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Poste italiane spa - spedizione in a. p. d.l. 353/03 (conv. l. 46/04) art. 1 comma 1, ne/Vr anno 18 | numero 36 | 12 settembre 2012 | 2,00<br />
settimanale diretto da luigi amicone<br />
Il vero potere<br />
delle donne<br />
Gloria Pelizzo e altre custodi del mondo<br />
comune. Altro che quote rosa
IL PROFETA GESUITA<br />
Il cardinale di Ancien Régime per cui la<br />
Chiesa era «indietro di duecento anni»<br />
Aveva un gran bel portamento. E non amava schermirsi agli occhi della bella gente.<br />
Carlo Maria Martini è salito in Paradiso tra gli onori e <strong>il</strong> saluto beatificante<br />
dei giornali di establishment. Con un d<strong>il</strong>uvio di salamelecchi. Senza nemmeno<br />
un chiaroscuro. Come nemmeno a Madre Teresa di Calcutta capitò. Era un “profeta”.<br />
Dicono. E perciò nessuno ha voluto ricordare un’attitudine, così tipica del clericalismo<br />
e del “cardinale del dialogo”, secondo la quale lo Spirito soffia dove vuole,<br />
ma se non soffia dove vuole colui che evoca la libertà dello Spirito, lo Spirito non soffia.<br />
Nella sua ultima intervista, quella resa al confratello gesuita Georg Sporsch<strong>il</strong>l e<br />
che «voleva fosse inserita nel testamento», sembra avesse completamente rovesciato<br />
quell’attitudine. E si fosse arreso al riconoscimento di «liberare la brace dalla cenere»<br />
– metafora cucita su una chiesa giudicata «stanca» – cioè al bisogno di «uomini che ardono<br />
in modo che lo Spirito possa diffondersi ovunque». Sapeva amministrare con cura<br />
<strong>il</strong> proprio ruolo e patrimonio di dissenziente ecclesiastico. Ed era perfetto, nei tempi<br />
e nei modi mediatici, nel far sentire la propria voce dissonante rispetto alla lezione<br />
petrina. Non condivideva <strong>il</strong> punto di vista di Giovanni Paolo II in materia “eticamente<br />
sensib<strong>il</strong>e” (dalla morale sessuale al fine vita ha sempre cordialmente dissentito dalla<br />
lezione della Chiesa cattolica, come ha testè<br />
ricordato <strong>il</strong> cardinale Ruini alla Corradi su<br />
Avvenire). E si fece in quattro per tentare di<br />
convincere Benedetto XVI a deporre <strong>il</strong> tema<br />
dei cosiddetti “valori non negoziab<strong>il</strong>i”. In realtà<br />
Martini era un gran negoziatore. Più incline,<br />
per temperamento e inquietudine interiore,<br />
a rappresentare i dubbi della “zona<br />
EDITORIALI<br />
Non è stato infatti un Vescovo<br />
aristocratico, influente sulla politica<br />
del Sovrano, tenutario di una parola<br />
e di un’autorità che hanno pesato<br />
anche più di quella di un Principe?<br />
grigia” e i sofismi della doxa, l’opinione corrente, ben formata sui giornali di establishment,<br />
che ad affermare certe verità impopolari in faccia al potere.<br />
Adorato dai suoi seminaristi, all’epoca in cui i seminari diocesani lombardi si<br />
svuotavano, non trovò che i movimenti fossero nelle sue corde spirituali. In generale,<br />
non ebbe fam<strong>il</strong>iarità con spiritualità che non promanassero dal suo stesso carisma.<br />
Che, ha scritto bene Alberto Melloni, si riassumeva in quell’auspicio reiterato di<br />
un Conc<strong>il</strong>io Vaticano III: Martini voleva <strong>il</strong> “collegialismo” e, sebbene non risulti abbia<br />
mai messo formalmente in discussione <strong>il</strong> primato di Pietro, voleva “modernizzare” la<br />
Chiesa anche attraverso la sua “democratizzazione”. Che poi tale spinta “modernizzatrice”<br />
coincidesse di fatto con <strong>il</strong> depotenziamento dell’idea di “Cristo Re” e, quindi<br />
del Papa Vicario del Re dei Re, e la diminutio di Pietro a primus inter pares, secondo<br />
una versione di “collegialismo” molto pericolosamente vicina all’idea di “conc<strong>il</strong>iarismo”<br />
– superiorità del collegio dei vescovi e cardinali sul Papa, affermazione già discussa<br />
ed espunta dalla dottrina cattolica fin dal Conc<strong>il</strong>io di Bas<strong>il</strong>ea, Ferrara e Firenze<br />
del 1431 – ciò sembra non abbia intaccato minimamente le convinzioni del creatore<br />
di cattedre “dei non credenti” e scuole “della Parola”.<br />
Biblista sofisticato, Martini è stato tuttavia un pensatore poco originale. D’altra<br />
parte, come ci rivelò un suo <strong>il</strong>lustre confratello, <strong>il</strong> gesuita Ignace de la Potterie, a Martini<br />
è mancata la preparazione f<strong>il</strong>osofica. Quanto ai suoi metodi di conduzione del<br />
popolo di Dio, si possono non condividere i toni di Antonio Socci, ma è un fatto che<br />
Martini è stato protagonista dell’unico caso postconc<strong>il</strong>iare (la “Rosa bianca” di Lazzati<br />
e curia di M<strong>il</strong>ano versus Il Sabato) di istruzione di un processo ecclesiastico contro<br />
due giornalisti o, come lo chiama Socci, di «deferimento di laici cattolici all’Inquisizione<br />
per semplici tesi storiografiche». In effetti, contrariamente a quello che i giornali<br />
di establishment hanno scritto di lui e indipendentemente dalle sue idee molto<br />
conformi al mainstream, la stessa persona che nella sua ultima intervista ha accusato<br />
la Chiesa di essere «rimasta indietro di duecento anni» ha incarnato plasticamente<br />
quell’accusa. Non è stato infatti Martini un chierico di Ancien Régime, Vescovo aristocratico,<br />
influente sulla politica del Sovrano e, sia nell’ambito dell’amministrazione<br />
dei beni ecclesiastici, sia in quelli mondani, tenutario di una parola e di<br />
un’autorità che hanno pesato anche più di quella di un Principe?<br />
FOGLIETTO<br />
L’arena di Teheran.<br />
Il ritorno dei paesi non<br />
allineati, la propaganda<br />
iraniana, l’inquietante<br />
s<strong>il</strong>enzio di Usa e Nato<br />
Il 30 agosto si è tenuto a Teheran<br />
<strong>il</strong> vertice dei paesi non allineati a<br />
cui ha partecipato anche <strong>il</strong> segretario<br />
dell’Onu Ban Ki Moon nonostante<br />
la contrarietà di Washington. Nell’occasione<br />
gli iraniani non hanno rinunciato<br />
né a reclamare i piani per <strong>il</strong> nucleare<br />
né a parlare di distruzione di Israele.<br />
Certo, l’egiziano Mohamed Morsi<br />
attaccando – per conto dei sauditi – la<br />
Siria ha aperto una contraddizione al<br />
regime degli ayatollah: ma la possib<strong>il</strong>ità<br />
di un compromesso “islamico” tra<br />
arabi e persiani è scritta nella storia e<br />
le conseguenze sarebbero immediate<br />
per tutto l’Occidente. Alla fine si tratta<br />
di sperare nell’influenza degli islamici<br />
moderati turchi che apra un qualche<br />
spazio alla democratizzazione più o<br />
meno avviata nel Nord Africa. Comunque<br />
questa situazione desta molta<br />
preoccupazione, e così la debolezza<br />
della leadership americana, <strong>il</strong> semiegemonismo<br />
mascherato di Pechino,<br />
l’affermarsi della mentalità bottegaia di<br />
Berlino, l’affanno di Parigi. E Roma? Le<br />
regole della politica insegnano che una<br />
nazione commissariata non è in grado<br />
di esprimere una posizione in campo<br />
internazionale. Persino a Washington<br />
iniziano a rendersi di conto di ciò e di<br />
certi errori nella destab<strong>il</strong>izzazione del<br />
nostro paese nelle epoche più recenti.<br />
Ps. Sono onorato dalle parole care che<br />
mi rivolge Antonio Simone. Conosco<br />
<strong>il</strong> feroce commento di Georges<br />
Clemenceau su chi a una certa età si<br />
lascia andare in pubblico:<br />
«Ah se potessi pisciare<br />
come lui piange».<br />
Nonostante questa<br />
osservazione non priva<br />
di un cinico buon<br />
senso, sono orgoglioso<br />
di essermi<br />
commosso.<br />
Lodovico Festa<br />
| | 12 settembre 2012 | 3
Poste italiane spa - spedizione in a. p. d.l. 353/03 (conv. l. 46/04) art. 1 comma 1, ne/Vr anno 18 | numero 36 | 12 settembre 2012 | 2,00<br />
La vita in trincea del<br />
chirurgo pediatrico Gloria<br />
Pelizzo e di altre donne come<br />
lei. Capaci di vere rivoluzioni<br />
16<br />
interni professione spy-doctor<br />
Autentiche<br />
falsità<br />
te in nome della giustizia o pubblicate in<br />
nome della verità? «Quando potremo raccontare<br />
la verità non la ricorderemo più»,<br />
predica Marco Travaglio dando voce a tutti<br />
i colleghi auto-investitesi del ruolo di<br />
sacerdoti del vero in nome del mantra<br />
«noi-facciamo-solo-i-giornalisti» e «raccontiamo-solo-i-fatti».<br />
Il giornalismo della verità<br />
contro <strong>il</strong> giornalismo del potere?<br />
«Avendo io detto che l’aborto è un’omicidio,<br />
non ho alcun problema che qualcu-<br />
Le intercettazioni delle telefonate di napolitano. no mi rimproveri, in senso laico e non confessionale,<br />
sul tema della verità. Anzi, lo<br />
Verità, trasparenza, indipendenza, giustizia.<br />
sfido». Il direttore del Foglio, Giuliano Fer-<br />
Gli slogan fac<strong>il</strong>i del giornalismo manettaro.<br />
rara, non si tira indietro: «Parliamone, ma<br />
facciamolo nel merito. Nel caso della trat-<br />
ferrara, polito, ostellino e Vian ne mostrano<br />
tativa Stato-mafia c’è un’ampollosa d<strong>il</strong>ata-<br />
i limiti, le insincerità, le bugie e i pericoli<br />
zione di una leggenda nera per cui normali,<br />
e dunque riservati e dunque necessaria-<br />
Gli inquirenti che le hanno autorizzate e mente indiretti e dunque necessariamen-<br />
di Ubaldo Casotto<br />
ascoltate ma (pare) non trascritte, dicono te sospettab<strong>il</strong>i, movimenti di un corpo<br />
lettori, o forse i giornalisti, sono in cri- che non hanno r<strong>il</strong>ievo penale e che sono repressivo che si chiama Stato nei confronsi<br />
da astinenza: da troppi mesi non si ininfluenti ai fini dell’indagine (quella sulti di un altro corpo criminale che si chia-<br />
I pubblicano intercettazioni di peso. le presunta trattativa tra Stato e mafia), ma anti-Stato, in nome di un controllo di<br />
Ce ne sono sul mercato di eccellenti, quel- non aiutano cioè a capire se come e per- legalità imbizzarrito e formalistico e che<br />
le tra <strong>il</strong> Capo dello Stato e un ex ministro ché quella trattativa ci sia stata. Ora, quel- ha un sfondo nettamente politico, sono<br />
«<strong>il</strong> giornalismo cosiddetto indipendente è <strong>il</strong> le spalle responsab<strong>il</strong>ità sto-<br />
veicolo di una esasperazione dei compromessi. riche notevoli, ma dipingere<br />
Napolitano e Maca-<br />
Chi si presenta sempre in una posizione<br />
luso come subdoli e atti-<br />
di contro-potere vive una bugia di fondo» vi agenti di una copertura<br />
della trattativa Stato-mafia<br />
non è possib<strong>il</strong>e, ci si spinge oltre i limiti<br />
del risib<strong>il</strong>e».<br />
Sotto, <strong>il</strong> vicedirettore del Fatto<br />
Citare le sentenze è un argomento di<br />
Quotidiano Marco travaglio,<br />
<strong>il</strong> leader dell’idv Antonio Di Pietro una certa presa, anche se, fa notare Anto-<br />
e quello del Movimento 5 Stelle nio Polito, editorialista del Corriere della<br />
Beppe Gr<strong>il</strong>lo. in basso, <strong>il</strong> presidente Sera, «una sentenza definitiva sull’assas-<br />
della repubblica Giorgio napolitano sinio di Borsellino ha preso per buono <strong>il</strong><br />
pentimento di Scarantino e sappiamo che<br />
non è vero. Non si può ricostruire la storia<br />
di un paese con le disposizioni di un tribunale,<br />
oltretutto in un paese in cui gli errori<br />
giudiziari non mancano». Secondo Polito<br />
«in questione c’è qualcosa di più profondo<br />
della semplice lotta politica nei confronti<br />
di Napolitano, che si può spiegare anche<br />
con <strong>il</strong> fatto che, perso Berlusconi, c’è chi<br />
ha bisogno come <strong>il</strong> pane di un nemico».<br />
In questione, dice l’ex direttore del Riformista,<br />
«oltre al ruolo dell’informazione c’è<br />
<strong>il</strong> progetto ambizioso di una democrazia<br />
diretta, non rappresentativa e totalmente<br />
“trasparente”, Gr<strong>il</strong>lo lo dice chiaro».<br />
Il buco della serratura<br />
Cosa c’è di male nel desiderio di trasparenza?<br />
«Nulla e tutto – risponde Polito –. È<br />
un concetto fondamentale in democrazia.<br />
La casa del potere deve essere trasparente,<br />
bisogna poterci guardare dentro. Ma con<br />
ti surreali: chi ha arrestato Riina va sotto<br />
che strumenti e da che punto di vista? Io<br />
processo, le classi dirigenti dello Stato che<br />
ho fatto l’esempio del grande fratello con<br />
hanno contribuito a distruggere la cupola<br />
<strong>il</strong> telecomando in mano alle procure. Inter-<br />
mafiosa arrestando centinaia di boss, colcettiamo<br />
tutti quelli che se lo meritano, e<br />
pendo i loro patrimoni e poi prendendo<br />
poi c’è qualcuno che decide se ci sono com-<br />
anche Provenzano vengono indicati come<br />
portamenti amorali o immorali da denun-<br />
i complici dell’assassinio di Borsellino che<br />
ciare portandoli all’attenzione dell’opinio-<br />
presuntivamente sapeva della trattativa ed<br />
ne pubblica. La domanda è: chi mette in<br />
era contrario. Naturalmente <strong>il</strong> tutto è sta-<br />
onda? Chi apre <strong>il</strong> microfono? Chi accende<br />
to la grande preparazione dell’avvento di<br />
la luce?». Polito fa un esempio per assur-<br />
Berlusconi al governo. Siccome questa è<br />
do: «Bertolaso ha protestato: perché ave-<br />
propaganda e ricerca di una piattaforma<br />
te dato ai giornali soltanto una parte del-<br />
per la carriera di magistrati spregiudicati,<br />
le mie intercettazioni e non quelle nelle<br />
io non mi faccio mettere l’anello al naso,<br />
quali faccio bella figura? Se volete giudi-<br />
e questo è <strong>il</strong> presupposto della ricerca delcare<br />
non i miei reati, ma la mia dignità,<br />
la verità, e chiedo a Travaglio: come mai lo<br />
serietà e probità trasmettete tutta la mia<br />
Stato che trattava con la mafia ha demoli-<br />
vita... Questa trasparenza, per essere corto<br />
la mafia? Non ha saputo rispondere. Ha<br />
retta, non dovrebbe essere selezionata, tan-<br />
detto: io non ho una mia risposta, le proto<br />
meno dai magistrati, cui viene delegato<br />
cure dicono che Riina forse è stato conse-<br />
“<strong>il</strong> controllo di legalità”, che spetta invece<br />
gnato da Provenzano, che è stato poi arre-<br />
agli elettori. È un atteggiamento pericolostato<br />
quindici anni dopo solo perché era<br />
so perché modifica l’equ<strong>il</strong>ibrio dei poteri,<br />
vecchio e malato… È una risposta? La veri-<br />
dà al giudiziario ciò che non gli compete».<br />
tà e la logica hanno una stretta correlazio-<br />
Ma c’è di peggio del grande fratello<br />
ne, cercare la verità è fare domande logi-<br />
con telecomando in mano alle procure e<br />
che sui processi che riguardano la realtà<br />
ai loro referenti giornalistici (al riguardo<br />
Ferrara fa notare <strong>il</strong> cortocircuito per cui<br />
dell’Interno, ex vicepresidente del Csm. le registrazioni ininfluenti vanno distrut- stati trasformati in “trattativa”. Con esi-<br />
e sui fatti. Noi ex comunisti portiamo sul-<br />
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30<br />
ESTERI AVEVAMO UN ALLEATO<br />
Quando ci<br />
siamo persi<br />
l’Albania<br />
Prima che i comunisti ne cancellassero la storia,<br />
la sua identità cristiana ed europea si è sempre<br />
Il comunismo albanese di Enver Hoxha<br />
salvata nel rapporto con l’Occidente. E nella<br />
(a destra nella foto sotto, con Nikita<br />
Krusciov, 1959) nel suo totalitarismo<br />
resistenza all’invasore ottomano. Com’è che<br />
ateo mostrava di unire in sé l’eredità<br />
del dispotismo ottomano con la<br />
l’abbiamo svenduta alla Conferenza islamica?<br />
“barbarie bolscevica” di stampo<br />
leninista. Non a caso <strong>il</strong> regime si accanì<br />
L’AUTORE<br />
specialmente contro la Chiesa cattolica.<br />
di Ardian Ndreca<br />
Tra Tirana e <strong>il</strong> Vaticano<br />
In alto, Sali Berisha, attuale premier,<br />
ex presidente della Repubblica e leader<br />
AlbAniA festeggiA quest’Anno <strong>il</strong> suo Ardian Ndreca è docente di Storia<br />
in carica del Partito democratico<br />
della f<strong>il</strong>osofia moderna presso la<br />
centenario dell’indipendenza<br />
Pontificia Università Urbaniana,<br />
L’ dall’Impero ottomano e questa dove dirige l’Istituto di ricerca<br />
è l’occasione giusta per fare un b<strong>il</strong>ancio della non credenza e delle culture<br />
del percorso plurisecolare del paese delle (Isa). È inoltre editore della rivista<br />
cattolica albanese Hylli i Dritës,<br />
aqu<strong>il</strong>e verso la libertà.<br />
fondata nel 1913 dal poeta nazio-<br />
Nel Quattrocento fu Giorgio Castrionale padre Giorgio Fishta.<br />
ta detto Scanderbeg (1405-1468), a guida- Tra le opere di Ndreca pubblire<br />
per 25 anni la lotta dei principi albanecate in lingua italiana ricordiamo<br />
Mediazione o paradosso?<br />
si contro gli ottomani di Murad II e poi di<br />
Kierkegaard contra Hegel (Bonomi,<br />
Maometto II <strong>il</strong> Conquistatore. La sua fama Pavia 2000), La soggettività in<br />
di condottiero valente e di diplomatico Kierkegaard (UUP 2005), Lessico<br />
ab<strong>il</strong>e varcò i confini dell’Albania e ben di f<strong>il</strong>osofia della storia (UUP 2012).<br />
presto <strong>il</strong> Regno di Napoli lo sostenne energicamente.<br />
Anche la Serenissima gli venmano, ma la resistenza continuò tra le mo documento scritto in albanese è la for-<br />
cescano Francesco Maria da Lecce. Altri pero sulle popolazioni cristiane dei terri- Nel 1703, la Chiesa, allora guidata da<br />
ne in aiuto, rimanendo però cauta affin- montagne impervie dove i suoi connaziomula del battesimo (1462), <strong>il</strong> primo libro<br />
contributi notevoli per la cultura albanese tori della Sublime Porta e più tardi gli esi- Clemente XI, pontefice di origine albaneché<br />
egli non diventasse troppo potennali mantenevano vive la fede, la lingua stampato è <strong>il</strong> Messale (1555) del prete Gio-<br />
li troviamo tra gli esuli che ormai si erano ti della pace di Passarowitz (1718) agevolase, avvertì la necessità di indire un conc<strong>il</strong>io<br />
te da ostacolare gli interessi commercia- e le tradizioni etniche. Mentre l’Europa vanni Buzuku, <strong>il</strong> libro successivo è la Dot-<br />
stab<strong>il</strong>iti nell’Italia meridionale.<br />
rono la sopravvivenza dello spirito nazio- nazionale per rafforzare i fondamenti delli<br />
della Repubblica. Un appoggio pater- usciva dal Medioevo, l’Albania occupata trina cristiana (1618) del sacerdote Pietro<br />
nalistico e aiutarono la preservazione della fede cristiana e per rimediare alle necesno<br />
e incondizionato gli fu dato dai ponte- era condannata a rimanerci fino agli ini- Budi, che nel 1621 organizzerà un’insurre-<br />
La cura della cristianità<br />
la fede cristiana. La strada verso la salvezza sità del popolo cristiano in Albania.<br />
fici che regnarono in quel quarto di secozi del XX secolo.<br />
zione armata contro gli ottomani. Anche<br />
Dal Seicento la Chiesa di Roma, preoccu- passava attraverso la formazione dell’iden- Un elemento molto importante che<br />
lo. Eugenio IV, Niccolò V, Callisto III e Pio Uno dei fattori che svolsero un ruolo <strong>il</strong> primo dizionario latino-albanese (1635)<br />
pata dal terrore crescente e dalla pressiotità nazionale e religiosa degli albanesi e contribuì a fermare l’islamizzazione del<br />
II lo aiutarono sia direttamente con dena- fondamentale nel forgiare l’identità alba- è opera di un sacerdote, Frang Bardhi.<br />
ne delle tasse che l’amministrazione otto- dipendeva dalla loro capacità di mantene- paese fu <strong>il</strong> diritto consuetudinario albaro,<br />
sia cercando si sensib<strong>il</strong>izzare le corti nese fu la Chiesa cattolica. Infatti, <strong>il</strong> pri- Dopo di lui abbiamo <strong>il</strong> Cuneus Prophetamana<br />
esercitava sui cristiani albanesi con re sempre accesa la fiamma della libertà. nese, noto anche come <strong>il</strong> Kanun del prin-<br />
italiane ed europee sull’importanza delrum<br />
(1685) del vescovo Pie-<br />
l’intento di convertirli all’islam, affidò alla<br />
cipe Lek Dukagini III (1459la<br />
difesa di quel baluardo di cristianità I dati che riportano l’islam al 70 per cento tro Bodgani. La prima gram-<br />
Propaganda Fide <strong>il</strong> compito di curare i Nel 2011, su insistenza dell’Europa, si è svolto 1479). Il Kanun, con i suoi<br />
che era l’Albania. Callisto III usò nei suoi<br />
matica della lingua albane-<br />
destini della cristianità in quel lembo lace-<br />
tratti fortemente repub-<br />
confronti gli appellativi “defensor fidei”<br />
della popolazione, seguito da ortodossi e<br />
se (1716) e un dizionario itarato<br />
dei Balcani. L’opera immane della Pro-<br />
un censimento che prevedeva la dichiarazione<br />
blicani di matrice roma-<br />
e “athleta Christi”. Con la morte di Scan- cattolici rispettivamente al 20 e al 10 per liano-albanese (1702) sono<br />
AP/LaPresse<br />
paganda Fide in Albania, gli effetti del Kul- della propria fede. La r<strong>il</strong>evazione, compiuta da na, ebbe un influsso deterderbeg<br />
<strong>il</strong> paese cadde sotto <strong>il</strong> giogo otto- cento, risalgono alla fine degli anni Trenta opera del missionario fran-<br />
Foto:<br />
tusprotektorat esercitato da parte dell’Im- un’agenzia governativa, non è ancora pubblica minante nella vita della<br />
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34<br />
ROSSOPORPORA<br />
Choc di civ<strong>il</strong>tà?<br />
No, grazie<br />
Si battono per la libertà dei credenti contro<br />
ghiera nazionale per la festa dell’Assunsi<br />
batte con energia contro quell’aspet- da talune parti se n’è arguita una palese ney, a testimoniare, più che un intento di<br />
zione, hanno voluto scuotere la cosciento<br />
liberticida della nuova legge sanitaria preferenza della Chiesa statunitense per schierarsi, la volontà di essere ascoltato e<br />
i soprusi del potere. Difendono la legge<br />
za dei fedeli (e non solo), mentre in Italia<br />
obamiana che obbligherà dal primo ago- una vittoria repubblicana alle presiden- ascoltare senza mediazioni i protagonisti<br />
naturale dal far west dei diritti. Dall’America<br />
le parole della presidenza della Conferensto<br />
del 2013 anche gli enti di ispirazioziali. Il che potrà anche corrispondere a della politica statunitense.<br />
za episcopale a difesa di vita e famiglia<br />
ne religiosa a pagare ai dipendenti i costi verità in questo momento (considerata in<br />
all’Europa s’avanza un fronte cardinalizio che<br />
risuonano inequivocab<strong>il</strong>i.<br />
dei contraccettivi e dell’aborto, senza aggiunta l’“ammirazione” del porporato GIOCO DURO IN SCOZIA. Intanto in<br />
non si arrende alla deriva sociale zapateriana<br />
poter far valere <strong>il</strong> diritto all’obiezione di per <strong>il</strong> candidato repubblicano a vicepresi- Scozia prosegue la sua battaglia anche<br />
TRA MITT E BARACK. È oggi <strong>il</strong> cardina-<br />
coscienza. Tra le ultime mosse in materia, dente Paul Ryan); in ogni caso <strong>il</strong> cardina- <strong>il</strong> cardinale Keith O’Brien (vedi gli ult<strong>il</strong>e<br />
Timothy Dolan a rappresentare davan-<br />
oltre alla presentazione da parte di molte le ha fatto sapere di aver accettato pure mi “Rossoporpora”). Da una parte <strong>il</strong> 19<br />
ta allo stravolgimento dei cardini della ti all’opinione pubblica <strong>il</strong> “movimenti-<br />
istituzioni non solo cattoliche di decine l’invito per la preghiera alla Convention agosto ha comunicato la sospensione di<br />
di Giuseppe Rusconi<br />
legge naturale (e non certo solo cattolismo” di buona parte del cattolicesimo a<br />
di ricorsi contro tale legge, anche la mes- democratica di Charlotte, North Caroli- ogni dialogo ufficiale con <strong>il</strong> primo mini-<br />
n Occidente <strong>il</strong> mOndO cattOlicO è alle ca) in materia di vita e di famiglia. La rea- stelle e strisce. L’arcivescovo di New York<br />
sa in atto di una strategia presenzialista na, in programma <strong>il</strong> 6 settembre. Non stro scozzese Alex Salmond, capo di un<br />
prese con frequenza crescente con zione delle gerarchie cattoliche naziona- non pretende evidentemente di dettare le<br />
di tutto r<strong>il</strong>ievo: <strong>il</strong> 30 agosto <strong>il</strong> cardinale solo: per <strong>il</strong> 18 ottobre ha invitato alla tra- governo che a luglio aveva approvato<br />
I uno Stato che in non pochi casi li appare, come abbiamo già registrato regole della convivenza civ<strong>il</strong>e, ma chiede<br />
Dolan, ha guidato la preghiera conclusidizionale cena di beneficenza della Fon- un progetto di legge per la legalizzazio-<br />
ormai tende a perseguire un modello di nelle ultime edizioni di “Rossoporpora”, prima di tutto che la voce della Chiesa sia<br />
va della Convention repubblicana di Tamdazione Al Smith sia Obama che Romne entro <strong>il</strong> 2015 delle “unioni omoses-<br />
laicità “negativa” (ovvero noncurante dei assai variegata. Se ad esempio nell’ambito ascoltata e rispettata in un paese che nel<br />
pa in Florida. Una presenza questa che<br />
suali”. Dall’altra, insieme<br />
rapporti con la religione, da ritenersi fat- germanofono si levano voci cardinalizie libero esercizio della religione trova uno<br />
ha sollevato polemiche anche in campo Timothy Dolan ha invitato all’annuale cena con la Conferenza episcoto<br />
privato e di nessuna r<strong>il</strong>evanza socia- piuttosto conc<strong>il</strong>ianti, in quello anglofono dei propri princìpi fondativi, conferma-<br />
cattolico, pur se non è certo una novità<br />
pale scozzese, ha promosle).<br />
Sempre più tale tipo di Stato, appel- prevalgono <strong>il</strong> “sì sì, no no” e l’attivismo to anche in tempi recenti con <strong>il</strong> Religious<br />
nell’ambito di tali kermesse (già nel 1948 di beneficenza della Fondazione Al Smith so <strong>il</strong> 25 agosto una “domelandosi<br />
all’“autonomia del giudizio” indi- sociale a tutto campo. In Francia le gerar- Freedom Restoration Act del 1993. È per<br />
<strong>il</strong> cardinale di F<strong>il</strong>adelfia Dennis Dougher- sia Obama che Romney: vuole parlare senza nica nazionale per <strong>il</strong> matrividuale<br />
e con un ritmo accelerato, punchie, con la reintroduzione della pre- questo che <strong>il</strong> sessantaduenne porporato<br />
ty pregò nelle Convention di quell’anno): mediazioni con i big della politica statunitense monio”, accompagnando<br />
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SOCIETÀ <strong>il</strong> prezzo di un sì<br />
È<br />
SOMMARIO<br />
40<br />
settimanale diretto da luigi amicone<br />
Il vero potere<br />
delle donne<br />
Gloria Pelizzo e altre custodi del mondo<br />
comune. Altro che quote rosa<br />
40<br />
Gloria<br />
Pelizzo<br />
opera feti affetti da spina bifida, usa la robotica coi<br />
lattanti, mette i carcerati al servizio dei bambini. donna,<br />
madre e pioniera della professione. parla <strong>il</strong> direttore<br />
di chirurgia pediatrica del san Matteo di pavia<br />
La dottoressa che ha sconvolto la sua vita<br />
per rivoluzionare la medicina moderna<br />
alta, bionda, di una classe riservata. Il<br />
ta<strong>il</strong>leur rosa e gli orecchini di perle<br />
stonano con i lividi sugli avambracci,<br />
«dovevo portare a tutti i costi <strong>il</strong> comodino<br />
in camera di mia figlia. Siamo a<br />
Pavia da due anni e volevo che finalmente<br />
ne avesse uno suo. Era una promessa».<br />
A parlare è Gloria Pelizzo, l’unico chirurgo<br />
a fare alcuni interventi in Italia. Che<br />
combatte per rivoluzionare <strong>il</strong> concetto di<br />
chirurgia pediatrica, che insegna diversamente<br />
da come vuole la medicina moderna,<br />
che mette insieme carcerati e neonati<br />
e che «mangio, pulisco casa, vado al cinema<br />
allo stesso modo in cui opero. Vivo<br />
ogni giornata come fosse l’ultima». Così<br />
lei fa ogni cosa. «Perché nella vita bisogna<br />
rispondere. Tutto è fatto per essere incontrato<br />
e valorizzato da noi. Anche quando<br />
non capiamo».<br />
bini. Fino a battezzarli e a chiamarci per<br />
fare da testimoni in sala operatoria prima<br />
dell’intervento chirurgico». Poi Pelizzo<br />
vola in Francia. E a Lione incontra quello<br />
che resterà <strong>il</strong> suo mentore. «Mi chiedeva:<br />
“Cosa mi dice di questo paziente?”.<br />
E io: “È affetto da...”. E Lui: “Ma lei lo ha<br />
sentito?”. Io: “Sì lo ho auscultato”. “No! –<br />
si infuriava – lei lo deve prendere su di sé<br />
per sentirlo e quando lui si abbandona<br />
allora siete in sintonia totale e così può<br />
procedere”. L’immagine di quell’uomo<br />
che ascoltava i bambini tenendoli in braccio<br />
mi ha scavato dentro. Oggi cerco di<br />
insegnare questo ai miei collaboratori e<br />
agli studenti». Ma poi Pelizzo vola all’estero<br />
per approfondire gli studi e ci rimane<br />
fino a quando, appena trentacinquenne,<br />
viene nominata primario responsab<strong>il</strong>e<br />
del dipartimento delle urgenze chirurgi-<br />
foto: Ap/Lapresse<br />
Foto: AP/LaPresse<br />
Impegnato in prima linea<br />
contro la riforma di Obama che<br />
impone anche agli enti cattolici<br />
di pagare ai dipendenti polizze<br />
sanitarie comprensive di aborto<br />
e contraccettivi, <strong>il</strong> capo della<br />
Conferenza episcopale Usa<br />
Timothy Dolan ha accettato<br />
l’invito alla preghiera conclusiva<br />
di entrambe le convention<br />
repubblicana e democratica in<br />
vista delle elezioni presidenziali<br />
La forza della donna che ha operache<br />
e dei trapianti pediatrici nell’ospedato<br />
bambini affetti da spina bifida quan- In queste pagine, Gloria Pelizzo, direttore di le universitario di Lione: «Il mio maestro<br />
do erano ancora in grembo, tra i pochi Chirurgia Pediatrica al San Matteo di Pavia venne da me felicissimo: “Vado in pensio-<br />
ad effettuare alcuni interventi di chirurne<br />
in pace”, mi disse. Il giorno dopo fatti<br />
gia robotica su lattanti e bambini di basso ta. Un susseguirsi di chiamate di cui non legati alla mia vita privata mi convinsero<br />
peso, è sicuramente nella particolare pre- ho ancora capito pienamente <strong>il</strong> senso». però a rientrare in Italia».<br />
disposizione fisica aiutata da un tempera- Pelizzo nasce e cresce in Friuli, quan- Così la donna dopo un anno a Trenmento<br />
tenace. Ma a sentire parlare <strong>il</strong> chido decide di andare a studiare medicito ne passa un altro all’Ospedale di Ferrurgo<br />
trapela una vulnerab<strong>il</strong>ità che semna a Ferrara, dove incontra chi le fa capirara e successivamente sei presso l’ospebra<br />
fare a pugni con l’eccezionalità del re che nelle cose che accadono c’è più di dale pediatrico di Trieste. Presto altre dif-<br />
suo vissuto. «Non ho fatto nulla se non quanto sembra. «Era <strong>il</strong> mio primo maeficoltà inducono Pelizzo a lasciare <strong>il</strong> suo<br />
dire di sì. La mia vita si costruisce su contistro, un chirurgo di religione ortodossa lavoro e a cercarne uno che le conceda<br />
nue risposte e cedimenti a quello che capi- che si coinvolgeva totalmente con i bam- più tempo libero. «Andai da un respon-<br />
40 | 12 settembre 2012 | |<br />
| | 12 settembre 2012 | 41<br />
Carlo Maria Martini. L’uomo e <strong>il</strong> pastore<br />
«La morte mi spaventa, ma mi rendo conto che è l’unica<br />
possib<strong>il</strong>ità di abbandonarsi nelle mani del Padre». L’um<strong>il</strong>tà<br />
e i tormenti del cardinale che sognava un terzo Conc<strong>il</strong>io<br />
Giancarlo Giojelli, Benedetta Frigerio ................................................................................................................................6<br />
INTERNI<br />
Disinformazione. Tra omelie e sacerdoti di carta<br />
Ferrara, Polito, Ostellino e Vian su giornalismo e verità<br />
Ubaldo Casotto ........................................................................................................................................................................................................16<br />
Scuola. Il girone degli aspiranti professori<br />
Foschi (Diesse) invoca una riforma coraggiosa ................................20<br />
Tagli. Lucera piange <strong>il</strong> suo Tribunale .................................................................24<br />
ESTERI<br />
Albania. Avevamo un alleato<br />
Il crollo dello Stato nel 1997, la vocazione totalitaria di<br />
Sali Berisha, la partecipazione alla Conferenza islamica.<br />
Così abbiamo perso un paese che ha sempre lottato<br />
per la sua identità cristiana ed europea contro l’invasore<br />
Ardian Ndreca ..........................................................................................................................................................................................................30<br />
ROSSOPORPORA<br />
Chiesa. In guerra contro la deriva laicista<br />
Dal movimentismo di Timothy Dolan al gioco duro di<br />
Keith O’Brien, dalla preghiera di André Vingt-Trois al<br />
decreto sul martirio in odium fidei di Angelo Amato,<br />
s’avanza <strong>il</strong> fronte cardinalizio della legge naturale<br />
Giuseppe Rusconi ..............................................................................................................................................................................................34<br />
SOCIETà<br />
Foto: AP/LaPresse<br />
L’UOMO E IL PASTORE<br />
Carlo Maria<br />
Martini<br />
Quel giorno, quei giorni, tra la vita e l’eterno.<br />
Le confidenze personalissime di un’anima<br />
inquieta ma capace di grandi gesti di bontà<br />
e um<strong>il</strong>tà. «La morte mi spaventa, ma mi rendo<br />
conto che è l’unica possib<strong>il</strong>ità di abbandonarsi<br />
completamente al Padre, nelle Sue mani»<br />
| | 12 settembre 2012 | 7<br />
Copertina. Donne che salvano <strong>il</strong> mondo<br />
Dal San Matteo di Pavia, ai centri squassati dal sisma,<br />
all’Egitto dei Fratelli Musulmani. Storie di Gloria Pelizzo,<br />
delle imprenditrici di Em<strong>il</strong>iAMO e di Marianne Malak<br />
Benedetta Frigerio, Linda Stroppa, Rodolfo Casadei .............................................40<br />
LA SETTIMANA<br />
Foglietto<br />
Lodovico Festa ...................................3<br />
Non sono d’accordo<br />
Oscar Giannino ..............................15<br />
Boris Godunov<br />
Renato Farina .................................29<br />
Le nuove lettere di<br />
Berlicche ....................................................39<br />
Mamma Oca<br />
Annalena Valenti ....................55<br />
Post Apocalypto<br />
Aldo Trento .........................................58<br />
Sport über alles<br />
Fred Perri ................................................60<br />
Cartolina dal Paradiso<br />
Pippo Corigliano .......................63<br />
Diario<br />
Marina Corradi ............................66<br />
RUBRICHE<br />
L’Italia che lavora .....................52<br />
Green Estate ........................................54<br />
Mob<strong>il</strong>ità 2000 ..................................57<br />
Lettere al direttore ...............60<br />
Taz&Bao .....................................................64<br />
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Anno 18 – N. 36 dal 6 al 12 settembre 2012<br />
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L’UOMO E IL PASTORE<br />
Carlo Maria<br />
Martini<br />
Quel giorno, quei giorni, tra la vita e l’eterno.<br />
Le confidenze personalissime di un’anima<br />
inquieta ma capace di grandi gesti di bontà<br />
e um<strong>il</strong>tà. «La morte mi spaventa, ma mi rendo<br />
conto che è l’unica possib<strong>il</strong>ità di abbandonarsi<br />
completamente al Padre, nelle Sue mani»<br />
| | 12 settembre 2012 | 7
di Giancarlo Giojelli<br />
Il sole entrava tracciando lunghi raggi<br />
di luce sul pavimento a losanghe del<br />
grande istituto dei gesuiti a Gallarate,<br />
dove da tempo viveva <strong>il</strong> cardinal Carlo<br />
Maria Martini, padre Martini come voleva<br />
essere chiamato da quando aveva lasciato<br />
la cattedra di arcivescovo di M<strong>il</strong>ano. Il Parkinson<br />
non aveva ancora leso del tutto la<br />
capacità di parlare (di lì a poco gli avrebbe<br />
tolto quella Parola che per lui era stato<br />
<strong>il</strong> grande metodo di incontro e di comunicazione<br />
con le persone e con <strong>il</strong> Mistero).<br />
C’eravamo incontrati molte altre volte,<br />
ma quel giorno gli avevo chiesto un<br />
coloquio per parlare di qualcosa di molto<br />
intimo, personale, personalissimo: di<br />
quel momento che, lo sapevamo bene tutti<br />
e due, ben presto avrebbe avvolto la sua<br />
vita. Dovevamo parlare della Morte.<br />
8 | 12 settembre 2012 | |<br />
«Mi trovo a riflettere – aveva detto –<br />
nel contesto di una morte imminente». La<br />
voce era un sussurro, gli occhi più azzurri<br />
e penetranti guardavano seguendo attenti<br />
l’interlocutore. Ora qualcuno scrive delle<br />
sue “aperture” alla morte assistita, ma<br />
ricordo bene, e l’ho registrato, che in quel<br />
colloquio era stato ben chiaro, padre Martini,<br />
nel porre dei punti fermi: «Tanti problemi<br />
si pongono perché la medicina ha<br />
avuto uno sv<strong>il</strong>uppo tecnologico immenso:<br />
può far quasi tutto, la gente pensa che<br />
possa far miracoli. Quindi ci si ritrova di<br />
fronte a una nuova coscienza del malato<br />
e della morte. Ma ci sono dei punti fermi.<br />
In questo coloquio parliamo di qualcosa di<br />
intimo, personale: di quel momento che, lo<br />
sapevamo bene tutti e due, presto avrebbe<br />
avvolto la sua vita. Parliamo della Morte<br />
C’è un punto fermo che riguarda naturalmente<br />
la dignità della vita fisica e la sua<br />
primarietà. Però nel cristianesimo non<br />
c’è solo questo, perché la vera dignità che<br />
<strong>il</strong> cristiano intravede nella persona è la<br />
sua dignità eterna, è <strong>il</strong> suo essere chiamato<br />
alla Comunione con Dio, perciò Gesù<br />
nel Vangelo dice: “Non abbiate paura di<br />
quelli che uccidono <strong>il</strong> corpo ma di quelli<br />
che possono mandare corpo e anima<br />
all’Inferno”. E poi del resto <strong>il</strong> martirio è<br />
proprio questo, non badare alla propria<br />
vita fisica quando c’è in gioco un valore<br />
superiore. Tenendo fermo questo, la vita<br />
fisica ha comunque un valore grande e<br />
quindi va difesa e promos-<br />
sa in tutti i modi. Certo un<br />
tempo era più fac<strong>il</strong>e distinguere<br />
i mezzi ordinari e i<br />
mezzi straordinari, perché<br />
la teologia ha sempre detto
Foto: AP/LaPresse<br />
che uno è obbligato ad assumere i mezzi<br />
ordinari mentre di fronte a quelli straordinari<br />
può tirarsi indietro. Insomma,<br />
bisogna difendere la vita, pensandola<br />
però in relazione alla vita eterna».<br />
La possib<strong>il</strong>ità di una scelta totale<br />
Il colloquio si era fatto più personale, più<br />
diffic<strong>il</strong>e forse per me che per lui portarlo<br />
a parlare esplicitamente della morte,<br />
dell’istante dove si incrociano la domanda<br />
ultima e l’estrema possib<strong>il</strong>ità di una<br />
scelta totale: «Chi non ha una speranza<br />
cristiana, se soffre molto, penso che si<br />
ponga la domanda sul valore di questa<br />
esistenza, l’ho visto più volte». Cioè, gli<br />
avevo chiesto, <strong>il</strong> grido a Dio viene prima<br />
della risposta e della dottrina? «Si, questo<br />
sì! E la domanda e la preghiera, “se ci sei<br />
mostrati”, viene già prima». Poi <strong>il</strong> vecchio<br />
cardinale aveva raccontato di un mala-<br />
Lunedì 3 settembre si sono<br />
svolti nel duomo di M<strong>il</strong>ano<br />
i funerali del cardinale Carlo<br />
Maria Martini, già<br />
arcivescovo della città di<br />
Ambrogio dal 1980 al 2002.<br />
Le esequie sono state<br />
celebrate dall’arcivescovo<br />
Angelo Scola. Alla Messa<br />
hanno partecipato numerosi<br />
esponenti della vita politica<br />
e civ<strong>il</strong>e del nostro paese<br />
to terminale, delle sue atroci sofferenze,<br />
dei suoi ultimi momenti, del dolore<br />
di chi gli stava accanto e gli voleva bene.<br />
Parlò soppesando le parole, parole sulle<br />
quali mi chiese di essere discreto e riservato.<br />
Mi autorizzò a riportare solo l’ultima<br />
parte del discorso, quando aveva parlato<br />
di sé stesso.<br />
Gli avevo chiesto: lei dice «sono in lista<br />
di attesa». Aveva avuto un sobbalzo: «Vorrà<br />
dire: in lista di chiamata!». La domanda<br />
successiva era stata spontanea come<br />
immediata era stata la risposta. Essere<br />
sacerdote, vescovo, aiuta o siamo tutti<br />
sulla stessa barca? «Ci si trova senza capa-<br />
In un’altra intervista mi disse: «La Pasqua<br />
è un fatto, la Resurrezione è un fatto.<br />
Un evento che dà significato a tutto.<br />
Dobbiamo guardare al fatto, all’Evento»<br />
L’UOMO E IL PASTORE PRIMALINEA<br />
cità». Lo aveva ripetuto due volte: «Senza<br />
capacità. Nudi e crudi di fronte alla morte.<br />
Così si trova ciascuno e non si possono<br />
invocare azioni passate. E debbo dire che<br />
<strong>il</strong> pensiero della morte un po’ mi spaventa.<br />
Sì, mi spaventa perché lo vedo come<br />
un passaggio oscuro… Poco fa ho assistito<br />
un confratello che stava molto, molto<br />
male. Soffriva, non riusciva a respirare.<br />
Questo sì, mi spaventa. Però mi dà speranza<br />
la certezza che c’è una Resurrezione,<br />
che c’è una vita promessa, ma questo<br />
non toglie la paura».<br />
Il rimprovero al Signore<br />
Ricordo che tanti anni prima, durante<br />
un’intervista televisiva nel giorno di<br />
Pasqua, <strong>il</strong> Cardinale aveva parlato della<br />
Resurrezione e alle mie domande aveva<br />
risposto con grande fermezza: «La Pasqua<br />
è un fatto, la Resurrezione è un fatto. Un<br />
evento che dà significato a tutto. Dobbiamo<br />
guardare al fatto, all’Evento». (Parole,<br />
ricordo, che fecero sobbalzare di gioia<br />
don Luigi Giussani). Ma in quel momento,<br />
nell’imminenza dell’appello della<br />
lista di chiamata, per usare la sua espressione,<br />
<strong>il</strong> cardinal Martini aveva voluto<br />
parlare ancor più a fondo<br />
di sé, fino a una confidenza<br />
personalissima: «Io ho spesso<br />
rimproverato al Signore<br />
questo in passato – aveva<br />
sussurrato –. Gli dice-<br />
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Foto: AP/LaPresse<br />
vo: perché Tu che sei morto hai lasciato<br />
a noi la necessità di morire? Potevi<br />
morire Tu e poi dire: “Basta, passiamo<br />
tutti sul Ponte d’oro verso…”. Ma poi ho<br />
capito. Ho capito che se non fosse così<br />
non avrei mai l’occasione di fare un atto<br />
di completo abbandono a Dio. Perché in<br />
tutte le altre forme di fiducia c’è sempre<br />
una uscita di sicurezza. Invece qui non<br />
c’è e si può solo abbandonarsi completamente<br />
al Padre, nelle Sue mani, e credere<br />
nella Resurrezione di Gesù. La morte<br />
ci obbliga a fidarci totalmente di Dio.<br />
Desideriamo essere con Gesù e questo<br />
DON GEROLAMO CASTIGLIONI<br />
I tormenti<br />
di un vescovo<br />
un uomo inquieto. La sua<br />
ricerca mossa dal dubbio lo<br />
«Era<br />
portava in certi momenti sulla<br />
vertigine di un precipizio. Credo che,<br />
alla fine, abbia sofferto molto anche per<br />
questo». Così don Gerolamo Castiglioni (in<br />
alto con Martini), assistente ecclesiastico<br />
della Fraternità di Comunione e Liberazione<br />
in diocesi di M<strong>il</strong>ano dal 1985 al 2000,<br />
ricorda <strong>il</strong> cardinale Carlo Maria Martini,<br />
con cui «ho collaborato per vent’anni e<br />
con cui ho avuto 23 udienze private». Mentre<br />
apre la porta dell’ufficio a <strong>Tempi</strong> Casti-<br />
nostro desiderio lo esprimiamo a occhi<br />
chiusi, alla cieca, mettendoci totalmente<br />
nelle sue mani».<br />
Ora ricordo un’altra giornata trascorsa<br />
con lui, una visita al carcere di San Vittore.<br />
Avrei voluto avere <strong>il</strong> tempo di portargli<br />
le lettere di Antonio Simone, magari<br />
soprattutto quella in cui aiuta un altro<br />
detenuto a scrivere alla sua ragazza, e<br />
ne vengono fuori tre righe: «Scusa, sono<br />
un pirla, ti amo». Mi è sembrata, sia pur<br />
nella crudezza dell’aggettivo, una formula<br />
straordinaria di confessione: “Scusa”,<br />
la richiesta di una grande Misericor-<br />
«La sua ricerca mossa dal dubbio lo portava<br />
sull’orlo di un precipizio». Parla <strong>il</strong> sacerdote che<br />
per quindici anni fu assistente di Cl in diocesi<br />
di Benedetta Frigerio<br />
glioni incontra sulla soglia uno straniero<br />
con la mano aperta. Gli mette in mano<br />
i pochi euro che ha in tasca: «Il cardinal<br />
Martini ai poveri li dava sempre».<br />
Oltre che di questo aspetto, tutti i media<br />
hanno parlato del cardinale Carlo<br />
Maria Martini come del portavoce di<br />
nuove istanze nella Chiesa. Una strumentalizzazione?<br />
Disse che nella Bibbia non c’era un divieto<br />
al sacerdozio femmin<strong>il</strong>e e Repubblica titolò:<br />
“Martini apre al sacerdozio femmin<strong>il</strong>e”. Per<br />
questo auspicava un Conc<strong>il</strong>io Vaticano III<br />
L’UOMO E IL PASTORE PRIMALINEA<br />
dia; “sono un pirla”, la consapevolezza<br />
del proprio essere nulla; “ti amo”, <strong>il</strong> riconoscimento<br />
di un grande Amore, di un<br />
affetto che dà consistenza alla vita. Chissà<br />
come avrebbe reagito padre Martini. Non<br />
c’è stato <strong>il</strong> tempo. Resta invece la memoria<br />
di quell’ultima giornata e del suo saluto,<br />
forse un po’ profetico. Si era alzato a<br />
fatica mormorando: «Quel ponte d’oro…<br />
Il diffic<strong>il</strong>e è avviarsi, poi si va!».<br />
E lo avevo visto incamminarsi nel lungo<br />
corridoio dove dalle finestre <strong>il</strong> sole<br />
d’autunno lanciava grandi chiazze di<br />
luce sul pavimento. n<br />
Quello che lo faceva pensare di più<br />
erano i problemi posti dalla modernità,<br />
voleva che fossero discussi dalla Chiesa.<br />
Il suo riferimento era la Bibbia, che conosceva<br />
a memoria. Ricordo, ad esempio,<br />
quando disse che nella Bibbia non c’era<br />
un divieto esplicito al sacerdozio femmin<strong>il</strong>e<br />
e che quindi se ne poteva parlare.<br />
Repubblica titolò: “Martini apre al sacerdozio<br />
femmin<strong>il</strong>e”. Ovvio che veniva strumentalizzato.<br />
Gli dissi che la stampa di<br />
sinistra gli dava ragione su tutto. Lui, che<br />
aveva un’ironia non indifferente, rispose:<br />
«Ah sì, don Gerolamo? Non mi ero accorto…».<br />
Voleva che la Chiesa discutesse di<br />
certi problemi e pensava non lo facesse<br />
per evitare lo scontro. Per questo auspicava<br />
un Conc<strong>il</strong>io Vaticano III. La risposta da<br />
Roma fu chiara: bisognava riprendere in<br />
mano <strong>il</strong> catechismo. Lui dichiarò che era<br />
troppo voluminoso. Aveva ragione. Così<br />
fu fatto un compendio, come a ricordare<br />
che la verità si rivela in due modi da tenere<br />
sempre insieme: la Bibbia non può essere<br />
interpretata contrariamente al magistero.<br />
Detto questo, quando leggo gli ultimi<br />
scritti a sua firma non mi sembrano<br />
tutta farina del suo sacco.<br />
Il magistero è considerato dalla Chiesa<br />
verità rivelata da Cristo tramite di essa.<br />
Perché allora tanti dubbi?<br />
Per Martini la parola di Dio era centrale.<br />
In questo senso ha avuto <strong>il</strong> grande<br />
merito di insistere sulla conoscenza della<br />
Bibbia, che molti cristiani non leggono<br />
più. Mi ricordo che diceva che bisognava<br />
essere come Maria, e non agitarsi<br />
come Marta. Bisognava contemplare Cristo<br />
e mettere in pratica i dieci comandamenti.<br />
Questo richiamo è sacrosanto,<br />
ma deve sempre avere come riferimento<br />
<strong>il</strong> magistero e la persona<br />
vivente di Cristo, nuova origine<br />
dell’etica. Altrimenti<br />
ci si perde, interpretando o<br />
riducendo <strong>il</strong> cristianesimo<br />
a uno sforzo umano.<br />
| | 12 settembre 2012 | 11
Al centro dei discorsi del cardinale Martini<br />
c’era la “parola”.<br />
Il suo metodo era la sequela alla parola<br />
di Cristo da declinare nella vita personale.<br />
Don Luigi Giussani parlava dell’avvenimento<br />
di Dio fatto uomo, presente<br />
nel segno della vita comunionale che<br />
genera una presenza missionaria. Il cardinale<br />
era colpito da questa continua sottolineatura.<br />
Nonostante ciò in quegli anni di collaborazione<br />
non sono mancate polemiche.<br />
Sarebbe falso dire che si è arrivati<br />
a un’unità visib<strong>il</strong>e. Ma tutti siamo stati<br />
accolti dal cardinale. Il coordinamento<br />
fra le varie realtà ecclesiali non era però<br />
direttamente gestito dal cardinal Martini.<br />
Ascoltava i nostri interventi, ma purtroppo<br />
i lavori procedevano senza di lui.<br />
Spesso valorizzava chi indicava come<br />
unico punto d’unione <strong>il</strong> battesimo, ossia<br />
l’appartenenza a Cristo nella Chiesa. Ma<br />
quando se ne andava lui si finiva spesso<br />
per porre l’accento sul fare: si pensava<br />
di unire i movimenti e le associazioni<br />
partendo dal proporre iniziative comuni,<br />
anziché educare al riconoscimento<br />
dell’unico punto reale di unità, che<br />
è <strong>il</strong> battesimo appunto. Per questo motivo,<br />
nonostante l’obbedienza al vescovo,<br />
a volte si faceva fatica a<br />
incontrarsi e ci si concentrava<br />
più sulle differenze<br />
che sull’origine comune<br />
che tiene unito tutto <strong>il</strong><br />
popolo cristiano.<br />
12 | 12 settembre 2012 | |<br />
Molti sostengono che Martini non stimasse<br />
don Luigi Giussani.<br />
Non è così. Ricordo quando disse a<br />
un raduno di suore che don Giussani era<br />
un santo. O quando contro <strong>il</strong> rischio della<br />
solitudine dei preti citava realtà come<br />
lo Studium Christi, un gruppo di sacerdoti<br />
del movimento a cui lui fece anche<br />
visita. Stimava l’esperienza dei Memores<br />
Domini. Insomma, non lo sentii mai criticare<br />
don Giussani, anche se non capiva<br />
certe opere o le comunità d’ambiente.<br />
Ne vedeva i rischi. Come quello di un’assenza<br />
di contemplazione di Cristo nelle<br />
comunità o come l’ignoranza delle scritture.<br />
Ma, senza negare gli errori che ogni<br />
cristiano fa, spesso si preoccupava anche<br />
perché gli sbagli venivano davanti a lui<br />
amplificati se non travisati.<br />
Erano rischi reali?<br />
Questi ci sono sempre: <strong>il</strong> cardinale ci<br />
ricordava che se nell’amicizia cristiana<br />
non si prega insieme, non si riconosce<br />
Cristo presente e non si segue l’autorità,<br />
questa diventa una compagnia mondana.<br />
Il rischio opposto è di un Cristo senza<br />
Chiesa. Anche don Luigi Giussani sapeva<br />
di questi pericoli opposti su cui vig<strong>il</strong>ava<br />
richiamandoli insieme.<br />
Il cardinale aveva una grande tensione<br />
«Martini disse che don Giussani era un<br />
santo. Contro <strong>il</strong> rischio della solitudine dei<br />
preti citava realtà come lo Studium Christi.<br />
Stimava l’esperienza dei Memores Domini»<br />
LA LETTERA AL CORRIERE DELLA SERA<br />
Il dolore di Carrón per la<br />
inadeguata collaborazione<br />
Don Julián Carrón, sacerdote spagnolo, è dal<br />
2005 <strong>il</strong> successore di don Luigi Giussani alla<br />
presidenza della Fraternità di Comunione e Liberazione.<br />
In una lettera al Corriere della Sera,<br />
pubblicata a pagina 5 lo scorso 4 settembre, <strong>il</strong><br />
giorno dopo i funerali di Carlo Maria Martini,<br />
don Carrón (nella foto) ha espresso «rincrescimento»<br />
e «dolore» per una certa mancata<br />
collaborazione del movimento di Cl con l’ex<br />
vescovo di M<strong>il</strong>ano e cardinale. «Ci rincresce e ci<br />
addolora – ha scritto al Corriere don Carrón –<br />
se non abbiamo trovato<br />
sempre <strong>il</strong> modo più adeguato<br />
di collaborare alla<br />
sua ardua missione e se<br />
possiamo aver dato pretesto<br />
per interpretazioni<br />
equivoche del nostro<br />
rapporto con lui, a cominciare<br />
da me stesso».<br />
alla pace. Per questo ha sempre ricercato<br />
<strong>il</strong> dialogo ecumenico. Spesso, però,<br />
si sente dire che pur di dialogare con<br />
tutte le altre religioni rinunciava a parlare<br />
di Cristo.<br />
Non è così. Solo che, anche giustamente,<br />
non ne parlava subito: cominciava<br />
valorizzando i vari tentativi fatti<br />
da ogni religione per trovare un punto<br />
di incontro, infine introduceva l’ipotesi<br />
della rivelazione. Ma non ne sottolineava<br />
troppo la pretesa. Ossia <strong>il</strong> fatto<br />
che Cristo ha detto: io sono la risposta,<br />
«io sono la via, la verità e la vita». Questo<br />
perché <strong>il</strong> suo dialogo, più che la missione,<br />
aveva come fine la concordia. Motivo<br />
per cui spesso è passato <strong>il</strong> messaggio che<br />
tutte le religioni sono uguali. Mentre la<br />
Chiesa indica <strong>il</strong> dialogo come strumento<br />
dell’annuncio cristiano.<br />
Il cardinale Martini ha sempre avuto a<br />
cuore gli ultimi.<br />
Lui, di temperamento timido e dalla<br />
fama di intellettuale poco paterno,<br />
era capace di gesti totali nei confronti<br />
dei bisognosi. Spesso andava da qualche<br />
famiglia povera a mangiare. Alla<br />
fine puliva i piatti e lasciava una busta<br />
per pagare la cena. Lo faceva di nascosto,<br />
senza vantarsene. Non riuscì mai a farne<br />
a meno, nonostante i tanti impegni<br />
di un vescovo. Come tormentato dal non<br />
riuscire a fare abbastanza per i più poveri.<br />
Anche questo faceva parte di quell’inquietudine<br />
che lo caratterizzava e a cui<br />
cercava sempre una risposta. n<br />
Foto: AP/LaPresse
Foto: AP/LaPresse<br />
fermare <strong>il</strong> DeClino<br />
Una Macroregione Nord perché<br />
rinasca dal basso uno Stato sussidiario<br />
di oscar Giannino<br />
Cari lettori di tempi, mi auguro<br />
che la Macroregione Nord di<br />
cui si è iniziato a parlare nelle<br />
ultime settimane sia un tema destinato<br />
a prendere sempre più corpo<br />
nel dibattito pubblico. Di qui a<br />
fine mese saranno i presidenti di<br />
Lombardia, Veneto, Piemonte, e<br />
Friuli a discuterne pubblicamente.<br />
Ma bisogna nutrire la speranza che<br />
l’invito venga accettato anche dai<br />
presidenti di Liguria ed Em<strong>il</strong>ia Romagna.<br />
Non è questione di divisio-<br />
non Sono<br />
D’aCCorDo<br />
ne tra giunte del vecchio centrodestra e del vecchio centrosinistra.<br />
Vederla così significherebbe non cogliere <strong>il</strong><br />
vero dato di fondo. E cioè che la proposta configura insieme<br />
sia l’occasione sia la necessità di trarre una sorta<br />
di b<strong>il</strong>ancio di 18 anni alle nostre spalle, sul tema del<br />
federalismo, della sussidiarietà e dei rapporti tra Stato<br />
centrale e autonomie. So che in un prossimo numero<br />
di <strong>Tempi</strong> sarà approfondito proprio<br />
questo tema, quindi io qui mi limito<br />
solo ad anticipare alcune considerazioni.<br />
A mio giudizio, la Macroregione<br />
ha in sé la possib<strong>il</strong>ità di offrire tre<br />
chances concomitanti.<br />
È ovvio che sul b<strong>il</strong>ancio dei 18<br />
anni amministratori e cittadini tenderanno<br />
a dividersi a seconda della<br />
collocazione che ciascuno ha avuto<br />
rispetto a come <strong>il</strong> federalismo è stato<br />
affrontato nel mutamento del Titolo<br />
Quinto della Costituzione, nei<br />
provvedimenti di governo dedicati<br />
al tema, come nel concreto comportamento tenuto poi<br />
dai governi e dallo Stato centrale. La materia è disomogenea,<br />
visto che l’impegno programmatico che era prioritario<br />
per la Lega si è scontrato con annacquamenti nei<br />
testi alla ricerca di consensi troppo ampi – ad esempio<br />
per i costi standard sanitari –, e dall’altra parte lo Stato<br />
centrale con le sue manovre di rientro della finanza<br />
pubblica ha sempre finito per imporre una visione ferreamente<br />
centralista. Il primo punto dunque potrebbe<br />
rapidamente deludere se i partiti ripetessero <strong>il</strong> vecchio<br />
copione. Cosa del tutto diversa è se la Lega inizia a svi-<br />
Può essere un orizzonte nuovo vero, su cui<br />
confrontare e mob<strong>il</strong>itare <strong>il</strong> meglio delle esperienze<br />
del mondo accademico, della rappresentanza<br />
d’impresa, della società civ<strong>il</strong>e. Da replicare al Sud<br />
l’oBieTTore<br />
luppare concretamente la linea che Bobo Maroni per primo<br />
ha proposto all’assunzione della sua leadership. E<br />
cioè prendere atto che la lunga collaborazione Bossi-Berlusconi<br />
è di fatto finita col tramonto inglorioso dei due<br />
leader, e che occorre ricentrare le priorità mettendo la<br />
concretezza della questione Nord avanti, rispetto ai vecchi<br />
slogan secessionisti che hanno avuto un esito oggettivamente<br />
cattivo e contrario.<br />
La seconda questione è quella centrale. Non si tratta<br />
di considerare la Macroregione Nord come un’idea<br />
“prendere o lasciare”, ma come un cantiere aperto. La<br />
sua essenziale importanza è quella di cogliere e r<strong>il</strong>anciare<br />
l’importanza rivestita ai fini nazionali dall’assecondamento<br />
invece che dall’ostacolo delle vocazioni produttive,<br />
di export, di innovazione e valore aggiunto che si<br />
annidano nel Nord italiano. Quanto più gli amministratori<br />
attuali sapranno articolare questo nuovo orizzonte<br />
aprendolo alle lezioni, alle sofferenze e alle passioni che<br />
ribollono nel tessuto d’impresa e nella società del Nord<br />
tanto duramente colpiti dalla crisi, ma insieme capaci<br />
di una straordinaria tenuta, tanto più la proposta, i suoi<br />
meccanismi partecipativi per definirne le caratteristiche<br />
prima ancora di farla divenire una compiuta proposta,<br />
potrebbero rappresentare la vera risposta alla stereotipata<br />
rappresentazione delle vane lamentele di Regioni e<br />
Comuni del Nord a ogni manovra finanziaria. Può essere<br />
un orizzonte nuovo vero, su cui confrontare e mob<strong>il</strong>itare<br />
<strong>il</strong> meglio delle esperienze del mondo accademico, della<br />
rappresentanza d’impresa, della società civ<strong>il</strong>e. Da replicare<br />
al Sud, tale e quale ma con la diversa declinazione<br />
di un’economia da rendere autoportante rispetto ai guasti<br />
decennali rappresentati da trasferimenti pubblici improduttivi,<br />
oltre che assai gravosi.<br />
C’è infine anche un terzo orizzonte. Che riguarda<br />
l’intero mondo della rappresentanza. Quella politica: ed<br />
è evidente che <strong>il</strong> vecchio centrodestra dovrebbe capirlo<br />
per primo, solo se cieco può <strong>il</strong>ludersi che non incasserà<br />
al Nord una sconfitta storica destinata a renderlo comunque<br />
altro e diverso, tra poco. Ma riguarda anche <strong>il</strong><br />
Pd, visto lo zero seguito che quella forza ha riservato negli<br />
ultimi anni a chi come Cacciari e Chiamparino proponeva<br />
una via di rappresentanza nordista. Ma riguarda<br />
poi anche la rappresentanza d’impresa: leggete <strong>il</strong> libro<br />
appena uscito di Antonio Costato (Round Trip, ndr), ex<br />
vicepresidente nazionale di Confindustria, per averne<br />
conferma. Pezzi interi di società civ<strong>il</strong>e sono maturi per<br />
abbracciare una prospettiva di riradicamento territoriale<br />
per dare risposte nazionali che lo Stato attuale non è<br />
più in grado di fare. Lo Stato attuale, inefficiente e predone,<br />
va smontato e ricostruito, rendendolo più snello e<br />
più sussidiario. O questa via la si costruisce dal basso, oppure<br />
l’alternativa è tra <strong>il</strong> default e un lungo e amaro declino.<br />
È uno dei dieci punti del manifesto che abbiamo<br />
lanciato come Fermare <strong>il</strong> Declino, e io ci credo davvero.<br />
| | 12 settembre 2012 | 15
interni<br />
Autentiche<br />
falsità<br />
16 | 12 settembre 2012 | |<br />
professione spy-doctor<br />
Le intercettazioni delle telefonate di napolitano.<br />
Verità, trasparenza, indipendenza, giustizia.<br />
Gli slogan fac<strong>il</strong>i del giornalismo manettaro.<br />
ferrara, polito, ostellino e Vian ne mostrano<br />
i limiti, le insincerità, le bugie e i pericoli<br />
di Ubaldo Casotto<br />
I<br />
lettori,<br />
o forse i giornalisti, sono in crisi<br />
da astinenza: da troppi mesi non si<br />
pubblicano intercettazioni di peso.<br />
Ce ne sono sul mercato di eccellenti, quelle<br />
tra <strong>il</strong> Capo dello Stato e un ex ministro<br />
dell’Interno, ex vicepresidente del Csm.<br />
Gli inquirenti che le hanno autorizzate e<br />
ascoltate ma (pare) non trascritte, dicono<br />
che non hanno r<strong>il</strong>ievo penale e che sono<br />
ininfluenti ai fini dell’indagine (quella sulle<br />
presunta trattativa tra Stato e mafia),<br />
non aiutano cioè a capire se come e perché<br />
quella trattativa ci sia stata. Ora, quelle<br />
registrazioni ininfluenti vanno distrut-<br />
te in nome della giustizia o pubblicate in<br />
nome della verità? «Quando potremo raccontare<br />
la verità non la ricorderemo più»,<br />
predica Marco Travaglio dando voce a tutti<br />
i colleghi auto-investitisi del ruolo di sacerdoti<br />
del vero in nome del mantra «noifacciamo-solo-i-giornalisti»<br />
e «raccontiamosolo-i-fatti».<br />
Il giornalismo della verità contro<br />
<strong>il</strong> giornalismo del potere?<br />
«Avendo io detto che l’aborto è un’omicidio,<br />
non ho alcun problema che qualcuno<br />
mi rimproveri, in senso laico e non confessionale,<br />
sul tema della verità. Anzi, lo<br />
sfido». Il direttore del Foglio, Giuliano Ferrara,<br />
non si tira indietro: «Parliamone, ma<br />
facciamolo nel merito. Nel caso della trattativa<br />
Stato-mafia c’è un’ampollosa d<strong>il</strong>atazione<br />
di una leggenda nera per cui normali,<br />
e dunque riservati e dunque necessariamente<br />
indiretti e dunque necessariamente<br />
sospettab<strong>il</strong>i, movimenti di un corpo<br />
repressivo che si chiama Stato nei confronti<br />
di un altro corpo criminale che si chiama<br />
anti-Stato, in nome di un controllo di<br />
legalità imbizzarrito e formalistico e che<br />
ha un sfondo nettamente politico, sono<br />
stati trasformati in “trattativa”. Con esi
Foto: AP/LaPresse<br />
ti surreali: chi ha arrestato Riina va sotto<br />
processo, le classi dirigenti dello Stato che<br />
hanno contribuito a distruggere la cupola<br />
mafiosa arrestando centinaia di boss, colpendo<br />
i loro patrimoni e poi prendendo<br />
anche Provenzano vengono indicati come<br />
i complici dell’assassinio di Borsellino che<br />
presuntivamente sapeva della trattativa ed<br />
era contrario. Naturalmente <strong>il</strong> tutto è stato<br />
la grande preparazione dell’avvento di<br />
Berlusconi al governo. Siccome questa è<br />
propaganda e ricerca di una piattaforma<br />
per la carriera di magistrati spregiudicati,<br />
io non mi faccio mettere l’anello al naso,<br />
e questo è <strong>il</strong> presupposto della ricerca della<br />
verità, e chiedo a Travaglio: come mai lo<br />
Stato che trattava con la mafia ha demolito<br />
la mafia? Non ha saputo rispondere. Ha<br />
detto: io non ho una mia risposta, le procure<br />
dicono che Riina forse è stato consegnato<br />
da Provenzano, che è stato poi arrestato<br />
quindici anni dopo solo perché era<br />
vecchio e malato… È una risposta? La verità<br />
e la logica hanno una stretta correlazione,<br />
cercare la verità è fare domande logiche<br />
sui processi che riguardano la realtà<br />
e sui fatti. Noi ex comunisti portiamo sul-<br />
«Il giornalismo cosiddetto indipendente è <strong>il</strong><br />
veicolo di una esasperazione dei compromessi.<br />
Chi si presenta sempre in una posizione<br />
di contro-potere vive una bugia di fondo»<br />
Sotto, <strong>il</strong> vicedirettore del Fatto<br />
Quotidiano Marco Travaglio,<br />
<strong>il</strong> leader dell’Idv Antonio Di Pietro<br />
e quello del Movimento 5 Stelle<br />
Beppe Gr<strong>il</strong>lo. In basso, <strong>il</strong> presidente<br />
della Repubblica Giorgio Napolitano<br />
le spalle responsab<strong>il</strong>ità storiche<br />
notevoli, ma dipingere<br />
Napolitano e Macaluso<br />
come subdoli e attivi<br />
agenti di una copertura<br />
della trattativa Stato-mafia<br />
non è possib<strong>il</strong>e, ci si spinge oltre i limiti<br />
del risib<strong>il</strong>e».<br />
Citare le sentenze è un argomento di<br />
una certa presa, anche se, fa notare Antonio<br />
Polito, editorialista del Corriere della<br />
Sera, «una sentenza definitiva sull’assassinio<br />
di Borsellino ha preso per buono <strong>il</strong><br />
pentimento di Scarantino e sappiamo che<br />
non è vero. Non si può ricostruire la storia<br />
di un paese con le disposizioni di un tribunale,<br />
oltretutto in un paese in cui gli errori<br />
giudiziari non mancano». Secondo Polito<br />
«in questione c’è qualcosa di più profondo<br />
della semplice lotta politica nei confronti<br />
di Napolitano, che si può spiegare anche<br />
con <strong>il</strong> fatto che, perso Berlusconi, c’è chi<br />
ha bisogno come <strong>il</strong> pane di un nemico».<br />
In questione, dice l’ex direttore del Riformista,<br />
«oltre al ruolo dell’informazione c’è<br />
<strong>il</strong> progetto ambizioso di una democrazia<br />
diretta, non rappresentativa e totalmente<br />
“trasparente”, Gr<strong>il</strong>lo lo dice chiaro».<br />
Il buco della serratura<br />
Cosa c’è di male nel desiderio di trasparenza?<br />
«Nulla e tutto – risponde Polito –. È<br />
un concetto fondamentale in democrazia.<br />
La casa del potere deve essere trasparente,<br />
bisogna poterci guardare dentro. Ma con<br />
che strumenti e da che punto di vista? Io<br />
ho fatto l’esempio del grande fratello con<br />
<strong>il</strong> telecomando in mano alle procure. Intercettiamo<br />
tutti quelli che se lo meritano, e<br />
poi c’è qualcuno che decide se ci sono comportamenti<br />
amorali o immorali da denunciare<br />
portandoli all’attenzione dell’opinione<br />
pubblica. La domanda è: chi mette in<br />
onda? Chi apre <strong>il</strong> microfono? Chi accende<br />
la luce?». Polito fa un esempio per assurdo:<br />
«Bertolaso ha protestato: perché avete<br />
dato ai giornali soltanto una parte delle<br />
mie intercettazioni e non quelle nelle<br />
quali faccio bella figura? Se volete giudicare<br />
non i miei reati, ma la mia dignità,<br />
serietà e probità trasmettete tutta la mia<br />
vita... Questa trasparenza, per essere corretta,<br />
non dovrebbe essere selezionata, tanto<br />
meno dai magistrati, cui viene delegato<br />
“<strong>il</strong> controllo di legalità”, che spetta invece<br />
agli elettori. È un atteggiamento pericoloso<br />
perché modifica l’equ<strong>il</strong>ibrio dei poteri,<br />
dà al giudiziario ciò che non gli compete».<br />
Ma c’è di peggio del grande fratello<br />
con telecomando in mano alle procure e<br />
ai loro referenti giornalistici (al riguardo<br />
Ferrara fa notare <strong>il</strong> cortocircuito per cui<br />
| | 12 settembre 2012 | 17
interni professione spy-doctor<br />
«ciò che nasce dall’iniziativa di una parte<br />
della procura di Palermo non potrebbe<br />
aver tutta questa efficacia se non avesse<br />
eco mediatica, anzi a volte è stimolata dal<br />
fronte mediatico»), ed è “<strong>il</strong> buco della serratura”.<br />
Assodata, per ammissione degli<br />
stessi inquirenti, l’irr<strong>il</strong>evanza penale e giudiziaria<br />
delle telefonate Napolitano-Mancino,<br />
qual è la loro r<strong>il</strong>evanza? Dice Polito: «La<br />
loro r<strong>il</strong>evanza, per chi vuole che vengano<br />
rese note, è esclusivamente sapere che cosa<br />
dice in privato <strong>il</strong> capo dello Stato a un suo<br />
amico. Dal dettaglio intravisto dal buco<br />
della serratura si vuol dedurre <strong>il</strong> tutto della<br />
politica italiana». Questa forma di “giornalismo-verità”<br />
in realtà, più che informare<br />
deforma, e disinforma. «Un fatto separato<br />
dal suo contesto – spiega Polito – non<br />
vuole dire nulla, può essere letto in diecim<strong>il</strong>a<br />
modi diversi e non dà un vero contributo<br />
informativo al comprendere quello<br />
che mi sta succedendo intorno. L’idea<br />
dell’informazione come trasparenza assoluta<br />
è un errore, anzi, una finzione di chi<br />
ut<strong>il</strong>izza i fatti per una battaglia politica».<br />
Cronache anti-potere<br />
Ferrara ci tiene a essere esplicito: «Se <strong>il</strong><br />
giornalismo è oratorio e tribunizio, realizza<br />
<strong>il</strong> presupposto di una democrazia:<br />
intorno ai fatti, attraverso i fatti, giudicando<br />
i fatti. Quando la piattaforma è pluralista,<br />
per cui ci sono vere diversità culturali<br />
intellettuali e identitarie a confronto,<br />
veri interessi che si scontrano sulla piazza<br />
democratica, la situazione è buona. Il giornalismo<br />
come professionismo e deontologia<br />
secondo me è la falsa regola per cui i<br />
giornalisti sono indipendenti “in quanto”<br />
giornalisti, <strong>il</strong> giornalismo cosiddetto indipendente<br />
è invece <strong>il</strong> veicolo di una esasperazione<br />
dei compromessi, come in tutte le<br />
altre attività della vita. Il giornalista che<br />
si presenta sempre in una posizione apparente<br />
di contro-potere vive un’insincerità e<br />
una bugia di fondo che non può che emergere,<br />
perché è invece evidente a tutti, dal<br />
suo agire, dalla sua logica, dalla sua iniziativa<br />
pubblica, che asseconda dei poteri e<br />
ne danneggia altri».<br />
Il giornalista anti-potere è sempre alla<br />
ricerca della grande verità, quella con la V<br />
maiuscola; Piero Ostellino, editorialista e<br />
già direttore del Corriere della Sera, lo invita<br />
a scendere tra i mortali: «La nostra è sempre<br />
una verità con la v minuscola, parziale,<br />
in prospettiva, all’orizzonte. C’è un’etica<br />
dei princìpi che deve essere cosciente<br />
di questa parzialità, e delle responsab<strong>il</strong>ità<br />
che <strong>il</strong> nostro ruolo comporta. A chi ci<br />
critica non si può rispondere: questi sono<br />
i miei princìpi e crolli <strong>il</strong> mondo, ma si<br />
risponde tenendo conto delle conseguenze<br />
18 | 12 settembre 2012 | |<br />
A lato, <strong>il</strong> direttore<br />
dell’Osservatore<br />
Romano Gian Maria<br />
Vian; gli editorialisti<br />
del Corriere della Sera<br />
Piero Ostellino (già<br />
direttore della testata<br />
di via Solferino)<br />
e Antonio Polito<br />
(ex direttore del<br />
Riformista); <strong>il</strong><br />
direttore del Foglio<br />
Giuliano Ferrara<br />
che ciò che io scrivo finisce con<br />
l’avere sull’opinione pubblica,<br />
sugli equ<strong>il</strong>ibri politici e sociali<br />
del paese. Il giornalista non<br />
è <strong>il</strong> depositario della verità, è<br />
solo un signore che racconta le<br />
verità che crede di aver capito»<br />
All’obiezione che la considerazione<br />
delle conseguenze<br />
di ciò che si scrive potrebbe<br />
essere interpretata come autocensura<br />
Ostellino ribatte: «Nessuna<br />
autocensura, tutto ciò<br />
che noi facciamo, in particolare<br />
l’uomo pubblico, e <strong>il</strong> giornalista<br />
lo è, ha delle conseguenze<br />
sugli altri e sono conseguenze<br />
di cui l’intellettuale, ammesso<br />
che <strong>il</strong> giornalista possa essere<br />
considerato tale, è responsab<strong>il</strong>e,<br />
non giuridicamente, moralmente e<br />
politicamente. L’idea che <strong>il</strong> giornalista, in<br />
nome di questa trasparenza, non subisca<br />
gli schizzi di fango della storia è un’idea<br />
elitaria e presuntuosa. Ciò che noi scriviamo<br />
e diciamo muove valori, princìpi, convinzioni<br />
e aspettative. Esercitare la critica<br />
nei confronti delle istituzioni non può prescindere<br />
dal fatto che ciò che <strong>il</strong> giornalista<br />
scrive delle istituzioni e del mondo in cui<br />
vive non è estraneo al mondo stesso. Si può<br />
anche essere faziosi, è una forma di esercizio<br />
della libertà, ma coscienti che ogni<br />
manifestazione di pensiero ha degli effetti.<br />
Siamo immersi nella storia, <strong>il</strong> giornalista<br />
non è mai innocente».<br />
Una censura grazie ai giornali<br />
«Quid est veritas? Io – ci dice <strong>il</strong> direttore<br />
dell’Osservatore Romano Gian Maria Vian<br />
– ripartirei dalla domanda di P<strong>il</strong>ato. Per<br />
molti era una domanda irridente nei confronti<br />
dell’imputato che aveva davanti, per<br />
me è una domanda drammatica. Quanta<br />
volontà di informazione c’è in un siste-<br />
«Si può anche essere faziosi, è una forma<br />
di esercizio della libertà, ma coscienti che<br />
ogni manifestazione di pensiero ha degli<br />
effetti. Il giornalista non è mai innocente»<br />
ma sempre più urlato e veloce?<br />
Ormai i giornali non vengono<br />
letti ma ascoltati via radio<br />
nelle infinite rassegne stampa:<br />
un titolo, un sommario e<br />
via. La brevità richiede ulteriore<br />
responsab<strong>il</strong>ità. Dopo certe<br />
“notizie” esco più informato<br />
o più confuso? Siamo certi che<br />
la verità si limiti alla supposta<br />
rivelazione di fatti che <strong>il</strong> più<br />
delle volte è decontestualizzata<br />
e finalizzata a una tesi precostituita?<br />
Sono domande che<br />
faccio a me stesso, perché ho<br />
nostalgia delle grandi inchieste<br />
degli anni Sessanta e Settanta<br />
che hanno contribuito a<br />
una crescita del paese. Oggi mi<br />
sembra prevalere una volontà<br />
malevola di denigrazione – <strong>il</strong><br />
Vaticano ne sa qualcosa, anche<br />
se non voglio minimizzare problemi<br />
che sono sotto gli occhi<br />
di tutti – che non aiuta a capire.<br />
Per dirla con Chesterton,<br />
a volte penso che “non abbiamo<br />
bisogno di una censura sui<br />
giornali perché abbiamo quotidianamente<br />
una censura grazie<br />
ai giornali”».<br />
Quale sia la verità con la V<br />
maiuscola che <strong>il</strong> giornalista deve denunciare,<br />
per Polito è una vulgata sin troppo<br />
fac<strong>il</strong>e: «Il potere è corrotto». Per Ferrara,<br />
«dire che lo Stato ha trattato e ancora tratta<br />
con la mafia è un modo fac<strong>il</strong>e di fare<br />
propaganda e giornalismo manettaro». In<br />
nome della Grande Verità, poi si omettono<br />
le tante piccole verità di cui invece è fatta<br />
la vita comunitaria. Polito fa un esempio:<br />
«Leggi che tizio è amico di caio, che conosce<br />
sempronio che ha un fratello indagato<br />
per mafia. Perché dicono “indagato”?<br />
Se fosse stato riconosciuto colpevole direbbero<br />
“condannato”, evidentemente è stato<br />
assolto. Ma così <strong>il</strong> castello crollerebbe.<br />
Quindi, in nome della Grande Verità omettono<br />
tante piccole verità». Disinformano.<br />
«Dall’estero» Vian osserva che «nella<br />
situazione italiana c’è una debolezza della<br />
politica, un vuoto che i giornali, cambiando<br />
ruolo, cercano di riempire. Si fanno<br />
parte politica, ma si presentano come<br />
l’amico della verità». A questo punto ha un<br />
ricordo fulminante: «Il giornale che dirigo<br />
avrebbe dovuto chiamarsi L’amico della<br />
verità, <strong>il</strong> progetto del 1861 è<br />
conservato nell’archivio; qualcuno<br />
provvidenzialmente tirò<br />
un frego su questa testata e propose<br />
più prudentemente L’Os-<br />
servatore Romano».<br />
n<br />
foto: Ap/Lapresse
INTERNI TFA E ALTRE FOLLIE<br />
«Se vogliamo<br />
che tutto rimanga<br />
com’è, bisogna che tutto<br />
cambi». Sulla saggezza del-<br />
la gattopardesca citazione di Giuseppe<br />
Tomasi di Lampedusa, nessuno ha da<br />
metter bocca. Nemmeno le frotte di aspiranti<br />
che, a luglio, si sono trovati alle<br />
prese con la prova di preselezione del<br />
Tfa, <strong>il</strong> percorso di formazione che sfocia<br />
nell’ab<strong>il</strong>itazione all’insegnamento.<br />
Un bel passo avanti, quello dettato dal<br />
ministro dell’Istruzione Francesco Profumo,<br />
poiché la chiusura delle vecchie<br />
Ssis (Scuole di specializzazione all’insegnamento<br />
secondario) aveva bruciato le<br />
speranze della generazione successiva al<br />
2008. Che fortuna, direte voi.<br />
Ma la prova preselettiva – un test a<br />
crocette con sessanta quesiti multidisciplinari<br />
suddivisi oculatamente per classi<br />
di insegnamento (ad esempio: materie letterarie<br />
e latino nei licei, educazione tecnica<br />
nella scuola media, eccetera) – si è rivelata<br />
più sim<strong>il</strong>e a un fuoco di f<strong>il</strong>a, e le vittime<br />
erano proprio gli ingenui concorrenti.<br />
La mitragliata nozionistica scaraventata<br />
sui candidati ha lasciato dietro di<br />
sé una scia di morti da riempirci cimiteri<br />
su cimiteri. Oddio, non che ci si aspettasse<br />
quesiti per alunni dell’as<strong>il</strong>o Mariuccia,<br />
ma neanche inut<strong>il</strong>i rebus come: quali<br />
sono i confini del Colorado? Qual è l’opera<br />
principale di Anton Francesco Grazzini<br />
detto <strong>il</strong> Lasca? A saperlo, si potevano organizzare<br />
corsi di preparazione con i redattori<br />
della Settimana Enigmistica.<br />
Strafalcioni e copiaincolla<br />
Per non parlare, poi, degli errori. Non<br />
di rado tra i quesiti sono state segnalate<br />
ambiguità, quando non veri e propri<br />
pasticci. Un esempio su tutti: chi ha scritto<br />
Qualcosa era accaduto? Tra<br />
le possib<strong>il</strong>i opzioni, Dino Buzzati<br />
era quella corretta, benché<br />
<strong>il</strong> bellunese avesse compo-<br />
sto Qualcosa era successo. Un<br />
caso di sinonimia che ha mandato<br />
in bamba gli spauriti partecipanti.<br />
Oppure: chi scrisse<br />
i Discorsi sulla Batracomiomachia?<br />
Risposta: nessuno. Se<br />
Giacomo Leopardi li ha chiamati<br />
Paralipomeni una ragione<br />
ci sarà. È r<strong>il</strong>evante, poi, l’incredib<strong>il</strong>e<br />
somiglianza di un<br />
quesito della classe di f<strong>il</strong>osofia<br />
(«Quale f<strong>il</strong>osofo, prima seguace<br />
di Zenone di Cizio, si distaccò<br />
in seguito dallo stoicismo<br />
per fondare una scuola propria<br />
nel Cinosarge?») con una<br />
definizione di Wikipedia («Si<br />
20 | 12 settembre 2012 | |<br />
Una crocetta<br />
sopra<br />
L’assurda telenovela del test a risposta multipla<br />
per l’ab<strong>il</strong>itazione degli aspiranti prof è l’ultima<br />
beffa di un sistema dell’istruzione in cui tutto,<br />
dai tagli alle nuove assunzioni, è sempre troppo<br />
e troppo poco. Pregasi riformare con coraggio
sa che fu un seguace di Zenone di Cizio<br />
e dello Stoicismo dal quale però in parte<br />
si distaccò per fondare una propria scuola,<br />
detta degli Aristonei, nel Cinosarge»).<br />
Trattasi di coincidenze, per carità.<br />
Vietato l’accesso al concorso<br />
Si chiude una porta, si spalanca un portone.<br />
La commissione che ha comp<strong>il</strong>ato<br />
<strong>il</strong> suddetto test ha imbarazzato <strong>il</strong> Miur <strong>il</strong><br />
quale, per una volontà di “trasparenza”,<br />
non ha esitato a pubblicare sul proprio<br />
sito i nomi dei responsab<strong>il</strong>i del misfatto:<br />
145 esperti, interni al ministero, coadiuvati<br />
dal direttore generale del personale<br />
scolastico Luciano Chiappetta. Il caprio<br />
espiatorio è così servito.<br />
Il ministro, da parte sua, ha accettato<br />
la valanga di ricorsi sporti dai b<strong>il</strong>iosi<br />
concorrenti bocciati. La sanatoria, for-<br />
ANNULLATO IL CONCORSO<br />
mata da una nuova équipe di esperti,<br />
ha abbuonato parecchi quesiti. L’ulteriore<br />
correzione ha ingrossato, e di molto,<br />
le f<strong>il</strong>a dei fortunati vincitori. In media, <strong>il</strong><br />
18,87 per cento dei quiz, per vizi di forma,<br />
è stato condonato a tutti i partecipanti,<br />
con picchi che arrivano al 41,67<br />
per cento (25 domande su 60) per le classi<br />
di insegnamento di scienze naturali e di<br />
elettrotecnica. Di conseguenza, una pioggia<br />
di lamentele si è scatenata, per mano<br />
di chi, passata la prova, si è visto superato<br />
in punteggio da altri dapprima neppure<br />
ammessi. Finito sulla graticola, France-<br />
E grazie ai giudici la Lombardia<br />
comincia l’anno senza presidi<br />
La carestia di presidi che ha colpito la Lombardia è<br />
destinata a durare. Gli istituti padani rischiano di iniziare le<br />
lezioni senza avere un direttore fisso ma, nel migliore dei casi,<br />
soltanto a mezzo servizio. Il 18 luglio <strong>il</strong> Tar della Lombardia,<br />
a seguito della richiesta di alcuni candidati che lamentavano<br />
irregolarità nello svolgimento della prova, ha sospeso <strong>il</strong> concorso<br />
per dirigenti scolastici, congelando l’assunzione di 406<br />
nuovi impiegati. Il ministero dell’Istruzione ha fatto ricorso<br />
al Consiglio di Stato, ma questo lo ha respinto, confermando<br />
la sentenza del tribunale amministrativo. Ma «<strong>il</strong> ricorso non<br />
aveva ragion d’essere», protesta Elena Centemero, deputata<br />
del Pdl e docente di lungo corso, tra quelli che, avendo<br />
superata la prova, si aspettavano una cattedra di presidenza.<br />
«Quella delle buste, che secondo i ricorrenti avrebbero<br />
invalidato l’anonimato perché trasparenti, è una scusa bella<br />
e buona. Innanzitutto, le buste erano di carta, e soltanto in<br />
controluce poteva leggersi <strong>il</strong> nome del candidato. Inoltre <strong>il</strong><br />
cartellino con i dati anagrafici dei candidati era separato<br />
rispetto ai fogli del test, e i due si ricongiungevano soltanto<br />
a fine correzione. Di fatto non c’è dolo. La commissione<br />
collegiale ha agito nella massima professionalità». Dai palazzi<br />
della Regione giungono voci amiche: «Sia <strong>il</strong> governatore<br />
Roberto Formigoni che l’assessore all’Istruzione Valentina<br />
Aprea sono dalla nostra parte», sostiene Centemero. Ciononostante<br />
per <strong>il</strong> 2012-2013 quasi m<strong>il</strong>le scuole della Lombardia<br />
dovranno accontentarsi di un preside peripatetico, in<br />
perpetuo pellegrinaggio da un istituto a un altro. «L’avvocatura<br />
di Stato chiederà una perizia per le buste. Intanto si sta<br />
lavorando con <strong>il</strong> ministero affinché sia indetta una procedura<br />
d’urgenza». Magari che consenta a chi ha passato l’esame di<br />
prendere possesso di una cattedra sguarnita. «Sono arrivati<br />
dal Trentino-Alto Adige dodici dirigenti scolastici a colmare<br />
<strong>il</strong> vuoto», prosegue Centemero. «Si capisce la necessità, ma<br />
permettere la mob<strong>il</strong>ità interregionale limita i posti del personale<br />
locale». Tirando le somme, però, <strong>il</strong> problema è sempre lo<br />
stesso: «L’Italia fa fatica a valorizzare <strong>il</strong> merito». [dc]<br />
Fortunatamente le paritarie possono offrire<br />
posti ai candidati in attesa di ab<strong>il</strong>itazione.<br />
Peccato che lo Stato abbia stanziato per loro<br />
appena 242 m<strong>il</strong>ioni, a fronte dei 511 del 2011<br />
sco Profumo ha optato per una soluzione<br />
che salvasse capra e cavoli. Al Consiglio<br />
dei ministri del 24 agosto ha proposto un<br />
piano di assunzioni per <strong>il</strong> comparto scuola:<br />
si accolgono 21.112 insegnanti, di cui<br />
circa 10 m<strong>il</strong>a sfoltiranno le graduatorie;<br />
per gli altri, è istituito un pubblico concorso.<br />
Un plauso al ministro, che ha deciso<br />
di riaprire le assunzioni dopo 13 anni<br />
che l’istruzione pubblica vagava in una<br />
lacrimarum valle. Tuttavia, tale prova è<br />
limitata al solo personale ab<strong>il</strong>itato, quello<br />
che dal 2000 al 2008 ha partecipato alle<br />
Ssis. Per i rampolli del Tfa che completeranno<br />
l’iter a fine anno sco-<br />
lastico – dopo aver superato<br />
una seconda prova scritta,<br />
una prova orale, un anno di<br />
tirocinio negli istituti e di<br />
corsi di pedagogia presso<br />
| | 12 settembre 2012 | 21
INTERNI TFA E ALTRE FOLLIE<br />
gli atenei, <strong>il</strong> tutto a un prezzo che s’aggira<br />
tra i 2 m<strong>il</strong>a e i 3.500 euro – non è previsto<br />
alcun posto. Pare un controsenso,<br />
eppure le parole del comunicato redatto<br />
da viale Trastevere lasciano pochi dubbi:<br />
si intende premiare gli «insegnanti giovani,<br />
capaci e meritevoli». Mah.<br />
Un modo per risparmiare c’è<br />
Fortunatamente esistono le paritarie, che<br />
possono ancora offrire opportunità agli<br />
aspiranti che attendono l’ab<strong>il</strong>itazione e<br />
intanto si fanno le ossa tra banchi, lavagne<br />
e gessetti. Ma le già carenti possib<strong>il</strong>ità<br />
economiche di questo ramo rischiano<br />
di essere ulteriormente assottigliate.<br />
La spending review ha dimezzato l’apporto<br />
dello Stato agli istituti parificati:<br />
per <strong>il</strong> 2012 sono stati stanziati 242 m<strong>il</strong>ioni<br />
di euro, a fronte dei 511 del precedente<br />
anno scolastico. Alla faccia di chi, dalle<br />
colonne dei propri raffinati quotidiani,<br />
urla allo scandalo per una scuola privata<br />
satolla di denaro pubblico e risparmiata<br />
dalla scure della revisione contab<strong>il</strong>e.<br />
E intanto le paritarie vanno a ramengo.<br />
Per non contare l’economicità che<br />
consegue alla precisa organizzazione della<br />
scuola paritetica: per ogni allievo di<br />
questa, la spesa dello Stato è pari a 661<br />
euro all’anno, contro i 6.635 ut<strong>il</strong>izzati<br />
per ciascuno studente degli istituti statali.<br />
Moltiplicando la differenza dei costi<br />
(5.974 euro) per <strong>il</strong> numero degli iscritti<br />
alle scuole paritarie (1.060.332) si ottiene<br />
per i contribuenti un risparmio annuo di<br />
6 m<strong>il</strong>iardi e 334 m<strong>il</strong>ioni. Mica male. Con<br />
un cifra sim<strong>il</strong>e a disposizione, <strong>il</strong> M<strong>il</strong>an<br />
potrebbe evitare di schierare in difesa<br />
Bonera e Antonini. E lo Stato potrebbe<br />
abbattere non di poco <strong>il</strong> fagocitante debito<br />
pubblico, magari per abbassare la pressione<br />
fiscale. Ma <strong>il</strong> primo scenario è fantacalcio,<br />
<strong>il</strong> secondo è fantapolitica.<br />
Tra concorsi e ricorsi, tra contenti e<br />
scontenti, tra ab<strong>il</strong>itati e disab<strong>il</strong>itati, si può<br />
ben dire che Giuseppe Tomasi di Lampedusa<br />
avesse compreso lo stato delle cose<br />
con largo anticipo. D’altronde è innegab<strong>il</strong>e<br />
che <strong>il</strong> posto fisso a scuola ormai è una<br />
concezione antiquata, da secolo scorso<br />
(non è un caso che l’ultima tranche impiegatizia<br />
risalga al 1999). Nell’attesa che un<br />
coraggioso cambiamento di sistema possa<br />
oliare i cardini arrugginiti della burocrazia<br />
nazionale, ci si accorda su cav<strong>il</strong>li e<br />
misure che, nel migliore dei casi, curano<br />
i sintomi ma non <strong>il</strong> malanno. E allora, più<br />
che un tecnico, forse è <strong>il</strong> caso di convocare<br />
<strong>il</strong> dottor House, almeno per somministrare<br />
<strong>il</strong> Vicodin ai reduci dell’empia selezione,<br />
in piena crisi nevrotica.<br />
Daniele Ciacci<br />
22 | 12 settembre 2012 | |<br />
L’AGENDA 2012-2013 DI FABRIZIO FOSCHI (DIESSE)<br />
È suonata l’ora<br />
dell’autonomia<br />
Reclutamento diretto e valutazione dei docenti.<br />
Autentica parità. Integrazione con <strong>il</strong> lavoro. Quanta<br />
emergenza educativa si risolverebbe con meno Stato<br />
Fabrizio Foschi non riesce ad accettare<br />
la condizione kafkiana in cui versa<br />
la scuola. «Gli insegnanti non vanno<br />
solo formati, ma accompagnati». Mentre<br />
si prepara a inaugurare una grande<br />
convention a Bologna pensata proprio<br />
come luogo di incontro per i docenti italiani<br />
(vedi box a pagina 37), <strong>il</strong> presidente<br />
nazionale dell’associazione Diesse – soggetto<br />
riconosciuto dal ministero dell’Istruzione<br />
per la formazione del personale scolastico,<br />
che valorizza <strong>il</strong> pluralismo educativo<br />
e promuove <strong>il</strong> continuo aggiornamento<br />
didattico – getta uno sguardo oltre <strong>il</strong><br />
muro della burocrazia e delinea, per l’anno<br />
venturo, gli snodi problematici che <strong>il</strong><br />
sistema educativo si troverà ad affrontare.<br />
Quali sono i punti caldi che l’Istruzione<br />
affronterà in questo anno scolastico?<br />
Innanzitutto <strong>il</strong> Tfa attuale deve essere<br />
terminato. Nonostante la tragica prova di<br />
preselezione e <strong>il</strong> conseguente rimpinguamento<br />
delle graduatorie di accesso, bisogna<br />
portare l’iter alla sua conclusione,<br />
con un’altra prova scritta, stavolta a cura<br />
delle diverse università, e una prova orale,<br />
per poi accedere all’anno di tirocinio<br />
negli istituti. Quindi ci aspettiamo che <strong>il</strong><br />
ministero ci dica quando ha intenzione di<br />
avviare un secondo Tfa transitorio. Ricordo<br />
che <strong>il</strong> Tfa è una soluzione temporanea<br />
che durerà fino a quando entreranno in<br />
vigore le nuove lauree ab<strong>il</strong>itanti.<br />
Bisogna capire cosa ne sarà dei docenti<br />
che, avendo maturato tre anni di insegnamento,<br />
possono usufruire di un percorso<br />
preferenziale per l’ab<strong>il</strong>itazione.<br />
Già. Il ministro Profumo ha assicurato,<br />
in diverse occasioni, che sta studiando<br />
una rettifica al regolamento: chi si<br />
è impegnato per tre anni nella docenza<br />
può accedere direttamente al tirocinio<br />
senza doversi sottomettere alla prova<br />
preselettiva. Purtroppo questa bozza di<br />
modifica giace presso <strong>il</strong> Consiglio universitario<br />
nazionale, in attesa che qualcuno<br />
se ne interessi nuovamente.<br />
Intanto si prospetta un nuovo concorso<br />
per <strong>il</strong> reclutamento di 12 m<strong>il</strong>a docenti.<br />
Il ministro ha deciso che <strong>il</strong> bando sarà
Foto: Marka<br />
pubblicato entro <strong>il</strong> 24 settembre. In realtà,<br />
la richiesta avanzata al Consiglio dei<br />
ministri del 24 agosto prevede l’entrata in<br />
ruolo di più di 21 m<strong>il</strong>a docenti. Di questi,<br />
la metà verrà coperta dai precari presenti<br />
nelle graduatorie, mentre gli altri saranno<br />
distribuiti, previo concorso, ad aspiranti<br />
insegnanti già ab<strong>il</strong>itati all’insegnamento.<br />
Noi di Diesse sosteniamo la possib<strong>il</strong>ità<br />
di accedere all’esame – con riserva –<br />
anche a chi sta svolgendo in questi mesi <strong>il</strong><br />
Tfa. Altrimenti si rischia di incappare in<br />
un errore antico: lasciare fuori dal ruolo<br />
un’intera generazione di giovani<br />
aspiranti. Poiché <strong>il</strong> bando<br />
non è ancora uscito, chiediamo<br />
al ministro di intervenire<br />
lasciando una fetta di cattedre<br />
a coloro che, superate le prove<br />
di accesso al tirocinio formativo,<br />
si ab<strong>il</strong>iteranno entro l’anno<br />
scolastico.<br />
È possib<strong>il</strong>e valutare oggettivamente<br />
<strong>il</strong> merito degli<br />
insegnanti di ruolo?<br />
Anche questa è una novità<br />
calda dell’ultimo Consiglio<br />
dei ministri. Uno dei quattro decreti emanati<br />
<strong>il</strong> 24 agosto prevede l’instaurazione<br />
di un nuovo sistema nazionale di valutazione<br />
delle scuole, che unirà Invalsi<br />
(l’Istituto nazionale per la valutazione del<br />
sistema di istruzione e formazione), Indire<br />
(l’Istituto nazionale di documentazione,<br />
innovazione e ricerca educativa) e un<br />
corpo di ispettori che collaboreranno nella<br />
fase di valutazione esterna delle scuole.<br />
È previsto che gli insegnanti vengano<br />
vagliati secondo diversi metodi: attraver-<br />
Fabrizio Foschi,<br />
presidente Diesse<br />
APPUNTAMENTO A BOLOGNA, 13-14 OTTOBRE<br />
In bottega per imparare a insegnare<br />
Per insegnare non basta conoscere a menadito una materia.<br />
Bisogna avere uno sguardo complessivo e totale sulla realtà. Per questo<br />
l’associazione Diesse (Didattica e innovazione scolastica) invita i docenti<br />
alla Convention Scuola 2012, che si terrà <strong>il</strong> 13 e <strong>il</strong> 14 ottobre al Savory<br />
Hotel Regency, in via del P<strong>il</strong>astro 2, a Bologna. Uno spazio comune dove<br />
i professori possono incontrarsi, condividere le proprie esperienze e<br />
scoprire che l’educazione è una passione comune. Insieme ad assemblee<br />
plenarie, i partecipanti potranno scegliere tra diciassette “botteghe” in<br />
cui approfondire le diverse discipline, le tematiche e le proprie modalità<br />
didattiche, con l’aiuto di esperti d’eccezione tra cui i f<strong>il</strong>osofi Costantino<br />
Esposito e Carmine Di Martino. La compagnia della “bottega”, però, non<br />
terminerà la sera di domenica 14 ottobre: continuerà durante l’anno<br />
attraverso la condivisione online di documenti e la realizzazione di web<br />
conference. Le iscrizioni alla Convention Scuola 2012 chiudono <strong>il</strong> 30<br />
settembre, ma per chi si iscriverà entro <strong>il</strong> 9 settembre è previsto uno<br />
sconto. Chiunque desideri partecipare all’evento è invitato a visitare <strong>il</strong><br />
sito dell’associazione Diesse (convegni.diesse.org).<br />
so un proprio portfolio professionale, che<br />
valorizzi la carriera formativa, gli spostamenti,<br />
se si è lavorato in ambienti di difficoltà;<br />
attraverso i titoli che l’insegnante<br />
ha ottenuto oltre la laurea e l’ab<strong>il</strong>itazione;<br />
infine attraverso i risultati conseguiti<br />
dagli alunni con cui ha operato. Un criterio<br />
esiste. Il problema è che fino ad ora, e<br />
in qualche modo anche adesso, la formazione<br />
degli insegnanti è in mano allo Stato,<br />
che non mette le singole scuole nella<br />
condizione di potersi giudicare, ma inter-<br />
viene dall’alto, arrogandosi brutalmente<br />
<strong>il</strong> diritto di stimare <strong>il</strong> valore<br />
di un istituto attraverso esperti<br />
propri, da esso stesso formati,<br />
che non danno riscontri<br />
oggettivi.<br />
Questo problema non si potrebbe<br />
scavalcare attraverso<br />
<strong>il</strong> reclutamento diretto<br />
degli insegnanti da parte<br />
dei singoli istituti?<br />
Certamente. Noi di Diesse<br />
abbiamo combattuto fin da<br />
subito la divisione tra ab<strong>il</strong>itazione<br />
e reclutamento, che<br />
negli anni ha generato un’enorme massa<br />
di precari. Che l’ab<strong>il</strong>itazione sia necessaria<br />
mi pare evidente, ma non che a questa<br />
consegua, per diritto, una cattedra fissa.<br />
Il reclutamento deve essere fondato sulle<br />
effettive necessità delle scuole.<br />
Che anno scolastico si prospetta, invece,<br />
per le paritarie?<br />
Estremamente diffic<strong>il</strong>e. Tante scuole<br />
rischiano di chiudere, soprattutto per<br />
l’impossib<strong>il</strong>ità di aumentare le rette già<br />
stab<strong>il</strong>ite. Mi preme dire una cosa: è una<br />
vergogna <strong>il</strong> modo con cui lo Stato tratta<br />
la scuola paritetica, quasi fosse l’ultima<br />
ruota del sistema formativo pubblico<br />
(è bene ricordare che la scuola paritaria<br />
è parte di quella pubblica) quando, invece,<br />
potrebbe essere una risorsa sia in termini<br />
di qualità dell’insegnamento che di<br />
risparmio economico.<br />
E per gli istituti professionali?<br />
Anche con loro si gioca una sfida<br />
molto importante. Da quando l’ex ministro<br />
dell’Istruzione Giuseppe Fioroni li<br />
ha quinquennalizzati senza concedere<br />
la possib<strong>il</strong>ità di ottenere una qualifica,<br />
la scuola professionale in Italia si è indebolita.<br />
Anche a causa di una mentalità<br />
comune che marchia questi istituti come<br />
la serie B della nostra scuola. In Lombardia,<br />
Veneto ed Em<strong>il</strong>ia Romagna è invece<br />
possib<strong>il</strong>e integrare la propria istruzione<br />
con due anni di formazione professionale<br />
in apposite strutture atte a consegnare<br />
la qualifica. Questo è <strong>il</strong> miglior canale per<br />
unire scuola e lavoro.<br />
Un’altra piaga dell’istruzione italiana<br />
è l’alta percentuale di abbandono. Un<br />
giovane su quattro, tra i 16 e i 24 anni,<br />
non consegue <strong>il</strong> diploma. Come superare<br />
questa difficoltà?<br />
Con un recupero forte dell’educazione,<br />
ma anche con un sistema scolastico<br />
più flessib<strong>il</strong>e, che preveda, ad esempio,<br />
l’introduzione in tutte le regioni della qualifica<br />
lavorativa per i professionali. In generale,<br />
però, l’unica via per recuperare gli<br />
studenti “dispersi” passa dalla costruzione<br />
di un corpo docenti che sia all’altezza delle<br />
nuove sfide che le prossime generazioni<br />
di alunni propongono. [dc]<br />
| | 12 settembre 2012 | 23
interni CRONACHE DALLA PUGLIA<br />
i funerali<br />
della<br />
Capitanata<br />
Il vescovo suona le campane a morto, Repubblica<br />
si commuove, i cittadini rendono la tessera<br />
elettorale, i magistrati minacciano le dimissioni.<br />
Così Lucera piange la dipartita del suo tribunale,<br />
vittima di una spending review senza pietà<br />
Lucera (Fg)<br />
Lucera è l’orgoglio della capitanata, <strong>il</strong><br />
luogo che Federico II scelse come<br />
sua dimora imperiale nel 1233. Una<br />
cittadina pugliese di circa 34 m<strong>il</strong>a abitanti,<br />
nel Tavoliere delle Puglie, che da<br />
qualche mese è al centro di un’attenzione<br />
mediatica senza precedenti. Perché<br />
in questo angolo di soleggiato Sud, sembra<br />
che lo Stato stia battendo in ritirata.<br />
È tempo di tagli e per evitare gli sprechi<br />
Lucera dà l’addio all’Agenzia delle entrate,<br />
ai Carabinieri, al catasto e ad alcuni<br />
tra i più funzionali reparti dell’ospedale.<br />
I cittadini scalpitano ma sopportano in<br />
24 | 12 settembre 2012 | |<br />
s<strong>il</strong>enzio, rassegnandosi a fare molti ch<strong>il</strong>ometri<br />
in più per andare a lavorare o per<br />
una visita medica. Quando però <strong>il</strong> simbolo<br />
della legalità, della storia e della cultura<br />
lucerina finisce sotto la scure di una<br />
riforma volta alla revisione della geografia<br />
giudiziaria italiana, qualcosa nell’atteggiamento<br />
della città cambia.<br />
Il Palazzo di giustizia, costruito tra <strong>il</strong><br />
1795 e <strong>il</strong> 1808 grazie al materiale saccheggiato<br />
dal vicino Castello svevo, è la storica<br />
sede del tribunale della circoscrizione di<br />
Lucera (fino al 1923 ospitò anche la Corte<br />
d’assise). Un tribunale che è un vanto per<br />
i cittadini e per gli addetti ai lavori, <strong>il</strong> 4°<br />
Palazzo di giustizia più efficiente d’Italia,<br />
con circa 13 m<strong>il</strong>a processi annuali. Eppure<br />
la riforma della geografia giudiziaria,<br />
che ha iniziato <strong>il</strong> suo iter nel 2011 per<br />
decisione dell’allora ministro della Giustizia<br />
Nitto Palma, ha deciso che Lucera,<br />
assieme ad altri 20 tribunali subprovinciali<br />
(non collocati cioè in un capoluogo<br />
di provincia), debba chiudere i battenti.<br />
Il 14 settembre 2011 con la legge<br />
148/2011, denominata legge delega, <strong>il</strong> Parlamento<br />
conferì all’allora governo Berlusconi<br />
l’incarico di procedere alla revisione<br />
delle circoscrizioni giudiziarie, tenendo<br />
conto di alcuni fondamentali parametri:<br />
l’impossib<strong>il</strong>ità di cancellare tribunali<br />
capoluoghi di provincia, fare in modo che<br />
in ogni Corte di appello si conservassero<br />
almeno tre tribunali e procedere alla riduzione<br />
degli uffici tenendo conto dei criteri<br />
di estensione territoriale, popolazione,<br />
organico dei magistrati, carico processuale,<br />
orografia e infrastrutture e impatto della<br />
criminalità organizzata sul territorio.
Intanto, già prima che la riforma<br />
diventasse legge, qualcuno aveva cominciato<br />
a non dormire la notte. Giuseppe<br />
Agnusdei, presidente dell’Ordine degli<br />
avvocati di Lucera dal 2004: «La mia vita<br />
è cambiata <strong>il</strong> 13 agosto 2011. Mi trovavo<br />
in vacanza quando sentii alla radio<br />
dell’intenzione dell’allora ministro della<br />
Giustizia Nitto Palma di mettere mano<br />
all’obsoleta geografia giudiziaria italiana.<br />
Nel giro di due giorni decisi di tornare<br />
a Lucera e mi misi subito in contatto<br />
con <strong>il</strong> consiglio dell’Ordine degli avvocati<br />
e con <strong>il</strong> Coordinamento dei fori non provinciali.<br />
Tenemmo un paio di riunioni a<br />
Roma cercando di frenare l’iter di conversione<br />
in legge della seconda finanziaria<br />
che <strong>il</strong> governo Berlusconi stava adottando.<br />
Non volevamo che rientrasse la materia<br />
della geografia giudiziaria». Lo sforzo<br />
si rivela però vano perché quasi un anno<br />
dopo, <strong>il</strong> 6 luglio 2012, <strong>il</strong> governo presenta<br />
<strong>il</strong> progetto di decreto legislativo, all’interno<br />
del quale si apprende che <strong>il</strong> tribu-<br />
<strong>il</strong> 10 agosto 2012 <strong>il</strong> decreto legislativo viene adottato dal Consiglio<br />
dei ministri. la soppressione del tribunale di lucera è confermata<br />
l’enigma<br />
i buoni numeri del palazzo<br />
Quarto posto nella classifica di governo<br />
Il ministero della Giustizia ha ut<strong>il</strong>izzato<br />
quattro parametri per procedere alla revisione<br />
della geografia giudiziaria: le sopravvenienze<br />
medie (cioè <strong>il</strong> carico processuale)<br />
nel quadriennio 2006-2010, l’organico dei<br />
magistrati, la popolazione e l’estensione<br />
territoriale. La media tra i criteri colloca <strong>il</strong><br />
tribunale di Lucera al 4° posto su 58 totali.<br />
1. S. Maria Capua Vetere (3-1-1-1 totale<br />
6) (salvato) (parametri raggiunti: tutti)<br />
2. Tivoli (5-11-6-8 totale 30) (salvato)<br />
(parametri raggiunti: sopravvenienze<br />
medie, popolazione)<br />
3. Termini Imerese (17-10-7-1 totale 35)<br />
(salvato) (parametri raggiunti: estensione)<br />
4. LuCera (9-15-15-2 totale 41)<br />
(SoppreSSo) (paraMeTrI raggIun-<br />
nale di Lucera è stato inserito tra i 37 tribunali<br />
da sopprimere. Questo nonostante<br />
sia, rispetto a tutti i 58 tribunali subprovinciali<br />
d’Italia, al 15° per popolazione,<br />
al 2° per estensione, al 15° per organico<br />
di magistrati e al 9° per sopravvenienze<br />
medie (cioè <strong>il</strong> carico processuale) nel<br />
quadriennio 2006/2010. I numeri parlano<br />
chiaro, ma a quanto pare i buoni piazzamenti<br />
ottenuti in tutte le classifiche non<br />
bastano a garantirne la sopravvivenza.<br />
In città la preoccupazione sale e non<br />
solo tra gli addetti ai lavori. Il 12 luglio<br />
nasce <strong>il</strong> Comitato per la difesa della legalità<br />
in Capitanata, un comitato quasi in<br />
seduta permanente che discute, si anima,<br />
cerca una soluzione che possa far indietreggiare<br />
<strong>il</strong> governo. L’Ordine e <strong>il</strong> Comitato<br />
continuano a farsi sentire con gli organi<br />
istituzionali e ad agosto arriva una<br />
buona notizia: le Commissioni Giustizia<br />
della Camera dei Deputati e del Senato, a<br />
cui è stato sottoposto <strong>il</strong> progetto di decreto,<br />
esprimono parere favorevole (ma non<br />
TI: eSTenSIone, Ma uguaLMenTe<br />
SoppreSSo)<br />
5. Cassino (11-13-11-7 totale 42) (salvato)<br />
(parametri raggiunti: nessuno; salvato per<br />
la presenza di criminalità organizzata)<br />
6. Velletri (3-4-3-35 totale 45) (salvato)<br />
(parametri raggiunti: sopravvenienze<br />
medie, magistrati, popolazione)<br />
7. Civitavecchia (12-12-9-13 totale 46)<br />
(salvato) (parametri raggiunti: nessuno;<br />
salvato ugualmente)<br />
8. Marsala (16-9-10-19 totale 54) (salvato)<br />
(parametri raggiunti: nessuno; salvato<br />
ugualmente)<br />
9. Torre annunziata (2-2-4-57 totale 65)<br />
(salvato) (parametri raggiunti: sopravvenienze<br />
medie, magistrati, popolazione)<br />
10. nola (4-3-2-56 totale 65) (salvato)<br />
(parametri raggiunti: sopravvenienze<br />
medie, magistrati, popolazione)<br />
vincolante) per quanto riguarda la salvezza<br />
del tribunale di Lucera, inserendolo al<br />
primo posto tra i tribunali da non sopprimere<br />
e suggerendo l’accorpamento della<br />
sezione distaccata della vicina città di San<br />
Severo, che attualmente fa parte della circoscrizione<br />
del tribunale di Foggia. Peccato<br />
che i “vicini” non abbiano intenzione<br />
di collaborare: l’Ordine degli avvocati<br />
di Foggia, infatti, si solleva contro i pareri<br />
delle due Camere, dichiarando di non<br />
avere alcuna intenzione di privarsi della<br />
sezione distaccata di San Severo.<br />
Con l’amaro in bocca si arriva al 10<br />
agosto, giorno in cui <strong>il</strong> decreto legislativo<br />
viene adottato dal Consiglio dei ministri.<br />
La soppressione del tribunale di Lucera è<br />
confermata, mentre vengono salvati altri<br />
sei tribunali, tra cui alcuni con standard<br />
molto bassi, come i tre tribunali molisani<br />
di Larino, Isernia e Campobasso, che<br />
in tutte le classifiche del ministero si collocano<br />
sempre ben al di sotto degli standard<br />
ottenuti dal tribunale pugliese.<br />
| | 12 settembre 2012 | 25
interni CRONACHE DALLA PUGLIA<br />
La conferma della soppressione è un<br />
colpo per tutta la cittadinanza, che vede<br />
avvicinarsi lo spettro della chiusura. È arrivato<br />
<strong>il</strong> momento di una movimentazione<br />
generale. Il sindaco Pasquale Dotoli, l’Ordine<br />
degli avvocati di Lucera e <strong>il</strong> Comitato<br />
per la difesa della legalità in Capitanata<br />
invitano la popolazione a restituire le tessere<br />
elettorali in segno di protesta nei confronti<br />
della decisione del Governo. In pochi<br />
giorni vengono ritirate circa 2.500 tessere,<br />
molte in occasione della festa patronale<br />
di Santa Maria Assunta, <strong>il</strong> 16 agosto. Quel<br />
giorno in piazza Duomo c’è anche <strong>il</strong> vescovo,<br />
monsignor Domenico Cornacchia, che<br />
davanti a diecim<strong>il</strong>a persone suona le campane<br />
a morto per commemorare la dipartita<br />
del tribunale e dell’ospedale di Lucera,<br />
zittendo tutti i presenti. Grazie a quel<br />
gesto plateale la stampa nazionale comincia<br />
a interessarsi alla storia.<br />
Arriva anche la De Gregorio<br />
Persino Concita De Gregorio si prende la<br />
briga di arrivare a Lucera, con tutte le difficoltà<br />
del caso, perché qui non arriva nemmeno<br />
<strong>il</strong> treno, e racconta sulle pagine di<br />
Repubblica la resistenza di una città che<br />
ha paura di rimanere da sola a combattere<br />
la malavita locale: «Certo – commenta<br />
Agnusdei – forse <strong>il</strong> tono usato dalla giornalista<br />
è stato un po’ troppo sensazionalistico,<br />
ma non si può negare che sul territorio<br />
appartenente alla circoscrizione del tribunale<br />
di Lucera vi sia una forte presenza di<br />
associazioni a delinquere di stampo mafioso,<br />
riconosciuta anche dalla Corte suprema<br />
di cassazione in almeno sei sentenze».<br />
Ma come, la presenza di criminalità organizzata<br />
non è uno dei parametri ut<strong>il</strong>izzati<br />
per stab<strong>il</strong>ire la sopravvivenza di un tribunale?<br />
«Si – commenta <strong>il</strong> sindaco Dotoli –<br />
ma evidentemente <strong>il</strong> ministero della Giustizia<br />
non riconosce un dato evidenziato<br />
e riconosciuto dal ministero dell’Interno».<br />
Tutto sembra remare contro <strong>il</strong> tribunale<br />
di Lucera e la sensazione è che a questa<br />
città ricca di arte e cultura manchi<br />
qualcosa o meglio qualcuno, un “santo<br />
in Paradiso”, come lascia intendere tra le<br />
righe <strong>il</strong> presidente dell’Ordine degli avvocati:<br />
«Rappresento un’istituzione e come<br />
tale non voglio lasciare spazio a <strong>il</strong>lazioni<br />
di alcun tipo. Le dirò solo una cosa: sono<br />
troppe le stranezze guardando quelle classifiche».<br />
Ma una spiegazione ci dovrà pur<br />
essere: «Forse paghiamo la vicinanza a Foggia,<br />
da cui Lucera dista solo 18 ch<strong>il</strong>ometri.<br />
Il punto è che <strong>il</strong> tribunale di Foggia non<br />
può da solo occuparsi della giustizia intera<br />
della seconda provincia più estesa d’Italia<br />
(la prima è Bolzano, occupata però in<br />
gran parte dalle montagne). Se tutti i pro-<br />
26 | 12 settembre 2012 | |<br />
cessi e le cause civ<strong>il</strong>i del tribunale di Lucera<br />
e di tutte le sedi distaccate – che <strong>il</strong> governo<br />
ha intenzione di chiudere su tutto <strong>il</strong><br />
territorio italiano senza alcuna eccezione<br />
– fossero convogliati su Foggia, <strong>il</strong> sistema<br />
giustizia collasserebbe». Dati alla mano,<br />
è diffic<strong>il</strong>e non essere d’accordo: <strong>il</strong> Palazzo<br />
di giustizia di Foggia attualmente ha 23<br />
m<strong>il</strong>a processi penali e 150 m<strong>il</strong>a cause civ<strong>il</strong>i<br />
(record regionale). Con l’accorpamento<br />
di Lucera e delle sedi distaccate si potreb-<br />
Luigi Birritteri è <strong>il</strong> capo del Dipartimento<br />
dell’organizzazione giudiziaria,<br />
del personale e dei servizi<br />
del ministero della Giustizia. Si è occupato<br />
in prima persona di rivedere la geografia<br />
giudiziaria italiana.<br />
Avrà sicuramente avuto modo di apprendere<br />
la mob<strong>il</strong>itazione generale della<br />
popolazione di Lucera a seguito della<br />
decisione del governo di chiudere lo storico<br />
tribunale della città pugliese.<br />
Abbiamo elaborato criteri oggettivi<br />
e omogenei – come ci imponeva la leg-<br />
bero raggiungere cifre da brividi, arrivando<br />
a sfiorare le 200 m<strong>il</strong>a cause penali e le<br />
400 m<strong>il</strong>a cause civ<strong>il</strong>i: «Sarebbe <strong>il</strong> De Profundis<br />
della giustizia» ammette Agnusdei<br />
a cui fa eco <strong>il</strong> sindaco Dotoli: «Senza contare<br />
che Foggia, per stessa ammissione della<br />
sua amministrazione locale, non ha strutture<br />
adatte a ospitare nuovo personale e<br />
un’utenza praticamente raddoppiata. Molto<br />
probab<strong>il</strong>mente sarà costretta a costruire<br />
nuove strutture per ospitare tutti, allora<br />
IL DIRIGENTE chE hA DEcISO LA SOPPRESSIONE<br />
«Ma quei numeri<br />
non sono i nostri»<br />
Luigi Birritteri respinge le accuse: «Le proteste<br />
non collimano coi dati del ministero, la sede<br />
è al di sotto degli standard». Allarme mafia?<br />
«La misura rafforza la lotta alla criminalità»<br />
Luigi Birritteri, capo dipartimento<br />
al ministero della Giustizia
dove sta <strong>il</strong> risparmio così voluto dal governo?».<br />
Il sindaco è convinto che <strong>il</strong> tempo e<br />
i numeri daranno ragione alla sua città,<br />
intanto è pronto anche a un gesto estremo:<br />
«Aspettiamo di vedere se <strong>il</strong> Capo dello Stato<br />
apporrà la sua firma sulla legge delega.<br />
In caso positivo io e i miei colleghi dei 32<br />
comuni della circoscrizione del tribunale<br />
di Lucera siamo pronti a dimetterci: come<br />
fa <strong>il</strong> prefetto a nominare così tanti commissari<br />
prefettizi?». Anche l’Ordine degli<br />
ge delega e la giurisprudenza della Corte<br />
costituzionale – sulla base dei quali si<br />
sono operate le scelte finali approvate nel<br />
consiglio dei ministri del 10 agosto scorso.<br />
Per quanto riguarda <strong>il</strong> tribunale di<br />
Lucera posso affermare che i dati oggettivi<br />
e ufficiali dimostrano che si tratta di<br />
un tribunale nettamente sotto gli standard<br />
oggettivi selezionati per operare<br />
l’intervento sugli uffici giudiziari che la<br />
legge consentiva di sopprimere. A ciò si<br />
aggiunga la distanza minima (meno di<br />
20 ch<strong>il</strong>ometri) tra <strong>il</strong> tribunale di Lucera<br />
e quello accorpante di Foggia. Nessun tribunale<br />
sopprimib<strong>il</strong>e con questa particolare<br />
caratteristica è stato mantenuto in vita.<br />
Il lavoro svolto da Lucera sarà convogliato<br />
sul già sovraccarico tribunale di<br />
Foggia che non ha spazi sufficienti per<br />
accogliere altro personale e utenza. Si<br />
renderà quindi necessaria la locazione<br />
di altri immob<strong>il</strong>i. Dov’è <strong>il</strong> risparmio?<br />
Riteniamo che la domanda del tribunale<br />
di Lucera possa essere adeguatamente<br />
assorbita dal tribunale di Foggia, che<br />
sta gradualmente risolvendo <strong>il</strong> congestionamento<br />
dei contenziosi. Quanto ai problemi<br />
di ed<strong>il</strong>izia giudiziaria, basta ricordare<br />
che proprio la vicinanza delle due strutture<br />
giudiziarie consentirà – se necessario<br />
– di ut<strong>il</strong>izzare la norma che prevede l’uti-<br />
avvocati si dice pronto alla battaglia: «Faremo<br />
tutto ciò che è in nostro potere per non<br />
dire addio al tribunale», chiosa Agnusdei.<br />
«Non dimentichiamoci che una struttura<br />
di questo genere è di grande aiuto anche<br />
agli esercizi commerciali della zona. Se<br />
venisse smantellata sarebbe un colpo gravissimo<br />
per l’intera economia locale. Noi<br />
non stiamo lottando solo per <strong>il</strong> tribunale,<br />
stiamo lottando per la nostra città».<br />
Paola D’Antuono<br />
lizzo delle strutture dei tribunali soppressi<br />
per i prossimi 5 anni senza alcun aggravio<br />
di costi per i contribuenti.<br />
Nel territorio che circonda <strong>il</strong> tribunale<br />
di Lucera c’è una forte presenza di criminalità<br />
organizzata. La chiusura del<br />
presidio di giustizia è stata percepita<br />
dalla cittadinanza come un abbandono<br />
da parte dello Stato.<br />
Sono stato per oltre 22 anni magistrato<br />
sia giudicante che requirente nella Sic<strong>il</strong>ia<br />
occidentale, occupandomi pressoché<br />
esclusivamente di processi di mafia. Forte<br />
anche di questa esperienza posso affermare<br />
che con questa riforma non soltanto<br />
non si arretra di un m<strong>il</strong>limetro, in ambito<br />
giudiziario, nell’attività di contrasto alle<br />
organizzazioni criminali ma anzi, se ne<br />
rafforza l’efficienza attraverso una migliore<br />
dislocazione dei magistrati e del personale<br />
amministrativo sul territorio e una<br />
più accentuata specializzazione delle funzioni.<br />
Altra questione è invece quella della<br />
misurazione imposta dalla legge del<br />
tasso d’impatto della criminalità organiz-<br />
«Sono stato per oltre 22 anni magistrato<br />
in Sic<strong>il</strong>ia occupandomi di processi di mafia.<br />
Questa riforma non solo non arretra, bensì<br />
rafforza la lotta alle organizzazioni criminali»<br />
Sopra, proteste contro i tagli<br />
del governo che a Lucera investono<br />
anche ospedale, carabinieri, catasto<br />
e agenzia delle entrate. A sinistra,<br />
la conferenza stampa dell’Ordine<br />
degli avvocati di Lucera presieduto<br />
da Giuseppe Agnusdei<br />
zata nel singolo circondario, nell’ambito<br />
della quale ancora una volta i numeri e i<br />
dati oggettivi non collimano con le proteste.<br />
Dalla documentazione acquisita non<br />
emergono – a differenza degli altri tribunali<br />
recuperati su indicazione del Parlamento<br />
a causa del tasso d’impatto della<br />
criminalità organizzata – dati che possono<br />
giustificare <strong>il</strong> mantenimento del tribunale<br />
sotto questo prof<strong>il</strong>o.<br />
Eppure sia la Commissione Giustizia<br />
della Camera dei deputati, sia la Commissione<br />
Giustizia del Senato, hanno<br />
espresso parere positivo (anche se non<br />
vincolante) sulla conservazione del tribunale<br />
di Lucera.<br />
Numerose indicazioni provenienti<br />
dalle Commissioni sono state vagliate<br />
e accolte dal governo, specialmente in<br />
materia di mantenimento dei cosiddetti<br />
presidi antimafia. Ma gli approfondimenti<br />
effettuati anche per <strong>il</strong> tribunale<br />
di Lucera si sono conclusi negativamente<br />
sulla sola base dei parametri oggettivi<br />
che ho sopra ricordato. Mi permetta<br />
di aggiungere che esiste<br />
anche <strong>il</strong> parere del Consiglio<br />
superiore della magistratura,<br />
che ha apprezzato<br />
la riforma e le scelte operate<br />
dal governo. [pda]<br />
| | 12 settembre 2012 | 27
PERCHÉ INVESTIRE SULLE OPERE EDUCATIVE IN CARCERE<br />
Il contrario della libertà<br />
non è una cella ma la solitudine<br />
di Renato Farina<br />
Qui esibisco una perla. non lasciate che la prendano a martellate, o che la nascondano.<br />
Ho un po’ paura, scrivendone, di sciuparla, maneggiandola con le mie<br />
mani da pregiudicato e da deputato (l’incrocio peggiore secondo la Bibbia<br />
Universale in Voga). Ma guardatela, veneratela, pregate Dio che la moltiplichi, non<br />
solo nelle galere ma fuori. Le case circondariali talvolta circondano dei tesori.<br />
Ho resistito per un po’, ma ora – l’avete capito – torno a rompere le scatole al<br />
mondo sulle carceri. Non so, forse ci vedo una profezia del mio futuro. Oppure vedo<br />
lì, sperimento in quel posto, <strong>il</strong> triplo concentrato di pomodoro, l’acqua di colonia<br />
purissima della nostra vita oggi in Italia. Disperazione e speranza.<br />
Di recente con Boris Godunov (nota per i pm: non si tratta di autocalunnia, egli<br />
esiste veramente, ma attraversa le porte come Gesù) sono stato in visita alla prigione<br />
di Como. Problemi? Quelli soliti. Celle per due occupate da quattro,<br />
palestra che non c’è, mancanza di agenti. Il pane pesante e malcotto,<br />
immangiab<strong>il</strong>e, come quello delle carceri russe. Dico al comandante<br />
Maria Cristina Cobetto, un commissario competente e sensib<strong>il</strong>e:<br />
«Noi ci occupiamo di lavoro in prigione. C’è una mia legge che<br />
aspetta invano dal governo l’ok per <strong>il</strong> finanziamento». Spieghiamo<br />
come al solito la rava e la fava, e cioè che conviene a tutti ampliare<br />
gli spazi di lavoro vero, perché se uno lavora mentre è detenuto, e<br />
poi quello stesso lavoro perdura anche dopo la fine della pena, non si delinque più.<br />
Statistiche universali. Così <strong>il</strong> comandante ci accompagna in una sala piena di computer.<br />
Una dozzina di persone sono radunate intorno a un tavolo. Sono quelli del<br />
Centro Stampa Homo Faber. Lavorano nel campo della grafica. Si predispongono<br />
manifesti pubblicitari o artistici. Roba bella è esposta. Boris è fulminato dalla riflessione<br />
di un ragazzo albanese di nome Zef, 580 euro al mese di paga part time: «Non<br />
è importante uscire dal carcere o stare dentro». Ehi, la libertà, tu scherzi… «No, non<br />
scherzo. Lo so bene cos’è la libertà. Il contrario della libertà non è stare in carcere. Il<br />
contrario della libertà è la solitudine disperata, è essere soli. E questa vale dentro e<br />
fuori». Me lo confessava anche un vecchio, sdraiato sulla brandina, nel settore “protetti”<br />
(quelli che se si mescolano ai detenuti comuni finiscono male: sono sex offender<br />
oppure “infami”). «Esco a novembre. Non ho nessuno, non ho un tetto, non ho<br />
chi mi vuol bene». La comandante commenta: «Uscire ed essere solo, non avere una<br />
casa, è una disperazione tale per molti che compiono poi reati per rientrare».<br />
Nel Centro Stampa Homo Faber vedo, palpo qualcosa di più di un modo per<br />
sfangarsela. È <strong>il</strong> cuore di una vita nuova. Una cellula rivoluzionaria risorta da morte.<br />
Non so spiegarmi meglio. Boris dice: «Una fontana nel giardino dello zar». Apprendo<br />
che questa esperienza è a rischio. Questioni di ministeri, di regolamenti.<br />
Zef: «Ciò che cambia nel profondo è se esci da solo, e sei solo, oppure se sei legato a<br />
un’esperienza di verità, amore e lavoro». Gli altri intorno, brianzoli o lecchesi, confermano.<br />
Tutto nasce da una maestra d’as<strong>il</strong>o, fondatrice di scuole, Patrizia Colombo.<br />
Io porterei gite scolastiche a incontrare realtà così, speranze di un futuro per<br />
tutti. Invece di investire denari solo in carceri nuove, si dia la possib<strong>il</strong>ità ad esperienze<br />
educative di crescere. Lo dico qui e ora: guai a chi tocca l’Homo Faber.<br />
BORIS<br />
GODUNOV<br />
IL NOSTRO UOMO<br />
A PALAZZO<br />
Nel Centro Stampa Homo Faber<br />
della prigione di Como si fa grafica.<br />
E si vede, si palpa qualcosa di più di<br />
un modo per sfangarla. Una cellula<br />
rivoluzionaria risorta da morte<br />
| | 12 settembre 2012 | 29
ESTERI<br />
AVEVAMO UN ALLEATO<br />
Quando ci<br />
siamo persi<br />
l’Albania<br />
Prima che i comunisti ne cancellassero la storia,<br />
la sua identità cristiana ed europea si è sempre<br />
salvata nel rapporto con l’Occidente. E nella<br />
resistenza all’invasore ottomano. Com’è che<br />
l’abbiamo svenduta alla Conferenza islamica?<br />
di Ardian Ndreca<br />
L’<br />
AlbAniA festeggiA quest’Anno <strong>il</strong> suo<br />
centenario dell’indipendenza<br />
dall’Impero ottomano e questa<br />
è l’occasione giusta per fare un b<strong>il</strong>ancio<br />
del percorso plurisecolare del paese delle<br />
aqu<strong>il</strong>e verso la libertà.<br />
Nel Quattrocento fu Giorgio Castriota<br />
detto Scanderbeg (1405-1468), a guidare<br />
per 25 anni la lotta dei principi albanesi<br />
contro gli ottomani di Murad II e poi di<br />
Maometto II <strong>il</strong> Conquistatore. La sua fama<br />
di condottiero valente e di diplomatico<br />
ab<strong>il</strong>e varcò i confini dell’Albania e ben<br />
presto <strong>il</strong> Regno di Napoli lo sostenne energicamente.<br />
Anche la Serenissima gli venne<br />
in aiuto, rimanendo però cauta affinché<br />
egli non diventasse troppo potente<br />
da ostacolare gli interessi commerciali<br />
della Repubblica. Un appoggio paterno<br />
e incondizionato gli fu dato dai pontefici<br />
che regnarono in quel quarto di secolo.<br />
Eugenio IV, Niccolò V, Callisto III e Pio<br />
II lo aiutarono sia direttamente con denaro,<br />
sia cercando si sensib<strong>il</strong>izzare le corti<br />
italiane ed europee sull’importanza della<br />
difesa di quel baluardo di cristianità<br />
che era l’Albania. Callisto III usò nei suoi<br />
confronti gli appellativi “defensor fidei”<br />
e “athleta Christi”. Con la morte di Scanderbeg<br />
<strong>il</strong> paese cadde sotto <strong>il</strong> giogo otto-<br />
30 | 12 settembre 2012 | |<br />
L’AUTORE<br />
Tra Tirana e <strong>il</strong> Vaticano<br />
Ardian Ndreca è docente di Storia<br />
della f<strong>il</strong>osofia moderna presso la<br />
Pontificia Università Urbaniana,<br />
dove dirige l’Istituto di ricerca<br />
della non credenza e delle culture<br />
(Isa). È inoltre editore della rivista<br />
cattolica albanese Hylli i Dritës,<br />
fondata nel 1913 dal poeta nazionale<br />
padre Giorgio Fishta.<br />
Tra le opere di Ndreca pubblicate<br />
in lingua italiana ricordiamo<br />
Mediazione o paradosso?<br />
Kierkegaard contra Hegel (Bonomi,<br />
Pavia 2000), La soggettività in<br />
Kierkegaard (UUP 2005), Lessico<br />
di f<strong>il</strong>osofia della storia (UUP 2012).<br />
mano, ma la resistenza continuò tra le<br />
montagne impervie dove i suoi connazionali<br />
mantenevano vive la fede, la lingua<br />
e le tradizioni etniche. Mentre l’Europa<br />
usciva dal Medioevo, l’Albania occupata<br />
era condannata a rimanerci fino agli inizi<br />
del XX secolo.<br />
Uno dei fattori che svolsero un ruolo<br />
fondamentale nel forgiare l’identità albanese<br />
fu la Chiesa cattolica. Infatti, <strong>il</strong> pri-<br />
I dati che riportano l’islam al 70 per cento<br />
della popolazione, seguito da ortodossi e<br />
cattolici rispettivamente al 20 e al 10 per<br />
cento, risalgono alla fine degli anni Trenta<br />
mo documento scritto in albanese è la formula<br />
del battesimo (1462), <strong>il</strong> primo libro<br />
stampato è <strong>il</strong> Messale (1555) del prete Giovanni<br />
Buzuku, <strong>il</strong> libro successivo è la Dottrina<br />
cristiana (1618) del sacerdote Pietro<br />
Budi, che nel 1621 organizzerà un’insurrezione<br />
armata contro gli ottomani. Anche<br />
<strong>il</strong> primo dizionario latino-albanese (1635)<br />
è opera di un sacerdote, Frang Bardhi.<br />
Dopo di lui abbiamo <strong>il</strong> Cuneus Prophetarum<br />
(1685) del vescovo Pie-<br />
tro Bodgani. La prima grammatica<br />
della lingua albanese<br />
(1716) e un dizionario italiano-albanese<br />
(1702) sono<br />
opera del missionario fran-
Foto: AP/LaPresse<br />
cescano Francesco Maria da Lecce. Altri<br />
contributi notevoli per la cultura albanese<br />
li troviamo tra gli esuli che ormai si erano<br />
stab<strong>il</strong>iti nell’Italia meridionale.<br />
La cura della cristianità<br />
Dal Seicento la Chiesa di Roma, preoccupata<br />
dal terrore crescente e dalla pressione<br />
delle tasse che l’amministrazione ottomana<br />
esercitava sui cristiani albanesi con<br />
l’intento di convertirli all’islam, affidò alla<br />
Propaganda Fide <strong>il</strong> compito di curare i<br />
destini della cristianità in quel lembo lacerato<br />
dei Balcani. L’opera immane della Propaganda<br />
Fide in Albania, gli effetti del Kultusprotektorat<br />
esercitato da parte dell’Im-<br />
pero sulle popolazioni cristiane dei territori<br />
della Sublime Porta e più tardi gli esiti<br />
della pace di Passarowitz (1718) agevolarono<br />
la sopravvivenza dello spirito nazionalistico<br />
e aiutarono la preservazione della<br />
fede cristiana. La strada verso la salvezza<br />
passava attraverso la formazione dell’identità<br />
nazionale e religiosa degli albanesi e<br />
dipendeva dalla loro capacità di mantenere<br />
sempre accesa la fiamma della libertà.<br />
Nel 2011, su insistenza dell’Europa, si è svolto<br />
un censimento che prevedeva la dichiarazione<br />
della propria fede. La r<strong>il</strong>evazione, compiuta da<br />
un’agenzia governativa, non è ancora pubblica<br />
Il comunismo albanese di Enver Hoxha<br />
(a destra nella foto sotto, con Nikita<br />
Krusciov, 1959) nel suo totalitarismo<br />
ateo mostrava di unire in sé l’eredità<br />
del dispotismo ottomano con la<br />
“barbarie bolscevica” di stampo<br />
leninista. Non a caso <strong>il</strong> regime si accanì<br />
specialmente contro la Chiesa cattolica.<br />
In alto, Sali Berisha, attuale premier,<br />
ex presidente della Repubblica e leader<br />
in carica del Partito democratico<br />
Nel 1703, la Chiesa, allora guidata da<br />
Clemente XI, pontefice di origine albanese,<br />
avvertì la necessità di indire un conc<strong>il</strong>io<br />
nazionale per rafforzare i fondamenti della<br />
fede cristiana e per rimediare alle necessità<br />
del popolo cristiano in Albania.<br />
Un elemento molto importante che<br />
contribuì a fermare l’islamizzazione del<br />
paese fu <strong>il</strong> diritto consuetudinario albanese,<br />
noto anche come <strong>il</strong> Kanun del principe<br />
Lek Dukagini III (1459-<br />
1479). Il Kanun, con i suoi<br />
tratti fortemente repubblicani<br />
di matrice romana,<br />
ebbe un influsso determinante<br />
nella vita della<br />
| | 12 settembre 2012 | 31
Foto: AP/LaPresse<br />
comunità cattolica del nord, che respinse<br />
la sharia islamica non riconoscendo<br />
così <strong>il</strong> potere giuridico degli occupanti<br />
sulla propria patria. Inoltre là dove vigeva<br />
<strong>il</strong> Kanun si mantenevano<br />
in uso i costumi tradizionali<br />
popolari e non<br />
si usava <strong>il</strong> velo islamico<br />
anche tra coloro che nel<br />
frattempo si erano convertiti<br />
all’islam.<br />
Dopo la Seconda Guerra<br />
mondiale, mentre l’Occidente<br />
che aveva trionfato<br />
sul nazi-fascismo si godeva<br />
i frutti della vittoria,<br />
l’Albania insieme al campo<br />
sovietico cadeva in uno dei<br />
peggiori incubi della sua<br />
storia. Il comunismo albanese<br />
di Enver Hoxha nel<br />
suo astio profondo contro<br />
la religione cristiana e nel suo totalitarismo<br />
privo di qualsiasi spiritualità, mostrava<br />
di unire in sé l’eredità del dispotismo<br />
ottomano con la “barbarie bolscevica” di<br />
stampo leninista. Che <strong>il</strong> comunismo albanese<br />
sia stato di matrice islamica lo dimostra<br />
l’accanimento speciale nei confronti<br />
della Chiesa cattolica e dei suoi membri.<br />
Ciò che suona molto strano per un leader<br />
comunista come Hoxha, per quarant’anni<br />
alla guida del primo paese nel mondo<br />
ateo per costituzione, è che nell’ultima<br />
sua opera, intitolata Appunti sul Medio<br />
Oriente, egli inneggi apertamente alla<br />
civ<strong>il</strong>tà arabo-musulmana e alla presunta<br />
superiorità del Corano sulla Bibbia.<br />
Gli effetti della secolarizzazione<br />
Da due decadi <strong>il</strong> regime comunista è caduto<br />
e con esso sembrava tramontasse un’era<br />
di miserie morali e materiali, ma purtroppo<br />
gli albanesi dall’inizio hanno avuto un<br />
malinteso con la libertà, la quale si confondeva<br />
con la possib<strong>il</strong>ità di spostarsi nello<br />
spazio e con <strong>il</strong> fare ciò che pare e piace.<br />
Il crollo dello Stato nel 1997, la vocazione<br />
totalitaria di Sali Berisha, la mancata rotazione<br />
dei politici albanesi e la non attuazione<br />
delle riforme richieste da Bruxelles<br />
hanno fatto sì che <strong>il</strong> piccolo paese balcanico<br />
rimanesse in una posizione incerta<br />
riguardo ai tempi necessari per entrare<br />
nella Comunità europea.<br />
Possiamo dire che l’Albania è inseguita<br />
da un “passato che non vuole passare”;<br />
alla sua testa si trova ancora un ex membro<br />
del partito comunista di Enver Hoxha<br />
che non ha mai avuto buoni rapporti con<br />
<strong>il</strong> pluralismo politico. La tanto conclamata<br />
amicizia con gli Stati Uniti e la bramata<br />
entrata nella Nato non hanno impedito a<br />
La conclamata amicizia con gli<br />
Stati Uniti e <strong>il</strong> bramato ingresso<br />
nella Nato non hanno impedito a<br />
Berisha di mantenere l’Albania<br />
all’interno della Conferenza<br />
Berisha di continuare a mantenere l’Albania<br />
all’interno della Conferenza islamica,<br />
ai lavori della quale i suoi ministri partecipano<br />
approvando risoluzioni e documenti<br />
contro lo Stato di Israele e contro gli Stati<br />
Uniti d’America. La partecipazione a tale<br />
organismo non è giustificata né dalla storia<br />
del paese, sempre in lotta con l’Impero<br />
ottomano, né dalla società multireligiosa<br />
albanese dove l’islam non è più religione<br />
di maggioranza assoluta.<br />
I dati che riportano l’islam al 70 per<br />
cento della popolazione, seguito da ortodossi<br />
e cattolici rispettivamente al 20 e al<br />
10 per cento, risalgono alla fine degli anni<br />
Trenta. Non dobbiamo dimenticare che,<br />
oltre alle dinamiche dello sv<strong>il</strong>uppo demografico,<br />
in Albania ha avuto un forte influsso<br />
sulla composizione religiosa del paese<br />
la politica dell’ateismo di Stato degli anni<br />
della dittatura. In quasi cinquant’anni in<br />
Albania si è verificato <strong>il</strong> fenomeno della<br />
Noi, sostiene <strong>il</strong> più<br />
grande scrittore<br />
albanese, Isma<strong>il</strong><br />
Kadare, entriamo<br />
di diritto nella<br />
famiglia europea<br />
dei popoli, grazie<br />
alla nostra<br />
tradizione cattolica<br />
e alla nostra<br />
identità europea.<br />
Tutto ciò che ci<br />
divide dall’Europa<br />
è contro i nostri<br />
interessi nazionali<br />
AVEVAMO UN ALLEATO ESTERI<br />
islamica (foto qui sotto), alla<br />
quale i suoi ministri partecipano<br />
approvando risoluzioni contro<br />
lo Stato di Israele e l’America.<br />
In basso, Isma<strong>il</strong> Kadare<br />
non credenza e dell’indifferenza religiosa<br />
che secondo gli studi sociologici ha toccato<br />
più da vicino la società musulmana.<br />
Inoltre, nell’ultimo periodo abbiamo l’opera<br />
di proselitismo dei protestanti e di sette<br />
religiose che hanno fatto molti adepti.<br />
L’anno scorso, su insistenza della Comunità<br />
europea, dopo parecchi tentennamenti,<br />
ha avuto luogo un censimento generale<br />
della popolazione che comprendeva anche<br />
la dichiarazione volontaria della propria<br />
appartenenza religiosa. Il risultato di tale<br />
censimento, compiuto da un’agenzia controllata<br />
dal governo, a distanza di quasi un<br />
anno non viene ancora reso pubblico.<br />
I cattolici messi da parte<br />
Oggi i cattolici non sono rappresentati nella<br />
vita pubblica e politica del paese, mentre<br />
dal 2005, anno della vittoria del Partito<br />
democratico, è aumentata notevolmen-<br />
te la pressione dell’integralismo islamico<br />
sia nel Kosovo sia in Albania.<br />
Il più grande scrittore<br />
albanese, Isma<strong>il</strong> Kadare,<br />
candidato al premio Nobel<br />
da diversi anni, continua<br />
a ribadire con forza l’appartenenza<br />
del suo popolo<br />
alla migliore tradizione<br />
europea e soprattutto<br />
all’umanesimo cristiano.<br />
Noi, scrive Kadare, entriamo<br />
di diritto nella famiglia<br />
europea dei popoli, grazie<br />
alla nostra tradizione cattolica<br />
e alla nostra identità<br />
europea. Tutto ciò che ci<br />
divide dall’Europa è contro<br />
i nostri interessi nazionali<br />
e contro <strong>il</strong> nostro futuro. n<br />
| | 12 settembre 2012 | 33
ROSSOPORPORA<br />
Choc di civ<strong>il</strong>tà?<br />
No, grazie<br />
Si battono per la libertà dei credenti contro<br />
i soprusi del potere. Difendono la legge<br />
naturale dal far west dei diritti. Dall’America<br />
all’Europa s’avanza un fronte cardinalizio che<br />
non si arrende alla deriva sociale zapateriana<br />
di Giuseppe Rusconi<br />
In Occidente <strong>il</strong> mOndO cattOlicO è alle<br />
prese con frequenza crescente con<br />
uno Stato che in non pochi casi<br />
ormai tende a perseguire un modello di<br />
laicità “negativa” (ovvero noncurante dei<br />
rapporti con la religione, da ritenersi fatto<br />
privato e di nessuna r<strong>il</strong>evanza sociale).<br />
Sempre più tale tipo di Stato, appellandosi<br />
all’“autonomia del giudizio” individuale<br />
e con un ritmo accelerato, pun-<br />
34 | 12 settembre 2012 | |<br />
ta allo stravolgimento dei cardini della<br />
legge naturale (e non certo solo cattolica)<br />
in materia di vita e di famiglia. La reazione<br />
delle gerarchie cattoliche nazionali<br />
appare, come abbiamo già registrato<br />
nelle ultime edizioni di “Rossoporpora”,<br />
assai variegata. Se ad esempio nell’ambito<br />
germanofono si levano voci cardinalizie<br />
piuttosto conc<strong>il</strong>ianti, in quello anglofono<br />
prevalgono <strong>il</strong> “sì sì, no no” e l’attivismo<br />
sociale a tutto campo. In Francia le gerarchie,<br />
con la reintroduzione della pre-<br />
ghiera nazionale per la festa dell’Assunzione,<br />
hanno voluto scuotere la coscienza<br />
dei fedeli (e non solo), mentre in Italia<br />
le parole della presidenza della Conferenza<br />
episcopale a difesa di vita e famiglia<br />
risuonano inequivocab<strong>il</strong>i.<br />
TRA MITT E BARACK. È oggi <strong>il</strong> cardinale<br />
Timothy Dolan a rappresentare davanti<br />
all’opinione pubblica <strong>il</strong> “movimentismo”<br />
di buona parte del cattolicesimo a<br />
stelle e strisce. L’arcivescovo di New York<br />
non pretende evidentemente di dettare le<br />
regole della convivenza civ<strong>il</strong>e, ma chiede<br />
prima di tutto che la voce della Chiesa sia<br />
ascoltata e rispettata in un paese che nel<br />
libero esercizio della religione trova uno<br />
dei propri princìpi fondativi, confermato<br />
anche in tempi recenti con <strong>il</strong> Religious<br />
Freedom Restoration Act del 1993. È per<br />
questo che <strong>il</strong> sessantaduenne porporato
Foto: AP/LaPresse<br />
si batte con energia contro quell’aspetto<br />
liberticida della nuova legge sanitaria<br />
obamiana che obbligherà dal primo agosto<br />
del 2013 anche gli enti di ispirazione<br />
religiosa a pagare ai dipendenti i costi<br />
dei contraccettivi e dell’aborto, senza<br />
poter far valere <strong>il</strong> diritto all’obiezione di<br />
coscienza. Tra le ultime mosse in materia,<br />
oltre alla presentazione da parte di molte<br />
istituzioni non solo cattoliche di decine<br />
di ricorsi contro tale legge, anche la messa<br />
in atto di una strategia presenzialista<br />
di tutto r<strong>il</strong>ievo: <strong>il</strong> 30 agosto <strong>il</strong> cardinale<br />
Dolan, ha guidato la preghiera conclusiva<br />
della Convention repubblicana di Tampa<br />
in Florida. Una presenza questa che<br />
ha sollevato polemiche anche in campo<br />
cattolico, pur se non è certo una novità<br />
nell’ambito di tali kermesse (già nel 1948<br />
<strong>il</strong> cardinale di F<strong>il</strong>adelfia Dennis Dougherty<br />
pregò nelle Convention di quell’anno):<br />
da talune parti se n’è arguita una palese<br />
preferenza della Chiesa statunitense per<br />
una vittoria repubblicana alle presidenziali.<br />
Il che potrà anche corrispondere a<br />
verità in questo momento (considerata in<br />
aggiunta l’“ammirazione” del porporato<br />
per <strong>il</strong> candidato repubblicano a vicepresidente<br />
Paul Ryan); in ogni caso <strong>il</strong> cardinale<br />
ha fatto sapere di aver accettato pure<br />
l’invito per la preghiera alla Convention<br />
democratica di Charlotte, North Carolina,<br />
in programma <strong>il</strong> 6 settembre. Non<br />
solo: per <strong>il</strong> 18 ottobre ha invitato alla tradizionale<br />
cena di beneficenza della Fondazione<br />
Al Smith sia Obama che Rom-<br />
Timothy Dolan ha invitato all’annuale cena<br />
di beneficenza della Fondazione Al Smith<br />
sia Obama che Romney: vuole parlare senza<br />
mediazioni con i big della politica statunitense<br />
Impegnato in prima linea<br />
contro la riforma di Obama che<br />
impone anche agli enti cattolici<br />
di pagare ai dipendenti polizze<br />
sanitarie comprensive di aborto<br />
e contraccettivi, <strong>il</strong> capo della<br />
Conferenza episcopale Usa<br />
Timothy Dolan ha accettato<br />
l’invito alla preghiera conclusiva<br />
di entrambe le convention<br />
repubblicana e democratica in<br />
vista delle elezioni presidenziali<br />
ney, a testimoniare, più che un intento di<br />
schierarsi, la volontà di essere ascoltato e<br />
ascoltare senza mediazioni i protagonisti<br />
della politica statunitense.<br />
GIOCO DURO IN SCOZIA. Intanto in<br />
Scozia prosegue la sua battaglia anche<br />
<strong>il</strong> cardinale Keith O’Brien (vedi gli ultimi<br />
“Rossoporpora”). Da una parte <strong>il</strong> 19<br />
agosto ha comunicato la sospensione di<br />
ogni dialogo ufficiale con <strong>il</strong> primo ministro<br />
scozzese Alex Salmond, capo di un<br />
governo che a luglio aveva approvato<br />
un progetto di legge per la legalizzazione<br />
entro <strong>il</strong> 2015 delle “unioni omosessuali”.<br />
Dall’altra, insieme<br />
con la Conferenza episcopale<br />
scozzese, ha promosso<br />
<strong>il</strong> 25 agosto una “domenica<br />
nazionale per <strong>il</strong> matrimonio”,<br />
accompagnando<br />
| | 12 settembre 2012 | 35
ROSSOPORPORA<br />
l’iniziativa con una lettera da lui firmata<br />
in cui si ribadisce <strong>il</strong> «profondo disappunto<br />
per <strong>il</strong> fatto che l’esecutivo ha deciso<br />
di ridefinire <strong>il</strong> matrimonio e di legalizzare<br />
le unioni tra persone dello stesso<br />
sesso». Chiede l’arcivescovo di Edimburgo<br />
che «i politici sostengano <strong>il</strong> matrimonio,<br />
invece di sovvertirlo, di alterarlo,<br />
di distruggerlo»; e invita i fedeli a «continuare<br />
nei loro sforzi contro i tentativi di<br />
ridefinire l’unione coniugale».<br />
UNA PRECE PER HOLLANDE. In Francia<br />
invece acque agitate tra i laicisti per<br />
l’iniziativa del cardinale André Vingt-<br />
Trois, presidente della Conferenza episcopale<br />
transalpina, di ripristinare in tutte<br />
le chiese la preghiera nazionale per la<br />
festa dell’Assunzione. Promossa da Luigi<br />
XIII nel 1638 come ringraziamento alla<br />
Madonna per la nascita del futuro Roi<br />
Sole<strong>il</strong>, caduta in disuso dopo la Seconda<br />
Guerra mondiale, ha conosciuto quest’anno<br />
nuova vita in ragione, come ha spiegato<br />
lo stesso arcivescovo di Parigi, «dei probab<strong>il</strong>i<br />
progetti legislativi del governo sulla<br />
famiglia». Il riferimento è alla volontà<br />
del neo-presidente francese François<br />
Hollande di seguire le orme zapateriche,<br />
introducendo tra l’altro <strong>il</strong> “matrimonio<br />
omosessuale” entro <strong>il</strong><br />
primo semestre del 2013,<br />
come ha confermato <strong>il</strong><br />
2 agosto ai microfoni di<br />
Europe 1 Dominique Bertinotti,<br />
ministro delegato<br />
alla Famiglia (!). La preghiera<br />
scritta dal porporato conta quattro<br />
punti, che riguardano coloro che sono<br />
colpiti dalla crisi economica, poi i legislatori<br />
(«Il loro senso del bene comune vinca<br />
sulle richieste particolari; abbiano la<br />
forza di far prevalere le indicazioni della<br />
loro coscienza»), le famiglie («La loro attesa<br />
legittima di un sostegno da parte della<br />
società non vada delusa»). Nel quarto<br />
punto si chiede che «i bambini e i ragazzi<br />
cessino di essere l’oggetto dei desideri<br />
e dei conflitti degli adulti per beneficiare<br />
pienamente dell’amore di un padre e<br />
di una madre». Tale ultimo passo contenuto<br />
nella preghiera (tanto garbato quanto<br />
chiaro, condivisib<strong>il</strong>e da ogni persona<br />
dotata di raziocinio anche se miscredente)<br />
ha dato fuoco alle polveri dell’anticlericalismo<br />
più vieto. Se <strong>il</strong> cardinale Vingt-<br />
Trois non ha più r<strong>il</strong>asciato dichiarazioni<br />
particolari, ci ha pensato <strong>il</strong> confratello<br />
di Lione, Ph<strong>il</strong>ippe Barbarin, a concedere<br />
alcune interviste di st<strong>il</strong>e “americano”.<br />
Il 13 agosto <strong>il</strong> sessantaduenne porporato<br />
ha detto al quotidiano Le Figaro che<br />
«l’ora è grave, poiché siamo a un punto di<br />
36 | 12 settembre 2012 | |<br />
Il capo dei vescovi francesi André Vingt-Trois<br />
ha deciso di ripristinare la preghiera nazionale<br />
per la festa dell’Assunzione anche in ragione<br />
dei «progetti del governo sulla famiglia»<br />
rottura della civ<strong>il</strong>tà quando si pretende di<br />
snaturare <strong>il</strong> matrimonio, da sempre realtà<br />
meravigliosa e frag<strong>il</strong>e». È una manovra<br />
in qualche modo diversiva: «La tentazione,<br />
in una crisi come quella in cui siamo<br />
immersi e che lascia ai governi uno scarso<br />
margine di manovra, è quella di cambiare<br />
<strong>il</strong> matrimonio, la famiglia, visto<br />
che non si riesce a riassorbire la disoccupazione».<br />
Il giorno dopo ecco l’intervista<br />
al Progrès di Lione: «L’abbiamo già ribadito<br />
nel febbraio 2007 con <strong>il</strong> grande rabbino<br />
di Lione e <strong>il</strong> rettore della moschea di<br />
V<strong>il</strong>leurbanne: <strong>il</strong> matrimonio è l’unione di<br />
un uomo e di una donna. Tutto sta scritto<br />
sulla prima pagina della Bibbia». Sarebbe<br />
meglio, sostiene ancora <strong>il</strong> cardinale, che i<br />
legislativi non invadano ambiti che superano<br />
la loro competenza: «Un parlamento<br />
è costituito per trovare lavoro per tutti,<br />
per occuparsi di sicurezza, sanità, pace.<br />
Ma un parlamento non è Dio-Padre».<br />
MATRIMONIO ALL’ITALIANA. Interpellato<br />
a Genova, a margine dei Vespri<br />
dell’Assunzione, <strong>il</strong> cardinale Angelo<br />
Bagnasco ha condiviso la “preghiera”<br />
francese: «È una tradizione antica. Evidentemente<br />
i vescovi, conoscendo la situazione<br />
della politica e della società francese,<br />
hanno pensato bene di richiamare l’attenzione<br />
della società cristiana e anche globalmente<br />
di quella civ<strong>il</strong>e, perché i valori<br />
fondanti della convivenza di una società<br />
solidale e coesa, come la famiglia, non<br />
vengano in alcun modo oscurati». Inequivocab<strong>il</strong>e<br />
anche <strong>il</strong> neo-presidente del Pontificio<br />
Consiglio della Famiglia, monsignor<br />
Vincenzo Paglia, che ha pronunciato<br />
parole significative per un uomo di dialogo<br />
qual è ritenuto: «Ha ragione <strong>il</strong> cardinale<br />
Barbarin nel dire che parlare di “matrimonio<br />
gay” vuol dire uno choc di civ<strong>il</strong>tà».<br />
IL MARTIRIO INFINITO. In un’ampia<br />
intervista apparsa sull’Osservatore Romano<br />
del 4 luglio <strong>il</strong> cardinale Angelo Amato<br />
ha commentato tra l’altro <strong>il</strong> decreto<br />
del 28 giugno con cui viene riconosciuto<br />
<strong>il</strong> martirio di don Giuseppe (Pino) Puglisi,<br />
assassinato dalla mafia a Palermo nel<br />
1993: «Si tratta di una causa di martirio<br />
– ha r<strong>il</strong>evato <strong>il</strong> prefetto della Congregazione<br />
delle Cause dei Santi – dato che <strong>il</strong><br />
sacerdote è stato ucciso in odium fidei».<br />
La motivazione potrebbe stupire, dato<br />
che «la mafia viene descritta spesso come<br />
una realtà “religiosa”, una realtà i cui
Foto: AP/LaPresse<br />
membri sembrano apparentemente molto<br />
devoti». I fatti però parlano una lingua<br />
diversa: «Noi abbiamo approfondito questo<br />
aspetto e abbiamo visto come abbiamo<br />
un’organizzazione che, più che “religiosa”,<br />
è essenzialmente “idolatrica”».<br />
Del resto, evidenzia <strong>il</strong> porporato pugliese,<br />
«anche <strong>il</strong> paganesimo antico era “religioso”,<br />
ma la sua religiosità era rivolta<br />
agli idoli». Che per la mafia «sono <strong>il</strong> potere,<br />
<strong>il</strong> denaro e la prevaricazione». Come<br />
non considerarla quindi «una società che,<br />
con un involucro pseudo-religioso, veicola<br />
un’etica antievangelica»? Cosa Nostra<br />
è insomma «una realtà intrinsecamente<br />
anticristiana» (tale affermazione del cardinale<br />
si ritrova sostanzialmente nel titolo<br />
dell’articolo: “Se <strong>il</strong> prete dà fastidio alla<br />
cultura mafiosa anticristiana”, ndr). Allora<br />
si comprende bene l’assassinio di don<br />
Puglisi, «ucciso in quanto sacerdote, non<br />
perché immerso in attività socio-politiche<br />
particolari». Il prefetto settantaquattrenne<br />
ci tiene a sottolinearlo: «Ucciso in<br />
quanto predicava la dottrina cristiana ed<br />
educava i giovani a vivere con coerenza <strong>il</strong><br />
loro battesimo. Non per altro. Non andava<br />
contro nessuno», ma «sottraeva le nuove<br />
generazioni alla nefasta influenza della<br />
malavita». Nell’intervista <strong>il</strong> cardinale<br />
Amato fa altre puntualizzazioni assai<br />
interessanti sui decreti del 28 giugno. Ad<br />
«L’ora è grave, siamo<br />
a un punto di rottura<br />
della civ<strong>il</strong>tà quando si<br />
pretende di snaturare <strong>il</strong><br />
matrimonio», ha detto <strong>il</strong><br />
cardinale arcivescovo di<br />
Lione Ph<strong>il</strong>ippe Barbarin<br />
(foto sopra) in relazione<br />
alla legalizzazione delle<br />
nozze omosessuali<br />
annunciata dal governo<br />
di François Hollande.<br />
A lato, <strong>il</strong> capo della<br />
Conferenza episcopale<br />
francese, l’arcivescovo<br />
di Parigi cardinale<br />
André Vingt-Trois<br />
esempio ricorda che «c’è un gruppo consistente<br />
di martiri della Guerra civ<strong>il</strong>e spagnola,<br />
morti tra <strong>il</strong> 1936 e <strong>il</strong> 1937». Sono <strong>il</strong><br />
vescovo aus<strong>il</strong>iare di Tarragona Emanuele<br />
Borràs Ferré (arrestato dai “rossi” cinque<br />
giorni dopo l’Alzamiento nazionalista,<br />
poi fuc<strong>il</strong>ato e bruciato) e altri 146 sacerdoti<br />
del clero secolare e regolare, assassinati<br />
nello stesso periodo. Osserva <strong>il</strong> prefetto:<br />
«Quella guerra ha inciso profondamente<br />
nella vita della Chiesa in Spagna.<br />
È stato un conflitto molto cruento.<br />
Dodici vescovi sono stati uccisi, a volte in<br />
una maniera crudele. Nemmeno sotto gli<br />
imperatori romani si era arrivati a tanto!».<br />
Un altro decreto sul martirio riguarda<br />
<strong>il</strong> laico indiano Devasahayam P<strong>il</strong>lai,<br />
ucciso nel proprio paese nel 1752. La sua<br />
storia ha molto impressionato <strong>il</strong> presule<br />
salesiano: «Era un indù di una casta alta,<br />
quella dei guerrieri. Quando si convertì<br />
al cristianesimo, ricevette critiche e persecuzioni<br />
da parte dei suoi connazionali<br />
indù, ma non solo. Fu imprigionato e torturato<br />
con ogni specie di supplizio, ma<br />
persistette eroicamente fino alla fine per<br />
Il cardinale Amato ha ricordato che durante<br />
la Guerra civ<strong>il</strong>e spagnola «dodici vescovi sono<br />
stati uccisi» dai “rossi”. «Nemmeno sotto gli<br />
imperatori romani si era arrivati a tanto!»<br />
non rinunciare mai alla sua fede battesimale».<br />
Puntuale l’attualizzazione del cardinale:<br />
«Quindi è una bellissima e grande<br />
figura di testimone per l’India di oggi,<br />
perché anche in questo tempo la Chiesa<br />
indiana è sottoposta a persecuzione, ma<br />
mantiene alta la fede in Cristo».<br />
UN COMMIATO EMINENTE. Mentre<br />
scriviamo, giunge la notizia della morte<br />
del cardinale Carlo Maria Martini, che<br />
<strong>il</strong> 2 giugno scorso aveva avuto un ultimo<br />
incontro con papa Benedetto XVI. Lo<br />
ricordiamo riandando al suo commiato<br />
dal Corriere della Sera. Domenica 24<br />
giugno l’arcivescovo emerito di M<strong>il</strong>ano<br />
ha concluso la sua collaborazione triennale<br />
con <strong>il</strong> quotidiano, che si esprimeva<br />
in una pagina mens<strong>il</strong>e (ultima domenica<br />
del mese) posta sotto <strong>il</strong> titolo “Lettere<br />
al cardinale Martini”. Un appuntamento<br />
atteso da molti, perché le considerazioni<br />
del porporato gesuita non sempre erano<br />
condivise da tutti, ma da tutti erano lette<br />
con attenzione rispettosa della sua caratura<br />
spirituale e culturale. La rubrica era<br />
“lanciata” in prima pagina, con ogni volta<br />
un’introduzione che dava <strong>il</strong> la a quanto<br />
stava scritto all’interno. Titolo di prima<br />
del 24 giugno: “Il dialogo con <strong>il</strong> cuore<br />
resiste al tempo”. Subito sotto l’ottantacinquenne<br />
arcivescovo emerito di M<strong>il</strong>ano<br />
palesava senza giri di parole <strong>il</strong> suo<br />
intendimento: «Viene <strong>il</strong> tempo in cui l’età<br />
e la malattia mi danno un chiaro segnale<br />
che è <strong>il</strong> momento di ritirarsi maggiormente<br />
dalle cose terrene per prepararsi<br />
al prossimo avvento del Regno. Assicuro<br />
della mia preghiera per tutte le domande<br />
rimaste inevase nella rubrica che ho tenuto<br />
per tre anni sul Corriere. Il dialogo con<br />
<strong>il</strong> cuore resiste al tempo». In pagina <strong>il</strong> presule<br />
torinese risponde ad alcune domande<br />
sulla storia di Giuseppe (figlio di Giacobbe)<br />
e a un lettore «sempre più allibito<br />
da ciò che succede nella (nostra?) Chiesa».<br />
In quest’ultimo caso l’esperto biblista<br />
ha risposto: «Lei sa che la mia risposta<br />
procede dalla risposta data da Gesù a<br />
Pietro: “E le porte degli inferi non prevarranno<br />
contro di essa” (Mt 16,18) riferendosi<br />
alla Chiesa. Questa parola darà a Pietro<br />
la certezza che se da un lato le “porte<br />
degli inferi” le sono addosso da sempre,<br />
dall’altro non saranno mai in grado di<br />
chiudersi dietro di essa». Nel taglio basso<br />
della pagina <strong>il</strong> porporato affronta invece<br />
<strong>il</strong> tema della perdita di un<br />
figlio bambino: «È <strong>il</strong> dolore<br />
più grande» e «solo la forza<br />
che viene dalla speranza<br />
può aiutarci a ritrovare<br />
<strong>il</strong> coraggio di vivere». n<br />
| | 12 settembre 2012 | 37
LA RETROMARCIA DI UN GRANDE GIORNALE<br />
Diabolico chapeau per uno scoop<br />
“fuori linea” su Tangentopoli<br />
Mio caro Malacoda, ci sono episodi indubitab<strong>il</strong>Mente favorevoli ai nostri progetti,<br />
e di cui non possiamo non gioire, ma, essendo un diavolo, mi piace sfruculiare<br />
ovunque, anche là dove, per convenienza, dovrei astenermi. Un costume<br />
curioso del giornalismo italiano è la retromarcia dei grandi giornali quando<br />
incappano in uno scoop fuori linea. La scorsa settimana la Stampa ha pubblicato<br />
due interessanti interviste. La prima, postuma, all’ambasciatore americano negli anni<br />
di Tangentopoli, Reginald Bartholomew. Il diplomatico diceva in buona sostanza<br />
che l’allora pm Tonino Di Pietro se la intendeva un po’ troppo con <strong>il</strong> console americano<br />
a M<strong>il</strong>ano, che l’uso disinvolto della carcerazione preventiva non gli piaceva,<br />
e che una destab<strong>il</strong>izzazione dell’Italia per via giudiziaria non era cosa che lasciasse<br />
tranqu<strong>il</strong>li gli alleati. La seconda, al console Peter Sembler, confermava i fatti: con Di<br />
Pietro ci vedemmo nel novembre 1991, mi disse delle indagini, che ci sarebbero stati<br />
arresti e che puntava a Craxi e alla Dc, aveva ben chiaro dove l’inchiesta l’avrebbe<br />
portato, ci vedevamo spesso, eravamo molto informati, lo feci invitare dal Diparti-<br />
mento di Stato, era un personaggio straordinario,<br />
cambiò l’Italia.<br />
Che Tangentopoli non fosse <strong>il</strong> rotolare a<br />
valle di una valanga, causata dall’accidentale<br />
arresto di un “mariuolo”, che si ingrossa<br />
strada facendo, ma <strong>il</strong> risultato dell’azione<br />
di un gruppo di magistrati che voleva<br />
“rivoltare l’Italia come un calzino”, qualcuno<br />
l’aveva già pensato. Avere la conferma che questa azione “politica” godeva del favore<br />
del console americano e di alcuni suoi amici di Washington non è storicamente<br />
secondario. Ma «alla storia non servono ultrà», avverte la Stampa, dopo aver visto <strong>il</strong><br />
cancan sollevato dalle sue interviste. L’accusa agli ultrà è fac<strong>il</strong>e: la storia non si legge<br />
come una sequela di complotti, parola magica che mette a disagio chi cerca di capire<br />
se e come e perché un console, ex consigliere m<strong>il</strong>itare, con addentellati nella Cia e<br />
nell’Fbi abbia in qualche modo favorito l’unico vero cambiamento politico ed economico<br />
italiano dopo la Seconda Guerra mondiale. Si può usare la parola interessi?<br />
Nella ricostruzione che fa di Tangentopoli quasi una necessità storica scopriamo<br />
anche che gli imprenditori, stufi di pagare i politici, si misero spontaneamente in f<strong>il</strong>a<br />
davanti alla procura di M<strong>il</strong>ano. Come se all’epoca, oltre a chi “chiedeva” non ci fosse<br />
nessuno che “offriva”. In merito, un noto avvocato di sinistra della capitale confidò<br />
un giorno a un giornalista che a Roma chiamavano i colleghi m<strong>il</strong>anesi “l’ambulanza<br />
della procura”: i pm minacciavano arresti anche tra gli imprenditori e un noto studio<br />
escogitò la teoria della concussione, dietro lauti compensi (pardon parcelle) gli avvocati<br />
portavano in barella i “concussi” terrorizzati dall’idea della galera, e i pm raccoglievano<br />
le loro “denunce”. Scopriamo anche essere noto che «Di Pietro interrogava<br />
come Tex W<strong>il</strong>ler: ma a tutti, ai primi tempi, andava bene così». Tutti? Ricordo le parole<br />
di un prete, che ci rovinarono i piani: «Un’azione che per punire i colpevoli distrugge<br />
un popolo come coscienza unitaria e come raggiunto benessere ha almeno nella<br />
sua modalità di attuazione qualcosa di ingiusto».<br />
Alla storia non servono ultrà, neanche pompieri. Scusami.<br />
Tuo affezionatissimo zio Berlicche<br />
Avere la conferma che l’azione “politica”<br />
del pool godeva del favore del console<br />
americano non è storicamente secondario.<br />
Ma «alla storia non servono ultrà» scrive la<br />
Stampa dopo aver visto <strong>il</strong> cancan sollevato<br />
NEL DETTAGLIO<br />
LE NUOVE<br />
LETTERE DI<br />
BERLICCHE<br />
| | 12 settembre 2012 | 39
SOCIETÀ<br />
40 | 12 settembre 2012 | |<br />
<strong>il</strong> prezzo di un sì<br />
Gloria<br />
Pelizzo<br />
opera feti affetti da spina bifida, usa la robotica coi<br />
lattanti, mette i carcerati al servizio dei bambini. donna,<br />
madre e pioniera della professione. parla <strong>il</strong> direttore<br />
di chirurgia pediatrica del san Matteo di pavia<br />
La dottoressa che ha sconvolto la sua vita<br />
per rivoluzionare la medicina moderna<br />
È<br />
alta, bionda, di una classe riservata. Il<br />
ta<strong>il</strong>leur rosa e gli orecchini di perle<br />
stonano con i lividi sugli avambracci,<br />
«dovevo portare a tutti i costi <strong>il</strong> comodino<br />
in camera di mia figlia. Siamo a<br />
Pavia da due anni e volevo che finalmente<br />
ne avesse uno suo. Era una promessa».<br />
A parlare è Gloria Pelizzo, l’unico chirurgo<br />
a fare alcuni interventi in Italia. Che<br />
combatte per rivoluzionare <strong>il</strong> concetto di<br />
chirurgia pediatrica, che insegna diversamente<br />
da come vuole la medicina moderna,<br />
che mette insieme carcerati e neonati<br />
e che «mangio, pulisco casa, vado al cinema<br />
allo stesso modo in cui opero. Vivo<br />
ogni giornata come fosse l’ultima». Così<br />
lei fa ogni cosa. «Perché nella vita bisogna<br />
rispondere. Tutto è fatto per essere incontrato<br />
e valorizzato da noi. Anche quando<br />
non capiamo».<br />
La forza della donna che ha operato<br />
bambini affetti da spina bifida quando<br />
erano ancora in grembo, tra i pochi<br />
ad effettuare alcuni interventi di chirurgia<br />
robotica su lattanti e bambini di basso<br />
peso, è sicuramente nella particolare predisposizione<br />
fisica aiutata da un temperamento<br />
tenace. Ma a sentire parlare <strong>il</strong> chirurgo<br />
trapela una vulnerab<strong>il</strong>ità che sembra<br />
fare a pugni con l’eccezionalità del<br />
suo vissuto. «Non ho fatto nulla se non<br />
dire di sì. La mia vita si costruisce su continue<br />
risposte e cedimenti a quello che capi-<br />
In queste pagine, Gloria Pelizzo, direttore di<br />
Chirurgia Pediatrica al San Matteo di Pavia<br />
ta. Un susseguirsi di chiamate di cui non<br />
ho ancora capito pienamente <strong>il</strong> senso».<br />
Pelizzo nasce e cresce in Friuli, quando<br />
decide di andare a studiare medicina<br />
a Ferrara, dove incontra chi le fa capire<br />
che nelle cose che accadono c’è più di<br />
quanto sembra. «Era <strong>il</strong> mio primo maestro,<br />
un chirurgo di religione ortodossa<br />
che si coinvolgeva totalmente con i bam-<br />
bini. Fino a battezzarli e a chiamarci per<br />
fare da testimoni in sala operatoria prima<br />
dell’intervento chirurgico». Poi Pelizzo<br />
vola in Francia. E a Lione incontra quello<br />
che resterà <strong>il</strong> suo mentore. «Mi chiedeva:<br />
“Cosa mi dice di questo paziente?”.<br />
E io: “È affetto da...”. E Lui: “Ma lei lo ha<br />
sentito?”. Io: “Sì lo ho auscultato”. “No! –<br />
si infuriava – lei lo deve prendere su di sé<br />
per sentirlo e quando lui si abbandona<br />
allora siete in sintonia totale e così può<br />
procedere”. L’immagine di quell’uomo<br />
che ascoltava i bambini tenendoli in braccio<br />
mi ha scavato dentro. Oggi cerco di<br />
insegnare questo ai miei collaboratori e<br />
agli studenti». Ma poi Pelizzo vola all’estero<br />
per approfondire gli studi e ci rimane<br />
fino a quando, appena trentacinquenne,<br />
viene nominata primario responsab<strong>il</strong>e<br />
del dipartimento delle urgenze chirurgiche<br />
e dei trapianti pediatrici nell’ospedale<br />
universitario di Lione: «Il mio maestro<br />
venne da me felicissimo: “Vado in pensione<br />
in pace”, mi disse. Il giorno dopo fatti<br />
legati alla mia vita privata mi convinsero<br />
però a rientrare in Italia».<br />
Così la donna dopo un anno a Trento<br />
ne passa un altro all’Ospedale di Ferrara<br />
e successivamente sei presso l’ospedale<br />
pediatrico di Trieste. Presto altre difficoltà<br />
inducono Pelizzo a lasciare <strong>il</strong> suo<br />
lavoro e a cercarne uno che le conceda<br />
più tempo libero. «Andai da un respon
| | 12 settembre 2012 | 41
SOCIETÀ IL PREZZO DI UN SÌ<br />
Dissi a Formigoni: “Sto<br />
perdendo ogni sicurezza nella vita<br />
e sto pagando un prezzo personale<br />
alto per aver accettato questo posto.<br />
Se lei non è con me io mollo”<br />
sab<strong>il</strong>e dell’Asl per dirgli che volevo fare<br />
<strong>il</strong> medico di base. Mi disse che non mi<br />
avrebbe mai aiutato a smettere di curare<br />
i bambini. In quei giorni mi chiamarono<br />
dall’ospedale San Matteo di Pavia, mi<br />
proponevano di dirigere la loro chirurgia<br />
pediatrica: non solo non riuscivo a trovare<br />
un lavoro con meno responsab<strong>il</strong>ità, ma<br />
mi si chiedeva una rinuncia ancora maggiore,<br />
sia per la mia vita privata sia professionale,<br />
dato che sarei dovuta andare<br />
in un ospedale generale, non dedicato in<br />
maniera specifica al bambino».<br />
«Si assuma le sue responsab<strong>il</strong>ità»<br />
Il chirurgo non vuole accettare e passa<br />
due mesi a negarsi, finché arriva l’ennesima<br />
chiamata: «Con vergogna per non<br />
essermi fatta trovare, decisi di rispondere<br />
almeno per correttezza. Ma con mia sorpresa<br />
fu la segretaria del dirigente ospedaliero<br />
a sgridarmi: “Dottoressa la smetta<br />
di scappare e si assuma le sue responsab<strong>il</strong>ità”,<br />
disse. Mi lasciò di stucco, quella<br />
frase continuava a provocarmi anche se<br />
ero decisa a non accettare. Qualche giorno<br />
dopo ebbi un incidente d’auto a cui<br />
sopravvissi miracolosamente. Fui soccorsa<br />
da una donna. Rifiutai di andare all’ospedale<br />
e lei mi riaccompagnò a casa facendo<br />
cento ch<strong>il</strong>ometri di strada. “Scusi – le chiesi<br />
sul cancello di casa – ma l’Aci fa anche<br />
questo?”. “Quale Aci – mi rispose – io sono<br />
solo una ragazza che passava per strada”.<br />
E io: “Perché lo ha fatto?”. “Il bene torna<br />
sempre indietro. Anche lei ha fatto tanto<br />
bene e deve continuare a farlo”. Mi rispose<br />
così e se ne andò. Fu <strong>il</strong> secondo fatto<br />
che mi chiamava a rimanere fedele a quel<br />
lavoro. E a non scappare da quello che mi<br />
era chiesto, anche se avrei dovuto ricominciare<br />
tutto da capo».<br />
È questa, infatti, la battaglia di Pelizzo.<br />
Quella che «continuo a fare cercando<br />
di viverla prima di tutto io, giorno dopo<br />
giorno, guardando <strong>il</strong> bambino come un<br />
essere unico, come un mondo a sé di cui<br />
c’è ancora tutto da conoscere e non come<br />
un piccolo adulto». In questi due anni<br />
<strong>il</strong> chirurgo è riuscito già a fare molto:<br />
ad adottare l’approccio multidisciplinare,<br />
a non spostare i pazienti da un reparto<br />
all’altro, chiedendo che siano i diver-<br />
42 | 12 settembre 2012 | |<br />
«Tratto i feti come<br />
pazienti, li opero a<br />
22 settimane per<br />
arginare i danni<br />
della spina bifida».<br />
Per questo Gloria<br />
Pelizzo sa di essere<br />
“scomoda”: a quella<br />
età gestazionale<br />
l’aborto cosiddetto<br />
“terapeutico” è<br />
infatti ancora<br />
possib<strong>il</strong>e e legale<br />
si specialisti ad andare nel suo. A usare<br />
la chirurgia robotica anche sui bambini<br />
di basso peso e a fare delle diverse figure<br />
professionali una squadra. Anche se<br />
«a me pare di non fare mai abbastanza e<br />
anche se non tutti sono sensib<strong>il</strong>i al tema».<br />
Il suo pare un sacrificio senza ritorno,<br />
cosa la fa andare avanti? «Non so di<br />
preciso chi mi abbia voluta qui. Ma quando<br />
incontrai <strong>il</strong> presidente della Regione,<br />
Roberto Formigoni, gli dissi chi ero: “So<br />
che si aspettava un uomo probab<strong>il</strong>mente.<br />
Io non ho la barba, ma sono qui”. Formigoni<br />
mi disse di sapere tutto. Aprii <strong>il</strong> mio<br />
cuore per dirgli le mie difficoltà. Che i<br />
bambini sono spesso trattati come piccoli<br />
adulti e che questo ha conseguenze gravi. I<br />
bimbi disab<strong>il</strong>i, i più frag<strong>il</strong>i che sono spesso<br />
nutriti con <strong>il</strong> sondino nasogastrico a permanenza,<br />
come vent’anni fa quando oggi,<br />
invece, ci sono le gastrostomie. Gli dissi<br />
che sapevo di essere scomoda per <strong>il</strong> fatto<br />
di trattare i feti in grembo come pazienti,<br />
perché operavo bambini di 22 settimane,<br />
arginando i danni della spina bifida e portandoli<br />
a camminare, quando a quell’età<br />
gestazionale l’aborto cosiddetto terapeutico<br />
è ancora possib<strong>il</strong>e. “Presidente, continuai,<br />
sto perdendo ogni sicurezza nella<br />
vita e sto pagando un prezzo personale<br />
alto per aver accettato questo posto, ma<br />
l’ho fatto per obbedienza. Però se lei non è<br />
con me io mollo”. “Noi ci siamo”, mi rispose.<br />
Capivo che mi comprendeva e che aveva<br />
a cuore <strong>il</strong> bene comune».<br />
«Aiuterò i bambini come me»<br />
«In quei giorni mi era capitato di operare<br />
un bambino venuto dall’Africa. Era malformato,<br />
non parlava ed era stato emarginato<br />
perché ritenuto colpevole della malattia<br />
che lo aveva sfigurato impedendogli di<br />
parlare. Nessuno voleva prendersene cura.<br />
Decisi di operarlo. Dopo un mese e mezzo<br />
parlava. Non solo, ritrovai nel mio studio<br />
una lettera scritta da lui nella nostra lingua.<br />
Mi ringraziava felice di vedere affermata<br />
la sua dignità e di integrarsi nel suo
Sopra, l’ospedale San Matteo di Pavia.<br />
«Per lavorare al massimo non puoi separare<br />
la vita dal lavoro. C’è chi lo insegna in<br />
facoltà, ma è sbagliato: così si crescono<br />
guaritori, non curatori. Che si sentono dei<br />
falliti se non va tutto tecnicamente bene»<br />
paese: “Ho deciso che diventerò un medico<br />
per aiutare i bambini africani trattati<br />
come me”, scriveva dimostrando un’intelligenza<br />
straordinaria. Lo aiuterò a studiare<br />
e chissà che cosa accadrà».<br />
In reparto la sua presenza importante<br />
potrebbe pesare a qualcuno, ma sono<br />
molti ad amarla. «Cerco di trattare i miei<br />
collaboratori al meglio: è necessario per<br />
far funzionare un reparto e stimolarli ad<br />
alzare sempre di più la barra della professionalità<br />
e della conoscenza. Poi, certo, è<br />
commovente vedere che lasciandolo aperto<br />
al personale, l’ufficio diventa una casa<br />
comune (mio fratello quando viene a trovarmi<br />
lo chiama un’agorà): quando accade,<br />
come stamattina, che mi sono trovata<br />
a pregare in ufficio con le infermiere che<br />
avevano chiamato <strong>il</strong> cappellano per una<br />
benedizione, so di non essere sola».<br />
C’è chi in difficoltà, ha ritrovato lo stimolo<br />
lavorando nel suo reparto. «Tante<br />
volte <strong>il</strong> meglio viene da chi, magari perché<br />
frag<strong>il</strong>e, è più emarginato. Ho imparato<br />
che è proprio lui e o lei, quello “scartato”<br />
che diventa la “pietra m<strong>il</strong>iare”». Ecco<br />
<strong>il</strong> bene. E le torna indietro davvero? «Ieri,<br />
dopo due settimane in cui non ero riuscita,<br />
per i troppi impegni sopraggiunti, a<br />
fare quello che avevo promesso alle infermiere,<br />
ho chiesto loro scusandomi se stavano<br />
bene: “Non si preoccupi, noi ci siamo,<br />
lei vada avanti”. Arrivano persino a<br />
gestirmi l’agenda o a ricordarmi di mangiare<br />
quando lo dimentico». Per questo<br />
c’è chi è disposto a tanto per lavorare con<br />
lei: «Guardi che io chiedo molto. Per me<br />
non esiste che si stia qui a metà. Per lavo-<br />
rare al massimo non puoi separare la vita<br />
dal lavoro. C’è chi lo insegna nelle facoltà,<br />
ma è sbagliato: così si crescono dei<br />
guaritori e non dei curatori. Che si difendono<br />
e si sentono dei falliti se non va tutto<br />
tecnicamente bene. Io spiego agli studenti<br />
che noi siamo qui per guarire, certo,<br />
ma soprattutto per curare, l’esito della<br />
vita poi non è nostro». Sì ma se <strong>il</strong> paziente<br />
muore? Se è impossib<strong>il</strong>e salvarlo? «Anche<br />
quando muore <strong>il</strong> corpo, per me lui non<br />
muore mai. Se sai che la vita non la salvi<br />
tu, ognuno diventa un incontro. Per questo<br />
non ho paura di coinvolgermi. Bisogna<br />
insegnare questa speranza altrimenti<br />
tra un po’ i medici scapperanno tutti».<br />
«O qui, o all’happy hour»<br />
Pelizzo dice di non risparmiare nulla a<br />
studenti e collaboratori: «Ricordo uno specializzando<br />
a cui chiesi verso sera di seguire<br />
un’urgenza. Mi disse che doveva andare<br />
a fare l’happy hour. Risposi che se sceglieva<br />
così forse era meglio che ci andasse<br />
tutte le sere. Nessuno è obbligato a fare<br />
questo lavoro. Capì anche lui, se ne andò e<br />
rispetto la sua scelta». Per seguire Pelizzo,<br />
però, ci sono anche professionisti che hanno<br />
lasciato un lavoro redditizio e stab<strong>il</strong>e,<br />
scegliendo piuttosto di lavorare da precario:<br />
«È capitato. Un professionista passò<br />
di qui un giorno. Dopo poco tornò dicendomi<br />
che si era licenziato. Aveva lasciato<br />
<strong>il</strong> suo paese per lavorare con noi. “Ma io<br />
non posso darle un lavoro così remunerato”,<br />
gli spiegai. “So che devo stare qui,<br />
lo accetti”, rispose. Così è stato. Lo stesso<br />
era accaduto qualche anno fa per un altro<br />
medico che ora è stato assunto». Eppure<br />
continua a chiedersi perché proprio qui e<br />
perché ad un prezzo alto. Che tutto interroghi<br />
<strong>il</strong> chirurgo lo dice anche la musica<br />
in reparto per i bambini e <strong>il</strong> suo incontro<br />
con i carcerati: «Scoprii che <strong>il</strong> papà di una<br />
compagna di classe di mia figlia era agente<br />
di custodia. Gli chiesi di farmi conoscere<br />
quella realtà. Fra i detenuti mi fu subito<br />
evidente <strong>il</strong> perché di quell’incontro: c’è<br />
una profonda analogia fra neonati e carcerati.<br />
Entrambi non vivono proiettati nel<br />
futuro, hanno bisogno ora, qui, adesso:<br />
i primi hanno necessità di cure, i secondi<br />
di riscatto; i primi di genitori, i secondi<br />
di recuperare la dignità di uomo e di<br />
padre. Fatto sta che ora i carcerati fanno i<br />
dolci per i bambini del reparto. R<strong>il</strong>egano<br />
e commentano i diari sulla vita quotidiana<br />
dei nostri piccoli. E se tutto va bene la<br />
loro falegnameria farà letti personalizzati<br />
per i pazienti».<br />
Se le si chiede quali progetti aveva per<br />
sé, Pelizzo risponde che vorrebbe stare<br />
solo in sala operatoria con i suoi pazienti<br />
e che vorrebbe aver guardato di più a certe<br />
situazioni, «perché se anche una sola<br />
volta non sei stato leale con quello che<br />
vuoi davvero, prima o poi i nodi vengono<br />
al pettine». Eppure «sono state le volte<br />
che ero in ginocchio a insegnarmi a<br />
guardare in alto, che siano state permesse<br />
per lasciarmi una sana inquietudine dentro.<br />
Affinché non mi accontenti di avere<br />
<strong>il</strong> mondo e di perdere l’unica cosa che<br />
vale: me stessa. Questo è <strong>il</strong> ruolo di Dio e<br />
in questo senso <strong>il</strong> vero stakanovista è Lui».<br />
Benedetta Frigerio<br />
| | 12 settembre 2012 | 43
soCietà IRON LADIES<br />
Noi non<br />
crolliamo<br />
Hanno perso <strong>il</strong> negozio, dormito in auto, tremato<br />
di paura. Finché hanno deciso di fare squadra<br />
e riprendersi <strong>il</strong> lavoro. Tra bancarelle, garage<br />
e casette di legno, così duecento imprenditrici<br />
(anche concorrenti) rimettono in piedi l’Em<strong>il</strong>ia<br />
Testo di Linda Stroppa - Fotografie di Alice Caputo<br />
Rosa<br />
C’è<br />
che fa la fotogRafa, Vera che ha un negozio di articoli da regalo,<br />
Susanna e le sue tre profumerie. E poi Paola, S<strong>il</strong>via e tutte le altre. Sulle<br />
loro magliette c’è un cuore rosso. Al centro un tortellino. Un’idea sem-<br />
plice, diventata <strong>il</strong> marchio del network Em<strong>il</strong>iAMO, nato dall’iniziativa di oltre<br />
duecento donne che hanno deciso di «non farsi fermare dal terremoto». La lampadina<br />
si è accesa nella mente di Claudia Miglia, una carriera come strategist e consulente<br />
aziendale. La mattina del 20 maggio, dopo che una scossa di magnitudo<br />
5.9 squassa la zona fra Mantova, Reggio e Ferrara, la sua casa rimane in piedi, la<br />
città di Modena si salva, quasi per miracolo. «Il primo pensiero è stato per la mia<br />
città, i nostri centri storici, i negozi. Ho alzato <strong>il</strong> telefono e ho chiamato un’amica<br />
imprenditrice. “Qui cade tutto. Se faccio qualcosa ci sei?”». Il “sì” dall’altro capo<br />
del telefono riempie <strong>il</strong> cuore. Il passaparola fa <strong>il</strong> resto. Si uniscono colleghe, conoscenti<br />
e perfino le commercianti della concorrenza. Em<strong>il</strong>iAMO è nato così, da un<br />
gruppo di amiche, madri e imprenditrici che non si vuole arrendere.<br />
«Le case cadono a pezzi, i capannoni sono distrutti», spiega<br />
Claudia. «Tutto si porta dietro delle crepe profonde. Noi no».<br />
Nemmeno ora che i riflettori si sono spenti. Che l’emergenza terremoto,<br />
dopo aver riempito per settimane le prime pagine dei<br />
giornali, sembra rientrata: «Noi non crolliamo».<br />
Paola Castellazzi c’è stata fin dall’inizio. Con sua figlia S<strong>il</strong>via<br />
è proprietaria di due erboristerie. Ora una è in macerie, mentre<br />
l’altra – sebbene sia agib<strong>il</strong>e – ha la porta sbarrata perché si trova<br />
nella zona rossa di San Felice sul Panaro. «Dopo le prime scosse,<br />
abbiamo dormito in macchina per più di un mese. Ero in preda<br />
allo sconforto: tremavo solo all’idea di entrare in casa. Proprio<br />
quella casa che, dopo una giornata di lavoro, era <strong>il</strong> punto sicuro<br />
in cui poter riposare. Sono stata costretta a fare i conti con un<br />
lavoro che non c’è più, a guardare mia madre che a novant’anni<br />
ha dovuto usare tutti i suoi risparmi per comprare un container<br />
dove dormire». La telefonata di Claudia, però, cambia tutto:<br />
44 | 12 settembre 2012 | |<br />
Foto: Alice Caputo
In alto, Nadia all’opera nel garage di casa.<br />
A lato, Paola al lavoro nell’erboristeria che ha<br />
riaperto in una casetta di legno in giardino.<br />
Sopra, Paola con Vera, fotografa, e Claudia<br />
(a sinistra), ideatrice del progetto Em<strong>il</strong>iAMO<br />
insieme, le due iniziano a pensare a una<br />
soluzione, a come «mettere a disposizione<br />
la propria professionalità».<br />
«Grazie ad alcuni amici, abbiamo recuperato<br />
una casetta di legno, di quelle prefabbricate<br />
che si usano d’estate, e l’abbiamo<br />
sistemata nel mio giardino». Le tisane,<br />
le creme e i medicinali omeopatici<br />
ora se ne stanno lì, posizionati con cura<br />
sulle mensole e sul bancone. «Ecco <strong>il</strong> mio<br />
negozio», scherza Paola. Che ora sorride.<br />
Perché, dice, «si sente ut<strong>il</strong>e». «Non vogliamo<br />
l’elemosina. Ma solo portare la nostra<br />
esperienza. La gente ha iniziato a cercarci<br />
solo per sapere come stiamo». E così, attraverso<br />
un’amicizia, si crea rete. «Non è che<br />
la fatica non ci sia: dopo le prime scosse,<br />
molte di noi hanno pianto. Ma abbiamo<br />
scoperto che c’è qualcosa che va oltre. La<br />
voglia di ripartire si trova nella quotidianità,<br />
non è un sentimento stupido. Nasce<br />
dalle persone che si incontrano». Nel giro<br />
di mezz’ora nel suo cort<strong>il</strong>e si sono radunate<br />
una decina di persone. E mentre una<br />
ragazza chiede uno shampoo, le altre scelgono<br />
una lozione per <strong>il</strong> viso. Una signora<br />
in bicicletta passa per dare un saluto, con<br />
uno spiccato accento em<strong>il</strong>iano. Si trova <strong>il</strong><br />
tempo per un caffè. Le vedi ridere e scherzare<br />
e sembra che non sia successo niente.<br />
Che <strong>il</strong> terremoto non sia mai arrivato.<br />
«In televisione dicono che noi emi-<br />
| | 12 settembre 2012 | 45
SocieTà IRON LADIES<br />
«L’Em<strong>il</strong>ia è fatta di campan<strong>il</strong>i,<br />
bar e negozi. Il vero centro è<br />
la cappella della Madonna,<br />
lo stare insieme, le attività<br />
commerciali». «Per questo<br />
bisogna riportare la vita qui:<br />
chi ha un’attività è un punto<br />
di riferimento. Per noi,<br />
<strong>il</strong> panettiere è quel panettiere,<br />
<strong>il</strong> macellaio è quel macellaio»<br />
liani abbiamo una grande forza: sappiamo<br />
rimboccarci le maniche. È vero, ma<br />
non basta. Mica possiamo fare tutto noi.<br />
Ci occorrono aiuti seri: dal governo e dalla<br />
protezione civ<strong>il</strong>e. Il mio negozio sarà di<br />
nuovo agib<strong>il</strong>e magari fra quattro o cinque<br />
anni. Nel frattempo, chissà...».<br />
Il lavoro resta un’incognita anche per<br />
Susanna Benatti, proprietaria di tre profumerie<br />
a Mirandola, Cavezzo e San Felice.<br />
«I comuni vorrebbero costruire dei centri<br />
commerciali provvisori nelle campagne.<br />
Ma <strong>il</strong> punto è un altro. Possiamo vendere<br />
i nostri prodotti anche a qualche ch<strong>il</strong>ometro<br />
da qui, ma non possiamo abbandonare<br />
i centri storici. Sono <strong>il</strong> cuore dei nostri<br />
paesi». Riaprire le piazze principali è uno<br />
degli obiettivi del network. «Vedete – spiega<br />
Claudia –, l’Em<strong>il</strong>ia è soprattutto questo:<br />
è fatta di campan<strong>il</strong>i, bar e negozi. Ecco<br />
<strong>il</strong> vero centro. Il cuore è la cappella della<br />
Madonna, lo stare insieme, le attività commerciali».<br />
«Per questo, bisogna riportare la<br />
46 | 12 settembre 2012 | |<br />
vita qui: chi ha un’attività non offre solo<br />
un servizio. È un punto di riferimento.<br />
Per noi, <strong>il</strong> panettiere è quel panettiere, <strong>il</strong><br />
macellaio è quel macellaio. Perfino le fabbriche<br />
em<strong>il</strong>iane, che con <strong>il</strong> loro fatturato<br />
contribuiscono in larga misura al nostro<br />
P<strong>il</strong>, hanno un carattere fam<strong>il</strong>iare».<br />
«Taglio e piega. Si deve essere belle»<br />
Stare con le donne di Em<strong>il</strong>iAMO è contagioso.<br />
Le vedi stare insieme, così semplicemente.<br />
Ridono, quando avrebbero tutti<br />
i motivi per disperarsi. Si reinventano,<br />
commesse, responsab<strong>il</strong>i vendite sul web<br />
(la loro pagina Facebook, con oltre 5 m<strong>il</strong>a<br />
followers in meno di due mesi è una vera<br />
e propria bacheca di offerte, richieste di<br />
aiuto, segnalazioni), venditrici ambulanti.<br />
Tra le bancarelle sul lago di Garda, nei<br />
parchi. Perfino nei garage. Come Nadia,<br />
che dopo aver chiuso <strong>il</strong> suo salone di parrucchiera,<br />
ha allestito un negozio tra <strong>il</strong><br />
giardino e <strong>il</strong> posto auto di casa sua. Ha<br />
A lato, Maria Grazia mostra<br />
<strong>il</strong> bagagliaio della sua auto<br />
prima della partenza per<br />
Sermide: ora che <strong>il</strong> suo<br />
negozio è crollato continua<br />
a vendere scarpe per<br />
bambini ai mercatini.<br />
Qui sopra e a sinistra,<br />
Susanna nel suo negozio<br />
nel centro di Cavezzo<br />
circondato da costruzioni<br />
pericolanti e dove ha deciso<br />
di tornare: «Non possiamo<br />
abbandonare <strong>il</strong> cuore dei<br />
nostri paesi». In alto, la<br />
“vetrina” di un negozio<br />
ricollocata in un luogo<br />
pubblico a Mirandola<br />
pensato a tutto: prodotti per capelli, spazzole,<br />
lavandini. Perfino la sala d’aspetto,<br />
sotto un bel gazebo bianco nel prato:<br />
quattro poltrone prendisole e un cestino<br />
colmo di caramelle.<br />
Alle quattro del pomeriggio arriva<br />
Maria Grazia. Anche lei ha visto crollare<br />
<strong>il</strong> suo negozio di scarpe per bambini. Il<br />
bagagliaio della sua auto è pieno di scatole:<br />
stasera andrà a fare i mercatini a Sermide.<br />
Suona <strong>il</strong> campanello della casa di<br />
Nadia. Ha preso l’appuntamento: taglio,<br />
colore e piega. Già, perché: «Non si può<br />
certo andare a fare l’ambulante in disordine.<br />
Bisogna essere belle. E non importa,<br />
alla fine, se anche questa sera non si venderà<br />
granché. Noi ci proviamo sempre».<br />
È questa la rivoluzione che sta accadendo<br />
a Mirandola, Medolla, Cavezzo, Finale,<br />
Carpi. Dove tutto crolla e molte delle case<br />
sono ridotte a polvere e cemento, «ci si<br />
prende cura di ciò che ci è dato». Le donne<br />
di Em<strong>il</strong>iAMO ripartono da qui.<br />
n Foto: Alice Caputo
società violenzA e Perdono<br />
L’uomo<br />
della pace<br />
possib<strong>il</strong>e<br />
Gli israeliani hanno raso al suolo la sua casa e<br />
ucciso le sue figlie. Ma a chi lo invita a vendicarsi<br />
Izzeldin Abuelaish risponde: «Io non odierò».<br />
La fede tenace di un ginecologo palestinese<br />
che cura ebree e arabe nell’inferno di Gaza<br />
tragedia è per un bene».<br />
Lo ha pensato nel momento<br />
«Questa<br />
stesso in cui l’orrore è balzato<br />
ai suoi occhi, quando delle sue tre<br />
d<strong>il</strong>ette figlie maggiori, Bessan, Mayar e<br />
Aya, e della nipote Noor non sono rimaste<br />
che membra sparse, dentro al rudere della<br />
camera sventrata dalla cannonata di<br />
un tank israeliano. Lo ha pensato mentre<br />
gridava e piangeva al telefono, e <strong>il</strong> suo grido<br />
di padre che aveva visto la carne della<br />
sua carne ridotta a brandelli arrivava ai<br />
telespettatori israeliani e li annich<strong>il</strong>iva.<br />
Lo ha ripetuto davanti a migliaia di persone<br />
a Rimini, al Meeting, qualche giorno<br />
fa, <strong>il</strong> volto suo e degli ascoltatori rigato<br />
di lacrime. E potete stare certi che non<br />
si tratta di una posa esibita per darsi un<br />
contegno e soffrire un po’ meno.<br />
Perché in quel giorno del gennaio<br />
2009 e nei seguenti Izzeldin Abuelaish,<br />
palestinese nato in un campo profughi<br />
della Striscia di Gaza e lì colpito negli<br />
affetti più cari nel corso dell’Operazione<br />
Piombo Fuso, non ha rivendicato <strong>il</strong> diritto<br />
all’odio e alla vendetta che l’umano<br />
dolore e l’interpretazione letterale delle<br />
sacre scritture della sua religione gli<br />
riconoscevano: ad amici e parenti che<br />
lo esortavano a ricambiare <strong>il</strong> sangue col<br />
sangue ha risposto “non cercherò vendetta”,<br />
“non odierò”. Quella risposta è diven-<br />
48 | 12 settembre 2012 | |<br />
tata <strong>il</strong> titolo del libro che racconta la sua<br />
storia, ma soprattutto è diventata una<br />
promessa mantenuta: Izzeldin, l’unico<br />
ginecologo di Gaza ammesso a lavorare<br />
in un ospedale israeliano (quello di Beersheba),<br />
ha continuato a trattare le perso-<br />
ne come persone, i malati<br />
come malati, indipendentemente<br />
dalla nazionalità<br />
e dalla religione,<br />
a chiedere giustizia senza<br />
colpevolizzare l’intero<br />
popolo d’Israele, a credere<br />
nella convivenza e in una<br />
pace giusta. E ha onorato<br />
la memoria delle figlie<br />
non con la vendetta, ma con la creazione<br />
di Daughters for Life, una fondazione alla<br />
quale versa tutti i proventi delle sue conferenze<br />
e che promuove l’educazione delle<br />
ragazze del Medio Oriente. Perché vuole<br />
che i sogni che aveva per le sue figlie si<br />
realizzino attraverso altre ragazze e perché<br />
è profondamente convinto che senza<br />
la valorizzazione delle donne non ci sarà<br />
pace nella regione. E perché ama la giustizia:<br />
«Io avrei avuto diritto all’odio, ma<br />
non è con l’odio che potrò fare giustizia<br />
alle mie figlie», ha detto a Rimini. «L’odio<br />
è un veleno, è una malattia che distrugge<br />
la persona che odia. Se volete sfidare<br />
coloro che hanno fatto <strong>il</strong> male, allo-<br />
«L’odio è un veleno, una<br />
malattia che distrugge. Non<br />
accettate di essere vittime<br />
dell’odio dopo che siete<br />
stati vittime di ingiustizia.<br />
Chiedetevi cosa potete fare<br />
voi per cambiare le cose»<br />
storia vera<br />
non odierò<br />
izzeldin<br />
Abuelaish<br />
Piemme<br />
16 euro<br />
ra non accettate di essere vittime più di<br />
una volta, non accettate di essere vittime<br />
dell’odio dopo che siete stati vittime di<br />
ingiustizia. Non perdete tempo ad accusare<br />
gli altri, assumetevi la responsab<strong>il</strong>ità<br />
di chiedervi cosa potete fare voi per cambiare<br />
le cose».<br />
Restare stupefatti è <strong>il</strong> minimo:<br />
quest’uomo che parla e che agisce come<br />
un vero cristiano è un musulmano credente<br />
e praticante ed è cresciuto in uno<br />
dei luoghi più violenti, miseri e ingiusti<br />
del pianeta: la Striscia di Gaza. La sua<br />
famiglia è stata cacciata dai poderi che<br />
possedeva vicino a Sderot, da ragazzo ha<br />
visto radere al suolo la sua casa di Gaza
Foto: AP/LaPresse<br />
Il dottor Izzeldin Abuelaish con<br />
i figli Dalal, Muhammed e Mayar<br />
(di spalle, a destra): la piccola morirà<br />
con le sorelle Bessan e Aya durante<br />
l’operazione Piombo Fuso nel 2009.<br />
A destra, bombardamenti su Gaza<br />
dai carri armati di Sharon, e da adulto<br />
decine di volte ha subìto um<strong>il</strong>iazioni<br />
al passaggio della frontiera con Israele.<br />
Cosa gli ha permesso di non soccombere<br />
alla disumanità di un ambiente ost<strong>il</strong>e?<br />
Lo sguardo delle persone che lo hanno<br />
amato e valorizzato – sua madre, un insegnante<br />
delle scuole per i profughi quando<br />
era bambino, la famiglia israeliana<br />
per la quale lavorò da ragazzo, sua moglie<br />
(deceduta quattro mesi prima della tragedia<br />
del gennaio 2009), i colleghi israeliani<br />
dell’ospedale di Beersheba, le sue sei<br />
figlie e i suoi due figli – e la fede. Come ci<br />
ha spiegato lasciandosi intervistare.<br />
Abuelaish, lei sembra una persona abitata<br />
da una pace interiore, nonostante<br />
tutte le sofferenze della sua vita. Cosa<br />
le permette di essere così?<br />
Sì, tutta la mia vita si è svolta nella<br />
sofferenza e nella guerra, ho sempre<br />
dovuto lottare per la sopravvivenza.<br />
Ma proprio la sofferenza mi ha insegnato<br />
la lezione che se non ci si impegna<br />
con tutte le forze si soccombe. Poi è<br />
stata importante la mia formazione e la<br />
mia professione di medico: noi ci occupiamo<br />
dei bisogni delle persone, per noi<br />
la vita umana ha un valore inestimab<strong>il</strong>e,<br />
la rispettiamo e ci sacrifichiamo per<br />
essa. Ma la cosa più importante di tutte<br />
è stata la fede. Siamo come una piuma<br />
nel vento, senza la fede. La fede è l’anima<br />
dentro di noi. Senza la fede siamo morti<br />
anche se <strong>il</strong> corpo è vivo. Vedo tante perso-<br />
«Maometto si alzò e rese onore al morto.<br />
E a chi obiettò “ma è un ebreo” rispose: “È<br />
un essere umano”. L’islam, cristianesimo ed<br />
ebraismo non sono religioni della vendetta»<br />
ne intorno a me che non sono veramente<br />
vive, sono solo oggetti in movimento.<br />
Ma sei ha fede, è diverso: hai energia, hai<br />
speranza e non hai paura, o almeno hai<br />
la forza per affrontare la paura.<br />
Lei dice che è la fede che le permette<br />
di non odiare i responsab<strong>il</strong>i della morte<br />
delle sue figlie. Eppure molte persone<br />
pensano che l’islam è una religione che<br />
autorizza la vendetta e la guerra.<br />
Chi pensa così, o non<br />
conosce l’islam, o alimenta<br />
<strong>il</strong> malinteso per secondi<br />
fini politici. Tutte le fedi<br />
sono venute per aiutare<br />
l’umanità. L’islam è una<br />
| | 12 settembre 2012 | 49
società violenza e perdono<br />
Sopra, Abuelaish nella stanza<br />
delle figlie in memoria delle quali<br />
ha dato vita alla fondazione<br />
Daughters for Life. A destra,<br />
un posto di blocco israeliano<br />
religione di misericordia, di gent<strong>il</strong>ezza,<br />
di perdono, di pace, di umanità. È vero,<br />
<strong>il</strong> Corano approva la giustizia retributiva:<br />
“Anima per anima, occhio per occhio,<br />
dente per dente”. Ma questa è solo la<br />
prima parte della citazione. Nel prosieguo<br />
cosa dice <strong>il</strong> Corano? Che se sopportate<br />
pazientemente e perdonate, Dio vi<br />
ricompenserà. Abbiamo bisogno di ordine<br />
e di giustizia, e perciò sono previste<br />
punizioni nell’interesse del colpevole<br />
stesso, ma rinunciare alla vendetta è più<br />
grande e più vero, e i profeti lo hanno<br />
testimoniato. Pensiamo a Gesù, a quanto<br />
ha sofferto. Si è vendicato? No. E Maometto?<br />
Nemmeno lui. Si narra che quando<br />
Maometto andava al tempio, ogni volta<br />
c’era una donna che gettava immondizia<br />
sulla sua strada. Lui non reagiva.<br />
Un giorno è passato e lei non c’era. Chiese<br />
dov’era, e seppe che era malata. Chiese<br />
di poter andare a visitarla. Lei all’inizio<br />
ebbe paura, perché pensava che fosse<br />
venuto a vendicarsi. Ma era solo venuto<br />
per sapere come stava! Un’altra volta era<br />
seduto con i suoi amici, passò un funerale<br />
e per rendere onore al morto si alzò<br />
in piedi. Gli amici gli dissero: “Non sai<br />
chi sia, si tratta di un ebreo”. Lui rispose:<br />
“Comunque è un essere umano”.<br />
L’islam, come <strong>il</strong> cristianesimo e l’ebraismo,<br />
non sono religioni della vendetta. E<br />
soprattutto dobbiamo fare<br />
attenzione a non stab<strong>il</strong>ire<br />
collegamenti indebiti fra<br />
gli atti di una persona e<br />
la sua religione di appartenenza.<br />
Se <strong>il</strong> signor Anto-<br />
50 | 12 settembre 2012 | |<br />
nio fa qualcosa di male, non dirò che un<br />
cristiano italiano ha fatto del male, ma<br />
mi limiterò a evocare la sua responsab<strong>il</strong>ità<br />
personale. Troppe volte cerchiamo di<br />
collegare e appiccicare i nostri fallimenti<br />
alla nazionalità o alla religione delle persone,<br />
anziché scoprire le cause. Questo è<br />
<strong>il</strong> nostro errore.<br />
Cosa ha detto a Dio nelle sue preghiere<br />
dopo la morte delle sue figlie?<br />
Mi creda, ogni giorno, quando mi<br />
alzo, ringrazio Dio. Prego ringraziando<br />
Dio. Parlo con le mie figlie: un giorno<br />
comincio un discorso e <strong>il</strong> giorno dopo<br />
lo proseguo, mandando alle mie figlie le<br />
mie benedizioni e preghiere. Dico loro:<br />
non mi staccherò mai, non vi dimenticherò<br />
mai, siete le mie figlie. Perché la<br />
mia religione dice che quando qualcuno<br />
è morto, è scollegato dal mondo, a parte<br />
alcune persone: <strong>il</strong> padre, la madre, i<br />
fratelli e le sorelle, che possono mandare<br />
loro preghiere e benedizioni. Così ogni<br />
giorno prego mandando alle mie figlie le<br />
mie preghiere e le mie benedizioni. E ho<br />
creato questa fondazione dedicata a loro:<br />
ad essa verso tutti i guadagni delle conferenze<br />
che sono invitato a tenere, per<br />
incrementare l’educazione delle donne<br />
mediorientali. Perché sono dotate, hanno<br />
grandi doti da sv<strong>il</strong>uppare. I nostri figli<br />
vedono, imparano e sv<strong>il</strong>uppano le loro<br />
«Daughters for Life promuove l’educazione<br />
delle donne mediorientali. Un uomo è solo un<br />
uomo. Ma educando una ragazza educhiamo<br />
una famiglia, una comunità, una nazione»<br />
doti. Da loro c’è da imparare. Abbiamo<br />
bisogno di imparare dai nostri figli.<br />
Lei ha scritto che sogna le sue figlie<br />
defunte. Cosa vi dite in quei sogni?<br />
Pochi giorni dopo la loro morte ho<br />
sognato Bessan (la primogenita, ndr)<br />
seduta in mezzo a degli uomini, una<br />
situazione inaccettab<strong>il</strong>e per una musulmana<br />
praticante come lei era. Le chiesi:<br />
“Cosa fai qui?”. Lei rispose: “È tutto a<br />
posto, papà. Sto bene e sono felice”. Quel<br />
sogno ha rafforzato <strong>il</strong> mio sentimento<br />
e la mia certezza che lei è felice e vive<br />
nell’ald<strong>il</strong>à, anche nella presenza di uomini.<br />
E ha avuto la possib<strong>il</strong>ità di lasciarmi<br />
<strong>il</strong> suo messaggio. Credo fermamente<br />
nell’ald<strong>il</strong>à, e credo che le mie figlie<br />
non sono scollegate da me. Sono separate<br />
dalla vita fisica, ma vivono la vita eterna<br />
e sono in contatto con me; è per questo<br />
che mi dicono: “Non lasciarci, non<br />
dimenticarti di noi”. Le vedo che mi parlano,<br />
che mi chiedono: “Cosa puoi fare<br />
per noi?”. Non è un sogno, è un altro stato<br />
di vita. Non le ho perse. Mentre vivo e<br />
diffondo questi pensieri, loro vivono e li<br />
diffondono insieme a me. Le sto vedendo,<br />
toccando: sono le mie figlie, sono ragazze!<br />
E dobbiamo capire bene cos’è una<br />
ragazza. Una ragazza può essere un mondo.<br />
Un uomo è solo un uomo. Ma quando<br />
educhiamo una ragazza, educhiamo<br />
un mondo: una famiglia, una comunità,<br />
una nazione. Immagino cosa sarebbe stata<br />
Bessan laureata, poi madre. Per questo<br />
dico loro “riposate in pace, non vi dimenticherò<br />
mai, siete vive, e vivrete sempre”.<br />
Rodolfo Casadei
Foto: Meeting di Rimini; AP/LaPresse<br />
È diffic<strong>il</strong>e<br />
intervistarla non per una<br />
sua scarsa disponib<strong>il</strong>ità ai rapporti<br />
diretti coi media, ma perché vive<br />
incollata al cellulare. Coi suoi 27 anni<br />
Marianne Malak è la persona più giovane<br />
che abbia mai seduto in parlamento nella<br />
storia dell’Egitto (maschi compresi), nonché<br />
l’unica donna cristiana fra i 100 componenti<br />
del Comitato costituzionale che<br />
sta redigendo la nuova legge fondamentale<br />
del paese. Se passa gran parte del tempo<br />
all’apparecchio, soprattutto quando<br />
viaggia all’estero, non è per vezzo tardoadolescenziale,<br />
ma perché non smette mai<br />
di dare <strong>il</strong> suo contributo all’elaborazione<br />
della Costituzione in corso e al dibattito<br />
parlamentare, che prosegue nonostante<br />
la sentenza della Corte costituzionale che<br />
nel giugno scorso ha portato allo scioglimento<br />
del parlamento da poco eletto.<br />
Figlia di un importante avvocato copto<br />
ortodosso del Cairo, Marianne s’è fatta<br />
notare in questi mesi non solo per i<br />
suoi record anagrafici. Ab<strong>il</strong>e nell’alternare<br />
modi formali e modi accattivanti, è<br />
riuscita nell’ardua impresa di convincere<br />
gli accigliati deputati salafiti a scambiare<br />
i saluti coi loro colleghi, comprese le<br />
signore. Sulla situazione politica corrente<br />
ha idee molto precise. Se le si chiede chi<br />
detiene <strong>il</strong> potere reale in questo momento<br />
in Egitto, non ha esitazioni: «Ci governa<br />
<strong>il</strong> neo-presidente Mohamed Morsi, e <strong>il</strong><br />
potere reale è nelle sue mani e in quelle<br />
dei Fratelli Musulmani. I m<strong>il</strong>itari sono tornati<br />
ad essere l’istituzione dello Stato incaricata<br />
di difendere <strong>il</strong> paese dalle minacce<br />
esterne, non esercitano più un ruolo politico<br />
e non avranno uno statuto speciale<br />
nella nuova costituzione».<br />
All’inevitab<strong>il</strong>e domanda sulle violenze<br />
confessionali e gli attacchi ai cristiani<br />
risponde respingendo le teorie del complotto,<br />
ma anche ammettendo che sono<br />
più numerosi che al tempo di Mubarak:<br />
«La causa delle violenze è la mancanza di<br />
educazione e di cultura. Manca l’educazione,<br />
ancora tanti egiziani sono analfabeti,<br />
ma manca soprattutto la cultura: non c’è<br />
ancora accettazione dell’altro come persona,<br />
indipendentemente dalla religione e<br />
dal sesso, manca questa cultura dell’altro<br />
da sè. Altra ragione del moltiplicarsi delle<br />
violenze è la lentezza della legge: spesso<br />
le autorità non intervengono immediatamente,<br />
creando un clima di impunità,<br />
oppure le vittime reagiscono con rappresaglie<br />
e ne segue una escala-<br />
tion di violenze. È vero che<br />
gli attacchi sono aumentati<br />
dopo la caduta di Mubarak,<br />
ma le cause sono sempre<br />
le stesse, sono quelle<br />
L’ELEtta dEL popoLo dELLa rivoLuzioNE<br />
Una ragazza tra<br />
i Fratelli Musulmani<br />
La missione al Cairo di Marianne Malak, unica<br />
(giovanissima) cristiana nell’assemblea costituente<br />
dell’Egitto dominata dai fan della sharia<br />
Nata nel 1984,<br />
l’avvocato<br />
Marianne Malak,<br />
nell’assemblea<br />
costituente per<br />
ridigere la<br />
costituzione, è<br />
<strong>il</strong> più giovane<br />
membro del<br />
parlamento<br />
in tutta la storia<br />
dell’Egitto<br />
«È stata sciolta una Camera votata da 50<br />
m<strong>il</strong>ioni di egiziani. La gente non si è ribellata<br />
perché noi deputati abbiamo assunto una<br />
posizione moderata, facendo ricorso legale»<br />
che ho detto». La sentenza della Corte costituzionale<br />
che ha portato allo scioglimento<br />
del parlamento l’ha turbata, ma sposa<br />
un approccio moderato alla questione: «La<br />
sentenza è tecnicamente inoppugnab<strong>il</strong>e,<br />
però sorprende che sia stata emessa con<br />
tanta sollecitudine, quando ci sono tante<br />
altre cause importanti pendenti di fronte<br />
alla Corte, che aspettano da anni una decisione.<br />
È stato sciolto <strong>il</strong> primo parlamento<br />
post-rivoluzionario, votato da 50 m<strong>il</strong>ioni<br />
di egiziani in un’elezione che è costata più<br />
di un m<strong>il</strong>iardo di sterline egiziane. La gente<br />
è depressa, ma non si è ribellata perché<br />
noi deputati abbiamo assunto una posizione<br />
moderata: critichiamo la sentenza ma<br />
senza invocare la rivoluzione, bensì facendo<br />
ricorso nei termini legali».<br />
E la nuova costituzione? «Ridefinirà<br />
le competenze dei tre poteri dello Stato, e<br />
ciascuno sarà sovrano e indipendente nel<br />
suo ordine. L’età per la pensione dei magistrati<br />
sarà abbassata a 65 anni: ci sarà un<br />
bel ricambio!». [rc]<br />
| | 12 settembre 2012 | 51
l’italia<br />
che lavora<br />
Contro la crisi<br />
usate <strong>il</strong> cervello<br />
Ingegnere nucleare, dirigente di successo, a 53<br />
anni si è dovuto reinventare un mestiere. Facendo<br />
appello a ogni giorno lavorato nel mondo. Storia<br />
di Giuseppe Toscano, <strong>il</strong> manager cresciuto a pane<br />
e Gr<strong>il</strong>lo Parlante che r<strong>il</strong>ancia le aziende in difficoltà<br />
La crisi non risparmia colpi a nessuno,<br />
la contrazione dell’occupazione ha<br />
colpito duramente a cominciare dai<br />
vertici: in Lombardia oltre diecim<strong>il</strong>a dirigenti<br />
sono stati licenziati a partire dal<br />
2008-2009. Questa è la storia di uno di<br />
loro, Giuseppe Toscano, manager che ha<br />
provato cosa significa veder cancellato <strong>il</strong><br />
proprio ruolo dall’organigramma. E dopo<br />
aver sperimentato l’inevitab<strong>il</strong>e senso di<br />
frustrazione e disorientamento che inibisce<br />
slanci di creatività e fiducia, ha aperto<br />
con successo altre piste, fino a ricevere<br />
una proposta di riassunzione dalla stessa<br />
azienda per la quale aveva già lavorato<br />
fino ad alcuni anni prima.<br />
52 | 12 settembre 2012 | |<br />
Una storia che ha avuto inizio nel<br />
1986, quando a soli 30 anni Toscano,<br />
ingegnere nucleare, laureato con 110 e<br />
lode nel 1980, era già responsab<strong>il</strong>e Qualità<br />
per la Divisione Consumer Europa della<br />
Texas Instruments, dove venivano sv<strong>il</strong>uppati<br />
e prodotti calcolatrici e giochi<br />
elettronici educativi, tipo i famosi Gr<strong>il</strong>lo<br />
Parlante o Libro Parlante, commercializzati<br />
dalla Clementoni: solo la prima tappa<br />
di una carriera che lo avrebbe portato<br />
a girare <strong>il</strong> mondo dagli Usa al Giappone,<br />
dalla Cina al Nord Europa e all’Africa, che<br />
avrebbe potenziato le sue competenze sia<br />
sul versante tecnico-manageriale che sul<br />
piano delle relazioni, della comunicazio-<br />
ne e dello sv<strong>il</strong>uppo globale del business in<br />
un periodo di continue evoluzioni.<br />
In Texas coi giovani esuberanti<br />
L’entusiasmo e la volontà di mettersi in<br />
gioco erano da sempre i suoi punti di forza:<br />
«Le mie prime ferie accettai di trascorrerle<br />
visitando gli stab<strong>il</strong>imenti in America<br />
dove avrei potuto conoscere da vicino<br />
i processi e le dinamiche aziendali e<br />
allo stesso tempo imparare bene l’inglese»,<br />
racconta Toscano. E sempre negli Stati<br />
Uniti era stato successivamente inviato<br />
dalla sede di Rieti con una mission particolare:<br />
coordinare l’addestramento di<br />
una settantina fra laureati e diplomati
che, assunti in Italia per lavorare in uno<br />
stab<strong>il</strong>imento che doveva sorgere ad Avezzano,<br />
erano stati inviati in Texas per essere<br />
addestrati affiancando i colleghi. Il<br />
tirocinio affinò anche le sue capacità di<br />
gestione di un personale particolarmente<br />
esuberante: «Erano giovani, atterrati in<br />
un’America ricca di stimoli d’ogni genere<br />
che l’azienda aveva dotato di auto personale<br />
e di un buon stipendio, per cui le<br />
intemperanze, multe per eccesso di velocità<br />
o qualche abuso di alcolici, erano<br />
all’ordine del giorno. Sulla porta del mio<br />
ufficio sotto la sigla T Q C indicativa di<br />
Total Quality Culture, avevano scherzosamente<br />
tradotto: “Tutto Quanto Capita”.<br />
Un’esperienza ricca che ha lasciato un<br />
segno importante nella mia storia umana<br />
e professionale», dice oggi Toscano, che <strong>il</strong><br />
momento davvero diffic<strong>il</strong>e nel suo curriculum<br />
lo avrebbe registrato solo nel 2009,<br />
a 53 anni compiuti e dopo aver intrapreso<br />
altre svolte coraggiose, in contro-tendenza.<br />
Come quando decise di «trasferirsi dal<br />
centro Italia al profondo Nord».<br />
L’ingegnere nucleare<br />
Giuseppe Toscano,<br />
oggi amministratore<br />
unico di Q4M, nata<br />
nel 2008, 26 anni<br />
dopo avere iniziato a<br />
lavorare, 17 dei quali<br />
come dirigente<br />
Nel ‘91 infatti lasciò la multinazionale<br />
per inserirsi in una piccola azienda<br />
di famiglia, la Eldor di Orsenigo (Co),<br />
200 addetti e all’epoca una produzione<br />
di componenti elettromeccanici per televisori:<br />
«Il mio era un ruolo pionieristico,<br />
che mi affascinava», racconta sottolineando<br />
<strong>il</strong> rapporto di stima con l’imprenditore<br />
Pasquale Forte fondatore di un’azienda<br />
che è oggi un vero impero internazionale:<br />
«Mettevo <strong>il</strong> naso dappertutto, passavo<br />
dalla produzione all’addestramento, dai<br />
clienti ai fornitori, dal personale alla progettazione,<br />
avevo sotto gli occhi tutti i processi<br />
a 360 gradi», prosegue, raccontando<br />
la crescita impetuosa dell’azienda che passò<br />
da 200 a 1.200 addetti aprendo più stab<strong>il</strong>imenti<br />
all’estero ed ampliando l’attività<br />
al settore della componentistica per auto<br />
(automotive). Una trasformazione che portò<br />
alla vendita della Business Unit originale,<br />
acquisita dalla multinazionale americana<br />
Pulse, nella quale Toscano assume <strong>il</strong><br />
ruolo di direttore tecnico: «Abbiamo lavorato<br />
bene per 5 anni, poi l’evoluzione del<br />
«Alla fine dello scorso anno sono stato contattato<br />
dalla mia vecchia azienda per una consulenza. Ho<br />
lavorato per loro in Turchia per una settimana al<br />
mese. E alla fine mi è stato proposto di rientrare»<br />
mercato del televisore con <strong>il</strong> passaggio dal<br />
tubo catodico agli schermi al plasma ha<br />
determinato l’assottigliamento degli ut<strong>il</strong>i<br />
e la decisione di chiudere la divisione».<br />
Un manager part-time<br />
Dopo qualche notte insonne e l’incubo<br />
di trovarsi in un tunnel senza vie d’uscita,<br />
Toscano decide di inventarsi una nuova<br />
prospettiva professionale. «Tanti manager<br />
liquidati dall’azienda, in quel periodo<br />
hanno tentato di rimettersi in gioco riciclandosi<br />
come consulenti. Ne è risultata<br />
una vera giungla nella quale le specificità<br />
professionali di ciascuno facevano fatica<br />
ad essere percepite dai potenziali clienti».<br />
Facendo leva sul bagaglio professionale<br />
maturato negli anni e sul fondamentale<br />
supporto della famiglia e di alcuni amici,<br />
Toscano si mob<strong>il</strong>ita inventandosi una figura<br />
consulenziale più originale ed appetib<strong>il</strong>e<br />
per l’azienda. «La consulenza non può<br />
essere efficace quando è improvvisata,<br />
prestata sporadicamente quando emerge<br />
<strong>il</strong> problema da risolvere. Ho preferito propormi<br />
come consulente continuativo, propriamente<br />
manager part-time, e lavorare<br />
con poche aziende da seguire con sistematicità»<br />
spiega da attuale amministratore<br />
unico della Q4M & C. «Già mentre era<br />
in fase di chiusura <strong>il</strong> settore della multinazionale<br />
per la quale lavoravo, mi avevano<br />
chiesto di occuparmi di un progetto in<br />
Tunisia che presentava una sfida davvero<br />
diffic<strong>il</strong>e» dice aprendo una parentesi sulla<br />
Pulse che in quel periodo aveva acquisito<br />
altre società in Germania e uno stab<strong>il</strong>imento<br />
in Tunisia destinato alla chiusura.<br />
La missione in Tunisia<br />
«L’intenzione di chiudere l’attività entro<br />
un anno fu annunciata ai lavoratori che,<br />
già prima della notizia, non si erano rivelati<br />
all’altezza delle aspettative. Occorreva<br />
portare la produzione da 12 m<strong>il</strong>a a oltre<br />
17 m<strong>il</strong>a pezzi alla settimana per far fronte<br />
alla richiesta di un importante cliente<br />
già sull’orlo di una crisi di nervi e sul<br />
punto di far saltare l’accordo», racconta<br />
Toscano descrivendo <strong>il</strong> piano congegnato<br />
per incentivare i lavoratori tunisini che,<br />
una volta informati dell’imminente chiusura,<br />
erano intenzionati a tirare a campare<br />
facendo <strong>il</strong> meno possib<strong>il</strong>e. «Ho cominciato<br />
a concentrarmi sul personale identificando<br />
un nuovo responsab<strong>il</strong>e del progetto<br />
che, a sua volta, ha cercato di far leva<br />
su un paio di “champions” che agissero<br />
da esempi positivi per trascinare i colleghi.<br />
Oltre una cap<strong>il</strong>lare analisi su tutti i<br />
segmenti del processo produttivo per verificare<br />
punti critici e correggere <strong>il</strong> tiro, dalla<br />
qualità dei materiali all’affidab<strong>il</strong>ità delle<br />
macchine, la sfida più diffic<strong>il</strong>e era stimolare<br />
lavoratori già poco allenati a ritmi<br />
competitivi e demotivati data la mancanza<br />
di prospettive». Toscano propose di attivare<br />
«dei premi produzione da assegnare a<br />
tutto <strong>il</strong> personale soltanto nel caso in cui<br />
gli obiettivi settimanali fossero stati raggiunti;<br />
in caso contrario nessuno avrebbe<br />
preso niente». Il criterio era fissare dei target<br />
sempre più elevati ma realisticamente<br />
raggiungib<strong>il</strong>i. Il meccanismo funzionò:<br />
«In 7 mesi siamo riusciti a raggiungere<br />
i 17 m<strong>il</strong>a pezzi. È stato decisivo nell’impresa<br />
coinvolgere un manager tedesco,<br />
Andreas, che ha fatto di tutto per allentare<br />
la tensione con <strong>il</strong> cliente da lui rappresentato,<br />
giustificando qualche slittamento<br />
nei tempi e favorendo un atteggiamento<br />
impensab<strong>il</strong>e nel clima iniziale di tensione<br />
esasperata». Quando la produzione è stata<br />
dislocata in Cina alcuni lavoratori tunisini<br />
sono stati invitati a partecipare all’avvio<br />
del nuovo stab<strong>il</strong>imento. «Questa esperienza<br />
ha lasciato un segno e tanta soddisfazione<br />
in tutti quelli che l’hanno vissuta.<br />
Io e Andreas siamo diventati amici».<br />
Il ritorno alla Eldor<br />
Tornando alla Q4M, <strong>il</strong> tentativo di impostare<br />
<strong>il</strong> ruolo di manager part-time, poco<br />
conosciuto in Italia, è stato coronato da<br />
successo: «Alla fine dello scorso anno<br />
sono stato contattato dalla mia vecchia<br />
azienda, la Eldor, per un contratto di consulenza;<br />
ci siamo accordati e ho cominciato<br />
a lavorare in Turchia per una settimana<br />
al mese. Durante questo periodo<br />
<strong>il</strong> precedente rapporto di reciproca stima<br />
professionale con l’imprenditore si è<br />
rinvigorito. E, inaspettatamente, mi è stato<br />
proposto di rientrare in quella azienda<br />
dalla quale ero uscito 10 anni prima!<br />
Così si è saldato <strong>il</strong> mio percorso professionale<br />
secondo una dinamica assolutamente<br />
imprevedib<strong>il</strong>e: oggi sono di nuovo<br />
in Eldor Corporation, che nel frattempo è<br />
cresciuta fino ad assumere una forte leadership<br />
europea, con <strong>il</strong> ruolo di Quality<br />
Vice President». Il tutto è accaduto in piena<br />
crisi, e non è la trama di un f<strong>il</strong>m.<br />
Laura d’Incalci<br />
| | 12 settembre 2012 | 53
GREEN ESTATE<br />
LOCANDA ARESE, CESANO MADERNO<br />
Pesce fresco davvero intrigante<br />
di Tommaso Farina<br />
U<br />
na bella cena con pesce fresco e ricette leggere e intriganti,<br />
in un ambiente moderno ma caldo e ospitale: questa,<br />
in sintesi, l’offerta della Locanda Arese, un ristorantino<br />
di nostra recente scoperta, nel centro storico della brianzola<br />
Cesano Maderno (Monza e Brianza). Entrando, si rimane con-<br />
quistati dal gusto di questi signori, che hanno saputo valorizzare un ambientino<br />
niente male. Ma l’ambiente senza cucina servirebbe a poco. Ecco dunque una serie<br />
di piatti a vocazione ittica (seppur non manchino altri territori d’ispirazione), di<br />
esecuzione impeccab<strong>il</strong>e e ghiotta.<br />
I crudi di pesce saranno inflazionati? Forse, ma nella “Variazione di pesce crudo<br />
della Locanda” perfino l’abusato salmone trova una dimensione leccorniosa,<br />
accompagnato com’è ai sapidi asparagi di mare. Nella “variazione” trovano posto<br />
pure umorosi gamberi, tonno, ostriche e altro. In alternativa, piovra marinata alla<br />
melissa con gazpacho al melone, o m<strong>il</strong>anesine di trota con carpione leggero di<br />
verdure e uvetta.<br />
Proseguite coi semplici, centrati fus<strong>il</strong>li grezzi (pasta Felicetti) con asparagi di<br />
mare, vongole e gamberi, davvero capaci di esalare <strong>il</strong> profumo e <strong>il</strong> sapore del mare.<br />
Per chi gradisse, quando ci siamo andati a pranzo (metà agosto) c’era pure <strong>il</strong> risotto<br />
con funghi porcini estivi e origano fresco, e gli spaghetti alla polpa di riccio<br />
e pomodorino piccante.<br />
Andate avanti con la croccante tempura di gamberi con misticanza di verdure,<br />
o con la ricca composizione del pur leggero brodetto di pesce alla ligure.<br />
Di dolce, acchiappa davvero la cassata palermitana al forno con arancia candita<br />
e cioccolato, per non dire del parfait di menta e liquirizia, o del crumble con albicocche<br />
e mandorle.<br />
La carta dei vini è molto intelligente, e contempla anche alcune inconsuete bottiglie<br />
francesi (<strong>il</strong> Muscadet in Italia non è proprio onnipresente, eppure coi crudi ci<br />
va che è una bellezza). Preventivate circa 45-50 euro a testa: conto a dir poco onesto.<br />
TURISMO<br />
OFFERTE VANTAGGIOSE<br />
La Repubblica Ceca<br />
nei mesi invernali<br />
I pernottamenti dei turisti italiani<br />
nella Repubblica Ceca<br />
nei primi tre mesi di quest’anno<br />
sono aumentati, rispetto al<br />
2011, del 26 per cento. Gli italiani<br />
scelgono la Repubblica<br />
Ceca anche in inverno. Sicuramente<br />
per i prezzi molto favorevoli<br />
di questi periodi e la<br />
possib<strong>il</strong>ità di beneficiare del-<br />
54 | 12 settembre 2012 | |<br />
IN BOCCA<br />
ALL’ESPERTO<br />
Per informazioni<br />
Locanda Arese<br />
www.locandaarese.com<br />
Piazza Arese, 22<br />
Cesano Maderno (Monza e Brianza)<br />
Tel. 0362 505871<br />
Chiuso domenica sera e <strong>il</strong> lunedì<br />
le numerose offerte speciali dei<br />
periodi a scarsa densità turistica.<br />
Oltre ai più disponib<strong>il</strong>i voli<br />
low cost. B<strong>il</strong>ancio incoraggiante<br />
quello st<strong>il</strong>ato dall’Ente nazionale<br />
ceco per <strong>il</strong> turismo. Secondo<br />
i dati gli italiani che hanno<br />
effettuato un viaggio nel paese<br />
nei primi tre mesi del 2012 sono<br />
stati 83 m<strong>il</strong>a. Il numero dei<br />
pernottamenti è salito, da gennaio<br />
a marzo, a quota 250 m<strong>il</strong>a.<br />
Per quanto riguarda la tipologia<br />
di vacanza, come ha<br />
spiegato alla stampa <strong>il</strong> direttore<br />
dell’Ente, Lubos Rosenberg,<br />
vi è stata una ripresa forte dei<br />
viaggi di istruzione e un buon<br />
CINEMA<br />
Womb,<br />
di Bendek Fliegauf<br />
Fantascienza<br />
senza effetti<br />
In un futuro prossimo una<br />
donna decide di avere come<br />
figlio un clone.<br />
Fantascienza senza effetti<br />
e di sole idee. Budget risicatissimo,<br />
un pugno di at-<br />
HOME VIDEO<br />
Quasi amici,<br />
di Olivier Nakache,<br />
Eric Toledano<br />
Grande realismo<br />
Badante e malato: praticamente<br />
amici.<br />
Bella commedia drammatica<br />
sull’amicizia e la diversità<br />
dove l’infermità è affrontata<br />
con grande realismo. È questo<br />
<strong>il</strong> cuore del f<strong>il</strong>m: l’amicizia come<br />
prendersi cura dell’altro con<br />
tutto se stesso, comprese le<br />
frag<strong>il</strong>ità personali e i propri coni<br />
d’ombra. Probab<strong>il</strong>mente non<br />
guarirà una malattia inguarib<strong>il</strong>e,<br />
ma potrà curare la persona,<br />
infonderle la speranza, darle<br />
una prospettiva di vita vera.<br />
andamento dei city break e dei<br />
viaggi d’affari (compresi i viaggi<br />
di incentivazione offerti dalle<br />
aziende ai loro rivenditori). Da<br />
sottolineare <strong>il</strong> numero elevato<br />
di congressi internazionali organizzati<br />
a Praga. L’incremento<br />
di presenze interessa tutte<br />
le categorie alberghiere. Negli<br />
hotel a 5 stelle l’aumento è stato<br />
del 14,5 per cento mentre i<br />
4 stelle hanno ospitato <strong>il</strong> 22,8<br />
per cento di italiani in più. I tre<br />
stelle hanno chiuso <strong>il</strong> trimestre<br />
a + 36 per cento. Gli hotel a 4<br />
stelle sono quelli che incidono<br />
maggiormente sul totale (55<br />
per cento). Il luogo più visitato<br />
tori e una bella fotografia.<br />
La storia è un po’ un cliché:<br />
per superare un lutto, una<br />
donna decide di ricorrere<br />
alla clonazione. I risvolti<br />
saranno inquietanti e pure<br />
un po’ morbosi. Il regista<br />
ungherese Fliegauf, anche<br />
sceneggiatore, ha <strong>il</strong> senso<br />
degli spazi, dell’inquadratura,<br />
dei colori e sopperisce<br />
con un bello st<strong>il</strong>e ai difet-<br />
rimane Praga, città unica per i<br />
suoi aspetti romantici e per la<br />
qualità dei siti culturali che offre.<br />
Anche la regione della Boemia<br />
meridionale riscuote un<br />
buon successo con <strong>il</strong> suo capoluogo<br />
Brno e P<strong>il</strong>sen, nominata<br />
capitale europea della cultura<br />
per <strong>il</strong> 2015. Il turismo invernale<br />
regala ai turisti atmosfere<br />
da fiabe d’altri tempi, questi<br />
luoghi, ricchi di castelli, creano<br />
emozioni uniche. Molto interesse<br />
per l’importante letteratura<br />
della Boemia che nasce dall’incrocio<br />
della lingua slava con<br />
quella tedesca e latina.<br />
Walter Abbondanti
ti di una storia potenzialmente<br />
intrigante ma banalizzata<br />
in sede di dialoghi e<br />
svolte narrative. Rimangono<br />
buoni spunti: dalla diffic<strong>il</strong>e<br />
elaborazione del lutto,<br />
alla caratterizzazione psicologica<br />
della protagonista,<br />
la splendida Eva Green,<br />
morbosamente attaccata<br />
alla sua creatura e chiusa<br />
in una soffocante solitu-<br />
COMUNICANDO<br />
PABLO GODOY IN MOSTRA<br />
La potenza<br />
dell’immagine<br />
Preparatevi, nel 2013 si celebrerà<br />
l’anno dell’amicizia tra Italia<br />
e C<strong>il</strong>e e in vista di questo importante<br />
avvenimento sono diverse<br />
le manifestazioni culturali in via<br />
di organizzazione. Una in particolare<br />
è la mostra “Volti e angoli di<br />
Santiago del C<strong>il</strong>e”, la prima personale<br />
italiana ed europea del fotografo<br />
c<strong>il</strong>eno Pablo Godoy, orga-<br />
dine. Però: <strong>il</strong> ritmo latita, gli<br />
scenari si ripetono e sul tema<br />
c’è già stato <strong>il</strong> bellissimo<br />
Non lasciarmi, decisamente<br />
più compiuto ed efficace.<br />
visti da Simone Fortunato<br />
Il regista<br />
Bendek Fliegauf<br />
AZIONI IMPREVEDIBILI<br />
Ai Tom Sawyer<br />
dei nostri giorni<br />
di Annalena Valenti<br />
A<br />
nizzata dall’ambasciata del C<strong>il</strong>e<br />
in Italia e da Sphaerica, sotto la<br />
cura di Giuseppe Ussani d’Escobar,<br />
con <strong>il</strong> patrocinio dell’assessorato<br />
alla Cultura del Comune<br />
di Napoli. Nella splendida e<br />
suggestiva location di Castel<br />
dell’Ovo saranno esposti gli scatti<br />
in grande formato che hanno<br />
reso famoso l’artista. Napoli, infatti,<br />
vive una magica simbiosi<br />
con gli scatti di Godoy; gli angoli<br />
e gli scorci di Santiago del C<strong>il</strong>e<br />
hanno una continuità spirituale<br />
e urbana con i vicoli e le strade<br />
di Napoli. Attraverso gli scatti<br />
si può fac<strong>il</strong>mente ripercorrere<br />
la potenza e la vitalità ironica<br />
Giò, isacco, F<strong>il</strong>ippo<br />
e Patrizio, ai Tom<br />
Sawyer e Huckleberry<br />
Finn delle nostre<br />
bande paesane, in grado<br />
di compiere ciò che<br />
STILI DI VITA<br />
MAMMA<br />
OCA<br />
è infinitamente improbab<strong>il</strong>e, a Claudia,<br />
Anna, Tere e Leo, a Clara, Chiara,<br />
Meggy, ai bambini e ragazzi di questa<br />
estate, a Federico, Franky, Susi, Lalla e<br />
Giudi, alle speranze di domani, a Elena,<br />
Seba, Giacomo e Jefti, ai nuovi nati,<br />
ai nuovi inizi, alla nuova azione di cui<br />
sono capaci, a Simone, Pietro, Gloria,<br />
Marta, Giulia e Caterina, all’unicità di<br />
ognuno, all’imprevedib<strong>il</strong>ità della loro<br />
azione, all’inatteso del loro agire, a<br />
Francesco, Giovanna e Manu. Imprevedib<strong>il</strong>e,<br />
inattesa, infinitamente improbab<strong>il</strong>e.<br />
Alla responsab<strong>il</strong>ità di noi che ci<br />
crediamo. «L’educazione è <strong>il</strong> momento<br />
che decide se noi amiamo abbastanza<br />
<strong>il</strong> mondo da assumercene la responsab<strong>il</strong>ità<br />
e salvarlo così dalla rovina, che<br />
è inevitab<strong>il</strong>e senza <strong>il</strong> rinnovamento,<br />
senza l’arrivo dei giovani. Nell’educazione<br />
si decide anche se noi amiamo<br />
tanto i nostri figli da non estrometterli<br />
dal nostro mondo lasciandoli in balia<br />
di se stessi, se li amiamo tanto da<br />
non strappargli di mano la loro occasione<br />
d’intraprendere qualcosa di nuovo,<br />
qualcosa d’imprevedib<strong>il</strong>e per noi: e<br />
prepararli invece al compito di rinnovare<br />
un mondo che sarà comune a tutti».<br />
Hannah Arendt, “La crisi dell’istruzione”,<br />
in Tra passato e futuro.<br />
mammaoca.wordpress.com<br />
e amara che da sempre è essenza<br />
intrinseca del capoluogo partenopeo.<br />
Pablo Godoy è un fotografo<br />
dalla forte identità che<br />
riesce a sorprendere con immagini<br />
intense destinate a diventare<br />
icone dell’immaginario collettivo.<br />
Una piccola anticipazione:<br />
l’esposizione vedrà lo svolgimento<br />
di una narrazione per immagini,<br />
scaturita da un’originale e<br />
dirompente creatività. Godoy, attraverso<br />
<strong>il</strong> suo occhio attento, regalerà<br />
attimi di pura e profonda<br />
arte, catturando istintivamente,<br />
nel lampo di uno scatto, l’invisib<strong>il</strong>e<br />
ad occhio nudo (spaericha.net).<br />
Giovanni Parapini<br />
| | 12 settembre 2012 | 55
<strong>Tempi</strong>.it<br />
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TUTTI GLI ARTICOLI<br />
Nazionale di quest’anno»<br />
per la famiglia»<br />
di Luigi Amicone<br />
Bergomi e Spagna ’82: «La forza<br />
era <strong>il</strong> gruppo. Come nella<br />
Nazionale di quest’anno»<br />
di Luigi Amicone<br />
di Luigi Amicone<br />
Bergomi e Spagna ’82: «La forza<br />
era <strong>il</strong> gruppo. Come nella<br />
di Luigi Amicone<br />
Papa: «Come ho vissuto<br />
le magnifiche giornate m<strong>il</strong>anesi<br />
Seguici su<br />
di Carlo Candiani<br />
Bologna, referundum anti-paritarie.<br />
«Una follia anche economica»<br />
di Antonio Simone<br />
Simone: Il segreto (rivoluzionario)<br />
del nuovo compagno di cella<br />
di Oscar Giannino
LA PICCOLA FIAT DEBUTTA AL SALONE DI PARIGI<br />
Panda con <strong>il</strong> 4x4<br />
può andare ovunque<br />
Fiat Panda, in versione 4x4 debutterà<br />
al Salone di Parigi, proposta unicamente<br />
con la carrozzeria a cinque<br />
porte. Le dimensioni indicano in 368 centimetri<br />
la lunghezza, 167 la larghezza e<br />
160 l’altezza. I designer della Fiat hanno<br />
dato alla Panda 4x4 un aspetto da Suv ridisegnando<br />
innanzitutto i paraurti che<br />
hanno un aspetto più aggressivo e sono<br />
dotati di inserti di colore alluminio.<br />
La protezione in plastica della carrozzeria<br />
corre lungo tutto <strong>il</strong> perimetro inferiore<br />
di quest’ultima, passaruota compresi,<br />
differenziando anche in questo la<br />
nuova Panda 4x4 da quella della generazione<br />
precedente. A bordo, plancia e sed<strong>il</strong>i<br />
riprendono quelli della Panda a trazione<br />
anteriore. Ci sono tuttavia alcune<br />
differenze, a cominciare dalla colorazione<br />
verde disponib<strong>il</strong>e per tutta la fascia<br />
orizzontale del cruscotto che circonda<br />
strumentazione e ripiano portaoggetti. I<br />
sed<strong>il</strong>i sono rivestiti in un tessuto dal dise-<br />
DI NESTORE MOROSINI<br />
MOBILITÀ 2000<br />
gno specifico con dettagli in sim<strong>il</strong>pelle.<br />
La trazione integrale è di tipo permanente,<br />
fornita da un sistema con due differenziali<br />
e un giunto centrale a controllo<br />
elettronico. Sulla Panda integrale è stata<br />
aggiunta una funzione di controllo che,<br />
sino a 50 km/h di velocità, simula <strong>il</strong> bloccaggio<br />
del differenziale frenando le ruote<br />
che perdono aderenza.<br />
I motori previsti per la Fiat Panda 4x4<br />
sono due, con la logica scelta tra un propulsore<br />
a benzina e uno a gasolio. Si tratta<br />
del recente 0.9 Twinair turbo da 85 cavalli<br />
e del turbodiesel 1.3 Multijet II da 75<br />
cavalli. Entrambe le versioni sono dotate<br />
di sistema Start&Stop, con <strong>il</strong> due c<strong>il</strong>indri<br />
Twinair abbinato a un cambio a sei marce<br />
con la prima ridotta.<br />
Le immagini di Panda a trazione integrale<br />
e l’abitacolo. Sotto, la vettura con la fascia<br />
protettiva in plastica lungo la fiancata<br />
| | 12 settembre 2012 | 57
UN ALTRO MONDO<br />
è POSSIBILE<br />
L’IMPORTANZA DI UN SACRAMENTO<br />
La penitenza non<br />
è condanna ma<br />
nuova speranza<br />
di Aldo Trento<br />
Mentre mi trovavo in italia, volendo<br />
confessarmi, ho chiesto agli amici<br />
della Brianza se ci fosse un prete disponib<strong>il</strong>e,<br />
magari anziano. Così mi hanno portato<br />
da don Pasquale. «Chi è don Pasquale?»,<br />
ho domandato. E mi è stato risposto che è un<br />
sacerdote sugli 80 anni, che vive a Bernareggio<br />
e dice Messa ogni giorno nella parrocchia<br />
di Concorezzo (MB).<br />
Perché parlare di lui? Incontrandolo sono<br />
stato colpito dalla sua integrità di uomo tutto<br />
poggiato sulla santissima fede. Chi lo conosce<br />
da tempo mi ha raccontato che «Guardandolo<br />
agire e parlare emerge <strong>il</strong> fatto che la sua<br />
fede vissuta, la sua forte cattolicità ti mostra<br />
come sa forgiare la statura della personalità<br />
umana. Vedi in lui un realismo sano e positivo<br />
che non si basa su un non ben definito ottimismo<br />
ma sulla certezza del fatto di Cristo,<br />
della sua presenza e della sua azione contemporanea<br />
che avviene sempre nel presente».<br />
E ancora, «Don Pasquale conosce molto bene<br />
la storia della Chiesa e dei suoi Santi e la<br />
sa comunicare in modo incisivo ed essenziale<br />
facendoti vedere come Dio dentro le diverse<br />
vicende storiche agisca attraverso <strong>il</strong> temperamento<br />
e la precisa personalità di coloro<br />
che Egli chiama e che si lasciano afferrare, riconoscendolo<br />
come Signore, cioè Padrone di<br />
tutto ciò che esiste. Particolarmente si rendono<br />
evidenti in lui l’interesse e la passione<br />
singolare per la storia della presenza cristiana<br />
“m<strong>il</strong>anese”: nulla sfugge al “don” su questo<br />
terreno. Ti fa capire che tu sei parte e protagonista<br />
dell’azione di Cristo oggi, proprio in<br />
questa terra ben precisa. Citando i grandi vescovi<br />
di M<strong>il</strong>ano un giorno ci ha riferito che<br />
mai, come è accaduto ai tempi di Sant’Ambrogio,<br />
la Chiesa diede forma a tante opere<br />
di carità come gli ospedali, l’assistenza ai bisognosi,<br />
le opportunità di lavoro e tante altre<br />
ancora. Eppure, disse don Pasquale, “Leggendo<br />
le omelie di Ambrogio si scopre che l’unico<br />
contenuto delle sue prediche era <strong>il</strong> suo personale<br />
rapporto con Gesù, <strong>il</strong> fascino, la bellezza<br />
e la verità che Cristo è per ogni uomo<br />
e lo stupore per quanto Dio ami <strong>il</strong> destino di<br />
ognuno. Non si scova una sola esortazione al<br />
58 | 12 settembre 2012 | |<br />
POST<br />
APOCALYPTO<br />
Giuseppe<br />
Molteni,<br />
La confessione<br />
(1838), olio su<br />
tela, Gallerie<br />
d’Italia, M<strong>il</strong>ano<br />
popolo m<strong>il</strong>anese a darsi da fare per fare opere<br />
di carità”». «Pasquale ci ha fatto così ricapire<br />
che in prima istanza c’è la risposta alla<br />
domanda “chi sono io?”, c’è l’accorgersi della<br />
persona di Gesù, c’è lo scoprirlo e <strong>il</strong> guardarlo<br />
negli occhi. Il resto, le opere sociali e caritatevoli<br />
e pure quelle politiche, sono una conseguenza<br />
dell’impeto generativo che nasce dal<br />
riconoscere Dio fatto uomo».<br />
Interessante, ho pensato; poi, sempre gli amici<br />
che lo frequentano, hanno aggiunto: «Don<br />
Pasquale dopo la Messa è solito ritrovarsi<br />
con semplicità e amicizia con alcuni dei partecipanti<br />
per un caffè. Prima però, in chiesa<br />
davanti alla statua della Madonna recita con<br />
chi vuole <strong>il</strong> rosario, parla del Santo del giorno<br />
e dà un giudizio sulle vicende sociali e politiche<br />
che accadono, un aiuto a tutti per districarsi<br />
dalla confusione odierna che regna<br />
indisturbata. Vedi che per lui la fede non sono<br />
i “massimi sistemi”, ma sa giudicare e orientare<br />
l’orizzonte vero della vita di oggi».<br />
Recentemente don Pasquale ha detto: «È da<br />
molto tempo che la Chiesa m<strong>il</strong>anese non genera<br />
dei santi» e a questo proposito si è dichiarato<br />
molto contento del fatto che si sia<br />
avviata la causa di beatificazione di don Luigi<br />
Giussani. Per lui è un segno e un grande dono<br />
dello Spirito per tutta la Chiesa m<strong>il</strong>anese, universale<br />
e per <strong>il</strong> mondo intero.
Quando poi mi sono confessato mi ha commosso<br />
la sua modalità di rapportarsi a me<br />
peccatore e mi ha sorpreso la “penitenza” che<br />
mi ha assegnato. Don Pasquale mi ha detto di<br />
pregare per questi tre motivi: 1) Perché <strong>il</strong> movimento<br />
di Cl rimanga fedele all’origine del<br />
suo carisma. 2) Perché si realizzi al più presto<br />
la causa di beatificazione di don Giussani per<br />
<strong>il</strong> bene di tutta la Santa Chiesa. 3) Perché la<br />
fraternità “San Carlo” (un gruppo di sacerdoti<br />
missionari che vivono la vita comune in case<br />
chiamate “missioni” sparse in tutto <strong>il</strong> mondo),<br />
realizzi sempre più <strong>il</strong> motivo per cui è nata.<br />
Mi sono sentito abbracciato e mi sono stupito<br />
della coscienza e della consapevolezza di que-<br />
In un mondo dove <strong>il</strong> moralismo è diventato<br />
criterio del vivere, come non cadere nella<br />
disperazione se l’uomo non avesse la possib<strong>il</strong>ità<br />
di gioire, di godere della bellezza divina<br />
della confessione? In un mondo puritano<br />
dove basta un pettegolezzo per eliminarti,<br />
come si fa a non scivolare nella depressione?<br />
sto anziano sacerdote che senza quasi conoscermi<br />
ha saputo leggere così intelligentemente<br />
l’umanità della mia persona.<br />
Ho chiesto poi a Don Pasquale cosa significhi<br />
per lui obbedire, cos’è l’obbedienza e mi ha risposto<br />
così: «Essendo “innamorati” di Cristo<br />
noi siamo sempre servi obbedienti, (<strong>il</strong> Vangelo<br />
dice “inut<strong>il</strong>i” ), anche se non siamo né sordi<br />
né muti…».<br />
Pieno di gratitudine verso <strong>il</strong> Mistero che non<br />
smette mai di mostrarsi alla mia vita con la<br />
sua sapienza e misericordia ho salutato con<br />
gratitudine don Pasquale. Spero di confessarmi<br />
ancora da lui, un prete veramente cattolico,<br />
cioè un uomo vero.<br />
paldo.trento@gma<strong>il</strong>.com<br />
In Paraguay, ho avuto di nuovo la grazia<br />
immeritata di vivere con padre Alberto,<br />
già mio compagno di cammino<br />
negli anni Novanta. Grazie alla Divina Provvidenza,<br />
è venuto dall’Ecuador in Paraguay<br />
per aiutarmi nel cammino della conversione.<br />
Il primo gesto di benvenuto è stato quello<br />
della confessione reciproca, perché ambedue<br />
siamo coscienti che un’amicizia che non<br />
ha come punto di partenza <strong>il</strong> sacramento della<br />
confessione si trasforma in complicità. Come<br />
posso perdonare, abbracciare tutti se non<br />
vivo intensamente <strong>il</strong> sacramento della confessione<br />
che per me è più necessario dell’aria<br />
che respiro?<br />
In un mondo dove la persona è stata cancellata,<br />
dove <strong>il</strong> moralismo è diventato criterio<br />
del vivere, dove la struttura è più importante<br />
della persona; in un mondo dove è sempre<br />
più evidente che più importante della persona<br />
è l’Istituzione, come non cadere nella disperazione<br />
se l’uomo non avesse la possib<strong>il</strong>ità<br />
di gioire, di godere della bellezza divina della<br />
confessione? Per questo motivo, ho chiesto a<br />
padre Alberto di scrivere quello che significa<br />
nella sua vita la confessione settimanale.<br />
Amici, in un mondo puritano dove è sufficiente<br />
un pettegolezzo per eliminarti, come si fa<br />
a non scivolare nella disperazione se manca<br />
la confessione? Quello che ci ha impedito di<br />
precipitare nella delusione o nella depressione<br />
durante questi ultimi mesi è stato <strong>il</strong> sacramento<br />
della confessione, origine e contenuto<br />
delle poche ma grandi amicizie che continuano<br />
ad accompagnarci.<br />
paldo.trento@gma<strong>il</strong>.com<br />
Cos’è la confessione? Qualcosa da temere,<br />
perché c’é un giudizio sugli errori<br />
commessi e le mancanze avute? Per<br />
questo normalmente la gente la sfugge: per<br />
paura. Per me, da alcuni anni, non è più così<br />
e per questo ringrazio padre Aldo che mi ha<br />
fatto riscoprire la confessione come la bellezza<br />
della misericordia di Dio che tocca la nostra<br />
carne, quella carne rovinata dal peccato<br />
ma che viene resa bella dal Suo perdono. Al<br />
Signore non importa <strong>il</strong> colore dei nostri peccati<br />
o le nostre nefandezze. Ciò non vuol dire<br />
che vengano giustificati, anzi.<br />
È sempre necessario un lavoro personale per<br />
poter chiedere <strong>il</strong> perdono sacramentale. Ma<br />
<strong>il</strong> lavoro non è l’analisi psicologica del peccato<br />
o del motivo del peccato, è la richiesta<br />
struggente del Suo perdono che ci rende capaci<br />
di riprendere <strong>il</strong> cammino. Come <strong>il</strong> figliol<br />
prodigo che viene riaccolto nella casa del padre<br />
con una festa perché <strong>il</strong> peccato lo aveva<br />
fatto letteralmente morire e <strong>il</strong> perdono gli dà<br />
la possib<strong>il</strong>ità di risuscitare, di nascere di nuovo.<br />
La confessione è letteralmente una nuova<br />
nascita.<br />
Quando mi confesso, preparandomi seriamente,<br />
io sperimento questo, e Lui mi fa<br />
guardare alla Sua presenza. Quello sguardo<br />
che prima era tutto rivolto alle mie incapacità,<br />
incoerenze ed evidenti deficienze, si rivolge<br />
a quella Bellezza che mi fa nuovo.<br />
Quello della penitenza è diventato negli anni<br />
<strong>il</strong> sacramento che amo di più insieme all’Eucarestia<br />
a cui è strettamente legato, per cui<br />
confessarmi è diventata una necessità e la<br />
penitenza non è una condanna da scontare o<br />
una pena da infliggere, ma una speranza da<br />
ridare a chi si era allontanato. Ringrazio di<br />
nuovo i miei confessori (nei primi anni di questa<br />
riscoperta è stato padre Aldo anche se<br />
dopo per circostanze storiche sono stati altri),<br />
ho sempre incontrato non giudici che mi hanno<br />
inflitto una pena che mi sono meritato, ma<br />
fratelli nel sacerdozio che mi hanno fatto sperimentare<br />
la bellezza della Sua misericordia.<br />
Padre Alberto<br />
| | 12 settembre 2012 | 59
LETTERE<br />
AL DIRETTORE<br />
Lezioni di lessico dai<br />
radicali e di onestà dallo<br />
Stato di polizia fiscale<br />
Caro direttore, ti ringrazio per i giudizi che hai ritenuto<br />
di esprimere sul mio modo di esercitare la professione<br />
giornalistica; altri, se vorranno, risponderanno riguardo<br />
a RR; tuttavia se mi avessi informato ti avrei pregato di<br />
ut<strong>il</strong>izzare un altro aggettivo piuttosto che “zelante” (dà l’impressione<br />
di subalterno e conformista). A proposito poi della<br />
nostra fraterna chiacchierata, (non una “confessione”; infatti<br />
non ti sei sentito nemmeno vincolato alla riservatezza) con-<br />
sentimi di riempire gli spazi lasciati vuoti dalla tua memoria<br />
SPORT<br />
ÜBER<br />
ALLES<br />
I buoni<br />
60 | 12 settembre 2012 | |<br />
selettiva. Ti dicevo che, in un’Italia che<br />
si vuole disgregata e superficiale, è bello<br />
ci sia chi – come <strong>il</strong> popolo di Cl, come<br />
i radicali – ricerca e tiene vivi i propri<br />
tesori; che una cosa però ci divide (e<br />
provoca sofferenza, come sa chiunque<br />
abbia avuto bisogno della “p<strong>il</strong>lola del<br />
giorno dopo” in Lombardia): la vostra<br />
convinzione di avere la verità in tasca.<br />
Soggiungevo poi, ricordando la fisionomia<br />
di alcuni vostri autorevoli esponenti,<br />
che la consuetudine a combattere i<br />
comunisti vi ha fatti uguali a loro: guerrieri<br />
piuttosto che martiri. Il fatto che<br />
tu abbia inteso <strong>il</strong> mio: “cercatori di tesori”,<br />
come “guardiani” non fa che confermare<br />
le mie impressioni. Ps. Nell’attesa<br />
di leggere questa mia precisazione tra<br />
gli editoriali del prossimo numero (come<br />
immagini tengo molto alla mia identità)<br />
ti saluto fraternamente.<br />
Em<strong>il</strong>iano S<strong>il</strong>vestri via internet<br />
Come potrai verificare, caro Em<strong>il</strong>iano,<br />
tanto per cominciare dal ps, <strong>il</strong><br />
posto delle lettere esiste anche per<br />
le precisazioni e rettifiche, altrimen-<br />
PROPOSITI d’InIzIO STAgIOnE<br />
Solite intercettazioni, vecchie polemiche<br />
e <strong>il</strong> più bastardo Fred Perri di sempre<br />
propositi cominciano sempre di lunedì. Io, ad<br />
esempio, da oggi sono a dieta. Potevo cominciare<br />
ieri ed evitare <strong>il</strong> daiquiri che mi ha tenuto sveglio<br />
per tutta la notte, eppure. Eppure si tende a procrastinare.<br />
Io ho un dottorato in procrastinamenti.<br />
L’estate è finita in una tempesta di pioggia portata da<br />
Poppea (ma chi li sceglie i nomi?) e rieccoci qua. Dal-<br />
ti, se ogni precisazione e rettifica<br />
dovesse collocarsi esattamente nel<br />
punto dove si trovava l’affermazione<br />
imprecisa o errata, su ogni giornale<br />
tu leggeresti un casino abbastanza<br />
colossale. Quanto al resto, ne prendo<br />
atto, fraternamente, senza verità in<br />
tasca e senza memoria selettiva (anzi,<br />
grazie per la ricostruzione della<br />
nostra chiacchierata), sempre preferendo<br />
l’originale secondo me (“guardiani”)<br />
alla tua impressione di aver<br />
detto “cercatori”. Infine sperando<br />
che almeno nelle cose belle e vere ci<br />
evitiamo ogni riservatezza.<br />
2<br />
Ho <strong>il</strong> maledetto difetto di essere un<br />
“precisino” e <strong>il</strong> 17 dicembre 2011 ho<br />
provveduto al pagamento canone Rai<br />
per <strong>il</strong> 2012 inviando l’importo di euro<br />
111,50 all’apposito conto corrente. A fine<br />
dicembre <strong>il</strong> canone aumentava di 2<br />
euro: e che fa la “mamma degli italiani”?<br />
Mi invia un avviso di pagamento di<br />
euro 2 per integrazione canone, euro<br />
5,72 per integrazione periodo 1/9-12/9<br />
(che sarà mai?), euro 2,82 per differenza<br />
periodo 1/12-12/12. Oltre gli importi<br />
per sanzione per tardivo pagamento<br />
pari a 8,17 euro. In totale, per essermi<br />
“precipitato” a pagare anzitempo, la<br />
tv di Stato mi ha punito con una ammenda<br />
aggiuntiva di quasi 18 euri. Ma<br />
Monti quando pensa di “sistemare” la<br />
Rai? O dobbiamo ri-aspettare <strong>il</strong> Cavaliere<br />
perché lo faccia per davvero?<br />
Antonio Ascione Torre del Greco (Na)<br />
2<br />
Mi sono accorto solo adesso che sto<br />
leggendo Rodney Stark, di questo passo<br />
de La vittoria della ragione (Lindau)<br />
che lei ben conosce ma che mi inquieta:<br />
«Quando chi governa pensa solamente<br />
a estorcere <strong>il</strong> massimo a chi controlla,<br />
allora anche i sudditi divengono sensib<strong>il</strong>mente<br />
avari e reagiscono sperperando,<br />
accumulando o nascondendo i frutti<br />
del proprio lavoro, senza riuscire a<br />
produrre quanto potrebbero. (…) Ne risulta<br />
un tenore di vita al di sotto delle<br />
potenziali capacità produttive della società».<br />
Sudditi a parte, mi vien da pensare<br />
a noi, adesso. Esagero?<br />
Luigi Cestaro via internet<br />
Secondo la famosa intervista a Monti,<br />
scatenare l’Agenzia delle Entrate<br />
e la guardia di Finanza fa parte<br />
della “guerra giusta”. Intanto i porti<br />
italiani in questa guerra estiva hanno<br />
perso <strong>il</strong> 70 per cento dei navigatori<br />
a diporto e i conseguenti introiti<br />
per <strong>il</strong> fisco italiano. Vale per <strong>il</strong> settore<br />
nautico, ma a ben vedere, vale<br />
per la valangata di benestanti che<br />
stanno correndo a riparare i loro beni<br />
all’estero. Con quali “controproducenze”<br />
per l’Italia lo sapremo presto.<br />
Ma non si è mai visto, o almeno<br />
non ci è noto, <strong>il</strong> caso di uno Stato di<br />
polizia fiscale che funzioni e che riesca<br />
a produrre stimoli positivi alla<br />
produzione e alla crescita. E adesso<br />
premono per far votare una “legge<br />
anti-corruzione” («come se la corruzione<br />
si sconfiggesse con una legge»<br />
disse e poi si tacque un onesto deputato<br />
Pd di area ex Pci-Coop), che dicono<br />
ci sia richiesta dall’Europa ma<br />
che intanto è stata approvata da un<br />
paese come l’Albania, ma non dalla<br />
germania (almeno non nei termini<br />
in cui la si vorrebbe introdurre in<br />
Italia). Legge che darà ai pm d’assal-<br />
di Fred Perri<br />
la finestra del mio buen retiro agli sgoccioli, guardo <strong>il</strong><br />
mondo come da un oblò (ah, Gianni Togni) e penso ai<br />
buoni propositi. Dunque: dieta ferrea, meno cinismo<br />
baro, meno incattivimento, meno pagliuzze estratte<br />
dall’occhio del nemico, meno giudizi sprezzanti, meno<br />
senso di superiorità, meno birignao, più rispetto<br />
AP/LaPresse<br />
per gli arbitri, di qualsiasi “sport” si tratti, meno ten- Foto:
to un’ulteriore arma da “menti finissime”<br />
per ammazzare l’intrapresa.<br />
Pensate: una giovanissima stagista<br />
che è stata a <strong>Tempi</strong> solo un paio di<br />
settimane ci ha appena richiesto una<br />
“lettera di raccomandazione” per <strong>il</strong><br />
college, perché in America “<strong>il</strong> traffico<br />
di influenze” previsto dal nostro<br />
ddl anticorruzione è una scemenza<br />
levantina che non esiste, mentre la<br />
segnalazione precisa e documentata<br />
di un certo nominativo da parte<br />
di una datore di lavoro, sia pur avventizio<br />
come nel caso di uno stage,<br />
in America fa punteggio e può risultare<br />
addirittura dirimente per l’ammissione<br />
o meno a un college.<br />
2<br />
Avevo già rinnovato <strong>il</strong> mio abbonamento<br />
a <strong>Tempi</strong>, ma l’ascolto al Meeting di<br />
Rimini delle parole accorate di Lodovico<br />
Festa, che si è commosso per <strong>il</strong> calvario<br />
giudiziario cui è sottoposto l’amico<br />
Antonio Simone, sarebbero da sole<br />
valse <strong>il</strong> prezzo di un abbonamento, da<br />
parte di chi ama la “giustizia giusta” e<br />
avversa <strong>il</strong> “giustizialismo mediatico a<br />
orologeria” contro chi non è funzionale<br />
al “politically correct”. In quello stesso<br />
incontro ho apprezzato anche l’onestà<br />
intellettuale di Oscar Giannino, che<br />
ha voluto valutare chi gestisce la cosa<br />
pubblica sulla base dei risultati conseguiti<br />
e non dei pregiudizi, distinguendo<br />
tra quello che reputa <strong>il</strong> deludente risultato<br />
nazionale del centrodestra (un po’<br />
ipercritico ma condivisib<strong>il</strong>e quando ha<br />
parlato di assenza di misure in favore<br />
della famiglia) e l’apprezzab<strong>il</strong>e risultato<br />
conseguito in Lombardia da Formigoni.<br />
Non mi è piaciuto <strong>il</strong> tentativo strumentale<br />
(purtroppo con qualche incauta<br />
posizione interna a Comunione e Liberazione)<br />
di trasformare <strong>il</strong> Meeting in<br />
una sorta di verifica dell’indice di gradimento<br />
residuale di Formigoni. Ma a chi<br />
si è d<strong>il</strong>ettato in questo poco edificante<br />
esercizio dico che tanto Festa quanto<br />
Giannino hanno fornito un saggio di<br />
come <strong>il</strong> giornalismo serio non possa alimentare<br />
alcuna macchina del fango.<br />
Credo che dobbiamo essere orgogliosi<br />
di un abbonamento che ci permette di<br />
imbatterci settimanalmente nella raffinatezza<br />
del loro argomentare.<br />
Daniele Bagnai Firenze<br />
Grazie, ma non parlerei di qualche<br />
“incauta posizione interna a Cl”,<br />
piuttosto di qualche incauto cicisbeo<br />
ammaliato dal Fatto Quotidiano,<br />
organo della famosa macchina.<br />
2<br />
Caro direttore, leggo sul numero 35 di<br />
<strong>Tempi</strong> che la Signora M.V. di Rovigo<br />
non può abbonarsi perché senza lavoro.<br />
Se mi fai sapere come, vorrei essere<br />
io a donarglielo.<br />
Mauro Mazzoldi via internet<br />
Grazie, dovremmo aver già provveduto<br />
noi, <strong>il</strong> pensiero e l’offerta valgono<br />
per <strong>il</strong> meno abbiente che conosce<br />
e che vuole lei.<br />
2<br />
Nell’articolo di Ugo Finetti su <strong>Tempi</strong><br />
numero 32/33 si parla della collaborazione,<br />
auspicata dal Papa, tra non credenti<br />
e cattolici e poi della famiglia come<br />
risorsa. Ma com’è possib<strong>il</strong>e tale<br />
collaborazione con la sinistra che NON<br />
riconosce la realtà, ossia i danni enormi<br />
provocati da divorzio e aborto? È la<br />
stessa sinistra che plaude al poliamore,<br />
di cui parla Rodolfo Casadei nello stesso<br />
numero della rivista?<br />
Carlo Aimar Busca (Cn)<br />
Possiamo ammettere una qualche<br />
forma di collaborazione col 90 per<br />
cento di italiani che pur non essendo<br />
di sinistra, purtroppo anch’essi NON<br />
riconoscono eccetera?<br />
2<br />
Ho letto su <strong>Tempi</strong> della festa popolare<br />
(n. 35, p. 13, ndr). A “ruota libera” proporrei<br />
come spunto “ideale” una festa<br />
che dica che nonostante la fatica la vita<br />
c’è e continua a sorprendere, quindi<br />
che sia una festa di testimonianze<br />
“operative” (vedi ad es. la sezione<br />
“L’Italia che lavora”). Partendo da un<br />
punto sottolineato da Carròn agli esercizi<br />
della Fraternità: la persona come<br />
luogo di “resistenza”. Riprendendo una<br />
questione che spesso ho sentito sottolineare<br />
da Vittadini sui monaci benedettini<br />
che di fronte alle invasioni barbariche<br />
non fuggivano ma ogni volta<br />
ripartivano a ricostruire. Per mettere a<br />
disposizione le “braccia”, fate sapere.<br />
Paola Colombo via internet<br />
Mi pare un bell’abbrivio. E anche come<br />
nomi, non c’è male. Grazie.<br />
2<br />
Egregio direttore, leggendo le lettere<br />
di Simone mi sentivo di scriverle questo<br />
pensiero: <strong>il</strong> dolore, la fatica che Simone<br />
sta vivendo diventano sacrificio<br />
ut<strong>il</strong>e per <strong>il</strong> volere di Dio, un valido collaboratore<br />
di Dio che ci permette di<br />
conoscere un pezzo della realtà carceraria<br />
e un collaboratore per cam-<br />
redazione@tempi.it<br />
tativi di sputtanare l’avversario rivelando le sue faccende<br />
private, più comprensione per i peccati, miei e<br />
altrui, più altra guancia e meno calci nei coglioni. Però,<br />
un bel programma.<br />
Poi ho aperto un sito di informazioni qualsiasi: auto-proclamati<br />
onestoni, insulti a tutti, la solita litania<br />
contro gli arbitri, le solite intercettazioni, i soliti noti<br />
che pontificano sentendosi sempre migliori degli altri,<br />
difensori di un calcio e di una società “puliti” (se le<br />
cantano e se le suonano), i comici profeti e i giornalisti<br />
so tutto io. E allora ho mandato a ramengo i buoni<br />
propositi. Sarò <strong>il</strong> bastardo Fred Perri di sempre. A dieta,<br />
per cui più bastardo.<br />
| | 12 settembre 2012 | 61
iare i cuori dei detenuti, attraverso<br />
i miracoli che già accadono». Per<br />
questo dico a Simone con affetto “coraggio,<br />
sii forte”, sei abbracciato e sostenuto<br />
da Uno più forte di noi. A lei<br />
direttore, anche lei collaboratore di<br />
Dio, un grazie per l’opportunità che ci<br />
concede attraverso <strong>il</strong> giornale.<br />
Salvatore Pirrò via internet<br />
2<br />
Caro direttore, vorrei tanto anch’io la<br />
tessera di Comunione e Libertà. Non<br />
si potrebbe pensare di proporre un libero<br />
tesseramento a chiunque voglia?<br />
Anche per dare retta al suggerimento<br />
di Lodovico Festa al Meeting quando<br />
ci invitava ad essere meno timidi. Non<br />
so, metti un costo simbolico di 1 euro<br />
e con <strong>il</strong> ricavato acquistare una pagina<br />
sul Corriere (o meglio su La Repubblica<br />
e su Il Fatto) per denunciare l’orrore<br />
della tortura della carcerazione preventiva<br />
a scopo intimidatorio. Che dici?<br />
Roberto Rossi via internet<br />
Quando per dire tutta la sua stima<br />
e gratitudine a Simone (un tipo<br />
di uomo che non rimanda a se stesso<br />
ma all’educazione ricevuta e ancora<br />
in itinere), un detenuto coniò<br />
per lapsus “Comunione e Libertà”,<br />
succursale galeotta di CL, saltò fuori<br />
questo gioco pop per dire quanto<br />
ci sta a cuore <strong>il</strong> contrario del mainstream<br />
dominante sulle persone<br />
perbene e permale. Ora non ne farei<br />
un ennesimo stereotipo, ma un’ennesima<br />
ascia nel cuore.<br />
2<br />
Caro direttore, <strong>il</strong> preannunciato ddl che,<br />
secondo <strong>il</strong> ministro Severino, dovrebbe<br />
affrontare seriamente l’emergenza<br />
carceri, si colloca ampiamente nella<br />
lunga serie di bufale mediatiche che<br />
da troppo tempo ci vengono propinate.<br />
La proposta all’esame delle commissioni<br />
giustizia di Camera e Senato, infatti,<br />
riguarda <strong>il</strong> ricorso a misure alternative<br />
al carcere per reati che già oggi non lo<br />
prevedono; si riferisce a reati che prevedono<br />
condanne edittali, nel massimo,<br />
fino a 4 anni. Si tratta dei cosiddetti<br />
“reati bagatellari” che un serio provvedimento<br />
avrebbe dovuto depenalizzare<br />
e punire con sanzioni amministrative,<br />
sgomberando così i tavoli dei giudici<br />
da migliaia di fascicoli che contribuiscono<br />
ad ingolfare la macchina della giustizia.<br />
Invece, ancora una volta, si fanno<br />
annunci roboanti di misure salvacarceri<br />
che si rivelano inut<strong>il</strong>i, e non si vuole ammettere<br />
che <strong>il</strong> male peggiore della giustizia<br />
italiana è rappresentato dall’ut<strong>il</strong>izzo<br />
disinvolto, <strong>il</strong>legale e pretestuoso,<br />
che viene fatto della custodia cautelare<br />
in carcere. Un abuso che riguarda<br />
<strong>il</strong> 43 per cento dell’attuale popolazione<br />
carceraria, cioè 29 m<strong>il</strong>a persone che<br />
– combinazione – equivalgono all’incirca<br />
alla differenza tra capienza regolamentare<br />
delle carceri e presenza effettiva<br />
di detenuti: solo una coincidenza?<br />
Il dato che dovrebbe far riflettere e<br />
inorridire, è <strong>il</strong> 50 per cento di persone<br />
innocenti che, secondo le statistiche<br />
ministeriali, compongono questa massa<br />
di prigionieri della pena preventiva,<br />
persone che verranno assolte e, giustamente,<br />
chiederanno di essere risarcite<br />
per l’ingiusta detenzione, anche se non<br />
ci sarà alcun risarcimento in grado di<br />
compensare <strong>il</strong> dramma vissuto. In tempi<br />
di spending review, dimentichiamo<br />
l’aspetto umano e concentriamoci sui<br />
numeri: ogni giorno, compresi domeniche,<br />
Natale e Pasqua, in Italia vengono<br />
spesi 6 m<strong>il</strong>ioni di euro per mantenere<br />
in carcere persone che non hanno<br />
redazione@tempi.it LETTERE AL DIRETTORE<br />
vACANze DA CReATuRe<br />
La vita è andare per mare, guai<br />
a credere di trovarsi in piscina<br />
di Pippo Corigliano<br />
CARTOLINA<br />
DAL<br />
PARADISO<br />
In questi giorni di vacanze ritardate sto facendo delle lunghe nuotate<br />
in mare. Mi colpisce la differenza con le nuotate in piscina,<br />
quando sono in città. Nella piscina tutto è previsto e prevedib<strong>il</strong>e:<br />
acqua della temperatura giusta, colore cristallino, percorsi tracciati.<br />
In mare no, tutto è diverso. Ogni giorno <strong>il</strong> mare si presenta con un<br />
nuovo aspetto: un giorno è calmo e trasparente, un giorno corrucciato,<br />
un altro con i residui galleggianti di una mareggiata. Mi piace nuotare<br />
guardando <strong>il</strong> fondo, brulicante di pesci di vari colori che procedono<br />
in piccoli branchi, ignorandosi. Ogni tanto <strong>il</strong> riflesso del sole sul<br />
ventre di un’orata o di un sarago. Sempre un leggero timore dell’ignoto:<br />
potrebbe arrivare un predatore, un pesce fuori misura. Nel mare<br />
trovo un altro volto della natura con <strong>il</strong> suo fascino e la sua crudeltà.<br />
Un amico ha preso con la fiocina una ricciola con una sardina appena<br />
ingoiata. Nella piscina <strong>il</strong> creatore sono io, nel mare sono creatura che<br />
contempla la “creatività” del Creatore. Nel mare mi viene spontaneo<br />
pregare, in piscina tutto mi sembra preordinato. In piscina prevale<br />
l’<strong>il</strong>lusione di un mondo perfetto ma ingannevole. Nel mare c’è lo sgomento<br />
davanti alla grandezza di Dio. Vivrò quest’anno con la coscienza<br />
che la vita è andare per mare, guai a credere che mi trovo in piscina.<br />
Dipendo ogni giorno dalla benevolenza di Dio e nulla è scontato.<br />
Devo saper vedere la mano di Dio in ciò che mi circonda e abbandonare<br />
ogni sicurezza. Con la fiducia in Maria, Stella Maris.<br />
una condanna definitiva; di questi, 3<br />
m<strong>il</strong>ioni di euro riguardano la carcerazione<br />
di innocenti. Quanti posti di lavoro,<br />
ed<strong>il</strong>izia agevolata, e iniziative sociali<br />
si potrebbero attivare con quelle somme?<br />
Probab<strong>il</strong>mente verrebbero anche<br />
in parte eliminate le cause che generano<br />
i cosiddetti “reati predatori”, quelli<br />
dettati dal disagio e dalla fame. Le norme,<br />
caro ministro, esistono già nei nostri<br />
codici, basterebbe farle rispettare<br />
per bloccare <strong>il</strong> cortocircuito della giustizia<br />
cancerogena, che vede nelle prigioni<br />
la soluzione a tutti i problemi. Una delle<br />
norme, è quella che prevede l’ut<strong>il</strong>izzo<br />
del braccialetto elettronico, un progetto<br />
che è legge dello Stato italiano ed è<br />
già costato 110 m<strong>il</strong>ioni di euro alla collettività,<br />
ma giace inut<strong>il</strong>izzato da anni<br />
per <strong>il</strong> solo fatto che mancano informazioni<br />
e disposizioni precise ai magistrati<br />
che lo dovrebbero applicare quale misura<br />
deflattiva del sovraffollamento<br />
carcerario. Questa è l’economia del degrado,<br />
che ci costa ogni anno più dell’1<br />
per cento di P<strong>il</strong>, caro professor Monti,<br />
non lo insegnano alla Bocconi?<br />
Claudio Bottan<br />
Casa circondariale di Vicenza<br />
| | 12 settembre 2012 | 63
taz&bao<br />
Una domanda<br />
(che sarà ricorrente)<br />
a Repubblica<br />
64 | 12 settembre 2012 | | Infophoto<br />
«Un particolare colpisce nella campagna quasi quotidiana della<br />
Repubblica sulle vacanze di Roberto Formigoni ai Caraibi: la<br />
pretesa di svolgere una funzione di giornalismo all’americana<br />
senza pagare quel prezzo di minima trasparenza a cui Oltreoceano<br />
anche nelle inchieste più faziose non ci si sottrae. Ezio<br />
Mauro ha mai studiato i b<strong>il</strong>anci della società che controlla <strong>il</strong><br />
suo giornale? Si è mai accorto che <strong>il</strong> gruppo Cir suo “proprietario”<br />
lo è anche della Kos, società che si occupa di salute pubblica<br />
con ospedali, residenze di anziani, strutture di riab<strong>il</strong>itazione<br />
convenzionate con la Regione Lombardia, l’Em<strong>il</strong>ia Romagna<br />
e altre del Centro e Nord Italia? Si è informato di come questa<br />
società due anni fa si voleva quotare in Borsa, e invece poi vendette<br />
circa <strong>il</strong> 40 per cento del suo capitale sociale ad Axa, diventato<br />
poi <strong>il</strong> 46,7 per cento nel 2012? E pare manifestarsi ancora<br />
qualche problema: nel b<strong>il</strong>ancio del primo semestre del 2012<br />
l’ut<strong>il</strong>e netto è stato di 4,6 m<strong>il</strong>ioni di euro rispetto ai 6,2 m<strong>il</strong>ioni<br />
dell’anno precedente. Mi permetto di suggerire a Ezio Mauro<br />
che, nel suo esibirsi in spericolati moralismi, insieme alle domande<br />
a Formigoni, ponga anche <strong>il</strong> seguente quesito all’ingegner<br />
Carlo De Benedetti: “Vi può essere qualche interesse materiale<br />
della società che controlla Repubblica nella campagna<br />
contro <strong>il</strong> presidente della Regione Lombardia?”».<br />
Lodovico Festa Meeting di Rimini – 22 agosto 2012
glI UlTIMI<br />
SaRanno I PRIMI<br />
alla fIne Del vIaggIo<br />
L’eco di un’altra traversata<br />
di Marina Corradi<br />
66 | 12 settembre 2012 | |<br />
Diciannove agosto sera, al largo di livorno. La linea della costa con le sue luci<br />
nell’oscurità sembra un confine. Fino a lì la terra degli uomini; oltre, soltanto<br />
<strong>il</strong> mare. La nave traghetto si avvicina lenta, lasciandosi dietro una scia<br />
di schiuma chiara. Le luci di Livorno tremanti nel buio disegnano una città assisa<br />
nell’afa di agosto: come una vecchia di paesi mediterranei seduta, la sera, davanti alla<br />
porta di casa. In alto le stelle del Grande Carro – così indifferenti, straniere. Quaggiù<br />
la lanterna del faro che sciabola di raggi obliqui, a ritmo regolare, <strong>il</strong> nero del mare.<br />
Quella luce all’imbocco del porto sembra una scolta di vedetta su un orizzonte<br />
infinito. La nave ne riconosce <strong>il</strong> segnale: e avanza adagio, ma certa, verso <strong>il</strong> suo molo.<br />
I fari del porto disegnano sull’acqua riflessi rossastri. Passa una motovedetta<br />
della guardia costiera e si lascia dietro una scia che subito si dissolve. L’acqua calma<br />
è uno specchio che non trattiene le ombre che passano. Un istante, e tutto torna<br />
liscio e uguale. (Tu che ti affacci dall’alto del ponte pensi che quello scomparire<br />
di ogni traccia ti ricorda qualcosa; come una<br />
mano che sfiori una antica ferita).<br />
Sulle banchine dello scalo merci, a<br />
quest’ora, nessuno. Solo le sagome dei magazzini,<br />
squadrate sul cemento; e i bracci delle gru<br />
alti, immob<strong>il</strong>i, strani uccelli chiusi in un loro<br />
sonno d’acciaio. Tra i depositi per un istante ti<br />
pare di intravvedere l’ombra di un uomo. Un<br />
guardiano, o un poveraccio in cerca di un rifugio per la notte? La lanterna del faro,<br />
imperturbab<strong>il</strong>e, continua a girare.<br />
Laggiù, però, ci aspettano. Un gruppo di manovali attende che la pachidermica<br />
nave faccia la sua manovra e accosti la poppa, adagio, alla banchina. Allora dall’alto<br />
lanceranno cime grosse quanto <strong>il</strong> braccio di un uomo, e a terra le fisseranno<br />
agli ormeggi, tese, quasi lacci che immob<strong>il</strong>izzano una preda. Cos’è<br />
questa strana commozione, quando dopo ore di viaggio si attracca<br />
e si torna, dal mare, a terra, fra gli uomini? Quando i radar<br />
sul castello di prua smettono di girare; di cercare la rotta,<br />
la invisib<strong>il</strong>e strada sul mare.<br />
In questo porto che ha la luce e i s<strong>il</strong>enzi delle piazze<br />
di De Chirico tutto sembra in attesa. Di cosa poi?<br />
Un orologio sulla torre è chiaro e pallido come una<br />
faccia di luna. Segna le dieci e dieci con le lancette<br />
spalancate come braccia aperte. E allora noi passeggeri<br />
ci si affretta e ci si spinge sulle scale, le valige<br />
per mano, i bambini addormentati in braccio. Il confine<br />
è varcato, la terraferma è solida sotto ai nostri piedi.<br />
L’attimo incerto delle luci tremanti del porto, della<br />
lanterna del faro, è passato. Cosa è stata quell’ombra<br />
che per un attimo ti sei sentita addosso? L’eco di un’altra<br />
traversata, di un altro approdo. Nulla. Fantasmi.<br />
Niente di misurab<strong>il</strong>e dai radar che girano, ma non registrano<br />
le osc<strong>il</strong>lazioni del cuore.<br />
Cos’è questa strana commozione,<br />
quando si attracca e si torna a terra,<br />
fra gli uomini? In questo porto che<br />
ha la luce e i s<strong>il</strong>enzi delle piazze<br />
di De Chirico tutto sembra in attesa<br />
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