STAMPA - Associazione Italiana Genitori

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ONLUS a cura della redazione redazione@age.it Tradizionalmente, negli scorsi anni, si celebrava in ottobre la Giornata europea dei Genitori e della Scuola, promossa dall’EPA, l’Associazione delle Associazioni europee dei Genitori. Promosse in Italia sei edizioni, la VII Giornata è stata celebrata diversamente, lo scorso 17 febbraio, a partire da un convegno, presso il Ministero dell’Istruzione, sul tema “Per una nuova alleanza Scuola – Famiglia”; seguiranno iniziative regionali, che le Direzioni sono state invitate a promuovere con lettera del Ministro, del 12 febbraio 2009. È, inoltre, a disposizione delle scuole e delle associazioni un pregevole “Quaderno del Patto di corresponsabilità educativa”, che racchiude gli interventi del Convegno (Maria Rita Parsi, don Antonio Mazzi, i presidenti delle associazioni che costituiscono il FoNAGS, il Ministro dell’Istruzione on. Mariastella Gelmini), la presentazioni di “buone pratiche” da scuole di Puglia, Toscana e Lombardia selezionate dal Ministero, un approfondimento del prof. Piero Cattaneo e un’ampia appendice normativa. Al Convegno del 17 era presente una piccola rappresentanza di ogni associazione di genitori aderente al FoNAGS, insieme a docenti, genitori e studenti delle scuole che hanno presentato la loro esperienza di patto di corresponsabilità educativa; presente, inoltre, una delegazione dell’Istituto comprensivo di Lonigo (VI), nel quale sta nascendo, appartenente alla “famiglia A.Ge”, un’associazione di genitori e insegnanti, che hanno scelto di condividere stabilmente la corresponsabilità dell’essere adulti che si fanno carico insieme dell’educazione. Il Presidente dell’A.Ge., Davide Guarneri, intervenendo sulle condizioni che rendono possibile il patto di corresponsabilità, “poiché il “patto” non è un atto intellettuale, né di per sé avviene in modo spontaneo”, ha sottolineato che è necessario un confronto “serio, se necessario spigoloso, ma costruttivo, fra adulti, così che i 6 Scuola Per una nuova alleanza famiglia-scuola Al Ministero dell’Istruzione una giornata di studio, da rilanciare nel territorio Patti di corresponsabilità educativa tra scuola e genitori non si esauriscano in una presa d’atto delle norme in vigore nella scuola o delle sanzioni pecuniarie a carico dei genitori per atti di vandalismo dei figli”. Tema, quello del confronto che realizza un accordo sui valori fondanti la comunità educativa, ripreso in tutti gli interventi e le esperienze, e rilanciato in chiusura dal Ministro dell’Istruzione, on. Mariastella Gelmini. “Nell’educazione – ha detto il Ministro - nessuno si può chiamare fuori, e nessuno ha ricette precostituite: i ragazzi non vanno lasciati soli nella fatica del crescere, e ciò necessità che scuola e famiglia sviluppino fra loro rispetto, stima, reciproca legittimazione”. La quotidianità della vita scolastica, le scelte organizzative e gestionali, la crudezza di alcune realtà locali certamente mettono a dura prova gli auspici emersi dalla Giornata del 17 febbraio: non limitandoci all’elencazione dei problemi, si conferma la risorsa di valore dell’associazionismo dei genitori che, concretamente, vive le situazioni, senza pregiudizi e superando gli individualismi familiari, di piccolo gruppo, geografici.
Educazione & Società Il “bene comune”, una definizione in divenire Un seminario “promosso dal Tavolo interassociativo per l’educazione, cui partecipa intensamente anche l’A.Ge. Proponiamo qui la parte conclusiva di uno degli interventi, predisposto da alcune associazioni a cura della redazione redazione@age.it Si parla ormai da tempo in Italia di “emergenza educativa”, ma preferiamo parlare di “sfida educativa”, relativa non solo ai più giovani, il cui disagio è spesso sotto gli occhi di tutti. Pensiamo al senso di cittadinanza diffuso tra i più grandi, dai giovani precari agli adulti lavoratori ed in pensione. È una crisi di appartenenza, di senso del bene comune, che riguarda il complesso processo di costruzione delle identità personali e collettive e che richiede un rinnovato impegno educativo e formativo. Occorre ripartire innescando cicli virtuosi di esperienza e prassi educative che facciano riscoprire il senso di appartenenza e di cittadinanza, che portino a far proprio uno stile per vivere da protagonisti e non da inquilini, non da turisti di passaggio nelle nostre città e tra le nostre strade. Per innamorarsi del bene comune non occorre che farne esperienza e ci si allena a questa pratica faticosa di virtù solo nelle concrete situazioni di convivenza. Il bene comune si matura in un tessuto relazionale comunitario: se non si sperimenta in comunità, se non si condividono esperienze di relazione anche diverse fra di loro, l’idea e il desiderio di qualcosa da porre come valore accomunante si smarrisce. Non ci si difende rinserrando le fila, ma condividendo comunità. Ed una quotidiana esperienza di convivenza civile, la prima che si incontra da adolescenti, è certamente la scuola, il cui primo compito dovrebbe essere di educare le nuove generazioni non ad un sapere astratto, a collezionare contenuti di cui riempirsi la testa, ma ad una sapienza che faccia sentire responsabili della comunità e del mondo in cui viviamo. Alla scuola oggi tocca avviare un processo di educazione, e non solo di apprendimenti e competenze che, da soli, non fanno la persona. La scuola come esperienza di comunità educante, democratica, corresponsabile, è un prezioso laboratorio di incontro con la diversità, di allenamento al dialogo, al confronto, anche quando è scontro, alla condivisione della responsabilità di portare avanti insieme le sorti della vita scolastica. Saper comunicare per costruire reti di significato e di comunità, incanalare energie e pulsioni personali verso direzioni condivise, sperimenta- re in modo sempre più autentico l’umanità che si colora della diversità di ciascuno e che si gusta nell’incontro reciproco, ecco come educazione al bene comune si traduce quindi innanzitutto in esperienza, esperienza di relazioni, esperienza di scambi. Per questo la scuola è un bene comune: perché educa al bene comune. Vanno preservate la sua esperienza, la sua missione formativa, la sua vocazione educativa. In questa comune responsabilità, non si può non far rete tra le diverse risorse chiamate a questo compito educativo. Non si tratta di introdurre logiche di mercato nel sistema formativo, ma di aprirsi alla corresponsabilità della comunità civile ai compiti formativi della scuola. All’inizio di un nuovo anno scolastico vale la pena di investire ancora attese e speranze, vale la pena continuare l’impegno educativo, scommettere ancora sulla scuola, chiedendo più attenzione al mondo politico, più risorse economiche e serietà nella gestione dell’istituzione. Ma sono necessari anche impegno e convinzione rinnovati, da trasmettere ad allieve e allievi che vanno ad affollare aule e banchi. Affinché il processo formativo possa coinvolgere radicalmente la responsabilità (e corresponsabilità) del singolo, occorre ricentrarsi sulla soggettività dell’educando, sulla sua compartecipazione educativa, sul suo protagonismo, non inteso in senso individualista, ma come esercizio di corresponsabilità. È questo stile di fedeltà alla propria coscienza quello che lo studente ha l’occasione di 7 ONLUS
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