5-2011 - la fondazione otaf
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Numero 5/11<br />
Novembre-dicembre<br />
Anno XC<br />
Disegno di Giulia Boccadamo
Editoriale<br />
In copertina<br />
In punta di piedi<br />
I I 90 anni di “Semi di bene“ sono quasi<br />
trascorsi. Il <strong>2011</strong> segnava infatti il<br />
novantesimo del<strong>la</strong> nostra rivista apparsa<br />
per <strong>la</strong> prima volta il 15 gennaio<br />
del 1921 per mano del fondatore dell’OTAF,<br />
l’ingegnere Arnoldo Bettelini e del<strong>la</strong> prima direttrice,<br />
Cora Carloni. L’anno del giubileo se ne<br />
è quasi andato, in punta di piedi e senza tanti<br />
c<strong>la</strong>mori. Ce ne siamo ricordati su queste righe,<br />
ma non l’abbiamo sbandierato come si usa fare<br />
per le testate importanti o per i grandi magazzini.<br />
Qualche lettore si domanderà come<br />
mai. Credo che un anniversario importante come<br />
questo debba essere un momento di riflessione,<br />
un bi<strong>la</strong>ncio, per poi continuare ad andare<br />
avanti. Mi viene spontaneo pensare, senza<br />
voler forzare un paragone azzardato o un personalismo<br />
inadeguato, ai miei cinquant’anni<br />
compiuti proprio quest’anno. È stato l’inevitabile<br />
giro di boa: uno sguardo dietro di sé per il<br />
cammino fatto e uno proiettato in avanti, ma<br />
con un “orecchio interno” molto più sensibile<br />
ad ascoltare gli insegnamenti, le raccomandazioni<br />
e le parole sagge; frutto - quest’ultime -<br />
di vite vissute con rigore da coloro che ormai<br />
non ci sono più, dai nonni. Incoraggiamenti e<br />
moniti a impegnarsi a fondo e con volontà se<br />
volevo riuscire a fare qualcosa di buono. Vi<br />
chiederete cosa c’entra con il “Semi di bene”.<br />
Ebbene, anche nell’anno del novantesimo, <strong>la</strong><br />
nostra rivista non si è soffermata troppo sul<strong>la</strong><br />
ricorrenza, ha preferito continuare a essere prima<br />
di tutto l’antenna trasmittente dell’operato<br />
del l’OTAF. Ha informato puntualmente i suoi<br />
lettori sui grandi e anche sui piccoli progetti in<br />
via di realizzazione proprio quest’anno e ha dato<br />
voce a coloro che vivono ogni giorno in prima<br />
persona l’esperienza unica e arricchente<br />
con l’universo del<strong>la</strong> disabilità. Una realtà che<br />
avanza giorno dopo giorno e che richiede sensibilità,<br />
professionalità, progettualità, ma anche<br />
rigore. In una lettera tratta dal libro “Lui -<br />
gia Carloni Grop pi, 1872-1947, La Signora<br />
Maestra narratrice, a cura di Francesca Lo Iu -<br />
dice e Franca Cleis, Quaderni degli Archivi delle<br />
Donne Ticino”, Luigia Carloni Groppi si rivolgeva<br />
con severità per gli errori ortografici<br />
commessi dal<strong>la</strong> figlia Cora ancora impegnata<br />
negli studi: «…Quan do si ha il dubbio di come<br />
si deve scrivere una paro<strong>la</strong>, si consulta il vocabo<strong>la</strong>rio…Ti<br />
ho già detto che Victor Hugo scriveva<br />
con <strong>la</strong> grammatica a destra e il vocabo<strong>la</strong>rio<br />
a sinistra. E ricordatene, se vuoi imparare<br />
non devi mai fidarti di te stessa, ma domandare,<br />
consultare, prender nota: hai capito?»<br />
Sembra di sentire il nonno! Un insegnamento<br />
del passato di cui Cora Carloni ha saputo fare<br />
tesoro, dando vita al “Semi di bene” e del quale<br />
terremo buon conto anche noi del<strong>la</strong> redazione<br />
per proseguire a scrivere qualcosa di buono,<br />
almeno per i prossimi cent’anni!<br />
Marco Canonico<br />
Redattore responsabile<br />
marco.canonico@<strong>otaf</strong>.ch<br />
Gli accattivanti biglietti di Giulia Boccadamo<br />
sono auguri speciali per Natale e anche per<br />
dopo Natale, e oltre ancora, …anche per altre<br />
ga<strong>la</strong>ssie. Buone Feste!<br />
4<br />
Sogni d’Oro<br />
- Pina (3D), di Luca Soldini<br />
30 L’Albo per gli amici<br />
Agenda OTAF<br />
- Venerdì 6 gennaio i Re Magi all’OTAF<br />
Rivista illustrata<br />
del<strong>la</strong> Svizzera italiana<br />
pubblicata dal<strong>la</strong><br />
Fondazione OTAF<br />
5 OTAF e dintorni<br />
- Vo<strong>la</strong> <strong>la</strong> forza delle immagini, di Marco Canonico<br />
7 Trovarobe<br />
- Ul dialett in da <strong>la</strong> to<strong>la</strong> dal rüt?, di Fiorenza Ferrini<br />
9 Il puntinosul<strong>la</strong>i<br />
- Facebook: un amico delle persone disabili<br />
di Nico<strong>la</strong> Todisco<br />
10 Favoleggiando<br />
- Natale, di Alessandro Agustoni<br />
11 Naturalmente<br />
- Il mio primo acquario, di Stefano Leidi<br />
13 La ricetta<br />
- Pina<br />
di Loris Cerroti<br />
14 Salvavita<br />
- I sorrisi nell’arcobaleno<br />
di Maria Grazia Buletti<br />
20 Girovagando<br />
- “Passaggio in Cambogia”<br />
di Fausta e Sandro Realini<br />
23 Letture<br />
- Giallo garbato - di Sara Groisman<br />
26 Passodopopasso<br />
- Quel sentiero tra Broglio e i monti di Rima<br />
di Giorgio Valsangiacomo<br />
Sà vedum!<br />
19 Notiziario OTAF<br />
- “Carnevaa di Goss” donazione per l’OTAF<br />
- La Ninfea Blues Band partecipa al video-clip “Noiamiamo”<br />
- Grande successo per “The house that cried” e il raggio del suono<br />
di Franca Barozzi-Bonfanti<br />
Editore Fondazione OTAF, 6924 Sorengo, Tel. 091/ 985 33 33; Redattore responsabile Marco Canonico;<br />
Abbonamenti annuo CHF. 30.- sostenitore CHF. 50.-; CCP 69-352-8; Tiratura 4’000 esemp<strong>la</strong>ri, esce 5<br />
volte all’anno; Stampa Tipografia Fontana Print, 6963 Pregassona; Grafica studio grafico Boneff - Lugano<br />
Tel. 091/ 994 73 33 - fax 091/ 994 73 71, studio.grafico@boneff.ch; Copyright Riproduzione, solo con autorizzazione<br />
del<strong>la</strong> redazione; www.<strong>otaf</strong>.ch<br />
Anno:<br />
XC<br />
no.<br />
5<br />
Novembre<br />
dicembre<br />
05-<strong>2011</strong> SEMI DI BENE 3<br />
Sommario<br />
Hanno col<strong>la</strong>borato<br />
a questo numero:<br />
Alessandro Agustoni<br />
Franca<br />
Barozzi-Bonfanti<br />
Armando Boneff<br />
Maria Grazia Buletti<br />
Marco Cano ni co<br />
Loris Cerroti<br />
Fiorenza Ferrini<br />
Sara Groisman<br />
Stefano Leidi<br />
Ja vier Mar tinez<br />
Jacek Pu<strong>la</strong>wski<br />
Fausta e Sandro<br />
Realini<br />
Ro berto Ron co roni<br />
Luca Soldini<br />
Nico<strong>la</strong> Todisco<br />
Giorgio<br />
Valsangiacomo<br />
Michele Vismara
di<br />
Luca<br />
Soldini<br />
4 SEMI DI BENE 05-<strong>2011</strong><br />
Uno dei film che in questo<br />
periodo cinematografico<br />
ha saputo entusiasmarmi<br />
e rega<strong>la</strong>rmi<br />
spunti interessanti di riflessione,<br />
è questo tributo che il grande regista<br />
tedesco Wim Wenders ha deciso<br />
di realizzare in omaggio all’artista<br />
Pina Bausch.<br />
Tra le più importanti e note coreografe<br />
mondiali, <strong>la</strong> Bausch ha diretto dal 1973 il<br />
Tanztheater Wuppertal Pina Bausch, con<br />
sede a Wuppertal, in Germania. Il suo nome<br />
è legato al termine Tanztheater (teatro-danza),<br />
adottato negli anni '70 da alcuni<br />
coreografi tedeschi - tra cui <strong>la</strong> stessa<br />
Bausch - per indicare un preciso progetto<br />
artistico che intende differenziarsi dal balletto<br />
e dal<strong>la</strong> danza moderna e che include<br />
elementi recitativi, come l'uso del gesto<br />
teatrale e del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong>.<br />
Il film film-omaggio (dovuto!) si snoda<br />
attraverso diversi momenti in cui il regista<br />
ci offre <strong>la</strong> possibilità di vedere, attraverso<br />
i suoi occhi, alcune delle scene più belle<br />
del<strong>la</strong> produzione Tanztheater, alternati a<br />
brevi messaggi dei vari artisti che nel corso<br />
degli anni sono entrati a far parte del<strong>la</strong><br />
compagnia.<br />
L’obbiettivo del<strong>la</strong> pellico<strong>la</strong> non è quel<strong>la</strong><br />
di documentare <strong>la</strong> storia di una persona e<br />
del suo movimento (anche se vi sono certamente<br />
elementi documentaristici nell’opera),<br />
quanto piuttosto permettere allo<br />
spettatore di entrare nel mondo interiore<br />
di Pina, quello più emotivo e misterioso.<br />
Questo per cercare di sve<strong>la</strong>re i sentimenti<br />
e le domande che hanno permes-<br />
Sogni d’Oro<br />
PINA (3D)<br />
Prod: <strong>2011</strong>, Germania, Francia, Inghilterra<br />
Regia: Wim Wenders.<br />
Interpreti: Pina Bausch e gli artisti del Tanztheater Wuppertal.<br />
so a questa donna di diventare un riferimento<br />
universale per <strong>la</strong> danza ed il teatro,<br />
forme espressive che da sempre tentano<br />
di indagare e di interrogare l’animo<br />
umano.<br />
Nelle immagini, potenti, che il regista<br />
offre allo spettatore, si mesco<strong>la</strong>no come<br />
per magia le emozioni più profonde con<br />
il sudore del<strong>la</strong> carne e <strong>la</strong> freddezza di un<br />
mondo che ha perso <strong>la</strong> speranza in una<br />
destinazione più “alta”, che non il mero<br />
sopravvivere. Gli attori-ballerini muovono<br />
i loro corpi in spazi scuri, freddi, pietrificati;<br />
dentro scenografie industriali o di vita<br />
metropolitana, ma sempre in contatto<br />
con <strong>la</strong> natura e <strong>la</strong> sua perfezione. Spazi in<br />
cui <strong>la</strong> potenza del corpo in movimento<br />
può risplendere appieno, permettendo<br />
allo spettatore di “vedere” le emozioni<br />
attraverso i gesti che Pina ha creato partendo<br />
da una condizione umana di cui,<br />
per anni, lei è stata spettatrice privilegiata.<br />
Ecco così manifestarsi sullo schermo<br />
una paletta di emozioni così grande da<br />
riempire gli occhi, anche dell’osservatore<br />
più disattento.<br />
Paura, ansia, dolore, rabbia, amore e<br />
morte giocano sullo schermo una partita<br />
guidata dal sudore dei corpi in movimento.<br />
In una danza e in un modo di fare teatro<br />
che ci obbliga a porci delle domande,<br />
senza fornire risposta alcuna se non quel<strong>la</strong><br />
di precipitarci ad indagare dentro noi<br />
stessi; unico spazio di cui siamo veramente<br />
proprietari e di cui siamo chiamati a<br />
prenderci cura.<br />
A livello tecnico il film è perfetto, con<br />
una fotografia che sfrutta i colori tenui<br />
dell’autunno e i cieli grigi del<strong>la</strong> periferia<br />
industriale tedesca, in un gioco di calore<br />
e freddezza che rende indimenticabili alcune<br />
scene. Gli spazi scelti per l’ambientazione<br />
delle coreografie, che diventano<br />
magiche scenografie, sono i più disparati<br />
e, insieme al<strong>la</strong> danza, par<strong>la</strong>no dell’idea<br />
che Wim Wenders si è costruito pensando<br />
all’amica Pina. Grandi cattedrali industriali,<br />
il traffico nel<strong>la</strong> periferia di Wup -<br />
pertal, spazi architettonici moderni e di<br />
ampio respiro, permettono a Wenders di<br />
focalizzare l’attenzione di chi sta dall’altra<br />
parte dello schermo sul <strong>la</strong>voro del<strong>la</strong><br />
Bausch, che mai come in questo film sembra<br />
prendere vita e assumere un significato<br />
universale.<br />
E <strong>la</strong> musica, <strong>la</strong> musica, <strong>la</strong> musica! Una<br />
colonna sonora strepitosa di cui non posso<br />
che consigliarvi l’acquisto, per riscaldare<br />
le vostre serate invernali.<br />
Ci sono anche aspetti poco convincenti<br />
nel film, in partico<strong>la</strong>re l’assenza di parti<br />
veramente “leggere”, non nel senso superficiale<br />
del termine, quanto piuttosto<br />
nell’affrontare temi quali <strong>la</strong> gioia o <strong>la</strong><br />
spensieratezza; elementi cardine dell’esistenza<br />
umana, ma che forse il regista ha<br />
preferito non inserire. Il film è vestito “a<br />
lutto” (seppur in maniera meravigliosa),<br />
forse per <strong>la</strong> concomitanza tra le riprese e<br />
<strong>la</strong> scomparsa di Pina (30.6.2009) e questo<br />
aspetto potrebbe risultare, allo spettatore<br />
abituato a un cinema di intrattenimento,<br />
troppo pesante in termini emotivi.<br />
Un ultimo spunto che desidero proporre<br />
riguarda il fatto Wenders abbia deciso<br />
di girare il film anche in formato 3D.<br />
Scelta azzeccata, in quanto pare rende -<br />
re giustizia al<strong>la</strong> profondità e ricchezza<br />
espressiva dei movimenti nonchè al<strong>la</strong> bellezza<br />
delle ambientazioni. A tal proposito<br />
ho pensato a tutti i film ricchi di effetti<br />
speciali che escono in tre dimensioni e<br />
che, personalmente, mi hanno sempre <strong>la</strong>sciato<br />
perplesso. Forse e paradossalmente,<br />
le uniche dimensioni che possono esaltare<br />
davvero questa novità tecnologica<br />
sono <strong>la</strong> dimensione interiore e lo spessore<br />
emotivo che purtroppo, in molti dei<br />
film che vengono proposti nelle sale, <strong>la</strong>titano.<br />
Concludo ringraziando Pina per aver<br />
scelto di rega<strong>la</strong>re al mondo <strong>la</strong> tua arte (a<br />
me peraltro sconosciuta fino al<strong>la</strong> visione<br />
di questo film) nonchè Wim Wenders per<br />
aver<strong>la</strong> portata su un palcoscenico (quello<br />
cinematografico) che contribuirà a diffonder<strong>la</strong><br />
agli occhi e nel<strong>la</strong> mente di nuovi<br />
spettatori.
Otto mesi di volontariato<br />
senza scattare una foto, ma solo<br />
per conoscere un altro mondo<br />
«<br />
Ciao Marco,<br />
ti mando alcuni scatti<br />
che fanno parte delle<br />
prime scelte del mio <strong>la</strong>voro. Ti confesso<br />
che sono fiero di queste fotografie, non<br />
solo a livello visivo, ma anche a livello intellettuale.<br />
La persona che mi sta seguendo<br />
da molto vicino in questo reportage si<br />
chiama Tomasz Tomaszewski. È un fotografo<br />
molto importante a livello mondiale<br />
e <strong>la</strong>vora da oltre vent’anni per <strong>la</strong> Na -<br />
tional Geographic. Mi sta guidando in<br />
modo molto etico. Per lui è importante<br />
che i vostri utenti non siano ridicolizzati<br />
come spesso avviene con altri fotografi,<br />
ed è molto severo con me. Mi ha anche<br />
detto che con questo <strong>la</strong>voro non sarà facile<br />
ricavarne dei soldi, ma potrebbe significare<br />
molto per <strong>la</strong> mia crescita interiore<br />
e se voglio essere una persona matura.<br />
L'idea di base è rimasta <strong>la</strong> stessa: onorare<br />
il loro cammino attraverso un destino che<br />
li ha penalizzati e farli trionfare con un finale<br />
chiaro. Ora ho <strong>la</strong> certezza che verrà<br />
un <strong>la</strong>voro unico, per il messaggio e per <strong>la</strong><br />
forza d'espressione. Sarebbe un sogno ri-<br />
OTAF e dintorni<br />
Vo<strong>la</strong> <strong>la</strong> forza<br />
delle immagini<br />
La forza comunicativa dei<br />
diversamente abili attraverso<br />
le foto di Jacek Pu<strong>la</strong>wski, vincitore<br />
del “Swiss Press Photo 2009”<br />
e “Swiss Photo Award 2010”.<br />
vincere lo Swiss Photo Award e donare i<br />
fondi al vostro istituto. Sono sicuro che è<br />
fattibile. Ma una cosa rimane certa, molti<br />
vostri ospiti sono già in Paradiso.»<br />
Chi l’avrebbe mai detto, ho conosciuto<br />
Jacek Pu<strong>la</strong>wski a militare. Nel 2008, in<br />
Svizzera orientale, in occasione di un servizio<br />
giornalistico per conto dell’Esercito,<br />
mi fu assegnato un fotografo fino a quel<br />
momento sconosciuto. Un giovanottone<br />
dal cognome po<strong>la</strong>cco, inaspettatamente<br />
ligio alle forme militari e al rispetto verso<br />
l’ufficiale, a dire il vero un po’ d’altri tem-<br />
pi, come se fosse uscito dall’”Armata a<br />
cavallo” di Babel. Nel corso del<strong>la</strong> giornata<br />
trascorsa nelle campagne di Gossau, in<br />
visita al battaglione fanteria montagna<br />
30, facemmo reciproca conoscenza e, venuto<br />
a sapere che <strong>la</strong>voro all’OTAF, mi propose<br />
subito di fare un servizio fotografico<br />
sul<strong>la</strong> nostra realtà, magari anche di presentar<strong>la</strong><br />
in un’esposizione, sensibilizzando<br />
<strong>la</strong> gente e – se fosse stato il caso- destinare<br />
eventuali introiti all’OTAF. Non<br />
scoraggiai il mio interlocutore, anzi, ma lo<br />
resi attento delle peculiarità del<strong>la</strong> nostra<br />
di<br />
Marco<br />
Canonico<br />
<br />
05-<strong>2011</strong> SEMI DI BENE 5
6 SEMI DI BENE 05-<strong>2011</strong><br />
realtà, del<strong>la</strong> necessità di “entrare in punta<br />
di piedi”, soprattutto con una macchina<br />
fotografica e anche sul fatto che <strong>la</strong> sua<br />
notorietà avrebbe potuto giocare un ruolo<br />
assai importante al fine di mobilitare o<br />
meno <strong>la</strong> gente a vedere le sue foto. Si vede<br />
che nel DNA di Jacek Pu<strong>la</strong>wski ci deve<br />
essere anche una notevole tenacia, infatti,<br />
un anno più tardi, nel 2009, è stato nominato<br />
miglior foto giornalista svizzero<br />
ottenendo lo “Swiss Press Photo” con un<br />
reportage sui rifugiati nei nostri centri<br />
d’accoglienza, e nel 2010 è stato insignito<br />
dello “Swiss Photo Award” con un servizio<br />
sul<strong>la</strong> prostituzione. Così Jacek Pu -<br />
<strong>la</strong>wski si è presentato di nuovo a me con<br />
tutte le credenziali e accettando, ancor<br />
prima di osservare <strong>la</strong> vita dell’istituto attraverso<br />
l’obiettivo del<strong>la</strong> sua digitale, di<br />
conoscere i nostri utenti offrendosi come<br />
volontario. A distanza di quasi un anno, di<br />
cui otto mesi come volontario nei settori<br />
adulti e minorenni, quaranta giorni di foto,<br />
quaranta cartelle di foto al giorno con<br />
circa 300 foto ciascuna -col pretesto di far<br />
conoscere anche a voi lettori questo originale<br />
personaggio, “nipote del<strong>la</strong> vecchia<br />
guardia po<strong>la</strong>cca”- ho chiesto a Pu<strong>la</strong>wski<br />
se può farci un bi<strong>la</strong>ncio del suo <strong>la</strong>voro.<br />
OTAF e dintorni<br />
Come sei giunto al<strong>la</strong> decisione<br />
di scattare delle foto a delle persone<br />
disabili?<br />
Mi ha sempre affascinato fotografare<br />
quel genere di persone che non hanno<br />
uno statuto chiaro, che sono al margine<br />
del<strong>la</strong> società. Se penso alle esperienze trascorse<br />
a contatto con il mondo dei rifugiati<br />
e con l’ambiente del<strong>la</strong> prostituzione,<br />
mi sono reso conto che queste categorie<br />
di persone, malgrado vivano in situazioni<br />
di disagio e di sofferenza, trasmettono un<br />
senso di purezza molto forte. La disabilità,<br />
secondo me, è una condizione di vita che<br />
nobilita le persone: sia coloro che ne sono<br />
colpite, sia i genitori che hanno scelto<br />
o accettato di dare <strong>la</strong> vita a una persona<br />
diversamente abile. È una prova di grande<br />
coraggio. È l’essenza dell’amore accettare<br />
una vita fatta di difficoltà e sofferenza.<br />
Che cosa vuoi dire con le tue foto,<br />
quale messaggio vorresti dare?<br />
La società troppo spesso ti mette in mano<br />
il male e non il bene. O quanto meno,<br />
sottolinea gli aspetti negativi, e vede meno<br />
quelli positivi. Con le mie venti foto circa,<br />
ho cercato di cogliere dei momenti in<br />
cui le persone, bambini e adulti, esprimono<br />
dei sentimenti, degli stati d’animo.<br />
Immagini in cui si può ravvisare gioia,<br />
amore, tranquillità e forse in alcuni casi<br />
anche disagio. È stato un <strong>la</strong>voro paziente,<br />
preceduto da 8 mesi di volontariato, senza<br />
scattare nemmeno una foto. Spero che<br />
coloro che osserveranno queste foto possano<br />
rendersi conto quanta emotività sono<br />
in grado di comunicarci queste persone.<br />
Non sono per nul<strong>la</strong> disabili, al contrario!<br />
Ma allora chi sono i veri disabili?<br />
Il bambino che ho fotografato e che<br />
tenta di prendere il secchiello, non ce <strong>la</strong><br />
fa, è impedito, ma emana una forza interiore<br />
incredibile. Io vedo ragazzi normali,<br />
sul treno, con le cuffiette dei loro iPod impiantate<br />
nelle orecchie che non comunicano<br />
per niente.<br />
Con le mie fotografie vorrei aprire una<br />
finestra al<strong>la</strong> “società sana” e a coloro che<br />
hanno voglia di guardare e farli riflettere<br />
su chi sono i veri disabili.<br />
A chi ti vorresti rivolgere<br />
in partico<strong>la</strong>re?<br />
Come nelle trascorse esperienze, il mio
obiettivo è quello di diffondere <strong>la</strong> verità<br />
sul<strong>la</strong> vita umana. In questa circostanza mi<br />
rivolgerò alle scuole medie e superiori, ma<br />
anche al<strong>la</strong> gente comune. Dico <strong>la</strong> mia sul<strong>la</strong><br />
società in cui vivo, con i mezzi che ho:<br />
<strong>la</strong> macchina fotografica. Il mondo in cui<br />
viviamo è intriso di consumismo. Vorrei<br />
che le mie foto scuotano e risveglino il<br />
mondo dei sentimenti; l’essere piuttosto<br />
dell’avere.<br />
Ha delle radici lontane questo<br />
tuo modo di comunicare?<br />
Anche se mi sento svizzero, devo ammettere<br />
che ho ancora un legame molto<br />
forte con <strong>la</strong> Polonia cattolica, con <strong>la</strong><br />
Polonia dei valori che però è rimasta solo<br />
nelle campagne. “La vecchia guardia” è<br />
rimasta in campagna, non nelle città.<br />
Quei valori a me tanto cari, li ho ritrovati<br />
in Svizzera, in partico<strong>la</strong>re in alcune persone<br />
che ho conosciuto qui.<br />
Attraverso quali canali vorresti rendere<br />
pubblica <strong>la</strong> tua opera?<br />
Allo scopo di poter partecipare ai concorsi<br />
nazionali, <strong>la</strong> pubblicazione delle mie<br />
foto, o almeno alcune di esse, è importante<br />
che avvenga entro <strong>la</strong> fine di quest’anno.<br />
Poi stiamo <strong>la</strong>vorando per raggiungere<br />
i giovani, come detto tramite le<br />
scuole, e il grande pubblico con una mostra,<br />
magari grazie al sostegno di un istituto<br />
bancario. Un’esposizione che potrebbe<br />
diventare itinerante. Infine, eventuali<br />
donazioni o i proventi di acquisti, li<br />
cederò all’OTAF, così come l’intero reportage<br />
fotografico.<br />
E cosa farai quando questa esperienza<br />
all’OTAF si concluderà?<br />
Continuerò a fare il fotografo e a vivere<br />
al<strong>la</strong> giornata, anche facendo fatica per arrivare<br />
a fine mese, ma il pane non mi è<br />
mai mancato. Tutte queste esperienze mi<br />
hanno arricchito. Si può essere un buon<br />
fotografo se ci si sforza di essere una buona<br />
persona. Io sono convinto che là dove<br />
si fa doppia fatica si è più sani e più veri,<br />
anche se schierarsi con i più deboli a volte<br />
costa delle rinunce.<br />
Trovarobe<br />
Ul dialett in da <strong>la</strong> to<strong>la</strong><br />
dal rüt?<br />
In questo periodo si<br />
par<strong>la</strong> (e si strapar<strong>la</strong>)<br />
dell’italianità del Ti -<br />
ci no, di identificazione, e perché?<br />
Non ne faccio un caso<br />
politico o di minoranza etnica,<br />
ma più che altro un fatto di difesa!<br />
In casa nostra si par<strong>la</strong> ancora<br />
dialetto, quello giusto, perché è una<br />
lingua armonica e figurativa (tant’è vero<br />
che il nostro amico giapponese, Joshiro<br />
trovava e ha imparato presto, tutti i nostri<br />
ö, ü, i, vicini ai suoi süönüim, del suo idioma.<br />
Dove è finita “<strong>la</strong> to<strong>la</strong> del rüt”? Ora<br />
pattumiera? La “soca”? Ora <strong>la</strong> gonna?.<br />
La “piraca o saccocia o scarsel<strong>la</strong>? Ora<br />
sem plicemente e banalmente tasca? Il<br />
mio è un dialetto misto tra quello leventinese<br />
e quello luganese e qua e là c’è anche<br />
un pochino di francese, ma cerco di<br />
tenermelo stretto. Il francesismo viene dal<br />
nonno Giovanni e poi mio padre <strong>la</strong> sera ci<br />
raccontava delle storie. Così noi raccontavamo<br />
scherzosamente del<strong>la</strong> lessiveus, del<br />
comö, del sofà, del<strong>la</strong> pettineus, oppure di<br />
Sà vedum!<br />
<strong>la</strong>vis invece di valises o dal gipiama<br />
invece dal pigiama.<br />
Ora siamo assediati dagli<br />
anglicismi o dall’italiano<br />
ufficiale che sono<br />
frutto anche dell’informatizzazione<br />
incalzante. E il dialetto<br />
si è imbastardito…come “ül<br />
burr”, invece “del büteer”.<br />
Qualcuno dice che sono una “figura rupestre”,<br />
forse perché sono molto legata<br />
alle mie origini pseudo contadine. Altri dicono<br />
che sono una troglodita, perché non<br />
ho il computer e il natel. Può darsi che sia<br />
vero, anche se quel mondo un po’ surreale<br />
tipico degli SMS (i messaggini col telefonino),<br />
con i vari “X una persona e kéai?”,<br />
non lo nego, un po’ mi diverte, come<br />
sempre mi diverte il Pa<strong>la</strong>zzeschi col<br />
suo “Codice di Perelà”, a conferma che<br />
l’acqua calda e <strong>la</strong> lingua l’hanno già inventata!<br />
di Fiorenza Ferrini<br />
05-<strong>2011</strong> SEMI DI BENE 7
8 SEMI DI BENE 05-<strong>2011</strong><br />
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Saremo lieti di consigliarvi.<br />
AXA Winterthur<br />
Agenzia Principale Fausto Paltenghi<br />
Via Trevano 97, 6904 Lugano<br />
Telefono 091 960 20 00<br />
Fax 091 960 20 09<br />
fausto.paltenghi@axa-winterthur.ch<br />
www.AXA.ch/lugano-cornaredo
Sociologi ed esperti del<strong>la</strong><br />
comunicazione virtuale<br />
l’hanno battezzato enfaticamente<br />
Social Network, il blog interattivo<br />
che consente a migliaia di internauti<br />
dell’intero globo di scambiarsi messaggi,<br />
condividere interessi, dibattere sulle principali<br />
tematiche di cronaca, promuovere<br />
e pubblicizzare eventi o semplicemente<br />
chattare e riscoprire, un po’ come quando<br />
si sale a curiosare tra le suppellettili<br />
messe in soffitta, vecchie amicizie sfogliando<br />
gli album ormai ingialliti del<strong>la</strong><br />
propria infanzia. “Chissà quale professione<br />
svolgerà il primo del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse ai tempi<br />
del liceo? E colei che tanto mi faceva batter<br />
il cuore a scuo<strong>la</strong> o sui banchi del -<br />
l’Università avrà già messo su famiglia?<br />
Sarà bel<strong>la</strong> e avvenente come all’epoca?”<br />
Oggi tali interrogativi grazie ad un novello<br />
Sherlock Holmes, tutto frutto delle<br />
nuove tecnologie multimediali, possono<br />
ottenere per <strong>la</strong> gioia dei più curiosi, soddisfacenti<br />
risposte e in tempo reale.<br />
Faccia di libro<br />
Letteralmente Facebook significa “Fac -<br />
cia di libro”: il nome sembra riferirsi, come<br />
esaurientemente spiega l’enciclopedia<br />
on line Wikipedia, agli annuari che<br />
college e scuole statunitensi al fine di favorire<br />
l’integrazione tra i propri studenti<br />
provenienti da ogni angolo d’America e<br />
del mondo pubblicano all’inizio dell’anno<br />
accademico e distribuiscono alle matricole.<br />
L’ideatore del Blog dei Blog è proprio<br />
uno studente dell’Università di Harward,<br />
Mark Zucherber: <strong>la</strong> sua prima pagina web<br />
messa in rete risale al<strong>la</strong> fine del 2004.<br />
Il puntinosul<strong>la</strong>i<br />
Facebook: un amico<br />
delle persone disabili<br />
Lo scopo principale del diario telematico<br />
che interessò dapprima le scuole superiori<br />
ed università americane era proprio<br />
quello di offrire un canale rapido e veloce,<br />
attraverso cui gli studenti potessero<br />
comunicare coi propri ex compagni e professori,<br />
scambiando impressioni, ambizioni<br />
e mostrando i propri rendimenti. Con il<br />
tempo quel<strong>la</strong> piazza ideata e frequentata<br />
da un numero considerevole di utenti, ma<br />
con interessi circoscritti al mondo studentesco<br />
è rapidamente diventata una vera e<br />
propria rete telematica, cliccata ogni giorno<br />
da migliaia di navigatori del web di<br />
ogni età e nazione.<br />
Amicizia virtuale<br />
Ma come funziona praticamente questo<br />
diario stile web generation? Il primo<br />
passo da compiere, come per qualsiasi forum<br />
multimediale, consiste nel<strong>la</strong> registrazione<br />
attraverso cui si forniscono con tutto<br />
il rispetto dovuto al<strong>la</strong> privacy i propri<br />
dati personali, un po’ come se ci si recasse<br />
agli uffici dell’Anagrafe del proprio<br />
Comune. Conclusa tale procedura e divenuti<br />
a tutti gli effetti membri del<strong>la</strong> comunità<br />
di Facebook, il passo successivo è rappresentato<br />
da una richiesta d’amicizia ad<br />
altre persone: di solito i primi che si contattano<br />
sono i nostri amici nel<strong>la</strong> vita reale,<br />
a scuo<strong>la</strong>, in università o al <strong>la</strong>voro. Ogni singolo<br />
utente del<strong>la</strong> rete è in grado in base<br />
ai propri interessi, passioni ed ambizioni di<br />
al<strong>la</strong>rgare <strong>la</strong> sua cerchia di amici virtuali: è<br />
quindi come essere in una zona centrale<br />
ed affol<strong>la</strong>ta di una città ed ascoltare i brusii<br />
del<strong>la</strong> gente; ogni tanto ci si può fermare<br />
ad un capannello di persone e parteci-<br />
pare alle chiacchierate che li animano attraverso<br />
appunto “Forum o Gruppi”, ad<br />
esempio “…Quelli che fan le ore piccole”.<br />
È possibile non solo postare messaggi, ma<br />
anche caricare video, segna<strong>la</strong>re link, pubblicare<br />
note, foto, album o filmati.<br />
Ciascun utente può inoltre personalizzare<br />
<strong>la</strong> propria pagina di FB a suo piacimento,<br />
scegliendo se presentarsi con una<br />
foto oppure con un’immagine (avatar) di<br />
fantasia.<br />
di<br />
Nico<strong>la</strong><br />
Todisco<br />
Vantaggi per i disabili<br />
È evidente l’effetto socializzante, come<br />
scrive Geertz, studioso dei moderni meccanismi<br />
comunicativi, scomparso nel<br />
2006: “l’essere umano è un animale sospeso<br />
nel<strong>la</strong> ragnate<strong>la</strong> di re<strong>la</strong>zioni che giorno<br />
dopo giorno rinnova, rinsalda ed ingrandisce,<br />
dominato dal bisogno incessante<br />
di condividere sentimenti ed emozioni…”.<br />
Si può ben comprendere quale<br />
valore abbia per chi, vivendo in una condizione<br />
di disabilità, ha maggiori difficoltà<br />
nel tenere sempre viva <strong>la</strong> sua te<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zionale,<br />
a causa appunto del<strong>la</strong> propria ridotta<br />
mobilità. Ebbene Facebook può darci<br />
una mano ad eliminare di fatto barriere<br />
comunicative e socializzanti che spesso<br />
distanze e deficit nel<strong>la</strong> mobilità ci creano.<br />
Attraverso il blog io posso infatti comunicare<br />
con i miei colleghi d’ufficio sebbene<br />
anziché essere fisicamente con loro mi<br />
trovo a casa di fronte al<strong>la</strong> mia postazione<br />
computer. Sono centinaia, infatti, le pagine<br />
cd. di gruppo re<strong>la</strong>tive ad una società,<br />
ad una cooperativa sociale od ad una raccolta<br />
di fondi ospitate dal sito. Chi come<br />
me fosse interessato alle molteplici temati- 05-<strong>2011</strong> SEMI DI BENE 9
10 SEMI DI BENE 05-<strong>2011</strong><br />
Il puntinosul<strong>la</strong>i<br />
che legate al mondo del<strong>la</strong> disabilità, inserendo<br />
sul motore di ricerca <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> disabili,<br />
troverà oltre 500 gruppi che trattano<br />
questi temi. L’indagine può poi essere affinata<br />
in re<strong>la</strong>zione anche ad ambiti geografici<br />
vieppiù vicini al<strong>la</strong> propria regione o residenza.<br />
I gruppi hanno i nomi più disparati:<br />
si va dall’Associazione Disabili velisti, ai<br />
Disabili napoletani ed all’accattivante gruppo<br />
intito<strong>la</strong>to Disabili ma bellissime…<br />
Apriamone uno a caso: Disabili e felicissimi!<br />
La pagina mostra subito un sottotitolo:<br />
“Un gruppo per le persone disabili<br />
che vivono <strong>la</strong> vita in modo sereno e per<br />
tutti i normodotati che gioiscono nell’<br />
avere <strong>la</strong> possibilità di uno scambio reciproco<br />
di doni con loro”<br />
Più sotto troviamo link ed email di riferimento<br />
per condividere con tutti gli iscritti<br />
pareri, esperienze e magari problematiche,<br />
oppure mettere a fuoco situazioni<br />
trascurate o ancora non emerse.<br />
Un nuovo universo multimediale<br />
Ancora una volta <strong>la</strong> rete si configura un<br />
luogo che offre alle persone con disabilità<br />
<strong>la</strong> possibilità di incontrarsi, dibattere e<br />
diffondere contenuti e sensibilità permettendo<br />
loro di sentirsi finalmente e a tutti<br />
gli effetti individui normali, in grado di<br />
tessere autonomamente importanti re<strong>la</strong>zioni<br />
sociali, seppure mediate dall’interfaccia<br />
di un pc, ma pur sempre re<strong>la</strong>zioni e<br />
forse più genuine, in quanto basate su ciò<br />
che si scrive e non sull’apparire, un cliché<br />
ormai imperante tra <strong>la</strong> nostra società.<br />
Insomma un utile strumento che ci consente<br />
di dare spessore alle nostre emozioni<br />
e sentimenti, attraverso quel<strong>la</strong> forma<br />
autentica e originale che solo lo scritto<br />
può garantire. Un nuovo universo multimediale<br />
nel campo del<strong>la</strong> comunicazione.<br />
Un mezzo che, pur dovendo soggiacere<br />
al<strong>la</strong> a volte eccessivamente criticata freddezza<br />
tipica delle nuove tecnologie, impossibilitate<br />
a trasmettere il calore di un<br />
abbraccio o di un sorriso, <strong>la</strong> visibilità emotiva<br />
di un’affermazione o di un gesto (comunque<br />
degnamente sostituiti appunto<br />
dalle parole), tuttavia ci apre letteralmente<br />
<strong>la</strong> strada verso quel sentimento di appartenenza<br />
allimmensurabile comunità<br />
del<strong>la</strong> rete cui è sempre più difficile fare a<br />
meno e che, diciamocelo, forse ci ridà al<br />
contempo una spontaneità che spesso gli<br />
schemi troppo costruiti del<strong>la</strong> collettività, ci<br />
impediscono di esternare. Non sarà un caso<br />
se su tutto il globo si è da poco raggiunta<br />
<strong>la</strong> 200milionesima iscrizione a<br />
Facebook, a testimonianza di come e<br />
quanto <strong>la</strong> nostra vita viaggi sempre più<br />
sul<strong>la</strong> rete e con essa l’inalienabile battito<br />
del nostro cuore!<br />
Natale<br />
La notte di Natale<br />
il cielo è pieno<br />
di stelle ma c’è<br />
una stel<strong>la</strong> che<br />
bril<strong>la</strong> più delle altre:<br />
è <strong>la</strong> cometa.<br />
I re Magi sono guidati<br />
dal<strong>la</strong> cometa,<br />
mentre Giuseppe e<br />
Maria aspettano<br />
l’arrivo di Gesù bambino.<br />
A Natale Gesù il Salvatore<br />
porta luce e speranza,<br />
mentre i Magi<br />
arrivano con tre doni:<br />
oro, incenso, mirra.<br />
di Alessandro Agustoni
Naturalmente<br />
Il mio primo acquario<br />
I niziare col proprio primo acquario<br />
significa abbracciare<br />
un hobby affascinante, ma<br />
oltremodo impegnativo. La costanza da<br />
riservare a tale passione deve essere presa<br />
seriamente. Solo a seguito dell'allestimento<br />
di un Acquario stabile ed equilibrato,<br />
il piacere di gestire, osservare e ottimizzare<br />
biotopi ed ecosistemi, diventa <strong>la</strong><br />
continua meravigliosa scoperta. Si può'<br />
par<strong>la</strong>re anche di Pet-Terapy, in quanto lo<br />
sguardo si ipnotizza sui movimenti, i colori,<br />
<strong>la</strong> tranquillità. Faccio notare, che con<br />
questo articolo desidero dare linee generali<br />
atte a progettare un nano-acquario<br />
tropicale ornamentale o<strong>la</strong>ndese, dove<br />
<strong>la</strong> presenza di pesci è posta in secondo<br />
piano.<br />
Elementi di base: capacità di adeguamento<br />
e sistema o<strong>la</strong>ndese<br />
Il principio dell'acquariofi<strong>la</strong> si basa sul<br />
forte spirito di adattamento dei pesci, che<br />
possono far meno delle vastità selvagge<br />
di <strong>la</strong>ghi o fiumi, per poche decine di litri<br />
d'acqua puliti e ricchi di ornamenti e di<br />
vegetazione.<br />
Il nano-acquario semplice<br />
Personalmente, li adoro. Esistono di diverse<br />
marche: il nano-cube del<strong>la</strong> marca<br />
Dennerle, o il Tetra AquaArt Discover, rispettivamente<br />
il Sera Biotop.<br />
Questi sono set completi. Hanno <strong>la</strong>mpade<br />
di luce specifiche, nutrimenti predosati.<br />
Sono ottimi per iniziare un acquario<br />
ricco di una vegetazione fitta di copertura.<br />
Possono resistere ad assenze di<br />
più settimane.<br />
10 l 20x20x25 cm<br />
20 l 25x25x30 cm<br />
30 l 30x30x35 cm<br />
60 l 38x38x43 cm<br />
Ricordo, che il sistema dell'Acquario ornamentale<br />
o<strong>la</strong>ndese, di per sé limitato,<br />
non può essere un ecosistema perfetto.<br />
Tuttavia se rego<strong>la</strong>to artificialmente, può<br />
risultare sicuro, variato e fecondo. Proprio<br />
così, uno dei momenti più belli è dato dal<strong>la</strong><br />
fauna che si riproduce.<br />
Le componenti dell'acquario<br />
ornamentale o<strong>la</strong>ndese sono:<br />
Vasca di vetro.<br />
Illuminazione.<br />
Riscaldamento (meglio se tramite<br />
cavetto da fondo).<br />
Sistema di pompaggio con filtro.<br />
Ghiaietto da fondo.<br />
Radici di torba, ornamenti decorativi.<br />
I compiti settimanali continui<br />
comprendono:<br />
il mantenimento dell'Illuminazione gior -<br />
naliera (8-10 ore rego<strong>la</strong>ri), del<strong>la</strong> temperatura,<br />
del<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>zione sul<strong>la</strong> superficie;<br />
<strong>la</strong> sostituzione parziale di acqua (10%<br />
ogni settimana), <strong>la</strong> pulizia dalle foglie<br />
caduche, l'efficacia del filtro.<br />
<strong>la</strong> somministrazione dosata accuratamente<br />
di: cibo, fertilizzante, mix di culture<br />
batteriche, torba.<br />
l’aggiunta di sostanze vitali rare<br />
Attenzione: “Pigrizia, nozioni errate e<br />
aspetti economici compromettono spesso<br />
<strong>la</strong> realizzazione dell'acquario perfetto.<br />
Il 20% degli acquariofili principianti getta<br />
<strong>la</strong> spugna durante il primo anno”. 1<br />
di<br />
Stefano<br />
Leidi<br />
<br />
05-<strong>2011</strong> SEMI DI BENE 11
12 SEMI DI BENE 05-<strong>2011</strong><br />
È noto che le condizioni migliori per l'allevamento<br />
si hanno in acquari mono specifici.<br />
Perciò, per il principiante consiglio,<br />
una fauna semplice, composta esclusivamente<br />
da qualche gamberetto.<br />
Certamente, loro vi saranno riconoscenti<br />
per lo spazio ricco di rifugi e <strong>la</strong> quiete interspecifica.<br />
La quantità del cibo indicata<br />
è minima, essenziale comunque <strong>la</strong> qualità,<br />
tali alghe verdi, <strong>la</strong>rve, pulci d'acqua,<br />
nutrimenti pre-dosati.<br />
Naturalmente<br />
Una fauna esclusiva di gamberetti adatta <strong>la</strong> principiante<br />
I primi mesi dedicati al “battesimo”<br />
I gamberetti indicati sono:<br />
Caridina cf. cantonensis,<br />
Caridina cf. cantonensis Red Crystal,<br />
Caridina breviata,<br />
Caridina cf. babaulti,<br />
Neocaridina denticu<strong>la</strong>ta sinensis,<br />
Atyopsis moluccensis,<br />
Macrobrachium dayanum,<br />
Atya gabonensis,<br />
Macrobrachium <strong>la</strong>nchesteri.<br />
Vedere “Acquario per gamberetti”<br />
di Tetra “Crayfish_Aquarium_IT_2008<br />
_T063195.pdf”<br />
Esempi: cicli di Ossigeno, Anidride Carbonica e Azoto.<br />
Il microscopio, un alleato prezioso<br />
1) Cibo<br />
2) Ammoniaca<br />
3) Nitritazione<br />
4) Nitratazione<br />
5) Evaporazione<br />
6) Luce<br />
7) Humus<br />
8) Respirazione<br />
9) Fotosintesi<br />
Osservazioni:<br />
“L’acquario per l’allevamento di gamberi<br />
deve essere munito di un coperchio ben<br />
chiuso per evitare <strong>la</strong> fuoriuscita di animali,<br />
visto che questi crostacei possono respirare<br />
anche aria atmosferica e sono<br />
molto abili ad arrampicarsi. Un arredamento<br />
ben strutturato con legni, rocce,<br />
ornamenti e piante, che offrano anche<br />
nascondigli, risulta indispensabile per il<br />
loro benessere.” 3<br />
Al “battesimo” <strong>la</strong> luce necessita di alcuni<br />
mesi, affinché stimoli <strong>la</strong> crescita del<strong>la</strong><br />
flora batterica e delle micro alghe .<br />
Queste devono essere capaci del<strong>la</strong> biodegradazione,<br />
<strong>la</strong> fotosintesi e l’assorbimento<br />
superficiale.<br />
Per principio: “Al centro dell'acquariofi<strong>la</strong><br />
ci sono le piante e <strong>la</strong> microfauna acquatica,<br />
che sono gli elementi più sensibili.<br />
Questi sono un indicatore del<strong>la</strong> qualità<br />
dell’acqua e il presupposto per avere<br />
pesci ben nutriti e protetti. Conoscere i<br />
segreti delle piante acquatiche, apre l’universo<br />
del mondo acquatico. “ 2<br />
Con il primo acquario, si apre tutto un<br />
mondo di dettagli legati al<strong>la</strong> chimica, al<strong>la</strong><br />
biologia, al<strong>la</strong> gestione degli ecosistemi<br />
chiusi. Perciò un microscopio diventa utile<br />
allo studio di microorganismi, alghe e<br />
biodiversità. Esistono dei modelli elettronici<br />
a prezzi abbordabili.<br />
Tuttavia, restano strumenti per adulti<br />
esperti, capaci di calibrazioni molto sensibili,<br />
dove <strong>la</strong> nitidezza dell'immagine dipende<br />
da una rego<strong>la</strong>zione minuziosa del<strong>la</strong><br />
messa a fuoco.
Conclusioni<br />
Esistono 25'000 specie di pesci da acqua<br />
dolce, di cui 700 ampiamente studiate<br />
e reperibili in centri specializzati. “Un<br />
tempo i pesci e le piante da acquario venivano<br />
raccolti nei loro habitat naturali e<br />
trasportati (in genere via nave) verso i porti<br />
statunitensi ed europei. Il commercio di<br />
pesci, piante ed invertebrati catturati in<br />
natura continua tuttora e in diversi paesi<br />
in via di sviluppo <strong>la</strong> cattura delle specie da<br />
acquario, soprattutto quelli <strong>la</strong> cui riproduzione<br />
in cattività non è ancora stata ottenuta,<br />
rappresenta <strong>la</strong> principale fonte di<br />
reddito per gli abitanti di alcune zone” 4.<br />
Quindi, non sottovalutare, che per i pesci<br />
le condizioni ambientali devono consentire<br />
una loro vita agevole per tre, cinque o<br />
più anni.<br />
Per approfondire i temi,<br />
consiglio le fonti seguenti<br />
http://www.dennerle.eu/global/index.ph<br />
p?<strong>la</strong>ng=it<br />
http://it.wikipedia.org/wiki/Acquariofilia<br />
http://it.wikipedia.org/wiki/Metodo<br />
_Dennerle<br />
http://it.wikipedia.org/wiki/Acquario<br />
_(contenitore)<br />
http://www.tetraitalia.it/<br />
http://www.sera.it/<br />
http://www.sera.de/it/hauptseiten/<br />
sera-assistenza/le-guide.html<br />
1, 2) Altante Di Aquarium, Mergus, Dr R.<br />
Riehl, H.A. Baensch<br />
3) Tetra, Acquario per Gamberetti<br />
4) http://it.wikipedia.org/wiki/Acquariofilia<br />
La ricetta<br />
Pina<br />
Dolce ai fagioli<br />
Ingredienti per 4 persone:<br />
300 g di fagioli secchi (meglio bianchi Spagna)<br />
100 g di zucchero integrale, 3 uova, cannel<strong>la</strong><br />
di Loris Cerroti<br />
Preparazione:<br />
1. Far cuocere i fagioli dopo averli messi in ammollo per una notte (devono<br />
essere ben cotti). Sco<strong>la</strong>teli bene e passateli possibilmente al setaccio per<br />
eliminare <strong>la</strong> buccia, oppure al passaverdure.<br />
2. Unite lo zucchero, <strong>la</strong> cannel<strong>la</strong> e i tuorli d’uovo, poi incorporate delicatamente<br />
gli albumi montati a neve.<br />
3. Versate in uno stampo imburrato o foderato con carta da forno e cuocete<br />
a 170°C per 30 minuti con forno preriscaldato.<br />
Nota: questa torta è molto popo<strong>la</strong>re in America Latina. Riesce facilmente e<br />
non contiene grassi aggiunti.<br />
Buone feste!<br />
05-<strong>2011</strong> SEMI DI BENE 13
di<br />
Maria Grazia<br />
Buletti<br />
14 SEMI DI BENE 05-<strong>2011</strong><br />
Salvavita<br />
I sorrisi<br />
nell’arcobaleno<br />
Ha compiuto ven t’an -<br />
ni <strong>la</strong> Fondazione U -<br />
ma nitaria Arco bale -<br />
no, operativa da gen naio del 1991:<br />
“Un’organizzazione <strong>la</strong>ica e apolitica che<br />
opera nel pieno rispetto delle libertà individuali,<br />
senza alcuna discriminazione razziale,<br />
politica, religiosa, sessuale o di casta,<br />
le cui attività si basano sul volontariato<br />
totale da parte dei propri membri e<br />
simpatizzanti”. Una Fondazione che si è<br />
posta gli obiettivi di aiutare e sostenere a<br />
livello medico ed educativo i bambini delle<br />
fasce più povere del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, in<br />
“Per garantirci un pasto,<br />
per toglierci i pensieri cupi,<br />
per farci sorridere,<br />
per farci superare gli ostacoli,<br />
GRAZIE”<br />
Non è difficile colorare il cielo<br />
di bambini bisognosi che abitano l’altra<br />
parte del mondo: basta un arcobaleno<br />
un po’ speciale.<br />
quei luoghi dove essa opera. Abbiamo incontrato<br />
Alex Pedrazzini, presidente del<strong>la</strong><br />
FUA dal 1999, per farci raccontare quanto<br />
bene ha seminato questa organizzazione<br />
in un ventennio di attività durante il<br />
quale ha cercato – ha riassunto Pedrazzini<br />
– “di sostituire il grigiore quotidiano di<br />
quei bambini con i colori dell’arcobaleno,<br />
provando a rimpiazzare una loro <strong>la</strong>crima<br />
con un sorriso”.<br />
Parecchi i Paesi ai quali sono giunti gli<br />
aiuti di Arcobaleno: India, Thai<strong>la</strong>ndia,<br />
Laos e Nepal: “Ma abbiamo portato sostegno<br />
anche altrove in occasione di<br />
eventi partico<strong>la</strong>ri: ad esempio in Ossezia<br />
del Nord quando vi furono l’attentato terroristico<br />
e <strong>la</strong> presa di ostaggi di Bes<strong>la</strong>n, e<br />
per aiutare le vittime del terremoto di<br />
Haiti”.<br />
Un aiuto concreto e presente<br />
Con i suoi colori, il disegno di Ar co -<br />
baleno riesce a raggiungere i bambini dei<br />
Paesi così lontani grazie ad “inviati speciali”<br />
che a loro volta possono contare sull’impegno<br />
di alcune persone fidate dei<br />
luoghi dove i fondi del sodalizio vengono<br />
inviati per <strong>la</strong> realizzazione dei progetti:
“Tra il Ticino e queste terre ci sono migliaia<br />
di chilometri, ma <strong>la</strong> nostra presenza<br />
è costante”. E sappiamo che nello scorso<br />
mese di novembre, ad esempio, Costanzo<br />
Marchi (uno dei membri del<strong>la</strong> Fon da -<br />
zione, responsabile dei progetti indiani) è<br />
partito per l’India dove visiterà tutti i <strong>la</strong>vori<br />
in corso nel<strong>la</strong> realizzazione dei progetti:<br />
Mercy Home, Home of Peace, tutti i progetti<br />
dello Tsunami, Dharmapuri, Andhra<br />
Rani e Asha Ni<strong>la</strong>yam. “Chi ci sostiene può<br />
dunque rego<strong>la</strong>rmente colloquiare con chi<br />
è tornato dal fronte, non con chi ha so<strong>la</strong>mente<br />
“sentito dire”, puntualizza il presidente.<br />
E quest’autunno <strong>la</strong> Fondazione ha<br />
organizzato un giro di incontri: “Al pranzo<br />
dei padrini che abbiamo organizzato a<br />
Bioggio hanno preso parte un centinaio di<br />
persone circa”, mentre gli incontri con i<br />
padrini ticinesi dei membri impegnati direttamente<br />
al fronte si sono susseguiti durante<br />
tutto il mese di settembre a San -<br />
t’Antonino, Muralto e Mendrisio.<br />
Inoltre: “le informazioni specifiche si<br />
possono leggere consultando il nostro<br />
sito www.fondarco.ch”.<br />
La persona speciale è il nostro<br />
angelo nascosto<br />
Sono “speciali” questi bambini. E sorridono,<br />
tutti sorridono, alcuni dei quali disabili<br />
(“gli ultimi tra gli ultimi”, dice<br />
Pedrazzini), nelle fotografie e nei filmati<br />
che li ritraggono intenti nelle loro vite<br />
quotidiane, rese un pochino migliori da<br />
quello che è un piccolo, ma importante,<br />
aiuto dei padrini: “Chi assume un padrinato<br />
crea un legame affettivo con il suo<br />
“pupillo”. Si può sostenere un’adozione<br />
a distanza impegnandosi a versare 30<br />
franchi al mese (10 franchi al mese se junior<br />
o senior): somme non esorbitanti per<br />
chi dona, ma importanti per chi riceve”. Il<br />
nostro interlocutore puntualizza pure che<br />
quei soldi vanno sì al bambino di cui il padrino<br />
riceve in media un paio di volte l’anno<br />
notizie e fotografie, “ma anche ad altri<br />
bambini di quello stesso progetto a cui<br />
appartiene, perché vogliamo evitare di<br />
creare bambini di serie A e di serie B”. E<br />
grazie al<strong>la</strong> preziosa opera dei volontari, il<br />
98% delle donazioni si trasforma direttamente<br />
in azioni di aiuto concreto sul territorio:<br />
“Siamo immensamente grati a coloro<br />
che contribuiscono ad aggiungere<br />
un nuovo colore al nostro arcobaleno!”.<br />
<br />
05-<strong>2011</strong> SEMI DI BENE 15<br />
Salvavita
16 SEMI DI BENE 05-<strong>2011</strong><br />
“Cerchiamo tutti <strong>la</strong> strada del bene /<br />
e <strong>la</strong> troviamo nelle vite altrui…”<br />
E siamo certi che fare del bene generi a<br />
sua volta bene che ritorna. Quanto bene<br />
fa fare del bene a questi bambini,<br />
Presidente? “Fa “tanto e di più!”. In occasione<br />
dei miei 60 anni, un amico mi ha<br />
detto che il miglior modo di prevenire <strong>la</strong><br />
vecchiaia è quello di non <strong>la</strong>sciarsi sfuggire<br />
nul<strong>la</strong> che procuri gioia. Ebbene, io non<br />
gioco in borsa (anche se non ho nul<strong>la</strong> da<br />
ridire nei confronti di chi lo fa) e quindi è<br />
improbabile che io divenga l’uomo più fe-<br />
Salvavita<br />
• Aiuto sco<strong>la</strong>stico e medico a circa 4'000 ragazzi nei vari progetti<br />
dal 1991 ad oggi.<br />
• Costruzione di 2 scuole elementari (Monsada e Dumandiri,<br />
Kuarmunda).<br />
• Costruzione di due vil<strong>la</strong>ggi di case in mattone (Shantipara e<br />
Bagipara) nell'ambito del Progetto St.Albert's Home<br />
• Costruzione di 36 case in mattone nell'ambito del progetto<br />
Swagat, Kuarmunda<br />
• Costruzione di un Vocational Training Center e una Com -<br />
munity Hall per St.Albert's Home<br />
• Aiuto diretto per l'autosussistenza con distribuzione di mezzi<br />
<strong>la</strong>vorativi (Van-Rickshaw, capre, mucche ecc.) a famiglie<br />
partico<strong>la</strong>rmente bisognose<br />
• Costruzione di un dispensario a Monsada, St.Albert's Home<br />
• Instal<strong>la</strong>zione di una cinquantina di pompe per l'acqua potabile<br />
nel<strong>la</strong> zona di Monsada<br />
• Costruzione di un ospedale per bambini in uno slum di<br />
C<strong>la</strong>cutta (progetto ora gestito da enti locali)<br />
• Costruzione di un vil<strong>la</strong>ggio (40 case) in bambù, kanchan<br />
Valley Colony, a Mal, West Bengal (progetto ora concluso)<br />
• Costruzione di un dispensario e di un asilo a Mana<strong>la</strong>dy,<br />
Kera<strong>la</strong><br />
• Costruzione dell'ostello Andhra Rani a Shameerpet, Andhra<br />
Pradesh<br />
• Costruzione dal<strong>la</strong> Middle School a Kuarmunda, Orissa<br />
lice del mondo perché le mie azioni sono<br />
salite alle stelle. Ho avuto molto dal<strong>la</strong> vita,<br />
e il mio esistere deve essere per lo meno<br />
in parte un grazie per tutto quello che<br />
il destino mi ha rega<strong>la</strong>to. Per questo, da<br />
anni mi impegno a favore di chi è costretto<br />
a peda<strong>la</strong>re in salita. Vale in partico<strong>la</strong>re<br />
per l’infanzia, per quei bambini colpevoli<br />
solo di essere venuti al mondo nel<br />
posto o nel momento sbagliato”. La sofferenza<br />
non ha confini, riflette Pedrazzini<br />
che cerca di “dare un colpo di mano tanto<br />
in patria quanto dall’altra parte del<br />
• Costruzione del<strong>la</strong> High School a Kuarmunda, Orissa<br />
• Partecipazione al<strong>la</strong> costruzione del Rehabilitation Centre per<br />
il recupero di bambini handicappati a Mercy Home, Chan -<br />
ganacherry in Kera<strong>la</strong><br />
• Aiuto medico a Moussa, ragazzo africano strappato a sicura<br />
morte<br />
• Raccolta fondi per i bambini sopravvissuti all'attentato terroristico<br />
di Bes<strong>la</strong>n, Ossezia del Nord<br />
• Costruzione di un serbatoio per l'acqua potabile a Keeza<br />
Manakudy (Progetto Tsunami)<br />
• Distribuzione di 30 catamarani e materiale da pesca ai pescatori<br />
che hanno perso tutto a causa dello Tsunami del dicembre<br />
2004<br />
• Costruzione di una"Banca dei poveri" a Therespuram<br />
(Progetto Tsunami)<br />
• Costruzione di 5 case ad ArcoVil<strong>la</strong>ge (Thai<strong>la</strong>ndia)<br />
• Aiuto ai terremotati di Haiti del 2010<br />
mondo”. Perché lo fa, dunque? “Perché<br />
sono un egoista e nul<strong>la</strong> mi provoca più<br />
gioia di un sorriso di uno di quei bambini:<br />
nei loro occhi si legge l’immensità e<br />
oltre”.<br />
Quanto bene fa allora fare del bene?<br />
“Ripeto: tanto e di più! Il piacere è di portata<br />
tale che, in fondo, aiutarli è un atto<br />
di egoismo estremo, un atto di egoismo<br />
di cui vado fiero e che spero possa “contagiare”<br />
anche qualche lettore di Semi di<br />
Bene”.<br />
Realizzato fino ad oggi dal<strong>la</strong> Fondazione Umanitaria Arcobaleno<br />
• Centro d'accoglienza per giovani donne vittime di discriminazioni<br />
e soprusi nel<strong>la</strong> regione di Dharmapuri<br />
• Campo estivo per <strong>la</strong> formazione di giovani volontari nel sud<br />
del Tamil Nadu<br />
• Campo estivo di orientamento professionale per le ragazze<br />
e i ragazzi di Nettur e di Therespuram (Tamil Nadu)<br />
• Ricostruzione del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> di Ko<strong>la</strong>yampattai per i bambini dalit<br />
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"Carnevaa di Goss"<br />
donazione per l’OTAF<br />
Donazione di 15'000 franchi da parte del “Carnevaa di<br />
Goss” di S.Antonino a favore del<strong>la</strong> Fondazione OTAF.<br />
I rappresentanti del<strong>la</strong> nota compagine carnascialesca, presieduta<br />
da Angelo Castelli, hanno avuto modo di visitare<br />
l’istituto e le strutture di accoglienza in fase di realizzazione<br />
a Sorengo. La consegna dell’importante offerta è avvenuta<br />
al<strong>la</strong> presenza del segretario del<strong>la</strong> Fondazione, Roberto<br />
Roncoroni, lo scorso 11 novembre.<br />
La Ninfea<br />
Blues Band<br />
partecipa<br />
al video-clip<br />
“Noiamiamo”<br />
Sabato 10 dicembre<br />
La Ninfea Bues Band<br />
ha presentato il video<br />
“Noia mia mo”<br />
al cine-teatro Lux<br />
di Massagno.<br />
Le riprese di questo video si sono svolte tra Sorengo e Lugano<br />
lo scorso mese di novembre sotto <strong>la</strong> direzione di Emanuel<br />
Rosemberg e hanno visto <strong>la</strong> partecipazione del gruppo di danza<br />
“Danz'abile”, di una troupe cinematografica e di amici-attori oltre<br />
al<strong>la</strong> Ninfea Blues Band.<br />
Il video, è dedicato al<strong>la</strong> canzone di Da ni free “Noiamiamo” arrangiata<br />
e prodotta dal<strong>la</strong> blues-band dell'OTAF. L'anteprima di<br />
questo <strong>la</strong>voro è stata l’occasione per vedere in scena i due gruppi<br />
luganesi che per <strong>la</strong> prima volta si sono cimentati in questo progetto<br />
musicale-cinematografico.<br />
La Ninfea Blues Band ha riscosso notevole interesse anche in<br />
occasione del<strong>la</strong> “giornata internazionale del<strong>la</strong> persona disabile”a<br />
Locarno il 3 dicembre, in Piazza Grande nell'ambito del<strong>la</strong><br />
manifestazione ”Disabile all'opera”.<br />
Notiziario OTAF<br />
Grande successo per<br />
“The house that cried”<br />
e il raggio del suono<br />
Si è svolto domenica 20<br />
novembre alle 17.30, presso<br />
il Cinema Teatro di Chiasso,<br />
lo spettacolo musicale THE<br />
HOUSE THAT CRIED, promosso<br />
dal<strong>la</strong> <strong>fondazione</strong> Prov -<br />
vida Madre di Balerna in col<strong>la</strong>borazione<br />
con un progetto di<br />
integrazione coordinato dal<br />
Crams di Lecco. Lo spettacolo<br />
aveva lo scopo di far conoscere<br />
uno strumento partico<strong>la</strong>re<br />
chiamato Soundbeam, che per -<br />
mette di far musica semplicemente<br />
suonando un “raggio”.<br />
Il gruppo era composto da<br />
un coro, da una rock band, da<br />
un ensemble di fiati, da un can -<br />
tante/attore inglese, dall’autore del pezzo David Jackson e dai<br />
fantastici ragazzi del Soundbeam, utenti di 3 diverse fondazioni:<br />
Provvida Madre, San Gottardo e OTAF. La serata è stata fantastica,<br />
gli spettatori entusiasti e i ragazzi del Soundbeam meravigliosi.<br />
Il loro entusiasmo è stato coinvolgente e al<strong>la</strong> fine, con una standing<br />
ovation, il pubblico li ha premiati dei tanti mesi di preparazione<br />
al<strong>la</strong> serata. Anche tre ragazze tra le fi<strong>la</strong> dell’OTAF: Giulia<br />
Boccadamo, Federica Puddu e Jessica Da Cunha.<br />
Sul palco suonavano con orgoglio <strong>la</strong> loro tavoletta colorata e il<br />
così detto ”Raggio”e l’emozione, per chi le ha seguite in questi<br />
mesi, ma non solo, è stata tanta… Grazie di cuore!<br />
Per informazioni: www.Soundbeam.it<br />
Franca Barozzi-Bonfanti<br />
05-<strong>2011</strong> SEMI DI BENE 19
di<br />
Fausta e<br />
Sandro<br />
Realini<br />
20 SEMI DI BENE 05-<strong>2011</strong><br />
Girovagando<br />
Passaggio<br />
in Cambogia<br />
Passaggi del diario di viaggio in Indocina<br />
(prima parte vedi “Semi di bene” n° 1/11 gennaio-febbraio <strong>2011</strong>)<br />
Phnom Phen - pagoga Phnom<br />
Phnom Phen - pagoda Phnom<br />
Kep - x l'iso<strong>la</strong><br />
di<br />
Fausta e Sandro<br />
Realini<br />
Tai<strong>la</strong>ndia, Vietnam, Cam -<br />
bogia: un giro memorabile<br />
di oltre 5'000 chilometri<br />
risalente al 2006-<br />
2007, senza un intoppo, che arricchisce <strong>la</strong><br />
nostra esperienza in modo straordinario,<br />
completando il nostro viaggio di due anni<br />
prima nel nord del<strong>la</strong> Tai<strong>la</strong>ndia e del<strong>la</strong><br />
Cambogia. Ennesima dimostrazione che il<br />
nostro pianeta è più bello di quanto si<br />
possa immaginare.<br />
Dopo aver passato <strong>la</strong> dogana cambogiana<br />
sita a un centinaio di metri da quel<strong>la</strong><br />
vietnamita ci imbarchiamo su un altro<br />
battello che ci porterà verso nord. Arri -<br />
viamo a Neak Luong dove scendiamo per<br />
fare l’ultimo tratto con un minibus. Giun -<br />
giamo a Phnom Penh in serata.<br />
La città ci è già conosciuta. L’abbiamo<br />
visitata 3 anni prima, quando da Angkor<br />
l’abbiamo raggiunta navigando sul grande<br />
<strong>la</strong>go Tonle Sap e sul fiume omonimo.<br />
Si trova al<strong>la</strong> congiunzione di questo fiume<br />
con il Mekong. É <strong>la</strong> capitale del<strong>la</strong> Cam -<br />
bogia dal 1440. Gli abitanti sono circa<br />
2'000'000.<br />
Mekong - verso Phnom Phen.<br />
27.01.2007 Andremo verso il mare. il<br />
bus parte al<strong>la</strong> una del pomeriggio e pertanto<br />
abbiamo tempo, con un motociclo,<br />
di vistare ancora una volta il Mercato russo<br />
(i prezzi sono ancora buoni) e il Phnom<br />
Wat. La visita a questo tempio non <strong>la</strong> dimenticheremo<br />
mai. Un miscuglio tra spiritualità<br />
e materialismo quasi indescrivibile.<br />
Una scalinata rosa ci porta davanti al<strong>la</strong><br />
pagoda. Una marea di fedeli indaffarati a<br />
portare cibi agli dei, sia all’interno, sia al-<br />
l’esterno del<strong>la</strong> pagoda. In una grande sa<strong>la</strong><br />
acquistano cibarie varie, tra le quali anche<br />
<strong>la</strong>ttonzoli cotti e dorati, che poi portano<br />
davanti o in bocca ai loro idoli. Un<br />
andirivieni animatissimo tra lo sguardo indifferente<br />
di un branco di macachi. All’in -<br />
terno, davanti ad una grande statua del<br />
Buddha i fedeli si raccolgono in preghiera<br />
accendendo profumati bastoncini secondo<br />
i loro riti. Uno spettacolo decisamente<br />
inconsueto.<br />
28.01.2007 La mattina finalmente un<br />
po’ di calma. Approfittiamo per fare un<br />
giro per l’iso<strong>la</strong>.<br />
Dall’altra parte verso sud c’è un vil<strong>la</strong>g-<br />
Phnom Phen - tour
gio di pescatori fatto di povere capanne.<br />
Qui <strong>la</strong> spiaggia è migliore e il mare è liscio<br />
come l’olio. Un buon pranzo a base di pesce,<br />
ma già incombe il proseguimento del<br />
viaggio. Il ritorno sul<strong>la</strong> terra ferma è<br />
un’avventura sul braccio di mare spazzato<br />
dal vento. Mezz’ora tra le onde e l’incubo<br />
finisce. Per un dol<strong>la</strong>ro un giovanotto<br />
ci procura un taxi per Sianoukville.<br />
Finalmente un ragazzo simpatico. A metà<br />
strada subito dopo Kam Pot il taxista si<br />
ferma davanti ad una casa colonica. Ci invita<br />
ad entrare e ci mostra orgoglioso tutta<br />
<strong>la</strong> famiglia. Lui è il fidanzato di una ragazza<br />
del c<strong>la</strong>n. Sono tutti gentilissimi, si<br />
fanno fotografare, ci danno da bere e<br />
mangiare. Tanto per cambiare un nutrito<br />
stuolo di bimbi quanto mai curiosi e allegri.<br />
Tocchiamo con <strong>la</strong> mano <strong>la</strong> vera realtà<br />
cambogiana. Quel<strong>la</strong> contadina.<br />
Ancora visibili le ferite<br />
dei Kmer Rossi<br />
I Cambogiani risentono ancora nettamente<br />
del<strong>la</strong> guerra civile sotto il famigerato<br />
Pol Pot.<br />
3'000'000 di morti non si possono dimenticare<br />
in pochi anni. Ci vorranno almeno<br />
un paio di generazioni. Sui visi delle<br />
persone intravedi gli sguardi persi nel<br />
nul<strong>la</strong>, una cordialità forzata, (il turismo è<br />
appena iniziato), uomini menomati con<br />
impressionanti ferite di guerra, senza gli<br />
avambracci, senza gambe, i corpi martoriati<br />
dalle schegge, che si trascinano sul<strong>la</strong><br />
spiaggia in cerca di qualche rial. Con questo<br />
sistema guadagnano più di qualsiasi<br />
<strong>la</strong>voratore cambogiano. Bambini orfani di<br />
guerra e sopravvissuti al genocidio perpetrato<br />
dai Kmer Rossi girano tra gli ombrelloni<br />
al<strong>la</strong> ricerca di <strong>la</strong>ttine vuote da ricic<strong>la</strong>re<br />
e dare a chissà chi, oppure vendono,<br />
trasportandoli sul<strong>la</strong> testa, frutta, patatine,<br />
gamberi e seppioline. Il fine settimana le<br />
spiagge si riempiono di cambogiani che<br />
per un paio di giorni vivono praticamente<br />
in riva al mare. Primi segni di risveglio per<br />
una popo<strong>la</strong>zione duramente provata. Un<br />
episodio curioso e divertentissimo. Il giorno<br />
dopo il nostro arrivo cerchiamo un albergo<br />
che costi meno del nostro. A un<br />
centinaio di metri c’è <strong>la</strong> guesthouse Co -<br />
bra. Chiediamo il prezzo che ci viene confermato<br />
10$. Vogliamo veder <strong>la</strong> camera:<br />
bene, <strong>la</strong> parte di sinistra nonché quel<strong>la</strong> di<br />
destra sono ricoperte da due enormi<br />
specchi. Anche il soffitto non è da meno.<br />
Decisamente restiamo allibiti e ci assalgono<br />
dei dubbi, dopo aver ringraziato proseguiamo<br />
nel<strong>la</strong> ricerca. Più tardi, par<strong>la</strong>ndo<br />
coi locali, veniamo a scoprire che il Cobra<br />
è un karaoke, e che loro chiamano così le<br />
case di piacere! Risate a non finire per una<br />
settimana. È frequentato, specialmente il<br />
venerdì sera, dai notabili del<strong>la</strong> città. Sono<br />
gli unici ad avere automobili e per di più<br />
di grossa cilindrata. Sembra quasi un rito,<br />
ma per il momento è uno dei pochi divertimenti<br />
che <strong>la</strong> città può offrire.<br />
13.02.2007 La mattina presto ci dirigiamo<br />
al<strong>la</strong> frontiera cambogiano-tai<strong>la</strong>ndese,<br />
ad Hat Lek con l’aiuto di due motorette.<br />
Sono 7 chilometri. Attraversiamo <strong>la</strong> dogana<br />
a piedi ed espletate le formalità doganali<br />
di uscita e di entrata ci troviamo in<br />
Tai<strong>la</strong>ndia, paese dal quale aveva preso avvio<br />
il nostro viaggio.<br />
per Sianoukville<br />
per Sianoukville - bimba<br />
Sianoukville - spiaggia - vacche<br />
Sianoukville - pescatori<br />
Girovagando<br />
05-<strong>2011</strong> SEMI DI BENE 21
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22 SEMI DI BENE 05-<strong>2011</strong>
C<br />
redo di avervi già raccontato<br />
di come, verso i dieci<br />
anni, sia stata assalita dal<br />
desiderio di leggere di crimini, indagini e<br />
delitti. Ero stata catturata dal procedere<br />
c<strong>la</strong>ssico dei telefilm polizieschi, dove abbiamo<br />
un omicidio, una rosa di sospettati<br />
e, infine, l’atteso sve<strong>la</strong>mento del colpevole<br />
ad opera di un investigatore (di solito<br />
improvvisato). Il mio grande modello<br />
era Jessica Fletcher, <strong>la</strong> protagonista del<strong>la</strong><br />
celeberrima serie “La signora in giallo”,<br />
che tra una tazza di tè e una risata portentosa<br />
risolveva con disinvoltura le situazioni<br />
più intricate. Naturale che volessi ritrovare<br />
le stesse atmosfere anche nei libri!<br />
Così andai in cerca di gialli per ragazzi che<br />
sapessero coinvolgermi quanto le avventure<br />
televisive di Jessica Fletcher; mi attendeva<br />
però una triste scoperta: i libri per<br />
bambini erano tremendamente parchi di<br />
sangue! Nel<strong>la</strong> serie di gialli che prediligevo,<br />
intito<strong>la</strong>ta “Mai due senza tre”, non si<br />
trovava nemmeno un assassinio accidentale,<br />
solo “piccoli crimini senza importanza”<br />
come furti, innocui rapimenti o truffe<br />
informatiche. Niente che potesse saziare i<br />
miei crudi desideri!<br />
Non vorrei ora inquietare qualche lettore:<br />
non è tanto, in realtà, che cercassi violenza<br />
e sangue a fiumi; in effetti non ho<br />
mai amato i misteri troppo cruenti – mi<br />
annoiano e repellono. Quello che cercavo,<br />
e che nel<strong>la</strong> cara “Signora in giallo” trovavo<br />
a meraviglia, era un “giallo garbato”:<br />
un enigma che si snoda con eleganza<br />
grazie a un’ironia misurata, nascondendo<br />
tra le sue pieghe una soluzione che<br />
lo spettatore è ben in grado di trovare, se<br />
solo il suo acume si fa paragonabile a<br />
quello dell’arguta protagonista. Non era,<br />
quindi, davvero il <strong>la</strong>to “sanguigno” a interessarmi,<br />
ma piuttosto tutto quel che ci<br />
stava intorno: del giallo amavo – e amo<br />
ancora adesso – <strong>la</strong> centralità dei personaggi,<br />
e <strong>la</strong> consapevolezza che ognuno di<br />
loro ha un ruolo preciso, che però emerge<br />
solo a narrazione conclusa; e poi naturalmente<br />
il brivido di assistere a un evento<br />
cupo, con l’adrenalina che ne consegue.<br />
Oggi vedo che i delitti nei libri destinati<br />
espressamente ai giovanissimi non sono<br />
più un tabù. Non mi va di trarre da quest’osservazione<br />
delle considerazioni morali,<br />
perché in effetti io per prima l’avrei<br />
Letture<br />
Giallo garbato<br />
gradito. Ed è proprio memore del<strong>la</strong> mia<br />
predilezione infantile che, passeggiando<br />
in libreria in cerca d’ispirazione per questo<br />
articolo, <strong>la</strong> mia attenzione si è focalizzata<br />
su “Sherlock, Lupin e io”: <strong>la</strong> bel<strong>la</strong> copertina<br />
dall’aurea ottocentesca che prometteva<br />
furti, omicidi e uomini misteriosi era<br />
irresistibile – e naturalmente non ho resistito:<br />
in un <strong>la</strong>mpo il libro era nel<strong>la</strong> mia borsa<br />
(dopo una rego<strong>la</strong>re sosta al<strong>la</strong> cassa,<br />
s’intende). Altra tentazione a cui non sono<br />
riuscita a sottrarmi è stata quel<strong>la</strong> del<br />
I fiammifero svedese<br />
e il segreto dell’amore<br />
di Philip Pullman<br />
ed. Sa<strong>la</strong>ni<br />
È un’estate del 1894. Londra si è fatta<br />
afosa e stancante, i criminali sono tutti in<br />
vacanza e i quattro membri rimasti del<strong>la</strong><br />
banda di New Cut non hanno niente da<br />
fare. Benny si allena con scarsa convinzione<br />
per diventare <strong>la</strong>nciatore di coltelli,<br />
Svento<strong>la</strong> studia trigonometria e le gemelle<br />
Peretti fanno da mediatrici nell’affare<br />
che sta tenendo col fiato sospeso tutto il<br />
quartiere di Lambeth: riuscirà il timidissimo<br />
Dick Smith a chiedere <strong>la</strong> mano del<strong>la</strong><br />
bellissima Daisy Miller? L’allibratore Mel -<br />
mott Occhi di Serpente ha già riempito diverse<br />
pagine del suo taccuino nero con le<br />
scommesse dei cittadini, ma Dick sembra<br />
proprio non trovare il coraggio.<br />
Per fortuna arriva un insperato crimine<br />
a risvegliare <strong>la</strong> banda dal torpore estivo:<br />
infatti gli argenti del<strong>la</strong> Venerabile Socie -<br />
“Fiammifero svedese”, <strong>la</strong> cui copertina<br />
annunciava un enigma sì privo di sangue,<br />
ma in grado addirittura di sve<strong>la</strong>re «il segreto<br />
dell’amore»!<br />
Tra i libri per adulti, poi, il volumetto<br />
“Allmen e le libellule”, che se ne stava sul<br />
comodino di mio padre, mi è parso un degno<br />
coronamento di un articolo dedicato<br />
ai misteri; ed è stato sufficiente uno scarso<br />
talento di taccheggiatrice per impadronirmene.<br />
Certo, avrei potuto farmi<br />
tentare da uno di quei gialli nordici che<br />
ora vanno tanto di moda (e che mi guardavano<br />
invitanti dal<strong>la</strong> libreria di mia madre);<br />
ma <strong>la</strong> loro apparenza dura e realistica<br />
all’estremo – tanto che ormai sono detti<br />
“neri” – non mi affascinava molto; nonostante<br />
il passare degli anni, quel che<br />
ancora mi attira di più è il “giallo garbato”:<br />
un mistero che coinvolge nel<strong>la</strong> sua atmosfera<br />
inquietante restando però ve<strong>la</strong>to<br />
di una calibrata ironia, così da confortare<br />
il lettore con <strong>la</strong> certezza, magari fuorviante,<br />
che «È solo una storia».<br />
tà dei Gasisti sono<br />
scomparsi, e l’unico<br />
indizio è un fiam -<br />
mifero svedese!<br />
Mentre Benny e<br />
Svento<strong>la</strong> battono questa pista, le gemelle<br />
tentano in ogni modo di aiutare Dick a<br />
conquistare <strong>la</strong> sua Daisy. Riusciranno i ragazzi<br />
di New Cut a risolvere l’enigma e a<br />
scoprire il segreto dell’amore entro <strong>la</strong> sera<br />
del Ballo dei Gasisti?<br />
Philip Pullman si diverte a costruire un<br />
piccolo giallo romantico ricco di garbata<br />
ironia. La storia è ben congegnata e le vicende<br />
di Dick e Daisy s’intrecciano abilmente<br />
alle indagini sul fiammifero svedese;<br />
quando infine tutto si chiude in farsa<br />
noi siamo soddisfatti.<br />
di<br />
Sara<br />
Groisman<br />
05-<strong>2011</strong> SEMI DI BENE 23
24 SEMI DI BENE 05-<strong>2011</strong><br />
Letture<br />
Due serie a confronto: Sherlock, Lupin e io<br />
di Irene Adler<br />
ed. il Battello a Vapore - PIEMME<br />
Come ho ampiamente spiegato nell’introduzione, verso i dieci<br />
anni cominciai a desiderare di leggere dei gialli davvero gialli.<br />
Se a quell’epoca mi fosse stato messo in mano il primo (e per ora<br />
unico) volume del<strong>la</strong> serie “Sherlock, Lupin e io”, intito<strong>la</strong>to “Il trio<br />
del<strong>la</strong> dama nera”, forse sarei stata finalmente soddisfatta. In<br />
questa storia troviamo non solo un delitto – un cadavere che<br />
emerge dai flutti del mare –, ma anche il furto di una col<strong>la</strong>na di<br />
diamanti e un misterioso “<strong>la</strong>dro dei tetti”. A rendere <strong>la</strong> trama ancor<br />
più intrigante sta <strong>la</strong> scelta di ca<strong>la</strong>re <strong>la</strong> vicenda sul<strong>la</strong> costa francese<br />
nel 1870, e di porre come investigatori tre figure che non<br />
possono <strong>la</strong>sciare insensibili gli appassionati di gialli: a incarnare i<br />
ruoli di detectives sono infatti nientepopodimeno che i giovani<br />
Arsène Lupin, Sherlock Holmes e Irene Adler in persona! I tre,<br />
che diventeranno rispettivamente un notissimo <strong>la</strong>dro gentiluomo,<br />
un celeberrimo detective e una illustre rivale di quest’ultimo,<br />
qui sono ancora ragazzi, e s’incontrano per puro caso a Saint-<br />
Malo durante le vacanze.<br />
Naturalmente scoprono subito <strong>la</strong> comune passione per avventure<br />
e investigazioni e quando si presenta l’occasione di risolvere<br />
dei crimini non si fanno certo pregare. Nel corso di poche, movimentate<br />
settimane il gruppetto dovrà sgominare una terrifi-<br />
Mai due senza tre<br />
di Fiona Kelly<br />
ed. Motta Junior<br />
cante banda di criminali e venire a patti con tutti i misteri del<strong>la</strong><br />
cittadina marittima.<br />
Forse avrei davvero amato “Il trio del<strong>la</strong> dama nera”, se l’avessi<br />
letto all’età giusta; oggi, che il mio spirito critico è aumentato<br />
e mi sono fatta un po’ schizzinosa, non posso tacervi<br />
che <strong>la</strong> narrazione mi è sembrata un tantino piatta; e anche<br />
se le vicende sono di per sé interessanti e adatte ad avvincere<br />
il pubblico, credo che <strong>la</strong> sedicente “Irene Adler” non<br />
sia forse riuscita ad esprimerle al meglio. Mi sembra che <strong>la</strong><br />
scrittura sia un po’ maldestra e monocorde, e quando si tenta<br />
di accennare a una possibile svolta romantica tra <strong>la</strong> protagonista<br />
e i suoi due amici <strong>la</strong> prosa si fa quasi più impacciata<br />
dei personaggi che descrive.<br />
Non vorrei però <strong>la</strong>sciarvi con in mano soltanto <strong>la</strong> nota amara<br />
di una stroncatura: così vi offro, potremmo dire in sostituzione,<br />
un’altra serie incentrata su tre ragazzi che vi garantisco<br />
d’aver amato incondizionatamente: <strong>la</strong> già tante volte citata<br />
“Mai due senza tre”. Questa saga gial<strong>la</strong> ha arricchito <strong>la</strong><br />
mia infanzia, e i suoi tre protagonisti – due femmine e un<br />
maschio, stavolta – mi hanno fatto desiderare disperatamente<br />
di diventare una detective (tanto da fondare un’agenzia<br />
investigativa nel<strong>la</strong> casetta da giardino di un’amica).<br />
Certo, le loro indagini erano alquanto sfornite di delitti; ma<br />
se <strong>la</strong> trama è ben congegnata e i protagonisti di buona compagnia,<br />
si potrà pur fare a meno del sangue, no?
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La signora Emerson ha appena sorpreso<br />
il suo tuttofare a orinare contro il<br />
muro di casa, e dopo averlo licenziato in<br />
tronco è sconfortata: ora chi si prenderà<br />
cura del giardino, dell’abitazione e del<strong>la</strong><br />
collezione di orologi del suo defunto<br />
marito? Per fortuna, in quel momento<br />
passa di lì Elizabeth Abbott, giovane in<br />
cerca di nuove esperienze dopo un periodo<br />
poco soddisfacente al college. La<br />
ragazza diventa in breve tempo l’“uomo<br />
tuttofare” di Pa me<strong>la</strong> Emerson; incaricata<br />
dapprima di avvitare bulloni,<br />
caricare orologi, curare il giardino e –<br />
solo occasionalmente – ammazzare tacchini,<br />
si trova però presto gravata da un<br />
nuovo compito: aggiustare pure le fragili<br />
vite dei numerosi figli del<strong>la</strong> padrona<br />
di casa, che sembrano trovare nel<strong>la</strong> pratica<br />
e sorprendente Elizabeth un anti-<br />
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doto perfetto al loro tormentato<br />
rapporto con <strong>la</strong><br />
realtà. Ma <strong>la</strong> ragazza<br />
vuole davvero assumersi<br />
l'arduo ruolo di confidente,<br />
amica e badante<br />
di questo eterogeneo<br />
gruppo di personaggi<br />
che sembra avere in comune<br />
solo una certa disarmonia col mondo?<br />
Cadenzato da due colpi di pisto<strong>la</strong> che<br />
segnano le tappe fondamentali del libro,<br />
il rapporto di Eli za beth con gli Emerson<br />
sarà difficile e tortuoso, ma aiuterà sia <strong>la</strong><br />
ragazza sia <strong>la</strong> famiglia a crescere e maturare.<br />
Ragazza in un giardino è uno dei più bei<br />
libri che ho letto negli ultimi tempi. Quello<br />
che soprattutto ho amato sono i personaggi,<br />
ognuno affascinante e unico a mo-<br />
do suo: se Eliza beth, fulcro<br />
del<strong>la</strong> vicenda, attrae e<br />
repelle per <strong>la</strong> sua disinvolta<br />
indipendenza e i<br />
suoi strani precetti ("non<br />
rifiutare mai un invito" è<br />
il suo mantra), i giovani<br />
Emerson costituiscono u -<br />
na galleria di figure incerte<br />
e tuttavia commoventi, a cui ci si affeziona<br />
come a dei parenti. Mi hanno ricordato,<br />
da questo punto di vista, i membri<br />
del<strong>la</strong> famiglia G<strong>la</strong>ss, protagonista di alcuni<br />
splendidi racconti di J. D. Salinger.<br />
Un libro fatto di personaggi e gesti, che<br />
avvolge in una dolcissima amarezza e <strong>la</strong>scia<br />
una tenera nostalgia.<br />
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05-<strong>2011</strong> SEMI DI BENE 25<br />
Letture
di<br />
Giorgio<br />
Valsangiacomo<br />
26 SEMI DI BENE 05-<strong>2011</strong><br />
Passodopopasso<br />
Quel sentiero tra Broglio<br />
e i monti di Rima<br />
L<br />
a prima domenica del<br />
passato mese di agosto<br />
sono state inaugurate<br />
le rinnovate cinque cappelle<br />
adornanti il sentiero tra Broglio e i<br />
monti di Rima. Sebbene fosse una<br />
giornata piovosa, numerosi fedeli<br />
(due centurie secondo il G.d.P. dell’8<br />
agosto), hanno voluto sottolineare,<br />
con il loro concorso, quest’importante<br />
avvenimento per <strong>la</strong> comunità di<br />
Broglio e del<strong>la</strong> Lavizzara tutta.<br />
Ad avvalorare il contenuto cristiano,<br />
umano e storico di queste opere, <strong>la</strong><br />
celebrazione del<strong>la</strong> giornata religiosa<br />
è stata presieduta dal Vicario generale<br />
Mons. Ernesto Storelli.<br />
Il penultimo venerdì d’ottobre, giornata<br />
splendida, con il passo di chi vuol assaporare<br />
a fondo tutto quanto gli stà d’attorno,<br />
m’inoltro sul sentiero indicato dal cartello<br />
“cappelle”, unitamente agli altri segnali<br />
turistici, che sta poco sopra il vil<strong>la</strong>ggio<br />
di Broglio (m 703). Il bosco misto è tutto<br />
una sinfonia di colori che l’occhio non<br />
si stanca mai di tuffarvici per scoprire le innumerevoli<br />
variazioni di tinte e <strong>la</strong> loro essenza.<br />
Il tratturo, invero per niente faticoso<br />
e ben tenuto, in pochi minuti porta al<strong>la</strong><br />
prima cappel<strong>la</strong>: Capè<strong>la</strong> ad Fond messa<br />
lì, su di un minuscolo pianoro disseminato<br />
da piccoli massi e contornato da castagni<br />
e da faggi. L’affresco rappresentante<br />
<strong>la</strong> Pietà è affiancato dalle effigi di<br />
San Pietro e San Francesco d’Assisi. Venne<br />
edificata nel 1882 per volontà di Ce -<br />
lestino Donati. Una picco<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> marmorea,<br />
posata ai piedi dell’Addolorata,<br />
concede l’indulgenza per 40 giorni, concessa<br />
l’11.10. 1891 dall’allora mons Ve -<br />
scovo Molo, a chi recita sette Ave Maria.<br />
A pochi passi, verso monte, infisse nel<strong>la</strong><br />
roccia, si scorgono due piccole croci metalliche.<br />
Si ritornerà sul significato delle<br />
stesse, poiché s’incontreranno altri simili<br />
sacri Segni. La salita è veramente gradevole<br />
e si può godere del<strong>la</strong> vista sull’impervia<br />
catena montuosa al<strong>la</strong> sinistra del fiume<br />
Maggia. Superato un risvolto c’appare<br />
il secondo tempietto: <strong>la</strong> Capè<strong>la</strong> du<br />
La Natività, Capè<strong>la</strong> ad Méz.<br />
Sascéll, dedicata al<strong>la</strong> Madonna delle<br />
Grazie, con ai <strong>la</strong>ti i Santi Teresa e Giu -<br />
seppe. D’appresso al millesimo “1735”,<br />
dipinto sul frontale, si può desumere sia<br />
<strong>la</strong> più antica delle cinque. Contrariemente<br />
alle altre, essa è rivolta a monte ed è stata<br />
eretta su di una roccia affiorante. Un<br />
contorto castagno le fa da guardia e <strong>la</strong> vista<br />
spazia sul<strong>la</strong> dirimpettaia val Tomè (ve-<br />
dere S.d.B. 02/2005, Lo specchio delle<br />
montagne). Nel bosco s’intravvedono alcuni<br />
grossi castagni che, purtroppo, quest’anno,<br />
hanno dato so<strong>la</strong>mente pochi e<br />
piccoli frutti. L’attacco del “cinipe” e pure<br />
l’inconsueto piovoso e freddo luglio<br />
hanno colpito duramente il patrimonio<br />
castanile cantonale. Ci si augura che questo<br />
maestoso albero, simbolo indiscusso
dei nostri boschi, non abbia a soffrire oltre<br />
misura. Poche centinaia di metri più<br />
avanti, una breve gradinata ci riporta sul<strong>la</strong><br />
carrozzabile asfaltata per Rima, costruita<br />
nel 1969 e una picco<strong>la</strong> fonte disseta il<br />
viandante. Alti faggi fanno da cornice al<br />
terzo tabernacolo: <strong>la</strong> Capè<strong>la</strong> da Mèz dedicata<br />
al<strong>la</strong> Natività o Sacra Famiglia con<br />
sull’interno delle spallette le figure delle<br />
Sante Caterina e Filomena. Sulle vicine<br />
roccette è infissa una croce ferrea, come<br />
pure una tavo<strong>la</strong> informativa circa il percorso.<br />
Alcune piante di verga d’oro comune,<br />
col loro intenso color giallo, danno<br />
un tocco partico<strong>la</strong>re a questa stazione. Ci<br />
avviciniamo al<strong>la</strong> quarta cappel<strong>la</strong>, <strong>la</strong> più recente.<br />
Infatti essa venne eretta nel 1903<br />
a seconda delle intenzioni di due fratelli<br />
Del<strong>la</strong> Maria emigrati in America. L’opera:<br />
<strong>la</strong> Capè<strong>la</strong> Nova, custodisce l’effige del<strong>la</strong><br />
Madonna Ausiliatrice, con sui <strong>la</strong>ti le Sante<br />
Anna e Lucia. Ad un tratto, una vasta fetta<br />
di cielo verso nord si apre ed ecco apparire,<br />
sul<strong>la</strong> sommità di una non lunga<br />
scalinata, <strong>la</strong> Capè<strong>la</strong> ad Scima, <strong>la</strong> quinta,<br />
dedicata al<strong>la</strong> Madonna di Re, con i Santi<br />
Santa Maria Lauretana di Broglio.<br />
Giuseppe e Antonio Abate. La Madonna<br />
di Re o del Sangue, è partico<strong>la</strong>rmente venerata<br />
dai Valmaggesi tant’è vero, nel<br />
lontano passato, c’andavano in pellegrinaggio<br />
a piedi al Santuario vigezzino. La<br />
celeste Effige <strong>la</strong> si ritrova facilmente in altri<br />
luoghi sacri del<strong>la</strong> valle, come pure sulle<br />
tavolette votive e, personalmente, già<br />
mi rallegro al pensiero del prossimo mio<br />
pellegrinaggio pedestre annuale che, a<br />
primavera, mi porterà a Re (vedere S.d.B.<br />
03/2009). Da <strong>la</strong>ssù, sembra di toccare il<br />
paesino di Broglio che sta lì sotto, armoniosamente<br />
disposto con <strong>la</strong> chiesa e il cimitero<br />
lungo <strong>la</strong> strada. Due lunghi muri a<br />
secco, costeggianti il sentiero, stanno a<br />
indicare <strong>la</strong> presenza, nel passato, di pascoli<br />
ora occupati dal bosco su cui domina<br />
una gigantesca quercia (circa 6 metri<br />
di circonferenza).<br />
Le Croci e il loro significato;<br />
il percorso.<br />
Se ne incontrano due al<strong>la</strong> prima Sta zio -<br />
ne, una al<strong>la</strong> terza e due al<strong>la</strong> quinta. Infisse<br />
nel<strong>la</strong> roccia nelle immediate vicinanze delle<br />
cappelle, raccontano del<strong>la</strong> morte accidentale,<br />
tra il 1846 e il 1942, di giovani<br />
Brogliesi caduti sui vertiginosi pendii che<br />
serrano <strong>la</strong> val Tomè. Il libricino “Le cappelle<br />
di Rima”, voluto dal Patriziato di<br />
Broglio per l’inaugurazione del rinnovo,<br />
cita i nomi di sette defunti di cui due croci,<br />
in passato, erano infisse sul<strong>la</strong> spalletta<br />
sinistra del<strong>la</strong> Capè<strong>la</strong> ad Scima (vedere fotografia<br />
pagg, 6/7 del<strong>la</strong> stampa). A quei<br />
tempi, sulle impervie creste, corone e cenge<br />
montane delle valli dell’alto Ticino, i<br />
contadini vi si arrampicavano per <strong>la</strong> raccolta<br />
del “fien di bosco”, indispensabile<br />
all’integrazione del<strong>la</strong> già magra fienagione<br />
del fondovalle. Oltre al<strong>la</strong> grande fatica<br />
Capè<strong>la</strong> ad Fond.<br />
Capè<strong>la</strong> du Sascèll.<br />
Capè<strong>la</strong> ad Méz.<br />
Tavo<strong>la</strong> informativa al<strong>la</strong> Capè<strong>la</strong> da Méz.<br />
05-<strong>2011</strong> SEMI DI BENE 27<br />
Passodopopasso
Verga d’oro.<br />
Capè<strong>la</strong> Nova.<br />
28 SEMI DI BENE 05-<strong>2011</strong><br />
(sfalcio e trasporto al monte), l’esposizione<br />
al pericolo era costante e, il più delle<br />
volte, una caduta finiva in tragedia.<br />
Chi sale lungo il percorso delle cappelle,<br />
già dal<strong>la</strong> terza stazione in poi, si accorge<br />
come <strong>la</strong> distanza tra di esse è più o meno<br />
uguale: quasi misurata si direbbe. Gli<br />
uomini e le donne di quei tempi,<br />
salivano ai monti con pesanti carichi<br />
sulle spalle e, ogni tanto,<br />
dovevan pur “tirare il fiato”. Il<br />
gravoso camminare era scandito<br />
dalle “posse” (luogo di sosta) e<br />
<strong>la</strong> forza del<strong>la</strong> grande Fede cristiana<br />
insita in loro li portò, col tempo,<br />
al<strong>la</strong> realizzazione di questi sacri<br />
Siti e, al temporaneo riposo, si<br />
unì <strong>la</strong> preghiera.<br />
I monti di Rima.<br />
Al<strong>la</strong> fine del sentiero le prime baite dall’architettura<br />
Walzer e <strong>la</strong> chiesetta dedicata<br />
al<strong>la</strong> Madonna del<strong>la</strong> Neve, risalente al<br />
1600, precedono il nucleo vero e proprio<br />
di Rima. Le sue case disposte al so<strong>la</strong>tio (diverse<br />
abitazioni sono insediate in antiche<br />
torbe), bordano una vasta e dolcemente<br />
ondu<strong>la</strong>ta prateria. Sopra il bosco sacro<br />
(fàu<strong>la</strong>), ricopre i fianchi del pizzo Brünesc.<br />
A <strong>la</strong>to del<strong>la</strong> carrozzabile, una fontana offre<br />
le sue fresche acque e lo scorcio sulle<br />
valli di Prato (vedere S.d.B. 05/2008) e di<br />
Tomè è veramente grande. Seduto sul<strong>la</strong><br />
roccia affiorante davanti al<strong>la</strong> chiesa (chiusa<br />
purtroppo, che manco un cero s’è potuto<br />
accendere), l’affresco del<strong>la</strong> Madonna<br />
del<strong>la</strong> Neve col Bambino sopra il portale<br />
(autore ignoto, XVII/XVIII sec.), mi rammenta<br />
il medesimo soggetto pittorico, ma<br />
su tavo<strong>la</strong>, del Sassetta (pittore del rinascimento<br />
senese), e conservato a Pa<strong>la</strong>zzo<br />
Pitti di Firenze. Nell’affresco di Rima, tut-<br />
Passodopopasso<br />
Capè<strong>la</strong> ad Scima.<br />
Broglio, dal belvedere del<strong>la</strong> Capè<strong>la</strong> ad Scima.<br />
tavia, si riconoscono i tratti genuini del<strong>la</strong><br />
Fede e dell’amore per <strong>la</strong> propria Terra.<br />
Riaffiora pure il ricordo di quando, sco<strong>la</strong>ro<br />
di quarta o quinta elementare, dunque<br />
oltre sessant’anni or fanno, in au<strong>la</strong> si leggeva<br />
il “Il libro dell’alpe” di Giuseppe Zop -<br />
pi. In questo libro (ritrovato grazie al pensiero<br />
di mia sorel<strong>la</strong>), il capitolo: “Giornata<br />
delle meraviglie” mi colpì in tal modo da<br />
farmi “innamorare” del<strong>la</strong> Vallemaggia,<br />
che poi scoprii con l’andar degl’anni.<br />
Il ritorno a Broglio mi fa riassaporare, accompagnato<br />
dal<strong>la</strong> preghiera continua, il<br />
percorso delle cinque Cappelle e da tutto<br />
quanto ne sono circondate.<br />
I pittori.<br />
Le prime tre cappelle e <strong>la</strong> quinta, furono<br />
affrescate o riaffrescate dal pittore valmaggese<br />
Giovanni Antonio Vanoni d’Au -<br />
rigeno (1810/1886). Di questo valente<br />
pittore sono note le innumerevoli tavole<br />
votive o “ex voto”, custodite nelle chiese<br />
valmaggesi e, secondo <strong>la</strong> “Guida d’arte<br />
del<strong>la</strong> Svizzera italiana”, una di queste tavole<br />
per “grazia ricevuta”, <strong>la</strong> si trova nel<strong>la</strong><br />
chiesa di Rima. Essa risale al 1870, ed è<br />
Seco<strong>la</strong>re quercia sotto Rima.<br />
stata voluta per lo scampato pericolo durante<br />
il getto a valle delle reti con il fieno<br />
di bosco. Molti di questi dipinti sono<br />
tutt’ora visibili in Santa Maria delle Grazie<br />
in Campagna a Maggia, nonché nel San -<br />
tuario del<strong>la</strong> Madonna del Sasso. A questo<br />
valente pittore sono pure attribuiti gli affreschi<br />
interni del<strong>la</strong> parrocchiale dedicata<br />
a San Bartolomeo a Aurigeno.<br />
La pittura del<strong>la</strong> quarta cappel<strong>la</strong> (Cape<strong>la</strong><br />
Nova), venne eseguita dal pittore locarnese<br />
Pietro Mazzoni (1879/1967). Anch’egli<br />
realizzò numerosi dipinti di carattere religioso<br />
in Vallemaggia, nel<strong>la</strong> val Vigezzo e<br />
e pure nel canton Berna.
Madonna del<strong>la</strong> Neve (affresco).<br />
Broglio.<br />
Giù, a Broglio, abitato già documentato<br />
dal remoto 1297, grazie alle indicazioni<br />
del<strong>la</strong> signora Rosange<strong>la</strong> e di suo marito<br />
(vivono con <strong>la</strong> madre ultranovantenne di<br />
lei, signora Irma), vado a visitare <strong>la</strong> chiesa<br />
di Santa Maria Lauretana, consacrata nel<br />
1486. Il tempio fu oggetto di successivi<br />
ampliamenti che anticiparono <strong>la</strong> nuova<br />
consacrazione del 1626. La navata ha un<br />
soffitto lineo a cassettoni decorati, ed è<br />
coperta da un tetto in piode con un campaniletto<br />
a ve<strong>la</strong> datato 1692.<br />
L’imponente campanile (tardomedievale),<br />
con guglia piramidale si erge distaccato<br />
dal<strong>la</strong> chiesa, come spesso in Valle mag -<br />
gia. Un cero vien accesso a ringraziamen-<br />
Le prime cascine di Rima.<br />
Rima, m 1036.<br />
La fontana all’entrata di Rima.<br />
to di questa splendida giornata. Uno<br />
sguardo al<strong>la</strong> massiccia casa seicentesca<br />
dei Pometta (a nord del nucleo e già del<strong>la</strong><br />
famiglia Coreggioni de Orello), con cortile,<br />
portici e cinta da un muro. Vi si possono<br />
vedere gli stemmi dei cantoni svizzeri<br />
del periodo balivale (ridipinti nel<br />
1983) . Poi, all’osteria Zoppi per un caffè<br />
e ringraziare <strong>la</strong> signora Zoppi (suo marito<br />
era imparentato con lo scrittore Giuseppe<br />
Zoppi), per avermi così cortesemente concesso<br />
di <strong>la</strong>sciare l’auto sul suo parcheggio.<br />
All’uscita del paese visito il piccolo cimitero,<br />
ultima dimora dello Scrittore, morto<br />
nel 1952 e Donati è il nome di famiglia<br />
maggiormente presente.<br />
Indicazioni<br />
Cartografia: CN 1:25000,<br />
foglio 1272 Campo Tencia.<br />
Dislivello: m 340.<br />
Lunghezza percorso: km 1, 5.<br />
Tempo: a personale discrezione, dato il<br />
contenuto sacro/storico del percorso.<br />
Periodo: tutto l’anno, a condizione che<br />
l’inverno non sia molto nevoso.<br />
Adatto: a tutti da primavera all’autunno,<br />
ma non in presenza di neve o ghiaccio.<br />
Equipaggiamento: leggero da montagna.<br />
Segnaletica: verticale e orizzontale ben visibile.<br />
Parcheggio: veramente pochino quello<br />
pubblico, sicchè <strong>la</strong> cortesia dei Brogliesi può<br />
esser d’aiuto.<br />
Bibliografia<br />
Le cappelle di Rima,<br />
Patriziato di Broglio.<br />
Il libro dell’alpe,<br />
di Giuseppe Zoppi, ed. Casagrande SA,<br />
Bellinzona.<br />
Guida d’arte del<strong>la</strong> Svizzera italiana.<br />
ed. Casagrande<br />
Il Ticino del<strong>la</strong> povera gente,<br />
vol. 1, di Fernando Zappa,<br />
ed. Armando Dadò, Locarno<br />
Ex voto del Ticino,<br />
di Piero Bianconi, ed. A. Dadò.<br />
Dal medèe al Dery,<br />
Giorgio Cheda, ed. A. Dadò.<br />
Sguardo sul<strong>la</strong> valle di Prato.<br />
I colori<br />
del bosco sacro<br />
sotto il pizzo<br />
di Brünesc<br />
(m 2429).<br />
05-<strong>2011</strong> SEMI DI BENE 29<br />
Passodopopasso
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30 SEMI DI BENE 05-<strong>2011</strong><br />
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beduini in sel<strong>la</strong> ai sei cavalli e accompagnati<br />
da una carrozza farà una<br />
prima sosta in Piazza del<strong>la</strong> Riforma<br />
a Lugano alle 11.15.<br />
Ai bambini verranno distribuiti mandarini.<br />
La manifestazione si rivolge a<br />
tutta <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione.<br />
Per informazioni 078/661 21 14.
05-<strong>2011</strong> SEMI DI BENE 31
Struttura di pensiero La sistemazione degli oggetti<br />
segue le scelte personali – USM fornisce <strong>la</strong> struttura per<br />
l’espressione del tuo stile personale.<br />
Dal 1971 grandi idee per arredare<br />
Dick & Figli SA - Via G. Buffi 10, 6900 Lugano<br />
Tel. 091 910 41 00 - Fax 091 910 41 09<br />
info@dickfigli.ch - www.dickfigli.ch<br />
Semi di Bene, c.p. 6924 Sorengo<br />
G.A.B. 6900 Lugano 3