dicembre 2012/gennaio 2013 - Il Rossetti
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Interprete mai prevedibile,<br />
talentuoso, irregolare dona ad<br />
ogni sua prova un segno inatteso:<br />
gli spettatori dello Stabile<br />
regionale lo hanno verificato<br />
non solo nelle sue apparizioni<br />
recenti (come l’originalissimo<br />
Don Chisciotte o Servo di<br />
scena) ma anche nei grandi<br />
spettacoli di produzione in cui,<br />
diretto da Antonio Calenda, ha<br />
ottenuto risultati memorabili,<br />
protagonista del brechtiano<br />
Vita di Galielo e di Edipo Re.<br />
Ora inserisce la figura di<br />
Bruscon nell’ambito di una<br />
riflessione sul Teatro e sul<br />
suo rapporto con la società<br />
attraverso la Memoria che ne<br />
è l’elemento fondamentale.<br />
Dopo l’esordio al Salzburger<br />
Festspiel, nel 1985 (anno della<br />
composizione del testo) per<br />
la regia di Claus Peymann<br />
che lo riallestì con il medesimo<br />
cast anche a Bochun e al<br />
Burgtheater di Vienna, sono<br />
state rare le rappresentazioni<br />
de <strong>Il</strong> teatrante.<br />
LA SOLITUDINE DEL<br />
TEATRANTE<br />
Sia la trama che la<br />
stessa struttura del testo di<br />
Bernhard isolano il protagonista,<br />
come a voler evidenziare<br />
ulteriormente la sua già chiara<br />
condizione esistenziale e mentale:<br />
basti pensare che drammaturgicamente,<br />
<strong>Il</strong> teatrante<br />
è costruito quasi del tutto dal<br />
monologare di Bruscon, scritto<br />
addirittura senza punteggiatura.<br />
Un possente fluire in cui le<br />
battute, poche e scarne degli<br />
altri personaggi, si inseriscono<br />
come flash, senza possibilità di<br />
sviluppo.<br />
Bruscon è un attore megalomane<br />
di origini italiane, in<br />
tour attraverso l’Austria con<br />
una compagnia composta<br />
per lo più da suoi familiari.<br />
Trieste a Teatro - <strong>dicembre</strong>/<strong>gennaio</strong> <strong>2012</strong>/13<br />
Ebbene sono loro i primi a non<br />
comprenderlo, a preoccuparsi<br />
solo della mera sopravvivenza,<br />
e a farlo sentire solo con le<br />
proprie aspirazioni d’artista,<br />
con le proprie frustrazioni e<br />
con il proprio ego smisurato<br />
d’autore. Contro ogni accenno<br />
di buon senso, s’impunta<br />
nel voler mettere in scena un<br />
proprio pretenzioso dramma,<br />
che nessuno riesce a capire:<br />
La ruota della storia. Vi sfilano<br />
tutti i grandi, da Cesare<br />
a Napoleone, da Stalin a<br />
Madame Curie e tutti dalla<br />
gloria cadranno nel nulla…<br />
Tema pesante da affrontare,<br />
soprattutto se ci si ritrova<br />
in un paesino di provincia<br />
austriaco, dove meno di trecento<br />
anime vivono beate fra<br />
allevamenti di maiali e ricordi<br />
hitleriani; soprattutto se la<br />
messinscena non avverrà fra i<br />
velluti del palcoscenico, ma in<br />
una locanda squallida la cui<br />
pista da ballo è stata adattata<br />
agli attori. Depresso da questo<br />
scenario, Bruscon ci travolge,<br />
come un fiume in piena, con<br />
uno sfogo delirante e divertente<br />
che nulla risparmia: inveisce<br />
contro la famiglia priva<br />
di talento artistico, contro la<br />
moglie dalla salute malferma,<br />
contro l’arte e il teatro,<br />
addirittura contro il clima,<br />
contro quell’Austria (detestata<br />
dallo stesso Bernhard) ipocrita<br />
rispetto al proprio passato<br />
nazista… A sopportare tanta<br />
mortificazione, lo aiuterebbe<br />
di certo una sala piena e<br />
plaudente: ma qui – già nei<br />
panni di Napoleone – il povero<br />
Bruscon incontra il suo inevitabile<br />
fallimento. Un fulmine<br />
incendia la chiesa del paese,<br />
gli spettatori si distraggono,<br />
accorrono e l’attore rimane<br />
solo davanti alla platea vuota.<br />
di <strong>Il</strong>aria Lucari<br />
THOMAS BERNHARD<br />
Thomas Bernhard nasce a Heerlen, in<br />
Olanda, nel 1931; orfano di padre, vive<br />
prima con la madre a Vienna, successivamente<br />
col nonno materno nei pressi<br />
di Salisburgo, ed infine si trasferisce a<br />
Traunstein (in Germania), dove inizia<br />
anzitempo gli studi. Qui viene discriminato<br />
in quanto austriaco e questa<br />
situazione, sommata al crescente conflitto<br />
con la madre, lo porta a desideri<br />
di suicidio già in giovane età. Su consiglio<br />
di un assistente scolastico viene<br />
affidato ad un istituto di rieducazione<br />
in Turingia, dove viene educato al rigore<br />
e al nazismo, entrando a far parte del<br />
Convitto Nazionalsocialista di Salisburgo<br />
nel 1943.<br />
Durante i bombardamenti (1944) Thomas<br />
Bernhard abbandona Salisburgo,<br />
per poi ritornarci e iniziare l’apprendistato<br />
in un negozio di generi alimentari,<br />
continuando allo stesso tempo lo studio<br />
del canto e della musica. Ha appena<br />
vent’anni quando, malato di pleurite e<br />
di tubercolosi polmonare, viene ricoverato<br />
in sanatorio, dove fa la conoscenza<br />
di Hedwig Stavianicek, l’amica alla quale<br />
dedica la prima raccolta di articoli per<br />
il “Demokratisches Volksblatt” e il “Salzburger<br />
Volksblatt” di Salisburgo.<br />
Nel 1950, sotto gli pseudonimi di Thomas<br />
Fabian e Niklas van Herleen vengono<br />
pubblicati i primi racconti, seguiti<br />
dal “Der Schweinehuter”, che segna<br />
l’inizio di una nuova stagione artistica<br />
dedicata alla prosa, ai romanzi e ai poemi.<br />
Compie alcuni viaggi all’estero e,<br />
dopo un periodo di malattia, decide di<br />
studiare come attore al Mozarteum di<br />
Salisburgo, per poi iniziare a lavorare<br />
come autore indipendente. Pubblica<br />
nel 1963 “Gelo”, che lo fa vincere il<br />
Premio Julius Campe. L’anno successivo<br />
esce “Amras”, il suo romanzo più<br />
apprezzato, ambientato nell’omonima<br />
cittadina austriaca, mentre nel 1970,<br />
con la sua prima opera teatrale, “Una<br />
festa per Boris”, compie una svolta<br />
verso il teatro.<br />
Costituita da una ventina di pièce<br />
scritte negli anni ’70-’80, la sua drammaturgia,<br />
porta in scena una serie di<br />
paranoici, malati, visionari, protagonisti<br />
senza sviluppo psicologico che vengono<br />
attratti dal fallimento e dal degrado<br />
morale, che li porta e gesti estremi<br />
come il suicidio. Thomas Bernhard è<br />
stato molto criticato nel suo paese,<br />
soprattutto in seguito a “Piazza degli<br />
Eroi” (1988), una dura narrativa<br />
in contro l’Austria, che invece è stata<br />
molto apprezzata all’estero.<br />
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