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Lisa Jane Smith Il diario del vampiro La lotta - Liberi di Leggere

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senso <strong>di</strong> impotenza. «Sei ingiusta».<br />

Elena non voleva cambiare atteggiamento. «Te l'ho detto, puoi smetterla<br />

<strong>di</strong> preoccuparti per me e per quel che faccio.. Sto bene, grazie».<br />

Era chiaro a cosa alludesse. Matt si <strong>di</strong>resse verso la porta nel momento<br />

in cui comparve zia Ju<strong>di</strong>th con i sandwich.<br />

«Mi spiace, devo andare», mormorò, affrettandosi verso la porta. Uscì<br />

senza voltarsi in<strong>di</strong>etro.<br />

Mere<strong>di</strong>th, Bonnie, zia Ju<strong>di</strong>th e Robert cercarono <strong>di</strong> mantener viva la<br />

conversazione mentre consumavano uno spuntino serale accanto al fuoco.<br />

Elena non riusciva a mangiare e non voleva parlare. L'unica a non sentirsi<br />

a <strong>di</strong>sagio era la sorellina <strong>di</strong> Elena, Margaret. Con l'ottimismo dei suoi<br />

quattro anni, si rannicchiò vicino a Elena e le offrì i suoi dolcetti <strong>di</strong><br />

Halloween.<br />

Elena la strinse forte a sé, affondando per un momento il viso nei capelli<br />

biondo chiaro <strong>di</strong> Margaret. Se Stefan avesse potuto chiamarla o mandarle<br />

un messaggio, a quel punto l'avrebbe già fatto. Niente al mondo glielo<br />

avrebbe impe<strong>di</strong>to, a meno che non fosse gravemente ferito, o intrappolato<br />

da qualche parte, o...<br />

Non voleva fermarsi a considerare quell'ultimo "o". Stefan era vivo;<br />

doveva esserlo. Damon era un bugiardo.<br />

Ma Stefan era nei guai, e lei doveva trovarlo in qualche modo. Continuò<br />

a pensarci per tutta la serata, cercando <strong>di</strong>speratamente <strong>di</strong> escogitare un<br />

piano. Una cosa era certa: era sola. Non poteva fidarsi <strong>di</strong> nessuno.<br />

Si era fatto buio. Elena si mosse sul <strong>di</strong>vano e finse <strong>di</strong> sba<strong>di</strong>gliare.<br />

«Sono stanca», <strong>di</strong>sse tranquillamente. «Forse non sto così bene,<br />

dopotutto. Credo che andrò a letto».<br />

Mere<strong>di</strong>th la osservò attentamente. «Stavo pensando, signorina Gilbert»,<br />

<strong>di</strong>sse, volgendosi verso zia Ju<strong>di</strong>th, «che forse io e Bonnie potremmo<br />

fermarci per la notte. Per tenere compagnia a Elena».<br />

«Che splen<strong>di</strong>da idea», <strong>di</strong>sse zia Ju<strong>di</strong>th, entusiasta. «Se i vostri genitori<br />

non hanno nulla in contrario, sarei felice <strong>di</strong> avervi qui».<br />

«È lungo il tragitto in macchina per tornare a Herron. Credo che mi<br />

fermerò anch'io», <strong>di</strong>sse Robert. «Posso allungarmi qui sul <strong>di</strong>vano». Zia<br />

Ju<strong>di</strong>th protestò, perché era pieno <strong>di</strong> camere per gli ospiti al piano <strong>di</strong> sopra,<br />

ma Robert fu irremovibile. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>vano sarebbe stato perfetto per lui, ribadì.<br />

Dopo aver fatto correre lo sguardo dal <strong>di</strong>vano all'ingresso, dove il<br />

portone <strong>di</strong> casa era innegabilmente in vista, Elena rimase <strong>di</strong> sasso.<br />

Avevano programmato tutto fra loro, o almeno si erano messi d'accordo in<br />

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