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Tesi - aiiao

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Il secondo è invece il modello informale (o implicito) che passa in modo non<br />

intenzionale (e viene assorbito in modo spesso inconsapevole) attraverso le relazioni<br />

quotidiane, i discorsi di tutti i giorni, l’osservazione del comportamento altrui,<br />

l’identificazione con persone modello; così il contatto quotidiano con un gruppo di<br />

amici che si prende gioco di chi fa uso del profilattico diventa un esempio di<br />

educazione informale.<br />

Alcuni autori propongono di classificare e raggruppare i diversi modi di<br />

realizzare l’educazione sanitaria utilizzando come criterio di classificazione il livello<br />

di protagonismo e coinvolgimento dei destinatari, e giungendo perciò a distinguere<br />

alcune grandi categorie di approcci:<br />

L’approccio direttivo (o prescrittivo-esortativo)<br />

E’ questo forse il modello di educazione sanitaria storicamente più noto e<br />

diffuso: ridotto ai suoi elementi essenziali, questo approccio si fonda sull’idea che<br />

l’educazione sanitaria debba essere intesa come una relazione asimmetrica tra chi<br />

(l’operatore sanitario) sa che cosa la gente dovrebbe fare per tutelare la propria salute<br />

e chi (il cittadino), invece, ha bisogno di essere persuaso a fare certe cose ritenute<br />

utili e ad evitarne altre ritenute dannose.<br />

Tra i limiti principali dell’approccio direttivo, va segnalato il fatto che esso dà<br />

per scontato che nessuno meglio degli esperti di problemi sanitari possa sapere ciò

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