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parte 1

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— lil —<br />

in questi fondi di capanne, mi si permettano alcune considerazioni circa la natura<br />

della scoperta.<br />

La vastità della superficie per cui, seguendo pure le ondulazioni dell'anticliis-<br />

simo suolo, si estende lo strato nero, gli oggetti in esso accumulati non mi lasciano<br />

dubbio, clie sia questo un grande immoudezzaio di abitazioni primitive, che non è<br />

punto da confondere con quei piccoli strati di terra nera, mista a carboni, cocci<br />

di fittili, e frammenti metallici, che si rinvengono in quasi tutte le necropoli,<br />

e ch'io designai col nome di roghi (vedi Notizie, 1882, pag. 16). A togliere<br />

però ogni incertezza circa la denominazione data alla scoperta, proseguendosi il<br />

lavoro nello strato nero, comparvero allineati in due file, alcuni pavimenti d'argilla,<br />

i quali, nella <strong>parte</strong> che adoperavasi come focolare, hanno l'argilla superiormente<br />

indurita e quasi cotta per il contatto del fuoco. Fu sopra questi focolari, che tra<br />

ceneri e carboni raccolsi gli alari a meandro. Noto anche, che questi pavimenti<br />

posano su di uno strato di pura sabbia d' alluvione. Le molte analogie che si<br />

constatano, tra i cocci del sedimento e le ceramiche delle necropoli, mi permettono<br />

r ipotesi che capanne e tombe abbiano un'origine comune, ap<strong>parte</strong>ngano cioè ad un<br />

sol popolo, r Euganeo.<br />

Nella costruzione delle abitazioni loro dovevano gli Euganei seguire un sistema<br />

affatto semplice, pari a quello usato nelle tombe, in nessuna delle quali, neppure<br />

in quelle dei periodi più avanzati, dimostrarono di conoscere sorte veruna di<br />

cemento e calce. Adoperavano, è vero, per le loro necropoli quantità immensa di<br />

pietra, ma ignoravano del tutto il processo per trarre la calce. Se ne fossero stati<br />

in possesso, è fuor di dubbio che l'avrebbero usata nella costruzione dei loro sepol-<br />

creti ; e in luogo di sovrapporre alle tombe, come ho rilevato in qualcuna delle<br />

necropoli di villa Benvenuti, cumuli di sassi o doppie sfaldature di calcare, avrebbero<br />

costruite le loro arche funebri in cotto e calce, come piti tardi fecero i Romani. In<br />

nessuna delle costruzioni sepolcrali euganee riscontrasi lavoro alcuno di muratura; e<br />

ciò dicasi tanto delle mura di cinta delle necropoli, come dei recinti interni , o<br />

cordonate , tutte indistintamente fabbricate a secco. Un' ultima considerazione. Se<br />

le abitazioni fossero state costruite in cotto, ne sarebbero tornate a luce le rovine<br />

commiste ai rottami delle stoviglie; in vece tranne il ricordato mulino ed altri<br />

rozzi macigni, che possono essere stati collocati a sostegno dei pali delle capanne,<br />

il terreno dal soprassuolo al fondo delle cave è affatto privo di mattoni e di macigni<br />

con calce aderente. Per tali argomenti credo, che le capanne fossero costruite con<br />

pali, ed avessero le pareti conteste di vimini e spalmate di argilla; in una parola<br />

fossero di poco dissimili dai moderai casoni. Nel modo in cui oggi si pratica lo<br />

sterro delle cave, è impossibile rinvenire traccia alcuna dei pali formanti l'in-<br />

terna ossatura delle capanne; sou certo nondimeno che si rivelerebbero in imo scavo<br />

piti regolare.<br />

Dall'esame dei cocci componenti l'ammasso si può desumere, che ap<strong>parte</strong>ngono<br />

al P ed all'età piìi arcaica del 2" periodo euganeo; per cui non è improbabile, che<br />

intorno a quest'epoca gli Euganei avessero abbandonate queste loro primitive dimore,<br />

astrettivi forse da una di quelle terribili inondazioni dell'Adige, le quali fino dai<br />

tempi più remoti modificarono di continuo l'aspetto dell'agro atestino. Tale ipotesi

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