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con tutte quelle cure e norme giustamente volute dalla scienza, ho dovuto limi-
tarmi a raddoppiare di vigilanza, per sottrarre all'usato vandalismo dei nostri con-
tadini, quanto poteva riuscire utile agli studi.
Per tali provvedimenti ebbi la fortuna di fare una scoperta, la quale appor-
terà di sicuro lumi maggiori alla locale istoria primitiva ; cioè ebbi a constatare in
quello strato nero l'esistenza di un vasto fondo di capanne preromane.
Tra i rifiuti che in questo strato in gran copia si scavano, tengono il primo
posto i cocci di stoviglie ; dico cocci, perchè quivi, come si rilevò in tutte le altre
stazioni primitive, non è fticil cosa incontrarsi in vasi completi, dei quali a tutt'oggi
non ne rinvenni che due soltanto : una ciotola ed un coperchietto.
Tali frammenti consistono in orli, anse e fondi di vaso, le quali parti fortu-
natamente son quelle che a preferenza si prestano ai pili minuti raffronti. Da un
diligente esame rilevo, che questi cocci sono formati di una pasta di tre diversi
aspetti, cioè : nera leggermente lucidata a piombaggine, rosso-biancastra, e nero-ros-
signa; mostrasi bene depurata soltanto in pochi cocci di vasettini; mentre nei piìi,
appartenenti a grandi vasi, destinati forse a contenere commestibili e liquidi, va unita a
grani di quarzo e ad altre materie eterogenee. Hanno tutti cottura imperfetta; pure sono
lavorati al tornio, ben pochi essendo quelli fatti a mano, che facilmente si riconoscono
perla rozzezza loro, e perchè mostrano ancora l'impronta delle dita dell'artigiano.
Nonostante presentano un progresso notevolissimo in confronto dei vasi dell'età, della
pietra, cui da taluno volevasi assegnare questo nostro fondo di capanne, non volen-
dosi tener conto eziandio del fatto, che in verun punto del vasto sedimento com-
parvero traccie di quell'età primordiale. Degno di nota si è poi, che nella tecnica
e nella ornamentazione di questi numerosi prodotti dell'antichissima ceramica ate-
stina, si rilevano interessanti raffronti colle stoviglie funebri delle tombe più arcaiche
della civiltà euganea.
Tutte indistintamente le differenti fogge di vasi e di ornati, proprie del 1" pe-
riodo e delle più antiche del 2°, si ripetono in questi cocci, sui quali ci è dato
osservare le maniere diverse di meandro greco, graffito con stecca a punta ottusa
od acuta ; la decorazione a cordoni, semplici o marcati da piccoli solchi, fatti a mano
con la stecca; le impressioni lineari, ottenute con fili ritorti, e quelle a circoletti
concentrici ed a stellette ; in una parola tutti quei graffiti, disegui a stampo, screzi
rabeschi combinati nelle due figure geometriche più elementari, il quadrato ed
il triangolo, che fanno distinguere le antichissime tombe euganee dalle posteriori. Ta
mestieri però che io noti un fregio, affatto speciale di questi rottami, e che non ha
riscontro nelle tombe, cioè quello che è condotto rozzamente a basso rilievo,
sotto l'orlatura di alcuni vasi d'argilla nera lucidata a grafite.
Oltre ai frammenti fittili, lio raccolto pure in terra cotta certi mattoni di pasta
assai impura e rosso-biancastra, portanti da una faccia il meandro a basso rilievo;
i quali nella direzione della lunghezza hanno un lato più largo dell'opposto. Per
questa loro conformazione, e per il luogo dove li rinvenni, di cui dirò più avanti,
li credo alari da fuoco, simili a quelli scoperti nei fondi di capanne di Golasecca,
e posseduti dai sigg. Castelfranco e Villa.
Benché fino ad ora non abbia trovato alcun accenno a vaso con fondo conico,
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