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parte 1

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— 2?, —<br />

anticliitìi e belle arti, chiedendo nello stesso tempo nn sussidio per poterla esplorare,<br />

tanto più che per molti indizi potevasi credere non fosse mai stata scavata, ed avesse<br />

considerevole estensione.<br />

L'onorevole Direzione accolse favorevolmente la mia domanda, fornendomi i mezzi<br />

per l'esplorazione, che impedita sempre dalla coltivazione, potè incominciarsi, soltanto<br />

nel settembre. 11 giorno 20 del detto mese fu dato principio ai lavori. Neil' idea<br />

preconcetta che si trattasse d'una vera terramara, io ne voleva anzitutto scoprire l'ar-<br />

gine, per determinare l'estensione del bacino, ed osservare se la sua orientazione fosse<br />

veramente al sole primaverile, come concordemente si era asserito. Allora non era<br />

ancor giunto a mia notizia, che gli stessi paletnologi aveano rinunziato a sifatta opi-<br />

nione, e che ammettevano essere le terremare orientate in tutte le stagioni dell'anno (').<br />

La stazione della Prevosta è circondata per due lati, il sud-est ed il sud-ovest,<br />

dal canale Ladello, ed argomentando dai cocci sparsi alla superficie del campo, io<br />

supponeva che occupasse un' area di almeno 250 metri per 200. Ma non era possi-<br />

bile determinarne l'esatto perimetro, inquantochè per metà circa essa internavasi in<br />

altra proprietà, nella quale non era permesso lo scavo. Dovetti quindi restringermi<br />

ai lati nord-ovest e sud-est, ove furono fatti i primi saggi.<br />

A nord-ovest venne aperto un taglio, lungo cinque metri e largo duo, il quale<br />

non diede alcun risultato, perchè la terra vi appariva gialliccia, e non conteneva alcun<br />

resto né di cocci né di ossa. Fu fatto allora, sempre sulla medesima linea, un altro<br />

taglio, lungo quattro metri e largo due; ma anche qui la terra mostrò il medesimo<br />

colore gialliccio, senza alcun segno né di cocci né di ossa. Lo scavo giunse in amendue<br />

i punti a toccare il suolo vergine, dove non apparvero né le macchie dei pali, nè><br />

quelle picchiettature di carboni, che sono indizi sicuri di suolo di terramara. Ne de-<br />

dussi allora, che la stazione era assai piìi ristretta di quanto non facevano credere<br />

da prima i cocci sparsi alla superficie del campo.<br />

Per non procedere oltre a caso nel determinarne il limite, fu trasportato lo scavo<br />

all'opposto lato sud-est, il cui termine era con più precisione segnato dal canale La-<br />

dello, tanto più che al di là di esso non eranvi più cocci sparsi pel campo. Venti<br />

metri adunque al di qua del canale, fu scavata una fossa lunga cinque metri e larga<br />

due, la quale offrì le seguenti particolarità. A mezzo metro circa dal suolo, appar-<br />

vero molti frammenti di vasi, <strong>parte</strong> neri e fini, <strong>parte</strong> grigi e grossolani, e taluni<br />

anche d'una terra rossiccia. Si ebbero pure numerosi pezzi di terra battuta ed assai<br />

cotta, lisci da una <strong>parte</strong>, scabri dall'altra, ch'erano avanzi di focolari, ed insieme con<br />

essi anche ossa di animali, specialmente costole e mandibole di pecora e di porco.<br />

Tutti questi oggetti erano, vorrei dire, concentrati in un solo sito, dell'ampiezza di<br />

un metro quadrato, e profondo un mezzo metro circa, dentro il quale la terra mo-<br />

stravasi nera, compatta, uliginosa. Mancavano invece quasi del tutto noi rimanente<br />

della trincea, dove anche la terra andava gradatamente perdendo il suo colore nero<br />

per ripigliare quello gialliccio. Anche qui poi, giunto al suolo vergine, non fu pos-<br />

sibile ravvisare traccia né della picchiettatura di carboni, né delle buche dei pali.<br />

Mi sorse allora il sospetto, che la stazione non fosse una terramara, tanto piii<br />

(') Pigoriiii, Tcrraiiuira dcH'clà del bronzo di Caslione p. 42.

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