30.05.2013 Views

Scarica il PDF - Settimanale Tempi

Scarica il PDF - Settimanale Tempi

Scarica il PDF - Settimanale Tempi

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Foto: AP/LaPresse<br />

membri sembrano apparentemente molto<br />

devoti». I fatti però parlano una lingua<br />

diversa: «Noi abbiamo approfondito questo<br />

aspetto e abbiamo visto come abbiamo<br />

un’organizzazione che, più che “religiosa”,<br />

è essenzialmente “idolatrica”».<br />

Del resto, evidenzia <strong>il</strong> porporato pugliese,<br />

«anche <strong>il</strong> paganesimo antico era “religioso”,<br />

ma la sua religiosità era rivolta<br />

agli idoli». Che per la mafia «sono <strong>il</strong> potere,<br />

<strong>il</strong> denaro e la prevaricazione». Come<br />

non considerarla quindi «una società che,<br />

con un involucro pseudo-religioso, veicola<br />

un’etica antievangelica»? Cosa Nostra<br />

è insomma «una realtà intrinsecamente<br />

anticristiana» (tale affermazione del cardinale<br />

si ritrova sostanzialmente nel titolo<br />

dell’articolo: “Se <strong>il</strong> prete dà fastidio alla<br />

cultura mafiosa anticristiana”, ndr). Allora<br />

si comprende bene l’assassinio di don<br />

Puglisi, «ucciso in quanto sacerdote, non<br />

perché immerso in attività socio-politiche<br />

particolari». Il prefetto settantaquattrenne<br />

ci tiene a sottolinearlo: «Ucciso in<br />

quanto predicava la dottrina cristiana ed<br />

educava i giovani a vivere con coerenza <strong>il</strong><br />

loro battesimo. Non per altro. Non andava<br />

contro nessuno», ma «sottraeva le nuove<br />

generazioni alla nefasta influenza della<br />

malavita». Nell’intervista <strong>il</strong> cardinale<br />

Amato fa altre puntualizzazioni assai<br />

interessanti sui decreti del 28 giugno. Ad<br />

«L’ora è grave, siamo<br />

a un punto di rottura<br />

della civ<strong>il</strong>tà quando si<br />

pretende di snaturare <strong>il</strong><br />

matrimonio», ha detto <strong>il</strong><br />

cardinale arcivescovo di<br />

Lione Ph<strong>il</strong>ippe Barbarin<br />

(foto sopra) in relazione<br />

alla legalizzazione delle<br />

nozze omosessuali<br />

annunciata dal governo<br />

di François Hollande.<br />

A lato, <strong>il</strong> capo della<br />

Conferenza episcopale<br />

francese, l’arcivescovo<br />

di Parigi cardinale<br />

André Vingt-Trois<br />

esempio ricorda che «c’è un gruppo consistente<br />

di martiri della Guerra civ<strong>il</strong>e spagnola,<br />

morti tra <strong>il</strong> 1936 e <strong>il</strong> 1937». Sono <strong>il</strong><br />

vescovo aus<strong>il</strong>iare di Tarragona Emanuele<br />

Borràs Ferré (arrestato dai “rossi” cinque<br />

giorni dopo l’Alzamiento nazionalista,<br />

poi fuc<strong>il</strong>ato e bruciato) e altri 146 sacerdoti<br />

del clero secolare e regolare, assassinati<br />

nello stesso periodo. Osserva <strong>il</strong> prefetto:<br />

«Quella guerra ha inciso profondamente<br />

nella vita della Chiesa in Spagna.<br />

È stato un conflitto molto cruento.<br />

Dodici vescovi sono stati uccisi, a volte in<br />

una maniera crudele. Nemmeno sotto gli<br />

imperatori romani si era arrivati a tanto!».<br />

Un altro decreto sul martirio riguarda<br />

<strong>il</strong> laico indiano Devasahayam P<strong>il</strong>lai,<br />

ucciso nel proprio paese nel 1752. La sua<br />

storia ha molto impressionato <strong>il</strong> presule<br />

salesiano: «Era un indù di una casta alta,<br />

quella dei guerrieri. Quando si convertì<br />

al cristianesimo, ricevette critiche e persecuzioni<br />

da parte dei suoi connazionali<br />

indù, ma non solo. Fu imprigionato e torturato<br />

con ogni specie di supplizio, ma<br />

persistette eroicamente fino alla fine per<br />

Il cardinale Amato ha ricordato che durante<br />

la Guerra civ<strong>il</strong>e spagnola «dodici vescovi sono<br />

stati uccisi» dai “rossi”. «Nemmeno sotto gli<br />

imperatori romani si era arrivati a tanto!»<br />

non rinunciare mai alla sua fede battesimale».<br />

Puntuale l’attualizzazione del cardinale:<br />

«Quindi è una bellissima e grande<br />

figura di testimone per l’India di oggi,<br />

perché anche in questo tempo la Chiesa<br />

indiana è sottoposta a persecuzione, ma<br />

mantiene alta la fede in Cristo».<br />

UN COMMIATO EMINENTE. Mentre<br />

scriviamo, giunge la notizia della morte<br />

del cardinale Carlo Maria Martini, che<br />

<strong>il</strong> 2 giugno scorso aveva avuto un ultimo<br />

incontro con papa Benedetto XVI. Lo<br />

ricordiamo riandando al suo commiato<br />

dal Corriere della Sera. Domenica 24<br />

giugno l’arcivescovo emerito di M<strong>il</strong>ano<br />

ha concluso la sua collaborazione triennale<br />

con <strong>il</strong> quotidiano, che si esprimeva<br />

in una pagina mens<strong>il</strong>e (ultima domenica<br />

del mese) posta sotto <strong>il</strong> titolo “Lettere<br />

al cardinale Martini”. Un appuntamento<br />

atteso da molti, perché le considerazioni<br />

del porporato gesuita non sempre erano<br />

condivise da tutti, ma da tutti erano lette<br />

con attenzione rispettosa della sua caratura<br />

spirituale e culturale. La rubrica era<br />

“lanciata” in prima pagina, con ogni volta<br />

un’introduzione che dava <strong>il</strong> la a quanto<br />

stava scritto all’interno. Titolo di prima<br />

del 24 giugno: “Il dialogo con <strong>il</strong> cuore<br />

resiste al tempo”. Subito sotto l’ottantacinquenne<br />

arcivescovo emerito di M<strong>il</strong>ano<br />

palesava senza giri di parole <strong>il</strong> suo<br />

intendimento: «Viene <strong>il</strong> tempo in cui l’età<br />

e la malattia mi danno un chiaro segnale<br />

che è <strong>il</strong> momento di ritirarsi maggiormente<br />

dalle cose terrene per prepararsi<br />

al prossimo avvento del Regno. Assicuro<br />

della mia preghiera per tutte le domande<br />

rimaste inevase nella rubrica che ho tenuto<br />

per tre anni sul Corriere. Il dialogo con<br />

<strong>il</strong> cuore resiste al tempo». In pagina <strong>il</strong> presule<br />

torinese risponde ad alcune domande<br />

sulla storia di Giuseppe (figlio di Giacobbe)<br />

e a un lettore «sempre più allibito<br />

da ciò che succede nella (nostra?) Chiesa».<br />

In quest’ultimo caso l’esperto biblista<br />

ha risposto: «Lei sa che la mia risposta<br />

procede dalla risposta data da Gesù a<br />

Pietro: “E le porte degli inferi non prevarranno<br />

contro di essa” (Mt 16,18) riferendosi<br />

alla Chiesa. Questa parola darà a Pietro<br />

la certezza che se da un lato le “porte<br />

degli inferi” le sono addosso da sempre,<br />

dall’altro non saranno mai in grado di<br />

chiudersi dietro di essa». Nel taglio basso<br />

della pagina <strong>il</strong> porporato affronta invece<br />

<strong>il</strong> tema della perdita di un<br />

figlio bambino: «È <strong>il</strong> dolore<br />

più grande» e «solo la forza<br />

che viene dalla speranza<br />

può aiutarci a ritrovare<br />

<strong>il</strong> coraggio di vivere». n<br />

| | 12 settembre 2012 | 37

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!