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dell’ esofago, del laringe. Alcuni tipi di HPV possono tuttavia causare tumori benigni quale il condiloma genitale. Tutti i tumori del collo dell'utero sono causati dall'HPV. Si calcola che oltre il 70% delle donne contragga un'infezione genitale da HPV nel corso della propria vita, ma la grande maggioranza di queste infezioni é destinata a scomparire spontaneamente nel corso di pochi mesi grazie al loro sistema immunitario. Solo in caso di persistenza nel tempo di infezioni di HPV ad alto rischio oncogenico è possibile, in una minoranza dei casi e nel corso di parecchi anni, lo sviluppo di un tumore maligno del collo uterino. Differenze tra i ceppi pericolosi e non di HPV e la loro cancerogenicità I genotipi ad alto rischio di HPV (16, 18, 31, 33, 35, 39, 45, 51, 52, 56, 58, 59, 68) si differenziano da quelli a basso rischio (6, 11, 42, 43, 44) sia in base al sito
di azione, in quanto i primi attaccano le mucose mentre i secondi la cute, sia in base ad alcune mutazioni dell'oncoproteina E7 . Questa differente patogenicità è dovuta al fatto che le mucose sono molto più sensibili della pelle alle infezioni di HPV perché la minore robustezza delle membrane cellulari delle cellule delle mucose facilita l'ingresso dei virus all'interno delle stesse ed in più le oncoproteine E7 dei Papilloma Virus ad alto rischio hanno delle mutazioni amminoacidiche che permettono un legame e un' inibizione migliore del retinoblastoma rispetto agli E7 dei genotipi a basso rischio. Ad esempio la differenza amminoacidica principale tra l'E7 dell'HPV 16 (alto rischio) e quello dell’HPV 6 (basso rischio) è un acido aspartico in posizione 21 presente nel primo, invece di una glicina presente nel secondo: quest’ unica differenza fa si che la prima proteina abbia una capacità ligante (e quindi di causare il cancro) del 41% superiore alla seconda.
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CAPITOLO QUINTO Lo Screening
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I test impiegati nei programmi di s
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Inoltre non vanno effettuate visite
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test con il test dell’HPV si potr
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L’infermiere nelle U.O. di Pediat
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Nei suoi comunicati l’American Nu
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3. La prevenzione terziaria: l'infe
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CONCLUSIONI Dallo studio che ho ese
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BIBLIOGRAFIA: o M. Preti - L. Maria
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