5-2011 - la fondazione otaf

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Verga d’oro. Capèla Nova. 28 SEMI DI BENE 05-2011 (sfalcio e trasporto al monte), l’esposizione al pericolo era costante e, il più delle volte, una caduta finiva in tragedia. Chi sale lungo il percorso delle cappelle, già dalla terza stazione in poi, si accorge come la distanza tra di esse è più o meno uguale: quasi misurata si direbbe. Gli uomini e le donne di quei tempi, salivano ai monti con pesanti carichi sulle spalle e, ogni tanto, dovevan pur “tirare il fiato”. Il gravoso camminare era scandito dalle “posse” (luogo di sosta) e la forza della grande Fede cristiana insita in loro li portò, col tempo, alla realizzazione di questi sacri Siti e, al temporaneo riposo, si unì la preghiera. I monti di Rima. Alla fine del sentiero le prime baite dall’architettura Walzer e la chiesetta dedicata alla Madonna della Neve, risalente al 1600, precedono il nucleo vero e proprio di Rima. Le sue case disposte al solatio (diverse abitazioni sono insediate in antiche torbe), bordano una vasta e dolcemente ondulata prateria. Sopra il bosco sacro (fàula), ricopre i fianchi del pizzo Brünesc. A lato della carrozzabile, una fontana offre le sue fresche acque e lo scorcio sulle valli di Prato (vedere S.d.B. 05/2008) e di Tomè è veramente grande. Seduto sulla roccia affiorante davanti alla chiesa (chiusa purtroppo, che manco un cero s’è potuto accendere), l’affresco della Madonna della Neve col Bambino sopra il portale (autore ignoto, XVII/XVIII sec.), mi rammenta il medesimo soggetto pittorico, ma su tavola, del Sassetta (pittore del rinascimento senese), e conservato a Palazzo Pitti di Firenze. Nell’affresco di Rima, tut- Passodopopasso Capèla ad Scima. Broglio, dal belvedere della Capèla ad Scima. tavia, si riconoscono i tratti genuini della Fede e dell’amore per la propria Terra. Riaffiora pure il ricordo di quando, scolaro di quarta o quinta elementare, dunque oltre sessant’anni or fanno, in aula si leggeva il “Il libro dell’alpe” di Giuseppe Zop - pi. In questo libro (ritrovato grazie al pensiero di mia sorella), il capitolo: “Giornata delle meraviglie” mi colpì in tal modo da farmi “innamorare” della Vallemaggia, che poi scoprii con l’andar degl’anni. Il ritorno a Broglio mi fa riassaporare, accompagnato dalla preghiera continua, il percorso delle cinque Cappelle e da tutto quanto ne sono circondate. I pittori. Le prime tre cappelle e la quinta, furono affrescate o riaffrescate dal pittore valmaggese Giovanni Antonio Vanoni d’Au - rigeno (1810/1886). Di questo valente pittore sono note le innumerevoli tavole votive o “ex voto”, custodite nelle chiese valmaggesi e, secondo la “Guida d’arte della Svizzera italiana”, una di queste tavole per “grazia ricevuta”, la si trova nella chiesa di Rima. Essa risale al 1870, ed è Secolare quercia sotto Rima. stata voluta per lo scampato pericolo durante il getto a valle delle reti con il fieno di bosco. Molti di questi dipinti sono tutt’ora visibili in Santa Maria delle Grazie in Campagna a Maggia, nonché nel San - tuario della Madonna del Sasso. A questo valente pittore sono pure attribuiti gli affreschi interni della parrocchiale dedicata a San Bartolomeo a Aurigeno. La pittura della quarta cappella (Capela Nova), venne eseguita dal pittore locarnese Pietro Mazzoni (1879/1967). Anch’egli realizzò numerosi dipinti di carattere religioso in Vallemaggia, nella val Vigezzo e e pure nel canton Berna.
Madonna della Neve (affresco). Broglio. Giù, a Broglio, abitato già documentato dal remoto 1297, grazie alle indicazioni della signora Rosangela e di suo marito (vivono con la madre ultranovantenne di lei, signora Irma), vado a visitare la chiesa di Santa Maria Lauretana, consacrata nel 1486. Il tempio fu oggetto di successivi ampliamenti che anticiparono la nuova consacrazione del 1626. La navata ha un soffitto lineo a cassettoni decorati, ed è coperta da un tetto in piode con un campaniletto a vela datato 1692. L’imponente campanile (tardomedievale), con guglia piramidale si erge distaccato dalla chiesa, come spesso in Valle mag - gia. Un cero vien accesso a ringraziamen- Le prime cascine di Rima. Rima, m 1036. La fontana all’entrata di Rima. to di questa splendida giornata. Uno sguardo alla massiccia casa seicentesca dei Pometta (a nord del nucleo e già della famiglia Coreggioni de Orello), con cortile, portici e cinta da un muro. Vi si possono vedere gli stemmi dei cantoni svizzeri del periodo balivale (ridipinti nel 1983) . Poi, all’osteria Zoppi per un caffè e ringraziare la signora Zoppi (suo marito era imparentato con lo scrittore Giuseppe Zoppi), per avermi così cortesemente concesso di lasciare l’auto sul suo parcheggio. All’uscita del paese visito il piccolo cimitero, ultima dimora dello Scrittore, morto nel 1952 e Donati è il nome di famiglia maggiormente presente. Indicazioni Cartografia: CN 1:25000, foglio 1272 Campo Tencia. Dislivello: m 340. Lunghezza percorso: km 1, 5. Tempo: a personale discrezione, dato il contenuto sacro/storico del percorso. Periodo: tutto l’anno, a condizione che l’inverno non sia molto nevoso. Adatto: a tutti da primavera all’autunno, ma non in presenza di neve o ghiaccio. Equipaggiamento: leggero da montagna. Segnaletica: verticale e orizzontale ben visibile. Parcheggio: veramente pochino quello pubblico, sicchè la cortesia dei Brogliesi può esser d’aiuto. Bibliografia Le cappelle di Rima, Patriziato di Broglio. Il libro dell’alpe, di Giuseppe Zoppi, ed. Casagrande SA, Bellinzona. Guida d’arte della Svizzera italiana. ed. Casagrande Il Ticino della povera gente, vol. 1, di Fernando Zappa, ed. Armando Dadò, Locarno Ex voto del Ticino, di Piero Bianconi, ed. A. Dadò. Dal medèe al Dery, Giorgio Cheda, ed. A. Dadò. Sguardo sulla valle di Prato. I colori del bosco sacro sotto il pizzo di Brünesc (m 2429). 05-2011 SEMI DI BENE 29 Passodopopasso
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