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Alcune considerazioni sulle trascrizioni<br />

La trascrizione delle melodie bizantine che sono presentate in questo studio si basa sulle<br />

“convenzioni” stabilite da TILLYARD nel suo Handbook e utilizzate per la serie Transcripta dei<br />

MMB. Tali “regole” consentono di avere sempre una corrispondenza biunivoca tra la notazione<br />

bizantina e quella “occidentale”, permettendo così di trascrivere ogni segno in un unico modo.<br />

La chiarezza e la semplicità di questo sistema, funzionale a questa prima fase della ricerca sulla<br />

realizzazione musicale degli inni foziani, mi hanno indotto ad utilizzarlo, sebbene esso non sia<br />

esente da critiche che riguardano in particolare la resa dei neumi “di espressione” e l’interpretazione<br />

dei segni ritmici. Per questo motivo si darà qui un rapido resoconto degli ultimi studi in merito a tali<br />

questioni e verrà fatto cenno al tema ampiamente dibattuto del “genere cromatico” nell’antica prassi<br />

musicale bizantina.<br />

Riguardo al problema dell’interpretazione ritmica, gli editori dei MMB hanno utilizzato un “ritmo<br />

libero”, all’interno del quale ogni neuma ha valore di tempo primo ed è trascritto con una croma.<br />

Diplè, kratema e syndesmoi ( , , ) indicano durata doppia (quindi vengono trascritti con una<br />

seminima), mentre il klasma o tzakisma ( ) allunga la durata del suono di metà (ed è dunque<br />

trascritto come una croma col punto). Tale metodo di trascrizione mira a non aggiungere nulla a<br />

quanto offrono i manoscritti medievali. In tali fonti non vi è infatti un’indicazione precisa della<br />

durata dei suoni, come invece accadrà con l’introduzione della cosiddetta riforma crisantina (per cui<br />

i differenti segni:<br />

offrono chiare informazioni sul valore dei singoli suoni) 166 . Pertanto non è<br />

semplice, analizzando i manoscritti medievali, comprendere il valore ritmico effettivo di alcuni<br />

segni, come ad esempio: , in cui un apostrophos allungato dal klasma è seguito da un altro<br />

apostrophos che non presenta alcun segno che ne indichi una durata ridotta (per questo nelle<br />

trascrizioni di MMB il gruppo neumatico è stato reso semplicemente con una croma col punto<br />

seguita da un’altra croma). La difficoltà di eseguire una figurazione ritmica di questo tipo era<br />

avvertita da TILLYARD, che proponeva ad un potenziale interprete delle sue trascrizioni di intonare<br />

questi neumi come una terzina formata da una semiminima (corrispondente al primo apostrophos<br />

col klasma) e da una croma (il secondo apostrophos). Se invece il klasma allunga una nota<br />

“singola”, esso potrà essere trascritto, secondo TILLYARD, come una croma col punto seguita da una<br />

pausa di biscroma 167 . Quest’ultima annotazione permette a RAASTED di interpretare passi come<br />

166 CHRYSANTHOS DI MADYTOS, # ID. "<br />

167 TILLYARD, Handbook, p. 25.<br />

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