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Lisa Jane Smith Il diario del vampiro La lotta - Liberi di Leggere

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la durezza <strong>del</strong> suo anello d'argento. Anche lei immobile come una statua,<br />

rimase lì in ginocchio ad aspettare.<br />

Quasi non si accorse <strong>del</strong> primo debole segno <strong>di</strong> reazione. Restò con lo<br />

sguardo fisso sul volto <strong>di</strong> Stefan, percependo solo con la coda <strong>del</strong>l'occhio il<br />

debole sollevarsi <strong>del</strong> petto <strong>del</strong> giovane. Ma poi le labbra sotto al suo <strong>di</strong>to<br />

ebbero un fremito e si aprirono un po', e lui deglutì meccanicamente.<br />

«Ci siamo», mormorò Elena. «Coraggio, Stefan».<br />

Sbatté le ciglia, e con gioia crescente lei sentì che rispondeva alla stretta<br />

<strong>del</strong>le sue <strong>di</strong>ta. Deglutì <strong>di</strong> nuovo.<br />

«Sì». Attese che i suoi occhi si aprissero lentamente prima <strong>di</strong> mettersi a<br />

sedere. Poi con l'altra mano armeggiò con il collo alto <strong>del</strong> suo pullover,<br />

ripiegandolo per lasciare libero il collo.<br />

Lo sguardo negli occhi ver<strong>di</strong> <strong>del</strong> ragazzo era stupito e grave, ma risoluto<br />

come sempre. «No», <strong>di</strong>sse Stefan, in un roco sussurro.<br />

«Devi farlo, Stefan. Gli altri arriveranno da un momento all'altro con<br />

un'infermiera. Non ho potuto rifiutarmi. E se non stai abbastanza bene da<br />

convincerla che non hai bisogno <strong>di</strong> andare in ospedale...». Non finì la<br />

frase. Lei stessa non sapeva cosa avrebbe scoperto un dottore o un tecnico<br />

<strong>di</strong> laboratorio che avesse visitato Stefan. Ma sentiva che lui lo sapeva, e<br />

che questo lo spaventava.<br />

Ma Stefan si <strong>di</strong>mostrò ancora più ostinato, girando la testa dall'altra<br />

parte. «Non posso», mormorò. «È troppo pericoloso. Ne ho già preso...<br />

troppo... ieri sera».<br />

Davvero era stato soltanto la sera prima? Sembrava che fosse passato un<br />

anno. «Potrei morire?», domandò. «Stefan, rispon<strong>di</strong>mi! Potrei morire?»<br />

«No...». <strong>La</strong> voce era cupa. «Ma...».<br />

«Allora dobbiamo farlo. E non <strong>di</strong>scutere!». Si chinò su <strong>di</strong> lui, e<br />

stringendogli la mano fra le sue, Elena riuscì ad avvertire il suo<br />

irrefrenabile bisogno. Fu sorpresa che lui tentasse quasi <strong>di</strong> resistere. Era<br />

come un uomo affamato <strong>di</strong> fronte a una tavola imban<strong>di</strong>ta, incapace <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stogliere lo sguardo dai piatti fumanti, ma che si rifiutava <strong>di</strong> mangiare.<br />

«No», ripeté Stefan, ed Elena sentì un senso <strong>di</strong> frustrazione crescere<br />

dentro <strong>di</strong> lei. Non aveva mai incontrato una persona testarda come lui.<br />

«Sì. E se non hai intenzione <strong>di</strong> collaborare, mi farò un altro taglio,<br />

magari sul polso». Aveva tenuto il <strong>di</strong>to premuto sul lenzuolo per fermare il<br />

sangue; adesso lo tenne sollevato davanti a lui.<br />

<strong>Il</strong> giovane <strong>di</strong>latò le pupille, socchiuse le labbra. «Troppo... già»,<br />

mormorò, ma continuò a fissare il <strong>di</strong>to, la lucida goccia <strong>di</strong> sangue sulla<br />

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