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GIUSEPPE FRASSINETTI - Figli di Santa Maria Immacolata

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P. Giordano Renzi<br />

FSMI<br />

<strong>GIUSEPPE</strong> <strong>FRASSINETTI</strong><br />

Ristampa della terza e<strong>di</strong>zione<br />

Siena 2004<br />

Nihil obstat quominus imprimatur<br />

Aloisius Fain Binda<br />

Superior Generalis<br />

Roma 25 Marzo 1992, festa<br />

dell‘Annunciazione<br />

1


PRESENTAZIONE<br />

La Congregazione per le Cause dei Santi in data 14 maggio 1991 ha riconosciuto la eroicità delle virtú del<br />

Servo <strong>di</strong> Dio Giuseppe Frassinetti.<br />

In occasione del Decreto, la Congregazione dei <strong>Figli</strong> <strong>di</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> <strong>Immacolata</strong> pubblica la biografia del<br />

suo Fondatore curata dal P. Giordano Renzi che fino alla sua prematura <strong>di</strong>partita era stato un preparato e<br />

impegnato Postulatore della Causa <strong>di</strong> Beatificazione.<br />

Il P. Renzi conosceva molto bene la vita e le opere del Frassinetti perché l‘aveva stu<strong>di</strong>ate a fondo e<br />

l‗aveva altresí illustrate con gli scritti e con le conferenze. Aveva curato I‗e<strong>di</strong>zione storico—critica delle opere<br />

ascetiche e aveva riproposto il catalogo generale <strong>di</strong> tutti gli scritti del Servo <strong>di</strong> Dio, pubblicati a cura della<br />

Postulazione Generale 1.<br />

L‘impegno <strong>di</strong> Postulatore non gli ha impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong> preparare una breve biografia del Frassinetti adatta a<br />

tutti, perché tutti potessero conoscere. apprezzare e seguirne gli insegnamenti.<br />

La pubblicazione della biografia vuol essere anche un omaggio alla memoria del P. Renzi e un segno<br />

tangibile <strong>di</strong> riconoscenza per quanto egli ha fatto per la Causa <strong>di</strong> Beatificazione del Fondatore dei <strong>Figli</strong> <strong>di</strong> S.<br />

<strong>Maria</strong> <strong>Immacolata</strong>.<br />

Chi si attarda nella lettura della biografia a considerare eventuali lacune nell‘impostazione organica del<br />

lavoro, ricor<strong>di</strong> che il P. Renzi non ha potuto rivedere i suoi appunti che vengono pubblicati cosí, come li ha stesi,<br />

perché si desidera rispettarne l‘autenticità e I‗imme<strong>di</strong>atezza e la sua espressione, che non cerca effetti, resta viva,<br />

agile, efficace.<br />

Emerge dalla breve, ma sostanziosa biografia del Frassinetti, ricca <strong>di</strong> numerose citazioni, il volto <strong>di</strong> un<br />

sacerdote secondo il cuore <strong>di</strong> Dio: zelante, coerente, lungimirante; il volto <strong>di</strong> un pastore d‗anime dalle antiche<br />

ra<strong>di</strong>ci, ma con intuizioni profetiche.<br />

Abbreviazioni<br />

A.F. = Archivio Frassinettiano. Sotto questo titolo in 2 volumi sono raccolte copie dattiloscritte <strong>di</strong> scritti<br />

riguardanti il Frassinetti. i cui originali sono conservati in archivi <strong>di</strong>versi.<br />

A.P. = Archivio della Postulazione Generale esistente presso la Casa Generalizia della Congregazione dei<br />

<strong>Figli</strong> <strong>di</strong> S. <strong>Maria</strong> <strong>Immacolata</strong>, via del Mascherone 55. Roma.<br />

O.A. = Opere ascetiche, in 2 volumi, Postulazione Generale F.S.M.l., Roma 1978.<br />

O.O. = Opere e<strong>di</strong>te e ine<strong>di</strong>te del Servo <strong>di</strong> Dio Giuseppe Frassinetti, in 13 volumi. Tipografia PoIiglotta<br />

Vaticana Roma 1906 — 1912 e Scuola Tipografica E<strong>di</strong>trice. Alba 1923.<br />

Summ. = ―Summarium‖ — Raccolta delle testimonianze rese ai Processi per la Causa. <strong>di</strong> Beatificazione.<br />

(Ex schola tip. ‗Pio X‖. Roma 1934). Il volume contiene l‘‘lnformatio‖ e i ―Documenta‖ citati nelle note del<br />

presente volume.<br />

Avvertenza<br />

Nelle citazioni del ―Summarium‖, dell‘―Informatio‖ e dei ―Documenta‖, il primo numero in<strong>di</strong>ca la<br />

pagina, il secondo il paragrafo.<br />

1 Il catalogo <strong>di</strong> tutte le opere del Frassinetti e frutto dell‘attenta e paziente ricerca del Sac. Giuseppe Capurro, ex allievo dei <strong>Figli</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>Maria</strong> e per lungo tempo Vice Postulatore della Causa <strong>di</strong> Beatificazione del Priore <strong>di</strong> S. Sabina.<br />

2


LA SUA FAMIGLIA<br />

Parte Prima<br />

Era ormai noto a tutti che il Priore <strong>di</strong> S. Sabina, uomo dal cuore grande come il suo mare, non<br />

rimandava in<strong>di</strong>etro nessuno senza averlo ascoltato e, se del caso, aiutato.<br />

«Signor Priore, mi aiuti, non ho proprio nulla» gli gridò un giorno dalla strada una povera donna, che<br />

aveva bussato al la porta del la canonica con tanta fiducia. Era infatti veramente in angoscia per quel la sua<br />

bimba, a letto inferma, e lei senza un centesimo.<br />

Il Priore frugò subito nel borsellino: vuoto! Cacciò le mani nelle lunghe tasche della veste talare: nulla <strong>di</strong><br />

nulla! Neppure era in casa la perpetua a cui chiedere qualche cosa.<br />

«Nulla, non ho proprio nulla, buona donna», le gridò il Priore dalla finestra con tanto <strong>di</strong>sappunto e<br />

dolore nella voce e nel cuore. Poi, quasi subito, come per un pensiero sopraggiunto: «No. ecco aspettate, figliola».<br />

E si ritirò dalla finestra. Poco dopo la poveretta udí scendere frettolosamente le scale: «Ecco la pentola. Attenta a<br />

non scottarvi. L‗ho appena tolta dal fornello. Qualche cosa però deve pur esserci dentro. Ecco. Andate. Che il<br />

buon Dio vi accompagni». E la donna si allontanò frettolosa.<br />

Furono alquanto risentite le osservazioni della domestica, la quale, al ritorno, vide che non c‘era piú la<br />

pentola che aveva preparato per il pranzo. «Se quella donna rispose il Priore — avesse chiesto in cre<strong>di</strong>to la carne,<br />

il macellaio gliel‗avrebbe negata: a noi invece la darà».<br />

Dunque non c‘era problema, si poteva ugualmente provvedere al pranzo 2.<br />

Chi si fosse fermato ad osservare quel prete con la pentola in mano, avrebbe notato un sacerdote scarno<br />

e quasi scavato nel volto un poco allungato da asceta. Di altezza me<strong>di</strong>a, con i capelli ricadenti sulle magre spalle<br />

<strong>di</strong> un corpo, protetto da una veste talare nera che mostrava lembi luci<strong>di</strong> alquanto consunti<br />

Nell‘insieme però proprietà, pulizia e una certa signorilità incutevano rispetto e quasi avrebbero stabilito<br />

un certo <strong>di</strong>stacco, se i suoi mo<strong>di</strong> tanto amabili non avessero messo subito l‘interlocutore <strong>di</strong>nanzi a un sacerdote<br />

che apriva il suo cuore a una rispettosa confidenza.<br />

Abbiamo voluto introdurre questi brevi cenni biografici del priore Giuseppe Frassinetti con un aneddoto<br />

che ci è parso caratterizzare tutta la sua vita apostolica <strong>di</strong> sacerdote che amò Dio sempre, sapendo che<br />

l‘attuazione pratica del precetto della carità sta nell‘amore del fratello: la carità era una virtú della famiglia<br />

Frassinetti. La sorella S. Paola insegnerà alle sue suore: «È meglio che noi <strong>di</strong>fettiamo un po‘ del necessario<br />

anziché i poveri abbiano a soffrire la fame» 3.<br />

«Volete essere benedetti da Dio in vita? — pre<strong>di</strong>cava dal pulpito il priore Giuseppe — Volete essere<br />

consolati in morte? Volete davvero essere salvi nell‘eternità? Ebbene, abbiate sempre in petto un cuore tenero,<br />

efficacemente compassionevole verso i miseri: siate caritatevoli, misericor<strong>di</strong>osi sempre e con tutti» 4.<br />

Giuseppe Frassinetti era nato in Genova il 15 <strong>di</strong>cembre 1804, primo frutto del matrimonio felice <strong>di</strong><br />

Giovanni Battista, modesto commerciante, con Angela Viale.<br />

Due genitori <strong>di</strong> solide virtú umane e cristiane. Dio dette visibilmente prova della fiducia che riponeva in<br />

loro, donando ad essi figli e figlie che fiorirono numerosi, come germogli a primavera.<br />

Alcuni li volle quasi subito con sé in cielo dei cinque sopravvissuti, ornò quattro della stola sacerdotale<br />

ed elesse l‘unica figlia, Paola, ad essere la forte e soave fondatrice dell‘Istituto <strong>di</strong> <strong>Santa</strong> Dorotea. Fu proclamata<br />

<strong>Santa</strong> della Chiesa universale da Giovanni Paolo Il l‘11 marzo 1984.<br />

Se è vero che l‘accendersi <strong>di</strong> una vocazione sacerdotale o religiosa in una famiglia è prova <strong>di</strong> grande<br />

benevolenza <strong>di</strong>vina, si deve affermare che la famiglia Frassinetti fu una pre<strong>di</strong>letta del cuore <strong>di</strong> Dio.<br />

Una vocazione nasce oppure muore nel la famiglia.<br />

Quella del Frassinetti non solo seppe comprendere che la chiamata <strong>di</strong>vina era stata rivolta a tutti e cinque<br />

i figli, ma volle anche circondarla e coltivarla con delicatissimo amore.<br />

«I genitori — esorta il Concilio Vaticano Il — curando l‘educazione cristiana dei figli coltivino e<br />

custo<strong>di</strong>scano nei loro cuori la vocazione religiosa» 5<br />

2 Summ. p. 207, 78.<br />

3 G. LUBICH – P. LAZZARINI, Paola Frassinetti una donna, Città Nuova, Roma 1980, p. 180.<br />

4 G. <strong>FRASSINETTI</strong>, Istruzioni catechistiche, O.O., Tip. Poliglotta Vaticana, Roma 1907. vol. II, p. 83.<br />

5 CONC. ECUM. VAT. II, Decreto sul rinnovamento della vita religiosa “Perfectae Caritatis”, 24.<br />

3


La serenità e l‘amore <strong>di</strong> quella famiglia risplendettero in tutto il vicinato. Se ne ebbe una prova ed un<br />

riconoscimento corale da parte <strong>di</strong> coloro che furono interrogati nei processi <strong>di</strong> canonizzazione <strong>di</strong> Giuseppe e<br />

Paola: «Erano <strong>di</strong> vita buona, religiosa e morigerata» 6 . «Avevano celebrato il loro matrimonio con spirito<br />

veramente cristiano» 7; «Erano impegnatissimi per I‗educazione morale e religiosa dei figli» 8; «Mettevano ogni cura<br />

perché I‗educazione dei figli riuscisse sana e religiosa» 9.<br />

E si potrebbe continuare nella citazione <strong>di</strong> altri eguali apprezzamenti che in genere, nei vicinati,<br />

sappiamo per esperienza comune che non si è tanto facili a far correre voci lusinghiere.<br />

Non è forse però il migliore elogio quello espresso dal figlio Don Giuseppe, quando, ormai parroco<br />

apprezzatissimo, affermò: «Se faccio qualche cosa <strong>di</strong> bene, dopo Dio, ne sono debitore a mio padre» 10.<br />

Alla morte, tra le sue carte, fu trovata una piccola immagine sacra, evidentemente custo<strong>di</strong>ta con amorosa<br />

gelosia, nel cui retro si legge, scritto da lui: «il primo dono del padre». Quanta venerazione trema in quel soave<br />

ricordo custo<strong>di</strong>to con gelosa cura! La madre Angela «molto devota <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> Santissima» 11, fu severa e dolcissima.<br />

Benché avesse cinque figli, <strong>di</strong> cui quattro maschi, da accu<strong>di</strong>re, trovava sempre il tempo per vigilarli ed educarli e<br />

per essere con loro dal la preghiera del mattino, detta tutti insieme, a quella della sera, a cui si univa anche il<br />

babbo Giovanni. Poi li metteva tutti a letto, e, dopo il bacio, spenta la candela sul como<strong>di</strong>no, in punta <strong>di</strong> pie<strong>di</strong>,<br />

lasciava la stanzetta del loro riposo.<br />

Quando poi da ciascuno <strong>di</strong> essi era raggiunta l‘età dei sei o sette anni, saliva con tutti, il papà in testa ai<br />

figli, sull‘altura <strong>di</strong> Carbonara, da cui si apre la vista luminosa <strong>di</strong> Genova davanti all‘immenso specchio azzurro del<br />

suo bel mare, al Santuario detto della Madonnetta, per consacrare la nuova creatura alla gran Madre <strong>di</strong> Dio.<br />

Secondo infatti i una tra<strong>di</strong>zione, tanto cara alle buone famiglie genovesi, nella vigilia della festa della<br />

Madonna Assunta, si andava a quel Santuario.<br />

I bambini e le bambine offrivano a <strong>Maria</strong> un cuore d‘argento, simbolo del loro cuore, mentre le mamme<br />

esprimevano I‗offerta del prezioso frutto del loro amore alla Vergine <strong>Maria</strong>.<br />

Don Giuseppe, ormai avanzato in età, ebbe una volta l‘occasione <strong>di</strong> rivolgere lui il <strong>di</strong>scorsetto ai fanciulli<br />

raccolti davanti all‗altare mariano. Noi abbiamo quel <strong>di</strong>scorso: si rivede piccolo, accompagnato dalla madre: «Io<br />

non avevo ancora sei anni ed in questa medesima sera, in un drappello <strong>di</strong> fanciulli, come voi siete, quivi, davanti a<br />

questo altare, ho fatto l‘offerta del mio cuore a <strong>Maria</strong>, come voi fate. Lo ricordo tuttavia, e ricordandolo dopo<br />

tanti anni, mi sento crescere la confidenza nella Madonna SS. e ne sono consolato» 12.<br />

I bambini fotografano tutto nella loro memoria, e fatti gran<strong>di</strong>, sanno fare intelligente lettura <strong>di</strong> ogni<br />

fotogramma.<br />

La mamma gli morí presto, quando era ancora su i quattor<strong>di</strong>ci anni e già tutto teso verso il suo grande<br />

ideale: farsi sacerdote.<br />

Fu quella una per<strong>di</strong>ta grande per il papà e i figli. Giuseppe si sforzò <strong>di</strong> lenire il dolore del padre con i<br />

forti pensieri della fede e con tanto affetto.<br />

Accanto al papà si era stretta anche la figlia pre<strong>di</strong>letta, Paola, <strong>di</strong> nove anni, ma molto piú grande per il<br />

senno. Con amore delicato attendeva ai fratelli un piú piccoli cosí ignari della gravità del lutto da cui erano stati<br />

colpiti.<br />

Giuseppe e Paola furono veramente le luci consolatrici <strong>di</strong> quella casa in pianto.<br />

SACERDOTE<br />

Dopo una severa preparazione spirituale ed intellettuale, condotta per vari anni con sacrifici non comuni,<br />

sorretti dalla forza amabile <strong>di</strong> Paola, che aveva seguito il fratello verso la vetta con la trepidazione e la tenerezza<br />

<strong>di</strong> una mamma, Giuseppe fu consacrato sacerdote nella Cattedrale <strong>di</strong> Savona il 22 settembre 1827.<br />

Il padre si chinò riverente a baciare le mani profumate <strong>di</strong> crisma del figlio, piangendo <strong>di</strong> gioia per la<br />

soave ebbrezza <strong>di</strong> cui il buon Dio gli andava inondando il cuore.<br />

Mamma Angela guardava e sorrideva dal cielo.<br />

6 Summ, p. 32, 2.<br />

7 Ivi, p. 38, 36.<br />

8 Ivi, p. 36, 24.<br />

9 Ivi, p. 38, 37.<br />

10 Summ, p. 45, 80.<br />

11 Ivi, p. 45. 73.<br />

12 G. <strong>FRASSINETTI</strong>, L„offerta del cuore a <strong>Maria</strong> SS., O.A. vol. II, p. 466.<br />

4


Giuseppe nel fiore dei suoi ventitre anni, con nel cuore il gau<strong>di</strong>o che prova chi ha coronato i lunghi<br />

sogni e gli ardenti desideri della giovinezza, porse fidente la sua mano a Dio e con Lui iniziò la <strong>di</strong>vina avventura<br />

del la vita consacrata.<br />

Accanto gli camminava Paola, ar<strong>di</strong>tamente, sognando la realizzazione del Regno.<br />

Iniziò tra i fanciulli nella parrocchia <strong>di</strong> S. Stefano in Genova, dove era stato inviato dall‘Autorità<br />

ecclesiastica.<br />

A lui era ben nota, perché l‘aveva frequentata da bambino, quando il papà e la mamma ve lo<br />

conducevano a Messa ogni giorno festivo. Il papà Giovanni guidava lui tutta la famiglia alla chiesa: era infatti<br />

quello il primo pensiero della domenica.<br />

La gente si fermava talvolta per via per osservare quei figlioli andare in fila, a due a due, alla chiesa col<br />

papà e la mamma, la quale teneva per mano la piccola Paola che le trotterellava accanto.<br />

«Beato l‘uomo che teme il Signore e cammina nelle sue vie - canta il salmista — la tua sposa come vite<br />

feconda nell‗intimità della tua casa: i tuoi figli come virgulti <strong>di</strong> ulivo intorno alla tua mensa» 13.<br />

La gioia e l‘intimità del focolare domestico, delicatamente rievocate nel salmo, rimangono certo le<br />

immagini piú suggestive <strong>di</strong> quella felicità che Dio riversa in abbondanza a i suo i figli.<br />

In parrocchia si dovette occupare primieramente della catechesi ai fanciulli. Una missione, questa, che<br />

sentiva sua, con prepotenza <strong>di</strong> amore, da quando, ancora piccolo ragazzo, si premurava <strong>di</strong> raccogliere in casa sua<br />

dei fanciulli, per parlare loro delle cose <strong>di</strong> Dio 14.<br />

Cominciò in S. Stefano con una quarantina <strong>di</strong> simpaticissimi e vivacissimi giovanotti. Poi, dopo che con<br />

l‘amico, il chierico Sturla, aveva impiantato l‘Opera <strong>di</strong> S. Raffaele e S. Dorotea per l‘insegnamento della Dottrina<br />

ai ragazzi, i fanciulli erano saliti subito a ben settecento. Convenne trasferirli nel vicino Oratorio <strong>di</strong> S. <strong>Maria</strong> della<br />

pietà.<br />

Il Prevosto <strong>di</strong> S. Stefano ne godeva, incantato da tutto quel nuovo fremito <strong>di</strong> vita che scuoteva la<br />

parrocchia. Sentí il bisogno <strong>di</strong> comunicare la sua gioia alla Curia, scrivendo che il giovane sacerdote «era ardente<br />

<strong>di</strong> zelo ed eccelleva in modo esimio nella sollecita cura dei giovanotti» 15.<br />

Aveva dato il suo nome ai «Missionari <strong>di</strong> S. Carlo», per cui poteva entrare anche nelle carceri <strong>di</strong> S.<br />

Andrea.<br />

Nel 1828 le carceri erano veramente cosa dura. Tanto l‘ergastolo civile quanto quello militare avevano,<br />

purtroppo, un <strong>di</strong>screto numero <strong>di</strong> detenuti, ai quali spesso neppure i familiari davano o potevano dare sollievo e<br />

conforto.<br />

Egli vi si recò la prima volta mentre pre<strong>di</strong>cava la missione nella chiesa della Consolazione. Lasciamo<br />

parlare <strong>di</strong> ciò un suo contemporaneo: «Si aggira tra catene e forzati, tra le grida rabbiose della <strong>di</strong>sperazione, del<br />

furore, del delitto. Egli intanto con mo<strong>di</strong> suoi peculiarissimi s‗insinua dolcemente nel cuore <strong>di</strong> quei miseri ... Quei<br />

luoghi d‘orrore offrono tosto esempi non dubbi <strong>di</strong> rassegnazione alla pena, <strong>di</strong> confessioni sincere, <strong>di</strong> pentimento<br />

non falso» 16.<br />

Il giovane sacerdote vi si recava anche due volte al giorno: quei detenuti vollero tutti far pace con Dio. Li<br />

confessò tutti ad uno ad uno.<br />

Anche in chiesa lo attendevano uomini <strong>di</strong> ogni con<strong>di</strong>zione sociale. Don Giuseppe entrava nel<br />

confessionale molto per tempo; e, la maggior parte delle volte, ne usciva un‘ora dopo mezzogiorno.<br />

Unica pausa: il gau<strong>di</strong>o della Messa.<br />

Quella missione rimase memoranda.<br />

Don Giuseppe era allora sui ventiquattro anni: una vera alba ra<strong>di</strong>osa per il giovane sacerdote.<br />

PARROCO A QUINTO<br />

Quinto era un ridente paesello affacciato sull‘azzurro del Mar Ligure a cinque chilometri da Genova.<br />

Contava nel 1831 poco piú <strong>di</strong> duemila anime.<br />

Gli abitanti della parte alta della collina, su cui si inerpicavano i modesti fabbricati, strappavano alla terra<br />

il poco da vivere; ed erano fedeli anche alle tra<strong>di</strong>zioni religiose.<br />

13 Sal 128 (127) 1,3.<br />

14 Summ, p. 40,46.<br />

15 C. OLIVARI, Delta vita e delle opere del Servo <strong>di</strong> Dio Sac. Giuseppe Frassinetti, Tip. Poliglotta Vaticana, Roma 1928, p. 33.<br />

16 F. POGGI, Della vita e degli scritti <strong>di</strong> G. Frassinetti, Tip. G. Caorsi, Genova 1868, p. 10 s.<br />

5


Gli altri, le cui abitazioni <strong>di</strong>gradavano al mare, erano in maggior numero pescatori e navigatori, ru<strong>di</strong> ed<br />

avvezzi alla vita che il mare mutevole imponeva loro. Gentili d‘animo per l‘usato richiamo dell‘intimità familiare,<br />

che il pericolo sui marosi rendeva talvolta prepotente, o la tranquillità delle onde cullava quasi sognate; erano tutti<br />

<strong>di</strong> carattere riservato e, si sarebbe detto, quasi <strong>di</strong>ffidente.<br />

La bella chiesa parrocchiale, ricca <strong>di</strong> stucchi dorati, era de<strong>di</strong>cata all‘apostolo pescatore, San Pietro.<br />

Don Giuseppe vi andò parroco a ventotto anni, nel 1831. Chi lo vide salire alla pieve, lo notò taciturno e<br />

pensoso. Non aveva voluto alcuna solennità per il suo ingresso ufficiale.<br />

Sentiva che sarebbe cominciato un lavoro carico <strong>di</strong> responsabilità. Sarebbe stato all‘altezza del compito?<br />

D‘altra parte — lo rifletteva tra sé e sé — non era stata forse chiara la volontà <strong>di</strong> Dio, manifestatasi<br />

attraverso i superiori? Dunque bisognava mettersi al lavoro con piena fiducia in Dio e rimettersi con docilità<br />

grande alla sua volontà.<br />

Poiché era persuaso che da solo sarebbe stato impari al grave compito, cercò ed ottenne la<br />

collaborazione <strong>di</strong> due altri sacerdoti zelanti e molto <strong>di</strong>sponibili: Don Pietro Boccalandro e Don Carlo Figari.<br />

Insieme, dopo un esame della situazione parrocchiale, concertarono un piano <strong>di</strong> lavoro che resero<br />

effettivo con tutto l‘impegno da cui ciascuno d‘essi si sentiva animato.<br />

Dal canto suo Don Giuseppe procurò <strong>di</strong> ravvivare la vita cristiana alquanto sfiorita nella parrocchia,<br />

compromessa ed ostacolata da idee anticristiane e da abusi che si erano introdotti.<br />

Con amarezza constatò che i fedeli non sapevano piú dare un senso cristiano alla vita, poiché pareva loro<br />

che il cristianesimo non lo in<strong>di</strong>casse abbastanza, riducendolo ad un insieme <strong>di</strong> norme morali da rispettare, <strong>di</strong> gesti<br />

e pratiche religiose da compiere, ma senza coinvolgere i gran<strong>di</strong> settori della vita personale ed ancor <strong>di</strong> piú della<br />

vita associata.<br />

Don Giuseppe si sforzò <strong>di</strong> far comprendere che Gesú è luce capace <strong>di</strong> rischiarare tutte le strade del<br />

vivere umano, che Egli è Vita che anima tutta la vita e che anzi è l‘unica che può dare un senso valido ad ogni<br />

altra vita e quin<strong>di</strong> alla stessa storia degli uomini.<br />

Cominciava cosí a constatare nel suo ministero gli effetti nefasti del razionalismo, della propaganda<br />

ateistica che cercava <strong>di</strong> penetrare in ogni dove e del susseguente materialismo che riduceva ogni realtà nell‘ambito<br />

intramondano.<br />

Limitò dapprima il suo ministero a quello sacramentale ed a quello dell‘annuncio del la Parola, cercando<br />

<strong>di</strong> strappare le anime al mondo del male e riportarle alla pace con Dio, premessa necessaria per un fruttuoso<br />

ascolto della Parola che egli annunciava in ogni circostanza della vita ecclesiale.<br />

HA ACCANTO LA SORELLA PAOLA<br />

Per provvedere all‘educazione e formazione umana e cristiana della gioventú femminile, che viveva del<br />

tutto abbandonata a se stessa, decise <strong>di</strong> chiamare in aiuto la sorella Paola.<br />

Dovette vincere le forti resistenze paterne. Paola aveva orma i ventidue anni ed era rimasta l‘unico<br />

angelo <strong>di</strong> casa, al papà cara come la pupilla degli occhi suoi. Gli altri tre figli maschi erano anch‘essi sulla strada<br />

del santuario ed il padre, il quale avrebbe gra<strong>di</strong>to che almeno uno <strong>di</strong> essi rimanesse in famiglia per continuare il<br />

suo negozio <strong>di</strong> stoffe, ora non si sentiva proprio <strong>di</strong> separarsi dalla sua Paolina. Anche perché capiva benissimo<br />

che lei, accanto al fratello, avrebbe finito per con<strong>di</strong>viderne definitivamente I‘ideale <strong>di</strong> donazione totale <strong>di</strong> sé a<br />

Dio.<br />

Paola, parlando, non ne aveva fatto mistero al papà. Egli per altro lo aveva facilmente intuito dal modo<br />

con cui Paola, ancora fanciulla, ascoltava avida il fratello Giuseppe, quando parlava a tavola con lui su problemi o<br />

argomenti <strong>di</strong> carattere religioso o ecclesiale. Era evidente che la sorella si sentiva molto unita al fratello<br />

spiritualmente e idealmente. Tutti i fratelli volevano un gran bene alla sorella che, dopo la morte della mamma,<br />

anche se aveva solo nove anni, li aveva tirati su, specialmente i due piú piccoli: Giovanni e Raffaele.<br />

Ma con Giuseppe e, anche se in minore misura, con Francesco c‘era intima comunione d‘animo.<br />

Per Giuseppe poi aveva avuto sempre attenzioni veramente materne. Quando lo vedeva chino su i libri<br />

fino a notte tarda, ad un certo moment o era lei che lo persuadeva ad andare a dormire tranquillo, perché<br />

avrebbe pensato lei a svegliarlo presto l‘indomani mattina. Giuseppe, benché piú grande <strong>di</strong> Paolina, la trattava un<br />

po‘ come una mamma: piú volte, mentre lei attendeva alle cose <strong>di</strong> casa, le confidava la sua volontà <strong>di</strong> farsi<br />

sacerdote: le parlava <strong>di</strong> quanto fosse bello, anche per una ragazza, lavorare per conquistare anime a Gesú, che gli<br />

erano costate sangue; quanto fosse urgente per la Chiesa la necessità <strong>di</strong> anime generose che assumessero<br />

l‘impegno <strong>di</strong> annunciare il Vangelo in un mondo cosí <strong>di</strong>ssacrato. Paola ascoltava tutto e si lasciava con gioia<br />

6


penetrare da quelle parole. Gli confidava a sua volta la volontà <strong>di</strong> consacrarsi tutta al Signore, ma comprendeva<br />

che il papà non avrebbe potuto mai mettere insieme una dote per farla accogliere in un convento. Al lungo<br />

sospiro <strong>di</strong> Paola, Giuseppe commentava: «Lasciamo fare al Signore: Egli ci penserà».<br />

Comunque, per l‘andata a Quinto, ebbe ragion vinta la cagionevole salute <strong>di</strong> Paola.<br />

«Ma non sente, papà, come tossisce?» osservava rispettosamente al padre Don Giuseppe, durante le sue<br />

visite in famiglia da Quinto. «A Quinto c‘è l‘aria buona, c‘è sole. Paolina si rimetterà bene e presto», insisteva<br />

cauto.<br />

Ed il papà, alla fine: «Si, vedo anch‘io. Un po‘ <strong>di</strong> aria buona e un po‘ <strong>di</strong> sole ci vogliono proprio, ma per<br />

poco, capito? Il tempo sufficiente per farla star bene».<br />

E Paola partí per Quinto. Era ormai sulla strada dei <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> Dio.<br />

Don Giuseppe le affidò subito la gioventú femminile. «Come è dolce la sorella del Parroco». «Quanto è<br />

gentile!». «Ma quanto è bella, quando prega in chiesa».<br />

Erano i commenti piú comuni e frequenti <strong>di</strong> quelle ragazze che andavano pian piano stringendosi<br />

intorno a Paola. E ben presto le colline <strong>di</strong> Quinto, <strong>di</strong> Monte Moro, soprattutto la bella chiesa parrocchiale<br />

risuonarono dei loro canti.<br />

Paola insegnava loro a ricamare, a rammendare, a tessere, a cantare.<br />

Chi avrebbe detto che da quella scuoletta gratuita parrocchiale e da tante sofferenze, che fioriscono<br />

sempre sul cammino delle opere <strong>di</strong> Dio, avrebbe avuto esaltante inizio la congregazione religiosa delle Suore <strong>di</strong> S.<br />

Dorotea? Che quella benedetta ragazza, Paola, sarebbe <strong>di</strong>ventata il segno ra<strong>di</strong>oso dell‘amore <strong>di</strong> Dio? Che le sue<br />

figlie spirituali, avrebbero raggiunto tante parti del mondo, e sempre da tutti benedette? Paola e Don Giuseppe<br />

avevano saputo se scrutare i <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> Dio. Quanto avevano pregato insieme, quanto ne avevano ragionato.<br />

Paola non avrebbe piú <strong>di</strong>menticato quella notte, quando lui, su, nel coretto della chiesa, scriveva la prima<br />

Regola della nuova comunità e lei, Paola, giú nella navata tenuamente illuminata dalla sola lampada, che<br />

tremava con il suo cuore accanto al Tabernacolo, pregava con intensità d‘amore il suo Gesú perché illuminasse il<br />

fratello.<br />

O momenti ignorati dal mondo, ma che trovano una risonanza nei secoli!<br />

I due, fratello e sorella, andranno poi per le loro strade; ma i loro cuori saranno sempre uniti e <strong>di</strong> quei<br />

giorni rimarranno i ricor<strong>di</strong> dolcissimi.<br />

«Sovvieniti, scriverà il 30 luglio 1842 a Don Giuseppe la sorella trasferitasi a Roma da poco — quanti<br />

ostacoli da sormontare ci hai, in certo modo, predetti nell‘Oratorio <strong>di</strong> S. Pantaleo, a Quinto?» 17<br />

Quei colloqui a S. Pantaleo, quelli piú intimi alla sera, anche durante la cena, quando ormai era declinato<br />

il giorno, e poi in quella sia stanzuccia che dava suIl‘interno della Chiesa, inginocchiati l‘uno accanto all‘altra,<br />

mentre la lampada mandava al Tabernacolo i guizzi dell‘amore <strong>di</strong> quelle due ferventi anime oranti, quei ricor<strong>di</strong> ci<br />

quanto torneranno soavi nei cuore <strong>di</strong> entrambi. Non altrimenti dovettero pulsare d‘amore e <strong>di</strong> trepidazione le<br />

anime <strong>di</strong> Benedetto e Scolastica.<br />

Anche papà Giovanni finí coll‘adorare la volontà <strong>di</strong> Dio e comprese che Quinto doveva essere per quei<br />

due suoi figli amatissimi non un punto d‘arrivo, ma solo una pista <strong>di</strong> lancio.<br />

Il ra<strong>di</strong>oso mattino dell‘11 Marzo 1984 lo squillo poderoso delle campane <strong>di</strong> S. Pietro annunciò al mondo<br />

cattolico che la soave e forte Paola Frassinetti era stata dal papa Giovanni Paolo II insignita dell‘ aureola dei<br />

Santi.<br />

Oltre quell‘azzurro cielo, in Para<strong>di</strong>so, mamma Angela e papà Giovanni con in mezzo Paola raggiante <strong>di</strong><br />

gloria, ed ai lati, rapiti <strong>di</strong> gau<strong>di</strong>o, i quattro fratelli Giuseppe, Francesco, Giovanni e Raffaele.<br />

Come era vera la parola <strong>di</strong> Gesú: «Non c‘è nessuno che abbia lasciato casa, fratelli, sorelle, padre o<br />

madre... per me e per il Vangelo che non riceva il centuplo fin d ‗ora, in questo tempo, e nel secolo futuro la vita<br />

eterna» 18<br />

Giuseppe non poté conoscere che un breve tratto del lungo camminare nel mondo <strong>di</strong> Paola. Ma gli fu<br />

certo sufficiente per conoscere come sono preziose le vie del Signore e come sono gran<strong>di</strong> i suoi <strong>di</strong>segni.<br />

A QUINTO C’È SEMPRE LA MISSIONE<br />

La popolazione <strong>di</strong> Quinto lentamente sí, ma stava cambiando. La chiesa, nei giorni festivi, si affollava<br />

non piú <strong>di</strong> sole donne, ma anche <strong>di</strong> ragazzi e <strong>di</strong> quegli uomini rugosi e asciutti, che non sostavano piú sul sagrato.<br />

17 P. <strong>FRASSINETTI</strong>, Lettere, Roma 1985, p. 15.<br />

18 Mc 10,29—30.<br />

7


Don Giuseppe aveva giocato loro un bel tiro: prima <strong>di</strong> dare inizio alla funzione vespertina, per alcune<br />

volte, intonò ben forte un Pater Noster ed un‘ Ave <strong>Maria</strong> «per coloro che restavano fuori a oziare sul sagrato». E<br />

quelli dopo un po‘<strong>di</strong> volte, uno dopo l‘altro, quatti quatti, si introducevano in chiesa.<br />

Il giovane Prevosto sorrideva <strong>di</strong>vertito nell‘osservarli mentre entravano tutti guar<strong>di</strong>nghi.<br />

D‘altra parte era un piacere ascoltarlo. Non lo si poteva negare. Si capiva subito che era un teologo,<br />

fresco <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>, ma già molto abile. Ed il suo linguaggio familiare, semplice, ora pacato, ora fiammeggiante,<br />

insegnava con chiarezza e convinzione le verità della fede.<br />

Sembrava non pre<strong>di</strong>casse a tutti, ma parlasse a ciascuno degli ascoltatori e a lui solo. Ti frugava<br />

nell‘anima, senza neppure guardarti in viso.<br />

Il padre, quando veniva da Genova a Quinto, si metteva in chiesa, seduto su una panca. Quando poi il<br />

figliolo Prevosto compariva per la preghiera e il catechismo, si poneva tutto attento e interessato.<br />

Accadde una domenica però, una cosa che gli rincrebbe assai.<br />

Il Priore, dal pulpito, durante la pre<strong>di</strong>ca, rimproverò severamente quei genitori che non concedono ai<br />

figli la libertà <strong>di</strong> scegliersi il loro stato <strong>di</strong> vita quando la scelta riguarda lo stato <strong>di</strong> vita sacerdotale o religiosa.<br />

Di ritorno in canonica, con Paola che gli camminava accanto, si mostrò tutto i imbronciato e non <strong>di</strong>sse<br />

parola.<br />

A tavola si vedeva chiaro che papà Giovanni, scuro in volto, doveva avere qualche cosa, poiché non<br />

riusciva a mandare giú un boccone ed era chiuso in un mutismo insolito.<br />

«Ma che cosa hai, papà?» gli chiese ad un certo momento Paola un po‘ preoccupata.<br />

Egli non rispose subito, poi, tutt‘ad un tratto, come vincendo se stesso, rivolto al Prevosto: «S‘e avevi<br />

qualche osservazione da farmi – sbottò – me la potevi fare in privato e non in quel modo, in pubblico, mettermi<br />

alla berlina» 19.<br />

«Veramente osserva Paola che ricorda l‘episo<strong>di</strong>o — mio fratello non aveva avuto alcuna intenzione <strong>di</strong><br />

alludere a lui (che si era mostrato contrario alla vocazione della figlia). Suppongo che non pensasse che il genitore<br />

fosse presente» 20.<br />

Ma le sue pre<strong>di</strong>che erano cosí. Non sembravano mai scendere anonime, perché o l‘uno o l‘altro degli<br />

u<strong>di</strong>tori se la sentiva calare nell‘anima, come fossero <strong>di</strong>rette a lui ed a lui solo.<br />

Nel confessionale poi era un padre premuroso, tenero, preoccupato, ma forte e sicuro. Non lasciava<br />

andare il penitente se non l‘aveva penetrato nell‘anima con l‘intima, inenarrabile gioia che sola scaturisce<br />

dall‘amore misericor<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> Dio incontrato nel suo perdono e che solo induce al fermo proposito <strong>di</strong> un<br />

rinnovamento della propria vita.<br />

«Sei mai stato a confessarti dal Prevosto? Prova e sentirai»<br />

Gli uomini se lo <strong>di</strong>cevano l‘un l‘altro. Ed il confessionale era sempre occupato.<br />

«A Quinto c‘è sempre la Missione» 21 commentava la gente.<br />

IL COLERA DEL 1835<br />

Nel 1835 il colera scoppiò anche a Genova e portò <strong>di</strong>struzione e morte nella città.<br />

Anche Quinto non fu risparmiata dall‘epidemia: duecento furono i colpiti dal morbo dal 24 agosto 1835<br />

al 19 settembre I 837. Novanta le vittime 22.<br />

Don Giuseppe non si risparmiò in alcun modo.<br />

La ―Gazzetta <strong>di</strong> Genova‖ scrisse allora: «Soprattutto sarà memoranda per Genova la condotta dei<br />

sacerdoti <strong>di</strong> ogni grado, dei religiosi <strong>di</strong> ogni or<strong>di</strong>ne, che in quei giorni tanto luttuosi si <strong>di</strong>mostrarono cosí penetrati<br />

della loro vocazione» 23.<br />

Si poteva chiamare Don Giuseppe giorno e notte. Anzi lo si doveva chiamare. L‘or<strong>di</strong>ne era perentorio.<br />

Non si curava affatto del pericolo. Tanta era stata la forza d‘animo con cui aveva saputo vincere la<br />

grande ripugnanza che istintivamente provava nell‘avvicinare i colerosi.<br />

L‘avevano notato con ammirazione anche i suoi fratelli.<br />

19 E. FALDI, Il Priore <strong>di</strong> S. Sabina, Scuola Grafica Don Bosco, Genova Sampierdarena 1963, p. 20.<br />

20 Dalle biografie.<br />

21 Summ, p. 88, 101.<br />

22 Dall‟Archivio Comunale <strong>di</strong> Quinto.<br />

23 Dalla «Gazzetta <strong>di</strong> Genova», 20.10.1835.<br />

8


Dovunque gemesse un infermo correva e non solo pronunciava le parole confortatrici ed elevanti della<br />

fede, ma, quando si avvedeva <strong>di</strong> essersi imbattuto in un coleroso in povertà, era largo <strong>di</strong> soccorso fino a privarsi<br />

dei suoi stessi abiti.<br />

Dei cento colerosi che in quei due funestissimi anni morirono, non ce ne fu uno a cui fosse venuta meno<br />

l‘assistenza religiosa.<br />

Don Giuseppe, perché non fosse mancato né <strong>di</strong> giorno né <strong>di</strong> notte l‘aiuto e il conforto della carità e della<br />

fede, aveva mobilitato non solo i suoi collaboratori e le buone suore Dorotee, ma anche i Cappuccini <strong>di</strong> Quarto.<br />

Questi si pro<strong>di</strong>garono senza risparmio, tanto da meritare un pubblico elogio del Prevosto per l‘ammirevole<br />

spirito <strong>di</strong> sacrificio con cui si erano pro<strong>di</strong>gati, in ogni momento, a vantaggio dei poveri colerosi.<br />

Il suo mandato <strong>di</strong> parroco a Quinto ebbe termine nel 1839, quando cioè fu nominato Priore della<br />

parrocchia <strong>di</strong> S. Sabina in Genova. Nove anni <strong>di</strong> lavoro pastorale si erano chiusi <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lui ed in modo del tutto<br />

positivo: aveva bene impostato il suo lavoro e molto illuminato era stato il suo metodo pastorale. I suoi colloqui<br />

in proposito con la sorella Paola e con i due fratelli Raffaele e Giovanni, che lo avevano raggiunto, fatti sacerdoti,<br />

avevano formulato un programma concreto e valido.<br />

Come primo impegno — si era proposto — bisognava gettare basi robuste, il resto sarebbe stato piú<br />

facile costruirlo bene. E l‘impegno fu pregare, istruire e far pregare.<br />

Istruire i fedeli perché conoscessero la loro fede e la morale che doveva tradurla nel la vita pratica <strong>di</strong> ogni<br />

giorno.<br />

E poiché un tale appren<strong>di</strong>mento, per essere efficace, occorreva fosse graduale e costante, egli non aveva<br />

mai omesso la pre<strong>di</strong>cazione e i catechismi nei giorni festivi, anzi, ogni sera, dopo il rosario, aveva dato lettura <strong>di</strong><br />

una breve me<strong>di</strong>tazione o l‘aveva lui stesso dettata. L‗esame <strong>di</strong> coscienza poi, con il quale era stato solito chiudere<br />

la preghiera comune della sera, gli aveva offerto spunti <strong>di</strong> riflessione per l‘approfon<strong>di</strong>mento dell‘essenza della vita<br />

cristiana e <strong>di</strong> verifica del proprio comportamento.<br />

Pregare. Lo insegnò a tutti con grande unzione: «È cosa <strong>di</strong> somma importanza — <strong>di</strong>ceva — che i<br />

cristiani comincino e chiudano la giornata con la preghiera» 24.<br />

Con la dolcissima anima della sorella Paola aveva dato un esempio efficace <strong>di</strong> preghiera: nell‘osservarli,<br />

quando, inginocchiati, erano in preghiera, la gente era rapita dalla stessa compostezza adorante della loro persona<br />

e dal fervore che traduceva dai loro volti. Quella immobilità poi quasi statuaria dei loro esili corpi avvertiva che le<br />

due anime erano naufragate nell‘amore e nella contemplazione <strong>di</strong> Dio.<br />

Vero: come era e<strong>di</strong>ficante e quanta gioia dava il solo veder pregare.<br />

UN OPUSCOLO ESPLOSIVO<br />

Ormai si era fatta però necessaria la sua stabilità in Genova, specialmente per lo sviluppo che andava<br />

prendendo la Congregazione del Beato Leonardo da Porto Maurizio da lui fondata insieme ad un sacerdote<br />

zelantissimo, Don Luigi Sturla, con il quale comunicava e viveva i medesimi ideali.<br />

La Congregazione si proponeva l‘elevazione morale, spirituale e culturale del giovane clero. Vi si erano<br />

iscritti chierici e sacerdoti in buon numero e frequentavano con impegno le lezioni, prendendo viva parte alle<br />

attività collaterali che man mano andavano nascendo nella Congregazione e piú nell‘Accademia <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> che il<br />

Frassinetti aveva fondato nel suo seno. V‘insegnavano uomini <strong>di</strong> grande cultura ed autorità morale, che la fecero<br />

assurgere ad Accademia <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> tutto rispetto, destando ed alimentando un movimento <strong>di</strong> clero e <strong>di</strong> cultura<br />

che non si sarebbe certo neppur sperato <strong>di</strong> poter suscitare.<br />

Inoltre il nome del Frassinetti era ormai sulla bocca <strong>di</strong> tutti, amici e nemici della Chiesa, a causa<br />

dell‘opuscolo ―Riflessioni proposte agli Ecclesiastici‖, che aveva e<strong>di</strong>to nel 1837, quand‘era ancora parroco a S.<br />

Pietro in Quinto.<br />

Un opuscolo <strong>di</strong> poche pagine, tutto fuoco.<br />

In<strong>di</strong>viduava in esse, con incisiva chiarezza, i mali del tempo; denunciava, senza mezzi termini, i<br />

comportamenti e le tattiche <strong>di</strong> lotta dei tanti nemici interni ed esterni della Chiesa e <strong>di</strong> Dio; esortava con ardore il<br />

clero ad accettare le sfide che gli erano lanciate; in<strong>di</strong>cava i mezzi e i mo<strong>di</strong> per affrontarle e superarle. In quelle<br />

poche paginette si sentiva fremere la sua rivolta irriducibile. Non si poteva né si doveva assistere inerti o tiepi<strong>di</strong><br />

all‘empietà che si faceva valanga compatta e che avanzava minacciosa, <strong>di</strong>sponendo <strong>di</strong> una stragrande dovizia <strong>di</strong><br />

mezzi.<br />

24 G. <strong>FRASSINETTI</strong>, La Devozione illuminata, O.A., vol. II, p. 190.<br />

9


«I figli della luce — lamentava — si presentano invece ‗‗deboli ―, ‗‗<strong>di</strong>suniti‘‘, ‗‗isolati‘‘, ―tutti <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>‖,<br />

‗‗miseri ‗‗. I lupi — avvertiva con De Maistre — sanno riunirsi, ma il cane <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a è sempre solo» 25.<br />

Di fronte ad una realtà cosí preoccupante il Frassinetti non si perde a teorizzare, ma propone subito un<br />

piano vivace <strong>di</strong> azione. A idea contrappone idea. A prassi, prassi. A metodo, metodo. A mezzo, mezzo. Ma<br />

niente indugi o esitazioni frapposte: «Quando l‘avversario trova viva resistenza in ogni assalto e da ogni lato ove<br />

percuote è ripercosso, si può <strong>di</strong>re già vinto» 26.<br />

«I nemici <strong>di</strong> santa Chiesa ,si può <strong>di</strong>re che siano tutti scostumati …(ivi). Noi, fratelli, dobbiamo al<br />

contrario serbarci cosí integerrimi ed irreprensibili, che nemmeno il livore e l‘invi<strong>di</strong>a trovino <strong>di</strong> che<br />

rimproverarci» 27.<br />

Essi sono animati da doppiezza e da frode? Si muovono per sentieri tenebrosi? E noi «facciamo<br />

conoscere a tutto il mondo che amiamo il bene, che ci sta a cuore … la salute delle anime redente dal sangue <strong>di</strong><br />

Gesú Cristo» 28.<br />

Via la pusillanimità, via i riguar<strong>di</strong> umani. Loro fan cadere un <strong>di</strong>luvio <strong>di</strong> libri pornografici? e noi vinciamo<br />

con un <strong>di</strong>luvio <strong>di</strong> libri buoni.<br />

Ed insisteva: «Quanto piú si moltiplicano i nemici della santa Chiesa, quanto piú imperversano nei loro<br />

furori, altrettanto noi dobbiamo accendere il nostro zelo per la sua <strong>di</strong>fesa, altrettanto dobbiamo per essa<br />

fortemente combattere, animati da sicura fiducia che, essendo questo il tempo delle maggiori battaglie sarà pure<br />

quello delle piú splen<strong>di</strong>de vittorie» 29.<br />

Quell‘opuscolo fu esplosivo per la drasticità dell‘intervento (chi se lo aspettava in quell‘appiattimento<br />

infingardo che ristagnava?), per la forza persuasiva che prorompeva da ogni riflessione e per lo zelo bruciante che<br />

l‘incen<strong>di</strong>ava tutto.<br />

Naturalmente le reazioni furono forti e contrastanti: i cristiani veri accolsero quelle paginette come un<br />

salutare squillo <strong>di</strong> trombe per scuotersi da ogni torpore e rimboccarsi le maniche; i nemici della Chiesa dettero<br />

subito addosso. La madre <strong>di</strong> Mazzini osò scrivere al figlio: «Certo Parroco Frassinetti <strong>di</strong> campagna mesi fa faceva<br />

una stampa che era proprio una sciocchezza, in ogni guisa...» e lo irrideva <strong>di</strong>cendolo «sciocco» che scrive ora «con<br />

un maggiore pasticcio dell‘altro» 30.<br />

Ci fu tra il clero chi osò spe<strong>di</strong>re l‘opuscolo a Roma, sollecitando una condanna ufficiale e decisiva; chi ne<br />

fece una questione <strong>di</strong> prestigio (chi credeva <strong>di</strong> essere quel parroco?) da far andare molti del clero dall‘Arcivescovo<br />

per una protesta formalizzata. Inutilmente; anzi, tutto risultò a lode dell‘Autore.<br />

Oggi, leggendo quelle pagine che denunciavano il malcostume, l‘empietà <strong>di</strong> dottrine, la corruzione della<br />

gioventù ... ci si meraviglia <strong>di</strong> siffatta reazione.<br />

Occorre però riflettere che quello era un tempo uscito dal travaglio della Rivoluzione francese e della<br />

vicenda napoleonica, dalla piú o meno conseguente non pacifica evoluzione delle classi sociali e che era pervaso<br />

da correnti <strong>di</strong> pensiero razionaliste, positiviste e materialiste <strong>di</strong>ssacranti.<br />

Anche lo stesso modo con cui queste correnti si erano tumultuosamente introdotte nel tessuto socio—<br />

culturale dell‘epoca, aveva scosso e turbato molto il clero, l‘aveva trasformato e <strong>di</strong>viso, e, purtroppo, in qualche<br />

parte conquistato, cosí che era molto decaduta la <strong>di</strong>sciplina, la cultura e la stessa spiritualità ecclesiastica.<br />

Di conseguenza era notevole il guasto nel Popolo <strong>di</strong> Dio. Ed era proprio questo che il Frassinetti non<br />

sopportava: «Chi viene scandalizzato ed io non ne arda?» 31 sembrava gridare con l‘impeto <strong>di</strong> S. Paolo. Godette<br />

nel suo animo <strong>di</strong> aver scatenato un tanto tumulto ed aver cosí messo in crisi tante coscienze.<br />

Riconosceva che farsi sentire dagli ecclesiastici, lui giovane, non aveva alcun <strong>di</strong>ritto, «ma avviene talvolta<br />

nelle famiglie che il minimo dei fratelli e il meno capace levi esso pure la voce, quando si tratti <strong>di</strong> promuovere<br />

gI‘interessi comuni della casa... essendo il minimo nella gran famiglia dello stato ecclesiastico, avrei dovuto starmi<br />

in silenzio; ma amore è che mi fe‘ parlare, amore per gli interessi della casa <strong>di</strong> Dio; e all‘amore qualche tratto <strong>di</strong><br />

libertà si suol sempre perdonare» 32.<br />

Il lettore avrà certo compreso che tempra <strong>di</strong> apostolo fosse quel giovane pretino, magro, con un pallore soffuso<br />

nel volto, che copriva in una talare pulitissima, ma un poco lisa, un metro e sessanta circa <strong>di</strong> forme somatiche, e<br />

che due occhi castani penetranti e luci<strong>di</strong>ssimi animavano con una notevole carica <strong>di</strong> simpatia tanto <strong>di</strong>sarmante. Se<br />

tu fissavi quegli occhi, non potevi non leggervi quel proposito: «Provenisse da buono o cattivo spirito (lascio che<br />

25 Citazione fatta dallo stesso Frassinetti nella nota 4 <strong>di</strong> « Riflessioni proposte agli ecclesiastici», O.A. vol, II, p. 530.<br />

26 G. <strong>FRASSINETTI</strong>, Riflessioni proposte agli ecclesiastici, O.A. vol II, p. 524.<br />

27 Riflessioni proposte…, op. cit. O.A. vol. II, p. 524.<br />

28 Riflessioni proposte…, op. cit. O.A. vol. II, p. 525.<br />

29 Riflessioni proposte…, op. cit. O.A. vol. II, p. 524.<br />

30 A. LUZIO, La Madre <strong>di</strong> Giuseppe Mazzini. Carteggio ine<strong>di</strong>to dal 1834 aI 1839, Fratelli Bocca E<strong>di</strong>lori, Torino 1919, p. 21.<br />

31 2 Cor 11,29.<br />

32 Riflessioni proposte, op. cit., O.A. vol. II, p. 519.<br />

10


altri giu<strong>di</strong>chi) appena fui or<strong>di</strong>nato sacerdote s‘impossessò del mio cuore una brama forte <strong>di</strong> giovare, per quanto<br />

potessi nella mia nullità, e confidando unicamente nel <strong>di</strong>vino aiuto, al giovane clero» 33.<br />

Tutto questo dunque richiedeva una sua <strong>di</strong>mora stabile in Genova. Il venire spesso da Quinto non era<br />

allora cosa agevole.<br />

D‘altra parte i migliori sacerdoti insistevano perché si decidesse in tal senso e godesse in tal modo <strong>di</strong> una<br />

maggiore possibilità per allargare e potenziare il suo zelo.<br />

Il Frassinetti si lasciò persuadere. Partecipò al concorso indetto per la parrocchia <strong>di</strong> S. Sabina. Lo vinse<br />

con facilità e lasciò Quinto con tanta pena nel suo cuore ed in quello dei suoi fedeli, consapevoli <strong>di</strong> quale padre e<br />

sacerdote rimanevano privi.<br />

33 G. <strong>FRASSINETTI</strong>, Rischiarimenti sul mio passato, in ―Istituti e documenti». AF, p. 2.<br />

11


PARROCO A SANTA SABINA<br />

Parte Seconda<br />

La chiesa, poverissima, non aveva piú alcunché <strong>di</strong> appariscente e dell‘antica <strong>di</strong>gnità non conservava piú<br />

che misere tracce. Era in uno stato <strong>di</strong> vero abbandono. La canonica poi era pressoché una stalla, per usare<br />

l‘espressione <strong>di</strong> chi ne ebbe visione <strong>di</strong>retta. Non poteva essere altrimenti, essendo stata a<strong>di</strong>bita per vari anni ad<br />

uso <strong>di</strong> magazzino e solo dal 1815 restituita al culto.<br />

Vi fece il suo ingresso il 31 Maggio 1839. Diventava cosí ―il Priore <strong>di</strong> S. Sabina‖ e con tale appellativo<br />

passerà alla storia. Volle subito che la chiesa fosse una decorosa casa del Signore. La sor<strong>di</strong>dezza e lo squallore <strong>di</strong><br />

una chiesa - <strong>di</strong>ceva — sono «inconvenienti che offendono la pietà del popolo cristiano e ne fanno illangui<strong>di</strong>re la<br />

fede» 34.<br />

S‗adoprò in molti i mo<strong>di</strong> per reperire i fon<strong>di</strong>. Non esitò a chiedere l‘elemosina.<br />

E il buon Dio non gli fece mancare benefattori che rispondessero generosamente ai suoi appelli.<br />

Vedendo infatti il suo <strong>di</strong>sinteresse per sé (non chiedeva mai a suo vantaggio o per rendere piú ospitale la<br />

sua canonica), non gli fecero mancare il loro aiuto.<br />

Si sa che i Genovesi, prima <strong>di</strong> donare del denaro vogliono sapere e vedere come lo si impiega. Poi non<br />

esitano a donare, anzi si rendono veramente splen<strong>di</strong><strong>di</strong>.<br />

Opere gigantesche come ospedali, ricoveri <strong>di</strong> men<strong>di</strong>cità, istituti per vecchi, orfanotrofi, chiese<br />

parrocchiali e santuari che occhieggiano con il loro bianco splendore tra il verde pallido degli uliveti dell‘arco<br />

dell‘Appennino Ligure, documentano la grandezza della fede generosa della gente ligure <strong>di</strong> ogni tempo. Il<br />

Frassinetti incontrò persone generose ed ebbe nel patriziato genovese uomini, come il marchese Serra, <strong>di</strong> grande<br />

munificenza, che gli ponevano in mano cospicue somme o <strong>di</strong>rettamente dotavano S. Sabina <strong>di</strong> preziosi arre<strong>di</strong><br />

sacri.<br />

Una volta, vigilia <strong>di</strong> una solennità, era proprio a corto <strong>di</strong> denaro. Recitò la consueta coroncina del<br />

Cottolengo in onore della Divina Provvidenza, poi uscí tranquillo per la sua solita passeggiata pomeri<strong>di</strong>ana.<br />

In Via Balbi, prossima a S. Sabina, fu fermato da due signori, un uomo e una donna. Gli chiesero:<br />

«Reverendo, è lei il Priore <strong>di</strong> S. Sabina?».<br />

Alla sua risposta affermativa, gli <strong>di</strong>edero una forte somma <strong>di</strong> denaro per i suoi poveri e per la sua chiesa.<br />

Il Priore non continuò il suo consueto itinerario, ma entrò nella vicina chiesa dei SS. Vittore e Carlo a <strong>di</strong>r<br />

grazie al Signore. E cosí, nel giro <strong>di</strong> pochi anni, la chiesa ebbe il suo aspetto decoroso: «La sua chiesa e gli altari<br />

brillavano per massimo decoro e pulizia degli arre<strong>di</strong> e delle tovaglie» attesta nelle sue memorie un chierico della<br />

parrocchia 35.<br />

Ma ciò che era preminente nei suoi pensieri, e formava l‘assillo della sua anima <strong>di</strong> pastore, era il<br />

risanamento morale e spirituale dei fedeli che Dio gli aveva affidato.<br />

Chiamò accanto a sé i fratelli Don Raffaele e Don Giovanni, perché attendessero in modo particolare ai<br />

fanciulli. Specialmente Don Raffaele, che era ardente <strong>di</strong> zelo per essi. «Io sono tutto affetto per voi... mi sono<br />

sempre occupato <strong>di</strong> voi; e finché avrò vita mi occuperò piú <strong>di</strong> voi che degli altri», cosí egli <strong>di</strong>chiarava nella<br />

prefazione del «Vangelo spiegato ai giovinetti» da lui dato alle stampe 36.<br />

Il Priore volle ancora con sé il vecchio padre. Questi vi andò, rompendo cosí la solitu<strong>di</strong>ne della vecchia<br />

casa, avendo tutti i suoi figli accolto la chiamata <strong>di</strong> Dio.<br />

Anche suor Paola, della cui assenza il padre maggiormente soffri va, godette della <strong>di</strong>mensione che<br />

avevano preso le cose e si sentí sollevata da preoccupazione ed angoscia per il vecchio padre, il qua le si era<br />

arreso alla fine <strong>di</strong> buon animo alla volontà <strong>di</strong> Dio e dava, come e quanto poteva, tutto se stesso alla causa del<br />

Signore.<br />

34 G. <strong>FRASSINETTI</strong>, Gesú Cristo regola del sacerdote, O.A., vol. II, p 571.<br />

35 D. FASSIOLO, Memorie storiche intorno alla vita del sac. Giuseppe Frassinetti, Genova 1879, Tipografia della gioventú, pag. 111.<br />

36 R. <strong>FRASSINETTI</strong>, Il Vangelo spiegato ai giovinetti, Genova 1862, p 111, dove cita quanto aveva già a affermato in un‘altra sua<br />

operetta: Giar<strong>di</strong>no <strong>di</strong> devozione per giovinetti, Oneglia 1854. p. 3s.<br />

12


DONAVA ANCHE IL SUO LETTO<br />

Il fatto che balzò subito agli occhi dei Priore fu la grande povertà in cui versavano molti suoi figliuoli e<br />

non pochi <strong>di</strong> quelli che, giornalmente, battevano alla sua porta. Gente senza un lavoro e, spesso, anche senza<br />

fissa <strong>di</strong>mora, s‘aggirava nelle vicinanze del porto <strong>di</strong> Genova, in cui era sita S. Sabina, con la speranza <strong>di</strong> rime<strong>di</strong>are<br />

un pezzo <strong>di</strong> pane.<br />

Gente abituata a trascinare la sua esistenza come se Dio non ci fosse e, quando se lo rendeva presente,<br />

era solo per incolparlo della propria infelicità e miseria. La bestemmia ed il turpiloquio erano <strong>di</strong>ventati purtroppo<br />

nefasta abitu<strong>di</strong>ne.<br />

Il Priore sentiva <strong>di</strong> essere padre non solo delle anime della sua parrocchia, ma <strong>di</strong> ogni anima che si<br />

presentasse al la casa del Signore. Chiunque infatti fosse stato in necessità spirituale o materiale, aveva <strong>di</strong>ritto ad<br />

una parte del suo cuore.<br />

«Ve<strong>di</strong> come io ho amate le anime — sembrava <strong>di</strong>rgli Gesú che egli aveva preso a modello del suo<br />

sacerdozio — per amore delle medesime ho sacrificato la mia vita <strong>di</strong>vina... Tu ugualmente, per amore delle<br />

anime, non risparmiare nulla, neanche la tua vita, che d‘altra parte è cosí miserabile... Non <strong>di</strong>re: A me non spetta<br />

pensare a quelle anime»…«cre<strong>di</strong> pure che, se mi ami, ti spetta pensare alle anime <strong>di</strong> tutto il mondo‗‗» 37. Cosí<br />

scrive nel libretto ‗‗Gesú Cristo regola del sacerdote‖.<br />

Sapeva benissimo che la situazione economica della parrocchia non gli permetteva affatto molte<br />

elemosine. E questa realtà lo sollecitava a condurre una vita senza agiatezze, anzi mortificatissima.<br />

Paola, che aveva fatto con lui questa esperienza <strong>di</strong> vita a Quinto, poteva testimoniare: «In casa voleva si<br />

usasse la piú scrupolosa economia,solendo spesso ripetere: ai poveri manca il pane con che sfamarsi, non<br />

adoperiamo per noi che il puro necessario» 38.<br />

Non era avarizia o grettezza d‘animo che gli faceva continuare, anche in S. Sabina, lo stesso tenore <strong>di</strong><br />

vita. «L‘amore <strong>di</strong> Dio - rifletteva con S. Agostino — è sí il primo nell‘or<strong>di</strong>ne del precetto, ma l‘amore del<br />

prossimo è il primo nell‘or<strong>di</strong>ne dell‘azione» 39.<br />

«La sua canonica era al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> ogni piú povera canonica <strong>di</strong> campagna» 40 affermò Don Chiola, che<br />

conobbe personalmente il Priore ed aveva sentito <strong>di</strong>re che avesse dato tutto il suo in elemosina 41.<br />

Difatti egli morí, lasciando solo 17 sol<strong>di</strong> 42.<br />

Sono certo commoventi, pur nella loro espressione burocratica, certe affermazioni dei testimoni nel<br />

processo per la sua santificazione: «Donava frequentemente il suo letto e donava tutto quanto al letto appartiene,<br />

riducendosi nel frattempo a dormire su un tavolato, e ciò faceva soprattutto quando si trattava <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>re<br />

qualche peccato» 43.<br />

Quando c‘era d i mezzo il pericolo d‘offendere Dio la sua carità non conosceva remore.<br />

Pagò il fitto d‘un appartamento e si preoccupò <strong>di</strong> trovarne un altro, per dar modo ad una madre <strong>di</strong><br />

andarsene con le sue bambine da una casa <strong>di</strong> sospetta moralità 44.<br />

Il problema del pagamento del fitto della casa angustiava seriamente molte famiglie.<br />

«Va dal Priore e <strong>di</strong>gli che ci aiuti, per carità».<br />

E la bimba corse in parrocchia.<br />

«Senti, piccola, tranquillizzati, va a pregare S. Raffaele, vedrai che il buon Dio ti aiuterà».<br />

Ella obbedí con tanta fiducia in cuore. Uscita <strong>di</strong> chiesa s‘imbatté in uno sconosciuto che le mise in mano<br />

una busta chiusa da consegnare al parroco.<br />

La fanciulla corse trafelata dal Priore. Egli, senza aprirla, le <strong>di</strong>sse: «Va. Portala pure a mamma» 45. La busta<br />

conteneva piú denaro che non occorresse.<br />

Ma non poche volte il buon Dio si alleava col Priore.<br />

«Non ho <strong>di</strong> che pagare il fitto» — gemeva desolata un‘altra donna. «Di quanto avete bisogno?» domandò<br />

il Priore. «Di venti lire» continuava piangendo quella povera mamma con l‘incubo dello sfratto. — «Non<br />

37 Gesú Cristo regola del sacerdote, op cit., O.A. vol, II, p. 563.<br />

38 Summ., p. 354, 10.<br />

39 Cf S. AGOSTINO, Trattato su Giovanni, 17.7-9; CCL 36; 174-175.<br />

40 Summ., p. 186, 9.<br />

41 Summ., p. 184, 3.<br />

42 Informatio, p. 22.<br />

43 Summ., p. 203, 63.<br />

44 Summ., 206, 65.<br />

45 Summ., pp. 277-278,3.<br />

13


piangete. Ecco le venti lire» — le <strong>di</strong>sse prendendo i sol<strong>di</strong> da una tasca — «Me le ha date or ora un signore che<br />

non conosco, perché me ne servissi in opere <strong>di</strong> carità. Vedete? Sono venti lire, giuste, giuste» 46.<br />

La domestica, dovendo fare la spesa per il pranzo e non avendo denaro, si rivolse a papà Giovanni<br />

Frassinetti. Egli portò subito le mani al portafoglio. Ma, con sua sorpresa e meraviglia, non ci trovò proprio<br />

nulla.<br />

Allora andò a prendere il salvadanaio, dove era sicurissimo <strong>di</strong> avere del denaro. Vuoto! Tutto il denaro,<br />

che vi aveva riposto, sparito!<br />

Sgomento e sorpreso, ne chiese al figlio Prevosto. Questi, con tutto candore, confessò al padre <strong>di</strong> aver<br />

preso lui tutto il denaro per soccorrere un povero in grave necessità.<br />

Il padre non gradí affatto la cosa e si mostrò seccato con il figlio e glielo <strong>di</strong>sse chiaro e tondo: «Lo dovevi<br />

chiedere a me». Il Priore non si scompose: «Ha ragione, babbo: ma vedrai che la <strong>di</strong>vina Provvidenza, penserà a<br />

rime<strong>di</strong>are a tutto». E nessuno aggiunse parola 47.<br />

Non esitava poi il Priore a spogliarsi <strong>di</strong> qualunque cosa, pur <strong>di</strong> soccorrere chi egli sapeva nel bisogno.<br />

Il sig. Pedemonte Michele, uno dei suoi <strong>Figli</strong> <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> fu presente al seguente episo<strong>di</strong>o.<br />

Era una mattina <strong>di</strong> gennaio. Il freddo rigi<strong>di</strong>ssimo. Dopo la Messa si presentò un povero vecchio, tutto<br />

intirizzito dal freddo. Implorò un aiuto piú con lo sguardo che con le parole. A quella vista il Priore pianse. Non<br />

<strong>di</strong>sse nulla. Si ritirò in una stanza vicina, si spogliò dei suoi indumenti personali intimi e, fattone un fagotto alla<br />

meglio, li porse a quei vecchio: «Prendete questa biancheria — <strong>di</strong>sse — vi riparerà un poco dal freddo» 48<br />

Forse a qualcuno, nel leggere questo fioretto <strong>di</strong> sapore francescano compiuto dal Priore, verrà da<br />

sorridere. Ma i Santi, avrà certo riflettuto il sig. Pedernonte, che lo ha narrato davanti ai giu<strong>di</strong>ci del tribunale<br />

ecclesiastico, non esitano a compiere qualunque cosa, pur <strong>di</strong> lenire le sofferenze d‘un fratello.<br />

«Alcune anime esercitano le opere della misericor<strong>di</strong>a con fede sí viva — scrisse il Priore nel suo<br />

trattatello ―Il Pater noster <strong>di</strong> S. Teresa <strong>di</strong> Gesú‖ —... (che) fanno per i loro fratelli ciò che farebbero per Gesú<br />

stesso. E poiché se vedessero affamato Gesú Cristo, si torrebbero tosto il pane <strong>di</strong> bocca per darlo a Lui, e dalla<br />

propria mensa vorrebbero che avesse i migliori bocconi,si assoggettano a soffrir essi la fame per i loro prossimi e<br />

procedono sempre con i poveri con certa grandezza <strong>di</strong> animo e munificenza e sempre danno piú che possono ed<br />

il meglio che possono» 49.<br />

Sono parole che suonano ancor oggi ammonitrici. Oh! se aprissimo cristianamente il cuore <strong>di</strong>nanzi a<br />

tanti spettacoli inau<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> miserie in questo nostro mondo sconvolto da guerre, da lotte fratricide, da devastazioni<br />

e calamità <strong>di</strong> ogni sorta. Il grido implorante <strong>di</strong> milioni <strong>di</strong> nostri fratelli sale quoti<strong>di</strong>anamente fino a noi.<br />

Un giorno vide passare un uomo già un po‘ avanti negli anni, che portava un sacco <strong>di</strong> cemento sulle<br />

spalle. Non gliela faceva piú. «Dove dovete portare questo sacco, buon uomo?», chiese il Priore. E quegli in<strong>di</strong>cò<br />

il luogo non molto <strong>di</strong>stante dalla chiesa parrocchiale. Allora il Priore si prese il sacco in spalla e lo portò fino al<br />

luogo in<strong>di</strong>cato 50.<br />

Lo chiamavano il padre dei poveri<br />

Come suole avvenire nelle cose umane, non tutti avevano parole <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne e <strong>di</strong> ammirazione per lui.<br />

Ma questa non era cosa che lo turbasse o lo trattenesse dal fare la carità.<br />

Un giorno, proprio sulla porta della canonica, dove era solito <strong>di</strong>stribuire I‘elemosina, una donna,<br />

nell‘attesa, stava proferendo parole offensive contro <strong>di</strong> lui. Quando il Priore comparve sulla soglia per <strong>di</strong>stribuire<br />

i soliti soccorsi: «Non avete detto tanto male che basti», le <strong>di</strong>sse. E mise in mano a lei, alquanto turbata,<br />

un‘elemosina piú abbondante che alle altre.<br />

Voleva conoscere <strong>di</strong> persona i poveri della sua parrocchia e spesso portava personalmente i soccorsi,<br />

anche per evitare che venissero conosciute situazioni che potessero tornare in qualche misura ad umiliazione.<br />

Solo dopo la sua morte si seppe che una famiglia <strong>di</strong> alto censo, dall‘agiatezza caduta nella piú squallida<br />

miseria, era riuscita a risollevarsi per la carità del Priore, che si era molto occupato per ottenere un posto <strong>di</strong><br />

lavoro al capo famiglia 51.<br />

Nel visitare gl‘infermi aveva delicatezze particolari, quando c‘era da sovvenire alla povertà in cui si<br />

avvedeva che essi versavano. Un‘offerta, posta sotto il guanciale o compiegata in qualche libretto <strong>di</strong> pietà, era<br />

lasciata in dono sul como<strong>di</strong>no 52.<br />

46 Summ., p. 202, 59.<br />

47 L‘episo<strong>di</strong>o è riportato nella biografia del Servo <strong>di</strong> Dio del Fal<strong>di</strong>, Op. cit. nelle pagg. 193-194.<br />

48 Summ., pag. 202, 60.<br />

49 G. <strong>FRASSINETTI</strong>, Pater noster <strong>di</strong> S. Teresa <strong>di</strong> Gesú, O.A., vol. I, pag. 283s.<br />

50 Il gustoso episo<strong>di</strong>o è descritto da una testimone oculare ed è riferito dal Fal<strong>di</strong> op. cit., p. 115.<br />

51 Summ., p. 267, 17.<br />

52 Ivi, p. 204, 68.<br />

14


Una signora, ogni anno, si provvedeva <strong>di</strong> un modesto abito nuovo per la festa della Madonna del<br />

Soccorso. Ma, in quell‘anno, i mezzi non le permettevano affatto un tale lusso. Se ne addolorava tanto. Come<br />

celebrare la festa della Madonna, senza avere l‘abito nuovo? Il Priore seppe, sorrise e provvide 53.<br />

Non possiamo chiudere questo bel capitolo della vita del Frassinetti, senza riferire queste espressioni del<br />

suo primo biografo, testimone oculare <strong>di</strong> tanta parte della sua vita:<br />

«Voleva egli stesso amministrare le limosine; procurava <strong>di</strong> ben conoscere i poveri della sua parrocchia;<br />

conosciuti per tali, non cessava mai dal soccorrerli e, insieme ai soccorsi, aggiungeva con bel modo qualche buon<br />

sentimento da eccitarli al bene; e coloro che perciò imprendevano a cambiare vita e costumi non erano pochi. In<br />

tal modo provvedeva al duplice bisogno dell‘uomo, spirituale e corporale, nel che consiste la vera carità<br />

comandata da Gesú Cristo» 54.<br />

Giustamente il Fassiolo scrisse: «L‗encomio piú bello dell‘uomo, il panegirico piú veritiero delle sue virtú<br />

altro non sono che le lacrime e le preghiere dei poveri. Il Priore ebbe questo tributo <strong>di</strong> lode dai figlioli della<br />

miseria, i quali furono pure i figli suoi pre<strong>di</strong>letti. Deplorarono inconsolabili la sua per<strong>di</strong>ta» 55.<br />

AL CONFESSIONALE CON AMORE E DISCERNIMENTO<br />

Era però molto piú triste tra quella sua nuova gente, un‘altra povertà, anzi una vera miseria, che faceva<br />

soffrire piú penosamente il suo cuore: quella dell‘anima.<br />

La fama <strong>di</strong> alcune vie della zona parrocchiale non era certo lusinghiera, se famiglie <strong>di</strong> altre parrocchie<br />

vietavano alle loro domestiche persino <strong>di</strong> andarvi a fare la spesa.<br />

Del resto s‘era avvertito subito dall‘abbandono in cui era lasciato il Signore nel tabernacolo. Giusto nel<br />

primo mattino, qualche pio cristiano assisteva alla Messa. Poi niente!<br />

Il Priore constatava gli effetti della laicizzazione della vita: infatti gli obbiettivi temporali erano pressoché<br />

gli unici a cui si mirava.<br />

Non è a <strong>di</strong>re che egli si scoraggiasse; ne traeva anzi motivo per intensificare l‘azione pastorale.<br />

Intanto egli stesso si faceva lampada viva e ardente presso il tabernacolo. Chi fosse entrato in S. Sabina<br />

scorgeva l‘esile figura del Parroco in adorazione davanti al suo Gesú e pregare con tanto raccoglimento da<br />

sentirsi attratto ad inginocchiarsi e sostare un po‘. Il solo vederlo pregare, piegava l‘animo a pregare. La fama <strong>di</strong><br />

pietà sacerdotale che l‘aveva preceduto da Quinto corrispondeva alla verità dei fatti. Se lo andavano <strong>di</strong>cendo i<br />

parrocchiani l‘uno all‘altro.<br />

Ed a poco a poco cominciarono anche ad avvicinarsi al confessionale anime che sentivano il bisogno che<br />

Dio irrompesse nella loro vita.<br />

Il Priore si trovava presso il confessionale al mattino, molto per tempo. S‘inginocchiava là accanto, quasi<br />

a voler significare al penitente: «Ve<strong>di</strong>! son giú qui per te. Ti aspettavo » 56.<br />

Ben presto il confessionale <strong>di</strong>venne fonte <strong>di</strong> gran pace per tante, tante anime. Egli «accoglieva tutti e a<br />

tutte le ore e s‘intratteneva con loro con una pazienza veramente eroica» affermò un testimone oculare 57.<br />

Trascorreva in confessionale quasi sempre tutte le ore del mattino, tranne il tempo de<strong>di</strong>cato alla<br />

celebrazione della Messa. Questo tempo era per lui ristoro e riposo, fonte <strong>di</strong> pietà illuminante.<br />

Dal suo intimo colloquio con Dio attingeva infatti tutta quella misericor<strong>di</strong>a con la quale accoglieva poi<br />

anche i peccatori piú incalliti nel male, quella luce con cui penetrava nel segreto delle anime, sia <strong>di</strong> quelle restie a<br />

schiudersi all‘alba della grazia e sia <strong>di</strong> quelle anelanti a perfezione sempre piú elevata. Quanta luce emanava allora<br />

dalla sua anima sulle coscienze, quanta volontà <strong>di</strong> re<strong>di</strong>mersi e <strong>di</strong> ascendere si accendeva al suo fuoco <strong>di</strong> santità e<br />

d‘amore.<br />

Non era certo un confessore <strong>di</strong> manica larga, ma uno che faceva proprio lo stato del penitente, con il<br />

quale soffriva e gemeva o cantava le meraviglie esaltanti della croce redentrice <strong>di</strong> Gesú Cristo.<br />

In tal modo quel mobile barocco <strong>di</strong> vecchio legno che è il confessionale <strong>di</strong>ventò il luogo provvidenziale<br />

del rinnovamento della sua parrocchia e della spiritualità <strong>di</strong> Genova.<br />

A lui infatti ricorrevano anche prelati e sacerdoti, i quali — afferma un sacerdote <strong>di</strong> allora — «lo<br />

ritenevano come uno dei primi, se non forse il primo dei confessori della Città» 58.<br />

53 Ivi, p. 197, 43.<br />

54 Memorie, op. cit. p. 128.<br />

55 Ivi, p. 190.<br />

56 Summ., p. 172, 8.<br />

57 Cf Ivi, p. 200, 52.<br />

58 Summ., p. 78, 67.<br />

15


Al confessionale imparò a conoscere il cuore dell‘uomo, a sapere, per esperienza d‘anime, <strong>di</strong> quanto bene<br />

e <strong>di</strong> quanto male sia capace e <strong>di</strong> conseguenza quale debba essere il cammino da tracciare a ciascun‘anima per la<br />

sua santificazione, essendo ogni anima misteriosa e peculiarissima.<br />

Tale sua esperienza era inoltre arricchita dalla <strong>di</strong>rezione spirituale propriamente detta <strong>di</strong> quanti andavano<br />

da lui, <strong>di</strong> ogni ceto e con<strong>di</strong>zione sociale, per chiarire dubbi, chiedere consigli ed avere sostegno e conforto<br />

spirituale.<br />

Si andava egli imponendo con la fama della sua santità, con la vastità e sicurezza <strong>di</strong> dottrina <strong>di</strong> cui era<br />

ornato.<br />

APOSTOLO DELLA PAROLA<br />

Come era già accaduto a Quinto, la chiesa <strong>di</strong> S. Sabina si affollava per ascoltare il Priore parlare delle<br />

cose <strong>di</strong> Dio.<br />

La sua eloquenza era, per <strong>di</strong>rlo con le sue parole, senza «alcuna lisciatura, senza ornamenti letterari, come<br />

era nell‘uso dell‘oratoria sacra del tempo.<br />

Ma semplice, chiara, imme<strong>di</strong>ata cosí che anche il piú umile e indotto u<strong>di</strong>tore poteva capire bene la parola<br />

<strong>di</strong> Dio. «Tutti — scriveva — hanno il <strong>di</strong>ritto ed il bisogno d‘intendere quando loro s‘annuncia la parola <strong>di</strong> Dio» 59.<br />

Parlava da padre, parlava da fratello, parlava da amico 60. Non si creda però che la sua fosse un‘oratoria dolciastra;<br />

quando occorreva anzi sapeva farsi ―spada‖ che taglia netto.<br />

Mirava inoltre all‘essenziale: voleva stimolare e muovere all‘azione. Era insomma la parola <strong>di</strong> un ardente<br />

sacerdote <strong>di</strong> Dio che vuol persuadere e che, a tutti i costi, vuol riuscire a portare a salvezza le anime.<br />

Quali idee accendevano la sua anima e quin<strong>di</strong> erano sostanza dei suoi <strong>di</strong>scorsi al popolo? Le stesse che<br />

costituivano il segreto della sua personalità.<br />

— La santità è per tutti.<br />

Questa idea in lui vibrava <strong>di</strong> singolare potenza e se ne intuisce il perché. Il giansenismo del suo tempo la<br />

relegava nell‘olimpo, meta per poche creature.<br />

Ma la santità — è insegnamento costante del Frassinetti — non è privilegio <strong>di</strong> poche anime, ma è <strong>di</strong><br />

tutti, qualunque sia lo stato o con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> vita.<br />

Essa infatti consiste nell‘amare Dio. E si ama Dio adempiendo la sua volontà fermamente, umilmente,<br />

unicamente.<br />

Sottolineava infine che Dio ottiene il maggior onore dalle sue creature non dalla grandezza delle opere<br />

che compiono, ma dalla conformità che esse hanno con il suo volere.<br />

— Guardate la Croce.<br />

Il cristiano deve guardare con intensità d‘amore Gesú sofferente. Il Gesú del Getsemani, della Croce, il<br />

Gesú «dal cuore squarciato» è quello che persuade ad abbracciare la volontà del Padre con lutto l‘abbandono che<br />

è proprio dell‘amore; che spinge a rimanere fedeli a qualunque prezzo e che rende pronti e generosi,<br />

specialmente quando le sofferenze del corpo o le angosce dell‘anima permettono <strong>di</strong> dare le prove piú pregiate<br />

dell‘amore.<br />

«Guardatelo sulla croce» 61 esortava con ardore dal pulpito. «Se saremo costanti contemplatori delle<br />

sacratissime piaghe del Salvatore, non commetteremo peccati. Esse gioveranno a mantenerci e a farci crescere<br />

nell‘amore <strong>di</strong> Dio» 62.<br />

S. Paola, nel concludere una sua lettera al fratello Giuseppe, apre uno squarcio <strong>di</strong> cielo: «Ad<strong>di</strong>o, ti lascio<br />

ai pie<strong>di</strong> della Croce a confortare la nostra cara madre <strong>Maria</strong>» 63.<br />

L‘amore alla Croce — secondo il Frassinetti — è la nota <strong>di</strong>stintiva della santità vera «l‘amore della croce<br />

è il piú sicuro <strong>di</strong>stintivo delle anime che vogliono essere tutte <strong>di</strong> Gesú» 64.<br />

«Gesú che vi ama, non vi lascerà priva <strong>di</strong> cosa a sé tanto cara quale è la Croce» scriveva ne «La monaca in<br />

casa» 65.<br />

— Gesú deve essere conosciuto.<br />

59 G. <strong>FRASSINETTI</strong>, Il Parroco novello, Alba 1963, E<strong>di</strong>zioni Paoline, a cura <strong>di</strong> G. Pistoni XII e<strong>di</strong>zione, p. 143.<br />

60 Cf Gesú Cristo regola del sacerdote, op. cit., O.A., vol. II., p. 573.<br />

61 G. <strong>FRASSINETTI</strong>, Spiegazioni del Vangelo al popolo, O.O., Alba 1923, Scuola Tip. E<strong>di</strong>trice, vol. VI p. 29.<br />

62 Spiegazioni del Vangelo, O.O., vol. V, op. cit., p. 14.<br />

63 Lettere, op. cit., p. 15.<br />

64 G. <strong>FRASSINETTI</strong>, Ricor<strong>di</strong> per una figlia che vuole essere tutta <strong>di</strong> Gesú, O.A., vol. I, p. 645.<br />

65 G. <strong>FRASSINETTI</strong>, La monaca in casa, O.A. vol. II, p. 51.<br />

16


Era questo l‘assillo del suo cuore: far conoscere il Signore per farlo amare. «L‘unica cosa importante e<br />

quella che sopra ogni altra dobbiamo cercare (è) conoscere il buon Pastore, per amarlo con tutto il<br />

cuore» 66.<br />

Come doveva essere vibrante questo suo squillo d‘amore, fatto risuonare in un secolo tanto <strong>di</strong>ssacratore.<br />

Non era infatti quello il tempo che gemeva sotto le raffiche furiose del crescente naturalismo <strong>di</strong> Semler,<br />

del razionalismo <strong>di</strong> Paulus, <strong>di</strong> Schhleiermacher, <strong>di</strong> Strauss, <strong>di</strong> Renan, che il Frassinetti non vuole neppure<br />

nominare, in<strong>di</strong>candolo semplicemente quell‘empio che ha scritto adesso un libro contro Gesú? 67<br />

Il Priore in<strong>di</strong>cava quali erano i mezzi per conoscere Gesú: la sua <strong>di</strong>vina parola «che sta nelle <strong>di</strong>vine<br />

Scritture» e la <strong>di</strong>vina Eucaristia.<br />

«Questa Parola è tutta sostanza <strong>di</strong> sapienza celeste, nutre lo spirito, lo accalora, lo impingua: anzi essa<br />

stessa è spirito e vita» 68. Non altrimenti il Vaticano Il affermerà che la Parola <strong>di</strong> Dio «è potenza <strong>di</strong>vina per la<br />

salvezza <strong>di</strong> chiunque crede» 69.<br />

LA SS. EUCARISTIA<br />

«Ma il piú dolce e salutare, il piú mirabile, il piú stupendo <strong>di</strong> tutti i pascoli è quello della SS. Eucarestia …<br />

(Gesú) è il buon Pastore che pasce, coi pascoli piú prelibati, le sue pecorelle: lo confessi il cielo e la terra, e il<br />

Signore abbia eterna lode per tanta bontà» 70.<br />

Par <strong>di</strong> vederlo questo sacerdote <strong>di</strong> Dio accendersi in volto, rapito da un sacro trasporto d‘amore e tutto<br />

impegnato ad accendere le anime: «Accostatevi piú spesso che potete alla santa Mensa... frequentate quanto piú<br />

potete, anche quoti<strong>di</strong>anamente, la santa Comunione» 71.<br />

Erano parole che, in quel tempo, a moltissimi suonavano, a <strong>di</strong>r poco, audaci. Non era infatti del tutto<br />

spento lo spirito giansenista ed era tuttora molto severa la dottrina dei teologi, che quasi concordemente<br />

esigevano tali <strong>di</strong>sposizioni spirituali per ricevere la Comunione, che a pochi poteva essere concesso <strong>di</strong> accedere<br />

all‘ Eucaristia.<br />

Il Frassinetti era convinto che Gesú eucaristico ha la potenza <strong>di</strong> un incen<strong>di</strong>o e che I‘uomo è come una<br />

pagliuzza, che, quando gli si avvicina, è tutta incen<strong>di</strong>ata 72.<br />

L‘ultima sua fatica e<strong>di</strong>toriale, che doveva pure essere il suo testamento, fu ―Il Convito del Divino<br />

Amore‖. Uscí postumo. Era «un frutto veramente prezioso, maturato al sole del Divino Amore», ha scritto <strong>di</strong><br />

esso una rivista teologica <strong>di</strong> lingua tedesca 73.<br />

Appartiene ormai alla storia della Chiesa il fatto che il Frassinetti sia stato uno dei maggiori apostoli della<br />

comunione frequente ed un precursore del noto Decreto del 16 <strong>di</strong>cembre 1905 con cui S. Pio X schiuse le<br />

porticine dei tabernacoli anche ai fanciulli.<br />

Quella sua affermazione: «A me pare che, come nel SS. Sacramento si trova tutto il bene col quale Id<strong>di</strong>o<br />

può attestare all‘uomo il suo amore; cosí si trovi nella frequenza del SS. Sacramento tutto il bene che l‘uomo può<br />

fare per onorare Id<strong>di</strong>o: e ciò in due mo<strong>di</strong>: onorandolo <strong>di</strong>rettamente colla SS. Comunione, e in<strong>di</strong>rettamente cogli<br />

effetti che dalla frequenza d‘essa Comunione sono prodotti» 74 trova la sua conferma nella santità che in ogni<br />

tempo è fiorita dall‘Eucaristia come da una prima sorgente della perfezione dell‘anima e come il mezzo piú<br />

efficace per alimentarla e sublimarla. Essa è la vita e la suprema ineffabile bellezza e ricchezza della Chiesa.<br />

Scrive il Fassiolo nelle sue memorie storiche intorno al Frassinetti, che «il Priore era uomo <strong>di</strong> fede...<br />

Questa fede in lui cosí viva unita a uno spirito <strong>di</strong> grande pietà e devozione lo portava con fervore a quel<br />

Sacramento che è detto per eccellenza il Mistero <strong>di</strong> fede... Ne impiantò il culto a Quinto... quando fu in città<br />

cooperò allo stabilimento in S. Torpete, chiesa gentilizia, dell‘adorazione notturna... quando era il suo turno, non<br />

mancava mai... quando egli morí era Presidente della Commissione per questa opera <strong>di</strong> Fede che zelava con<br />

66 Spiegazioni del Vangelo, O.O., op. cit., vol. V, p. 33.<br />

67 G. <strong>FRASSINETTI</strong>, Amiamo Gesú, O.A., vol. I, p. 431.<br />

68 Spiegazioni del Vangelo, O.O., op. cit., vol. V, p. 22.<br />

69 CONC. ECUM. VAT. II, Costituzione dogmatica sulla <strong>di</strong>vina rivelazione “Dei Verbum”, 17.<br />

70 Spiegazioni del Vangelo, O.O., op. cit., vol. V, p. 23s.<br />

71 G. <strong>FRASSINETTI</strong>,Il religioso al secolo, O.A., vol. II, p. 67.<br />

72 G. <strong>FRASSINETTI</strong>, Amiamo <strong>Maria</strong>, O.A., vol, II, p. 348.<br />

73 Theologisch-praktische Liwter Quartalschrift, fasc. II, 1909, p. 368.<br />

74 G. <strong>FRASSINETTI</strong>, Convito del <strong>di</strong>vino Amore, O.A., vol I, p. 393. 62.<br />

17


grande impegno perché aumentasse <strong>di</strong> membri e perché non mancasse il Cappellano per la Messa e la<br />

Bene<strong>di</strong>zione» 75.<br />

RINNOVATORE<br />

AI vederlo nel suo comportamento tanto mite ed umile, non lo si sarebbe qualificato ―uomo<br />

focosissimo‖. S. Paola, che lo conosceva bene, l‘aveva definito cosí 76. È vero che l‘aveva affermato <strong>di</strong> lui ancor<br />

giovanissimo negli anni, ma si sa che il carattere permane; il crescere dell‘età lo può governare, dominare,<br />

correggere ma non cambiare.<br />

In lui, consacrato sacerdote, quel carattere rimase.<br />

Al momento giusto si manifestava. Egli non sopportava che la causa <strong>di</strong> Dio fosse compromessa,<br />

ostacolata, insi<strong>di</strong>ata dai suoi nemici e non tollerava affatto che il successo <strong>di</strong> tanta guerra fosse dovuto alla<br />

in<strong>di</strong>fferenza tranquilla <strong>di</strong> troppi cristiani.<br />

Era dunque necessario creare convinzioni religiose profonde e salde; forgiare caratteri robusti; educare<br />

gli uomini ai forti ideali del Vangelo.<br />

A questo lavoro <strong>di</strong> rinnovamento <strong>di</strong> mentalità e <strong>di</strong> azione nessun cristiano, e tanto meno un sacerdote,<br />

può sottrarsi. Il sacerdote — scriveva — è stato «scelto <strong>di</strong> mezzo al popolo <strong>di</strong> Dio affinché con la sua autorità<br />

ammaestri le anime redente dal suo Sangue, le sciolga dai peccati, le santifichi e le ricolmi delle sue celesti<br />

bene<strong>di</strong>zioni» 77.<br />

Per coinvolgere piú intensamente i sacerdoti nell‘ardore della causa, aveva fattivamente cooperato alla<br />

fondazione della Congregazione del Beato Leonardo da Porto Maurizio e nel suo seno aveva istituito<br />

l‘Accademia <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> Ecclesiastici, sulla cui cattedra si successero i nomi piú prestigiosi, per dottrina e per<br />

grandezza <strong>di</strong> vita, del clero genovese<br />

Con queste due istituzioni si mirava a rendere il giovane clero piú fervido e piú profondo nella ricchezza<br />

della vita interiore, piú compatto, illuminato e zelante nell‘azione pastorale.<br />

«Promoviamo tutti i mezzi d‘unione nel clero... il nostro centro sarà Cristo. Ma poiché Egli è Capo,<br />

Condottiero e Maestro invisibile, e noi abbiamo bisogno <strong>di</strong> un Capo, Condottiero e Maestro visibile, questo ce lo<br />

ha lasciato nel suo Rappresentante e Vicario il Romano Pontefice, questi pure sarà il centro della desiderata<br />

unione» 78.<br />

Era però un programma non facile ad essere realizzato, dati i tempi che andavano facendosi tempestosi,<br />

in cui, specialmente in Liguria, molto clero viveva frastornato da correnti innovatrici politicamente ma <strong>di</strong> tinta<br />

non cristiana.<br />

Correnti varie <strong>di</strong> pensiero filosofico infatti, con eruzioni areligiose o antireligiose violente; i moti<br />

dell‘incipiente Risorgimento italiano non bene chiariti ed equivoci soprattutto sul piano religioso; gli ultimi<br />

affannati respiri del giansenismo, avevano creato un clima <strong>di</strong> confusione e <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssenso dalla fede e dalla pratica<br />

della vita cristiana anche in molti del clero.<br />

Il Frassinetti, e con lui la parte migliore dei sacerdoti, vedeva con chiarezza ed angoscia quanto un tale<br />

frastornamento del clero influisse negativamente sul popo1o che andava allontanandosi dal senso cristiano della<br />

vita e dalla pratica <strong>di</strong> vita ecclesiale. Male poi sopportava l‘atteggiamento <strong>di</strong> quelli che, anche tra il clero rimasto<br />

fedele alla propria vocazione, si limitavano a <strong>di</strong>re ―ve<strong>di</strong>amo‖, ―atten<strong>di</strong>amo che le cose si chiariscano‖, ―faremo‖.<br />

Chiamava tali atteggiamenti falsamente prudenziali: «l‘ascetismo dell‘infingardaggine» 79.<br />

Intrepido continuò, intensificandolo, il lavoro a vantaggio del clero con scritti, non certo privi <strong>di</strong><br />

coraggio e chiarezza; con la creazione d‘istituzioni e sodalizi con cui fece vigoreggiare riprese spirituali, destando<br />

nuovi impulsi e fermenti <strong>di</strong> zelo. Mosse poi ar<strong>di</strong>tamente contro il Gioberti. Fu un confronto—scontro sul piano<br />

delle idee. Smontò le sue menzogne, rilevò le sue contrad<strong>di</strong>zioni, rese evidente il vero inten<strong>di</strong>mento della sua acre<br />

azione contro i gesuiti ed i «gesuitanti» 80.<br />

Il suo atteggiamento polemico non fu senza frutto: molti aprirono gli occhi ed attenuarono i loro<br />

entusiasmi verso un uomo tanto equivoco come fu il Gioberti.<br />

75 Memorie, op. cit., p. 107ss.<br />

76 Informatio, p. 6.<br />

77 Cf Gesú Cristo regola del sacerdote, O.A., op. cit., vol. II, p. 551.<br />

78 G. <strong>FRASSINETTI</strong>, Brevi parole ai sacerdoti fratelli, O.A. voI. II, p. 611.<br />

79 Brevi parole ai sacerdoti, O.A, op. cit., vol. II, p. 604.<br />

80 Summ. p. 61,18: Ivi, p. 130, 20. Della vita e delle opere del Servo <strong>di</strong> Dio, op. cit., p. 110.<br />

18


Ci volle del tempo, è vero, ma il tramonto dell‘uomo non si annunciò piú cosí lontano come sarebbe<br />

potuto sembrare qualche tempo prima. E questo fu grande cosa.<br />

Il Frassinetti non scese mai, né si lasciò ma i trascinare sul piano politico; si attenne sempre su quel lo<br />

religioso, lottando da forte e da impavido.<br />

Ci fu per lui l‘esilio, è vero, dovette infatti, come altri personaggi rimasti fedeli al loro sacerdozio, lasciare<br />

contemporaneamente la parrocchia, che affidò ai due fratelli Raffaele e Giovanni. Ma quando, dopo poco piú <strong>di</strong><br />

un anno, vi rientrò, riprese le sue attività pastorali con fede piú robusta, con ardore piú vivo; fu piú amato dai<br />

buoni e rispettato dagli avversari.<br />

COINVOLGE IL LAICATO NEL LAVORO PASTORALE<br />

I problemi che gli si presentarono nello svolgimento del ministero furono molti e impegnativi. Egli<br />

assecondò la sua naturale propensione all‘associazionismo, già in gran parte sperimentato validamente a Quinto.<br />

A S. Sabina si era fatta piú forte in lui la convinzione che un sacerdote in cura <strong>di</strong> anime non avrebbe piú<br />

potuto far fronte da solo a tutti i lavori che una parrocchia vitale avrebbe dovuto suscitare e sviluppare.<br />

Occorreva perciò fare appello al laicato, perché, affiancandosi al parroco, gli prestasse le sue braccia, gli<br />

offrisse le sue idee operatrici, lo assecondasse nelle iniziative per farle arrivare dove non sarebbero mai arrivate.<br />

Oggi queste idee non ci sorprendono e, dopo il Decreto conciliare ―Apostolicam actuositatem‖ le<br />

sentiamo come ovvie e doverose 81. Allora suonavano certamente nuove ed innovatrici.<br />

A S. Sabina si trovò a dover risolvere il grave problema della formazione della gioventú femminile; piú<br />

grave che a Quinto, data l‘imme<strong>di</strong>ata vicinanza del porto e l‘essere essa pressoché ignara dei valori religiosi a cui<br />

ispirarsi.<br />

A Quinto aveva avuto, impareggiabile collaboratrice, la sorella Paola che mostrò con lo splendore,<br />

l‘intensità e la letizia della sua vita quanto fosse stupendo vivere secondo il Vangelo. E fu subito trascinatrice <strong>di</strong><br />

tante ragazze <strong>di</strong> cui si rese madre e maestra.<br />

Ma a S. Sabina?<br />

Non mancavano certo ragazze moralmente sane ed evangelicamente generose. Occorreva però<br />

raccoglierle in un piccolo drappello, formarle, animarle. Occorreva accendere in loro la volontà <strong>di</strong> farsi apostole<br />

nei settori femminili della parrocchia, cosí che operassero anche là dove sarebbe stata problematica l‘opera <strong>di</strong>retta<br />

d‘un sacerdote.<br />

Pensò <strong>di</strong> suscitare in S. Sabina lo stesso movimento femminile (la Pia Unione delle <strong>Figli</strong>e <strong>di</strong> S. <strong>Maria</strong><br />

<strong>Immacolata</strong>) nato in Mornese attorno ad una giovane Angela Maccagno. Questa giovane donna, <strong>di</strong>retta da Don<br />

Domenico Pestarino, uno che aveva fatto parte per un buon numero <strong>di</strong> anni del «Circolo» del Frassinetti, si era<br />

consacrata a Dio, e, pur rimanendo in famiglia, si de<strong>di</strong>cava con ardore alla cura della gioventú femminile.<br />

Intorno a lei si erano strette altre ragazze, tra cui <strong>Maria</strong> Mazzarello, che <strong>di</strong>venterà la fondatrice delle<br />

Suore salesiane <strong>di</strong> Don Bosco 82. Ad esse il Frassinetti donò un regolamento <strong>di</strong> vita e si recava a visitarle per<br />

seguirle nella loro spiritualità 83.<br />

L‗Unione fu aperta anche in S. Sabina. Gradualmente vi aderirono alcune brave ragazze che<br />

s‘impegnarono generosamente sia a vivere da ardenti cristiane con la professione dei voti propri della vita<br />

consacrata, sia de<strong>di</strong>candosi ad un fervido apostolato tra la gioventú femminile specialmente tra quella piú<br />

abbandonata a se stessa.<br />

In tal modo il Priore in breve tempo si procurò un nuovo strumento <strong>di</strong> penetrazione in vari strati sociali,<br />

che valse a sanare situazioni morali e familiari scabrose, a dare un‘onesta occupazione ad un numero notevole <strong>di</strong><br />

ragazze, ad insegnar loro lavori domestici, <strong>di</strong> cucito e <strong>di</strong> ricamo.<br />

Tutta questa animazione parrocchiale rientrava in un quadro pastorale che ebbe i caratteri <strong>di</strong> un vero<br />

pionierismo nell‘apostolato con felici sviluppi nel la vita della Chiesa non solo genovese.<br />

Qui basti ricordare ancora la Serva <strong>di</strong> Dio, Rosa Gattorno, che ebbe parte illuminata anche nella stesura<br />

definitiva della Regola della Pia Unione. Fu proprio in occasione <strong>di</strong> tale suo compito che la Gattorno ebbe da<br />

Dio l‘illuminazione <strong>di</strong> fondare la Congregazione religiosa delle <strong>Figli</strong>e <strong>di</strong> S. Anna, molto fiorente in Italia ed<br />

81 CONC. ECUM. VAT. II, Decreto sull‟apostolato dei laici “Apostolicam actuositatem”, 17.<br />

82 G. RENZI, Profilo biografico del Servo <strong>di</strong> Dio, O.A., vol. I, p. XXIs.<br />

83 M. E. POSADA, Giuseppe Frassinetti e <strong>Maria</strong> Domenica Mazzarello rapporto storico-spirituale, LAS, Roma 1986.<br />

19


all‘estero. La Gattorno fu <strong>di</strong>rettrice venerata ed amata dalla Pia Unione e valida collaboratrice del Frassinetti<br />

anche in altre Unioni da lui fondate.<br />

DIFENDIAMO LA NOSTRA FEDE<br />

La propaganda protestante andava <strong>di</strong>ffondendosi a Genova, fatta astiosa contro la fede cattolica e resa<br />

ar<strong>di</strong>ta per la ricchezza dei mezzi <strong>di</strong> cui poteva <strong>di</strong>sporre a sostegno delle sue associazioni e delle sue scuole. Si era<br />

fatto molto insi<strong>di</strong>oso l‘adescamento dei poveri con le offerte <strong>di</strong> somme <strong>di</strong> denaro; piú intensa la <strong>di</strong>ffusione della<br />

stampa, fatta in larga misura, anche passando nelle case <strong>di</strong> porta in porta.<br />

A quasi nulla erano valse le proteste anche ufficiali rivolte dal Vicario capitolare al Ministro <strong>di</strong> Grazia e<br />

Giustizia.<br />

Il Frassinetti preferí passare all‘azione, chiamando a raccolta tutti i buoni, perché, organizzati ed animati<br />

da vero zelo per gli interessi della fede, che sono, come egli <strong>di</strong>ceva, quelli <strong>di</strong> Dio e della salvezza delle anime,<br />

promovessero la <strong>di</strong>ffusione della buona stampa, incrementassero il culto al SS. Sacramento, la santificazione delle<br />

feste e tutte quelle opere <strong>di</strong> pietà e <strong>di</strong> carità efficaci per ricondurre sulla strada retta le anime che si fossero<br />

traviate.<br />

Il suo campo <strong>di</strong> azione, come si rileva, si allargava ad affrontare ogni forma <strong>di</strong> empietà e <strong>di</strong> deviazione.<br />

Poiché l‘arma della stampa era formidabile in mano ai nemici della fede, il Frassinetti s‘adoprò con tutte<br />

le sue energie a neutralizzarne gli effetti, valendosi della loro stessa arma. Non scese sul piano della polemica<br />

sterile né dell‘apologetica puntigliosa o enfatica. Stette sul piano e nel campo dottrinale e religioso. Dio solo sa <strong>di</strong><br />

quante anime abbia protetto l‘integrità della fede quel suo Compen<strong>di</strong>o della Teologia Dogmatica, chiamato poi<br />

dalla seconda e<strong>di</strong>zione, con nome piú modesto, ‗‗Catechismo Dogmatico‖, che egli <strong>di</strong>vulgò in migliaia <strong>di</strong><br />

esemplari e <strong>di</strong> cui non pochi vescovi si affrettavano a prenotare le copie 84.<br />

Uscirono dalla sua penna infaticata ancora libretti, opuscoli, fogli e foglietti. Venivano <strong>di</strong>ffusi senza<br />

risparmio. Dalla Francia, dalla Germania, da molte città dell‘Italia gli scrivevano per avere licenza <strong>di</strong> tradurre o<br />

dare alle stampe tali scritti che piacevano per la semplicità <strong>di</strong> stile con cui erano redatti, per l‘afflato spirituale che<br />

da essi emanava, per la sicurezza della dottrina che li sostanziava.<br />

Don Bosco, che seguiva con molto interesse la sua attività <strong>di</strong> scrittore, lo andò a visitare a Genova e lo<br />

fece prezioso collaboratore della sua rivista ―Letture Cattoliche‖.<br />

84 Fu tradotto in spagnolo, tedesco e inglese. Quest‘ultima traduzione porta una presentazione del Card. Manning.<br />

20


LA SOCIETÀ OPERATA DI MUTUO SOCCORSO<br />

Parte Terza<br />

È la prima sorta in Italia. Fu fondata nel 1854. Si volle provvedere con essa al mondo operaio,<br />

promuovendo l‘elevazione della sua spiritualità ed insieme procurandone la promozione sociale ed umana.<br />

La società — recitava il regolamento - si propone <strong>di</strong> rendere i soci «buoni, morigerati, solleciti<br />

nell‘adempimento dei propri doveri verso Dio e verso gli uomini».<br />

Intende allontanare gli operai da ciò che causa il loro degradamento: l‘ubriachezza, il gioco d azzardo, la<br />

bestemmia, il turpiloquio, che erano manifestazioni purtroppo frequenti della loro vita associata. Allontanarli<br />

dalle compagnie e dalla frequenza <strong>di</strong> certi i luoghi <strong>di</strong> vizio, che li inducevano a <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni spesso molto gravi.<br />

La società doveva inoltre assistere I‘operaio economicamente e socialmente, battendosi perché gli fosse<br />

riconosciuta la <strong>di</strong>gnità che gli derivava dall‘essere lavoratore.<br />

L‘operaio non si sentí piú solo. Accanto sapeva <strong>di</strong> avere la parrocchia. Leone XIII in seguito esporrà alle<br />

classi lavoratrici, ai datori <strong>di</strong> lavoro, ai responsabili <strong>di</strong> governo la dottrina della Chiesa sui problemi<br />

sociali e familiari propri del mondo del lavoro.<br />

Il Frassinetti nella «provvida istituzione» — come l‘aveva definita l‘arcivescovo Mons. Charvaz — aveva<br />

avuto collaboratore il canonico Salvatore Magnasco il quale, specialmente dopo la morte del Priore, la porterà<br />

avanti in qualità <strong>di</strong> amato ed apprezzato animatore e <strong>di</strong>rettore spirituale 85.<br />

Il P. Teodosio da Voltri nella sua biografia del Frassinetti ―Un prete rinnovatore‖ (Genova, l968) a pag.<br />

76 ss. Scrive: «In un primo tempo, dai soci si venne in aiuto alle famiglie povere, poi i fondatori radunarono i soci<br />

due volte al mese nella chiesa <strong>di</strong> S. Torpete per re<strong>di</strong>gere ed esporre il regolamento della Società, il cui scopo<br />

mirava soprattutto all‘elevazione morale degli umili, all‘assistenza degli operai, alla <strong>di</strong>fesa dei loro <strong>di</strong>ritti ed anche<br />

a dar una chiara coscienza dei propri doveri sociali…<br />

Gli aderenti alla Società non furono molti, ma in numero sufficiente per eleggere il Presidente e i<br />

Consiglieri.<br />

Scoppiata l‘epidemia del 1854 la Società <strong>di</strong> Mutuo Soccorso si sciolse per ricomporsi in seguito,<br />

riprendendo con piú efficacia il suo cammino».<br />

QUEL FEBBRAIO 1853!<br />

La serenità e l‘intensità <strong>di</strong> tanto lavoro fu turbata da un grande dolore: ai primi <strong>di</strong> febbraio del 1853 si<br />

spense il papà Giovanni Battista. Accanto al suo letto i quattro figli sacerdoti Giuseppe, Francesco, Raffaele e<br />

Giovanni gli facevano preziosissima ed invi<strong>di</strong>abile corona.<br />

Paola era a Roma. «Mio caro fratello — ella scrisse a Giuseppe — le tue lettere dolorose mi capitarono<br />

assieme, e la prima che aprii fu quella che portava la nuova della morte accaduta del nostro caro Padre. Il colpo<br />

che mi fece fu grande assai…sentii vivissimamente una tal per<strong>di</strong>ta. Sento anche vivamente la vostra solitu<strong>di</strong>ne e<br />

sempre vi ho presenti oppressi dal gran dolore... Tengo per certo che Gesú abbia già ricevuto il nostro buon<br />

genitore nella sua gloria... Mi ha consolato la morte tranquilla che ha fatto. Ti assicuro che sentivo un non so che<br />

in me che mi assicurava che non ne (<strong>di</strong> suffragi) avesse bisogno, e mi pareva <strong>di</strong> vederlo in Para<strong>di</strong>so assieme ai<br />

Beati cantare le <strong>di</strong>vine misericor<strong>di</strong>e e pregare per noi; il che mi ha dato tanta consolazione...» 86.<br />

Uguale certezza consolatrice doveva regnare nel cuore dei quattro fratelli sacerdoti. Come, del resto,<br />

avrebbe potuto Gesú non accogliere in cielo colui che Gli aveva fatto dono dei suoi cinque figli? E tra questi il<br />

dono che a lui era costato tanto sacrificio, della figlia Paola, la piú cara al suo cuore? Dovette certo essere per lui<br />

un gran<strong>di</strong>ssimo sacrificio ed una pena amara il non averla accanto a sé nell‘ora suprema.<br />

Il Signore gli aveva forse chiesto questa pena per purificarlo <strong>di</strong> quella sua resistenza ad offrirgli la figlia?<br />

Beato un papà, beata una mamma se sono fatti degni che Dio elegga un fiore del loro amore per<br />

riempire del suo profumo il mondo.<br />

È veramente incomparabile il dono <strong>di</strong> una vocazione.<br />

85 Summ., p. 363s. Documenta.<br />

86 Lettere, op. cit., p. 100.<br />

21


I genitori del Servo <strong>di</strong> Dio — come abbiamo già letto — erano due cristiani esemplari. Abitavano un<br />

modesto appartamento nel territorio della parrocchia delle Vigne. Giovanni Battista Frassinetti esercitava la sua<br />

modesta professione <strong>di</strong> merciaio onesto a tutta prova: era un uomo serio, positivo, amante dell‘or<strong>di</strong>ne e della<br />

<strong>di</strong>sciplina. La mamma, Angela Viale, era una signora buona, affabile, de<strong>di</strong>ta all‘educazione dei figli che seppe<br />

instillare in essi la devozione alla Madonna <strong>di</strong> cui era devotissima.<br />

FONDA I FIGLI DI S. MARIA IMMACOLATA<br />

La scarsità delle vocazioni affliggeva in modo grave la vita della Chiesa italiana e della Chiesa genovese in<br />

particolare.<br />

Il Frassinetti sentí il problema vocazionale come ―il supremo bisogno del giorno‖, <strong>di</strong>chiarandolo uno dei<br />

piú vitali interessi della Chiesa.<br />

Si occupò del problema in vari scritti, analizzandolo nelle sue cause ed in<strong>di</strong>candone le soluzioni con linee<br />

programmatiche <strong>di</strong> lavoro.<br />

Capí che il problema vocazionale è ―problema della Chiesa‖ e quin<strong>di</strong> da doversi risolvere come tale con<br />

una vasta e concordata azione pastorale, sostanziata da preghiera, in cui venisse coinvolto tutto il Popolo <strong>di</strong> Dio:<br />

vescovi, sacerdoti e fedeli. Disse che occorreva un‘associazione delle vocazioni <strong>di</strong> carattere nazionale, <strong>di</strong> cui<br />

fossero promotori ed animatori i vescovi.<br />

In<strong>di</strong>cò criteri <strong>di</strong> scelta per le vocazioni dei fanciulli, alla cui attenta e vigilante cura non si stancava <strong>di</strong><br />

esortare i parroci, suggerí i meto<strong>di</strong> per la formazione e per la perseveranza dei chiamati al sacerdozio,<br />

specialmente se adulti.<br />

A riguardo <strong>di</strong> quest‘ultimi scrisse pagine <strong>di</strong> esortazione ai pastori d‘anime, perché ne avessero particolare<br />

cura. E ne dette l‘esempio.<br />

Nicolò d‘Aste era un falegname, già stilla quarantina, che aveva un grande desiderio <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare<br />

sacerdote. Arduo era davvero il cammino che avrebbe dovuto percorrere. C‘era <strong>di</strong> mezzo infatti anche lo stu<strong>di</strong>o<br />

del latino.<br />

―Coraggio‘‘ lo esortava il Frassinetti che lo aiutò fino a vederlo sacerdote.<br />

D‘Aste <strong>di</strong>ventò poi non solo un ottimo sacerdote, ma fondò pure la Casa della Divina Provvidenza per<br />

le orfanelle. E Sampierdarena ne volle ricordare il nome in una sua via a perpetuo segno <strong>di</strong> riconoscenza 87.<br />

«Anche un solo prete - affermava alto il Frassinetti - può fare un bene gran<strong>di</strong>ssimo». Anche un solo prete<br />

è «un bene notevole» per la Chiesa. Il procurarlo pertanto è un bene cosí grande che merita qualunque sacrificio.<br />

Non solo gridava tutto questo, ma organizzava riunioni, fondava associazioni, programmava tempi <strong>di</strong><br />

preghiera privata e pubblica, <strong>di</strong>ffondeva fogli ed opuscoli, che ne facessero conoscere l‘importanza e l‘urgente<br />

necessità a quanti piú fedeli possibile. Intanto egli ospitava coloro che aspiravano ad abbracciare il sacerdozio fin<br />

nel campanile della chiesa, quando aveva esaurito ogni altra possibilità <strong>di</strong> alloggio nel la sua povera canonica. E<br />

sacrificava tutto il tempo libero dal sacro ministero per far loro scuola <strong>di</strong> latino, filosofia..., per poterli presentare<br />

al seminario.<br />

Per essi aveva inoltre istituito la ―Pia Unione dei <strong>Figli</strong> <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>‖.<br />

Questi, vivendo in mezzo al mondo esercitandovi le loro arti o mestieri o professioni, dovevano<br />

attendere alla pratica <strong>di</strong> quelle virtú che sono proprie della vita religiosa e adoprarsi a promuovere il bene delle<br />

anime.<br />

Vi aveva dato vita il 14 novembre 1860 con soli quattro giovani. Il Priore ne aveva cura con grande<br />

impegno.<br />

In seguito tre <strong>di</strong> loro presero, anche su proposta del Priore, a fare vita comune in ciò che poteva essere<br />

compatibile con l‘esercizio della loro professione, e furono alloggiai i in locali attigui alla canonica. La domenica<br />

seconda che segue la festa dell‘Epifania, giorno in cui i genovesi celebravano la Festa della Madonna della<br />

Provvidenza, i tre salirono, <strong>di</strong> buon mattino, al santuario della Madonnetta per mettere sotto la protezione della<br />

Vergine l‘inizio del la loro vita comunitaria.<br />

Era il 14 gennaio 1866.<br />

I tre generosi si chiamavano: Pietro Olivari, Emanuele Pedemonte, Pietro Ghiglione.<br />

87 Cf Summ., p. 97, 125<br />

22


Aveva inizio in tal modo la ―Pia Unione dei <strong>Figli</strong> <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> viventi in comune‖, dalla quale poi nacque<br />

―L‘Opera dei <strong>Figli</strong> <strong>di</strong> S. <strong>Maria</strong> <strong>Immacolata</strong> ‗‗ i cui membri avevano deciso <strong>di</strong> mettere in comune il frutto del loro<br />

lavoro quoti<strong>di</strong>ano per sostenere nella vita e negli stu<strong>di</strong> i ragazzi poveri che desideravano <strong>di</strong>ventare sacerdoti.<br />

«Una creazione spiritualmente meravigliosa», <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> essa il Car<strong>di</strong>nal Lercaro, la quale si sarebbe presto<br />

rivelata feconda <strong>di</strong> tanto bene per la vita della Chiesa 88.<br />

Questa l‘occasione che dette inizio all‘Opera dei <strong>Figli</strong> <strong>di</strong> S. <strong>Maria</strong> <strong>Immacolata</strong>: il Priore vedeva da qualche<br />

tempo un ragazzetto assiduo alla messa del mattino presto che si tratteneva poi a pregare tutto solo.<br />

Un mattino lo volle avvicinare.<br />

«Che vorrai fare da grande?» gli chiese.<br />

«Vorrei farmi prete, ma non ho i mezzi per entrare in seminario».<br />

«Oh, non ti preoccupare. A questo penserà il Signore».<br />

Ne parlò a quei tre <strong>Figli</strong> <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>. Essi si offrirono subito a mantenerlo con i loro risparmi. Il Priore<br />

doveva iniziarlo ai primi stu<strong>di</strong> 89.<br />

Dopo <strong>di</strong> lui <strong>di</strong>versi altri furono accolti in canonica e quando non ci stavano piú si cercavano altri alloggi<br />

nei <strong>di</strong>ntorni. Quando crebbero ancor piú <strong>di</strong> numero si crearono dei collegi sotto la guida generosa e patema del<br />

giovane sacerdote Antonio Piccardo, successo al Frassinetti nella guida dell‘Opera, quando questi<br />

prematuramente ed inopinatamente fu chiamato dal Signore.<br />

Nell‘arco <strong>di</strong> 50 anni furono dati alla Chiesa 420 sacerdoti, tra i quali alcuni furono insigniti dell‘or<strong>di</strong>ne<br />

episcopale ed altri (oltre 20) raggiunsero l‘America, l‘In<strong>di</strong>a, la Cina per portarvi l‘annuncio del Vangelo.<br />

«Parva favilla gran fiamma seconda» avrebbe commentato Dante.<br />

Quell ‗opera è <strong>di</strong>venuta in seguito una Congregazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto pontificio che, cominciando da Roma, ha<br />

aperto le sue case in varie parti del la nostra Italia, in Argentina, in Cile, nelle Filippine, in Polonia, nel Messico.<br />

Quel primo fanciullo, Nicolò Ferretti, andò poi missionario negli Stati Uniti.<br />

Accanto all‘Opera dei <strong>Figli</strong> <strong>di</strong> S. <strong>Maria</strong> <strong>Immacolata</strong> continuò a vivere quell‘unione <strong>di</strong> laici che<br />

professavano i consigli evangelici restando nel mondo quali ―Religiosi al secolo‖, per usare l‘espressione dei<br />

Frassinetti. In loro viene spontaneo ravvisare i precursori dei movimenti laicali tanto considerati e promossi dal<br />

Concilio Vaticano Il.<br />

Per ben comprendere quale fosse l‘intento del Frassinetti, occorre leggere l‘operetta uscita dal suo cuore<br />

<strong>di</strong> apostolo ―Il religioso al secolo‖, e l‘altra, dal titolo per noi moderni poco congeniale. ―La monaca in casa‖, che<br />

ha ispirato a sua volta movimenti femminili.<br />

Fu certamente una provvidenziale intuizione e una grande ispirazione quella <strong>di</strong> aprire l‘apostolato ai laici,<br />

fatti fraterni collaboratori dei sacerdoti. Pregare, certo, ma unendo alla preghiera il molto operare secondo<br />

quanto richiedessero i tempi, anche se ciò non era approvato da coloro che si chiudevano in una mal concepita<br />

prudenza e censuravano «tutto ciò che cent‘anni or sotto non era in uso».<br />

Era ormai l‘ora d passare ad azione nuova per tempi nuovi. Ma con criterio e <strong>di</strong>scernimento, senza<br />

smanie e imponderatezze. Non sempre infatti — avvertiva il Frassinetti — ciò che è nuovo è anche valido.<br />

Il Car<strong>di</strong>nal Mercier proponeva questa saggezza ―dell‘italiano Frassinetti‖ ai suoi preti del Belgio, perché<br />

sapessero <strong>di</strong>scernere quando la novità significhi veramente progresso nella Chiesa e quando no 90.<br />

LO SCRITTORE INSONNE<br />

Chi ci ha seguito fin qui non può non aver ammirato in questo Servo <strong>di</strong> Dio la fiamma <strong>di</strong>vorante <strong>di</strong> zelo,<br />

che lo bruciava dentro e che lo sospingeva ad un‘attività veramente sorprendente e multiforme.<br />

La necessità <strong>di</strong> dover scrivere solo un breve cenno della sua vita ci ha fatto omettere la menzione <strong>di</strong> altre<br />

istituzioni, pie unioni e congregazioni, cui dette vita secondo I‘opportunità o le esigenze che si andavano<br />

creando.<br />

Non abbiamo parlato poi <strong>di</strong> tutta l‘attività <strong>di</strong> scrittore che abbraccia una produzione che va da foglietti a<br />

opere <strong>di</strong> grande respiro, quali la ―Teologia morale‖, che lo fece assurgere, nella scia <strong>di</strong> S. Alfonso <strong>Maria</strong> de‘<br />

88 G. LERCARO, Priore Giuseppe Frassinetti, <strong>di</strong>scorso commemorativo, Postulazione Generale F.S.M.I., Roma 1968, p. 5.<br />

89 Cf Summ., p. 118. 189.<br />

90 CARD. MERCIER, La vita interiore, vol. II, trad. ital., Vita e Pensiero, Milano 1921, p. 45.<br />

23


Liguori, tra i piú equilibrati moralisti dell‘Ottocento italiano 91; quali ―Il manuale del parroco novello‖, che fu<br />

celebratissimo, e tradotto, come la Morale, nelle principali lingue europee, e salutato come volume ―eccellente‖,<br />

―un vero beneficio per il clero‖, perché tutto vi è trattato ―con pienezza <strong>di</strong> sapienza e prudenza‖, sostenuto da<br />

una soavissima carità, da dottrina solida, convalidato da una <strong>di</strong>uturna esperienza pastorale, da gran<strong>di</strong>ssima ed<br />

intelligente <strong>di</strong>screzione. Per questa opera egli fu annoverato tra i migliori autori <strong>di</strong> teologia pastorale 92.<br />

Ma <strong>di</strong> queste due opere parleremo un poco piú avanti.<br />

E come non ricordare ancora e celebrare l‘altra sua eccellente opera ―Il Pater Noster <strong>di</strong> S. Teresa <strong>di</strong><br />

Gesú‖? Con essa volle, per quanto fosse a lui possibile, persuadere che «l‘orazione è la via regia per andare al<br />

cielo» e tentò gettare il suo secolo nelle braccia <strong>di</strong> Dio, insegnandogli e <strong>di</strong>cendogli dell‘in<strong>di</strong>cibile gioia del parlare a<br />

Dio e con Dio. Con la scorta illuminante della <strong>Santa</strong> del Carmelo e, spesso ripetendo le sue stesse parole,<br />

persuade le anime sulla necessità, sulla facilità, sul modo stesso <strong>di</strong> pregare, commentando la piú alta tra le<br />

preghiere, quella che Gesú stesso ha insegnato agli uomini: il Pater Noster.<br />

Con tale lavoro il Frassinetti ha cercato <strong>di</strong> condurre l‘anima con mirabile <strong>di</strong>screzione e passo passo,<br />

senza scoraggiare i deboli, ma provocando i forti, fin dove «la terra si cangia in cielo».<br />

Già con un‘altra opera ―Il conforto dell‘anima devota‖ aveva dato un in<strong>di</strong>rizzo deciso e sicuro per<br />

giungere alla santità, a cui — <strong>di</strong>sse — tutti sono stati chiamati da Dio e perciò è da tutti conseguibile se ci si lascia<br />

affascinare dalla sua bellezza e ci si convince della sua necessità.<br />

Questo libretto fu come una ventata <strong>di</strong> gioia che investí il suo secolo intristito dal rigorismo giansenista e<br />

che sempre investe l‘anima che brama la presenza in sé <strong>di</strong> Dio e si lascia rapire dal suo fascino. È un grande dono<br />

<strong>di</strong> gioia e <strong>di</strong> pace. Già vivente l‘autore, ne furono fatte un<strong>di</strong>ci ristampe. Ed ancor oggi comunica la gioia del<br />

vivere secondo Dio.<br />

IN COMUNIONE CON DIO<br />

Forse si potrebbe pensare che il Priore, impegnato in tante attività pastorali e dottrinali, abbia poco<br />

potuto attendere ad una intensa vita spirituale.<br />

Ma non fu cosí.<br />

Viveva intensamente la sua vita <strong>di</strong> preghiera e <strong>di</strong> unione con Dio. Se si andava a S. Sabina, o lo si trovava<br />

in confessionale o in adorazione al SS. Sacramento, presso il quale trascorreva ore anche notturne, specialmente<br />

quando doveva intraprendere cose fortemente impegnative.<br />

Ed era presso il tabernacolo che attendeva i suoi fedeli anche per la preghiera della sera. Si recitava<br />

insieme il rosario, egli poi leggeva o <strong>di</strong>ceva un pensiero spirituale ed aggiungeva la preghiera che chiudeva la<br />

giornata.<br />

Era un apostolo che viveva tutto per il suo Dio. E quanto operava o scriveva era per Lui. Lo voleva<br />

prima in sé e poi che regnasse in ogni cuore e in ogni famiglia.<br />

Lo si capiva quando lo si osservava celebrare la messa. Si trasformava in volto, specialmente nel<br />

momento della santa comunione, in cui rimaneva intensamente assorto per alcun tempo. Era il momento in cui<br />

si svolgeva il suo colloquio intimo con Gesú Eucarestia tanto atteso e bramato: era adorazione, era amore.<br />

«Era suo costume — scrive il Fassiolo — fare il ringraziamento della messa presso l‘altare maggiore e<br />

bene spesso si u<strong>di</strong>a trarre dal cuore accesi sospiri, e si vedea pregare con tale raccoglimento che rapiva il solo<br />

riguardarlo» 93.<br />

Il Fassiolo era ancora chierico; ci par <strong>di</strong> vederlo questo giovane contemplare il suo maestro e padre in<br />

quei momenti in cui si raccoglieva tutto solo col suo Signore. Quanti pensieri e sentimenti soavi gli si<br />

accendevano nell‘anima e gli rendevano quell‘immagine paterna tanto venerata.<br />

Con il chiudersi della porta della chiesa, non si chiudeva la sua giornata <strong>di</strong> carità apostolica.<br />

Spesso lo si vedeva uscire tutto solo, con un fagotto sotto il braccio. L‘attendeva Gesú nei suoi poveri.<br />

Il suo andare nella notte non era sempre privo <strong>di</strong> sgra<strong>di</strong>te sorprese. E lui lo sapeva. Erano tempi in cui,<br />

purtroppo, l‘anticlericalismo era vivace ed insolente.<br />

Una sera si imbatté in un giovinastro a cui non parve vero avere un‘occasione tanto propizia per sfogare<br />

impunemente il suo o<strong>di</strong>o contro un sacerdote. E dagli insulti passò subito alle percosse. Non per questo però il<br />

91 Cf Appen<strong>di</strong>ce, O.A., voI. II, p. 683s.<br />

92 Cf Ivi, O.A., vol. II, p. 680s.<br />

93 Memoria storiche, op. cit. p. 89.<br />

24


Priore si ritraeva dal compiere il suo dovere, quando era necessario compierlo. Del resto soffrire ingiuria per il<br />

Signore non era dargli prova <strong>di</strong> grande amore? Avrebbe potuto ripetere le parole <strong>di</strong> S. <strong>Maria</strong> Maddalena de‘<br />

Pazzi, riportate nella Vita che <strong>di</strong> lei ha scritto V. Puccini: «Quando io sono in contemplazione è Dio che mi aiuta;<br />

ma quando vado in soccorso del mio prossimo, sono io che aiuto Dio».<br />

Un‘altra volta, avvertito che era scoppiata una rissa nella vicina piazza dell‘Annunziata e che un uomo<br />

giaceva a terra, lasciò ogni cosa e corse ad inginocchiarsi accanto al poveretto.<br />

Nonostante che gli fosse intimato <strong>di</strong> andarsene, condusse a termine la sua opera <strong>di</strong> bene 94.<br />

AMIAMO MARIA<br />

Mentre agonizzava cercò con la mano già fredda la medaglia della Madonna, che teneva appesa al collo<br />

per mezzo <strong>di</strong> un ruvido spago, e la baciò con santo trasporto 95.<br />

Nel nome <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> aveva iniziato la sua vita, nel nome <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> la chiuse. Amava la Vergine <strong>di</strong> un<br />

tenerissimo amore; non si stancava <strong>di</strong> parlare <strong>di</strong> lei, <strong>di</strong> cantare le bellezze incantevoli della sua anima, <strong>di</strong> esaltare la<br />

sua straor<strong>di</strong>naria potenza sul cuore <strong>di</strong> Dio. La devozione alla Madonna fu da lui assunta quale mezzo qualificante<br />

del suo sacerdozio ministeriale e quale strumento vali<strong>di</strong>ssimo del suo apostolato.<br />

―Amiamo <strong>Maria</strong>‖ è il titolo squillante <strong>di</strong> una delle sue <strong>di</strong>ciassette opere che trattano esclusivamente <strong>di</strong><br />

Lei. La scrisse nel decennale della proclamazione del dogma dell‘immacolato concepimento <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>. La terminò<br />

nel primo giorno <strong>di</strong> maggio.<br />

Intese indubbiamente il suo inno <strong>di</strong> amore e <strong>di</strong> ammirazione alla Vergine a quello che si levava corale,<br />

nel bel mese da tutti i cuori: «che in tutto il mondo cattolico si <strong>di</strong>sfogheranno lodandovi, bene<strong>di</strong>cendovi,<br />

amandovi e chiedendovi grazie» 96.<br />

Da tanta contemplazione il devoto <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> scende sulla terra, per aiutare i fratelli, affinché amino in<br />

modo vero e concreto la Vergine pura e da Lei e per mezzo <strong>di</strong> Lei corrano a Gesú Eucarestia, dove i cuori<br />

ardenti esulteranno. Questa è la grande gioia dell‘uomo e per l‘uomo.<br />

Infine una preghiera chiude il libretto dove la sua umiltà dà ali al suo amore. Anche se la brevità <strong>di</strong><br />

questo volumetto sul Frassinetti non ci permette <strong>di</strong> parlare della sua Mariologia con quell‘ampiezza<br />

corrispondente un poco al merito ed alla risonanza che ebbe, non possiamo però non mettere in rilievo qualche<br />

suo aspetto che la caratterizza.<br />

— Il cuore <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> è il cuore che piú ama i peccatori, dopo Gesú, perché è il suo cuore <strong>di</strong> madre che<br />

ama Dio piú <strong>di</strong> tutte le creature messe insieme.<br />

In ragione poi dell‘amore sgorga in Lei la compassione verso i peccatori e nasce la brama della loro<br />

conversione. Non sono essi costati sangue al suo <strong>Figli</strong>o? E conclude: «Perché non dovremmo confidare in<br />

Lei?» 97.<br />

La confidenza in <strong>Maria</strong> fu l‘anima del suo apostolato. Quando parlava specialmente ai bambini, voleva<br />

che s‘imprimesse bene nel cuore l‘avere fiducia e confidenza illimitata nella dolcissima Madre.<br />

«Felici — pre<strong>di</strong>cava — quei giovinetti e quelle giovinette, che si danno a <strong>Maria</strong>, perché faccia loro da<br />

madre» 98.<br />

— Due erano i titoli sotto cui sostanziava la propria devozione a <strong>Maria</strong>: Addolorata e <strong>Immacolata</strong>.<br />

La piú grande prova d‘amore che si possa dare — insegnava — è patire per l‘amato. Or non è narrabile il<br />

dolore che <strong>Maria</strong> ha sofferto nel suo <strong>Figli</strong>o per noi. E come potremmo contemplare <strong>Maria</strong> ai pie<strong>di</strong> della croce,<br />

senza vedere sulla croce Gesú, che muore per noi?<br />

L‘Addolorata ci attrae potentemente a Gesú.<br />

Una sera stava parlando <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> ai pie<strong>di</strong> della croce da cui pendeva il <strong>Figli</strong>o. Nel rammentare quale<br />

dovette essere il suo dolore, non poté trattenere la viva commozione che provava, destando anche quella dei<br />

fedeli che erano in ascolto.<br />

Con uguale fervore ad<strong>di</strong>tava ai fedeli <strong>Maria</strong> <strong>Immacolata</strong> perché ne imitassero l‘innocenza e la castità:<br />

94 Summ. p. 247,7.<br />

95 Summ., p. 294,37. - Ivi, p. 295,41<br />

96 Amiamo <strong>Maria</strong>, O.A. op. cit., vol, II, p. 350.<br />

97 G. <strong>FRASSINETTI</strong>, Saggio <strong>di</strong> alcuni <strong>di</strong>scorsi al popolo, O.O. Vol. VIII, Tip. Poliglotta Vaticana, Roma 1912, p. 201<br />

98 G. <strong>FRASSINETTI</strong>, Esercizi spirituali, O.O. vol. VIII, Tip. Poliglotta Vaticana, Roma 1912, p. 60.<br />

25


«Sebbene — egli osserva — siano molte le belle vesti che la Madonna regala ai suoi figliuoli, ve ne ha<br />

una che è la piú bella, la quale è piú bianca della neve, della quale quando gli Angeli ne vedono vestita un‘anima<br />

ne restano innamorati e come ammirati... È la veste della santa castità.. Voi non vi potete immaginare quanto sia<br />

vaga e risplendente» 99.<br />

Avvertiamo in queste parole l‘entusiasmo con cui celebra la virtú della purezza. Ne vorrebbe innamorare<br />

specialmente le anime giovanili, perché, cosí ornate, attraggono gli occhi <strong>di</strong> Dio. Ed è tra i puri <strong>di</strong> cuore che Dio<br />

sceglie per sé le anime. Dalla purezza nascono, come fiori splen<strong>di</strong><strong>di</strong>, le vocazioni. Grande è il bisogno <strong>di</strong><br />

sacerdoti, <strong>di</strong> missionari, <strong>di</strong> suore. Parrocchie, terre <strong>di</strong> missione, scuole, educandati, lebbrosari hanno bisogno <strong>di</strong><br />

persone consacrate totalmente a Dio. Dunque bisogna farsi apostoli della santa verginità e del celibato. I ministri<br />

della Parola dovrebbero <strong>di</strong>scoprirne al popolo il pregio ed il merito, perché non resti virtú quasi occulta ed<br />

ignorata dalla gioventú.<br />

Non altrimenti Giovanni Paolo II nel maggio 1986, raccomandava ai vescovi della Regione Umbra in<br />

or<strong>di</strong>ne alle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata: «Il rinnovato interesse verso S. <strong>Maria</strong> Goretti deve<br />

essere motivo per una catechesi ai giovani circa la virtú e l‘ideale della purezza giovanile e della castità e quin<strong>di</strong><br />

dei mezzi <strong>di</strong> perseveranza e <strong>di</strong> santificazione» 100.<br />

Il Priore non perdeva occasione, particolarmente nelle feste liturgiche, per esaltare quella virtú «che se<br />

non è la piú grande è certamente la piú bella <strong>di</strong> tutte quante le virtú che possano adornare le anime nostre» 101.<br />

Fondò varie associazioni perché tale virtú fosse conosciuta, amata, vissuta e propagandata. Tra queste ne<br />

vogliamo ricordare una: la ―Pia Unione del Santo e immacolato Cuore <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>,formata per i fanciulli‖<br />

Si <strong>di</strong>ffuse con straor<strong>di</strong>naria rapi<strong>di</strong>tà e destò un gran movimento <strong>di</strong> preghiera e <strong>di</strong> virtú, offerto da migliaia<br />

<strong>di</strong> fanciulli che vi si erano iscritti. Che stupenda spettacolo s‘aprí al cielo. Diffuse senza risparmio sette operette<br />

che ne parlavano espressamente e ne ingemmava le altre, quando potevano offrirgli l‘occasione per un <strong>di</strong>scorso o<br />

magari per un solo accenno.<br />

In varie occasioni inoltre, prima <strong>di</strong> esaltare tale virtú, implorava pubblicamente la Vergine <strong>Santa</strong>, perché<br />

gli ponesse sul labbro le parole adatte per infiammare <strong>di</strong> ammirazione e d‘amore specialmente le anime dei<br />

giovani verso la virtú amata d‘un amore ―stupen<strong>di</strong>ssimo‖ dalla Vergine 102.<br />

99 Esercizi spirituali, O.O. vol. VIII, op. cit., p. 59s.<br />

100 Osservatore Romano, 17.5.1986, p. 4.<br />

101 G. <strong>FRASSINETTI</strong>, Alcuni <strong>di</strong>scorsi intorno alle principali virtú <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>, O.O. vol. VII, Tip. Poliglotta Vaticana, Roma 1911, p. 214.<br />

102 Alcuni <strong>di</strong>scorsi intorno alle principali virtú <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>, O.O. vol. VII, op. cit., p. 217<br />

26


PENITENZA<br />

Parte Quarta<br />

La penitenza circondò i suoi fianchi, ma piú il suo cuore e la sua volontà. Un proposito fermo e<br />

mirabilmente costante: non fare cosa alcuna che non fosse conforme alla volontà <strong>di</strong> Dio.<br />

Lo stesso suo tenore <strong>di</strong> vita era penitenza.<br />

Aveva una coscienza altissima dell‘essere parroco, cioè <strong>di</strong> essere stato eletto e deputato da Dio alla<br />

salvezza dei fratelli.<br />

Sapeva che egli avrebbe potuto essere salvezza, se, ad imitazione <strong>di</strong> Gesú, non si fosse appartenuto piú,<br />

se si fosse donato tutto ai fratelli che Gesú gli affidava.<br />

Se doveva parlare <strong>di</strong> argomenti particolarmente vivi e che toccavano l‘essenza della vita cristiana, non<br />

soltanto premetteva una lunga preghiera davanti al Crocifisso ma si cingeva anche <strong>di</strong> cilicio i fianchi.<br />

Chi può <strong>di</strong>re quante volte nelle migliaia e migliaia <strong>di</strong> colloqui che ebbe con persone nel vigore delle loro<br />

forze o in punto <strong>di</strong> morte abbia fatto voti a Dio, quante volte «mette il cilicio per salire il pulpito e flagella il<br />

proprio corpo per mansuefare l‘anima altrui»? 103.<br />

Degli agi, delle como<strong>di</strong>tà della vita era assolutamente incurante. Del cibo frugalissimo.<br />

«Dormiva — ci fa sapere la sorella Paola — assai poco, e dallo stare tante ore nell‘inverno a tavolino a<br />

stu<strong>di</strong>are soffriva molto freddo e gli si coprivano le mani e i pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> geloni talmente che gli facevano piaga, con<br />

tutto ciò non volle mai adoperare fuoco, né in altro modo coprirsi onde <strong>di</strong>minuire o liberarsi da quel dolore<br />

incomodo. Non solo non mangiava mai fuori <strong>di</strong> pasto, ma neanche si sarebbe messo in bocca la piú piccola cosa,<br />

come sarebbe un acino d‘uva, un confettino o simili.<br />

Crescendo negli anni, cresceva in lui lo spirito <strong>di</strong> mortificazione e cominciò ad usare <strong>di</strong>sciplina e<br />

catenelle. I suoi <strong>di</strong>scorsi in famiglia erano sempre <strong>di</strong>retti ad infondere nel cuore il <strong>di</strong>sprezzo e l‘aborrimento a<br />

tutto ciò che è vanità e che è amato dal mondo, e stima e amore per la virtú anche piú sublime.<br />

Fatto parroco a Quinto, si dette piú che mai all‘esercizio delle virtú. Per tormentare il suo corpo si fece<br />

fare una certa camicia che indossava particolarmente quando pre<strong>di</strong>cava, ed era tale che certo lo infasti<strong>di</strong>va e<br />

tormentava quanto un cilicio. Non voleva gli si rifacesse il letto, affinché nessuno venisse a conoscere che cosa<br />

adoperasse per tormentare i suoi sonni. Alla sua mensa da parroco non voleva che la minestra e una piccola cosa.<br />

In casa voleva si usasse la piú scrupolosa economia, solendo spesso ripetere: «Ai poveri manca il pane per<br />

sfamarsi, non adoperiamo per noi che il puro necessario» 104.<br />

La lettura <strong>di</strong> questa preziosa testimonianza della sorella, che tante volte, a notte fonda, lo sollecitava ad<br />

andare a letto rassicurandolo che al mattino avrebbe pensato lei a destarlo per essere pronto ai sacri ministeri,<br />

stupisce un po‘ noi moderni, resi piú deboli nella resistenza alla vita penitente dall‘agiatezza della quale non<br />

sappiamo privarci o dalla maggiore fragilità della nostra complessione fisica.<br />

AI suo risveglio, il cuore libero si apriva a Dio ripetendogli il ―Pactum Pacis‖: «Signore, perdona i miei<br />

peccati... Insegnami a fare la tua volontà. Dammi lo spirito buono. Ponimi accanto a te e non permettere che da<br />

te io mi separi … senza <strong>di</strong> te sono polvere e cenere e capace a far nulla ... con l‘aiuto della tua grazia altro non<br />

riservo per me se non il gioioso adempimento della tua legge e l‘abbraccio della tua santa croce, e nient‘altro ho<br />

da chiederti per me, né per le mie cose, né per la mia vita, né per la mia morte e cosí sia pace tra la tua e la mia<br />

volontà col tuo aiuto ...» 105.<br />

SONO SERVO INUTILE<br />

«Senza <strong>di</strong> te sono polvere e cenere e capace a far nulla», affermava nel suo ―Patto <strong>di</strong> pace‖. Di sé, come<br />

scrittore, <strong>di</strong>ceva: «Io sono tale che non so scrivere, se non per le persone <strong>di</strong> facile accontentatura» 106. I suoi scritti,<br />

però, venivano tradotti in molte lingue.<br />

103 L. TRAVERSO, G. Frassinetti. Discorso commemorativo, Scuola tip. Derelitti, Genova 1918. p. 34.<br />

104 Summ., p. 354,8,9,10.<br />

105 G. <strong>FRASSINETTI</strong>, Pactum pacis, O.A. vol. II, p. 597 (in latino).<br />

106 G. <strong>FRASSINETTI</strong>, Industrie spirituali, O.A. vol. I, p. 98.<br />

27


Era convinto che l‘umiltà è il fondamento della vita spirituale perché fonda la fiducia in Dio, datore <strong>di</strong><br />

ogni grazia: «Non posso, mio Dio — pregava — io non posso niente, non valgo a nulla… Ma posso tutto in<br />

Gesú Cristo; con un solo aiuto della sua grazia posso tutto» 107.<br />

Sentiva molto umilmente <strong>di</strong> sé al punto <strong>di</strong> confessare che egli è buono a <strong>di</strong>re, ma non a fare. E, spesso,<br />

chiedeva il favore <strong>di</strong> un‘Ave <strong>Maria</strong> per essere ripagato delle sue fatiche.<br />

Attingendo i suoi sentimenti dalla contemplazione <strong>di</strong> Gesú coronato <strong>di</strong> spine 108, non meraviglia che fosse<br />

in<strong>di</strong>fferente agli onori, alle lo<strong>di</strong>, ai biasimi; che fosse tanto pronto a chiedere consiglio agli altri prima <strong>di</strong><br />

intraprendere un qualche lavoro pastorale che uscisse dall‘or<strong>di</strong>narietà.<br />

Il basso concetto che aveva <strong>di</strong> sé l‘accendeva <strong>di</strong> fiducia in Dio e l‘armava <strong>di</strong> un coraggio intrepido.<br />

Ebbe gran<strong>di</strong> personaggi suoi amici e devoti ammiratori sia nel clero che nel mondo secolare. Ma non ne<br />

trasse mai vanto per sé o vantaggi personali bensí per gli altri, specialmente per i suoi gran<strong>di</strong> amici, i poveri.<br />

IL CONSIGLIERE E L’AMICO<br />

S. Sabina s‘era trasformata in un centro vivace <strong>di</strong> anime buone, desiderose <strong>di</strong> perfezione. Dalla nobile<br />

signora Centurione Bracelli a persone povere ed umili del popolo, facevano capo in molte in quella chiesa. Il<br />

Padre Santo, il cappuccino che girava per la questua in ogni luogo <strong>di</strong> Genova andava ripetendo «che egli era<br />

molto umile e zelante per la cura parrocchiale» 109.<br />

Ed era la verità. Il Priore trascorreva ore ed ore ad ascoltare chiunque si rivolgesse a lui. E per tutti aveva<br />

la parola giusta, anche se talora bruciante e profetica.<br />

Il biografo <strong>di</strong> D. Bosco, a lui contemporaneo, Lemoyne scrive che per essere accolto nella famiglia<br />

salesiana, il Santo aveva posto come con<strong>di</strong>zione che il Frassinetti gli avesse dato il suo parere positivo.<br />

Molte erano le persone che ricorrevano a lui, perché le illuminasse sulla loro vocazione <strong>di</strong> vita.<br />

«ln Genova — scrive il Maccono — molti sacerdoti <strong>di</strong> buono spirito facevano capo a D. Frassinetti per<br />

istruzioni e consigli sul modo <strong>di</strong> regolarsi nella pre<strong>di</strong>cazione, nella soluzione dei casi <strong>di</strong> coscienza, sul modo<br />

d‘infervorare il popolo nella devozione a Gesú Sacramentato, a <strong>Maria</strong> SS., a S. Giuseppe, sui mezzi per coltivare<br />

la pietà nei giovani» 110.<br />

Conferma <strong>di</strong> quanto asserisce il Maccono si ha nella <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> un parrocchiano che in S. Sabina si<br />

vedevano molti sacerdoti avvicinare il Priore e appartarsi in colloquio con lui.<br />

Era il consigliere illuminato e prudente che sapeva restituire la pace agli spiriti in pena, ai dubbiosi, agli<br />

scrupolosi ed avviarli alla ricerca <strong>di</strong> una <strong>di</strong>mensione spirituale equilibrata. Sospinse molte anime ad una vita<br />

rinnovata nella fede cristiana. Le associazioni che andava creando includevano quasi sempre finalità caritative e<br />

sempre esigevano una condotta <strong>di</strong> vita esemplarmente evangelica. Negli or<strong>di</strong>namenti che dovevano reggerle, non<br />

scendeva mai, per la vita spirituale, a compromessi; a base <strong>di</strong> ogni regolamento poneva l‘impegno <strong>di</strong> non<br />

deflettere dalla volontà <strong>di</strong> evitare qualunque peccato, anche leggero, pienamente avvertito. Il Frassinetti nelle sue<br />

Congregazioni, Unioni, Associazioni sempre mirò in alto.<br />

Perpetuò quest‘azione fecondatrice <strong>di</strong> pace interiore con i suoi scritti, che, nel turbamento<br />

dell‘Ottocento, lo resero uomo apportatore <strong>di</strong> serena tranquillità.<br />

Nella vita del Toniolo, scritta da Eleonora da Persico, si legge che l‘illustre sociologo, agitato spesso da<br />

scrupoli, trovava sollievo nel Frassinetti. «Anzi nell‘estrema infermità essa si acuí al punto che sua moglie per<br />

quietarlo doveva leggergli i libri del santo sacerdote Frassinetti, che gli giovavano» 111.<br />

Il Frassinetti conosceva quanto turbamento nascesse frequentemente nei confessori nell‘amministrazione<br />

del sacramento del perdono, a causa <strong>di</strong> teologi moralisti che non definivano in modo univoco certe situazioni<br />

107 G. <strong>FRASSINETTI</strong>, Avvisi e pratiche. A.O., vol. I. p. 135.<br />

108 Avvisi e pratiche, O.A. vol. I, op. cit., p 137.<br />

109 Summ., p. 27, 116.<br />

110 Giuseppe Frassinetti e <strong>Maria</strong> D. Mazzarello, op. cit., p. 58.<br />

111 Ci piace ricordare anche che Mons. Salvatore Fedele integrò la formazione religiosa del fratello Pietro - noto per<br />

l‘Enciclope<strong>di</strong>a UTET, conosciuta con il suo nome – leggendogli gli opuscoli ascetici frassinettiani, dai quali, come egli asserí, tutti e due ne<br />

avevano tratto un grande giovamento. (Cf E.DA PERICO, Vita <strong>di</strong> G.Toniolo, 2a ed. Milano 1939). Tra le anime che attinsero serenità e pace<br />

dagli scritti del Frassinetti fu Lady Georgiana Chatterton. Dopo la conversione dall‘anglicanesimo al cattolicesimo, la scrittrice non fu mai<br />

libera da dubbi e angosce <strong>di</strong> spirito, tanto da credere d‘essere tornata alla Chiesa Anglicana. La sua tranquillità <strong>di</strong> spirito fu pienamente<br />

raggiunta, quando lesse il Conforto dell‘anima <strong>di</strong>vota, che ella volle tradurre in inglese (Da un manoscritto g.c. del P. Manfredo Falasca<br />

FSMI sui traduttori del Frassinetti in lingua inglese).<br />

28


spirituali dei penitenti; v‘era quello piú rigoroso, v‘era quello piú benigno. Vari sacerdoti finivano per evitare il<br />

confessionale.<br />

li Frassinetti soffriva molto per tale situazione anomala. Si accinse quin<strong>di</strong> a scrivere quello che sarà il<br />

celebre ―Compen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Teologia Morale‖, seguendo le orme <strong>di</strong> S. Alfonso <strong>Maria</strong> de‘ Liguori. Lo scrisse<br />

pregando, me<strong>di</strong>tando, confessando.<br />

Dall‘Austria il teologo Hundegger gli scriveva in data 13/6/1867: «Anche la ―Morale‖ <strong>di</strong> V. S. R.ma<br />

adesso è conosciuta dal clero della Germania; la ho letta in<strong>di</strong>cata — e con lode — sul foglio bibliografico,forse il<br />

migliore che abbiamo in tutta la Germania ... jam <strong>di</strong>latavit cor (ha già slargato il cuore) a piú <strong>di</strong> un sacerdote<br />

confessore. Tutti la bene<strong>di</strong>cono» 112.<br />

Eguali lo<strong>di</strong> e ringraziamenti gli pervennero in gran copia dall‘Italia. Fu salutata come opera <strong>di</strong> un grande<br />

moralista e tradotta in varie lingue europee.<br />

Non volle inoltre che fosse lasciato senza una guida illuminata il giovane sacerdote che doveva affrontare<br />

il <strong>di</strong>fficilissimo compito <strong>di</strong> parroco.<br />

Scrisse per questo il ―Manuale del Parroco novello‖. L‘opera era frutto principalmente della sua santità e<br />

della profonda e vasta esperienza acquisita in trent‘anni <strong>di</strong> vita pastorale e parrocchiale.<br />

Il traduttore dell‘opera in lingua francese ne esaltò i pregi che le derivavano dall‘essere frutto della<br />

originalità propria dei santi e come tale esercita il suo fascino.<br />

Queste due opere, nutrite <strong>di</strong> singolare dottrina e conoscenza pratica della vita, animate da ardente<br />

volontà <strong>di</strong> servizio, ebbero un loro coronamento ideale in un‘altra opera ―Gesú Cristo, regola del sacerdote‖. Il<br />

Frassinetti vi si manifesta come un‘anima che contempla Gesú, sommo modello <strong>di</strong> ogni sacerdote.<br />

Da Gesú il Priore attinge norma e luce <strong>di</strong> comportamento per il sacerdote, che si deve muovere tra gli<br />

uomini come un altro Gesú. Nell‘opera che fu coralmente celebrata come ―aurea‖, ―una seconda imitazione <strong>di</strong><br />

Cristo‖, si palesa l‘intima spiritualità sacerdotale del Frassinetti.<br />

DEVOZIONE AL VICARIO DI CRISTO<br />

«Io credo nella Chiesa una, santa, cattolica, apostolica, romana» è una delle espressioni <strong>di</strong> fede piú<br />

ricorrenti nei suoi scritti. Tale atto <strong>di</strong> fede gli sgorga limpido per la chiarezza intellettuale con cui ne vede la<br />

ragione che lo fonda, e, perché limpido, investe tutta la sua anima e l‘accende d‘amore.<br />

Il suo credo perciò è sempre anche una professione d‘amore.<br />

La Chiesa — egli <strong>di</strong>ce — è in Cristo e Cristo è nella Chiesa.<br />

«Gesú è lo Sposo della Chiesa, fattosi una cosa sola con Essa. Amata perciò da Gesú ineffabilmente...<br />

Sarebbe cosa evidentemente impossibile amare Gesú, senza amare la Chiesa, sua <strong>di</strong>lettissima Sposa» 113.<br />

L‘amore alla Chiesa è per lui un atto d‘amore a Cristo Signore. Ed affinché fosse chiaro, nella confusione<br />

d‘idee sulla Chiesa generata dalla passionalità politica del suo tempo, <strong>di</strong> quale Chiesa egli intendesse parlare,<br />

precisava: «Per questa Chiesa poi non si deve intendere una chiesa finta, immaginaria ... si parla della vera Chiesa<br />

<strong>di</strong> Gesú Cristo, fondata da Lui sopra Pietro, che ha per Capo visibile il successore <strong>di</strong> Pietro, il Ronzano<br />

Pontefice» 114.<br />

Per questa ragione il suo amore al Papa fu schietto e senza riserve.<br />

Forse, avendo conosciuto l‘austerità <strong>di</strong> carattere del Servo <strong>di</strong> Dio, il suo contenuto e controllato riserbo<br />

potremmo rimanere meravigliati <strong>di</strong> tanto trasporto.<br />

Non è cosí. Ce ne convinceranno queste parole che egli scriveva per i confratelli nel sacerdozio, quasi<br />

una sua professione aperta <strong>di</strong> devozione e <strong>di</strong> incon<strong>di</strong>zionato attaccamento al Vicario <strong>di</strong> Cristo: «O Vaticano, a te<br />

mi prostro e bacio, adorandoti, le sante tue falde; io non allontanerò mai i miei occhi da te; tu sei quel monte da<br />

cui mi aspetto ogni aiuto; tu mi dai luce, tu mi dai Iena e speranza; avrò salute per te. A che varrebbero senza <strong>di</strong>te<br />

il Calvario e il Tabor? Questo mi accenderebbe il cuore <strong>di</strong> viva brama per un‘eterna beatitu<strong>di</strong>ne che non potrei<br />

sperare; quello mi mostrerebbe il prezzo <strong>di</strong> mia salute che non potrei ottenere. Vaticano, o monte santo, ti<br />

riconoscano una volta per tutte le nazioni della terra e siano salve per te» 115.<br />

112 Lettera al Frassinetti, AF cart. A/23.<br />

113 Amiamo Gesú, op. cit. O.A. vol. I, p. 436.<br />

114 Amiamo Gesú, op. cit. O.A. vol. I, p. 437.<br />

115 Riflessioni proposte agli ecclesiastici, O.A. vol. II, op. cit., p. 534.<br />

29


Ed aggiungeva: «O miei fratelli, quanto è grande l‘o<strong>di</strong>o dei nostri nemici contro Roma, altrettanto sia<br />

grande il nostro amore per lei. Essa è il cuore del cristianesimo; noi, suoi membri, non possiamo vivere che del<br />

suo sangue; apprezziamo, <strong>di</strong>fen<strong>di</strong>amo il nostro cuore» 116.<br />

E riteneva un tale amore sua grande gloria.<br />

«Se a qualcheduno — scriveva — sarò forse sembrato troppo romano, desidero che si sappia, che io me<br />

ne glorio, non temendo <strong>di</strong> essere troppo romano piú <strong>di</strong> quello ch‘io tema <strong>di</strong> essere troppo cattolico» 117.<br />

Anche l‘esortazione che in proposito rivolgeva ai suoi parrocchiani era tenerissima e misticamente<br />

appassionata: «Se intendessimo l‘amore che si merita la santa Chiesa: se l‘intendessimo, ciascuno <strong>di</strong> noi <strong>di</strong>rebbe<br />

con S. Giovanni Crisostomo: Io l‘amo, io l‘amo, io ne sozzo pazzo» 118.<br />

«Vedete — concludeva allora — nella Chiesa con il Papa si fa tutto, perché Egli ha da Gesú Cristo ogni<br />

autorità e per ciò stesso, senza il Papa si fa nulla». «Per la qual cosa, cristiani miei, caldamente vi raccomando <strong>di</strong><br />

starvene sempre uniti al Papa, sottomessi al Papa. Se siete col Papa, siete nella vera Chiesa, siete con Cristo.<br />

Lasciate <strong>di</strong>re, lasciate fare; vada il mondo sottosopra, voi state col Papa... Sia il Papa nella gloria del Tabor con<br />

Cristo, sia con Lui crocifisso sul calvario, voi state col Papa» 119.<br />

Era profondamente convinto che l‘origine e il centro dell‘unità della Chiesa è il romano Pontefice. A lui<br />

spetta il primato <strong>di</strong> onore, <strong>di</strong> giuris<strong>di</strong>zione e <strong>di</strong> autorità sopra tutte le Chiese sparse per il mondo: solo in lui e con<br />

lui formano un‘unica Chiesa. Tolto questo centro d‘unità, non c‘è piú un‘unica Chiesa.<br />

Indubbiamente queste sue convinzioni, che si sprofondano nell‘intimo dell‘anima, <strong>di</strong>ventandone<br />

sostanza, ci spiegano anche l‘irriducibilità dei suoi atteggiamenti in or<strong>di</strong>ne alle vicende religioso-politiche, che<br />

travagliarono gli anni sessanta dell‘Ottocento italiano.<br />

Egli li guardava, li giu<strong>di</strong>cava e quin<strong>di</strong> li viveva nel riflesso anti-chiesa che essi <strong>di</strong> fatto assumevano,<br />

antichiesa in senso dogmatico.<br />

Li vedeva confusi, per non <strong>di</strong>re congiunti, con altre componenti antireligiose, che allora attentavano alla<br />

vita dottrinale della Chiesa e che si proponevano <strong>di</strong> eliminarne la presenza.<br />

La grande eresia del secolo — insegnava il Frassinetti — è quella <strong>di</strong> voler umanizzare il <strong>di</strong>vino,<br />

naturalizzare il soprannaturale e fare una cosa sola del cielo e della terra, del tempo e dell‘eternità, col reo intento<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>struggere tutto ciò che non si vede con gli occhi, che non si tocca con le mani e non si comprende colla<br />

ragione; noi dobbiamo guardarci cautamente dal volere armonizzare col secolo in materia <strong>di</strong> religione. La<br />

vagheggiata fusione della fede colla ragione e degli interessi eterni coi temporali è un errore che, quale sta, non<br />

sarà accolto giammai dai sacerdoti cattolici.<br />

Da Roma solo parte l‘insegnamento <strong>di</strong> Cristo, come la vita del nostro corpo procede dal cuore. Essa è la<br />

sola maestra. L‘unica interprete autorizzata, suprema e infallibile della parola detta da Dio agli uomini.<br />

Con immagine, che doveva tornare plastica e cara ai suoi fedeli genovesi, affermava che l‘insegnamento<br />

<strong>di</strong> Roma è il faro che ad<strong>di</strong>ta il porto. Vi sono tante navi in alto mare in notte totalmente tenebrosa, che aspirano<br />

ad entrare nel nostro porto. Esse, <strong>di</strong>ceva, mirano tutte allo splendore abbagliante del faro della «nostra altissima<br />

Lanterna». A quello splendore <strong>di</strong>rigono le prore, verso quello splendore avanzano sicure, guidate da quello<br />

splendore eccole in salvo. Cosí se le anime mireranno all‘insegnamento <strong>di</strong> Roma, entreranno nel porto.<br />

Gli piacque chiudere quel giorno la sua spiegazione catechistica con queste parole: «Unica guida e<br />

in<strong>di</strong>rizzo per esse (navi), è la stella che risplende sul Vaticano, è il Papa. Se noi non guar<strong>di</strong>amo a quella stella, è<br />

impossibile che abbiamo felice navigazione che ci conduce al porto dell‘eterna salvezza» 120.<br />

Non l‘intimi<strong>di</strong>rono mai le minacce dei politici né gl‘insulti che gli inviavano dai loro fogli. Anzi<br />

l‘accendevano <strong>di</strong> maggior ar<strong>di</strong>mento e coraggio: «No, la Chiesa non può essere vinta; ma Dio ha scelto noi per<br />

opporci ai nemici <strong>di</strong> Lei e nelle nostre mani ha posto le armi invincibili che la fanno sicura» 121.<br />

La sua certezza e la sua fiducia erano incrollabili. Il tempo delle maggiori battaglie è pure quello delle<br />

maggiori vittorie.<br />

Conclu<strong>di</strong>amo queste brevi annotazioni sull‘amore per la Chiesa con queste sue infiammate parole: «O<br />

santa Chiesa, o bella Madre dei figliuoli <strong>di</strong> Dio, o arca <strong>di</strong> salute per la perduta generazione dell‘uomo, o para<strong>di</strong>so<br />

anticipato dell‘anime elette, o Sposa adorabile del Salvatore, sono gran<strong>di</strong> le pene e gli affanni che devi adesso<br />

soffrire in questo mondo nemico; noi siamo qui per te; non ricuseremo <strong>di</strong> profondere a tua <strong>di</strong>fesa i nostri sudori,<br />

116 Riflessioni proposte agli ecclesiastici, O.A. vol. II, op. cit., p. 532.<br />

117 Riflessioni proposte agli ecclesiastici, O.A. vol. II, op. cit., p. 548.<br />

118 Amiamo Gesú, op. cit. O.A. vol. I, p. 437.<br />

119 G. <strong>FRASSINETTI</strong>, Istruzioni catechistiche al popolo, O.O. Tip. Poliglotta Vaticana, Roma 1906, vol. I, p. 217.<br />

120 Istruzioni catechistiche, O.O. vol. I, op. cit., p. 217.<br />

121 Riflessioni proposte agli ecclesiastici, O.A. vol. II, op. cit., p. 524.<br />

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il nostro sangue; per noi, che abbiamo la sorte <strong>di</strong> contemplare cosí da vicino la tua bellezza, sei la gioia del nostro<br />

cuore, e <strong>di</strong>rei, l‘estasi dell‘anima nostra» 122.<br />

LA SUA SANTA MORTE<br />

Il Priore era giunto a 63 anni <strong>di</strong> età. La fibra era ancora robusta; il suo tenore <strong>di</strong> vita or<strong>di</strong>natissimo.<br />

Intorno a lui si era fatta una certa tranquillità e quiete, poiché le vicende politiche in Genova s‘erano andate<br />

pacificando. Da parte del clero non solo godeva <strong>di</strong> simpatia e rispetto, ma anche, come abbiamo visto, <strong>di</strong> stima<br />

profonda e venerazione grande.<br />

I suoi scritti, inoltre, lo avevano reso noto ed apprezzato non solo in Italia, ma anche in Europa.<br />

Si sarebbe perciò potuto <strong>di</strong>re che poteva finalmente de<strong>di</strong>care tutta la sua giornata al lavoro pastorale con<br />

tranquilla operosità ed attendere a scrivere ancora secondo le necessità che il suo acuto senso della Chiesa gli<br />

faceva avvertire per il popolo <strong>di</strong> Dio.<br />

Insomma si preannunciava una vecchiaia tranquilla anche se operosa come era nel suo stile <strong>di</strong> apostolo.<br />

Invece i <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> Dio erano altri.<br />

La domenica ultima del 1867 lo colse un certo malessere che gli sembrò tanto poco preoccupante da non<br />

badarvi affatto. Attese ai suo consueto lavoro parrocchiale. Alla sera quel malessere si acutizzò: la recita del<br />

breviario lo affaticò assai e la notte non gli fu benigna apportatrice <strong>di</strong> alcun sollievo e riposo, ma fu agitata e<br />

insonne.<br />

Fuori era freddo intenso e tutto lasciava prevedere una forte nevicata. Tuttavia il mattino si pose in<br />

confessionale e celebrò la messa, ma con tanta fatica. Continuò ad attendere alle mansioni <strong>di</strong> ogni giorno,<br />

sostenuto da una grande forza <strong>di</strong> volontà e gli ci volle veramente tutta, perché il male non si lasciava vincere.<br />

Il mattino dopo tentò <strong>di</strong> alzarsi come sempre, ma lo dovettero aiutare a rimettersi a letto. I me<strong>di</strong>ci<br />

<strong>di</strong>agnosticarono: polmonite fulminante.<br />

Volle subito i sacramenti: «Ho sempre pre<strong>di</strong>cato che subito dopo il Viatico si può ricevere questo<br />

Sacramento. Voglio fare quanto ho insegnato» 123.<br />

Li ricevette con un‘e<strong>di</strong>ficante pietà che commosse profondamente tutti gli astanti intorno al suo letto.<br />

A mezzogiorno recitò l‘Angelus. Portò alle labbra la medaglia della Madonna, che teneva al collo con<br />

uno spago. Le dette un bacio. Fu il suo ultimo bacio e fu per <strong>Maria</strong>. La mano gli ricadde stanca ed entrò in<br />

agonia.<br />

Nella sua camera vi erano i due fratelli, don Giacinto Bianchi, che ne raccolse tra le braccia l‘ultimo<br />

respiro, e altri sacerdoti.<br />

Intanto nella stanza accanto, e lungo la scala si andavano accalcando i parrocchiani accorsi fin dalle<br />

prime voci allarmanti. Verso le quin<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> quel gelido pomeriggio del 2 gennaio 1868 le corali implorazioni per<br />

l‘infermo si mutarono in generale compianto, tributo <strong>di</strong> amore e riconoscenza al santo Priore.<br />

Si era addormentato serenamente in Dio, nel quale aveva fervidamente creduto e che aveva<br />

intensamente servito ed amato.<br />

Fu un gran tutto per la Chiesa genovese. Tutti piangendo domandavano una memoria <strong>di</strong> lui; altri si<br />

<strong>di</strong>edero a tagliuzzare il suo letto <strong>di</strong> legno e la veste talare.<br />

Tutta quella sera e la notte appresso i <strong>Figli</strong> <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> vegliarono in preghiera. Molti fedeli, sacerdoti,<br />

estimatori si associarono a loro.<br />

I funerali furono solennissimi ed era visibile sul volto dei piú una grande commozione.<br />

Una gran folla a pie<strong>di</strong>, preceduta da una lunga teoria <strong>di</strong> parroci e sacerdoti, accompagnò compatta ed<br />

orante la salma portata a spalla dai giovani della parrocchia.<br />

Fu da tutti osservato, con ammirazione e commozione, il dolore che il gran numero dei poveri, stretti<br />

intorno al feretro, mostrava in modo tanto aperto. Lasciavano chiaramente intendere che il loro lutto era<br />

veramente grande: avevano perduto un grande benefattore e un grande amico. Tale <strong>di</strong>mostrazione fu certo<br />

l‘elogio piú ammirato e commosso.<br />

Nonostante l‘inclemenza della gelida giornata e la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> procedere sulla neve, qua e là ghiacciata, i<br />

piú vollero accompagnarlo fino al lontano cimitero <strong>di</strong> Staglieno e si allontanarono solo al calar della sera,<br />

pregando, piangendo e raccomandandosi a lui.<br />

122 Riflessioni proposte agli ecclesiastici, O.A. vol. II, op. cit., p. 536.<br />

123 Summ., p. 302, 70.<br />

31


La sorella Paola non poté essere con i fratelli accanto a Giuseppe. Avuta la notizia della morte, scriveva<br />

alla Bozzano: «In quanto al mio fratello defunto sto quieta ed anzi sento una certa fiducia in me che sia in<br />

Para<strong>di</strong>so che alle volte sono quasi costretta a raccomandargli le cose mie; ciò a vostra tranquillità» 124.<br />

La sua vita, è stato scritto, fu una serie ininterrotta <strong>di</strong> fatiche e <strong>di</strong> sudori sparsi per il bene del suo gregge<br />

e della Chiesa; non si curò mai degli onori, della fama popolare; <strong>di</strong>sprezzò il mondo con le sue vanità. L‘unico<br />

suo amore era Gesú crocifisso e la salvezza delle anime; la sua gloria piú bella era servire la Chiesa del suo Gesú;<br />

il suo desiderio era quello <strong>di</strong> ottenere da Dio il dono <strong>di</strong> salvarsi.<br />

Aveva dunque chiuso la sua giornata terrena l‘apostolo dell‘Eucaristia e del sacerdozio, della pietà<br />

mariana, della vocazione <strong>di</strong> tutti gli uomini alla santità. Aveva speso tutte le sue energie, perché la Chiesa fosse<br />

presente nel mondo con lo splendore della dottrina, della carità, del servizio materno a tutti gli uomini per<br />

portare a tutti la salvezza. Aveva spinto gli uomini a vedere nella cattedra <strong>di</strong> Pietro una sovrana e sicura fonte<br />

della Parola del Redentore.<br />

Il padre Ballerini, prendendo a prestito le parole dalla penna <strong>di</strong> S. Bernardo, <strong>di</strong> lui parlò cosí: «Apparve in<br />

terra, affinché fosse <strong>di</strong> esempio; fu innalzato al cielo, affinché sia <strong>di</strong> patrocinio» 125.<br />

Pio IX l‘aveva definito, ancor egli vivente: «un sacerdote <strong>di</strong> provata virtú e <strong>di</strong> singolare dottrina» 126.<br />

Leone XIII l‘aveva detto «Ragguardevolissimo sacerdote non meno illustre per pietà e dottrina» 127.<br />

Pio X «Sacerdote <strong>di</strong> sublime pietà e <strong>di</strong> singolare dottrina» 128.<br />

Pio XI «il cui nome per sé è una raccomandazione» 129.<br />

Pio XII «sacerdote chiaro per santità e dottrina, la cui memoria è rimasta davvero una bene<strong>di</strong>zione» 130.<br />

Il card. Siri lo scolpí con queste parole: «Non volle sbalor<strong>di</strong>re nessuno e fu parroco perfetto...<br />

Venerando, umile, esemplarissimo teologo, parroco che seppe decorare il ministero <strong>di</strong> parroco con una saggezza<br />

<strong>di</strong> imperituro insegnamento» 131.<br />

I <strong>Figli</strong> <strong>di</strong> S. <strong>Maria</strong> <strong>Immacolata</strong> il 16 Aprile 1934 ne traslarono le spoglie nella cappella dell‘Istituto<br />

Piccardo in Genova, ove lo custo<strong>di</strong>scono con gelosa pietà, nell‘attesa che, conclusasi felicemente la Causa <strong>di</strong><br />

Canonizzazione, possano venerarlo sugli onori dell‘altare.<br />

Lo storico gesuita P. Giacomo Martina in un‘intervista fatta in preparazione al Sinodo sulla formazione<br />

sacerdotale, svoltosi a Roma nell‘ottobre 1990, facendo una velocissima storia del sacerdozio; a proposito<br />

dell‘Ottocento si esprime cosí: «Per essere concreti, dobbiamo <strong>di</strong>re che nell‘800 <strong>di</strong>minuisce il numero dei<br />

sacerdoti... Questa <strong>di</strong>minuzione numerica, che è vista come un danno, in realtà è una crisi accompagnata da un<br />

grande miglioramento. Viene meno, proprio nell‘800, la <strong>di</strong>stinzione tra preti da messa e preti da confessione cioè<br />

tra preti che si prefiggono come loro ideale la pratica pastorale (confessione) e preti che vedono nel sacerdozio<br />

un mezzo per vivere (messa). Gradualmente migliora la formazione del sacerdote, sia dal punto <strong>di</strong> vista culturale<br />

che da quello pastorale... Scompaiono i sacerdoti precettori, i sacerdoti domestici e abbiamo sacerdoti che si<br />

preoccupano della loro missione, si accentua la polemica tra due tipi <strong>di</strong> sacerdozio. Il primo è occupato<br />

dall‘attività pastorale: messa, confessioni, pre<strong>di</strong>che, catechismo, assistenza ai malati, ecc... potremmo riassumere<br />

con un nome: il Frassinetti» 132.<br />

E proprio le conclusioni del Sinodo sulla formazione del clero rendono attuale la figura del Frassinetti<br />

che all‘esercizio della missione sacerdotale e all‘educazione dei sacerdoti de<strong>di</strong>cò totalmente la sua vita. Anzi va<br />

sottolineato che, per il sacerdote duemila, il Frassinetti può dare alcune precise in<strong>di</strong>cazioni:<br />

o L‘esperienza <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> opera apostolica comune del clero;<br />

o Non cedere alla moda del potere politico imperante;<br />

o Andare a bussare <strong>di</strong> porta in porta per annunziare la Parola <strong>di</strong> Dio;<br />

o Comunicare incessantemente l‘invito a entrare nella salvezza <strong>di</strong> Cristo <strong>di</strong>ventando santi;<br />

o Creare associazioni coinvolgendo i cristiani <strong>di</strong> ogni con<strong>di</strong>zione e stato affinché anche i laici piú impegnati<br />

o non si sentano e non agiscano da isolati bensí uniti nella carità <strong>di</strong> Cristo;<br />

o Dare, nel nostro mondo consumistico, la testimonianza della povertà che apre la porta del Regno dei<br />

cieli.<br />

124 Lettere, op. cit., p. 432.<br />

125 Summ. Documenta, p. 370, 30. (testo in latino)<br />

126 Summ., p. 331, 80.<br />

127 Summ., p. 331, 80.<br />

128 Motu proprio <strong>di</strong> Pio X. 23.7.1906. (Cf Archivio della Congregazione F.S.M.I. Roma).<br />

129 Cf G. VACCARI, Il Servo <strong>di</strong> Dio Giuseppe Frassinetti nel 75° del suo passaggio all‟eternità, Roma 17.1.1943.<br />

130 SEGRETERIA DI STATO, Lettera a P. Giacomo Bruzzone Superiore Generale F.S.M.I, 10.12.1941. (Cf Archivio della Congregazione<br />

F.S.M.I. Roma).<br />

131 G. SIRI, Priore Giuseppe Frassinetti. Discorso commemorativo, Postulazione Generale FSMI., Roma l968.<br />

132 Vita Pastorale, 12.12.1989.<br />

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INDICE<br />

Presentazione pag. 2<br />

PARTE PRIMA<br />

La sua famiglia pag. 3<br />

Sacerdote pag. 4<br />

Parroco a Quinto pag. 5<br />

Ha accanto la sorella Paola pag. 6<br />

A Quinto c‘è sempre la Missione pag. 7<br />

Il colera del 1835 pag. 8<br />

Un opuscolo esplosivo pag. 9<br />

PARTE SECONDA<br />

Parroco a S. Sabina pag. 12<br />

Donava anche il suo letto pag. 13<br />

Al confessionale con amore e <strong>di</strong>scernimento pag. 15<br />

Apostolo della Parola pag. 16<br />

La SS. Eucarestia pag. 17<br />

Rinnovatore pag. 18<br />

Coinvolge il laicato nei lavoro pastorale pag. 19<br />

Difen<strong>di</strong>amo la nostra fede pag. 20<br />

PARTE TERZA<br />

La società operaia <strong>di</strong> mutuo soccorso pag. 21<br />

Quei febbraio del 1853 pag. 21<br />

Fonda i <strong>Figli</strong> <strong>di</strong> S. <strong>Maria</strong> <strong>Immacolata</strong> pag. 22<br />

Lo scrittore insonne pag. 23<br />

In comunione con Dio pag. 24<br />

Amiamo <strong>Maria</strong> pag. 25<br />

PARTE QUARTA<br />

Penitenza pag. 27<br />

Sono servo inutile pag. 27<br />

Il consigliere e l‘amico pag. 28<br />

Devozione al Vicario <strong>di</strong> Cristo pag. 29<br />

La sua santa morte pag. 31<br />

In<strong>di</strong>ce pag. 33<br />

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