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Diario di un italiano d'Austria sul fronte orientale. - Ad Undecimum

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meretta in cinque soli con la stufa dove prepariamo <strong>un</strong> po’ <strong>di</strong> cena (porcina), ecc.<br />

10 gennaio 1915: partiamo a tutta neve senza manasa con <strong>un</strong> poco <strong>di</strong> pane del giorno<br />

prima camminando per 18 Km. Arriviamo a notte, bagnati, pieni <strong>di</strong> neve in<br />

<strong>un</strong> paese dove dobbiamo provvederci <strong>di</strong> dormire. Pernottiamo in <strong>un</strong>a casa <strong>di</strong>sabitata<br />

senza finestre. Siamo circa in tremila qui e fa molto freddo. Dobbiamo<br />

rompere porte e scale per far fuoco.<br />

11 gennaio 1915: dopo aver mangiato abbastanza bene camminiamo per 28 Km.<br />

e arriviamo in <strong>un</strong>a bella città: Rava Ruska; là entriamo sotto apposite tettoie per<br />

la manasa e poi dormiamo in <strong>un</strong> convento, in sacrestia.<br />

12 gennaio 1915: dopo ben 33 l<strong>un</strong>ghi Km. arriviamo a Sesof (Rveszow), cinta <strong>di</strong><br />

mura come Grado, dove passa come al solito.<br />

13 gennaio 1915: dopo manasa dove ve<strong>di</strong>amo per la prima volta <strong>un</strong> poca <strong>di</strong> carne,<br />

camminiamo per altri 33 Km. e arriviamo nella tanto desiderata Leopoli, meta<br />

<strong>di</strong> quelli partiti all’ultimo istante per essere invagonati. Questa è <strong>un</strong>a bellissima<br />

città con numerosi e splen<strong>di</strong><strong>di</strong> negozi e caserme. Qui, dopo aver camminato<br />

per più <strong>di</strong> <strong>un</strong>’ora per la città, arriviamo in <strong>un</strong>a caserma dove dormiamo e riceviamo<br />

manasa.<br />

14 gennaio 1915: con molte guar<strong>di</strong>e a pie<strong>di</strong> e a cavallo ci rechiamo alla stazione<br />

dove finalmente terminiamo le marce, ma appena 1/2 ora che siamo in vagone<br />

siamo pentiti perché siamo in 75 uomini in <strong>un</strong> vagone per 25 cavalli. Qui passiamo<br />

<strong>un</strong>a notte d’inferno sempre in pie<strong>di</strong>. Alla mattina, appena chiaro, arriviamo<br />

in <strong>un</strong>a città tutta in rovina, Brody, dove riceviamo manasa.<br />

15 gennaio 1915: dopo riposato <strong>un</strong> poco camminiamo altri 10 Km. per arrivare<br />

alla città <strong>di</strong> confine russo. Qui montiamo nuovamente in treno e alle sei pomeri<strong>di</strong>ane<br />

si parte.<br />

16 gennaio 1915: dopo corso tutta la notte senza zuppa, nei vagoni senza panche,<br />

si guarda fuori e non si vede che deserti <strong>di</strong> neve interminabili. All’alba finalmente<br />

scorgiamo da lontano <strong>un</strong>a grande città piena <strong>di</strong> cupole dorate, <strong>di</strong> camini, <strong>di</strong> fabbriche<br />

e <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> palazzi: è Kiev, città <strong>un</strong>a volta capitale della Russia (50/60.000<br />

abitanti). Qui smontiamo. Per le vie della città riceviamo spagnoletti, sol<strong>di</strong>, kraffen,<br />

ecc. Gli abitanti devono essere la maggior parte ricchi. Qui siamo condotti in<br />

<strong>un</strong>a caserma dove prima ci prendono tutto quello che abbiamo con sacrificio risparmiato<br />

perché in<strong>di</strong>spensabile (coperta, prosach, feldflase) poi ci <strong>di</strong>vidono per<br />

nazionalità e ci prendono in nota. Qui restiamo il 17, il 18 (trovo Spessot) e il<br />

19. Qui si sta bene: riceviamo manasa buona e molta; solo il dormire è <strong>di</strong>fficile<br />

causa le bestie.<br />

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