p. giuseppe battistella - Figli di Santa Maria Immacolata
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COLLANA CENTENARIO<br />
P. GIUSEPPE BATTISTELLA<br />
EDIZIONI RISONANZE
A MO’ DI INTRODUZIONE<br />
"Tante volte c'è in noi il desiderio <strong>di</strong> essere soli, con il nostro passato e pensare <strong>di</strong> ritrovarlo<br />
intatto".<br />
Ma la proposta <strong>di</strong> rivelare qualche segno su P. Battistella mi ha commosso, cosí ho desistito<br />
da quello che era e rimane per me un desiderio misto a nostalgia.<br />
Fui battezzato a "<strong>Santa</strong> Bonaria" al Quadraro ma i miei si trasferirono ben presto a<br />
Torrevecchia, una Borgata povera che a quei tempi sembrava abbandonata da Dio e dagli<br />
uomini. Non sapevo allora a quale parrocchia appartenessi in ..... a Montemario o<br />
Primavalle!!!. Per me era la stessa cosa.<br />
C' erano peró delle Suore, le " Maestre Pie dell'Addolorata" che avevano una Cappella,<br />
piccola piccola: la domenica, e non tutte saliva, con la bicicletta, P. Bugada Giuseppe dei<br />
Padri Sacramentini, celebrava la santa Messa poi ripartiva subito per San Clau<strong>di</strong>o, dove<br />
abitava.<br />
Nella chiesetta <strong>di</strong> Torrevecchia ricevetti la mia Prima Comunione e la Cresima: rammento,<br />
con una certa tenerezza che fu P. Bugada (oggi venerabile), a farmi da padrino, mostrando<br />
cosí una grande delicatezza.<br />
Non ricordo il mese ma ho impresso nella mente l'anno 1947. Mio fratello entrò in casa<br />
<strong>di</strong>cendo: "Sono arrivati tanti preti nella Villa”. Per noi la "Villa" era quella che i nostri Padri<br />
chiamarono poi "Romitello". Corremmo in molti per cercare <strong>di</strong> scoprire ... vedevamo, dalle<br />
aperture nel muro, dei giovani alti, vestiti con la tonaca nera. Poi cominciammo a vederli<br />
partire la mattina su un camioncino. Non riuscivamo a capire chi fossero: intanto però un<br />
nome era conosciuto dalle nostre mamme e circolava per Borgata...."Sor<strong>di</strong> Adriano".<br />
L'anno successivo cambiò qualcosa: vennero altri con la tonaca, ma piú giovani e con loro<br />
c'era un padre alto, buono, sempre sorridente. Si accorse <strong>di</strong> noi ragazzi che osservavamo tra<br />
i fori del muro: lui però non ci allontanò ma ci aprí un grande cancello ed entrammo cosí in<br />
quella casa grande, da me sogguardata tante e tante volte ma solo da lontano.<br />
Ci fu offerta una merenda con la frutta che era in quel grande e bel giar<strong>di</strong>no. Poi finalmente<br />
vedemmo la Villa fuori e dentro. Prima <strong>di</strong> salutarci e <strong>di</strong> invitarci a ritornare , ci guardó con<br />
quei suoi gran<strong>di</strong> occhi azzurri, pieni <strong>di</strong> bontà, ci fece recitare un'Ave <strong>Maria</strong>, poi <strong>di</strong>sse:<br />
"Vogliate sempre tanto bene alla Madonnina tutta bianca". Per noi l'espressione era<br />
completamente nuova e non la capivamo.. .a me però rimase impressa nella mente ed ancor<br />
oggi la porto sempre nel mio cuore.<br />
Ritornammo e lui ci portò in una stanzetta vicino al gallinaio, ci parlò con enfasi della<br />
"Madonnina tutta bianca". "Come Ti chiami?" domandò uno <strong>di</strong> noi. Con la suaà ci <strong>di</strong>sse che<br />
si chiamava ... P. Giuseppe ... Giuseppe Battistella, che era veneto e che apparteneva da<br />
tanto tempo alla Congregazione dei <strong>Figli</strong> <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> <strong>Immacolata</strong>.<br />
Ricomparimmo tante volte ed in tanti in quella Villa, da quel prete buono che ci aveva<br />
infuso l'amore par la Madonnina tutta bianca ... Con lui iniziammo a scoprire i luoghi sacri<br />
<strong>di</strong> Roma: ci portò alle catacombe <strong>di</strong> San Callisto e ci offrí il pranzo, poi a San Pietro, alle<br />
quattro Basiliche, al Colosseo e in altri posti della Roma dei Martiri.<br />
Cosí trascorsero gli anni 1948 1949 e noi ragazzi frequentavamo sempre <strong>di</strong> piú "Romitello",<br />
ora sede dei Novizi.<br />
Ricordo che quando tornavo a casa e parlavo a mio papà e a mia mamma <strong>di</strong> "Chierici e<br />
Novizi, <strong>di</strong> Congregazione" e quant'altro <strong>di</strong> vita religiosa, mi ascoltavano con attenzione ed<br />
anche con un certo stupore.<br />
Intanto tra alcuni <strong>di</strong> noi e il P. Battistella si stava aprendo un colloquio sempre piú forte, piú<br />
intenso ... piú vocazionale. Con Lui andammo alla Canonizzazione <strong>di</strong> santa <strong>Maria</strong> Goretti e<br />
<strong>di</strong> san Domenico Savio. Ma il mio ricordo piú bello fu il 1 Novembre del 1950, quando il
Papa Pio XII proclamò il dogma dell'Assunzione. Eravamo in piazza San Pietro tra tanta<br />
gente ma P. Giuseppe sembrava essere solo, solo con se stesso e la Vergine <strong>Santa</strong>. L'ho<br />
scrutato, lo ho stu<strong>di</strong>ato attentamente. Improvvisamente, mi chiamò in <strong>di</strong>sparte, mi osservò e<br />
puntandomi i suoi profon<strong>di</strong> occhi azzurri mi <strong>di</strong>sse, raggruppando le tre gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>ta <strong>di</strong> una<br />
mano: "Attilio ... Tre S = Sacerdote Santo Santifícatore". Compresi ma non volli dar a<br />
vedere che avevo afferrato subito e feci finta <strong>di</strong> nulla.<br />
P. Bugada veniva ormai <strong>di</strong> rado nella nostra Cappella e lo sostituiva P. Battistella<br />
accompagnato dai Novizi. Le cerimonie erano belle e fastose, cantavamo la "Messa in<br />
Terzo"; ormai sapevo che la mia parrocchia era "La Madonna <strong>di</strong> Quadalupe " a<br />
Montemario. Nel 1950 P. Bugada in un incidente perse la vita, dal 1 Gennaio 1951 P.<br />
Giuseppe era il cappellano della nostra Chiesetta.<br />
Ormai P. Battistella era dei nostri ed io ero cambiato molto. Andavo alle me<strong>di</strong>e al Dante<br />
Alighieri a Roma ma il pomeriggio lo trascorrevo a Romitello, aiutato nei compiti dai<br />
Novizi e dal "Capitano" che mi insegnava il francese, perché a Porto non si stu<strong>di</strong>ava<br />
l'inglese.<br />
In una bella ed in<strong>di</strong>menticabile mattina del 10 Agosto 1951, Peverini, Morbidelli, Branca,<br />
Melissi, Pagnotta ed io ci trovammo a Romitello con i nostri bagagli. L'allora novizio<br />
Maurizio Michelotto ci mise in fila. Prima <strong>di</strong> partire, il P. Battistella mi chiamò fuori della<br />
fíla e con quei suoi occhioni azzurri, fissandomi attentamente negli occhi mi <strong>di</strong>sse<br />
nuovamente: "Ricorda, Atttilio, le tre S ... SACERDOTE - SANTO - SANTIFICATORE.<br />
Poi al canto <strong>di</strong> "Bianco Padre" ci avviammo, accompagnati, sempre dal novizio. Maurizio,<br />
verso Primavalle dove salimmo sul bus 46. Appena si chiusero le porte il bus partí e per me<br />
iniziò la piú bella delle mie avventure, avventura che felicemente ancora continua. .<br />
Grazie P. Giuseppe per essere venuto a Torrevecchia e per aver dato una svolta sicura,<br />
meravigliosa e sorprendente alla mia vita.<br />
P. Attilio Benvenuti
PRESENTAZIONE<br />
Queste pagine, promesse ai Confratelli ed amici <strong>di</strong> P. Battistella subito dopo la sua morte, hanno il<br />
fine <strong>di</strong> impegnarci a vivere un po‟ <strong>di</strong> piú nell‟amore <strong>di</strong> Dio, ricordando la sua genuina testimonianza<br />
sacerdotale.<br />
Tra le sue poche carte non trovammo né <strong>di</strong>ari spirituali né memorie o documenti interessanti: aveva<br />
tutto <strong>di</strong>strutto, quasi presago della sua fine, prima <strong>di</strong> lasciare Oristano.<br />
Però lo abbiamo conosciuto personalmente da vicino per quattro anni e molte persone delle zone in<br />
cui visse ci hanno gentilmente trasmesso notizie degne <strong>di</strong> fede sulla sua vita.<br />
Inoltre, per spontanea collaborazione <strong>di</strong> vari destinatari, abbiamo avuto la fortuna <strong>di</strong> poter leggere<br />
almeno duecento lettere tra le migliaia e migliaia che egli scrisse, specie negli ultimi anni.<br />
Esse, oltre a fornirci talvolta interessanti particolari sulla sua vita, gettano grande luce sulla sua<br />
spiritualità, <strong>di</strong> cui sono limpido specchio.<br />
II loro stile, cosí semplice, imme<strong>di</strong>ato e can<strong>di</strong>do, è garanzia <strong>di</strong> sincerità ed imprime al testo grande<br />
forza <strong>di</strong> convinzione.<br />
Piú che narrare con parole nostre abbiamo perciò preferito unire insieme i brani piú interessanti dei<br />
suoi scritti, lasciando che parlasse, per quanto possibile, lui stesso, come una volta.<br />
Questo “Ricordo” vuol essere anche un omaggio al nostro Servo <strong>di</strong> Dio Giuseppe Frassinetti alla<br />
vigilia del centenario della sua morte.<br />
Da Lui principalmente, infatti, P. Battistella attinse la sua formazione ascetica, sul suo esempio<br />
modellò la sua vita apostolica, a Lui fece con la sua costante ascesi sacerdotale filiale omaggio e<br />
onore.<br />
N. B. - Ringraziamo tutte le persone che hanno collaborato con noi, permettendoci <strong>di</strong> consultare le<br />
lettere del P. Battistella a loro <strong>di</strong>rette.
PARTE PRIMA<br />
CENNI SULLA VITA<br />
I PRIMI ANNI<br />
Molina <strong>di</strong> Malo è un paesello agricolo <strong>di</strong> circa 1000 abitanti, sulla riva destra del Timonchio,<br />
a 20 km. da Vicenza.<br />
Ivi nacque Giuseppe Antonio Battistella il 17 gennaio 1905 da Giuseppe e da Saccardo<br />
Maddalena, ultimo <strong>di</strong> una bella corona <strong>di</strong> sette figli, ed ivi, dopo cinque giorni, fu<br />
solennemente battezzato. A Molina Giuseppe crebbe - gioia della famiglia tanto timorata <strong>di</strong><br />
Dio, tanto unita, tanto provata dal dolore - e a Molina, a otto anni, ricevette la Prima<br />
Comunione.<br />
LA PRIMA COMUNIONE<br />
Nel 1963, verso il 15 marzo, i suoi amici, parenti e confratelli si videro arrivare<br />
inaspettatamente una bella immaginetta <strong>di</strong> S. Giuseppe. Sul retro P. Battistella aveva fatto<br />
stampare:<br />
“P. Giuseppe Battistella F.S.M.I.<br />
invita Parenti ed Amici<br />
Cielo e Terra a ringraziare Id<strong>di</strong>o<br />
per il dono dell‟Eucaristia.<br />
Grazie, Gesú, delle Grazie che mi hai fatto,<br />
Grazie, Gesú, delle Grazie che mi vai facendo,<br />
Grazie, Gesú, per le Grazie che mi farai.<br />
Beata, felice l‟anima che ha trovato e sa trovare<br />
Gesú nell‟Eucaristia”.<br />
19 marzo 1913 (S. Giuseppe) (19-3-1963).<br />
Gli amici, sorpresi della inconsueta celebrazione, dovettero rileggere piú volte quei semplici e<br />
chiari pensieri. Furono cosí costretti a contare, anche essi, gli anni trascorsi dalla “loro” Prima<br />
Comunione e a riflettere sui rapporti con la S. Eucaristia. Ma questo non era stato il principale<br />
scopo dell’iniziativa del P. Battistella. Egli aveva voluto specialmente partecipare la sua gioia<br />
ingenua e traboccante per aver da cinquant’anni incontrato il suo inseparabile Divino Amico.<br />
Per Bepi (cosí lo chiamavano in casa) quel giorno dovette essere davvero un giorno decisivo:<br />
primo incontro, semplice e irrevocabile, primo appello, prima limpida promessa, prima<br />
luminosa gioia.<br />
Aveva ancora la mamma.
LE MAMME NON DOVREBBERO MAI MORIRE<br />
“II mio cuore <strong>di</strong> Sacerdote vuole parecchio bene a tutte le mamme e in questo<br />
momento, pensando alla mamma mia, mi si intenerisce il cuore e delle gocce come<br />
<strong>di</strong> rugiada fanno capolino sul mio ciglio e - lo confesso - mi fanno bene.<br />
Ho sempre tanto pianto nella mia vita, fin da nove anni quando mia mamma morí,<br />
e ora piú che mai ne sento il bisogno e la necessità” (22-4-1949).<br />
La mamma gli morí nel 1914, quando egli aveva nove anni. Ricorda una sorella che Bepi, in<br />
casa presso la bara rimase a lungo, ritto, senza batter ciglio né mostrare una lacrima, ma<br />
confessò poi, che credeva morire dal dolore.<br />
“Finchè si ha una mamma - scrisse in seguito - non si è mai vecchi e non si<br />
dovrebbe esser mai tristi”.<br />
E altrove, consolando un orfano:<br />
“Oh, sì, le mamme non dovrebbero mai morire”.<br />
Alla mamma faceva risalire la confidente fiducia nella “Bianca Signora” (o Madonna Bianca)<br />
e il piacere della devota, silenziosa preghiera.<br />
VERSO LA GIOVINEZZA<br />
E gli anni passarono. Bepi, dopo la quarta elementare lavorò nei campi. In famiglia, dopo la<br />
morte della madre, Bepi, il papà e i suoi fratelli e sorelle vissero sempre con lo zio Antonio,<br />
fratello del babbo e vedovo anch’egli con una bambina.<br />
Due sorelle <strong>di</strong> Bepi erano già Suore.<br />
Vivevano sempre nella piú completa armonia: era un vero piacere - ricorda una nipote -<br />
sentire come il babbo e lo zio trattavano serenamente i loro affari a tavola, dopo mangiato.<br />
Bepi poi era la gioia della sua casa e della Parrocchia ove, per <strong>di</strong>versi anni fu catechista,<br />
animatore e presidente dei giovani <strong>di</strong> Azione Cattolica. Le nipoti e tanti amici ricordano <strong>di</strong> lui<br />
il bel carattere allegro, gioviale, generoso.<br />
“La sua presenza riempiva la casa <strong>di</strong> gioia”».<br />
ANNI BELLI DAVVERO, QUELLI!<br />
Egli stesso piú tar<strong>di</strong>, rievocando quel periodo in una lettera ad una nipote suora, scriveva:<br />
“Anni belli davvero, quelli! Che semplicità nella nostra vita! Che gioia nel nostro<br />
pur pesante lavoro! Che poesia attraverso i nostri prati smaltati <strong>di</strong> fiori! Che<br />
sod<strong>di</strong>sfazione al formidabile appetito quando ti vedevamo spuntare da lontano<br />
giuliva e frettolosa con la sporta del mangiare!<br />
E quando alle 15 del sabato le gioiose campane ci cantavano improvvise: Domani<br />
è festa, domani vi vestirete a festa, domani la Messa, la Comunione ... domani i<br />
Vespri, la S. Bene<strong>di</strong>zione alla sera, e i canti in onore della Madonna ....<br />
Sono cose, per chi come noi ha avuto in dono la fede, troppo belle, troppo gran<strong>di</strong>,<br />
troppo gau<strong>di</strong>ose, che si possono tacere, tenendole nel fondo del cuore, ma che<br />
non si possono <strong>di</strong>menticare!<br />
Se mi ricordo! E come! Le Sile, il Barco, il “Capitelo”... E ti sovviene lo zio pieno<br />
<strong>di</strong> contentezza buttare per l‟aria il cappello e a volte gli stessi strumenti <strong>di</strong> lavoro
quando le campane suonavano ad annunciarci la Domenica vicina? Non ti sono<br />
mai sembrato un pazzo, pazzo <strong>di</strong> gioia?”.<br />
L’IMMAGINE SDRUCITA<br />
”Va‟ alla scuola del Tabernacolo, me<strong>di</strong>ta il Tabernacolo, vivi nel Tabernacolo e<br />
troverai panorami <strong>di</strong> santità, orizzonti <strong>di</strong> perfezione affascinanti, che ti<br />
inebrieranno <strong>di</strong> gioia.<br />
Io bene<strong>di</strong>co sempre quel giorno quando, ancora in famiglia, andando nei campi<br />
del Barco trovai nel fango una immaginetta sdrucita con queste parole: Beata,<br />
felice l‟anima che ha trovato e sa trovare Gesú nell‟Eucaristia”. (31-3-1962).<br />
MATTACCHIONE SÍ, MA SANTO<br />
Bepi aveva un carattere vivace, sensibile alla buona amicizia. A una osservazione che una sua<br />
sorella gli aveva fatto perché le sembrava troppo vivace con le ragazze, poté rispondere,<br />
sorridendo: “Mattacchione sì, ma santo!”.<br />
Era molto gra<strong>di</strong>to nelle compagnie dei giovani che lo vedevano sempre allegro, gioviale,<br />
sorridente, anche se assorto in alti pensieri.<br />
Cosí lo ricordano gli amici <strong>di</strong> Molina: nonostante i duri lavori dei campi era impegnatissimo<br />
nell’Azione Cattolica e fedelissimo alla pratica dei primi venerdí del mese; quasi tutti i giorni,<br />
del resto trovava modo <strong>di</strong> far la <strong>Santa</strong> Comunione.<br />
Tante volte d’estate si alzava alle tre del mattino per andare in campagna ad arare la terra con<br />
le bestie (quattro mucche e un cavallo) e stava <strong>di</strong>giuno fino alle 11 per fare la <strong>Santa</strong><br />
Comunione.<br />
”Ricordo come se fosse adesso - scrive Suor Tarcisia Savio - lo vedevamo<br />
arrivare in paese dai campi con il suo cavallino rosso (mi sembra <strong>di</strong> vederlo); lo<br />
fermava sulla strada davanti alla nostra chiesina ed entrava …Tanto che gli<br />
osservammo che si fidava troppo a lasciare il cavallino solo, in mezzo alla strada.<br />
Lui rispondeva con un bel sorriso. II cavallino gli era fedele”.<br />
GLI MUORE ANCHE IL PAPÀ<br />
Nel 1965, cinque mesi prima <strong>di</strong> morire, P. Battistella scriveva alla sorella suora:<br />
«Carissima sorella, il 20 maggio prossimo come ricorderai ricorre il<br />
quarantunesimo anniversario della morte del carissimo papà. Cosa daremo ai<br />
nostri genitori che con Dio ci hanno dato la vita?<br />
Tra i piú cari e commoventi ricor<strong>di</strong> del babbo mi sovviene che quando, morta la<br />
cara mamma, mi prese a dormire con sé, sempre, sempre, ogni sera, a letto, dopo<br />
il Rosario nella stalla, si pregava per la mamma e quando io preso dal sonno piú
non rispondevo, mi chiamava e <strong>di</strong>ceva: Dormi già? E la mamma? Preghiamo<br />
ancora.<br />
Poi mi lasciava dormire e chissà quanto lui continuava a pregare.<br />
Allora, piccoletto, non comprendevo tutto, ma che cari ricor<strong>di</strong> veduti a<br />
sessant‟anni! Però consoliamoci; li riabbracceremo in cielo» (28-4-1965).<br />
L’ultimo ricordo che il babbo <strong>di</strong> Bepi <strong>di</strong>ede ai figli fu questo: ”Ricordatevi che se non volete<br />
arrossire mai davanti a nessuno, non dovete <strong>di</strong>re mai bugie”.<br />
E Bepi fu fedele alla verità fino allo scrupolo, sempre, anche per la parola data al papà sul<br />
letto <strong>di</strong> morte.<br />
Del resto il papà influí molto sull’animo <strong>di</strong> Bepi anche in altri punti. Per esempio nella<br />
precisione nel lavoro e nell’or<strong>di</strong>ne.<br />
”Il babbo <strong>di</strong>ceva che i campi ben arati, con solchi bei dritti e i bor<strong>di</strong> ben rifiniti, <strong>di</strong> giorno fan<br />
piacere ai viandanti e <strong>di</strong> notte rallegrano gli angeli”.<br />
Cosí pure nella perseveranza nello sforzo: ”Bisogna portare a termine il lavoro fissato, a<br />
qualunque costo”; e nella fiducia illimitata nella Provvidenza, fiducia nel prossimo, generosità<br />
per chi ha bisogno, chiunque sia.<br />
MI SON ALPIN ...<br />
Bepi dei suoi giovani <strong>di</strong> Azione Cattolica era l’amico, l’organizzatore ed il trascinatore. A<br />
volte, il sabato sera, ne radunava alcuni: cantando montavano a cavallo o sopra un carretto e<br />
via! Arrivavano a Thiene, si confessavano, si fermavano per due o tre partite a bocce e un<br />
bicchiere <strong>di</strong> vino e poi, per la strada interna, ancora cantando tornavano al paese. Il giorno<br />
dopo, domenica, li voleva vedere tutti alla S. Messa e alla Comunione. Nel pomeriggio erano<br />
ancora con lui al Catechismo (era ottimo catechista lui stesso), ai Vespri e a far qualche bella<br />
partita a bocce.<br />
Bepi metteva anche in questo gioco tanto impegno e tanta maestria da essere quasi sempre<br />
imbattibile.<br />
Prima <strong>di</strong> sciogliere la compagnia si ponevano in cerchio e cantavano ”Son baldo alpin” la<br />
”Montanara” e altri canti <strong>di</strong> montagna che gli erano cari.<br />
Per questo il giorno della sua prima Messa in paese, dopo l’accademia, i suoi giovani <strong>di</strong> un<br />
tempo gli cantarono cori alpini.<br />
Le vette, la loro conquista, l’ascesa, oltre che l’amor patrio, gli facevano desiderare quelle<br />
canzoni che tenevano uniti i giovani del paesello.<br />
E dai suoi giovani Bepi aveva grande affetto e stima.<br />
R. M. tornato a Molina dopo anni passati in carcere (innocente) <strong>di</strong>ceva al fratello <strong>di</strong> Bepi,<br />
Francesco: ”Quando ero a Molina solo Bepi mi comprendeva, solo lui!”.<br />
E un testimone oculare che conobbe Bepi in quegli anni ci scrive: ”L’ho sempre incontrato<br />
allegro, gioviale, sorridente, sempre col pensiero rivolto in alto ... voleva portare i giovani a<br />
un grande amore alla S. Eucaristia”.<br />
Quanto a Lui, sappiamo che lesse in quegli anni piú volte il Santo Evangelo, tanto da ritenerlo<br />
quasi tutto a memoria. Si comprende cosí come poi, pre<strong>di</strong>cando, le citazioni evangeliche gli<br />
venissero tanto spontanee, precise e appropriate.
LA MADONNA BIANCA<br />
In quegli anni la devozione alla Madonna si ra<strong>di</strong>cò profondamente nel suo cuore. ”Non puoi<br />
immaginare - scriveva - quanto io Le voglia bene e cosa provi il mio cuore nel chiamarla<br />
Madonna Bianca! …”<br />
”Mater Pietatis!<br />
Ai suoi pie<strong>di</strong> ho fatto con grande gioia in<strong>di</strong>menticabile gli esercizi spirituali<br />
quando giovane ero ancora a casa, come il caro Tonino e il caro Mario” (29-4-<br />
1958).<br />
Era venerata nella cappella <strong>di</strong> Villa S. Giuseppe in Bassano del Grappa. Una sua effigie da<br />
quel tempo tenne sempre presso il suo letto.<br />
II PRIMO CORSO DI ESERCIZI SPIRITUALI<br />
”Come ringrazio sempre il Signore <strong>di</strong> quel primo lontano corso <strong>di</strong> esercizi<br />
spirituali, fonte in seguito <strong>di</strong> tante grazie e <strong>di</strong> moltissime gioie! Fu in quel corso<br />
che sentii <strong>di</strong>re:<br />
Giovani siate puri e sarete belli!<br />
Giovani siate puri e sarete forti!<br />
Giovani siate puri e sarete Santi!<br />
E per salvare la vostra bella, affascinante giovinezza, <strong>di</strong>fendetela, cari giovani,<br />
con due incrollabili colonne: la colonna Eucaristica, la colonna <strong>Maria</strong>na, cioè S.<br />
Comunione e S. Rosario”.<br />
Cosí era il giovane Bepi a Molina, e ogni anno migliorava la sua unione con Dio.<br />
IL “MISTERO MISTERIOSO” DELLA VOCAZIONE<br />
Quando avvertí <strong>di</strong> essere chiamato ad essere sacerdote e religioso?<br />
Abbiamo qualche dato preciso da una sua lettera dell’8-7-1959 e da una altra <strong>di</strong> suo zio<br />
gesuita, P. Pietro Battistella.<br />
P. Giuseppe scrive dunque ad una buona signora <strong>di</strong> Roma, triste per non vedere in nessuno dei<br />
suoi figli la vocazione sacerdotale, nonostante i suoi desideri e 1e sue <strong>di</strong>uturne preghiere:<br />
”Riguardo ad avere un figlio Sacerdote preghi e speri, perché il Signore ha i suoi<br />
<strong>di</strong>segni e chiama e apre le porte quando vuole Lui.<br />
Non deve per questo scoraggiarsi ma <strong>di</strong>re: Signore sia fatta la Tua volontà, ma se<br />
tu vuoi ... Tu ci hai anche detto: Domandate, chiedete, picchiate. Io che scrivo -<br />
sacerdote felice - a quin<strong>di</strong>ci anni non ci pensavo, a ventisei anni, con solo la<br />
quarta elementare fatta, Lui mi ha aperto la porta. Il cuore umano è sempre un<br />
mistero misterioso! Pensare il cuore del giovane e per <strong>di</strong> piú non forte in salute!<br />
Ci vuole pazienza, preghiera e tempo”.<br />
Forse il Signore aspettava anche uno sprone dalla sorella (suor Flora) che andando un giorno<br />
in famiglia e trovandosi con i tre fratelli ebbe l’ispirazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>r loro a bruciapelo: ”Come<br />
siete stati poco bravi! Mi avete fatto pregare tanto per niente. Avevo tanto desiderio <strong>di</strong> avere<br />
un fratello sacerdote e mi avete delusa”.
Queste parole fecero molta impressione a Bepi e le ricordò poi spesso alla sorella, quando fu<br />
sacerdote.<br />
A <strong>di</strong>ciannove anni, dopo il primo corso <strong>di</strong> Esercizi a Villa S. Giuseppe, è certo che il<br />
problema vocazionale era già entrato profondamente nel suo animo.<br />
INIZIANO LE PROVE<br />
Lo zio gesuita che era come il sole <strong>di</strong> tutta la famiglia, venerato ed ascoltato in ogni problema,<br />
scriveva a suor Flora, sorella <strong>di</strong> Bepi, il 23-12-1924:<br />
”Ho ricevuto il biglietto <strong>di</strong> don Marcello, nel quale ho constatato contenersi le<br />
stesse cose che Bepi mi <strong>di</strong>sse scrivendomi in questi giorni. Gli ho risposto -<br />
continua lo zio - che questo affare per lui, a questa età, con la leva militare<br />
ancora <strong>di</strong> mezzo, umanamente parlando non è sí facile a sciogliersi, ma che se<br />
Dio vuole ci riuscirà, benché non senza sacrifici e umiliazioni ...<br />
Spero che con l‟aiuto del Parroco trovi qualcuno che lo in<strong>di</strong>rizzi per gli stu<strong>di</strong> e<br />
allora si vedrà”.<br />
In altro scritto alla sorella <strong>di</strong> Bepi egli ripetè che non si sentiva <strong>di</strong> mettere a stu<strong>di</strong>are un<br />
giovane grande con i piccoli; che provasse a stu<strong>di</strong>are a casa o in Seminario; a un certo punto<br />
<strong>di</strong> stu<strong>di</strong> fatti avrebbe potuto entrare nella “Compagnia”.<br />
LAVORO NEI CAMPI E STUDIO: FORZA BEPI!<br />
Perciò Bepi, a vent’anni, ricominciò a stu<strong>di</strong>are a casa, aiutato da comprensivi sacerdoti.<br />
Alla sera tar<strong>di</strong>, quando i lavori dei campi erano conclusi, posava vanga e falce e apriva i libri;<br />
tre volte alla settimana poi inforcava la bicicletta pedalando forte verso Thiene per prendere in<br />
orario lezione dai buoni padri Giuseppini. Dopo due ore <strong>di</strong> scuola eccolo <strong>di</strong> ritorno per cenare<br />
alla svelta e continuar lo stu<strong>di</strong>o fino alla mezzanotte.<br />
Al mattino, prestissimo era nuovamente alzato per il lavoro della stalla e dei campi.<br />
Fu una fatica durissima, ma egli cercava <strong>di</strong> far tutto con il solito stile: massima precisione,<br />
or<strong>di</strong>ne, puntualità.<br />
Ecco però un improvviso colpo del <strong>di</strong>avolo.<br />
Finito l'anno scolastico, Bepi avrebbe dovuto presentarsi come privatista agli esami a<br />
Vicenza. Fatta la domanda e presentati i documenti aspettò come d’accordo l’avviso e la data<br />
precisa delle prove scritte, ma l’avviso arrivò (per un <strong>di</strong>sguido postale) quando eran quasi<br />
finite. Naturalmente Bepi non poté sostenere gli esami.<br />
Questo fatto sconcertò tutti e tutto.<br />
Pensarono e decisero: ”Non sarà volontà <strong>di</strong> Dio che tu sia sacerdote”.<br />
Povero Bepi! Pianse tutte le sue lacrime ma anche lui dovette concludere con gli altri: non<br />
sarà forse la volontà <strong>di</strong> Dio.<br />
Intanto in casa, dopo il babbo, era morto anche un fratello. Era rimasto solo il più vecchio con<br />
tante bambine e due orfanelli del fratello Pietro.<br />
Era dunque necessario e in<strong>di</strong>spensabile il braccio <strong>di</strong> Bepi nel lavoro dei campi.<br />
E tutti - anche nel paese - gli <strong>di</strong>cevano: ”Lascia il pensiero del sacerdozio ... ve<strong>di</strong> che il<br />
Signore non ti vuole ... sposati e non pensarci più ...”.
In quel tempo - cosí sconcertante - finiti i suoi lavori dava piú assiduamente il suo tempo<br />
libero ai giovani <strong>di</strong> Azione Cattolica e alla preghiera.<br />
Data l’insistenza dei familiari dovette me<strong>di</strong>tare a lungo anche sulla opportunità <strong>di</strong> farsi una<br />
famiglia, ma i suoi <strong>di</strong>scorsi e le sue conclusioni eran sempre sulla vocazione religiosa.<br />
Durante i frequenti raduni ai quali partecipava con i suoi giovani e durante gli esercizi<br />
spirituali chiedeva agli assistenti ecclesiastici: ”Qual è la via piú breve per farmi santo?”.<br />
Ed essi purtroppo non comprendevano il suo animo, sorridevano, rispondevano vagamente. E<br />
lui ne soffriva perché non era molto capace ad aprirsi con i sacerdoti.<br />
Piú intensa intanto si faceva la sua vita eucaristica.<br />
E gli anni passavano.<br />
II SIGNORE NON SI DIMENTICA DI BEPI<br />
Un giorno alla sorella, suor Flora, giunse una lettera da casa: ”Bepi lavora tutto il giorno e<br />
inonda tutti <strong>di</strong> gioia, ma <strong>di</strong> notte lo sentiamo pregare e piangere. Bisogna pensarci”.<br />
La buona sorella lo incoraggiò nei suoi desideri <strong>di</strong> essere ad ogni costo sacerdote - religioso e<br />
interessò i superiori dell’Istituto Gualan<strong>di</strong> dei Sordo Muti, poi i Salesiani <strong>di</strong> Schio. Il rettore <strong>di</strong><br />
quel collegio si <strong>di</strong>sse pronto ad accettarlo. Bepi allora andò con la nipote <strong>Maria</strong> (poi suor<br />
Rubina) in pellegrinaggio al santuario <strong>di</strong> Monte Berico.<br />
Stette molto tempo in chiesa raccolto in preghiera, poi uscí dalla porta maggiore, scese alcuni<br />
gra<strong>di</strong>ni e in ginocchio <strong>di</strong>strusse in piccolissimi pezzi alcune lettere <strong>di</strong>cendo che dovevano<br />
essere <strong>di</strong>sperse al vento per sempre.<br />
Rientrò in chiesa e ne uscí raggiante <strong>di</strong> gioia.<br />
Deve essere stata la sua ultima battaglia e la sua definitiva decisione.<br />
LE PROVE CONTINUANO<br />
Ma le contrarietà e le prove non erano ancora finite.<br />
Del resto lo zio gesuita l’aveva da anni preparato ad esse: ”Se ti vuoi dare davvero al servizio<br />
del Signore - gli aveva scritto - prepara l’animo tuo alle tribolazioni”.<br />
A Schio Bepi portò l’entusiasmo <strong>di</strong> un neofita, una volontà decisa <strong>di</strong> tendere alla perfezione,<br />
docilità, impegno, cor<strong>di</strong>alità e carità per tutti.<br />
Durante l’anno il rettore <strong>di</strong>sse ripetutamente - e lo scrisse alla sorella - che Giuseppe<br />
Battistella aveva la stoffa adatta per <strong>di</strong>ventare un vero salesiano.<br />
Alla fine dell’anno ebbe la promozione e passò al collegio <strong>di</strong> Trento.<br />
Dopo alcuni mesi quel <strong>di</strong>rettore scrisse al parroco <strong>di</strong> Molina che il giovane Battistella, <strong>di</strong><br />
provata umiltà, pietà e carità era ammesso, ma solo come coa<strong>di</strong>utore (dovette aver dubbi sulla<br />
possibilità <strong>di</strong> far aggre<strong>di</strong>re lunghissimi stu<strong>di</strong> a un giovane <strong>di</strong> ventotto anni vissuto fino allora<br />
nei campi).<br />
II parroco, conoscendo Bepi, scrisse: ”Questo no!”.<br />
E andò a riprenderselo subito. Dovette essere questa la conclusione piú tremenda.
NELLA CONGREGAZIONE DEI FIGLI DI S. MARIA IMMACOLATA<br />
Dio però lo voleva proprio religioso e sacerdote: soltanto voleva provarlo ancora un poco<br />
nella generosità e nella fermezza del proposito.<br />
Mentre a casa, tra le lacrime si chiedeva pregando: ”Che cosa vorrà Id<strong>di</strong>o da me?”, la<br />
Madonna Bianca stava aprendogli la via <strong>di</strong> Roma.<br />
Sua sorella suora apparteneva alla Congregazione delle Piccole Suore della Sacra Famiglia,<br />
che da anni svolgevano (e tuttora svolgono) con grande de<strong>di</strong>zione il loro ufficio presso la<br />
Casa Generalizia dei <strong>Figli</strong> <strong>di</strong> S. <strong>Maria</strong> <strong>Immacolata</strong> in Roma.<br />
La buona superiora suor Amedea venne a conoscere il problema e il proposito del giovane<br />
Giuseppe Battistella e ne parlò al nostro superiore generale P. Giacomo Bruzzone. Bepi è<br />
subito accettato in prova (agosto 1933).<br />
Il P. Bruzzone ricevette Bepi a Roma, vide che il giovane aveva ottima volontà, sincerità nel<br />
manifestare il suo animo e chiari segni <strong>di</strong> vocazione e gli assegnò come casa l’Istituto Sacro<br />
Cuore in Siena, in qualità <strong>di</strong> aspirante al sacerdozio.<br />
Il Signore è buono con chi ha fiducia in Lui. E un altro grande desiderio in quei giorni egli<br />
poté sod<strong>di</strong>sfare.<br />
Nel foglio ove annotava le date memorabili della vita troviamo: ”25 agosto 1933: Prima<br />
veduta del Papa in Vaticano!”.<br />
Si può cosí capire come in quei giorni scrivesse: ”Se sto bene? Farei salti dalla gioia”.<br />
Furono giorni <strong>di</strong> grande felicità.<br />
A SIENA<br />
A Siena nell’Istituto Sacro Cuore i nostri padri, a ritmo accelerato, per tutto l’anno scolastico<br />
lo aiutarono ad inserirsi negli stu<strong>di</strong> umanistici.<br />
P. Paro<strong>di</strong> Giovanni che ogni giorno lo intratteneva a lungo per il latino, ci ricordava ancora in<br />
questi giorni che al principio vedere questo giovane <strong>di</strong> ventotto anni ricominciare con<br />
timidezza la grammatica latina gli fece pena.<br />
Dopo poco tempo però, accorgendosi che ogni pagina del Manzoni e ogni regola <strong>di</strong> latino<br />
erano da lui ritenute in modo inconsueto, restò sorpreso della sua facilità <strong>di</strong> apprendere, della<br />
capacità <strong>di</strong> ritenere e della forza <strong>di</strong> volontà.<br />
Alla fine dell’anno scolastico - ricorda ancora P. Paro<strong>di</strong> - il giovane Battistella, pur ripetendo<br />
ad oltranza <strong>di</strong> trovarsi a <strong>di</strong>sagio nel mondo della cultura, sapeva intendere e tradurre <strong>di</strong>versi<br />
prosatori latini e gustare, commentando, i migliori nostri scrittori.<br />
Intanto, nel pomeriggio era assistente dei convittori, mettendo in luce una qualità inattesa.<br />
Quel giovane sapeva farsi ubbi<strong>di</strong>re senza castigare, sapeva farsi stimare ed amare dai giovani<br />
pur nella riservatezza ed umiltà.<br />
”Era uno che ci credeva sul serio - ci ricordava dopo anni uno <strong>di</strong> quei giovani- e noi eravamo<br />
attratti dalla sua coerenza e dalla sua inappuntabile condotta”.<br />
Finito l’anno scolastico il giu<strong>di</strong>zio del <strong>di</strong>rettore fu positivo sotto ogni aspetto, cosí il giovane<br />
Giuseppe Battistella fu ammesso al noviziato.<br />
Nel foglio delle sue date memorande leggiamo: ”Roma, 7 settembre 1934: vestizione<br />
religiosa!”.
Trovarono tutti che l’abito religioso stava proprio bene su quel giovane alto, eretto, scarno,<br />
con le mani giunte e composto. ”Ci si trovava bene dentro”.<br />
Ecco come <strong>di</strong>ceva con semplicità agli amici. E cosí varcò la soglia del noviziato.<br />
IL NOVIZIATO<br />
La vita del noviziato si svolge a orario serrato, con uniformità, con pratica assidua della vita<br />
comune, con l’attribuzione <strong>di</strong> tanti piccoli uffici; i suoi compagni, tutti giovanissimi, hanno<br />
altra mentalità e formazione...<br />
Non sarà una dura prova per un uomo <strong>di</strong> trent’anni, con la sua personalità già formata?<br />
Sembra <strong>di</strong> no, perché dal primo giorno il novizio Battistella imposta la sua vita infiammato da<br />
un unico proposito: <strong>di</strong>ventare un religioso perfetto.<br />
I compagni prima lo osservarono con aria <strong>di</strong> attesa, poi con simpatia. Finirono per essere<br />
toccati dalla sua modestia, sincerità, semplicità e specialmente dalla serietà con cui giorno<br />
dopo giorno seguiva la regola e accettava le <strong>di</strong>rettive del padre maestro.<br />
Ben presto si accorsero anche <strong>di</strong> desiderare la sua compagnia, cosí fraterna e serena.<br />
“Vedendocelo vicino - <strong>di</strong>sse poi uno <strong>di</strong> loro - la vita del noviziato ci pareva piú facile e bella”.<br />
Cosa pensasse <strong>di</strong> lui il padre maestro (P. Giovanni Vaccari) appare dalle relazioni che durante<br />
l’anno dovette stendere, come è consuetu<strong>di</strong>ne, per il Consiglio Superiore: ”Marzo 1935.<br />
Battistella Giuseppe, <strong>di</strong> anni trenta, aduna le con<strong>di</strong>zioni necessarie per riuscire un buono e<br />
<strong>di</strong>stinto religioso: pietà soda e intensa, impegno assoluto per progre<strong>di</strong>re, docilità in tutto,<br />
serenità e pieno <strong>di</strong> carità sempre e con tutti. Non permaloso, riesce in tutto, anche nella scuola<br />
supplementare <strong>di</strong> lettere, nonostante egli <strong>di</strong>chiari <strong>di</strong> riuscirvi poco”.<br />
”Maggio 1935. Confermo che Battistella Giuseppe è un giovane fornito <strong>di</strong> ottime qualità<br />
morali; non solo è <strong>di</strong> pietà ma vive la vita interiore, pronto a qualunque lavoro, pronto a<br />
qualunque sacrificio, pieno <strong>di</strong> carità, docilissimo, niente permaloso, in armonia con tutti e<br />
sempre”.<br />
L’ultima relazione del padre maestro è brevissima; “Agosto 1935; il novizio Battistella è<br />
pronto sotto ogni rapporto per essere ammesso alla professione”.<br />
GLI ESERCIZI SPIRITUALI PER LA PROFESSIONE<br />
Tra le poche sue carte abbiamo trovato un quaderno da pochi sol<strong>di</strong> che nella copertina<br />
riproduce il <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> un agricoltore curvo sull’aratro mentre i due buoi avanzano nel campo<br />
e <strong>di</strong>etro dritti restano i solchi.<br />
Nella prima pagina è scritto: “Sempre meglio. Esercizi spirituali 27 agosto-7 settembre 1935”.<br />
Poi con calligrafia chiara (a lettere staccate) or<strong>di</strong>natissima, sono i sunti delle pre<strong>di</strong>che. Alla<br />
fine <strong>di</strong> ognuna troviamo un proposito.<br />
Tutti fan propositi, durante gli esercizi, ma è doveroso notare che a quelli da lui fatti in quei<br />
giorni, egli tenne fede ad oltranza fino alla morte.<br />
Eccone alcuni:<br />
“Darò solo a Dio il mio cuore. (13)<br />
Ubbi<strong>di</strong>enza cieca al <strong>di</strong>rettore spirituale, pensando che per suo mezzo Gesú vuol<br />
guidare l'anima mia. (24)
Porterò sempre con me un crocifisso e a Lui penserò e lo bacerò anche durante il<br />
giorno e la notte. (25)<br />
Rinnoverò frequentemente per mezzo della Vergine <strong>Maria</strong> l‟offerta del mio cuore<br />
a Gesù Eucaristia. (30)<br />
Carità: devo manifestare questa carità con i fatti, pensando bene <strong>di</strong> tutti,<br />
parlando bene <strong>di</strong> tutti, facendo del bene a tutti. (31) “.<br />
Cosí si preparava alla professione religiosa che è suggello <strong>di</strong> fedeltà a Dio coi Santi Voti.<br />
LA PROFESSIONE<br />
Altra data memoranda annotò nel suo foglio prezioso: ”Porto Vecchio - settembre 1935:<br />
professione religiosa ad Triennium”.<br />
Scrisse in quel giorno, a mano, su <strong>di</strong> una immagine ricordo: ”Religioso! Misericor<strong>di</strong>as<br />
Domini in aeternum cantabo”.<br />
Dopo trent’anni l’ubbi<strong>di</strong>enza lo chiamò nella stessa casa <strong>di</strong> Porto a pre<strong>di</strong>care gli esercizi ai<br />
giovani postulanti e novizi. Lo vedemmo seguire la cerimonia della vestizione con lacrime <strong>di</strong><br />
commozione.<br />
Scrisse la sera dopo alla sorella (suor Flora):<br />
”Porto, 30-9-1965.<br />
Ti scrivo dalla casa <strong>di</strong> Porto dove 30 anni fa mi fosti vicina a godere e ad<br />
aumentare la gioia della prima professione. Ricor<strong>di</strong>? Iersera dopo i canti in<br />
chiesa per i nuovi novizi e neo professi, in un clima gioioso ad altissimo livello,<br />
tutti uniti, piccoli e veterani, tutti giovani giovani hanno fatto echeggiare “Mi son<br />
alpin”. Altri ricor<strong>di</strong>”.<br />
Nei <strong>di</strong>segni misteriosi <strong>di</strong> Dio era scritto che dettando quegli esercizi si preparasse con i<br />
giovani, nella stessa cappella del suo primo giuramento, alla imminente morte.<br />
VERSO IL SACERDOZIO<br />
Fu destinato nuovamente all’Istituto Sacro Cuore a Siena ove completò i suoi stu<strong>di</strong> umanistici<br />
e frequentò poi in Seminario, con lode, la Sacra Teologia, svolgendo intanto il compito <strong>di</strong><br />
assistente ai giovani dell’Istituto.<br />
Furono anni <strong>di</strong> intensa preparazione spirituale e culturale, nella piú bella carità, semplicità e<br />
amabilità. Il suo cuore ormai apparteneva completamente al Signore; ciò spiega la sua<br />
abituale serenità. I ragazzi, i compagni <strong>di</strong> scuola, i professori lo ebbero perciò ben presto<br />
stimatissimo e amatissimo.<br />
Quando si trattò <strong>di</strong> ammetterlo alla professione perpetua e al sud<strong>di</strong>aconato ecco che cosa - con<br />
voce unanime - scrivevano <strong>di</strong> lui il Direttore e i confratelli: “Nel chierico Battistella ho<br />
ammirato lo spirito <strong>di</strong> preghiera e <strong>di</strong> sacrificio che gli fa <strong>di</strong>menticare se stesso anche a proprio<br />
<strong>di</strong>scapito, pur <strong>di</strong> poter fare un qualche favore ad un compagno”.<br />
“Mi pare un degnissimo giovane: mi piace per il suo spirito <strong>di</strong> pietà e <strong>di</strong> amore per la<br />
Congregazione”.<br />
“Ottimo giovane, <strong>di</strong> fedele osservanza delle regole, <strong>di</strong> scrupolosa applicazione ai suoi doveri<br />
<strong>di</strong> camerata e <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, <strong>di</strong> intenso spirito <strong>di</strong> pietà”.
“Ho potuto riscontrare in lui quanto è desiderabile in un giovane chiamato all’apostolato nella<br />
nostra Congregazione: volontà <strong>di</strong> bene, impegno <strong>di</strong> prepararsi, decisione assoluta per quanto è<br />
richiesto per realizzare l’ideale, pietà profonda, zelo, carità, tutto fa ottimamente sperare in<br />
lui”.<br />
Difetti? Alcuni rilevano una umiltà eccessiva che talora rasenta la convinzione <strong>di</strong> incapacità e<br />
la persuasione <strong>di</strong> non raggiungere mai quello stato <strong>di</strong> perfezione che lo faccia degno <strong>di</strong> essere<br />
ministro dell'Altissimo.<br />
“Si reputa sempre il piú ignorante e l’ultimo”.<br />
Questo fu per lui un problema per tutta la vita, tanto da mettere a <strong>di</strong>sagio i superiori che<br />
volevano affidargli incarichi <strong>di</strong> responsabilità.<br />
Dipendeva dal suo naturale? Dalla consapevolezza esagerata <strong>di</strong> essere stato nei campi fino a<br />
ventisei anni, senza cultura?<br />
Queste, certamente furono le principali cause, ma influí anche l’autorevole consiglio dello zio<br />
gesuita, uomo <strong>di</strong> Dio. Abbiamo una sua lettera scritta a P. Giuseppe nell’anno<br />
dell’or<strong>di</strong>nazione in cui insiste su vecchi suoi consigli.<br />
“Per questa impresa <strong>di</strong>vina è necessario mettersi sempre nell‟ultimo posto, <strong>di</strong>etro<br />
a tutti: superiori, uguali ed inferiori, stimandoli sempre tutti come nostri superiori<br />
davanti a Dio. Questa è la base sicura <strong>di</strong> ogni piú bella riuscita in tutte le<br />
imprese. Sappi ubbi<strong>di</strong>re, sappi tacere, sappi lasciarti guidare, e, piú <strong>di</strong> tutto,<br />
sappi pregare” (Lonigo, 12-10-1941).<br />
P. Giuseppe conservò questa lettera (unica ci sembra) e la tenne sacra come un testamento,<br />
seguendone alla lettera le norme preziose. Fin troppo forse, aggiungeremo noi.<br />
Alla fine dell’anno scolastico i suoi erano sempre voti belli. Eccelleva specialmente nella<br />
“Morale” materia in cui gli era <strong>di</strong> guida, oltre il libro <strong>di</strong> testo e il professore, il trattato <strong>di</strong><br />
Morale del Frassinetti <strong>di</strong> cui si stu<strong>di</strong>ava <strong>di</strong> assimilare il buon senso cristiano, la saggezza del<br />
vero confessore, il primato della misericor<strong>di</strong>a.<br />
L'arcivescovo mons. Toccabelli - professore <strong>di</strong> Pastorale - ricordava poi sempre il Battistella<br />
tra gli studenti piú attenti e preparati.<br />
L'ORDINAZIONE SACRA<br />
Ora sul foglio prezioso le date memorande incalzano:<br />
“8 settembre 1938, Roma: professione perpetua<br />
21 settembre 1940, Roma: sud<strong>di</strong>acono<br />
21 <strong>di</strong>cembre 1940, Siena: <strong>di</strong>aconato”.<br />
Per capire come vi si preparava spiritualmente trascriviamo alcuni propositi che in quegli anni<br />
si era scritti, durante gli esercizi spirituali:<br />
”- Non mi lamenterò mai della povertà.<br />
- Procurerò <strong>di</strong> far meglio ogni cosa.<br />
- Dovrò <strong>di</strong>ventare ubbi<strong>di</strong>ente come il bambino.<br />
- Metterò una <strong>di</strong>ligenza speciale nell‟osservare le piccole cose.<br />
- Reciterò sovente il Magnificat.<br />
- Mi terrò fortunato ogni volta che potrò esercitare un atto <strong>di</strong> carità.<br />
- Procurerò <strong>di</strong> far del bene, almeno con la preghiera, a chi mi potesse offendere.<br />
- Stabilirò il mio pensiero, cuore e spirito, permanentemente nel S. Tabernacolo.<br />
Siena, 21 aprile 1941. Sabato Santo. Sacerdote”.
Più che interpretare sentimenti o descrivere feste ci farà capire cosa per P. Giuseppe<br />
rappresentasse quel giorno, la pagina che dopo le date memorande scrisse egli stesso,<br />
conservandola poi nel breviario e me<strong>di</strong>tandola ogni giorno:<br />
«21 aprile 1941, Sacerdote.<br />
Programma:<br />
- Portare Gesú alle anime con l‟amore, con la preghiera, con il sacrificio.<br />
- Portare le anime a Gesú.<br />
Metodo:<br />
- Vivendo nel Tabernacolo.<br />
- Vivendo la Madonna Bianca.<br />
Motto:<br />
- Sempre meglio.<br />
Invocazione:<br />
Gesú, donami:<br />
- il tuo amore;<br />
- la tua confidenza;<br />
- la tua intimità;<br />
- la tua conversazione;<br />
- le anime peccatrici.<br />
Donami:<br />
- <strong>di</strong> pensare la Messa;<br />
- <strong>di</strong> me<strong>di</strong>tare la Messa;<br />
- <strong>di</strong> amare la Messa;<br />
- <strong>di</strong> vivere la Messa;<br />
- <strong>di</strong> santificare la Messa.<br />
Gesú, perdona, purifica, salva, santifica.<br />
Gesú: grazie, grazie, grazie”.<br />
Qui c’è tutto P. Battistella; qui c’è il programma che perseguí assiduamente in ventiquattro<br />
anni <strong>di</strong> sacerdozio.<br />
LA PRIMA MESSA<br />
Celebrò la prima <strong>Santa</strong> Messa a Siena nella bella artistica cappella del nostro Istituto Sacro<br />
Cuore, il giorno <strong>di</strong> Pasqua.<br />
I giovani studenti vollero che la chiesa fosse una festa <strong>di</strong> garofani bianchi, per <strong>di</strong>mostrare a P.<br />
Giuseppe, che per <strong>di</strong>versi anni li aveva seguiti come un fratello, quanto partecipassero alla sua<br />
gioia.<br />
Ed egli celebrò quella prima <strong>Santa</strong> Messa come trasfigurato. Alcuni lo ricordano ancora oggi<br />
specialmente nell’atto in cui <strong>di</strong>stribuí loro la Comunione e li bene<strong>di</strong>sse alla fine del rito.<br />
Avrebbe celebrato e benedetto sempre cosí, convinto, compreso, assorto, in intima unione con<br />
Dio.<br />
”Vi bene<strong>di</strong>co nel nome del Signore! È così bello il bene<strong>di</strong>re nel nome del Signore!<br />
E io non <strong>di</strong>menticherò mai la preghiera - augurio - comando che mi commosse
tanto il bel giorno della mia consacrazione sacerdotale, quando il Vescovo che mi<br />
consacrava <strong>di</strong>sse: Siano benedette le cose che bene<strong>di</strong>rete!” (23-3-1960).<br />
Da quel giorno P. Giuseppe bene<strong>di</strong>sse sempre bene e volentieri. E fu lui stesso una<br />
bene<strong>di</strong>zione.<br />
A Molina andò a celebrare la Prima Messa il quin<strong>di</strong>ci agosto.<br />
La sera precedente arrivò a Thiene ove dormí presso i Missionari (o meglio dove vegliò<br />
davanti al Tabernacolo).<br />
Al mattino venne prelevato da un buon numero <strong>di</strong> birocci e scortato da otto giovani a cavallo<br />
verso il paese: la strada era pavesata a festa, con archi, ban<strong>di</strong>erine e sempre verde, fino alla<br />
piazza della chiesa.<br />
Quivi tutta la popolazione era presente a ricevere con entusiasmo questo “caro fiolo” che<br />
tornava con le mani consacrate tra la sua gente, nella sua chiesa, dove aveva ricevuto il S.<br />
Battesimo e la Prima Comunione, dove aveva accompagnato per l’ultimo viaggio la mamma e<br />
il papà.<br />
Come celebrò quella santa Messa a Molina?<br />
Un ragazzo presente ne fu tanto colpito, insieme al modo con cui pronunziò poi le brevi<br />
parole, che decise <strong>di</strong> seguirlo nel sacerdozio e nella vita religiosa: “Lo vi<strong>di</strong> tanto felice <strong>di</strong><br />
essere sacerdote, cosí convinto <strong>di</strong> quanto <strong>di</strong>ceva, e cosí semplice, che mi venne spontaneo<br />
desiderare e decidere <strong>di</strong> essere come lui” (B. M.).<br />
Al pranzo sociale volle fossero presenti insieme ai parenti e al clero locale tutti i capofamiglia<br />
del paese. Alla sera: grande Accademia (con bella e lunga poesia <strong>di</strong> don Fantini de<strong>di</strong>cata al<br />
neo sacerdote) e gra<strong>di</strong>tissimi cori alpini.<br />
MISSIONARIO?<br />
A chi in quei giorni gli chiedeva ove avrebbe svolto il suo ministero sorrideva in silenzio.<br />
Aveva chiesto al Padre Generale <strong>di</strong> partire missionario e attendeva con fiducia la risposta<br />
affermativa.<br />
Non fu esau<strong>di</strong>to.<br />
Il padre Superiore Generale, infatti, che da tempo aveva notato in lui una profonda vita<br />
interiore, una grande <strong>di</strong>sposizione alla contemplazione, la dote <strong>di</strong> farsi amare e seguire dai<br />
giovani, un gran<strong>di</strong>ssimo attaccamento alla vita religiosa e alla Congregazione e appunto un<br />
genuino spirito missionario, preferí porlo - appena or<strong>di</strong>nato - tra i novizi, come vice maestro.<br />
Il non poter partire per le missioni gli costò lacrime, e solo con gli anni poté persuadersi che<br />
ovunque lo ponesse l’obbe<strong>di</strong>enza poteva realizzare il suo ideale missionario.<br />
Scrisse alla sorella nel 1965:<br />
”Anch‟io ho pianto da giovane sacerdote per le missioni, ma ora Gesú non mi<br />
lascia piú piangere e mi ha fatto meglio capire <strong>di</strong> rimanere nella missione <strong>di</strong><br />
amore. Cosí sono felice, quantunque ora piú che mai vorrei proprio essere ed<br />
essere capace <strong>di</strong> esserlo, missionario ...<br />
E poi la missione piú bella e piú grande è la missione dell‟amore. Ama Dio, ama<br />
il prossimo, ha detto Gesú. E Id<strong>di</strong>o e il prossimo si incontrano dovunque” (28-4-<br />
1965).
TRA I NOVIZI<br />
P. Battistella non poteva ammettere <strong>di</strong> avere qualità adatte a formare giovani religiosi, perciò<br />
ubbidí soffrendo. Per vincere questa naturale ritrosia aumentò le sue veglie eucaristiche e<br />
prese a dominarsi con dura penitenza, chiedendo allo zio gesuita gli strumenti adatti; e lo zio<br />
il 12 ottobre 1941 gli spedí una “catenella” e una “<strong>di</strong>sciplina” da usarsi, come annotava nel<br />
foglietto accluso, giunto per caso fino alle nostre mani, “ut flagellatio Domini nostri Jesu<br />
Christi”, per lo spazio <strong>di</strong> una Salve Regina.<br />
Di questi strumenti usò con il permesso del confessore, e tanto <strong>di</strong>scretamente che pochissimi<br />
poterono per lunghi anni accorgersene.<br />
Solo quando l’artrosi lo ebbe posto tra le mani dei me<strong>di</strong>ci e degli infermieri dovette<br />
rinunziarvi, accettando il “busto”, il “tavolato” nel letto e altre cure dolorose come<br />
compensazione delle prime forme <strong>di</strong> penitenza alle quali avea dato già dall’inizio tre precisi<br />
scopi:<br />
“- dominio <strong>di</strong> sé;<br />
- riparazione dei peccati propri e altrui;<br />
- espressione <strong>di</strong> puro amore <strong>di</strong> Dio”.<br />
Rientrando nel suo noviziato <strong>di</strong> un tempo fece inoltre il proposito <strong>di</strong> dare ad ogni costo il<br />
meglio <strong>di</strong> sé ai cari giovani seguendoli come un fratello maggiore; e i novizi ringraziarono<br />
presto il Padre Generale per il dono che loro aveva fatto.<br />
Avevano infatti scoperto subito in lui una schietta gioia sacerdotale, comunicativa, un’anima<br />
sempre unita a Dio, un amico che voleva camminare con loro verso la perfezione.<br />
Questa prima impressione si confermò vera a tutti i novizi che l’ebbero vicino in quegli anni.<br />
Eccetto quando si preoccupava <strong>di</strong> afflizioni del prossimo, dal suo sorriso aperto, dai suoi<br />
occhi chiari e limpi<strong>di</strong> traspariva una gioia profonda che faceva amare la vita religiosa. A volte<br />
sembrava fosse piú giovane <strong>di</strong> loro.<br />
La semplicità gli dava la rara capacità <strong>di</strong> entusiasmarsi e <strong>di</strong> entusiasmare per le cose nobili e<br />
spirituali; per questo riusciva tanto efficace. Inoltre una intelligente urbanità e garbata<br />
gentilezza, un tratto sempre compito e <strong>di</strong>stinto donavano un tono <strong>di</strong>gnitoso all’ambiente.<br />
La conoscenza dei problemi giovanili e la tendenza a scoprire i lati buoni degli altri lo<br />
facevano comprensivo e generoso: sapeva ad esempio partecipare sempre ai loro giochi anche<br />
se non troppo adatti alla sua età e sovente si sostituiva nelle pulizie e in altri servizi a chi era<br />
un poco infermo e stanco, tutto con grande semplicità e umiltà.<br />
In una parola era sempre il “fratello maggiore” come si era proposto <strong>di</strong> essere, e cosí li<br />
formava giorno per giorno non tanto con pre<strong>di</strong>che ma con l'esempio.<br />
Valga fra tante la <strong>di</strong>retta testimonianza <strong>di</strong> P. Clau<strong>di</strong>o G., suo novizio negli ultimi anni:<br />
”È sempre vivo in me il suo sguardo limpidamente azzurro, la sua sincerità quasi<br />
scrupolosa, la sua umiltà profonda e vera, il suo tratto squisitamente compito. La<br />
preghiera era il suo forte, manifesta la sua unione con Dio. Evidente - anche se<br />
cercava <strong>di</strong> nasconderlo - il suo spirito <strong>di</strong> penitenza.<br />
L‟ubbi<strong>di</strong>enza era il suo scudo e uno dei punti su cui maggiormente insisteva con<br />
noi: nei superiori vedeva sempre la volontà <strong>di</strong> Dio; nell‟osservanza delle regole e<br />
della vita della comunità, finché la salute lo resse, fu esempio formidabile.<br />
Un <strong>di</strong>fetto l‟aveva: quello <strong>di</strong> non saper castigare. Ricordo che un giorno mancai<br />
<strong>di</strong> precisione per ben tre volte consecutive al suono della campanella.
P. Battistella mi chiamò e, cosa inau<strong>di</strong>ta, mi inflisse la recita dei sette Salmi<br />
Penitenziali. Confesso che restai molto male perché mai lo avevo sentito<br />
minacciare un castigo. Non riuscivo neppure a trovare un libro per detta<br />
penitenza e gli chiesi <strong>di</strong> agevolarmi nella ricerca.<br />
Mi prese per mano, mi condusse in cappella e sfogliando il “Liber usualis” stava<br />
per consegnarmelo al punto giusto quando, guardandomi come sapeva fare lui,<br />
mi <strong>di</strong>sse: Va là!... Cerca d‟imparare ad osservare le regole senza bisogno <strong>di</strong><br />
castighi! Diciamo un'Ave <strong>Maria</strong> insieme e poi sei libero!<br />
Fui naturalmente contento del perdono; però sarei stato orgoglioso <strong>di</strong> poter <strong>di</strong>re:<br />
II P. Battistella mi ha castigato. Pochi mi avrebbero creduto”.<br />
UBBIDIRE È FACILE FACILE ...<br />
Da tutti e sempre era stimato, venerato e seguito, eppure in questo ufficio non si sentiva<br />
affatto a suo agio; perciò chiese ripetutamente ai superiori <strong>di</strong> esserne esonerato, “Ubbi<strong>di</strong>re è<br />
facile facile – scriveva - ma comandare e formare è superiore alle mie forze”. I superiori<br />
quando poterono l’accontentarono anche se a un tratto gli <strong>di</strong>edero completamente la<br />
responsabilità del noviziato come maestro (1948).<br />
Fu quella una delle sue piú gran<strong>di</strong> croci anche se ogni anno riusciva a lasciare profonda<br />
traccia <strong>di</strong> amore <strong>di</strong> Dio tra i suoi giovani.<br />
E ciò non era poco se l’amore <strong>di</strong> Dio e l’intima unione con Lui sono - come ripeteva -<br />
l’essenza della vita cristiana e religiosa.<br />
Nel 1952, a causa della sua ripetuta richiesta e dell’offerta <strong>di</strong> un nuovo campo <strong>di</strong> lavoro<br />
apostolico alla Congregazione, i superiori lo lasciarono definitivamente libero da questo<br />
incarico ... per farlo superiore <strong>di</strong> una comunità. Passò cosí da una croce a una piú grande e<br />
pesante, tanto da non darsene pace.<br />
Eccetto brevi perio<strong>di</strong> era rimasto con i Novizi quasi <strong>di</strong>eci anni. Per lui fu un periodo <strong>di</strong><br />
silenzioso, profondo arricchimento spirituale e culturale, <strong>di</strong> assimilazione dello spirito del<br />
Frassinetti e dei gran<strong>di</strong> maestri <strong>di</strong> ascetica e mistica, <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o assiduo del Vangelo, <strong>di</strong><br />
adorazione alla S. Eucaristia.<br />
Non a caso i novizi, se qualcuno chiedeva <strong>di</strong> lui, lo cercavano anzitutto in cappella, sapendo<br />
che là era il suo posto preferito.<br />
COSTRUITELO SULLA ROCCIA, IL NOVIZIATO<br />
Anche fuori del noviziato seguí sempre i novizi vecchi e nuovi e seppe sostenerli con saggi<br />
consigli e serena amicizia. Il Signore volle che ai novizi dettasse il suo ultimo corso <strong>di</strong><br />
esercizi quasi alla vigilia della morte, vincendo con la forza <strong>di</strong> volontà la spossatezza che gli<br />
dava il subdolo <strong>di</strong>abete. Come intendesse il noviziato appare da una lettera scritta ad un<br />
novizio nell’ultimo anno della sua vita:<br />
”Alla promessa <strong>di</strong> preghiera unisco l‟augurio affettuoso e sacerdotale per l‟anno<br />
bello e santo del vostro noviziato. Costruitelo sulla roccia, cioè a <strong>di</strong>re su un<br />
grande amore a Gesú Eucaristia. Seminatelo, il vostro anno <strong>di</strong> noviziato, sul<br />
terreno bianco, cioè su una forte devozione alla Madonna <strong>Immacolata</strong>.
A S. Basilio e a Gavi<br />
Difendetelo, il vostro noviziato, con la spada <strong>di</strong> tutte le vittorie cioè con<br />
l‟ubbi<strong>di</strong>enza gioiosa ed esatta fin nelle minime cose alle sante regole e al padre<br />
maestro. Ricordate che nella vita religiosa tutto è grande se fatto con spirito <strong>di</strong><br />
amore, con vero spirito <strong>di</strong> ubbi<strong>di</strong>enza. La S. Scrittura <strong>di</strong>ce che l‟ubbi<strong>di</strong>ente canta<br />
tutte le vittorie; <strong>di</strong>ce che piace a Dio piú l‟ubbi<strong>di</strong>ente che la vittima.<br />
Potrete incontrare nella vostra vita <strong>di</strong> noviziato delle ore pesanti, <strong>di</strong> sofferenza e<br />
anche <strong>di</strong> lacrime perché essendo cari al Signore e pre<strong>di</strong>letti al suo cuore, per<br />
rendervi piú belli e per farvi piú santi può permettere, <strong>di</strong>rò meglio può donarvi,<br />
qualche interna prova che può riguardare la fede, la purezza, la vocazione.<br />
Allora, se non volete porvi nel grave rischio <strong>di</strong> sbagliare, non chiudetevi in voi<br />
stessi, giu<strong>di</strong>candovi da voi (sbagliereste), ma can<strong>di</strong>damente aprite e manifestate il<br />
vostro animo al vostro confessore e al vostro padre maestro e poi fate e state a<br />
quello che essi, rappresentanti <strong>di</strong> Dio, vi <strong>di</strong>ranno <strong>di</strong> fare. Vi assicuro che cosí<br />
facendo non sbaglierete.<br />
Come un fratello maggiore vi raccomando: in un clima <strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne, <strong>di</strong> silenzio e<br />
<strong>di</strong> raccoglimento interiore, cercate Gesú nel silenzio eloquente del S.<br />
Tabernacolo. Cercate Gesú nel fondo del vostro cuore: lo troverete, lo sentirete,<br />
lo godrete” (ad Antonio S., 29-10-64).<br />
NELL’APOSTOLATO<br />
Stando con i novizi e giovani studenti a Roma e poi, per vario tempo ancora a Torrevecchia,<br />
P. Battistella ebbe dai superiori l’incarico <strong>di</strong> attendere spiritualmente al sabato sera e alla<br />
domenica alla Borgata S. Basilio in aiuto allo zelante parroco. P. Battistella attraversando la<br />
città e a volte cambiando tre mezzi giungeva alla Borgata verso le se<strong>di</strong>ci. Si poneva subito in<br />
confessionale: dalle bambine ai ragazzi agli adulti, senza risparmio. A sera dopo cena stava un<br />
poco in compagnia degli uomini, sempre piú numerosi.<br />
Al mattino della Domenica alle 6,30 era nuovamente al confessionale fino alle 11 per<br />
celebrare la S. Messa. Trovava poi modo <strong>di</strong> avvicinare giovani, <strong>di</strong> far riunioni, <strong>di</strong> partecipare<br />
ai loro giochi. Alla sera tornava a casa sfinito ma pieno <strong>di</strong> gioia. Aveva dato tutto se stesso.<br />
A Fiumicino<br />
Nell'ottobre del 1945 fu destinato a Fiumicino ove stette quasi due anni.<br />
Si de<strong>di</strong>cò in modo particolare ai malati e ai ragazzi.<br />
Per i malati ebbe cura particolarissima, ottenendo la grossa conversione <strong>di</strong> un uomo alla cui<br />
porta i famigliari la prima volta gli negarono il passaggio. Ancora adesso a Fiumicino<br />
ricordano il caso eccezionale con santa ammirazione, ben conoscendo le idee <strong>di</strong> quella<br />
persona.<br />
Con i ragazzi s’intese bene subito, non concedendo molto alla <strong>di</strong>strazione del gioco, ma<br />
attraendoli con insistenza <strong>di</strong>screta alla vita interiore. Tutti i sacerdoti della zona videro cosí a<br />
poco a poco quei simpatici monelli fermi in chiesa a gruppi come guar<strong>di</strong>e d’onore o<br />
chierichetti. Cento otto furono in quegli anni gli “aspiranti” e mai forse come allora vi fu tra<br />
loro tanto amore alla S. Eucaristia e tanta gaia e cor<strong>di</strong>ale unione. Ci <strong>di</strong>ceva un signore, allora<br />
“aspirante”: “A P. Battistella volevano tutti un sacco <strong>di</strong> bene. L'avremmo seguito fino in<br />
para<strong>di</strong>so!”.
A Gavi<br />
A Gavi restò solo un anno (1948), vice maestro dei novizi, eppure molte persone, scopertolo<br />
al confessionale della parrocchia, lo vollero loro padre spirituale e consolatore dei loro<br />
infermi. Il parroco, visto il suo zelo, gli affidò la cura e la pre<strong>di</strong>cazione dei ritiri mensili<br />
all’Azione Cattolica. Nel pur breve tempo della sua permanenza nella bella citta<strong>di</strong>na riuscí a<br />
in<strong>di</strong>rizzare <strong>di</strong>verse belle anime alla perfezione. Ancora adesso, dopo <strong>di</strong>ciannove anni,<br />
vivissimo è sempre a Gavi il suo ricordo.<br />
A Torrevecchia<br />
Seguirono poi gli anni <strong>di</strong> Torrevecchia (Roma - Montemario).<br />
Il 1 gennaio 1951 pur rimanendo maestro dei novizi fu pregato <strong>di</strong> attendere alla domenica<br />
mattina alla cappella della Borgata, fino allora tenuta dai padri Sacramentini <strong>di</strong> S. Clau<strong>di</strong>o. Fu<br />
un crescendo <strong>di</strong> lavoro. Nel 1952 lasciata la carica <strong>di</strong> padre maestro attese unicamente ai<br />
fedeli della zona, aiutato anche da altri confratelli, <strong>di</strong> cui dal 1952 al 1958 fu anche Superiore.<br />
Come superiore sofferse pene <strong>di</strong> morte; fu la piú grande prova della sua vita religiosa, anche<br />
se piccola fu sempre la comunità a lui affidata.<br />
Come cappellano (la parrocchia fu eretta quando lui partiva), <strong>di</strong>ede tutto se stesso alle anime.<br />
Ben presto notarono la sua modestia, la sua or<strong>di</strong>nata povertà, la sua vita integerrima e lo<br />
stimarono. Poi ammirarono la sua inesauribile generosità, la sua capacità <strong>di</strong> stare a contatto<br />
con i piú umili, mettendosi nella loro pelle in ogni pena e problema: allora lo amarono come<br />
un vero padre, tutti.<br />
Per poter dare piú tempo ai fedeli si contentava <strong>di</strong> cibarsi <strong>di</strong> povere cose, talvolta solo <strong>di</strong> pane<br />
e formaggio, specie per accu<strong>di</strong>re ai ragazzi dell’oratorio nelle giornate festive.<br />
Aveva sempre amato e praticato come religioso, la virtú della povertà (negli abiti, nel vitto,<br />
nello usar delle cose comuni, nel chiedere per ogni necessità rispettosamente ai superiori), ma<br />
qui nella Borgata, a contatto con tanti poveri, coronò questa virtú con la pratica assidua della<br />
compassione generosa.<br />
Volle conoscere anzitutto i piú miseri che poi quoti<strong>di</strong>anamente consolò e aiutò, chiedendo alla<br />
generosità del Papa e <strong>di</strong> altre autorità e dando quanto poteva del suo (testimonia fratel Mattia<br />
che una volta tornò a casa scalzo, avendo dato le scarpe a un povero vecchio infreddolito).<br />
Anche d’inverno lo vedevano, in bicicletta o a pie<strong>di</strong>, aggirarsi fino verso i tuguri dei piú<br />
poveri, con sporte e pacchi, incessantemente.<br />
Non sospettava nel prossimo nessuna malizia ed era tanto sincero egli stesso che credeva<br />
anche gli altri incapaci <strong>di</strong> <strong>di</strong>r bugie. Qualche volta perciò fu imbrogliato, ma seppe sempre<br />
perdonare.<br />
Confessionale, riunioni, visite alle famiglie con la “Madonnina” e soprattutto la sua preghiera<br />
e la sua genuina testimonianza sacerdotale trasformarono in pochi anni la zona.<br />
Sua Ecc. Mons. Cunial, vicegerente <strong>di</strong> Roma, ancora recentemente ci confermava che reputò<br />
sempre grande fortuna aver conosciuto P. Battistella in quegli anni: “Era uno dei sacerdoti piú<br />
santi e apostolici che abbia incontrato nel mio ministero”.<br />
Quando nel 1958 si trattò <strong>di</strong> elevare in parrocchia la zona, naturalmente superiori e popolo<br />
proposero P. Battistella. Lui si scherní, soffrí, chiese tempo.<br />
Intanto il Signore per misteriosi suoi fini permetteva che egli si ammalasse gravemente <strong>di</strong><br />
artrosi, tanto da dover stare immobilizzato a letto o far solo pochi passi e con il bastone nella<br />
Casa Generalizia in Roma per oltre cinque mesi. Sembrava fisicamente finito. Cosí <strong>di</strong>cevano i<br />
me<strong>di</strong>ci e cosí un poco anche lui credette.<br />
“Io non posso camminare o stare in pie<strong>di</strong>; a stento riesco a celebrar la Messa. Di<br />
cure ne ho fatte tante! La prossima settimana ne cominciamo un‟altra. Fiat. Non
mi creda però triste, perché ho tanta gioia in cuore da riempire il mondo” (12-<br />
11-1958).<br />
II martedì santo del 1958 il superiore <strong>di</strong> San Bartolomeo d’accordo con il Superiore Generale<br />
gli propose <strong>di</strong> partire per Cagliari.<br />
”Cosí come sono? “.<br />
“Certo”, gli fu risposto.<br />
Detto fatto. Il mercoledì santo, alle ore 9, l’aereo lo portava per la prima volta in alto, verso la<br />
Sardegna.<br />
Soffriva, però quel viaggio insperato e strano gli parve un incanto.<br />
“Con questo volo - scrisse dopo due giorni - il Signore ha appagato l‟ultimo<br />
desiderio umano, sogno sognato dalla mia giovinezza, che ancor mi sembra un<br />
sogno averlo realizzato” (a Quintili F., 28-4-1958).<br />
Della partenza <strong>di</strong> P. Battistella si interessò la stampa, travisando fatti, ma facendosi interprete<br />
delle richieste unanimi del popolo. Non potevano capacitarsi <strong>di</strong> non averlo parroco, ora che la<br />
comunità parrocchiale era formata.<br />
Egli si conservò sempre tranquillo, in questi avvenimenti, quasi <strong>di</strong>staccato da essi; dentro al<br />
suo cuore sacerdotale però rimase sempre vivissimo il ricordo dei suoi figli spirituali <strong>di</strong><br />
Torrevecchia e in modo speciale della frazione allora pií lontana e povera, “La Nebbia”.<br />
“E lei, quando ritornerà alla Nebbia, se ritrova qualcuno che si ricorda ancora,<br />
<strong>di</strong>ca che P. Stella sempre ricorda la Nebbia e sempre bene<strong>di</strong>ce i cari abitanti<br />
della Nebbia” (a Quintili F., 29-4-1964).<br />
A Cagliari<br />
A Cagliari passò il primo anno quasi sempre immobilizzato in camera, poi, grazie alle cure<br />
del prof. Cabitza, al busto e al tavolato, cominciò “a far sganciare” la spina dorsale e le<br />
gambe. Da quando però aveva potuto scendere la scaletta, la chiesa era <strong>di</strong>ventata la sua<br />
<strong>di</strong>mora preferita e la buona popolazione della zona s’accorse d’aver presente non solo un<br />
sacerdote malato, ma un sacerdote santo, pronto alle confessioni, alla preghiera comune, alla<br />
consolazione.<br />
A poco a poco poté con il “motorello” raggiungere prima le Casermette, poi La Palma, il<br />
Poetto, la Clinica Villa Elena. In questi campi <strong>di</strong> lavoro per quattro anni profuse, in un troppo<br />
voluto nascon<strong>di</strong>mento, tutte le riacquistate energie fisiche e le inesauribili forze spirituali.<br />
Specie in confessionale si sentí la sua presenza.<br />
La signora Furia delle Casermette, andata in pellegrinaggio da P. Pio, si sentí <strong>di</strong>re un po' forte<br />
da questi: “Avete nella vostra parrocchia un confessore ottimo e venite da me?”.<br />
Le suore della zona - come già quelle <strong>di</strong> Torrevecchia e poi <strong>di</strong> Oristano - (Maestre Pie<br />
dell’Addolorata, Suore del Preziosissimo Sangue, Suore dell’<strong>Immacolata</strong> Concezione, <strong>Figli</strong>e<br />
<strong>di</strong> San Giuseppe, Poverelle <strong>di</strong> Bergamo etc.) lo scoprirono e lo vollero insistentemente<br />
confessore e pre<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> ritiri.<br />
Nonostante dovesse camminare a volte a tre gambe, come <strong>di</strong>ceva, volle curare i chierichetti<br />
che presto, con lui, <strong>di</strong>vennero un bellissimo gruppo convinto, serio, vispo e generoso. Era<br />
felice pregar con loro all’altare e farli correre e giocare nel cortile. Sembrava avesse il miele<br />
per tenerseli cosí vicini.<br />
Nel 1959 fu eletto dai confratelli della Sardegna come delegato al Capitolo Generale della<br />
Congregazione. In quell’adunanza parlò poco ma pregò moltissimo. La sua presenza attiva<br />
anche se silenziosa dava per se stessa un tono <strong>di</strong> serenità e spiritualità all’assemblea.
BREVI VACANZE<br />
Finito il Capitolo, andò qualche giorno al suo paesello, ove tutti lo attendevano ogni anno con<br />
desiderio perché portava in chiesa e in tutte le famiglie <strong>di</strong> conoscenti un tono <strong>di</strong> cor<strong>di</strong>ale<br />
serenità e <strong>di</strong> ottimismo cristiano.<br />
“Durante le brevi sue vacanze - scrive don Luigi Dalla Fiora - lo si vedeva passare per le vie<br />
del paese eretto nella persona, gioviale, con un sorriso per tutti. La sua preoccupazione era<br />
informarsi della salute delle famiglie e specialmente dei malati che visitava e confortava.<br />
Lunghe ore passava ogni giorno nella chiesa parrocchiale”.<br />
Nella dolce quiete familiare e nella serenità del paesetto natio, - come egli stesso scriveva -<br />
ritemprò un poco le sue forze. Poi tornò in Sardegna.<br />
Siccome era presente in casa piú <strong>di</strong> tutti e ognuno aveva grande fiducia in lui, fu nominato<br />
economo o meglio cassiere della casa religiosa e delle due parrocchie. Era un compito tanto<br />
<strong>di</strong>verso dal suo desiderio <strong>di</strong> apostolato e <strong>di</strong> preghiera, ma lo accettò e lo compí, come poi a<br />
Oristano, con una precisione e scrupolosità che non avremmo immaginato.<br />
Non poteva tollerare un errore o una macchia nei registri né una <strong>di</strong>fferenza tra contabilità e<br />
controllo cassa. Perciò non si dava pace, ogni notte, finché tutto non fosse a posto alla<br />
perfezione. Per questo ufficio si raccomandava a S. Giuseppe e riusciva a farne mezzo <strong>di</strong><br />
santificazione:<br />
“Non quello che facciamo ha valore – scrisse - ma il modo con cui lo facciamo.<br />
In questo ufficio c‟è da esercitar la virtù della pazienza e dell‟or<strong>di</strong>ne: <strong>di</strong>venta<br />
quin<strong>di</strong> una occasione preziosa per me il compierlo bene per amore <strong>di</strong> Dio” (3-4-<br />
1960).<br />
A ORISTANO<br />
Nell’ottobre del 1961 fu destinato alla casa del S. Cuore <strong>di</strong> Oristano, ove piú necessaria era la<br />
sua presenza per i tanto numerosi fedeli e piú comodo per lui il ministero. Quantunque spesso<br />
sofferente per crisi <strong>di</strong> artrosi, si gettò nel nuovo campo <strong>di</strong> lavoro con l’ardore <strong>di</strong> un giovane:<br />
nel confessionale, nella pre<strong>di</strong>cazione e nelle adorazioni.<br />
Alla gioventú femminile <strong>di</strong> Azione Cattolica, <strong>di</strong> cui fu nominato assistente, comunicò ben<br />
presto il fuoco dell’amore <strong>di</strong> Dio, convincendo a fondare la loro giovinezza sull’amore alla S.<br />
Eucaristia (Comunione frequente - Adorazione) e alla Madonna (S. Rosario).<br />
“L‟amore fervente alla Comunione e al S. Rosario siano le ali bianche che<br />
v‟innalzino e che vi facciano navigare per il cielo beatificante della perfezione”<br />
(21-8-1963).<br />
Scriveva alle <strong>di</strong>rigenti in ritiro, riprendendo un tema che aveva sopra ogni altro caro. Le<br />
voleva piene <strong>di</strong> gioia, senza complessi, convinte, impegnate a vivere nella grazia e a tendere<br />
alla santità.<br />
“Ricordatevi: piú vi farete sante e piú <strong>di</strong>venterete perfette ... tanto piú incontrerete<br />
gioia, fin da questa terra” (21-8-1963).<br />
Quando le inviava agli esercizi spirituali le seguiva scrivendo, pregando, incitando:
“Che regalo Gesú vi ha fatto! Un corso <strong>di</strong> esercizi spirituali! Vuole farvi apostole<br />
<strong>di</strong> santità, esempio <strong>di</strong> perfezione. Tornate a casa con desideri santi. Portate alla<br />
vostra Associazione l‟ardore <strong>di</strong> farvi sempre sante!<br />
Puntate in alto! Desiderate molto! Chiedete al Signore moltissimo! A Gesú non si<br />
domanda mai troppo ... Io vi rinnovo la promessa già in atto, <strong>di</strong> ricordarvi nella<br />
santa Messa e <strong>di</strong> recitarvi il santo Rosario per ogni giorno del vostro santo ritiro<br />
... Che Id<strong>di</strong>o e la Madonna bianca vi bene<strong>di</strong>cano e vi facciano sante santificatrici.<br />
E ora con il canto del salmista vi canto: Cantate Domino canticum novum.<br />
II vostro Assistente P. G. Battistella bene<strong>di</strong>cente”. (lettera alle giovani in ritiro,<br />
21-8-1963).<br />
La sua presenza in confessionale attraeva persone <strong>di</strong> varie zone alla chiesa del S. Cuore e<br />
anche <strong>di</strong>versi sacerdoti venivano abitualmente da lui. L’arcivescovo volle che pre<strong>di</strong>casse piú<br />
volte ritiri ed esercizi spirituali ai seminaristi e fosse confessore dei sacerdoti durante i ritiri<br />
mensili. Di alcuni <strong>di</strong>venne vero padre spirituale.<br />
A Fiumicino<br />
Dopo la tremenda crisi del 1963 (durante la quale ricevette per la seconda volta l’Estrema<br />
Unzione) parve riprendersi, ma ben presto ci si accorse che nonostante le cure dei bravi<br />
dottori, la malattia inesorabilmente avanzava.<br />
Cosí nel 1965, in agosto, i superiori lo destinarono a Fiumicino onde essere vicino al Centro<br />
Diabetico romano e poter insieme seguir spiritualmente i nostri chierici <strong>di</strong> Roma oltre che<br />
rendersi utile in parrocchia.<br />
Quando il Padre Generale trattò con lui la cosa, chiedendogli se era contento, egli si<br />
inginocchiò e volle essere benedetto.<br />
Questi cambiamenti, anche se comprendevano l’ad<strong>di</strong>o a persone care e l’interruzione <strong>di</strong><br />
avviate attività, non lo addoloravano, perché, come aveva scritto, il sacerdote religioso è<br />
contento in ogni parte del mondo. Gli costò un po' <strong>di</strong> piú l’invito fattogli <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>care gli<br />
esercizi spirituali (otto giorni) ai nostri novizi a Porto Romano.<br />
Si <strong>di</strong>spose presto alla partenza, <strong>di</strong>struggendo tante carte, desideroso <strong>di</strong> essere pronto per il<br />
tempo fissato, anche se aveva in cuore un presagio <strong>di</strong> morte imminente, che abbiamo colto in<br />
una lettera <strong>di</strong> quei giorni:<br />
“Corrono voci che la religiosa ubbi<strong>di</strong>enza riporti P. Stella a Roma nella cara<br />
comunità <strong>di</strong> Fiumicino. P. Stella pensa e aspetta che sorella morte lo porti nel<br />
regno dei morti vivi” (a F. Quintili, 31-8-1965).<br />
Pre<strong>di</strong>cò con trepidazione i santi Esercizi a Porto Vecchio, meravigliandosi <strong>di</strong> farcela ogni<br />
giorno meglio, ed e<strong>di</strong>ficando per la sua pietà e convinzione.<br />
Il Signore voleva che si preparasse davvero alla imminente morte con questi giorni <strong>di</strong><br />
apostolato e ritiro proprio nella casa ove trent’anni anni prima si era consacrato a Dio nella<br />
Congregazione.<br />
Il 30 settembre passò subito a Fiumicino, rinunziando a una pur breve visita in famiglia o<br />
perché si sentiva molto sofferente o perché voleva iniziar subito il nuovo apostolato,<br />
rendendosi utile in parrocchia.<br />
Il 2 ottobre pre<strong>di</strong>cò una infiammata ora <strong>di</strong> adorazione per la santificazione dei sacerdoti. Il<br />
quattro iniziò a radunare le giovani <strong>di</strong> Azione Cattolica, <strong>di</strong> cui era stato nominato assistente, e<br />
i chierichetti, per i quali aveva iniziato un nuovissimo quaderno presenze: furono cinque il<br />
primo giorno, poi <strong>di</strong>eci, quin<strong>di</strong>ci ... ventotto e sempre fedeli alle riunioni e in chiesa, vicino a<br />
lui, in preghiera.
Furono le ultime belle gioie apostoliche del P. Battistella. Il 25 rimase a letto: sembrava<br />
influenza, era invece grave crisi, precoma <strong>di</strong>abetico.<br />
Si avvicinavano i giorni dell’ultima prova e del premio.<br />
PARTE SECONDA<br />
CENNI SULLA SUA SPIRITUALITÁ<br />
LA PIA MORTE<br />
COME PREGAVA<br />
“II sacerdote - aveva scritto - non deve contentarsi <strong>di</strong> essere un uomo <strong>di</strong><br />
preghiera. Deve essere un uomo in preghiera” (4 -11-1962).<br />
Questa profonda convinzione egli cercò <strong>di</strong> tradurre nella pratica della sua vita.<br />
Entrava in chiesa, si segnava lentamente con l’acqua santa, si portava in mezzo, verso l’altare,<br />
e con una mano sul petto si inginocchiava profondamente. Con il ginocchio a terra guardava<br />
tutto raccolto, un po’ sorridendo, il tabernacolo, poi andava o al confessionale o ad un banco<br />
ove iniziava la sua preghiera, perseverando in essa lungamente.<br />
Anche quando, curvo sotto le trafitte dell’artrosi, doveva continuare la preghiera seduto, il<br />
suo contegno era per tutti <strong>di</strong> somma e<strong>di</strong>ficazione. Molto spesso, passando dalla tribuna, lo<br />
vedevamo all’altare, in pie<strong>di</strong>, appoggiato alla mensa, in intima adorazione al SS. Sacramento.<br />
Talvolta, mi han detto, passava cosí parte della notte, senza provarne grande stanchezza.<br />
Infatti aveva avuto da Dio il dono <strong>di</strong> introdursi con grande facilità nella preghiera e nella<br />
contemplazione; pena provava piuttosto quando doveva interromperla.<br />
Anche fuori della chiesa, specie negli ultimi anni, cercava ogni occasione per concentrarsi<br />
nell’orazione.<br />
Aveva l’animo tanto rivolto a Dio che oltre la santa Messa, il S. Breviario, le lunghe<br />
adorazioni, la partecipazione alle funzioni della chiesa, recitava ogni giorno tre Rosari,<br />
<strong>di</strong>verse volte le cento Requiem per i defunti e la coroncina che aveva tanto cara e che<br />
propagandava in ogni sua lettera: “Gesù, <strong>Maria</strong>, Giuseppe vi amo, salvate anime”.<br />
Ogni gesto inoltre cercava <strong>di</strong> tradurre in preghiera.<br />
La signorina Delia (che attende da anni alla Canonica della chiesa <strong>di</strong> Oristano) ricorda:<br />
“Quando saliva dalla chiesa suonava il campanello tre volte ed io capivo subito<br />
che era lui. Quando aprivo mostrava tre <strong>di</strong>ta <strong>di</strong> una mano e <strong>di</strong>ceva: Tre, uno al<br />
Padre, uno al <strong>Figli</strong>o, uno allo Spirito Santo”.<br />
Questa abitu<strong>di</strong>ne alla preghiera, già così viva in noviziato, negli ultimi anni, nonostante le<br />
penose malattie, era <strong>di</strong>ventata nota sua dominante, e sempre con la semplicità dei suoi primi<br />
anni.<br />
Un gruppo <strong>di</strong> giovani <strong>di</strong> Oristano ci scrive:<br />
“Ecco l‟immagine piú viva del P. Battistella perché piú abituale: con il Rosario in<br />
mano, assorto nella preghiera, davanti al Tabernacolo”.
Sovente lo scorgevamo immerso nella preghiera con il viso rigato <strong>di</strong> lacrime. Spesso ciò gli<br />
accadeva recitando il Breviario o il Rosario o anche al solo nominare la bellezza del Para<strong>di</strong>so,<br />
la S. Eucaristia, la Vergine <strong>Santa</strong>, la salvezza degli eletti.<br />
Specie negli ultimi anni pareva esperimentasse quanto aveva affermato il Frassinetti per chi si<br />
lascia guidare da Dio nell’orazione: “Preghiamo, preghiamo! Quanto è dolce il pregare! E'<br />
proprio vero quanto ha detto Gesú, che nel bel pregare sta la pienezza del gau<strong>di</strong>o” (Opera<br />
Omnia, vol. II, p. 250).<br />
Dovevano essere davvero molte le consolazioni spirituali che insieme al dono delle lacrime,<br />
riceveva nella preghiera P. Battistella, se appariva sempre sereno e contento anche in mezzo<br />
alle piú dure prove!<br />
LA MESSA DI P. BATTISTELLA<br />
Per ogni sacerdote la S. Messa è la preghiera per eccellenza, il punto centrale della giornata.<br />
P. Battistella l’aveva capito dalla sua giovinezza e nella pagellina scritta per sé nel giorno<br />
della or<strong>di</strong>nazione aveva scritto fra l'altro:<br />
“Gesù, donami <strong>di</strong> pensare la Messa,<br />
<strong>di</strong> me<strong>di</strong>tare la Messa,<br />
<strong>di</strong> amare la Messa,<br />
<strong>di</strong> vivere la Messa,<br />
<strong>di</strong> santificare la Messa!”.<br />
Chi lo conobbe sa che questo dono Gesú glielo <strong>di</strong>ede sempre piú vivo ad ogni anno che<br />
passava, insieme a quello <strong>di</strong> godere in essa le piú alte gioie.<br />
Egli stesso con semplicità accenna nelle sue lettere a queste gioie tanto vive che non riesce a<br />
tenere chiuse per sé:<br />
“P. Battistella a ogni S. Messa che celebra si sente sempre piú contento e felice,<br />
sogna il Para<strong>di</strong>so che trova in anticipo nel Tabernacolo” (7-9-1963).<br />
Questi doni non solo aveva invocati, ma aveva cercato <strong>di</strong> meritarsi il meglio possibile,<br />
conservando intatta la sua fede, la sua semplicità e la sua purezza.<br />
Scrisse un giorno all’anziana sorella suora che fu sempre un poco la sua confidente spirituale:<br />
”Come vorrei essere ricco ... molto ricco .. ricchissimo <strong>di</strong> fede, <strong>di</strong> amore, <strong>di</strong><br />
purezza nel pregare, nel celebrare la Messa, nel confessare, nel pre<strong>di</strong>care!<br />
Per aumentare nella fede, nell‟amore, nella purezza mi sono impegnato a fondo<br />
nella costante, continua, tenace battaglia per evitare parole inutili, pensieri vani,<br />
con il proposito, per meglio riuscirci, <strong>di</strong> pensare a Lui, a Gesú, e <strong>di</strong> guardare a<br />
Lei, alla Madonna” (12-7-1965).<br />
All’or<strong>di</strong>nazione del nipote, facendogli gli auguri in privato, aggiunse:<br />
“Per me ogni mattina è sempre Prima Messa”.<br />
Il modo con cui celebrava restava impresso nei fedeli. Ci scrivono da Oristano:<br />
”Ci piaceva soprattutto come celebrava la S. Messa: era sempre sorridente, la <strong>di</strong>ceva bene,<br />
non con fretta o <strong>di</strong>stratto, ma con manifesto fervore e con amore verso Gesú ... All’elevazione<br />
il suo volto si illuminava in un sorriso”.<br />
“Quando celebrava la S. Messa, all’elevazione, guardava l’ostia e sorrideva a lungo”.<br />
Un novizio annotò durante gli esercizi del settembre 1965:<br />
“Un giorno gli servii la S. Messa e alla consacrazione si fermò circa cinque minuti, prima<br />
pianse, poi sorrise e nel suo volto si vedeva una gioia particolare”.<br />
Ancora da Oristano:
“Alla S. Comunione, quando teneva la pisside e l’ostia levata <strong>di</strong>cendo: Ecco l’Agnello <strong>di</strong> Dio,<br />
guardava l’ostia sorridendo: sembrava vedesse Gesú presente, visibilmente”.<br />
“A vederlo celebrare esperimentavamo la grandezza della S. Messa e del sacerdozio”.<br />
Per celebrarla sempre meglio faceva pregare:<br />
“Nelle vostre preghiere vi prego <strong>di</strong> <strong>di</strong>re a Gesú e alla Madonna che m‟insegnino<br />
a pregare, a celebrare la S Messa”.<br />
I giorni piú belli per lui erano quelli in cui poteva celebrare due o tre Messe, anche se era<br />
dolorante per l’artrosi o fiaccato dal <strong>di</strong>abete.<br />
Alla sera ci partecipava commosso questa grazia avuta, come se non l’avessimo ancora saputo<br />
e l’annunziava come notizia sempre grande agli amici:<br />
“Domenica <strong>di</strong> nuovo tre S. Messe e dall‟Assunta due al giorno. Pensa che<br />
grazia!” (3-9-1964).<br />
“I dolori aumentano ma anche oggi ho celebrato tre S. Messe. Ringrazia per me il<br />
Signore <strong>di</strong> questa grazia” (8-10-1963).<br />
“Torno dalla chiesa in un mare <strong>di</strong> gioia e in canto <strong>di</strong> felicità, dopo aver celebrato<br />
anche oggi due S. Messe” (10-7-1965).<br />
Tutta la sua vita era ormai impostata sull’amore <strong>di</strong> Dio e sulla <strong>Santa</strong> Messa. Si trova qui il<br />
segreto della sua spiritualità.<br />
“La mia Messa sempre piu luminosa. II mio amore per Gesú e per le anime è<br />
sempre piú crescente. Sento che il mio piccolo cuore ad ogni Messa cresce, si<br />
<strong>di</strong>lata. Amare Gesú, amare le anime. La mia anima vorrebbe dare, dare ...<br />
Vorrebbe dare Gesú alle anime, vorrebbe dare le anime a Gesú” (20-3-1951).<br />
ADORAZIONE ALLA S. EUCARISTIA<br />
Il suo ringraziamento alla Messa era sinonimo <strong>di</strong> prolungata adorazione alla S. Eucaristia in<br />
chiesa e poi in ogni sua orazione. Si era preso in questo punto come programma un pensiero<br />
<strong>di</strong> S. Francesco <strong>di</strong> Sales che si ricopiò anche in un foglio tenuto in mezzo al breviario:<br />
“Io vorrei che viveste siffattamente per l‟Eucaristia che essa vi ispirasse tutti i<br />
pensieri, gli affetti, le parole, le azioni; che fosse il vostro faro, l‟oracolo, il<br />
modello e l‟incessante vostra occupazione”<br />
Giacché solo con la solitu<strong>di</strong>ne interiore si può stare abitualmente in unione con Gesú<br />
Eucaristia, egli amava il raccoglimento e il silenzio e attuandolo in se stesso lo consigliava ai<br />
suoi figli spirituali:<br />
“Per meglio riuscire a scoprire le meraviglie eucaristiche sii un‟anima silenziosa,<br />
evita le parole inutili, i pensieri vani, le immagini non sante. Comincia, continua,<br />
insisti e non ti scoraggiare. Lo scoraggiamento non viene da Dio” (25-10-1962).<br />
La caratteristica delle sue adorazioni eucaristiche era l’intimità semplice e spontanea<br />
dell’amicizia a Gesú Cristo in persona.<br />
“Qui poi (a Torrevecchia) la mia cameretta confina con la Cappellina.<br />
Aprendo la porta della mia stanza con due passi mi trovo davanti a Gesú<br />
sull‟altare. Come fossi in chiesa.<br />
Come sono contento! Non lo possono immaginare.<br />
Stando a letto, alla sera, svegliandomi nella notte e al mattino metto un bacio<br />
nella palma della mano e con il pensiero <strong>di</strong> tutti i cari vicini e lontani appoggio la<br />
mano alla parete. Dall‟altra parte c‟è Lui che mi comprende e bene<strong>di</strong>ce!” (a O.<br />
Musso, 12-1-1949).
Questa, nel suo linguaggio, sarebbe stata una “telefonata eucaristica”, <strong>di</strong> quelle che<br />
raccomandava tanto spesso ai suoi amici.<br />
“Ti raccomando <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare una brava telefonista con il piú bel centro<br />
trasmittente, Gesú nel Santo Tabernacolo” (13-7-1964).<br />
“Come va il tuo telefono? È <strong>di</strong>ventato permanente?<br />
Quello <strong>di</strong> tuo zio sta <strong>di</strong>ventando una centrale atomica.<br />
La mia anima sta <strong>di</strong>ventando sempre piú sitibonda <strong>di</strong> silenzio, <strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne, <strong>di</strong><br />
raccoglimento; sempre piú sitibonda <strong>di</strong> Gesú nel S. Tabernacolo» (alla nipote, 27-<br />
11-1965).<br />
Ancora un mese prima della morte ecco quale spunto gli dà l’arrivo in aereo a Fiumicino:<br />
“II volo Cagliari - Roma fu un incanto poetico: luce e sole <strong>di</strong> fuori, sole e luce <strong>di</strong><br />
dentro; nell‟ora e do<strong>di</strong>ci minuti <strong>di</strong> aereo mi sono recitato il Breviario del giorno<br />
in un clima <strong>di</strong> pace e <strong>di</strong> raccoglimento come in chiesa.<br />
All‟arrivo all‟Aeroporto <strong>di</strong> Fiumicino, vedendo tutti quegli uccelli ed aquile <strong>di</strong><br />
acciaio arrivare e partire, un desiderio mi batteva il cuore, mi martellava<br />
l‟anima: poter fare del cuore una partenza continua, dell‟anima un arrivo<br />
ininterrotto! Partire dal Tabernacolo e portare Gesú a tutti i cuori. Arrivare al<br />
Tabernacolo portando a Gesú tutte le anime! Che bellezza! Peccato che non sia<br />
una realtà” (alla sorella, 30-9-1965).<br />
Apostolo dell’adorazione alla <strong>Santa</strong> Eucaristia fu per tutta la sua vita sacerdotale, pre<strong>di</strong>cando,<br />
confessando, scrivendo, adorando con il popolo nelle veglie eucaristiche, nei primi giovedí<br />
del mese e nelle solenni quarantore. In queste occasioni non lasciava letteralmente mai la<br />
chiesa dalla mattina alla notte se non per prendere svelto un boccone. E come gli venivano<br />
facili facili allora le parole!<br />
Alle adorazioni pubbliche P. Battistella trascinava molte persone.<br />
A Oristano sovente erano piú <strong>di</strong> centoventi le giovani <strong>di</strong> Azione Cattolica!<br />
A Fiumicino, a turno, i suoi cento aspiranti furono tutti presenti alle Quarantore.<br />
Non parliamo poi delle bambine, delle mamme! Era particolarmente contento <strong>di</strong> adorare con i<br />
giovani, con gli uomini e con tanti chierichetti.<br />
Alla sorella scrive nel caldo agosto da Oristano:<br />
“Torno felice dal S. Altare, dove ero attorniato da una dozzina <strong>di</strong> chierichetti;<br />
fiori vivi pre<strong>di</strong>letti da Gesú e da tuo fratello” (26-8-1965).<br />
A volte ci stupivamo nel veder P. Battistella, ormai anziano, attorniato da tanti bambini e<br />
bambine vicino all’altare: sembrava avesse il miele per loro. Essi, con l’intuito infallibile dei<br />
fanciulli, capivano che P. Giuseppe credeva con tutto l’animo che Gesú era lí presente nel<br />
tabernacolo e che bisognava perciò amarlo con lui.<br />
“Vorrei poter convincere tutte le anime e <strong>di</strong>re a tutti i cuori: Volete pace, gioia,<br />
amore, felicità? Venite con me da Gesú nel S. Tabernacolo e Gesú vi darà pace,<br />
gioia, amore e felicità a un grado infinito, perché Gesú ci ama <strong>di</strong> un amore<br />
eterno, perché Gesú eucaristico è il Dio tutto buono, perché Gesú è il Signore che<br />
tutto può e che sempre ci vuole beneficare” (19-6-1964).<br />
Cosa <strong>di</strong>rebbe ancora adesso a ciascuno <strong>di</strong> noi?<br />
“Come è fedele, puntuale, generoso il nostro Angelo Custode quando gli si chiede<br />
qualche cosa. È da un po' <strong>di</strong> tempo che non mi rifiuta nulla. Mandalo spesso il tuo<br />
Angelo Custode a portare un pensiero, un saluto, un atto <strong>di</strong> amore a Gesú nel<br />
Santo Tabernacolo, specialmente mandalo a portargli il tuo cuore quando sei a<br />
colazione, a pranzo e a cena.<br />
Lo lasciamo troppo solo Gesú in chiesa. Ed Egli tace sempre” (31-3-1962).
P. GIUSEPPE E LA S. COMUNIONE<br />
Già notammo in quanto conto tenne sempre la sua prima Comunione e come ne partecipò il<br />
cinquantesimo anniversario ai parenti e agli amici.<br />
Da come celebrava la S. Messa e amava Gesú nel Tabernacolo è facile capire come<br />
inculcasse la Comunione frequente nei giovani, nei ragazzi, nei fedeli tutti.<br />
A Torrevecchia - nonostante fosse una borgata in formazione - riuscí ad avere ai primi venerdí<br />
del mese perfino centoquaranta uomini, che in onore del Sacro Cuore facevano la S.<br />
Comunione.<br />
In tutte le associazioni <strong>di</strong> cui fu assistente riusciva a mettere il fuoco dell’amore <strong>di</strong> Dio e<br />
dell’apostolato, convincendo alla Comunione quoti<strong>di</strong>ana.<br />
Cosí scriveva dall’ospedale <strong>di</strong> Cagliari alle giovani <strong>di</strong> Azione Cattolica <strong>di</strong> Oristano:<br />
”Permettetemi che con affettuosa insistenza sacerdotale vi raccoman<strong>di</strong> (a tutte,<br />
dalla presidente alla piú piccola beniamina): aumentate, seminate e fate<br />
aumentare la vita eucaristica - mariana.<br />
Vita eucaristica, cioè Comunione frequente: Se sapeste quanto Gesú la desidera!<br />
Se sapeste come Gesú la ricompensa! Siate generose con Gesú, sempre piú<br />
generose. Date a Gesú la gioia <strong>di</strong> venire sovente, ogni giorno se potete, nel vostro<br />
bel cuore giovanile! Fidatevi <strong>di</strong> Lui.<br />
Gesú non viene mai nel cuore <strong>di</strong>sposto della sua creatura senza lasciarvi i suoi<br />
doni <strong>di</strong> luce, <strong>di</strong> pace, <strong>di</strong> gioia, <strong>di</strong> amore, che, come una primavera in fiore, a suo<br />
tempo daranno fiori e frutti <strong>di</strong> felicità celeste”. (15-3-1963).<br />
Ai giovani che presentavano <strong>di</strong>fficoltà per la Comunione quoti<strong>di</strong>ana scriveva:<br />
“Ricordate che qualunque sacrificio non è mai troppo grande per fare una <strong>Santa</strong><br />
Comunione: Ho conosciuto dei giovani che si alzavano alle quattro del mattino<br />
per poter fare la Comunione prima <strong>di</strong> andare a lavoro e signorine stare <strong>di</strong>giune<br />
fino a mezzogiorno e l‟una pur <strong>di</strong> non rimanere un giorno senza la S.<br />
Comunione”.<br />
Ma soprattutto nella confessione e <strong>di</strong>rezione spirituale sapeva formare anime eucaristiche. In<br />
tutte le chiese ove passò, ben presto si moltiplicavano le S. Comunioni non solo la domenica<br />
ma anche nei giorni feriali, dai bambini e bambine tutto su fino agli adulti. E non era un<br />
entusiasmo passeggero, era l’inizio, per molti, <strong>di</strong> una piú profonda vita religiosa fondata<br />
sull’amore al SS.mo Sacramento, che è il centro della nostra fede.<br />
Godeva dei trionfi eucaristici:<br />
“Veglia eucaristica; chiesa gremita, anime tutte bianche, e tante, tante<br />
Comunioni. Che gau<strong>di</strong>o, che festa!” (30-4-1964).<br />
“Pensi! In quest‟anno alla balaustra della nostra cara chiesetta (S. Cuore <strong>di</strong><br />
Oristano) abbiamo <strong>di</strong>stribuito 53.000 comunioni, me<strong>di</strong>a giornaliera 145 cuori che<br />
si sono uniti con Gesú. Che bellezza!”. (29-12-1964).<br />
Una can<strong>di</strong>da e incontenibile espressione <strong>di</strong> esultanza ebbe quando il Papa attenuò ancora piú<br />
il ridotto <strong>di</strong>giuno eucaristico, facilitando la comunione quoti<strong>di</strong>ana:<br />
“Quello poi che mi canta nel cuore piú che una musica è il fatto tanto desiderato<br />
che lo Spirito Santo ha guidato la sua Chiesa ispirando il Papa a ridurre ad<br />
un‟ora e quin<strong>di</strong>, si può <strong>di</strong>re, in pratica a togliere il <strong>di</strong>giuno eucaristico.
II Signore ancora una volta vola a salvare il mondo mentre va in rovina e ci dona<br />
il mezzo nella massima facilità della vita eucaristica. Sono contento, felice e pieno<br />
<strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne, <strong>di</strong> riconoscenza a Gesú che vuole sempre vincere con l‟arma del<br />
suo Divino Amore” (a M.B., Cagliari 29-12-1964).<br />
Metteva tutta l’anima nel preparare i bambini alla prima Comunione (già notammo come<br />
sapeva parlar loro in quei giorni) e negli anni in cui fu responsabile primo <strong>di</strong> chiese, come a<br />
Torrevecchia, non risparmiava spese perché nel tempio sentissero anche visibilmente che il<br />
primo incontro con Gesú era un fatto eccezionale, il fatto piú importante della loro vita.<br />
In Sardegna affidavano a lui i casi piú <strong>di</strong>fficili per l’età o il loro poco saper ritenere, affinché<br />
vedesse se potevano essere ammessi alla Comunione. Con pazienza egli li prendeva e<br />
mettendosi a loro piena <strong>di</strong>sposizione per l’orario specie se erano lontani, studenti, operai o<br />
militari, a poco a poco saggiamente li introduceva al Santo Mistero. Esigeva, in quei casi,<br />
della dottrina l’essenziale, ma sapeva specialmente prenderli dalla parte del cuore, facendo<br />
loro amar sul serio Id<strong>di</strong>o e la sua legge.<br />
Anche molto malato considerò privilegio grande preparare alla Prima Comunione.<br />
Nel 1963, in luglio, egli era degente all’ospedale <strong>di</strong> Oristano per grave crisi <strong>di</strong> <strong>di</strong>abete (aveva<br />
ricevuto da poco anche l’Estrema Unzione) quando vide nella sua sala un ragazzo malato, <strong>di</strong><br />
quattor<strong>di</strong>ci anni, che ancora non aveva ricevuto la Prima Comunione.<br />
Si offerse subito <strong>di</strong> completargli la preparazione e insieme vi posero tanto impegno che in<br />
poco tempo il giovinetto, benché analfabeta, fu pronto. Il 26 luglio P. Giuseppe ebbe “la<br />
gran<strong>di</strong>ssima consolazione <strong>di</strong> dargli lui stesso la Prima Comunione, <strong>di</strong> vederlo poi cresimato e<br />
il giorno seguente vederlo uscire guarito”.<br />
Agli infermi - verso cui ebbe sempre la sua pre<strong>di</strong>lezione - desiderava portar la S. Comunione<br />
sovente, <strong>di</strong> persona, anche quando era rotto dalla fatica o pieno <strong>di</strong> dolori.<br />
“È la carità piú grande che posso far loro, <strong>di</strong>ceva, ed è anche una preziosa occasione <strong>di</strong> parlare<br />
un poco a tu per tu con “Lui” mentre sono in cammino”.<br />
P. BATTISTELLA E LA MADONNA<br />
Ogni buon religioso sacerdote sa che <strong>Maria</strong> Santissima è la sua Mamma spirituale che deve<br />
amare ed imitare anche perché a Lei nel giorno dell’or<strong>di</strong>nazione sacerdotale consacrò<br />
definitivamente il suo cuore.<br />
P Battistella, che dalla sua prima infanzia aveva nutrito per la Madonna Bianca i piú teneri<br />
sentimenti <strong>di</strong> filiale pietà, seppe crescere in questo amore facendo tesoro <strong>di</strong> ogni mezzo che la<br />
vita religiosa, liturgica e apostolica gli veniva offrendo, arrivando a toccare alti gra<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
intimità con Lei.<br />
Ogni atto del suo ministero sacerdotale cominciando dalla S. Messa, all’adorazione, alla cura<br />
degli infermi era in unione con la Madre <strong>di</strong> Gesú, alla quale chiedeva l’assistenza, mirando a<br />
riprodurre il suo esempio <strong>di</strong> adorazione e consolazione.<br />
“Specialmente coi peccatori e ancor più coi malati – <strong>di</strong>ceva - il sacerdote deve essere anche<br />
mamma e non ci riesce se non in unione con la Madonna”.<br />
Per intendere la sua pietà mariana bisogna ricordare la sua semplicità, la capacità <strong>di</strong><br />
entusiasmarsi per il sublime, il suo spirito <strong>di</strong> fede per cui credeva con tutta l’anima alle verità<br />
insegnate dalla Chiesa.<br />
Le testimonianze su questo argomento abbondano; <strong>di</strong>fficile è solo la <strong>di</strong>screzione nella scelta.
“Aveva per la Vergine <strong>Santa</strong> un ricordo continuo. Passando davanti a qualche immagine le<br />
volgeva la mente con quel suo Ti saluto <strong>Maria</strong>; salutami Gesú e Giuseppe da parte mia” (P.<br />
Cicconi).<br />
Lei, aveva posto dalla giovinezza, regina e custode della sua castità; a Lei affidava ogni<br />
giorno (e lo raccomandava ai suoi penitenti) ogni pensiero, ogni desiderio affinché “fosse<br />
bianco e degno <strong>di</strong> presentarsi a Gesú”.<br />
Nei suoi santuari, da solo o con fedeli, andava (a volte percorrendo a pie<strong>di</strong> molti chilometri<br />
come da Torrevecchia al Divin Amore) per effondere in preghiera il suo spirito e ritemprare il<br />
suo amore filiale.<br />
Per tutto il tempo che risiedette a Cagliari, al santuario <strong>di</strong> Bonaria era solito fare ogni<br />
settimana - come <strong>di</strong>ceva - la sua “passeggiata premio” fermandosi ore e ore, recitando vari<br />
Rosari, contemplando, talvolta versando lacrime.<br />
A Oristano la sua meta <strong>di</strong> “passeggiata premio” era il santuario della Madonna del Rime<strong>di</strong>o<br />
che raggiungeva sovente da solo, in bicicletta e a volte, ancor piú contento, con numerosi<br />
gruppi <strong>di</strong> fedeli per ritiri o “Veglie <strong>Maria</strong>ne”.<br />
Parlava sovente, anche sul letto <strong>di</strong> morte, delle grazie particolarissime che aveva avuto<br />
andando a Lourdes. “Per me fu un para<strong>di</strong>so – <strong>di</strong>ceva - Quel luogo è una piccola esperienza<br />
sensibile <strong>di</strong> quanta gloria ha la Madonna in para<strong>di</strong>so e <strong>di</strong> quante grazie Ella ad ogni minuto<br />
ottiene per noi da Gesú!”.<br />
Al Padre Generale, ancora poco prima <strong>di</strong> morire, raccomandò <strong>di</strong> far sí che ogni sacerdote<br />
almeno una volta nella sua vita andasse a Lourdes: ”Vale piú quel pellegrinaggio che cento<br />
pre<strong>di</strong>che. Provare per credere”.<br />
Cura tutta speciale ebbe sempre per il “Mese <strong>di</strong> Maggio” in onore <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> SS.ma. In tale<br />
periodo moltiplicava le preghiere e gli atti <strong>di</strong> amore mettendo tutte le sue forze affinché in<br />
chiesa i fedeli trovassero sempre l’atmosfera migliore per dar onore alla Madonna.<br />
“Già prossimo è il caro mese <strong>di</strong> maggio ... consacrato a <strong>Maria</strong> - scriveva il 30<br />
aprile 1962 - Sarà certamente un trionfo mariano - eucaristico nella nostra<br />
chiesa, ma bisogna meritarselo ... Aiutatemi con le vostre preghiere”.<br />
Al Mese <strong>di</strong> maggio fu sempre fedele, anche se malato: infervorava con la parola e attraeva<br />
recitando molto piamente il S. Rosario con i fedeli.<br />
Sapeva associare molto bene la Madonna al suo apostolato <strong>di</strong> confessore e nella celebrazione<br />
della <strong>Santa</strong> Messa: a Lei si raccomandava prima <strong>di</strong> entrare in confessionale, a Lei faceva<br />
pensare i penitenti afflitti o poco <strong>di</strong>sposti e non c’era esortazione finale che non finisse con un<br />
pensiero a questa Mamma che egli poneva vigile custode dei propositi fatti.<br />
Non solo chiedeva ogni giorno l’assistenza onde essere raccolto e unito con tutte le forze a<br />
Gesú nel Santo Sacrificio, ma sovente offriva a Lei le sue SS. Messe per onorarla e meglio<br />
godere delle sue feste.<br />
“Festa dell‟Assunta: giornata memoranda! Ho celebrato tre S. Messe e tutte e tre<br />
donate alla Madonna; due, quelle richieste per ogni mese da Lei ai suoi pre<strong>di</strong>letti<br />
sacerdoti che possono offrirgliele e che tuo fratello da piú <strong>di</strong> un anno ha la grazia<br />
e la gioia <strong>di</strong> celebrargliele, la terza, la mia mensile libera ... “ (alla sorella, 26-8-<br />
1965).<br />
Non solo affidava alla Madonna ogni suo ministero, ma proprio con l’apostolato mariano<br />
attraeva i lontani alla vita cristiana.<br />
Cosí a Torrevecchia, borgata in formazione, con famiglie ancora ignare della “comunità” e<br />
della Chiesa pensò che il mezzo migliore fosse anzitutto mettere avanti Lei, che ha la chiave<br />
dei cuori.
Per quattro anni tutte le sere, immancabilmente, accompagnò la Madonnina <strong>di</strong> casa in casa<br />
recitando il Rosario, cantando e parlando ai presenti che erano sempre piú numerosi. Al<br />
principio erano pochi pochi, quasi esclusivamente bambini, alla fine fu un trionfo mariano o<br />
meglio fu un trionfo della Grazia.<br />
La bella statua che P. Giuseppe accompagnò in quegli anni fu posta nella nuova parrocchia <strong>di</strong><br />
S. Cipriano in bella cappella e ancora oggi, nel ricordo <strong>di</strong> quei tempi, moltissimi fedeli la<br />
venerano e la invocano con amore. Di essa, tra le poche sue cose, tenne con cura gelosa, fino<br />
alla morte, una fotografia.<br />
Ancora nel 1961 scriveva a M. M. da Oristano:<br />
“Mi saluti e mi ricor<strong>di</strong> alla cara Madonnina che per quattro anni meno sei giorni<br />
ho accompagnato con tanto amore e con tanta gioia, <strong>di</strong> casa in casa, per<br />
Torrevecchia e che sempre ricordo e amo” (13-12-1961).<br />
La sofferenza fisica gli dette l’occasione <strong>di</strong> penetrare nel mistero doloroso dell’Addolorata. Il<br />
suo nome, che sentivamo pronunziare a volte la notte tra i dolori, gli addolciva la pena, tanto<br />
da rendergliela a volte desiderabile.<br />
Se le delicatezze piú belle del suo animo sacerdotale verso la Madonna restarono a molti<br />
nascoste, manifestissimo ovunque appariva il suo apostolato mariano, specie nel <strong>di</strong>ffondere e<br />
sostenere la pratica del S. Rosario, inteso come atto <strong>di</strong> amore a Lei e come scuola <strong>di</strong><br />
contemplazione.<br />
Lo recitava egli stesso piú volte al giorno, bene, e ai fedeli è rimasta impressa la sua figura <strong>di</strong><br />
orante, con la corona, davanti all’altare. Era contento recitarlo con i fanciulli (quante<br />
coroncine e “rosari scout” non regalò!) invitandoli a rendere ogni giorno questo omaggio alla<br />
Madonna.<br />
Non si contentava però dell’esempio: alla sua recita esortava ad ogni occasione, a viva voce e<br />
con lettere. Scrive sovente:<br />
“Le raccomando specialmente il S. Rosario che è un ricco tesoro nascosto” (15-<br />
10-1961).<br />
E alle giovani <strong>di</strong> Azione Cattolica <strong>di</strong> Oristano scrive:<br />
“Vita <strong>Maria</strong>na, cioè recita del S. Rosario! Carissime, abbellite la vostra bella<br />
giovinezza e la vostra vita con l‟arma invincibile e vittoriosa del S. Rosario... “<br />
(15-3-1963).<br />
“Oh, il rosario ... non lo ameremo e non lo reciteremo mai abbastanza.<br />
Facciamolo amare e recitare più che possiamo ... “ (22-10-1965).<br />
“È cosí bello pregare la Vergine Madre <strong>di</strong> Dio, la Madonna Bianca come a me<br />
piace chiamarla! Ed è cosí dolce pregarla con la sua preghiera! Incoronarla<br />
delle mistiche rose del S. Rosario!” (27-12-1964).<br />
Diverse persone riconoscono che, dopo aver partecipato a un’ora mariana col P. Battistella,<br />
presero l’abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> recitare il Rosario ogni giorno in casa. Negli ultimi giorni della sua vita<br />
ricoverato all’ospedale a un certo punto si riebbe dallo stato <strong>di</strong> coma e subito domandò che gli<br />
portassero gli occhiali, il Breviario e il S. Rosario, che riprese a recitare con amore.<br />
Cosí fino all’ultimo riuscí a stare in filiale unione con Lei, concludendo la sua vita come<br />
molte volte si era augurato e come era ormai solito scrivere all’inizio <strong>di</strong> molte lettere:<br />
“Gesú e la sua sempre tutta bianca Mamma, la sempre tutta buona e tutta bella<br />
Vergine <strong>Maria</strong> Madre <strong>di</strong> Dio Assunta in cielo ci bene<strong>di</strong>cano sempre e ovunque, in<br />
vita e specialmente nell‟ora della nostra morte” (30-9-1965).
P. BATTISTELLA E S. GIUSEPPE<br />
Cominciò a venerarlo perché, come il babbo, ne portava il nome, e finí per amarlo<br />
intensamente perché è il santo del silenzio e perché, come si era trascritto da S. Eymard, è la<br />
migliore porta per entrare nel cuore <strong>di</strong> Gesú.<br />
“Io mi vado innamorando sempre piú <strong>di</strong> S. Giuseppe - scrive alla nipote suor<br />
Ezechiella - perché è anche in modo assoluto il Santo del silenzio” (31-3-1962).<br />
In Lui riponeva grande fiducia per ottenere grazie spirituali e non si stancava <strong>di</strong> pregarlo in<br />
privato e in pubblico, <strong>di</strong>ffondendone la devozione:<br />
“Ti unisco lietissimi saluti amari, cioè finalmente senza glucosio; credo che stia<br />
arrivando S. Giuseppe, al quale sto facendo, con sempre maggior gioia e piú<br />
intenso amore, il 7 o mese” (20-9-1963).<br />
Al “suo” Santo sapeva offrire delicate mortificazioni.<br />
Il 23 marzo 1958 scrive alla sorella:<br />
«Ti scrivo da letto; è mezzanotte; il sonno non viene. Per un fioretto a S.<br />
Giuseppe ho aperto e letto oggi il sacco <strong>di</strong> posta giuseppina» (numerosissime<br />
erano le lettere che riceveva per il suo onomastico del 19 marzo).<br />
Lo associava sempre a Gesù e <strong>Maria</strong> nelle sue invocazioni, si raccomandava a Lui per<br />
proseguire nel silenzio interiore:<br />
“Recitala sovente questa bella invocazione a S. Giuseppe: S. Giuseppe, insegnami<br />
e aiuta l‟anima mia ad amare con te Gesú e <strong>Maria</strong>” (27-2-1965).<br />
“Eh, S. Giuseppe! ... S. Giuseppe! ... quante grazie fa a chi sa pregarlo!”.<br />
“Stu<strong>di</strong>a, prega, imita S. Giuseppe che è stato il Santo del silenzio, il Santo che è<br />
vissuto godendosi silenziosamente Gesú e <strong>Maria</strong>”.<br />
“Quanto a me, augurami <strong>di</strong> avanzare sempre piú nel silenzio che introduce al<br />
Tabernacolo, guidato dall‟Angelo custode e dal caro S. Giuseppe” (lettere varie).<br />
P. BATTISTELLA E IL PAPA<br />
II Frassinetti lasciò ai <strong>Figli</strong> <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> questo ricordo che è per loro sacro come un testamento:<br />
“Il primo nostro impegno deve essere quello <strong>di</strong> stare perfettamente e sempre uniti al Papa”.<br />
P. Battistella fece onore a questa parola d’or<strong>di</strong>ne, già abituato da ragazzo, con la solida fede<br />
dei conta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Vicenza, a venerar nel Papa Gesú Cristo stesso.<br />
Per questo aveva avuto dall’infanzia il grande desiderio <strong>di</strong> venire a Roma, anche se gli pareva<br />
un sogno irrealizzabile.<br />
Quando, chiamato da P. Bruzzone, proprio a Roma dovette presentarsi e poté vedere il Papa,<br />
ne ebbe tanta gioia da ricordar quei giorni per tutta la vita.<br />
Troviamo in una sua lettera del 4-1-1950:<br />
“Roma mi ha entusiasmato quando la vi<strong>di</strong> la prima volta. Roma mi ha aumentato<br />
l‟entusiasmo per essa quando vissi tra le sue mura ... Ma questo entusiasmo lo<br />
produce in me la Roma cristiana, la Roma delle catacombe, la Roma del<br />
Colosseo, la Roma delle Basiliche, la Roma del Bianco Padre, la Roma <strong>di</strong> Gesú»<br />
(ad O. M.).
Considerò sempre grande fortuna vedere e ascoltare <strong>di</strong> presenza il Papa. Piú volte a S. Pietro<br />
acclamò Pio XI.<br />
A Pio XII riuscí a parlare personalmente. Figuriamoci la gioia!<br />
“Raccontava che un giorno dell‟anno 1950, essendo in S. Pietro durante<br />
un‟u<strong>di</strong>enza pubblica gli riuscí <strong>di</strong> parlare al S. Padre a cui mostrò il piccolo<br />
crocifisso che teneva sempre tra le mani quando confessava, compagno caro <strong>di</strong><br />
fatiche apostoliche e il Papa a lui: Bene figliuolo: 500 giorni ogni volta che sarà<br />
baciato. E volgendosi nuovamente a lui mentre si allontanava: …e plenaria in<br />
punto <strong>di</strong> morte! Da quel giorno quel crocifisso gli fu piú caro”(P. Cicconi).<br />
Avrebbe desiderato tanto andare in u<strong>di</strong>enza dal Papa Giovanni ma essendo in Sardegna non vi<br />
riuscí. In compenso lo seguiva ed imitava il piú possibile nella sua semplicità e spirito<br />
evangelico con filiale amore.<br />
“Che dono Id<strong>di</strong>o ha dato alla Chiesa e all‟umanità tutta con il Santo Papa<br />
Giovanni XXIII! Ringraziamo il Signore” (26-6-1965).<br />
Ancora un mese prima <strong>di</strong> morire chiese ai confratelli <strong>di</strong> accompagnarlo all’aeroporto <strong>di</strong><br />
Fiumicino ad ossequiare Paolo VI che tornava dall’ONU. Ecco come ne scrive:<br />
“II 4 u.s. fui presente all‟aeroporto <strong>di</strong> Fiumicino al ritorno del Papa. Che grazia!<br />
Che gioia! Nel ricevere la bene<strong>di</strong>zione avevo tutti presenti. Che spettacolo!<br />
Anch‟io ho benedetto il Papa, battuto le mani al Papa, gridato: Viva il Papa!<br />
Preghiamo per il Papa” (12-10-1965).<br />
Le pene del Papa erano le sue ed egli pregava volentieri per la salute, per le intenzioni del<br />
Santo Padre, rallegrandosi quando vedeva che c’era amore per Lui.<br />
Era a Cagliari da quattro mesi quando, parlando alla sera con un gruppo <strong>di</strong> uomini, uno gli<br />
domandò: “Che cosa le è piaciuto <strong>di</strong> piú qui in Sardegna?”. Ed egli pronto rispose: ”La bella<br />
abitu<strong>di</strong>ne che avete ovunque <strong>di</strong> cantare “Oremus pro Pontifice” ad ogni Bene<strong>di</strong>zione<br />
Eucaristica prima <strong>di</strong> recitare il Dio sia benedetto. Pregare (anzi cantare) una cosí bella<br />
preghiera al Papa davanti a Gesú esposto sull’altare è cosa che colpisce e fa ringraziare<br />
Id<strong>di</strong>o”.<br />
Per il Papa offriva le sue sofferenze, anzi cercava <strong>di</strong> <strong>di</strong>menticarle, incoraggiando altre persone<br />
tribolate a offrir i propri dolori per il trionfo <strong>di</strong> Pietro e della Chiesa.<br />
Il 30 giugno del 1963 P. Battistella era all’ospedale per la grave crisi <strong>di</strong> <strong>di</strong>abete, eppure ha una<br />
grande gioia da comunicare:<br />
“Viva il Papa, viva la Chiesa. Sempre viva Gesú che ci ha donato Chiesa e Papa.<br />
Torno appena dalla televisione qui all‟ospedale, ove ho potuto seguire e godere<br />
tutta la funzione, Messa e Incoronazione del S. Padre (Paolo VI) e mi ha fatto<br />
esclamare pieno <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne e riconoscenza: Signore quanto sei grande,<br />
Signore come sei bello e buono ... .<br />
Come dovremmo essere al <strong>di</strong>sopra delle. nostre sofferenze e godere <strong>di</strong> far parte<br />
della Chiesa e offrire i nostri dolori per un suo maggior trionfo nel mondo delle<br />
anime!” (a D., 30-6-1963).<br />
“Oremus pro Pontefice nostro Paolo ... II mondo va cercando Id<strong>di</strong>o ... Le Chiese<br />
con a capo la vera Chiesa, hanno sete dell‟unità in Dio.<br />
E Dio fa parlare <strong>di</strong> Lui il suo Vicario in terra, il Papa ... E Dio manda il Papa suo<br />
Vicario nel mondo a parlare <strong>di</strong> Dio, a riunire in Dio: Loreto, il Concilio, Terra<br />
<strong>Santa</strong>, In<strong>di</strong>a ... II quattro del prossimo ottobre l‟America ... Che mistero! Che<br />
miracolo! Che dono <strong>di</strong> grazia! Preghiamo, ringraziamo e cantiamo forte: Viva il<br />
Papa” (alla sorella, 30-9-1965).
AMORE ALLA CONGREGAZIONE<br />
Dal giorno in cui entrò in Noviziato donò alla nostra Congregazione tutte le sue energie e i<br />
suoi propositi, senza riserva alcuna.<br />
Per questo, appena sacerdote, chiese con insistenza <strong>di</strong> essere inviato in missione. Per questo,<br />
durante l’ultima fase cruciale della seconda guerra mon<strong>di</strong>ale, rinunziò a ritornare anche per<br />
poco in famiglia (in località sicura), nonostante i pressanti inviti dei familiari:<br />
“Quanto a venire, non ci pensate. Anche nel caso che manifestando ai Superiori<br />
la cosa, mi lasciassero venire, e trovassi il mezzo <strong>di</strong> arrivare, attualmente non<br />
verrei. Sono religioso, sono Sacerdote. II mio ufficio, la mia casa, la mia missione<br />
è qui, e qui rimango” (al fratello. Roma, 20-6-1944).<br />
Per questo si impegnò con entusiasmo in tutte le opere della Congregazione, cercando <strong>di</strong><br />
imitare i nostri primi Superiori. Per questo soffrí, quando giunsero le malattie, non potendo<br />
aiutare nel lavoro apostolico i confratelli.<br />
Per questo gli era naturale attribuire alla Congregazione tutto “quel po’ <strong>di</strong> bene” che come<br />
sacerdote riusciva ad operare. Dopo la terribile crisi <strong>di</strong> <strong>di</strong>abete avuta ad Oristano nel 1963,<br />
durante la quale ebbe anche l’Estrema Unzione, scrisse alcune lettere dalle quali è facile<br />
cogliere quanto amore avesse alla Congregazione.<br />
Al Padre Generale scrisse tra l'altro:<br />
“La ricordo sempre al Signore, al quale continuamente chiedo per la nostra cara<br />
amata Congregazione aspiranti, novizi, chierici, padri superiori santi”.<br />
Alla nipote suora:<br />
„Come ve<strong>di</strong> ti rispondo da casa (Casa S. Cuore), dove mi viene spontaneo cantare<br />
dopo il Canticum novum <strong>di</strong> ringraziamento e <strong>di</strong> lode al Signore: Casa mia, casa<br />
mia, per piccina che tu sia, tu mi sembri una ba<strong>di</strong>a …”.<br />
E alla sorella:<br />
“ ... cre<strong>di</strong> che io per la mia amata Congregazione, che mi ha fatto religioso<br />
sacerdote non sarei pronto a qualsiasi lavoro giorno e notte in qualsiasi casa o<br />
missione mi mettessero? E puoi immaginare che io non pensi ai Superiori, che<br />
non mi hanno risparmiato nulla dall‟inizio del male?”.<br />
Questi sentimenti egli coltivò e approfondí dal suo noviziato, inculcandoli nei giovani con<br />
grande convinzione.<br />
La Congregazione l’amava con il rispetto, l’ubbi<strong>di</strong>enza, la fiducia nei superiori, la preghiera<br />
(ogni giorno un rosario per il Padre Generale) e con tanta cor<strong>di</strong>alità verso i confratelli.<br />
Gra<strong>di</strong>va la loro gioiosa presenza, specie durante e dopo i pasti; magari con qualche briscoletta<br />
e qualche sana risata piena <strong>di</strong> allegria, sapeva assecondare i loro desideri, anche se gli<br />
costavano sacrifici; sapeva comprenderne le aspirazioni e le <strong>di</strong>fficoltà.<br />
Soffriva invece quando avvertiva qua e là qualche <strong>di</strong>ssenso o qualche incomprensione. Non<br />
tollerava le critiche ai superiori o agli assenti e lo faceva capire con il suo improvviso silenzio<br />
e lo sguardo serio.<br />
“Se non ci vogliamo bene noi che viviamo a fianco del Signore (e guardava la<br />
parete confinante con la chiesa) chi lo potrebbe nel mondo?”.<br />
Aveva scritto su un foglio, ancora chierico:<br />
“Per il bene della Comunità:<br />
saper cedere;
saper tollerare;<br />
saper tacere”.<br />
Anche quando <strong>di</strong>ssentiva nella valutazione <strong>di</strong> situazioni e opere, se accennava al proprio<br />
pensiero lo faceva in modo staccato come <strong>di</strong> cosa che fosse a lui lontana.<br />
Sensibile all’amicizia riserbò il meglio <strong>di</strong> sé ai confratelli i quali tutti anche se a volte non lo<br />
seppero comprendere, lo ebbero caro e desideratissimo. Anche per questo nella<br />
Congregazione visse felice:<br />
“Io come religioso sacerdote sono sempre piú felice e non cambierei stato con<br />
nessuno al mondo e non darei una mia giornata o una <strong>Santa</strong> Messa per tutta la<br />
vita del piú grande signore <strong>di</strong> questa terra” (lettera a O. M., 2-6-1949).<br />
Quando l’ubbi<strong>di</strong>enza lo faceva cambiar casa, e perciò campo <strong>di</strong> lavoro e confratelli, partiva<br />
tranquillo e sereno:<br />
“II religioso sacerdote è sempre contento dove lo mette il suo Maestro Gesú”<br />
(12-1-1949).<br />
IN CONFESSIONALE<br />
Fin dal suo primo apostolato P. Giuseppe curò in modo speciale l’opera delle confessioni.<br />
“È nel confessionale - scriveva - che tante anime vincono la loro battaglia;<br />
bisogna perciò aiutarle, elargendo senza risparmio la grazia <strong>di</strong> Gesú Cristo”.<br />
Anche negli ultimi anni, pur d’estate, quando il busto, l’artrosi e il <strong>di</strong>abete lo demolivano<br />
fisicamente, la sua giornata, specie se festiva, era per buona parte al confessionale a<br />
<strong>di</strong>sposizione dei fedeli che venivano sempre piú numerosi, non solo dalla zona, ma anche da<br />
lontane parti della città o dal contado. Erano specialmente anime angustiate, tribolate, ansiose,<br />
con problemi profon<strong>di</strong>. Egli non voleva lasciarne partire nessuna senza aver chiarito,<br />
convinto, assolto e benedetto nel Signore.<br />
A questo apostolato si era preparato da tempo stu<strong>di</strong>ando bene la Teologia Morale e<br />
assimilando lo spirito del Frassinetti che raccomanda <strong>di</strong> accogliere in maniera sommamente<br />
caritatevole i poveri peccatori e inculca nel confessore una illuminata paterna benevolenza.<br />
Aveva avuto inoltre il raro dono delle <strong>di</strong>screzioni degli spiriti: sapeva veder dentro le anime,<br />
trarne le piú riposte sane energie, elevarle alla conversione e anche ad alti gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> vita<br />
spirituale.<br />
Se doveva riprendere, sapeva farlo con dolcezza. Era un po’ lungo nel confessare, e noi<br />
talvolta glielo rimproveravamo, ma egli <strong>di</strong>ceva: “Come si fa, con la mia ignoranza, a far<br />
capire subito certe cose?”<br />
Di fatto egli non si contentava <strong>di</strong> assolvere, ma <strong>di</strong>rigeva le anime, poneva domande opportune<br />
per suscitar desideri <strong>di</strong> santità, dava consigli pratici e confortava con efficaci esempi <strong>di</strong> Santi.<br />
Scrive una giovane <strong>di</strong> Oristano:<br />
“Ricordo la prima volta che andai a confessarmi da P. Giuseppe. All‟improvviso<br />
mi chiese se avevo mai pensato <strong>di</strong> farmi santa. Io rimasi meravigliata perché non<br />
mi aspettavo una domanda simile. Era molto comprensivo e sapeva trovare il<br />
modo <strong>di</strong> incoraggiare sempre, infondendo fiducia nell‟amore <strong>di</strong> Dio. Diceva<br />
spesso: Nel confessionale non bisogna riconoscere le singole persone ma le<br />
anime.<br />
Come confessava P. Giuseppe, si chiamava confessare!”.
“A Oristano, quando dopo lunghe ore passate in confessionale saliva sopra a<br />
mutarsi gli abiti, ma<strong>di</strong><strong>di</strong> <strong>di</strong> sudore - riferisce la Signorina Delia - gli chiedevo:<br />
Adesso non beve un po' <strong>di</strong> latte? E lui: Ci sono tante anime da confessare;<br />
bisogna fare in fretta ... Grazie, Gesú, <strong>di</strong> tutte le anime che oggi mi hai mandato e<br />
mi manderai. E scendeva <strong>di</strong> nuovo in chiesa senza indugio”.<br />
Egli stesso scriveva a O.M. (12-6-1949):<br />
“II lavoro non manca, la fatica fisica non si può non sentire, ma che gioia, che<br />
gau<strong>di</strong>o uscire dal confessionale dopo ore e ore <strong>di</strong> Confessioni,(sono) nel corpo<br />
stanco, sfinito, ma con il cuore e l'anima pieni <strong>di</strong> gioia per aver fatte bianche<br />
tante anime!”.<br />
A volte tuttavia lo vedevamo salire dalla chiesa pensieroso, con gli occhi gonfi, mentre<br />
riponeva con cura nella custo<strong>di</strong>a il crocifisso che confessando teneva sempre in mano.<br />
Eravamo certi che doveva avere trovato qualche caso <strong>di</strong>fficile o cuore duro al pentimento. E<br />
qualche giovane talvolta, con poca delicatezza, <strong>di</strong>ceva:<br />
“P. Battistella, oggi le è andata male, vero?”.<br />
E lui serio rispondeva: “Non scherzate su queste cose. Preghiamo piuttosto che trionfi sempre<br />
la misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Dio”.<br />
Se gioia sacerdotale gli dava il ministero delle confessioni, il suo animo delicatissimo provava<br />
le pene umane piú lancinanti <strong>di</strong> fronte a situazioni assurde e aggrovigliate. Lui stesso confessa<br />
la sua sofferenza in una lettera verso il 1951:<br />
“II problema delle anime mi assilla, mi <strong>di</strong>strugge, mi martirizza. Mai credevo <strong>di</strong><br />
soffrire e <strong>di</strong> sofjrire tanto per le anime. E vorrei soffrire anora <strong>di</strong> piú pur <strong>di</strong><br />
liberarle, pur <strong>di</strong> salvarle e santificarle.<br />
Gesú me ne ha fatto incontrare tante e tante! Quante lacrime, quante lacrime!<br />
Ho dato tutto. Ho sofferto tutto.<br />
Ma Gesú vuole ancora. Soffro, prego e piango per le anime come non mai.<br />
Gesú va sempre piú scoprendomi gli orizzonti della sofferema, del dolore, della<br />
donazione” (ad O. Musso, 14-7-1951).<br />
Aveva una rara capacità <strong>di</strong> consolare le anime, anche perché attingeva dalle sue sofferenze<br />
quoti<strong>di</strong>ane, come da un tesoro, serenità e gioia vera da <strong>di</strong>stribuire a tutti.<br />
E non cercava <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendersi da chi con le sue croci lo faceva soffrire. Invece <strong>di</strong> allontanarlo<br />
dall’apostolato questi casi ve lo inserivano maggiormente.<br />
Era nel suo stile o meglio nel suo modo <strong>di</strong> manifestare l’amore a Dio.<br />
Già nel 1944 scriveva al fratello:<br />
“Non prenderti <strong>di</strong>spiacere e timore nello scrivermi i tuoi dolori e pene.<br />
Anzi ti raccomando <strong>di</strong> farlo sempre, pensando che il cuore del tuo piccolo fratello<br />
è il cuore anche <strong>di</strong> un piccolo prete e come tale nascosto nel grande, immenso<br />
cuore <strong>di</strong> Dio.<br />
II sacerdote, quando vede e trova cuori che soffrono, ma che amano il Signore,<br />
gode ed esulta perché conosce quale dono sia per quei cuori la tribolazione, il<br />
dolore, la croce.<br />
Sai quale è il piú grande martirio per un cuore sacerdotale?<br />
La croce, il dolore, la tribolazione, la schiavitú delle anime in peccato”.<br />
Quando al confessionale trovava un’anima <strong>di</strong>sperata o molto bisognosa <strong>di</strong> aiuto non<br />
l’abbandonava piú: scriveva, pregava, faceva penitenza e, siccome l’amore <strong>di</strong> Dio è<br />
industrioso, sapeva escogitare maniere nuove per far ritrovare la pace.<br />
Un colonnello ci ricorda come, essendo particolarmente in pena, completamente solo <strong>di</strong> fronte<br />
a gravissime prove e tentazioni, conobbe Padre Battistella.
Questi non solo lo consolò ma volle si trasferisse con lui a vivere nella casa <strong>di</strong> Torrevecchia<br />
per avere il conforto <strong>di</strong> persone amiche e religiose e vincere la sua solitu<strong>di</strong>ne.<br />
La presenza <strong>di</strong> P. Giuseppe, il suo continuo esempio sacerdotale, la sua franca amicizia gli<br />
fecero trovare una serena rassegnazione e la pace del cuore.<br />
Anche ora a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> quasi venti anni non può <strong>di</strong>menticare quelle ore serene e piene <strong>di</strong><br />
spiritualità.<br />
Lettere, amicizia, esempio ... Soprattutto però sapeva re<strong>di</strong>mere le anime con la sua penitenza e<br />
il suo amore <strong>di</strong> Dio. Tre mesi prima della morte scrisse:<br />
“In confessionale quante cose si sentono e che scuola mi fa Gesú.<br />
Va a <strong>di</strong>rgli per me un grazie grande, grande come Lui” (26-8-1965)<br />
LE PREDICHE DI P. BATTISTELLA<br />
Una delle penitenze piú dure per lui fu sempre la pre<strong>di</strong>cazione.<br />
Talvolta gli andava a traverso perfino il cibo, nei giorni precedenti l’impegno. Però si<br />
preparava e soprattutto pregava. Al momento dovuto, spesso con gli occhi gonfi, si girava<br />
verso la folla, guardava un poco e invariabilmente cominciava: “Gesú ... ”. E le parole, a quel<br />
nome, venivano, calde, ispirate, vissute.<br />
Richiesto un giorno del perché <strong>di</strong> questa abitu<strong>di</strong>ne rispose: “Se metto avanti Gesú, la pre<strong>di</strong>ca<br />
va avanti, altrimenti, povero Bepi! Dovrei subito chiudere il becco”.<br />
Lo si ascoltava volentieri, perdonandogli qualche anacoluto. Le parole semplici, evangeliche,<br />
penetravano nel cuore.<br />
”Quel prete ci crede davvero”, commentava ogni tanto qualche forestiero, uscendo <strong>di</strong> chiesa.<br />
E molti, dopo le sue pre<strong>di</strong>che, l’aspettavano per essere confessati.<br />
Cosa <strong>di</strong>ceva mai <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>nario?<br />
Nulla, forse, ma il suo cuore era <strong>di</strong> fuoco quando parlava in nome <strong>di</strong> Dio.<br />
Gli piaceva parlar specialmente dell’amore <strong>di</strong> Dio, della confidenza che dobbiamo avere nella<br />
sua misericor<strong>di</strong>a, della S. Eucaristia, della Madonna.<br />
Quanti fatti ricordava P. Giuseppe!<br />
E come sapeva utilizzarli al punto giusto nelle sue pre<strong>di</strong>che, adatti all’argomento e<br />
all’u<strong>di</strong>torio!<br />
Anche per questo motivo i ragazzi sarebbero stati ore ad ascoltarlo.<br />
A Cagliari, quando si trattava <strong>di</strong> preparare i bambini alla Prima Comunione nei tre giorni <strong>di</strong><br />
ritiro, pensavamo sempre a lui, facendolo venire a volte da Oristano. Sapeva farsi cosí bene<br />
intendere da entrar nella loro anima subito.<br />
Dialogava con loro, narrava bei fatti adatti alla materia e all’età, specialmente riguardanti<br />
l’amore dei Santi e <strong>di</strong> tanti bambini, anche negretti, a Gesú, recitava con loro brevi coroncine<br />
in onore alla Vergine e le ore volavano, con grande profitto spirituale.<br />
“Ci voleva bene - ricorda uno <strong>di</strong> quei tempi - ci accorgevamo subito che voleva tanto bene a<br />
Gesú nel Tabernacolo”.<br />
Era sovente chiamato a pre<strong>di</strong>care ritiri e esercizi spirituali a suore, seminaristi e nostri novizi,<br />
ma queste pre<strong>di</strong>cazioni lunghe lo preoccupavano a <strong>di</strong>smisura e le accettava solo per<br />
ubbi<strong>di</strong>enza.<br />
Scrisse il 26 agosto 1965 alla sorella suor Flora:
“L‟ubbi<strong>di</strong>enza mi ha impegnato a pre<strong>di</strong>care <strong>di</strong>eci giorni <strong>di</strong> esercizi ai nostri<br />
novizi. Per me è una impresa doppiamente audace e superiore alle mie forze<br />
fisiche e capacità morali e intellettuali, ma vi è <strong>di</strong> mezzo l‟ubbi<strong>di</strong>enza, e come<br />
sempre Fiat”.<br />
Quelli furono proprio gli ultimi suoi esercizi, e il ricordo che ne ebbero quei nostri cari<br />
giovani vale piú <strong>di</strong> un nostro commento:<br />
“Seppe subito infondere nei nostri giovani cuori l‟entusiasmo che lui viveva,<br />
istante per istante. La semplicità <strong>di</strong> parole e <strong>di</strong> tratto rivelavano le sue<br />
convinzioni ferme e vissute con fedeltà assoluta. Entrava in chiesa, si<br />
inginocchiava a lungo davanti al Santissimo, recitava la preghiera, poi prima <strong>di</strong><br />
sedersi al tavolino, baciava il crocifisso sul volto, con grande amore. Sul volto -<br />
ci <strong>di</strong>sse poi, chiedendogliene noi il perché - per riparare il bacio <strong>di</strong> Giuda”.<br />
E poi parlava: illustrava una verità, incoraggiava e spronava sempre con il suo<br />
sistema tutto particolare ... parole dolci e nello stesso tempo forti e infuocate. Era<br />
particolarmente ispirato e gioioso quando parlava della Madonna.<br />
Sapeva trovare sempre la via del cuore: Siete <strong>di</strong>eci? – <strong>di</strong>ceva - ebbene <strong>di</strong>eci santi<br />
sacerdoti, <strong>di</strong>eci santificatori. Ma fate presto, fate presto. Non si può perdere<br />
tempo quando si tratta della santità.<br />
E poi lo vedevamo celebrare la Messa, lo vedevamo pregare ... Nel vederlo cosí<br />
coerente, cosí gioviale, cosí felice pur sapendolo malato, il fare gli esercizi <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>eci giorni, lunghi per un giovane, era <strong>di</strong>ventato un piacere”.<br />
Lui stesso, una volta tanto, alla fine del corso potè scrivere:<br />
“L‟ubbi<strong>di</strong>enza che pesava ... e molto, per la grazia <strong>di</strong> Dio è finita.<br />
Sono arrivato in fondo meglio <strong>di</strong> quello che immaginavo e ora Gesú mi va<br />
ingrandendo l‟anima e la Madonna allargando il cuore perché le gioie crescono<br />
... crescono.<br />
Potessi <strong>di</strong>viderle, potessi trasfonderle e convincere tutti i cuori che il nostro Dio e<br />
un Dio <strong>di</strong> pace, un Re d‟amore, un donatore <strong>di</strong> pace!”.<br />
Donde traeva l’ispirazione, la materia e i tanti fatti della sua pre<strong>di</strong>cazione?<br />
Dalla Bibbia, anzitutto, che già nel 1960 aveva letto intiera quattro volte con il suo metodo <strong>di</strong><br />
lettura lenta, fatta unicamente per cogliere la Rivelazione e le ispirazioni <strong>di</strong> Dio.<br />
Dal Vangelo, specialmente tanto a lui famigliare fin dall’infanzia.<br />
Parlando ne recitava a volte, con semplicità, pagine intere, tanto che noi gli <strong>di</strong>cevamo: ”Padre,<br />
<strong>di</strong>ce che non ha memoria e poi parla come se leggesse il Vangelo!”.<br />
“Si vede - rispondeva - che l’Angelo custode ha fatto saltar fuori qualche antico ricordo”.<br />
Aveva inoltre fatto tesoro delle vite dei Santi e delle opere ascetiche e pre<strong>di</strong>cabili del nostro<br />
Frassinetti a lui tanto familiare (conserviamo ancora le or<strong>di</strong>natissime sintesi che ne aveva<br />
tratto nei primi anni del sacerdozio). Ma, piú che sui testi, traeva l’ispirazione dalla sua<br />
unione a Dio.<br />
Quante lettere avrà scritto P. Battistella?<br />
LE LETTERE<br />
L’ubbi<strong>di</strong>enza, le malattie, la cessazione <strong>di</strong> attività fecero peregrinare P. Battistella.
In trent’anni <strong>di</strong> vita religiosa almeno do<strong>di</strong>ci volte cambiò casa e sei volte città.<br />
Chi aveva avuto il bene <strong>di</strong> averlo anche per breve tempo confessore, benefattore o padre<br />
spirituale non poteva farne a meno e gli scriveva. Cosí sul tavolino del Padre si alzava sempre<br />
piú il numero delle lettere.<br />
P. Giuseppe senza trascurare il suo lavoro giornaliero e tanto meno il tempo che si era prefisso<br />
<strong>di</strong> dare all’adorazione e alla preghiera, capí che il Signore, provandolo con l’artrosi che gli<br />
impe<strong>di</strong>va la visita a domicilio ad anime bisognose, voleva da lui questa forma <strong>di</strong> apostolato e<br />
cominciò a rispondere.<br />
“Anche scrivere è, come lo intendo io, apostolato e missione. Quando però le<br />
lettere che attendono risposta sono troppo numerose ... stringe il cuore, perché<br />
sono anime che aspettano una parola un pensiero, un consiglio, una bene<strong>di</strong>zione<br />
dal Sacerdote” (alla sorella, 23-3-1958).<br />
E in altra occasione alla stessa:<br />
“II mio ministero sacro, non escluso quello della penna, continua.<br />
Anche a letto quando non dormo prego o scrivo, come ora faccio a te.<br />
Ogni giorno cosí scrivo per due o tre ore, secondo il lavoro.<br />
Cerco in quel che posso <strong>di</strong> rendermi meno inutile”(23-3-1958).<br />
“Quanto è bella e grande la comunione dei Santi!” (28-4-1965).<br />
L’insonnia e le malattie gli agevolarono questo compito, cosí che talvolta fino alla una o alle<br />
due <strong>di</strong> notte lo trovavamo a scrivere.<br />
Quante lettere avrà scritto P. Giuseppe? Migliaia e migliaia certamente.<br />
Degli ultimi anni <strong>di</strong> vita noi abbiamo potuto leggerne - per benigna concessione <strong>di</strong> alcuni<br />
destinatari - oltre duecento e in ognuna abbiam trovato tanto amor <strong>di</strong> Dio!<br />
Meraviglia inoltre come nella sua semplicità trovasse parole cosí vive ed efficaci, messaggere<br />
<strong>di</strong> una amicizia aperta, <strong>di</strong> una presenza ad ogni gioia e dolore.<br />
Lettere spirituali tutte, anche se a volte prendono occasione da una notizia contingente. Stili<br />
semplice sincero come la sua persona, onda crescente <strong>di</strong> spiritualità e <strong>di</strong> gioia, efficacia nel<br />
consolare, nel persuadere al perdono, alla confidenza, alla adorazione.<br />
“Vorrei essere l‟Angelo consolatore <strong>di</strong> tutte le pene e <strong>di</strong> tutte le sofferenze. Vorrei<br />
essere l‟Angelo consolatore dei tribolati e dei piangenti e tutti portare a Gesú”<br />
(22-4-1949).<br />
Oltre che in confessionale ci riuscí nelle sue lettere.<br />
“Ogni lettera del Padre era per noi una festa - ci scrissero due sposi dopo la sua morte - e non<br />
potevamo non eseguire ciò che ci invitava a fare, anche se era tanto <strong>di</strong>verso dal nostro tono <strong>di</strong><br />
vita ... ”.<br />
E una signorina <strong>di</strong> Roma:<br />
“Se nella nostra famiglia ritornò la pace lo dobbiamo agli scritti <strong>di</strong> P. Giuseppe”.<br />
Un altro testimone:<br />
“Ogni lettera <strong>di</strong> P. Battistella era un messaggio <strong>di</strong> autentica, irresistibile gioia”.<br />
A volte erano poche righe, a volte lunghe pagine, ma ogni parola aveva un segno sacerdotale.<br />
Tutte iniziavano con una invocazione spirituale e finivano con la bene<strong>di</strong>zione.<br />
Per le persone piú familiari si firmava: P. Stella piccolo prete.<br />
“Sta per suonare la mezzanotte. Saluti e bene<strong>di</strong>zioni nei nomi santissimi <strong>di</strong> Gesú e<br />
<strong>di</strong> <strong>Maria</strong>.<br />
P. Stella, piccolo prete” (27-12-1963)
QUALCHE PENSIERO DALLE SUE LETTERE<br />
“Fatti santo, perché la santità è la cosa piú bella, piú grande, piú gioiosa, piú feconda, piú cara<br />
a Dio, piú utile agli uomini e piú onorifica per colui che la realizza” (ad Antonio S.).<br />
“Oh! la via della Perfezione! Comincia, continua, insisti. E non ti scoraggiare mai: lo<br />
scoraggiamento non viene da Dio” (25-10-1962).<br />
“Il Signore non manda mai gran<strong>di</strong> desideri se non per realizzarli. Coraggio, senza<br />
scoraggiarsi. Cominciamo sempre da capo e poi da capo ancora. I Santi hanno sempre<br />
cominciato da capo. Non guardare la <strong>di</strong>stanza perché la grazia <strong>di</strong> Dio è onnipotente, e in un<br />
attimo arriva dove vuole!” (13-7-1965).<br />
”La nostra parola d’or<strong>di</strong>ne da realizzare e da vivere dovrebbe essere: Oggi piú buoni <strong>di</strong> ieri,<br />
domani migliori <strong>di</strong> oggi, sempre” (20-11-1959).<br />
“Non ti scoraggiare... ma ricomincia... come hanno fatto i Santi e soprattutto come desidera<br />
Gesú. Per tutti resta molta strada, ma tu ricordati che un pensiero, un desiderio, uno sforzo,<br />
una parola, un atto <strong>di</strong> amore, segnano sempre un grado <strong>di</strong> ascesa. E questo lavoro interiore<br />
preziosissimo si può sempre fare, fino all’ultimo respiro” (7-8-1963).<br />
“Mi fece una salutare impressione un giorno leggere queste parole:<br />
Una <strong>Santa</strong> <strong>di</strong>sse a Gesú: Fammi conoscere i miei <strong>di</strong>fetti ....<br />
E Gesú le rispose: Un po' alla volta, altrimenti ti spaventi. Ringraziamo assieme e sempre il<br />
Signore” (13-12-1962).<br />
“Vuoi salvare la tua vocazione? Salva la tua purezza. Vuoi salvare la tua purezza? Sii<br />
un’anima eucaristica e devota della Madonna”. (al nipote, Sabato Santo 1948).<br />
“Ricordatelo sempre: nessuno al mondo, solo Dio può vedere la bellezza e può misurare la<br />
grandezza <strong>di</strong> una giovinezza che vive col cuore puro e con l’anima in grazia!” (20-9-1964).<br />
“Ricorda che il silenzio è il grande segreto dei Santi; il tesoro dei perfetti” (22-4-1958).<br />
“A voi l’augurio <strong>di</strong> sentire come il sottoscritto, la crescente gioia <strong>di</strong> evitare le parole inutili e i<br />
pensieri vani per realizzare con maggior facilità e frequenza il colloquio d’amore con Gesú<br />
nel nostro cuore, con Gesú nel Tabernacolo, Regno d’amore” (a P. <strong>Maria</strong>no O.F.M., 22-10-<br />
1965).<br />
“Pensiamo alla passione <strong>di</strong> Gesú. In Para<strong>di</strong>so godremo sempre” (29-4-1958).
“Che bella cosa quella <strong>di</strong> poter donare! Gesú nel S. Vangelo lo conferma: È meglio dare che<br />
ricevere.<br />
Ecco perché Gesú è grande: perché Gesú dona, dona tanto, dona sempre. Per una medaglietta<br />
<strong>di</strong> pochi sol<strong>di</strong> e due parole affettuose dette a un vecchietto, mi sentii <strong>di</strong>re un giorno in un<br />
ospedale: Id<strong>di</strong>o ti bene<strong>di</strong>ca, figlio mio, ora e sempre.<br />
Parole che mi commossero e che ancora adesso mi fanno bene” (4-1-1950).<br />
“Coraggio, <strong>di</strong>amo al Signore; <strong>di</strong>amo piú che possiamo ... <strong>di</strong>amo sempre e senza riserve!” (10-<br />
7-1964).<br />
“Cre<strong>di</strong>amo al dono dell’amore, ma maggiormente cre<strong>di</strong>amo al dono del dolore!” (17-10-<br />
1964).<br />
Telefono eucaristico<br />
“Sempre libero, sempre pronto: non interrompe mai la conversazione! Provare per sapere, per<br />
godere!<br />
Un bel telefono della mente e del cuore per un colloquio, per una conversazione con Gesú nel<br />
Tabernacolo” (16-5-1959).<br />
“Il mio unico bene è nel fare con amore la volontà <strong>di</strong> Dio. E la volontà <strong>di</strong> Dio a volte dona<br />
felicità, in certe circostanze chiede lacrime, regalando insieme gau<strong>di</strong> all’anima” (31-3-1962).<br />
“Lascia che io ti canti con la gioia nel cuore: come è bello vivere <strong>di</strong> amore! Vivere <strong>di</strong><br />
quell’amore che Gesú è venuto a portare dal cielo sulla terra e altro non desidera che donarlo,<br />
con generosità <strong>di</strong>vina alle sue creature” (2-6-1965).<br />
“Gli apostoli chiesero a Gesú che loro insegnasse a pregare. Noi doman<strong>di</strong>amogli anche che ci<br />
insegni ad amare!” (13-7-1965).<br />
“ Gesú sa dare molto a chi lo ama, ma sa dare moltissimo a chi lo lascia liberamente fare”<br />
(20-7-1965).<br />
“Oh, il Rosario ... non lo ameremo e non lo imiteremo mai abbastanza! Facciamolo amare e<br />
recitare piú che possiamo. S. Pio X <strong>di</strong>sse: Il Rosario è la Messa per coloro che non la possono<br />
celebrare” (a P. <strong>Maria</strong>no, 22-10-1965).<br />
“Vi raccomando specialmente il Santo Rosario che è un vero tesoro nascosto” (15-10-1961).<br />
“E l'Angelo Custode? Quale altro dono ignorato! Oh, sí, invochiamolo spesso, amiamolo<br />
sempre, non rattristiamolo mai” (29-10-1963).<br />
“Mi permetto <strong>di</strong> raccomandarvi <strong>di</strong> seminare questa preghierina <strong>di</strong> sette parole: Gesú, <strong>Maria</strong> e<br />
Giuseppe vi amo, salvate anime” (a P. <strong>Maria</strong>no O.F.M., 22-10-1965).
Atto <strong>di</strong> amore - Bene<strong>di</strong>zione<br />
“Ora devo andare a riposo (son passate le ventitré); ma prima ti voglio recitare, scrivendolo,<br />
un atto <strong>di</strong> amore che mi piace e mi è tanto piaciuto dalla prima Messa:<br />
Gesú in tutti i tabernacoli del mondo ...<br />
Gesú in tutti gli altari della terra ...<br />
Gesú in tutti i calici consacrati che si innalzano verso il cielo;<br />
noi ti adoriamo; Gesú, noi ti ringraziamo;<br />
Gesú, noi ti amiamo.<br />
Gesú, perdona; Gesú, purifica; Gesú, salva;<br />
Gesú, santifica ...<br />
Ti bene<strong>di</strong>co, e vi bene<strong>di</strong>co, nel nome del Padre, del <strong>Figli</strong>o e dello Spirito Santo.<br />
P. Giuseppe Battistella F.S.M.I.” (alla sorella, da Fiumicino; 25-10-1965).<br />
P. BATTISTELLA E L’APOSTOLATO VOCAZIONALE<br />
Già a casa il suo esempio e poi i suoi scritti e le sue preghíere fecero sbocciare nella sua stessa<br />
famiglia <strong>di</strong>verse vocazioni religiose (nove nipoti suore).<br />
Ovunque esercitò il suo ministero sacerdotale, seppe scoprire generosi semi <strong>di</strong> vocazione e<br />
con il suo <strong>di</strong>screto ma perseverante invito alla perfezione cristiana in<strong>di</strong>rizzò <strong>di</strong>verse anime alla<br />
vita religiosa, sia a Torrevecchia, sia a S. Bartolomeo, sia ad Oristano.<br />
Ad Oristano anzi, proprio nell’ultimo anno della sua vita, <strong>di</strong>rigendo un gruppo <strong>di</strong> buone<br />
signorine le invitò e sostenne a iniziare una nuova Comunità che ora, nel suo ricordo, sembra<br />
essere benedetta da Dio e avviarsi alla concreta realizzazione.<br />
Cercava <strong>di</strong> essere un apostolo <strong>di</strong> vocazioni sacerdotali, scoprendo con semplicità ai ragazzi il<br />
fascino <strong>di</strong> Gesú Cristo, e avvicinandoli a una intensa vita eucaristica.<br />
Sapeva parlare e scrivere santamente alle mamme <strong>di</strong> giovanetti e ai giovani sposi per far sí<br />
che l’ambiente famigliare e la generosa offerta del cuore preparasse il clima adatto per lo<br />
sbocciare <strong>di</strong> vocazioni.<br />
Ai giovanetti che, conosciuti in parrocchia, aveva avviato alle case religiose e in seminario,<br />
non si stancava <strong>di</strong> scrivere e <strong>di</strong> incitarli alla perseveranza e all’ascesi nella santità, a volte con<br />
lunghe lettere, a volte con frasi brevissime ed efficaci:<br />
“A Tonino ricordo i tre “S”: Santo, Sacerdote, Santificatore. Ma presto, presto, presto”<br />
(29-4-1958).<br />
Diversi giovani confessarono <strong>di</strong> aver provato piú volte desiderio <strong>di</strong> farsi sacerdoti, vedendo il<br />
contegno <strong>di</strong> P. Giuseppe.<br />
Era bello sentirlo pre<strong>di</strong>care nelle ore <strong>di</strong> adorazione per le vocazioni e per i sacerdoti. Ascoltammo la<br />
sua ultima a Fiumicino il 9 ottobre 1966, appena un mese prima della morte. Era sofferente, con la<br />
fronte imperlata <strong>di</strong> sudore, ma come vibrava il suo cuore quando a intervalli parlava!<br />
Diceva ai fedeli <strong>di</strong> pregare Gesú perché nella parrocchia venissero sacerdoti santi, perché portassero<br />
Gesúalle anime, perché riuscissero a far dell’altare il centro della vita parrocchiale.<br />
Li invitava a pregare con i sacerdoti davanti al SS. Sacramento, che è la fonte inesauribile <strong>di</strong> gioia, <strong>di</strong><br />
amore, <strong>di</strong> felicità.<br />
A un certo punto si commosse e rivolto verso l’altare, fissando l’ostensorio, pianse.<br />
Si prestava volentieri a confessare seminaristi (ad Oristano), a pre<strong>di</strong>care ritiri ed esercizi a giovani<br />
chierici (anche se ciò gli causava trepidazione, reputandosi inadatto); e ogni volta lasciava un segno in<br />
molte anime.<br />
Ogni giorno - sapemmo per caso - recitava un Santo Rosario per i sacerdoti confratelli piú provati da<br />
tentazioni. Negli ultimi anni, con il permesso dei superiori, si fece promotore <strong>di</strong> una borsa <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o per
un aspirante povero; ad essa convogliava piccoli doni <strong>di</strong> parenti e amici e quanto pii benefattori a<br />
questo scopo gli consegnavano. Tutto con grande <strong>di</strong>screzione e grande silenzio.<br />
E come sapeva essere perseverante in questo proposito!<br />
“Preghi - scriveva - e se può faccia qualcosa per la borsa <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o “Anime del<br />
Purgatorio” pro aspirante al sacerdozio povero. Gesú insiste che la man<strong>di</strong>amo avanti.<br />
Siamo arrivati già a Lire 270 mila!».<br />
La somma cresceva e lui ringraziava:<br />
“Grazie a nome <strong>di</strong> Gesú e a nome mio per la sua generosa offerta” (a Q.F., 27-2-1962).<br />
“II cielo la ricompensi e la bene<strong>di</strong>ca! Con questa ultima aggiunta mi pare che il totale<br />
della somma superi le 350 mila. Che bella somma, che bella cosa! Sento che Gesú<br />
desidera da me questo lavoro per formare questa borsa e sarei felice <strong>di</strong> vederla compiuta<br />
prima <strong>di</strong> morire”.<br />
Quando morí non era finita ma la cifra era già alta.<br />
Consegnando l’ultima somma al Padre Generale nel settembre 1965 <strong>di</strong>sse: “Son pochi, ma dati con<br />
grande amore da cari benefattori, per i quali vado subito a celebrare una <strong>Santa</strong> Messa”.<br />
“Preghiamo perché i sacerdoti abbiamo a sentire la bellezza e la grandezza della loro<br />
missione sacerdotale, ma anche perché il cielo ci doni altri sacerdoti santi.<br />
Oh, io lo sento ... che se fossi piú buono, se sapessi celebrare la <strong>Santa</strong> Messa, se fossi un<br />
po' santo ... quanto ne gioverebbero le anime!” (a O. M., 12-1-1949).<br />
NELLA SOFFERENZA DELLE MALATTIE<br />
Dall’Or<strong>di</strong>nazione sacerdotale P. Battistella conobbe sempre, in qualche modo, la pesante croce delle<br />
malattie, che misero a prova la sua complessione sensibilissima.<br />
Prima lo tormentarono perio<strong>di</strong>ci stranissimi e acuti dolori viscerali, poi lo provò la dolorosissima<br />
artrosi che dopo averlo messo quasi “fuori combattimento” cosí da tenerlo praticamente immobilizzato<br />
al Mascherone per oltre cinque mesi, lo accompagnò fino alla morte; infine lo sfibrò il subdolo<br />
<strong>di</strong>abete.<br />
Tutti, piú o meno, abbiamo malattie nella vita; può essere perciò <strong>di</strong> utilità spirituale sentire con quale<br />
spirito egli reagí a queste prove. Seppe sempre accettarle come regali del Signore.<br />
“Zona dolorosa e lacrimosa! Grazie a Dio dell‟ottimo viaggio aereo. Grazie anche della<br />
riacutizzazione dei miei dolori, durante la cura ripresa. Sempre grazie <strong>di</strong> tutto al Signore.<br />
È la parola piú bella che creatura possa <strong>di</strong>re al Creatore. Sono stretto dal busto in un<br />
bagno <strong>di</strong> sudore. Evviva!” (15-9-1959).<br />
Seppe sopportarle sereno, come prova <strong>di</strong> amore a Dio:<br />
“Pensatemi sempre sofferente, perché la natura non può non sentire dolore, ma sempre<br />
beato nella volontà <strong>di</strong> Gesú” (30-7-1963).<br />
Non chiese mai al Signore la salute, perché preferiva sempre lasciarlo fare liberamente.<br />
“Urge, urge moltissimo lavorare per le anime, ma Gesú mi fa sentire che è piú contento<br />
quando lo lascio fare liberamente e con affetto Gli <strong>di</strong>co: Gesú, pensaci tu.<br />
Non posso, ve<strong>di</strong>, chiedergli la salute, ma io gli devo chiedere: Amore e Anime ...” (alla<br />
sorella, 23-3-1958).<br />
La continua sofferenza gli affinava lo spirito, facendogli comprendere che l’unica cosa importante è<br />
scoprire e seguire con tranquillità il volere <strong>di</strong> Dio:<br />
“II corpo malato, il cuore che piange, l‟animo che canta: sia sempre fatta la sua <strong>Santa</strong><br />
Volontà!” (29-4-1958).<br />
Quando seppe dalle analisi <strong>di</strong> avere un forte <strong>di</strong>abete, lesse sui libri qualche notizia sulla nuova<br />
malattia e lo si vide un poco pensieroso. Aveva letto che debilitava la memoria e la volontà.<br />
“La memoria pazienza - esclamò- ma la volontà, la decisione <strong>di</strong> amare sempre piú Id<strong>di</strong>o, oh, questo<br />
no, o Signore, non lo puoi permettere”.<br />
Da quel giorno reagí con tutte le forze alla stanchezza e alla debilitazione fisica. Voleva ripartire ogni<br />
giorno verso la perfezione, intensificava i suoi atti <strong>di</strong> amore a Dio e scoprí che le continue cure,<br />
sorveglianza e <strong>di</strong>eta potevano essere ottimo mezzo per <strong>di</strong>mostrare amore al Signore.
“Quanto alle continue cure, sorveglianza e <strong>di</strong>eta, continueremo a farle, ci sforzeremo <strong>di</strong><br />
farne un continuo esercizio <strong>di</strong> perfezione” (13-12-1962).<br />
Lo vedemmo, cosí, precisissimo nel farsi la puntura, meticoloso nel pesarsi il pane, la frutta, e lieto nel<br />
rinunziare al vino e al dolce che gli sarebbe piaciuto.<br />
Se la malattia fiaccava P. Battistella, egli la combatteva con tutte le forze tenendosi ben stretto a Dio.<br />
Durante la terribile crisi che ebbe a Oristano nel 1963, sentito quanto <strong>di</strong>cevano i me<strong>di</strong>ci, il giorno 16<br />
luglio, festa della Madonna del Carmine, chiese e ricevette con profonda pace e luminosa serenità<br />
l’Estrema Unzione (era la terza), convintissimo che questo terzo biglietto <strong>di</strong> partenza fosse senza<br />
ritorno:<br />
“Invece a un certo punto vi fu una giravolta e mi hanno rimandato alla base. Penso<br />
sarebbe stato troppo bello, e lasciami <strong>di</strong>re, troppo lussuoso morire cosí” (a una nipote, 7-<br />
12-1963).<br />
Dopo quel 16 luglio (in cui gli parve morire, ma poi si riebbe) ogni giorno <strong>di</strong> vita lo considerò una<br />
grande grazia <strong>di</strong> Dio per impegnarsi con piú ardore ad amarLo.<br />
Scrisse alla sorella il 16-7-1965:<br />
“Madonna del Carmine.<br />
Carissima sorella, due anni oggi che vivo <strong>di</strong> regalo.<br />
Cosa vorrà Gesú da me? Penso che voglia vedere se riuscirà a convertirmi.<br />
Leggevo in questi giorni che Gesú <strong>di</strong>ceva a una pecorella: Sono cinquant‟anni che<br />
t‟inseguo; ve<strong>di</strong>amo se anche stavolta non mi permetti <strong>di</strong> metterti sulle mie spalle!”.<br />
La malattia non riuscí a infiacchire le forze della sua volontà sempre piú tesa ad amare Id<strong>di</strong>o. Lo si<br />
sentiva dal come pregava, dal come parlava, dal come celebrava la Messa e dalla profonda pietà con<br />
cui ormai quasi ogni giorno faceva la Via Crucis.<br />
La malattia lo aveva introdotto quasi esperimentalmente nella Passione <strong>di</strong> Gesú Cristo.<br />
“Anche l‟artrosi a volte pretende incerti, imprevisti, straor<strong>di</strong>nari. Quin<strong>di</strong> corpo sempre<br />
sofferente, quasi continuamente fiacco, fiacco ... con la pelle <strong>di</strong>ventata <strong>di</strong> cuoio e quando<br />
mi appresto per la carezza con l‟ago indolore ... <strong>di</strong>venta d‟oca e si vorrebbe ribellare<br />
come il riccio molestato, ma quando le <strong>di</strong>co: bona, bona, pensa che a Gesú gli hanno<br />
piantato i chio<strong>di</strong> grossi e lo hanno trapassato con la lancia, essa allora si ammansisce ...<br />
e anche se l‟ago si piega o prende una venetta e viene fuori il rosso non parla piú. Che<br />
bellezza! II cuore invece sempre unito al suo Gesú, cammina sereno, tranquillo nella<br />
pace crescente del suo Signore. E l‟anima alla continua scuola del suo Maestro, canta e<br />
gode imparando sempre cose nuove, anche se le <strong>di</strong>mentica spesso, perché si susseguono<br />
sempre <strong>di</strong> nuove, specialmente dopo ogni Messa, e al suo gau<strong>di</strong>o indescrivibile perde i<br />
confini” (alla sorella, 26-8-1965).<br />
La sofferenza delle malattie gli insegnò a capire i piú profon<strong>di</strong> problemi dei cuori sofferenti <strong>di</strong> cui<br />
<strong>di</strong>venne incomparabile consolatore, riuscendo a convincere anche gli altri che le croci ci avvicinano a<br />
Gesú Cristo, perciò sono doni preziosi da non sciupare.<br />
A un’ottima giovane ricaduta positiva <strong>di</strong> T.B.C. scriveva:<br />
“Cara sorella, che improvvisa, dolorosa ma preziosa sorpresa le ha riservato Gesú!<br />
Coraggio sorella, le malattie sono prove con le quali il nostro caro e buon Gesú vuole<br />
realizzare i suoi gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> amore nelle anime sempre <strong>di</strong>lette.<br />
Mi rallegro con Lei che ha compreso quello che Gesú desidera da noi e quello che piú<br />
conviene al bene dell‟anima nostra, cioè dare e <strong>di</strong>re a Gesú con gioia e <strong>di</strong> vero cuore il<br />
Fiat alla Volontà <strong>di</strong> Dio.<br />
Lo so: <strong>di</strong>rlo il Fiat è facile, ma realizzarlo in pratica non sempre è atrettanto facile,<br />
perché rimane il fatto che rinnegare perfettamente noi stessi costa sempre e a volte costa<br />
molto.<br />
Però coraggio, con la grazia <strong>di</strong> Dio e con lo sforzo della propria volontà sono arnvati<br />
tanti, così arriveremo anche noi.<br />
Queste prove sono abbreviature che costano <strong>di</strong> piú, ma che ci fanno arrivare prima alla<br />
vetta. Coraggio e avanti. Non si volti in<strong>di</strong>etro a guardare quello cbe nella vita abbiamo<br />
da scordare, ma guar<strong>di</strong> avanti a quello che abbiamo da conquistare cioè: la volontà
amorosa <strong>di</strong> Dio, la nostra santificazione e la salvezza <strong>di</strong> tante anime» (a G.M., 31-1-<br />
1962).<br />
Riuscí inoltre a usare le sofferenze fisiche come preparazione prossima alla morte, cioè al Para<strong>di</strong>so:<br />
“Malattia, volontà <strong>di</strong> Dio.<br />
Malattia, Para<strong>di</strong>so mio” (25-10-1962).<br />
Scriveva e ripeteva sovente negli ultimi tempi: “Questi dolori ora sembrano pene enormi, ma tra<br />
qualche anno appariranno scherzi da bambini”.<br />
“II <strong>di</strong>abete non vuole equilibrarsi, la decenne artrite non vuole mollare.<br />
Ma è bello, tanto bello, aver qualcosa da soffrire per sempre meglio purificarci e per<br />
essere meno indegni della beatitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Gesú” (16-7-1964).<br />
Ormai non gli faceva piú paura la morte, anzi era felice <strong>di</strong> presto morire:<br />
“Tuo zio all‟ospedale era felice <strong>di</strong> morire.<br />
Il “passaporto non firmato”(la morte non avvenuta) rimane sempre un mistero<br />
misterioso che comprenderemo un giorno nel cielo” (31-10-1963).<br />
LA PIA MORTE<br />
La grave crisi che lo colse verso la fine <strong>di</strong> ottobre del 1965 a Fiumicino, doveva essere , nei piani <strong>di</strong><br />
Dio, proprio l’ultima prova.<br />
Fu trasportato d’urgenza al Policlinico <strong>di</strong> Roma, ove fu assistito <strong>di</strong> giorno e <strong>di</strong> notte dai confratelli<br />
(specialmente dai nostri cari chierici).<br />
Permanendo lo stato <strong>di</strong> coma gli fu conferito ancora una volta il Sacramento degli Infermi. Poi vi fu<br />
una ripresa: sembrava anche ai me<strong>di</strong>ci superato ogni pericolo, tanto che persuasero a ripartire per casa<br />
i due nipoti giunti da Vicenza a visitarlo. Egli stesso pensava poter tornare presto a Fiumicino. Chiese<br />
e ricevette tre volte la S. Comunione, pregò <strong>di</strong> portargli gli occhiali, il Breviario e il Santo Rosario che<br />
per tre giorni riuscí a recitare, rivolgendo frequenti atti <strong>di</strong> amore al Signore, e<strong>di</strong>ficando dottori,<br />
infermieri e visitatori per la sua gentilezza e spiritualità.<br />
Sopravvenne invece improvviso uno stato settico che lo fece soffrire moltissimo. Egli riavendosi a<br />
tratti ringraziava i presenti, baciava il crocifisso e si assopiva. Poi entrò novamente in coma e fu la<br />
fine.<br />
L’ultima notte fu assistito dal Padre Generale e dal P. Cicconi: non restava che tergergli il sudore,<br />
bagnargli le labbra, tenergli un po' sollevato il braccio sinistro e raccomandarlo con le belle preghiere<br />
della liturgia alla bontà <strong>di</strong> Dio. Alle ore 12,10 del 10 novembre santamente spirò.<br />
La notizia della sua morte colpí profondamente i confratelli, i parenti, gli amici e tanti suoi figli<br />
spirituali, ai quali avevano dato l’annuncio, il Padre Generale e la stampa (L’Osservatore Romano, Il<br />
Messaggero, Il Tempo, e Unione Sarda).<br />
Numerosissime arrivarono le condoglianze: dai vescovi <strong>di</strong> Cagliari, Oristano, Porto Romano, da mons.<br />
Cunial vicegerente, dall’onorevole Andreotti (Ministro della Difesa) che l’aveva conosciuto e molto<br />
stimato a Torrevecchia, da comunità <strong>di</strong> Suore, alti ufficiali e da tanti amici. Tutti esprimevano il<br />
proprio dolore per la sua scomparsa, ricordavano la sua non comune pietà e la sua meravigliosa figura<br />
<strong>di</strong> sacerdote.<br />
Trascriviamo fra le tante lettere quella <strong>di</strong> S. Ecc. Mons. Fraghí, arcivescovo <strong>di</strong> Oristano:<br />
“Oristano, 12-11-65<br />
Rev.mo Padre Superiore Generale dei <strong>Figli</strong> <strong>di</strong> S. <strong>Maria</strong> <strong>Immacolata</strong>,<br />
mi associo al vostro grande dolore per la per<strong>di</strong>ta del carissimo P. Giuseppe Battistella.<br />
Nel periodo in cui è stato a Oristano, il Padre Giuseppe è stato <strong>di</strong> esempio a tutti i<br />
parrocchiani e ai sacerdoti che l‟hanno potuto avvicinare.<br />
Io ricorderò sempre il suo sorriso angelico, la sua pazienza, anzi la sua gioia nel soffrire,<br />
il suo desiderio <strong>di</strong> lavorare per le anime, soprattutto nel confessionale. Sono sicuro che<br />
abbiamo un altro Protettore in Para<strong>di</strong>so.<br />
† Sebastiano Fraghí arcivescovo”
I FUNERALI<br />
I funerali si svolsero a Fiumicino, <strong>di</strong>nanzi a una folla commossa.<br />
La chiesa parrocchiale era gremita <strong>di</strong> fedeli, tra i quali molti suoi beneficati, amici, parenti, estimatori.<br />
Presente anche un folto gruppo <strong>di</strong> aclisti <strong>di</strong> Torrevecchia, la borgata che era stata testimone<br />
dell’attività apostolica del P. Battistella.<br />
Presenti autorità civili, militari, ecclesiastiche, con sua Ecc. Rev.ma Paolo Botto, arcivescovo <strong>di</strong><br />
Cagliari, il quale con squisita e paterna sollecitu<strong>di</strong>ne volle essere accanto, in questa ora <strong>di</strong> dolore, ai<br />
<strong>Figli</strong> <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>.<br />
Presenti le comunità religiose dei <strong>Figli</strong> <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> <strong>di</strong> Porto, Roma, Fiumicino, Isola Sacra, Janua Coeli,<br />
con le massime autorità della Congregazione.<br />
Sua Ecc. il Card. Tisserant, Vescovo <strong>di</strong> Porto e il suo Vescovo Ausiliare si eran fatti rappresentare dal<br />
cancelliere della Curia e da due canonici. Presenti <strong>di</strong>verse comunità <strong>di</strong> religiose, tra cui numerose le<br />
Piccole Suore della Sacra Famiglia.<br />
Celebrò la S. Messa P. Damiano Meda, nipote del P. Battistella.<br />
Al termine del rito funebre, prima <strong>di</strong> impartire le esequie, il Padre Generale rievocò, con commosse<br />
parole, la figura dell’in<strong>di</strong>menticabile Padre, mettendo in luce la sua ansia <strong>di</strong> apostolato, il suo spirito <strong>di</strong><br />
preghiera, la sua incon<strong>di</strong>zionata fedeltà agli ideali del sacerdozio e della vita religiosa.<br />
Poi il feretro fu accompagnato dai parenti, confratelli, novizi e aspiranti al cimitero <strong>di</strong> Porto, ove le sue<br />
spoglie riposano nella tomba della nostra Congregazione.<br />
Sovente vengono per pregare sulla sua tomba amici e figli spirituali, anche dalla lontana Sardegna.<br />
Solenni funerali per P. Giuseppe furono celebrati nella Parrocchia <strong>di</strong> Molina <strong>di</strong> Malo, a Gavi, a S.<br />
Bartolomeo (Cagliari), a S. Cipriano (Torrevecchia) e ad Oristano ove una incre<strong>di</strong>bile folla <strong>di</strong> fedeli in<br />
lacrime riempí la chiesa del Sacro Cuore, pregando per la sua cara anima.<br />
Il P. Paro<strong>di</strong> <strong>di</strong> Giovanni compose per il ricor<strong>di</strong>no funebre queste parole che rendono vivamente<br />
l’essenziale della figura del caro Padre:<br />
P. GIUSEPPE BATTISTELLA<br />
DEI FIGLI DI S. MARIA IMMACOLATA<br />
RELIGIOSO ESEMPLARE<br />
ANIMO MITE, SERENO, PIO<br />
CARO PER LA SUA GIOVIALITÀ<br />
ED AMICIZIA<br />
CON L’ARDORE DELLA SUA SANTITÀ<br />
PER GESÚ E LA MADONNINA<br />
CONQUISTAVA LE ANIME<br />
PASSÒ TRA NOI<br />
AMANDO E BENEFICANDO I POVERI<br />
E GLI AFFLITTI<br />
ESPIANDO NELLA SOFFERENZA<br />
I PECCATI ALTRUI<br />
INNAMORATO DI DIO<br />
Innamorato <strong>di</strong> Dio. È questa la definizione piú vera del P. Battistella: tutta la sua ragion d’essere, tutta<br />
la sua gioia la trovò infatti, ogni anno piú, nell’amare il Signore.
Questo suo amore si esprimeva, concreto e fecondo, nella compassione verso gli afflitti, i malati e i<br />
peccatori, immedesimandosi nei loro tormenti, riscattandoli alla gioia con la sua preghiera e la sua<br />
penitenza.<br />
“Tuo zio - scriveva a una nipote suora - fin da quando godeva e nel suo cuore cantava da<br />
giovinetto, in casa, la vita della natura e la incantevole poesia dei campi, si segnò per<br />
motto: Tutto a gloria <strong>di</strong> Dio, amando sempre meglio le anime. Tuo zio trova, a <strong>di</strong>stanza<br />
<strong>di</strong> tanti anni, che continuamente, ogni giorno, possiamo amare sempre meglio, sempre<br />
meglio. E questo pensiero - oggi posso amare meglio <strong>di</strong> ieri, domani potrò amare meglio<br />
<strong>di</strong> oggi - mi entusiasma, mi fa cantare il cuore” (29-10-1963).<br />
Amava Id<strong>di</strong>o e le anime con semplicità, con <strong>di</strong>stacco crescente da se stesso, felice <strong>di</strong> vivere giorno per<br />
giorno la sua “missione d’amore”.<br />
“Quanto è bella e grande la vita nella luce dell‟amore <strong>di</strong>vino ed eterno! Amare! Amare<br />
sempre, amare piú che si può il Creatore e in Lui tutte le crcature: ecco la felicità” (a<br />
Musso O., 12-1-1949).<br />
Al fuoco <strong>di</strong> questo amore inceneriva i suoi inevitabili <strong>di</strong>fetti umani e cresceva armoniosamente nelle<br />
piú tipiche virtú cristiane. Alcune <strong>di</strong> esse trasparivano limpi<strong>di</strong>ssime dal suo volto e da ogni suo atto.<br />
Specialmente l’umiltà, la fede, la speranza e una tanto angelica purezza che a tutti appariva come la<br />
forma piú genuina del suo amore a Dio e invitava alla riverenza per il mistero e per il sacerdozio.<br />
Per rendersi piú degno <strong>di</strong> amare Id<strong>di</strong>o ed esserne riamato attese incessantemente alla perfezione,<br />
secondo le Regole della sua Congregazione, vincendosi con penitenze, nella via della sofferenza<br />
gioiosa e della “infanzia spirituale” che aveva scoperto in S. Teresina durante il dal noviziato.<br />
Quel “sempre meglio!” che si era scritto come programma entrando tra i <strong>Figli</strong> <strong>di</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong><br />
<strong>Immacolata</strong>, affidato con filiale confidenza e semplicità a Colei che è sulla vetta della perfezione, gli<br />
<strong>di</strong>ede la forza <strong>di</strong> “ripartire” ogni giorno, fino alla morte, con lo stesso slancio della sua prima<br />
giovinezza.<br />
Scrisse, due anni prima <strong>di</strong> morire:<br />
“Siamo partiti per la vetta del monte santo <strong>di</strong> Dio ... ma dobbiamo ripartire sempre con<br />
nuovo slancio. Abbiamo camminato, ma dobbiamo affrettare il passo. Abbiamo corso, ma<br />
dobbiamo accelerare la corsa ... volare sempre piú e sempre meglio sulle ali dell‟amore”<br />
(9-11-1963).<br />
Innamorato <strong>di</strong> Dio, unito abitualmente a Lui nel pensiero e negli affetti, ci sorprendeva per la sua<br />
profonda vita interiore anche in giornate dolorose o piene <strong>di</strong> tanta azione apostolica, come tacitamente<br />
ci ammaestrava con il suo “senso cristiano” nel giu<strong>di</strong>care tempi e situazioni, ponendo sempre ogni<br />
valutazione nel suo esatto posto nell’or<strong>di</strong>ne dei valori.<br />
Piú si avvicinava la fine dei suoi giorni e piú, in ogni lettera e conversazione, le sue parole con<br />
spontaneità si alzavano alle realtà alle quali era unito abitualmente il suo cuore (il Tabernacolo, la<br />
Vergine <strong>Santa</strong>, il Para<strong>di</strong>so), con tanta semplicità e convinzione che sovente era necessario seguirlo in<br />
questo clima superiore, lasciando cadere i precedenti <strong>di</strong>scorsi.<br />
Nell’azione e nella sofferenza contemplativo, anche se conobbe a tratti la “notte profonda” dell’anima,<br />
con il suo abituale sereno sorriso fu sempre messaggero <strong>di</strong> fiducia e <strong>di</strong> gioia, cosí come lo era stato il<br />
Frassinetti e deve sforzaesi <strong>di</strong> essere ogni <strong>Figli</strong>o <strong>di</strong> S. <strong>Maria</strong> <strong>Immacolata</strong>.<br />
Innamorato <strong>di</strong> Dio, sempre pronto a capire e a perdonare i fratelli, felice del suo sacerdozio e della sua<br />
vita religiosa, amabile nel suo naturale, sorridente nel suo dolore, trascinatore <strong>di</strong> anime alla santità ...:<br />
cosí ricor<strong>di</strong>amo e ricorderemo P. Battistella “piccolo prete” che per la nostra Congregazione e per la<br />
Chiesa fu una bene<strong>di</strong>zione.<br />
POSTILLA<br />
Chi leggerà queste pagine onorerà molto la memoria <strong>di</strong> P. Battistella passandole a qualche giovane<br />
onesto in cui si scorgano segni o desideri <strong>di</strong> vocazione sacerdotale.<br />
P. Battistella soffrí molto, nella sua giovinezza, perchè nessuno gli proponeva <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventar sacerdote<br />
religioso: d’altra parte era troppo timido per farsi avanti da solo. Non capiterà lo stesso, anche oggi, a<br />
tanti cari giovani?
Pregate e agite perchè germoglino e si manifestino belle vocazioni <strong>di</strong> sacerdoti, <strong>di</strong> religiosi, <strong>di</strong><br />
missionari (sia nell’aurora della loro vita sia nel loro meriggio); sappiate scoprirli e in<strong>di</strong>rizzarceli.<br />
La nostra Congregazione e la Chiesa tutta avranno per voi vivissima gratitu<strong>di</strong>ne.<br />
P. Gino Danovaro
Missionarie <strong>Figli</strong>e <strong>di</strong> <strong>Santa</strong><br />
<strong>Maria</strong> <strong>Immacolata</strong><br />
CENNI STORICI<br />
Nell'ottobre del 1961 giunse nella parrocchia del Sacro Cuore <strong>di</strong> Gesú in Oristano Padre<br />
Giuseppe Battistella dei <strong>Figli</strong> <strong>di</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> <strong>Immacolata</strong>, preceduto della fama <strong>di</strong> sacerdote<br />
santo, amante dell'eucaristia e della “Madonna bianca”.<br />
Oltre al confessionale, alla pre<strong>di</strong>cazione e alla <strong>di</strong>rezione spirituale, Battistella si occupò in<br />
modo particolare della gioventú femminile <strong>di</strong> Azione Cattolica, <strong>di</strong> cui era assistente.<br />
Comunicò alle giovani a lui affidate il nuovo spirito che animava la Chiesa nel fervore<br />
conciliare e, in particolare, quei valori che costituivano l'essenza stessa della sua vita <strong>di</strong> fede:<br />
il gioioso senso del vivere cristiano, l'anelito alla perfezione della santità, l'amore adorante<br />
all'eucaristia, la dolcissima confidenza in <strong>Maria</strong>, la preghiera contemplativa sostenuta da<br />
frequenti e interiori atti d'amore al Signore.<br />
Cosí scriveva ad Oristano, nel 1963, alle <strong>di</strong>rigenti <strong>di</strong> Azione Cattolica in ritiro spirituale:<br />
“Ricordatevi: piú vi farete sante e piú <strong>di</strong>venterete perfette … tanto piú<br />
incontrerete gioia, fin da questa terra”.<br />
Ed ancora:<br />
“Puntate in alto! Desiderate molto! Chiedete al Signore moltissimo! A Gesú non si<br />
domanda mai troppo … Che Id<strong>di</strong>o e la Madonna bianca vi bene<strong>di</strong>cano e vi<br />
facciano sante santificatrici”.<br />
Un altro desiderio occupava il cuore e la mente <strong>di</strong> Padre Battistella: far fiorire nella Chiesa<br />
vocazioni alla vita consacrata e al sacerdozio. Per questo dono delle vocazioni pregava e<br />
faceva pregare. Era convinto che occorreva prepararsi per scoprire e rispondere alla chiamata<br />
<strong>di</strong> Dio. Anche ai fidanzati era solito raccomandare <strong>di</strong> pregare per chiedere al Signore il dono<br />
<strong>di</strong> un figlio sacerdote o a Lui consacrato.<br />
Nell'ultimo anno <strong>di</strong> permanenza ad Oristano e in prossimità <strong>di</strong> chiudere la sua giornata<br />
terrena, il Padre Battistella manifestò il desiderio <strong>di</strong> veder fiorire anche per la sua<br />
Congregazione il ramo femminile. Confidò questo pensiero a due catechiste appartenenti<br />
all'Azione Cattolica della Parrocchia del Sacro Cuore, persone da lui <strong>di</strong>rette spiritualmente,<br />
che mostravano chiari segni <strong>di</strong> vocazione alla vita consacrata.<br />
Il 9 settembre del 1965 avvenne questo primo e importante colloquio, il cui contenuto fu<br />
appuntato dalla piú giovane nel suo <strong>di</strong>ario spirituale.<br />
Il seme appena gettato non tardò a germogliare e nel tempo <strong>di</strong>ede origine alle “Missionarie<br />
<strong>Figli</strong>e <strong>di</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> <strong>Immacolata</strong>”, consacrate laiche che vivono la loro donazione totale al<br />
Signore nella forma <strong>di</strong> vita degli Istituti Secolari.<br />
Questo fu l’inizio della comunità religiosa femminile, che nacque e progredí a fianco alla<br />
Congregazione dei <strong>Figli</strong> <strong>di</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> <strong>Immacolata</strong>.
CARISMA E STILE DI VITA<br />
Fin dagli inizi, nel 1965, la nascente comunità assunse la spiritualità, il carisma e la forma <strong>di</strong><br />
vita della “Pia Unione delle <strong>Figli</strong>e <strong>di</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> <strong>Immacolata</strong>” 1 , ragazze de<strong>di</strong>te all’apostolato,<br />
guidate dal santo sacerdote Giuseppe Frassinetti, fondatore della Congregazione <strong>di</strong><br />
appartenenza del Padre Battistella. Fu per loro che nel 1855 il Priore genovese, anticipando la<br />
forma <strong>di</strong> vita degli Istituti Secolari, scrisse le Regole, poi ampliate nel 1863, per la professione<br />
dei consigli evangelici vissuti nel mondo, in famiglia o in piccoli gruppi <strong>di</strong> vita fraterna.<br />
Le MFSMI vivono del proprio lavoro, senza alcun abito che le <strong>di</strong>stingua, con<strong>di</strong>videndo nella<br />
quoti<strong>di</strong>anità la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> vita dei fratelli.<br />
L'appartenenza all'Istituto permette <strong>di</strong> vivere la consacrazione nelle <strong>di</strong>verse forme: gruppi <strong>di</strong><br />
vita fraterna, in famiglia, da sole.<br />
Donando con generosità il proprio tempo e il frutto del loro lavoro, tutte contribuiscono alle<br />
necessità, alle opere e alla crescita della famiglia religiosa.<br />
Si de<strong>di</strong>cano a suscitare in tutti l’ideale della santità impegnandosi in modo particolare per i<br />
giovani, accompagnandoli nella scoperta del progetto <strong>di</strong> Dio e mostrando loro la bellezza<br />
della verginità e della vita consacrata. <strong>Maria</strong> Vergine <strong>Immacolata</strong> è in<strong>di</strong>cata come madre e<br />
maestra nel realizzare questo speciale servizio alla Chiesa.<br />
Lo spirito <strong>di</strong> famiglia, vissuto come stile <strong>di</strong> vita nei <strong>di</strong>versi ambienti, <strong>di</strong>viene presupposto<br />
in<strong>di</strong>spensabile perché le vocazioni possano nascere, crescere e giungere a maturazione.<br />
I gruppi <strong>di</strong> vita fraterna vivono in normali abitazioni, ad imitazione della famiglia <strong>di</strong> Nazaret,<br />
e sono centri <strong>di</strong> accoglienza, spiritualità e formazione per tutti i membri, inoltre luoghi <strong>di</strong><br />
preghiera, proposta e accompagnamento vocazionale.<br />
Le MFSMI cooperano fraternamente con la Congregazione dei <strong>Figli</strong> <strong>di</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong><br />
<strong>Immacolata</strong>, perché nate in seno ad essa per desiderio del Padre Battistella e per la comune<br />
fonte <strong>di</strong> ispirazione nel Venerabile Giuseppe Frassinetti.<br />
La comunità, nata nella Diocesi <strong>di</strong> Oristano, e in essa riconosciuta fin dal 1977, si allarga<br />
territorialmente alle <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Cagliari e Morelia (Messico).<br />
L’Istituto si apre ad accogliere associati laici che desiderano con<strong>di</strong>viderne il carisma e si<br />
rendono <strong>di</strong>sponibili alla collaborazione.<br />
Per contatto e corrispondenza:<br />
Missionarie <strong>Figli</strong>e <strong>di</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> <strong>Immacolata</strong><br />
Casa Battistella – Via Torino 2 – ORISTANO<br />
1 “Le <strong>Figli</strong>e dell’<strong>Immacolata</strong> <strong>di</strong> Don Frassinetti (1804-1868) erano adolescenti e giovani de<strong>di</strong>te all’attività<br />
apostolica, legate in spirito <strong>di</strong> amicizia e santità, in cerca <strong>di</strong> definizione vocazionale, identità e impegno”<br />
(PIETRO GIANOLA, voce Istituti Religiosi con carisma vocazionale, in Dizionario <strong>di</strong> Pastorale Vocazionale,<br />
Rogate, Roma 2002, p. 567). Per un approfon<strong>di</strong>mento sulla Pia Unione si veda MARIA FRANCESCA PORCELLA,<br />
La Consacrazione Secolare Femminile. Pensiero e prassi in Giuseppe Frassinetti, LAS, Roma 1999.
1 N D 1 C E.<br />
A mo’ <strong>di</strong> introduzione…………………………………………………………………..pag<br />
Presentazione……………………………………………………………………………pag<br />
PARTE PRIMA<br />
CENNI SULLA VITA<br />
I primi anni....……………………………………………………………………………pag<br />
La Prima Comunione<br />
Le mamme non dovrebbero mai morire<br />
Verso la giovinezza<br />
Anni belli davvero, quelli!<br />
L’immagine sdrucita<br />
Mattacchione sí, ma santo<br />
Gli muore anche il papà<br />
Mi son alpin…<br />
La Madonna Bianca<br />
Il primo corso <strong>di</strong> esercizi spirituali<br />
Il “mistero misterioso” della vocazione<br />
Iniziano le prove<br />
Lavoro nei campi e stu<strong>di</strong>o: forza Bepi!<br />
Il Signore non si <strong>di</strong>mentica <strong>di</strong> Bepi<br />
Le prove continuano<br />
Nella Congregazione dei <strong>Figli</strong> <strong>di</strong> S. <strong>Maria</strong> <strong>Immacolata</strong><br />
A Siena<br />
Il noviziato<br />
Gli esercizi spirituali per la professione<br />
La professione<br />
Verso il sacerdozio<br />
L’or<strong>di</strong>nazione sacra<br />
La prima Messa<br />
Missionario?<br />
Tra i novizi<br />
Ubbi<strong>di</strong>re è facile facile<br />
Costruitelo sulla roccia il noviziato<br />
Nell’apostolato<br />
Brevi vacanze<br />
A Oristano<br />
Come pregava<br />
La Messa <strong>di</strong> P. Battistella<br />
Adorazione alla S. Eucaristia<br />
P. Giuseppe e la S. Comunione<br />
P. Battistella e la Madonna<br />
P. Battistella e S. Giuseppe<br />
P. Battistella e il Papa<br />
PARTE SECONDA<br />
CENNI SULLA SPIRITUALITÀ<br />
LA PIA MORTE
Amore alla Congregazione<br />
In confessionale<br />
Le pre<strong>di</strong>che <strong>di</strong> P. Battistella<br />
Le lettere<br />
Qualche pensiero dalle sue lettere<br />
P. Battistella e l’apostolato vocazionale<br />
Nella sofferenza delle malattie<br />
La pia morte<br />
I funerali<br />
Innamorato <strong>di</strong> Dio<br />
Postilla<br />
Cenni storici<br />
Carisma e stile <strong>di</strong> vita<br />
MISSIONARIE FIGLIE DI S. MARIA IMMACOLATA