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Archivio omelie Anno Liturgico 2004-2005 (anno A)

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CORPUS DOMINI<br />

Giovanni 6,51-58<br />

Ho appena celebrato Messa. Ci pensavo anche stamattina: è da quando avevo sei anni che vado a<br />

Messa tutti i giorni. E da quando son parroco mi capita di binare, trinare, quatrinare di festa e di<br />

giorno di lavoro. Eppure le parole di Gesù a proposito del “pane del cielo” mi giungono anche<br />

stavolta nuove.<br />

Rimango stupito dalla grossolanità dei vocaboli e dei verbi usati dal Signore: “carne, sangue, cibo,<br />

bevanda, mangiare, bere”. Nell’ovattato ambiente ecclesiastico si dice, con molta proprietà,<br />

“assumere, consumare, alimento….”. Eppure anche Gesù era un raffinato, quando lo voleva. In<br />

questo caso non lo ha voluto. Gli interessava che capissimo che noi abbiamo bisogno di lui come il<br />

corpo ha bisogno di mangiare e di bere. Voleva che sapessimo che lui non è e non può essere una<br />

comparsa nella nostra vicenda umana, ma il protagonista. Voleva che fosse chiaro che il pane del<br />

cielo, il suo Corpo ed il suo Sangue, sarebbero rimasti per sempre lo strumento privilegiato del<br />

nostro rapporto con lui.<br />

Al punto di affermare: “Se no mangiate la mia carne e non bevete il mio sangue non avrete in voi la<br />

vita”. Così sono serviti coloro che dicono: io prego, ma a modo mio; il vado in chiesa, ma quando<br />

non c’è nessuno, perché odio la confusione.<br />

È vero: abbiamo sbagliato ad insistere sull’Eucaristia domenicale come precetto.<br />

Più giusto sarebbe stato ricordare con forza che si tratta di un bisogno. Ma deve esser detto che<br />

senza questo pane non c’è vita, proprio come senza manna gli ebrei non sarebbero arrivati alla terra<br />

promessa, proprio come Elia che ebbe bisogno del pane donatogli dall’angelo per camminare<br />

quaranta giorni e quaranta notti attraverso quel deserto che è spesso la vita ed arrivare al monte di<br />

Dio.<br />

Io dico ai miei parrocchiani: è certo che per vivere non basta respirare, ci vuole anche dell’altro;<br />

ma un corpo che non respira è certamente morto. Così è certo che non basta la Messa della<br />

domenica per essere dei buoni cristiani, ci vuole anche dell’altro; ma è certo che uno che non<br />

partecipa alla Messa domenicale è un cristiano morto.<br />

E mi domando angosciato come mai e da chi sia stato detto che non è più necessario andare a Messa<br />

di domenica, e che non andarci non è più peccato.<br />

La festa che celebriamo in questa domenica, la festa del Corpus Domini, vuol anche sottolineare un<br />

aspetto particolare dell’Eucaristia: “io sono il pane del cielo”, o, rovesciando la frase, “Il pane del<br />

cielo sono io”. La liturgia ci ricorda che non si tratta di una presenza simbolica, o solo “spirituale”<br />

di Gesù, ma di una presenza “reale”: come diceva il semplice, chiaro, impareggiabile catechismo di<br />

Pio X° “in corpo, anima e divinità”.<br />

Attento amico che ti accosti a questo Pane: non si tratta di “robetta”. Non è un gesto solidarietà, o<br />

un modo per marcare il nostro essere comunità. Avvicinati a questo pane sempre con trepidazione,<br />

con timore, con amore: non si gioca con Dio.<br />

Ecco.<br />

E con queste parole mi congedo da te. Abbiamo camminato insieme per un po’ di tempo. A me è<br />

stato utile offrirti un pensiero, spero che lo sia stato anche per te leggerlo. E come il Manzoni<br />

termino dicendo: “se fossimo riusciti ad <strong>anno</strong>iarvi, credete che non s'è fatto apposta”.<br />

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