5-2011 - la fondazione otaf
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obiettivo è quello di diffondere <strong>la</strong> verità<br />
sul<strong>la</strong> vita umana. In questa circostanza mi<br />
rivolgerò alle scuole medie e superiori, ma<br />
anche al<strong>la</strong> gente comune. Dico <strong>la</strong> mia sul<strong>la</strong><br />
società in cui vivo, con i mezzi che ho:<br />
<strong>la</strong> macchina fotografica. Il mondo in cui<br />
viviamo è intriso di consumismo. Vorrei<br />
che le mie foto scuotano e risveglino il<br />
mondo dei sentimenti; l’essere piuttosto<br />
dell’avere.<br />
Ha delle radici lontane questo<br />
tuo modo di comunicare?<br />
Anche se mi sento svizzero, devo ammettere<br />
che ho ancora un legame molto<br />
forte con <strong>la</strong> Polonia cattolica, con <strong>la</strong><br />
Polonia dei valori che però è rimasta solo<br />
nelle campagne. “La vecchia guardia” è<br />
rimasta in campagna, non nelle città.<br />
Quei valori a me tanto cari, li ho ritrovati<br />
in Svizzera, in partico<strong>la</strong>re in alcune persone<br />
che ho conosciuto qui.<br />
Attraverso quali canali vorresti rendere<br />
pubblica <strong>la</strong> tua opera?<br />
Allo scopo di poter partecipare ai concorsi<br />
nazionali, <strong>la</strong> pubblicazione delle mie<br />
foto, o almeno alcune di esse, è importante<br />
che avvenga entro <strong>la</strong> fine di quest’anno.<br />
Poi stiamo <strong>la</strong>vorando per raggiungere<br />
i giovani, come detto tramite le<br />
scuole, e il grande pubblico con una mostra,<br />
magari grazie al sostegno di un istituto<br />
bancario. Un’esposizione che potrebbe<br />
diventare itinerante. Infine, eventuali<br />
donazioni o i proventi di acquisti, li<br />
cederò all’OTAF, così come l’intero reportage<br />
fotografico.<br />
E cosa farai quando questa esperienza<br />
all’OTAF si concluderà?<br />
Continuerò a fare il fotografo e a vivere<br />
al<strong>la</strong> giornata, anche facendo fatica per arrivare<br />
a fine mese, ma il pane non mi è<br />
mai mancato. Tutte queste esperienze mi<br />
hanno arricchito. Si può essere un buon<br />
fotografo se ci si sforza di essere una buona<br />
persona. Io sono convinto che là dove<br />
si fa doppia fatica si è più sani e più veri,<br />
anche se schierarsi con i più deboli a volte<br />
costa delle rinunce.<br />
Trovarobe<br />
Ul dialett in da <strong>la</strong> to<strong>la</strong><br />
dal rüt?<br />
In questo periodo si<br />
par<strong>la</strong> (e si strapar<strong>la</strong>)<br />
dell’italianità del Ti -<br />
ci no, di identificazione, e perché?<br />
Non ne faccio un caso<br />
politico o di minoranza etnica,<br />
ma più che altro un fatto di difesa!<br />
In casa nostra si par<strong>la</strong> ancora<br />
dialetto, quello giusto, perché è una<br />
lingua armonica e figurativa (tant’è vero<br />
che il nostro amico giapponese, Joshiro<br />
trovava e ha imparato presto, tutti i nostri<br />
ö, ü, i, vicini ai suoi süönüim, del suo idioma.<br />
Dove è finita “<strong>la</strong> to<strong>la</strong> del rüt”? Ora<br />
pattumiera? La “soca”? Ora <strong>la</strong> gonna?.<br />
La “piraca o saccocia o scarsel<strong>la</strong>? Ora<br />
sem plicemente e banalmente tasca? Il<br />
mio è un dialetto misto tra quello leventinese<br />
e quello luganese e qua e là c’è anche<br />
un pochino di francese, ma cerco di<br />
tenermelo stretto. Il francesismo viene dal<br />
nonno Giovanni e poi mio padre <strong>la</strong> sera ci<br />
raccontava delle storie. Così noi raccontavamo<br />
scherzosamente del<strong>la</strong> lessiveus, del<br />
comö, del sofà, del<strong>la</strong> pettineus, oppure di<br />
Sà vedum!<br />
<strong>la</strong>vis invece di valises o dal gipiama<br />
invece dal pigiama.<br />
Ora siamo assediati dagli<br />
anglicismi o dall’italiano<br />
ufficiale che sono<br />
frutto anche dell’informatizzazione<br />
incalzante. E il dialetto<br />
si è imbastardito…come “ül<br />
burr”, invece “del büteer”.<br />
Qualcuno dice che sono una “figura rupestre”,<br />
forse perché sono molto legata<br />
alle mie origini pseudo contadine. Altri dicono<br />
che sono una troglodita, perché non<br />
ho il computer e il natel. Può darsi che sia<br />
vero, anche se quel mondo un po’ surreale<br />
tipico degli SMS (i messaggini col telefonino),<br />
con i vari “X una persona e kéai?”,<br />
non lo nego, un po’ mi diverte, come<br />
sempre mi diverte il Pa<strong>la</strong>zzeschi col<br />
suo “Codice di Perelà”, a conferma che<br />
l’acqua calda e <strong>la</strong> lingua l’hanno già inventata!<br />
di Fiorenza Ferrini<br />
05-<strong>2011</strong> SEMI DI BENE 7