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Foto: AP/LaPresse<br />

ti surreali: chi ha arrestato Riina va sotto<br />

processo, le classi dirigenti dello Stato che<br />

hanno contribuito a distruggere la cupola<br />

mafiosa arrestando centinaia di boss, colpendo<br />

i loro patrimoni e poi prendendo<br />

anche Provenzano vengono indicati come<br />

i complici dell’assassinio di Borsellino che<br />

presuntivamente sapeva della trattativa ed<br />

era contrario. Naturalmente <strong>il</strong> tutto è stato<br />

la grande preparazione dell’avvento di<br />

Berlusconi al governo. Siccome questa è<br />

propaganda e ricerca di una piattaforma<br />

per la carriera di magistrati spregiudicati,<br />

io non mi faccio mettere l’anello al naso,<br />

e questo è <strong>il</strong> presupposto della ricerca della<br />

verità, e chiedo a Travaglio: come mai lo<br />

Stato che trattava con la mafia ha demolito<br />

la mafia? Non ha saputo rispondere. Ha<br />

detto: io non ho una mia risposta, le procure<br />

dicono che Riina forse è stato consegnato<br />

da Provenzano, che è stato poi arrestato<br />

quindici anni dopo solo perché era<br />

vecchio e malato… È una risposta? La verità<br />

e la logica hanno una stretta correlazione,<br />

cercare la verità è fare domande logiche<br />

sui processi che riguardano la realtà<br />

e sui fatti. Noi ex comunisti portiamo sul-<br />

«Il giornalismo cosiddetto indipendente è <strong>il</strong><br />

veicolo di una esasperazione dei compromessi.<br />

Chi si presenta sempre in una posizione<br />

di contro-potere vive una bugia di fondo»<br />

Sotto, <strong>il</strong> vicedirettore del Fatto<br />

Quotidiano Marco Travaglio,<br />

<strong>il</strong> leader dell’Idv Antonio Di Pietro<br />

e quello del Movimento 5 Stelle<br />

Beppe Gr<strong>il</strong>lo. In basso, <strong>il</strong> presidente<br />

della Repubblica Giorgio Napolitano<br />

le spalle responsab<strong>il</strong>ità storiche<br />

notevoli, ma dipingere<br />

Napolitano e Macaluso<br />

come subdoli e attivi<br />

agenti di una copertura<br />

della trattativa Stato-mafia<br />

non è possib<strong>il</strong>e, ci si spinge oltre i limiti<br />

del risib<strong>il</strong>e».<br />

Citare le sentenze è un argomento di<br />

una certa presa, anche se, fa notare Antonio<br />

Polito, editorialista del Corriere della<br />

Sera, «una sentenza definitiva sull’assassinio<br />

di Borsellino ha preso per buono <strong>il</strong><br />

pentimento di Scarantino e sappiamo che<br />

non è vero. Non si può ricostruire la storia<br />

di un paese con le disposizioni di un tribunale,<br />

oltretutto in un paese in cui gli errori<br />

giudiziari non mancano». Secondo Polito<br />

«in questione c’è qualcosa di più profondo<br />

della semplice lotta politica nei confronti<br />

di Napolitano, che si può spiegare anche<br />

con <strong>il</strong> fatto che, perso Berlusconi, c’è chi<br />

ha bisogno come <strong>il</strong> pane di un nemico».<br />

In questione, dice l’ex direttore del Riformista,<br />

«oltre al ruolo dell’informazione c’è<br />

<strong>il</strong> progetto ambizioso di una democrazia<br />

diretta, non rappresentativa e totalmente<br />

“trasparente”, Gr<strong>il</strong>lo lo dice chiaro».<br />

Il buco della serratura<br />

Cosa c’è di male nel desiderio di trasparenza?<br />

«Nulla e tutto – risponde Polito –. È<br />

un concetto fondamentale in democrazia.<br />

La casa del potere deve essere trasparente,<br />

bisogna poterci guardare dentro. Ma con<br />

che strumenti e da che punto di vista? Io<br />

ho fatto l’esempio del grande fratello con<br />

<strong>il</strong> telecomando in mano alle procure. Intercettiamo<br />

tutti quelli che se lo meritano, e<br />

poi c’è qualcuno che decide se ci sono comportamenti<br />

amorali o immorali da denunciare<br />

portandoli all’attenzione dell’opinione<br />

pubblica. La domanda è: chi mette in<br />

onda? Chi apre <strong>il</strong> microfono? Chi accende<br />

la luce?». Polito fa un esempio per assurdo:<br />

«Bertolaso ha protestato: perché avete<br />

dato ai giornali soltanto una parte delle<br />

mie intercettazioni e non quelle nelle<br />

quali faccio bella figura? Se volete giudicare<br />

non i miei reati, ma la mia dignità,<br />

serietà e probità trasmettete tutta la mia<br />

vita... Questa trasparenza, per essere corretta,<br />

non dovrebbe essere selezionata, tanto<br />

meno dai magistrati, cui viene delegato<br />

“<strong>il</strong> controllo di legalità”, che spetta invece<br />

agli elettori. È un atteggiamento pericoloso<br />

perché modifica l’equ<strong>il</strong>ibrio dei poteri,<br />

dà al giudiziario ciò che non gli compete».<br />

Ma c’è di peggio del grande fratello<br />

con telecomando in mano alle procure e<br />

ai loro referenti giornalistici (al riguardo<br />

Ferrara fa notare <strong>il</strong> cortocircuito per cui<br />

| | 12 settembre 2012 | 17

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