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MAURICE HALBWACHS Les cadres sociaux de la mémoire Paris ...

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<strong>MAURICE</strong> <strong>HALBWACHS</strong><br />

<strong>Les</strong> <strong>cadres</strong> <strong>sociaux</strong> <strong>de</strong> <strong>la</strong> <strong>mémoire</strong><br />

<strong>Paris</strong> 1925<br />

Cap.5<br />

La <strong>mémoire</strong> collettive <strong>de</strong> <strong>la</strong> famille<br />

1. I quadri <strong>de</strong>l<strong>la</strong> vita collettiva ed i ricordi di famiglia<br />

Si è par<strong>la</strong>to spesso, nelle pagine prece<strong>de</strong>nti, <strong>de</strong>l<strong>la</strong> memoria collettiva e <strong>de</strong>i suoi<br />

quadri senza consi<strong>de</strong>rar<strong>la</strong> dal punto di vista <strong>de</strong>l gruppo o <strong>de</strong>i gruppi <strong>de</strong>i quali essa<br />

costituisce una <strong>de</strong>lle funzioni più importanti. Ci siamo limitati finora a osservare e<br />

segna<strong>la</strong>re quanto di sociale vi è nei ricordi individuali, in quelli, cioè nei quali ogni<br />

uomo ritrova il suo passato e cre<strong>de</strong>, spesso, di non ritrovare nient’altro che questo.<br />

Ora che abbiamo riconosciuto fino a che punto l’individuo si trova, per questo aspetto<br />

come per tanti altri, a dipen<strong>de</strong>re dal<strong>la</strong> società, è naturale consi<strong>de</strong>rare il gruppo stesso<br />

come capace di ricordo ed attribuire una memoria al<strong>la</strong> famiglia, ad esempio, così<br />

come ad ogni altro insieme collettivo.<br />

Non si tratta di una semplice metafora. I ricordi familiari si sviluppano, in<br />

verità, nelle coscienze <strong>de</strong>i diversi componenti <strong>de</strong>l gruppo domestico come su tanti<br />

terreni diversi: anche quando vivono a stretto contatto, a maggior ragione quando <strong>la</strong><br />

vita li allontana, ognuno di essi ricorda a suo modo il passato familiare comune. Le<br />

coscienze restano per certi aspetti impenetrabili le une alle altre, ma solo per certi<br />

aspetti. Nonostante le distanze create tra di loro dal contrasto <strong>de</strong>i temperamenti e<br />

dal<strong>la</strong> varietà <strong>de</strong>lle circostanze, i componenti di una famiglia sanno bene che, per aver<br />

condiviso <strong>la</strong> stessa vita quotidiana e per i legami che gli scambi continui di impressioni<br />

e di opinioni hanno stretto tra di loro e <strong>de</strong>i quali avvertono allora tanto più<br />

fortemente <strong>la</strong> resistenza quando si sforzano di romperli, i pensieri <strong>de</strong>gli altri hanno<br />

spinto in loro <strong>de</strong>i rami che non possiamo seguire e <strong>de</strong>i quali non possiamo cogliere <strong>la</strong><br />

trama, nel suo complesso, se non a condizione di riunire tutti questi pensieri, ed in<br />

qualche modo di ricollegarli. Un bambino, in una c<strong>la</strong>sse, è come un’unità umana<br />

completa finché lo si consi<strong>de</strong>ra solo dal punto di vista <strong>de</strong>l<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>; lo stesso<br />

bambino, se si pensa invece ai suoi genitori, se, senza allontanarsi dall’ambiente<br />

sco<strong>la</strong>stico, par<strong>la</strong> ai compagni o al maestro <strong>de</strong>l<strong>la</strong> sua famiglia, <strong>de</strong>l<strong>la</strong> sua casa, non<br />

appare più che come una parte o un frammento separato di una totalità; perché i suoi<br />

gesti, le sue parole di sco<strong>la</strong>ro si accordano così bene, finché egli vi si trova, col<br />

quadro <strong>de</strong>l<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, che lo si confon<strong>de</strong> con <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> stessa; ma non lo si confon<strong>de</strong><br />

con <strong>la</strong> sua famiglia, finché ne resta lontano, perché i pensieri che lo riconducono ai<br />

genitori e che egli può esprimere non trovano appigli nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>: nessuno li<br />

compren<strong>de</strong>, nessuno può completarli; ed essi certamente non bastano a se stessi.<br />

Se ci si limitasse al<strong>la</strong> memoria individuale, non si capirebbe, in partico<strong>la</strong>re, che<br />

i ricordi di famiglia riproducono altro che le circostanze nelle quali siamo entrati in<br />

contatto con questo o quel nostro parente. Continui o intermittenti, questi incontri<br />

darebbero luogo a <strong>de</strong>lle impressioni successive, ciascuna <strong>de</strong>lle quali indubbiamente in<br />

1


grado di durare e restare i<strong>de</strong>ntica a se stessa per un periodo più o meno lungo, ma<br />

senza altra stabilità di quel<strong>la</strong> comunicata loro dal<strong>la</strong> coscienza individuale che le sperimenta,<br />

D’altra parte, poiché in un gruppo di individui ve ne sono sempre taluni che<br />

cambiano, anche l’aspetto <strong>de</strong>l<strong>la</strong> totalità cambierebbe senza sosta per ognuna <strong>de</strong>lle sue<br />

parti. I ricordi familiari si ridurrebbero così ad una serie di quadri successivi:<br />

rifletterebbero innanzitutto le variazioni emotive o intellettuali di coloro che<br />

compongono il gruppo domestico. La famiglia obbedirebbe al<strong>la</strong> pressione <strong>de</strong>i suoi<br />

membri, e li seguirebbe nei loro movimenti. La sua vita trascorrerebbe come <strong>la</strong> loro,<br />

contemporanea al<strong>la</strong> loro, e le tradizioni di famiglia non durerebbero più di quanto<br />

possa loro convenire.<br />

Ma non è affatto così. In qualsiasi modo si entri in una famiglia, per nascita,<br />

per matrimonio o in altro modo, ci troviamo a far parte di un gruppo nel quale il<br />

nostro posto è fissato non dai nostri sentimenti personali, ma da regole e costumi che<br />

non dipendono da noi e che esistevano prima di noi. Lo sappiamo bene e non<br />

confondiamo le nostre impressioni e le reazioni affettive dinanzi ai nostri cari con i<br />

pensieri ed i sentimenti che essi ci impongono. “Bisogna — ha <strong>de</strong>tto Durkheim —<br />

distinguere radicalmente dal<strong>la</strong> famiglia l’aggregazione di esseri uniti da un legame<br />

fisiologico, dal quale <strong>de</strong>rivano sentimenti psicologici individuali che troviamo anche<br />

negli animali” 1 . Si dirà che i sentimenti che noi proviamo per i nostri genitori si<br />

spiegano con <strong>de</strong>i rapporti di consanguineità, rapporti individuali, così da essere essi<br />

stessi sentimenti individuali? Ma, innanzitutto, il bambino, nel quale questi<br />

sentimenti si formano e si manifestano con tanta intensità, non compren<strong>de</strong> <strong>la</strong> natura<br />

ditali rapporti. Ci sono, poi, società nelle quali <strong>la</strong> parente<strong>la</strong> non dipen<strong>de</strong> dal<strong>la</strong><br />

consanguineità. Tuttavia i sentimenti familiari non si spiegano neppure con le cure<br />

<strong>de</strong>l<strong>la</strong> madre, con l’ascen<strong>de</strong>nte fisico <strong>de</strong>l padre, con <strong>la</strong> coabitazione abituale con<br />

fratelli e sorelle. Dietro tutto questo, e che domina tutto questo, c’è un sentimento al<br />

tempo stesso oscuro e preciso di ciò che è <strong>la</strong> parente<strong>la</strong>, che non può nascere che nel<strong>la</strong><br />

famiglia e che si spiega solo con essa. Poco importa che i nostri sentimenti ed i nostri<br />

atteggiamenti siano, sotto questo aspetto, impressi in noi o insegnati da individui: non<br />

si ispirano anch’essi forse ad una concezione generale <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia? E lo stesso<br />

acca<strong>de</strong> per le re<strong>la</strong>zioni familiari che si stabiliscono tra sposi. Nell’antichità il<br />

matrimonio non è mai stato <strong>la</strong> pura consacrazione di un’unione fondata su di un sentimento<br />

reciproco. La fanciul<strong>la</strong> greca o romana entrava in una nuova famiglia <strong>de</strong>l<strong>la</strong><br />

quale doveva accettare il culto e le tradizioni. Nelle nostre società, né l’uomo né <strong>la</strong><br />

donna sanno bene, prima <strong>de</strong>l matrimonio, in che rapporto si troveranno e quali ordini<br />

di i<strong>de</strong>e e di sentimenti s’imporranno loro, per il fatto di costituire una nuova famiglia.<br />

Nul<strong>la</strong>, nel loro passato individuale, può farglielo preve<strong>de</strong>re. Nessuno di loro, anche<br />

dopo il matrimonio, potrà insegnare all’altro ciò che cre<strong>de</strong> egli stesso di ignorare. Ma<br />

entrambi obbediranno a <strong>de</strong>lle regole tradizionali, che hanno appreso inconsciamente<br />

nel<strong>la</strong> loro famiglia, come i loro figli le appren<strong>de</strong>ranno dopo di loro. È così che noi<br />

sappiamo al di là di ogni dubbio, tutto ciò che occorre fare, in qualsiasi situazione<br />

familiare le circostanze possano metterci.<br />

Bisogna dunque ammettere che le impressioni e le esperienze di individui uniti<br />

da rapporti di parente<strong>la</strong> ricevono <strong>la</strong> loro forma e gran parte <strong>de</strong>l loro significato da<br />

2


queste concezioni che comprendiamo e nelle quali ci compenetriamo per il solo fatto<br />

di entrare nel gruppo domestico o di farne parte Ben presto il bambino adotta nei<br />

confronti <strong>de</strong>l padre, <strong>de</strong>l<strong>la</strong> madre e di tutti i suoi un atteggiamento che non si spiega<br />

solo con l’intimità di vita, con <strong>la</strong> differenza d’età, con i sentimenti abituali d’affetto<br />

per coloro che ci circondano, di rispetto nei confronti di esseri più forti di noi e dai<br />

quali dipendiamo e di riconoscenza per i servizi che essi ci rendono. Sentimenti di<br />

questo tipo, per spontanei che siano, seguono sentieri già tracciati in prece<strong>de</strong>nza e che<br />

non dipendono da noi, ma <strong>de</strong>i quali <strong>la</strong> società si è curata di stabilire <strong>la</strong> direzione. Non<br />

c’è nul<strong>la</strong> di meno naturale, invero, di questo genere di manifestazioni affettive, niente<br />

che più si conformi a precetti e più risulti da una specie di “dressage”. I sentimenti,<br />

anche mo<strong>de</strong>rati, sono soggetti a molte fluttuazioni e si spostano, o si sposterebbero<br />

spesso, se non li si ostaco<strong>la</strong>sse, da una persona all’altra. Già è davvero straordinario<br />

che <strong>la</strong> famiglia riesca così generalmente ad ottenere dai suoi componenti che si amino<br />

sempre, nonostante <strong>la</strong> lontananza e le separazioni, e che spendano al suo interno <strong>la</strong><br />

maggior parte <strong>de</strong>lle risorse affettive <strong>de</strong>lle quali dispongono. Certo, anche all’interno<br />

<strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia, non sempre i sentimenti si rego<strong>la</strong>no sui rapporti di parente<strong>la</strong>. Capita<br />

che si amino <strong>de</strong>i nonni ed anche <strong>de</strong>gli zii, <strong>de</strong>lle zie, quanto e più <strong>de</strong>l padre o <strong>de</strong>l<strong>la</strong><br />

madre, che si preferisca un cugino ad un fratello. Ma a stento lo confessiamo a noi<br />

stessi e l’espressione <strong>de</strong>i sentimenti si rego<strong>la</strong> nondimeno sul<strong>la</strong> struttura <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia:<br />

ed è ciò che conta, se non per l’individuo, almeno perché il gruppo conservi autorità e<br />

coesione. Certo, ancora, si hanno <strong>de</strong>gli amici al di fuori <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia; si possono<br />

amare persone diverse dai propri familiari. Ma in questi casi, o <strong>la</strong> famiglia riesce a far<br />

proprie queste re<strong>la</strong>zioni e questi legami, sia che amici di questo genere, per il<br />

privilegio accordato loro dall’anzianità <strong>de</strong>i nostri rapporti, o perché apriamo loro<br />

l’intimità <strong>de</strong>l<strong>la</strong> nostra casa, divengano quasi <strong>de</strong>i parenti, sia che il matrimonio<br />

trasformi in parente<strong>la</strong> ciò che non era che <strong>la</strong> vicinanza di due individui. Oppure essa<br />

se ne disinteressa, come se tra questo tipo di affettività capricciosa, srego<strong>la</strong>ta, fantastica<br />

ed i sentimenti ben <strong>de</strong>finiti e permanenti sui quali essa si fonda non esistesse<br />

possibile confronto. Oppure, infine, essa pren<strong>de</strong> atto <strong>de</strong>l fatto che uno <strong>de</strong>i suoi<br />

membri è passato in un altro gruppo e si è separato da lei, sia che attenda il ritorno <strong>de</strong>l<br />

figliol prodigo, sia che faccia finta di averlo dimenticato. I nostri sentimenti, dunque,<br />

o si sviluppano nei quadri <strong>de</strong>l<strong>la</strong> nostra famiglia e si conformano al<strong>la</strong> sua organizzazione,<br />

oppure non possono essere condivisi dagli altri componenti <strong>de</strong>l<strong>la</strong> stessa,<br />

che, almeno in punto di diritto, rifiutano di farsi coinvolgere in essi o di prestar loro<br />

attenzione.<br />

È soprattutto quando paragoniamo diversi tipi di organizzazione familiare che<br />

ci sorpren<strong>de</strong> tutto ciò che vi è di acquisito e di esterno in quei sentimenti che<br />

avremmo potuto cre<strong>de</strong>re elementari ed universali quant’altri mai. Ed innanzitutto, a<br />

seconda che <strong>la</strong> discen<strong>de</strong>nza sia maschile o femminile, il figlio riceve o meno il nome<br />

<strong>de</strong>l padre, fa o non fa parte <strong>de</strong>l<strong>la</strong> sua famiglia. In una società a discen<strong>de</strong>nza matrilineare,<br />

il bambino non solo da piccolo, ma in misura tanto maggiore quanto più<br />

diviene consapevole <strong>de</strong>l<strong>la</strong> sua situazione in mezzo agli altri uomini, consi<strong>de</strong>ra <strong>la</strong><br />

madre ed i parenti di quest’ultima come <strong>la</strong> sua famiglia ristretta e trascura invece il<br />

padre, i cui antenati non sono i suoi. Nelle nostre società un fratello ritiene di avere<br />

3


con sua sorel<strong>la</strong> <strong>de</strong>i rapporti altrettanto stretti che con suo fratello; consi<strong>de</strong>riamo<br />

parenti allo stesso titolo zii e cugini paterni o materni; in Grecia, dove <strong>la</strong> famiglia non<br />

compren<strong>de</strong>va che i discen<strong>de</strong>nti di un maschio per via maschile, era <strong>de</strong>l tutto diverso.<br />

La famiglia romana era un corpo ampio che si annetteva, grazie all’adozione, nuovi<br />

componenti e collegava a sé un gran numero di schiavi e di clienti 2 . Nelle nostre<br />

società, nelle quali <strong>la</strong> famiglia ten<strong>de</strong> sempre più a ridursi al gruppo coniugale, come<br />

potrebbero i sentimenti che uniscono gli sposi e che con quelli che li uniscono ai loro<br />

figli bastano, quasi, a costituire l’atmosfera affettiva <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia, non trarre una<br />

parte <strong>de</strong>l<strong>la</strong> loro forza dal fatto che essi sono quasi l’unico cemento che amalgama i<br />

membri <strong>de</strong>l gruppo? Nel<strong>la</strong> famiglia romana, al contrario, l’unione coniugale non è<br />

che uno <strong>de</strong>i tanti rapporti che uniscono al padre di famiglia non solo coloro che hanno<br />

il suo stesso sangue, ma i clienti, i liberti, gli schiavi, i figli adottivi: i sentimenti<br />

coniugali vi giocano quindi solo un ruolo di secondo piano; <strong>la</strong> donna consi<strong>de</strong>ra suo<br />

marito soprattutto come il pater familias ed il marito, dal canto suo, ve<strong>de</strong> nel<strong>la</strong><br />

moglie, non una “metà” <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia, ma un elemento tra i tanti <strong>de</strong>l<strong>la</strong> stessa e che<br />

potrebbe venir eliminato da essa senza minacciarne <strong>la</strong> vitalità o ridurne <strong>la</strong> sostanza. Si<br />

è spiegata l’instabilità <strong>de</strong>i matrimoni a Roma e <strong>la</strong> frequenza <strong>de</strong>i divorzi con<br />

l’intervento <strong>de</strong>i parenti, sia <strong>de</strong>l marito che <strong>de</strong>l<strong>la</strong> moglie, che avrebbero avuto il potere<br />

di sciogliere un’unione conclusa con il loro consenso 3 ma non si sarebbe tollerato<br />

quest’intervento se il divorzio avesse minacciato l’esistenza stessa <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia,<br />

come nelle nostre società. Se è vero che “ammettendo a Roma una media di tre o<br />

quattro matrimoni per persona nel corso <strong>de</strong>l<strong>la</strong> vita siamo “al di sotto piuttosto che al<br />

di sopra <strong>de</strong>l<strong>la</strong> realtà” così che questo regime matrimoniale corrispon<strong>de</strong>rebbe ad una<br />

“poligamia successiva, i sentimenti <strong>de</strong>gli sposi dovevano distinguersi dal tipo di<br />

legame che si accompagna all’i<strong>de</strong>a <strong>de</strong>l matrimonio indissolubile.<br />

Oltre a queste regole comuni a tutta una società, esistono consuetudini e modi<br />

di pensare propri di ogni famiglia, e che parimenti impongono, ed anche più<br />

<strong>de</strong>cisamente, <strong>la</strong> loro forma alle opinioni ed ai sentimenti <strong>de</strong>i loro membri.<br />

“Nell’antica Roma — ci dice Fustel <strong>de</strong> Cou<strong>la</strong>nges — non c’erano né regole né forme<br />

o rituale comune per <strong>la</strong> religione domestica. Ogni famiglia go<strong>de</strong>va <strong>de</strong>l<strong>la</strong> più completa<br />

indipen<strong>de</strong>nza. Nessuna forza esterna aveva il diritto di rego<strong>la</strong>rne il culto o <strong>la</strong> fe<strong>de</strong>.<br />

Non vi era altro sacerdote che il padre. Come sacerdote, egli non riconosceva nessuna<br />

gerarchia. Il pontefice di Roma poteva pure assicurarsi che il padre di famiglia<br />

compisse tutti i riti religiosi, ma non aveva il diritto di richie<strong>de</strong>re <strong>la</strong> più picco<strong>la</strong><br />

modifica. Suo quisque ritu sacrificium faciat, quel<strong>la</strong> era <strong>la</strong> rego<strong>la</strong> assoluta. Ogni<br />

famiglia aveva le proprie cerimonie, le sue feste partico<strong>la</strong>ri,<br />

le sue formule di preghiera ed i suoi inni. Solo il padre, unico interprete ed unico<br />

pontefice <strong>de</strong>l<strong>la</strong> sua religione, poteva insegnar<strong>la</strong>, e poteva insegnar<strong>la</strong> solo a suo figlio.<br />

I riti, le parole <strong>de</strong>l<strong>la</strong> preghiera, i canti, che erano parte centrale di questa religione<br />

domestica erano un patrimonio, una proprietà sacra che <strong>la</strong> famiglia non condivi<strong>de</strong>va<br />

con nessuno e che era finanche proibito rive<strong>la</strong>re agli estranei. Parimenti nelle società<br />

di oggi più tradizionali, ogni famiglia I ha il suo carattere, i suoi ricordi che è <strong>la</strong> so<strong>la</strong> a<br />

commemorare ed i suoi segreti che rive<strong>la</strong> solo ai suoi componenti. Ma questi ricordi,<br />

come d’altra parte le tradizioni religiose <strong>de</strong>lle famiglie antiche, non consistono solo in<br />

4


una serie d’immagini individuali <strong>de</strong>l passato. Sono, al tempo stesso, <strong>de</strong>i mo<strong>de</strong>lli,<br />

<strong>de</strong>gli esempi e quasi <strong>de</strong>gli insegnamenti. In essi si esprime l’atteggiamento generale<br />

<strong>de</strong>l gruppo; essi non ne riproducono solo <strong>la</strong> storia, ma ne <strong>de</strong>finiscono <strong>la</strong> natura, le<br />

qualità, le <strong>de</strong>bolezze. Quando si dice: “Nel<strong>la</strong> nostra famiglia si vive a lungo, oppure:<br />

si è fieri, oppure: non ci si arricchisce”, si par<strong>la</strong> di una proprietà fisica o morale che si<br />

suppone inerente al gruppo, e che quest’ultimo trasmette ai suoi membri. E talvolta il<br />

luogo o <strong>la</strong> regione d’origine <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia o questa o quel<strong>la</strong> figura caratteristica di<br />

uno <strong>de</strong>i suoi membri che diviene il simbolo, più o meno misterioso, <strong>de</strong>l fondo<br />

comune da cui essi traggono i loro tratti distintivi. In ogni caso, con diversi elementi<br />

di questo genere, tratti dal passato, <strong>la</strong> memoria familiare compone un quadro che<br />

ten<strong>de</strong> a conservare intatto e che costituisce in qualche modo l’armatura tradizionale<br />

<strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia. Pur essendo costituito da fatti che ebbero un loro tempo, da immagini<br />

che non durarono che un attimo, dal momento che vi si ritrovano i giudizi che <strong>la</strong><br />

famiglia e quelle ad essa vicine hanno dato su di essi, esso partecipa <strong>de</strong>l<strong>la</strong> natura di<br />

quelle nozioni collettive che non hanno né un luogo né un tempo <strong>de</strong>finito e che sembrano<br />

dominare il corso <strong>de</strong>l tempo.<br />

Supponiamo, ora, di ricordare un evento <strong>de</strong>l<strong>la</strong> nostra vita familiare che si è<br />

impresso, come si suoi dire, nel<strong>la</strong> nostra memoria. Cerchiamo di eliminare da esso<br />

quelle i<strong>de</strong>e e quei giudizi tradizionali che <strong>de</strong>finiscono lo spirito <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia. Cosa<br />

resta? Ma è poi possibile operare una simile separazione e<br />

distinguere nel ricordo <strong>de</strong>ll’evento “l’immagine di ciò che è accaduto una so<strong>la</strong> volta,<br />

che fa riferimento ad un istante ed ad un luogo unici” e le nozioni nelle quali si<br />

esprime in generale <strong>la</strong> nostra esperienza <strong>de</strong>ll’agire e <strong>de</strong>i modi di essere <strong>de</strong>i nostri<br />

parenti?<br />

Quando Chateaubriand <strong>de</strong>scrive, in una pagina famosa, come si passavano le<br />

serate al castello di Comhourg, si tratta forse di un evento che è accaduto una so<strong>la</strong><br />

volta? Davvero egli è stato, una sera più <strong>de</strong>lle altre, colpito dai silenziosi andirivieni<br />

<strong>de</strong>l padre, dall’aspetto <strong>de</strong>l<strong>la</strong> stanza e dai <strong>de</strong>ttagli che egli sottolinea nel suo quadro?<br />

No: egli ha, invece, certamente con<strong>de</strong>nsato in una so<strong>la</strong> scena i ricordi di molte serate,<br />

così come si erano impressi nel<strong>la</strong> sua memoria ed in quel<strong>la</strong> <strong>de</strong>i suoi: è il riassunto di<br />

un intero periodo, è l’i<strong>de</strong>a dì un genere di vita. Vi si intrave<strong>de</strong> il carattere <strong>de</strong>gli attori,<br />

quale risulta indubbiamente dal ruolo che spetta loro in questa scena ma anche dal<br />

loro modo di essere abituale e da tutta <strong>la</strong> loro storia. Certo, ciò che più ci interessa è<br />

lo stesso Chateaubriand ed il senso di oppressione, di tristezza e di noia provocato in<br />

lui dal contatto con queste persone e cose. Ma come non ve<strong>de</strong>re che in un altro<br />

ambiente questo sentimento non avrebbe potuto nascere, o che, se vi fosse nato,<br />

sarebbe stato i<strong>de</strong>ntico solo in apparenza e che esso implica <strong>de</strong>lle abitudini familiari<br />

che esistevano solo in quel<strong>la</strong> picco<strong>la</strong> nobiltà di provincia <strong>de</strong>ll’antica Francia, così<br />

come le tradizioni proprie <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia di Chateaubriand? È un quadro ricostruito e<br />

ben lungi dal dover rinunciare a riflettere, per ve<strong>de</strong>rlo ripresentarsi nel<strong>la</strong> sua realtà di<br />

un tempo, è grazie al<strong>la</strong> riflessione che l’autore sceglie quei tratti fisici e quelle<br />

partico<strong>la</strong>rità di abbigliamento, che egli dice, ad esempio, a proposito <strong>de</strong>l padre,


guancia secca e bianca, senza rispon<strong>de</strong>rci>> oppure di sua madre che “el<strong>la</strong> si gettava<br />

sospirando su di una vecchia dormeuse damascata” e che ricorda “il gran<strong>de</strong><br />

can<strong>de</strong><strong>la</strong>bro d’argento, sormontato da una can<strong>de</strong><strong>la</strong>", l’orologio che scandiva questa<br />

passeggiata notturna, e <strong>la</strong> picco<strong>la</strong> torre ad ovest, tutti tratti raggruppati ad arte, per<br />

farci meglio compren<strong>de</strong>re il carattere <strong>de</strong>i genitori, <strong>la</strong> monotonia di quest’esistenza<br />

reclusa, analoga d’altra parte a quel<strong>la</strong> di molti gentiluomini di campagna di quei<br />

tempi, e per ricreare l’atmosfera abituale di quelle serate in famiglia così strane.<br />

Certo, è una <strong>de</strong>scrizione fatta molto tempo dopo da uno scrittore; chi _racconta è<br />

obbligato a tradurre i suoi ricordi, per comunicarli ciò che dice non corrispon<strong>de</strong> forse<br />

esattamente a tutto ciò che egli rievoca. Ma cosi com’è <strong>la</strong> scena dà, non di meno, con<br />

un’avvincente miniatura, l’i<strong>de</strong>a di una famiglia, e pur essendo un riassunto di<br />

riflessioni e sentimenti collettivi, essa proietta comunque, sullo schermo di un passato<br />

oscuro e confuso, un’immagine di singo<strong>la</strong>re vivacità.<br />

Una data scena che è avvenuta in casa nostra, di cui i nostri genitori sono stati<br />

protagonisti e che si è impressa nel<strong>la</strong> nostra memoria, non riappare dunque con i tratti<br />

di un tempo, così come <strong>la</strong> vivemmo allora. La ricomponiamo e vi inseriamo elementi<br />

presi a prestito da tanti periodi, prece<strong>de</strong>nti o seguenti. L’i<strong>de</strong>a che abbiamo a<strong>de</strong>sso<br />

<strong>de</strong>l<strong>la</strong> natura morale <strong>de</strong>i nostri genitori e <strong>de</strong>ll’avvenimento stesso, giudicato a distanza,<br />

s’impone con troppa forza al nostro spirito perché non ne traiamo ispirazione. E lo<br />

stesso acca<strong>de</strong> per quegli eventi e quelle figure che si stagliano sullo sfondo <strong>de</strong>l<strong>la</strong> vita<br />

familiare, <strong>la</strong> riassumono e servono come punti di riferimento a chi vuole localizzare<br />

tratti e circostanze meno importanti. Pur avendo una data, potremmo in realtà<br />

spostarli lungo <strong>la</strong> linea <strong>de</strong>l tempo senza modificarli: si sono arricchiti di tutto ciò che<br />

prece<strong>de</strong> e sono già pregni di tutto ciò che segue. Quanto più spesso si fa riferimento<br />

ad essi, quanto più vi riflettiamo, lungi dal semplificarsi, concentrano in sé più realtà,<br />

perché si collocano al punto di convergenza di un numero maggiore di riflessioni.<br />

Così, nel quadro <strong>de</strong>l<strong>la</strong> memoria familiare, ci sono certo figure e fatti che hanno <strong>la</strong><br />

funzione di punti di riferimento; ma ognuna di queste figure esprime un carattere<br />

nel<strong>la</strong> sua totalità, ognuno di questi fatti riassume un intero periodo <strong>de</strong>l<strong>la</strong> vita <strong>de</strong>l<br />

gruppo; sono al tempo stesso immagini e nozioni. Riflettiamo su di essi: sarà<br />

indubbiamente come se fossimo nuovamente in contatto col passato. Ma ciò vuoi dire<br />

soltanto che a partire dal quadro ci sentiamo capaci di ricostruire l’immagine <strong>de</strong>lle<br />

persone e <strong>de</strong>i fatti.<br />

2. La famiglia ed il gruppo religioso. La famiglia ed il gruppo contadino. Natura<br />

specifica <strong>de</strong>i sentimenti familiari<br />

È vero che i<strong>de</strong>e di ogni sorta possono evocare in noi <strong>de</strong>i ricordi di famiglia.<br />

Dato che, in effetti, <strong>la</strong> famiglia è il gruppo all’interno <strong>de</strong>l quale trascorre <strong>la</strong> maggior<br />

parte <strong>de</strong>l<strong>la</strong> nostra vita, <strong>la</strong> maggior parte <strong>de</strong>i nostri pensieri si mesco<strong>la</strong> ai pensieri<br />

familiari. Sono i genitori coloro che ci hanno comunicato le prime nozioni su persone<br />

e cose. A lungo abbiamo conosciuto il mondo esterno solo attraverso le ripercussioni<br />

<strong>de</strong>gli eventi esterni sul<strong>la</strong> cerchia <strong>de</strong>i nostri parenti. Pensiamo ad una città? Essa può<br />

6


icordarci un viaggio che vi facemmo un tempo con nostro fratello. Pensiamo ad una<br />

professione? Ci ricorda un dato parente che <strong>la</strong> esercita. Pensiamo al<strong>la</strong> ricchezza? Ci<br />

raffigureremo questo o quel componente <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia, sforzandoci di vagliarne <strong>la</strong><br />

posizione. Non c’è dunque oggetto che si proponga al<strong>la</strong> nostra riflessione a partire dal<br />

quale, grazie ad una serie di associazioni di i<strong>de</strong>e, non sia possibile ritrovare un<br />

pensiero che ci rituffi nel passato remoto o recente, in mezzo ai nostri cari.<br />

Da ciò non <strong>de</strong>riva affatto che quello che abbiamo chiamato il quadro <strong>de</strong>l<strong>la</strong><br />

memoria familiare comprenda tutte quelle nozioni che corrispondono ad oggetti <strong>de</strong>l<br />

tutto diversi dal<strong>la</strong> famiglia stessa. Supponiamo che leggendo, per caso, mi cada Sotto<br />

gli occhi il nome di una città francese, Compiègne, e che, come ho <strong>de</strong>tto, mi ricordi in<br />

quest’occasione di un viaggio che vi feci in compagnia di mio fratello. Delle due cose<br />

l’una. O <strong>la</strong> mia attenzione non si concentra specificamente su mio fratello in quanto<br />

tale, ma sul<strong>la</strong> città che abbiamo visitato, sul<strong>la</strong> foresta nel<strong>la</strong> quale abbiamo<br />

passeggiato: ricordo allora le osservazioni che ci scambiavamo su tutto ciò che<br />

colpiva <strong>la</strong> vista o nel<strong>la</strong> casualità <strong>de</strong>l<strong>la</strong> conversazione e mi sembra di poter sostituire a<br />

mio fratello un amico che non ha con me alcun rapporto di parente<strong>la</strong>, senza che il mio<br />

ricordo ne venga seriamente alterato: mio fratello non è, in qualche modo, che un<br />

attore tra gli altri, in una scena il cui reale interesse non risie<strong>de</strong> nei rapporti di<br />

parente<strong>la</strong> che ci uniscono, sia che io pensi soprattutto al<strong>la</strong> città e cerchi di ricostruirne<br />

meglio l’aspetto, sia che ricordi una data i<strong>de</strong>a <strong>de</strong>l<strong>la</strong> quale discutemmo nel corso <strong>de</strong>l<strong>la</strong><br />

passeggiata: allora pur pensando a mio fratello, non ho tuttavia <strong>la</strong> sensazione di<br />

ricordare un evento <strong>de</strong>l<strong>la</strong> mia vita familiare. Oppure con questo ricordo, è proprio su<br />

mio fratello in quanto tale che si dirige il mio interesse. Ma allora, se lo osservo con<br />

maggiore attenzione, mi accorgo che l’immagine che ho in mente non si riferisce a<br />

quel periodo più che ad un altro. Lo vedo piuttosto tale qual era pochi giorni fa, se<br />

voglio rievocarne i tratti. Ma ben più che sui suoi tratti, <strong>la</strong> mia attenzione si concentra<br />

sui rapporti che ci sono stati e che ci sono ancora tra lui, me ed i diversi componenti<br />

<strong>de</strong>l<strong>la</strong> mia famiglia. Quanto ai <strong>de</strong>ttagli <strong>de</strong>l<strong>la</strong> nostra gita, essi passano a poco a poco<br />

sullo sfondo, o <strong>de</strong>stano <strong>la</strong> mia attenzione solo nel<strong>la</strong> misura in cui sono stati per noi<br />

l’occasione di pren<strong>de</strong>r coscienza <strong>de</strong>i legami che esistevano tra noi e con tutti i nostri.<br />

In altri termini, quel ricordo qualunque divenuto un ricordo di famiglia solo a partire<br />

dal momento in cui, al<strong>la</strong> nozione che l’aveva fatto riapparire nel<strong>la</strong> mia memoria,<br />

nozione di una i città <strong>de</strong>l<strong>la</strong>. Francia che è essa stessa parte <strong>de</strong>l<strong>la</strong> nozione che io ho<br />

<strong>de</strong>l<strong>la</strong> Francia, si è sostituita, per inquadrare quest’immagine ed anche per modificar<strong>la</strong><br />

e rifon<strong>de</strong>r<strong>la</strong>, un’altra nozione, al tempo stesso generale e partico<strong>la</strong>re, quel<strong>la</strong> <strong>de</strong>l<strong>la</strong> mia<br />

famiglia. Sarebbe dunque inesatto dire che l’i<strong>de</strong>a di un luogo evoca un ricordo di<br />

famiglia: è solo a condizione di scartare quest’i<strong>de</strong>a e di illuminare l’immagine<br />

evocata grazie ad un’altra i<strong>de</strong>a, non più di un luogo, ma di un gruppo di parenti, che<br />

possiamo ricollegar<strong>la</strong> a questo gruppo e che essa pren<strong>de</strong> allora <strong>la</strong> forma di un ricordo<br />

di famiglia.<br />

È tanto più importante distinguere da tutte le altre queste nozioni puramente e<br />

specificamente familiari, che formano il quadro <strong>de</strong>l<strong>la</strong> memoria domestica, perché in<br />

molte società <strong>la</strong> famiglia non è solo un gruppo di parenti, ma può venir <strong>de</strong>finita, a<br />

quel che sembra, sul<strong>la</strong> base <strong>de</strong>llo spazio che occupa, <strong>de</strong>l<strong>la</strong> professione esercitata dai<br />

7


suoi componenti, <strong>de</strong>l loro livello sociale, etc. Ma se il gruppo domestico coinci<strong>de</strong><br />

talvolta con un gruppo locale, se talvolta <strong>la</strong> vita ed il pensiero <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia sono<br />

invasi da preoccupazioni economiche o religiose, o da altre ancora, esiste tuttavia una<br />

differenza di natura tra <strong>la</strong> parente<strong>la</strong>, da un <strong>la</strong>to, e <strong>la</strong> religione, là professione, <strong>la</strong><br />

ricchezza etc., dall’altro. Ed è per questo che <strong>la</strong> famiglia ha una memoria propria, allo<br />

stesso titolo <strong>de</strong>gli altri tipi di comunità: ciò che passa in primo piano in questa<br />

memoria sono i rapporti di parente<strong>la</strong> e, se vi prendono posto <strong>de</strong>gli eventi che a prima<br />

vista si riconnettono ad i<strong>de</strong>e di tutt’altro tipo, è perché per certi aspetti essi possono<br />

esser consi<strong>de</strong>rati anch’essi come eventi familiari, ed è perché li si consi<strong>de</strong>ra allora<br />

sotto questo aspetto.<br />

È vero che in certe società, antiche o mo<strong>de</strong>rne, si è potuto affermare che <strong>la</strong><br />

famiglia da un <strong>la</strong>to si confon<strong>de</strong>va con il gruppo religioso e che d’altra parte, legata al<br />

suolo, essa faceva tutt’uno con <strong>la</strong> casa ed il campo. I Greci ed i Romani <strong>de</strong>lle età antiche<br />

non distinguevano <strong>la</strong> famiglia dal foco<strong>la</strong>re dove si celebravano i culti <strong>de</strong>gli <strong>de</strong>i<br />

Lari. Ora il foco<strong>la</strong>re “è il simbolo <strong>de</strong>l<strong>la</strong> vita se<strong>de</strong>ntaria... Deve esser posto sul suolo.<br />

Una volta posto, non <strong>de</strong>ve più essere spostato... E <strong>la</strong> famiglia... si radica al suolo<br />

come l’altare stesso. L’i<strong>de</strong>a di domicilio <strong>de</strong>riva naturalmente. La famiglia è legata al<br />

foco<strong>la</strong>re; il foco<strong>la</strong>re lo è al suolo; una stretta re<strong>la</strong>zione si stabilisce dunque tra il suolo<br />

e <strong>la</strong> famiglia. Là <strong>de</strong>ve essere <strong>la</strong> sua dimora stabile che essa non penserà a <strong>la</strong>sciare” 4 .<br />

Ma i foco<strong>la</strong>ri <strong>de</strong>vono essere nettamente separati gli uni dagli altri, come i culti <strong>de</strong>lle<br />

diverse famiglie. “Bisogna che attorno al foco<strong>la</strong>re, ad una certa distanza, vi sia una<br />

recinzione. Poco importa che sia costituita da una siepe, da una divisione di legno, o<br />

da un muro di pietra. Quale che sia, essa segna il limite che separa <strong>la</strong> proprietà di un<br />

foco<strong>la</strong>re dal<strong>la</strong> proprietà di un altro. Questa recinzione è consi<strong>de</strong>rata sacra”. E lo stesso<br />

acca<strong>de</strong> per le tombe. “Come le case non dovevano essere contigue, le tombe non<br />

dovevano toccarsi … I morti sono <strong>de</strong>lle divinità che appartengono esclusivamente ad<br />

una famiglia e che essa so<strong>la</strong> ha il diritto di invocare. I morti hanno preso possesso <strong>de</strong>l<br />

suolo; vivono sotto questo piccolo cumulo; é nessuno, che non sia <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia può<br />

pensare di mesco<strong>la</strong>rsi ad essi. Nessuno, d’altra parte, ha il diritto di privarli <strong>de</strong>l suolo<br />

che occupano; una tomba, per gli antichi, non può mai esser distrutta o spostata” 5 .<br />

Ogni campo era circondato, come una casa, da una recinzione. Non era un muro di<br />

pietra, ma “una striscia di terra di qualche pie<strong>de</strong> di <strong>la</strong>rghezza che doveva restare<br />

incolta e che l’aratro non doveva mai toccare. Questo spazio era sacro: il diritto<br />

romano lo dichiarava imprescrittibile: apparteneva al<strong>la</strong> religione... Su questa striscia,<br />

ad intervalli, si piazzavano grosse pietre o tronchi d’albero che venivano chiamati<br />

termini... Il termine posto a terra era in qualche modo <strong>la</strong> religione domestica radicata<br />

al suolo, per sottolineare che quel suolo era per sempre di proprietà <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia...<br />

Una volta posto secondo i rituali, non esisteva potenza al mondo che potesse spostarlo”.<br />

Ci fu un tempo in cui casa e campo erano a tal punto “parte <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia che<br />

essa non poteva né per<strong>de</strong>rli né disfarsene” 6 . Come avrebbe potuto, dunque, <strong>la</strong> vista<br />

<strong>de</strong>l<strong>la</strong> casa e <strong>de</strong>l campo non ri<strong>de</strong>stare il ricordo di tutti gli eventi, profani o religiosi,<br />

che vi si erano svolti?<br />

Certo in un’epoca in cui <strong>la</strong> famiglia era l’unità sociale fondamentale è nel suo<br />

ambito che doveva venir praticata <strong>la</strong> religione e le cre<strong>de</strong>nze religiose si sono forse<br />

8


adattate all’organizzazione <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia e mo<strong>de</strong>l<strong>la</strong>te su di essa. Ma tutto sembra<br />

indicare che queste cre<strong>de</strong>nze esistevano già prima di essa o in ogni caso che sono<br />

penetrate in essa dall’esterno. Usener ha mostrato che accanto al culto <strong>de</strong>gli antenati,<br />

e forse prima che le grandi divinità olimpiche avessero preso <strong>la</strong> loro forma <strong>de</strong>finitiva,<br />

l’immaginazione <strong>de</strong>i contadini greci e romani popo<strong>la</strong>va le campagne di tanti esseri e<br />

potenze misteriose, <strong>de</strong>i e spiriti preposti a tutti i principali accadimenti <strong>de</strong>l<strong>la</strong> vita ed<br />

alle diverse fasi <strong>de</strong>i <strong>la</strong>vori agricoli 7 , i quali non avevano alcun carattere domestico.<br />

Quale che sia l’origine <strong>de</strong>l culto <strong>de</strong>i morti non c’è da dubitare che tra <strong>la</strong> natura <strong>de</strong>gli<br />

<strong>de</strong>i Lari, <strong>de</strong>i mani e di quelli <strong>de</strong>i che Usener chiama Son<strong>de</strong>r o Augenblicksgotter, non<br />

ci fossero stretti rapporti ed è possibile che i primi siano stati concepiti ad immagine<br />

di questi ultimi. In ogni caso e nonostante <strong>la</strong> differenza di questi culti <strong>de</strong>i luoghi dove<br />

erano celebrati, <strong>de</strong>i loro sacerdoti, nondimeno tutti erano compresi in uno stesso<br />

insieme di rappresentazioni religiose 8 .<br />

Ora questi modi di pensare religiosi si distinguevano dalle tradizioni familiari. In<br />

altri termini, il culto praticato nel<strong>la</strong> famiglia, anche presso quei popoli, corrispon<strong>de</strong>va<br />

a due tipi di atteggiamenti mentali. Da un <strong>la</strong>to, il culto <strong>de</strong>i morti offriva al<strong>la</strong> famiglia<br />

l’occasione di riunirsi, di comunicare periodicamente nel ricordo <strong>de</strong>i parenti<br />

scomparsi, e di pren<strong>de</strong>re maggiormente coscienza <strong>de</strong>l<strong>la</strong> sua unità e continuità.<br />

Dall’altro, quando, nello stesso giorno <strong>de</strong>ll’anno, in tutte le famiglie, seguendo riti<br />

più o meno uniformi, si evocavano i morti, li si invitava a condivi<strong>de</strong>re il pranzo <strong>de</strong>i<br />

vivi, quando l’attenzione <strong>de</strong>gli uomini si volgeva al<strong>la</strong> natura ed al tipo. di vita <strong>de</strong>lle<br />

anime <strong>de</strong>funte, essi partecipavano ad un insieme di cre<strong>de</strong>nze comuni a tutti i membri<br />

<strong>de</strong>l<strong>la</strong> loro città e di molte altre ancora; praticando il culto <strong>de</strong>i propri morti essi<br />

rivolgevano l’animo a tutto un mondo di potenze sovrannaturali, <strong>de</strong>l quale i mani <strong>de</strong>i<br />

loro parenti non rappresentavano che un’infima parte. Di questi due atteggiamenti<br />

solo il primo costituiva un atto di commemorazione familiare: coinci<strong>de</strong>va con un<br />

atteggiamento religioso, senza confon<strong>de</strong>rsi con esso.<br />

Nelle nostre società il genere di vita contadino si distingue ancora da tutti gli altri<br />

per il fatto che il <strong>la</strong>voro si compie nel quadro <strong>de</strong>l<strong>la</strong> vita domestica e che <strong>la</strong> fattoria, <strong>la</strong><br />

stal<strong>la</strong>, il granaio restano tra le preoccupazioni principali <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia, anche se essa<br />

al presente non vi <strong>la</strong>vora. È quindi naturale che <strong>la</strong> famiglia e <strong>la</strong> terra non si stacchino<br />

l’una dall’altra nel pensiero comune. D’altra parte, dal momento che il gruppo<br />

contadino è legato al suolo, il quadro <strong>de</strong>l<strong>la</strong> regione specifica e <strong>de</strong>l vil<strong>la</strong>ggio in cui<br />

abita s’imprime presto nell’animo <strong>de</strong>i suoi membri, con tutte le sue partico<strong>la</strong>rità, le<br />

sue divisioni, <strong>la</strong> posizione re<strong>la</strong>tiva <strong>de</strong>lle case e l’accaval<strong>la</strong>rsi <strong>de</strong>i po<strong>de</strong>ri. Quando un<br />

cittadino discute con un contadino si meraviglia che quest’ultimo individui le case ed<br />

i campi col nome <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia che li possie<strong>de</strong> e dica: questa è <strong>la</strong> proprietà <strong>de</strong>l tale,<br />

<strong>la</strong> fattoria <strong>de</strong>l tale; i muri, le siepi, i viottoli, i fossati costituiscono per lui i confini<br />

che separano i gruppi domestici e costeggiando un campo, egli pensa a coloro che lo<br />

seminano e lo arano, costeggiando un frutteto, a coloro che ne raccoglieranno i frutti.<br />

Ma se <strong>la</strong> comunità contadina raggruppata nel vil<strong>la</strong>ggio assegna in qualche modo<br />

col pensiero una porzione di suolo a ciascuna <strong>de</strong>lle famiglie che <strong>la</strong> compongono e<br />

stabilisce <strong>la</strong> parte che ciascuna di esse occupa al suo interno a seconda <strong>de</strong>l luogo nel<br />

quale essa abita e dove si trovano le sue proprietà, nul<strong>la</strong> prova che una simile nozione<br />

9


sia anche preminente nel<strong>la</strong> coscienza di ogni famiglia e che <strong>la</strong> vicinanza <strong>de</strong>i suoi<br />

membri nello spazio si confonda per essa con <strong>la</strong> coesione che li mantiene uniti.<br />

Prendiamo un caso nel quale questi due tipi di rapporti sembrano coinci<strong>de</strong>re più<br />

strettamente. Durkheim studiando <strong>la</strong> famiglia agnatizia, (quel<strong>la</strong> cioè che compren<strong>de</strong> i<br />

discen<strong>de</strong>nti maschili di un maschio) quale esiste ancora tra gli S<strong>la</strong>vi meridionali,<br />

quale è esistita in Grecia, osserva che essa si fonda sul principio che il patrimonio<br />

non può uscire dal<strong>la</strong> famiglia: si preferisce separarsi dagli individui (dalle figlie<br />

sposate, ad esempio) che dal<strong>la</strong> terra. “I legami che vinco<strong>la</strong>no le cose al<strong>la</strong> società<br />

domestica sono più forti di quelli che vinco<strong>la</strong>no ad essa l’individuo... Le cose sono<br />

l’anima <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia: essa non può disfarsene senza distruggere se stessa” 9 . Ne<br />

<strong>de</strong>riva forse, anche in questo regime, l’unità <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia si riconnette all’unità <strong>de</strong>i<br />

beni, e cioè che i membri di quest’ultima consi<strong>de</strong>rano che i loro legami di parente<strong>la</strong> e<br />

quelli che risultano dal possesso e dal<strong>la</strong> coltivazione in comune di una stessa terra,<br />

coincidono? Per nul<strong>la</strong>. Anche qui non bisogna confon<strong>de</strong>re, col pretesto che i<br />

componenti di una stessa stirpe vivono così raccolti e <strong>la</strong>vorano concordi sullo stesso<br />

suolo, due direzioni <strong>de</strong>l pensiero contadino, una che l’orienta verso i <strong>la</strong>vori agricoli e<br />

<strong>la</strong> loro base materiale, <strong>la</strong> terra, un’altra che, lo riconduce all’interno <strong>de</strong>l<strong>la</strong> casa e <strong>de</strong>l<br />

gruppo familiare. Indubbiamente il <strong>la</strong>voro <strong>de</strong>l<strong>la</strong> terra si distingue da molti tipi di<br />

<strong>la</strong>voro industriale, perché riunisce per gli stessi compiti svolti negli stessi luoghi,<br />

invece di disper<strong>de</strong>rli, i componenti di una stessa famiglia o di famiglie vicine. Il<br />

contadino che mentre <strong>la</strong>vora con fatica, ve<strong>de</strong> i suoi, <strong>la</strong> sua casa e può dirsi: “questo<br />

campo è mio, queste bestie ci appartengono”, sembra mesco<strong>la</strong>re i<strong>de</strong>e agricole e<br />

familiari e si potrebbe cre<strong>de</strong>re in effetti, che dal momento che il suo <strong>la</strong>voro si compie<br />

nel quadro <strong>de</strong>l<strong>la</strong> vita domestica, l’una e l’altra non si separino affatto nel suo<br />

pensiero. Ma non è così. Che egli spinga da solo l’aratro, che falci con i suoi parenti,<br />

che batta il grano con loro, che <strong>la</strong>vori nel pol<strong>la</strong>io, egli si ricollega, in realtà, e non può<br />

non ricollegarsi con il pensiero al<strong>la</strong> collettività contadina <strong>de</strong>l vil<strong>la</strong>ggio e <strong>de</strong>l<strong>la</strong> regione<br />

nel suo complesso, che compie i suoi stessi gesti e si <strong>de</strong>dica alle sue stesse<br />

operazioni, i cui membri, pur non essendo suoi parenti, potrebbero aiutarlo e<br />

sostituirlo. Poco importa, per il risultato <strong>de</strong>l <strong>la</strong>voro, che esso sia compiuto da parenti<br />

associati o da un gruppo di contadini senza legami di parente<strong>la</strong>. Il <strong>la</strong>voro, in realtà, ed<br />

anche il suolo, non portano il segno di una data famiglia, ma <strong>de</strong>ll’attività contadina in<br />

generale. Le ragioni che riuniscono i parenti nel <strong>la</strong>voro sono ben diverse da quelle<br />

che li riuniscono nel foco<strong>la</strong>re: sono i rapporti di forza fisici e non i rapporti di<br />

parente<strong>la</strong> che spiegano il fatto che cugini anche lontani <strong>la</strong>vorano insieme, mentre i<br />

nonni troppo avanti con gli anni o i bambini troppo piccoli restano a casa. Quando, in<br />

campi vicini, famiglie diverse approfittano di una bel<strong>la</strong> giornata per seminare o<br />

raccogliere, quando scrutano il cielo, quando si domandano se <strong>la</strong> siccità si protrarrà,<br />

se <strong>la</strong> grandine distruggerà le gemme, una vita comune si <strong>de</strong>sta e preoccupazioni<br />

analoghe riecheggiano. Sono il pensiero e <strong>la</strong> memoria contadina o <strong>de</strong>l vil<strong>la</strong>ggio che<br />

entrano allora in gioco, che aprono loro il tesoro <strong>de</strong>lle proprie tradizioni, <strong>de</strong>lle proprie<br />

leggen<strong>de</strong>, <strong>de</strong>i propri proverbi, che li obbligano a rego<strong>la</strong>rsi sulle divisioni tradizionali<br />

<strong>de</strong>l tempo, sul calendario e sulle feste, che fissano le forme <strong>de</strong>lle loro feste periodiche<br />

ed insegnano loro <strong>la</strong> rassegnazione, ricordando le sventure passate. Indubbiamente <strong>la</strong><br />

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famiglia è sempre là, ma non è ad lei, in quel momento, che fa riferimento il pensiero<br />

contadino. O meglio, se esso vi fa riferimento, allora le preoccupazioni propriamente<br />

agricole e contadine improvvisamente spariscono, o almeno sono messe un po’ da<br />

parte; ognuno, tra i compagni di <strong>la</strong>voro cerca con lo sguardo i parenti più stretti,<br />

pensa a coloro che restano a casa; il suo orizzonte si limita ora ai suoi cari che si<br />

distaccano dal suolo e dal<strong>la</strong> comunità contadina, per trovare posto in un altro insieme,<br />

quello <strong>de</strong>finito dal<strong>la</strong> parente<strong>la</strong> e da essa so<strong>la</strong>. Acca<strong>de</strong> lo stesso in quelle veglie nelle<br />

quali ai membri <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia vengono ad aggiungersi amici e vicini: allora è lo<br />

spirito <strong>de</strong>l<strong>la</strong> comunità contadina che in qualche modo circo<strong>la</strong> da un foco<strong>la</strong>re all’altro:<br />

ma non appena gli amici si allontanano, i vicini si ritirano: allora <strong>la</strong> famiglia si ripiega<br />

su se stessa e nasce uno spirito nuovo, uno spirito non comunicabile alle altre<br />

famiglie e che non può irradiarsi al di fuori <strong>de</strong>l<strong>la</strong> cerchia <strong>de</strong>i suoi membri. Come<br />

potrebbe confon<strong>de</strong>rsi con <strong>la</strong> nozione di terra quale <strong>la</strong> compren<strong>de</strong> e <strong>la</strong> tiene viva <strong>de</strong>ntro<br />

di sé ogni contadino ed ogni comunità contadina?<br />

Si dice talvolta che l’evoluzione <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia è consistita nel fatto che essa è<br />

venuta progressivamente spogliandosi <strong>de</strong>lle funzioni religiose, giuridiche,<br />

economiche alle quali a<strong>de</strong>mpiva un tempo: il padre di famiglia non è più oggi il<br />

sacerdote, né il giudice, e neppure il capo politico <strong>de</strong>l gruppo domestico. Ma è<br />

probabile che anche all’origine queste funzioni fossero già distinte l’una dall’altra,<br />

che in ogni caso esse non si confon<strong>de</strong>ssero con <strong>la</strong> funzione <strong>de</strong>l padre in quanto padre<br />

e che i rapporti di parente<strong>la</strong> fossero diversi da quelli risultanti da queste altre forme di<br />

pensiero ed attività. Come avrebbero potuto dissociarsi se non vi fosse stata tra di<br />

loro, fin dall’inizio, una differenza di natura? Certo, esse hanno potuto contribuire a<br />

rinforzare o a modificare <strong>la</strong> coesione <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia, ma se esse hanno prodotto questo<br />

risultato, non è per nul<strong>la</strong> a causa <strong>de</strong>l<strong>la</strong> loro natura specifica. Dei genitori possono<br />

separarsi, una famiglia può divi<strong>de</strong>rsi, lo spirito di famiglia può in<strong>de</strong>bolirsi perché non<br />

si hanno le stesse cre<strong>de</strong>nze religiose o si è separati nello spazio, oppure perché si<br />

appartiene a categorie sociali diverse. Ma cause così diverse possono produrre lo<br />

stesso effetto solo perché <strong>la</strong> famiglia reagisce allo stesso modo in presenza di ognuna<br />

di esse. Questa reazione si spiega essenzialmente con <strong>de</strong>lle rappresentazioni familiari.<br />

La comunanza di cre<strong>de</strong>nze religiose, <strong>la</strong> vicinanza nello spazio, <strong>la</strong> somiglianza <strong>de</strong>lle<br />

situazioni sociali non sarebbero sufficienti a creare uno spirito di famiglia. Tutte<br />

queste condizioni hanno per <strong>la</strong> famiglia solo l’importanza che essa attribuisce loro.<br />

Ed essa è capace di trovare in se stessa <strong>la</strong> forza sufficiente ad ignorarle, a superare gli<br />

ostacoli che esse gli oppongono. Ancor meglio, capita che essa trasformi questi<br />

ostacoli in punti di forza, che essa si irrobustisca grazie alle resistenze stesse che<br />

trova all’esterno. Genitori costretti a vivere lontani l’uno dall’altro possono trovare in<br />

questa temporanea separazione un motivo per amarsi di più, perché non pensano che<br />

a riunirsi e fanno ogni sforzo a questo fine. Per superare <strong>la</strong> distanza creata tra loro<br />

dal<strong>la</strong> differenza di cre<strong>de</strong>nze religiose, dal<strong>la</strong> diseguaglianza di livello sociale,<br />

cercheranno di stringere i legami <strong>de</strong>ll’unione familiare. È vero, dunque, che i<br />

sentimenti di famiglia hanno una natura propria e distinta, e che le forze esterne non<br />

hanno presa su di essi se non nel<strong>la</strong> misura in cui essi stessi vi si prestano.<br />

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3. I rapporti di parente<strong>la</strong> e <strong>la</strong> storia <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia. I nomi propri<br />

A cosa si riducono, infine, questo spirito e questa memoria familiari? Di<br />

quali eventi conservano <strong>la</strong> traccia, tra tutti quelli che si verificano nel<strong>la</strong> famiglia?<br />

Quali nozioni occupano in essi un posto di rilievo, tra tutte quelle che si intrecciano<br />

nel pensiero <strong>de</strong>i membri di un gruppo <strong>de</strong>l genere? Se si cerca un quadro di nozioni<br />

che ci faccia tornar in mente i ricordi <strong>de</strong>l<strong>la</strong> vita domestica, si pensa immediatamente<br />

ai rapporti di parente<strong>la</strong>, come sono <strong>de</strong>finiti in ogni società. Noi vi pensiamo in effetti<br />

continuamente, perché i rapporti quotidiani con i nostri cari, così come con i membri<br />

di altre famiglie, ci obbligano continuamente ad ispirarci ad essi. Essi si presentano<br />

sotto forma di un sistema ben connesso, che offre presa al<strong>la</strong> riflessione; nelle<br />

genealogie familiari c’è una, specie di logica: è questo il motivo per cui <strong>la</strong> storia <strong>de</strong>lle<br />

dinastie, <strong>de</strong>lle successioni e <strong>de</strong>lle alleanze all’interno <strong>de</strong>lle famiglie reali, costituisce<br />

un comodo sistema per ricordare gli eventi <strong>de</strong>l regno. Ugualmente, quando leggiamo<br />

un dramma ricco di peripezie ci troveremmo in difficoltà e ci sentiremmo ben presto<br />

smarriti se non conoscessimo da prima i personaggi e ciò che essi sono l’uno per<br />

l’altro.<br />

Se ci si limitasse al<strong>la</strong> parente<strong>la</strong> in sé, le re<strong>la</strong>zioni che <strong>de</strong>finiscono <strong>la</strong> famiglia<br />

mo<strong>de</strong>rna potrebbero in verità sembrare davvero troppo semplici perché ad esse<br />

possano agganciarsi i ricordi di tutto ciò che ci ha colpito, nel modo di essere <strong>de</strong>i<br />

nostri parenti, nelle loro parole, nelle loro azioni ed i ricordi stessi <strong>de</strong>lle nostre azioni,<br />

<strong>de</strong>lle nostre parole, <strong>de</strong>i nostri pensieri quando noi stessi ci comportiamo da parenti.<br />

Come potrebbe bastarmi il pensare di avere un padre, una madre, <strong>de</strong>i figli, una moglie<br />

perché <strong>la</strong> mia memoria ricostruisca l’immagine fe<strong>de</strong>le di ognuno di essi e <strong>de</strong>l nostro<br />

passato comune? Ma, per semplice che possa sembrarci, questo quadro si complica<br />

nondimeno quando allo schema generale di una famiglia qualsiasi <strong>de</strong>l<strong>la</strong> nostra<br />

società, sostituiamo il disegno più minuzioso e <strong>de</strong>ttagliato <strong>de</strong>i tratti essenziali <strong>de</strong>l<strong>la</strong><br />

nostra famiglia. Si tratta allora in effetti di richiamare al<strong>la</strong> nostra mente non più solo<br />

le diverse specie o gradi di parente<strong>la</strong>, ma le persone che ci sono parenti a quel grado o<br />

in quel modo, con <strong>la</strong> fisionomia che siamo abituati ad attribuire loro nel<strong>la</strong> famiglia.<br />

Nel nostro atteggiamento nei confronti di ciascuno <strong>de</strong>i nostri cari, c’è questo, in<br />

effetti, di abbastanza curioso, che associamo in un unico pensiero l’i<strong>de</strong>a <strong>de</strong>l<strong>la</strong><br />

posizione che essi occupano nel<strong>la</strong> nostra famiglia in virtù solo <strong>de</strong>l<strong>la</strong> parente<strong>la</strong> e<br />

l’immagine di una persona specifica ben <strong>de</strong>finita.<br />

Non vi è nul<strong>la</strong> di più astrattamente imperativo, niente <strong>la</strong> cui rigidità imiti<br />

maggiormente <strong>la</strong> necessità <strong>de</strong>lle leggi naturali, <strong>de</strong>lle regole che fissano i rapporti tra<br />

padre e figli, marito e moglie. Certo questi ultimi possono venir sciolti in casi<br />

eccezionali: il padre romano aveva il diritto di ripudiare i figli; i tribunali hanno<br />

l’autorità necessaria a <strong>de</strong>cretare <strong>la</strong> <strong>de</strong>ca<strong>de</strong>nza paterna o il divorzio. Anche in questo<br />

caso <strong>la</strong> parente<strong>la</strong> o l’affinità <strong>la</strong>scia tracce nel<strong>la</strong> memoria <strong>de</strong>l gruppo e nel<strong>la</strong> società:<br />

chi è uscito in tal modo dal<strong>la</strong> sua famiglia è consi<strong>de</strong>rato da quest’ultima quasi un dannato<br />

sul quale essa riversa <strong>la</strong> sua esecrazione: come si spiegherebbe tutto ciò se egli le<br />

fosse divenuto improvvisamente estraneo o indifferente? In ogni caso finché non si<br />

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esce dal<strong>la</strong> famiglia, a differenza di quanto acca<strong>de</strong> negli altri gruppi i cui membri<br />

possono cambiare e cambiano talvolta di posto in rapporto agli altri, si resta negli<br />

stessi rapporti di parente<strong>la</strong> con i propri familiari. Gli uomini possono passare da un<br />

mestiere all’altro, da una nazionalità ad un’altra, salire o scen<strong>de</strong>re nel<strong>la</strong> gerarchia<br />

sociale, i sudditi divenire capi ed i capi sudditi, un <strong>la</strong>ico può anche diventare prete ed<br />

un prete tornare <strong>la</strong>ico. Ma un figlio non diventerà padre che quando fon<strong>de</strong>rà. un’altra<br />

famiglia: anche allora egli resterà sempre il figlio di suo padre; si tratta di un tipo di<br />

rapporto irreversibile: ed ugualmente i fratelli non possono cessare di essere fratelli: è<br />

un tipo di unione indissolubile. In nessun altro caso il posto <strong>de</strong>ll’individuo appare<br />

così pre<strong>de</strong>terminato, senza <strong>la</strong> minima consi<strong>de</strong>razione di ciò che egli vuole e di ciò che<br />

è.<br />

Ma non esiste neppure un ambiente nel quale <strong>la</strong> personalità individuale sia più<br />

valorizzata. Non ce ne sono altri che consi<strong>de</strong>rino maggiormente ogni membro <strong>de</strong>l<br />

gruppo come un essere “unico nel suo genere” ed al quale non si potrebbe concepire,<br />

e non si concepisce, che se ne possa sostituire un altro. Una famiglia, da questo punto<br />

di vista, costituisce meno un gruppo di funzioni specializzate che un gruppo di<br />

persone differenziate. Certo noi non abbiamo scelto nostro padre né nostra madre, né<br />

i nostri fratelli e sorelle ed in molti casi solo apparentemente abbiamo scelto il nostro<br />

coniuge. Ma nell’ambiente re<strong>la</strong>tivamente chiuso costituito dal<strong>la</strong> famiglia, grazie ai<br />

contatti quotidiani che si hanno gli uni con gli altri, ci si esamina a lungo e sotto tutti<br />

gli aspetti. Si <strong>de</strong>termina così nel<strong>la</strong> memoria di ciascuno un’immagine singo<strong>la</strong>rmente<br />

ricca e precisa di ognuno <strong>de</strong>gli altri. Non è questa, quindi, l’area <strong>de</strong>l<strong>la</strong> vita sociale<br />

nel<strong>la</strong> quale meno ci si <strong>la</strong>scia dominare e guidare, nei giudizi che si formu<strong>la</strong>no sui<br />

parenti, dalle regole e dalle cre<strong>de</strong>nze <strong>de</strong>l<strong>la</strong> società, nel<strong>la</strong> quale li si consi<strong>de</strong>ra<br />

soprattutto per quel che sono, per <strong>la</strong> loro natura individuale e non in quanto membri<br />

di un gruppo religioso, politico od economico, nel<strong>la</strong> quale si tiene conto innanzitutto<br />

ed in modo quasi esclusivo <strong>de</strong>lle loro qualità personali e non di ciò che essi sono o<br />

potrebbero essere per gli altri gruppi che circondano <strong>la</strong> famiglia senza penetrarvi?<br />

Quando pensiamo ai nostri parenti, dunque, abbiamo in mente al tempo stesso<br />

l’i<strong>de</strong>a di un rapporto generale di parente<strong>la</strong> e l’immagine di una persona, ed è perché<br />

questi due elementi sono strettamente fusi che noi adottiamo nei confronti di ognuno<br />

di essi contemporaneamente un duplice atteggiamento, e che possiamo dire che i<br />

nostri sentimenti per essi sono al tempo stesso indifferenti al loro oggetto, dal<br />

momento che nostro padre e nostro fratello ci sono imposti, e tuttavia spontanei,<br />

liberi fondati su di una predilezione consapevole, perché al di là <strong>de</strong>l<strong>la</strong> parente<strong>la</strong>,<br />

troviamo nel<strong>la</strong> loro natura stessa ogni motivo per amarli.<br />

Dal momento stesso in cui s’ingrandisce grazie ad un nuovo membro, <strong>la</strong><br />

famiglia gli riserva uno spazio nel suo pensiero. Che egli vi entri per nascita,<br />

matrimonio, adozione, essa registra l’evento, che ha una data e si produce in<br />

condizioni partico<strong>la</strong>ri: da ciò nasce un ricordo iniziale che non scomparirà. Pii tardi,<br />

quando si penserà a questo parente, ora interamente assimi<strong>la</strong>to al gruppo, ci si<br />

ricor<strong>de</strong>rà <strong>de</strong> modo in cui vi è entrato e <strong>de</strong>lle riflessioni o impressioni che le<br />

circostanze partico<strong>la</strong>ri <strong>de</strong>l fatto poterono suscitare nei membri <strong>de</strong>l gruppo.<br />

Soprattutto, questo ricordo sarà stato risvegliato ogni volta che, nell’intervallo<br />

13


l’attenzione <strong>de</strong>i membri <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia sarà stata attratta dagli atti, dalle parole o<br />

semplicemente dal<strong>la</strong> persona di quel parente: essi non dimenticheranno mai ciò che<br />

egli è stato a tutta prima, quando è entrato nel loro gruppo e questo ricordo o questa<br />

nozione <strong>de</strong>terminerà il corso che seguiranno poi tutte le impressioni che egli potrà<br />

suscitare in loro. Così non c’è evento o persona di cui <strong>la</strong> famiglia conservi il ricordo<br />

che non presenti questi due caratteri: da un <strong>la</strong>to esso costituisce un quadro<br />

singo<strong>la</strong>rmente ricco e dotato di profondità, dal momento che vi ritroviamo le realtà<br />

che conosciamo personalmente grazie all’esperienza più intima; dall’altro ci obbliga<br />

a consi<strong>de</strong>rarlo dal punto di vista <strong>de</strong>l nostro gruppo, a ricordarci cioè <strong>de</strong>i rapporti di<br />

parente<strong>la</strong> che spiegano il suo interesse per tutti i nostri cari.<br />

Acca<strong>de</strong> per le persone e gli eventi <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia è ciò che si verifica in molti<br />

altri casi. Sembra che li si ricordi in due modi, sia che si evochino <strong>de</strong>lle immagini<br />

partico<strong>la</strong>ri, che corrispondono ognuna ad un solo fatto, ad un’unica circostanza: nel<br />

nostro caso, o l’intera serie <strong>de</strong>lle impressioni che serbiamo di ognuno <strong>de</strong>i nostri<br />

familiari e che spiega che noi gli attribuiamo una fisionomia originale e non lo<br />

confondiamo con nessun altro; sia che pronunciando invece i loro nomi si provi un<br />

senso di familiarità, come in presenza di esseri di cui conosciamo bene il posto<br />

all’interno di un insieme, <strong>la</strong> posizione re<strong>la</strong>tiva agli esseri ed agli oggetti vicini: nel<br />

nostro caso, <strong>la</strong> nozione di gradi di parente<strong>la</strong>, come si esprime in parole. Ma <strong>la</strong><br />

memoria familiare non si riduce, lo abbiamo visto, al<strong>la</strong> riproduzione pura e semplice<br />

di una serie di impressioni individuali, così come passarono un tempo per <strong>la</strong> nostra<br />

coscienza. Né d’altra parte essa consiste semplicemente nel<strong>la</strong> ripetizione di parole,<br />

nel<strong>la</strong> ripresa di gesti. Essa non risulta, infine, neppure da una semplice associazione<br />

di questi due tipi di dati. Quando <strong>la</strong> famiglia ricorda essa usa certo, <strong>de</strong>lle parole e fa,<br />

certo, riferimento a <strong>de</strong>gli eventi o a <strong>de</strong>lle immagini che furono unici nel loro genere:<br />

ma né queste parole, che non sono che movimenti materiali, né questi eventi o<br />

immagini remote, che non sono che oggetti virtuali di sensazione o di pensiero,<br />

costituiscono l’essenza <strong>de</strong>l<strong>la</strong> memoria: un ricordo di famiglia <strong>de</strong>ve essere altro: e<br />

<strong>de</strong>ve però orientarci verso quelle immagini e quegli eventi e, contemporaneamente<br />

fondarsi su quei nomi.<br />

Nul<strong>la</strong> ci dà meglio l’i<strong>de</strong>a di questo tipo di ricordi <strong>de</strong>i nomi propri, che non sono<br />

né nozioni generali né immagini individuali e che indicano al tempo stesso un<br />

rapporto di parente<strong>la</strong> ed una persona. I nomi propri somigliano ai nomi di cui ci si<br />

serve per <strong>de</strong>signare gli oggetti per il fatto di presupporre un accordo tra i membri <strong>de</strong>l<br />

gruppo familiare. Quando penso, ad esempio, al nome di mio fratello, mi servo di un<br />

segno materiale che non è di per sé privo di significato. Non soltanto è scelto in un<br />

repertorio di nomi stabilito dal<strong>la</strong> società, ognuno <strong>de</strong>i quali evoca nel pensiero comune<br />

taluni ricordi (santi <strong>de</strong>l calendario, personaggi storici che l’hanno portato), ma anche,<br />

per <strong>la</strong> sua lunghezza, per i suoni che lo compongono, <strong>la</strong> frequenza o <strong>la</strong> rarità <strong>de</strong>ll’uso,<br />

<strong>de</strong>sta <strong>de</strong>lle impressioni caratteristiche. Ne <strong>de</strong>riva che i nomi propri, benché scelti<br />

senza tener conto <strong>de</strong>i soggetti ai quali vengono dati, sembrano far parte <strong>de</strong>l<strong>la</strong> loro<br />

natura; non soltanto un nome cambia per noi per il fatto di essere portato da un<br />

fratello, ma nostro fratello stesso, per il fratto di portare quel nome ci sembra diverso<br />

da come sarebbe se si chiamasse in un altro modo. Come potrebbe questo verificarsi<br />

14


se il nome non fosse che una specie di etichetta materiale attaccata all’immagine di<br />

una persona o ad una serie di immagini che ci ricordano quel<strong>la</strong> persona? Bisogna che,<br />

al di là <strong>de</strong>l segno materiale, noi pensiamo, a proposito <strong>de</strong>l nome, a quello che esso<br />

simboleggia e da cui è d’altron<strong>de</strong> inseparabile. Ora se i nomi contribuiscono tanto a<br />

differenziare i componenti di una famiglia, è perché essi rispondono al bisogno che<br />

prova in effetti il gruppo di distinguerli per sé e di inten<strong>de</strong>rsi al tempo stesso sul principio<br />

ed il mezzo ditale distinzione. Il principio è <strong>la</strong> parente<strong>la</strong> che fa sì che ogni<br />

membro <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia vi occupi una posizione fissa ed irriducibile ad ogni altra. Il<br />

mezzo è l’abitudine di <strong>de</strong>signare colui che occupa questa posizione con un nome. Il<br />

segno materiale in quanto tale gioca dunque un ruolo <strong>de</strong>l tutto accessorio: l’essenziale<br />

è che il mio pensiero si accordi allora con quelli che, nell’animo <strong>de</strong>i miei parenti,<br />

rappresentano mio fratello: il nome non e che il simbolo di questo accordo, di cui<br />

posso fare ad ogni istante, o di cui ho fatto da tempo l’esperienza: è a quest’accordo<br />

che penso, molto più che al<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> stessa, sebbene <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> sia compresa in questo<br />

accordo. Il mio pensiero, dunque, e in tal caso singo<strong>la</strong>rmente ricco e complesso,<br />

perché è il pensiero <strong>de</strong>l gruppo alle cui dimensioni si al<strong>la</strong>rga per un attimo <strong>la</strong> mia<br />

coscienza. Sento allora che mi basterebbe pronunciare questo nome in presenza <strong>de</strong>gli<br />

altri parenti perché ognuno di essi sappia di chi sto par<strong>la</strong>ndo e si prepari a dirmi tutto<br />

ciò che sa di lui. Poco importa che io non svolga realmente quest’inchiesta:<br />

l’essenziale è che io <strong>la</strong> sappia possibile, che io resti, cioè, in contatto con i membri<br />

<strong>de</strong>l<strong>la</strong> mia famiglia. La maggior parte <strong>de</strong>lle i<strong>de</strong>e che ci passano per <strong>la</strong> mente non si rifà<br />

al sentimento più o meno preciso che potremmo, se volessimo, analizzarne il<br />

contenuto? Raramente, però, si giunge al termine di tale analisi, e in genere neppure<br />

<strong>la</strong> si porta molto avanti. Immaginando tuttavia di esaurire tale indagine, so bene che<br />

essa mi permetterà di sostituire al nome quell’insieme di impressioni partico<strong>la</strong>ri<br />

concrete che in epoche successive i miei parenti e io stesso abbiamo avuto di mio<br />

fratello, nel<strong>la</strong> misura in cui è possibile ricostruirle. Ci sono dunque davvero, dietro il<br />

nome proprio, <strong>de</strong>lle immagini che potremmo, in certe condizioni, far riaffiorare: ma<br />

questa possibilità <strong>de</strong>riva dall’esistenza <strong>de</strong>l nostro gruppo, dal suo persistere, dal<strong>la</strong> sua<br />

integrità. E questo il motivo per cui, in momenti diversi, sebbene nome continui a<br />

<strong>de</strong>signare per noi <strong>la</strong> stessa persona unita a noi dagli stessi rapporti di parente<strong>la</strong>, per le<br />

trasformazioni <strong>de</strong>l gruppo, per il fatto che <strong>la</strong> su esperienza di uno stesso parente al<br />

tempo stesso arricchisce di molte impressioni nuove e si impoverisce nei suoi<br />

contenuti, per <strong>la</strong> scomparsa di taluni testimoni, per le <strong>la</strong>cune che crivel<strong>la</strong>no <strong>la</strong><br />

memoria quelli che sopravvivono, il ricordo di un parente non racchiu<strong>de</strong>, in momenti<br />

successivi, lo stesso insieme di tratti personali.<br />

Cosa succe<strong>de</strong>rebbe se tutti i membri <strong>de</strong>l<strong>la</strong> mi famiglia sparissero? Conserverei<br />

per qualche tempo l’abitudine di attribuire un senso ai loro nomi. I effetti quando un<br />

gruppo, ci ha a lungo profondamente influenzati, noi ne veniamo talmente satura che<br />

anche quando siamo soli, agiamo e pensiamo come se fossimo ancora sotto <strong>la</strong> sua<br />

pressione. È un sentimento naturale perché una perdita recente solo al<strong>la</strong> lunga<br />

manifesta tutti i suoi effetti. Del resto, quand’anche <strong>la</strong> mia famiglia si fosse estinta,<br />

non potrei forse trovare <strong>de</strong>i parenti sconosciuti, o <strong>de</strong>lle persone che hanno conosciuto<br />

i miei parenti e per i quali questi nomi propri e questi cognomi potrebbero ancora<br />

15


avere un senso? Al contrario, man mano che i morti sprofondano nel passato, non è<br />

perché si allunga l’intervallo materiale di tempo che li separa da noi che i loro<br />

nomi cadono a poco a poco nell’oblio, ma perché non resta nul<strong>la</strong> <strong>de</strong>l gruppo al cui<br />

interno essi vivevano e che aveva bisogno di chiamarli. Soli si trasmettono e si<br />

ricordano quelli <strong>de</strong>gli antenati il cui ricordo è sempre vivo, perché gli uomini di oggi<br />

li venerano, e restano almeno fittiziamente in rapporto con essi. Gli altri si spiega<br />

forse così che i Greci abbiano avuto <strong>la</strong> ten<strong>de</strong>nza a dare ai nipoti il nome <strong>de</strong>l nonno;<br />

ma si esprime così anche il fatto che ci sono <strong>de</strong>i limiti all’interesse ed all’attenzione<br />

<strong>de</strong>l gruppo, il quale, togliendo ai morti il nome per darlo ai vivi, li cancel<strong>la</strong> dal suo<br />

pensiero e dal<strong>la</strong> sua memoria. L’uomo che non vuoi dimenticare i parenti scomparsi e<br />

si ostina a ripetere i loro nomi, viene a scontrarsi ben presto con l’indifferenza<br />

generale. Chiuso nei suoi ricordi, egli si sforza invano di mesco<strong>la</strong>re alle<br />

preoccupazioni <strong>de</strong>l<strong>la</strong> società attuale quelle <strong>de</strong>i gruppi di ieri: ma gli manca proprio<br />

l’appoggio <strong>de</strong>i gruppi scomparsi. Uno che ricorda, lui solo, quello che gli altri non<br />

ricordano somiglia ad uno che ve<strong>de</strong> quello che gli altri non vedono. È, per certi<br />

aspetti, uno in preda alle allucinazioni, che impressiona sfavorevolmente coloro che<br />

lo circondano. Di fronte al risentimento <strong>de</strong>l<strong>la</strong> società, egli tace ed a forza di tacere<br />

dimentica i nomi che non vengono più pronunciati attorno a lui. La società è come <strong>la</strong><br />

matrona di Efeso che impicca il morto per salvare il vivo. È vero che certi moribondi<br />

prolungano <strong>la</strong> loro agonia ed esistono <strong>de</strong>lle società che conservano più a lungo di<br />

altre il ricordo <strong>de</strong>i loro morti. Ma non c’è tra di esse, sotto questo aspetto, che una<br />

differenza di grado.<br />

4. La creazione di nuove famiglie. La famiglia e gli altri gruppi<br />

Abbiamo <strong>de</strong>tto che in ogni società, c’è un tipo di organizzazione che s’impone<br />

a tutte le famiglie, ma che in ogni famiglia si sviluppa d’altra parte uno spirito<br />

proprio, perché essa possie<strong>de</strong> <strong>de</strong>lle tradizioni che sono solo sue. Come potrebbe<br />

essere diversamente dato ché <strong>la</strong> memoria familiare non conserva solo il ricordo <strong>de</strong>i<br />

rapporti di parente<strong>la</strong> che uniscono i suoi membri, ma anche <strong>de</strong>gli eventi e dalle persone<br />

che hanno contato nel<strong>la</strong> sua storia? Le famiglie sono come tante specie di uno<br />

stesso genere e dal momento che ciascuna di esse si distingue dalle altre, può capitare<br />

sia che esse si ignorino, sia che si oppongano sia che si influenzino e che una parte<br />

<strong>de</strong>i ricordi <strong>de</strong>ll’una penetri nel<strong>la</strong> memoria di una o di diverse altre. Del resto poiché le<br />

cre<strong>de</strong>nze generali di una società raggiungono i membri <strong>de</strong>lle famiglie attraverso <strong>la</strong><br />

mediazione di quelli di loro che sono più direttamente coinvolti nel<strong>la</strong> vita collettiva<br />

esterna, può capitare o che esse si adattino alle tradizioni <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia o all’inverso<br />

che esse trasformino quelli di loro che sono più direttamente coinvolti nel<strong>la</strong> vita<br />

collettiva esterna, può capitare o che esse si adattino alle tradizioni <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia o<br />

all’inverso che esse trasformino queste stesse tradizioni. Il verificarsi <strong>de</strong>ll’uno o<br />

<strong>de</strong>ll’altro caso dipen<strong>de</strong> da un <strong>la</strong>to, dalle ten<strong>de</strong>nze <strong>de</strong>l<strong>la</strong> società più ampia,<br />

comprensiva di tutte le famiglie, che può o disinteressarsi più o meno di ciò che si<br />

verifica in esse, oppure (come certamente le società primitive) rego<strong>la</strong>re e control<strong>la</strong>re<br />

incessantemente <strong>la</strong> vita domestica, e, d’altra parte, dal<strong>la</strong> forza <strong>de</strong>lle tradizioni proprie<br />

16


di ogni famiglia che non sono senza rapporto con le qualità personali di coloro che le<br />

creano e le conservano.<br />

Se non abbiamo abbandonato i nostri genitori per fondare un’altra famiglia, se<br />

questi ultimi, personalità forti o figure partico<strong>la</strong>rmente originali, seppero comunicare<br />

e conservare al nostro gruppo una fisionomia ben distinta dagli altri, se, d’altra parte,<br />

per tutto il periodo in cui siamo stati in contatto con loro <strong>la</strong> loro natura morale ed il<br />

loro atteggiamento nei confronti <strong>de</strong>l mondo sociale circostante non sono mutati<br />

sensibilmente, essi stessi, le loro azioni i loro giudizi, i diversi casi <strong>de</strong>l<strong>la</strong> loro<br />

esistenza resteranno sempre in primo piano nel<strong>la</strong> nostra memoria. Anche se una<br />

famiglia subisce appena, tuttavia, l’influenza di altri gruppi, si producono in essa<br />

<strong>de</strong>lle trasformazioni inevitabili morti, nascite, ma<strong>la</strong>ttie, vecchiaia, rallentamento o<br />

accelerazione <strong>de</strong>ll’attività organica individuale <strong>de</strong>i suoi membri, che ne modificano,<br />

da un’epoca all’altra, <strong>la</strong> struttura interna. Si può immaginare che questi ultimi, o <strong>la</strong><br />

maggior parte di loro, non se ne accorgano, se, per esempio, invecchiano insieme e se<br />

si iso<strong>la</strong>no sempre più dagli altri e si rinchiudono nell’illusione di non essere cambiati<br />

tanto da par<strong>la</strong>re <strong>de</strong>i ricordi di un tempo come ne par<strong>la</strong>vano quando essi erano ancora<br />

recenti: il quadro nel quale essi li collocano non si è affatto modificato né arricchito.<br />

Spesso quelli di loro che non si iso<strong>la</strong>no completamente dalle altre società domestiche<br />

e dal<strong>la</strong> società circostante in generale constatano che i loro parenti non sono più oggi<br />

com’erano un tempo: essi correggono allora e completano l’insieme <strong>de</strong>i ricordi<br />

familiari opponendo alle frasi di testimoni invecchiati o poco sicuri, l’opinione di<br />

uomini di altre famiglie, ed anche analogie, nozioni d’uso e l’insieme <strong>de</strong>lle i<strong>de</strong>e<br />

accettate nel<strong>la</strong> loro epoca, al di fuori <strong>de</strong>l loro gruppo, ma attorno ad esso. E così che<br />

<strong>la</strong> storia non si limita a riprodurre il racconto fatto dagli uomini contemporanei agli<br />

eventi trascorsi, ma, di epoca in epoca, lo ritocca non solo perché dispone di altre<br />

testimonianze, ma per adattano ai modi di pensare, di rappresentarsi il passato <strong>de</strong>gli<br />

uomini <strong>de</strong>l presente.<br />

Quando un matrimonio separa dal gruppo domestico uno <strong>de</strong>i suoi membri, il gruppo<br />

da cui quest’ultimo è uscito ten<strong>de</strong> a non dimenticarlo; ma nel gruppo in cui entra egli<br />

si trova a pensare meno spesso a quei parenti che non sono più vicino a lui mentre<br />

nuove figure e nuovi eventi vengono al<strong>la</strong> ribalta <strong>de</strong>l<strong>la</strong> sua coscienza. È ciò ché si<br />

verificava soprattutto nell’antichità, per esempio nel<strong>la</strong> società greca e romana. Il<br />

matrimonio, allora, non creava una nuova famiglia, ma faceva entrare un nuovo<br />

membro in una famiglia antica: quest’ultimo prima doveva esser separato da un’altra<br />

famiglia antica e questa separazione radicale somigliava al<strong>la</strong> perdita di uno <strong>de</strong>i suoi<br />

membri imposta al gruppo dal<strong>la</strong> morte. A Roma <strong>la</strong> fanciul<strong>la</strong> che si sposa muore per <strong>la</strong><br />

famiglia <strong>de</strong>i suoi parenti, per rinascere nel<strong>la</strong> famiglia di suo marito. È questo il<br />

motivo per cui il matrimonio, almeno nei primi tempi, quando <strong>la</strong> famiglia restava<br />

l’unità sociale fondamentale, era un atto religioso e pren<strong>de</strong>va <strong>la</strong> forma di un rito,<br />

come tutti quelli che modificavano <strong>la</strong> composizione di un gruppo. “La donna così<br />

sposata — dice Fustel <strong>de</strong> Cou<strong>la</strong>nges — ha ancora il culto <strong>de</strong>i morti; ma non è più ai<br />

propri antenati che essa porta il banchetto funebre; el<strong>la</strong> non ne ha più il diritto. Il<br />

matrimonio l’ha completamente distaccata dal<strong>la</strong> famiglia di suo padre ed ha spezzato<br />

tutti i rapporti religiosi con essa. È agli antenati <strong>de</strong>l marito che essa porta l’offerta;<br />

17


essa appartiene al<strong>la</strong> loro famiglia, essi sono divenuti i suoi antenati. Il matrimonio<br />

l’ha fatta nascere di nuovo. Essa è da questo momento in poi <strong>la</strong> figlia di suo marito,<br />

filiae loco, dicono i giuristi. Non si può appartenere a due famiglie, né a due religioni<br />

domestiche <strong>la</strong> donna entra totalmente nel<strong>la</strong> famiglia e nel<strong>la</strong> religione <strong>de</strong>l manito” 10 .<br />

Indubbiamente, quando entra nel<strong>la</strong> famiglia <strong>de</strong>l marito, <strong>la</strong> donna non dimentica tutti i<br />

ricordi prece<strong>de</strong>nti: i ricordi d’infanzia sono impressi profondamente in lei; sono<br />

ri<strong>de</strong>stati dai rapporti che di fatto essa conserva con i parenti, i fratelli e le sorelle. Ma<br />

essa li <strong>de</strong>ve accordare con le i<strong>de</strong>e e le tradizioni che le si impongono nel<strong>la</strong> nuova<br />

famiglia. All’inverso, una famiglia Romana non si assimi<strong>la</strong>va una donna acquisita col<br />

matrimonio senza che l’equilibrio <strong>de</strong>l pensiero <strong>de</strong>l gruppo non ne fosse in qualche<br />

modo scosso. Non era possibile che con essa non penetrasse nel<strong>la</strong> famiglia in cui<br />

entrava una parte <strong>de</strong>llo spirito <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia d’origine. La continuità <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia<br />

non era spesso che una finzione. I matrimoni erano per ognuna di esse l’occasione per<br />

ripren<strong>de</strong>re contatto con il più vasto ambiente sociale dal quale essa ten<strong>de</strong>va ad iso<strong>la</strong>rsi<br />

e per aprirsi a nuove correnti di pensiero; è così che esse trasformavano le loro<br />

tradizioni.<br />

“Oggi <strong>la</strong> famiglia è discontinua: due sposi fondano una nuova famiglia e <strong>la</strong><br />

fondano in qualche modo su di una tabu<strong>la</strong> rasa”. Certo, quando con il matrimonio ci<br />

si inserisce in una sfera sociale più elevata, capita che si dimentichi <strong>la</strong> famiglia<br />

d’origine e che ci si i<strong>de</strong>ntifichi strettamente col gruppo domestico l’accesso al quale<br />

dischiu<strong>de</strong> un mondo più prestigioso. Quando, <strong>de</strong>lle due figlie <strong>de</strong>l père Goriot, una<br />

sposa un conte e l’altra un ricco banchiere, esse tengono il padre a distanza e<br />

cancel<strong>la</strong>no dal<strong>la</strong> memoria tutto il periodo <strong>de</strong>l<strong>la</strong> loro vita trascorso in un ambiente<br />

privo di qualità. Anche in questo caso si può dire che il matrimonio non ha creato<br />

nuove famiglie, che ha solo permesso a famiglie antiche di crescere con nuovi<br />

elementi. Ma quando due persone <strong>de</strong>llo stesso livello sociale si uniscono si confrontano<br />

tradizioni familiari di pari forza. Nessuna <strong>de</strong>lle due famiglie d’origine può<br />

rivendicare il diritto di assorbire il coniuge che proviene dall’altra. Dovrebbe<br />

<strong>de</strong>rivarne e ne <strong>de</strong>riva in effetti spesso, nelle nostre società in cui <strong>la</strong> famiglia ten<strong>de</strong> a<br />

ridursi al<strong>la</strong> coppia, che le famiglie <strong>de</strong>i genitori sembrano finire dove inizia <strong>la</strong> famiglia<br />

fondata dai loro figli. Dal che nasce una differenza di atteggiamento abbastanza<br />

rilevante tra le due. È conforme al<strong>la</strong> natura di una famiglia che non cresce più, che è<br />

giunta al suo termine non dimenticare quei suoi componenti che l’abbandonano e se<br />

non il trattenerli, almeno il rafforzare, per quel che dipen<strong>de</strong> da lei, i legami attraverso<br />

i quali essi le restano attaccati. I ricordi che essa rievoca allora e che si sforza di<br />

mantenere vivi in loro, traggono indubbiamente <strong>la</strong> loro forza dal<strong>la</strong> loro anzianità. La<br />

famiglia nuova è tutta rivolta al futuro. Essa avverte, alle sue spalle, una specie di<br />

vuoto morale: perché se ognuno <strong>de</strong>gli sposi si crogio<strong>la</strong> ancora nei suoi ricordi<br />

familiari di un tempo, dal momento che questi ricordi non sono gli stessi per l’uno e<br />

per l’altro, essi non possono pensarli in comune. Per elu<strong>de</strong>re <strong>de</strong>i conflitti inevitabili<br />

che nessuna norma accettata da entrambi permetterebbe di risolvere, concordano<br />

tacitamente di consi<strong>de</strong>rare abolito un passato nel quale non trovano elementi<br />

tradizionali atti a rinforzare <strong>la</strong> loro unione. In realtà essi non lo dimenticano <strong>de</strong>l tutto.<br />

Presto, quando avranno già dietro di sé una durata di vita comune abbastanza lunga,<br />

18


quando <strong>de</strong>gli eventi nei quali le loro preoccupazioni si sono mesco<strong>la</strong>te saranno sufficienti<br />

a fornire loro una memoria propria, allora tra i nuovi ricordi essi potranno far<br />

posto ai vecchi, tanto più che i loro parenti non saranno rimasti estranei a questa fase<br />

<strong>de</strong>l<strong>la</strong> loro esistenza nel<strong>la</strong> quale essi hanno posto le basi di una nuova famiglia. Ma<br />

questi vecchi ricordi si inseriranno in un quadro nuovo. I nonni, nel<strong>la</strong> misura in cui<br />

partecipano al<strong>la</strong> vita <strong>de</strong>l<strong>la</strong> coppia più recente, vi giocano un ruolo complementare. E<br />

in modo frammentario e quasi attraverso gli intervalli <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia attuale che essi<br />

comunicano ai nipoti i loro ricordi, e che fanno giungere loro l’eco di tradizioni quasi<br />

scomparse: non possono far rivivere per loro un insieme d’i<strong>de</strong>e ed una sintesi di fatti<br />

che non troverebbero più posto, in quanto insieme e sintesi, nel quadro in cui si<br />

muove attualmente il pensiero <strong>de</strong>i loro discen<strong>de</strong>nti. Non è senza sforzo, né talvolta<br />

senza sofferenze e travagli interiori che si opera tra due generazioni questa specie di<br />

frattura che nessun riavvicinamento o ritorno potrà sanare. Ora se fossimo di fronte<br />

solo a coscienze individuali, tutto si ridurrebbe ad un conflitto di immagini, alcune<br />

che ci catturano con il fascino <strong>de</strong>l passato, con tutti i nostri ricordi d’infanzia, con i<br />

sentimenti che i nostri parenti <strong>de</strong>stano in noi, altre con i legami <strong>de</strong>l presente, cioè con<br />

gli esseri apparsi di recente nel cerchio <strong>de</strong>l<strong>la</strong> nostra esperienza. Di conseguenza, se le<br />

sensazioni e gli stati affettivi presenti sono stati abbastanza forti da far sì che gli<br />

individui sacrifichino il passato al presente e si strappino ai loro cari senza<br />

rappresentarsi con sufficiente vivi<strong>de</strong>zza il dolore che si <strong>la</strong>sciano alle spalle, non si<br />

spiega che essi si sentano di<strong>la</strong>cerati internamente e che il rimpianto assuma talvolta in<br />

essi <strong>la</strong> forma <strong>de</strong>l rimorso. D’altra parte se i ricordi s’impongono loro con pungente<br />

vitalità, se, come capita, essi sono mediocremente coinvolti e l’avvenire non si<br />

dipinge ai loro occhi di colori bril<strong>la</strong>nti, non si capisce come essi siano capaci di<br />

questo sacrificio.<br />

Ma non sono due tipi d’immagini, provenienti le une dal passato, le altre dal<br />

presente, sono due modi di pensare, due concezioni <strong>de</strong>l<strong>la</strong> vita e <strong>de</strong>gli uomini che si<br />

fronteggiano. Se al<strong>la</strong> logica familiare che obbliga l’uomo a consi<strong>de</strong>rarsi innanzitutto<br />

come un figlio egli non potesse opporne un’altra, che l’autorizza a consi<strong>de</strong>rarsi come<br />

un marito o come un padre, egli resterebbe in<strong>de</strong>finitamente all’interno <strong>de</strong>l<strong>la</strong> sua<br />

famiglia d’origine, o, se ne uscisse, sarebbe esposto a tutti i mah materiali e morali<br />

che colpiscono l’uomo iso<strong>la</strong>to. I suoi pensieri ed i suoi ricordi non troverebbero più<br />

posto in un quadro che impedisca loro di disper<strong>de</strong>rsi: essi durerebbero, cioè, il tempo<br />

stesso <strong>de</strong>l<strong>la</strong> sua passione o <strong>de</strong>l suo <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio o <strong>de</strong>lle circostanze che li favoriscono,<br />

senza fondarsi su nessuna cre<strong>de</strong>nza o concezione collettiva. In una società che non<br />

ammette che un Montecchi sposi una Capuleti, <strong>la</strong> storia di Romeo e Giulietta non può<br />

avere altra realtà che quel<strong>la</strong> di un’immagine di sogno. È diverso, invece, quando non<br />

si <strong>la</strong>scia una famiglia che per fondarne un’altra seguendo le regole e le cre<strong>de</strong>nze <strong>de</strong>l<strong>la</strong><br />

società che compren<strong>de</strong> tutte le famiglie, o più generalmente, per entrare in un altro<br />

gruppo.<br />

Quando un membro di una famiglia se ne allontana per aggregarsi ad un gruppo<br />

che non è una famiglia, ad esempio per chiu<strong>de</strong>rsi in un convento, egli trae <strong>la</strong> sua forza<br />

da una cre<strong>de</strong>nza religiosa che egli oppone allo spirito di famiglia. Allora gli eventi,<br />

giudicati dal punto di vista di un altro gruppo, lo saranno anche secondo altri principi,<br />

19


ispirandosi ad un’altra logica. Quando suor Angelica, in un momento in cui lo spirito<br />

di famiglia combatteva ancora nel suo intimo con il sentimento <strong>de</strong>i nuovi doveri,<br />

ricordava il giorno <strong>de</strong>lle visite a Port Royal, vi ve<strong>de</strong>va indubbiamente <strong>la</strong> prova più<br />

dura che aveva dovuto sopportare. Ma questo ricordo dovette a poco a poco<br />

inquadrarsi <strong>de</strong>l tutto naturalmente nel<strong>la</strong> storia <strong>de</strong>lle tappe <strong>de</strong>l<strong>la</strong> sua conversione ed al<br />

tempo stesso, nell’insieme <strong>de</strong>i suoi pensieri religiosi: esso divenne presto per lei e per<br />

i membri <strong>de</strong>l<strong>la</strong> sua comunità al tempo stesso una tradizione, un esempio e quasi un<br />

aspetto <strong>de</strong>l<strong>la</strong> verità. Qui in effetti si può dire che due concezioni <strong>de</strong>l<strong>la</strong> vita si<br />

fronteggiavano. Ma non acca<strong>de</strong> esattamente lo stesso, a quel che sembra, quando un<br />

membro <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia l’abbandona per fondarne un’altra. In effetti mentre una<br />

ragazza che diviene monaca non ritrova nel chiostro, pur sotto altra disposizione o<br />

applicati ad altri oggetti, i pensieri di cui si nutriva nell’ambiente <strong>de</strong>i suoi, al<br />

contrariò quando un ragazzo o una ragazza si sposano si potrebbe cre<strong>de</strong>re che si rifacciano<br />

in fondo ad una logica i<strong>de</strong>ntica o anche al<strong>la</strong> stessa logica che hanno appreso<br />

all’interno <strong>de</strong>l<strong>la</strong> loro famiglia e tra i loro parenti. La famiglia, dopo tutto, non si<br />

riduce ad un insieme di funzioni che gli uomini di generazioni successive sono<br />

chiamati a compiere, l’uno dopo l’altro? Quel familiare che è stato un tempo il padre<br />

non lo è più o lo è a stento oggi, sia che sia scomparso sia che i suoi ragazzi abbiano<br />

sempre meno bisogno di lui. Come potrebbe il suo ricordo non impallidire, nel<br />

momento in cui egli diviene un nome, un viso, o semplicemente un essere che prova e<br />

per il quale si provano <strong>de</strong>i sentimenti che si spiegano meno con <strong>la</strong> funzione che con <strong>la</strong><br />

persona, che promanano dall’uomo piuttosto che dal padre e che sono indirizzati<br />

all’uomo piuttosto che al padre? Come potrebbe tutta <strong>la</strong> forza <strong>de</strong>ll’i<strong>de</strong>a di padre non<br />

gravare su colui che, nel presente, è consapevole di esserlo e di essere consi<strong>de</strong>rato<br />

come tale, nel senso pieno <strong>de</strong>l termine?<br />

La famiglia, tuttavia, non è una forma che da un momento all’altro cambia<br />

bruscamente di contenuto. Quando un figlio si sposa, non si sostituisce al padre come<br />

un re che ne succe<strong>de</strong> ad un altro. Una famiglia che si costituisce si pone inizialmente<br />

di fronte a quelle dalle quali i suoi due capi sono usciti, come una nuova fondazione.<br />

È solo a poco a poco e più tardi che il nuovo padre e <strong>la</strong> nuova madre i<strong>de</strong>ntificano le<br />

loro funzioni con quelle esercitate prima di loro dai loro genitori e questa i<strong>de</strong>ntità non<br />

appare mai loro che come una somiglianza più o meno stretta.<br />

Samuel Butler ha osservato che se si suppone che i ricordi si trasmettano dai<br />

genitori ai figli per via ereditaria, <strong>la</strong> loro esperienza ereditaria non può esten<strong>de</strong>rsi nel<br />

corso <strong>de</strong>l tempo, oltre il momento in cui essi sono stati concepiti, dal momento che a<br />

partire da quel momento non c’è più stata, tra loro ed i loro genitori, nessuna<br />

continuità organica. È questo il motivo per il quale, mentre i processi biologici<br />

verrebbero sviluppandosi con gran<strong>de</strong> sicurezza fino all’età adulta, essendo allora<br />

guidati dall’esperienza ancestrale, a partire dal momento in cui l’uomo è in età di<br />

procreare egli sarebbe preda <strong>de</strong>l<strong>la</strong> casualità <strong>de</strong>lle proprie esperienze ed il suo corpo<br />

non saprebbe più adattarsi così bene alle condizioni in cui <strong>de</strong>ve vivere. Potremmo<br />

dire, al contrario, che <strong>de</strong>l<strong>la</strong> vita <strong>de</strong>i nostri genitori non conosciamo, per esperienza<br />

diretta, che <strong>la</strong> parte che inizia qualche anno dopo <strong>la</strong> nostra nascita: tutto ciò che<br />

prece<strong>de</strong> non ci interessa per nul<strong>la</strong>; all’opposto, quando diventiamo noi stessi mariti e<br />

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padri, invece, ripercorriamo una serie di stadi nei quali li abbiamo visti passare e ci<br />

sembra di poterci i<strong>de</strong>ntificare con quello che essi sono stati. Ma non è ancora dire<br />

abbastanza. C’è tutto un periodo, quello che corrispon<strong>de</strong> agli inizi <strong>de</strong>l<strong>la</strong> nuova<br />

famiglia, in cui essa si oppone <strong>de</strong>cisamente al<strong>la</strong> famiglia più antica, perché è nuova e<br />

perché sembra aver bisogno di costituirsi una memoria originale al di fuori <strong>de</strong>i quadri<br />

tradizionali. È questo il motivo per cui è solo abbastanza tardi, quando essa ha perso<br />

in qualche misura una parte <strong>de</strong>l suo s<strong>la</strong>ncio originario, quando si avvicina il momento<br />

in cui anch’essa sta per generare, attraverso i suoi discen<strong>de</strong>nti, altri gruppi domestici<br />

che verranno distaccandosi da lei, che una famiglia pren<strong>de</strong> coscienza di non essere<br />

che <strong>la</strong> continuazione e quasi una nuova edizione di quel<strong>la</strong> dal<strong>la</strong> quale <strong>de</strong>riva. È<br />

quando un padre ed una madre si avvicinano al<strong>la</strong> vecchiaia che pensano di più ai loro<br />

genitori, in partico<strong>la</strong>re a ciò che costoro erano al<strong>la</strong> loro età e che, venendo a mancare<br />

ogni ragione per distinguersi da essi, sembra loro che i genitori rivivano <strong>de</strong>ntro di<br />

loro e che essi ne ripercorrano le tracce. Ma nel periodo <strong>de</strong>l<strong>la</strong> sua vita attiva e <strong>de</strong>l<strong>la</strong><br />

sua espansione <strong>la</strong> famiglia, rivolta al futuro o assorta nel presente, cerca di giustificare<br />

e rinforzare <strong>la</strong> sua indipen<strong>de</strong>nza nei confronti <strong>de</strong>lle tradizioni familiari<br />

appoggiandosi sul<strong>la</strong> più ampia società <strong>de</strong>lle altre famiglie contemporanee. E dunque<br />

proprio una logica ed una concezione <strong>de</strong>l<strong>la</strong> vita nuova, più ampia, e per questo<br />

motivo, all’apparenza almeno, più razionale, quel<strong>la</strong> che esiste nel<strong>la</strong> società e che essa<br />

oppone ai modi di pensare ed ai ricordi <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia o <strong>de</strong>lle famiglie originarie.<br />

Nel corso <strong>de</strong>l<strong>la</strong> nostra vita siamo impegnati, contemporaneamente al<strong>la</strong> famiglia,<br />

anche in altri gruppi. Estendiamo <strong>la</strong> nostra memoria familiare in modo da farvi<br />

rientrare i ricordi <strong>de</strong>l<strong>la</strong> nostra vita pubblica, ad esempio. Oppure ricollochiamo i<br />

nostri ricordi familiari nei quadri attraverso i quali <strong>la</strong> nostra società riscopre il suo<br />

passato. Questo equivale a consi<strong>de</strong>rare <strong>la</strong> nostra famiglia dal punto di vista <strong>de</strong>gli altri<br />

gruppi; o viceversa, ed a combinare contemporaneamente ai ricordi, i modi di pensare<br />

propri <strong>de</strong>ll’una e <strong>de</strong>gli altri. Talvolta prevale l’uno o l’altro di questi quadri e si<br />

cambia memoria come si cambiano punti di vista, principi, interessi, giudizi quando<br />

si passa da un gruppo all’altro. Dal momento in cui il bambino va a scuo<strong>la</strong> <strong>la</strong> sua vita<br />

scorre in qualche modo in due letti, ed i suoi pensieri si ricollegano seguendo due<br />

piani. Se egli ve<strong>de</strong> i suoi solo saltuariamente, <strong>la</strong> famiglia <strong>de</strong>ve far ricorso a tutta <strong>la</strong><br />

forza acquisita in prece<strong>de</strong>nza ed anche al<strong>la</strong> forza che le <strong>de</strong>riva dal fatto che essa dura<br />

più <strong>de</strong>l<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> e <strong>de</strong>l liceo, dal fatto che essa ci accompagna e ci contiene fino ai<br />

confini <strong>de</strong>l<strong>la</strong> morte, per conservare <strong>la</strong> sua parte di influenza. Ma lo stesso acca<strong>de</strong>, in<br />

grado maggiore o minore, quando il giovane o l’adulto si inserisce in altri ambienti,<br />

se questi ultimi lo allontanano dai suoi. Prima di entrare nel<strong>la</strong> vita pubblica, e dopo<br />

aver<strong>la</strong> <strong>la</strong>sciata, si basta a se stessi, ci si interessa soprattutto agli ambienti <strong>de</strong>l<strong>la</strong> nostra<br />

vita privata; <strong>la</strong> vita in qualche modo si interiorizza e con essa <strong>la</strong> memoria: essa si<br />

rinchiu<strong>de</strong> nei confini <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia. Presi dal pubblico, al contrario, si esce da se<br />

stessi e <strong>la</strong> memoria si dispiega all’esterno: <strong>la</strong> nostra vita, quindi, sono le nostre<br />

re<strong>la</strong>zioni e <strong>la</strong> nostra storia è <strong>la</strong> loro storia; le nostre imprese e le nostre distrazioni non<br />

differiscono da quelle <strong>de</strong>gli altri e non si possono raccontare queste e quelle<br />

separatamente. Quando si dice che <strong>la</strong> vita pubblica ci disper<strong>de</strong>, occorre inten<strong>de</strong>re<br />

l’espressione al<strong>la</strong> lettera.<br />

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Indubbiamente si può essere impegnati nel pubblico solo a metà, o solo in apparenza.<br />

Ma si gioca allora un doppio ruolo e nel<strong>la</strong> misura in cui si è parte <strong>de</strong>l<strong>la</strong> società si<br />

accetta di ricordare come lei. Questa è indubbiamente l’evoluzione <strong>de</strong>l<strong>la</strong> maggior<br />

parte <strong>de</strong>gli uomini che si mesco<strong>la</strong>no e si confondono con il gruppo sociale all’interno<br />

<strong>de</strong>l quale svolgono <strong>la</strong> loro attività solo nel periodo corto ed occupato nel quale <strong>la</strong> loro<br />

vita professionale e mondana è al culmine. Allora, a differenza <strong>de</strong>l bambino, che non<br />

ha ancora dove per<strong>de</strong>rsi e <strong>de</strong>ll’anziano, che ha ripreso possesso di sé, essi non si<br />

appartengono più. Scorrete le memorie nelle quali un amministratore, un uomo di<br />

affari o di stato che svolse coscienziosamente <strong>la</strong> sua funzione, racconta i fatti che<br />

resero faticosi ed agitati i suoi anni: più che <strong>la</strong> sua storia è <strong>la</strong> storia di un gruppo<br />

sociale, professionale o pubblico. Non è tanto il contenuto quanto il tono e qualche<br />

osservazione (nelle quali d’altra parte ritroviamo spesso le reazioni di una cerchia di<br />

persone e l’animo di una cricca) e forse <strong>la</strong> scelta <strong>de</strong>gli avvenimenti che distinguono<br />

questo racconto individuale o quest’autobiografia da un <strong>la</strong>voro storico che ha per<br />

oggetto il racconto <strong>de</strong>i fatti così come sono stati visti da un gruppo di uomini e col<br />

significato che essi ebbero per loro. Quando si dice di uno scrittore che <strong>la</strong> sua storia si<br />

confon<strong>de</strong> con quel<strong>la</strong> <strong>de</strong>lle sue opere, ciò significa che egli non esce affatto dal mondo<br />

interiore che si è creato: ma quando si dice di un guerriero o di un medico o di un<br />

prete che <strong>la</strong> sua storia si confon<strong>de</strong> con quel<strong>la</strong> <strong>de</strong>lle sue imprese, <strong>de</strong>lle sue guarigioni,<br />

<strong>de</strong>lle sue conversioni, si <strong>la</strong>scia inten<strong>de</strong>re, al contrario, che egli non ebbe il tempo di<br />

rientrare in se stesso e che le preoccupazioni comuni alle quali egli fu più<br />

specificamente preposto o esposto per <strong>la</strong> sua funzione, furono sufficienti a riempirne<br />

l’animo.<br />

In molte circostanze in cui uomini e famiglie diverse partecipano in comune alle<br />

stesse distrazioni, agli stessi <strong>la</strong>vori, alle stesse cerimonie, l’evento li colpisce meno<br />

per quel che di esso resta nel<strong>la</strong> vita <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia che per quello che ne resta esterno;<br />

essi lo ricordano come un fatto impersonale. Ma lo stesso acca<strong>de</strong> quando in un<br />

gruppo di famiglie vicine si moltiplicano le re<strong>la</strong>zioni, sia, che, come nei vil<strong>la</strong>ggi<br />

contadini, esse siano riunite dal luogo in cui abitano, sia che, come nelle c<strong>la</strong>ssi alte,<br />

esse si fondino sul<strong>la</strong> stima <strong>de</strong>lle altre ed abbiano bisogno di mantenere e rinnovare<br />

attraverso il contatto con queste ultime, il senso <strong>de</strong>l<strong>la</strong> loro superiorità. Allora i<br />

membri di ogni famiglia introducono incessantemente nel pensiero <strong>de</strong>l proprio<br />

gruppo re<strong>la</strong>zioni, interpretazioni e giudizi presi a prestito dalle famiglie vicine. Cosa<br />

diviene <strong>la</strong> memoria <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia? Essa <strong>de</strong>ve compren<strong>de</strong>re al suo interno non uno ma<br />

più gruppi <strong>la</strong> cui importanza, e anche l’aspetto e le re<strong>la</strong>zioni reciproche, cambiano ad<br />

ogni istante. Dal momento che essa consi<strong>de</strong>ra gli eventi abbastanza notevoli da venir<br />

conservati e raccontati spesso dal punto di vista <strong>de</strong>gli altri, oltre che dal suo, essa li<br />

traduce in termini generali. Il quadrò di eventi che le permette di ritrovare i ricordi<br />

specifici <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia <strong>de</strong>l<strong>la</strong> quale è <strong>la</strong> memoria potrebbe forse distinguersi<br />

facilmente dai quadri specifici <strong>de</strong>lle altre famiglie, se ci si limitasse alle figure, alle<br />

immagini: si potrebbe così <strong>de</strong>limitare nello spazio il campo di ognuna e le si<br />

potrebbero assegnare solo quei corsi di eventi che vi si sono verificati, come in tante<br />

caselle distinte. Ma, lo abbiamo già <strong>de</strong>tto, il quadro <strong>de</strong>l<strong>la</strong> memoria familiare è fatto,<br />

più che di figure o d’immagini, di nozioni, nozioni di persone o nozioni di fatti,<br />

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singo<strong>la</strong>ri e storiche, certo, ma che hanno d’altra parte tutti i caratteri <strong>de</strong>i pensieri<br />

comuni a tutto un gruppo ed anche a diversi gruppi. Così le tradizioni proprie di ogni<br />

famiglia si stagliano su di un fondo di nozioni generali impersonali e non è d’altron<strong>de</strong><br />

facile indicare il limite che separa le une dalle altre. Si capisce che una famiglia che è<br />

appena nata ed avverte soprattutto il bisogno di adattarsi all’ambiente sociale nel<br />

quale è chiamata a vivere volga le spalle alle tradizioni <strong>de</strong>i gruppi parentali dai quali<br />

si è appena emancipata e venga ispirandosi soprattutto a quel<strong>la</strong> logica generale che<br />

<strong>de</strong>termina le re<strong>la</strong>zioni <strong>de</strong>lle famiglie tra di loro. Ma dal momento che ogni famiglia<br />

ha presto una sua storia, dal momento che <strong>la</strong> sua memoria si arricchisce di giorno in<br />

giorno, i suoi ricordi, nel<strong>la</strong> loro forma personale, vengono precisandosi e fissandosi,<br />

essa ten<strong>de</strong> progressivamente ad interpretare a suo modo le concezioni che pren<strong>de</strong> a<br />

prestito dal<strong>la</strong> società. Finisce per avere <strong>la</strong> sua logica e le sue tradizioni che<br />

somigliano a quelle <strong>de</strong>l<strong>la</strong> società più ampia, perché <strong>de</strong>rivano da essa e perché le<br />

stesse continuano a rego<strong>la</strong>re i suoi rapporti con quest’ultima, ma che si distinguono,<br />

anche, da quelle perché si impregnano a poco a poco <strong>de</strong>l<strong>la</strong> sua esperienza specifica ed<br />

hanno, il ruolo di assicurare sempre più <strong>la</strong> sua coesione e garantire <strong>la</strong> sua continuità.<br />

NOTE<br />

I) Durkheim, Corso inedito sul<strong>la</strong> famiglia.<br />

2) Lo schiavo ed il cliente facevano parte <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia ed erano sepolti nel<strong>la</strong> tomba<br />

comune. Fustel <strong>de</strong> Cou<strong>la</strong>nges, La cité antique, 20° ed., p. 67, n. ed anche p. 127 e ss.<br />

3) Lacombe (Paul), La famille dans <strong>la</strong> société romaine, étu<strong>de</strong> <strong>de</strong> moralité comparée,<br />

1889, p. 208 e ss.<br />

4) Fustel <strong>de</strong> Cou<strong>la</strong>nges, loc. cit., p. 64 e ss.<br />

5) Ibid., p. 68: “il diritto romano esige che se una famiglia ven<strong>de</strong> il campo ove è<br />

<strong>la</strong> sua tomba, essa resta almeno proprietaria di quel<strong>la</strong> tomba e conserva in eterno il<br />

diritto di traversare il campo per andare a compiere le cerimonie <strong>de</strong>l culto. L’uso<br />

antico era di seppellire i morti non in cimiteri o sul bordo di una strada, ma nel<br />

campo di ogni famiglia”.<br />

6) lbid.,p.73.<br />

7) Usener, Gòtternamen, p. 75.<br />

8) Usener riporta da Bahrios <strong>la</strong> storia di un contadino che si reca in città per<br />

implorare i grandi <strong>de</strong>i, perché sono più potenti di quelli <strong>de</strong>l<strong>la</strong> campagna. Ibid., p. 247.<br />

Fustel <strong>de</strong> Cou<strong>la</strong>nges, spiegando come <strong>la</strong> plebe “un tempo fol<strong>la</strong> senza culto, ebbe da<br />

un certo punto in poi le sue cerimonie religiose e le sue feste”, dice che “ora una<br />

famiglia plebea si costruì un foco<strong>la</strong>re... ora il plebeo, senza culto domestico, ebbe<br />

accesso ai templi <strong>de</strong>l<strong>la</strong> città”. La cité antique, p. 328.<br />

9) Durkheim, cit.<br />

10) Fustel <strong>de</strong> Cou<strong>la</strong>nges, op. cit., p. 47.<br />

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