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La perizia psichiatrica legale di Cesare Lombroso

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<strong>La</strong> <strong>perizia</strong> <strong>psichiatrica</strong> <strong>legale</strong> <strong>di</strong> <strong>Cesare</strong> <strong>Lombroso</strong><br />

Giada Malerba<br />

«Sono solo le cifre e gli istromenti <strong>di</strong> precisione quelli che hanno fatto fare alla scienza quei passi<br />

da gigante che noi tutti ammiriamo, che ci hanno dato in mano sì larga parte <strong>di</strong> dominio nella<br />

natura. E perché non si dovrebbe egli applicare questo meraviglioso metodo anche alla scienza<br />

<strong>psichiatrica</strong>, postoché l’alienato, oltreché <strong>di</strong> spirito, è composto anche <strong>di</strong> corpo; e postoché alle<br />

variazioni della forza psichica e quin<strong>di</strong> dello spirito deve accompagnarsi anche quella della forma?<br />

Io mi son messo quin<strong>di</strong> a stu<strong>di</strong>are gli alienati che avea sott’occhio come un oggetto <strong>di</strong> storia<br />

naturale, ed ho tentato <strong>di</strong> descriverne e riassumerne in quadri statistici i caratteri principali [...]» 4 .<br />

L’entusiasmo <strong>di</strong> <strong>Cesare</strong> <strong>Lombroso</strong> è dovuto all’influenza esercitata dal progresso scientifico,<br />

tecnologico ed industriale verificatosi nel corso dell’800 in ogni campo dello scibile. Questa<br />

generale fede nella scienza fonda la conoscenza sui fatti ed estende il metodo delle scienze positive<br />

a tutti i settori dell’attività umana. Si verificano quin<strong>di</strong>, tra la fine del Settecento ed i primi decenni<br />

dell’800, fenomeni molto importanti quali: urbanizzazione, industrializzazione, espansione<br />

coloniale, tensioni politiche. Questi mutamenti generano però angoscia, senso <strong>di</strong> «degenerazione<br />

inarrestabile», <strong>di</strong> catastrofe incombente, ma soprattutto <strong>di</strong> paura, paura dell’altro. Quest’ultima fa<br />

emergere la questione criminale e il problema delle classi pericolose: i me<strong>di</strong>ci del tempo tentano <strong>di</strong><br />

risolvere il <strong>di</strong>sagio presente attraverso gli strumenti e le categorie <strong>di</strong>sciplinari delle nascenti scienze<br />

dell’uomo.<br />

L’uomo è quin<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>ato come un «oggetto naturale»: infatti nella seconda metà dell’800, in Italia<br />

altri me<strong>di</strong>ci leggeranno il corpo dei criminali per riconoscere ragioni e cause del loro<br />

comportamento 5 .<br />

È forte in <strong>Lombroso</strong> l’attenzione posta all’osservazione, alla considerazione dei fatti e al metodo<br />

sperimentale: le cifre e le misure vengono introdotte anche nello stu<strong>di</strong>o della psiche, «[…] si apre<br />

alla me<strong>di</strong>cina <strong>legale</strong> ed alla psichiatria un campo tutto nuovo d’indagine in cui sostituendo a vane<br />

fraseologie lo stu<strong>di</strong>o della craniometria, del peso del corpo, ecc., rende il me<strong>di</strong>co, finalmente, a sé<br />

medesimo» 6 .<br />

L’opera <strong>La</strong> <strong>perizia</strong> <strong>psichiatrica</strong> <strong>legale</strong> <strong>di</strong> <strong>Cesare</strong> <strong>Lombroso</strong> del 1905, che può essere considerato a<br />

tutti gli effetti un testo riassuntivo nel panorama della ricca opera lombrosiana, «costituisce un<br />

apparato che serve per una serie <strong>di</strong> osservazioni minute sulle reazioni fisiologiche e patologiche nel<br />

comportamento fisico del <strong>perizia</strong>to; con queste si dovrebbe riuscire a classificarlo in un quadro<br />

tipologico abbastanza preciso e contemporaneamente sufficientemente vasto, in modo da inglobare<br />

tutte le <strong>di</strong>verse “specie” della follia criminale» 7 .<br />

<strong>Lombroso</strong> descrive i caratteri del pazzo morale «che benché identico nel fondo al delinquente-nato<br />

e all’epilettico psichico, pure se ne <strong>di</strong>stingue perché, pur essendo congenito, oltre il male per<br />

proprio vantaggio, commette più spesso il male pel male senza suo pro» 8 ; della pazzia morale<br />

acquisita, causata da un trauma, da una malattia (sifilide, tifo o meningite) o da alcolismo; del<br />

4 C. <strong>Lombroso</strong> in D. Frigessi, L. Mangoni, F. Giacanelli (a cura <strong>di</strong>), C. <strong>Lombroso</strong>, Delitto genio follia. Scritti scelti,<br />

Bollati Boringhieri, Torino 1995, pp. 175-76<br />

5 Cfr. R. Villa, Scienza me<strong>di</strong>ca e criminalità nell’Italia unita, in F. Della Peruta (a cura <strong>di</strong>), Storia d’Italia. Annali 7,<br />

Einau<strong>di</strong>, Torino 1984, p. 1147<br />

6 D. Frigessi, <strong>La</strong> scienza della devianza, in D. Frigessi, L. Mangoni, F. Giacanelli (a cura <strong>di</strong>), C. <strong>Lombroso</strong>. Delitto<br />

genio follia. Scritti scelti, op. cit., p. 343<br />

7 R. Villa, Perizia <strong>psichiatrica</strong> e formazione degli stereotipi dei devianti: note per una ricerca, in A. De Bernar<strong>di</strong> (a<br />

cura <strong>di</strong>), Follia, psichiatria e società. Istituzioni manicomiali, scienza <strong>psichiatrica</strong> e classi sociali nell’Italia moderna e<br />

contemporanea, Franco Angeli, Milano 1982, pp. 391-2<br />

8 C. <strong>Lombroso</strong>, <strong>La</strong> <strong>perizia</strong> <strong>psichiatrica</strong> <strong>legale</strong> coi vari meto<strong>di</strong> per eseguirla e la casistica penale classificata<br />

antropologicamente, Fratelli Bocca E<strong>di</strong>tori, Torino 1905, p. 3


delinquente-nato, in cui emergono i concetti <strong>di</strong> ere<strong>di</strong>tà e <strong>di</strong> atavismo, un’accezione <strong>di</strong> ere<strong>di</strong>tà più<br />

vasta a livello generazionale. <strong>Lombroso</strong> sostiene che <strong>di</strong> solito il delinquente-nato è ere<strong>di</strong>tariamente<br />

pre<strong>di</strong>sposto: i germi della degenerazione <strong>di</strong>vengono quin<strong>di</strong> trasmissibili, e si indaga con lunghi<br />

interrogatori su tutti i componenti delle famiglie degli alienati per rintracciare elementi<br />

degenerativi. L’atavismo (dal latino atavus, avo) consiste nel riapparire <strong>di</strong> caratteri ancestrali nei<br />

<strong>di</strong>scendenti, saltando alcune generazioni: «l’atavismo non è niente altro che un modo per ricacciare<br />

in<strong>di</strong>etro, il più in<strong>di</strong>etro possibile, nelle ra<strong>di</strong>ci più profonde della storia, un comportamento<br />

dell’uomo criminale che risulta socialmente inaccettabile» 9 , ed ecco alcuni segni dell’atavismo: il<br />

tatuaggio, uno dei caratteri speciali dell’uomo primitivo 10 a cui il perito deve prestare molta<br />

attenzione, l’onomatopeia, la personificazione degli oggetti astratti.<br />

Ogni paziente è osservato, palpeggiato, descritto, misurato alla ricerca <strong>di</strong> una forma che segni la<br />

<strong>di</strong>fferenza: caratteristiche fisiche quali ad esempio le sopracciglia unite ed il collo tozzo,<br />

costituiscono quin<strong>di</strong> un campionario <strong>di</strong> segni che vengono ridotti ad unità ed utilizzati per<br />

riconoscere l’Homo criminalis 11 . <strong>La</strong> peculiarità <strong>di</strong> <strong>Lombroso</strong> è certamente quella <strong>di</strong> aver cercato <strong>di</strong><br />

spiegare la delinquenza e la pazzia, rintracciandone le anomalie fisiche; egli ha fornito le «stimmate<br />

frenologiche e fisiognomiche» volte a rimarcare meglio l’immagine del delinquente.<br />

<strong>Lombroso</strong>, quin<strong>di</strong>, opera un processo <strong>di</strong> inserimento della grande massa <strong>di</strong> dati raccolti durante le<br />

sue esperienze nell’esercito, nei manicomi, nelle carceri, all’interno <strong>di</strong> categorie definite, anche se<br />

queste non avranno abbastanza forza da sopravvivere dopo la sua scomparsa, perché «gli psichiatri<br />

restavano perplessi <strong>di</strong> fronte ad una reale applicabilità delle categorie <strong>di</strong> mattoide, <strong>di</strong> delinquentenato,<br />

ecc. [...], questi si mostreranno sempre assai restii ad utilizzare nosografie criminologiche<br />

estremamente incerte e <strong>di</strong>scutibili» 12 .<br />

Nello stabilire i caratteri dell’uomo delinquente, <strong>Lombroso</strong> ha certamente attinto all’iconografia<br />

popolare che riporta i tratti dell’immaginario sociale, facendo riferimento ai segni propri del<br />

maligno e del criminale. «Attraverso l’iconografia noi ritroviamo i tratti <strong>di</strong> questo immaginario, e<br />

non è certamente un caso che continuamente gli stessi criminologi della scuola lombrosiana abbiano<br />

fatto riferimento a questa tra<strong>di</strong>zione. Anzi egli stesso scriverà che sono stati soprattutto gli artisti a<br />

riprodurre i caratteri del suo tipo del delinquente-nato e che a tali caratteri si deve far riferimento, e<br />

non per esempio ad una immagine fotografata» 13 .<br />

<strong>Lombroso</strong>, uomo dell’800, non può sottrarsi a quelle che sono le convinzioni del tempo, né<br />

tantomeno agli stereotipi ra<strong>di</strong>cati nella cultura alta e in quella popolare, che vedono il criminale<br />

quale un essere che è <strong>di</strong>verso anche e soprattutto fisicamente. L’espressione “faccia da delinquente”,<br />

che fa parte anche del nostro linguaggio corrente, può <strong>di</strong>mostrare che ancora oggi si tende ad<br />

associare l’aspetto fisico con l’anomalia della psiche e del comportamento.<br />

Scarsezza <strong>di</strong> peli, forza, peso, poca capacità cranica, seni frontali molto sviluppati, sviluppo enorme<br />

<strong>di</strong> man<strong>di</strong>bole e zigomi, orecchie ad ansa o voluminose, poca sensibilità dolorifica, insensibilità<br />

morale, mancanza <strong>di</strong> rimorso, vanità, superstizione, insensibilità alle sostanze me<strong>di</strong>camentose: sono<br />

queste le caratteristiche che accomunano il delinquente e il pazzo, l’epilettico e l’isterico: così si<br />

narra una lunga ed amara storia <strong>di</strong> uomini ridotti a<br />

maschere.<br />

Ma il lungo ed articolato lavoro <strong>di</strong> <strong>Lombroso</strong>, così come è, non può far emergere delle critiche,<br />

infatti si chiede J. Conrad in The Secret Agent: «denti e orecchie il marchio del criminale? Davvero?<br />

E che <strong>di</strong>re della legge che lo marchia a fuoco inventato dai satolli per <strong>di</strong>fendersi dagli affamati? […]<br />

Non vi par <strong>di</strong> sentire ardere e sfriggolare la grossa cotenna della povera gente? È così che si fanno i<br />

9<br />

Renzo Villa, Scienza me<strong>di</strong>ca e criminalità nell’Italia unita, in F. Della Peruta (a cura <strong>di</strong>), Storia d’Italia. Annali 7, op.<br />

cit., p. 1157<br />

10<br />

«<strong>Lombroso</strong> non pensa tanto al comportamento <strong>di</strong> un uomo primitivo, o <strong>di</strong> un selvaggio, così come egli azzera ogni<br />

<strong>di</strong>fferenza culturale considerando criminali comportamenti che non sono tali all’interno <strong>di</strong> particolari culture, come il<br />

cannibalismo (egli relativizza il crimine non lo storicizza) [...]», ivi, p. 1156<br />

11<br />

Ivi, p. 1156<br />

12 Ivi, p. 1168<br />

13 Ivi, p. 1151<br />

2


criminali perché il vostro <strong>Lombroso</strong> possa scriverci sopra le sue stupidaggini» 14 . Oppure egli è «un<br />

eccentrico che scrisse un cumulo <strong>di</strong> sciocchezze su criminali con teste deformi» 15 .<br />

Anche perché <strong>Lombroso</strong> si è spesso <strong>di</strong>menticato che purtroppo i volti ed i corpi sformati sono il<br />

risultato <strong>di</strong> lunghi anni <strong>di</strong> crisi, fame e povertà 16 . Le sofferenze e la denutrizione lasciano segni<br />

profon<strong>di</strong> sull’uomo: «Le stigmate dell’uomo delinquente, le anomalie che <strong>Lombroso</strong> e i suoi<br />

seguaci avevano cercato nei crani e sui volti dei criminali, erano molto spesso le tracce, secondo<br />

Niceforo, delle <strong>di</strong>fficoltà che lo sviluppo fisico dei membri delle classi povere incontravano fin<br />

dalla gestazione e dai primi mesi <strong>di</strong> vita» 17 .<br />

Anche nel panorama scientifico internazionale le teorie <strong>di</strong> <strong>Lombroso</strong> sono condannate: nel 1893,<br />

durante il «Congresso internazionale <strong>di</strong> antropologia criminale, <strong>Lombroso</strong> era stato duramente<br />

criticato dai delegati francesi per la sua visione fatalistica del delinquente. L’adozione<br />

dell’approccio lombrosiano al crimine, sostenne <strong>La</strong>cassagne […], equivarrebbe per giuristi e<br />

legislatori a non fare altro che incrociare le braccia, o a costruire prigioni in cui ammassare queste<br />

creature deformi» 18 .<br />

Daniel Pick, in Volti della degenerazione, sostiene invece che nello specifico contesto storico in cui<br />

vengono elaborate, le teorie <strong>di</strong> <strong>Lombroso</strong> hanno senso, perché sono la risposta ad una particolare<br />

crisi ed offrono un nuovo linguaggio <strong>di</strong> rappresentazione sociale.<br />

Quali che siano le molte asserzioni contrastanti riguardo questo personaggio, credo che il suo<br />

maggior risultato sia stato quello <strong>di</strong> aver dato importanza e rilievo all’uomo che delinque, al reo, <strong>di</strong><br />

aver cercato delle motivazioni al suo comportamento deviato. Di non aver voluto condannare il<br />

reato, ma <strong>di</strong> aver voluto prima <strong>di</strong> tutto capire perché veniva commesso quel reato, <strong>di</strong> aver dato un<br />

volto ed un corpo alla paura verso l’altro che tanto incombeva a quel tempo.<br />

<strong>La</strong> motivazione che spinge <strong>Lombroso</strong> a scrivere questo testo «pratico e vivo» 19 è prima <strong>di</strong> tutto<br />

quella <strong>di</strong> in<strong>di</strong>care come devono essere presentate le perizie ai giu<strong>di</strong>ci; in secondo luogo c’è<br />

l’aspirazione a sviluppare alcune delle teorie già espresse nelle e<strong>di</strong>zioni dell’Uomo delinquente,<br />

quali ad esempio le definizioni <strong>di</strong> pazzo morale, <strong>di</strong> epilettico, ecc.<br />

Nel testo l’autore in<strong>di</strong>ca alcune delle problematiche che si presentano nel momento in cui il perito si<br />

appresta ad analizzare il malato: una <strong>di</strong> queste riguarda il metodo d’indagine. Si deve infatti ben<br />

<strong>di</strong>stinguere, secondo <strong>Lombroso</strong>, il modo in cui effettuare gli esami a seconda se si tratta <strong>di</strong> perizie<br />

comuni, o <strong>di</strong> perizie straor<strong>di</strong>narie. Per le prime, dopo una breve esposizione del fatto, sono<br />

sufficienti alcune semplici misurazioni quali il peso, la statura, l’esame della sensibilità; mentre per<br />

i casi più strani e complessi, il perito deve ricorrere a strumenti che possano ridurre al minimo il<br />

carattere approssimativo delle indagini precedenti. I me<strong>di</strong>ci alle prese con uomini che hanno<br />

commesso delitti atroci, come Vincenzo Verzeni, colpevole <strong>di</strong> cannibalismo, hanno a loro<br />

<strong>di</strong>sposizione una vasta gamma <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong> precisione (ad esempio il gausometro <strong>di</strong> Ottolenghi,<br />

per la sensibilità gustativa, l’estesiometro per la misura della sensibilità tattile, ecc.). Sono strumenti<br />

che possono dare una misura, un numero, qualcosa <strong>di</strong> concreto da contrapporre alle azioni che loro<br />

stessi non riescono a spiegare. Leggendo le minuziose descrizioni degli apparecchi usati per le<br />

perizie, però, si ha spesso l’impressione che si tratti <strong>di</strong> veri e propri strumenti <strong>di</strong> tortura, come<br />

l’apparecchio <strong>di</strong> induzione <strong>di</strong> Du-Bois Reymond, usato per misurare la sensibilità attraverso il<br />

passaggio <strong>di</strong> corrente elettrica sulla cute, oppure la somministrazione <strong>di</strong> piccole dosi <strong>di</strong> stricnina per<br />

determinare la sensibilità gustativa.<br />

14<br />

D. Pick, Volti della degenerazione. Una sindrome europea 1848-1918, <strong>La</strong> Nuova Italia, Firenze 1999, pp. 152-3<br />

15<br />

Ivi, p. 153<br />

16<br />

Infatti i pazienti analizzati da <strong>Lombroso</strong> «sono il risultato del processo selettivo operato dalla magistratura e dalla<br />

polizia, e quin<strong>di</strong> appartengono nella stragrande maggioranza al mondo conta<strong>di</strong>no che in quegli anni – come nel caso dei<br />

pellagrosi all’interno dei manicomi – popola nella quasi totalità le carceri», in R. Villa, Scienza me<strong>di</strong>ca e criminalità<br />

nell’Italia unita, in F. Della Peruta (a cura <strong>di</strong>), Storia d’Italia. Annali 7, op.cit., p. 1157<br />

17<br />

B. Farolfi, Antropometria militare e antropologia della devianza, in F. Della Peruta (a cura <strong>di</strong>), Storia d’Italia. Annali<br />

7, op. cit., p. 1210<br />

18<br />

D. Pick, Volti della degenerazione. Una sindrome europea 1848-1918, op. cit, pp. 151-2<br />

19<br />

C. <strong>Lombroso</strong>, <strong>La</strong> <strong>perizia</strong> <strong>psichiatrica</strong> <strong>legale</strong>, op. cit., p. 485<br />

3


Nonostante l’accuratezza con cui vengono condotte le visite <strong>Lombroso</strong>, mette in guar<strong>di</strong>a i suoi<br />

colleghi, sostenendo che possono verificarsi casi <strong>di</strong> simulazione <strong>di</strong> pazzia. <strong>La</strong> parte finale del testo è<br />

quin<strong>di</strong> de<strong>di</strong>cata allo stu<strong>di</strong>o dei tipi <strong>di</strong> simulazione che possono riscontrarsi ed ai meto<strong>di</strong> per<br />

smascherarla. Le motivazioni che possono indurre il paziente a simulare <strong>di</strong>sturbi psichici e fisici<br />

sono molteplici: paura, esibizionismo, desiderio <strong>di</strong> suscitare pietà negli altri, o <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare una<br />

totale infermità mentale (arma spesso usata dagli avvocati nei processi). Tuttavia – ricorda<br />

<strong>Lombroso</strong> -, spesso accade ad esempio, che alcuni pazzi criminali, non avendo coscienza della loro<br />

malattia, simulano una forma <strong>di</strong> pazzia <strong>di</strong>versa da quella <strong>di</strong> cui soffrono: «[...] non si deve perciò,<br />

senz’altro, escludere la simulazione quando sia accertata l’esistenza <strong>di</strong> una malattia mentale anche<br />

<strong>di</strong> natura <strong>di</strong>versa dal quella ch’essi soffrono, ignorando <strong>di</strong> averne già in sé una sufficiente a<br />

<strong>di</strong>scriminare il reato» 20 .<br />

A questo punto non si può non evidenziare un mutamento avvenuto nel campo della me<strong>di</strong>cina:<br />

l’antropologia criminale entra a far parte delle <strong>di</strong>scipline me<strong>di</strong>che «al me<strong>di</strong>co è stato infatti affidato<br />

un patrimonio <strong>di</strong> conoscenze ed una capacità <strong>di</strong> lettura del corpo […] non bisogna <strong>di</strong>menticare che<br />

fino agli anni ’30 dell’800, nei paesi occidentali il problema dell’intervento sul criminale e tutte le<br />

questioni relative agli aspetti sociali connessi alla criminalità sono ancora un oggetto <strong>di</strong> interesse<br />

per i filantropi, i magistrati, i politici: il me<strong>di</strong>co come categoria professionale non entra quasi per<br />

nulla nei <strong>di</strong>battiti sui problemi carcerari e criminologici prima dell’attività dei frenologi» 21 .<br />

<strong>La</strong> me<strong>di</strong>cina inizia pertanto a pronunciarsi su un tema <strong>di</strong> competenza <strong>psichiatrica</strong> che ora investe<br />

<strong>di</strong>rettamente le questioni criminologiche: il problema della responsabilità. A conclusione delle loro<br />

analisi, infatti, i periti <strong>di</strong>chiarano spesso la non responsabilità dell’imputato 22 e la soluzione<br />

suggerita, per i casi più gravi, è l’internamento «[...] così è necessario che sia ricoverata in un<br />

manicomio o, per lo meno, in una casa <strong>di</strong> men<strong>di</strong>cità per tutta la vita» 23 .<br />

A sostegno <strong>di</strong> queste <strong>di</strong>chiarazioni, nelle ultime pagine della sua opera relativa alle perizie,<br />

<strong>Lombroso</strong> afferma che l’antropologia criminale tende a sopprimere le pene brevi per i rei malati <strong>di</strong><br />

mente, perché si sono spesso rivelate inutili e dannose mentre, <strong>di</strong> contro, propone il sequestro<br />

perpetuo e la pena <strong>di</strong> morte, anche se in questo modo rischia <strong>di</strong> apparire «severa fino all’eccesso<br />

verso i colpevoli» 24 .<br />

20<br />

Ivi, p. 592<br />

21<br />

R. Villa, Scienza me<strong>di</strong>ca e criminalità nell’Italia unita, in F. Della Peruta (a cura <strong>di</strong>), Storia d’Italia. Annali 7, op.<br />

cit., p. 1147<br />

22<br />

Cfr. C. <strong>Lombroso</strong>, <strong>La</strong> <strong>perizia</strong> <strong>psichiatrica</strong> <strong>legale</strong>, op. cit., p. 366<br />

23 Ivi, p. 412<br />

24 Ivi, p. 603<br />

4


<strong>La</strong> <strong>perizia</strong> <strong>psichiatrica</strong> <strong>legale</strong><br />

«Il criminale e il pazzo parlano <strong>di</strong> per sé, attraverso una serie <strong>di</strong> elementi rivelatori, e il compito del<br />

perito è unicamente quello <strong>di</strong> una corretta ma semplice connessione fra gli elementi connotati» 25 .<br />

<strong>Cesare</strong> <strong>Lombroso</strong>, nel testo <strong>La</strong> <strong>perizia</strong> <strong>psichiatrica</strong> <strong>legale</strong> del 1905 26 in<strong>di</strong>ca i meto<strong>di</strong> e gli strumenti<br />

per classificare ed analizzare «questi elementi rivelatori». <strong>La</strong> prima parte del libro è costituita da<br />

una raccolta <strong>di</strong> «storie e perizie», eseguite dallo stesso <strong>Lombroso</strong> e da alcuni tra i più importanti<br />

alienisti del tempo come M. Carrara, G. Mingazzini, S. Ottolenghi, L. Roncoroni, A. Tamburini<br />

ecc.<br />

Di seguito sono descritte alcune patologie e relativi comportamenti, trattate nella prima sezione del<br />

libro:<br />

«Gli epilettici, <strong>di</strong> cui i pazzi morali ed i criminali-nati sono una varietà più grave e pericolosa,<br />

compiono ferimenti, stupri, furti ed anche falsi; i primi con una certa intermittenza, secondo che<br />

sono spinti dalle accessuali irritazioni corticali; gli ultimi due con una continuità quasi costante,<br />

dovuta ad uno stato d’irritazione congenito o acquisito per malattia e in cui tanto frequenti sono le<br />

forme motorie convulsive, quanto più gravi sono le forme psichiche.<br />

Le isteriche per antipatie improvvise ed ingiustificate, per aberrazioni sessuali formulano<br />

gravissime calunnie contro innocenti, commettono truffe, inganni e stranezze per far parlare <strong>di</strong> loro.<br />

L’imbecille, il debole <strong>di</strong> mente, egoista ed imprevidente, cede subito ai primi impulsi, alla<br />

suggestione od alla prospettiva <strong>di</strong> qualche profitto anche lieve, e quin<strong>di</strong> si fa complice altrui.<br />

Il demente manca, per <strong>di</strong>menticanza, alla parola, ai giuramenti; nello stato d’irritabilità cerebrale<br />

commette anche violenze, omici<strong>di</strong>, ecc.<br />

I malati <strong>di</strong> paralisi generale rubano, perché credono appartenga a loro tutto quello che vedono e<br />

perché non hanno più l’idea <strong>di</strong> proprietà e <strong>di</strong> morale, e si danno nei primor<strong>di</strong> anche ad atti osceni».<br />

«Ma perché la pazzia sia una <strong>di</strong>scriminante del reato, bisogna che sia accertata»<br />

pertanto:<br />

«se nasce dubbio sullo stato <strong>di</strong> mente dell’imputato, <strong>di</strong>spone l’art. 236 Cod. proc. pen. che si<br />

assumerà il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> periti, i quali riferiranno sulla natura e sul grado della malattia dalla quale<br />

risulti affetto, determinandone possibilmente la data e l’influenza che ha potuto esercitare sulle<br />

azioni <strong>di</strong> lui. L’infermità <strong>di</strong> mente, deve essere tale da annullare la coscienza o la libertà d’azione, e<br />

deve costituire una vera e propria entità patologica mentale, cioè la pazzia propriamente detta nelle<br />

sue varie forme, o il sonnambulismo».<br />

Perizie comuni<br />

<strong>Lombroso</strong> opera una <strong>di</strong>stinzione tra i casi e le relative perizie, a seconda dell’ originalità e<br />

dell’effetto che questi produssero sul pubblico: descrive pertanto quale deve essere il modo <strong>di</strong><br />

25 R. Villa, Perizie psichiatriche e formazione degli stereotipi dei devianti: note per una ricerca, in A. De Bernar<strong>di</strong> (a<br />

cura <strong>di</strong>), Follia, psichiatria e società. Istituzioni manicomiali, scienza <strong>psichiatrica</strong> e classi sociali nell’Italia moderna e<br />

contemporanea, Franco Angeli, Milano 1982, p. 392<br />

26 C. <strong>Lombroso</strong>, <strong>La</strong> <strong>perizia</strong> <strong>psichiatrica</strong> <strong>legale</strong>, op. cit.<br />

5


procedere nelle perizie comuni e quello per le perizie più importanti, le quali, naturalmente,<br />

richiedono un esame più articolato.<br />

Nelle perizie comuni, si deve innanzitutto <strong>di</strong>stinguere il modo d’indagine: «la ricerca peritale non<br />

deve <strong>di</strong> molto <strong>di</strong>fferire da quella scientifica, tutte e due mirando all’accumulo <strong>di</strong> prove obbiettive»,<br />

che si sottraggano alle erronee informazioni, alle presunzioni aprioristiche ed alla possibilità della<br />

simulazione o dell’inganno,<br />

«essendo solo attinte allo stu<strong>di</strong>o somatico e psicologico del criminale o del presunto tale. Ma<br />

siccome i giu<strong>di</strong>ci e, ancor peggio, i giurati non sono scienziati, sono anzi per la maggior parte<br />

avversi alla scienza, da una esagerazione <strong>di</strong> troppo delicate analisi scientifiche sarebbero <strong>di</strong>sgustati<br />

e mal seguirebbero l’espositore; forse anzi giu<strong>di</strong>cherebbero in senso a lui contrario per <strong>di</strong>spetto o<br />

per noia, così le ricerche, quando si tratta <strong>di</strong> comuni perizie, vanno notevolmente ristrette, salvo casi<br />

eccezionali, quando, cioè, si tratta <strong>di</strong> un personaggio quasi storico, come lo erano Misdea,<br />

Musolino, Passanante, su cui i dati non sono mai numerosi abbastanza [...]».<br />

Schema <strong>di</strong> perizie or<strong>di</strong>narie. «Nella <strong>perizia</strong> <strong>psichiatrica</strong> or<strong>di</strong>naria, dopo una breve esposizione del<br />

fatto, io consiglio <strong>di</strong> raccogliere i risultati delle misurazioni del peso e della statura, dell’urina,<br />

dell’esame dei caratteri antropologici generali, cute e appen<strong>di</strong>ci cutanee, cranio, arti, ecc., in<strong>di</strong> i dati<br />

della sensibilità meteorica, tattile, dolorifica, me<strong>di</strong>camentosa, dell’affettività, dell’emotività, del<br />

tono sentimentale, dell’associazione delle idee, per metterli in rapporto con l’atto singolo, finendo<br />

col dare, dal complesso <strong>di</strong> tutti questi caratteri, la sintesi che deve illuminare il giu<strong>di</strong>ce.<br />

Gioverà in tale esame avere sott’occhio questa tabella del Tamburini-Benelli e del Carrara-<br />

Strassmann, in cui si riassumono in poche linee le indagini più necessarie e se ne determina l’or<strong>di</strong>ne<br />

<strong>di</strong> procedere». (Ve<strong>di</strong> la tabella per l’esame antropologico dei pazzi e delinquenti).<br />

Per quanto attiene all’interrogatorio:<br />

«si deve cominciare con <strong>di</strong>scorsi all’unisono con le idee dell’esaminato per tranquillarlo, e poi<br />

iniziare domande sul perché, il come, la data della sua detenzione e sulle circostanze che più<br />

l’interessano: Perché lasciaste la casa? Da quanto tempo siete maritato? Quante lire formano un<br />

marengo?»<br />

Si indagano inoltre gli affetti dell’esaminato in modo in<strong>di</strong>retto:<br />

«Ieri è morto il vostro fratello. […] Inoltre, particolarmente nell’alcoolismo, nella paralisi generale,<br />

ecc., giova far pronunciare e scrivere al malato alcune parole <strong>di</strong>fficili: precipitevolmente, ragazza,<br />

raspone, <strong>di</strong>sartria, 3333, e fargli eseguire rapidamente alcuni atti: cercatemi questa pagina, ecc».<br />

Bisogna anche tener presente che, alcuni in<strong>di</strong>vidui, mostrano una certa prontezza ed abilità, ma<br />

questo non <strong>di</strong>mostra che non siano degli alienati, infatti: «[...] anche gli i<strong>di</strong>oti, come i bimbi, trovan<br />

scusanti alle loro azioni e sanno mentire; [...] si ha vera alienazione quando gli in<strong>di</strong>vidui che si<br />

esaminano commisero atti che la maggior parte degli uomini non farebbe, e che contrastano<br />

bruscamente con il loro passato e con le loro abitu<strong>di</strong>ni».<br />

Per evincere infine la «capacità civile degli ammalati», bisogna esaminare: i «caratteri grafologici»<br />

ed il «contenuto degli scritti».<br />

Fenomeni somatici nelle perizie più importanti<br />

«Schema per perizie molto importanti e per le indagini scientifiche – questo stesso schema sarà<br />

allargato e completato coi più moderni istrumenti e mezzi <strong>di</strong> psichiatria e <strong>di</strong> psicofisica sperimentale<br />

quando si tratti <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> scientifici sull’uomo delinquente e <strong>di</strong> perizie su casi <strong>di</strong> grande importanza».<br />

In primo luogo si analizza l’abbigliamento dell’in<strong>di</strong>viduo in esame,<br />

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«[...] che qualche volta <strong>di</strong>stingue il camorrista, il mafioso e soprattutto il pazzo, che, se monomane<br />

<strong>di</strong> grandezza, si orna <strong>di</strong> nastri e decorazioni; se demente, va <strong>di</strong>scinto, ecc».<br />

In seguito si analizzano la cute, i nei, le cicatrici, «traccie <strong>di</strong> ferite» causa <strong>di</strong> tentativi <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o o<br />

colluttazioni.<br />

«Si esamina se esiste acne rosacea alla fronte o sul naso, come nell’alcoolista, o eritema al dorso<br />

delle mani, come avviene nel pellagroso, od ittiosi, o psoriosi, o sifilide, o le traccie <strong>di</strong> scorbuto, che<br />

rivelano l’aver l’in<strong>di</strong>viduo a lungo <strong>di</strong>morato in carcere o in luoghi chiusi; e se la cute, specie<br />

all’orecchio, è più arrossato da un lato che dall’altro».<br />

Si deve prestare molta attenzione anche ai tatuaggi, frequenti nei criminali,<br />

«rari nei normali che non siano marinai o abitanti dei paesi selvaggi, e che molte volte tra<strong>di</strong>scono la<br />

tendenza oscena, o ven<strong>di</strong>cativa, o cinica, o avida del crimine, o bizzarra dell’in<strong>di</strong>viduo, e vi fissano,<br />

spesso, il nome o le iniziali, il paese d’origine, la data del pellegrinaggio, dell’ingaggio, l’insegna<br />

del mestiere: qualche volta si trovano smarriti o cancellati». Ad esempio, una donna affetta da<br />

epilessia psichica, T. Piatt., <strong>di</strong> anni 19, che attua continue vendette contro i suoi amanti tra<strong>di</strong>tori, ha<br />

due tatuaggi: «Interessante il tatuaggio sul braccio destro: vi è scritto con fregi in <strong>di</strong>steso il nome <strong>di</strong><br />

un amante italiano che ebbe a Parigi, con la data del giorno dell’abbandono; al braccio sinistro porta<br />

le iniziali <strong>di</strong> un altro amante col motto: J’aime Jean».<br />

Negli uomini i tatuaggi più ricorrenti sono: cuori trafitti da una freccia, cuori spezzati, figure <strong>di</strong><br />

donne.<br />

Si devono anche esaminare le «arterie» presenti sulle tempie e si deve evidenziare se queste<br />

risultano:<br />

«ingrossate, tortuose, come più spesso accade nei beoni e in chi soffre <strong>di</strong> congestioni cerebrali [...]<br />

sulla cute delle braccia, si osserva se si provocano rilievi ed arrossamenti nella linea <strong>di</strong> sfregamento<br />

(dermografia), fenomeni frequenti negli epilettici, isterici, ecc».<br />

Altri elementi da tener presente sono: la <strong>di</strong>stribuzione, la profon<strong>di</strong>tà delle rughe, se sono esse<br />

precoci o meno, «[...] la piega orizzontale, trovata spesso dal Carrara negli i<strong>di</strong>oti e nei criminali»;<br />

la presenza <strong>di</strong> peli, atrichiasi (cute glabra) o ipertricosi (cute ricca <strong>di</strong> peli): «Nella regione sacrolombare<br />

giova rilevare negli epilettici ed i<strong>di</strong>oti la presenza <strong>di</strong> un ciuffo <strong>di</strong> peli, che ricorda la coda<br />

dei mitologici fauni o dei piteci (Feré) viventi»; l’esame delle forme delle sopracciglia, ricordando<br />

che in alcuni casi, nei criminali e nei degenerati, esse si presentano unite, «[…] dando alla<br />

fisionomia una certa durezza»; infine la presenza o meno <strong>di</strong> barba, il colore, l’epoca della sua<br />

apparizione, la sua precoce canizie: «[...] scarsa nei delinquenti-nati e negli epilettici; talora anche<br />

mancante – carattere degenerativo -; frequente nelle donne pazze dopo la menopausa [...]». Per<br />

quanto riguarda i capelli se ne stu<strong>di</strong>a l’impianto, che può essere a inserzione frontale, circolare, a<br />

punta, trapezoide, «la circolare si osserva nei fanciulli e nei degenerati», la <strong>di</strong>rezione, la grossezza,<br />

che «[...] è maggiore nelle razze inferiori ed anche nei cretini e nei criminali, specialmente negli<br />

stupratori», la forma, la quantità «grande nei criminali, scarsa nei pazzi, fino alla calvizie», il<br />

colore.<br />

Per lo stu<strong>di</strong>o della forma delle unghie, si può adottare la classificazione in uso pel cranio:<br />

«dolicoonichia, brachionichia, macroonichia, ecc., ricordando che, secondo Treves, esiste un tipo<br />

ungueale famigliare e che negli alienati e nei criminali non è raro un allontanamento dalla forma<br />

comune; in alcuni i<strong>di</strong>oti e dementi si può trovare la conformazione delle unghie ad artiglio<br />

(onicogrifosi), oppure un’atrofia nelle unghie. Osserveremo pure gli eventuali ispessimenti, le strie<br />

longitu<strong>di</strong>nali ed in ispecial modo le trasversali, che, secondo Treves, starebbero ad in<strong>di</strong>care perio<strong>di</strong><br />

alternati <strong>di</strong> maggiore e minore attività del ricambio e sarebbero più frequenti nei maniaci dopo<br />

accessi e nei criminali e negli epilettici».<br />

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<strong>La</strong> dentizione invece, ad esempio, si presenta tar<strong>di</strong>va o stentata negli i<strong>di</strong>oti:<br />

«talvolta mancano gli incisivi laterali superiori, essendo i me<strong>di</strong>ani ipertrofici, come si osserva nei<br />

ro<strong>di</strong>tori e specialmente in criminali e fra i pazzi; prenderemo nota anche della <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> ogni<br />

singolo dente, ricordando che se nel normale i denti hanno or<strong>di</strong>nariamente una <strong>di</strong>rezione verticale,<br />

sono in alcuni degenerati obliqui in avanti (incisivi dei cretini) od anche all’in<strong>di</strong>etro<br />

(retroversione)».<br />

«<strong>La</strong> statura […], va sempre confrontata con quella me<strong>di</strong>a del normale della stessa nazionalità,<br />

regione, dello stesso sesso, della medesima età, con<strong>di</strong>zione sociale, e messa in rapporto con il peso<br />

dello stesso in<strong>di</strong>viduo [...]».<br />

«Il peso deve corrispondere in chilogrammi ai centimetri oltre il metro della statura, per cui 63<br />

chilogrammi <strong>di</strong> peso per 1,63 <strong>di</strong> altezza, salvo varianti in più pei nani e giganti e per le influenze<br />

regionali, d’età, malattie. <strong>La</strong> larghezza delle braccia <strong>di</strong>stese corrisponde in me<strong>di</strong>a alla statura, ma<br />

nei degenerati e quin<strong>di</strong> nei criminali essa <strong>di</strong> molto la sorpassa. A dare queste misure rapidamente<br />

serve pure il tachiantropometro del giu<strong>di</strong>ce Anfosso. Esso consiste in una colonna verticale, cui si<br />

appoggia colle spalle l’in<strong>di</strong>viduo da esaminare, ad una sbarra orizzontale che, scorrendo<br />

verticalmente, viene a posarsi in corrispondenza delle sue spalle e serve contemporaneamente alla<br />

misurazione della lunghezza delle braccia e del <strong>di</strong>to me<strong>di</strong>o. Lungo la colonna verticale scorre un<br />

apparecchio misuratore <strong>di</strong> due <strong>di</strong>ametri del capo, cioè l’antero-posteriore ed il trasversale.<br />

Finalmente due regoli alla base servono a misurare in modo rapido i pie<strong>di</strong>».<br />

Lo stu<strong>di</strong>o del cranio permette <strong>di</strong> stabilire i caratteri morfologici generali, quali: volume, forma, tipo<br />

etnico, deformità, anomalie. Da una prima sommaria indagine si può evincere la macrocefalìa o<br />

cefalonìa, cioè un cranio molto grande e rotondeggiante; la microcefalìa, cranio piccolo e fronte<br />

sfuggente e la nanocefalìa, testa piccola ma proporzionata.<br />

«Il Sergi a questo proposito ha introdotto un nuovo metodo, che consiste essenzialmente nel dare<br />

una descrizione, un concetto sintetico della forma del cranio, riferendolo a determinate figure<br />

geometriche [...]. Egli presenta 16 forme principali, rappresentanti altrettante varietà craniali<br />

(cuboide, elissoide, ovoide, pentagonoide, trapezioide, sferoide, romboide)».<br />

«Craniometria (sul vivente). Le misure che devono prendere il perito e l’alienista tendono a stabilire<br />

principalmente il rapporto della larghezza con la lunghezza della testa, il suo volume e lo sviluppo<br />

comparativo delle parti posteriori ed anteriori del cervello. Gli strumenti craniometrici<br />

in<strong>di</strong>spensabili sono:<br />

1° il compasso <strong>di</strong> spessore, a branche curve come i comuni pelvimetri adoperati dagli ostetrici<br />

(compasso <strong>di</strong> spessore <strong>di</strong> Mathieu);<br />

2° il compasso scorsoio a branche rette, <strong>di</strong> cui una è fissa e l’altra mobile su una scala millimetrata;<br />

3° un nastro metrico in tessuto inelastico;<br />

4° un goniometro (goniometro auricolare <strong>di</strong> Broca, goniometro facciale)».<br />

Nello stu<strong>di</strong>o dell’occhio,<br />

«importano per la frequenza nei criminali lo strabismo, le palpebre scoperte o ricoperte, ad angolo<br />

esterno rilevato, le orbite alte o basse, scavate, il globo sporgente».<br />

«Dell’orecchio noi non pren<strong>di</strong>amo in esame che la parte esterna, il così detto pa<strong>di</strong>glione auricolare,<br />

importante sia pei numerosi caratteri degenerativi che può presentare, come per l’identificazione<br />

in<strong>di</strong>viduale, per la sua variabilità <strong>di</strong> forma da un in<strong>di</strong>viduo ad un altro e per la sua immutabilità<br />

nello stesso in<strong>di</strong>viduo».<br />

«Impronte <strong>di</strong>gitali. Le creste papillari formano alla palma delle mani ed alle piante dei pie<strong>di</strong>,<br />

specialmente in corrispondenza delle falangette, dei <strong>di</strong>segni più o meno complessi, che variano in<br />

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ciascun in<strong>di</strong>viduo, e, nello stesso in<strong>di</strong>viduo, talora in ogni <strong>di</strong>to della mano e del piede; e perciò son<br />

tesoreggiate per l’identificazione».<br />

Nell’esame degli arti inferiori è importantissima «la presenza <strong>di</strong> spazi inter<strong>di</strong>gitali che sta in<br />

rapporto alla maggiore mobilità delle <strong>di</strong>ta e quin<strong>di</strong> costituisce il piede prensile, che può cioè,<br />

cogliere un oggetto, precisamente come nelle scimmie [...]», frequente nei criminali, come «la<br />

cortezza dell’alluce rispetto al secondo <strong>di</strong>to del piede» ed il piede piatto.<br />

Si possono evincere caratteri degenerativi anche dallo stu<strong>di</strong>o del viso, infatti elementi spesso<br />

riscontrati nelle perizie sui criminali sono ad esempio: l’asimmetria facciale, la ristrettezza e<br />

l’obliquità della fronte, gli zigomi e la man<strong>di</strong>bola sviluppatissimi. «Enormi gli zigomi (140) e la<br />

mascella inferiore sviluppata in modo singolare» nel feroce monomaniaco Vincenzo Verzeni.<br />

Esame biologico (sensibilità)<br />

«Sensibilità. – sensibilità tattile – <strong>La</strong> sensibilità tattile si stu<strong>di</strong>a in clinica con strumenti speciali,<br />

chiamati estesiometri,<strong>di</strong> cui si hanno <strong>di</strong>versi tipi. Il più usato è quello <strong>di</strong> Weber, o, meglio, <strong>di</strong><br />

Sieweking, costituito da due aste terminanti a punta, <strong>di</strong> cui una è mobile e scorre sull’altra asta fissa<br />

millimetrata, che può sostituirsi con un comune compasso, <strong>di</strong> cui si ottundono le punte. Per<br />

adoperare con esattezza lo strumento, bisogna spiegare bene all’ammalato in che consista<br />

l’indagine, chiuderne gli occhi e praticare gli esami in ambiente silenzioso; allontanate le due punte,<br />

si appongono sul polpastrello del <strong>di</strong>to in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> una delle mani, con lieve pressione e per un tempo<br />

uguale, e si invita il soggetto ad in<strong>di</strong>care se <strong>di</strong>stingue due punte o una sola; poi queste si avvicinano<br />

sempre <strong>di</strong> più, rinnovando ad ogni spostamento il contatto fino a che avverte una punta sola. Allora<br />

si legge sull’asta millimetrata la <strong>di</strong>stanza avvertita fra le due punte, che è l’in<strong>di</strong>ce della sensibilità<br />

tattile del paziente».<br />

«Sensibilità generale elettrica. Per la sensibilità elettrica generale e la dolorifica col metodo<br />

<strong>Lombroso</strong> si adopera un apparecchio <strong>di</strong> induzione sul tipo della comune slitta <strong>di</strong> Du-Bois Reymond,<br />

con un reoforo doppio che porta la corrente, ma che grazie ad un interruttore messo in moto da un<br />

bottone esterno contenuto nel reoforo, permette d’interrompere il passaggio della corrente attraverso<br />

la cute del soggetto e svelarne i possibili inganni. Bagnata la cute, <strong>di</strong> cui si vuol saggiare la<br />

sensibilità (per esempio al dorso delle mani), vi si applica l’apparecchio eccitatore e si avvicina<br />

lentamente il rocchetto indotto A all’inducente B, attraverso il quale si accresce l’intensità della<br />

corrente indotta fino a che si produca prima il senso <strong>di</strong> una corrente che passa con un lieve fremito e<br />

poi un dolore sempre più intenso a mano a mano che la <strong>di</strong>stanza fra i due rocchetti segnata da una<br />

scala in millimetri va riducendosi a 0, ove si ha il massimo del dolore; il dorso della mano, la<br />

palpebra, le gengive sono i punti più sensibili».<br />

Al fine <strong>di</strong> verificare la sensibilità gustativa del paziente, si usano «soluzioni acquose»; per<br />

<strong>di</strong>stinguere l’amaro la soluzione sarà a base <strong>di</strong> stricnina, «per l’acido acetico <strong>di</strong>lungato».<br />

Per determinazioni più esatte si utilizza il gausometro <strong>di</strong> Ottolenghi «che contiene: per l’amaro tre<br />

serie <strong>di</strong> un<strong>di</strong>ci soluzioni titolate <strong>di</strong> solfato <strong>di</strong> stricnina dal minimo 1,800.000 al massimo <strong>di</strong><br />

1,25.000. I normali avvertono l’amaro a cominciare dalle soluzioni 1,400.000-1,200.000».<br />

Altri esami rilevanti riguardano la sensibilità barica (si pongono cubi metallici sul dorso della<br />

mano del paziente, che ad occhi chiusi deve in<strong>di</strong>care quale sia il cubo più pesante); oppure:<br />

«il baristesiometro <strong>di</strong> Eulenburg, che è un’asta spinta in fuori da una molla a spirale, con cui si<br />

preme sulla pelle con maggiore o minore forza, la cui intensità viene segnata su un quadrante»;<br />

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la sensibilità termica (per perizie comuni si impiegano provette <strong>di</strong> acqua a <strong>di</strong>versa temperatura, se<br />

sono necessarie misure più precise si ricorre al termoestesiometro <strong>di</strong> Nothnagel, costituito da<br />

recipienti pieni <strong>di</strong> acqua muniti <strong>di</strong> termometri); la sensibilità olfattiva (è in uso l’olfattometro <strong>di</strong><br />

Zwaardesmaker, composto da una cannula <strong>di</strong> vetro millimetrata, <strong>di</strong> cui, una parte va inserita nella<br />

narice, l’altra in un cilindro internamente rivestito da uno strato odoroso, a seconda del grado <strong>di</strong><br />

penetrazione della cannula, si ha la misura della sensibilità olfattiva. Il metodo Ottolenghi consiste<br />

invece in una serie <strong>di</strong> boccette contenenti <strong>di</strong>verse soluzioni <strong>di</strong> essenza <strong>di</strong> garofani, che si applicano<br />

prima ad una narice, poi all’altra, tenendo presente che l’olfatto me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> un in<strong>di</strong>viduo normale<br />

corrisponde ad 1gr. <strong>di</strong> essenza <strong>di</strong> garofani su 5.000 o su 2.500 <strong>di</strong> acqua); la sensibilità ossea,<br />

rilevata attraverso l’applicazione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>apason in vibrazione.<br />

Altri due tipi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sulla sensibilità, risultano estremamente interessanti, quali ad esempio la<br />

sensibilità meteorica:<br />

«Esaminare se i pazzi, i delinquenti, col variare delle con<strong>di</strong>zioni meteoriche, o due, tre dì prima,<br />

soffrano <strong>di</strong> cefalea od irritabilità, eccitamento, acutizzazione dei fenomeni morbosi mentali,<br />

impulso a ferire, a rubare»<br />

e la sensibilità ai metalli, al magnete:<br />

«applicando, sia al vertice, sia alla fronte od all’occipite del paziente lamine <strong>di</strong> rame, <strong>di</strong> zinco, <strong>di</strong><br />

piombo, oro, ecc., oppure i poli <strong>di</strong> una calamita, si provocano talora prurito, calore, vertigini,<br />

sonnolenza: si <strong>di</strong>ce allora che l’in<strong>di</strong>viduo presenta la sensibilità ai metalli ed alla calamita. Essa <strong>di</strong><br />

nota <strong>di</strong> frequente in alcuni alienati, specialmente isterici».<br />

Per quanto attiene la sensibilità visiva, si procede:<br />

«all’esame funzionale del fondo oculare, determinando la vista centrale o visus e la vista periferica<br />

o campo visivo». Le misure si ottengono attraverso gli «ottotipi, cioè tavole contenenti caratteri <strong>di</strong><br />

varia grandezza [...], per gli illetterati Boettcker ha sostituite alle lettere scale geometriche».<br />

Esame della motilità.<br />

«Motilità – Bisogna poi esaminare se esistano fenomeni motori anomali incomposti, ma <strong>di</strong>pendenti<br />

ancora dalla volontà, per quanto alterata, od automatici, non mo<strong>di</strong>ficabili dalla volontà, e<br />

permanenti, come sarebbero quelli <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nati dei coerici, le convulsioni toniche e cloniche, i ticchi<br />

degli epilettici e dei reinati, i moti coatti del demente, la <strong>di</strong>sartria e la <strong>di</strong>suguaglianza pupillare del<br />

paralitico, che sono i fenomeni più gravi». Il tremore, ad esempio, può verificarsi nella produzione<br />

<strong>di</strong> movimenti volontari, oppure può essere involontario. Nel primo caso, si evidenzia il problema<br />

«facendo portare la punta dell’in<strong>di</strong>ce al naso o un bicchiere colmo alla bocca, mentre la mano<br />

s’avvicina gradatamente alla méta, vi si producono le oscillazioni a ritmo rapido, e più essa vi si<br />

avvicina, più aumentano <strong>di</strong> intensità».<br />

<strong>La</strong> forza muscolare si misura attraverso strumenti chiamati <strong>di</strong>namometri, il più noto dei quali è<br />

quello <strong>di</strong> Regnier-Mathieu, che consiste nel sollevamento <strong>di</strong> un peso <strong>di</strong> 1 kg. all’altezza <strong>di</strong> 1 metro<br />

dal suolo. Attraverso l’ergografo <strong>di</strong> A. Mosso si possono misurare gli sforzi muscolari dei muscoli<br />

delle <strong>di</strong>ta:<br />

«l’ergografia viene applicata per lo più al <strong>di</strong>to me<strong>di</strong>o della mano, cui si sospende un dato peso,<br />

facendosi poi ritmicamente flettere il <strong>di</strong>to; sollevare il dato peso fino a che i movimenti ne siano<br />

paralizzati dalla stanchezza e segnare, con linee, con la penna nel tamburo girante, le altezze alle<br />

quali il carico si è successivamente sollevato prima <strong>di</strong> abbassarsi». Nel paziente Musolino, ad es.,<br />

«la mano destra si stanca prima della sinistra, all’inverso del normale, e così l’ergografia dà una<br />

nuova prova del suo mancinismo».<br />

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«Si misurano la rapi<strong>di</strong>tà, l’agilità, l’associazione dei movimenti col far abbottonare e sbottonare gli<br />

abiti da una mano sola; si osserva quanti puntini riesce a fare in tanti 1’ 27 il soggetto in uno scritto;<br />

[...] o tracciare una rosa dei venti senza vedere la punta della matita, [...]».<br />

Si passa poi allo stu<strong>di</strong>o dei riflessi, che «consistono in movimenti, contrazioni, provocati da una<br />

impressione sensitiva e si <strong>di</strong>vidono in cutanei e ten<strong>di</strong>nei», attraverso «strisciamenti, tocchi rapi<strong>di</strong>».<br />

Tra questi: riflesso plantare, popliteo, cremasterico («si ottiene, strisciando sul lato interno delle<br />

coscie; ottuso nei masturbatori, nei vecchi»), riflesso anale («eccitando la cute o la mucosa<br />

circostante l’apertura anale con le barbe <strong>di</strong> una piuma, si ottiene la contrazione dello sfintere<br />

dell’ano»). Nel riflesso pupillare: reazione pupillare al dolore «basta pungere con uno spillo la cute<br />

della faccia o, meglio ancora, la pelle della regione corticale per provocare una <strong>di</strong>latazione delle<br />

pupille»; riflessi ten<strong>di</strong>nei – riflessi del ten<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Achille «per esaminarlo si fa inginocchiare su<br />

una se<strong>di</strong>a o sul margine del letto il paziente e poi si dà un colpo secco sul ten<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Achille,<br />

provocando, così, una flessione plantare del piede; quando il riflesso rotuleo è esagerato, la<br />

percussione dà luogo ad una serie <strong>di</strong> contrazioni», riflesso del gomito, ecc.<br />

Esame psicologico<br />

Fanno parte <strong>di</strong> questa categoria: l’esame della scrittura, del linguaggio, la misura dell’emozione e<br />

riflessi vasali, che ricorda la nostra moderna macchina della verità.<br />

«L’esame della scrittura, come quello della pronunzia, è <strong>di</strong> gran<strong>di</strong>ssima importanza. Contegno<br />

dell’ammalato prima e durante la scrittura. Appena abbiamo invitato il paziente a scrivere, ne<br />

osserviamo il contegno che assume (pressione della penna, <strong>di</strong>sposizione delle mani, ecc.), e così<br />

metteremo in rilievo non solo i <strong>di</strong>sturbi motori più grossolani, ma anche il grado della sua volontà,<br />

(se restìo, se volenteroso, ecc. […]). Mentre scrive, noteremo se lo scrivere è continuo od interrotto,<br />

agevole o stentato, rapido o lento».<br />

Si procede poi, alla scrittura sotto dettatura, alla scrittura copiata ed alla scrittura spontanea; se il<br />

paziente non è in grado <strong>di</strong> svolgere uno <strong>di</strong> questi compiti, i <strong>di</strong>sturbi possono essere i seguenti:<br />

<strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne mentale, <strong>di</strong>sturbo d’intelligenza o d’attenzione, cecità verbale o psichica assoluta, sor<strong>di</strong>tà<br />

organica, sor<strong>di</strong>tà psichica o verbale, agrafia motoria, lesioni muscolari del braccio o della mano.<br />

«L’Hericout, anziché l’uso <strong>di</strong> segni alfabetici, suggerisce il tracciamento <strong>di</strong> figure semplici<br />

geometriche, per esempio [...] una croce, due linee parallele; ciò prima <strong>di</strong> tutto per gli illetterati, ma<br />

ancor più utilmente pei deficienti, dementi, melanconici. Dopo tutte queste prove, stu<strong>di</strong>ando il senso<br />

muscolare della scrittura con la prova <strong>di</strong> Vogt, cioè facendo scrivere all’ammalato, ad occhi bendati,<br />

figure e parole già scritte ad occhi aperti, potremo apprezzare quanta parte abbiano nella scrittura<br />

dell’in<strong>di</strong>viduo le immagini visuali».<br />

Negli alienati e nei criminali si riscontrano una serie <strong>di</strong> anomalie nelle forme <strong>di</strong> scrittura, Morselli<br />

ne ha catalogate 6:<br />

1. tipo irregolare, con tratti <strong>di</strong>sformi, lettere <strong>di</strong>suguali (lettere gran<strong>di</strong> negli isterici e negli<br />

epilettici), parole meno chiare nella parte finale, tipico dei neurastenici, ipocondriaci,<br />

criminali.<br />

2. Tipo infantile, con lettere gran<strong>di</strong> ed ineguali, aste torte ed oblique nelle t, si osserva nei<br />

dementi, nei deliranti.<br />

3. Tipo tremulo, «con sinuosità dei filetti od anche <strong>di</strong> tutta la lettera, come nei vecchi<br />

(demenza senile, neurastenia, epilessia dopo l’accesso, nell’isterismo)», negli alcolisti.<br />

4. tipo atassico: scrittura incerta ed oscillante, lettere non complete, aste a zig zag; nei<br />

dementi e negli affetti da paralisi generale.<br />

5. tipo spastico: scrittura che pende, a causa <strong>di</strong> spasmi muscolari.<br />

27 Minuti primi [N.d.A.]<br />

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6. tipo litografico, «che decorre da destra a sinistra ed in cui le lettere sono formate a<br />

rovescio; negli apoplettici».<br />

Inoltre, spesso i pazzi usano figure o simboli a supporto delle loro idee negli scritti; invece: «nei<br />

criminali analfabeti la scrittura è spesso supplita da geroglifici – piuma per furto, ecc.».<br />

Per quanto attiene lo stu<strong>di</strong>o del linguaggio, «esamineremo anzitutto i gesti (linguaggio mimico):<br />

faremo due sorta <strong>di</strong> indagini: 1° esame degli organi incaricati della mimica simbolica, cioè dei<br />

muscoli dell’arto superiore, della testa e del collo; 2° esame delle alterazioni del linguaggio<br />

mimico. Ricor<strong>di</strong>amo che negli alienati e nei criminali, imbecilli, ecc., si ha un’esagerazione nei<br />

gesti; la mancanza <strong>di</strong> gesticolazione osservasi in certe forme <strong>di</strong> depressione sentimentale<br />

(melanconie stupide, catatonìe) ed in certi paranoici che sdegnano tra<strong>di</strong>re le proprie emozioni. I<br />

delinquenti presentano talora dei veri gerghi mimici». Kussmaul ha evidenziato alcune malattie<br />

che si possono riscontrare durante la visita, ad esempio l’alogia, l’incapacità <strong>di</strong> esprimere concetti<br />

che si riscontra nei cretini, negli i<strong>di</strong>oti e nei dementi. Negli imbecilli, invece esiste la capacità <strong>di</strong><br />

esprimersi, ma è ru<strong>di</strong>mentale, in certi paranoici la capacità è superiore ai normali, tanto che spesso<br />

creano delle parole nuove (neologismi); l’afasia, impossibilità <strong>di</strong> parlare; la parafasia, in cui si ha<br />

uno scambio <strong>di</strong> parole; la scolofrasìa, in cui il paziente <strong>di</strong>ce il contrario <strong>di</strong> ciò che voleva <strong>di</strong>re; la<br />

palinfrasìa, ripetizione incessante delle stesse frasi o parole.<br />

«<strong>La</strong> flessibilità espressiva della parola può mostrarsi lesa nei pazzi in più mo<strong>di</strong>, e così ve<strong>di</strong>amo<br />

negli arresti <strong>di</strong> sviluppo (i<strong>di</strong>oti, imbecilli, degenerati) il <strong>di</strong>scorso povero <strong>di</strong> qualità estrinseche,<br />

misera la ideazione e scolorito il sentimento; in altre forme si ha il pervertimento dello stile in<br />

conformità del <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne affettivo ed intellettuale [...]. Talora l’articolazione sillabica è lenta,<br />

tremula, sforzata (bra<strong>di</strong>artria), tal’altra si ha un vero scan<strong>di</strong>mento della parola (mogiartria), infine<br />

si elidono o si sostituiscono sillabe e si ha la parartrìa. Sarà bene cercare <strong>di</strong> provocare<br />

artificialmente il fenomeno <strong>di</strong>sartrico, ed allora s’invita il paziente a ripetere parole speciali <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>fficile pronunzia, come: artiglieria, repubblica, precipitevolissimevolmente […].<br />

Misura dell’emozione e riflessi vasali. L’azione degli affetti e più dell’emozione sui vasi cutanei ci<br />

fa penetrare in quelle anomalìe del senso morale, per cui sarebbe ben <strong>di</strong>fficile adoperare dei tests<br />

che ce li rispecchiassero. Ad ogni emozione noi ve<strong>di</strong>amo ora impalli<strong>di</strong>re, ora arrossare il volto e<br />

aumentare o rallentarsi i battiti car<strong>di</strong>aci e quin<strong>di</strong> anche il respiro, e ciò affatto in<strong>di</strong>pendentemente<br />

dalla volontà e dall’artificio. Le fibre muscolari del cuore, e quin<strong>di</strong> i suoi moti, quelle da cui<br />

<strong>di</strong>pende la costrizione o l’espansione <strong>di</strong> un territorio sanguigno, i così detti fenomeni vasomotori,<br />

sono affatto in<strong>di</strong>pendenti dalla volontà e vengono destati dai più piccoli motivi psicologici o fisici;<br />

perciò la scienza volle fissarli. Se si immerge una mano nell’acqua tiepida <strong>di</strong> una vaschetta<br />

volumetrica <strong>di</strong> Francois-Franck e si esplora il livello del liquido nel tubo <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a che vi sta sopra,<br />

lo si vede montare e calare ad ogni impulso e pausa del cuore, oltre le oscillazioni che coincidono<br />

nell’ascesa coll’espirazione e nella <strong>di</strong>scesa con l’inspirazione; il volume della mano, insomma, si<br />

serra e si <strong>di</strong>stende per l’arrivo del maggiore o minor flusso sanguigno, ma insieme a questo si<br />

osservano variazioni che corrispondono ad ogni incitamento dei sensi, ad ogni atto del pensiero e<br />

soprattutto alla emozione» (idro-sismografo, pletismografo <strong>di</strong> Mosso e <strong>di</strong> Fik).<br />

Lo strumento più pratico è senz’altro il guanto volumetrico <strong>di</strong> Patrizi, costituito da un guanto <strong>di</strong><br />

guttaperca, <strong>di</strong>sponibile in tre misure, in cui si infila la mano,<br />

«esso intorno al polso è chiuso con mastice impastato a vaselina, e così <strong>di</strong>viene una cassa d’aria<br />

[...]. Il fenomeno minuto delle oscillazioni dell’aria intorno alla mano viene ingran<strong>di</strong>to col mezzo <strong>di</strong><br />

leve e registrato sulla carta fumata <strong>di</strong> un tamburo girante».<br />

Si eseguono poi una serie <strong>di</strong> tests mentali sul paziente quali:<br />

a. esame della memoria, si pongono domande personali o generali;<br />

b. memoria dei colori, si usano le lane colorate <strong>di</strong> Holmeegrèn, mostrato un colore all’ammalato,<br />

questi deve poi riconoscerlo una volta mescolato agli altri; memoria dei suoni, ecc.<br />

Ultimo esame è quello anamnestico, (raccolta <strong>di</strong> notizie riguardanti i precedenti fisiologici e<br />

patologici personali ed ere<strong>di</strong>tari del paziente), per cui si procede attraverso un lungo interrogatorio.<br />

12


«L’anamnesi in questi casi è più complicata <strong>di</strong> quella delle solite malattie, mentali in ispecie, sia<br />

perché devono notarsi circostanze che nelle altre non si notano, sia perché le richieste e le ricerche<br />

sono molto men facili e trovano più delle altre ostacolo nella vanità umana. Si deve tener conto –<br />

specie pel delinquente per passione e per occasione – <strong>di</strong> circostanze esterne che ben poco<br />

influiscono sugli altri mali, per esempio del prezzo dei viveri, dell’epoca della vendemmia,<br />

dell’eccessivo caldo o freddo, specialmente degli sbalzi barometrici, delle con<strong>di</strong>zioni telluriche atte<br />

a renderci endemico il cretinesimo e delle tendenze sanguinarie e oscene, che con questo si<br />

associano, o al furto (zingari). Poi vengono i fattori sociali ed economici: influenza della grande<br />

ricchezza come della grande miseria, influenza della città e specie delle associazioni, clubs, ecc.,<br />

della stampa e dell’emigrazione. E nei fattori ere<strong>di</strong>tari: le malattie, le forme morbose, non solo nei<br />

centri corticali e del sistema nervoso dei genitori, dei parenti lontani, fino ai bisnonni, cugini, ecc.,<br />

ma anche le forme artritiche, sifilitiche, tubercolari, alcooliche, pellagrose (il padre <strong>di</strong> V. Verzeni<br />

«ha alcune leggiere traccie <strong>di</strong> pellagra». «Consta, però, che tanto i genitori quanto il reo mangiarono<br />

per avarizia nel 1866 maiz marcito»), morfiniche, oppure del semplice gozzo, che può unirsi da una<br />

parte col cretinismo e dall’altra con tutte le forme degenerative, le quali in questo hanno una giusta<br />

denominazione, che una lieve malattia – neuralgia, per esempio – dell’avo si trasforma in una grave<br />

del figlio o del nipote, trasformandosi in una forma sempre più grave, sin che si spegne per la<br />

sterilità che risponde alla eccessiva mostruosità. E una sola notte <strong>di</strong> ebbrezza del coniuge può dar<br />

luogo a tutta questa trama progressiva <strong>di</strong> sventure. Anche l’eccessiva giovinezza e, peggio,<br />

l’eccessiva vecchiaia dei genitori può essere causa <strong>di</strong> tendenze criminose o pazzesche, e i caratteri<br />

degenerativi sopra descritti fissano quasi simbolicamente questa influenza ere<strong>di</strong>taria, la quale<br />

naturalmente si può notare <strong>di</strong> più in alcune razze, come per esempio gli zingari, o in alcuni paesi,<br />

per esempio Artena, quando molte famiglie criminali vi si trovino riunite da secoli. Qui le indagini<br />

devono essere fatte <strong>di</strong>rettamente sui registri criminali, come fece Sighele per Artena, ovvero con<br />

interrogazioni brusche, taglienti, esaurienti ai congiunti che sopravvivono, i quali, interrogati se il<br />

criminale o il pazzo ebbe affini malati o criminali, rispondono sempre <strong>di</strong> no; ma interrogati invece<br />

in quale carcere morì il tale, non lo <strong>di</strong>ssimulano più. Così accadde molti anni dopo la condanna <strong>di</strong><br />

Misdea e Passanante, <strong>di</strong> cui tutte le autorità e le famiglie <strong>di</strong>chiararono mancare ogni ere<strong>di</strong>tà<br />

morbosa, mentre poi si scoperse una lunga serie <strong>di</strong> parenti malati, contribuendo così, sebbene tar<strong>di</strong>,<br />

a scolpare quegli infelici».<br />

«Vengono poi i fattori in<strong>di</strong>viduali: l’età pubere e senile, causa speciale <strong>di</strong> delitti e <strong>di</strong> pazzie, i giochi<br />

pre<strong>di</strong>letti, le prime manifestazioni sessuali, l’alimentazione mai<strong>di</strong>ca e soprattutto l’alcool, che molte<br />

volte colpisce a lunga scadenza, quando l’organismo, più indebolito, è meno resistente<br />

all’intossicazione, e i colpi al capo e le malattie gravi del cervello nell’infanzia, il sesso maschile,<br />

infinitamente più criminoso del femminile, lo stato civile celibe e le professioni che più espongono<br />

allo alcoolismo: cuochi, panattieri, calzolai, osti, o che più mettono i poveri a contatto dei ricchi:<br />

camerieri, segretari, contabili, o che adoprano strumenti facilitanti i delitti: muratori, fabbri, soldati;<br />

notai e uscieri per i falsi, me<strong>di</strong>ci per i veleni; educazione trascurata nell’infanzia, come negli<br />

illeggittimi, istruzione irregolare e sproporzionata alle con<strong>di</strong>zioni della vita, traumi morali, specie<br />

sopra in<strong>di</strong>vidui iperesterici; vita in famiglia e in società (compagnie)».<br />

Tutte queste analisi permettono <strong>di</strong> giungere ad una precisa <strong>di</strong>agnosi della malattia mentale che<br />

affligge il paziente; tuttavia bisogna procedere con molta attenzione, poiché in alcuni casi si sono<br />

verificati episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> simulazione <strong>di</strong> pazzia. Nei processi relativi a Vincenzo Verzeni (“lo<br />

strangolatore <strong>di</strong> donne”) e Salvatore Misdea (colpevole <strong>di</strong> omici<strong>di</strong>o), ad esempio, sono gli stessi<br />

avvocati della <strong>di</strong>fesa che suggeriscono agli imputati <strong>di</strong> simulare pazzia, questo al fine <strong>di</strong> ottenere la<br />

totale infermità mentale e, <strong>di</strong> conseguenza, una riduzione della pena:<br />

«per molti la simulazione è l’ultima cartuccia alla <strong>di</strong>fesa e quin<strong>di</strong> si nota <strong>di</strong> più nei delitti gravi».<br />

Comunque,<br />

13


«per alcune malattie mentali il quadro sintomatologico è tale che ben <strong>di</strong>fficilmente può essere<br />

simulato per la <strong>di</strong>fficoltà o l’impossibilità <strong>di</strong> riprodurne i fenomeni organici o funzionali, come le<br />

anomalìe della cute, dell’iride, del campo visivo, dei riflessi, della temperatura, del peso, dell’urina:<br />

tali sono l’alcoolismo, la pellagra, la paralisi generale. Più facili a simulare, e quin<strong>di</strong> più frequenti,<br />

sono l’imbecillità, la melanconia e la paranoia, meno la demenza, la frenosi sensoria, lo stupore e la<br />

manìa», ma queste possono essere simulate solo per poco tempo, infatti poiché nella simulazione si<br />

tende ad esagerare i sintomi, il simulatore fa troppi sforzi per rappresentare la comme<strong>di</strong>a e se ne<br />

stanca [...]».<br />

I simulatori si <strong>di</strong>vidono in 4 categorie:<br />

1. simulatori incapaci, sono questi i più numerosi e «simulano il mutismo, la sor<strong>di</strong>tà, la<br />

completa imbecillità, la coprofagia, fenomeni che si scoprono subito per essere in<br />

contrad<strong>di</strong>zione con la loro vita interiore, con l’impronta fisioniomica tutt’altro che stupida e<br />

pei facili errori in cui incappano i falsi sor<strong>di</strong>, e perché durano poco».<br />

2. simulatori <strong>di</strong> alienazione, questi sono in gran parte nevropatici «che sono intelligenti ed<br />

imitano forme vedute nei manicomi». In questi casi, i caratteri fisici specifici <strong>di</strong> ogni<br />

patologia rendono vani tutti i tentativi <strong>di</strong> simulazione («potranno simulare anestesia al<br />

dolore, ma la pupilla si <strong>di</strong>laterà»). Esistono dei meto<strong>di</strong> efficaci per smascherare l’impostore:<br />

«così in un omicida paranoico, che fingeva la demenza, mi servii <strong>di</strong> forte dose d’oppio, che,<br />

essendo rimasta quasi inavvertita, mi <strong>di</strong>mostrò esistere la malattia mentale, malgrado non<br />

fosse quella messa in mostra», oppure «applicare un commutatore nascosto nel reoforo, in<br />

guisa da formare all’improvviso la corrente, per scoprire quelli che fingono insensibilità al<br />

dolore».<br />

3. simulazione in epilettici, pazzi morali e rei-nati, questi aggiungono agli altri sintomi quello<br />

della simulazione. Tuttavia: «[...] il falso ed il vero si fondevano talmente nei simulatori, che<br />

gli eccessi prima voluti erano <strong>di</strong>venuti reali, e gli stessi simulatori pregavano i me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong><br />

sbarazzarli del male da essi prima simulato e che era loro sopravvenuto sul serio».<br />

4. rei pazzi simulanti pazzia, «ma la forma che più abbuia ogni ricerca è quella dei criminali<br />

pazzi che simulano una forma <strong>di</strong> pazzia <strong>di</strong>versa da quella ch’essi soffrono, ignorando <strong>di</strong><br />

averne già in sé una sufficiente a <strong>di</strong>scriminare il reato. Non si deve perciò, senz’altro,<br />

escludere la simulazione quando sia accertata l’esistenza <strong>di</strong> una malattia mentale anche <strong>di</strong><br />

natura <strong>di</strong>versa dalla simulata»; ad esempio, il monomaniaco omicida Farina, uccide in preda<br />

ad allucinazioni acustiche una donna; una volta in carcere simula una demenza acuta<br />

(insonnia, coprofagia, ecc.). In seguito però si scopre in lui una paranoia, che si era «fusa col<br />

suo temperamento, con le sue abitu<strong>di</strong>ni taciturne solitarie, austere, che non era stata da<br />

alcuno riconosciuta, sicché l’esame suo fu il mio primo passo all’applicazione nello stu<strong>di</strong>o<br />

sperimentale delle malattie mentali in rapporto alla <strong>di</strong>agnosi».<br />

<strong>La</strong> descrizione dei vari apparecchi per la misurazione antropologica e l’in<strong>di</strong>viduazione dei caratteri<br />

tipici dei tentativi <strong>di</strong> simulazione, consente <strong>di</strong> affermare, a conclusione, che:<br />

«V’hanno finalmente dei casi in cui l’antropologia criminale e la psichiatria possono rivelare fra<br />

parecchi in<strong>di</strong>vidui quelli che commisero realmente un reato e quelli invece che, in grazia della<br />

pazzia, <strong>di</strong>vennero così suggestionabili da accusarsi, e con minuti dettagli, <strong>di</strong> non commessi reati, e<br />

quelli, infine, che erano dei calunniati completamente innocenti».<br />

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