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l'eclettico Thomas Griffiths Wainewright - Urbinoir

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l’analisi di Carr è più verosimile: TGW (come molti altri suoi illustri colleghi avvelenatori) era un<br />

assoluto egoista, privo di qualsiasi senso morale, incapace di comprendere a fondo la realtà dei suoi<br />

crimini perché simili cose non trovavano posto nella sua scala di valori, in base alla quale la sua<br />

posizione di gentiluomo era la cosa più importante. Se non si fosse trovato in difficoltà finanziarie,<br />

TGW non avrebbe mai fatto del male ad una mosca in vita sua: invece, avendo bisogno di denaro<br />

per mantenere il suo tenore di vita, divenne dapprima falsario e poi assassino con la massima<br />

indifferenza.<br />

Anche ai giorni nostri la figura di TGW non ha esaurito il suo interesse agli occhi degli studiosi.<br />

Nel 2000 è stato pubblicato <strong>Wainewright</strong> the poisoner, un libro che ha suscitato vasto clamore per<br />

due motivi. Innanzitutto l’autore, Andrew Motion, è un letterato di primo piano: non solo è poet<br />

laureate, cioè il poeta ufficiale di corte della monarchia britannica, ma è famoso anche come biografo,<br />

avendo pubblicato libri su Keats e su Philip Larkin. In secondo luogo, il suo lavoro su TGW<br />

non è una biografia ortodossa, bensì un tentativo di ricostruire la sua vita attraverso una “confessione”<br />

apocrifa, scritta ostensibilmente in prima persona da TGW stesso e nello stile del primo diciannovesimo<br />

secolo, mentre i fatti autentici sono esposti nelle note al termine di ogni capitolo.<br />

Questo esperimento letterario ha lo scopo, secondo l’autore, “di recuperare <strong>Wainewright</strong><br />

dall’oscurità e di riportarlo in vita come forza dinamica e plausibile. 58 ” Il perché è presto detto: “La<br />

sua carriera drammatizza idee che occuparono profondamente Wordsworth, Coleridge, Byron,<br />

Keats, de Quincey, Lamb e molti altri scrittori e artisti del Romanticismo. Combinando in sé una<br />

vita di cultura e una vita di crimine, egli impersonifica una versione estrema di ciò che essi<br />

consideravano una verità generale: che il bene e il male nascono dalla stessa radice. 59 ” L’ideale del<br />

Sé dei Romantici e l’importanza di una figura come TGW che ne esplorò sia gli aspetti teorici nei<br />

suoi scritti, sia gli aspetti pratici nello sconfinato egoismo dei suoi crimini, sono al centro<br />

dell’interesse di Motion. L’esperimento non può forse dirsi completamente riuscito, e ha suscitato<br />

reazioni contrastanti nella critica: ma ha dimostrato che a centosessant’anni dalla sua morte la<br />

personalità ambigua e profondamente duplice di TGW continua ancora ad eccitare la curiosità del<br />

pubblico.<br />

… e Sherlock Holmes.<br />

A questo punto, ritorniamo all’affermazione di Holmes dalla quale siamo partiti. Dobbiamo ora<br />

chiederci: in base a quali elementi il detective arriva a formulare il suo giudizio?<br />

Collochiamo innanzitutto la frase di Holmes nel suo adeguato contesto temporale e canonico.<br />

Siamo nel settembre del 1902: Watson è appena andato a vivere da solo in Queen Anne Street –<br />

presumibilmente in attesa di sposarsi di lì a poco – e a Holmes è stato proposto un delicato incarico<br />

riguardante un temibile criminale. Tanto temibile, in effetti, che sir James Damery lo definisce<br />

“l’uomo più pericoloso d’Europa” [ILLU, 985]. Ma il detective è già al corrente delle imprese del<br />

barone Gruner, perlomeno in ambito criminale: ed è quando sir James descrive i molteplici interessi<br />

culturali dell’assassino austriaco che Holmes pronuncia la frase nella quale cita TGW.<br />

(Dobbiamo purtroppo constatare che il dottor Watson, nel riportare le parole di Holmes, commette<br />

un’altra delle sue molteplici disattenzioni: infatti trascrive l’ortografia del nome come<br />

“Wainwright” anziché, correttamente, “<strong>Wainewright</strong>”. Il dottore è peraltro in buona compagnia:<br />

questo errore abbonda nella bibliografia su TGW.)<br />

Teniamo presenti due cose, per iniziare: la sconfinata cultura di Holmes in fatto di letteratura criminale<br />

(“immensa”, secondo Watson [STUD, 22]) e il fatto che Holmes, con la sua “passione per la<br />

conoscenza esatta e sistematica” [STUD, 17] difficilmente si sarebbe formato un’opinione in base<br />

ad elementi superficiali. Questo ci fa supporre che la bibliografia disponibile all’epoca su TGW gli<br />

fosse ben nota: in particolare, che avesse familiarità con i resoconti di Talfourd, Thornbury, Ellis e<br />

Seccombe, e forse anche con le opere letterarie di Dickens e Bulwer Lytton.<br />

58 MOTION, Andrew, <strong>Wainewright</strong> the poisoner, op. cit., p. xviii<br />

59 Ibidem, p. xvi

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