STAMPA - Associazione Italiana Genitori
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ONLUS<br />
imparare a scuola, per poi<br />
poterlo sperimentare nella<br />
vita, nella città, nella vita da<br />
cittadino. Contribuire, da<br />
protagonisti, al bene comune<br />
della propria scuola è il<br />
primo allenamento perché si<br />
possa compartecipare, da<br />
cittadini, al bene comune<br />
globale.<br />
Ma oltre ad essere stile<br />
quotidiano di vita tra i banchi<br />
di scuola, l’educazione<br />
al bene comune deve anche<br />
concretarsi in uno specifico<br />
percorso formativo, in quell’educazione<br />
civica su cui si<br />
concentrano le attese di tutti,<br />
attenzione formativa trasversale<br />
che può attuarsi<br />
anche attraverso percorsi<br />
concreti di servizio, sperimentazioni<br />
di cittadinanza,<br />
“ingressi ufficiali” della comunità civile nella scuola… e<br />
viceversa. Sono percorsi attraverso cui incontrare il territorio,<br />
la verità locale, conoscere realtà di servizio e volontariato,<br />
sperimentare i primi rudimenti di democrazia.<br />
Occorre passare dall’educazione all’azione civica, insomma.<br />
Vi è una educazione al bene comune che<br />
riguarda in modo speciale il periodo tipico della educazione<br />
dell’uomo - l’infanzia, l’adolescenza, la giovinezza<br />
- e vi è una educazione al bene comune che deve<br />
proseguire. Vi è una educazione di fondo alla consapevolezza<br />
delle responsabilità sociali e vi è una educazione<br />
specifica che si incarna nella concretezza dell’esperienza<br />
di cittadinanza. Educare al senso del bene comune<br />
vuol dire formare l’uomo ad una lineare aderenza ai principi<br />
della convivenza umana e allo stesso tempo non<br />
astrarlo dal senso storico, cioè dalla capacità di cogliere<br />
il modo nel quale quei principi possono trovare applicazione,<br />
nella vita di tutti i giorni, tra le strade dell’uomo.<br />
Ed è il lavoro l’ambiente di vita che più a lungo si è chiamati<br />
ad abitare, un’esperienza di vita che chiama anche<br />
a scelte responsabili. Vivere infatti la professione in<br />
un’ottica consapevole e problematica, mantenendo capacità<br />
di scelta autonoma e responsabile, è contribuire a<br />
costruire il bene comune. Occorre una seria disciplina<br />
etica per il superamento della tentazione di comportamenti<br />
non responsabili o rinunciatari rispetto alla globalità<br />
dei problemi che al proprio lavoro sono connessi, un<br />
esercizio faticoso che coinvolge la piena responsabilità<br />
dell’individuo. In questo senso, anche il lavoro chiama<br />
ad un impegno educativo. Occorre infatti attivare percorsi<br />
e prassi di “orientamento al lavoro” per i giovani che si<br />
affacciano al mondo del lavoro, orientamento che non si<br />
deve ridursi però a corsi di pratiche e tecniche per barcamenarsi<br />
tra curriculum e diverse professioni, che non<br />
orienti semplicemente alla domanda “che cosa voglio fare?”,<br />
ma che sposti il discernimento sul “cosa voglio essere”.<br />
Educare al lavoro come vera e propria vocazione,<br />
che chiama ad impegni di fedeltà e di coscienza, è<br />
l’obiettivo alto a cui vogliamo portare i giovani di questa<br />
generazione. Un ambiente di vita che occorre prepararsi<br />
ad abitare e con una certa consapevolezza. Oggi il per-<br />
8<br />
corso lavorativo non è più lineare.<br />
Il destino professionale<br />
viene gestito soggettivamente,<br />
la carriera diventa<br />
una traiettoria individuale,<br />
che il soggetto costruisce<br />
interagendo via via con le<br />
opportunità e gli ostacoli<br />
che incontra. Una gara<br />
competitiva, un’avventura<br />
vissuta in traversata solitaria,<br />
per cui il giovane lavoratore<br />
spesso si ritrova solo,<br />
individualizzato, tante volte<br />
trapiantato in un altro contesto<br />
territoriale, culturale,<br />
sociale. L’atmosfera di competizione<br />
che si respira nell’ambiente<br />
che lo circonda<br />
rischia di fargli smarrire la<br />
preziosa solidarietà che nasce<br />
di solito spontaneamente<br />
tra le persone che<br />
condividono una stessa passione lavorativa, lo stesso<br />
posto di lavoro. Occorre ridare ai giovani e ai lavoratori<br />
in genere la speranza che è possibile vivere il lavoro come<br />
esperienza di condivisione, di arricchimento. La crisi<br />
finanziaria globale ha dimostrato una volta per tutte che<br />
il sistema economico non funziona senza valori. Ci è<br />
toccato fare i conti con l’ovvia non coincidenza fra sviluppo<br />
economico e sviluppo umano, tra bene privato e<br />
bene comune. È un naturale principio economico che<br />
deduciamo dalla nostra quotidiana esperienza quello per<br />
cui è giocoforza che la casalinga che esce di casa per<br />
recarsi a fare la spesa, non può e non deve interessarsi<br />
al bene del macellaio o del fruttivendolo, ma cercare solo<br />
il proprio interesse. È emersa la frattura tra mercato e<br />
società civile, fra mercato e realtà di un benessere che<br />
non si rispecchia nei valori di borsa: lo strumento economico<br />
inventato dall’uomo per la propria promozione è diventato<br />
fine a se stesso. Per di più, al momento in cui<br />
questa grave crisi attraversata ne ha dimostrato la caducità,<br />
è imploso, dovendo ricorrere per salvarsi all’aiuto<br />
dello Stato, quale garante del bene comune. Sostenibilità<br />
significa equilibrio tra lavoro, tempo libero e tempo<br />
dedicato alle relazioni, significa anche dare un volto, una<br />
“prossimità” alle relazioni economiche. Difficile applicare<br />
l’insegnamento del Buon Samaritano se non riesco a focalizzare<br />
esattamente su chi si riversano concretamente<br />
le conseguenze delle mie scelte economiche.<br />
La sfida del bene comune oggi, anche a causa della<br />
crisi economica, è la vera sfida dei paesi occidentali.<br />
La parola chiave per una soluzione probabilmente sarà<br />
la sussidiarietà, da sostituire o integrare al welfare, promuovendo<br />
le organizzazioni che “dal basso” si danno<br />
una missione di assistenza sociale. Sussidiarietà necessaria<br />
per passare da una dimensione burocratica dello<br />
Stato somministratore di servizi ad un’organizzazione<br />
che tenga conto dell’aspetto relazionale, della interazione<br />
tra fornitore e fruitore delle prestazioni. Eliminando la<br />
distanza tra fornitore e fruitore di servizi, si promuove<br />
l’inclusione e la prossimità. La sussidiarietà è il metodo<br />
che consentirà di dare fioritura alla società civile. Con la<br />
corresponsabilità di tutti.