Lisa Jane Smith Il diario del vampiro La lotta - Liberi di Leggere
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Stefan scoppiò a ridere.<br />
«Non ti ho mai vista così prima d'ora», <strong>di</strong>sse, ed Elena abbassò gli occhi<br />
per guardarsi. Le scarpe e i jeans erano incrostati <strong>di</strong> fango rossiccio, che le<br />
imbrattava abbondantemente anche il resto <strong>del</strong> corpo. <strong>La</strong> giacca era<br />
strappata e stava perdendo l'imbottitura. Senza dubbio anche il viso era<br />
su<strong>di</strong>cio e lei sapeva che i capelli erano arruffati e scompigliati. Elena<br />
Gilbert, impeccabile figurino <strong>del</strong> Robert E. Lee, era un <strong>di</strong>sastro.<br />
«Mi piace», riprese Stefan, e questa volta rise anche lei.<br />
Stavano ancora ridendo quando si aprì la porta. Elena sì irrigidì, subito<br />
in allarme, tirò su il collo <strong>del</strong> pullover, e fece correre lo sguardo per tutta la<br />
stanza in cerca <strong>di</strong> qualcosa che avrebbe potuto tra<strong>di</strong>rli. Stefan raddrizzò la<br />
schiena e si leccò le labbra.<br />
«Sta meglio!», canticchiò Bonnie appena vide Stefan. Matt e Mere<strong>di</strong>th<br />
erano subito <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lei, i volti rischiarati per la sorpresa e il piacere. <strong>La</strong><br />
quarta persona che entrò nella stanza era poco più grande <strong>di</strong> Bonnie, ma<br />
aveva un'aria energica e autoritaria che nascondeva la sua giovane età.<br />
Mary McCullough puntò dritta verso il suo paziente e gli afferrò il polso.<br />
«Così tu sei quello che ha paura dei dottori», esordì.<br />
Sul momento Stefan parve <strong>di</strong>sorientato, poi si riprese. «È una specie <strong>di</strong><br />
fobia che ho fin da bambino», <strong>di</strong>sse, con tono imbarazzato. Gettò uno<br />
sguardo <strong>di</strong> lato, verso Elena, che sorrise nervosamente e fece un lieve<br />
cenno con la testa. «Comunque, ora non ho bisogno <strong>di</strong> dottori, come ve<strong>di</strong>».<br />
«Perché non lasci che sia io a giu<strong>di</strong>care? <strong>Il</strong> polso va bene. A <strong>di</strong>re il vero,<br />
è incre<strong>di</strong>bilmente lento, persino per un atleta. Non credo che tu sia in stato<br />
<strong>di</strong> ipotermia. Misuriamo la temperatura».<br />
«No, credo proprio che non sia necessario». <strong>La</strong> voce <strong>di</strong> Stefan era bassa,<br />
rassicurante. Elena lo aveva sentito usare quella voce in precedenza, e<br />
sapeva cosa stesse cercando <strong>di</strong> fare. Ma Mary non gli prestò la minima<br />
attenzione.<br />
«Apri, per favore».<br />
«Dammi, ci penso io», s'intromise Elena rapidamente, allungando la<br />
mano per prendere il termometro. Chissà come, il piccolo cilindro <strong>di</strong> vetro<br />
le scivolò <strong>di</strong> mano. Cadde sul pavimento <strong>di</strong> legno duro, rompendosi in<br />
mille pezzi. «Oh, mi spiace!».<br />
«Non importa», <strong>di</strong>sse Stefan. «Mi sento molto meglio, e mi sto<br />
scaldando a poco a poco».<br />
Mary considerò il <strong>di</strong>sastro sul pavimento, poi guardò in giro per la<br />
stanza, e notò lo stato <strong>di</strong> devastazione in cui si trovava. «Bene bene»,<br />
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