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STAMPA - Associazione Italiana Genitori

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Educazione & Società<br />

Il “bene comune”, una definizione in divenire<br />

Un seminario “promosso dal Tavolo interassociativo per l’educazione,<br />

cui partecipa intensamente anche l’A.Ge.<br />

Proponiamo qui la parte conclusiva di uno degli interventi, predisposto da alcune associazioni<br />

a cura della redazione<br />

redazione@age.it<br />

Si parla ormai da tempo in<br />

Italia di “emergenza educativa”,<br />

ma preferiamo parlare di “sfida<br />

educativa”, relativa non solo ai più<br />

giovani, il cui disagio è spesso sotto<br />

gli occhi di tutti. Pensiamo al<br />

senso di cittadinanza diffuso tra i<br />

più grandi, dai giovani precari agli<br />

adulti lavoratori ed in pensione. È<br />

una crisi di appartenenza, di senso<br />

del bene comune, che riguarda il<br />

complesso processo di costruzione<br />

delle identità personali e collettive e<br />

che richiede un rinnovato impegno<br />

educativo e formativo. Occorre ripartire<br />

innescando cicli virtuosi di esperienza<br />

e prassi educative che facciano<br />

riscoprire il senso di appartenenza<br />

e di cittadinanza, che portino a far<br />

proprio uno stile per vivere da protagonisti<br />

e non da inquilini, non da turisti di passaggio nelle<br />

nostre città e tra le nostre strade. Per innamorarsi del<br />

bene comune non occorre che farne esperienza e ci si<br />

allena a questa pratica faticosa di virtù solo nelle concrete<br />

situazioni di convivenza. Il bene comune si matura<br />

in un tessuto relazionale comunitario: se non si sperimenta<br />

in comunità, se non si condividono esperienze di<br />

relazione anche diverse fra di loro, l’idea e il desiderio di<br />

qualcosa da porre come valore accomunante si smarrisce.<br />

Non ci si difende rinserrando le fila, ma condividendo<br />

comunità. Ed una quotidiana esperienza di convivenza<br />

civile, la prima che si incontra da adolescenti, è certamente<br />

la scuola, il cui primo compito dovrebbe essere di<br />

educare le nuove generazioni non ad un sapere astratto,<br />

a collezionare contenuti di cui riempirsi la testa, ma ad<br />

una sapienza che faccia sentire responsabili della comunità<br />

e del mondo in cui viviamo. Alla scuola oggi tocca<br />

avviare un processo di educazione, e non solo di apprendimenti<br />

e competenze che, da soli, non fanno la<br />

persona. La scuola come esperienza di comunità educante,<br />

democratica, corresponsabile, è un prezioso laboratorio<br />

di incontro con la diversità, di allenamento al<br />

dialogo, al confronto, anche quando è scontro, alla condivisione<br />

della responsabilità di portare avanti insieme le<br />

sorti della vita scolastica. Saper comunicare per costruire<br />

reti di significato e di comunità, incanalare energie e<br />

pulsioni personali verso direzioni condivise, sperimenta-<br />

re in modo sempre più autentico l’umanità che si colora<br />

della diversità di ciascuno e che si gusta nell’incontro reciproco,<br />

ecco come educazione al bene comune si traduce<br />

quindi innanzitutto in esperienza, esperienza di relazioni,<br />

esperienza di scambi. Per questo la scuola è un<br />

bene comune: perché educa al bene comune. Vanno<br />

preservate la sua esperienza, la sua missione formativa,<br />

la sua vocazione educativa. In questa comune responsabilità,<br />

non si può non far rete tra le diverse risorse<br />

chiamate a questo compito educativo. Non si tratta di<br />

introdurre logiche di mercato nel sistema formativo, ma<br />

di aprirsi alla corresponsabilità della comunità civile ai<br />

compiti formativi della scuola. All’inizio di un nuovo anno<br />

scolastico vale la pena di investire ancora attese e speranze,<br />

vale la pena continuare l’impegno educativo,<br />

scommettere ancora sulla scuola, chiedendo più attenzione<br />

al mondo politico, più risorse economiche e serietà<br />

nella gestione dell’istituzione. Ma sono necessari anche<br />

impegno e convinzione rinnovati, da trasmettere ad<br />

allieve e allievi che vanno ad affollare aule e banchi. Affinché<br />

il processo formativo possa coinvolgere radicalmente<br />

la responsabilità (e corresponsabilità) del singolo,<br />

occorre ricentrarsi sulla soggettività dell’educando, sulla<br />

sua compartecipazione educativa, sul suo protagonismo,<br />

non inteso in senso individualista, ma come esercizio<br />

di corresponsabilità. È questo stile di fedeltà alla propria<br />

coscienza quello che lo studente ha l’occasione di<br />

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ONLUS

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