, Elena ricordò il turbinio <strong>del</strong>le foglie intorno a lei<br />

quando si trovava al cimitero. Foglie <strong>di</strong> quercia, soprattutto.<br />

«Bonnie, le querce hanno un significato particolare? Tua nonna ti ha mai<br />

detto qualcosa in proposito?»<br />

«Be', per i drui<strong>di</strong> erano sacre. Tutti gli alberi lo erano, ma le querce più<br />

<strong>di</strong> tutti. Credevano che lo spirito degli alberi desse loro potere».<br />

Elena apprese la notizia in silenzio. Quando raggiunsero il ponte e<br />

scesero dalla macchina, lanciò un'occhiata ansiosa alle querce lungo il lato<br />

destro <strong>del</strong>la strada. Ma la notte era luminosa e stranamente calma, senza un<br />

alito <strong>di</strong> vento ad agitare le foglie secche e scure rimaste sui rami.<br />

«Fate attenzione se vedete un corvo», <strong>di</strong>sse a Bonnie e Mere<strong>di</strong>th.<br />

«Un corvo?», ripeté <strong>di</strong> colpo Mere<strong>di</strong>th. «Come quello fuori <strong>del</strong>la casa <strong>di</strong><br />

Bonnie la sera che è morto Yangtze?»<br />

«<strong>La</strong> sera in cui Yangtze è stato ucciso. Sì». Elena si avvicinò alle acque<br />

scure <strong>del</strong> Drowning Creek, il cuore accelerò il suo battito. Nonostante il<br />

nome, non era un torrente, ma un fiume a corso rapido fra argini <strong>di</strong> terreno<br />

argilloso. Al <strong>di</strong> sopra si ergeva il Wickery Bridge, una struttura in legno<br />

costruita circa cento anni prima. Un tempo era abbastanza solido da<br />

sopportare il peso dei carri; adesso era soltanto un ponte pedonale che<br />

nessuno usava perché era fuori mano. Era un luogo arido, isolato, ostile,<br />

pensò Elena. Qua e là chiazze <strong>di</strong> neve coprivano il terreno.<br />

Nonostante le parole ar<strong>di</strong>te <strong>di</strong> poco prima, Bonnie esitava. «Ricordate<br />

l'ultima volta che abbiamo passato il ponte?», chiese.<br />

Fin troppo bene, pensò Elena. L'ultima volta che l'avevano attraversato,<br />

16


erano inseguite da... qualcosa... proveniente dal cimitero. O qualcuno,<br />

concluse.<br />

«Per ora non lo attraverseremo», <strong>di</strong>sse. «Prima dobbiamo guardare sotto<br />

il ponte, da questo lato».<br />

«Dove è stato trovato quel vecchio con la gola squarciata», mormorò<br />

Mere<strong>di</strong>th, seguendo l'amica.<br />

I fari <strong>del</strong>la macchina illuminavano solo una piccola parte <strong>del</strong>l'argine<br />

sotto il ponte. Appena Elena uscì fuori dallo stretto fascio <strong>di</strong> luce, uno<br />

spiacevole presagio la fece rabbrivi<strong>di</strong>re. <strong>La</strong> Morte ti sta aspettando, aveva<br />

detto la voce. <strong>La</strong> Morte era laggiù?<br />

I pie<strong>di</strong> scivolavano sui ciottoli umi<strong>di</strong> e visci<strong>di</strong>. Tutto quel che sentiva era<br />

lo scorrere impetuoso <strong>del</strong>l'acqua, e l'eco sordo provenire dal ponte sopra la<br />

sua testa. E, sebbene aguzzasse lo sguardo, tutto quel che riusciva a<br />

<strong>di</strong>stinguere nell'oscurità era l'argine accidentato e le assi <strong>del</strong> ponte.<br />

«Stefan?», sussurrò, e fu quasi contenta che il rumore <strong>del</strong>l'acqua coprisse<br />

la sua voce. Si sentiva come una persona che grida "c'è qualcuno?" dentro<br />

una casa vuota, e malgrado ciò ha paura <strong>di</strong> quale potrebbe essere la<br />

risposta.<br />

«Così non funziona», <strong>di</strong>sse Bonnie, <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lei.<br />

«Cosa vuoi <strong>di</strong>re?».<br />

Bonnie si stava guardando intorno, scuotendo leggermente la testa, il<br />

corpo teso per la concentrazione. «Siamo fuori strada, e basta. Io non... be',<br />

tanto per cominciare prima non sentivo il rumore <strong>del</strong>l'acqua. Non sentivo<br />

proprio niente, solo silenzio assoluto».<br />

Elena fu presa dallo sconforto. Una parte <strong>di</strong> lei sapeva che Bonnie aveva<br />

ragione, che Stefan non era in quel luogo desolato. Ma un'altra parte era<br />

troppo spaventata per ascoltare.<br />

«Dobbiamo esserne sicure», <strong>di</strong>sse, provando un senso <strong>di</strong> oppressione al<br />

petto, e riprese ad avanzare nell'oscurità, a tentoni. Ma alla fine dovette<br />

riconoscere che non c'era alcuna traccia <strong>del</strong>la presenza recente <strong>di</strong><br />

qualcuno. Né alcuna traccia <strong>di</strong> una testa bruna nell'acqua. Si pulì le mani<br />

fredde e infangate sui jeans.<br />

«Dobbiamo controllare l'altro lato <strong>del</strong> ponte», suggerì Mere<strong>di</strong>th, ed<br />

Elena annuì meccanicamente. Ma non ebbe bisogno <strong>di</strong> vedere l'espressione<br />

<strong>di</strong> Bonnie per sapere cosa avrebbero trovato. Quello era il posto sbagliato.<br />

«An<strong>di</strong>amocene da qui», <strong>di</strong>sse, arrampicandosi in mezzo alla vegetazione<br />

verso il fascio <strong>di</strong> luce oltre il ponte. Appena lo ebbe raggiunto, Elena si<br />

sentì raggelare.<br />

17


Bonnie restò senza fiato. «Oh, Dio...».<br />

«In<strong>di</strong>etro», <strong>di</strong>sse Mere<strong>di</strong>th fra i denti. «A ridosso <strong>del</strong>l'argine».<br />

Stagliata contro il fascio <strong>di</strong> luce dei fari, più in alto, c'era una sagoma<br />

scura. Elena la guardò attentamente, con il cuore che le batteva<br />

all'impazzata, ma riuscì solo a capire che si trattava <strong>di</strong> un uomo. <strong>Il</strong> volto<br />

era in ombra, ma la ragazza ebbe un terribile presentimento.<br />

Avanzava verso <strong>di</strong> loro.<br />

Sottraendosi alla vista, Elena arretrò contro l'argine fangoso sotto il<br />

ponte, acquattandosi il più possibile. Sentiva Bonnie tremare <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lei, e<br />

le <strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Mere<strong>di</strong>th piantate nel suo braccio.<br />

Da lì non vedevano nulla, ma all'improvviso sentirono il rumore <strong>di</strong> un<br />

passo pesante sopra il ponte. Quasi senza osare respirare, si aggrapparono<br />

l'una all'altra, i visi rivolti verso l'alto. I passi risuonarono attraverso il<br />

tavolato <strong>del</strong> ponte, mentre si allontanavano da loro.<br />

Ti prego, fa' che non si fermi, pensò Elena. Oh, ti prego...<br />

Si morse il labbro, poi Bonnie piagnucolò sommessamente, la sua mano<br />

gelata afferrò quella <strong>di</strong> Elena. I passi stavano tornando in<strong>di</strong>etro.<br />

Dovrei uscire allo scoperto, pensò Elena. È me che vuole, non loro. Così<br />

ha detto. Dovrei uscire fuori e affrontarlo, e forse lascerà andare Bonnie e<br />

Mere<strong>di</strong>th. Ma la rabbia ardente che l'aveva sostenuta quella mattina si era<br />

ormai consumata. Pur con tutta la sua forza <strong>di</strong> volontà, non si decideva a<br />

lasciar andare la mano <strong>di</strong> Bonnie, a staccarsi da lei.<br />

I passi risuonarono proprio sopra le loro teste. Poi calò il silenzio,<br />

seguito dal rumore <strong>di</strong> qualcosa che avanzava fra la vegetazione sull'argine.<br />

No, pensò Elena, il corpo attraversato dalla paura. Stava scendendo giù.<br />

Bonnie gemette e nascose la testa contro la spalla <strong>di</strong> Elena, ed Elena sentì<br />

ogni muscolo tendersi quando vide qualcosa muoversi – pie<strong>di</strong> e gambe – e<br />

uscire fuori dall'oscurità. No...<br />

«Cosa state facendo quaggiù?».<br />

Dapprima la mente <strong>di</strong> Elena si rifiutò <strong>di</strong> capire la domanda. Era ancora<br />

terrorizzata e quasi urlò quando Matt fece un altro passo lungo l'argine,<br />

sbirciando sotto il ponte.<br />

«Elena? Cosa state facendo?», chiese <strong>di</strong> nuovo.<br />

Bonnie sollevò la testa. Mere<strong>di</strong>th riprese a respirare in un'esplosione <strong>di</strong><br />

sollievo. Elena si sentì le ginocchia molli.<br />

«Matt», fu tutto quel che riuscì a <strong>di</strong>re.<br />

Bonnie fu più <strong>di</strong>retta. «Tu cosa pensi <strong>di</strong> fare?», chiese in tono concitato.<br />

«Vuoi farci venire un infarto? Cosa ci fai qui a quest'ora <strong>di</strong> notte?».<br />

18


Matt infilò una mano in tasca, facendo tintinnare <strong>del</strong>le monete. Mentre le<br />

ragazze riemergevano da sotto il ponte, lui guardò oltre il fiume. «Ti ho<br />

seguita».<br />

«Cosa?», ribatté Elena.<br />

Riluttante, si girò verso <strong>di</strong> lei. «Ti ho seguita», ripeté, irrigidendo le<br />

spalle. «Ho immaginato che avresti trovato il modo <strong>di</strong> eludere tua zia per<br />

uscire <strong>di</strong> nuovo. Così sono rimasto seduto nella mia macchina dall'altra<br />

parte <strong>del</strong>la strada a tenere d'occhio la casa. Come avevo previsto, voi tre<br />

siete uscite dalla finestra. E vi ho seguite fin qui».<br />

Elena non sapeva cosa <strong>di</strong>re. Era arrabbiata, e senza dubbio lui aveva<br />

agito così solo per mantenere la promessa fatta a Stefan. Ma il pensiero <strong>di</strong><br />

Matt seduto là fuori nella sua vecchia Ford scassata, a morire <strong>di</strong> freddo e<br />

senza neanche aver cenato... le procurò una stretta al cuore che non volle<br />

fermarsi a considerare.<br />

<strong>Il</strong> ragazzo stava <strong>di</strong> nuovo guardando il fiume. Gli si avvicinò e gli parlò<br />

sommessamente.<br />

«Scusa, Matt», <strong>di</strong>sse. «Per come mi sono comportata prima a casa e... e<br />

per...». Farfugliò per un attimo, poi rinunciò a parlare. Per tutto, pensò<br />

desolata.<br />

«Be', scusami se vi ho spaventate poco fa». Si girò rapidamente a<br />

guardarla, come se così la faccenda fosse sistemata.<br />

«E ora mi <strong>di</strong>te per favore cosa pensate <strong>di</strong> fare?»<br />

«Bonnie pensava che Stefan fosse qui».<br />

«Bonnie non lo pensava», intervenne Bonnie. «Bonnie ha detto subito<br />

che era il luogo sbagliato. Stiamo cercando un posto tranquillo, senza<br />

rumori, e chiuso. Mi sentivo... circondata», spiegò a Matt.<br />

<strong>Il</strong> ragazzo la guardò con circospezione, come se avesse potuto morderlo.<br />

«Ma certo», <strong>di</strong>sse.<br />

«C'erano rocce intorno a me, ma non come queste <strong>del</strong> fiume».<br />

«Ah, no, certo che non lo erano». <strong>La</strong>nciò un'occhiata <strong>di</strong> traverso a<br />

Mere<strong>di</strong>th, che ebbe pietà <strong>di</strong> lui.<br />

«Bonnie ha avuto una visione», gli spiegò.<br />

Matt in<strong>di</strong>etreggiò lievemente, ed Elena riuscì a vedere il suo profilo nel<br />

fascio <strong>di</strong> luce dei fari. Dalla sua espressione, si capiva che non sapeva se<br />

andarsene o caricarle tutte in macchina in <strong>di</strong>rezione <strong>del</strong> manicomio più<br />

vicino.<br />

«Non è uno scherzo», <strong>di</strong>sse. «Bonnie ha poteri paranormali, Matt. So<br />

che ho sempre detto <strong>di</strong> non credere in quel genere <strong>di</strong> cose, ma mi ero<br />

19


sbagliata. Tu non sai quanto. Stasera, lei... lei si è in qualche modo<br />

sintonizzata con Stefan e ha avuto una vaga percezione <strong>di</strong> dove si trovi».<br />

Matt tirò un lungo respiro. «Capisco. Ok...».<br />

«Non trattarmi con sufficienza! Non sono una stupida, Matt, e ti sto<br />

<strong>di</strong>cendo la verità. Lei era lì, con Stefan; sapeva cose che solo lui sa. E ha<br />

visto il luogo in cui è intrappolato».<br />

«Intrappolato», riprese Bonnie. «Proprio così. Non si tratta affatto <strong>di</strong> un<br />

luogo aperto come un fiume. Ma c'era l'acqua, alta fino al collo. <strong>Il</strong> suo<br />

collo. E pareti <strong>di</strong> roccia intorno, coperte <strong>di</strong> fitto muschio. L'acqua era<br />

gelata e ferma, e aveva un cattivo odore».<br />

«Ma tu cosa hai visto?», incalzò Elena.<br />

«Niente. Era come se fossi cieca. In qualche modo mi sono resa conto<br />

che se ci fosse stato anche un debolissimo raggio <strong>di</strong> luce sarei riuscita a<br />

<strong>di</strong>stinguere qualcosa, ma non mi è stato possibile. Era buio come una<br />

tomba».<br />

«Come una tomba...». Elena fu attraversata da brivi<strong>di</strong> sottili. Pensò alla<br />

chiesa <strong>di</strong>roccata sulla collina sopra il cimitero. Lì c'era una tomba, una<br />

tomba che pensò <strong>di</strong> aver aperto una volta.<br />

«Ma in una tomba non ci sarebbe tutta quell'acqua», stava <strong>di</strong>cendo<br />

Mere<strong>di</strong>th.<br />

«No... ma non ho avuto alcuna sensazione <strong>di</strong> dove potesse essere in quel<br />

momento», precisò Bonnie. «Stefan non era <strong>del</strong> tutto in sé; si sentiva così<br />

debole e dolorante. E così assetato...».<br />

Elena aprì la bocca per impe<strong>di</strong>re a Bonnie <strong>di</strong> proseguire, ma proprio<br />

allora intervenne Matt.<br />

«Ora vi <strong>di</strong>co che cosa mi fa venire in mente», <strong>di</strong>sse.<br />

Le tre ragazze si volsero verso <strong>di</strong> lui, che era rimasto leggermente in<br />

<strong>di</strong>sparte rispetto al loro gruppo, come un ascoltatore in<strong>di</strong>screto. Si erano<br />

quasi <strong>di</strong>menticate <strong>del</strong>la sua presenza.<br />

«Un pozzo?», azzardò Elena.<br />

«Esatto», rispose il ragazzo. «Voglio <strong>di</strong>re, fa pensare a un pozzo».<br />

Elena batté le palpebre, sentendo aumentare l'agitazione. «Bonnie?»<br />

«Potrebbe essere», <strong>di</strong>sse Bonnie lentamente. «Le <strong>di</strong>mensioni e le pareti e<br />

tutto il resto potrebbero andar bene. Ma un pozzo è aperto; avrei dovuto<br />

vedere le stelle».<br />

«Non se era stato coperto», osservò Matt. «Un sacco <strong>di</strong> vecchie fattorie<br />

qui intorno hanno pozzi ormai in <strong>di</strong>suso, e alcuni agricoltori li coprono per<br />

evitare che i bambini possano caderci dentro. Anche i miei nonni hanno<br />

20


fatto così».<br />

Elena non riuscì più a contenere la sua agitazione. «Potrebbe essere così.<br />

Deve essere così. Bonnie, cerca <strong>di</strong> ricordare, hai detto che lì era sempre<br />

buio».<br />

«Sì, e avevo come la sensazione <strong>di</strong> trovarmi sottoterra». Anche Bonnie<br />

era eccitata, adesso, ma Mere<strong>di</strong>th le interruppe con una domanda secca.<br />

«Quanti pozzi pensi che ci siano a Fell's Church, Matt?»<br />

«Dozzine, forse», rispose. «Ma coperti? Non così tanti. E se state<br />

insinuando che qualcuno abbia gettato Stefan dentro uno <strong>di</strong> questi, non<br />

sarà certo un posto dove la gente potrebbe vederlo. Probabilmente qualche<br />

luogo abbandonato...».<br />

«E la sua macchina è stata trovata lungo questa strada», aggiunse Elena.<br />

«<strong>La</strong> vecchia tenuta Francher», <strong>di</strong>sse Matt.<br />

Si guardarono l'un l'altro. <strong>La</strong> fattoria Francher era <strong>di</strong>roccata e<br />

abbandonata praticamente da sempre. Si trovava in mezzo al bosco, e la<br />

vegetazione aveva preso il sopravvento da quasi un secolo.<br />

«An<strong>di</strong>amo», aggiunse semplicemente Matt.<br />

Elena gli posò una mano sul braccio. «Tu cre<strong>di</strong>...?».<br />

<strong>Il</strong> ragazzo <strong>di</strong>stolse lo sguardo per un attimo. «Non so cosa credere»,<br />

<strong>di</strong>sse alla fine. «Ma verrò».<br />

Si separarono e presero entrambe le macchine, Matt in quella davanti<br />

insieme a Bonnie, e Mere<strong>di</strong>th nell'altra con Elena. Matt imboccò una<br />

stra<strong>di</strong>na carreggiabile in <strong>di</strong>suso che si addentrava nel bosco e la seguì<br />

finché non s'interruppe.<br />

«Da qui proseguiremo a pie<strong>di</strong>», <strong>di</strong>sse.<br />

Elena fu contenta <strong>di</strong> aver pensato <strong>di</strong> portare una corda; ne avrebbero<br />

avuto bisogno se Stefan era davvero nel pozzo Francher. E se non c'era...<br />

Non volle fermarsi a considerare questa ipotesi.<br />

Era faticoso attraversare il bosco, specialmente con il buio. <strong>Il</strong> sottobosco<br />

era fitto, e i rami secchi sporgevano come per afferrarli. Farfalle notturne<br />

svolazzavano intorno, sfiorando le guance <strong>di</strong> Elena con ali invisibili.<br />

Alla fine arrivarono in una radura. Si vedevano le fondamenta <strong>del</strong>la<br />

vecchia casa, pietre da costruzione legate al terreno da rovi ed erbacce. In<br />

gran parte il comignolo era rimasto intatto, gli unici vuoti lasciati erano<br />

quelli <strong>del</strong> calcestruzzo che un tempo lo aveva tenuto insieme, come un<br />

monumento che si stesse sgretolando.<br />

«<strong>Il</strong> pozzo sarà da qualche parte là <strong>di</strong>etro», <strong>di</strong>sse Matt.<br />

Fu Mere<strong>di</strong>th a trovarlo e a chiamare gli altri. Si radunarono intorno al<br />

21


pozzo e osservarono il blocco <strong>di</strong> pietra, piatto e squadrato, posto quasi a<br />

livello <strong>del</strong> terreno.<br />

Matt si fermò a esaminare il terriccio e le erbacce circostanti. «È stato<br />

spostato <strong>di</strong> recente», concluse.<br />

Fu a questo punto che il cuore <strong>di</strong> Elena cominciò a martellare sul serio.<br />

Lo sentiva rimbombare in gola e nella punta <strong>del</strong>le <strong>di</strong>ta. «Solleviamolo»,<br />

<strong>di</strong>sse con una voce che era poco più <strong>di</strong> un sussurro.<br />

<strong>La</strong> lastra <strong>di</strong> pietra era così pesante che Matt non riuscì neanche a<br />

spostarla. Alla fine si misero tutti e quattro a spingere, puntellandosi contro<br />

il terreno <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> essa, finché, con uno scricchiolio, il blocco si spostò <strong>di</strong><br />

pochi centimetri. Dopo aver creato un sottile varco fra la pietra e il pozzo,<br />

Matt adoperò un ramo secco per fare leva e allargare l'apertura. Poi<br />

spinsero tutti insieme, ancora una volta.<br />

Quando l'apertura fu grande abbastanza per far passare la testa e le<br />

spalle, Elena si affacciò, guardando all'interno. Aveva quasi paura <strong>di</strong><br />

sperare.<br />

«Stefan?».<br />

I momenti che seguirono, sospesa su quell'apertura buia a guardare giù<br />

nell'oscurità, sentendo solo l'eco dei ciottoli che lei aveva smosso, furono<br />

angosciosi. Poi, incre<strong>di</strong>bilmente, si sentì un altro rumore.<br />

«Chi...? Elena?»<br />

«Oh, Stefan!». <strong>Il</strong> senso <strong>di</strong> sollievo le fece perdere il controllo. «Sì! Sono<br />

qui, siamo qui, e ti tireremo fuori. Stai bene? Sei ferito?». L'unica cosa che<br />

le impedì <strong>di</strong> cadere a sua volta nel pozzo fu l'intervento <strong>di</strong> Matt, che<br />

l'afferrò da <strong>di</strong>etro. «Stefan, aspetta, abbiamo una corda. Dimmi se stai<br />

bene».<br />

Ci fu un suono debole, quasi irriconoscibile, ma Elena sapeva cos'era.<br />

Una risata. <strong>La</strong> voce <strong>di</strong> Stefan era flebile ma comprensibile. «Sono stato...<br />

meglio», <strong>di</strong>sse. «Ma sono... vivo. Chi c'è con te?»<br />

«Sono io, Matt», intervenne il ragazzo, mentre lasciava Elena. Si chinò<br />

anche lui sulla cavità. Elena, quasi <strong>del</strong>irante per l'eccitazione, notò che<br />

aveva un aspetto leggermente stupito. «E Mere<strong>di</strong>th e Bonnie, che in<br />

seguito piegherà qualche cucchiaio per noi. Ti tiro giù la corda... cioè, a<br />

meno che Bonnie non ti faccia levitare fuori». Ancora in ginocchio, si<br />

voltò a guardare Bonnie.<br />

<strong>La</strong> ragazza gli <strong>di</strong>ede una pacca sulla testa. «Non scherzare su queste<br />

cose! Tiralo su!».<br />

«Sissignora», <strong>di</strong>sse Matt, in tono scherzoso. «Ecco, Stefan. Legala<br />

22


intorno alla vita».<br />

«Sì», <strong>di</strong>sse Stefan. Non si fermò a ragionare sulle <strong>di</strong>ta intorpi<strong>di</strong>te dal<br />

freddo o se loro in cima fossero o meno in grado <strong>di</strong> sollevare il suo peso.<br />

Non c'era altro modo.<br />

I quin<strong>di</strong>ci minuti che seguirono furono terribili per Elena. Ci vollero le<br />

energie <strong>di</strong> tutti e quattro per tirare fuori Stefan, anche se il contributo<br />

principale <strong>di</strong> Bonnie fu quello <strong>di</strong> <strong>di</strong>re "forza, forza", ogni volta che si<br />

fermavano a riprendere fiato. Ma finalmente le mani <strong>di</strong> Stefan si<br />

aggrapparono al bordo <strong>del</strong>la cavità buia, e Matt si sporse in avanti per<br />

afferrarlo sotto le ascelle.<br />

E poi Elena lo abbracciò, intensamente. Riuscì a capire quanto fosse<br />

grave la situazione dalla sua calma innaturale e dalla debolezza <strong>del</strong> suo<br />

corpo. Aveva impiegato le ultime forze per tirarsi fuori <strong>di</strong> lì; le mani erano<br />

ferite e sanguinanti. Ma quel che la turbò <strong>di</strong> più fu che quelle mani non le<br />

restituirono il suo <strong>di</strong>sperato abbraccio.<br />

Quando allentò la stretta quanto bastava per guardarlo in viso, vide che<br />

era cereo, e c'erano occhiaie scure sotto i suoi occhi. <strong>La</strong> pelle era così<br />

fredda che la spaventò.<br />

Guardò gli altri, in preda all'ansia.<br />

Matt appariva preoccupato, la fronte corrugata. «Sarà meglio portarlo in<br />

ospedale, e alla svelta. Gli serve un dottore».<br />

«No!». <strong>La</strong> voce era flebile e rauca, e proveniva dalla fragile figura che<br />

Elena stringeva fra le braccia. Sentì Stefan raccogliere le forze, lo sentì<br />

sollevare lentamente la testa. Gli occhi ver<strong>di</strong> erano fissi su <strong>di</strong> lei, e vi lesse<br />

dentro un bisogno pressante.<br />

«Nessun... dottore». Gli occhi <strong>di</strong> Stefan ardevano nei suoi. «Prometti...<br />

Elena».<br />

Gli occhi le bruciavano e le si annebbiò la vista. «Prometto», sussurrò.<br />

Poi sentì che qualunque cosa l'avesse sostenuto fino a quel momento,<br />

l'intensità <strong>del</strong>la forza <strong>di</strong> volontà o <strong>del</strong>la determinazione, stava crollando. Si<br />

accasciò fra le sue braccia, privo <strong>di</strong> sensi.<br />

4<br />

«Ma deve vedere un dottore. Sembra che stia per morire!», intervenne<br />

Bonnie.<br />

«Non può. Non posso spiegarvelo adesso. Portiamolo a casa e basta, ok?<br />

È tutto bagnato e qui si gela. Ne riparliamo dopo».<br />

23


<strong>La</strong> fatica <strong>di</strong> portare Stefan attraverso il bosco fu sufficiente a tenere la<br />

mente <strong>di</strong> tutti occupata per un po'. <strong>Il</strong> giovane rimase privo <strong>di</strong> sensi, e<br />

quando alla fine lo adagiarono sul se<strong>di</strong>le posteriore <strong>del</strong>la macchina <strong>di</strong> Matt<br />

si ritrovarono tutti esausti e pieni <strong>di</strong> livi<strong>di</strong>, e per <strong>di</strong> più bagnati, per essere<br />

stati a contatto con i suoi vestiti inzuppati d'acqua. Elena gli sistemò la<br />

testa sulle sue ginocchia mentre la macchina si <strong>di</strong>rigeva al pensionato.<br />

Mere<strong>di</strong>th e Bonnie li seguirono.<br />

«Le luci sono accese», <strong>di</strong>sse Matt, fermandosi davanti al grande e<strong>di</strong>ficio<br />

color ruggine. «Deve essere ancora sveglia. Ma la porta probabilmente<br />

sarà chiusa a chiave».<br />

Elena posò <strong>del</strong>icatamente la testa <strong>di</strong> Stefan e scivolò fuori <strong>del</strong>la<br />

macchina, e vide una <strong>del</strong>le finestre <strong>del</strong>la casa illuminarsi mentre la tenda<br />

veniva scostata. Poi vide apparire <strong>di</strong>etro i vetri la testa e le spalle <strong>di</strong><br />

qualcuno che guardava giù in strada.<br />

«Signora Flowers!», gridò Elena, facendole cenno con la mano. «Sono<br />

Elena Gilbert, signora Flowers. Abbiamo trovato Stefan, ci faccia<br />

entrare!».<br />

<strong>La</strong> figura alla finestra non si mosse né sembrò aver capito le sue parole.<br />

Eppure il suo atteggiamento fece intuire a Elena che stava ancora<br />

guardando verso <strong>di</strong> loro.<br />

«Signora Flowers, abbiamo portato Stefan», gridò <strong>di</strong> nuovo, in<strong>di</strong>cando<br />

l'abitacolo illuminato <strong>del</strong>la macchina. «<strong>La</strong> prego!».<br />

«Elena! È già aperta!», la voce <strong>di</strong> Bonnie arrivò dal portico sul davanti, e<br />

<strong>di</strong>strasse Elena dalla sagoma alla finestra. Quando la ragazza tornò a<br />

guardare in alto, vide che la tenda si stava richiudendo, poi la luce <strong>di</strong><br />

quella stanza al piano superiore si spense.<br />

Era strano, ma non aveva tempo <strong>di</strong> pensarci. Insieme a Mere<strong>di</strong>th, aiutò<br />

Matt a sollevare Stefan e a portarlo su per i gra<strong>di</strong>ni davanti al portone.<br />

All'interno, la casa era buia e silenziosa. Elena guidò gli altri su per la<br />

rampa che si trovava <strong>di</strong> fronte all'entrata, e fino al pianerottolo <strong>del</strong> secondo<br />

piano. Da lì entrarono in una camera da letto, ed Elena fece aprire a<br />

Bonnie la porta <strong>di</strong> quel che sembrava un ripostiglio. Si <strong>del</strong>ineò un'altra<br />

rampa <strong>di</strong> scale, molto buia e stretta.<br />

«Chi lascerebbe... il portone aperto... dopo tutto quel che è successo <strong>di</strong><br />

recente?», bofonchiò Matt mentre trascinavano il corpo esanime<br />

<strong>del</strong>l'amico. «Deve essere matta».<br />

«È matta», <strong>di</strong>sse Bonnie dall'alto, aprendo la porta in cima alle scale.<br />

«L'ultima volta che siamo state qui ci ha parlato <strong>di</strong> uno stranissimo...», la<br />

24


voce <strong>di</strong> Bonnie s'interruppe in un sussulto.<br />

«Cosa c'è?», chiese Elena. Ma quando raggiunsero la soglia <strong>del</strong>la camera<br />

<strong>di</strong> Stefan, lo capì da sola.<br />

Aveva <strong>di</strong>menticato in quali con<strong>di</strong>zioni aveva trovato la stanza l'ultima<br />

volta che l'aveva vista. Bauli pieni <strong>di</strong> indumenti erano capovolti o<br />

rovesciati su un fianco, come se fossero stati scaraventati contro le pareti<br />

dalla mano <strong>di</strong> un gigante. <strong>Il</strong> loro contenuto era sparso sul pavimento,<br />

insieme a oggetti provenienti dal cassettone e dai tavoli. I mobili erano<br />

ribaltati, e dal vetro rotto <strong>del</strong>la finestra un vento gelido soffiava nella<br />

stanza. C'era solo una lampada accesa, in un angolo, che proiettava ombre<br />

grottesche e minacciose sul soffitto.<br />

«Ma cosa è successo?», <strong>di</strong>sse Matt.<br />

Elena non rispose finché non ebbero <strong>di</strong>steso Stefan sul letto. «Non lo so<br />

con certezza», <strong>di</strong>sse, e questo era vero, anche se non <strong>del</strong> tutto. «Ma era già<br />

così ieri sera. Matt, mi daresti una mano? Dobbiamo mettergli qualcosa <strong>di</strong><br />

asciutto».<br />

«Cerco un'altra lampada», si offrì Mere<strong>di</strong>th, ma Elena si affrettò a <strong>di</strong>re:<br />

«No, ci si vede bene. Perché non provi ad accendere il fuoco?».<br />

Da uno dei bauli rimasti aperti ricadeva un accappatoio <strong>di</strong> spugna <strong>di</strong><br />

colore scuro. Elena lo prese, e insieme a Matt cominciò a togliere i vestiti<br />

bagnati che aderivano al corpo <strong>di</strong> Stefan. Si <strong>di</strong>ede da fare per sfilargli il<br />

pullover, ma un'occhiata al collo <strong>del</strong> giovane la immobilizzo all'istante.<br />

«Matt, potresti... potresti passarmi quell'asciugamano?».<br />

Non appena si fu voltato, tirò via in fretta il pullover e avvolse<br />

rapidamente l'accappatoio intorno a Stefan. Quando Matt tornò in<strong>di</strong>etro e<br />

le porse l'asciugamano, lo legò intorno alla gola <strong>del</strong> ragazzo come se fosse<br />

una sciarpa. <strong>Il</strong> cuore le pulsava forte e la mente lavorava senza sosta.<br />

Non c'era da meravigliarsi che fosse così debole, così immobile. Oh,<br />

Dio. Doveva osservarlo bene, verificare quanto fossero gravi le sue<br />

con<strong>di</strong>zioni. Ma come poteva, con Matt e le altre lì presenti?<br />

«Vado a chiamare un dottore», <strong>di</strong>sse Matt con tono deciso, guardando il<br />

volto <strong>di</strong> Stefan. «Ha bisogno <strong>di</strong> aiuto, Elena».<br />

Elena fu colta dal panico. «Matt, no... ti prego. Lui... ha paura dei<br />

dottori. Non so cosa succederebbe se ne portassi uno qui». Di nuovo, era la<br />

verità, anche se non tutta la verità. Aveva un'idea <strong>di</strong> cosa avrebbe potuto<br />

aiutarlo, ma non poteva fare nulla se gli altri erano lì. Si chinò su <strong>di</strong> lui,<br />

strofinandogli le mani fra le sue, e intanto cercava <strong>di</strong> pensare.<br />

Cosa poteva fare? Difendere il segreto <strong>di</strong> Stefan anche a costo <strong>del</strong>la sua<br />

25


vita? O tra<strong>di</strong>rlo per salvarlo? Ma sarebbe servito a salvarlo raccontare tutto<br />

a Matt, Bonnie e Mere<strong>di</strong>th? Guardò i suoi amici, cercando <strong>di</strong> immaginare<br />

la loro reazione se avessero saputo la verità su Stefan Salvatore.<br />

Non sarebbe servito a nulla. Non poteva rischiare. Lo shock e l'orrore <strong>di</strong><br />

quella rivelazione avevano quasi portato alla follia la stessa Elena. Se lei,<br />

che amava Stefan, era stata sul punto <strong>di</strong> fuggire lontano da lui, urlando,<br />

cosa avrebbero fatto i tre amici? E poi c'era l'omici<strong>di</strong>o <strong>del</strong> signor Tanner.<br />

Se avessero saputo cosa era Stefan, sarebbero mai riusciti a credere alla<br />

sua innocenza? O, nel profondo <strong>del</strong> loro cuore, avrebbero sempre<br />

sospettato <strong>di</strong> lui?<br />

Elena chiuse gli occhi. Era troppo pericoloso. Mere<strong>di</strong>th, Bonnie e Matt<br />

erano suoi amici, ma questa era una faccenda che non poteva con<strong>di</strong>videre<br />

con loro. Non c'era nessuno al mondo a cui potesse confidare questo<br />

segreto. Doveva tenerlo solo per sé.<br />

Si raddrizzò e guardò Matt. «Ha paura dei dottori, ma un'infermiera<br />

andrebbe bene». Si voltò verso Mere<strong>di</strong>th e Bonnie inginocchiate davanti al<br />

caminetto. «Bonnie, che ne <strong>di</strong>ci <strong>di</strong> tua sorella?»<br />

«Mary?», Bonnie <strong>di</strong>ede uno sguardo all'orologio. «Questa settimana fa<br />

l'ultimo turno alla clinica, ma ormai dovrebbe essere a casa. Solo che...».<br />

«Allora siamo a posto. Matt, accompagna Bonnie e chie<strong>di</strong> a Mary <strong>di</strong><br />

venire qui a dare un'occhiata a Stefan. Se lei ritiene che abbia bisogno <strong>di</strong><br />

un dottore, non farò obiezioni».<br />

Matt esitò, poi espirò con forza. «Va bene. Sono ancora convinto che stai<br />

sbagliando, ma... an<strong>di</strong>amo, Bonnie. Dovremo infrangere qualche regola <strong>del</strong><br />

co<strong>di</strong>ce stradale».<br />

Mentre si avviavano verso la porta, Mere<strong>di</strong>th rimase in pie<strong>di</strong> vicino al<br />

caminetto, fissando Elena con i suoi occhi scuri.<br />

Elena costrinse se stessa a incontrare quello sguardo. «Mere<strong>di</strong>th... Penso<br />

che dovreste andare tutti».<br />

«Sei sicura?». Quegli occhi scuri rimasero puntati su <strong>di</strong> lei, come se<br />

stessero cercando <strong>di</strong> penetrare nella sua mente. Ma Mere<strong>di</strong>th non fece altre<br />

domande. Dopo un momento fece un cenno <strong>di</strong> assenso con la testa e seguì<br />

Matt e Bonnie senza <strong>di</strong>re una parola.<br />

Non appena Elena sentì chiudersi la porta in fondo alle scale, si affrettò<br />

a rimettere in pie<strong>di</strong> la lampada rovesciata <strong>di</strong> fianco al letto e inserì la spina<br />

nella presa. Ora, finalmente, poteva valutare attentamente le ferite <strong>di</strong><br />

Stefan.<br />

<strong>Il</strong> colorito <strong>del</strong> ragazzo era peggiorato; era praticamente bianco come il<br />

26


lenzuolo sotto <strong>di</strong> lui. Anche le labbra erano bianche, ed Elena d'un tratto<br />

pensò a Thomas Fell, il fondatore <strong>di</strong> Fell's Church. O, piuttosto, alla statua<br />

<strong>di</strong> Thomas Fell, stesa accanto a quella <strong>del</strong>la moglie sulla lastra <strong>di</strong> pietra<br />

<strong>del</strong>la loro tomba. Stefan aveva il colore <strong>di</strong> quel marmo.<br />

I tagli e le ferite sulle mani erano livi<strong>di</strong>, ma non sanguinavano più. Gli<br />

girò <strong>del</strong>icatamente la testa per osservargli il collo.<br />

E in un attimo si toccò il suo, automaticamente, come per verificare la<br />

somiglianza. Ma i segni che aveva Stefan non erano piccole punture. Erano<br />

profon<strong>di</strong>, feroci squarci nella carne. Sembrava che fosse stato attaccato da<br />

qualche animale che aveva tentato <strong>di</strong> strappargli la gola.<br />

Una rabbia cieca invase <strong>di</strong> nuovo Elena. E insieme ad essa, o<strong>di</strong>o. Si rese<br />

conto che, nonostante la sua repulsione e la sua collera, non aveva<br />

realmente detestato Damon prima <strong>di</strong> allora. Non sul serio. Ma adesso...<br />

adesso, lo o<strong>di</strong>ava. Lo o<strong>di</strong>ava con un'intensità che non aveva mai provato<br />

prima nella sua vita. Voleva fargli <strong>del</strong> male, fargliela pagare. Se in quel<br />

momento avesse avuto un palo <strong>di</strong> legno, io avrebbe piantato nel cuore <strong>di</strong><br />

Damon senza alcun rimorso.<br />

Ma adesso doveva pensare a Stefan. Giaceva spaventosamente<br />

immobile. Era questa la cosa più dura da sopportare, l'assenza totale <strong>di</strong><br />

determinazione o <strong>di</strong> combattività nel suo corpo, la sensazione <strong>di</strong> vuoto.<br />

Proprio così. Era come se avesse abbandonato quel corpo per lasciarla<br />

davanti a un involucro vuoto.<br />

«Stefan!». Scuoterlo non servì a nulla. Con la mano sul torace freddo <strong>del</strong><br />

giovane, cercò <strong>di</strong> percepire il battito car<strong>di</strong>aco. Anche se c'era, era troppo<br />

debole per sentirlo.<br />

Mantieni la calma, Elena, <strong>di</strong>sse a se stessa, respingendo quella parte<br />

<strong>del</strong>la sua mente che voleva abbandonarsi al panico. Quella parte che le<br />

stava <strong>di</strong>cendo "E se fosse morto? E se fosse morto, e non c'è niente che<br />

puoi fare per salvarlo?".<br />

Dando un'occhiata alla stanza, vide la finestra rotta. Frammenti <strong>di</strong> vetro<br />

erano sparsi per terra. Si avvicinò e ne raccolse uno, notando come<br />

scintillasse alla luce <strong>del</strong> fuoco. Davvero grazioso, con il bordo affilato<br />

come un rasoio, pensò. Poi, <strong>del</strong>iberatamente, stringendo i denti, si incise la<br />

pelle <strong>del</strong> <strong>di</strong>to.<br />

<strong>Il</strong> dolore la lasciò senza fiato. Un attimo dopo, il sangue cominciò a<br />

sgorgare dalla ferita, gocciolando lungo il <strong>di</strong>to come la cera <strong>di</strong> una can<strong>del</strong>a.<br />

Rapidamente, si inginocchiò accanto a Stefan e gli posò il <strong>di</strong>to sulle labbra.<br />

Con l'altra mano, strinse quella inerte <strong>del</strong> giovane, sentendo sotto le <strong>di</strong>ta<br />

27


la durezza <strong>del</strong> suo anello d'argento. Anche lei immobile come una statua,<br />

rimase lì in ginocchio ad aspettare.<br />

Quasi non si accorse <strong>del</strong> primo debole segno <strong>di</strong> reazione. Restò con lo<br />

sguardo fisso sul volto <strong>di</strong> Stefan, percependo solo con la coda <strong>del</strong>l'occhio il<br />

debole sollevarsi <strong>del</strong> petto <strong>del</strong> giovane. Ma poi le labbra sotto al suo <strong>di</strong>to<br />

ebbero un fremito e si aprirono un po', e lui deglutì meccanicamente.<br />

«Ci siamo», mormorò Elena. «Coraggio, Stefan».<br />

Sbatté le ciglia, e con gioia crescente lei sentì che rispondeva alla stretta<br />

<strong>del</strong>le sue <strong>di</strong>ta. Deglutì <strong>di</strong> nuovo.<br />

«Sì». Attese che i suoi occhi si aprissero lentamente prima <strong>di</strong> mettersi a<br />

sedere. Poi con l'altra mano armeggiò con il collo alto <strong>del</strong> suo pullover,<br />

ripiegandolo per lasciare libero il collo.<br />

Lo sguardo negli occhi ver<strong>di</strong> <strong>del</strong> ragazzo era stupito e grave, ma risoluto<br />

come sempre. «No», <strong>di</strong>sse Stefan, in un roco sussurro.<br />

«Devi farlo, Stefan. Gli altri arriveranno da un momento all'altro con<br />

un'infermiera. Non ho potuto rifiutarmi. E se non stai abbastanza bene da<br />

convincerla che non hai bisogno <strong>di</strong> andare in ospedale...». Non finì la<br />

frase. Lei stessa non sapeva cosa avrebbe scoperto un dottore o un tecnico<br />

<strong>di</strong> laboratorio che avesse visitato Stefan. Ma sentiva che lui lo sapeva, e<br />

che questo lo spaventava.<br />

Ma Stefan si <strong>di</strong>mostrò ancora più ostinato, girando la testa dall'altra<br />

parte. «Non posso», mormorò. «È troppo pericoloso. Ne ho già preso...<br />

troppo... ieri sera».<br />

Davvero era stato soltanto la sera prima? Sembrava che fosse passato un<br />

anno. «Potrei morire?», domandò. «Stefan, rispon<strong>di</strong>mi! Potrei morire?»<br />

«No...». <strong>La</strong> voce era cupa. «Ma...».<br />

«Allora dobbiamo farlo. E non <strong>di</strong>scutere!». Si chinò su <strong>di</strong> lui, e<br />

stringendogli la mano fra le sue, Elena riuscì ad avvertire il suo<br />

irrefrenabile bisogno. Fu sorpresa che lui tentasse quasi <strong>di</strong> resistere. Era<br />

come un uomo affamato <strong>di</strong> fronte a una tavola imban<strong>di</strong>ta, incapace <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stogliere lo sguardo dai piatti fumanti, ma che si rifiutava <strong>di</strong> mangiare.<br />

«No», ripeté Stefan, ed Elena sentì un senso <strong>di</strong> frustrazione crescere<br />

dentro <strong>di</strong> lei. Non aveva mai incontrato una persona testarda come lui.<br />

«Sì. E se non hai intenzione <strong>di</strong> collaborare, mi farò un altro taglio,<br />

magari sul polso». Aveva tenuto il <strong>di</strong>to premuto sul lenzuolo per fermare il<br />

sangue; adesso lo tenne sollevato davanti a lui.<br />

<strong>Il</strong> giovane <strong>di</strong>latò le pupille, socchiuse le labbra. «Troppo... già»,<br />

mormorò, ma continuò a fissare il <strong>di</strong>to, la lucida goccia <strong>di</strong> sangue sulla<br />

28


punta. «E io non posso... controllare...».<br />

«Va tutto bene», gli <strong>di</strong>sse sottovoce. Passò <strong>di</strong> nuovo il <strong>di</strong>to sulle sue<br />

labbra, sentendo che si schiudevano per accoglierlo; poi, si piegò su <strong>di</strong> lui<br />

e chiuse gli occhi.<br />

<strong>La</strong> bocca <strong>del</strong> giovane era fresca e asciutta quando le toccò la gola. <strong>La</strong><br />

sua mano si chiuse a coppa <strong>di</strong>etro il suo collo e le sue labbra cercarono i<br />

due piccoli fori. Elena si impose <strong>di</strong> non tirarsi in<strong>di</strong>etro quando avvertì<br />

l'acuta fitta <strong>di</strong> dolore. Poi sorrise.<br />

Prima, aveva percepito il suo straziante bisogno, la sua irresistibile fame.<br />

Ora, grazie al legame che li univa, provò soltanto gioia intensa e un senso<br />

<strong>di</strong> appagamento. Profondo appagamento, man mano che la fame veniva<br />

placata.<br />

<strong>Il</strong> suo piacere nasceva dal donare, dal sapere che stava nutrendo Stefan<br />

con la sua stessa vita. Riusciva a sentire la forza che confluiva dentro <strong>di</strong><br />

lui.<br />

Con il passare dei minuti, sentì <strong>di</strong>minuire l'intensità <strong>del</strong> bisogno. Ma non<br />

era ancora <strong>del</strong> tutto svanita, e non riuscì a capire quando Stefan cercò <strong>di</strong><br />

allontanarla.<br />

«È sufficiente», <strong>di</strong>sse con voce roca, costringendola a tirarsi su. Elena<br />

aprì gli occhi, <strong>di</strong>stolta da quella piacevole sensazione. Gli occhi <strong>di</strong> Stefan<br />

erano ver<strong>di</strong> come foglie <strong>di</strong> mandragora, e sul suo viso Elena lesse la<br />

spietata avi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> un predatore.<br />

«È sufficiente. Tu sei ancora debole...».<br />

«È sufficiente per te». Lo avvicinò <strong>di</strong> nuovo a sé, e vide qualcosa simile<br />

alla <strong>di</strong>sperazione brillare in quegli occhi ver<strong>di</strong>. «Elena, se ne prendo ancora<br />

molto, tu comincerai a cambiare. E se non te ne vai, se non ti allontani da<br />

me subito...».<br />

Elena in<strong>di</strong>etreggiò ai pie<strong>di</strong> <strong>del</strong> letto. Rimase a osservarlo mentre si<br />

sedeva e si sistemava l'accappatoio scuro. Alla luce <strong>del</strong>la lampada, si<br />

accorse che il viso aveva ripreso un po' <strong>di</strong> colore, un leggero rossore<br />

velava il suo pallore. I capelli quasi asciutti sembravano un mare agitato da<br />

onde scure.<br />

«Mi sei mancato», gli <strong>di</strong>sse dolcemente. D'un tratto provò un fremito <strong>di</strong><br />

sollievo, una sensazione intensa quanto lo erano state la paura e la tensione<br />

precedenti. Stefan era vivo; le stava parlando. Le cose si sarebbero<br />

sistemate, dopo tutto.<br />

«Elena...». I loro occhi s'incontrarono e lei fu catturata da quel fuoco<br />

verde. Senza rendersene conto, avanzò verso <strong>di</strong> lui, poi si fermò quando<br />

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Stefan scoppiò a ridere.<br />

«Non ti ho mai vista così prima d'ora», <strong>di</strong>sse, ed Elena abbassò gli occhi<br />

per guardarsi. Le scarpe e i jeans erano incrostati <strong>di</strong> fango rossiccio, che le<br />

imbrattava abbondantemente anche il resto <strong>del</strong> corpo. <strong>La</strong> giacca era<br />

strappata e stava perdendo l'imbottitura. Senza dubbio anche il viso era<br />

su<strong>di</strong>cio e lei sapeva che i capelli erano arruffati e scompigliati. Elena<br />

Gilbert, impeccabile figurino <strong>del</strong> Robert E. Lee, era un <strong>di</strong>sastro.<br />

«Mi piace», riprese Stefan, e questa volta rise anche lei.<br />

Stavano ancora ridendo quando si aprì la porta. Elena sì irrigidì, subito<br />

in allarme, tirò su il collo <strong>del</strong> pullover, e fece correre lo sguardo per tutta la<br />

stanza in cerca <strong>di</strong> qualcosa che avrebbe potuto tra<strong>di</strong>rli. Stefan raddrizzò la<br />

schiena e si leccò le labbra.<br />

«Sta meglio!», canticchiò Bonnie appena vide Stefan. Matt e Mere<strong>di</strong>th<br />

erano subito <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lei, i volti rischiarati per la sorpresa e il piacere. <strong>La</strong><br />

quarta persona che entrò nella stanza era poco più grande <strong>di</strong> Bonnie, ma<br />

aveva un'aria energica e autoritaria che nascondeva la sua giovane età.<br />

Mary McCullough puntò dritta verso il suo paziente e gli afferrò il polso.<br />

«Così tu sei quello che ha paura dei dottori», esordì.<br />

Sul momento Stefan parve <strong>di</strong>sorientato, poi si riprese. «È una specie <strong>di</strong><br />

fobia che ho fin da bambino», <strong>di</strong>sse, con tono imbarazzato. Gettò uno<br />

sguardo <strong>di</strong> lato, verso Elena, che sorrise nervosamente e fece un lieve<br />

cenno con la testa. «Comunque, ora non ho bisogno <strong>di</strong> dottori, come ve<strong>di</strong>».<br />

«Perché non lasci che sia io a giu<strong>di</strong>care? <strong>Il</strong> polso va bene. A <strong>di</strong>re il vero,<br />

è incre<strong>di</strong>bilmente lento, persino per un atleta. Non credo che tu sia in stato<br />

<strong>di</strong> ipotermia. Misuriamo la temperatura».<br />

«No, credo proprio che non sia necessario». <strong>La</strong> voce <strong>di</strong> Stefan era bassa,<br />

rassicurante. Elena lo aveva sentito usare quella voce in precedenza, e<br />

sapeva cosa stesse cercando <strong>di</strong> fare. Ma Mary non gli prestò la minima<br />

attenzione.<br />

«Apri, per favore».<br />

«Dammi, ci penso io», s'intromise Elena rapidamente, allungando la<br />

mano per prendere il termometro. Chissà come, il piccolo cilindro <strong>di</strong> vetro<br />

le scivolò <strong>di</strong> mano. Cadde sul pavimento <strong>di</strong> legno duro, rompendosi in<br />

mille pezzi. «Oh, mi spiace!».<br />

«Non importa», <strong>di</strong>sse Stefan. «Mi sento molto meglio, e mi sto<br />

scaldando a poco a poco».<br />

Mary considerò il <strong>di</strong>sastro sul pavimento, poi guardò in giro per la<br />

stanza, e notò lo stato <strong>di</strong> devastazione in cui si trovava. «Bene bene»,<br />

30


<strong>di</strong>sse, voltandosi con le mani sui fianchi. Poi volle sapere: «Cosa è<br />

successo qui?».<br />

Stefan non batté ciglio. «Niente <strong>di</strong> grave. È solo che la signora Flowers è<br />

una pessima donna <strong>di</strong> casa», aggiunse, guardandola dritto negli occhi.<br />

Elena voleva ridere, e vide che anche Mary era tentata. <strong>La</strong> ragazza,<br />

invece, fece una smorfia e incrociò le braccia. «Immagino che sia inutile<br />

sperare <strong>di</strong> ottenere una risposta atten<strong>di</strong>bile», concluse. «Ed è chiaro che tu<br />

non sei in fin <strong>di</strong> vita. Non posso costringerti ad andare in ospedale. Ma ti<br />

consiglio vivamente <strong>di</strong> fare un controllo, domani».<br />

«Ti ringrazio», <strong>di</strong>sse Stefan, che, Elena notò, era <strong>di</strong> tutt'altro parere.<br />

«Elena, tu sembri aver bisogno <strong>di</strong> un dottore», osservò Bonnie. «Sei<br />

bianca come un fantasma».<br />

«Sono solo stanca», <strong>di</strong>sse Elena. «È stata una giornata lunga».<br />

«Ti consiglio <strong>di</strong> andare a casa e metterti a letto... e restarci», <strong>di</strong>sse Mary.<br />

«Non sei anemica, vero?».<br />

Elena resistette all'impulso <strong>di</strong> mettersi la mano sulla guancia. Era così<br />

pallida? «No, sono solo stanca», ripeté. «Possiamo andare a casa, adesso,<br />

se Stefan sta meglio».<br />

<strong>Il</strong> giovane annuì in maniera rassicurante, il messaggio nei suoi occhi era<br />

solo per lei. «Ci concedete un minuto, per favore?», chiese a Mary e agli<br />

altri, che si <strong>di</strong>ressero verso la scala.<br />

«Ciao. Abbi cura <strong>di</strong> te», <strong>di</strong>sse Elena ad alta voce, abbracciandolo. Poi<br />

sussurrò: «Perché non hai usato i tuoi Poteri su Mary?»<br />

«L'ho fatto», le <strong>di</strong>sse nell'orecchio, in tono severo. «O almeno ci ho<br />

provato. Devo essere ancora debole. Non ti preoccupare, ce la farò».<br />

«Certo che ce la farai», lo rassicurò Elena, ma sentì una stretta allo<br />

stomaco. «Comunque, sei sicuro <strong>di</strong> poter restare solo? E se...».<br />

«Starò bene. Sei tu quella che non dovrebbe restare sola». <strong>Il</strong> tono <strong>di</strong><br />

Stefan era gentile ma pressante. «Elena, non ho avuto la possibilità <strong>di</strong><br />

avvisarti. Avevi ragione quando <strong>di</strong>cevi che Damon era a Fell's Church».<br />

«Lo so. È lui che ti ha fatto questo, vero?». Elena non accennò al fatto<br />

che fosse andata a cercarlo.<br />

«Io... non ricordo. Ma è pericoloso. Tieni Bonnie e Mere<strong>di</strong>th con te<br />

questa notte, Elena. Non voglio che tu sia sola. E assicurati che nessuno<br />

faccia entrare estranei in casa».<br />

«Andremo dritte a letto», promise Elena, sorridendogli. «E non faremo<br />

entrare nessuno».<br />

«Controlla bene». Non c'era alcuna nota scherzosa nel suo tono <strong>di</strong> voce,<br />

31


ed Elena annuì lentamente.<br />

«D'accordo, Stefan. Faremo attenzione».<br />

«Bene». Si baciarono, sfiorandosi appena le labbra, sciogliendo a<br />

malincuore la stretta <strong>del</strong>le loro mani. «Ringrazia gli altri», <strong>di</strong>sse.<br />

«Lo farò».<br />

I cinque ragazzi si ritrovarono fuori <strong>del</strong> pensionato, e Matt si offrì <strong>di</strong><br />

accompagnare a casa Mary, così Bonnie e Mere<strong>di</strong>th avrebbero potuto<br />

andare con Elena. Mary era ancora palesemente sospettosa circa gli eventi<br />

<strong>di</strong> quella sera, ed Elena non riusciva a biasimarla. Non riusciva neanche a<br />

pensare. Era troppo stanca.<br />

«Mi ha chiesto <strong>di</strong> ringraziare tutti voi», si ricordò, dopo che Matt se ne<br />

fu andato.<br />

«Non c'è... <strong>di</strong> che», <strong>di</strong>sse Bonnie, intervallando le parole con un grosso<br />

sba<strong>di</strong>glio, mentre Mere<strong>di</strong>th le apriva la portiera <strong>del</strong>la macchina.<br />

Mere<strong>di</strong>th non <strong>di</strong>sse nulla. Era stata molto silenziosa da quando aveva<br />

lasciato Elena sola con Stefan.<br />

Bonnie scoppiò a ridere. «Di una cosa ci siamo <strong>di</strong>menticate», <strong>di</strong>sse. «<strong>La</strong><br />

profezia».<br />

«Quale profezia?», incalzò Elena.<br />

«Riguardo il ponte. Quella che ritieni abbia detto io. Be', sei andata al<br />

ponte e la Morte non era lì ad aspettarti, dopo tutto. Forse hai frainteso il<br />

senso».<br />

«No», intervenne Mere<strong>di</strong>th. «Abbiamo ascoltato attentamente ogni<br />

parola».<br />

«Bene, allora, forse è un altro ponte. O... mmm...». Bonnie si strinse nel<br />

cappotto, chiuse gli occhi e non si preoccupò <strong>di</strong> finire la frase.<br />

Ma la mente <strong>di</strong> Elena completò la frase per lei. O un'altra volta.<br />

Mentre Mere<strong>di</strong>th avviava il motore, un gufo fece sentire il suo lamento.<br />

5<br />

2 novembre, sabato<br />

Caro <strong><strong>di</strong>ario</strong>,<br />

quando mi sono svegliata questa mattina mi sentivo così strana. Non so come<br />

descriverlo. Da una parte, ero così debole che quando ho cercato <strong>di</strong> alzarmi i muscoli<br />

non volevano sostenermi. Ma dall'altra mi sentivo così... bene. Così serena, rilassata.<br />

Mi sembrava <strong>di</strong> galleggiare su un letto <strong>di</strong> luce dorata. Non m'importava se non fossi<br />

più riuscita a muovermi.<br />

Poi mi sono ricordata <strong>di</strong> Stefan, e ho cercato <strong>di</strong> alzarmi, ma zia Ju<strong>di</strong>th mi ha<br />

32


ispe<strong>di</strong>to a letto. Ha detto che Bonnie e Mere<strong>di</strong>th erano andate via ore prima, e che mi<br />

ero addormentata così rapidamente che non hanno avuto cuore <strong>di</strong> svegliarmi. Ha<br />

detto che ho bisogno <strong>di</strong> riposo.<br />

Così, eccomi qui. Zia Ju<strong>di</strong>th mi ha portato la TV in camera, ma non ho voglia <strong>di</strong><br />

guardarla. Preferirei stare qui sdraiata a scrivere, o stare sdraiata e basta.<br />

Sto aspettando che Stefan mi chiami. Mi ha detto che l'avrebbe fatto. O forse no.<br />

Non ricordo. Quando chiamerà devo<br />

3 novembre, domenica, ore 22,30<br />

Ho appena riletto quel che ho scritto ieri, e sono scioccata. Ma cosa mi succede?<br />

Ho lasciato a metà una frase e ora non so neanche cosa stavo per <strong>di</strong>re. E non me lo<br />

spiego con il fatto <strong>del</strong> nuovo <strong><strong>di</strong>ario</strong> o roba <strong>del</strong> genere. Dovevo essere totalmente fuori<br />

<strong>di</strong> testa.<br />

A ogni modo, questo è l'inizio ufficiale <strong>del</strong> mio nuovo <strong><strong>di</strong>ario</strong>. L'ho comprato<br />

all'emporio. Non è bello come l'altro, ma dovrà esserlo. Ormai ho perso ogni speranza<br />

persino <strong>di</strong> rivedere quello vecchio. Chi l'ha rubato, non lo restituirà. Ma quando<br />

penso che qualcuno lo sta leggendo, e conosce tutti i miei pensieri più nascosti e i<br />

miei sentimenti per Stefan, mi viene voglia <strong>di</strong> ucciderlo. E allo stesso tempo mi sento<br />

morire per l'umiliazione subita.<br />

Non mi vergogno <strong>di</strong> quel che provo per Stefan. Ma è personale. E ci sono cose in<br />

quel <strong><strong>di</strong>ario</strong>, cosa provo quando ci baciamo, quando lui mi stringe fra le braccia, che<br />

non vorrei che nessun altro leggesse.<br />

Naturalmente, non c'è niente riguardo il segreto <strong>di</strong> Stefan. Non lo sapevo ancora. È<br />

stato solo quando l'ho scoperto che ho capito veramente Stefan, e siamo stati insieme,<br />

realmente insieme, finalmente. Ora apparteniamo l'uno all'altra. Mi sento come se lo<br />

avessi aspettato per tutta la vita.<br />

Forse penserai che sono una persona orribile perché lo amo, considerando cosa è.<br />

Può essere violento, e so che ci sono cose nel suo passato <strong>di</strong> cui lui si vergogna. Ma<br />

non potrebbe mai essere violento con me, e il passato è passato. Prova un tale rimorso<br />

e soffre così tanto. Voglio guarirlo.<br />

Non so cosa accadrà adesso; per ora sono felice che sia salvo. Oggi sono andata al<br />

pensionato e ho scoperto che la polizia era stata lì ieri. Stefan era ancora debole e non<br />

ha potuto usare i suoi Poteri per liberarsi <strong>di</strong> loro, ma non l'hanno accusato <strong>di</strong> nulla.<br />

Gli hanno solo fatto <strong>del</strong>le domande. Stefan ha detto che si sono mostrati amichevoli,<br />

e questo mi insospettisce. Tutte le domande si riducono in pratica a: dove eri la sera<br />

in cui quel vecchio è stato aggre<strong>di</strong>to sotto il ponte, e la sera in cui Vickie Bennett è<br />

stata aggre<strong>di</strong>ta nella chiesa <strong>di</strong>roccata, e la notte in cui il signor Tanner è stato ucciso<br />

nella scuola?<br />

Non hanno alcuna prova contro <strong>di</strong> lui. Ma i crimini sono cominciati proprio dopo il<br />

suo arrivo a Fell's Church, e allora? Non c'è alcuna prova. Ma lui ha <strong>di</strong>scusso con il<br />

signor Tanner quella sera. E allora? Tutti hanno <strong>di</strong>scusso con il signor Tanner. Ma lui<br />

è scomparso dopo che è stato trovato il cadavere <strong>del</strong> signor Tanner. Ma ora è tornato<br />

ed è evidente che è stato aggre<strong>di</strong>to anche lui, dalla stessa persona che ha commesso<br />

gli altri crimini. Mary ha riferito alla polizia circa le sue con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute. E se mai<br />

33


ce lo chiederanno, Matt, Bonnie, Mere<strong>di</strong>th e io possiamo tutti testimoniare il modo in<br />

cui l'abbiamo trovato. Non c'è nessuna prova contro <strong>di</strong> lui.<br />

Io e Stefan abbiamo parlato insieme <strong>di</strong> questa storia, e <strong>di</strong> altre cose. È stato così<br />

bello stare <strong>di</strong> nuovo con lui, anche se aveva ancora il viso pallido e tirato. Ancora non<br />

ricorda come si è conclusa la serata <strong>di</strong> giovedì, ma il resto è andato proprio come<br />

avevo sospettato. Dopo avermi accompagnata a casa, giovedì sera, Stefan è andato a<br />

cercare Damon. Hanno litigato. Stefan si è ritrovato mezzo morto in quel pozzo. Non<br />

ci vuole un genio per immaginare cosa è successo nel frattempo.<br />

Non gli ho ancora detto che venerdì mattina sono andata al cimitero a cercare<br />

Damon. Penso sia meglio se gliene parlo domani. So che rimarrà turbato, soprattutto<br />

quando sentirà quel che mi ha detto Damon.<br />

Bene, è tutto. Sono stanca. Questa <strong><strong>di</strong>ario</strong> verrà nascosto con cura, per ovvie<br />

ragioni.<br />

Elena si fermò a guardare l'ultima riga sulla pagina. Poi aggiunse:<br />

P. S. Chissà chi sarà il nuovo insegnante <strong>di</strong> storia europea?<br />

Infilò il <strong><strong>di</strong>ario</strong> sotto il materasso e spense la luce.<br />

Percorse il corridoio con un insolito senso <strong>di</strong> vuoto. A scuola veniva<br />

sempre bersagliata da saluti provenienti da ogni parte; era tutto un "ciao,<br />

Elena" dopo un "ciao, Elena" ovunque andasse. Ma quella mattina gli<br />

sguar<strong>di</strong> scivolavano via furtivi quando lei si avvicinava, o la gente si<br />

trovava d'un tratto assorbita da qualcosa che la costringeva a dare la<br />

schiena al suo passaggio. Era andata avanti così per tutto il giorno.<br />

Si fermò sulla soglia <strong>del</strong>l'aula <strong>di</strong> storia europea. Alcuni studenti avevano<br />

già preso posto e alla lavagna c'era uno sconosciuto.<br />

Anche lui sembrava quasi uno studente. Aveva capelli rossicci, un po'<br />

lunghi, e il fisico <strong>di</strong> un atleta. Sulla lavagna aveva scritto "Alaric K.<br />

Saltzman". Quando si voltò, Elena vide che anche il suo sorriso era quello<br />

<strong>di</strong> un ragazzo.<br />

Continuò a sorridere mentre Elena si sedeva e altri studenti entravano in<br />

aula uno dopo l'altro. Stefan era fra questi, e i suoi occhi incontrarono<br />

quelli <strong>di</strong> Elena quando prese posto <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lei, ma non si parlarono.<br />

Nessuno parlava. Nella stanza regnava un silenzio assoluto.<br />

Bonnie si sedette <strong>di</strong> fianco a Elena. Matt era qualche banco più in là, ma<br />

guardava dritto davanti a sé.<br />

Gli ultimi due studenti ad arrivare furono Caroline Forbes e Tyler<br />

Smallwood. Entrarono insieme, e a Elena non piacque l'espressione sul<br />

viso <strong>di</strong> Caroline. Conosceva fin troppo bene quel sorriso sornione e quegli<br />

34


occhi ver<strong>di</strong> socchiusi. <strong>Il</strong> viso attraente e alquanto in carne <strong>di</strong> Tyler lasciava<br />

trasparire un'evidente sod<strong>di</strong>sfazione. L'alone sotto gli occhi, provocato dal<br />

pugno <strong>di</strong> Stefan, era quasi svanito.<br />

«Ok, tanto per cominciare, che ne <strong>di</strong>te <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre tutti i banchi in<br />

circolo?».<br />

L'attenzione <strong>di</strong> Elena tornò a concentrarsi sullo sconosciuto <strong>di</strong> fronte a<br />

loro. Stava ancora sorridendo.<br />

«Coraggio, <strong>di</strong>amoci da fare. Così potremo guardarci tutti in faccia<br />

quando parliamo», aggiunse.<br />

In silenzio, gli studenti ubbi<strong>di</strong>rono. Lo sconosciuto non si sedette alla<br />

cattedra <strong>del</strong> signor Tanner; avvicinò una se<strong>di</strong>a con lo schienale rivolto<br />

verso il cerchio <strong>di</strong> banchi e ci si sedette a cavalcioni.<br />

«Bene», riprese, «so che siete tutti curiosi <strong>di</strong> sapere chi sono. <strong>Il</strong> mio<br />

nome è scritto sulla lavagna: Alaric K. Saltzman. Ma voglio che mi<br />

chiamiate Alaric. Vi <strong>di</strong>rò qualcos'altro <strong>di</strong> me più tar<strong>di</strong>, ma prima voglio<br />

darvi uno spunto per iniziare a parlare.<br />

Probabilmente oggi sarà una giornata <strong>di</strong>fficile per gran parte <strong>di</strong> voi.<br />

Qualcuno a cui volevate bene non c'è più, e questo deve farvi soffrire.<br />

Voglio darvi la possibilità <strong>di</strong> aprirvi e <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre quel che provate con<br />

me e con i vostri compagni. Voglio che proviate a mettervi in contatto con<br />

la vostra inquietu<strong>di</strong>ne. Poi potremo cominciare a costruire un nostro<br />

rapporto basato sulla fiducia. Ora, chi se la sente <strong>di</strong> parlare per primo?».<br />

Tutti gli sguar<strong>di</strong> rimasero fissi su <strong>di</strong> lui. Nessuno batté ciglio.<br />

«Bene, ve<strong>di</strong>amo... tu?». Continuando a sorridere, fece un cenno<br />

d'incoraggiamento a una graziosa ragazza dai capelli bion<strong>di</strong>. «Dicci come<br />

ti chiami e cosa provi riguardo a quel che è accaduto».<br />

In preda all'agitazione, la ragazza si alzò in pie<strong>di</strong>. «Mi chiamo Sue<br />

Carson, e, ehm...». Prese un profondo respiro e proseguì con<br />

determinazione. «E ho paura. Perché chiunque sia questo maniaco, è<br />

ancora a piede libero. E la prossima volta potrebbe toccare a me». Tornò a<br />

sedersi.<br />

«Grazie, Sue. Sono sicuro che molti dei tuoi compagni provano la stessa<br />

ansia. Ora, alcuni <strong>di</strong> voi erano <strong>di</strong> fatto là quando è successa questa<br />

trage<strong>di</strong>a, <strong>di</strong>co bene?».<br />

I banchi scricchiolarono quando gli studenti si mossero sulle se<strong>di</strong>e a<br />

<strong>di</strong>sagio. Ma Tyler Smallwood si alzò in pie<strong>di</strong>, e sorrise, mostrando i suoi<br />

forti denti bianchi.<br />

«<strong>La</strong> maggior parte <strong>di</strong> noi era là», <strong>di</strong>sse, e il suo sguardo guizzò verso<br />

35


Stefan. Elena vide altri seguire quello sguardo. «Sono arrivato là subito<br />

dopo che Bonnie aveva scoperto il cadavere. E quel che provo è<br />

preoccupazione per questa comunità. C'è un pericoloso assassino in giro<br />

per le strade, e fino ad ora nessuno ha fatto niente per fermarlo. E...». Si<br />

interruppe. Elena non ne era sicura, ma ebbe l'impressione che fosse stata<br />

Caroline a fargli cenno <strong>di</strong> fermarsi. <strong>La</strong> ragazza gettò all'in<strong>di</strong>etro i luci<strong>di</strong><br />

capelli castano dorato e accavallò <strong>di</strong> nuovo le lunghe gambe mentre Tyler<br />

riprendeva posto.<br />

«Ok, grazie. Quin<strong>di</strong> la maggior parte <strong>di</strong> voi era là. Questo rende le cose<br />

ancora più <strong>di</strong>fficili. Potrei sentire cosa ha da <strong>di</strong>re la persona che ha trovato<br />

il cadavere? C'è Bonnie qui?». Fece correre lo sguardo fra gli studenti.<br />

Bonnie sollevò la mano, lentamente, poi si alzò in pie<strong>di</strong>. «Io credo <strong>di</strong><br />

aver scoperto il cadavere», precisò. «Voglio <strong>di</strong>re, sono stata la prima<br />

persona a rendersi conto che in realtà era morto, e che non stava<br />

semplicemente fingendo».<br />

Alaric Saltzman sembrò alquanto sorpreso. «Non stava semplicemente<br />

fingendo? Fingeva spesso <strong>di</strong> essere morto?». Qualcuno ridacchiò, e sul<br />

volto <strong>del</strong>l'insegnante balenò un altro sorriso fanciullesco. Elena si voltò a<br />

guardare Stefan, che aveva un'espressione accigliata.<br />

«No... no», continuò Bonnie. «Vede, era un sacrificio. Nella Casa<br />

Stregata. Così era coperto dappertutto <strong>di</strong> sangue, ma era sangue finto. E in<br />

parte è stata colpa mia, perché lui non voleva metterlo addosso, e io gli ho<br />

detto che era necessario. Doveva fare la parte <strong>del</strong> Cadavere Insanguinato.<br />

Ma lui continuava a <strong>di</strong>re che si sarebbe sporcato troppo, e solo quando è<br />

arrivato Stefan e ha <strong>di</strong>scusso con lui...». Si bloccò. «Voglio <strong>di</strong>re, ne<br />

abbiamo parlato insieme e alla fine il signor Tanner ha accettato <strong>di</strong> farlo, e<br />

poi abbiamo aperto la Casa Stregata. E poco dopo mi sono accorta che non<br />

era seduto a spaventare i ragazzi come avrebbe dovuto fare, e allora mi<br />

sono avvicinata e gli ho chiesto cosa c'era che non andava. Ma non mi ha<br />

risposto. Continuava... continuava a fissare il soffitto. E allora l'ho toccato<br />

e lui... è stato orribile. <strong>La</strong> sua testa è come... caduta». <strong>La</strong> voce tremò e si<br />

ruppe. Bonnie deglutì faticosamente.<br />

Elena si stava alzando in pie<strong>di</strong>, e così Stefan e Matt, e pochi altri ragazzi.<br />

Elena toccò Bonnie.<br />

«Bonnie, va tutto bene. Bonnie, calmati; va tutto bene».<br />

«E avevo le mani tutte sporche <strong>di</strong> sangue. C'era sangue dappertutto,<br />

tanto sangue...». Tirò su col naso, in modo convulso.<br />

«Ok, pausa», intervenne Alaric Saltzman. «Chiedo scusa, non intendevo<br />

36


angosciarti fino a questo punto. Ma penso che dovrai lavorare ancora su<br />

queste emozioni in futuro. È chiaro che è stata un'esperienza piuttosto<br />

devastante».<br />

<strong>Il</strong> professore si alzò in pie<strong>di</strong> e si mise a camminare all'interno <strong>del</strong> cerchio<br />

dei banchi, aprendo e chiudendo nervosamente le mani. Bonnie continuava<br />

sommessamente a tirare su col naso.<br />

«Ho trovato», <strong>di</strong>sse, con un altro sorriso fanciullesco. «Vorrei<br />

cominciare bene il nostro rapporto studenti-insegnante, lontano da tutta<br />

questa atmosfera. Che ne <strong>di</strong>te <strong>di</strong> venire tutti a casa mia questa sera, così<br />

possiamo parlare senza tante cerimonie? Magari per cominciare a<br />

conoscerci, o per parlare <strong>di</strong> quel che è accaduto. Potete anche portare un<br />

amico, se vi fa piacere. Che ne pensate?».<br />

Lo fissarono per altri trenta secon<strong>di</strong>. Poi qualcuno <strong>di</strong>sse: «Casa sua?»<br />

«Sì... oh, quasi <strong>di</strong>menticavo. Che stupido. Alloggio alla casa dei Ramsey,<br />

su Magnolia Avenue». Scrisse l'in<strong>di</strong>rizzo sulla lavagna. «I Ramsey sono<br />

miei amici, e mi hanno prestato la casa mentre sono in vacanza. Vengo da<br />

Charlottesville, e il vostro preside mi ha telefonato venerdì per chiedermi<br />

se volevo prendere il posto <strong>del</strong> signor Tanner. Ho colto l'occasione al volo.<br />

Questo è il mio primo incarico come insegnante».<br />

«Oh, questo spiega tutto», commentò Elena sottovoce.<br />

«Dici?», <strong>di</strong>sse Stefan.<br />

«Allora, cosa ne pensate? Siete d'accordo?». Alaric Saltzman guardò i<br />

ragazzi.<br />

Nessuno ebbe il coraggio <strong>di</strong> rifiutare. Qua e là si levò un "sì" o un<br />

"certo".<br />

«Perfetto, allora è deciso. Io penserò a qualcosa da mettere sotto i denti e<br />

avremo l'occasione per conoscerci. Oh, a proposito...». Aprì il registro <strong>di</strong><br />

classe e gli <strong>di</strong>ede una rapida occhiata. «In questo corso, la partecipazione<br />

costituirà la metà <strong>del</strong> vostro voto finale». Sollevò lo sguardo e sorrise.<br />

«Ora potete andare».<br />

«Che faccia tosta», mormorò qualcuno mentre Elena usciva fuori dalla<br />

porta. Bonnie era <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lei, ma la voce <strong>di</strong> Alaric Saltzman la richiamò in<br />

classe.<br />

«Gli studenti che prima sono intervenuti nella nostra conversazione<br />

potrebbero per cortesia fermarsi ancora un minuto?».<br />

Anche Stefan doveva andare via. «Sarà meglio che vada a presentarmi<br />

agli allenamenti <strong>di</strong> football», <strong>di</strong>sse. «Probabilmente sono stati cancellati,<br />

ma è meglio che controlli».<br />

37


Elena era preoccupata. «Se non li hanno cancellati, pensi <strong>di</strong> farcela?»<br />

«Starò bene», rispose in tono evasivo. Ma la ragazza notò che aveva<br />

ancora il viso tirato e si muoveva come se provasse dolore. «Ci ve<strong>di</strong>amo<br />

davanti al tuo arma<strong>di</strong>etto», le <strong>di</strong>sse.<br />

Lei annuì. Quando arrivò al suo arma<strong>di</strong>etto, vide Caroline lì vicino che<br />

parlava con altre due ragazze. Tre paia <strong>di</strong> occhi seguirono ogni suo<br />

movimento mentre riponeva i libri, ma quando Elena sollevò la testa, due<br />

<strong>di</strong> loro improvvisamente <strong>di</strong>stolsero lo sguardo. Soltanto Caroline continuò<br />

a fissarla, la testa leggermente piegata <strong>di</strong> lato mentre bisbigliava qualcosa<br />

alle altre ragazze.<br />

Elena ne aveva avuto abbastanza. Sbatté l'anta <strong>del</strong>l'arma<strong>di</strong>etto e si<br />

<strong>di</strong>resse dritta verso il gruppetto. «Ciao, Becky; ciao, Sheila», <strong>di</strong>sse. Poi,<br />

con eccessiva enfasi: «Ciao, Caroline».<br />

Becky e Sheila bofonchiarono un "ciao" e aggiunsero che dovevano<br />

andare. Elena non si voltò neanche a guardarle mentre sgattaiolavano via.<br />

Tenne gli occhi fissi su Caroline.<br />

«Cosa succede?», volle sapere.<br />

«Cosa succede?», Caroline evidentemente trovava la cosa <strong>di</strong>vertente, e<br />

cercava <strong>di</strong> tirarla per le lunghe. «Cosa succede con chi?»<br />

«Con te, Caroline. Con tutti. Non fare finta <strong>di</strong> non avere qualcosa in<br />

mente, perché so che è così. È tutto il giorno che la gente mi evita come se<br />

avessi la peste, e tu hai l'aria <strong>di</strong> una che ha appena vinto la lotteria. Cosa<br />

hai combinato?».<br />

L'espressione <strong>di</strong> innocente curiosità sul viso <strong>di</strong> Caroline svanì, lasciando<br />

il posto a un sorriso sornione. «Quando è iniziata la scuola ti ho detto che<br />

quest'anno le cose sarebbero andate <strong>di</strong>versamente, Elena», <strong>di</strong>sse. «Ti ho<br />

avvisato che la tua permanenza sul trono sarebbe finita. Ma io non ho fatto<br />

niente. Quel che sta succedendo è solo selezione naturale. <strong>La</strong> legge <strong>del</strong>la<br />

giungla».<br />

«E cos'è che sta succedendo?»<br />

«Be', <strong>di</strong>ciamo che uscire con un assassino può mettere un freno alla tua<br />

vita sociale».<br />

Fu come se Caroline le avesse dato un pugno nello stomaco. Per un<br />

attimo, provò l'irresistibile desiderio <strong>di</strong> essere lei a colpire Caroline. Poi,<br />

con il sangue che le pulsava nelle orecchie, rispose a denti stretti: «Non è<br />

vero. Stefan non ha fatto niente. <strong>La</strong> polizia lo ha interrogato e l'ha<br />

<strong>di</strong>scolpato da ogni accusa».<br />

Caroline scrollò le spalle. Ora le sorrideva con aria <strong>di</strong> sufficienza.<br />

38


«Elena, ti conosco dai tempi <strong>del</strong>l'asilo», <strong>di</strong>sse, «quin<strong>di</strong> ti voglio dare un<br />

consiglio in onore dei vecchi tempi: lascia Stefan. Se lo fai subito forse<br />

eviterai <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare una lebbrosa per la società. Altrimenti faresti meglio a<br />

comprare una campanella da suonare quando vai in giro».<br />

<strong>La</strong> rabbia s'impadronì <strong>di</strong> Elena quando Caroline si voltò per allontanarsi,<br />

con i capelli castano dorato che ondeggiavano sotto le luci. Poi Elena trovò<br />

il coraggio <strong>di</strong> parlare.<br />

«Caroline». <strong>La</strong> ragazza si voltò. «Hai intenzione <strong>di</strong> venire al party a casa<br />

Ramsey questa sera?»<br />

«Penso <strong>di</strong> sì. Perché?»<br />

«Perché io sarò lì. Con Stefan. Ci ve<strong>di</strong>amo nella giungla». Questa volta<br />

fu Elena ad allontanarsi.<br />

<strong>La</strong> fierezza nella sua uscita <strong>di</strong> scena perse un po' <strong>del</strong> suo gusto quando<br />

intravide una figura slanciata in fondo al corridoio. Per un attimo esitò sui<br />

suoi passi, poi, avvicinandosi, riconobbe Stefan.<br />

Sapeva che il sorriso che gli rivolse era forzato, e lui lanciò un'occhiata<br />

verso la fila <strong>di</strong> arma<strong>di</strong>etti mentre si <strong>di</strong>rigevano, fianco a fianco, fuori <strong>del</strong>la<br />

scuola.<br />

«Così hanno annullato gli allenamenti <strong>di</strong> football?», <strong>di</strong>sse.<br />

<strong>Il</strong> ragazzo annuì. «Di cosa stavate parlando?», domandò con voce calma.<br />

«Niente. Ho chiesto a Caroline se aveva intenzione <strong>di</strong> venire al party<br />

questa sera». Elena piegò la testa in<strong>di</strong>etro per guardare il cielo grigio e<br />

tetro.<br />

«Ed era <strong>di</strong> questo che parlavate?».<br />

Elena si ricordò cosa le aveva detto nella sua stanza. Lui riusciva a<br />

vedere meglio <strong>di</strong> un essere umano, e a sentire meglio, anche. Tanto meglio<br />

da riuscire ad afferrare le parole pronunciate a più <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci metri <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stanza, all'altra estremità <strong>del</strong> corridoio?<br />

«Sì», confermò con tono <strong>di</strong> sfida, continuando a esaminare le nuvole.<br />

«Ed è per questo che sei così arrabbiata?»<br />

«Sì», ripeté, con lo stesso tono.<br />

Elena sentiva gli occhi <strong>di</strong> Stefan su <strong>di</strong> lei. «Elena, non è vero».<br />

«Bene, se riesci a leggermi nella mente allora non hai bisogno <strong>di</strong> farmi<br />

domande, no?».<br />

Adesso erano uno <strong>di</strong> fronte all'altra. Stefan era teso, le labbra strette in<br />

una linea severa. «Sai che non lo farei. Ma credevo che tu fossi l'unica a<br />

credere nella sincerità all'interno <strong>di</strong> un rapporto».<br />

«Va bene. Caroline stava <strong>di</strong>cendo le sue solite malignità e le ha sparate<br />

39


grosse sull'omici<strong>di</strong>o. E allora? Perché ti interessa?»<br />

«Perché», <strong>di</strong>sse Stefan in modo <strong>di</strong>retto e brutale, «potrebbe aver ragione.<br />

Non riguardo all'omici<strong>di</strong>o ma riguardo a te. Riguardo a noi due. Avrei<br />

dovuto capire che sarebbe andata così. Non si tratta solo <strong>di</strong> lei, vero? Ho<br />

avvertito paura e ostilità per tutto il giorno, ma ero troppo stanco per<br />

cercare <strong>di</strong> analizzarle. Pensano che io sia l'assassino e se la prendono con<br />

te».<br />

«Non importa quel che pensano! Si sbagliano, e alla fine se ne<br />

renderanno conto. E poi tutto tornerà come prima».<br />

Stefan sollevò un angolo <strong>del</strong>la bocca, in un sorriso malinconico. «Lo<br />

cre<strong>di</strong> davvero, eh?». Poi <strong>di</strong>stolse lo sguardo, il viso s'irrigidì. «E se non se<br />

ne rendono conto? E se le cose cambieranno solo in peggio?»<br />

«Ma cosa <strong>di</strong>ci?»<br />

«Sarebbe meglio...». Stefan prese un profondo respiro e continuò,<br />

misurando le parole. «Sarebbe meglio se non ci vedessimo per un po'. Se<br />

pensano che non stiamo insieme, ti lasceranno in pace».<br />

Elena lo guardò con gli occhi sgranati. «E tu pensi <strong>di</strong> riuscirci? A non<br />

vedermi e non parlarmi per chissà quanto tempo?»<br />

«Se è necessario... sì. Potremmo far credere che ci siamo lasciati». Serrò<br />

la mascella.<br />

Elena lo fissò ancora per un attimo. Poi gli girò intorno e gli andò<br />

vicino, così vicino che quasi si toccavano. Stefan dovette abbassare lo<br />

sguardo per vederla, gli occhi a pochi centimetri dai suoi.<br />

«C'è», cominciò Elena, «un solo modo perché io annunci al resto <strong>del</strong>la<br />

scuola che ci siamo lasciati. Ed è se mi <strong>di</strong>ci che non mi ami e non vuoi<br />

vedermi. Dimmelo, Stefan, adesso. Dimmi che non vuoi più stare con me».<br />

Stefan trattenne il respiro. <strong>La</strong> guardò intensamente con quegli occhi<br />

ver<strong>di</strong> striati come quelli <strong>di</strong> un gatto, con sfumature <strong>di</strong> smeraldo, malachite<br />

e agrifoglio.<br />

«Dillo», gli <strong>di</strong>sse. «Dimmi come puoi farcela senza <strong>di</strong> me, Stefan.<br />

Dimmi...».<br />

Non arrivò a finire la frase. Rimase a metà, mentre la bocca <strong>di</strong> Stefan<br />

raggiungeva la sua.<br />

6<br />

Stefan era seduto nel soggiorno <strong>di</strong> casa Gilbert, e garbatamente<br />

conveniva con qualsiasi cosa stesse <strong>di</strong>cendo zia Ju<strong>di</strong>th. L'anziana donna si<br />

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sentiva a <strong>di</strong>sagio per la presenza <strong>del</strong> giovane; non c'era bisogno <strong>di</strong> leggerle<br />

nel pensiero per capirlo. Ma ce la stava mettendo tutta, e anche Stefan. Lui<br />

voleva che Elena fosse felice.<br />

Elena. Anche quando non la stava guardando, era consapevole <strong>del</strong>la sua<br />

presenza nella stanza più <strong>di</strong> ogni altra cosa. Sentiva il suo calore vitale<br />

sulla pelle, come luce <strong>del</strong> sole sulle palpebre chiuse. Quando si decise a<br />

voltarsi per guardarla in viso, fu un dolce shock per tutti i suoi sensi.<br />

<strong>La</strong> amava così tanto. Non vedeva più Katherine in lei; aveva quasi<br />

<strong>di</strong>menticato quanto somigliasse alla fanciulla morta. In ogni caso, le<br />

<strong>di</strong>fferenze erano molte. Elena aveva gli stessi capelli biondo chiaro e la<br />

pelle vellutata, gli stessi lineamenti <strong>del</strong>icati <strong>di</strong> Katherine, ma la<br />

somiglianza finiva lì. I suoi occhi, che ora sembravano violetti alla luce <strong>del</strong><br />

caminetto ma <strong>di</strong> solito erano <strong>di</strong> un blu intenso come i lapislazzuli, non<br />

erano mai timorosi o ingenui come quelli <strong>di</strong> Katherine. Al contrario,<br />

rivelavano la sua anima, che risplendeva come fiamma viva <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> loro.<br />

Elena era Elena, e la sua immagine aveva preso il posto <strong>del</strong> <strong>del</strong>icato<br />

fantasma <strong>di</strong> Katherine nel suo cuore.<br />

Ma era proprio la sua forza a rendere pericoloso il loro amore. <strong>La</strong><br />

settimana precedente non era riuscito a resisterle quando gli aveva offerto<br />

il suo sangue. Certo, sarebbe morto se non avesse accettato, ma tutto era<br />

accaduto troppo in fretta per l'incolumità <strong>di</strong> Elena. Per la centesima volta,<br />

il suo sguardo si spostò sul viso <strong>del</strong>la ragazza, in cerca <strong>di</strong> segni rivelatori<br />

<strong>di</strong> un cambiamento. L'incarnato chiaro era un po' più pallido? <strong>La</strong> sua<br />

espressione era lievemente <strong>di</strong>staccata?<br />

Avrebbero dovuto fare attenzione da ora in avanti. Lui avrebbe dovuto<br />

fare più attenzione. Nutrirsi spesso, saziare la sua sete con animali, così<br />

non sarebbe stato tentato. Mai lasciare che il bisogno <strong>di</strong>venti troppo<br />

pressante. Ora che ci aveva pensato, era affamato. Quel desiderio spietato,<br />

bruciante, si irra<strong>di</strong>ava nella sua mascella, insinuandosi nelle vene e nei<br />

capillari. Avrebbe dovuto essere fuori nel bosco – i sensi allertati a cogliere<br />

il minimo scricchiolio <strong>di</strong> ramoscelli secchi, i muscoli pronti a scattare<br />

all'inseguimento – e non li accanto al fuoco, a osservare il <strong>di</strong>segno <strong>del</strong>le<br />

vene <strong>di</strong> un pallido azzurro sulla gola <strong>di</strong> Elena.<br />

Quella gola sottile si girò quando Elena si voltò verso <strong>di</strong> lui.<br />

«Vuoi andare a quel party stasera? Possiamo prendere la macchina <strong>di</strong> zia<br />

Ju<strong>di</strong>th», <strong>di</strong>sse.<br />

«Ma prima potreste cenare qui», si affrettò a <strong>di</strong>re la zia.<br />

«Possiamo prendere qualcosa lungo la strada». Elena voleva <strong>di</strong>re che<br />

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potevano prendere qualcosa per lei, pensò Stefan. Poteva masticare e<br />

ingoiare cibo normale, se avesse dovuto, ma non gli avrebbe fatto bene, e<br />

da molto tempo ormai aveva perso la capacità <strong>di</strong> gustarlo. No, i suoi...<br />

appetiti... ora, erano più insoliti, pensò. E se fossero andati a quel party,<br />

sarebbero passate ore prima che lui avesse potuto saziarsi. Ma fece un<br />

cenno <strong>di</strong> assenso a Elena.<br />

«Se tu vuoi andarci», <strong>di</strong>sse.<br />

Elena voleva; era decisa. Lui l'aveva capito sin dall'inizio. «Bene, allora<br />

sarà meglio che mi cambi».<br />

Stefan la seguì ai pie<strong>di</strong> <strong>del</strong>la scala. «Indossa qualcosa con un collo alto.<br />

Un pullover», le <strong>di</strong>sse, con una voce troppo bassa per essere sentita.<br />

Elena guardò oltre il vano <strong>del</strong>la porta, nel soggiorno ormai vuoto, e<br />

<strong>di</strong>sse: «È tutto a posto. Sono quasi guariti. Ve<strong>di</strong>?». Tirò giù il collo <strong>di</strong><br />

pizzo, girando la testa da un lato.<br />

Stefan restò a fissare, come ipnotizzato, i due fori sulla pelle <strong>del</strong>icata.<br />

Erano <strong>di</strong> un leggero colore bordeaux, quasi traslucido, come un vino molto<br />

annacquato. Serrò i denti e si costrinse a <strong>di</strong>stogliere lo sguardo. Se avesse<br />

continuato a fissarli, sarebbe impazzito.<br />

«Non mi riferivo a questo», <strong>di</strong>sse, in modo brusco.<br />

<strong>Il</strong> velo lucente dei capelli ricadde a coprire i segni, nascondendoli alla<br />

vista. «Oh».<br />

«Entrate!».<br />

Quando fecero il loro ingresso nella stanza, la conversazione si fermò.<br />

Elena osservò le facce rivolte verso <strong>di</strong> loro, gli sguar<strong>di</strong> curiosi e furtivi, le<br />

espressioni <strong>di</strong>ffidenti. Non il genere <strong>di</strong> sguar<strong>di</strong> che era abituata a ricevere<br />

al suo arrivo.<br />

Era stato un altro studente ad aprire loro la porta; Alaric Saltzman non<br />

era nei paraggi. Ma Caroline sì, seduta su uno sgabello <strong>del</strong> bar, che<br />

metteva in bella mostra le gambe. Rivolse a Elena un'occhiata beffarda e<br />

poi <strong>di</strong>sse qualcosa al ragazzo alla sua destra, che si mise a ridere.<br />

Elena sentì che sorridere cominciava a <strong>di</strong>ventarle penoso, mentre un<br />

leggero rossore si <strong>di</strong>ffondeva lentamente sulle sue guance. Poi le arrivò il<br />

suono <strong>di</strong> una voce familiare.<br />

«Elena, Stefan! Da questa parte».<br />

Con un senso <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne, in<strong>di</strong>viduò Bonnie seduta insieme a<br />

Mere<strong>di</strong>th e a Ed Goff su un <strong>di</strong>vano a esse nell'angolo. Quando lei e Stefan<br />

si furono accomodati su una grande ottomana <strong>di</strong> fronte a loro, sentì che la<br />

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conversazione nella stanza si rianimava.<br />

Per tacito accordo, nessuno accennò all'imbarazzo che aveva generato<br />

l'arrivo <strong>di</strong> Elena e Stefan. Elena era decisa a fingere che tutto fosse come al<br />

solito.<br />

E Bonnie e Mere<strong>di</strong>th le davano tutto il loro appoggio. «Hai un aspetto<br />

magnifico», le <strong>di</strong>sse Bonnie affettuosamente. «Adoro quel pullover rosso».<br />

«È proprio carina. Non trovi, Ed?», <strong>di</strong>sse Mere<strong>di</strong>th, e il ragazzo, preso<br />

alla sprovvista, annuì.<br />

«Così anche la vostra classe è stata invitata qui, stasera», Elena <strong>di</strong>sse a<br />

Mere<strong>di</strong>th. «Pensavo fosse circoscritto agli studenti <strong>del</strong>la settima ora».<br />

«Non so se invitata sia il termine giusto», ribatté Mere<strong>di</strong>th<br />

sarcasticamente. «Se consideriamo che la partecipazione costituisce metà<br />

<strong>del</strong> nostro voto finale».<br />

«Cre<strong>di</strong> che l'abbia detto seriamente? Non poteva <strong>di</strong>re sul serio»,<br />

intervenne Ed.<br />

Elena scrollò le spalle. «A me è sembrato serio. Dov'è Ray?», chiese a<br />

Bonnie.<br />

«Ray? Oh, Ray. Non lo so, qua in giro, suppongo. C'è un sacco <strong>di</strong> gente<br />

stasera».<br />

Era vero. <strong>Il</strong> soggiorno dei Ramsey era affollato, e da quel che Elena<br />

poteva capire la gente era confluita nella sala da pranzo, nel salone, e<br />

probabilmente anche nella cucina. Gomiti continuavano a strusciare contro<br />

i capelli <strong>di</strong> Elena mentre le persone passavano <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lei.<br />

«Cosa voleva Saltzman quando vi ha trattenuto dopo la lezione?», stava<br />

chiedendo Stefan.<br />

«Alaric», precisò Bonnie. «Vuole che lo chiamiamo Alaric. Oh, voleva<br />

solo essere gentile. Si sentiva in colpa per avermi fatto rivivere<br />

un'esperienza così penosa. Non sapeva con precisione come era morto il<br />

signor Tanner, e non si era reso conto che io fossi così sensibile.<br />

Ovviamente, anche lui è incre<strong>di</strong>bilmente sensibile, quin<strong>di</strong> sa cosa vuol<br />

<strong>di</strong>re. È <strong>del</strong> segno <strong>del</strong>l'Acquario».<br />

«Con la luna crescente nel segno <strong>del</strong> "rimorchio"», aggiunse Mere<strong>di</strong>th<br />

sotto voce. «Bonnie, non crederai a queste i<strong>di</strong>ozie, vero? È un insegnante,<br />

e non dovrebbe provarci così con gli studenti».<br />

«Non ci stava affatto provando! Ha detto esattamente la stessa cosa a<br />

Tyler e a Sue Carson. Ha detto che dovremmo costituire un gruppo <strong>di</strong><br />

sostegno gli uni per gli altri o scrivere un tema su quella notte per dare<br />

sfogo ai nostri sentimenti. Ha detto che gli adolescenti sono tutti molto<br />

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impressionabili e che non voleva che quella trage<strong>di</strong>a lasciasse un segno<br />

in<strong>del</strong>ebile nelle nostre vite».<br />

«Oh, mamma mia», <strong>di</strong>sse Ed, e Stefan soffocò una risata in un colpo <strong>di</strong><br />

tosse. Non era <strong>di</strong>vertito, tuttavia, e la domanda che aveva fatto a Bonnie<br />

non nasceva da semplice curiosità. Elena intuiva, percepiva qualcosa che si<br />

irra<strong>di</strong>ava dal giovane. Stefan provava per Alaric Saltzman quel che la<br />

maggior parte <strong>del</strong>la gente presente nella stanza provava per lui. Diffidenza<br />

e sospetto.<br />

«Strano, però, che si comportasse come se l'idea <strong>del</strong> party gli fosse<br />

venuta in quel momento, nella nostra classe», <strong>di</strong>sse Elena, rispondendo<br />

inconsapevolmente alle domande inespresse <strong>di</strong> Stefan, «quando è evidente<br />

che aveva già programmato tutto».<br />

«Ancora più strano che la scuola assuma un insegnante senza <strong>di</strong>rgli<br />

come è morto il collega che deve sostituire», aggiunse Stefan. «Tutti ne<br />

parlano; ne avranno parlato anche i giornali».<br />

«Ma non con tutti i particolari», precisò Bonnie. «In realtà, ci sono cose<br />

che la polizia non ha ancora <strong>di</strong>vulgato perché ritiene che potrebbero<br />

rivelarsi utili per catturare l'assassino. Per esempio», abbassò la voce,<br />

«sapete cosa ha detto Mary? <strong>Il</strong> dottor Feinberg stava parlando con il tipo<br />

che ha eseguito l'autopsia, il coroner. E ha detto che nel corpo non c'era più<br />

sangue. Neanche una goccia».<br />

Elena si sentì attraversare da un vento gelido, come se fosse <strong>di</strong> nuovo nel<br />

cimitero. Non riuscì a parlare. Ma intervenne Ed: «E dove è andato a<br />

finire?»<br />

«Be', sul pavimento, suppongo», rispose tranquillamente Bonnie.<br />

«Sull'altare e così via. È su questo che la polizia sta indagando adesso. Ma<br />

non è normale che in un cadavere non ci sia più sangue; <strong>di</strong> solito un po' si<br />

va a concentrare nella parte inferiore <strong>del</strong> corpo. Si chiama lividezza postmortem.<br />

Sono come dei gran<strong>di</strong> livi<strong>di</strong> violacei. Cosa c'è che non va?»<br />

«<strong>La</strong> tua straor<strong>di</strong>naria sensibilità mi sta facendo venire da vomitare»,<br />

<strong>di</strong>sse Mere<strong>di</strong>th con voce strozzata. «Potremmo parlare <strong>di</strong> qualcos'altro?»<br />

«Non sei tu quella che si è ritrovata tutta sporca <strong>di</strong> sangue», cominciò<br />

Bonnie, ma Stefan la interruppe.<br />

«Gli investigatori sono arrivati a qualche conclusione in base a quello<br />

che hanno scoperto? Sono in qualche modo sulle tracce <strong>del</strong>l'assassino?»<br />

«Non lo so», rispose Bonnie, e poi s'illuminò in viso. «A proposito,<br />

Elena, tu hai detto che sapevi...».<br />

«Smettila, Bonnie», <strong>di</strong>sse Elena, <strong>di</strong>sperata. Se mai ci fosse stato un<br />

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luogo dove parlare <strong>di</strong> quella faccenda, non era certo quella stanza gremita<br />

<strong>di</strong> gente che detestava Stefan. Bonnie spalancò gli occhi, e poi annuì,<br />

ricomponendosi.<br />

Ma Elena non riusciva a calmarsi. Stefan non aveva ucciso il signor<br />

Tanner, eppure le stesse prove che avrebbero condotto a Damon potevano<br />

facilmente portare a lui. E avrebbero portato a lui, perché nessuno, tranne<br />

lei e Stefan, sapeva <strong>del</strong>l'esistenza <strong>di</strong> Damon. Lui era là fuori, da qualche<br />

parte, nell'ombra. In attesa <strong>del</strong>la sua prossima vittima. Forse aspettava<br />

Stefan... o lei.<br />

«Ho caldo», <strong>di</strong>sse all'improvviso. «Vado a vedere che genere <strong>di</strong> rinfresco<br />

ci ha preparato Alaric».<br />

Stefan fece per alzarsi, ma Elena gli fece cenno <strong>di</strong> restare. Lui non<br />

avrebbe saputo cosa farsene <strong>di</strong> patatine e ponce. E lei voleva restare sola<br />

per qualche minuto, muoversi un po', ritrovare la calma.<br />

Stare con Mere<strong>di</strong>th e Bonnie le aveva dato un falso senso <strong>di</strong> sicurezza.<br />

Ora che si era allontanata, si trovò <strong>di</strong> nuovo <strong>di</strong> fronte a sguar<strong>di</strong> furtivi e<br />

schiene voltate. Questa volta non lo sopportò. Avanzò attraverso la calca<br />

con <strong>del</strong>iberata arroganza, sostenendo ogni sguardo che le capitava <strong>di</strong><br />

incrociare. Godo già <strong>di</strong> una pessima fama, pensò. Allora posso anche<br />

essere sfrontata.<br />

Aveva fame. Nel soggiorno dei Ramsey qualcuno aveva allestito un<br />

ricco buffet dall'aspetto davvero invitante. Elena prese un piatto <strong>di</strong> carta e<br />

vi lasciò cadere qualche bastoncino <strong>di</strong> carota, ignorando le persone intorno<br />

al tavolo in rovere sbiancato. Non intendeva parlare con nessuno a meno<br />

che non fossero gli altri a rivolgerle la parola. Si concentrò interamente sul<br />

buffet: si sporse oltre le persone per scegliere fettine <strong>di</strong> formaggio o Ritz,<br />

passò davanti a loro per prendere <strong>del</strong>l'uva, fece correre platealmente lo<br />

sguardo da un vassoio all'altro come per accertarsi <strong>di</strong> non aver <strong>di</strong>menticato<br />

niente.<br />

Era riuscita a monopolizzare l'attenzione <strong>di</strong> tutti, e se ne rendeva conto<br />

senza dover sollevare lo sguardo. Morse <strong>del</strong>icatamente un grissino, e<br />

tenendolo stretto fra i denti come fosse una matita, si allontanò dal tavolo.<br />

«Potrei dare un morso anch'io?».<br />

Lo shock le fece sgranare gli occhi e le bloccò il respiro. <strong>La</strong> mente<br />

bloccata si rifiutava <strong>di</strong> ammettere quel che stava accadendo, lasciandola<br />

impotente, vulnerabile, a farvi fronte. Ma anche se la razionalità era<br />

scomparsa, i suoi sensi continuarono impietosamente a registrare: occhi<br />

scuri che dominavano il suo campo visivo, una zaffata <strong>di</strong> chissà quale<br />

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colonia a riempirle le narici, due lunghe <strong>di</strong>ta che le sollevavano il mento.<br />

Damon si piegò in avanti e, con un morso deciso, staccò l'altra estremità<br />

<strong>del</strong> grissino.<br />

In quel momento, solo pochi centimetri separarono le loro labbra. Stava<br />

per piegarsi a dare un secondo morso quando Elena recuperò le facoltà<br />

mentali quanto bastava per tirarsi in<strong>di</strong>etro, afferrare con la mano il pezzo<br />

<strong>di</strong> grissino e gettarlo via. <strong>Il</strong> giovane lo recuperò a mezz'aria, in una<br />

virtuosa esibizione <strong>di</strong> prontezza <strong>di</strong> riflessi.<br />

Aveva gli occhi ancora fissi su <strong>di</strong> lei. Elena riuscì finalmente a prendere<br />

un respiro e aprì la bocca, senza sapere bene perché. Forse per gridare. Per<br />

<strong>di</strong>re a tutta quella gente <strong>di</strong> scappare lontano, nella notte. <strong>Il</strong> cuore le<br />

martellava nel petto come un maglio meccanico, la vista si era annebbiata.<br />

«Calma, calma». Le tolse il piatto <strong>di</strong> mano e poi in qualche modo le<br />

prese il polso. Lo stringeva <strong>del</strong>icatamente, come aveva fatto Mary per<br />

misurare le pulsazioni <strong>di</strong> Stefan. Mentre Elena continuava a fissarlo a<br />

bocca aperta, le accarezzò il polso con il pollice, come per confortarla.<br />

«Calma. Va tutto bene».<br />

Cosa ci fai qui? Pensò la ragazza. L'ambiente intorno a lei le sembrava<br />

stranamente luminoso e innaturale. Sembrava uno <strong>di</strong> quegli incubi in cui<br />

tutto è normale, come se uno fosse sveglio, e poi all'improvviso succede<br />

qualcosa <strong>di</strong> spaventoso. Lui voleva ucciderli tutti.<br />

«Elena? Ti senti bene?». Sue Carson si stava rivolgendo a lei, la<br />

afferrava per le spalle.<br />

«Credo le sia andato <strong>di</strong> traverso qualcosa», <strong>di</strong>sse Damon, liberando il<br />

polso <strong>di</strong> Elena. «Ma ora è passato. Perché non ci presenti?».<br />

Lui voleva ucciderli tutti...<br />

«Elena, lui è Damon, ehm...». Sue aprì la mano per chiedere scusa, e<br />

Damon finì la frase per lei.<br />

«<strong>Smith</strong>». Sollevò un bicchiere <strong>di</strong> carta verso Elena. «<strong>La</strong> vita».<br />

«Cosa ci fai qui?», gli sussurrò la ragazza.<br />

«È uno studente <strong>del</strong> college», venne in aiuto Sue, quando fu evidente<br />

che Damon non aveva intenzione <strong>di</strong> rispondere. «Da... l'Università <strong>del</strong>la<br />

Virginia, vero? Dal "William and Mary"?»<br />

«Fra gli altri posti», <strong>di</strong>sse Damon, guardando sempre Elena. Non aveva<br />

rivolto neanche uno sguardo a Sue. «Mi piace viaggiare».<br />

<strong>Il</strong> mondo intorno a Elena era tornato come prima, ma era un mondo<br />

agghiacciante. C'erano persone tutte intorno a loro, che seguivano con<br />

interesse lo scambio <strong>di</strong> battute, impedendole <strong>di</strong> parlare liberamente. Ma<br />

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allo stesso tempo la proteggevano. Per chissà quale ragione, Damon stava<br />

giocando, e fingeva <strong>di</strong> essere uno <strong>di</strong> loro. E mentre quella messinscena<br />

andava avanti, non avrebbe potuto farle niente <strong>di</strong> fronte a tutta quella<br />

gente... sperava.<br />

Un gioco. Ma era lui a fissare le regole. Era lì, nel soggiorno dei<br />

Ramsey, e giocava con lei.<br />

«Si fermerà qualche giorno», proseguì Sue, con gentilezza. «In visita<br />

da... amici, hai detto? O parenti?»<br />

«Sì», tagliò corto Damon.<br />

«Sei fortunato se puoi partire quando ti pare», osservò Elena. Non<br />

sapeva cosa la spingesse a cercare <strong>di</strong> smascherarlo.<br />

«<strong>La</strong> fortuna c'entra ben poco», ribatté Damon. «Ti piace ballare?»<br />

«Qual è la tua materia <strong>di</strong> specializzazione?».<br />

Damon le sorrise. «Folklore americano. Lo sapevi, per esempio, che se<br />

hai un neo sul collo vuol <strong>di</strong>re che <strong>di</strong>venterai ricca? Ti spiace se controllo?»<br />

«A me sì». <strong>La</strong> voce arrivò da <strong>di</strong>etro le spalle <strong>di</strong> Elena. Era sicura, fredda,<br />

controllata. Elena aveva sentito Stefan parlare con quel tono solo una<br />

volta: quando aveva trovato Tyler che cercava <strong>di</strong> approfittare <strong>di</strong> lei nel<br />

cimitero. Le <strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Damon sulla gola <strong>di</strong> Elena si fermarono, e la ragazza,<br />

liberata dal suo sortilegio, fece un passo in<strong>di</strong>etro.<br />

«Ma ti interessa?», <strong>di</strong>sse.<br />

I due si fronteggiavano nella debole luce tremolante <strong>del</strong> can<strong>del</strong>iere <strong>di</strong><br />

ottone.<br />

Elena seguiva i suoi pensieri che si sovrapponevano l'uno all'altro, come<br />

in un dolce a <strong>di</strong>versi strati. Tutti hanno gli occhi incollati sulla scena; deve<br />

essere meglio <strong>di</strong> un film... Non mi ero accorta che Stefan fosse più alto...<br />

Bonnie e Mere<strong>di</strong>th si stanno chiedendo cosa succede... Stefan è furioso ma<br />

è ancora debole, sofferente... Se si avventa contro Damon adesso, avrà la<br />

peggio...<br />

E davanti a tutta questa gente. I suoi pensieri in corsa si interruppero<br />

bruscamente, mentre ogni cosa <strong>di</strong>ventava chiara. Per questo Damon era lì,<br />

perché Stefan lo aggre<strong>di</strong>sse, apparentemente senza motivo. Non contava<br />

quel che sarebbe successo dopo, lui avrebbe vinto. Se Stefan lo avesse<br />

cacciato, sarebbe stata solo un'ulteriore prova <strong>del</strong>la "naturale<br />

pre<strong>di</strong>sposizione alla violenza" <strong>di</strong> Stefan. Un'ulteriore prova per gli<br />

accusatori <strong>di</strong> Stefan. E se Stefan fosse stato battuto...<br />

Ci avrebbe rimesso la vita, pensò Elena. Oh, Stefan, lui adesso è tanto<br />

più forte <strong>di</strong> te; ti prego, non farlo. Non stare al suo gioco. Lui vuole<br />

47


ucciderti; sta solo aspettando l'occasione giusta.<br />

Si impose <strong>di</strong> muoversi, anche se si sentiva rigida e impacciata come una<br />

marionetta. «Stefan», <strong>di</strong>sse, prendendo la sua mano fredda fra le sue,<br />

«an<strong>di</strong>amo a casa».<br />

Sentiva la tensione nel corpo <strong>del</strong> giovane, come una corrente elettrica<br />

che correva sotto la sua pelle. In quel momento era totalmente concentrato<br />

su Damon, e la luce nei suoi occhi era come una fiamma riflessa dalla lama<br />

<strong>di</strong> un pugnale. Non l'aveva mai visto in questo stato, non lo riconosceva.<br />

Ne ebbe paura.<br />

«Stefan», ripeté, chiamandolo come se si fosse smarrito nella nebbia e<br />

lei non riuscisse a trovarlo. «Stefan, ti prego».<br />

E lentamente, a poco a poco, sentì che lui reagiva. Lo sentì respirare e<br />

abbandonare lo stato d'allerta, scendendo a un livello inferiore d'energia.<br />

Distolto da quello stato <strong>di</strong> mici<strong>di</strong>ale concentrazione, si voltò a guardarla, e<br />

la vide.<br />

«Va bene», le <strong>di</strong>sse dolcemente, guardandola negli occhi. «An<strong>di</strong>amo».<br />

Mentre si allontanavano, Elena mantenne il contatto con Stefan,<br />

prendendolo sottobraccio e stringendogli una mano. Con la sola forza <strong>di</strong><br />

volontà, riuscì a non guardare al <strong>di</strong> sopra <strong>del</strong>la sua spalla mentre<br />

lasciavano la stanza, ma sentì la pelle <strong>del</strong>la schiena accapponarsi come se<br />

si aspettasse una coltellata.<br />

Invece sentì la voce pacata e ironica <strong>di</strong> Damon. «E lo sapevi che baciare<br />

una ragazza dai capelli rossi cura l'herpes labiale?». E poi la risata<br />

esagerata, compiaciuta, <strong>di</strong> Bonnie.<br />

Mentre uscivano, finalmente incontrarono il loro ospite.<br />

«Andate via così presto?», chiese Alaric. «Ma non ho ancora avuto<br />

modo <strong>di</strong> parlare con voi».<br />

Li guardò entrambi, con un'espressione <strong>di</strong> attesa e <strong>di</strong> rimprovero, come<br />

un cane che sa perfettamente che non sarà portato fuori a fare una<br />

passeggiata, eppure continua a sco<strong>di</strong>nzolare. Elena sentì la preoccupazione<br />

montargli nel petto al pensiero <strong>di</strong> lasciare lui e chiunque altro in quella<br />

casa. Lei e Stefan li stavano abbandonando nelle mani <strong>di</strong> Damon.<br />

Doveva solo sperare che la sua valutazione precedente fosse esatta e che<br />

lui volesse continuare quella messinscena. Adesso era già abbastanza<br />

occupata a portare Stefan fuori <strong>di</strong> lì prima che cambiasse idea.<br />

«Non mi sento molto bene», <strong>di</strong>sse, mentre prendeva la borsetta lasciata<br />

sull'ottomana. «Scusate». Strinse più forte il braccio <strong>di</strong> Stefan. Ci sarebbe<br />

voluto davvero poco per farlo tornare sui suoi passi in <strong>di</strong>rezione <strong>del</strong><br />

48


soggiorno.<br />

«Mi <strong>di</strong>spiace», <strong>di</strong>sse Alaric. «Ciao».<br />

Solo quando arrivarono sulla soglia <strong>del</strong> portone Elena vide il bordo <strong>di</strong> un<br />

foglietto viola infilato nella tasca laterale <strong>del</strong>la borsa. Lo tirò fuori e lo aprì<br />

meccanicamente, intanto la mente era concentrata su altre cose.<br />

C'era scritto qualcosa, in una grafia semplice, marcata, sconosciuta. Solo<br />

tre righe. Le lesse, e sentì il mondo tremarle sotto i pie<strong>di</strong>. Questo era<br />

troppo; non poteva più far fronte a tutto questo.<br />

«Cos'è?», le chiese Stefan.<br />

«Niente». Mise il pezzo <strong>di</strong> carta nella tasca laterale, spingendolo in<br />

fondo con le <strong>di</strong>ta. «Non è niente, Stefan. Usciamo <strong>di</strong> qui».<br />

S'incamminarono fuori sotto una pioggia fitta e pungente.<br />

7<br />

«<strong>La</strong> prossima volta», <strong>di</strong>sse Stefan con calma, «non me ne andrò». Elena<br />

sapeva cosa voleva <strong>di</strong>re e ne fu terrorizzata. Ma ormai le sue emozioni<br />

stavano tranquillamente procedendo a ruota libera, e lei non intendeva<br />

<strong>di</strong>scutere.<br />

«Era lì», <strong>di</strong>sse. «In una casa comune piena <strong>di</strong> gente comune, come se<br />

avesse tutto il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> esserci. Non pensavo che avrebbe mai osato tanto».<br />

«Perché no?», ribatté Stefan in tono brusco. «Anche io ero in una casa<br />

comune piena <strong>di</strong> gente comune, come se avessi tutto il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> esserci».<br />

«Non volevo <strong>di</strong>re questo. Solo che l'unica altra volta che l'ho visto in<br />

pubblico è stato alla Casa Stregata, e lui indossava una maschera e un<br />

costume, ed era buio. Prima <strong>di</strong> allora si è trattato sempre <strong>di</strong> luoghi deserti,<br />

come nella palestra quella sera che ero lì da sola, o nel cimitero...».<br />

Non appena ebbe pronunciato le ultime parole capì <strong>di</strong> aver commesso un<br />

errore. Non aveva ancora detto che tre giorni prima era andata a cercare<br />

Damon. Seduto al volante, Stefan s'irrigidì.<br />

«O nel cimitero?»<br />

«Sì... Mi riferivo a quel giorno in cui qualcuno ha inseguito me, Bonnie<br />

e Mere<strong>di</strong>th. Sto dando per scontato che fosse Damon. E il luogo era<br />

deserto, a parte noi tre».<br />

Perché gli stava mentendo? Perché altrimenti, rispose una vocina<br />

risoluta dentro la sua testa, Stefan potrebbe reagire. Sapere quel che<br />

Damon le aveva detto, quel che le aveva prospettato, sarebbe stato<br />

sufficiente a far perdere il controllo a Stefan.<br />

49


Non potrò mai <strong>di</strong>rglielo, realizzò, con un moto <strong>di</strong> tristezza. Né <strong>di</strong> quella<br />

volta, né <strong>di</strong> qualsiasi altra cosa che Damon farà in futuro. Se <strong>lotta</strong> contro<br />

Damon, sarà la sua fine.<br />

Quin<strong>di</strong> non lo saprà mai, promise a se stessa. Non importa cosa dovrò<br />

fare, impe<strong>di</strong>rò loro <strong>di</strong> <strong>lotta</strong>re per causa mia. Non importa cosa dovrò fare.<br />

Per un attimo si sentì raggelare il sangue dalla paura. Cinquecento anni<br />

prima, Katherine aveva tentato <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>re loro <strong>di</strong> combattere, ed era<br />

riuscita solo a spingerli verso uno scontro mortale. Ma lei non avrebbe<br />

commesso lo stesso errore, si <strong>di</strong>sse Elena risolutamente. Katherine aveva<br />

usato meto<strong>di</strong> sciocchi e ingenui. Chi altri se non una bambina sciocca si<br />

sarebbe uccisa nella speranza che i due pretendenti alla sua mano<br />

sarebbero <strong>di</strong>ventati amici? Era stato lo sbaglio peggiore <strong>di</strong> tutta l'intera<br />

spiacevole faccenda. Per quel suo gesto, la rivalità fra Stefan e Damon si<br />

era trasformata in un o<strong>di</strong>o implacabile. E per <strong>di</strong> più Stefan da allora era<br />

vissuto nel rimorso; incolpava se stesso <strong>del</strong>l'ingenuità e <strong>del</strong>la debolezza <strong>di</strong><br />

Katherine.<br />

Cercando un altro argomento <strong>di</strong> cui parlare, chiese a Stefan: «Pensi che<br />

sia stato qualcuno a invitarlo?»<br />

«Ovviamente, visto che era lì».<br />

«Allora è vero per... per persone come te. Devi essere invitato a entrare.<br />

Ma Damon è entrato nella palestra senza essere invitato».<br />

«Perché la palestra non è un posto dove abitano i vivi. Questo è l'unico<br />

criterio. Non importa se si tratta <strong>di</strong> una casa o <strong>di</strong> una tenda o <strong>di</strong> un<br />

appartamento sopra un magazzino. Se esseri umani viventi mangiano e<br />

dormono lì, dobbiamo essere invitati per entrare».<br />

«Ma io non ti ho invitato a entrare nella mia casa».<br />

«Sì che l'hai fatto. <strong>La</strong> prima sera, quando ti ho accompagnata a casa, tu<br />

hai aperto la porta e mi hai fatto cenno <strong>di</strong> entrare. Non deve essere un<br />

invito verbale. È sufficiente che ci sia l'intenzione. E la persona che ti<br />

invita non deve essere qualcuno che abita <strong>di</strong> fatto in quella casa. Qualsiasi<br />

essere umano può farlo».<br />

Elena stava pensando. «E se si tratta <strong>di</strong> una casa galleggiante?»<br />

«Stessa cosa. Anche se l'acqua in movimento può essere un ostacolo in<br />

sé. Per alcuni <strong>di</strong> noi, è quasi impossibile attraversarla».<br />

Elena ebbe un'improvvisa visione <strong>di</strong> lei, Mere<strong>di</strong>th e Bonnie che<br />

correvano per raggiungere Wickery Bridge. Perché in qualche modo lei<br />

sapeva che se fossero arrivate sulla riva opposta <strong>del</strong> fiume sarebbero state<br />

al sicuro da chiunque le stesse inseguendo.<br />

50


«Allora è questo il motivo», mormorò. Anche se non si spiegava ancora<br />

come facesse a saperlo. Era come se quella consapevolezza provenisse da<br />

una fonte esterna. Allora capì qualcos'altro.<br />

«Tu mi hai portato dall'altra parte <strong>del</strong> ponte. Tu puoi attraversare l'acqua<br />

in movimento».<br />

«Perché sono debole». Lo <strong>di</strong>sse in tono piatto, senza alcuna emozione.<br />

«È assurdo, ma più forti sono i tuoi Poteri, più sei con<strong>di</strong>zionato da<br />

determinate limitazioni. Più appartieni alle tenebre, più le leggi <strong>del</strong>le<br />

tenebre ti vincolano».<br />

«Quali altre leggi ci sono?», chiese Elena. Cominciava a intravedere un<br />

barlume <strong>di</strong> piano. O almeno <strong>di</strong> speranza per realizzare un piano.<br />

Stefan la guardò. «Sì», <strong>di</strong>sse, «credo sia ora che tu le conosca. Più cose<br />

sai riguardo a Damon, più possibilità hai <strong>di</strong> proteggere te stessa».<br />

Di proteggere me stessa? Forse Stefan sapeva più <strong>di</strong> quanto lei pensasse.<br />

Ma quando svoltò in una strada laterale e parcheggiò la macchina, Elena<br />

<strong>di</strong>sse soltanto: «Ok. Dovrei cominciare a fare provvista <strong>di</strong> aglio?».<br />

Stefan rise. «Solo se vuoi <strong>di</strong>ventare impopolare. Però esistono certe<br />

piante che potrebbero esserti d'aiuto. Come la verbena. Si <strong>di</strong>ce che<br />

protegga dai sortilegi, e riesca a farti conservare la mente lucida anche se<br />

qualcuno sta usando i Poteri contro <strong>di</strong> te. <strong>La</strong> gente la portava intorno al<br />

collo. A Bonnie piacerebbe; per i drui<strong>di</strong> era una pianta sacra».<br />

«Verbena», ripeté Elena, pronunciando quella parola sconosciuta. «Che<br />

altro?»<br />

«Una luce violenta, o la luce <strong>di</strong>retta <strong>del</strong> sole possono risultare molto<br />

fasti<strong>di</strong>ose. Hai notato che il tempo è cambiato?»<br />

«L'ho notato», confermò Elena dopo un po'. «Vuoi <strong>di</strong>re che è opera <strong>di</strong><br />

Damon?»<br />

«Certamente. Ci vuole un potere immenso per controllare gli elementi,<br />

ma gli permette <strong>di</strong> muoversi alla luce <strong>del</strong> giorno. Finché mantiene il cielo<br />

nuvoloso, non ha neanche bisogno <strong>di</strong> proteggersi gli occhi».<br />

«E neanche tu», aggiunse Elena. «E riguardo... be', croci e così via?»<br />

«Nessun effetto», rispose Stefan. «Ma se la persona che ne impugna una crede<br />

che possa proteggerla, questo può rafforzare la sua volontà per opporre una<br />

straor<strong>di</strong>naria resistenza».<br />

«Ah... e i proiettili d'argento?».<br />

Stefan scoppiò <strong>di</strong> nuovo in una breve risata. «È roba per licantropi. Da<br />

quel che ho sentito non gra<strong>di</strong>scono l'argento in nessuna forma. Un palo <strong>di</strong><br />

legno piantato nel cuore è ancora il metodo valido per tipi come me. Ci<br />

51


sono anche altri mo<strong>di</strong> che sono più o meno efficaci: il rogo, la<br />

decapitazione, piantare chio<strong>di</strong> nelle tempie. Oppure, il metodo migliore in<br />

assoluto...».<br />

«Stefan!». <strong>Il</strong> sorriso malinconico e amaro sul viso <strong>del</strong> giovane la<br />

sgomentò. «E tramutarsi in un animale?», chiese. «Prima, mi hai detto che<br />

con Potere sufficiente potevi farlo. Se Damon può <strong>di</strong>ventare ogni animale<br />

che vuole, come lo riconosceremo?»<br />

«Non ogni animale che vuole. Si deve limitare a un animale, o al<br />

massimo due. Persino con i suoi Poteri non credo che possa sopportare <strong>di</strong><br />

più».<br />

«Quin<strong>di</strong> dobbiamo stare attenti a un corvo».<br />

«Esatto. Potresti riuscire a capire se lui è nei paraggi anche osservando<br />

gli altri animali. Di solito non reagiscono molto bene in nostra presenza;<br />

sentono che siamo predatori».<br />

«Yangtze ha continuato ad abbaiare contro il corvo. Era come se sapesse<br />

che c'era qualcosa che non andava», ricordò Elena. «Ah... Stefan»,<br />

aggiunse con un <strong>di</strong>verso tono <strong>di</strong> voce quando le balenò un'altra idea, «che<br />

mi <strong>di</strong>ci degli specchi? Non mi ricordo <strong>di</strong> averti mai visto specchiare».<br />

Per un momento, Stefan non rispose. Poi <strong>di</strong>sse: «<strong>La</strong> leggenda <strong>di</strong>ce che<br />

gli specchi riflettono l'anima <strong>del</strong>la persona che vi si guarda. Per questo i<br />

popoli primitivi hanno paura degli specchi; temono che le loro anime<br />

resteranno intrappolate e verranno rubate. Dei tipi come me, si pensa che<br />

non abbiano un'immagine riflessa... perché non hanno anima».<br />

Lentamente, allungò la mano verso lo specchietto retrovisore e lo piegò<br />

verso il basso, regolandolo in modo che Elena potesse guardarci dentro.<br />

Nello specchio, vide gli occhi <strong>di</strong> Stefan, smarriti, tormentati e<br />

infinitamente tristi.<br />

Non poteva fare altro che stringerlo fra le braccia, ed Elena lo fece. «Ti<br />

amo», gli sussurrò. Era l'unico conforto che poteva dargli. Era tutto quel<br />

che avevano.<br />

Le sue braccia si strinsero intorno a lei, il viso affondato nei capelli. «Sei<br />

tu lo specchio», le sussurrò <strong>di</strong> rimando.<br />

Era bello sentirlo così rilassato, la tensione che abbandonava il suo<br />

corpo per lasciare posto al calore e al conforto. Anche lei si sentiva<br />

sollevata, invasa, circondata da un senso <strong>di</strong> pace. Era così piacevole che si<br />

<strong>di</strong>menticò <strong>di</strong> chiedergli cosa aveva voluto <strong>di</strong>re finché non arrivarono<br />

davanti al portone, e si salutarono.<br />

«Io sono lo specchio?», <strong>di</strong>sse a quel punto, sollevando lo sguardo verso<br />

52


<strong>di</strong> lui.<br />

«Tu hai rubato la mia anima», <strong>di</strong>sse. «Chiu<strong>di</strong> a chiave la porta e per<br />

questa sera non la riaprire più». E poi, era già sparito.<br />

«Elena, grazie al cielo», <strong>di</strong>sse zia Ju<strong>di</strong>th. Quando Elena la guardò<br />

meravigliata, aggiunse: «Bonnie mi ha telefonato dal party. Ha detto che<br />

eri andata via all'improvviso, e quando ho visto che non tornavi a casa mi<br />

sono preoccupata».<br />

«Io e Stefan abbiamo fatto un giro in macchina». A Elena non piacque<br />

l'espressione che apparve sul viso <strong>del</strong>la zia. «C'è qualche problema?»<br />

«No, no. Solo che...». Sembrava che zia Ju<strong>di</strong>th non sapesse come finire<br />

la frase. «Elena, mi chiedevo se non sarebbe una buona idea... non vedere<br />

così spesso Stefan».<br />

Elena si fermò <strong>di</strong> colpo. «Anche tu?»<br />

«Non è che credo a quei pettegolezzi», la rassicurò zia Ju<strong>di</strong>th. «Ma, per<br />

il tuo bene, sarebbe meglio prendere una certa <strong>di</strong>stanza da lui, e...».<br />

«Scaricarlo? Abbandonarlo perché la gente sta mettendo in giro voci su<br />

<strong>di</strong> lui?». <strong>La</strong> rabbia arrivò come una liberazione, e le parole si affollarono<br />

nella gola <strong>di</strong> Elena, come se volessero uscire tutte in una volta. «No, io<br />

non penso che sia una buona idea, zia Ju<strong>di</strong>th. E se fosse Robert quello <strong>di</strong><br />

cui stiamo parlando, non lo penseresti neanche tu. O forse sì!».<br />

«Elena, non devi parlarmi con questo tono...».<br />

«Tanto ho finito!», urlò Elena, e si girò <strong>di</strong> scatto, senza riflettere, per<br />

raggiungere le scale. Riuscì a trattenere le lacrime finché non arrivò nella<br />

sua camera e chiuse la porta a chiave. Poi si buttò sul letto, singhiozzando.<br />

Si tirò su poco dopo per chiamare Bonnie. Bonnie era agitata e non<br />

riusciva a stare zitta. Cosa <strong>di</strong>avolo voleva <strong>di</strong>re Elena, se era successo<br />

qualcosa <strong>di</strong> strano dopo che lei e Stefan se ne erano andati? <strong>La</strong> cosa strana<br />

era che se ne erano andati! No, quel nuovo ragazzo, Damon, non aveva<br />

detto niente riguardo a Stefan; si era trattenuto al party per un po' e poi era<br />

scomparso. No, Bonnie non aveva visto se era andato via insieme a<br />

qualcuno. Perché? Elena era gelosa? Sì, stava scherzando. Ma lui era<br />

davvero bellissimo, vero? Quasi più <strong>di</strong> Stefan, ammesso che ti piacciano i<br />

ragazzi con occhi e capelli scuri. Naturalmente, se preferisci i capelli più<br />

chiari e gli occhi color nocciola...<br />

Elena dedusse all'istante che Alaric Saltzman aveva gli occhi color<br />

nocciola.<br />

53


Alla fine riuscì a chiudere la telefonata e soltanto allora si ricordò <strong>del</strong><br />

biglietto che aveva trovato. Avrebbe dovuto chiedere a Bonnie se qualcuno<br />

si era avvicinato alla sua borsa mentre era in sala pranzo. Ma dopo anche<br />

Mere<strong>di</strong>th e Bonnie si erano fermate per un po' dove c'era il buffet.<br />

Qualcuno doveva aver agito allora.<br />

<strong>La</strong> sola vista <strong>del</strong> foglio viola le fece sentire l'amaro in bocca. A stento<br />

riusciva a guardarlo. Ma ora che era sola doveva aprirlo e rileggerlo;<br />

continuava a sperare che le parole fossero cambiate, che prima si fosse<br />

sbagliata.<br />

Ma non erano cambiate. Le lettere precise e marcate risaltavano sullo<br />

sfondo chiaro, come se fossero alte tre metri.<br />

Voglio toccarlo. Più <strong>di</strong> qualsiasi altro ragazzo che abbia mai<br />

conosciuto. E so che anche lui lo vuole, ma si trattiene.<br />

Le sue parole. Prese dal suo <strong><strong>di</strong>ario</strong>. Quello che era stato rubato.<br />

<strong>Il</strong> giorno dopo Mere<strong>di</strong>th e Bonnie suonarono al campanello <strong>del</strong>la porta.<br />

«Ieri sera mi ha telefonato Stefan», <strong>di</strong>sse Mere<strong>di</strong>th. «Ha detto che voleva<br />

essere sicuro che tu non andassi a scuola da sola. Oggi lui non verrà, così<br />

ha chiesto a me e Bonnie se potevamo venire a prenderti».<br />

«Ad accompagnarti», precisò Bonnie, che era chiaramente <strong>di</strong> buon<br />

umore. «A scortarti. Penso che sia straor<strong>di</strong>nariamente dolce da parte sua<br />

essere così protettivo».<br />

«Deve essere anche lui <strong>del</strong>l'Acquario», commentò Mere<strong>di</strong>th. «An<strong>di</strong>amo,<br />

Elena, prima che la uccida, così la smette <strong>di</strong> parlare <strong>di</strong> Alaric».<br />

Elena camminava in silenzio, chiedendosi cosa impe<strong>di</strong>sse a Stefan <strong>di</strong><br />

andare a scuola. Si sentiva vulnerabile e in<strong>di</strong>fesa, come se fosse nuda. Una<br />

<strong>di</strong> quelle giornate in cui era pronta a scoppiare a piangere per un nonnulla.<br />

Nella bacheca <strong>del</strong>l'ufficio era affisso un foglietto <strong>di</strong> carta viola.<br />

Doveva aspettarselo. In qualche modo, nel profondo <strong>del</strong> cuore, se lo<br />

aspettava. <strong>Il</strong> ladro non si accontentava <strong>di</strong> farle sapere che aveva letto le sue<br />

annotazioni personali. Le stava <strong>di</strong>mostrando che poteva renderle<br />

pubbliche.<br />

Elena staccò il foglio dalla bacheca e lo accartocciò, ma non prima <strong>di</strong><br />

aver dato una rapida scorsa a quel che c'era scritto. Quell'unica occhiata<br />

bastò per imprimere quelle parole a fuoco nel suo cervello.<br />

Credo che qualcuno l'abbia ferito in modo terribile in passato e Stefan<br />

non lo supererà mai. Ma penso anche che ci sia qualcosa <strong>di</strong> cui ha paura,<br />

qualche segreto che teme io scopra.<br />

54


«Elena, cos'è quello? Che ti succede? Elena, torna qui!».<br />

Bonnie e Mere<strong>di</strong>th la seguirono fino al più vicino bagno per le ragazze,<br />

dove Elena si fermò vicino al cestino <strong>del</strong>la carta straccia a strappare il<br />

foglio in pezzetti microscopici, ansimando come se avesse appena<br />

concluso una gara <strong>di</strong> corsa. Le due amiche si scambiarono un'occhiata e<br />

poi si mossero per ispezionare le cabine dei bagni.<br />

«Ok», <strong>di</strong>sse Mere<strong>di</strong>th alzando la voce, «studente privilegiato. Tu!».<br />

Bussò all'unica porta chiusa. «Vieni fuori».<br />

Si sentì un fruscio, poi una sconcertata matricola venne fuori dalla<br />

cabina. «Ma non ho neanche...».<br />

«Fuori. Fuori <strong>di</strong> qui», or<strong>di</strong>nò Bonnie. «E tu», <strong>di</strong>sse alla ragazza che si<br />

stava lavando le mani «vai là fuori e assicurati che non entri nessuno».<br />

«Ma perché? Cosa state...».<br />

«Muoviti, ragazza. Se qualcuno entrerà da quella porta ti riterremo<br />

responsabile».<br />

Quando la porta si fu richiusa, assalirono Elena.<br />

«Ok, questa è una rapina», esordì Mere<strong>di</strong>th. «An<strong>di</strong>amo, Elena, sgancia».<br />

Elena strappò l'ultimo pezzetto <strong>di</strong> carta, non sapendo se piangere o<br />

ridere. Voleva raccontare tutto alle amiche, ma non poteva. Decise <strong>di</strong> <strong>di</strong>re<br />

loro <strong>del</strong> <strong><strong>di</strong>ario</strong>.<br />

Si mostrarono arrabbiate e in<strong>di</strong>gnate quanto lei.<br />

«Deve essere stato qualcuno al party», <strong>di</strong>sse alla fine Mere<strong>di</strong>th, dopo che<br />

ebbero espresso la loro opinione in merito alla persona, ai valori morali e<br />

alla probabile destinazione nella vita <strong>del</strong>l'al<strong>di</strong>là <strong>del</strong> ladro. «Ma avrebbe<br />

potuto farlo chiunque. Non ricordo nessuno in particolare che si sia<br />

avvicinato alla tua borsa, ma quella stanza era affollata <strong>di</strong> gente, e potrebbe<br />

essere accaduto senza che me ne accorgessi».<br />

«Ma perché qualcuno avrebbe voluto farlo?», osservò Bonnie. «A meno<br />

che... Elena, la notte che abbiamo trovato Stefan tu hai accennato a<br />

qualcosa. Hai detto che credevi <strong>di</strong> sapere chi è l'assassino».<br />

«Non credo <strong>di</strong> saperlo; lo so. Ma se vi state chiedendo se le due cose<br />

siano collegate, non lo so con certezza. Penso <strong>di</strong> sì. Potrebbe essere stata la<br />

stessa persona».<br />

Bonnie era inorri<strong>di</strong>ta. «Ma significa che l'assassino è uno studente <strong>di</strong><br />

questa scuola!». Quando Elena scosse la testa, proseguì. «Le uniche<br />

persone al party che non erano studenti erano quel ragazzo nuovo e<br />

Alaric». Cambiò espressione. «Alaric non ha ucciso il signor Tanner! Non<br />

era neanche a Fell's Church allora».<br />

55


«Lo so. Non è stato Alaric». Ormai si era spinta troppo oltre per<br />

fermarsi; ormai anche Bonnie e Mere<strong>di</strong>th sapevano fin troppo. «È stato<br />

Damon».<br />

«Quel ragazzo era l'assassino? Quel ragazzo che mi ha baciata?»<br />

«Bonnie, calmati». Come sempre, quando le altre persone erano in preda<br />

all'agitazione, Elena riusciva a trovare il suo autocontrollo. «Sì, è lui<br />

l'assassino, e noi tre dobbiamo stare in guar<strong>di</strong>a contro <strong>di</strong> lui. È per questo<br />

che ve ne sto parlando. Non gli chiedete mai, mai <strong>di</strong> entrare in casa<br />

vostra».<br />

Non <strong>di</strong>sse altro, e guardò le amiche. <strong>La</strong> stavano fissando. E per un<br />

attimo ebbe la sgradevole sensazione che non le credessero. Che stessero<br />

dubitando <strong>del</strong>la sua sanità mentale.<br />

Ma tutto quel che Mere<strong>di</strong>th chiese, in tono calmo e <strong>di</strong>staccato, fu: «Ne<br />

sei sicura?»<br />

«Sì. Ne sono sicura. Lui è l'assassino e quello che ha gettato Stefan in<br />

quel pozzo, e dopo potrebbe toccare a uno <strong>di</strong> noi. E non so se esiste un<br />

modo per fermarlo».<br />

«Bene, allora», <strong>di</strong>sse Mere<strong>di</strong>th, inarcando le sopracciglia, «non mi<br />

stupisce che tu e Stefan avevate tanta fretta <strong>di</strong> lasciare il party».<br />

Quando Elena entrò nella mensa, Caroline le rivolse un sorrisetto<br />

maligno. Ma Elena quasi non la notò.<br />

Ma notò subito un'altra cosa. Vickie Bennett era lì.<br />

Vickie non era andata a scuola da quella sera in cui Matt, Bonnie e<br />

Mere<strong>di</strong>th l'avevano trovata che vagava lungo la strada, farneticando <strong>di</strong><br />

foschia e <strong>di</strong> occhi e <strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> orribile nel cimitero. I dottori che<br />

l'avevano visitata subito dopo avevano detto che non aveva niente <strong>di</strong> grave<br />

a livello fisico, ma non era più tornata al Robert E. Lee. <strong>La</strong> gente<br />

mormorava sugli psicologi e sulle terapie farmacologiche che stavano<br />

tentando.<br />

Comunque non aveva l'aria <strong>di</strong> una pazza, pensò Elena. Era pallida e<br />

spenta, e come raggrinzita dentro i suoi vestiti. E quando Elena le passò<br />

accanto, alzò lo sguardo, ma gli occhi erano come quelli <strong>di</strong> un cerbiatto<br />

impaurito.<br />

Era strano sedersi a un tavolo mezzo vuoto, con la sola compagnia <strong>di</strong><br />

Bonnie e Mere<strong>di</strong>th. Di solito si creava una ressa per occupare i posti vicino<br />

a loro tre.<br />

«Stamani non abbiamo concluso il <strong>di</strong>scorso», <strong>di</strong>sse Mere<strong>di</strong>th.<br />

56


«Pren<strong>di</strong>amo qualcosa da mangiare, e poi penseremo a cosa fare riguardo a<br />

quei biglietti».<br />

«Non ho fame», ribatté Elena bruscamente. «E poi cosa possiamo fare?<br />

Se si tratta <strong>di</strong> Damon, non c'è modo <strong>di</strong> fermarlo. Credetemi, la polizia non<br />

può fare niente. Per questo non gli ho detto che era lui l'assassino. Non c'è<br />

alcuna prova e, per <strong>di</strong> più, non immaginerebbero mai... Bonnie, non mi stai<br />

ascoltando».<br />

«Scusa», <strong>di</strong>sse Bonnie, con gli occhi fissi su un punto oltre l'orecchio<br />

sinistro <strong>di</strong> Elena. «Ma laggiù sta accadendo qualcosa <strong>di</strong> strano».<br />

Elena si voltò. Vickie Bennett era in pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> fronte alla mensa, ma non<br />

sembrava più spenta e chiusa in se stessa. Si stava guardando intorno nella<br />

sala, con fare scaltro e calcolatore, e sorrideva.<br />

«Be', non ha un'aria normale, ma non avrei detto che si sarebbe<br />

comportata in modo così strano», commentò Mere<strong>di</strong>th. Poi aggiunse:<br />

«Aspettate un attimo».<br />

Vickie si stava sbottonando il car<strong>di</strong>gan. Ma era il modo in cui lo stava<br />

facendo – con lenti colpetti <strong>del</strong>le <strong>di</strong>ta, continuando a guardarsi intorno con<br />

quel sorriso impenetrabile – che era strano. Arrivata all'ultimo bottone,<br />

prese <strong>del</strong>icatamente il pullover fra l'in<strong>di</strong>ce e il pollice e lo fece scivolare<br />

giù prima da un braccio e poi dall'altro. E lo lasciò cadere a terra.<br />

«Strana è la parola giusta», confermò Mere<strong>di</strong>th.<br />

Gli studenti che passavano davanti a Vickie con i vassoi pieni le<br />

lanciavano occhiate incuriosite e poi si voltavano a guardarla oltre la spalla<br />

mentre si allontanavano. Nessuno si fermò, almeno finché non cominciò a<br />

togliersi le scarpe.<br />

Lo fece con grazia, facendo leva con la punta <strong>di</strong> una scarpa sul tacco<br />

<strong>del</strong>l'altra e sfilandola dal piede. Poi si <strong>di</strong>ede da fare con la seconda.<br />

«Non può continuare così», mormorò Bonnie, mentre le <strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Vickie si<br />

spostavano sui bottoncini in perla sintetica <strong>del</strong>la camicia bianca <strong>di</strong> seta.<br />

Tutte le teste erano girate in quella <strong>di</strong>rezione; i presenti si scambiavano<br />

gomitate e gesti d'intesa. Intorno a Vickie si era formato un piccolo<br />

gruppo, che si teneva a debita <strong>di</strong>stanza per non intralciare la vista degli<br />

altri spettatori.<br />

<strong>La</strong> camicia <strong>di</strong> seta scivolò via, fluttuando come un fantasma ferito fino a<br />

posarsi sul pavimento. Sotto Vickie indossava una sottoveste in pizzo color<br />

panna.<br />

Nella mensa non si sentiva altro rumore che un brusio sommesso.<br />

Nessuno mangiava. <strong>Il</strong> gruppo intorno a Vickie si era infittito.<br />

57


<strong>La</strong> ragazza fece un sorriso <strong>di</strong> falso pudore e cominciò a slacciare i ganci<br />

all'altezza <strong>del</strong>la vita. <strong>La</strong> gonna plissettata cadde sul pavimento. Uscì fuori<br />

dal cerchio <strong>del</strong>la gonna e la spinse <strong>di</strong> lato con un piede.<br />

Qualcuno si alzò in fondo alla mensa e intonò: «Nuda, nuda!». Altre<br />

voci si unirono al coro.<br />

«Non c'è nessuno che la fermi?», si stizzì Bonnie.<br />

Elena si alzò in pie<strong>di</strong>. L'ultima volta che era andata vicino a Vickie, la<br />

ragazza aveva urlato e l'aveva colpita. Ma ora, quando le fu accanto, le<br />

rivolse un sorriso complice. Mosse le labbra, ma nel frastuono <strong>del</strong> coro<br />

Elena non riuscì a capire cosa stesse <strong>di</strong>cendo.<br />

«Coraggio, Vickie. An<strong>di</strong>amo», le <strong>di</strong>sse.<br />

Vickie scosse i capelli castano chiaro e tirò giù la spallina <strong>del</strong>la<br />

sottoveste.<br />

Elena si chinò a raccogliere il car<strong>di</strong>gan e lo avvolse intorno alle spalle<br />

esili <strong>del</strong>la ragazza. Non appena la toccò, Vickie spalancò gli occhi fino a<br />

quel momento socchiusi, ancora con quello sguardo da cerbiatto impaurito.<br />

Fissò la gente intorno a sé, convulsamente, come se si fosse appena<br />

risvegliata da un sogno. Abbassò gli occhi per guardarsi, e sul viso apparve<br />

un'espressione incredula.<br />

Stringendosi il car<strong>di</strong>gan addosso, in<strong>di</strong>etreggiò, tremando.<br />

Nella sala era calato <strong>di</strong> nuovo il silenzio.<br />

«Va tutto bene», le <strong>di</strong>sse Elena, in tono rassicurante. «Vieni».<br />

Al suono <strong>del</strong>la sua voce, Vickie sussultò come se avesse ricevuto una<br />

scarica elettrica. Guardò meravigliata Elena, poi reagì <strong>di</strong> scatto.<br />

«Tu sei una <strong>di</strong> loro! Ti ho vista! Sei un mostro!».<br />

Si girò e corse via a pie<strong>di</strong> nu<strong>di</strong> fuori <strong>del</strong>la mensa, lasciando Elena senza<br />

parole.<br />

8<br />

«Sai cosa c'è <strong>di</strong> strano nel comportamento <strong>di</strong> Vickie a scuola? A parte le<br />

cose più evidenti, voglio <strong>di</strong>re», <strong>di</strong>sse Bonnie, leccandosi il cioccolato sulle<br />

<strong>di</strong>ta.<br />

«Cosa?», domandò Elena con in<strong>di</strong>fferenza.<br />

«Be', come si è ritrovata alla fine, in sottoveste. Proprio come l'abbiamo<br />

trovata noi lungo la strada, solo che quella volta era tutta piena <strong>di</strong> graffi».<br />

«Graffi <strong>di</strong> gatto, pensavamo», aggiunse Mere<strong>di</strong>th, finendo l'ultimo pezzo<br />

<strong>di</strong> torta. Sembrava trovarsi in uno dei suoi stati d'animo tranquilli e<br />

58


iflessivi; proprio in quel momento stava osservando attentamente Elena.<br />

«Ma la cosa non sembra molto probabile».<br />

Elena la guardò dritta in faccia. «Forse era finita in mezzo ai rovi»,<br />

<strong>di</strong>sse. «Ora, se avete finito <strong>di</strong> mangiare, volete dare un'occhiata al primo<br />

biglietto?».<br />

Misero i piatti nel lavan<strong>di</strong>no e salirono le scale verso la camera <strong>di</strong> Elena.<br />

Quando le ragazze lessero quelle frasi, Elena si sentì arrossire. Bonnie e<br />

Mere<strong>di</strong>th erano le sue migliori amiche, forse le uniche amiche, ormai.<br />

Altre volte aveva letto loro passaggi <strong>del</strong> suo <strong><strong>di</strong>ario</strong>. Ma questa volta era<br />

<strong>di</strong>verso. Fu la sensazione più umiliante che avesse mai provato. «Allora?»,<br />

chiese a Mere<strong>di</strong>th.<br />

«<strong>La</strong> persona che lo ha scritto è alta un metro e settantotto centimetri,<br />

zoppica leggermente e indossa baffi finti», recitò Mere<strong>di</strong>th. «Scusa»,<br />

aggiunse, vedendo l'espressione <strong>di</strong> Elena. «Non è <strong>di</strong>vertente. In effetti, non<br />

c'è molto su cui basarsi, no? <strong>La</strong> scrittura sembra quella <strong>di</strong> un uomo, ma la<br />

carta è decisamente femminile».<br />

«E tutta la faccenda riporta un tocco femminile», osservò Bonnie,<br />

rimbalzando leggermente sul letto <strong>di</strong> Elena. «Be', è evidente», aggiunse,<br />

sulla <strong>di</strong>fensiva. «Riportare a te frasi <strong>del</strong> tuo <strong><strong>di</strong>ario</strong> è il genere <strong>di</strong> cose che<br />

solo una donna penserebbe <strong>di</strong> fare. Agli uomini non interessano i <strong>di</strong>ari».<br />

«Tu semplicemente non vuoi che possa trattarsi <strong>di</strong> Damon», <strong>di</strong>sse<br />

Mere<strong>di</strong>th. «Penso che dovrebbe preoccuparti <strong>di</strong> più che sia un assassino<br />

psicopatico piuttosto che un ladro <strong>di</strong> <strong>di</strong>ari».<br />

«Non so; gli assassini hanno un che <strong>di</strong> romantico. Immagina <strong>di</strong> morire<br />

con le sue mani strette intorno alla gola. Ti soffocherebbe fino a toglierti la<br />

vita, e l'ultima cosa che vedresti sarebbe il suo volto». Portandosi le mani<br />

alla gola, Bonnie rantolò e spirò tragicamente, lasciandosi cadere sul letto.<br />

«Può avermi in qualsiasi momento», <strong>di</strong>sse, gli occhi ancora chiusi.<br />

Elena stava per <strong>di</strong>re: "Non capisci che non è uno scherzo", e invece<br />

trasalì. «Oh, Dio», esclamò, e corse alla finestra. <strong>La</strong> giornata era umida e<br />

afosa, e qualcuno aveva aperto la finestra. Fuori, sui rami scheletrici <strong>del</strong><br />

cotogno, era posato un corvo.<br />

Tirò giù la finestra scorrevole con un tale impeto da scuotere il vetro e<br />

farlo tintinnare. <strong>Il</strong> corvo la fissò con occhi color ossi<strong>di</strong>ana attraverso la<br />

lastra ancora vibrante. I colori <strong>del</strong>l'arcobaleno luccicarono debolmente sul<br />

suo lucido piumaggio nero.<br />

«Perché l'hai detto?», chiese, girandosi verso Bonnie.<br />

«Ehi, ma non c'è nessuno là fuori», <strong>di</strong>sse Mere<strong>di</strong>th gentilmente. «A parte<br />

59


gli uccelli».<br />

Elena <strong>di</strong>stolse lo sguardo da loro. I rami ora erano vuoti.<br />

«Scusa», <strong>di</strong>sse Bonnie un attimo dopo, in tono sommesso. «Solo che a<br />

volte tutto sembra irreale, anche che il signor Tanner sia morto sembra<br />

irreale. E Damon sembrava... be', eccitante. Ma pericoloso. Credo anch' io<br />

che sia pericoloso».<br />

«E oltre a questo, lui non ti stringerebbe la gola, te la taglierebbe»,<br />

precisò Mere<strong>di</strong>th. «O almeno questo è quel che ha fatto a Tanner. Ma quel<br />

vecchio sotto il ponte aveva la gola squarciata, come se l'avesse aggre<strong>di</strong>to<br />

un animale». Mere<strong>di</strong>th guardò Elena per avere <strong>del</strong>ucidazioni. «Damon non<br />

ha un animale, vero?»<br />

«No. Non lo so». All'improvviso Elena si sentì molto stanca. Era<br />

preoccupata per Bonnie, per le conseguenze <strong>di</strong> quelle parole sciocche.<br />

"Posso fare qualsiasi cosa a te, a te e a chi ami", si ricordò. Cosa avrebbe<br />

potuto fare Damon adesso? Non riusciva a capirlo. Ogni volta che lo<br />

incontrava, era <strong>di</strong>verso. Nella palestra l'aveva schernita, aveva riso <strong>di</strong> lei.<br />

Ma la volta dopo era certa che avesse parlato seriamente, recitandole<br />

poesie, tentando <strong>di</strong> convincerla ad andare con lui. <strong>La</strong> settimana precedente,<br />

nel vento gelido <strong>del</strong> cimitero che sferzava l'aria intorno a lui, era stato<br />

minaccioso, cru<strong>del</strong>e. E aveva percepito la stessa minaccia nelle parole<br />

beffarde <strong>del</strong>la sera prima. Non poteva prevedere come si sarebbe<br />

comportato la volta successiva.<br />

Ma, qualunque cosa fosse successa, doveva proteggere Bonnie e<br />

Mere<strong>di</strong>th da lui. Soprattutto perché non poteva metterle in guar<strong>di</strong>a su<br />

alcuni particolari.<br />

E cosa stava combinando Stefan? Aveva bisogno <strong>di</strong> lui, adesso, Più <strong>di</strong><br />

ogni altra cosa. Dove era?<br />

Tutto era cominciato quella mattina.<br />

«Fammi capire bene», <strong>di</strong>sse Matt, appoggiandosi alla carrozzeria rigata<br />

<strong>del</strong>la sua vecchia Ford Sedan, quando Stefan gli si era avvicinato <strong>di</strong> fronte<br />

alla scuola. «Vuoi che ti presti la macchina».<br />

«Si», <strong>di</strong>sse Stefan.<br />

«E la ragione per cui la vuoi in prestito sono i fiori. Vuoi prendere dei<br />

fiori per Elena».<br />

«Sì».<br />

«E questi fiori speciali, questi fiori che hai appena deciso <strong>di</strong> prendere,<br />

non crescono da queste parti».<br />

60


«Potrebbero. Ma il periodo <strong>del</strong>la fioritura è finito qui nel nord <strong>del</strong>la<br />

regione. E il gelo li avrebbe comunque fatti morire».<br />

«Così tu vuoi <strong>di</strong>rigerti a sud – quanto a sud, non lo sai – per trovare un<br />

po' <strong>di</strong> questi fiori che hai appena deciso <strong>di</strong> portare a Elena».<br />

«O almeno qualche pianta», <strong>di</strong>sse Stefan. «Anche se preferirei trovare i<br />

fiori». ,<br />

«E dal momento che la polizia ha requisito la tua macchina, vuoi in<br />

prestito la mia, per tutto il tempo che ti ci vorrà per andare verso sud e<br />

trovare questi fiori che hai appena deciso <strong>di</strong> dare a Elena».<br />

«Immagino che stare al volante <strong>di</strong> una macchina sia il modo meno<br />

vistoso per lasciare la città», spiegò Stefan. «Non voglio che la polizia mi<br />

segua».<br />

«Già. E per questo vuoi la mia macchina».<br />

«Sì. Pensi <strong>di</strong> prestarmela?»<br />

«Penso <strong>di</strong> prestare la mia macchina al tipo che mi ha rubato la ragazza e<br />

che ora vuole farsi una gita <strong>di</strong> piacere verso sud per trovare un tipo <strong>di</strong> fiori<br />

speciali che lei deve avere? Ma sei matto?». Matt, che aveva parlato<br />

guardando oltre i tetti <strong>del</strong>le case in legno dall'altra parte <strong>del</strong>la strada, si<br />

voltò verso Stefan. Gli occhi azzurri, <strong>di</strong> solito allegri e sinceri, erano pieni<br />

<strong>di</strong> amara incredulità, e sormontati da una fronte aggrottata.<br />

Stefan <strong>di</strong>stolse lo sguardo. Avrebbe dovuto immaginarlo. Dopo tutto<br />

quello che Matt aveva fatto per lui, aspettarsi <strong>di</strong> più era assurdo.<br />

Soprattutto in quei giorni, in cui la gente trasaliva al rumore dei suoi passi<br />

ed evitava il suo sguardo quando si avvicinava. Aspettarsi che Matt, che<br />

aveva la migliore <strong>del</strong>le ragioni per avercela con lui, gli facesse un favore<br />

simile senza alcuna spiegazione, solo sulla base <strong>del</strong>la fiducia, era<br />

veramente folle.<br />

«No, non sono matto», <strong>di</strong>sse, con calma, e si girò per andarsene.<br />

«Neanche io», aveva detto Matt. «E dovrei essere pazzo per prestarti la<br />

mia macchina. E no, cavolo. Verrò con te».<br />

Quando Stefan tornò a voltarsi, Matt stava guardando la macchina, il<br />

labbro inferiore proteso in fuori in un'espressione imbronciata, prudente e<br />

sospettosa.<br />

«Dopo tutto», riprese, lisciando il vinile spellato <strong>del</strong> tetto <strong>del</strong>la<br />

macchina, «potresti graffiarmi la vernice o roba <strong>del</strong> genere».<br />

Elena riagganciò il telefono. Qualcuno era al pensionato, perché<br />

continuava a sollevare la cornetta, ma dopo c'era solo silenzio e poi il clic<br />

61


<strong>del</strong>la linea interrotta. Sospettò che fosse la signora Flowers, che non<br />

voleva <strong>di</strong>rle dove si trovava Stefan. Istintivamente, volle andare da lui. Ma<br />

fuori non era buio, e Stefan le aveva raccomandato <strong>di</strong> non uscire quando<br />

non c'era più luce, soprattutto vicino al cimitero o al bosco. <strong>Il</strong> pensionato<br />

era vicino a entrambi.<br />

«Non risponde nessuno?», chiese Mere<strong>di</strong>th quando Elena tornò a sedersi<br />

sul letto.<br />

«Continua a riattaccare», <strong>di</strong>sse Elena, e borbottò qualcosa sotto voce.<br />

«Dicevi che era una strega?»<br />

«No, ma le prime tre lettere sono le stesse», ribatté Elena.<br />

«Senti», <strong>di</strong>sse Bonnie, mettendosi a sedere. «Se Stefan vuole chiamare,<br />

chiamerà qui. Non c'è motivo che tu venga a passare la notte da me».<br />

Un motivo c'era, anche se Elena non riusciva quasi a spiegarlo persino a<br />

se stessa. Dopo tutto, Damon aveva baciato Bonnie al party <strong>di</strong> Alaric<br />

Saltzman. Era colpa <strong>di</strong> Elena se Bonnie era la prima a trovarsi in pericolo.<br />

In qualche modo, se fosse stata almeno presente sulla scena, l'avrebbe<br />

potuto proteggere.<br />

«Mamma, papà e Mary sono tutti in casa», insistette Bonnie. «E<br />

serriamo a chiave tutte le porte e le finestre e così via da quando hanno<br />

ucciso il signor Tanner. Questa settimana papà ha montato serrature extra.<br />

Non so cosa potresti fare tu».<br />

Neanche Elena lo sapeva. Ma sarebbe andata lo stesso.<br />

<strong>La</strong>sciò un messaggio per Stefan a zia Ju<strong>di</strong>th, <strong>di</strong>cendogli dove era andata.<br />

C'era ancora una sorta d'imbarazzo fra lei e la zia. E sarebbe rimasto,<br />

pensò Elena, finché zia Ju<strong>di</strong>th non avesse cambiato parere riguardo a<br />

Stefan.<br />

A casa <strong>di</strong> Bonnie, le <strong>di</strong>edero la stanza che era appartenuta a una <strong>del</strong>le<br />

sorelle <strong>del</strong>l'amica, che si trovava ora al college. <strong>La</strong> prima cosa che fece fu<br />

controllare la finestra. Era chiusa e serrata, e all'esterno non c'era niente su<br />

cui ci si potesse arrampicare, come una grondaia o un albero. Cercando <strong>di</strong><br />

non dare nell'occhio, controllò anche la camera <strong>di</strong> Bonnie e ogni altra in<br />

cui riuscì a entrare. Bonnie aveva ragione: erano tutte serrate dall'interno.<br />

Niente poteva intrufolarsi dall'esterno.<br />

Rimase sveglia a lungo quella notte, fissando il soffitto senza riuscire a<br />

prendere sonno. Continuava a rivedere Vickie che faceva lo striptease con<br />

aria sognante nella mensa. Cosa c'era che non andava in quella ragazza?<br />

Doveva ricordarsi <strong>di</strong> domandarlo a Stefan appena l'avesse rivisto.<br />

Pensare a Stefan era piacevole, nonostante tutti i terribili eventi accaduti<br />

62


<strong>di</strong> recente. Elena sorrise nel buio, lasciando vagare la mente. Un giorno<br />

tutto questo tormento sarebbe cessato, e lei e Stefan avrebbero potuto<br />

programmare una vita insieme. Naturalmente, lui non aveva mai detto<br />

niente <strong>del</strong> genere, ma Elena ne era sicura. Avrebbe sposato Stefan, o<br />

nessun altro. E Stefan non avrebbe sposato nessuna tranne lei...<br />

Scivolare nel sonno fu così dolce e graduale che quasi non se ne accorse.<br />

Ma, per qualche motivo, sapeva che stava sognando. Era come se una<br />

piccola parte <strong>di</strong> lei fosse lì accanto a guardare il sogno come se fosse un<br />

lavoro teatrale.<br />

È seduta in un lungo corridoio, su un lato rivestito <strong>di</strong> specchi e sull'altro<br />

occupato da finestre. E in attesa <strong>di</strong> qualcosa. Poi vede un accenno <strong>di</strong><br />

movimento, ed è Stefan, in pie<strong>di</strong> fuori <strong>del</strong>la finestra. <strong>Il</strong> viso è pallido e gli<br />

occhi pieni <strong>di</strong> rabbia e <strong>di</strong> dolore. Si avvicina alla finestra, ma il vetro le<br />

impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> sentire cosa le sta <strong>di</strong>cendo. In una mano stringe un libro con<br />

la copertina <strong>di</strong> velluto blu, e continua a in<strong>di</strong>carlo e a domandarle qualcosa.<br />

Alla fine lascia cadere il libro e si gira per andarsene.<br />

«Stefan, non andartene! Non mi lasciare!», grida Elena. Le <strong>di</strong>ta premute<br />

contro il vetro. Si accorge che c'è una chiusura a scatto su un lato <strong>del</strong>la<br />

finestra, la apre, e lo chiama. Ma Stefan è scomparso, e fuori vede soltanto<br />

un turbinio <strong>di</strong> bianca foschia.<br />

Disperata, si allontana dalla finestra e inizia a percorrere il corridoio. <strong>La</strong><br />

sua immagine si riflette in uno specchio dopo l'altro, mentre sfila davanti a<br />

essi. Poi qualcosa in una <strong>di</strong> quelle immagini riflesse attira la sua<br />

attenzione. Gli occhi sono i suoi, ma in essi c'è un nuovo sguardo, uno<br />

sguardo furtivo, da predatore. Ricorda gli occhi <strong>di</strong> Vickie mentre si<br />

spogliava. E c'è qualcosa <strong>di</strong> inquietante e <strong>di</strong> famelico nel suo sorriso.<br />

Mentre continua a osservare, ferma davanti allo specchio, l'immagine<br />

comincia improvvisamente a girare vorticosamente, come se danzasse.<br />

Elena è sopraffatta dall'orrore. Comincia a correre lungo il corridoio, ma<br />

ora tutte le immagini hanno preso vita, danzano, la chiamano, ridono <strong>di</strong> lei.<br />

Quando pensa ormai che il cuore e i polmoni stiano per scoppiarle per il<br />

terrore, raggiunge la fine <strong>del</strong> corridoio e spalanca una porta.<br />

Si ritrova in un'ampia, splen<strong>di</strong>da stanza. <strong>Il</strong> soffitto molto alto è scolpito e<br />

intarsiato con un complesso motivo in oro; i vani <strong>del</strong>le porte sono rivestiti<br />

<strong>di</strong> marmo bianco. Statue classiche sono collocate all'interno <strong>di</strong> nicchie<br />

lungo le pareti. Elena non ha mai visto una sala così splen<strong>di</strong>da, ma sa dove<br />

si trova. Nell'Italia <strong>del</strong> Rinascimento, dove è vissuto Stefan.<br />

Abbassa gli occhi per guardarsi e si accorge che sta indossando un abito<br />

63


come quello che aveva preparato per Halloween, un abito da ballo<br />

rinascimentale color azzurro ghiaccio. Ma questo abito è <strong>di</strong> un colore rosso<br />

cupo, e intorno alla vita porta una catena sottile impreziosita da scintillanti<br />

pietre rosse. Anche fra i capelli ha le stesse pietre. Quando si muove, il<br />

tessuto <strong>di</strong> seta manda bagliori come fiamme prodotte dalla luce <strong>di</strong><br />

centinaia <strong>di</strong> torce.<br />

All'estremità opposta <strong>del</strong>la sala, una porta a due gran<strong>di</strong> battenti si apre<br />

verso l'interno. Al centro appare una figura. Cammina verso <strong>di</strong> lei, e lei<br />

vede che è un giovane in abiti rinascimentali, con farsetto, calzabraca e<br />

giustacuore ornato <strong>di</strong> pelliccia.<br />

Stefan! Si precipita verso <strong>di</strong> lui, sentendo il peso <strong>del</strong>l'abito che ondeggia<br />

al <strong>di</strong> sotto <strong>del</strong> corpetto. Ma quando gli arriva più vicino si blocca, le manca<br />

il respiro. È Damon.<br />

<strong>Il</strong> giovane continua ad avanzare verso <strong>di</strong> lei, <strong>di</strong>sinvolto e sicuro <strong>di</strong> sé.<br />

Sorride, un sorriso <strong>di</strong> sfida. Quando la raggiunge, si posa una mano sul<br />

cuore e fa un inchino. Poi le tende una mano, come se la sfidasse a<br />

prenderla.<br />

«Ti piace danzare?», le chiede. Solo che le sue labbra non si muovono.<br />

Quella voce è nella mente <strong>di</strong> Elena.<br />

Ogni timore svanisce, ed Elena ride. Ma perché mai aveva avuto paura<br />

<strong>di</strong> lui? Si capivano alla perfezione. Ma invece <strong>di</strong> prendere la sua mano, si<br />

gira per allontanarsi, facendo ondeggiare il vestito. Si <strong>di</strong>rige agilmente<br />

verso una <strong>del</strong>le statue lungo la parete, senza guardare <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> sé per<br />

vedere se lui la sta seguendo. È sicura che è così. Finge <strong>di</strong> essere assorta a<br />

osservare la statua, poi si allontana <strong>di</strong> colpo quando lui la raggiunge,<br />

mordendosi un labbro per trattenere una risata. In questo momento si sente<br />

meravigliosamente bene, così viva, così bella. Pericoloso? Certo, è un<br />

gioco pericoloso. Ma lei ha sempre amato il pericolo.<br />

Quando lui le si avvicina <strong>di</strong> nuovo, si volta e gli lancia uno sguardo<br />

<strong>di</strong>vertito. <strong>Il</strong> giovane tenta <strong>di</strong> raggiungerla, ma riesce ad afferrare soltanto la<br />

catena tempestata <strong>di</strong> gemme intorno alla vita. Molla subito la presa, e lei,<br />

girandosi, si accorge che le due punte <strong>del</strong> castone <strong>di</strong> una gemma lo hanno<br />

ferito.<br />

<strong>La</strong> goccia <strong>di</strong> sangue che ha sul <strong>di</strong>to è proprio <strong>del</strong> colore <strong>del</strong> suo vestito.<br />

<strong>Il</strong> giovane le lancia uno sguardo obliquo, le labbra increspate in un sorriso<br />

beffardo mentre tiene il <strong>di</strong>to sollevato. Non dovevi osare tanto, sembrano<br />

<strong>di</strong>rle quegli occhi.<br />

Oh, non dovevo? Gli risponde Elena con un altro sguardo. Con aria<br />

64


spavalda, gli prende la mano e la trattiene per un momento, con aria<br />

provocante. Poi si avvicina il <strong>di</strong>to alle labbra.<br />

Dopo pochi attimi, lo lascia andare e alza lo sguardo verso <strong>di</strong> lui. «Mi<br />

piace molto danzare», <strong>di</strong>ce, e si rende conto che, come lui, può parlare<br />

attraverso la mente. È una sensazione eccitante. Si sposta al centro <strong>del</strong>la<br />

sala e aspetta.<br />

Lui la segue, agile come un animale notturno. Le sue <strong>di</strong>ta sono calde e<br />

forti quando afferrano le sue.<br />

Si sente una musica, che aumenta e <strong>di</strong>minuisce d'intensità, in lontananza.<br />

Damon le posa una mano intorno alla vita. Può sentire il calore, la<br />

pressione <strong>del</strong>le sue <strong>di</strong>ta. Elena solleva un lembo <strong>del</strong>la veste, e iniziano a<br />

danzare.<br />

È incantevole, come volare, e il suo corpo conosce già ogni passo.<br />

Volteggiano nella sala vuota, in perfetta armonia, insieme.<br />

<strong>Il</strong> giovane ride beffardo, gli occhi neri brillano <strong>di</strong> piacere. Elena si sente<br />

magnificamente; così padrona <strong>di</strong> sé, vigile e pronta a qualsiasi cosa. Non<br />

riesce a ricordare se si sia mai <strong>di</strong>vertita così.<br />

A poco a poco, però, il sorriso sul volto <strong>di</strong> Damon si spegne, e il loro<br />

volteggiare si interrompe. Alla fine Elena rimane immobile fra le sue<br />

braccia. Quegli occhi scuri non sono più <strong>di</strong>vertiti, ma cru<strong>del</strong>i e infuocati.<br />

Gli rivolge uno sguardo consapevole, senza timore. E poi per la prima<br />

volta si sente come se stesse sognando; prova un lieve senso <strong>di</strong> vertigine,<br />

languore, debolezza.<br />

Tutto intorno a lei <strong>di</strong>venta confuso. Riesce a vedere solo gli occhi <strong>di</strong><br />

Damon, che la fanno lentamente cadere in un profondo torpore. <strong>La</strong>scia che<br />

gli occhi si socchiudano, che la testa si pieghi all'in<strong>di</strong>etro. Sospira.<br />

Ora sente lo sguardo <strong>di</strong> lui, sulle sue labbra, sulla sua gola. Sorride fra sé<br />

e sé e lascia che gli occhi si chiudano completamente.<br />

<strong>Il</strong> giovane la sta sorreggendo, le impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> cadere a terra. Sente le sue<br />

labbra sulla pelle <strong>del</strong> collo, brucianti <strong>di</strong> febbre. Poi sente una fitta, come la<br />

puntura <strong>di</strong> due spilli. Ma è una sensazione momentanea, e si abbandona al<br />

piacere <strong>di</strong> sentire il sangue defluire da lei.<br />

Si ricorda questa sensazione, la sensazione <strong>di</strong> galleggiare su un letto <strong>di</strong><br />

luce dorata. Un <strong>del</strong>izioso languore si <strong>di</strong>ffonde in tutte le sue membra. Un<br />

senso <strong>di</strong> indolenza, come se muoversi fosse troppo faticoso. E comunque<br />

non vuole muoversi; si sente fin troppo bene.<br />

Elena ha le <strong>di</strong>ta sui capelli <strong>di</strong> Damon, tiene stretta a sé la testa <strong>del</strong><br />

giovane. Pigramente, le intreccia alle morbide ciocche scure. I capelli sono<br />

65


come seta, cal<strong>di</strong> e vivi sotto le sue <strong>di</strong>ta. Socchiudendo gli occhi, vede che<br />

riflettono i colori <strong>del</strong>l'arcobaleno alla luce <strong>del</strong>le can<strong>del</strong>e. Rosso, azzurro,<br />

porpora, proprio come... proprio come le penne...<br />

E d'un tratto il sogno s'infrange. <strong>Il</strong> dolore la assale alla gola, come se<br />

qualcuno le strappasse l'anima. Lei sta respingendo Damon, lo sta<br />

graffiando, tentano <strong>di</strong> allontanarlo da sé. Strida riecheggiano nelle sue<br />

orecchie. Damon sta <strong>lotta</strong>ndo con lei, ma non è Damon, è un corvo. Gran<strong>di</strong><br />

ali la colpiscono, sferzando violentemente l'aria.<br />

Aprì gli occhi. Era sveglia e stava gridando. <strong>La</strong> sala da ballo era svanita,<br />

e lei era in una camera da letto buia. Ma l'incubo l'aveva seguita. Anche<br />

mentre cercava <strong>di</strong> accendere la luce, la raggiunse, ali la colpirono sul viso,<br />

un becco aguzzo si scagliò contro <strong>di</strong> lei.<br />

Elena lo colpì, sollevando l'altra mano per proteggersi gli occhi. Stava<br />

ancora gridando. Non riuscì ad allontanarlo, quelle ali enormi<br />

continuarono ad agitarsi convulsamente, come il rumore <strong>di</strong> mille mazzi <strong>di</strong><br />

carte mescolati nello stesso momento.<br />

<strong>La</strong> porta si aprì all'improvviso, ed Elena sentì <strong>del</strong>le grida. <strong>Il</strong> corpo caldo<br />

e pesante <strong>del</strong> corvo si abbatté su <strong>di</strong> lei, facendola urlare con più forza. Poi<br />

sentì che qualcuno la stava tirando via dal letto e si trovò in pie<strong>di</strong>, al<br />

sicuro, <strong>di</strong>etro il padre <strong>di</strong> Bonnie, che stava colpendo il volatile con una<br />

scopa.<br />

Bonnie era sulla soglia <strong>del</strong>la camera. Elena corse a rifugiarsi fra le sue<br />

braccia. Le urla <strong>del</strong> padre <strong>di</strong> Bonnie, e poi il colpo secco <strong>di</strong> una finestra<br />

chiusa con violenza.<br />

«È uscito», <strong>di</strong>sse il signor McCullough, respirando affannosamente.<br />

Mary e la signora McCullough erano nel corridoio, avvolte negli<br />

accappatoi. «Sei ferita», <strong>di</strong>sse a Elena il signor McCullough, sorpreso.<br />

«Quella bestiaccia ti ha beccato».<br />

«Sto bene», <strong>di</strong>sse Elena, passandosi le <strong>di</strong>ta sulla chiazza <strong>di</strong> sangue che<br />

aveva sul viso. Era così scossa che le ginocchia stavano per cedere.<br />

«Ma come è entrato?», chiese Bonnie.<br />

<strong>Il</strong> signor McCullough stava esaminando la finestra. «Non avresti dovuto<br />

lasciarla aperta», <strong>di</strong>sse. «E per quale motivo hai voluto togliere i fermi?»<br />

«Ma io non l'ho fatto», si lamentò Elena.<br />

«Era sbloccata e aperta quando ti ho sentita gridare e sono entrato»,<br />

<strong>di</strong>sse il padre <strong>di</strong> Bonnie. «Non so chi altri avrebbe potuto aprirla tranne<br />

te».<br />

Elena soffocò altre proteste. Esitante, circospetta, si avvicinò alla<br />

66


finestra. Aveva ragione: i fermi erano stati sbloccati. E potevano averlo<br />

fatto solo dall'interno.<br />

«Forse sei sonnambula», osservò Bonnie, allontanando Elena dalla<br />

finestra mentre il signor McCullough tornava a sigillarla. «Sarà meglio<br />

darti una pulita».<br />

Sonnambula. Di colpo l'intero sogno le tornò in mente. <strong>Il</strong> corridoio <strong>di</strong><br />

specchi, la sala da ballo, e Damon. Aveva danzato con Damon. Elena si<br />

liberò dalla stretta affettuosa <strong>di</strong> Bonnie.<br />

«Faccio da sola», <strong>di</strong>sse, sentendo il suono <strong>del</strong>la sua voce tremare<br />

sull'orlo <strong>del</strong>l'isterismo. «No... davvero... ci penso io». Si rifugiò nel bagno<br />

e rimase in pie<strong>di</strong> con la schiena contro la porta chiusa a chiave, cercando <strong>di</strong><br />

riprendere fiato.<br />

L'ultima cosa che desiderava fare era guardarsi in uno specchio. Ma alla<br />

fine, lentamente, si avvicinò a quello sopra il lavabo, tremando mentre il<br />

suo riflesso cominciava a <strong>del</strong>inearsi, avanzando a piccoli passi finché il<br />

suo viso non fu incorniciato sulla superficie lucente.<br />

<strong>La</strong> sua immagine la fissò <strong>di</strong> rimando, palli<strong>di</strong>ssima, gli occhi pesti e<br />

terrorizzati. C'erano profonde occhiaie, e chiazze <strong>di</strong> sangue sul suo viso.<br />

Lentamente, girò appena la testa e tirò su i capelli. Stava quasi per<br />

lanciare un urlo quando vide cosa nascondevano.<br />

Due piccole ferite, fresche e aperte, sulla pelle <strong>del</strong> collo.<br />

9<br />

«So che mi pentirò <strong>di</strong> avertelo chiesto», <strong>di</strong>sse Matt, <strong>di</strong>stogliendo gli<br />

occhi arrossati dalla I-95 per guardare Stefan sul se<strong>di</strong>le <strong>del</strong> passeggero<br />

accanto a lui. «Ma mi <strong>di</strong>ci perché abbiamo bisogno <strong>di</strong> queste erbacce<br />

ultraspeciali, semitropicali, <strong>di</strong>fficili da trovare, per Elena?».<br />

Stefan guardò sul se<strong>di</strong>le posteriore, dove giaceva il risultato <strong>del</strong>le loro<br />

ricerche in mezzo a siepi ed erba incolta. Le piante, con gli steli ver<strong>di</strong> e<br />

ramificati e le foglie dal margine dentellato, assomigliavano più che altro a<br />

erbe infestanti. I resti ormai secchi dei fiori alle estremità dei germogli<br />

erano quasi invisibili, e i germogli stessi non avevano certo la pretesa <strong>di</strong><br />

essere decorativi.<br />

«E se ti <strong>di</strong>cessi che si possono utilizzare per preparare un collirio<br />

naturale?», azzardò, dopo averci riflettuto un momento. «O una tisana?»<br />

«Perché? Stavi pensando <strong>di</strong> <strong>di</strong>re una cosa <strong>del</strong> genere?»<br />

«Non proprio».<br />

67


«Bene. Perché se lo facessi probabilmente ti stenderei con un pugno».<br />

Senza guardare Matt in faccia, Stefan sorrise. C'era qualcosa <strong>di</strong> nuovo<br />

che si stava risvegliando dentro <strong>di</strong> lui, qualcosa che non aveva provato per<br />

quasi cinque secoli, tranne che con Elena. Accettazione. Calore e amicizia<br />

con<strong>di</strong>visi con un compagno, che non conosce la verità su <strong>di</strong> te ma che si<br />

fida comunque. Non era sicuro <strong>di</strong> meritarlo, ma non poteva negare quel<br />

che significava per lui. Lo faceva quasi sentire... <strong>di</strong> nuovo umano.<br />

Elena rimase a fissare la sua immagine nello specchio. Non si era trattato<br />

<strong>di</strong> un sogno. Non <strong>del</strong> tutto. Le ferite sul collo ne erano una prova evidente.<br />

E ora che le aveva viste, prese coscienza <strong>di</strong> quella sensazione <strong>di</strong><br />

stor<strong>di</strong>mento, <strong>di</strong> torpore.<br />

Era colpa sua. Si era data tanto da fare per <strong>di</strong>ffidare Bonnie e Mere<strong>di</strong>th<br />

dall'invitare estranei nelle loro abitazioni. E si era sempre <strong>di</strong>menticata che<br />

era stata lei a invitare Damon a entrare nella casa <strong>di</strong> Bonnie. L'aveva fatto<br />

quella notte in cui aveva preparato quella cena silenziosa nella sala da<br />

pranzo <strong>di</strong> Bonnie e aveva gridato nell'oscurità: «Entra».<br />

E l'invito era valido per sempre. Poteva tornare tutte le volte che voleva,<br />

anche in quel momento. Soprattutto in quel momento, finché lei era debole<br />

e avrebbe potuto facilmente essere ipnotizzata per aprirgli <strong>di</strong> nuovo la<br />

finestra.<br />

Elena uscì barcollando dal bagno, superò la camera <strong>di</strong> Bonnie ed entrò in<br />

quella degli ospiti. Afferrò il borsone e cominciò a ficcarci dentro la sua<br />

roba.<br />

«Elena, non puoi andare a casa!».<br />

«Non posso restare qui», <strong>di</strong>sse Elena. Si guardò intorno in cerca <strong>del</strong>le<br />

scarpe, vide che erano accanto al letto e fece per avanzare. Poi si bloccò,<br />

ed emise un gemito soffocato. Posata sulla biancheria da letto leggermente<br />

sgualcita c'era una penna nera. Era enorme, orribilmente enorme e reale,<br />

corposa, con lo stelo robusto, lucido come cera. Era quasi ripugnante,<br />

adagiata sulle lenzuola bianche <strong>di</strong> percalle.<br />

Provò un senso <strong>di</strong> nausea, e <strong>di</strong>stolse lo sguardo. Non riusciva a respirare.<br />

«Ok, ok», riprese Bonnie. «Se ti fa questo effetto, <strong>di</strong>rò a papà <strong>di</strong><br />

accompagnarti a casa».<br />

«Devi venire anche tu». Era appena balenato nella mente <strong>di</strong> Elena che<br />

anche Bonnie non era al sicuro in quella casa. Tu e chi ami, ricordò, e si<br />

girò ad afferrare il braccio <strong>di</strong> Bonnie. «Tu devi venire, Bonnie. Ho bisogno<br />

che tu stia con me».<br />

68


Alla fine la convinse. I McCullough pensarono che fosse isterica, che<br />

stesse reagendo in modo esagerato, che forse aveva un crollo nervoso. Ma<br />

poi cedettero. <strong>Il</strong> signor McCullough accompagnò lei e Bonnie a casa<br />

Gilbert, dove, sentendosi come ladri, aprirono la porta con la chiave e<br />

scivolarono all'interno senza svegliare nessuno.<br />

Anche lì, Elena non riuscì a dormire. Rimase sdraiata accanto all'amica<br />

che respirava tranquillamente nel sonno, fissando la finestra <strong>del</strong>la sua<br />

camera da letto, con i sensi all'erta. All'esterno, i rami <strong>del</strong> cotogno<br />

battevano contro il vetro, ma niente altro si mosse fino alle prime luci<br />

<strong>del</strong>l'alba.<br />

Fu allora che sentì la macchina. Avrebbe riconosciuto il sibilo affannoso<br />

<strong>del</strong> motore <strong>di</strong> Matt ovunque. Allarmata, si avvicinò alla finestra in punta <strong>di</strong><br />

pie<strong>di</strong> e guardò fuori nell'immobilità <strong>del</strong>le prime ore <strong>di</strong> un'altra giornata<br />

grigia. Poi si precipitò al piano <strong>di</strong> sotto ad aprire il portone.<br />

«Stefan!». Non era mai stata così felice <strong>di</strong> vedere qualcuno in vita sua.<br />

Gli gettò le braccia al collo prima che potesse chiudere la portiera <strong>del</strong>la<br />

macchina.<br />

<strong>Il</strong> giovane oscillò all'in<strong>di</strong>etro per la forza <strong>del</strong>l'impatto, ed Elena percepì il<br />

suo senso <strong>di</strong> sorpresa. Di solito lei non era così espansiva in pubblico.<br />

«Ehi», le <strong>di</strong>sse, restituendo dolcemente l'abbraccio. «Sono io, sì, ma non<br />

sciupare i fiori».<br />

«Fiori?». Si tirò in<strong>di</strong>etro per vedere cosa avesse portato Stefan; poi lo<br />

guardò in viso. Dopo si volse verso Matt, che stava uscendo dall'altro lato<br />

<strong>del</strong>la macchina. <strong>Il</strong> volto <strong>di</strong> Stefan era pallido e tirato; quello <strong>di</strong> Matt era<br />

gonfio <strong>di</strong> stanchezza, gli occhi arrossati.<br />

«Sarà meglio che entriate in casa», <strong>di</strong>sse alla fine, sconcertata. «Avete<br />

un aspetto orribile».<br />

«È verbena», <strong>di</strong>sse Stefan, poco più tar<strong>di</strong>. Lui ed Elena erano seduti al<br />

tavolo in cucina. Attraverso il vano <strong>del</strong>la porta, si vedeva Matt, allungato<br />

sul <strong>di</strong>vano <strong>del</strong> soggiorno, che russava sommessamente. Era crollato lì<br />

sopra dopo aver <strong>di</strong>vorato tre ciotole <strong>di</strong> cereali. Zia Ju<strong>di</strong>th, Bonnie e<br />

Margaret dormivano al piano <strong>di</strong> sopra, ma Stefan continuò comunque a<br />

parlare sotto voce. «Ti ricor<strong>di</strong> cosa ti ho detto <strong>di</strong> questa pianta?»<br />

«Hai detto che ti aiuta a mantenere la mente lucida anche quando<br />

qualcuno sta usando il suo Potere per controllarla». Elena fu orgogliosa<br />

che la sua voce fosse così controllata.<br />

«Esatto. E questa è una <strong>del</strong>le cose che Damon potrebbe tentare. Può<br />

usare il potere <strong>del</strong>la sua mente anche a <strong>di</strong>stanza, e può farlo sia che tu sia<br />

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sveglia o stia dormendo».<br />

Gli occhi le si riempirono <strong>di</strong> lacrime, ed Elena abbassò lo sguardo per<br />

nasconderle, fissando intensamente gli steli lunghi ed esili con i resti ormai<br />

secchi dei piccoli fiori lilla sulle estremità. «Dormendo?», <strong>di</strong>sse, temendo<br />

che stavolta la voce non fosse così controllata.<br />

«Sì. Potrebbe convincerti a uscire fuori <strong>di</strong> casa, per esempio, o a lasciar<br />

entrare lui. Ma la verbena dovrebbe impe<strong>di</strong>rlo». Stefan sembrava stanco,<br />

ma sod<strong>di</strong>sfatto <strong>di</strong> sé.<br />

Oh, Stefan, se solo sapessi, pensò Elena. <strong>Il</strong> dono era arrivato con una<br />

notte <strong>di</strong> ritardo. Nonostante tutti i suoi sforzi, una lacrima cadde sulle<br />

lunghe foglie ver<strong>di</strong>.<br />

«Elena!». Sembrò sorpreso. «Cosa c'è? Dimmi».<br />

Cercò <strong>di</strong> guardarla in viso, ma Elena chinò la testa e la appoggiò sulla<br />

sua spalla. <strong>Il</strong> giovane la prese fra le braccia, senza sollevarle la testa.<br />

«Dimmi», le ripeté dolcemente.<br />

Era il momento giusto. Se mai avesse pensato <strong>di</strong> raccontargli tutto,<br />

doveva farlo allora. Le parole le bruciavano in gola, la soffocavano, e<br />

avrebbe voluto liberarle.<br />

Ma non poteva. Non importa cosa dovrò fare, impe<strong>di</strong>rò loro <strong>di</strong> <strong>lotta</strong>re<br />

per causa mia, pensò.<br />

«È solo che... ero preoccupata per te», riuscì a <strong>di</strong>re. «Non sapevo dove<br />

eri andato, o quando saresti tornato».<br />

«Avrei dovuto <strong>di</strong>rtelo. Tutto qui? Non c'è altro che ti preoccupa?»<br />

«Tutto qui». Ora avrebbe dovuto far giurare a Bonnie <strong>di</strong> non parlare mai<br />

<strong>del</strong> corvo. Perché una bugia porta sempre a doverne <strong>di</strong>re un'altra? «Cosa<br />

dobbiamo fare con la verbena?», domandò, appoggiandosi allo schienale.<br />

«Stasera lo vedrai. Dopo aver estratto l'olio dai semi, puoi strofinarlo<br />

sulla pelle o aggiungerlo all'acqua <strong>del</strong> bagno. E puoi mettere le foglie<br />

essiccate in un sacchetto e portarlo con te, o metterlo sotto il cuscino<br />

durante la notte».<br />

«Sarà meglio darla anche a Bonnie e a Mere<strong>di</strong>th. Hanno bisogno <strong>di</strong><br />

protezione».<br />

Stefan annuì. «Per ora», staccò un ramoscello e glielo mise in mano,<br />

«porta questo a scuola con te. Io torno al pensionato per estrarre l'olio».<br />

Esitò un momento, poi riprese a parlare. «Elena...».<br />

«Sì?»<br />

«Se fossi certo che sarebbe un bene per te, me ne andrei. Non voglio<br />

abbandonarti nelle mani <strong>di</strong> Damon. Ma non penso che mi seguirebbe, se<br />

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me ne andassi, non più. Credo che resterebbe... per te».<br />

«Non devi neanche pensare <strong>di</strong> andartene», gli <strong>di</strong>sse aspramente,<br />

sollevando lo sguardo verso <strong>di</strong> lui. «Stefan, questa è l'unica cosa che non<br />

riuscirei a sopportare. Promettimi che non lo farai; promettimelo».<br />

«Non ti lascerò da sola con lui», la rassicurò Stefan, anche se non era<br />

proprio la stessa cosa. Ma era inutile insistere oltre.<br />

Invece, lo aiutò a svegliare Matt, e li guardò andare via insieme. Poi,<br />

tenendo in mano uno stelo <strong>di</strong> verbena, salì <strong>di</strong> sopra a prepararsi per la<br />

scuola.<br />

Bonnie sba<strong>di</strong>gliò per tutto il tempo <strong>del</strong>la colazione e non fu realmente<br />

sveglia finché non uscirono, <strong>di</strong>rigendosi a pie<strong>di</strong> verso la scuola, grazie a<br />

una brezza frizzante che pungeva loro il viso. Sarebbe stata una giornata<br />

fredda.<br />

«Stanotte ho fatto un sogno davvero strano», <strong>di</strong>sse Bonnie.<br />

Elena ebbe un tuffo al cuore. Aveva già infilato un ramoscello <strong>di</strong> verbena<br />

nello zaino <strong>del</strong>l'amica, sul fondo, dove non l'avrebbe visto. Ma se Damon<br />

aveva raggiunto Bonnie quella notte...<br />

«Su cosa?», chiese, facendosi coraggio.<br />

«Su <strong>di</strong> te. Eri sotto un albero, e soffiava il vento. Per qualche ragione<br />

avevo paura <strong>di</strong> te, e non volevo avvicinarmi. Sembravi... <strong>di</strong>versa. Molto<br />

pallida, ma come infervorata. Poi un corvo è volato giù dall'albero e tu<br />

l'hai afferrato a mezz'aria. Sei stata <strong>di</strong> una velocità incre<strong>di</strong>bile. E poi hai<br />

guardato verso <strong>di</strong> me, con quella espressione. Sorridevi, ma io ho provato<br />

il desiderio <strong>di</strong> fuggire. Poi hai torto il collo al corvo, ed era morto».<br />

Elena aveva ascoltato con orrore crescente. Alla fine <strong>di</strong>sse: «È un sogno<br />

<strong>di</strong>sgustoso».<br />

«Sì, vero?», replicò Bonnie, serenamente. «Chissà che significato ha.<br />

Nelle leggende i corvi sono uccelli <strong>di</strong> malaugurio. Sono presagio <strong>di</strong><br />

morte».<br />

«Probabilmente significa che tu sapevi quanto fossi turbata, a trovarmi<br />

quel corvo in camera».<br />

«Sì», <strong>di</strong>sse Bonnie. «Ma non capisco una cosa. Ho fatto questo sogno<br />

prima che le tue urla ci svegliassero».<br />

Quel giorno, all'ora <strong>del</strong> pranzo, c'era un altro foglietto viola attaccato in<br />

bacheca. Su questo, però, si leggeva semplicemente: LEGGI GLI<br />

ANNUNCI PERSONALI.<br />

«Quali annunci personali?», <strong>di</strong>sse Bonnie.<br />

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Mere<strong>di</strong>th, che stava avanzando verso <strong>di</strong> loro con una copia <strong>del</strong> «Wildcat<br />

Weekly», il giornale <strong>del</strong>la scuola, fornì la risposta. «L'avete letto?», chiese.<br />

Era sulla pagina degli annunci, completamente anonimo, senza formula<br />

iniziale né firma. Non posso sopportare il pensiero <strong>di</strong> perderlo. Ma è<br />

davvero molto infelice a proposito <strong>di</strong> qualcosa, e se non mi <strong>di</strong>rà cos'è, se<br />

non si fiderà <strong>di</strong> me abbastanza, non vedo nessuna speranza per noi.<br />

Mentre leggeva, Elena sentì un'esplosione <strong>di</strong> nuova energia vincere la<br />

sua stanchezza. Oh, Dio, detestava chiunque le stesse facendo questo.<br />

Immaginò <strong>di</strong> sparargli, <strong>di</strong> pugnalarlo, <strong>di</strong> vederlo precipitare. E poi,<br />

vividamente, immaginò qualcos'altro. Tirare in<strong>di</strong>etro una ciocca <strong>di</strong> capelli<br />

<strong>del</strong> ladro per scoprirne la gola, e affondarvi i denti. Era una visione strana,<br />

inquietante, ma per un istante le sembrò quasi reale.<br />

Si rese conto che Bonnie e Mere<strong>di</strong>th la stavano osservando.<br />

«Be'?», <strong>di</strong>sse, sentendosi leggermente a <strong>di</strong>sagio.<br />

«Direi che non stavi ascoltando», sospirò Bonnie. «Ho appena detto che<br />

non mi sembra opera <strong>di</strong> Da... <strong>del</strong>l'assassino. Neanche un omicida sarebbe<br />

così meschino».<br />

«Per quanto mi <strong>di</strong>a fasti<strong>di</strong>o l'idea, devo per forza darle ragione», <strong>di</strong>sse<br />

Mere<strong>di</strong>th. «Ha tutta l'aria <strong>di</strong> un'azione subdola. Qualcuno che ha <strong>del</strong><br />

rancore nei tuoi confronti e vuole vederti soffrire».<br />

Elena ingoiò la saliva che le si era accumulata nella bocca. «E deve<br />

essere qualcuno pratico <strong>del</strong>la scuola. Si deve compilare un modulo per i<br />

messaggi personali in una <strong>del</strong>le classi <strong>di</strong> giornalismo», <strong>di</strong>sse.<br />

«E qualcuno che sapeva che tu tenevi un <strong><strong>di</strong>ario</strong>, ammesso che l'abbia<br />

rubato <strong>di</strong> proposito. Forse era a lezione con te il giorno in cui l'hai portato<br />

a scuola. Ricor<strong>di</strong>? Quando il signor Tanner ti ha quasi colta sul fatto»,<br />

aggiunse Bonnie.<br />

«<strong>La</strong> signora Halpern mi ha colta sul fatto; ha persino letto qualcosa ad<br />

alta voce, riguardo a Stefan. È stato subito dopo che io e lui ci siamo messi<br />

insieme. Aspetta un momento, Bonnie. Quella sera a casa tua, quando è<br />

stato rubato il <strong><strong>di</strong>ario</strong>, quanto tempo siete state fuori dal soggiorno?»<br />

«Solo pochi minuti. Yangtze aveva smesso <strong>di</strong> abbaiare, e io sono andata<br />

alla porta per farlo entrare, e...». Bonnie strinse le labbra e scrollò le spalle.<br />

«Quin<strong>di</strong> il ladro conosceva bene la tua casa», intervenne prontamente<br />

Mere<strong>di</strong>th, «altrimenti lui, o lei, non sarebbe stato in grado <strong>di</strong> entrare,<br />

prendere il <strong><strong>di</strong>ario</strong>, e uscire <strong>di</strong> nuovo prima che noi lo vedessimo. Bene,<br />

allora, cercheremo qualcuno perfido e meschino, probabilmente in uno dei<br />

tuoi corsi, Elena, e che abbia una certa familiarità con la casa <strong>di</strong> Bonnie.<br />

72


Qualcuno che ha <strong>del</strong> rancore nei tuoi confronti e che si abbasserebbe a fare<br />

qualsiasi cosa per farti... Oh, mio Dio».<br />

Le tre ragazze si guardarono l'un l'altra.<br />

«Deve essere così», <strong>di</strong>sse Bonnie sotto voce. «Deve».<br />

«Che stupide; avremmo dovuto capirlo subito», aggiunse Mere<strong>di</strong>th.<br />

Per Elena, volle <strong>di</strong>re accorgersi d'un tratto che tutta la rabbia che aveva<br />

provato fino a quel momento non era niente <strong>di</strong> fronte alla rabbia che era<br />

capace <strong>di</strong> provare. Come la fiamma <strong>di</strong> una can<strong>del</strong>a rispetto al sole.<br />

«Caroline», <strong>di</strong>sse, e serrò i denti con tale forza che le fece male la<br />

man<strong>di</strong>bola.<br />

Caroline. Elena sentì che avrebbe potuto uccidere la ragazza dagli occhi<br />

ver<strong>di</strong> in quel preciso istante. E che avrebbe potuto precipitarsi fuori e<br />

provarci se Bonnie e Mere<strong>di</strong>th non l'avessero fermata.<br />

«Dopo la scuola», <strong>di</strong>sse Mere<strong>di</strong>th, decisa, «quando possiamo portarla da<br />

qualche parte in privato. Devi solo pazientare fino allora, Elena».<br />

Ma mentre erano <strong>di</strong>rette alla mensa, Elena vide una chioma color<br />

castano dorato che scompariva lungo il corridoio <strong>di</strong> arte e musica. E si<br />

ricordò <strong>di</strong> qualcosa che le aveva riferito Stefan all'inizio <strong>del</strong>l'anno, quando<br />

Caroline lo aveva portato nella sala <strong>di</strong> fotografia all'ora <strong>di</strong> pranzo. Per non<br />

avere troppa gente intorno, gli aveva detto Caroline.<br />

«Voi due andate; ho <strong>di</strong>menticato una cosa», <strong>di</strong>sse, non appena Bonnie e<br />

Mere<strong>di</strong>th ebbero riempito i loro vassoi. Poi fece finta <strong>di</strong> non sentire mentre<br />

s'incamminava rapidamente fuori <strong>del</strong>la mensa e tornava sui suoi passi<br />

verso l'ala riservata all'arte.<br />

Tutte le sale erano buie, ma la porta <strong>di</strong> quella <strong>del</strong>la fotografia non era<br />

chiusa a chiave. Qualcosa spinse Elena a girare cautamente la maniglia, e a<br />

muoversi con circospezione una volta all'interno, invece <strong>di</strong> entrare con<br />

passo deciso per affrontarla come aveva progettato. Era lì Caroline? E se<br />

c'era, cosa stava facendo da sola al buio?<br />

In un primo momento la stanza sembrò deserta. Poi Elena sentì un<br />

mormorio <strong>di</strong> voci provenire da una nicchia sul retro, e si accorse che la<br />

porta <strong>del</strong>la camera oscura era socchiusa.<br />

Silenziosamente, con passo furtivo, avanzò fino a fermarsi appena fuori<br />

<strong>del</strong>la porta, e il mormorio si trasformò in parole comprensibili.<br />

«Ma come possiamo essere sicuri che sarà lei quella che sceglieranno?».<br />

Questa era Caroline.<br />

«Mio padre fa parte <strong>del</strong> comitato scolastico. Sceglieranno lei, stai<br />

tranquilla». E questo era Tyler Smallwood. Suo padre era avvocato, e non<br />

73


c'era comitato <strong>di</strong> cui non facesse parte. «E poi, chi altro potrebbero<br />

scegliere?», proseguì. «Ci si aspetta che lo Spirito <strong>di</strong> Fell's Church sia<br />

intelligente oltre che ben carrozzato».<br />

«E io non sono intelligente, vero?»<br />

«Ho forse detto questo? Senti, se vuoi essere quella che sfilerà in abito<br />

bianco in occasione <strong>del</strong> Founders' Day, va bene. Ma se vuoi vedere Stefan<br />

Salvatore lasciare in tutta fretta la città per colpa <strong>del</strong> <strong><strong>di</strong>ario</strong> <strong>del</strong>la sua<br />

ragazza...».<br />

«Ma perché aspettare tutto questo tempo?».<br />

Tyler sembrò spazientirsi. «Perché in questo modo si rovinerà anche la<br />

celebrazione. <strong>La</strong> celebrazione dei Fell. Perché dovrebbero prendersi il<br />

merito <strong>di</strong> aver fondato questa città? Gli Smallwood erano qui prima <strong>di</strong><br />

loro».<br />

«Oh, cosa me ne importa <strong>di</strong> chi ha fondato la città? Voglio solo vedere<br />

Elena umiliata <strong>di</strong> fronte all'intera scuola».<br />

«E a Salvatore». L'o<strong>di</strong>o puro e la malignità nella voce <strong>di</strong> Tyler fecero<br />

venire a Elena la pelle d'oca. «Sarà fortunato se non finisce appeso a un<br />

albero. Sei sicura che la prova è li dentro?»<br />

«Quando volte te lo devo <strong>di</strong>re? Prima <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> aver perso il nastro il 2<br />

settembre al cimitero. Poi <strong>di</strong>ce che Stefan lo ha raccolto quel giorno e lo ha<br />

conservato. Wickery Bridge è proprio accanto al cimitero. Questo vuol <strong>di</strong>re<br />

che Stefan era vicino al ponte il 2 settembre, la notte in cui quel vecchio è<br />

stato aggre<strong>di</strong>to. Tutti sanno già che era presente quando sono stati aggre<strong>di</strong>ti<br />

Vickie e Tanner. Cosa vuoi <strong>di</strong> più?»<br />

«Non reggerebbe davanti a una corte. Forse dovrei procurarmi qualche<br />

prova convalidante. Come chiedere alla signora Flowers a che ora è<br />

rientrato quella sera».<br />

«Oh, che importa? Quasi tutti lo credono già colpevole. <strong>Il</strong> <strong><strong>di</strong>ario</strong> parla <strong>di</strong><br />

un grande segreto che lui tiene nascosto a tutti. <strong>La</strong> gente afferrerà il<br />

concetto».<br />

«Lo hai messo in un posto sicuro?»<br />

«No, Tyler, lo tengo sul tavolino da caffè. Ma pensi che sia così<br />

stupida?»<br />

«Abbastanza stupida da inviare a Elena biglietti che potrebbero farla<br />

insospettire». Si sentì un frusciare <strong>di</strong> carta, come <strong>di</strong> un giornale. «Guarda<br />

qui, è inconcepibile. E deve finire, ora. E se capisce chi è l'autore?»<br />

«E cosa potrebbe fare, chiamare la polizia?»<br />

«Ti chiedo ancora una volta <strong>di</strong> smetterla. Aspetta fino al Founders' Day,<br />

74


poi vedrai la Principessa <strong>di</strong> Ghiaccio sciogliersi».<br />

«E <strong>di</strong>re ciao a Stefan. Tyler... nessuno gli farà <strong>del</strong> male, vero?»<br />

«Che importa?». Tyler imitò il tono che lei aveva usato prima. «<strong>La</strong>scia<br />

che ci pensi io con i miei amici, Caroline. Tu fai la tua parte e basta, ok?».<br />

<strong>La</strong> voce <strong>di</strong> Caroline si ridusse a un roco sussurro. «Prova a<br />

convincermi». Dopo una pausa Tyler ridacchiò.<br />

Ci fu movimento, fruscii, un sospiro. Elena si girò e scivolò fuori <strong>del</strong>la<br />

stanza silenziosamente come ci era entrata.<br />

Imboccò il corridoio vicino, poi si appoggiò contro gli arma<strong>di</strong>etti,<br />

cercando <strong>di</strong> riflettere.<br />

Era troppo da <strong>di</strong>gerire tutto in una volta. Caroline, che un tempo era stata<br />

la sua migliore amica, l'aveva tra<strong>di</strong>ta e voleva vederla umiliata <strong>di</strong> fronte<br />

all'intera scuola. Tyler, che era sempre sembrato più un irritante i<strong>di</strong>ota che<br />

una reale minaccia, stava progettando <strong>di</strong> costringere Stefan a lasciare la<br />

città... o <strong>di</strong> ucciderlo. E la cosa peggiore era che per mettere in atto i loro<br />

piani si stavano servendo <strong>del</strong> suo <strong><strong>di</strong>ario</strong>.<br />

Ora comprese l'inizio <strong>del</strong> sogno <strong>del</strong>la notte precedente. Aveva fatto un<br />

sogno simile il giorno prima <strong>di</strong> aver scoperto che Stefan era scomparso.<br />

In entrambi i sogni, Stefan l'aveva guardata con rabbia, con occhi<br />

accusatori, poi aveva gettato un libro ai suoi pie<strong>di</strong> e si era allontanato.<br />

Non un libro. Un <strong><strong>di</strong>ario</strong>. Che conteneva una prova che poteva<br />

<strong>di</strong>mostrarsi fatale per Stefan. Tre volte qualcuno era stato aggre<strong>di</strong>to a Fell's<br />

Church, e tutte e tre le volte Stefan era presente sulla scena. Cosa avrebbe<br />

pensato la città, e la polizia?<br />

E non c'era modo <strong>di</strong> <strong>di</strong>re la verità. E se avesse detto: "Stefan non è<br />

colpevole. È suo fratello Damon che lo o<strong>di</strong>a e che sa quanto Stefan detesti<br />

anche il solo pensiero <strong>di</strong> ferire o <strong>di</strong> uccidere qualcuno. E che ha seguito<br />

Stefan sulla scena e ha aggre<strong>di</strong>to le persone per far credere che potesse<br />

essere stato il fratello, per farlo impazzire. E che si trova qui in città da<br />

qualche parte – cercatelo al cimitero o nel bosco. Ma, oh, a ogni modo,<br />

non cercate solo un bel ragazzo, perché al momento potrebbe essersi<br />

trasformato in un corvo.<br />

Quasi <strong>di</strong>menticavo, è un <strong>vampiro</strong>".<br />

Non ci avrebbe creduto nemmeno lei. Suonava ri<strong>di</strong>colo.<br />

Una fitta lancinante al lato <strong>del</strong> collo le ricordò quanto fosse grave, in<br />

realtà, quella ri<strong>di</strong>cola storia. Quel giorno si sentiva strana, come se fosse<br />

malata. Non era solo tensione o mancanza <strong>di</strong> sonno. Si sentiva<br />

leggermente confusa, e a volte il terreno sembrava spugnoso, come se<br />

75


cedesse sotto i suoi pie<strong>di</strong> e poi riprendesse forma. Sintomi influenzali, solo<br />

che era sicura che non erano dovuti ad alcun virus che le circolava nel<br />

sangue.<br />

Era colpa <strong>di</strong> Damon, ancora una volta. Tutto era colpa <strong>di</strong> Damon, tranne<br />

il <strong><strong>di</strong>ario</strong>. Per quello, poteva incolpare solo se stessa. Se solo non avesse<br />

scritto <strong>di</strong> Stefan, se solo non avesse portato il <strong><strong>di</strong>ario</strong> a scuola. Se solo non<br />

lo avesse lasciato nel soggiorno <strong>di</strong> Bonnie. Se... se...<br />

L'unica cosa importante, adesso, era riuscire a rientrarne in possesso.<br />

10<br />

<strong>La</strong> campanella suonò. Non c'era tempo per tornare in<strong>di</strong>etro alla mensa e<br />

raccontare tutto a Bonnie e Mere<strong>di</strong>th. Elena si avviò in classe, passando<br />

davanti a facce che la evitavano e a sguar<strong>di</strong> ostili, <strong>di</strong>venuti fin troppo<br />

familiari negli ultimi giorni.<br />

Fu <strong>di</strong>fficile, durante la lezione <strong>di</strong> storia, non fissare Caroline, non<br />

lasciarle capire che lei sapeva. Alaric le chiese notizie <strong>di</strong> Matt e <strong>di</strong> Stefan,<br />

entrambi assenti da due giorni, ma Elena si strinse nelle spalle, sentendosi<br />

addosso gli occhi <strong>di</strong> tutti. Non si fidava <strong>di</strong> quell'uomo con il sorriso<br />

fanciullesco e gli occhi nocciola e la sete <strong>di</strong> sapere tutto sulla morte <strong>del</strong><br />

signor Tanner. E Bonnie, che guardava intensamente Alaric, non le era<br />

certo d'aiuto.<br />

Alla fine <strong>del</strong>la lezione, colse un frammento <strong>di</strong> una conversazione <strong>di</strong> Sue<br />

Carson. «Si è preso un periodo <strong>di</strong> vacanza dal college... non ricordo<br />

esattamente dove...».<br />

Elena non sopportò più <strong>di</strong> osservare un silenzio <strong>di</strong>screto. Si girò <strong>di</strong> scatto<br />

e si rivolse <strong>di</strong>rettamente a Sue e alla ragazza con cui stava parlando,<br />

inserendosi, non invitata, nella loro conversazione.<br />

«Se fossi in te», <strong>di</strong>sse a Sue, «mi terrei a debita <strong>di</strong>stanza da Damon.<br />

Dico sul serio».<br />

Ci fu una risata sorpresa, imbarazzata. Sue era una fra le poche persone a<br />

scuola che non aveva evitato Elena, e ora sembrava quasi che desiderasse<br />

farlo.<br />

«Inten<strong>di</strong> <strong>di</strong>re», <strong>di</strong>sse l'altra ragazza, con voce esitante, «perché anche lui<br />

è tuo? O...».<br />

Elena scoppiò in una risata stridula. «Intendo <strong>di</strong>re che è un tipo<br />

pericoloso», ribatté. «E non sto scherzando».<br />

Le ragazze la guardarono. Elena evitò loro l'ulteriore imbarazzo <strong>di</strong> dover<br />

76


ispondere o <strong>di</strong> allontanarsi <strong>di</strong>plomaticamente, girò sui tacchi e lasciò la<br />

scena. Recuperò Bonnie dal gruppetto <strong>di</strong> fanatiche post-lezione <strong>di</strong> Alaric e<br />

si <strong>di</strong>resse verso l'arma<strong>di</strong>etto <strong>di</strong> Mere<strong>di</strong>th.<br />

«Dove stiamo andando? Pensavo che dovessimo parlare con Caroline».<br />

«Non più», <strong>di</strong>sse Elena. «Aspetta che arriviamo a casa. Poi ti <strong>di</strong>rò il<br />

perché».<br />

«Non riesco a crederci», <strong>di</strong>sse Bonnie un'ora più tar<strong>di</strong>. «Voglio <strong>di</strong>re, ti<br />

credo, ma non riesco a crederci. Non è da Caroline».<br />

«È Tyler», precisò Elena. «È lui quello che ha gran<strong>di</strong> progetti. Questo<br />

perché gli uomini non si interessano <strong>di</strong> <strong>di</strong>ari».<br />

«In effetti, dovremmo ringraziarlo», intervenne Mere<strong>di</strong>th. «Grazie a lui<br />

abbiamo tempo fino al Founders' Day per fare qualcosa. Perché hai detto<br />

che dovrebbe accadere al Founders' Day, Elena?»<br />

«Tyler ha qualcosa contro i Fell».<br />

«Ma sono morti tutti», <strong>di</strong>sse Bonnie.<br />

«Be', questo non gli interessa poi molto. Mi ricordo che ne parlò anche<br />

al cimitero, mentre guardavamo la loro tomba. Pensa che abbiano rubato il<br />

posto che spettava <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto ai suoi antenati come fondatori <strong>di</strong> questa città,<br />

o qualcosa <strong>del</strong> genere».<br />

«Elena», <strong>di</strong>sse Mere<strong>di</strong>th in tono grave, «c'è qualcos'altro nel <strong><strong>di</strong>ario</strong> che<br />

potrebbe danneggiare Stefan? Oltre all'aggressione <strong>di</strong> quel vecchio,<br />

intendo».<br />

«Non è sufficiente?». Con quegli occhi scuri, fermi su <strong>di</strong> lei, Elena<br />

provò un senso <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio. Cosa voleva sapere Mere<strong>di</strong>th?<br />

«Sufficiente a cacciare Stefan dalla città, come hanno detto», concordò<br />

Bonnie.<br />

«Sufficiente a farci recuperare il <strong><strong>di</strong>ario</strong> da Caroline», concluse Elena.<br />

«L'unico problema è "come"?»<br />

«Caroline ha detto <strong>di</strong> averlo nascosto in un posto sicuro. Probabilmente<br />

a casa sua». Mere<strong>di</strong>th si mor<strong>di</strong>cchiò un labbro, riflettendo. «Ha solo un<br />

fratello che frequenta l'ottava classe, giusto? E sua madre non lavora, ma<br />

fa molto shopping a Roanoke. Hanno una donna <strong>di</strong> servizio?»<br />

«Perché?», chiese Bonnie. «Che <strong>di</strong>fferenza fa?»<br />

«Be', non vogliamo che qualcuno entri in casa mentre la stiamo<br />

svaligiando».<br />

«Mentre noi cosa?». Bonnie finì la domanda con voce stridula. «Non<br />

<strong>di</strong>rai sul serio!».<br />

77


«Cosa ti aspetti che facciamo, restiamo sedute ad aspettare fino al<br />

Founders' Day e lasciamo che quella legga il <strong><strong>di</strong>ario</strong> <strong>di</strong> Elena <strong>di</strong> fronte<br />

all'intera città? È lei che è venuta a rubare a casa tua. Noi dobbiamo solo<br />

riappropriarcene», <strong>di</strong>sse Mere<strong>di</strong>th, con una calma esasperante.<br />

«Ci scopriranno. Saremo espulse dalla scuola... sempre che non an<strong>di</strong>amo<br />

a finire <strong>di</strong>etro le sbarre». Bonnie si voltò verso Elena in cerca <strong>di</strong> appoggio.<br />

«Diglielo tu, Elena».<br />

«Be'...». In tutta onestà, quella eventualità rendeva anche Elena un po'<br />

titubante. Non era tanto l'idea <strong>del</strong>l'espulsione, o anche <strong>del</strong>la prigione,<br />

quanto il pensiero <strong>di</strong> essere colta in flagrante. <strong>Il</strong> volto sprezzante <strong>del</strong>la<br />

signora Forbes fluttuò per un momento davanti ai suoi occhi, pieno <strong>di</strong><br />

giusta in<strong>di</strong>gnazione. Poi si tramutò in quello <strong>di</strong> Caroline, che rideva<br />

malignamente mentre sua madre puntava contro Elena un <strong>di</strong>to accusatore.<br />

E poi, sembrava tanto una... una violenza perché in effetti non sembra,<br />

ma è una violazione, entrare in casa d'altri quando non erano presenti, per<br />

rovistare fra le loro cose. Non avrebbe sopportato che qualcuno lo facesse<br />

a lei.<br />

Ma, naturalmente, qualcuno l'aveva fatto. Caroline aveva violato la casa<br />

<strong>di</strong> Bonnie, e proprio ora aveva nelle sue mani una <strong>del</strong>le cose più personali<br />

<strong>di</strong> Elena.<br />

«Facciamolo», <strong>di</strong>sse Elena in tono pacato. «Ma stiamo attente».<br />

«Non ne possiamo parlare?», <strong>di</strong>sse Bonnie, debolmente, correndo con lo<br />

sguardo dal viso determinato <strong>di</strong> Mere<strong>di</strong>th a quello <strong>di</strong> Elena.<br />

«Non c'è niente <strong>di</strong> cui parlare. Tu vieni con noi», le <strong>di</strong>sse Mere<strong>di</strong>th. «Lo<br />

hai promesso», aggiunse, mentre Bonnie prendeva un respiro prima <strong>di</strong><br />

avanzare un'altra obiezione. E sollevò l'in<strong>di</strong>ce <strong>del</strong>la mano.<br />

«<strong>Il</strong> patto <strong>di</strong> sangue era solo per aiutare Elena a trovare Stefan!», si<br />

lamentò Bonnie.<br />

«Pensaci bene», riprese Mere<strong>di</strong>th. «Hai giurato che avresti fatto qualsiasi<br />

cosa che Elena ti avesse chiesto in relazione a Stefan. Non si è parlato <strong>di</strong><br />

limiti <strong>di</strong> tempo o "solo finché Elena lo trova"».<br />

Bonnie rimase a bocca aperta. Guardò Elena che, suo malgrado, stava<br />

quasi per scoppiare a ridere. «È vero», confermò solennemente Elena. «E<br />

tu stessa hai detto: "Un patto <strong>di</strong> sangue significa che devi rispettare il<br />

giuramento qualunque cosa accada"».<br />

Bonnie chiuse la bocca e sollevò il mento. «Giusto», <strong>di</strong>sse in tono<br />

risoluto. «Ora, per il resto <strong>del</strong>la mia vita, sono vincolata a fare qualunque<br />

cosa Elena vuole che io faccia riguardo a Stefan. Magnifico».<br />

78


«Questa è l'ultima cosa che ti chiederò», <strong>di</strong>sse Elena. «E stavolta io lo<br />

prometto. Giuro...».<br />

«Non farlo!», la interruppe Mere<strong>di</strong>th, improvvisamente seria. «Non<br />

farlo, Elena. Potresti pentirtene in seguito».<br />

«Adesso anche tu ti metti a fare profezie?», <strong>di</strong>sse Elena. E poi chiese: «E<br />

ora come facciamo a procurarci la chiave <strong>del</strong>la casa <strong>di</strong> Caroline per circa<br />

un'ora?».<br />

9 novembre, sabato<br />

Caro <strong><strong>di</strong>ario</strong>,<br />

mi spiace che sia passato tanto tempo. Recentemente sono stata troppo impegnata o<br />

troppo depressa – o entrambe le cose – per scriverti.<br />

Inoltre, con tutto quel che è successo, ho quasi paura a tenere ancora un <strong><strong>di</strong>ario</strong>. Ma<br />

io ho bisogno <strong>di</strong> qualcuno a cui rivolgermi, perché in questo momento non c'è un solo<br />

essere umano, non una sola persona sulla terra, a cui non stia nascondendo qualcosa.<br />

Bonnie e Mere<strong>di</strong>th non conoscono la verità riguardo a Stefan. Stefan non conosce<br />

la verità riguardo a Damon. Zia Ju<strong>di</strong>th non sa nulla. Bonnie e Mere<strong>di</strong>th sanno <strong>di</strong><br />

Caroline e <strong>del</strong> <strong><strong>di</strong>ario</strong>; Stefan no. Stefan sa che ormai uso la verbena ogni giorno;<br />

Bonnie e Mere<strong>di</strong>th no. Anche se ne ho dato a tutte e due alcuni sacchetti. Una buona<br />

notizia: sembra che funzioni, o almeno non ho avuti più episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> sonnambulismo da<br />

quella notte. Ma sarei una bugiarda se ti <strong>di</strong>cessi che non ho più sognato Damon. È in<br />

ogni mio incubo.<br />

In questo momento la mia vita è piena <strong>di</strong> bugie, e ho bisogno <strong>di</strong> qualcuno con cui<br />

essere <strong>del</strong> tutto sincera. Ho pensato <strong>di</strong> nascondere questo <strong><strong>di</strong>ario</strong> sotto un'asse <strong>del</strong><br />

fondo <strong>del</strong>l'arma<strong>di</strong>o, così nessuno lo troverà anche se cado a terra stecchita e altri<br />

rior<strong>di</strong>neranno la mia camera. Forse uno dei nipoti <strong>di</strong> Margaret, un giorno, giocherà lì<br />

dentro, solleverà quell'asse per curiosare e lo tirerà fuori, ma fino ad allora, nessuno<br />

lo troverà. Questo <strong><strong>di</strong>ario</strong> è il mio ultimo segreto.<br />

Non so perché sto pensando alla morte e al dover morire. Questa è una mania <strong>di</strong><br />

Bonnie; è l'unica a pensare che sarebbe così romantico. Io so com'è in realtà; non c'è<br />

stato niente <strong>di</strong> romantico quando mamma e papà sono morti. Solo le peggiori<br />

emozioni che esistano al mondo. Io voglio vivere a lungo, sposare Stefan ed essere<br />

felice. E non c'è ragione perché io non possa farlo, una volta che avremo lasciato tutti<br />

i problemi <strong>di</strong>etro le spalle.<br />

Solo che a volte ho paura e non lo credo possibile. E ci sono dei particolari che<br />

dovrebbero essere insignificanti, ma mi preoccupano. Per esempio non capisco<br />

perché Stefan porta ancora l'anello <strong>di</strong> Katherine al collo, anche se so che ama me. O<br />

perché non mi ha mai detto che mi ama, anche se so che è vero.<br />

Non importa. Tutto si risolverà. Deve risolversi. E poi staremo insieme, e saremo<br />

felici. Non c'è ragione per cui non possiamo esserlo. Non c'è ragione.<br />

Elena smise <strong>di</strong> scrivere, cercando <strong>di</strong> mantenere a fuoco le lettere sulla<br />

79


pagina. Ma si fecero ancora più confuse, e chiuse il libro prima che una<br />

lacrima tra<strong>di</strong>trice cadesse sull'inchiostro. Poi si avviò verso l'arma<strong>di</strong>o,<br />

sollevò l'asse con una lima da unghie, e nascose il <strong><strong>di</strong>ario</strong>.<br />

Aveva la stessa lima in tasca una settimana dopo, quando lei, Bonnie e<br />

Mere<strong>di</strong>th erano davanti alla porta, sul retro <strong>del</strong>la casa <strong>di</strong> Caroline.<br />

«Sbrighiamoci», sibilò Bonnie, in piena agonia, guardandosi intorno nel<br />

cortile come se qualcuno dovesse saltare loro addosso da un momento<br />

all'altro. «Dai, Mere<strong>di</strong>th!».<br />

«Ecco», <strong>di</strong>sse Mere<strong>di</strong>th, quando la chiave finalmente entrò nella<br />

serratura a scatto e la maniglia si arrese alle sue <strong>di</strong>ta. «Ci siamo».<br />

«Sei sicura che loro non ci siano? Elena, e se tornano prima? Non<br />

potevamo farlo <strong>di</strong> giorno, almeno?»<br />

«Bonnie, vuoi entrare? Abbiamo considerato tutto. <strong>La</strong> donna <strong>di</strong> servizio<br />

è sempre qui durante il giorno. E loro non rientreranno prima <strong>di</strong> stasera, a<br />

meno che qualcuno non si senta male da Chez Louis. E ora, an<strong>di</strong>amo!»,<br />

<strong>di</strong>sse Elena.<br />

«Nessuno oserebbe sentirsi male alla cena <strong>di</strong> compleanno <strong>del</strong> signor<br />

Forbes», <strong>di</strong>sse Mere<strong>di</strong>th in tono rassicurante a Bonnie, quando la ragazza<br />

entrò. «Siamo al sicuro».<br />

«Se hanno abbastanza sol<strong>di</strong> per andare nei ristoranti costosi, potrebbero<br />

anche permettersi <strong>di</strong> lasciare qualche luce accesa», riprese Bonnie,<br />

rifiutando <strong>di</strong> sentirsi confortata.<br />

Dentro <strong>di</strong> sé, Elena ne convenne. Era strano e sconcertante aggirarsi<br />

nella casa <strong>di</strong> altri al buio, e il cuore le batteva con tonfi sor<strong>di</strong> mentre<br />

salivano le scale. <strong>Il</strong> palmo <strong>del</strong>la mano, che stringeva la torcia <strong>del</strong><br />

portachiavi per far luce, era sudato e scivoloso. Ma nonostante questi<br />

sintomi fisici <strong>di</strong> panico, la sua mente ragionava freddamente, con un certo<br />

<strong>di</strong>stacco.<br />

«Deve essere in camera sua», <strong>di</strong>sse.<br />

<strong>La</strong> finestra <strong>del</strong>la stanza <strong>di</strong> Caroline affacciava sulla strada, e questo<br />

significava fare ancora più attenzione a non far trapelare <strong>del</strong> chiarore.<br />

Elena fece vagare nella stanza il sottile fascio <strong>di</strong> luce, con un senso <strong>di</strong><br />

sconforto. Una cosa era pianificare l'ispezione <strong>del</strong>la camera <strong>di</strong> qualcuno,<br />

prefigurarsi una ricerca meto<strong>di</strong>ca ed efficiente nei vari cassetti. Un'altra era<br />

trovarsi <strong>di</strong> fatto lì, circondata da migliaia <strong>di</strong> posti adatti per nascondere<br />

qualcosa, col terrore <strong>di</strong> toccare gli oggetti che Caroline avrebbe potuto<br />

notare in <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne.<br />

80


Anche le altre due ragazze non si erano mosse.<br />

«Forse dovremmo andarcene a casa», <strong>di</strong>sse Bonnie con un filo <strong>di</strong> voce.<br />

E Mere<strong>di</strong>th non la contrad<strong>di</strong>sse.<br />

«Dobbiamo tentare. Almeno tentare», ribatté Elena, sentendo la sua voce<br />

risuonare in modo cupo e metallico. Aprì con cautela un cassetto e<br />

illuminò con la torcia pile <strong>di</strong> <strong>del</strong>icata biancheria <strong>di</strong> pizzo. Frugò fra gli<br />

indumenti per accertarsi che non ci fosse niente <strong>di</strong> simile a un libro.<br />

Risistemò gli indumenti e richiuse il cassetto. Poi lasciò uscire l'aria dai<br />

polmoni.<br />

«Non è poi così <strong>di</strong>fficile», <strong>di</strong>sse. «Quel che dobbiamo fare è prenderci<br />

ognuna una parte <strong>del</strong>la stanza e ispezionare tutto, ogni cassetto, ogni<br />

mobile, ogni oggetto grande abbastanza da nasconderci dentro un <strong><strong>di</strong>ario</strong>».<br />

Si assegnò il compito <strong>di</strong> cercare nell'arma<strong>di</strong>o, e la prima cosa che fece fu<br />

provare a sollevare le assi <strong>del</strong> fondo con la lima. Ma tutte sembravano fisse<br />

e le pareti <strong>del</strong>l'arma<strong>di</strong>o compatte. Rovistando fra i vestiti <strong>di</strong> Caroline trovò<br />

varie cose che aveva prestato alla ragazza l'anno prima. Fu tentata <strong>di</strong><br />

riprenderle, ma ovviamente non poteva farlo. Un attento esame <strong>del</strong>le<br />

scarpe e <strong>del</strong>le borse <strong>di</strong> Caroline non portò a nulla, anche quando salì su<br />

una se<strong>di</strong>a per ispezionare con cura la mensola più alta <strong>del</strong>l'arma<strong>di</strong>o.<br />

Mere<strong>di</strong>th era seduta sul pavimento, passando in rassegna un mucchio <strong>di</strong><br />

animali <strong>di</strong> pezza che erano stati relegati in un baule insieme ad altri<br />

giocattoli. Fece correre le lunghe <strong>di</strong>ta sensibili su ognuno <strong>di</strong> essi, in cerca<br />

<strong>di</strong> qualche apertura nella stoffa. Quando si trovò fra le mani un morbido<br />

barboncino <strong>di</strong> peluche, si fermò.<br />

«Questo glielo ho regalato io», sussurrò. «Credo per il suo decimo<br />

compleanno. Pensavo l'avesse buttato via».<br />

Elena non vedeva gli occhi <strong>del</strong>l'amica, il fascio <strong>di</strong> luce <strong>di</strong> Mere<strong>di</strong>th era<br />

puntato sul cagnolino. Ma sapeva cosa stava provando.<br />

«Ho tentato <strong>di</strong> fare pace con lei», <strong>di</strong>sse sommessamente. «Davvero,<br />

Mere<strong>di</strong>th, alla Casa Stregata. Ma in pratica mi ha detto che non mi<br />

perdonerà mai <strong>di</strong> averle rubato Stefan. Vorrei che le cose potessero andare<br />

<strong>di</strong>versamente, ma lei non lo permetterà».<br />

«E allora guerra sia».<br />

«E allora guerra sia», le fece eco Elena, in tono secco e definitivo.<br />

Osservò Mere<strong>di</strong>th che metteva da parte il barboncino e sceglieva un altro<br />

pupazzo. Poi tornò a concentrarsi sulla sua ricerca.<br />

Ma non fu più fortunata con il cassettone <strong>di</strong> quanto lo era stata con<br />

l'arma<strong>di</strong>o. E a ogni momento che passava si sentiva sempre più inquieta,<br />

81


sicura che presto avrebbero sentito una macchina fermarsi sul viale<br />

d'accesso dei Forbes.<br />

«È inutile», <strong>di</strong>sse alla fine Mere<strong>di</strong>th, tastando sotto il materasso <strong>di</strong><br />

Caroline. «Deve averlo nascosto... aspetta. C'è qualcosa qui. Sento uno<br />

spigolo».<br />

Elena e Bonnie la fissarono dai lati opposti <strong>del</strong>la stanza, come<br />

pietrificate.<br />

«L'ho preso. Elena, è un <strong><strong>di</strong>ario</strong>!».<br />

Un senso <strong>di</strong> sollievo invase Elena, che si sentì come un foglio<br />

accartocciato che viene <strong>di</strong>steso e lisciato. Riuscì a muoversi. Respirare era<br />

magnifico. Lo sapeva, l'aveva sempre saputo che niente <strong>di</strong> così terribile<br />

poteva accadere a Stefan. <strong>La</strong> vita non poteva essere tanto cru<strong>del</strong>e, non con<br />

Elena Gilbert. Ora erano tutti al sicuro.<br />

Ma la voce <strong>di</strong> Mere<strong>di</strong>th era perplessa. «È un <strong><strong>di</strong>ario</strong>. Ma è verde, non blu.<br />

Non è quello giusto».<br />

«Cosa?». Elena le strappò <strong>di</strong> mano il libricino, portandolo sotto il fascio<br />

<strong>di</strong> luce, con la speranza <strong>di</strong> vedere il verde smeraldo <strong>del</strong>la copertina<br />

<strong>di</strong>ventare blu zaffiro. Ma non funzionò. Questo <strong><strong>di</strong>ario</strong> assomigliava molto<br />

al suo, ma non era il suo.<br />

«È <strong>di</strong> Caroline», osservò stupidamente, non volendo ancora crederci.<br />

Bonnie e Mere<strong>di</strong>th le si strinsero intorno. Guardarono il libro chiuso, poi<br />

si scambiarono un'occhiata.<br />

«Potrebbe contenere qualche in<strong>di</strong>cazione», <strong>di</strong>sse Elena, lentamente.<br />

«Giusto», confermò Mere<strong>di</strong>th. Ma fu Bonnie a prendere il <strong><strong>di</strong>ario</strong> e ad<br />

aprirlo.<br />

Elena sbirciò sopra la sua spalla la grafia spigolosa e obliqua <strong>di</strong><br />

Caroline, così <strong>di</strong>versa dalle lettere in stampatello dei biglietti viola. In un<br />

primo momento non lo mise a fuoco, ma poi un nome le balzò agli occhi.<br />

Elena.<br />

«Aspetta. Cosa <strong>di</strong>ce qui?».<br />

Bonnie, che era l'unica in grado <strong>di</strong> riuscire a <strong>di</strong>stinguere più <strong>di</strong> una o due<br />

parole, lesse un attimo in silenzio, muovendo solo le labbra. Poi sbuffò.<br />

«Sentite questa», <strong>di</strong>sse, e cominciò a leggere: «Elena è la persona più<br />

egoista che io abbia mai conosciuto. Tutti pensano che sia un tipo in<br />

gamba, ma in realtà è solo fredda. È nauseante il modo in cui la gente<br />

pende dalle sue labbra, senza rendersi conto che a lei non gliene frega<br />

niente <strong>di</strong> niente e <strong>di</strong> nessuno che non sia Elena».<br />

«Proprio Caroline lo <strong>di</strong>ce? Da quale pulpito!». Ma Elena si sentì<br />

82


avvampare in viso. Era, praticamente, quel che le aveva detto Matt quando<br />

lei stava <strong>di</strong>etro a Stefan.<br />

«Vai avanti, c'è <strong>del</strong>l'altro», <strong>di</strong>sse Mere<strong>di</strong>th, pungolando Bonnie, che<br />

continuò a leggere in tono risentito.<br />

«Bonnie in questi giorni non è da meno, cerca sempre <strong>di</strong> rendersi<br />

importante. L'ultima novità è che vuol far credere <strong>di</strong> avere poteri<br />

paranormali, così la gente si accorgerà <strong>di</strong> lei. Se avesse davvero questi<br />

poteri, si accorgerebbe che Elena la sta semplicemente usando».<br />

Ci fu un silenzio pesante, poi Elena chiese: «È tutto?»<br />

«No, c'è qualcosa su Mere<strong>di</strong>th. "Mere<strong>di</strong>th non interviene in alcun modo<br />

per fermare tutto questo. In effetti, Mere<strong>di</strong>th non fa niente; osserva<br />

soltanto. È come se non fosse in grado <strong>di</strong> agire; riesce soltanto a reagire<br />

alle situazioni. Inoltre, ho sentito i miei genitori parlare <strong>del</strong>la sua<br />

famiglia... non mi meraviglia che lei neanche la nomini". Ma cosa vuole<br />

<strong>di</strong>re?».<br />

Mere<strong>di</strong>th non si era mossa, e in quella luce fioca Elena riusciva a vedere<br />

solo il collo e il mento <strong>del</strong>l'amica. Ma poi Mere<strong>di</strong>th parlò con tono calmo e<br />

fermo. «Non ha importanza. Bonnie, continuiamo a cercare qualche notizia<br />

sul <strong><strong>di</strong>ario</strong> <strong>di</strong> Elena».<br />

«Prova intorno al 18 ottobre. <strong>Il</strong> giorno in cui è stato rubato», <strong>di</strong>sse Elena,<br />

evitando <strong>di</strong> fare domande. Ne avrebbe parlato con Mere<strong>di</strong>th più tar<strong>di</strong>.<br />

Non c'era nessuna annotazione in data 18 ottobre o nella settimana<br />

successiva; in effetti, c'erano solo alcune pagine sulle settimane a seguire.<br />

In nessuna si accennava al <strong><strong>di</strong>ario</strong>.<br />

«Be', è andata così», <strong>di</strong>sse Mere<strong>di</strong>th, raddrizzando la schiena. «Questo<br />

libro è inutile. A meno che non vogliamo usarlo per ricattarla. Sai, <strong>del</strong> tipo<br />

"non <strong>di</strong>vulgheremo il suo se lei non <strong>di</strong>vulgherà il tuo"».<br />

<strong>La</strong> tentazione era forte, ma Bonnie fece notare che non avrebbe<br />

funzionato. «Qui dentro non c'è niente <strong>di</strong> male riguardo Caroline; sono<br />

solo lamentele su altre persone. Soprattutto noi. Scommetto che Caroline<br />

sarebbe <strong>del</strong>iziata se qualcuno lo leggesse ad alta voce <strong>di</strong> fronte a tutta la<br />

scuola. Sarebbe il suo trionfo».<br />

«Allora, cosa ne facciamo?»<br />

«Rimettilo a posto», <strong>di</strong>sse Elena, stancamente. Fece vagare il fascio <strong>di</strong><br />

luce nella stanza, dove le sembrò <strong>di</strong> notare qualcosa <strong>di</strong> leggermente<br />

cambiato dopo la loro perlustrazione. «Continueremo semplicemente a<br />

fingere <strong>di</strong> non sapere che lei ha il mio <strong><strong>di</strong>ario</strong>, e speriamo in un'occasione<br />

migliore».<br />

83


«Bene», <strong>di</strong>sse Bonnie, ma continuò a sfogliare il libricino, dando sfogo<br />

<strong>di</strong> tanto in tanto a un grugnito o a un sibilo d'in<strong>di</strong>gnazione. «Sentite<br />

questa!», esclamò.<br />

«Non c'è tempo», replicò Elena. Avrebbe voluto aggiungere qualcosa,<br />

ma in quel momento si sentì la voce <strong>di</strong> Mere<strong>di</strong>th, un tono che esigeva<br />

imme<strong>di</strong>ata attenzione.<br />

«Una macchina».<br />

Ci volle solo un attimo per avere la conferma che il veicolo si stava<br />

fermando sul viale d'accesso dei Forbes. Bonnie, occhi e bocca spalancati,<br />

sembrava come paralizzata, inginocchiata accanto al letto.<br />

«Via! An<strong>di</strong>amo», intervenne Elena, strappandole il <strong><strong>di</strong>ario</strong> <strong>di</strong> mano.<br />

«Spegnete le torce e uscite dalla porta sul retro».<br />

Si erano già avviate, con Mere<strong>di</strong>th che spingeva Bonnie. Elena si buttò<br />

in ginocchio, sollevò il copriletto e alzò il materasso <strong>di</strong> Caroline. Con<br />

l'altra mano vi spinse sotto il <strong><strong>di</strong>ario</strong>, incastrandolo fra il materasso e la<br />

fascia arricciata che arrivava al pavimento. Le molle sottilmente rivestite le<br />

graffiavano il braccio, ma ancor peggio era il peso <strong>del</strong> materasso <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>mensioni principesche che la schiacciava. Diede qualche altra piccola<br />

spinta al libro con la punta <strong>del</strong>le <strong>di</strong>ta e poi tirò fuori il braccio, rimettendo<br />

a posto il copriletto.<br />

Uscendo, lanciò un'ultima occhiata alla stanza, ma ormai non c'era più<br />

tempo per mettere in or<strong>di</strong>ne. Mentre si affrettava a raggiungere le scale,<br />

sentì il rumore <strong>del</strong>la chiave nel portone.<br />

Quel che seguì fu una sorta <strong>di</strong> spaventoso gioco <strong>di</strong> scappa e fuggi. Elena<br />

sapeva che non le stavano dando la caccia <strong>di</strong> proposito, ma la famiglia<br />

Forbes sembrava decisa a intrappolarla in casa loro. Tornò in<strong>di</strong>etro sui suoi<br />

passi, mentre voci e luci si materializzavano nell'ingresso man mano che si<br />

<strong>di</strong>rigevano verso le scale. Elena corse verso l'ultima porta <strong>del</strong> corridoio, e<br />

loro sembrarono seguirla. Attraversarono il pianerottolo; erano appena<br />

fuori <strong>del</strong>la porta <strong>del</strong>la camera da letto principale. Elena si voltò verso il<br />

bagno a<strong>di</strong>acente, ma vide le luci accendersi sotto la porta chiusa,<br />

tagliandole ogni via <strong>di</strong> fuga.<br />

Era in trappola. Da un momento all'altro i genitori <strong>di</strong> Caroline sarebbero<br />

entrati. Appena vide la porta finestra che dava sul terrazzo decise cosa fare.<br />

Nel freddo <strong>del</strong>la notte, il suo respiro affannoso si materializzò nell'aria.<br />

Una luce gialla si proiettò <strong>di</strong> colpo fuori <strong>del</strong>la camera, vicino a lei,<br />

costringendola a rannicchiarsi ancora <strong>di</strong> più alla sua sinistra, per rimanere<br />

fuori dal fascio <strong>di</strong> luce. Poi, il rumore che tanto temeva arrivò con<br />

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spaventosa precisione: lo scatto <strong>di</strong> una maniglia, seguito da un ondeggiare<br />

<strong>di</strong> tende all'interno mentre la portafinestra veniva aperta.<br />

Si guardò intorno in preda al panico. Era troppo in alto per saltare a<br />

terra, e non c'era niente a cui aggrapparsi per scendere. Non rimaneva che<br />

il tetto, ma anche in questo caso non c'era niente su cui arrampicarsi.<br />

Eppure, l'istinto la convinse a fare un tentativo: salì sul parapetto e cercò a<br />

tentoni un appiglio in alto, proprio mentre un'ombra si profilava <strong>di</strong>etro il<br />

velo <strong>del</strong>le tende. Una mano aprì i teli, e una figura cominciò a emergere,<br />

poi Elena sentì qualcosa che le afferrava la mano, facendo presa sul suo<br />

polso, e la tirava su. Meccanicamente, si <strong>di</strong>ede una spinta verso l'alto con i<br />

pie<strong>di</strong> e si ritrovò ad inerpicarsi sul tetto ricoperto <strong>di</strong> assicelle. Cercando <strong>di</strong><br />

calmare il respiro irregolare, alzò lo sguardo riconoscente per vedere chi<br />

fosse il suo salvatore, e le si gelò il sangue nelle vene.<br />

11<br />

«<strong>Il</strong> nome è Salvatore. Niente <strong>di</strong> più appropriato», <strong>di</strong>sse. Ci fu un balenio<br />

<strong>di</strong> denti bianchi nell'oscurità.<br />

Elena guardò giù. L'aggetto <strong>del</strong> tetto oscurava il terrazzo, ma riuscì a<br />

sentire uno scalpiccio <strong>di</strong> passi provenire da lì. Ma non era il rumore dei<br />

passi <strong>di</strong> chi sta inseguendo qualcuno, e niente in<strong>di</strong>cava che le parole <strong>del</strong><br />

suo compagno fossero state captate. Un attimo dopo, sentì la portafinestra<br />

chiudersi.<br />

«Credevo che fosse <strong>Smith</strong>», <strong>di</strong>sse, ancora guardando giù nell'oscurità.<br />

Damon scoppiò a ridere. Era una risata terribilmente accattivante, senza<br />

quella punta <strong>di</strong> amarezza che riecheggiava in quella <strong>di</strong> Stefan. Le fece<br />

pensare ai colori <strong>del</strong>l'arcobaleno sulle penne <strong>del</strong> corvo.<br />

Ciò nonostante, non si fece ingannare. Per quanto fosse affascinante,<br />

Damon era pericoloso quasi oltre ogni immaginazione. Quel fisico<br />

elegante, appoggiato indolentemente al tetto, era <strong>di</strong>eci volte più forte <strong>di</strong><br />

quello <strong>di</strong> un umano. Quei pigri occhi scuri erano in grado <strong>di</strong> vedere<br />

perfettamente <strong>di</strong> notte. <strong>La</strong> mano dalle <strong>di</strong>ta affusolate che l'aveva sollevata<br />

sul tetto poteva muoversi con incre<strong>di</strong>bile rapi<strong>di</strong>tà. E, più inquietante <strong>di</strong><br />

ogni altra cosa, la sua mente era quella <strong>di</strong> un assassino. Un predatore.<br />

Elena lo percepiva al <strong>di</strong> là <strong>del</strong>le apparenze. Lui era <strong>di</strong>verso da un umano.<br />

Aveva vissuto talmente a lungo cacciando e uccidendo che aveva<br />

<strong>di</strong>menticato altre possibilità. E ne godeva, non combatteva la sua natura<br />

come Stefan, ma se ne gloriava. Non aveva regole morali, né una<br />

85


coscienza, e lei era bloccata lì con lui nel cuore <strong>del</strong>la notte.<br />

Si appoggiò su un tallone, pronta a scattare in azione in qualsiasi<br />

momento. Avrebbe dovuto essere arrabbiata con lui, dopo quel che le<br />

aveva fatto in sogno. E lo era, ma sarebbe stato inutile esprimere quel che<br />

provava. Lui sapeva quanto doveva essere infuriata, e se glielo avesse<br />

detto le avrebbe solo riso in faccia.<br />

Lo osservava in silenzio, con attenzione, in attesa <strong>del</strong>la sua prossima<br />

mossa.<br />

Ma lui non fece nulla. Quelle mani, che potevano scattare con la stessa<br />

velocità <strong>di</strong> un serpente pronto a mordere, poggiavano inerti sulle<br />

ginocchia. <strong>La</strong> sua espressione le ricordò il modo in cui l'aveva guardata<br />

una volta. <strong>La</strong> prima volta che si erano incontrati aveva letto nei suoi occhi<br />

lo stesso cauto, riluttante rispetto, ma allora c'era anche una nota <strong>di</strong><br />

sorpresa. Ora non ve ne era la minima traccia.<br />

«Hai intenzione <strong>di</strong> gridare? O <strong>di</strong> svenire?», le chiese, come se le stesse<br />

offrendo una normale alternativa.<br />

Elena lo stava ancora osservando. Era molto più forte <strong>di</strong> lei, e più<br />

veloce, ma all'occorrenza pensava <strong>di</strong> poter arrivare al bordo <strong>del</strong> tetto prima<br />

che lui la raggiungesse. Era un salto <strong>di</strong> nove metri, se avesse mancato il<br />

terrazzo, ma poteva decidere <strong>di</strong> rischiare. Tutto <strong>di</strong>pendeva da Damon.<br />

«Non svengo», gli <strong>di</strong>sse bruscamente. «E perché dovrei gridare? Stiamo<br />

facendo un gioco. Quella notte sono stata una stupida e ho perso. Mi avevi<br />

avvisato <strong>del</strong>le conseguenze, al cimitero».<br />

Le labbra <strong>del</strong> giovane si socchiusero in un respiro affrettato, poi <strong>di</strong>stolse<br />

lo sguardo. «Potrei semplicemente fare <strong>di</strong> te la mia Regina <strong>del</strong>le Ombre»,<br />

<strong>di</strong>sse e, rivolgendosi quasi a se stesso, proseguì: «Ho avuto molte<br />

compagne, fanciulle giovani come te e donne fra le più belle d'Europa. Ma tu<br />

sei l'unica che voglio al mio fianco. Dominante, che prende quel che<br />

vogliamo quando lo vogliamo. Temuta e idolatrata da tutte le anime più<br />

deboli. Sarebbe poi tanto male?»<br />

«Io sono una <strong>del</strong>le anime più deboli», <strong>di</strong>sse Elena. «E tu ed io siamo<br />

nemici, Damon. Non potremo mai essere niente <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso».<br />

«Sei sicura?». <strong>La</strong> guardò, e in quel momento sentì il potere <strong>del</strong>la sua<br />

mente che si metteva in contatto con la sua, come se le sue lunghe <strong>di</strong>ta la<br />

sfiorassero. Ma non ci fu un senso <strong>di</strong> vertigini, né <strong>di</strong> debolezza o <strong>di</strong> resa.<br />

Quel pomeriggio, come faceva sempre negli ultimi giorni, si era concessa<br />

un lungo bagno caldo, con una manciata <strong>di</strong> verbena essiccata.<br />

Un lampo balenò negli occhi <strong>di</strong> Damon quando se ne accorse, ma<br />

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accettò <strong>di</strong> buon grado l'insuccesso. «Cosa stavi facendo qui?», le chiese<br />

con noncuranza.<br />

Era strano, ma non sentì alcun bisogno <strong>di</strong> mentirgli. «Caroline ha preso<br />

qualcosa che mi apparteneva. Un <strong><strong>di</strong>ario</strong>. Sono venuta a riprenderlo».<br />

Una nuova luce guizzò negli occhi scuri. «Senza dubbio per proteggere<br />

in qualche modo il mio indegno fratello», commentò, seccato.<br />

«Stefan non è coinvolto in tutto questo!».<br />

«Oh, davvero?». Elena temeva che lui potesse capire più <strong>di</strong> quel che lei<br />

intendeva <strong>di</strong>re. «Strano, sembra sempre essere coinvolto quando c'è un<br />

problema. Lui crea problemi. Ora, se non fossi parte in causa...».<br />

Elena parlò con voce calma. «Se fai ancora <strong>del</strong> male a Stefan te ne farò<br />

pentire. Troverò il modo per farti desiderare <strong>di</strong> non averlo fatto, Damon.<br />

Puoi starne certo».<br />

«Capisco. Bene, allora, non mi resta che lavorare su <strong>di</strong> te, giusto?».<br />

Elena non <strong>di</strong>sse nulla. A furia <strong>di</strong> parlare si era ritrovata con le spalle al<br />

muro, accettando <strong>di</strong> partecipare <strong>di</strong> nuovo a quel gioco fatale. Distolse lo<br />

sguardo.<br />

«Alla fine ti avrò, sai», <strong>di</strong>sse dolcemente. Era la voce che aveva usato al<br />

party, quando aveva detto: «Calma, calma». Ora non c'era derisione o<br />

cattiveria; stava semplicemente esprimendo una realtà <strong>di</strong> fatto. «A ogni<br />

costo, come <strong>di</strong>te voi – che espressione graziosa – sarai mia prima che cada<br />

la prossima neve».<br />

Elena cercò <strong>di</strong> nascondere lo sbigottimento che provava, ma sapeva che<br />

lui se ne sarebbe accorto comunque.<br />

«Bene», riprese. «Hai ancora un po' <strong>di</strong> buonsenso. Fai bene ad aver<br />

paura <strong>di</strong> me; io sono la cosa più pericolosa che mai ti capiterà <strong>di</strong> incontrare<br />

nella tua vita. Ma proprio ora avrei una proposta d'affari da farti».<br />

«Una proposta d'affari?»<br />

«Precisamente. Tu sei venuta qui a prendere un <strong><strong>di</strong>ario</strong>. Ma non l'hai<br />

trovato». In<strong>di</strong>cò le mani vuote <strong>del</strong>la ragazza. «Hai fallito, vero?». Quando<br />

Elena non replicò nulla, continuò: «E dal momento che non vuoi che mio<br />

fratello sia coinvolto, lui non ti potrà aiutare. Ma io posso. E lo farò».<br />

«Lo farai?»<br />

«Certamente. A un prezzo».<br />

Elena lo fissò. <strong>Il</strong> sangue le affluì alle guance. Le parole le uscirono in un<br />

sussurro.<br />

«Quale... prezzo?».<br />

Un sorriso brillò nel buio. «Qualche minuto <strong>del</strong> tuo tempo. Qualche<br />

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goccia <strong>del</strong> tuo sangue. Un'ora o quasi insieme a me, da sola».<br />

«Tu...». Elena non riuscì a trovare la parola adatta. Ogni epiteto che<br />

conosceva era troppo blando.<br />

«Alla fine lo otterrò comunque», <strong>di</strong>sse, in tono ragionevole. «Se sei<br />

onesta con te stessa, lo dovrai ammettere. L'ultima volta non era l'ultima.<br />

Perché non te ne fai una ragione?». <strong>Il</strong> timbro <strong>del</strong>la sua voce si fece caldo,<br />

confidenziale. «Ricorda...».<br />

«Piuttosto mi taglio la gola», <strong>di</strong>sse.<br />

«Un pensiero intrigante. Ma posso farlo io in modo molto più go<strong>di</strong>bile».<br />

Si prendeva gioco <strong>di</strong> lei. In qualche modo, più <strong>di</strong> ogni altra cosa<br />

successa in quella giornata, fu troppo per lei. «Sei <strong>di</strong>sgustoso, lo sai», gli<br />

<strong>di</strong>sse. «Sei rivoltante». Ora stava tremando, e non riusciva a respirare.<br />

«Morirei prima <strong>di</strong> arrendermi a te. Piuttosto...».<br />

Non era sicura <strong>di</strong> quel che avrebbe fatto. Quando era con Damon una<br />

sorta <strong>di</strong> istinto prendeva il sopravvento su <strong>di</strong> lei. E in quel momento,<br />

sentiva che avrebbe rischiato qualsiasi cosa piuttosto che lasciarlo vincere.<br />

Notò, con metà <strong>del</strong>la sua mente, che il giovane era seduto in modo<br />

rilassato, godendosi la piega che stava prendendo il gioco. L'altra metà<br />

<strong>del</strong>la mente stava calcolando la sporgenza <strong>del</strong> tetto sul terrazzo.<br />

«Piuttosto farei questo», <strong>di</strong>sse, e si gettò <strong>di</strong> lato.<br />

Aveva calcolato bene; lui era <strong>di</strong>stratto e non riuscì a scattare con la<br />

rapi<strong>di</strong>tà necessaria per fermarla. Sentì il vuoto sotto i pie<strong>di</strong> e un vortice <strong>di</strong><br />

terrore quando si rese conto che il terrazzo era molto più arretrato <strong>di</strong><br />

quanto avesse pensato. L'avrebbe mancato.<br />

Ma non aveva calcolato Damon. <strong>La</strong> sua mano schizzò in fuori, non<br />

abbastanza in fretta da trattenerla sul tetto, ma da impe<strong>di</strong>rle <strong>di</strong> precipitare.<br />

Era come se il suo peso fosse inesistente per lui. Istintivamente, Elena<br />

afferrò il bordo <strong>del</strong> tetto e cercò <strong>di</strong> poggiarvi un ginocchio.<br />

<strong>La</strong> voce <strong>di</strong> Damon tra<strong>di</strong>va la sua furia. «Piccola i<strong>di</strong>ota! Se hai tanta<br />

voglia <strong>di</strong> conoscere la morte posso presentartela io».<br />

«<strong>La</strong>sciami», <strong>di</strong>sse Elena a denti stretti. Qualcuno sarebbe uscito sul<br />

terrazzo da un momento all'altro, ne era certa. «<strong>La</strong>sciami».<br />

«Qui e adesso?». Guardando dentro quegli impenetrabili occhi neri, capì<br />

che parlava sul serio. Se avesse detto <strong>di</strong> sì l'avrebbe lasciata cadere.<br />

«Sarebbe un modo rapido per chiudere la questione, vero?», gli <strong>di</strong>sse. <strong>Il</strong><br />

cuore le martellava per la paura, ma non avrebbe lasciato che lui se ne<br />

accorgesse.<br />

«Ma un tale spreco». Con un solo gesto, la tirò in salvo. <strong>La</strong> tirò a sé. Le<br />

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sue braccia si strinsero intorno a lei, premendola contro il suo corpo<br />

asciutto e saldo, e d'un tratto Elena non vide più nulla. Era completamente<br />

avviluppata. Poi quei muscoli si contrassero come quelli <strong>di</strong> un grosso<br />

felino, e in un attimo si lanciò nel vuoto.<br />

Stava cadendo. Non poté fare a meno <strong>di</strong> avvinghiarsi a lui, unico<br />

elemento solido nel mondo che precipitava intorno a lei. Damon toccò<br />

terra come un gatto, addolcendo l'impatto.<br />

Una volta Stefan aveva fatto qualcosa <strong>del</strong> genere. Ma poi non l'aveva<br />

tenuta così, dolorosamente vicina, con le labbra che quasi toccavano le<br />

sue.<br />

«Pensa alla mia proposta», le <strong>di</strong>sse.<br />

Elena non riusciva a muoversi o a <strong>di</strong>stogliere lo sguardo. E stavolta<br />

sapeva che non era il Potere che lui stava usando, ma semplicemente la<br />

violenta attrazione che provavano l'uno per l'altra. Era inutile negarlo: il<br />

suo corpo reagiva a quello <strong>di</strong> Damon. Sentiva il suo respiro sulle labbra.<br />

«Non ho affatto bisogno <strong>di</strong> te», gli <strong>di</strong>sse.<br />

Pensò che stesse per baciarla, ma non lo fece. Sopra <strong>di</strong> loro si sentì il<br />

rumore <strong>di</strong> una porta finestra che si apriva e una voce a<strong>di</strong>rata provenire dal<br />

terrazzo. «Ehi! Che sta succedendo? C'è qualcuno là fuori?»<br />

«Questa volta ti ho fatto un favore», <strong>di</strong>sse Damon, con grande dolcezza,<br />

stringendola ancora fra le braccia. «<strong>La</strong> prossima volta verrò a riscuotere».<br />

Non riusciva a voltare la testa. Se l'avesse baciata in quel momento,<br />

l'avrebbe lasciato fare. Ma all'improvviso la stretta salda <strong>del</strong>le sue braccia<br />

si allentò e il suo volto sembrò svanire nella nebbia. Era come se l'oscurità<br />

lo avesse richiamato a sé. Ali nere colpirono l'aria e un corvo enorme si<br />

levò verso il cielo, allontanandosi.<br />

Qualcosa, un libro o una scarpa, gli venne lanciata <strong>di</strong>etro dal terrazzo.<br />

Lo mancò <strong>di</strong> un metro.<br />

«Dannati uccelli!». Era la voce <strong>del</strong> signor Forbes. «Devono aver fatto il<br />

nido sul tetto».<br />

Rabbrividendo, con le braccia strette sul petto, Elena si rannicchiò<br />

nell'oscurità, aspettando che rientrasse in casa.<br />

Trovò Bonnie e Mere<strong>di</strong>th accovacciate vicino al cancello. «Com'è che ci<br />

hai messo tanto?», bisbigliò Bonnie. «Pensavamo che ti avessero<br />

scoperta!».<br />

«Quasi. Ho dovuto restare lì finché non c'è stato più pericolo». Elena era<br />

talmente abituata a mentire riguardo a Damon che lo fece anche ora senza<br />

il minimo sforzo. «An<strong>di</strong>amo a casa», sussurrò. «Non possiamo fare altro».<br />

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Quando si separarono davanti al portone <strong>di</strong> Elena, Mere<strong>di</strong>th <strong>di</strong>sse:<br />

«Mancano solo due settimane al Founders' Day».<br />

«Lo so». Per un momento la proposta <strong>di</strong> Damon attraversò la mente <strong>di</strong><br />

Elena. Ma scosse la testa per liberarsene. «M'inventerò qualcosa»,<br />

concluse.<br />

<strong>Il</strong> giorno seguente, alla fine <strong>del</strong>la giornata scolastica, non aveva ancora<br />

escogitato nulla. L'unico fatto che la rassicurava era che Caroline non<br />

sembrava aver trovato niente fuori posto nella sua camera, ma questo era<br />

tutto quel che Elena riusciva a considerare incoraggiante. Quella mattina,<br />

durante l'assemblea, avevano annunciato che Elena era stata scelta fra gli<br />

studenti per rappresentare "Lo Spirito <strong>di</strong> Fell's Church". Durante il<br />

<strong>di</strong>scorso <strong>del</strong> preside sull'argomento, il sorriso <strong>di</strong> Caroline non si spense<br />

mai, esultante e malizioso.<br />

Elena cercò <strong>di</strong> ignorarlo. Fece <strong>del</strong> suo meglio per non badare a chi la<br />

snobbava o la offendeva nel corso <strong>del</strong>l'assemblea, ma non le riuscì facile.<br />

Non era mai stato facile, e c'erano stati giorni in cui aveva pensato che<br />

avrebbe finito col colpire qualcuno o avrebbe urlato, ma fino a quel<br />

momento era riuscita a controllarsi.<br />

Quel pomeriggio, aspettando che iniziasse la lezione <strong>di</strong> storia <strong>del</strong>la sesta<br />

classe, Elena stu<strong>di</strong>ò Tyler Smallwood. Da quando era tornato a scuola, non<br />

le aveva mai rivolto nemmeno una parola. Quando il preside aveva dato<br />

l'annuncio aveva sorriso con la stessa malignità <strong>di</strong> Caroline. Ora, appena<br />

vide Elena da sola in <strong>di</strong>sparte, <strong>di</strong>ede una gomitata a Dick Carter.<br />

«Cosa c'è là? Una ragazza che fa tappezzeria?».<br />

Stefan, dove sei? Pensò Elena. Ma conosceva la risposta. Al centro<br />

<strong>del</strong>l'e<strong>di</strong>ficio scolastico, a lezione <strong>di</strong> astronomia.<br />

Dick aprì la bocca per <strong>di</strong>re qualcosa, ma poi la sua espressione cambiò.<br />

Stava guardando oltre Elena, lungo il corridoio. Elena si voltò e vide<br />

Vickie.<br />

Vickie e Dick erano stati insieme prima <strong>del</strong> Ballo d'autunno. Ed Elena<br />

immaginava che lo fossero ancora. Ma Dick sembrava esitante, come se<br />

non sapesse cosa aspettarsi dalla ragazza che avanzava verso <strong>di</strong> lui.<br />

C'era qualcosa <strong>di</strong> strano nell'espressione <strong>di</strong> Vickie, nel suo modo <strong>di</strong><br />

camminare. Era come se i suoi pie<strong>di</strong> non toccassero il suolo. Aveva le<br />

pupille <strong>di</strong>latate e lo sguardo assente.<br />

«Ciao», azzardò Dick, e le andò incontro. Vickie passò oltre senza<br />

neanche guardarlo e proseguì in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Tyler. Elena seguì quel che<br />

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successe dopo con crescente imbarazzo. Avrebbe dovuto essere <strong>di</strong>vertente,<br />

ma non lo fu affatto.<br />

Cominciò con Tyler, che sembrò in qualche modo colto alla sprovvista.<br />

Poi Vickie gli posò una mano sul torace. Tyler sorrise, ma in modo forzato.<br />

Vickie fece scivolare la mano sotto la giacca. <strong>Il</strong> sorriso <strong>di</strong> Tyler si fece<br />

esitante. Vickie mise l'altra mano sul suo torace. Tyler guardò verso Dick.<br />

«Ehi, Vickie, datti una calmata», <strong>di</strong>sse Dick in tono irritato, ma non si<br />

avvicinò ai due.<br />

Vickie fece scivolare entrambe le mani sulle spalle <strong>di</strong> Tyler, sfilandogli<br />

la giacca. Con una scrollata, il ragazzo tentò <strong>di</strong> rimetterla a posto senza<br />

posare i libri o senza sembrare troppo preoccupato. Ma non ci riuscì. Le<br />

<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Vickie s'insinuarono sotto la sua camicia.<br />

«Basta. Fermala», Tyler implorò Dick. Era in<strong>di</strong>etreggiato contro il muro.<br />

«Ehi, Vickie, molla. Non fare così». Ma Dick rimase a debita <strong>di</strong>stanza.<br />

Tyler gli lanciò uno sguardo furioso e tentò <strong>di</strong> allontanare la ragazza.<br />

Era cominciato un rumore <strong>di</strong> fondo. In un primo momento sembrò <strong>di</strong><br />

una frequenza troppo bassa per essere percepito dall'u<strong>di</strong>to umano, ma poi<br />

<strong>di</strong>venne sempre più forte. Un ringhio, oscuramente minaccioso, che fece<br />

raggelare Elena. Tyler aveva gli occhi sgranati, increduli, e subito Elena<br />

capì perché. <strong>Il</strong> rumore proveniva da Vickie.<br />

Poi tutto accadde all'improvviso. Tyler era a terra, con i denti <strong>di</strong> Vickie a<br />

pochi centimetri dalla sua gola, nell'atto <strong>di</strong> azzannare. Elena, <strong>di</strong>menticato<br />

ogni motivo <strong>di</strong> contrasto, stava cercando <strong>di</strong> aiutare Dick a tirarla in<strong>di</strong>etro.<br />

Tyler stava urlando. <strong>La</strong> porta <strong>del</strong>l'aula <strong>di</strong> storia si aprì e Alaric cominciò a<br />

gridare.<br />

«Non fatele <strong>del</strong> male! Attenti! È epilettica, dobbiamo solo cercare <strong>di</strong><br />

farla sdraiare!».<br />

I denti <strong>di</strong> Vickie provarono ancora ad azzannare quando raggiunsero una<br />

mano nella mischia. L'esile ragazza era più forte <strong>di</strong> tutti loro messi<br />

insieme, e non riuscivano più a controllarla. Non sarebbero riusciti a<br />

trattenerla ancora per molto. Fu con immenso sollievo che Elena sentì una<br />

voce familiare alle sue spalle.<br />

«Vickie, calmati. Va tutto bene. Ora rilassati».<br />

Ora che Stefan aveva afferrato il braccio <strong>di</strong> Vickie e le parlava in tono<br />

rassicurante, Elena osò allentare la presa. E, in un primo momento, la<br />

strategia <strong>di</strong> Stefan parve funzionare. Le <strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Vickie, simili ad artigli,<br />

allentarono la stretta, e loro riuscirono a sollevarla dal corpo <strong>di</strong> Tyler.<br />

Mentre Stefan continuava a parlarle, Vickie apparve stremata e chiuse gli<br />

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occhi.<br />

«Bene. Ora sei stanca. Devi riposare».<br />

Ma poi, improvvisamente, smise <strong>di</strong> funzionare, e qualunque Potere<br />

Stefan aveva esercitato su <strong>di</strong> lei si era spezzato. Gli occhi <strong>di</strong> Vickie si<br />

aprirono, <strong>del</strong> tutto <strong>di</strong>versi da quegli occhi da cerbiatto impaurito che Elena<br />

aveva visto alla mensa. In essi ardeva una furia cieca. Ringhiò a Stefan e<br />

cominciò a <strong>di</strong>battersi con nuova forza.<br />

Ci vollero cinque o sei persone per bloccarla a terra mentre qualcuno<br />

chiamava la polizia. Elena rimase dov'era, parlando a Vickie, a volte<br />

gridandole qualcosa, fino all'arrivo degli agenti. Ma non servì a nulla.<br />

Poi fece un passo in<strong>di</strong>etro e per la prima volta notò la folla <strong>di</strong> curiosi.<br />

Bonnie era in prima fila, che fissava attonita la scena. E anche Caroline.<br />

«Cosa è successo?» , chiese Bonnie mentre gli agenti portavano via<br />

Vickie.<br />

Elena, leggermente affannata, scostò una ciocca <strong>di</strong> capelli dagli occhi.<br />

«È impazzita e ha tentato <strong>di</strong> spogliare Tyler».<br />

Bonnie serrò le labbra. «Be', è dovuta impazzire per desiderare <strong>di</strong> farlo,<br />

eh?». E lanciò un sorrisetto compiaciuto in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Caroline.<br />

Elena sentiva le ginocchia molli e le tremavano le mani. Sentì un braccio<br />

che le cingeva la vita, e si appoggiò con gratitu<strong>di</strong>ne a Stefan. Poi lo guardò<br />

in viso.<br />

«Epilessia?», <strong>di</strong>sse, in tono derisorio.<br />

Stefan continuava a fissare il corridoio dove si stava allontanando<br />

Vickie. Alaric Saltzman, che ancora gridava istruzioni, sembrava volerla<br />

accompagnare. <strong>Il</strong> gruppo girò <strong>di</strong>etro l'angolo.<br />

«Credo che la lezione sia stata archiviata», <strong>di</strong>sse Stefan. «An<strong>di</strong>amo».<br />

Camminarono in silenzio verso il pensionato, ognuno perso nei propri<br />

pensieri. Elena era accigliata, e varie volte lanciò un'occhiata a Stefan, ma<br />

parlò solo quando furono da soli nella sua stanza.<br />

«Stefan, cosa vuol <strong>di</strong>re tutto questo? Cosa sta succedendo a Vickie?»<br />

«È quello che mi sto chiedendo anch'io. C'è solo una spiegazione che mi<br />

viene in mente, ed è che si trova ancora sotto attacco».<br />

«Vuoi <strong>di</strong>re che Damon sta ancora... oh, mio Dio! Oh, Stefan, avrei<br />

dovuto darle un po' <strong>di</strong> verbena. Avrei dovuto capire...».<br />

«Non avrebbe fatto alcuna <strong>di</strong>fferenza. Cre<strong>di</strong>mi». Elena si era girata<br />

verso la porta come per andare da Vickie in quel preciso istante, ma lui la<br />

trattenne con <strong>del</strong>icatezza. «Alcune persone sono più facilmente<br />

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influenzabili <strong>di</strong> altre, Elena. <strong>La</strong> volontà <strong>di</strong> Vickie non è mai stata molto<br />

forte. Ormai appartiene a lui».<br />

Lentamente, Elena si mise a sedere. «Allora nessuno può fare niente?<br />

Ma, Stefan, <strong>di</strong>venterà... come te e Damon?»<br />

«Dipende». <strong>Il</strong> tono <strong>di</strong> voce era desolato. «Non è solo questione <strong>di</strong> quanto<br />

sangue perderà. Perché il cambiamento sia totale dovrà avere nelle vene il<br />

sangue <strong>di</strong> Damon. Altrimenti farà la fine <strong>del</strong> signor Tanner. Dissanguata,<br />

prosciugata. Morta».<br />

Elena fece un profondo respiro. C'era qualcos'altro che voleva<br />

chiedergli, qualcosa che voleva chiedergli da tanto tempo. «Stefan, mentre<br />

parlavi a Vickie, ho creduto che funzionasse. Stavi usando i tuoi Poteri su<br />

<strong>di</strong> lei, vero?»<br />

«Sì».<br />

«Ma poi lei ha perso <strong>di</strong> nuovo il controllo. Quel che voglio <strong>di</strong>re è...<br />

Stefan, stai bene, vero? Hai riacquistato i tuoi Poteri?».<br />

<strong>Il</strong> giovane non rispose. Ma quel silenzio fu più <strong>di</strong> una risposta per lei.<br />

«Stefan, perché non me l'hai detto? Cosa c'è che non va?». Gli girò intorno<br />

e si inginocchiò accanto a lui, costringendolo a guardarla in viso.<br />

«Ci vorrà un po' <strong>di</strong> tempo perché mi riprenda, tutto qui. Non<br />

preoccuparti».<br />

«Io sono preoccupata. Non c'è niente che possiamo fare?»<br />

«No», <strong>di</strong>sse. Ma abbassò lo sguardo.<br />

D'un tratto Elena capì. «Oh», sussurrò, appoggiando la schiena. Poi si<br />

allungò <strong>di</strong> nuovo verso <strong>di</strong> lui, afferrandogli le mani. «Stefan, ascolta...».<br />

«Elena, no. Non lo capisci? È pericoloso, pericoloso per entrambi, ma<br />

soprattutto per te. Potrebbe ucciderti, o ancor peggio».<br />

«Soltanto se tu perdessi il controllo», <strong>di</strong>sse. «E tu non lo farai. Baciami».<br />

«No», ripeté Stefan. E aggiunse, in tono meno brusco. «Questa notte<br />

andrò a caccia, non appena farà buio».<br />

«Ed è lo stesso?», chiese. Ma sapeva che non lo era. Era il sangue<br />

umano che dava Potere. «Oh, Stefan, ti prego; non ve<strong>di</strong> che sono io a<br />

volerlo? E tu, non vuoi?»<br />

«Non è giusto», <strong>di</strong>sse, con il tormento negli occhi. «Sai che non lo è,<br />

Elena. Sai quanto...». Distolse lo sguardo da lei, stringendo i pugni.<br />

«E allora perché no? Stefan, io ho bisogno...». Non riuscì a finire la<br />

frase. Non riuscì a spiegargli <strong>di</strong> cosa aveva bisogno; era il bisogno <strong>di</strong><br />

sentirsi legata a lui, intimamente. Aveva bisogno <strong>di</strong> quel che provava<br />

insieme a lui, per liberarsi <strong>del</strong> ricordo <strong>di</strong> quel ballo nel sogno e <strong>del</strong>le<br />

93


accia <strong>di</strong> Damon che la stringevano. «Ho bisogno che noi due stiamo <strong>di</strong><br />

nuovo insieme», sussurrò.<br />

Stefan era ancora voltato, ma scosse la testa.<br />

«Va bene», concluse Elena, a bassa voce, ma la invase un'ondata <strong>di</strong> pena<br />

e <strong>di</strong> paura quando sentì il senso <strong>di</strong> sconfitta penetrarle nelle ossa. Aveva<br />

paura soprattutto per Stefan, che sarebbe stato vulnerabile senza i suoi<br />

Poteri, vulnerabile quanto bastava per essere danneggiato dai normali<br />

citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Fell's Church. Ma aveva un po' <strong>di</strong> paura anche per se stessa.<br />

12<br />

Una voce parlò <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lei, mentre Elena allungava la mano per<br />

prendere una lattina dallo scaffale <strong>del</strong> negozio.<br />

«Già la salsa <strong>di</strong> mirtilli?».<br />

Elena sollevò lo sguardo. «Ciao, Matt. Sì, zia Ju<strong>di</strong>th preferisce fare una<br />

prova generale la domenica prima <strong>del</strong> Giorno <strong>del</strong> Ringraziamento, ricor<strong>di</strong>?<br />

Se fa un po' <strong>di</strong> pratica, <strong>di</strong>minuiscono le probabilità che combini qualcosa<br />

<strong>di</strong> terribile».<br />

«Come <strong>di</strong>menticare <strong>di</strong> comprare la salsa <strong>di</strong> mirtilli fino a quin<strong>di</strong>ci minuti<br />

prima <strong>del</strong>la cena?»<br />

«Fino a cinque minuti prima <strong>del</strong>la cena», precisò Elena guardando<br />

l'orologio, e Matt scoppiò a ridere. Era un suono piacevole, che Elena non<br />

sentiva da fin troppo tempo. Si mosse verso la cassa, ma dopo aver pagato,<br />

esitò, voltandosi in<strong>di</strong>etro a guardare. Matt era fermo accanto allo scaffale<br />

<strong>del</strong>le riviste, apparentemente assorbito nella lettura, ma c'era qualcosa<br />

nella curvatura <strong>del</strong>le sue spalle che le fece venir voglia <strong>di</strong> andare da lui.<br />

Diede un colpetto col <strong>di</strong>to alla rivista. «E tu, cosa fai a cena?», gli<br />

chiese. Quando lui lanciò un'occhiata esitante verso la porta <strong>del</strong> negozio,<br />

aggiunse: «Bonnie mi sta aspettando in macchina; ci sarà lei. Per il resto,<br />

solo la famiglia. E Robert, ovviamente; a quest'ora dovrebbe essere già lì».<br />

Voleva <strong>di</strong>re che Stefan non sarebbe venuto. Non era ancora sicura <strong>di</strong> come<br />

fossero i rapporti fra Matt e Stefan negli ultimi tempi. Se non altro, si<br />

parlavano.<br />

«Stasera mi arrangio per conto mio. Mamma non si sente molto bene»,<br />

<strong>di</strong>sse. Ma poi, come se volesse cambiare argomento, proseguì: «Dov'è<br />

Mere<strong>di</strong>th?»<br />

«Con la sua famiglia, in visita da alcuni parenti o qualcosa <strong>del</strong> genere».<br />

Elena rimase nel vago, perché anche Mere<strong>di</strong>th era stata elusiva; raramente<br />

94


parlava <strong>del</strong>la sua famiglia. «Allora, che ne pensi? Ti va <strong>di</strong> rischiare con la<br />

cucina <strong>di</strong> zia Ju<strong>di</strong>th?»<br />

«In nome dei vecchi tempi?»<br />

«In nome dei vecchi amici», replicò Elena, dopo un momento <strong>di</strong><br />

esitazione, sorridendogli.<br />

<strong>Il</strong> ragazzo batté le palpebre e <strong>di</strong>stolse lo sguardo. «Come posso rifiutare<br />

un simile invito?», <strong>di</strong>sse, con una voce stranamente smorzata. Ma quando<br />

posò la rivista e la seguì fuori, sorrideva anche lui.<br />

Bonnie lo salutò allegramente, e quando arrivarono a casa zia Ju<strong>di</strong>th<br />

sembrò contenta <strong>di</strong> vederlo entrare nella cucina.<br />

«<strong>La</strong> cena è quasi pronta», <strong>di</strong>sse, prendendo la busta <strong>del</strong>la spesa <strong>di</strong> Elena.<br />

«Robert è arrivato pochi minuti fa. Perché non ve ne andate dritti in<br />

soggiorno? Oh, pren<strong>di</strong> un'altra se<strong>di</strong>a, Elena. Con Matt siamo in sette».<br />

«Sei, zia Ju<strong>di</strong>th», precisò Elena, <strong>di</strong>vertita. «Tu e Robert, io e Margaret,<br />

Matt e Bonnie».<br />

«Certo, cara, ma Robert ha portato un ospite. Si sono accomodati <strong>di</strong> là».<br />

Elena registrò quelle parole proprio mentre varcava la soglia <strong>del</strong><br />

soggiorno, ma la mente reagì con un istante <strong>di</strong> ritardo. Ma anche così,<br />

Elena sapeva; varcando quella soglia, sapeva cosa la stava aspettando.<br />

Robert era in pie<strong>di</strong>, che armeggiava con una bottiglia <strong>di</strong> vino bianco, e<br />

sembrava allegro. Seduto al tavolo, al lato opposto <strong>del</strong> centrotavola<br />

autunnale con le lunghe can<strong>del</strong>e accese, c'era Damon.<br />

Elena si rese conto <strong>di</strong> essersi immobilizzata quando Bonnie andò a<br />

sbatterle contro la schiena. Allora impose alle sue gambe <strong>di</strong> muoversi. <strong>La</strong><br />

sua mente non fu così docile; rimase paralizzata.<br />

«Ah, Elena», <strong>di</strong>sse Robert, tendendole una mano. «Questa è Elena, la<br />

ragazza <strong>di</strong> cui ti stavo parlando», <strong>di</strong>sse rivolgendosi a Damon. «Elena,<br />

questo è Damon... ehm...».<br />

«<strong>Smith</strong>», concluse Damon.<br />

«Ah, sì. Viene dal mio college, il "William and Mary", e l'ho incontrato<br />

per caso fuori <strong>del</strong>l'emporio. Stava cercando un posto dove mangiare e l'ho<br />

invitato qui per una cenetta fatta in casa. Damon, questi sono amici <strong>di</strong><br />

Elena, Matt e Bonnie».<br />

«Salve», <strong>di</strong>sse Matt. Bonnie rimase attonita; poi si voltò verso Elena,<br />

con gli occhi spalancati.<br />

Elena stava cercando <strong>di</strong> controllarsi. Non sapeva se strillare, uscire in<br />

fretta dalla stanza, o gettare il bicchiere <strong>di</strong> vino che Robert stava<br />

riempiendo in faccia a Damon. Era troppo infuriata, in quel momento, per<br />

95


avere paura.<br />

Matt andò a prendere una se<strong>di</strong>a nel soggiorno. Elena si meravigliò che<br />

avesse accettato con tanta <strong>di</strong>sinvoltura la presenza <strong>di</strong> Damon, poi si ricordò<br />

che Matt non era andato al party <strong>di</strong> Alaric. Non sapeva cosa era successo<br />

fra Stefan e l'"ospite venuto dal college".<br />

Bonnie, invece, sembrava sul punto <strong>di</strong> cedere al panico.. Continuava a<br />

fissare Elena con occhi imploranti. Damon si era alzato e le stava offrendo<br />

una se<strong>di</strong>a per accomodarsi.<br />

Prima che Elena potesse formulare una risposta, sentì la vocetta<br />

squillante <strong>di</strong> Margaret che entrava nella stanza. «Matt, vuoi vedere la mia<br />

gattina? Zia Ju<strong>di</strong>th <strong>di</strong>ce che posso tenerla. <strong>La</strong> voglio chiamare Palla <strong>di</strong><br />

neve».<br />

Elena si voltò, folgorata da un'idea.<br />

«Che carina», le stava <strong>di</strong>cendo affettuosamente Matt, chinato su quel<br />

batuffolo <strong>di</strong> pelo bianco fra le braccia <strong>di</strong> Margaret. Sembrò sorpreso<br />

quando Elena gli sfilò la gattina da sotto il naso senza tante cerimonie.<br />

«Su, Margaret, facciamo vedere la tua gattina all'amico <strong>di</strong> Robert»,<br />

<strong>di</strong>sse, e spinse quel soffice fagottino contro il viso <strong>di</strong> Damon, quasi<br />

lanciandoglielo addosso.<br />

Si scatenò l'inferno. Palla <strong>di</strong> neve drizzò il pelo fino a sembrare due<br />

volte più grossa <strong>di</strong> quel che era. Emise un suono simile a gocce d'acqua<br />

cadute su una piastra incandescente, poi <strong>di</strong>ventò un ciclone ringhioso e<br />

minaccioso che graffiò Elena, allungò una zampata a Damon, e rimbalzò<br />

sulle pareti, prima <strong>di</strong> precipitarsi fuori <strong>del</strong>la stanza.<br />

Per un istante, Elena ebbe la sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> vedere gli occhi neri come<br />

la notte <strong>di</strong> Damon più spalancati <strong>del</strong> solito. Poi le palpebre si ricomposero,<br />

nascondendoli <strong>di</strong> nuovo, ed Elena si girò per osservare la reazione <strong>del</strong>le<br />

altre persone presenti nella stanza.<br />

Margaret stava per scoppiare in un pianto <strong>di</strong>rotto. Robert stava cercando<br />

<strong>di</strong> impe<strong>di</strong>rlo, sollecitandola ad andare alla ricerca <strong>del</strong> gatto. Bonnie si era<br />

appiattita contro la parete, e sembrava <strong>di</strong>sperata. Matt e zia Ju<strong>di</strong>th, che<br />

facevano capolino dalla cucina, erano atterriti.<br />

«Credo che il tuo fascino non funzioni con gli animali», <strong>di</strong>sse a Damon,<br />

e si sedette a tavola. Fece cenno a Bonnie, che si staccò con riluttanza dalla<br />

parete e si affrettò a prendere posto prima che Damon potesse toccare una<br />

se<strong>di</strong>a. Gli occhi castani <strong>di</strong> Bonnie lo seguirono finché anche lui non si fu<br />

seduto.<br />

Dopo qualche minuto, ricomparve Robert insieme a Margaret in lacrime,<br />

96


e lanciò un'occhiata <strong>di</strong> <strong>di</strong>sapprovazione a Elena. Matt spinse la sua se<strong>di</strong>a<br />

sotto il tavolo in silenzio, anche se le sopracciglia inarcate quasi toccavano<br />

i capelli.<br />

Quando arrivò zia Ju<strong>di</strong>th e la cena ebbe inizio, Elena fece correre lo<br />

sguardo da un capo all'altro <strong>del</strong> tavolo. Una foschia luminosa sembrava<br />

sospesa nella stanza, e lei provò una sensazione <strong>di</strong> irrealtà, ma la scena<br />

stessa appariva incre<strong>di</strong>bilmente sana, come se fosse uscita da una<br />

pubblicità. Una famiglia me<strong>di</strong>a seduta a mangiare il tacchino, pensò. Una<br />

zia nubile un po' tesa, preoccupata che i pisellini siano sfatti e i panini<br />

bruciacchiati, un affabile futuro zio, una nipote adolescente con i capelli<br />

d'oro e la sua sorellina con i capelli color stoppa. Un tipico "ragazzo <strong>del</strong>la<br />

porta accanto" con gli occhi azzurri, un'amica piena <strong>di</strong> brio, un bellissimo<br />

<strong>vampiro</strong> che ti passa il piatto <strong>del</strong>le patate dolci. Un tipico focolare<br />

domestico americano.<br />

Bonnie trascorse metà <strong>del</strong>la cena a telegrafare con gli occhi a Elena<br />

messaggi tipo "Cosa faccio?". Ma quando Elena le telegrafò in risposta un<br />

semplice "Niente", decise <strong>di</strong> abbandonarsi al suo destino. Cominciò a<br />

mangiare.<br />

Elena non aveva idea <strong>di</strong> cosa fare. Essere presa in trappola in quel modo<br />

era un insulto, un'umiliazione, e Damon lo sapeva. Eppure era riuscito a<br />

conquistare zia Ju<strong>di</strong>th e Robert, complimentandosi per la cena e<br />

chiacchierando amabilmente <strong>del</strong> "William and Mary". Ora persino<br />

Margaret gli sorrideva, e Bonnie avrebbe ceduto quanto prima.<br />

«<strong>La</strong> prossima settimana Fell's Church celebrerà il Founders' Day»,<br />

comunicò a Damon zia Ju<strong>di</strong>th, le guance leggermente arrossate. «Sarebbe<br />

un vero piacere se tu potessi tornare per l'occasione».<br />

«Ne sarei felice», <strong>di</strong>sse Damon affabilmente.<br />

Zia Ju<strong>di</strong>th sembrò compiaciuta. «E quest'anno Elena avrà un ruolo<br />

importante. È stata scelta per rappresentare lo Spirito <strong>di</strong> Fell's Church».<br />

«Dovrete essere orgogliosi <strong>di</strong> lei», <strong>di</strong>sse Damon.<br />

«Oh, lo siamo», <strong>di</strong>sse zia Ju<strong>di</strong>th. «Allora farai in modo <strong>di</strong> esserci?».<br />

Elena s'intromise nella conversazione, imburrando energicamente un<br />

panino. «Ho avuto notizie <strong>di</strong> Vickie», <strong>di</strong>sse. «Ricor<strong>di</strong>, la ragazza che è<br />

stata aggre<strong>di</strong>ta». Guardò esplicitamente Damon.<br />

Seguì un breve silenzio. Poi Damon <strong>di</strong>sse: «Temo <strong>di</strong> non conoscerla».<br />

«Oh, sono certa che ne hai avuto modo. Altezza me<strong>di</strong>a, occhi castani,<br />

capelli castano chiaro... a ogni modo, sta peggiorando».<br />

«Oh, poverina», <strong>di</strong>sse zia Ju<strong>di</strong>th.<br />

97


«Già, a quanto pare i dottori non sanno cosa fare. Continua a peggiorare,<br />

come se l'attacco fosse ancora in corso». Mentre parlava, Elena tenne gli<br />

occhi fissi sul volto <strong>di</strong> Damon, ma lui mostrò solo un cortese interesse.<br />

«Qui c'è ancora un po' <strong>di</strong> ripieno», <strong>di</strong>sse infine, spingendo una terrina<br />

verso <strong>di</strong> lui.<br />

«No, grazie. Ne ho già preso un'altra porzione». Damon sollevò un<br />

cucchiaio pieno <strong>di</strong> gelatinosa salsa <strong>di</strong> mirtilli all'altezza <strong>del</strong>la fiamma <strong>di</strong><br />

una can<strong>del</strong>a, in modo che la luce lo attraversasse. «Ha un colore così<br />

seducente».<br />

Bonnie, come il resto <strong>del</strong>le persone intorno al tavolo, sollevò lo sguardo<br />

verso la fiamma <strong>del</strong>la can<strong>del</strong>a. Ma Elena notò che non lo abbassò. Rimase<br />

a fissare la fiamma danzante, e a poco a poco il suo viso perse ogni<br />

espressione.<br />

Oh, no, pensò Elena, mentre un senso <strong>di</strong> inquietu<strong>di</strong>ne si insinuava dentro<br />

<strong>di</strong> lei. Aveva già visto quello sguardo. Tentò <strong>di</strong> richiamare l'attenzione <strong>di</strong><br />

Bonnie, ma la ragazza sembrava non vedere altro che la can<strong>del</strong>a.<br />

«...e poi i bambini <strong>del</strong>la scuola elementare mettono in scena uno<br />

spettacolo sulla storia <strong>del</strong>la città», zia Ju<strong>di</strong>th stava <strong>di</strong>cendo a Damon. «Ma<br />

la cerimonia <strong>di</strong> chiusura è organizzata dagli studenti più gran<strong>di</strong>. Elena,<br />

quanti studenti <strong>del</strong>l'ultimo anno eseguiranno le letture?»<br />

«Solo tre <strong>di</strong> noi». Elena dovette girarsi per rivolgersi a zia Ju<strong>di</strong>th, e fu<br />

mentre stava guardando il viso sorridente <strong>del</strong>la zia che sentì quella voce.<br />

«Morte».<br />

Zia Ju<strong>di</strong>th ansimò. Robert si fermò con la forchetta a mezz'aria. Elena<br />

desiderò con tutta se stessa, <strong>di</strong>speratamente, che ci fosse Mere<strong>di</strong>th.<br />

«Morte», ripeté la voce. «<strong>La</strong> morte è in questa casa».<br />

Elena guardò intorno al tavolo e vide che non c'era nessuno che potesse<br />

aiutarla. Tutti stavano fissando Bonnie, immobili come i soggetti <strong>di</strong> una<br />

fotografia.<br />

Bonnie continuava a fissare la fiamma <strong>del</strong>la can<strong>del</strong>a. <strong>Il</strong> viso era<br />

inespressivo, gli occhi spalancati, come prima che quella voce parlasse<br />

attraverso lei. Ora, quegli occhi ciechi si volsero verso Elena. «<strong>La</strong> tua<br />

morte», <strong>di</strong>sse la voce. «<strong>La</strong> morte ti aspetta, Elena. È...».<br />

Bonnie sembrò soffocare. Poi rovinò in avanti, la faccia quasi nel piatto.<br />

Tutti rimasero paralizzati per un istante, poi entrarono in azione. Robert<br />

saltò su dalla se<strong>di</strong>a e la afferrò per le spalle, sollevandola. <strong>La</strong> pelle <strong>del</strong>la<br />

ragazza era bluastra, gli occhi chiusi. Zia Ju<strong>di</strong>th le si agitava intorno,<br />

tamponandole il viso con un panno bagnato. Damon osservava la scena a<br />

98


occhi socchiusi, me<strong>di</strong>tabondo.<br />

«Sta bene», <strong>di</strong>sse Robert, guardando in su con evidente sollievo. «Credo<br />

che sia semplicemente svenuta. Sarà stato una specie <strong>di</strong> attacco isterico».<br />

Ma Elena non riuscì a respirare finché Bonnie non aprì gli occhi, ancora<br />

intontita, e chiese perché tutti la stessero fissando.<br />

Così la cena ebbe una conclusione d'effetto. Robert insistette perché<br />

Bonnie fosse accompagnata subito a casa, e nella frenesia che seguì Elena<br />

trovò modo <strong>di</strong> bisbigliare qualcosa a Damon.<br />

«Vattene!».<br />

<strong>Il</strong> giovane inarcò le sopracciglia. «Come?»<br />

«Ti ho detto <strong>di</strong> andartene! Ora! Vai. O <strong>di</strong>rò loro che sei tu l'assassino».<br />

Le rivolse uno sguardo <strong>di</strong> biasimo. «Non pensi che un ospite meriti un<br />

po' più <strong>di</strong> considerazione?», <strong>di</strong>sse, ma vedendo l'espressione sul viso <strong>di</strong><br />

Elena si strinse nelle spalle e sorrise.<br />

«Grazie per la cena», <strong>di</strong>sse ad alta voce a zia Ju<strong>di</strong>th, che stava portando<br />

una coperta in macchina. «Spero <strong>di</strong> poterle restituire il favore prima o<br />

poi». Rivolgendosi a Elena, aggiunse: «Ci ve<strong>di</strong>amo».<br />

Be' , questo era abbastanza ovvio, pensò Elena, mentre Robert si<br />

allontanava in macchina con un malinconico Matt e un'assonnata Bonnie.<br />

Zia Ju<strong>di</strong>th era al telefono con la signora McCullough.<br />

«Non so cosa stia capitando a queste ragazze», stava <strong>di</strong>cendo. «Prima<br />

Vickie, poi Bonnie... ed Elena non è stata più la stessa ultimamente...».<br />

Mentre la zia continuava la sua conversazione e Margaret andava in<br />

cerca <strong>del</strong>la scomparsa Palla <strong>di</strong> neve, Elena camminava nervosamente per la<br />

stanza.<br />

Avrebbe dovuto chiamare Stefan. Non c'era altro da fare. Non era<br />

preoccupata per Bonnie; le altre volte che era accaduto non sembrava aver<br />

causato danni permanenti. E Damon avrebbe avuto <strong>di</strong> meglio da fare<br />

quella sera che tormentare gli amici <strong>di</strong> Elena.<br />

Sarebbe andato lì, a riscuotere il "favore" che le aveva fatto. Elena<br />

sapeva con certezza che era quello il significato nascosto nelle sue ultime<br />

parole. E questo significava che avrebbe dovuto raccontare tutto a Stefan,<br />

perché quella sera aveva bisogno <strong>di</strong> lui, <strong>del</strong>la sua protezione.<br />

Ma cosa poteva fare Stefan? Nonostante tutte le sue insistenze e le<br />

<strong>di</strong>scussioni <strong>del</strong>la precedente settimana, lui si era rifiutato <strong>di</strong> prendere il suo<br />

sangue. Aveva continuato a ripetere che i suoi Poteri sarebbero tornati<br />

anche senza, ma Elena sapeva che era ancora vulnerabile. Anche se Stefan<br />

fosse stato lì, avrebbe potuto fermare Damon? Poteva farlo senza restare<br />

99


ucciso a sua volta?<br />

<strong>La</strong> casa <strong>di</strong> Bonnie non era più un rifugio. E Mere<strong>di</strong>th era partita. Non<br />

c'era nessuno che potesse aiutarla, nessuno <strong>di</strong> cui fidarsi. Ma il pensiero <strong>di</strong><br />

aspettare lì da sola quella notte, sapendo che sarebbe arrivato Damon, era<br />

insopportabile.<br />

Sentì zia Ju<strong>di</strong>th riattaccare il telefono. Meccanicamente, si <strong>di</strong>resse verso<br />

la cucina, ripetendo nella mente il numero <strong>di</strong> Stefan. Poi si bloccò, e<br />

lentamente si voltò a guardare il soggiorno da cui era appena uscita.<br />

Guardò le vetrate e l'elaborato caminetto con la cornice splen<strong>di</strong>damente<br />

decorata a volute. Questa sala era parte <strong>del</strong>la casa originaria, quella che era<br />

bruciata quasi completamente durante la guerra civile. <strong>La</strong> sua camera da<br />

letto era proprio lì sopra.<br />

Un'idea luminosa cominciava a farsi strada. Elena guardò la cornice<br />

intorno al soffitto, dove si congiungeva alla più moderna sala da pranzo.<br />

Poi corse verso le scale, il cuore che batteva forte.<br />

«Zia Ju<strong>di</strong>th?». <strong>La</strong> zia si fermò sugli scalini. «Zia Ju<strong>di</strong>th, <strong>di</strong>mmi una cosa.<br />

Damon è entrato nel soggiorno?»<br />

«Cosa?». Zia Ju<strong>di</strong>th batté le palpebre, perplessa.<br />

«Robert ha portato Damon nel soggiorno? Ti prego, cerca <strong>di</strong> ricordare,<br />

zia Ju<strong>di</strong>th! Devo saperlo».<br />

«Perché, no, non credo. No. Sono entrati in casa e sono andati<br />

<strong>di</strong>rettamente nella sala da pranzo. Elena cosa <strong>di</strong>amine?...». Non riuscì a<br />

<strong>di</strong>re altro, perché Elena d'impulso le lanciò le braccia al collo e la strinse<br />

forte.<br />

«Scusa, zia Ju<strong>di</strong>th. È solo che sono felice», <strong>di</strong>sse Elena. Sorridendo, si<br />

voltò per scendere <strong>di</strong> nuovo le scale.<br />

«Bene, sono contenta che qualcuno sia felice, visto come si è conclusa la<br />

cena. Anche se quel simpatico ragazzo, Damon, sembra essersi <strong>di</strong>vertito.<br />

Lo sai, Elena, devi aver fatto colpo su <strong>di</strong> lui, nonostante il modo in cui ti<br />

sei comportata».<br />

Elena tornò a voltarsi. «Davvero?»<br />

«Già, penso solo che dovresti concedergli un'opportunità, tutto qui.<br />

Penso che sia molto simpatico. <strong>Il</strong> genere <strong>di</strong> giovane che vorrei vedere in<br />

questi paraggi».<br />

Elena sgranò gli occhi per un momento, poi deglutì per trattenere una<br />

risata isterica. <strong>La</strong> zia Ju<strong>di</strong>th le stava suggerendo <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi a Damon<br />

invece che a Stefan... perché Damon era più affidabile. <strong>Il</strong> genere <strong>di</strong><br />

giovane che ogni zia apprezzerebbe. «Zia Ju<strong>di</strong>th», cominciò, ancora senza<br />

100


fiato, ma poi si rese conto che era inutile. Scosse silenziosamente la testa,<br />

alzando le mani in segno <strong>di</strong> resa, e restò a guardare sua zia che saliva le<br />

scale.<br />

Di solito Elena dormiva con la porta chiusa. Ma quella sera la lasciò<br />

aperta e si sdraiò sul letto, con gli occhi puntati sull'oscurità <strong>del</strong> corridoio.<br />

Ogni tanto lanciava un'occhiata ai numeri luminosi <strong>del</strong>l'orologio sul<br />

como<strong>di</strong>no accanto a lei.<br />

Non c'era pericolo che si addormentasse. Col passare dei minuti,<br />

cominciò quasi a pensare che avrebbe potuto. <strong>Il</strong> tempo si trascinava con<br />

penosa lentezza. Le un<strong>di</strong>ci... le un<strong>di</strong>ci e mezzo... mezzanotte. L'una. L'una<br />

e mezzo. Le due.<br />

Alle 2,10 sentì un rumore.<br />

Si mise in ascolto, restando sdraiata sul letto. Un lieve fruscio proveniva<br />

dal piano <strong>di</strong> sotto. Sapeva che lui avrebbe trovato il modo <strong>di</strong> entrare, se<br />

avesse voluto. Se Damon era deciso, nessuna serratura glielo avrebbe<br />

impe<strong>di</strong>to.<br />

<strong>La</strong> musica <strong>del</strong> sogno che aveva fatto a casa <strong>di</strong> Bonnie tintinnò nella sua<br />

mente, una manciata <strong>di</strong> malinconiche note argentine. Risvegliò dentro <strong>di</strong><br />

lei strane sensazioni. Come se si trovasse lei stessa in un sogno, si alzò e<br />

andò ad aspettare sulla soglia <strong>del</strong>la camera.<br />

<strong>Il</strong> corridoio era buio, ma i suoi occhi avevano avuto tempo per adattarsi.<br />

Vide la sagoma più scura salire le scale. Quando arrivò in cima, notò il<br />

rapido, mici<strong>di</strong>ale baluginio <strong>del</strong> suo sorriso.<br />

Restò in attesa, col viso cupo, finché lui la raggiunse e si fermò <strong>di</strong> fronte<br />

a lei, solo un metro <strong>di</strong> pavimento <strong>di</strong> legno a <strong>di</strong>viderli. <strong>La</strong> casa era nel più<br />

assoluto silenzio. Margaret dormiva dall'altra parte <strong>del</strong> corridoio; in fondo<br />

al passaggio, zia Ju<strong>di</strong>th riposava avvolta nei suoi sogni, inconsapevole <strong>di</strong><br />

quel che stava accadendo fuori <strong>del</strong>la sua porta.<br />

Damon non <strong>di</strong>sse niente, ma la guardò, abbracciando con lo sguardo la<br />

lunga camicia da notte bianca con il colletto alto <strong>di</strong> pizzo. Elena l'aveva<br />

scelta perché era la più semplice che aveva, ma evidentemente Damon la<br />

trovava seducente. Si costrinse a restare ferma, in silenzio, ma aveva la<br />

bocca asciutta e il cuore batteva con tonfi sor<strong>di</strong>. Era arrivato il momento.<br />

Fra un attimo avrebbe saputo.<br />

Fece un passo in<strong>di</strong>etro, senza una parola o un gesto d'invito, lasciando<br />

libera la soglia. Vide una scintilla accendersi negli occhi impenetrabili <strong>del</strong><br />

giovane, e lo vide avanzare impaziente verso <strong>di</strong> lei. Poi fermarsi.<br />

101


Era rimasto appena fuori <strong>del</strong>la sua camera, chiaramente turbato. Azzardò<br />

un altro passo ma non ci riuscì. Qualcosa sembrava impe<strong>di</strong>rgli <strong>di</strong> avanzare.<br />

Sul suo volto, la sorpresa lasciò il posto alla perplessità e poi alla rabbia.<br />

Alzò lo sguardo, gli occhi cercarono l'architrave, perlustrando il soffitto<br />

dall'altra parte <strong>del</strong>la soglia. Poi, quando tutto gli fu improvvisamente<br />

chiaro, la sua bocca si schiuse in un ringhio animale.<br />

In salvo all'interno <strong>del</strong>la stanza, Elena rise sommessamente. Aveva<br />

funzionato.<br />

«<strong>La</strong> mia camera e il soggiorno sono tutto quel che resta <strong>del</strong>la vecchia<br />

casa», gli <strong>di</strong>sse. «E, naturalmente, quella era un'abitazione <strong>di</strong>versa. Una in<br />

cui non sei stato invitato, e mai lo sarai».<br />

<strong>Il</strong> torace <strong>del</strong> giovane si alzava e abbassava in respiri rabbiosi, le narici<br />

<strong>di</strong>latate, gli occhi sconvolti. Emanava ondate <strong>di</strong> furia cieca. Sembrava che<br />

avesse voluto buttare giù le pareti con le sue stesse mani, contratte<br />

convulsamente in un accesso d'ira.<br />

L'esultanza e il sollievo <strong>di</strong>edero le vertigini a Elena. «È meglio che te ne<br />

vai, adesso», <strong>di</strong>sse. «Qui non c'è niente per te».<br />

Un attimo dopo, Damon la fulminò con uno sguardo minaccioso, poi si<br />

voltò. Ma non si <strong>di</strong>resse verso le scale. Fece un passo attraverso il<br />

corridoio e posò la mano sulla porta <strong>del</strong>la camera <strong>di</strong> Margaret.<br />

Elena si mosse prima <strong>di</strong> capire cosa stesse facendo. Si fermò sulla soglia<br />

e si aggrappò allo stipite <strong>del</strong>la porta, respirando a fatica.<br />

Damon girò <strong>di</strong> scatto la testa e le sorrise, un sorriso lento e cru<strong>del</strong>e. Girò<br />

la maniglia senza guardare. I suoi occhi, come specchi <strong>di</strong> ebano liquido,<br />

rimasero fissi su Elena.<br />

«A te la scelta», le <strong>di</strong>sse.<br />

Lei rimase immobile, sentendo dentro <strong>di</strong> sé tutto il gelo <strong>del</strong>l'inverno.<br />

Margaret era solo una bambina. Non lo avrebbe fatto; nessuno poteva<br />

essere un mostro tale da far <strong>del</strong> male a una bambina <strong>di</strong> quattro anni.<br />

Ma sul volto <strong>di</strong> Damon non c'era alcuna traccia <strong>di</strong> tenerezza o <strong>di</strong><br />

compassione. Era un predatore, un assassino, e i deboli erano la sua preda.<br />

Ripensò a quello spaventoso ringhio animale che aveva trasfigurato i suoi<br />

bei lineamenti, ed Elena sapeva che non avrebbe mai potuto abbandonare<br />

Margaret nelle sue mani.<br />

Tutto sembrava svolgersi al rallentatore. Guardò la mano <strong>di</strong> Damon<br />

posata sulla maniglia; guardò quegli occhi spietati. Stava già superando la<br />

soglia <strong>del</strong>la camera, lasciando <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> sé l'unico luogo sicuro che<br />

conosceva.<br />

102


<strong>La</strong> morte è in questa casa, aveva detto Bonnie. E adesso Elena era andata<br />

incontro alla morte <strong>di</strong> sua spontanea volontà. Chinò la testa per nascondere<br />

le lacrime <strong>di</strong> impotenza che le riempivano gli occhi. Era stato tutto inutile.<br />

Damon aveva vinto. Non alzò lo sguardo quando avanzò verso <strong>di</strong> lei. Ma<br />

sentì l'aria che le si muoveva intorno, facendola rabbrivi<strong>di</strong>re. E poi fu<br />

avvolta da una leggera, infinita oscurità, che la circondò come le ali <strong>di</strong> un<br />

grande uccello.<br />

13<br />

Elena si svegliò <strong>di</strong> colpo, sollevò le palpebre pesanti. <strong>La</strong> luce filtrava<br />

lungo i bor<strong>di</strong> <strong>del</strong>le tende. Muoversi le risultò faticoso, così rimase sdraiata<br />

sul letto, cercando <strong>di</strong> mettere insieme i pezzi <strong>di</strong> quel che era accaduto la<br />

notte prima.<br />

Damon. Damon era andato lì e aveva minacciato Margaret. E così Elena<br />

era andata da lui. Damon aveva vinto.<br />

Ma perché non aveva completato l'opera? Sollevò debolmente una mano<br />

per toccarsi il lato <strong>del</strong> collo, sapendo già cosa avrebbe trovato. Sì, erano lì:<br />

due piccole punture, doloranti e sensibili al tatto.<br />

Eppure era ancora viva. Si era fermato prima <strong>di</strong> mantenere la sua<br />

promessa. Perché?<br />

I suoi ricor<strong>di</strong> <strong>del</strong>le ultime ore erano confusi e in<strong>di</strong>stinti. Soltanto dei<br />

frammenti erano chiari. Gli occhi <strong>di</strong> Damon che si abbassavano a<br />

guardarla, occupando tutto il suo mondo. <strong>La</strong> puntura lancinante sulla gola.<br />

E, dopo, Damon che apriva la sua camicia, il suo sangue che sgorgava da<br />

un piccolo taglio sul collo.<br />

Le aveva fatto bere il suo sangue. Se fatto era la parola giusta. Non si<br />

ricordava <strong>di</strong> aver opposto alcuna resistenza o <strong>di</strong> aver provato alcuna<br />

repulsione. In quel momento, lo aveva desiderato.<br />

Ma non era morta, né gravemente indebolita. Non l'aveva trasformata in<br />

un <strong>vampiro</strong>. Ed era questo che non riusciva a capire.<br />

Lui non aveva regole morali, né una coscienza, ripeté a se stessa. Quin<strong>di</strong><br />

non era stata certo la pietà a fermarlo. Probabilmente vuole soltanto<br />

prolungare il gioco, farti soffrire ancora prima <strong>di</strong> ucciderti. O forse vuole<br />

che tu <strong>di</strong>venti come Vickie, con un piede nel regno <strong>del</strong>le ombre e uno in<br />

quello <strong>del</strong>la luce. E farti impazzire lentamente.<br />

Una cosa era sicura: non sarebbe stata così sciocca da credere che fosse<br />

stata una gentilezza da parte sua. Damon non era capace <strong>di</strong> gentilezza. O <strong>di</strong><br />

103


preoccuparsi per qualcuno che non fosse se stesso.<br />

Spinse da parte il lenzuolo e si alzò dal letto. Sentì zia Ju<strong>di</strong>th andare su e<br />

giù lungo il corridoio. Era lunedì mattina, e lei doveva prepararsi per<br />

andare a scuola.<br />

27 novembre, mercoledì<br />

Caro <strong><strong>di</strong>ario</strong>,<br />

è inutile fingere <strong>di</strong> non essere spaventata, perché lo sono. Domani è il Giorno <strong>del</strong><br />

Ringraziamento, e due giorni dopo sarà il Founders' Day. E ancora non ho trovato un<br />

modo per fermare Caroline e Tyler.<br />

Non so cosa fare. Se non riesco a recuperare il mio <strong><strong>di</strong>ario</strong>, Caroline lo leggerà<br />

davanti a tutti. E avrà l'occasione ideale per farlo: è una dei tre studenti <strong>del</strong>l'ultimo<br />

anno scelta per leggere poesie durante le cerimonie <strong>di</strong> chiusura. Scelta dal comitato<br />

scolastico, <strong>di</strong> cui è membro il padre <strong>di</strong> Tyler, dovrei aggiungere. Mi chiedo cosa<br />

penserà lui quando sarà tutto finito.<br />

Ma che <strong>di</strong>fferenza può fare? A meno che non riesca a escogitare un piano, quando<br />

tutto sarà finito niente avrà più importanza. E Stefan non ci sarà più, scacciato dalla<br />

città dai bravi citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Fell's Church. O morto, se non recupera un po' dei suoi<br />

Poteri. E se lui muore, morirò anch'io. È così semplice.<br />

Quin<strong>di</strong> devo trovare il modo <strong>di</strong> riprendere il <strong><strong>di</strong>ario</strong>. Devo.<br />

Ma non posso.<br />

Lo so, stai aspettando che lo <strong>di</strong>ca. Esiste un modo per prendere il mio <strong><strong>di</strong>ario</strong>... il<br />

modo <strong>di</strong> Damon. Tutto quel che ho bisogno <strong>di</strong> fare è accettare le sue con<strong>di</strong>zioni.<br />

Ma tu non sai quanto mi spaventi. Non solo perché Damon mi spaventa, ma perché<br />

ho paura <strong>di</strong> quel che accadrà se io e lui stiamo <strong>di</strong> nuovo insieme. Ho paura <strong>di</strong> quel che<br />

succederà a me... e a me e Stefan.<br />

Non posso più parlarne. È troppo sconvolgente. Mi sento così confusa e smarrita e<br />

sola. Non c'è nessuno a cui possa rivolgermi o con cui parlare. Nessuno che forse<br />

potrebbe capire.<br />

Cosa farò?<br />

28 novembre, giovedì, ore 23,30<br />

Caro <strong><strong>di</strong>ario</strong>,<br />

oggi le cose sembrano più chiare, forse perché ho preso una decisione. È una<br />

decisione che mi terrorizza, ma è meglio <strong>del</strong>l'unica alternativa che mi viene in mente.<br />

Racconterò tutto a Stefan.<br />

Ormai è l'unica cosa che posso fare. Sabato sarà il Founders' Day e io non ho<br />

escogitato alcun piano. Ma forse Stefan ci riuscirà, se si rende conto <strong>di</strong> quanto la<br />

situazione sia <strong>di</strong>sperata. Domani passerò l'intera giornata al pensionato, e quando sarò<br />

lì ho intenzione <strong>di</strong> raccontargli tutto quel che avrei dovuto <strong>di</strong>rgli fin dall'inizio.<br />

Tutto. Anche riguardo a Damon.<br />

Non so cosa <strong>di</strong>rà. Nei miei sogni continuo a ricordare il suo viso. <strong>Il</strong> modo in cui mi<br />

ha guardata, con rabbia e amarezza. Come se non mi amasse affatto. Se mi guarda<br />

104


così domani...<br />

Oh, sono terrorizzata. Ho lo stomaco sottosopra. Ho toccato appena la cena <strong>del</strong><br />

Giorno <strong>del</strong> Ringraziamento... e non riesco a stare ferma. Mi sento come se potessi<br />

andare in mille pezzi. Andare a dormire, stasera? Ah.<br />

Ti prego, fa' che Stefan capisca. Ti prego, fa' che Stefan mi perdoni.<br />

<strong>La</strong> cosa più buffa è che volevo <strong>di</strong>ventare una persona migliore per lui. Volevo<br />

meritarmi il suo amore. Stefan ha queste idee sull'onore, su quel che è giusto e<br />

sbagliato. E adesso, quando scoprirà come gli ho mentito finora, cosa penserà <strong>di</strong> me?<br />

Riuscirà a credere che stavo solo cercando <strong>di</strong> proteggerlo? Si fiderà ancora <strong>di</strong> me?<br />

Lo saprò domani. Oh, Dio, vorrei che fosse già domani. Non so come riuscirò a<br />

sopravvivere fino ad allora.<br />

Elena scivolò fuori <strong>di</strong> casa senza <strong>di</strong>re a zia Ju<strong>di</strong>th dove stesse andando.<br />

Era stanca <strong>di</strong> raccontare bugie, ma non voleva affrontare l'agitazione che si<br />

sarebbe inevitabilmente creata se avesse detto che andava da Stefan. Da<br />

quando Damon era stato a cena da loro, zia Ju<strong>di</strong>th aveva parlato <strong>di</strong> lui,<br />

facendo allusioni velate, e anche più esplicite, in ogni conversazione. E<br />

Robert non era stato da meno. A volte Elena aveva pensato che fosse lui a<br />

incoraggiare zia Ju<strong>di</strong>th.<br />

Si appoggiò stancamente al campanello <strong>del</strong> portone <strong>del</strong> pensionato.<br />

Dov'era la signora Flowers in quei giorni? Quando la porta finalmente si<br />

aprì, c'era Stefan.<br />

Era vestito per uscire, con il bavero <strong>del</strong>la giacca tirato su. «Ho pensato<br />

che potremmo andare a fare una passeggiata», <strong>di</strong>sse.<br />

«No». Elena fu risoluta. Non riuscì a sorridergli in modo spontaneo, così<br />

lasciò perdere. Disse: «An<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> sopra, Stefan, va bene? C'è qualcosa <strong>di</strong><br />

cui dobbiamo parlare».<br />

<strong>Il</strong> giovane la guardò per un momento, sorpreso. Dalla sua espressione<br />

doveva trapelare qualcosa, perché il viso <strong>di</strong> Stefan si irrigidì e si rabbuiò.<br />

Fece un respiro profondo e annuì. Senza <strong>di</strong>re una parola, si voltò e le fece<br />

strada verso la sua camera.<br />

I bauli, i cassettoni e gli scaffali erano stati rimessi da tempo al loro<br />

posto, ovviamente. Ma Elena sentì come se lo stesse notando per la prima<br />

volta. Per qualche ragione, pensò alla prima sera che era stata lì, quando<br />

Stefan l'aveva liberata dalla <strong>di</strong>sgustosa stretta <strong>di</strong> Tyler. Fece scorrere lo<br />

sguardo sugli oggetti sopra il cassettone: i fiorini d'oro <strong>del</strong> XV secolo, il<br />

pugnale con l'impugnatura d'avorio, il piccolo scrigno <strong>di</strong> ferro con il<br />

coperchio incernierato. Quella sera aveva cercato <strong>di</strong> aprirlo e Stefan lo<br />

aveva chiuso <strong>di</strong> colpo.<br />

Si voltò. Lui era in pie<strong>di</strong> accanto alla finestra, stagliandosi contro il<br />

105


ettangolo <strong>di</strong> cielo grigio e cupo. Ogni giorno <strong>del</strong>la settimana era stato<br />

freddo e nebbioso, e anche questo non faceva eccezione. L'espressione <strong>di</strong><br />

Stefan rifletteva il tempo all'esterno.<br />

«Allora», <strong>di</strong>sse in tono pacato, «<strong>di</strong> cosa dobbiamo parlare?».<br />

Le rimaneva un ultimo minuto per scegliere, poi Elena accettò il rischio.<br />

Allungò una mano verso il piccolo scrigno <strong>di</strong> ferro e lo aprì.<br />

All'interno, un nastro <strong>di</strong> seta color albicocca emanò un tenue riflesso <strong>di</strong><br />

luce. <strong>Il</strong> suo nastro per i capelli. Le ricordò l'estate, quei giorni d'estate che<br />

ora sembravano così lontani. Lo raccolse nella mano e lo porse a Stefan.<br />

«Di questo», <strong>di</strong>sse.<br />

Stefan aveva fatto un passo in avanti quando lei aveva toccato lo<br />

scrigno, ma ora sembrava perplesso e sorpreso. «Di quello?»<br />

«Sì. Perché io sapevo che era lì, Stefan. L'ho scoperto molto tempo fa,<br />

un giorno che sei uscito dalla camera per qualche minuto. Non so perché<br />

volevo sapere cosa ci fosse dentro lo scrigno, ma non ho potuto resistere.<br />

Così ho trovato il nastro. E poi...». S'interruppe e si fece coraggio. «Poi<br />

l'ho scritto nel mio <strong><strong>di</strong>ario</strong>».<br />

Stefan appariva sempre più sconcertato, come se non fosse questo quel<br />

che si aspettava. Elena cercò le parole giuste.<br />

«L'ho scritto perché pensavo che fosse la prova che tu ti eri sempre<br />

interessato a me, abbastanza da raccoglierlo e conservarlo. Non ho mai<br />

pensato che potesse costituire la prova <strong>di</strong> qualcos'altro».<br />

Poi, all'improvviso, cominciò a parlare in fretta. Gli <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> aver portato<br />

il <strong><strong>di</strong>ario</strong> a casa <strong>di</strong> Bonnie, <strong>di</strong> come era stato rubato. Gli <strong>di</strong>sse dei biglietti<br />

che aveva trovato, <strong>di</strong> aver capito che era Caroline a metterli in giro. E poi,<br />

<strong>di</strong>stogliendo lo sguardo e passando nervosamente fra le <strong>di</strong>ta il nastro<br />

colorato, gli descrisse il piano <strong>di</strong> Tyler e Caroline.<br />

Alla fine quasi le mancò la voce. «Da allora ho avuto così tanta paura»,<br />

sussurrò, gli occhi fissi sul nastro. «Paura che tu ti arrabbiassi con me.<br />

Paura <strong>di</strong> quel che hanno intenzione <strong>di</strong> fare quei due. Solo paura. Ho<br />

cercato <strong>di</strong> recuperare il <strong><strong>di</strong>ario</strong>, Stefan, sono andata persino a casa <strong>di</strong><br />

Caroline. Ma l'ha nascosto troppo bene. E ci ho pensato e ripensato, ma<br />

non riesco a trovare alcun modo per impe<strong>di</strong>rle <strong>di</strong> leggerlo». Finalmente<br />

alzò gli occhi verso <strong>di</strong> lui. «Sono desolata».<br />

«Devi esserlo!», le <strong>di</strong>sse, facendola trasalire con la sua veemenza. Elena<br />

sentì il sangue defluire dalle guance. Ma Stefan stava ancora parlando.<br />

«Devi sentirti desolata per avermi tenuto all'oscuro <strong>di</strong> tutto quando avrei<br />

potuto aiutarti. Elena, perché non me l'hai detto?»<br />

106


«Perché è tutta colpa mia. E ho fatto un sogno...». Cercò <strong>di</strong> descrivere<br />

come lui le era apparso nel sogno, l'amarezza, l'accusa nei suoi occhi.<br />

«Penso che morirei se tu mi guardassi davvero in quel modo», concluse<br />

miseramente.<br />

Ma l'espressione con cui Stefan la stava guardando adesso era un misto<br />

<strong>di</strong> sollievo e <strong>di</strong> stupore. «Allora era questo», <strong>di</strong>sse, quasi mormorando fra<br />

sé e sé. «Era questo che ti tormentava».<br />

Elena aprì la bocca, ma lui non aveva finito. «Sapevo che c'era qualcosa<br />

che non andava. Sapevo che mi nascondevi qualcosa. Ma pensavo...».<br />

Scosse la testa, e le labbra si aprirono in un sorriso obliquo. «Ora non ha<br />

più importanza. Non volevo invadere la tua privacy. Non volevo neanche<br />

fare domande. E per tutto il tempo tu ti sei preoccupata <strong>di</strong> proteggere me».<br />

<strong>La</strong> lingua <strong>di</strong> Elena era bloccata contro il palato. Anche le parole<br />

sembravano essersi bloccate. C'era qualcos'altro, pensò, ma non poteva<br />

<strong>di</strong>rlo, non quando gli occhi <strong>di</strong> Stefan la guardavano in quel modo, non<br />

quando aveva quella luce sul volto.<br />

«Quando hai detto che oggi dovevamo parlare, pensavo che avessi<br />

cambiato idea su <strong>di</strong> me», le <strong>di</strong>sse semplicemente, senza<br />

autocommiserazione. «E non ti avrei biasimata. E invece...». Scosse <strong>di</strong><br />

nuovo la testa. «Elena», <strong>di</strong>sse, e poi Elena fu fra le sue braccia.<br />

Era così bello trovarsi lì, così giusto. Non si era mai resa conto <strong>di</strong> quanto<br />

le cose fossero andate avanti in modo sbagliato fra loro fino a quel<br />

momento, in cui tutto si era chiarito. Era questo che lei ricordava, la<br />

sensazione provata quella prima, splen<strong>di</strong>da sera in cui Stefan l'aveva tenuta<br />

fra le braccia. Tutta la dolcezza e la tenerezza <strong>del</strong> mondo si raccolsero in<br />

mezzo a loro. Elena si sentì a casa, era quello il suo posto. E lo sarebbe<br />

stato per sempre.<br />

Tutto il resto fu <strong>di</strong>menticato.<br />

Come i primi giorni, Elena sentì che poteva quasi leggere i pensieri <strong>di</strong><br />

Stefan. C'era un legame fra loro, erano uno parte <strong>del</strong>l'altra. I loro cuori<br />

battevano all'unisono.<br />

Mancava solo una cosa perché tutto fosse perfetto. Elena lo sapeva, e<br />

tirò in<strong>di</strong>etro i capelli, scostandoli dal lato <strong>del</strong> collo. E questa volta Stefan<br />

non protestò né la respinse. Invece <strong>di</strong> un rifiuto, le comunicò un senso <strong>di</strong><br />

profonda accettazione... e <strong>di</strong> profondo bisogno.<br />

Sentimenti <strong>di</strong> amore, <strong>di</strong> piacere, <strong>di</strong> comprensione la travolsero, e con<br />

gioia incredula si rese conto che erano gli stessi <strong>di</strong> Stefan. Per un attimo, si<br />

riconobbe nei suoi occhi, e percepì quanto lui la amasse. Sarebbe stato<br />

107


terribile se lei non lo avesse ricambiato con la stessa profon<strong>di</strong>tà.<br />

Non provò dolore quando i suoi denti le penetrarono nel collo. E non le<br />

venne in mente che, senza pensarci, gli aveva offerto il lato <strong>del</strong> collo non<br />

segnato... anche se le ferite lasciate da Damon erano ormai guarite.<br />

Lo tenne stretto quando lui tentò <strong>di</strong> sollevare la testa. Ma lui fu<br />

irremovibile, e alla fine dovette lasciarlo andare. Tenendola ancora fra le<br />

braccia, cercò a tastoni sul cassettone il magnifico pugnale con<br />

l'impugnatura d'avorio, e con un solo rapido gesto fece sgorgare il proprio<br />

sangue.<br />

Quando Elena sentì cedere le ginocchia, Stefan la fece sedere sul letto. E<br />

poi si tennero stretti, ignari <strong>del</strong> tempo che passava e <strong>di</strong> tutto il resto. Sentì<br />

che esistevano solo lei e Stefan.<br />

«Ti amo», le <strong>di</strong>sse con dolcezza.<br />

In un primo momento Elena, con la mente piacevolmente confusa, si<br />

limitò ad accogliere quelle parole. Poi, con un brivido <strong>di</strong> tenerezza, si rese<br />

conto <strong>di</strong> quel che le aveva detto.<br />

<strong>La</strong> amava. L'aveva sempre saputo, ma lui non l'aveva mai detto prima <strong>di</strong><br />

allora.<br />

«Ti amo, Stefan», gli sussurrò a sua volta. Rimase sorpresa quando lui si<br />

mosse scostandosi leggermente da lei, finché capì cosa stava per fare.<br />

Infilando la mano dentro il pullover, tirò fuori la catenina che portava al<br />

collo fin da quando l'aveva conosciuto. Alla catena era appeso un anello<br />

d'oro, finemente lavorato, tempestato <strong>di</strong> lapislazzuli.<br />

L'anello <strong>di</strong> Katherine. Davanti agli occhi <strong>di</strong> Elena, si tolse la catenina e<br />

aprì il fermaglio, sfilando la <strong>del</strong>icata fascetta d'oro.<br />

«Quando Katherine morì», <strong>di</strong>sse, «ho pensato che non avrei mai potuto<br />

amare un'altra donna. Anche se sapevo che lei lo avrebbe desiderato per<br />

me, ero certo che non sarebbe mai potuto accadere. Ma mi sbagliavo».<br />

Esitò un momento, poi riprese a parlare.<br />

«Ho tenuto l'anello perché era un simbolo <strong>di</strong> Katherine. Così avrei<br />

potuto conservarla nel mio cuore. Ma ora vorrei che fosse simbolo <strong>di</strong><br />

qualcos'altro». Esitò ancora, quasi timoroso <strong>di</strong> incontrare il suo sguardo.<br />

«Considerando come stanno le cose, non ho alcun <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> chiedertelo.<br />

Ma, Elena...». Per qualche istante cercò <strong>di</strong> finire il <strong>di</strong>scorso, ma poi<br />

rinunciò, cercando silenziosamente i suoi occhi.<br />

Elena non riusciva a parlare. Quasi a respirare. Ma Stefan interpretò<br />

male il suo silenzio. <strong>La</strong> speranza nei suoi occhi si spense, e <strong>di</strong>stolse lo<br />

sguardo.<br />

108


«Hai ragione», le <strong>di</strong>sse. «È assolutamente impossibile. Ci sono troppe<br />

<strong>di</strong>fficoltà... a causa mia. Per ciò che sono. Nessuna come te dovrebbe<br />

legarsi a uno come me. Non avrei dovuto neanche proporti...».<br />

«Stefan!», intervenne Elena. «Stefan, se stai zitto un momento...».<br />

«...quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>mentica quel che ti ho detto...».<br />

«Stefan!», ripeté. «Stefan, guardami».<br />

Lentamente, obbedì, girandosi verso <strong>di</strong> lei. <strong>La</strong> guardò negli occhi, e<br />

quell'aria <strong>di</strong> severa autocondanna svanì dal suo viso, per lasciare il posto a<br />

uno sguardo che fece mancare il respiro a Elena. Poi, sempre misurando<br />

ogni gesto, prese la mano che lei gli stava porgendo. Mentre si guardavano<br />

negli occhi, le infilò l'anello al <strong>di</strong>to.<br />

Era <strong>del</strong>la sua misura, come se fosse stato creato per lei. L'oro proiettò<br />

bagliori vivaci nella luce e la pietra brillò <strong>di</strong> un blu intenso, come un lago<br />

limpido circondato da neve intatta.<br />

«Dobbiamo tenerlo nascosto per un po'», <strong>di</strong>sse, avvertendo il tremito<br />

nella sua voce. «A zia Ju<strong>di</strong>th prenderà un colpo se scopre che mi sono<br />

fidanzata prima <strong>di</strong> <strong>di</strong>plomarmi. Ma la prossima estate compirò <strong>di</strong>ciotto<br />

anni, e non potrà fermarci».<br />

«Elena, sei sicura che è questo che desideri? Non sarà facile vivere<br />

insieme a me. Sarò sempre <strong>di</strong>verso da te, per quanto possa sforzarmi. Se<br />

mai vorrai cambiare idea...».<br />

«Finché mi amerai, non cambierò mai idea».<br />

<strong>La</strong> prese <strong>di</strong> nuovo fra le braccia, e lei si sentì avvolgere da un senso <strong>di</strong><br />

pace e <strong>di</strong> appagamento. Ma c'era ancora un timore che le rodeva come un<br />

tarlo nella testa.<br />

«Stefan, riguardo a domani... se Caroline e Tyler mettono in pratica il<br />

loro piano, non avrà importanza che io cambi idea o meno».<br />

«Allora dovremo solo assicurarci che non lo mettano in pratica. Se<br />

Bonnie e Mere<strong>di</strong>th mi daranno una mano, penso <strong>di</strong> poter trovare un modo<br />

per riprendere il <strong><strong>di</strong>ario</strong> da Caroline. Ma anche se non ci riesco, non<br />

scapperò. Non ti lascerò, Elena; intendo restare e <strong>lotta</strong>re».<br />

«Ma ti faranno <strong>del</strong> male, Stefan. Non posso sopportarlo».<br />

«E io non posso lasciarti. Siamo d'accordo. <strong>La</strong>scia che mi preoccupi io<br />

<strong>del</strong> resto; troverò il modo. E se non... be', costi quel che costi, resterò con<br />

te. Staremo insieme».<br />

«Staremo insieme», ripeté Elena, e appoggiò la testa sulla sua spalla,<br />

felice <strong>di</strong> smettere <strong>di</strong> pensare per un po' e <strong>di</strong> poter semplicemente esistere.<br />

109


29 novembre, venerdì<br />

Caro <strong><strong>di</strong>ario</strong>,<br />

è tar<strong>di</strong> ma non riesco a dormire. Sembra che non abbia più bisogno <strong>di</strong> dormire<br />

tanto come prima.<br />

Ci siamo, domani è il gran giorno.<br />

Questa sera abbiamo parlato con Bonnie e Mere<strong>di</strong>th. <strong>Il</strong> piano <strong>di</strong> Stefan è<br />

semplicissimo. <strong>Il</strong> punto è che non importa dove Caroline abbia potuto nascondere il<br />

<strong><strong>di</strong>ario</strong>, domani lo dovrà tirare fuori per portarlo con sé. Ma le nostre letture sono<br />

l'ultimo punto <strong>del</strong> programma, e lei prima dovrà partecipare alla sfilata e a tutto il<br />

resto. Nel frattempo, dovrà sistemare il <strong><strong>di</strong>ario</strong> da qualche parte. Quin<strong>di</strong>, se noi non la<br />

per<strong>di</strong>amo d'occhio dal momento in cui esce <strong>di</strong> casa fino a quando salirà sul palco,<br />

dovremmo riuscire a vedere dove lo nasconderà. E dal momento che lei non<br />

immagina neanche che noi abbiamo dei sospetti, non starà in guar<strong>di</strong>a.<br />

Ed è a quel punto che lo recupereremo.<br />

<strong>Il</strong> motivo per cui il piano avrà successo è che tutti quelli che parteciperanno al<br />

programma indosseranno abiti d'epoca. <strong>La</strong> signora Grimesby, la bibliotecaria, ci<br />

aiuterà a mettere i nostri vestiti <strong>del</strong> XIX secolo prima <strong>del</strong>la sfilata, e nessuno potrà<br />

indossare o portare con sé niente che non sia parte <strong>del</strong> costume. Né borse, né zaini, né<br />

<strong>di</strong>ari! Caroline dovrà lasciarlo prima o poi.<br />

<strong>La</strong> sorveglieremo a turno. Bonnie aspetterà fuori casa <strong>di</strong> Caroline per vedere cosa<br />

si porterà quando uscirà. Io la terrò d'occhio durante la vestizione a casa <strong>del</strong>la signora<br />

Grimesby. Poi, durante la sfilata, Stefan e Mere<strong>di</strong>th entreranno nella casa – o nella<br />

macchina dei Forbes, se è lì il posto in cui ha lasciato il <strong><strong>di</strong>ario</strong> – e completeranno<br />

l'opera.<br />

Non vedo come possa fallire. E non so <strong>di</strong>rti quanto mi senta meglio. È così bello<br />

poter con<strong>di</strong>videre questo problema con Stefan. Ho imparato la lezione: non gli<br />

nasconderò più niente.<br />

Domani indosserò l'anello. Se la signora Grimesby mi chiederà qualcosa, le <strong>di</strong>rò<br />

che è ad<strong>di</strong>rittura più antico <strong>del</strong> XIX secolo, che risale al Rinascimento italiano. Non<br />

vedo l'ora <strong>di</strong> vedere la sua faccia quando glielo <strong>di</strong>rò.<br />

Ora è meglio che cerco <strong>di</strong> dormire un po'. Spero <strong>di</strong> non sognare.<br />

14<br />

Bonnie tremava dal freddo, in attesa fuori <strong>del</strong>l'alto e<strong>di</strong>ficio vittoriano.<br />

Quella mattina l'aria era gelida, e sebbene fossero già le otto il sole tardava<br />

ancora a farsi vedere. <strong>Il</strong> cielo era un unico, fitto banco <strong>di</strong> nubi bianche e<br />

grigie, che lasciavano filtrare una strana luce crepuscolare.<br />

Stava battendo i pie<strong>di</strong> e sfregandosi le mani per scaldarsi, quando il<br />

portone dei Forbes si aprì. Bonnie in<strong>di</strong>etreggiò <strong>di</strong> poco <strong>di</strong>etro i cespugli<br />

che aveva scelto come rifugio, e rimase a osservare la famiglia che si<br />

<strong>di</strong>rigeva verso la macchina. <strong>Il</strong> signor Forbes aveva con sé solo una<br />

110


macchina fotografica. <strong>La</strong> signora Forbes una borsetta e una se<strong>di</strong>a<br />

pieghevole. Daniel Forbes, il fratello minore <strong>di</strong> Caroline, portava un'altra<br />

se<strong>di</strong>a. E Caroline...<br />

Bonnie si sporse in avanti, il respiro le uscì in un sibilo <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione.<br />

Caroline indossava un paio <strong>di</strong> jeans e un pullover pesante, e aveva in mano<br />

una specie <strong>di</strong> sacca bianca chiusa con un cordoncino. Non molto grande,<br />

ma quanto bastava per contenere un piccolo <strong><strong>di</strong>ario</strong>.<br />

Esultante per la riuscita <strong>del</strong>l'impresa, Bonnie aspettò <strong>di</strong>etro il cespuglio<br />

che la macchina si allontanasse. Poi si <strong>di</strong>resse verso l'angolo fra Thrush<br />

Street e Hawthorne Drive.<br />

«Qui, zia Ju<strong>di</strong>th. All'angolo».<br />

<strong>La</strong> macchina rallentò fino a fermarsi, e Bonnie scivolò sul se<strong>di</strong>le<br />

posteriore accanto a Elena.<br />

«Ha con sé una sacca bianca chiusa con un cordoncino», bisbigliò<br />

nell'orecchio <strong>di</strong> Elena appena zia Ju<strong>di</strong>th ripartì.<br />

Un fremito <strong>di</strong> eccitazione attraversò Elena, che strinse la mano <strong>di</strong><br />

Bonnie. «Bene», sussurrò. «Ora ve<strong>di</strong>amo se la porta in casa <strong>del</strong>la signora<br />

Grimesby. Altrimenti, <strong>di</strong>' a Mere<strong>di</strong>th che deve essere nella macchina».<br />

Bonnie fece un cenno <strong>di</strong> assenso e ricambiò la stretta <strong>di</strong> Elena.<br />

Arrivarono a casa <strong>del</strong>la signora Grimesby appena in tempo per vedere<br />

Caroline entrare con una sacca bianca appesa al braccio. Bonnie ed Elena<br />

si scambiarono un'occhiata. Ora toccava a Elena vedere dove Caroline<br />

l'avrebbe posata all'interno <strong>del</strong>la casa.<br />

«Scendo anch'io qui, signorina Gilbert», <strong>di</strong>sse Bonnie quando Elena<br />

saltò giù dalla macchina. Avrebbe atteso fuori insieme a Mere<strong>di</strong>th finché<br />

Elena fosse stata in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>re loro dove era la borsa. L'importante era<br />

non permettere che Caroline sospettasse qualcosa.<br />

<strong>La</strong> signora Grimesby, che aprì la porta a Elena, era la bibliotecaria <strong>di</strong><br />

Fell's Church. Anche la sua casa sembrava una biblioteca: c'erano scaffali<br />

ovunque e libri accatastati sul pavimento. Era anche la custode dei<br />

manufatti storici <strong>di</strong> Fell's Church, inclusi gli abiti che erano stati conservati<br />

sin dalla nascita <strong>del</strong>la città.<br />

In quel preciso momento la casa risuonava <strong>di</strong> voci giovanili, e le camere<br />

da letto erano piene <strong>di</strong> studenti impegnati a spogliarsi dei propri vestiti. <strong>La</strong><br />

signora Grimesby vigilava sempre sui costumi per lo spettacolo<br />

rievocativo. Elena stava per chiedere <strong>di</strong> essere messa nella stanza insieme<br />

a Caroline, ma non fu necessario. <strong>La</strong> signora Grimesby la stava già<br />

111


accompagnando dentro la camera.<br />

Caroline, nella sua elegante biancheria, rivolse a Elena quel che voleva<br />

indubbiamente essere uno sguardo noncurante, ma Elena colse la velenosa<br />

esultanza che nascondeva. Tenne gli occhi abbassati sulla pila <strong>di</strong> indumenti<br />

che la signora Grimesby stava raccogliendo dal letto.<br />

«Ecco, Elena. Uno dei nostri capi meglio conservati... e tutto autentico,<br />

persino i nastri. Pensiamo che questo abito sia appartenuto a Honoria<br />

Fell».<br />

«È meraviglioso», <strong>di</strong>sse Elena, mentre la signora Grimesby <strong>di</strong>stendeva<br />

le pieghe <strong>del</strong>la leggera stoffa bianca. «Che tessuto è?»<br />

«Mussola <strong>del</strong>la Moravia e garza <strong>di</strong> seta. Visto che oggi fa piuttosto<br />

freddo, puoi indossarci sopra questa giacca <strong>di</strong> velluto». <strong>La</strong> bibliotecaria<br />

in<strong>di</strong>cò un capo color rosa polvere appeso allo schienale <strong>di</strong> una se<strong>di</strong>a.<br />

Quando cominciò a cambiarsi d'abito, Elena lanciò un'occhiata furtiva a<br />

Caroline. Sì, la sacca c'era, ai pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> Caroline. Considerò se poteva<br />

afferrarla, ma la signora Grimesby era già rientrata nella camera.<br />

L'abito in mussola era molto semplice, la stoffa vaporosa era fermata<br />

sotto il seno da un nastro <strong>di</strong> un rosa pallido. Le maniche leggermente a<br />

sbuffo arrivavano al gomito ed erano fermate con un nastro <strong>del</strong>lo stesso<br />

colore. Le linee dei mo<strong>del</strong>li agli inizi <strong>del</strong> XIX secolo erano abbastanza<br />

morbide da adattarsi a una ragazza <strong>del</strong> XX secolo – almeno se era snella.<br />

Elena sorrise quando la signora Grimesby la portò davanti allo specchio.<br />

«Davvero è appartenuto a Honoria Fell?», chiese, pensando alla figura<br />

marmorea <strong>del</strong>la dama <strong>di</strong>stesa sulla tomba nella chiesa <strong>di</strong>roccata.<br />

«Così si <strong>di</strong>ce, comunque», rispose la signora Grimesby. «Lei parla <strong>di</strong> un<br />

abito come questo nel suo <strong><strong>di</strong>ario</strong>, quin<strong>di</strong> possiamo esserne sicuri».<br />

«Teneva un <strong><strong>di</strong>ario</strong>?». Elena trasalì.<br />

«Oh, sì. Lo conservo in una scatola nel soggiorno; te lo mostrerò mentre<br />

usciamo. Ora, per la giacca... oh, che cos'è?».<br />

Qualcosa <strong>di</strong> viola fluttuò sul pavimento quando Elena prese in mano la<br />

giacca.<br />

L'espressione sul suo viso si irrigidì. Afferrò il biglietto prima che la<br />

signora Grimesby avesse il tempo <strong>di</strong> chinarsi, e lo lesse <strong>di</strong> sfuggita.<br />

Una sola riga. Si ricordò <strong>di</strong> averla scritta sul suo <strong><strong>di</strong>ario</strong> il 4 settembre, il<br />

primo giorno <strong>di</strong> scuola. Solo che dopo averla scritta l'aveva cancellata con<br />

un tratto <strong>di</strong> penna. Le parole sul foglio non erano cancellate, erano chiare e<br />

marcate.<br />

112


Oggi succederà qualcosa <strong>di</strong> terribile.<br />

Elena riuscì a stento a trattenersi dal saltare addosso a Caroline<br />

agitandole il foglio davanti alla faccia. Ma così avrebbe rovinato tutto. Si<br />

costrinse a mantenere la calma, mentre accartocciava il pezzetto <strong>di</strong> carta e<br />

lo gettava nel cestino.<br />

«È solo cartaccia», <strong>di</strong>sse, e tornò a guardare la signora Grimesby,<br />

irrigidendo le spalle. Caroline non <strong>di</strong>sse niente, ma Elena sentì i suoi occhi<br />

ver<strong>di</strong> esultanti che si posavano su <strong>di</strong> lei.<br />

Ti faccio vedere io, pensò. Appena riavrò il <strong><strong>di</strong>ario</strong>. Lo brucerò, e poi io e<br />

te faremo quattro chiacchiere.<br />

Rivolta alla signora Grimesby, <strong>di</strong>sse: «Sono pronta».<br />

«Anche io», <strong>di</strong>sse Caroline in tono falsamente modesto. Elena adottò<br />

uno sguardo <strong>di</strong> fredda in<strong>di</strong>fferenza quando passò in rassegna l'altra<br />

ragazza. L'abito verde pallido <strong>di</strong> Caroline con lunghe fasce ver<strong>di</strong> e bianche<br />

non era affatto grazioso quanto il suo.<br />

«Splen<strong>di</strong>do. Voi ragazze andate avanti e aspettate che vi vengano a<br />

prendere. Oh, Caroline, non <strong>di</strong>menticare la tua borsetta a rete».<br />

«No, certo», <strong>di</strong>sse Caroline, sorridendo, e allungò la mano verso la sacca<br />

ai suoi pie<strong>di</strong>.<br />

Fu una fortuna che da quella posizione non poté vedere il viso <strong>di</strong> Elena,<br />

perché in quell'istante l'espressione <strong>di</strong> fredda in<strong>di</strong>fferenza si infranse in<br />

mille pezzi. Elena restò a fissare, come stor<strong>di</strong>ta, Caroline che legava la<br />

borsa alla cintura.<br />

<strong>Il</strong> suo stupore non sfuggì alla signora Grimesby. «Quella è una borsetta a<br />

rete, l'antenata <strong>del</strong>le nostre borse moderne», le spiegò gentilmente<br />

l'anziana signora. «Le dame usavano riporvi i guanti e il ventaglio.<br />

Caroline è passata a prenderla all'inizio <strong>del</strong>la settimana così ha potuto<br />

riparare le guarnizioni <strong>di</strong> perline... davvero carino da parte sua».<br />

«Davvero carino», riuscì a <strong>di</strong>re Elena con voce strozzata. Doveva uscire<br />

<strong>di</strong> lì o qualcosa <strong>di</strong> terribile sarebbe successo in quel preciso istante. Stava<br />

per gridare – o stendere a terra Caroline – o esplodere. «Ho bisogno <strong>di</strong> un<br />

po' d'aria fresca», <strong>di</strong>sse. Fuggì da quella stanza e da quella casa,<br />

precipitandosi fuori.<br />

Bonnie e Mere<strong>di</strong>th la aspettavano nella macchina <strong>di</strong> Mere<strong>di</strong>th. <strong>Il</strong> cuore<br />

<strong>di</strong> Elena batteva in modo strano quando raggiunse le amiche e infilò la<br />

testa nel finestrino.<br />

«È stata più furba <strong>di</strong> noi», <strong>di</strong>sse semplicemente. «Quella borsa fa parte<br />

113


<strong>del</strong> costume, e la indosserà per tutto il giorno».<br />

Bonnie e Mere<strong>di</strong>th la fissarono con gli occhi sgranati, poi si<br />

scambiarono lo stesso sguardo attonito.<br />

«Ma... allora, cosa facciamo?», domandò Bonnie.<br />

«Non lo so». Con doloroso sgomento, alla fine ne prese coscienza. «Non<br />

lo so!».<br />

«Possiamo continuare a tenerla d'occhio. Magari si toglierà la borsa a<br />

pranzo o qualcosa <strong>del</strong> genere...». Ma il tono <strong>di</strong> Mere<strong>di</strong>th non sembrò<br />

convincente. Conoscevano tutte la verità, pensò Elena, e la verità era che<br />

non c'era speranza. Avevano perso.<br />

Bonnie guardò nello specchietto retrovisore, poi si girò sul se<strong>di</strong>le. «È la<br />

tua carrozza».<br />

Elena si volse. Due cavalli bianchi tiravano lungo la strada un calesse<br />

abilmente restaurato. Carta crespa era infilata fra i raggi <strong>del</strong>le ruote, alcune<br />

felci decoravano i se<strong>di</strong>li, e un grande striscione sulla fiancata proclamava:<br />

«Lo Spirito <strong>di</strong> Fell's Church».<br />

Elena ebbe solo il tempo <strong>di</strong> lanciare un ultimo <strong>di</strong>sperato messaggio.<br />

«Tenetela d'occhio», <strong>di</strong>sse. «E se mai ci sarà un momento in cui è sola...».<br />

Poi dovette andare.<br />

Ma nel corso <strong>di</strong> quella lunga, terribile mattinata, non ci fu mai un<br />

momento in cui Caroline rimase da sola. Era circondata da una folla <strong>di</strong><br />

spettatori.<br />

Per Elena, la sfilata fu un'autentica tortura. Seduta nel calesse accanto al<br />

sindaco e a sua moglie, cercava <strong>di</strong> sorridere, <strong>di</strong> sembrare normale. Ma il<br />

sordo terrore che provava era come un peso che le schiacciava il petto.<br />

Da qualche parte davanti a lei, fra le bande in marcia e le squadre <strong>di</strong><br />

majorette e le decapottabili, c'era Caroline. Elena si era <strong>di</strong>menticata <strong>di</strong><br />

informarsi su quale fosse il suo carro. Forse il primo carro <strong>del</strong>la scuola;<br />

sarebbe stato pieno <strong>di</strong> bambini in costume.<br />

Non aveva importanza. Dovunque fosse stata Caroline, avrebbe avuto<br />

addosso gli occhi <strong>di</strong> mezza città.<br />

<strong>Il</strong> pranzo che fece seguito alla sfilata si svolse nella mensa <strong>del</strong>la scuola<br />

superiore. Elena era bloccata a un tavolo con il sindaco Dawley e sua<br />

moglie. Caroline era a un tavolo vicino; Elena riusciva a vedere la sua<br />

lucida chioma castano dorato. E seduto accanto a lei, spesso incombente su<br />

<strong>di</strong> lei in modo possessivo, c'era Tyler Smallwood.<br />

Elena si trovò nella posizione ideale per seguire il piccolo dramma che si<br />

svolse a circa metà <strong>del</strong> pranzo. <strong>Il</strong> cuore le balzò in gola quando vide<br />

114


Stefan, con fare <strong>di</strong>sinvolto, passare accanto al tavolo <strong>di</strong> Caroline.<br />

Si era rivolto a Caroline. Elena continuò a guardare, <strong>di</strong>menticandosi<br />

persino <strong>di</strong> giocherellare con il cibo ancora intatto davanti a lei. Ma quel<br />

che vide dopo fece crollare ogni speranza. Caroline aveva scosso i capelli e<br />

risposto brevemente qualcosa a Stefan, poi si era rivolta <strong>di</strong> nuovo verso il<br />

piatto. E Tyler si era alzato minacciosamente in pie<strong>di</strong>, il viso arrossato<br />

mentre faceva un gesto rabbioso. Non si mise seduto finché Stefan non si<br />

fu allontanato.<br />

Stefan guardò in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Elena, e per un attimo i loro occhi<br />

s'incontrarono in un'intimità senza parole.<br />

Quin<strong>di</strong> non aveva potuto fare nulla. Anche se aveva recuperato i suoi<br />

Poteri, Tyler l'avrebbe tenuto lontano da Caroline. Ormai il peso che le<br />

opprimeva il petto le impe<strong>di</strong>va quasi <strong>di</strong> respirare.<br />

Dopo quell'episo<strong>di</strong>o, rimase seduta in una nebbia <strong>di</strong> sconforto e <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sperazione, finché qualcuno si avvicinò per <strong>di</strong>rle che era ora <strong>di</strong> andare<br />

<strong>di</strong>etro le quinte.<br />

Ascoltò senza alcun interesse il <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> benvenuto <strong>del</strong> sindaco<br />

Dawley. Parlò <strong>del</strong> periodo che aveva messo a dura prova Fell's Church <strong>di</strong><br />

recente, e <strong>del</strong>lo spirito <strong>del</strong>la comunità che li aveva sostenuti negli ultimi<br />

mesi. Poi furono consegnate le borse <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, i premi per meriti sportivi e<br />

per i servizi prestati alla comunità. Matt salì sul palco per ricevere il<br />

premio come Miglior Atleta Maschile <strong>del</strong>l'Anno, ed Elena lo vide guardare<br />

verso <strong>di</strong> lei con curiosità.<br />

Poi fu la volta <strong>del</strong>lo spettacolo rievocativo. I bambini <strong>del</strong>la scuola<br />

elementare ridacchiarono, s'impappinarono e si <strong>di</strong>menticarono le battute<br />

mentre rappresentavano le scene <strong>del</strong>la fondazione <strong>di</strong> Fell's Church durante<br />

la guerra civile. Elena guardò lo spettacolo senza seguirlo. Dalla sera<br />

prima si era sentita lievemente stor<strong>di</strong>ta e turbata, e ora si sentiva come se<br />

stesse covando un'influenza. <strong>Il</strong> suo cervello, <strong>di</strong> solito pieno <strong>di</strong> schemi e <strong>di</strong><br />

calcoli, era vuoto. Non riusciva più a pensare. Quasi non riusciva più a<br />

preoccuparsi.<br />

Lo spettacolo si concluse fra lampi <strong>di</strong> flash e scrosciare <strong>di</strong> applausi.<br />

Quando l'ultimo soldatino confederato fu sceso dal palco, il sindaco<br />

Dawley chiese <strong>di</strong> fare silenzio.<br />

«E ora», <strong>di</strong>sse, «gli studenti che si esibiranno nelle cerimonie <strong>di</strong><br />

chiusura. Vi prego <strong>di</strong> mostrare il vostro apprezzamento per lo Spirito<br />

<strong>del</strong>l'In<strong>di</strong>pendenza, lo Spirito <strong>del</strong>la Lealtà e lo Spirito <strong>di</strong> Fell's Church!».<br />

L'applauso fu ancora più assordante. Elena era in pie<strong>di</strong> accanto a John<br />

115


Clifford, il brillante studente <strong>del</strong>l'ultimo anno che era stato scelto per<br />

rappresentare lo Spirito <strong>del</strong>l'In<strong>di</strong>pendenza. A fianco <strong>di</strong> John, dall'altra<br />

parte, c'era Caroline. In modo <strong>di</strong>staccato, quasi apatico, Elena notò che<br />

Caroline aveva un aspetto magnifico: il mento sollevato, gli occhi<br />

splendenti, le guance leggermente arrossate.<br />

Toccò per primo a John, che sistemò gli occhiali e il microfono prima <strong>di</strong><br />

leggere da un voluminoso libro marrone posto sul leggio. Ufficialmente,<br />

gli studenti <strong>del</strong>l'ultimo anno erano liberi <strong>di</strong> scegliere i brani da leggere; in<br />

pratica, proponevano quasi sempre componimenti <strong>di</strong> M. C. Marsh, l'unico<br />

poeta nato a Fell's Church.<br />

Per tutto il tempo che John proseguì nella lettura, Caroline non fece altro<br />

che metterlo in ombra. Sorrideva al pubblico; scuoteva i capelli; soppesava<br />

la borsetta <strong>di</strong> rete appesa alla cintura. Le sue <strong>di</strong>ta accarezzarono<br />

amorevolmente la sacca, ed Elena si ritrovò a fissarla, come ipnotizzata,<br />

imprimendosi nella memoria ogni perlina.<br />

John fece un inchino e riprese il suo posto accanto a Elena. Caroline<br />

raddrizzò le spalle e avanzò verso il leggio con andatura da top mo<strong>del</strong>.<br />

Questa volta all'applauso si mescolarono i fischi. Ma Caroline non<br />

sorrise; aveva assunto un'aria <strong>di</strong> tragica responsabilità. Con squisito<br />

tempismo, attese che nella sala calasse un silenzio perfetto prima <strong>di</strong><br />

iniziare a parlare.<br />

«Avevo pensato <strong>di</strong> leggervi una poesia <strong>di</strong> M. C. Marsh, oggi», esordì,<br />

nel silenzio pieno <strong>di</strong> aspettative, «ma non lo farò. Perché leggere questo –<br />

sollevò il volume <strong>di</strong> poesie <strong>del</strong> XIX secolo – quando c'è qualcosa <strong>di</strong> molto<br />

più... rilevante... in un libro che ho trovato per caso?».<br />

Che hai rubato per caso, vorrai <strong>di</strong>re, pensò Elena. Con gli occhi, cercò<br />

fra i volti nella folla, e in<strong>di</strong>viduò Stefan. Era in pie<strong>di</strong> verso il fondo <strong>del</strong>la<br />

sala, con Bonnie e Mere<strong>di</strong>th ai due lati, come per proteggerlo. Poi Elena<br />

notò qualcos'altro. Tyler, insieme a Dick e altri ragazzi, era fermo solo<br />

pochi metri <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lui. Quei ragazzi avevano giù superato l'età <strong>del</strong>le<br />

scuole superiori, e sembravano tipi duri, ed erano in cinque.<br />

Vai, pensò Elena, cercando <strong>di</strong> nuovo gli occhi <strong>di</strong> Stefan. Voleva che lui<br />

capisse cosa gli stava <strong>di</strong>cendo. Vai, Stefan; ti prego, esci prima che accada.<br />

Vai adesso.<br />

Lievemente, quasi in modo impercettibile, Stefan scosse la testa.<br />

Caroline infilò le <strong>di</strong>ta dentro la borsa, come se non potesse aspettare<br />

oltre. «Quello che vi leggerò riguarda la Fell's Church <strong>di</strong> oggi, non <strong>di</strong> cento<br />

o duecento anni fa», stava <strong>di</strong>cendo, infervorandosi in una sorta <strong>di</strong> febbrile<br />

116


esultanza. «È importante adesso, perché riguarda qualcuno che vive in<br />

questa città, in mezzo a noi. Infatti si trova qui in questa sala».<br />

Tyler doveva aver scritto quel <strong>di</strong>scorso per lei, concluse Elena. <strong>Il</strong> mese<br />

precedente, nella palestra, aveva <strong>di</strong>mostrato <strong>di</strong> avere quasi un dono per<br />

quel genere <strong>di</strong> cose. Oh, Stefan, Stefan, ho paura... Quando Caroline<br />

affondò la mano nella borsetta, Elena non riuscì più a pensare<br />

razionalmente.<br />

«Credo che capirete cosa intendo <strong>di</strong>re quando ascolterete questo», <strong>di</strong>sse<br />

Caroline, e con un gesto rapido tirò fuori dalla borsetta un libro con la<br />

copertina <strong>di</strong> velluto e lo tenne sollevato con fare drammatico. «Credo che<br />

chiarirà molti degli eventi accaduti <strong>di</strong> recente a Fell's Church». Con il<br />

respiro leggermente affrettato, spostò lo sguardo dal pubblico ammaliato al<br />

libro che teneva in mano.<br />

Elena aveva quasi perso conoscenza quando Caroline si accinse ad<br />

aprire il <strong><strong>di</strong>ario</strong>. Scintille luminose si affollarono ai margini <strong>del</strong> suo campo<br />

visivo. <strong>Il</strong> senso <strong>di</strong> vertigine aumentò precipitosamente, ormai sul punto <strong>di</strong><br />

sopraffarla, quando Elena notò qualcosa. Dovevano essere i suoi occhi. Le<br />

luci <strong>del</strong> palco e i lampi dei flash li avevano abbagliati. Di certo sarebbe<br />

svenuta da un momento all'altro; non doveva meravigliarsi se non riusciva<br />

a vedere bene.<br />

<strong>Il</strong> libro nelle mani <strong>di</strong> Caroline era verde, non blu.<br />

Forse sto <strong>di</strong>ventando pazza... o questo è un sogno... o forse è l'inganno<br />

<strong>del</strong>le luci. Ma guarda la faccia <strong>di</strong> Caroline!<br />

Caroline, con la bocca contratta, stava fissando il libro con la copertina<br />

<strong>di</strong> velluto. Sembrava essersi <strong>di</strong>menticata completamente <strong>del</strong> pubblico.<br />

Continuava a girare e rigirare il <strong><strong>di</strong>ario</strong>, esaminandolo da ogni lato. I suoi<br />

gesti si fecero convulsi. Ficcò una mano nella borsa a rete, come se<br />

sperasse in qualche modo <strong>di</strong> trovarvi qualcos'altro. Poi lanciò uno sguardo<br />

<strong>di</strong>sperato sul palco intorno a sé, come se stesse cercando qualcosa caduto<br />

sul pavimento.<br />

<strong>Il</strong> pubblico mormorava, sempre più impaziente. <strong>Il</strong> sindaco Dawley e il<br />

preside <strong>del</strong>la scuola superiore espressero l'un l'altro la propria<br />

<strong>di</strong>sapprovazione a labbra strette.<br />

Non avendo trovato niente sul pavimento, Caroline stava fissando <strong>di</strong><br />

nuovo il libricino. Ma ora lo guardava come se fosse uno scorpione. Con<br />

un gesto improvviso, lo aprì e guardò all'interno, come se la sua ultima<br />

speranza fosse quella <strong>di</strong> vedere la copertina cambiata e che le parole scritte<br />

fossero quelle <strong>di</strong> Elena.<br />

117


Poi sollevò lentamente lo sguardo dal libro, e lo <strong>di</strong>rezionò sulla sala<br />

gremita.<br />

Era sceso <strong>di</strong> nuovo il silenzio, e sembrò <strong>di</strong>latarsi all'infinito, mentre ogni<br />

sguardo rimaneva fisso sulla ragazza con il vestito verde pallido. Poi, con<br />

un suono inarticolato, Caroline si girò <strong>di</strong> scatto e lasciò il palco facendo<br />

risuonare un rumore <strong>di</strong> tacchi. Tirò qualcosa contro Elena, mentre le<br />

passava accanto, il viso ridotto a una maschera <strong>di</strong> o<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> rabbia.<br />

Delicatamente, con la sensazione <strong>di</strong> galleggiare nell'aria, Elena si piegò<br />

a raccogliere l'oggetto con cui Caroline aveva tentato <strong>di</strong> colpirla.<br />

<strong>Il</strong> <strong><strong>di</strong>ario</strong> <strong>di</strong> Caroline.<br />

<strong>La</strong> scena si movimentò intorno a Elena, mentre alcune persone<br />

correvano <strong>di</strong>etro a Caroline, e il pubblico esplodeva in commenti,<br />

supposizioni, <strong>di</strong>scussioni. Elena trovò Stefan. Aveva l'aria <strong>di</strong> chi sta per<br />

cedere all'esultanza. Ma anche lui sembrava sconcertato quanto lei. Lo<br />

stesso valeva per Bonnie e Mere<strong>di</strong>th. Quando lo sguardo <strong>di</strong> Stefan incrociò<br />

il suo, Elena provò un impeto <strong>di</strong> gioia e <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne, ma l'emozione<br />

prevalente era <strong>di</strong> sgomento.<br />

Era stato un miracolo. Al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ogni speranza, erano stati liberati.<br />

Erano salvi.<br />

Ma poi i suoi occhi in<strong>di</strong>viduarono un'altra testa scura in mezzo alla folla.<br />

Damon era appoggiato... no, abbandonato pigramente... contro la parete<br />

nord <strong>del</strong>la sala. Le labbra erano incurvate in un mezzo sorriso, e il suo<br />

sguardo sfrontato incontrò quello <strong>di</strong> Elena.<br />

<strong>Il</strong> sindaco Dawley era accanto a lei e la esortava a raggiungere il fronte<br />

<strong>del</strong> palco, per cercare <strong>di</strong> calmare la folla e <strong>di</strong> ripristinare l'or<strong>di</strong>ne. Non servì<br />

a nulla. Elena lesse i suoi brani con voce assente a un gruppo <strong>di</strong> persone<br />

che continuarono a chiacchierare senza prestarle la minima attenzione.<br />

Anche lei non stava prestando la minima attenzione a quello che faceva;<br />

non aveva alcuna percezione <strong>del</strong>le parole che stava leggendo. Ogni tanto<br />

guardava in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Damon.<br />

Alla fine, ci fu un applauso, spora<strong>di</strong>co e <strong>di</strong>stratto, e il sindaco annunciò<br />

gli eventi che sarebbero seguiti nel pomeriggio. E poi tutto finì, ed Elena<br />

fu libera <strong>di</strong> andare.<br />

Fluttuò giù dal palco senza alcuna consapevolezza <strong>di</strong> dove stesse<br />

andando, ma le gambe la portavano verso la parete nord. <strong>La</strong> testa scura <strong>di</strong><br />

Damon scomparve fuori <strong>del</strong>la porta laterale e lei la seguì.<br />

L'aria nel cortile sembrò piacevolmente fresca dopo essere stata in quella<br />

sala affollata, e il cielo era un turbine <strong>di</strong> nuvole argentee. Damon la stava<br />

118


aspettando.<br />

Rallentò il passo ma non si fermò. Avanzò fino a trovarsi a pochi<br />

centimetri da lui, scrutando l'espressione sul suo volto.<br />

Ci fu un lungo momento <strong>di</strong> silenzio, poi Elena <strong>di</strong>sse: «Perché?»<br />

«Pensavo fossi più interessata a sapere come». Si <strong>di</strong>ede un colpetto sulla<br />

giacca in modo eloquente. «Questa mattina sono stato invitato a prendere<br />

un caffè dopo aver fatto conoscenza la scorsa settimana».<br />

«Ma perché?».<br />

Si strinse nelle spalle, e per un solo istante qualcosa <strong>di</strong> simile alla<br />

costernazione sfiorò i suoi lineamenti finemente <strong>di</strong>segnati. Elena ebbe<br />

l'impressione che neanche lui sapesse il perché, o non volesse ammetterlo.<br />

«Per scopi personali», <strong>di</strong>sse.<br />

«Non credo». Qualcosa stava prendendo forma fra loro, qualcosa che<br />

terrorizzava Elena per la sua forza. «Non credo affatto che sia questa la<br />

ragione».<br />

Una luce pericolosa balenò negli occhi scuri.<br />

«Non mi provocare, Elena».<br />

<strong>La</strong> ragazza si mosse in avanti, arrivando quasi a toccarlo, e lo guardò.<br />

«Credo», <strong>di</strong>sse, «che forse hai bisogno <strong>di</strong> essere provocato».<br />

<strong>Il</strong> viso <strong>di</strong> Damon era solo a pochi centimetri dal suo, ed Elena non seppe<br />

mai cosa sarebbe potuto accadere se in quel momento una voce non li<br />

avesse interrotti.<br />

«Ci sei riuscito, alla fine! Sono così felice!».<br />

Era zia Ju<strong>di</strong>th. Elena sentì come se qualcuno la strappasse a un mondo<br />

per gettarla in un altro. Batté le palpebre, stor<strong>di</strong>ta, e mentre in<strong>di</strong>etreggiava,<br />

liberò un respiro che non si era accorta <strong>di</strong> trattenere.<br />

«E così sei venuto ad ascoltare Elena leggere», continuò allegramente<br />

zia Ju<strong>di</strong>th. «Hai fatto uno splen<strong>di</strong>do lavoro, Elena, ma non so cosa sia<br />

successo a Caroline. Ultimamente le ragazze <strong>di</strong> questa città sembrano tutte<br />

vittime <strong>di</strong> un sortilegio».<br />

«I nervi», suggerì Damon, con espressione solenne. Elena ebbe voglia <strong>di</strong><br />

ridacchiare, ma poi provò un'ondata <strong>di</strong> irritazione. Era più che giusto<br />

essergli grata per averli salvati, ma senza Damon non ci sarebbe stato<br />

alcun problema. Lui aveva commesso quei crimini che Caroline voleva<br />

attribuire a Stefan.<br />

«E dov'è Stefan?», <strong>di</strong>sse, dando voce al suo pensiero. Aveva visto<br />

Bonnie e Mere<strong>di</strong>th nel cortile, da sole.<br />

<strong>Il</strong> viso <strong>di</strong> zia Ju<strong>di</strong>th mostrò il suo <strong>di</strong>sappunto. «Non l'ho visto», rispose<br />

119


uscamente. Poi sorrise amorevolmente. «Ma ho un'idea; perché non<br />

vieni a cena con noi, Damon? E dopo tu ed Elena potreste...».<br />

«Fermati!», Elena gridò a Damon. Lui assunse un'espressione<br />

garbatamente interrogativa.<br />

«Cosa?», <strong>di</strong>sse zia Ju<strong>di</strong>th.<br />

«Fermati!», Elena ripeté a Damon. «Tu sai perché. Fermati<br />

imme<strong>di</strong>atamente!».<br />

15<br />

«Elena, non essere scortese!». Zia Ju<strong>di</strong>th si arrabbiava in rare occasioni,<br />

ma ora era una <strong>di</strong> quelle. «Sei troppo grande per comportarti in questo<br />

modo».<br />

«Non è scortesia! Tu non capisci...».<br />

«Capisco perfettamente. Ti stai comportando come quella volta che<br />

Damon è venuto a cena. Non pensi che un ospite meriti un po' più <strong>di</strong><br />

considerazione?».<br />

Elena fu pervasa da un senso <strong>di</strong> frustrazione. «Non sai neanche <strong>di</strong> cosa<br />

stai parlando», <strong>di</strong>sse. Era davvero troppo. Sentire le parole <strong>di</strong> Damon<br />

uscire dalla bocca <strong>di</strong> zia Ju<strong>di</strong>th... era insopportabile.<br />

«Elena!». Chiazze rosse cominciavano a <strong>del</strong>inearsi sulle guance <strong>del</strong>la<br />

zia. «Mi vergogno <strong>di</strong> te! E devo <strong>di</strong>re che questo comportamento infantile è<br />

venuto fuori da quando esci con quel ragazzo».<br />

«Oh, "quel ragazzo"». Elena guardò Damon con astio.<br />

«Sì, quel ragazzo!», ripeté zia Ju<strong>di</strong>th. «Da quando hai perso la testa per<br />

lui sei una persona <strong>di</strong>versa. Irresponsabile, reticente... e insolente! Ha<br />

avuto una cattiva influenza su <strong>di</strong> te sin dall'inizio, e io non sono <strong>di</strong>sposta a<br />

tollerarlo ulteriormente!».<br />

«Oh, davvero?». Elena aveva la sensazione <strong>di</strong> rivolgersi allo stesso<br />

tempo a Damon e alla zia, e faceva correre lo sguardo dall'uno all'altra.<br />

Tutte le emozioni che aveva represso negli ultimi giorni – nelle ultime<br />

settimane, negli ultimi mesi, da quando Stefan era entrato nella sua vita –<br />

stavano affiorando. Era come un'onda che saliva dentro <strong>di</strong> lei, e sulla quale<br />

non aveva alcun controllo.<br />

Si accorse che stava tremando. «Bene, è davvero un peccato perché lo<br />

dovrai tollerare a lungo. Non ho alcuna intenzione <strong>di</strong> lasciare Stefan, per<br />

nessuno. E <strong>di</strong> certo non per lui!». Si riferiva a Damon, ma zia Ju<strong>di</strong>th restò<br />

senza fiato.<br />

120


«Adesso basta!», s'intromise Robert. Era comparso insieme a Margaret,<br />

scuro in viso. «Signorina, se questo è il modo in cui quel ragazzo ti<br />

incoraggia a rivolgerti a tua zia...».<br />

«Lui non è "quel ragazzo"!». Elena fece un altro passo in<strong>di</strong>etro, così da<br />

poterli vedere tutti in faccia. Stava dando spettacolo, tutti nel cortile la<br />

stavano guardando. Ma non gliene importava. Aveva tenuto a freno i suoi<br />

sentimenti per così tanto tempo, confinando tutta l'angoscia e la paura e la<br />

rabbia dove nessuno potesse vederle. Tutta l'ansia per Stefan, tutto il<br />

terrore a causa <strong>di</strong> Damon, tutta la vergogna e l'umiliazione che aveva<br />

sofferto a scuola, li aveva sepolti nel profondo. Ma ora stavano<br />

riemergendo. Tutto, e tutto in una volta, come un ciclone <strong>di</strong> inau<strong>di</strong>ta<br />

violenza. <strong>Il</strong> cuore le batteva all'impazzata; le ronzavano le orecchie.<br />

Sentiva che niente aveva importanza tranne ferire le persone che aveva <strong>di</strong><br />

fronte a lei, fargliela pagare.<br />

«Lui non è "quel ragazzo"», ripete, la voce gelida. «Si chiama Stefan ed<br />

è tutto ciò che mi sta a cuore. E guarda caso sono fidanzata con lui».<br />

«Oh, non essere ri<strong>di</strong>cola!», tuonò Robert. Fu l'ultima goccia.<br />

«È ri<strong>di</strong>colo questo?». Sollevò la mano, mettendogli l'anello davanti agli<br />

occhi. «Noi ci sposeremo!».<br />

«Voi non vi sposerete», cominciò Robert. Tutti erano infuriati. Damon le<br />

afferrò la mano e fissò intensamente l'anello, poi si girò <strong>di</strong> scatto e si<br />

allontanò a lunghi passi, ogni falcata rivelava una ferocia a stento<br />

trattenuta. Robert continuava a farfugliare qualcosa in preda<br />

all'esasperazione. Zia Ju<strong>di</strong>th ribolliva <strong>di</strong> rabbia.<br />

«Elena, ti proibisco in modo assoluto...».<br />

«Tu non sei mia madre!», urlò Elena. Non riuscì più a trattenere le<br />

lacrime. Aveva bisogno <strong>di</strong> andare via, <strong>di</strong> stare da sola, <strong>di</strong> stare con<br />

qualcuno che la amava. «Se Stefan chiede <strong>di</strong> me, <strong>di</strong>tegli che sono al<br />

pensionato!», aggiunse, e si fece strada in mezzo alla folla.<br />

Si era quasi aspettata che Bonnie e Mere<strong>di</strong>th l'avrebbero seguita, ma fu<br />

contenta che non lo fecero. <strong>Il</strong> parcheggio era pieno <strong>di</strong> macchine, ma non<br />

c'era quasi nessuno. <strong>La</strong> maggior parte <strong>del</strong>le famiglie si sarebbe trattenuta<br />

per le attività pomeri<strong>di</strong>ane. Ma lì vicino c'era una scassata Ford Sedan, e<br />

una figura familiare stava aprendo la portiera.<br />

«Matt! Stai andando via?». Decise sul momento. Faceva troppo freddo<br />

per fare tutta la strada a pie<strong>di</strong> fino al pensionato.<br />

«Eh? No, devo aiutare l'allenatore Lyman a smontare i tavoli. Stavo solo<br />

mettendo via questa». <strong>La</strong>nciò la targhetta <strong>di</strong> Migliore Atleta sul se<strong>di</strong>le<br />

121


davanti. «Ehi, va tutto bene?». Sgranò gli occhi quando vide l'espressione<br />

sul viso <strong>di</strong> Elena.<br />

«Sì... no. Andrà bene se me ne vado <strong>di</strong> qui. Senti, posso prendere la tua<br />

macchina? Solo per pochi minuti?»<br />

«Be'... certo, ma... voglio <strong>di</strong>re, perché non lasci che gui<strong>di</strong> io? Vado a<br />

<strong>di</strong>rlo all'allenatore Lyman».<br />

«No! Voglio stare da sola... Oh, ti prego, non farmi domande». Quasi<br />

strappò le chiavi dalla mano <strong>del</strong> ragazzo. «Te la riporterò presto, prometto.<br />

O lo farà Stefan. Se ve<strong>di</strong> Stefan, <strong>di</strong>gli che sono al pensionato. E grazie».<br />

Sbatté la portiera nonostante le sue proteste e mandò il motore su <strong>di</strong> giri,<br />

partendo con una sgommata perché non era abituata alla leva <strong>del</strong> cambio<br />

manuale. Lo lasciò lì su due pie<strong>di</strong>, a guardarla andare via.<br />

Guidò senza realmente vedere o sentire nulla <strong>di</strong> quel che la circondava,<br />

piangendo, ingabbiata nel vortice <strong>del</strong>le sue emozioni. Lei e Stefan<br />

sarebbero fuggiti... si sarebbero sposati in segreto... avrebbero mostrato a<br />

tutti <strong>di</strong> cosa erano capaci. Non avrebbe mai più messo piede a Fell's<br />

Church.<br />

E così zia Ju<strong>di</strong>th si sarebbe pentita. E Robert avrebbe capito l'errore che<br />

aveva commesso. Ma Elena non li avrebbe mai perdonati. Mai.<br />

E quanto a sé, non aveva bisogno <strong>di</strong> nessuno. Di certo non aveva<br />

bisogno <strong>del</strong> vecchio, insulso Robert E. Lee, dove un giorno eri<br />

megapopolare e il giorno dopo un'emarginata dalla società solo perché<br />

amavi la persona sbagliata. Non aveva bisogno <strong>di</strong> familiari, né <strong>di</strong> amici,<br />

né...<br />

Rallentando per svoltare sul tortuoso viale d'accesso <strong>del</strong> pensionato,<br />

Elena sentì che il vortice dei pensieri si stava placando.<br />

Be'... non ce l'aveva con tutti i suoi amici. Bonnie e Mere<strong>di</strong>th non le<br />

avevano fatto niente <strong>di</strong> male. Né Matt. Matt era a posto. Infatti, se avesse<br />

avuto bisogno <strong>di</strong> lui e non <strong>del</strong>la macchina le avrebbe dato subito una<br />

mano.<br />

Suo malgrado, Elena sentì una risatina strozzata salirle in gola. Povero<br />

Matt. <strong>La</strong> gente gli chiedeva sempre in prestito quel vecchio catorcio <strong>di</strong><br />

macchina. Doveva pensare che lei e Stefan fossero fuori <strong>di</strong> testa.<br />

<strong>La</strong> risatina soffocata <strong>di</strong>ede libero corso ad altre lacrime, ed Elena rimase<br />

lì seduta ad asciugarle, scuotendo la testa. Oh, Dio, come mai le cose erano<br />

andate a finire così? Che giornata. Avrebbe dovuto festeggiare la vittoria<br />

su Caroline, e invece era lì da sola, in lacrime, nella macchina <strong>di</strong> Matt.<br />

L'espressione sulla faccia <strong>di</strong> Caroline, però, era stata dannatamente<br />

122


uffa. <strong>Il</strong> corpo <strong>di</strong> Elena fu scosso leggermente da un'altra risatina isterica.<br />

Oh, lo sguardo che aveva. Qualcuno avrebbe dovuto filmarlo.<br />

Alla fine si calmarono sia i singhiozzi che le risatine, ed Elena si sentì<br />

sopraffare dalla stanchezza. Si appoggiò al volante cercando <strong>di</strong> non<br />

pensare a nulla almeno per un po', e poi scese dalla macchina.<br />

Avrebbe aspettato Stefan, e poi sarebbero andati insieme a sistemare lo<br />

scompiglio che aveva combinato. Ce n'erano <strong>di</strong> cose da mettere a posto,<br />

pensò stancamente. Povera zia Ju<strong>di</strong>th. Elena le aveva urlato contro davanti<br />

a mezza città.<br />

Perché si era lasciata andare in quel modo? Ma le sue emozioni erano<br />

ancora pronte a esplodere, come si rese conto quando trovò la porta <strong>del</strong><br />

pensionato chiusa a chiave e nessuno che rispondeva al campanello.<br />

Oh, magnifico, pensò, quasi sul punto <strong>di</strong> ricominciare a piangere. Anche<br />

la signora Flowers era andata alla celebrazione <strong>del</strong> Founders' Day. E ora<br />

Elena poteva scegliere fra aspettare seduta in macchina o lì fuori in quella<br />

bufera <strong>di</strong> vento...<br />

Era la prima volta che faceva caso al tempo, ma quando lo fece si guardò<br />

intorno allarmata. <strong>La</strong> giornata era iniziata con un cielo nuvoloso e un<br />

freddo rigido, ma ora una foschia si andava spandendo sul suolo, come se<br />

trasudasse dai campi circostanti. Le nuvole non erano in movimento, ma<br />

sembravano come ribollire. E il vento stava rinforzando.<br />

Gemeva attraverso i rami <strong>del</strong>le querce, strappava le ultime foglie rimaste<br />

e le lasciava cadere a terra. <strong>Il</strong> rumore continuò ad aumentare, non più un<br />

gemito ma un ululato.<br />

E poi c'era qualcos'altro. Qualcosa che non proveniva dal vento, ma<br />

dall'aria stessa, o dallo spazio tutto intorno. Un senso <strong>di</strong> oppressione, <strong>di</strong><br />

minaccia, <strong>di</strong> forza inimmaginabile. Un potere che si concentrava, si<br />

avvicinava, incombeva.<br />

Elena si girò verso le querce.<br />

Alcune formavano un boschetto <strong>di</strong>etro l'e<strong>di</strong>ficio e oltre, confondendosi<br />

con il bosco. E al <strong>di</strong> là degli alberi c'erano il fiume e il cimitero.<br />

<strong>La</strong>ggiù c'era... qualcosa. Qualcosa... <strong>di</strong> orribile.<br />

«No», mormorò Elena. Non riusciva a vederlo, ma lo sentiva, come una<br />

grande ombra che si sollevava per incombere su <strong>di</strong> lei, oscurando il cielo.<br />

Sentiva il male, l'o<strong>di</strong>o, la furia animale.<br />

Sete <strong>di</strong> sangue. Stefan aveva usato queste parole, ma lei non le aveva<br />

capite. Ora percepiva questa sete <strong>di</strong> sangue... concentrata su <strong>di</strong> lei.<br />

«No!».<br />

123


Sempre più in alto, la sovrastava. Non riusciva ancora a vedere nulla, ma<br />

era come se gran<strong>di</strong> ali spiegate si allungassero a lambire l'intera linea<br />

<strong>del</strong>l'orizzonte. Qualcosa con un Potere al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ogni comprensione... con<br />

un desiderio <strong>di</strong> uccidere...<br />

«No!». Corse verso la macchina proprio nel momento in cui si abbassava<br />

per piombare su <strong>di</strong> lei. Le mani cercarono a tentoni la maniglia <strong>del</strong>la<br />

portiera, armeggiarono convulsamente con le chiavi. <strong>Il</strong> vento urlava,<br />

strideva, sferzandole i capelli. Polvere <strong>di</strong> ghiaccio la investì sul viso, quasi<br />

accecandola, ma alla fine la chiave girò ed Elena aprì <strong>di</strong> scatto la portiera.<br />

Fuori, il vento ruggiva e mugghiava. <strong>La</strong> macchina cominciò a<br />

ondeggiare.<br />

«Basta, Damon! Smettila!». <strong>Il</strong> suo debole grido si perse nel frastuono <strong>del</strong><br />

vento. Posò le mani sul cruscotto come se volesse mantenere in equilibrio<br />

la macchina, ma il rullio aumentò, sotto una tempesta <strong>di</strong> ghiaccio.<br />

Poi Elena vide qualcosa. Lo specchietto retrovisore era appannato, ma<br />

riuscì a <strong>di</strong>stinguere una sagoma. Sembrava un grande volatile <strong>di</strong> nebbia e<br />

<strong>di</strong> neve, ma i contorni erano confusi. L'unica cosa <strong>di</strong> cui fosse certa era che<br />

aveva gran<strong>di</strong> ali spiegate... e che si stava scagliando contro <strong>di</strong> lei.<br />

Infilò la chiave nel cruscotto. Dai! Vai adesso! <strong>La</strong> sua mente continuava<br />

ad abbaiarle or<strong>di</strong>ni. <strong>La</strong> vecchia Ford ansimò e quando partì le ruote<br />

stridettero più forte <strong>del</strong> vento. Quella sagoma la seguì, ingrandendosi<br />

sempre più nello specchietto retrovisore.<br />

Raggiungi la città, raggiungi Stefan! Vai! Vai! Ma mentre la macchina<br />

avanzava rumorosamente imboccando sulla sinistra Old Creek Road, con<br />

le ruote immobilizzate dal ghiaccio, un fulmine squarciò il cielo.<br />

Se la frenata non avesse fatto slittare la macchina, un albero si sarebbe<br />

schiantato su <strong>di</strong> lei. <strong>Il</strong> violento impatto, comunque, scosse l'automobile<br />

come un terremoto, mancando <strong>di</strong> pochi centimetri il paraurti anteriore<br />

destro. L'albero era un groviglio <strong>di</strong> rami sferzati dal vento, il tronco<br />

bloccava completamente la strada che portava in città.<br />

Era in trappola. L'unica via verso casa era interrotta. Era sola, senza<br />

possibilità <strong>di</strong> fuggire da questo terribile Potere...<br />

Potere. Era questo il punto; era questa la chiave <strong>di</strong> tutto. «Più forti sono i<br />

tuoi Poteri, più le leggi <strong>del</strong>le tenebre ti vincolano».<br />

Acqua in movimento!<br />

<strong>La</strong>nciò la macchina a marcia in<strong>di</strong>etro, fece inversione e ripartì<br />

bruscamente. <strong>La</strong> sagoma bianca virò e scese in picchiata, mancandola <strong>di</strong><br />

poco come l'albero, ed Elena continuò a correre lungo Old Creek Road nel<br />

124


pieno <strong>del</strong>la tempesta.<br />

Era ancora <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lei. Adesso, solo un pensiero continuava a<br />

martellarle il cervello. Doveva attraversare un corso d'acqua, lasciarsi<br />

questa cosa <strong>di</strong>etro le spalle.<br />

I fulmini continuarono a crepitare nell'aria, ed Elena intravide altri alberi<br />

cadere, ma riuscì a evitarli. Ormai non doveva essere lontana. Riusciva a<br />

scorgere il fiume scintillare alla sua sinistra in mezzo alla violenta<br />

tempesta <strong>di</strong> ghiaccio. Poi notò il ponte.<br />

Era lì; ce l'aveva fatta! Una folata <strong>di</strong> vento coprì il parabrezza <strong>di</strong><br />

nevischio, ma dopo un colpo dei tergicristallo riuscì ad avere <strong>di</strong> nuovo una<br />

breve visuale. Ecco, si dovrebbe girare qui.<br />

<strong>La</strong> macchina sbandò e slittò sulla struttura <strong>di</strong> legno. Elena sentì le ruote<br />

che facevano presa sulle assi sdrucciolevoli, poi le sentì bloccarsi. In preda<br />

alla <strong>di</strong>sperazione, cercò <strong>di</strong> assecondare la sbandata, ma non aveva visibilità<br />

e non c'era spazio...<br />

<strong>La</strong> macchina sfondò il parapetto, il legno marcito <strong>del</strong> ponte pedonale<br />

cedette a un peso che non era più in grado <strong>di</strong> reggere. Elena provò una<br />

sgradevole sensazione <strong>di</strong> avvitamento e <strong>di</strong> caduta, finché la macchina<br />

toccò l'acqua.<br />

Udì <strong>del</strong>le grida, ma non sembravano provenire da lei. <strong>Il</strong> fiume avvolse la<br />

macchina e tutto <strong>di</strong>venne rumore e confusione e dolore. Un finestrino andò<br />

in frantumi come se fosse stato colpito da un sasso, e poi un altro. L'acqua<br />

scura si riversò su <strong>di</strong> lei, insieme a ghiaccio tagliente come vetro. Era<br />

sommersa. Non riusciva a vedere; non riusciva a uscire.<br />

E non riusciva a respirare. Era perduta in quel tumulto infernale, e non<br />

c'era aria. Doveva respirare. Doveva uscire <strong>di</strong> lì...<br />

«Stefan, aiutami!», gridò.<br />

Ma quel grido rimase muto. Invece l'acqua gelata si riversò nei polmoni,<br />

travolgendola. Cercò <strong>di</strong> contrastarla, ma era troppo forte per lei. I suoi<br />

movimenti <strong>di</strong>vennero sempre più deboli, scoor<strong>di</strong>nati, e poi cessarono.<br />

E dopo tornò la quiete.<br />

Bonnie e Mere<strong>di</strong>th stavano perlustrando nervosamente il perimetro <strong>del</strong>la<br />

scuola. Avevano visto Stefan <strong>di</strong>rigersi da quella parte, più o meno costretto<br />

da Tyler e dai suoi nuovi amici. Avevano iniziato a seguirlo, ma poi era<br />

cominciata quella faccenda con Elena. E poi Matt le aveva informate che<br />

Elena era andata via in macchina.<br />

Così si erano messe <strong>di</strong> nuovo sulle tracce <strong>di</strong> Stefan, ma lì fuori non c'era<br />

125


nessuno. Non c'erano neanche e<strong>di</strong>fici, tranne una solitaria baracca <strong>di</strong><br />

lamiera.<br />

«E sta per scatenarsi una bufera!», <strong>di</strong>sse Mere<strong>di</strong>th. «Senti il vento!<br />

Credo che pioverà».<br />

«O nevicherà!». Bonnie rabbrividì. «Ma dove sono andati?»<br />

«Non m'interessa; voglio solo avere un tetto sulla testa. Ecco che<br />

arriva!». Mere<strong>di</strong>th ansimò quando il primo scroscio <strong>di</strong> pioggia gelata la<br />

investì, e insieme a Bonnie corse verso il riparo più vicino: la baracca <strong>di</strong><br />

lamiera.<br />

E fu qui che trovarono Stefan. <strong>La</strong> porta era leggermente aperta, e quando<br />

Bonnie sbirciò dentro arretrò <strong>di</strong> colpo.<br />

«<strong>La</strong> squadra <strong>di</strong> picchiatori <strong>di</strong> Tyler!», sibilò. «Stai attenta!».<br />

Un semicerchio <strong>di</strong> scagnozzi separava Stefan dalla porta. Caroline era in<br />

un angolo.<br />

«Deve averlo! L'avrà preso in qualche modo; ne sono sicura!», stava<br />

<strong>di</strong>cendo.<br />

«Preso cosa?», <strong>di</strong>sse Mere<strong>di</strong>th ad alta voce. Tutti si girarono verso <strong>di</strong> lei.<br />

Caroline contorse il viso in una smorfia quando vide le due ragazze sulla<br />

soglia e Tyler ringhiò. «Fuori <strong>di</strong> qui», <strong>di</strong>sse. «Fareste bene a non farvi<br />

coinvolgere in tutto questo».<br />

Mere<strong>di</strong>th lo ignorò. «Stefan, posso parlarti?»<br />

«Fra un minuto. Inten<strong>di</strong> rispondere alla sua domanda? Preso cosa?»,<br />

Stefan si stava rivolgendo a Tyler, completamente concentrato su <strong>di</strong> lui.<br />

«Certo che risponderò alla sua domanda. Subito dopo aver risposto alla<br />

tua». Tyler batté una mano nerboruta sull'altra chiusa a pugno, e fece un<br />

passo in avanti. «Diventerai carne per i cani, Salvatore».<br />

Alcuni scagnozzi ridacchiarono.<br />

Bonnie aveva aperto la bocca per <strong>di</strong>re: "An<strong>di</strong>amo via <strong>di</strong> qui". Ma quel<br />

che realmente <strong>di</strong>sse fu: «<strong>Il</strong> ponte».<br />

Fu così strano che tutti si girarono a guardarla.<br />

«Cosa?», <strong>di</strong>sse Stefan.<br />

«<strong>Il</strong> ponte», ripeté Bonnie, senza rendersene conto. Aveva gli occhi<br />

sgranati, allarmati. Sentiva la voce uscirle dalla gola, ma non riusciva a<br />

controllarla. E poi spalancò ancora <strong>di</strong> più gli occhi, e la bocca, e ritrovò la<br />

sua voce. «<strong>Il</strong> ponte, oh, mio Dio, il ponte! È lì che si trova Elena! Stefan,<br />

dobbiamo salvarla... Oh, sbrighiamoci!».<br />

«Bonnie, sei sicura?»<br />

«Sì, oh, Dio... è lì che è andata. Sta annegando! Sbrighiamoci.». Onde<br />

126


scure stavano prendendo il sopravvento su Bonnie. Ma non poteva svenire<br />

ora; doveva raggiungere Elena.<br />

Stefan e Mere<strong>di</strong>th esitarono per un istante, poi il ragazzo attraversò la<br />

linea dei picchiatori, spingendoli da parte come se fossero carta velina.<br />

Attraversarono <strong>di</strong> corsa il campo <strong>di</strong>retti al parcheggio, trascinandosi <strong>di</strong>etro<br />

Bonnie. Tyler fece per seguirli, ma si fermò quando il vento lo investì in<br />

tutta la sua violenza.<br />

«Perché è andata fuori con questa bufera?», gridò Stefan mentre<br />

saltavano a bordo <strong>del</strong>la macchina <strong>di</strong> Mere<strong>di</strong>th.<br />

«Era sconvolta; Matt ha detto che è andata via con la sua macchina»,<br />

ansimò Mere<strong>di</strong>th in risposta, nella relativa calma <strong>del</strong>l'abitacolo. Uscì in<br />

fretta dal parcheggio e si in<strong>di</strong>rizzò contro il vento, a tutta velocità. «Ha<br />

detto che andava al pensionato».<br />

«No, è al ponte! Mere<strong>di</strong>th, più veloce! Oh, Dio, sarà troppo tar<strong>di</strong>!». Le<br />

lacrime scorrevano sul viso <strong>di</strong> Bonnie.<br />

Mere<strong>di</strong>th pigiò sull'acceleratore. <strong>La</strong> macchina oscillò, colpita dal vento e<br />

dal nevischio ghiacciato. Durante quella corsa da incubo, Bonnie non<br />

smise mai <strong>di</strong> singhiozzare, le <strong>di</strong>ta aggrappate al se<strong>di</strong>le davanti a lei.<br />

<strong>Il</strong> rapido intervento <strong>di</strong> Stefan evitò che Mere<strong>di</strong>th andasse a sbattere<br />

contro l'albero. Uscirono dalla macchina e furono subito investiti e sferzati<br />

dal vento.<br />

«È troppo grosso per spostarlo! Dobbiamo proseguire a pie<strong>di</strong>», urlò<br />

Stefan.<br />

Certo che era troppo grosso per muoverlo, pensò Bonnie, avanzando con<br />

<strong>di</strong>fficoltà fra i rami. Era una quercia adulta. Ma una volta dall'altra parte, il<br />

vento fortissimo e gelido s'impadronì <strong>di</strong> ogni suo pensiero.<br />

In pochi minuti era intorpi<strong>di</strong>ta, e le sembrava <strong>di</strong> aver camminato per ore.<br />

Tentarono <strong>di</strong> correre, ma il vento li respingeva. Riuscivano a stento a<br />

vedere; se non fosse stato per Stefan, sarebbero cadute oltre l'argine.<br />

Bonnie iniziò a camminare a zigzag come un ubriaco. Stava per crollare a<br />

terra quando sentì Stefan, più avanti, gridare.<br />

<strong>Il</strong> braccio <strong>di</strong> Mere<strong>di</strong>th si strinse intorno a lei, e ripresero a correre,<br />

inciampando. Ma quando furono vicine al ponte, quel che videro le fece<br />

fermare <strong>di</strong> colpo. «Oh, mio Dio... Elena!», gridò Bonnie. Wickery Bridge<br />

era un cumulo <strong>di</strong> legni spezzati. Un lato <strong>del</strong>la ringhiera era crollato e il<br />

tavolato aveva ceduto come se il pugno <strong>di</strong> un gigante si fosse abbattuto su<br />

<strong>di</strong> esso. Al <strong>di</strong> sotto, l'acqua scura turbinava intorno a una massa in<strong>di</strong>stinta<br />

<strong>di</strong> detriti. Fra questi, completamente sommersa dall'acqua, a eccezione dei<br />

127


fari anteriori, c'era la macchina <strong>di</strong> Matt.<br />

Anche Mere<strong>di</strong>th stava gridando, ma gridava a Stefan. «No! Non puoi<br />

scendere laggiù!».<br />

<strong>Il</strong> giovane non si voltò nemmeno. Si tuffò dalla riva, e l'acqua si richiuse<br />

sopra la sua testa.<br />

Più tar<strong>di</strong>, il ricordo che rimase a Bonnie <strong>del</strong>l'ora che seguì si sarebbe<br />

pietosamente appannato. Si ricordò <strong>di</strong> aver aspettato Stefan, mentre la<br />

tempesta infuriava senza posa. Si ricordò che aveva quasi perso la<br />

speranza, quando una figura barcollante era uscita a fatica dall'acqua. Si<br />

ricordò <strong>di</strong> non aver provato <strong>del</strong>usione, solo un'immensa, sconfinata pena,<br />

quando vide il corpo inerte che Stefan adagiò sulla strada.<br />

E si ricordò il viso <strong>di</strong> Stefan.<br />

Si ricordò la sua espressione mentre cercava <strong>di</strong> fare qualcosa per Elena.<br />

Solo che non era Elena a essere lì <strong>di</strong>stesa, era una bambola <strong>di</strong> cera con i<br />

lineamenti <strong>di</strong> Elena. Niente che fosse mai stato vivo, e che <strong>di</strong> certo non lo<br />

era in quel momento. Bonnie pensò che non aveva senso continuare a<br />

scuoterla e a sollecitarla in quel modo, cercando <strong>di</strong> far uscire l'acqua dai<br />

polmoni e roba <strong>del</strong> genere. Le bambole <strong>di</strong> cera non respirano.<br />

Si ricordò il viso <strong>di</strong> Stefan quando alla fine rinunciò. Quando Mere<strong>di</strong>th<br />

lottò con lui, gridandogli contro, <strong>di</strong>cendogli qualcosa riguardo a un'ora<br />

senza aria e a possibili danni cerebrali. Le parole filtravano nella testa <strong>di</strong><br />

Bonnie, ma prive <strong>di</strong> ogni significato. Pensò soltanto come fosse strano che<br />

Mere<strong>di</strong>th e Stefan, mentre gridavano l'uno contro l'altra, stessero<br />

piangendo.<br />

Poi Stefan smise <strong>di</strong> piangere. Si sedette per terra, stringendo la bambola-<br />

Elena. Mere<strong>di</strong>th continuò a urlargli ancora qualcosa, ma lui non la<br />

ascoltava. Rimase seduto lì, semplicemente. E Bonnie non avrebbe mai<br />

<strong>di</strong>menticato la sua espressione.<br />

E poi qualcosa attraversò Bonnie, come una lama <strong>di</strong> fuoco, facendola<br />

tornare in sé, in preda al terrore. Si aggrappò a Mere<strong>di</strong>th, e si guardò<br />

intorno per in<strong>di</strong>viduarne la causa. Qualcosa <strong>di</strong> malvagio... qualcosa <strong>di</strong><br />

terribile si stava avvicinando. Era quasi lì.<br />

Anche Stefan sembrava averlo percepito. Era in allarme, rigido, come un<br />

lupo che avesse fiutato un odore.<br />

«Cosa c'è?», gridò Mere<strong>di</strong>th. «Che ti prende?»<br />

«Dovete andare via!». Stefan si sollevò in pie<strong>di</strong>, tenendo ancora quel<br />

corpo inerte fra le braccia. «Via <strong>di</strong> qui!».<br />

«Ma cosa <strong>di</strong>ci? Non possiamo lasciarti...».<br />

128


«Sì che potete! Via <strong>di</strong> qui! Bonnie, portala via!».<br />

Nessuno aveva mai detto a Bonnie <strong>di</strong> occuparsi <strong>di</strong> qualcuno prima <strong>di</strong><br />

allora. Erano gli altri ad aver sempre cura <strong>di</strong> lei. Ma in quel momento<br />

afferrò il braccio <strong>di</strong> Mere<strong>di</strong>th e cominciò a tirarla. Stefan aveva ragione.<br />

Non c'era niente che potessero fare per Elena, e se fossero rimaste<br />

avrebbero fatto la sua stessa fine.<br />

«Stefan!», chiamò ancora Mere<strong>di</strong>th, mentre veniva trascinata via senza<br />

rendersene conto.<br />

«<strong>La</strong> metterò sotto gli alberi! I salici, non le querce!», gridò Stefan alle<br />

loro spalle.<br />

Perché ce l'ha detto ora? Si chiese Bonnie, in qualche recon<strong>di</strong>to angolo<br />

<strong>del</strong>la sua mente che non fosse preso dalla paura e dalla furia <strong>del</strong>la<br />

tempesta.<br />

<strong>La</strong> risposta era semplice, e la mente gliela fornì rapidamente. Perché più<br />

tar<strong>di</strong> lui non sarebbe stato più lì per <strong>di</strong>rglielo.<br />

16<br />

Molto tempo prima, fra le strade buie <strong>di</strong> Firenze, uno Stefan affamato,<br />

spaventato ed esausto aveva fatto una solenne promessa a se stesso. Varie<br />

promesse, in realtà, riguardo l'uso dei Poteri che avvertiva dentro <strong>di</strong> sé, e<br />

riguardo il modo in cui trattare le creature deboli, fallibili, ma ancora<br />

umane, intorno a lui.<br />

Ma ora avrebbe spezzato ogni promessa.<br />

Aveva baciato la fredda fronte <strong>di</strong> Elena e l'aveva adagiata ai pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> un<br />

salice. Sarebbe tornato, se avesse potuto, per unirsi a lei, in seguito.<br />

Come aveva immaginato, l'ondata <strong>di</strong> Potere aveva ignorato Bonnie e<br />

Mere<strong>di</strong>th per inseguire lui, ma si era attenuata ancora una volta, e ora si era<br />

ritirata, in attesa.<br />

Non l'avrebbe fatta attendere a lungo.<br />

Non più gravato dal peso <strong>del</strong> corpo <strong>di</strong> Elena, cominciò ad avanzare con<br />

lunghe falcate da predatore lungo la strada deserta. <strong>Il</strong> nevischio ghiacciato<br />

e il vento non erano <strong>di</strong> grande ostacolo. I suoi sensi da cacciatore gli<br />

facevano strada attraverso la bufera.<br />

Li sfruttò tutti per localizzare la preda che desiderava. Ora non doveva<br />

pensare a Elena. L'avrebbe fatto dopo, quando tutto fosse finito.<br />

Tyler e i suoi amici erano ancora dentro la baracca <strong>di</strong> lamiera. Bene. Non<br />

ebbero tempo <strong>di</strong> capire cosa stava succedendo quando la finestra esplose in<br />

129


una nuvola <strong>di</strong> schegge <strong>di</strong> vetro e la tempesta irruppe all'interno.<br />

Stefan era intenzionato a uccidere quando afferrò Tyler per il collo e vi<br />

affondò i denti. Era stata una <strong>del</strong>le sue regole, non uccidere, ma ora voleva<br />

infrangerla.<br />

Ma un altro dei teppisti gli capitò vicino prima che avesse <strong>di</strong>ssanguato<br />

<strong>del</strong> tutto Tyler. <strong>Il</strong> ragazzo non intendeva <strong>di</strong>fendere il suo leader caduto,<br />

voleva solo scappare. <strong>La</strong> sua sfortuna fu <strong>di</strong> incrociare Stefan sul suo<br />

cammino. Lo gettò a terra e attinse avidamente a quella nuova fonte.<br />

Quel caldo sapore ferroso lo rianimò, lo riscaldò, scorrendogli come<br />

fuoco nelle vene. Aumentò la sua sete.<br />

Potere. Vita. Lo aveva; ne aveva bisogno. Con l'inebriante sensazione <strong>di</strong><br />

forza che seguì alla sua ultima libagione, riuscì a tramortire gli altri senza<br />

sforzo. Poi passò dall'uno all'altro, bevendo fino all'ultima goccia <strong>di</strong><br />

sangue e alla fine li gettò via. Era come scolarsi una confezione da sei<br />

lattine <strong>di</strong> birra.<br />

Si stava dando da fare con l'ultimo quando vide Caroline rannicchiata in<br />

un angolo. <strong>Il</strong> sangue gli colava dalle labbra quando sollevò la testa per<br />

guardarla. Quegli occhi ver<strong>di</strong>, <strong>di</strong> solito così allungati, erano spalancati a<br />

mostrare il bianco, come quelli <strong>di</strong> un cavallo terrorizzato. Le labbra erano<br />

due pallide sbavature che farfugliavano una muta implorazione.<br />

<strong>La</strong> fece alzare in pie<strong>di</strong> tirandola per la fascia verde che aveva intorno<br />

alla vita. <strong>La</strong> ragazza gemette, gli occhi rovesciati all'in<strong>di</strong>etro. Afferrò i<br />

capelli castano dorato per piegarle la testa fino a scoprire la gola, come lui<br />

desiderava. Sollevò lievemente la testa per prepararsi a colpire... e<br />

Caroline gridò, accasciandosi.<br />

<strong>La</strong> lasciò cadere a terra. Ormai ne aveva preso abbastanza. Ormai era<br />

ricolmo <strong>di</strong> sangue, come un parassita sazio. Non si era mai sentito così<br />

forte, così carico <strong>di</strong> potere primor<strong>di</strong>ale.<br />

Ora era il turno <strong>di</strong> Damon.<br />

Uscì dalla baracca <strong>di</strong> lamiera così come vi era entrato. Ma non in forma<br />

umana. Un falco predatore veleggiò fuori <strong>del</strong>la finestra e si librò alto nel<br />

cielo.<br />

<strong>La</strong> nuova forma era magnifica. Forte... e cru<strong>del</strong>e.<br />

E la sua vista era acutissima. Lo portò dove lui voleva, sfiorando le cime<br />

<strong>del</strong>le querce nel bosco. Era in cerca <strong>di</strong> una particolare radura.<br />

<strong>La</strong> trovò. <strong>Il</strong> vento lo frustava, ma <strong>di</strong>scese a spirale, lanciando un acuto<br />

stri<strong>di</strong>o <strong>di</strong> sfida. Damon, in forma umana, alzò le mani per proteggersi il<br />

volto mentre il falcone si precipitava su <strong>di</strong> lui.<br />

130


Stefan strappò bran<strong>del</strong>li <strong>di</strong> carne viva dalle braccia <strong>di</strong> Damon,<br />

ascoltando le sue grida <strong>di</strong> dolore e <strong>di</strong> rabbia.<br />

Non sono più il tuo debole fratellino. Comunicò il suo pensiero a Damon<br />

con una formidabile esplosione <strong>di</strong> Potere. E questa volta sono venuto per<br />

avere il tuo sangue.<br />

Captò l'onda d'o<strong>di</strong>o proveniente da Damon, ma la voce nella sua mente<br />

era beffarda. E così che mi ringrazi per aver salvato te e la tua promessa<br />

sposa?<br />

Stefan chiuse <strong>di</strong> nuovo le ali e scese in picchiata, con un unico obiettivo.<br />

Uccidere. Si scagliò contro gli occhi <strong>di</strong> Damon, e il bastone che il giovane<br />

aveva raccolto sferzò l'aria mancando <strong>di</strong> poco il suo nuovo corpo. Gli<br />

artigli lacerarono la guancia <strong>di</strong> Damon, lasciando sgorgare il sangue. Bene.<br />

Non avresti dovuto lasciarmi vivere, <strong>di</strong>sse a Damon. Avresti dovuto<br />

ucciderci tutti e due subito.<br />

Sarei felice <strong>di</strong> rime<strong>di</strong>are al mio errore! Prima Damon era stato colto alla<br />

sprovvista, ma ora Stefan sentiva che stava attingendo Potere, e si armava,<br />

pronto all'azione. Stridendo senza parole, piombò <strong>di</strong> nuovo su Damon, ma<br />

questa volta il grosso bastone non fallì il colpo. Ferito, con un'ala cascante,<br />

il falco rovinò a terra <strong>di</strong>etro la schiena <strong>del</strong> fratello.<br />

Stefan riprese subito sembianze umane, senza quasi avvertire il dolore<br />

<strong>del</strong> braccio rotto. Prima che Damon potesse girarsi, lo afferrò, le <strong>di</strong>ta <strong>del</strong>la<br />

mano illesa affondarono nel collo, e lo fece ruotare su se stesso.<br />

Quando parlò, il suo tono era quasi gentile.<br />

«Elena», sussurrò, e si avventò sulla gola <strong>del</strong> fratello.<br />

Era buio, e faceva molto freddo, e qualcuno era ferito. Qualcuno aveva<br />

bisogno <strong>di</strong> aiuto.<br />

Ma lei si sentiva terribilmente stanca.<br />

Elena batté le palpebre, poi aprì gli occhi, abituandosi all'oscurità. E<br />

quanto al freddo... lo sentiva fin nelle ossa, era intirizzita, gelata fino al<br />

midollo. E non c'era da stupirsi; tutto intorno a lei era ghiacciato.<br />

Da qualche parte, nel profondo <strong>del</strong> suo cuore, sapeva che c'era <strong>del</strong>l'altro.<br />

Cosa era successo? Era stata a casa, a dormire... no, questo era il<br />

Founders' Day. Era stata nella sala <strong>del</strong>la mensa, sul palco.<br />

<strong>La</strong> faccia <strong>di</strong> qualcuno aveva avuto un'espressione strana.<br />

Era troppo faticoso ricordare; non riusciva a pensare. Volti senza corpo<br />

fluttuarono davanti ai suoi occhi, frammenti <strong>di</strong> frasi le risuonarono nelle<br />

orecchie. Era molto confusa.<br />

131


E così stanca.<br />

Ora era meglio tornare a dormire. <strong>Il</strong> ghiaccio non era poi così male. Fece<br />

per sdraiarsi, e poi sentì <strong>di</strong> nuovo le grida.<br />

Non le percepì con le orecchie, ma con la mente. Grida <strong>di</strong> rabbia e <strong>di</strong><br />

dolore. Qualcuno era davvero <strong>di</strong>sperato.<br />

Si sedette, immobile, cercando <strong>di</strong> mettere or<strong>di</strong>ne fra i pensieri.<br />

Ci fu un rapido movimento ai margini <strong>del</strong> suo campo visivo. Uno<br />

scoiattolo. Riusciva a sentirne l'odore; strano, non le era mai capitato<br />

prima. <strong>La</strong> fissò con vivaci occhi neri, poi si allontanò a piccoli salti<br />

sull'albero <strong>di</strong> salice. Elena si rese conto <strong>di</strong> aver tentato <strong>di</strong> afferrarlo solo<br />

quando si trovò con le unghie conficcate nella corteccia.<br />

Tutto questo era ri<strong>di</strong>colo. Perché <strong>di</strong>amine voleva prendere uno<br />

scoiattolo? Si scervellò per un minuto sulla questione, poi si sdraiò,<br />

esausta.<br />

Ancora quelle grida.<br />

Cercò <strong>di</strong> coprirsi le orecchie, ma questo non le impedì <strong>di</strong> sentire le urla.<br />

Qualcuno era ferito, e infelice, e stava <strong>lotta</strong>ndo. Ecco cos'era. C'era una<br />

<strong>lotta</strong> in corso.<br />

Bene. Era arrivata a capire <strong>di</strong> cosa si trattava. Ora poteva dormire.<br />

Ma non ci riuscì. Le grida esercitavano un richiamo su <strong>di</strong> lei, la<br />

attiravano. Provò un bisogno irresistibile <strong>di</strong> seguirle fino a scoprirne la<br />

fonte.<br />

E poi avrebbe potuto dormire. Dopo aver visto... lui.<br />

Oh, sì, adesso le tornava in mente. Si ricordò <strong>di</strong> lui. Era il giovane che la<br />

capiva, che la amava. Era l'unico con cui voleva vivere per sempre.<br />

<strong>Il</strong> suo volto emerse dalle nebbie <strong>del</strong>la sua mente. Lo esaminò con<br />

tenerezza. Bene, allora. Per lui si sarebbe alzata e avrebbe camminato in<br />

quella assurda bufera <strong>di</strong> neve finché non avesse trovato quella radura.<br />

Finché non l'avesse raggiunto. Poi sarebbero rimasti insieme.<br />

<strong>Il</strong> solo pensiero <strong>di</strong> lui sembrò scaldarla. Dentro <strong>di</strong> lui ardeva un fuoco<br />

che solo poche persone riuscivano a vedere. Ma lei lo vedeva. Era come il<br />

fuoco che sentiva dentro <strong>di</strong> lei.<br />

Ma lui sembrava trovarsi nei guai in quel momento. Per lo meno, si<br />

sentiva un gran gridare. Ora era abbastanza vicina da percepirlo con le<br />

orecchie e non solo con la mente.<br />

Là, oltre quella grande quercia adulta. Era da lì che proveniva quel<br />

frastuono. Lui era là, con i suoi occhi scuri e impenetrabili, e il suo sorriso<br />

misterioso. E aveva bisogno <strong>del</strong> suo aiuto. Lo avrebbe aiutato.<br />

132


Scuotendo via dai capelli i cristalli <strong>di</strong> ghiaccio, Elena entrò nella radura<br />

nel bosco.<br />

133<br />

[Continua]

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