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Archivio omelie Anno Liturgico 2004-2005 (anno A)

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RIFLESSIONE PER LA 19^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO<br />

Matteo 14,22-33<br />

22 Subito dopo ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull'altra sponda, mentre<br />

egli avrebbe congedato la folla. 23 Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la<br />

sera, egli se ne stava ancora solo lassù.<br />

24 La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento<br />

contrario. 25 Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare. 26 I<br />

discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: «È un fantasma» e si misero a<br />

gridare dalla paura. 27 Ma subito Gesù parlò loro: «Coraggio, sono io, non abbiate paura». 28<br />

Pietro gli disse: «Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque». 29 Ed egli disse:<br />

«Vieni!». Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30<br />

Ma per la violenza del vento, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!».<br />

31 E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».<br />

32 Appena saliti sulla barca, il vento cessò. 33 Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono<br />

davanti, esclamando: «Tu sei veramente il Figlio di Dio!».<br />

Bisogna proprio dire che i Vangeli di questo tempo ordinario sono uno più bello dell’altro.<br />

Anche questa volta c’è di tutto e di più.<br />

Prima scena: Gesù sale, solo, a pregare sul monte.<br />

Vi risparmio tutte le ovvie considerazioni sulla preghiera.<br />

Vi sembrerebbero, quasi di sicuro, frasi fatte.<br />

Che sia necessario pregare è fuori discussione. Se lo ha fatto il figlio di Dio, quanto più noi.<br />

Che passare dalle belle parole ai fatti sia assai difficile, è altrettanto fuori discussione.<br />

La preghiera, lo diceva giustamente San Benedetto, è un “opus Dei” (da non confondere con la nota<br />

congrega religiosa). È, cioè, un “lavoro”, una “fatica” che facciamo solo per Dio.<br />

E noi non amiamo propriamente faticare.<br />

Chi poi, come me, è un praticone, un rozzo, uno che farebbe carte false pur di non essere costretto a<br />

fermasi a meditare, sente doppiamente la fatica della preghiera.<br />

Ma non è questo che volevo sottolineare. Sono colpito dalla ricerca di solitudine che si intuisce in<br />

Gesù.<br />

E subito mi vengono in mente, a cascata, citazioni ed episodi in proposito. Lutero diceva: “Tema di<br />

vivere in comunità colui che non sa star solo”. E in un libricino sul celibato scritto da non mi<br />

ricordo più chi, si diceva che non si può vivere nel celibato senza un sano equilibrio interiore, e che<br />

non ci può essere un sano equilibrio interiore senza spazzi di solitudine.<br />

E poi ricordo una coppia, una bella coppia della mia prima parrocchia, quella di San Marco.<br />

Venivano da un bel paese di montagna, dove lei aveva ancora vivi i due genitori mentre lui aveva<br />

solo la mamma.<br />

Tornavano al paese ogni quindici giorni, e lui andava a dormire a casa sua, lei dai suoi genitori.<br />

Quando lo seppi rimasi un po’ stupito, abituato com’ero al “tutto e sempre insieme”. Ed invece mi<br />

accorsi che quei tempi di separazione e di solitudine facevano tanto bene a tutti: a loro, ai figli, ai<br />

genitori. Tornavano a Mestre più sereni.<br />

E’ un’idea. Perché tutti abbiamo bisogno di solitudine. E prima ancora dal punto di vista umano<br />

rispetto a quello religioso.<br />

Seconda scena: il mare in burrasca, il vento contrario (a proposito, in occasione del mio<br />

pellegrinaggio in terra santa nel 2000, sono salito anch’io su una barca per un giretto sul lago di<br />

Tiberiade, ed ho avuto la “fortuna” di un improvviso cambiamento meteorologico, con conseguente<br />

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