P. ANTONIO PICCARDO nel ricordo e nella gratitudine
P. ANTONIO PICCARDO nel ricordo e nella gratitudine
P. ANTONIO PICCARDO nel ricordo e nella gratitudine
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COLLANA CENTENARIO<br />
P. <strong>ANTONIO</strong> <strong>PICCARDO</strong><br />
<strong>nel</strong> <strong>ricordo</strong> e <strong>nel</strong>la <strong>gratitudine</strong><br />
EDIZIONI RISONANZE<br />
1
A MO’ DI INTRODUZIONE<br />
2
P. LUIGI PROFUMO SJ<br />
RIMEMBRANZE<br />
3
Per l’onore del sacerdozio cattolico, che è l’onore di Gesù Cristo, Nostro Signore, del suo<br />
Vicario in terra e della Santa Chiesa, crediamo opportuno di dare una relazione della devota<br />
festa, celebrata per il giubileo del cinquantesimo anno di sacerdozio del P. Antonio<br />
Piccardo, come introduzione e quasi prefazione al discorso, tenuto in quella occasione da<br />
Monsignor Giacomo Ghio, Arcivescovo di Urbino, e che qui offriamo pubblicato per le<br />
stampe.<br />
Il P. Piccardo nacque in Voltri, città dell’archidiocesi di Genova, <strong>nel</strong> dí 14 dicembre del<br />
1844, e dopo i primi studi in patria fu collocato <strong>nel</strong> Collegio Nazionale di Genova, dove era<br />
già suo fratello maggiore e dove egli rimase fino al compimento del corso di retorica.<br />
Quindi, essendosi proprio allora per disposizione governativa aperto il Liceo, ne frequentò,<br />
quale esterno, le tre classi dal 1860 al 1863.<br />
Il giovane Piccardo, che fino dalla sua fanciullezza aveva sentito viva inclinazione allo stato<br />
ecclesiastico, allora finalmente, vinto ogni ostacolo, poté essere accolto <strong>nel</strong> Seminario<br />
Arcivescovile di Genova per lo studio della sacra teologia; terminato il quale, <strong>nel</strong> dí 6<br />
giugno del 1868, ricevette l’ordinazione sacerdotale per mano di Monsignor Andrea<br />
Charvaz, Arcivescovo di Genova.<br />
Nelle feste del Santo Natale del 1867, essendo egli ancora diacono in Seminario, il Priore<br />
Frassinetti inviò a lui alcuni congregati dalla Pia Unione dei Figli di Santa Maria<br />
Immacolata, che, sotto la sua disciplina, vivevano come religiosi in mezzo al secolo, a<br />
proporgli di accettare la direzione dei giovinetti poveri, da Lui raccolti per essere avviati allo<br />
stato ecclesiastico, e che allora erano diretti in modo casalingo e paterno dal sig. Pietro<br />
Olivari, tipografo, discepolo del Frassinetti, uomo di singolare pietà e prudenza. Il diacono<br />
Piccardo rispose che, quando fosse ordinato sacerdote, avrebbe accettato volentieri<br />
quell’ufficio, se i Superiori avessero dato la loro approvazione, riservandosi intanto di<br />
parlare col Frassinetti. Ma ecco il giorno 2 gennaio del 1868 muore il Frassinetti, e sono poi<br />
rinnovate le istanze al Piccardo, perché volesse dedicarsi a quella opera che il Frassinetti<br />
aveva appena cominciata.<br />
Poco dopo la sua ordinazione sacerdotale il Piccardo venne presentato dall’allora Canonico,<br />
e poi Cardinale, Gaetano Alimonda all’Arcivescovo per il consenso circa l’accettazione<br />
dell’ufficio di Direttore dei Figli di Maria. L’Arcivescovo acconsentí benignamente alla<br />
domanda e il sacerdote Piccardo, dopo aver fatto un viaggio a Roma, dove ebbe la<br />
benedizione del S. Padre Pio IX, ad Assisi e a Loreto, entrò direttore della Casa, dove dopo<br />
alcuni anni ebbe a coadiutore il Sacerdote Gio. Battista Semino, poi canonico a S. Maria di<br />
Carignano.<br />
Nei primi tempi del suo governo, non essendo molti gli alunni, egli poté dedicarsi ancora<br />
agli studi, e per desiderio del suo genitore, frequentava l’università regia per il biennio di<br />
Diritto Canonico, avendo a professori il Rev.mo Daneri, canonico della Cattedrale di San<br />
Lorenzo, e l’erudito avvocato, Domenico Boccardo. Intanto coltivava pure gli studi della<br />
Teologia per laurearsi alla stessa Università, non essendo in quel tempo ancora ristabilito il<br />
Collegio Teologico di S. Tommaso. Già aveva sostenuto quasi tutti gli esami delle<br />
particolari materie teologiche, a lui dati da Monsignor Magnasco e dai Teologi Oliva,<br />
Bolasco e Balbi, che erano ancora considerati come professori di Teologia dell’Università,<br />
quantunque insegnassero <strong>nel</strong> Seminario Arcivescovile; ma non poté giungere alla fine del<br />
corso accademico per la sua malferma salute.<br />
Come istituto di preparazione alla Casa dei Figli di Maria in Genova, Don Piccardo <strong>nel</strong> 1870<br />
fondò il Collegio di S. Giuseppe, che dapprima ebbe sede <strong>nel</strong> Monastero Benedettino di S.<br />
Giuliano d’Albaro, e dopo, tornati colà i religiosi di S. Benedetto, fu trasferito <strong>nel</strong> 1873 a<br />
Serrea presso Voltri, e si chiuse <strong>nel</strong> 1875, quando la Casa di Genova poteva ormai<br />
accogliere un considerevole numero di alunni.<br />
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Il successore dell’Arcivescovo Charvaz, che fu Monsignor Salvatore Magnasco, Prelato<br />
veramente ammirabile per dottrina e zelo pastorale, aiutò generosamente l’Opera dei Figli di<br />
S. Maria Immacolata, che poté in breve floridamente svolgersi ed ampliarsi. Asceso poi,<br />
dopo Monsignor Magnasco, sulla cattedra episcopale di Genova Monsignor. Tommaso<br />
Reggio, sempre usò grande favore e protezione verso i Figli di Maria; ed anzi chiamò Don<br />
Piccardo a prendere anche la direzione dei Seminari arcivescovili, ufficio che egli tenne per<br />
sette anni (1895-1902).<br />
Nel 1887 aprí in Pra (Genova) il Collegio-Convitto S. Giuseppe per i giovanetti delle scuole<br />
elementari e <strong>nel</strong> 1893 fondò il Collegio, ora tanto fiorente, della Sacra Famiglia a Rivarolo<br />
Ligure.<br />
Sotto il governo dell’Arcivescovo Monsignor Pulciano il Rev. Piccardo, per un intreccio di<br />
circostanze provvidenziali, invitato dall’Eminentissimo Pietro Respighi, Cardinale Vicario<br />
di Sua Santità, e con l’approvazione e benedizione del Sommo Pontefice Leone XIII, aprí in<br />
Roma il Collegio Ecclesiastico di Maria Immacolata.<br />
Nel 1903 si apriva la Casa di Lugnano in Teverina. Si conobbe allora piú chiaramente la<br />
necessità di assicurare la stabilità all’Opera dei Figli di Maria, e <strong>nel</strong> 1904 il Rev. Piccardo<br />
divisò di dare all’Istituto, da lui diretto, un ordinamento compiuto in forma di<br />
Congregazione Religiosa, e, cosa non frequente, ebbe subito dal Papa Pio X il Decretum<br />
laudis. Nel 1910 l’Istituto fu riconosciuto canonicamente dalla S. Congregazione dei<br />
Religiosi e ne furono approvate le Costituzioni ad septennium. Nello stesso anno si fondava<br />
il Collegio del Sacro Cuore in Siena.<br />
Il Sommo Pontefice Benedetto XV, felicemente regnante, sarà registrato <strong>nel</strong>le memorie della<br />
Congregazione, quale benignissimo Benefattore e Padre dei Figli di S. Maria Immacolata,<br />
per la sua paterna generosità e benevolenza, di cui, come diremo, diede nuove e piú ampie<br />
prove per le feste giubilari del P. Piccardo. È giusto pure riferire che Monsignor Lodovico<br />
Gavotti, ora Arcivescovo di Genova, che fu già professore <strong>nel</strong> Seminario Maggiore di quella<br />
città, quando v’era rettore il P. Piccardo, largheggiò sempre e continua a largheggiare in<br />
amorevoli pegni di protezione e di incoraggiamento verso l’Opera dei Figli di Santa Maria<br />
Immacolata.<br />
La festa del giubileo sacerdotale del P. Piccardo fu annunziata da tre lettere circolari. Prima<br />
fu quella inviata da due fra i primi alunni superstiti, che furono accolti <strong>nel</strong>la Casa dei Figli di<br />
Santa Maria Immacolata dallo stesso Priore Frassinetti, cioè dai sacerdoti Giovanni Battista<br />
Boraggini, direttore del Collegio di S. Giuseppe in Pra, e dal Can. prof. Bartolomeo Arecco.<br />
Nella circolare si invitavano i sacerdoti, antichi e nuovi alunni del P. Piccardo, ad applicare<br />
la S. Messa secondo l’intenzione del venerato Direttore <strong>nel</strong> giorno 6 di giugno, data<br />
dell’ordinazione sua sacerdotale.<br />
Le adesioni furono notificate al Sac. Prospero Casella, Prevosto di S. Giovanni di Pre,<br />
Presidente del Collegio dei Parroci Urbani in Genova, altro dei primi alunni. La seconda<br />
circolare fu diramata dalla Confraternita dei Genovesi in Roma, eretta <strong>nel</strong>la chiesa di S.<br />
Giovanni Battista dei Genovesi <strong>nel</strong>la stessa alma città, la quale chiesa era stata scelta per<br />
celebrarvi la funzione giubilare. Il P. Piccardo <strong>nel</strong>la Confraternita ha la carica di Vicario. La<br />
circolare portava la firma del Comm. Canevelli e di Monsignor Taggiasco, Governatori della<br />
Confraternita, e quella del Comm. Giovanni Pasquale Scotti, Provveditore del pio Sodalizio.<br />
Altra circolare, sottoscritta dal P. Minetti, Rettore dell’Istituto Ecclesiastico di Maria<br />
Immacolata in Roma, e dal P. Gaggero, Procuratore generale della Congregazione, fu<br />
spedita agli amici e benefattori della Congregazione in Roma e fuori, per invitarli a prendere<br />
parte con la presenza, o con la preghiera alla festa del giubileo.<br />
Fu anche dato avviso benevolo della festa dalla stampa cattolica di Genova, cioè da “Il<br />
Cittadino”, dalla “Liguria del Popolo”, dall’“Amico delle Famiglie” e dalla “Settimana<br />
Religiosa”. Fu pure annunziata dall’“Osservatore Romano” e dal “Corriere d’Italia” di<br />
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Roma, e dall’“Unità Cattolica” di Firenze. Gli stessi giornali e l’“Eco del Pontificato”<br />
diedero poi ampia e ossequentissima relazione dei festeggiamenti giubilari.<br />
Il giorno preciso dell’Ordinazione sacerdotale del P. Piccardo occorreva, come si disse, il<br />
giovedí 6 giugno, ottava del Corpus Domini, e il venerato Padre aveva divisato di recarsi a<br />
celebrare la data memoranda a Lugnano in Teverina, ove <strong>nel</strong>l’antico cenobio di S. Francesco<br />
trovasi accolto il collegio dei giovinetti aspiranti alla Congregazione. Intendeva però<br />
l’ottimo Padre passare quel giorno in modo tutto familiare ed intimo, insieme con i suoi<br />
diletti alunni. Ma giunto al mattino del dí 6 giugno in Lugnano, accompagnato dal Sac.<br />
Vittorio Steffani, con sua meraviglia trovò la chiesa addobbata a festa e gremita di popolo,<br />
che, quantunque fosse giorno di lavoro, era accorso alla devota funzione per dare una<br />
testimonianza di ossequio e di <strong>gratitudine</strong> al Superiore Generale, che fin dall’anno 1903<br />
scelse quel paese a cara sede d’un suo Collegio. Tutto era preparato per il rito solenne e il P.<br />
Piccardo, compiacendo al desiderio dei suoi religiosi e del popolo, cantò la Santa Messa che<br />
fu accompagnata dal coro musicale del Collegio. Dopo la Messa si intonò il Te Deum e fu<br />
impartita la Benedizione Eucaristica.<br />
Alla devota festa era giunto inaspettato Monsignor Francesco Maria Berti, dei Minori<br />
Conventuali, Vescovo della diocesi di Amelia, ove trovasi Lugnano, il quale assistette alla<br />
Santa Messa. Intervennero alla funzione anche il can. Spagnoli e l’arciprete Pimpolari, la<br />
contessa Rosa Vannicelli, la signora Maria Trasatti, le Suore Venerini con le alunne, le<br />
maestre comunali con le loro scolaresche, ed altre ragguardevoli persone.<br />
Nel ricevimento familiare, che poi fu tenuto al Collegio, lesse un ossequioso indirizzo il P.<br />
Giacomo Bruzzone, direttore dell’Istituto e principale ordinatore della festa; recitò eleganti<br />
versi il prof. Sac. Giuseppe Pellegrini, e gli alunni tennero una ben riuscita accademia in<br />
versi italiani, latini e genovesi. Parlò pure, con eloquente e commossa parola, l’Ecc.mo<br />
Monsignor Vescovo Berti. Il P. Piccardo, intenerito di tante amorevoli dimostrazioni,<br />
ringraziò tutti quanti avevano partecipato alla devota festa, sia del popolo, sia del clero<br />
secolare e regolare, e in modo speciale lo zelante e benemerito Monsignor. Vescovo, pieno<br />
sempre di singolare bontà verso i Figli di Santa Maria Immacolata.<br />
La funzione principale del giubileo s’era però fissata per la domenica 9 giugno e fu scelta,<br />
come si disse di sopra, la chiesa di S. Giovanni Battista dei Genovesi in Roma.<br />
Il tempio, per cura della Confraternita, era stato splendidamente addobbato come <strong>nel</strong>le piú<br />
grandi feste, e numeroso fu il concorso di fedeli, specialmente della colonia genovese. Il P.<br />
Piccardo cantò la Messa solenne, facendo l’ufficio di ministri il P. Minetti e il P. Profumo S<br />
J, già alunno anche egli dei Figli di Maria, e compiva l’ufficio di cerimoniere il P. Gaggero,<br />
primo degli alunni accolto <strong>nel</strong> 1868 dal P. Piccardo. Assistettero in presbiterio al Santo<br />
Sacrificio Monsignor Giacomo Ghio, Arcivescovo di Urbino, e Monsignor Pietro Rojunian,<br />
Vescovo Ordinante in Roma per gli Armeni, e si trovarono pure ad assistere <strong>nel</strong>le bancate<br />
anche Sua Ecc. Monsignor Scaccia, Arcivescovo di Siena, e Monsignor Peri Morosini,<br />
Vescovo tit. di Arca.<br />
Al Vangelo Monsignor Giacomo Ghio, anch’egli già alunno del P. Piccardo, ascende il<br />
pulpito e in un discorso affettuoso ed eloquente tratta dell’impronta, che il venerando Padre<br />
seppe imprimere all’opera del Frassinetti, impronta che rivelò in Lui l’educatore esimio del<br />
giovane clero. I fatti confermarono splendidamente le previsioni e le speranze concepite:<br />
onde è a far voti che l’opera sua abbia a confermarsi <strong>nel</strong> prossimo avvenire, e possa cosí<br />
portare il prezioso suo contributo alle necessità dei nuovi tempi, nei quali la Chiesa dovrà<br />
fare appello ad ogni buona energia per la formazione di novelle falangi di Sacerdoti, i quali,<br />
per superare l’acerbità degli eventi, dovranno avere temprato l’animo ad ogni sacrificio.<br />
Prorompeva quindi in un augurio entusiastico della piú florida longevità del P. Piccardo pel<br />
bene dell’Opera, della Chiesa, per le necessità incalzanti.<br />
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Come quindi appare, duplice era il giubileo; quello del sacerdozio e l’altro della direzione<br />
dell’istituto del Frassinetti. Era appena finito l’Offertorio della Messa ed ecco arrivare,<br />
inatteso, l’E.mo Vincenzo Vannutelli, Cardinale Decano del Sacro Collegio e Datario di Sua<br />
Santità, Protettore della Confraternita di S. Giovanni Battista dei Genovesi, il quale prese<br />
posto in presbiterio, assistendo sino al termine della funzione. La musica fu eseguita<br />
egregiamente dagli studenti dei RR. PP. Stimmatini. Dopo la Messa fu cantato il Te Deum e<br />
il P. Piccardo impartí la Benedizione col SS. Sacramento.<br />
Terminato il sacro rito, le persone intervenute alla festa furono ammesse <strong>nel</strong>la sacristia, al<br />
bacio della mano e fecero rallegramenti ed auguri al P. Piccardo.<br />
Nel trattenimento familiare che si tenne poi in onore del venerato Padre, all’Istituto<br />
Ecclesiastico di via del Mascherone, lesse un indirizzo di rispettose congratulazioni il P.<br />
Minetti. Quindi parlarono Monsignor Scaccia, Arcivescovo di Siena, e lesse un indirizzo il<br />
Rev. avv. Agostini; recitarono versi eleganti il P. Ignudi e il Comm. Canevelli, e parlò il<br />
Comm. Giuseppe Pizzorni.<br />
Il P. Gaggero diede poi lettura delle adesioni, fra le quali fu prima quella dell’Em.mo Card.<br />
Pompili, Vicario di Sua Santità, che scrisse al P. Piccardo una lettera tutta spirante<br />
benevolenza. Una lettera benignissima aveva pure inviato l’Em.mo Card. Vannutelli.<br />
Seguirono poi le adesioni delle Case dei Figli di Santa Maria Immacolata di Genova, Pra,<br />
Rivarolo, Siena e Lugnano in Teverina. In ultimo Mons. Migone lesse il seguente<br />
preziosissimo autografo del Santo Padre:<br />
Al diletto figlio P. Antonio Piccardo<br />
porgiamo affettuosi rallegramenti<br />
per i dieci lustri di operoso sacerdozio<br />
che il Signore gli ha fatto compiere<br />
e con la benedizione Apostolica che gli inviamo di cuore<br />
esprimiamo non solo la benevolenza del padre,<br />
ma anche l'augurio che veda crescere il numero<br />
e non diminuito lo zelo dei Figli di S. Maria Immacolata.<br />
Dal Vaticano, 6 giugno 1918<br />
BENEDICTUS PP. XV<br />
Il P. Piccardo, pieno di commozione, con parole di viva riconoscenza, ringraziò tutti i<br />
presenti, i lontani benefattori, gli amici e alunni. Rivolse un pensiero ai suoi diletti alunni<br />
soldati, a tutti i suoi cari defunti, e porse un omaggio di specialissima <strong>gratitudine</strong> al Sommo<br />
Pontefice Benedetto XV, che si degnò decorarlo e confortarlo con il paterno Suo autografo e<br />
con l’Apostolica Benedizione. A tutti i presenti alla festa il P. Piccardo distribuí una devota<br />
immagine-<strong>ricordo</strong> dell’Immacolata, copia di quella che <strong>nel</strong> 1854 il Santo Padre Pio IX donò<br />
ai Prelati, i quali assistettero alla definizione dogmatica dell’Immacolata Concezione di<br />
Maria. A tergo dell’immagine fu stampata questa nobilissima iscrizione, composta dal P.<br />
Ignudi.<br />
<strong>ANTONIO</strong> <strong>PICCARDO</strong><br />
CONSACRATO IN GENOVA AL SACERDOZIO<br />
IL VI GIUGNO MDCCCLXVIII<br />
NELLO STESSO ANNO DIRETTORE<br />
ALLA CASA INIZIATA<br />
DA GIUSEPPE FRASSINETTI<br />
PER L’AVVIAMENTO DI GIOVINETTI POVERI<br />
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AGLI STUDI ECCLESIASTICI<br />
OND’EBBE FAUSTA ORIGINE LA CONGREGAZIONE<br />
DEI FIGLI DI SANTA MARIA IMMACOLATA<br />
DI QUESTI PRIMO SUPERIORE GENERALE<br />
AL CINQUANTESIMO DI SÍ DOLCI MEMORIE<br />
CONFORTATO DALLA BENEDIZIONE<br />
DEL SANTO PADRE BENEDETTO XV<br />
ASCENDE IN ROMA L’ARA DIVINA<br />
NEL SAN GIOVANNI BATTISTA DEI GENOVESI<br />
IL IX GIUGNO MDCCCCXVIII<br />
PRINCIPIO DELLE PREGHIERE GIUBILARI<br />
CHE CONFIDA RINNOVARE<br />
FRA COLLEGHI PARENTI ALUNNI AMICI<br />
SPERANDO CHE A RENDERE UNANIMI GRAZIE<br />
A GESÚ E A MARIA<br />
LI ADDUCA IL MUTUO VINCOLO<br />
DI CELESTI FORTI INDEFETTIBILI AFFETTI<br />
CHE ABBIA SUGGELLO OVE IL GIOIR S’INSEMPRA<br />
I Collegi dei Figli di Maria, di Genova, Pra, Rivarolo, Siena, Lugnano, mandarono indirizzi<br />
e lettere affettuose di riconoscenza e di omaggio; e simili testimonianze offrirono gli alunni,<br />
che sono sotto le armi, e molti sacerdoti già alunni del P. Piccardo, quando era Rettore del<br />
Seminario. I telegrammi inviati furono sessantatré; gli scritti, fra lettere e biglietti, ascesero<br />
al numero di circa seicento.<br />
Non pochi e tutti pregevoli furono i doni ricevuti dal P. Piccardo <strong>nel</strong>la fausta ricorrenza<br />
giubilare. Primo è il dono dell’autografo del S. Padre, con ricchissima cornice in pergamena<br />
e con fregi d’oro a mano.<br />
Monsignor Giuseppe Migone, Cameriere Segreto Partecipante di Sua Santità, offrí una<br />
pianeta bianca in seta. Il Conte Saladino Saladini-Pilastri, senatore, compagno fin dalla<br />
prima educazione del P. Piccardo, gli fece pervenire, come omaggio suo e della Contessa<br />
sua Consorte, un magnifico quadretto incorniciato in pelle con l’immagine in argento<br />
rilevato di S. Antonio, un sonetto elegante e affettuosissimo, e mazzi di fiori. Don Albera,<br />
Rettore Maggiore dei Salesiani, una pregevole opera di molti volumi. La Marchesa Emilia<br />
Carrega presentò una lucerna preziosa in maiolica di antica fattura. Mons. Francesco Faberj,<br />
Canonico di S. Pietro in Vaticano, inviò un ricchissimo amitto, finemente ricamato. Il P.<br />
Antonio Gilardi dell’Istituto di S. Calocero in Milano, già alunno del P. Piccardo e già<br />
Missionario in Cina, donò un’artistica e preziosa cassetta, bellissimo lavoro fatto da cinesi.<br />
Il dottor Alfonso Fontana fece omaggio di una grande medaglia in argento che ha <strong>nel</strong> dritto<br />
l’effigie di S. S. Leone XIII (anno XXVI) e a tergo l’immagine di Gesù che dà le chiavi a S.<br />
Pietro; il Comm. Gio. Pasquale Scotti, Direttore della Tipografia Vaticana, regalò un<br />
Breviario con legatura di lusso in quattro volumi. La Madre Giuseppina Troiani, Superiora<br />
Generale dell’Istituto di Santa Dorotea, donò un servizio per thè in finissima maiolica<br />
giapponese. I sacerdoti dell’Istituto dell’Immacolata in Roma offrirono un ritratto del Santo<br />
Padre Benedetto XV. Gli studenti dei PP. Stimmatini lessero e presentarono un indirizzo di<br />
ossequio con fascetta di pergamena leggiadramente decorata. La Signora Maria Pizzorni<br />
vedova Lanata e le signorine Teresa ed Anna Lanata, pronipoti del P. Piccardo, mandarono<br />
da Genova una stola di tela finissima d’argento, ricamata in seta e in oro; il cav. Luigi<br />
Augusto Cervetto, bibliotecario della Civica Berio di Genova, inviò parecchi suoi eruditi<br />
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opuscoli; il Sig. Carpaneto, proprietario e successore della Libreria A. Lanata, regalò libri e<br />
una collezione di artistiche immagini di Maria Vergine. L’avv. Don Conte fece omaggio<br />
d’un magnifico volume di arte. La signorina Cecilia Agrosta offrí un bellissimo indirizzo. I<br />
benefattori genovesi e i parenti vollero accrescere la gioia della festa, inviando generose<br />
offerte, che ascesero alla somma di quasi diecimila lire, le quali in gran parte furono raccolte<br />
di sua iniziativa dalla signora Giuseppina Gambaro n. De Ferrari. Nella nota spedita dalla<br />
stessa signora troviamo il nome dell’Ill.mo Sig. Conte Ernesto Lombardo, che offrí la bella<br />
somma di cinquemila lire. A tutti quanti i benefattori e a ciascuno vadano le piú vive azioni<br />
di grazie per parte dei Figli di Maria, i quali invocano sopra di essi le piú elette benedizioni<br />
per una carità, nobilmente pietosa e opportuna.<br />
Dono poi accettissimo fecero al P. Piccardo più di cento sacerdoti, già suoi alunni, che <strong>nel</strong><br />
giorno del giubileo, 6 giugno, applicarono la S. Messa secondo l’intenzione del loro antico<br />
Direttore e Padre, giusta la proposta fatta ad essi con la circolare già ricordata. Un gran<br />
numero di altri Monsignori e sacerdoti delle Diocesi di Genova e di Chiavari inviarono<br />
poesie, lettere e telegrammi. Si canti dunque un inno di grazie a Dio e alla Vergine<br />
Immacolata per la riuscita felice della funzione giubilare del P. Piccardo. Tributo di<br />
riconoscente omaggio sia reso al Sommo Pontefice Benedetto XV, che si degnò benedire e<br />
nobilitare le feste con la Sua Augusta partecipazione; un vivo ringraziamento sia offerto a<br />
quanti in qualunque maniera vi presero parte. E tutto infine ridondi a gloria del Sacerdote<br />
Eterno, Gesù Cristo, ad onore della sua Divina Madre, Maria Immacolata, a trionfo della<br />
sua Chiesa, a maggior decoro e bene di tutto il clero cattolico, che <strong>nel</strong> P. Piccardo trova un<br />
luminoso esempio delle opere egregie, che può compiere un sacerdote, fedele alla sua<br />
vocazione, ai suoi Superiori e al Sommo Pontefice, Pastore, Maestro, Padre universale del<br />
clero e del popolo cristiano.<br />
P. LUIGI PROFUMO S. I.<br />
NOTE PERSONALI<br />
(Dall’Archivio della Casa Generalizia)<br />
Nato a Voltri il 14 dicembre 1844 da famiglia distintissima, egregiamente educato, compí<br />
con il fratello Ing. Tommaso <strong>nel</strong> Collegio Nazionale di Genova il corso Ginnasiale e Liceale.<br />
Di là per seguire la voce di Dio che lo chiamava al Sacerdozio, passò al Seminario per lo<br />
studio della Teologia. Quivi, mentre già Diacono e Prefetto della Camerata dei Piccoli,<br />
attendeva il giorno della sua Ordinazione, dal suo condiscepolo, il Ch. G. Battista Semino, che<br />
gli fu piú tardi collaboratore e morí Canonico di Nostra Signora Assunta in Carignano, gli fu<br />
fatta proposta di assumere la direzione dell’allora nascente Istituto dei Figli di Santa Maria<br />
Immacolata, poiché il Ven. Priore di Santa Sabina, il Frassinetti, <strong>nel</strong>le cui mani era sorto e che<br />
da anni lo dirigeva <strong>nel</strong>lo spirito, aveva chiesto chi in quell’ufficio lo sostituisse, non potendo<br />
lui, parroco attendervi, né volendo Pietro Olivari che ne aveva temporaneamente il governo,<br />
lui secolare e Direttore della Tipografia degli Artigia<strong>nel</strong>li, piú oltre essere capo di una Casa di<br />
giovani chierici. Accettò di buon grado il Piccardo l’invito. E il Frassinetti sulle ottime<br />
referenze che di lui ebbe, ne fu pienamente soddisfatto.<br />
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Ma <strong>nel</strong>l’attesa che il giovane Diacono, ordinato Sacerdote, potesse assumere quell’ufficio,<br />
il Frassinetti fu da repentino morbo rapito il 2 gennaio 1868, senza che neppure avesse potuto<br />
con lui incontrarsi. Nell’ottobre pertanto dell’anno medesimo, con il pieno consenso di S. E.<br />
Rev.ma Mons. Andrea Charvaz, allora Arcivescovo di Genova, assunse il Piccardo la<br />
Direzione dell’Istituto che era allora appena la terzo anno.<br />
Da quel punto la vita di Don Piccardo si fonde e compenetra con quella della Pia Casa dei<br />
Figli di Maria. Egli non visse piú che per essa. Tutte le sue piú belle doti di cuore e di<br />
ingegno, le piú felici risorse del suo genio intraprendente e calmo ad u tempo, oculato e<br />
costante, le simpatie che ben presto si cattivò tra il ceto Signorile dei cattolici genovesi, donde<br />
attingeva gli aiuti pecuniari per i suoi giovinetti <strong>nel</strong>la massima parte poverissimi, lo spirito di<br />
dedizione completa per la loro formazione morale e culturale, ove palesò qualità singolari di<br />
valente educatore, l’amabilità del tratto, il segreto di un regime autorevole e insieme paterno,<br />
tutto in una parola, mise in opera a pro della Pia Casa, che per lui giunse ad una invidiabile<br />
prosperità. Né fu contento di questo; che oltre alla Casa di Genova altre due ne aperse che<br />
fossero come avviamento o complemento alla principale: quella di S. Giuseppe in Pra per gli<br />
alunni piú piccoli e quella della S. Famiglia a Rivarolo, che si trasformò piú tardi in Collegio<br />
secolare floridissimo. Quanto alla Casa di Genova, che contava ormai piú di cento alunni,<br />
poteva essa ben dirsi un nuovo Seminario. Fu allora che Mons. Tommaso Reggio, succeduto<br />
<strong>nel</strong> 1892 a Mons. Salvatore Magnasco, che la Casa dei Figli di Maria aveva tanto<br />
efficacemente sovvenuta e sostenuta, volendo dare ai vari Seminari dell’Archidiocesi un<br />
indirizzo uniforme, nominò il P. Piccardo Direttore generale di tutti i Seminari. Nel qual alto<br />
ufficio durò egli sette anni ristorando le finanze del grande Seminario e instaurando quel<br />
regime paterno che era che era a lui famigliare ed era altresì <strong>nel</strong> desiderio di Mons. Reggio.<br />
Succeduto <strong>nel</strong> governo dell’Archidiocesi Mons. Edoardo Pulciano la Casa dei Figli di Maria,<br />
che già per le nuove disposizioni di Mons. Reggio aveva sofferto non poco <strong>nel</strong>la quasi totale<br />
assenza del P. Piccardo, dovette cessare affatto da ogni sua attività in Diocesi. , non avendo<br />
essa fondamento giuridico, nata e cresciuta com’era, appoggiata solo alla benevolenza degli<br />
Arcivescovi che ne apprezzavano altamente l’utilità provvidenziale: e volendola d’altra parte<br />
il novello Arcivescovo incorporata al Seminario e a quello volendo aggiudicati i fondi donde<br />
essa traeva sussistenza. Fu allora che il Piccardo, ritirandosi dall’ufficio di rettore dei<br />
Seminari Diocesani giudicò venuto il momento di addivenire alla trasformazione dell’Opera<br />
in vera e propria Congregazione, cosa di cui già da anni si era andato maturando il disegno da<br />
lui e dai suoi primi collaboratori e sul consiglio e le premure di alte dignità ecclesiastiche. E<br />
apparve provvidenziale che recatosi a Roma per iniziarvi le pratiche, S.S. Leone XIII e per lui<br />
il Cardinale Respighi, suo Card. Vicario gli comandassero di aprire una Casa in Roma che<br />
fosse di valido aiuto alla instaurazione della disciplina Ecclesiastica per il numeroso<br />
contingente di Sacerdoti e di Chierici accorrenti in Roma per ragioni di studi Superiori.<br />
Incontrato cosí all’opera che corrispose all’aspettazione il gradimento e le simpatie del<br />
Venerato successore di S. S. Leone XIII, Pio X, risolta ogni vertenza con l’Arcivescovo<br />
Pulciano, ebbe agio di gettare le basi della nuova Congregazione Pontificii juris che fu<br />
definitivamente approvata con Motu proprio il 21 maggio 1904.<br />
Di essa fu Superiore Generale fino alla morte estendendone l’attività anche<br />
<strong>nel</strong>l’Archidiocesi di Siena con il fondarvi l’Istituto S. Cuore che all’Archidiocesi arrecò e<br />
arreca ottimi frutti. A Roma il P. Piccardo cessava di vivere tra il compianto degli antichi e<br />
dei nuovi figli, il cui affetto e la cui venerazione non gli vennero mai meno, il 3 novembre<br />
1925 in età di anni 81.<br />
Dal Cielo, dove, come è da sperarsi, gode ora il premio del suo lungo lavoro, egli guarda e<br />
protegge la nostra Congregazione, che slargando la cerchia delle sue attività, al primitivo<br />
10
scopo della educazione ed istruzione della gioventú religiosa, aggiunse quella del S.<br />
Ministero a Fiumicino e a Porto in Italia e quella ancora delle missioni in Argentina, mentre in<br />
Roma prosegue felicemente l’opera sua <strong>nel</strong>l’Istituto Ecclesiastico di Via del Mascherone,<br />
confortata dalla benevolenza speciale della S. Sede e del Vicariato, benevolenza che con<br />
l’aiuto del Cielo e il patrocinio dell’Immacolata confida non demeritare mai per l’avvenire.<br />
SAN PIO X<br />
ED IL <strong>PICCARDO</strong><br />
11
PRIMO SUPERIORE GENERALE<br />
DELLA CONGREGAZIONE<br />
DEI FIGLI DI SANTA MARIA IMMACOLATA<br />
P. GIOVANNI VACCARI<br />
Roma 1951<br />
STAB. TIPO-LITOGRAFICO V. FERRI<br />
Via delle Coppelle 16/8<br />
Il 20 agosto 1914, il Santo Padre Pio X "benedicendo alla pace e non alla guerra" 1 ,<br />
terminava quasi improvvisamente la sua santa esistenza; dinnanzi al profilarsi del primo<br />
conflitto mondiale, con la prevedibile sequela di lutti e di rovine, il suo grande paterno cuore<br />
cessò di battere.<br />
Il mondo intero si commosse alla scomparsa di Pio X e spontaneamente lo definí "la prima<br />
vittima della guerra".<br />
Il P. Antonio Piccardo, primo Superiore della Congregazione dei Figli di Maria<br />
Immacolata, che al defunto Pontefice era unito dai piú stretti vincoli di filiale devozione e<br />
intima riconoscenza, <strong>nel</strong>l'apprendere la ferale notizia, scrisse una circolare per le sue Case<br />
religiose, in cui scolpisce la figura di Pio X con queste parole:<br />
“Pio X nostro, ben può dirsi, Autore, Benefattore Augusto e Padre amantissimo e<br />
amabilissimo".<br />
Questa definizione non era dovuta alla commozione del momento, ma aveva suo<br />
fondamento <strong>nel</strong>la genuina realtà dei fatti, come lo attestano e proclamano la sua diretta opera<br />
per la costituzione della Congregazione e gli incessanti atti di paterna bontà e sovrana<br />
generosità.<br />
1 Risposta al messaggio dell’imperatore Francesco Giuseppe di Austria.<br />
12
- I -<br />
Nella prima metà. del mese di ottobre 1902, al palazzo del Vicariato di Roma, si svolgeva<br />
tra il Card. Vicario Pietro Respighi e Don Antonio Piccardo, Direttore dei Figli di Maria di<br />
Genova questo colloquio, riferito in una sua nota di cronaca dal P. Antonio Minetti:<br />
“Ho sentito che voi avete aperto diversi collegi a Genova, ora bisogna che ne apriate uno<br />
qui a Roma.<br />
Il S. Padre Leone XIII vorrebbe, e lo desiderava già da tempo, che si aprisse un collegio<br />
per i Chierici e Sacerdoti studenti che vengono a Roma dalle province, ed abitano in case<br />
private”.<br />
“Come posso assumere questa impresa?” rispose Don Piccardo.<br />
“Voi, aggiunse il Card Vicario, siete l'uomo della Provvidenza e dovete assumervi questa<br />
impresa, parlatene con i vostri Sacerdoti della Casa di Genova e poi mi darete una risposta.<br />
All'Arcivescovo direte che il Cardinale Vicario vi ha pregato di aprire una casa a Roma e<br />
non potrà avere nessuna difficoltà”.<br />
Io veramente ero venuto per avere le norme onde fondare la Congregazione ... “<br />
“Si farà, anche questa, ma prima occorre che apriate il Collegio; poi si penserà alla<br />
Congregazione”.<br />
Don Piccardo tornò a Genova, espose la proposta del Card. Vicario giusta il desiderio del<br />
Papa e i Sacerdoti risposero "A Roma non si dice mai di no".<br />
Ad un mese di distanza da questo colloquio, l'Istituto Ecclesiastico Maria Immacolata<br />
aveva già iniziato la sua vita; per il primo anno, sua provvisoria sede fu l'ospizio dei Cento<br />
Preti al Lungo Tevere Vallati e quindi <strong>nel</strong>la sua propria definitiva sede <strong>nel</strong> Palazzo Sinibaldi<br />
in Via del Mascherone, già antica residenza dei Cavalieri Teutonici.<br />
Ad un anno poi dalla sua fondazione, sia per il suo interno funzionamento, come per i<br />
risultati morali e scolastici conseguiti dagli alunni dell'Istituto, si. ebbe la conferma che la<br />
fiducia in Don Piccardo e suoi collaboratori era stata ben riposta.<br />
“E poi si penserà alla Congregazione ..."<br />
Il Cardinale Vicario aveva impegnato la sua parola, 1'Immacolata l'aveva raccolta, e voleva<br />
esaudire le lunghe ardenti aspirazioni dei suoi figli devoti e fedeli.<br />
Era intanto il 4 agosto 1903, salito alla Cattedra di S. Pietro il Cardinale Giuseppe Sarto,<br />
Patriarca di Venezia, con il none di Pio X; questi confermando per suo Vicario a Roma il<br />
Card Respighi, prese sotto la sua personale protezione Don Piccardo e l'opera dei Figli di<br />
Maria; alla luce degli avvenimenti si scorge in modo evidente che Egli era il Papa destinato<br />
dalla Provvidenza a dare forma canonica all'Opera sgorgata dal grande cuore sacerdotale del<br />
Priore Giuseppe Frassinetti, dallo stesso Pio X definito “Sacerdote di sublime pietà e di<br />
singolare dottrina”.<br />
Il primo passo, anzi vero passo obbligato, a raggiungere la perfezione giuridica dell'Opera<br />
dei Figli di Maria, fu la erezione della Congregazione di diritto diocesano romano, con il<br />
Decreto 8 Dicembre 1903 che comincia con le parole “Anno 1866 Sacerdos Joseph<br />
Frassinetti” e porta la firma del Card. Vicario Pietro Respighi.<br />
Per arrivare però a questo, vi furono non lievi e non poche difficoltà: lo conferma uno<br />
scritto del Card. Respighi dell'11 settembre 1903 inviato a Mons. Francesco Faberi, che era il<br />
suo rappresentante presso i Figli di Maria: “Mi preme di poter riuscire con sollecitudine a<br />
superare ogni difficoltà”, ciò si poté avverare perché di fianco al Cardinale Respighi si era<br />
messo lo stesso Sommo Pontefice Pio X, come é dimostrato dalla relazione di due udienze,<br />
concesse a Don Piccardo il 20 ottobre e 14 novembre del 1903.<br />
In rapporto alla prima udienza, D. Tommaso Gaggero, <strong>nel</strong>le memorie che ha lasciato,<br />
scrisse: “Pio X assicurò il Direttore, in presenza di Mons. Arcivescovo di Genova, che le<br />
cose della Casa dei Figli di Maria erano aggiustate”. E in rapporto alla seconda, Don Minetti<br />
scrisse <strong>nel</strong>le sue preziose note di cronaca che il Papa disse al Direttore: “A poco a poco si<br />
13
farà tutto”. La erezione della Congregazione diocesana romana è stata definita ''il primo passo<br />
obbligato"; cosí è di tutte le istituzioni e il raggiungimento della meta ultima, ossia il<br />
riconoscimento di diritto pontificio per un Istituto religioso è lungo e spesso molto lungo.<br />
Pio X per i “suoi" Figli di Maria, sentiva dilatarsi sempre piú i palpiti del suo.cuore paterno<br />
e solo qui troviamo la ragione per cui decise di accelerare i tempi.<br />
Egli, raffigurato dall’Ignis ardens di Malachia, avendo impostato il suo programma<br />
pontificale sul motto paolino: “Instaurare omnia in Christo", cominciando dal Clero, si sentí<br />
istintivamente portato verso il Padre Piccardo e i suoi figli che lo coadiuvavano con tanto<br />
zelo, tanto sacrificio e tanta generosità, in questo campo, <strong>nel</strong> centro stesso della cattolicità e<br />
della sua Diocesi di Roma; questo sentimento si fondava non sole sull'affetto a Padre Piccardo<br />
ma anche sulla <strong>gratitudine</strong> per quanto già aveva operato per la Chiesa e per la stima e fiducia<br />
per il lavoro che veniva compiendo sotto il suo sguardo e sotto le sue direttive.<br />
Questo affetto, questa <strong>gratitudine</strong>, questa stima, questa fiducia, fecero dire a Pio X <strong>nel</strong>la<br />
udienza a P. Piccardo del 27 Marzo 1904, come riferisce il P. Minetti: “Venite qualche volta a<br />
trovarmi". ""<br />
Mentre Pio X faceva questo paterno invito, studiava già il modo di dare al suo dilettissimo<br />
figlio la piú grande ed intima soddisfazione di vedere il fastigio del perfezionamento giuridico<br />
di quella opera che aveva preso bambina dalle mani del Fondatore e l'aveva portata a<br />
rigoglioso sviluppo; nessuno però immaginava fin dove poteva arrivare questa veramente<br />
sconfinata paterna bontà.<br />
Il sabato 21 maggio 1904, vigilia della Pentecoste, Pio X in una udienza» concessa al Suo<br />
Cardinale Vicario Pietro Respighi, gli comunicava.con una decisione piú unica che rara negli<br />
annali della Chiesa, che intendeva concedere il Decretum laudis alla Congregazione dei Figli<br />
di Santa Maria Immacolata, elevandola in questa eccezionale maniera, a neanche sei mesi di<br />
distanza dalla erezione in ente religioso di Diritto diocesano, in quello di Diritto pontificio.<br />
.Pio X volle questa erezione speciale, perché l'Istituto dei Figli di S. Maria Immacolata fosse<br />
il primo ad avere da lui il Decretum laudis e cosí i suoi membri potessero essere i figli<br />
primogeniti <strong>nel</strong> campo delle Congregazioni religiose.<br />
Nel "Motu proprio" di erezione, che comincia con le parole "In nomine Christi: Amen.<br />
Nell'udienza benignamente accordata da Sua Santità Pio X al sottoscritto Card. Vicario il<br />
giorno 21 maggio 1904, ecc." si leggono parole che dimostrano la bontà di Pio X verso l'opera<br />
dei Figli di Maria, "la quale, come si legge al n. 8, benché appena nascente <strong>nel</strong>la forma di<br />
Congregazione, ha meritato la piena fiducia della S. Sede, che ad essa ha affidato uno dei piú<br />
importanti Istituti di educazione ecclesiastica in Roma".<br />
Nello stesso documento, per i Figli di Maria vera "Magna charta" si trova anche scritto la<br />
soluzione della questione della proprietà dei beni che la Opera era venuta ad avere: "Si loda e<br />
si approva, rendendola fin d'ora canonica la donazione di tutti i beni posseduti dai Figli di S.<br />
Maria Immacolata, eretta in Roma con Decreto del Cardinale Vicario in data 8 dicembre<br />
1903.'' (art. l).<br />
A togliere poi ogni dubbio, il "Motu proprio" specifica: “La Congregazione dei Figli di S.<br />
Maria Immacolata avrà piena libertà, anzi vero obbligo di continuare <strong>nel</strong>le Case<br />
dell'Archidiocesi di Genova le opere finora tenute da Don Piccardo e potrà e dovrà la<br />
Congregazione mediante il Superiore Generale, che oggi è lo stesso P. Piccardo, visitarle,<br />
dirigerle e governarle, salvi i diritti dell’Ordinario”. (art. 6)<br />
Pio X poi, quasi a mettere i Figli di Maria sotto il continuo suo sguardo, stabiliva che: "Il<br />
Cardinale Vicario - pro tempore - di Roma sarà il Protettore nato della Congregazione".<br />
(Art.9)<br />
Alla distanza di solo 20 giorni dal "Motu proprio” Pio X provava una vera soddisfazione<br />
che gli dimostrava che "la piena fiducia della S. Sede che ai Figli di Maria ha affidato uno dei<br />
piú importanti Istituti di educazione ecclesiastica in Roma" era stata ben riposta.<br />
14
Il giovedí 9 giugno 1904 il Chierico Adolfo Braccini di Pisa, alunno dell'Istituto<br />
Ecclesiastico Maria Immacolata, veniva scelto insieme ai Chierici Luigi Tonetti del Seminario<br />
Pio e Guglielmo Carozzi del Seminario romano, a discutere una tesi di Teologia, alla presenza<br />
del Papa Pio X e del Sacro Collegio; il Braccini, come pure i colleghi, superò "'<br />
brillantemente la prova, al punto che Pio X si compiacque personalmente congratularsi e<br />
proclamarlo "dottore in Sacra Teologia, della quale doveva poi per 40 anni essere apprezzato<br />
maestro <strong>nel</strong> Seminario Pisano.<br />
- II -<br />
Il "Motu proprio" di Pio X del 21 Maggio 1904 doveva dopo poco piú. di due anni fornire<br />
una nuova occasione per una grande e spontanea dichiarazione ufficiale di benevolenza.<br />
La maniera cosí eccezionale di concedere il "Decretum laudis" fece in seguito sorgere il<br />
dubbio, presso il competente Dicastero dei Religiosi, se si trattasse di una semplice parola di<br />
lode, dato il bene grande operato dai Figli di Maria in Liguria, prima e poi anche in Roma,<br />
oppure del tradizionale "Decretum Laudis" con cui gli Istituti religiosi diocesani venivano<br />
riconosciuti come Enti di diritto pontificio. '"'<br />
Il Card. Vicario Pietro Respighi, come protettore della Congregazione, si interessò della<br />
cosa, e ciò si desume dal documento ufficiale, che sotto forma di lettera in data 8 gennaio<br />
1907 rimise <strong>nel</strong>le mani del Card. Domenico Ferrata, Prefetto della Sacra Congregazione dei<br />
Vescovi e Regolari.<br />
Il documento é scritto in questi termini:<br />
“Nelle disposizioni prese dal S. Padre Pio X il 21 maggio 1904 .... si legge al n. 11 quanto<br />
segue:<br />
“La presente disposizione tiene luogo per la Congregazione dei Figli di S. Maria<br />
Immacolata di "Decretum laudis"<br />
Il P. Antonio Piccardo mi ha riferito che presso la Segreteria di codesta Sacra<br />
Congregazione, si é dubbiosi sull'interpretazione di detto articolo.<br />
Nell'udienza dello scorso sabato, 5 corrente gennaio (1907) il Santo Padre (Pio X) da me<br />
interrogato in proposito, ha dichiarato che avendo Egli stesso dettato quell'articolo di Motu<br />
proprio, senza suggerimento di alcuno, intese di dare un. attestato di specialissima stima e<br />
"benevolenza alla nostra Congregazione, concedendole realmente il Decretum laudis, con tutti<br />
gli effetti canonici, come se lo avesse ricevuto <strong>nel</strong>la forma consueta per organo di codesta<br />
Sacra Congregazione.<br />
Tanto io dovevo comunicare a Vostra Eminenza per incarico ricevuto dalla stessa Sua<br />
Santità.<br />
F. to Pietro Respighi<br />
Protettore della Congregazione dei Figli di S. Maria Imm.ta<br />
La Congregazione deve viva riconoscenza al Card. Ferrata per aver provocato queste<br />
dichiarazioni del Santo Padre Pio X, che hanno confermato le sue particolari intenzioni <strong>nel</strong>la<br />
formulazione del Motu proprio 21 maggio 1904 e che hanno sciolto ogni eventuale dubbio,<br />
prima della scomparsa degli attori del fondamentale documento.<br />
Il 17 giugno successivo al "Motu proprio"del 21 maggio, il P. Piccardo veniva ricevuto in<br />
privata udienza da Pio X per esternargli i grati sensi dell'animo suo e di tutti i Figli di Maria<br />
per l'atto di sovrana degnazione e paterna bontà avuta per loro. Pio X gradí questo doveroso<br />
atto di omaggio e benedisse non solo il P. Piccardo e quelli che erano con lui, ma tutti i Figli<br />
di Maria e i loro alunni concedendo per la circostanza l'Indulgenza Plenaria.<br />
-III -<br />
Eretta la Congregazione religiosa di diritto pontificio, risolta la fondamentale questione<br />
della proprietà dei beni dell'Opera, che la bontà di Pio X aveva affidato per lo studio ai due<br />
15
Eminentissimi Cardinali Pietro Respighi e Raffaele Vivez y Tuto, come arbitri, riservandosi<br />
personalmente la presidenza; procurata una decorosa sede per la Casa generalizia <strong>nel</strong> Palazzo<br />
Sinibaldi in Via del Mascherone, ed ivi costruito anche il locale per il Noviziato,<br />
corrispondente alle prescrizioni canoniche, non restava che mettere il suggello ed iniziare con<br />
la emissione dei voti, la completa vita religiosa, secondo la parola e lo spirito delle<br />
Costituzioni.<br />
La preparazione a questo atto solenne venne affidata a due eminenti figli di S. Giovanni<br />
Bosco, ossia a Don Giovanni Marenco, Procuratore Generale dei Salesiani, e a Don Colussi,<br />
parroco del S. Cuore al Castro Pretorio: erano presenti nove sacerdoti, i quali emisero. la<br />
professione religiosa il mattino della domenica 2 Ottobre 1904, <strong>nel</strong>le mani del Card. Pietro<br />
Respighi, <strong>nel</strong>la sua qualità di Protettore della Congregazione.<br />
Anche per questa cerimonia, che dava forma completa alla Congregazione, non poteva<br />
mancare una nuova prova della benevolenza paterna di Pio X, ossia la dispensa dal noviziato<br />
dei novi sacerdoti professandi, comunicata personalmente da Pio X al Cardinale Protettore,<br />
<strong>nel</strong>l'udienza concessagli il 24 settembre 1904.<br />
Il Cardinale si compiacque rivolgere un discorso ai nuovi professi, come riferisce sotto la<br />
data "del 2 Ottobre 1904”, il P. Tommaso Gaggero <strong>nel</strong>le sue memorie: Il Cardinale disse che<br />
il Santo Padre Pio X si interessa molto di questa nostra funzione e volle essere presente<br />
nominando Egli stesso il primo Superiore Generale della Congregazione <strong>nel</strong>la persona del P.<br />
Piccardo e concedendo a tutti l'Indulgenza Plenaria.<br />
A cerimonia ultimata, il Cardinale Protettore fece leggere da Mons. Faberi il rescritto.con<br />
cui Pio X eleggeva il primo Superiore Generale della Congregazione.<br />
"dall'udienza dell’1 ottobre 1904.<br />
"Per la maggior gloria di Dio e lo sviluppo della Congregazione, Sua Sannitá Pio X<br />
considerando la virtú, lo spirito religioso, lo spirito di pietà e la devozione alla Sede<br />
Apostolica, del rev. mo Padre Antonio Piccardo, il quale portò a rigogliosissimo frutto<br />
l'opera appena iniziata dal piissimo Sacerdote genovese Giuseppe Frassinetti, lo<br />
elegge, con il piú vivo senso di affetto -ultro libentique animo- Superiore Generale di<br />
tutta la Congregazione per il prossimo sessennio (1904-1910).<br />
f.to Pietro Respighi. Card. Vicario".<br />
La grande e, per i Figli di Maria, veramente storica giornata del 2 ottobre 1904, <strong>nel</strong>la quale<br />
si emisero i primi voti religiosi, seguiti dalla celebrazione di un importante Capitolo generale,<br />
ebbe la sua conclusione due giorni dopo, martedí 4 ottobre, festa di S. Francesco di Assisi, ai<br />
piedi di Pio X, in Vaticano.<br />
Di questa udienza ci lasciò una fedele descrizione il P. Giacomo Bruzzone, che era<br />
presente.<br />
"Il S. Padre Pio X ci accolse con benevolenza. piú che paterna <strong>nel</strong>la sua biblioteca, ci fece<br />
sedere intorno al suo tavolo di studio, intrattenendoci per circa dieci minuti alla Sua Augusta<br />
presenza.<br />
Ci esortò ad essere ubbidienti al Superiore Generale e fedeli alle Costituzioni della nostra<br />
novella Congregazione.<br />
Ci benedisse due volte, ci diede a baciare la Sua Augusta mano augurandoci frutti copiosi<br />
non solo per il lavoro <strong>nel</strong> nostro Collegio di Roma, ma <strong>nel</strong>l'Italia tutta a mezzo dei Collegiali<br />
educati da noi.<br />
Ad multos annos, o Padre Santo, concludeva il P. Bruzzone, Vi conservi il Signore al<br />
nostro affetto e al bene della Chiesa."<br />
La stampa cattolica fece cenno, sia della nostra Congregazione, come di questa udienza del<br />
Sommo Pontefice: riportiamo qui alcune parti di un articolo, dovuto al P. Carlo Olivari,<br />
Direttore del Settimanale genovese "L’Amico delle Famiglie" <strong>nel</strong> suo numero del 30 Ottobre<br />
1904:<br />
16
"La sovrana benevolenza di Pio X ebbe una novella prova allorché Sua Santità il martedí 4<br />
ottobre si degnò ricevere in particolare udienza il Rev.mo P. Piccardo, con i suoi primi<br />
professi e con i suoi primi Novizi.<br />
Si sa della consueta bontà con cui Pio X accoglie quanti vanno a Lui, ma quella che Egli<br />
usò verso i Figli di Maria fu veramente una cordialità paterna.<br />
Parlò ad essi dei favori del Signore e dalla protezione della Madonna, li esortò a<br />
corrispondere alle grazie di Dio, disse del bene che si riprometteva dalla nuova<br />
Congregazione e del Suo gradimento per l'opera che essa già presta a Roma e li benediceva<br />
con effusione di cuore".<br />
Già il primo maggio di questo anno 1904 aveva voluto ammettere alla Sua presenza - come<br />
poi avrebbe fatto in tutti gli anni del Suo Pontificato - con i Superiori, anche tutti gli alunni<br />
dell'Istituto Ecclesiastico Maria Immacolata, aprendo con essi il suo animo e facendo sentire<br />
le vibrazioni del Suo apostolico zelo per innamorarli al bene, <strong>nel</strong> servizio dl Dio e <strong>nel</strong>la cura<br />
delle anime supremi ideali <strong>nel</strong>l'incessante Sua sollecitudine pastorale per tutto rinnovare in<br />
Cristo.<br />
In tutte queste udienza concesse, Pio X volle sempre dimostrarsi Padre e maestro: padre<br />
per le rinnovate manifestazioni del Suo paterno affetto, e maestro per le sapienti norme di vita<br />
ecclesiastica o religiosa che fluivano con assoluta spontaneità da un cuore plasmato sul cuore<br />
stesso del Divino Maestro.<br />
- IV -<br />
Questo affetto non restringeva alle sole parole o si esauriva in vaghe espressioni, ma si<br />
manifestava anche esternamente e materialmente.<br />
Appena eletto Papa, dopo aver confermato a suo Vicario per Roma il Card. Respighi, è<br />
informato che il P. Piccardo ha provvisto con sommo disinteresse, ma anche con grande<br />
sacrificio, un palazzo in Via del Mascherone che in quei giorni si veniva trasformando e<br />
allargando perché potesse corrispondere alla nuova missione di ospitare una grande comunità.<br />
Pio X conosce perfettamente che per rendere ciò possibile, il Piccardo ha dovuto<br />
sacrificare, alienandolo, metà del piazzale di ricreazione <strong>nel</strong>la Casa Madre di Genova, e<br />
spontaneamente si offre per concorrere ad attrezzare il nuovo Istituto, inviando venti letti del<br />
Conclave -letti semplici in ferro come si usa <strong>nel</strong>le comunità religiose- con rispettivi venti<br />
quadri in tela per mettere sopra ai letti, rappresentanti la Madonna di Raffaello.<br />
Invia inoltre altri quadri per corridoi, sale e cappelle ed alcuni di questi anche di un certo<br />
valore artistico come il quadro della S. Famiglia del Capparoni e quello rappresentante Enrico<br />
IV a Canossa del romano Pietro Aldi.<br />
Si compiacque inoltre provvedere apparati per la Cappella, pianete e ternari, e grande<br />
quantità di biancheria per altare, la Congregazione dei Figli di Maria era la sua prima<br />
creatura <strong>nel</strong> campo delle istituzioni religiose e ad essa diede tutto il suo cuore come un padre<br />
può fare par il suo primogenito.<br />
- V -<br />
Il Santo Padre Pio X si é sempre trovato, anche in seguito al fianco dei “suoi” Figli di<br />
Maria in tutto quello che poteva riguardare la vita della Congregazione, le sue necessità<br />
come pure le sue iniziative.<br />
Nell'anno stesso 1904, anno <strong>nel</strong> quale la Congregazione raggiunse il suo perfezionamento<br />
giuridico, la Chiesa veniva ricordando con manifestazione di particolare solennità, il<br />
cinquantenario della proclamazione del dogma dell'Immacolato Concepimento di Maria.<br />
In tutto il mondo cattolico si veniva celebrando il fausto avvenimento <strong>nel</strong>la maniera piú<br />
solenne. Non poteva e non doveva mancare a questo mirabile inno che i figli elevavano<br />
17
all'Immacolata, una strofa, riboccante di riconoscenza e di affetto da parte della novella<br />
Congregazione, che sotto il suo sguardo era nata e sotto la sua protezione, si era sviluppata.<br />
Il Superiore Generale P. Antonio Piccardo, che il suo provvidenziale e fecondo apostolato<br />
aveva svolto, secondo lo spirito del Frassinetti, innamorando gli alunni delle sue tre particolari<br />
devozioni: Eucaristia, Immacolata e il Papa, non si lasciò sfuggire questa favorevole<br />
occasione, per promuovere particolari solennità in tutte le Case e volle che <strong>nel</strong>la Casa<br />
Generalizia di Roma e <strong>nel</strong>la Casa Madre di Genova fossero celebrate con il maggiore<br />
possibile splendore, come pubblica e devota attestazione di filiale riconoscenza per le grazie<br />
straordinarie che Essa si era compiaciuta di concedere ai suoi figli, proprio <strong>nel</strong>l'anno<br />
giubilare.<br />
Queste feste di Roma e di Genova, che si svolsero a chiusura dell'anno scolastico 1904-905<br />
furono precedute da un atto, soffuso di mistico e sublime significato.<br />
Il Superiore Generale P. Antonio Piccardo, accompagnato da tutta la Comunità di Roma, in<br />
una udienza che Pio X si era compiaciuto accordare, aveva voluto deporre <strong>nel</strong>le auguste mani<br />
del Santo Pontefice l'offerta della Congregazione per la nuova aurea e gemmata corona di cui<br />
aveva stabilito cingerne la fronte dell'Immacolata in S. Pietro: tra i riflessi della regale corona<br />
e il fulgore delle sue preziose gemme, espressione di vivo amore di milioni e milioni di cuori,<br />
non poteva mancare un raggio di scintillante luce per eternare la riconoscenza dei Figli di<br />
Maria alla loro amatissima Madre.<br />
Nella lieta circostanza delle feste giubilari, filiale <strong>gratitudine</strong> da una parte e paterno affetto<br />
dall'altra, si incontrarono i cuori e gli animi dei Figli di Maria con quelli del Papa Pio X; delle<br />
feste di Roma, il Papa volle esserne informato dal Cardinale Vicario, e per le feste di Genova,<br />
si compiacque inviare quattro magnifiche palme di fiori per l'altare, confezionate<br />
esclusivamente con piume di uccelli della varia e ricca fauna brasiliana.<br />
Il Papa gradí tanto un messaggio che gli aveva mandato il Padre Piccardo e si compiaceva<br />
rispondere con parole e sentimenti che, come carezza materna, scendono <strong>nel</strong>l'intimo dei cuori:<br />
Egli telegrafava a Genova:<br />
“Congregazione Figli di Maria aveva titoli speciali<br />
per celebrare cinquantesimo definizione Immacolata.<br />
Santo Padre lieto tali feste giubilari siano onorate presenza vari Vescovi e soprattutto<br />
Mons. Arcivescovo Diocesano, donde trae buoni auspici per le opere della benemerita<br />
Congregazione, la benedice di cuore insieme ai Superiori e agli alunni, antichi e moderni dei<br />
Collegi della Liguria e di Roma, convenuti ad onorare Maria <strong>nel</strong>la Casa dei Figli suoi.<br />
Card. Merry del Val.<br />
Questo messaggio di Pio X, <strong>nel</strong>la frase che ricorda la presenza "sopratutto Mons.<br />
Arcivescovo Diocesano" dà una particolare nota alla benevolenza del Papa per i Figli di<br />
Maria.<br />
La trasformazione dell'Opera in Congregazione, lo spostamento del centro da Genova a<br />
Roma, le inevitabili interferenze tra i Figli di Maria e la Curia Genovese, dato lo scopo di<br />
avviare i giovani alla carriera ecclesiastica, avevano fatto sorgere discussioni, riserve ed anche<br />
qualche diffidenza. Pio X si era deciso a mettersi al fianco dei Figli dl Maria e il 21 Maggio<br />
1904 aveva dettato un Motu proprio che, mentre inseriva l'Opera dei Figli di Maria <strong>nel</strong> tronco<br />
vitale della Chiesa cattolica come regolare Congregazione religiosa di diritto pontificio, aveva<br />
risolto tutte le pendenze in modo da rasserenare l'orizzonte.<br />
All'atto del Papa rispose l'Arcivescovo di Genova e rispose in quel modo che mette in<br />
risalto la sua uniformità ai voleri del Papa, la sua personale virtú e la rettitudine delle sue<br />
intenzioni. Per le feste giubilari dell'Immacolata <strong>nel</strong>la Casa di Genova, l'Arcivescovo venne<br />
tra i Figli di Maria a celebrare la S. Messa della Comunione e si compiacque sedere con loro a<br />
18
quella mensa, dove erano presenti tra gli antichi alunni, oltre duecento sacerdoti; in quel<br />
giorno un bel sole tolse ogni zona d'ombra.<br />
- VI –<br />
Il Piccardo volendo i solenni festeggiamenti all'Immacolata dispose che si ricordasse anche<br />
il Fondatore, Priore Giuseppe Frassinetti del quale proprio <strong>nel</strong>l'ottava della festa<br />
dell'Immacolata il 15 Dicembre del 1904, ricorreva il primo centenario della nascita: felice<br />
coincidenza anche questa, per cui era possibile festeggiare con l'Immacolata Patrona, la<br />
memoria di chi, gettandone le basi, volle a Lei Sacro quell'Istituto che fu la pupilla degli occhi<br />
suoi.<br />
Il Superiore Generale P. Antonio Piccardo non si contentò di semplici commemorazioni o<br />
rievocazioni, ma volle erigere al Fondatore un monumento, stanziando, insieme al Suo<br />
Consiglio Superiore, a fondo perduto, la somma, allora ingente, di lire centomila per la<br />
stampa di tutti i suoi scritti, editi e inediti, che diede una collana di 15 volumi, vero arco<br />
trionfale attorno alla gigantesca figura di Giuseppe Frassinetti.<br />
Di questa poderosa e ponderosa iniziativa ne fu informato il Papa Pio X con lettera del 24<br />
giugno 1906, pregandolo <strong>nel</strong>lo stesso tempo di compiacersi accettare la dedica dell'Opera<br />
omnia.<br />
“La prima edizione completa delle opere del Sac. Giuseppe Frassinetti, dice la lettera, non<br />
poteva con migliori auspici vedere la luce che con l’essere a Voi dedicata, Beatissimo Padre.<br />
E noi ponendo mano a questa pubblicazione, siamo lieti di potere ad un tempo rendere<br />
omaggio di venerazione filiale a Colui, che a buon titolo, consideriamo come Fondatore del<br />
nostro Istituto ed un attestato di ossequio e di <strong>gratitudine</strong> a Voi, Beatissimo Padre, che questo<br />
nostro Istituto, ora fatto Congregazione, avete riguardato e riguardate sempre con bontà<br />
veramente patema.<br />
E tanto piú ne siamo lieti, perché ... confidiamo fare cosa sommamente opportuna ai tempi<br />
nostri calamitosi e che bene risponde al concetto di quella restaurazione di ogni cosa in Cristo,<br />
che fu da Voi cosi felicemente proclamato <strong>nel</strong> primo inizio del Vostro glorioso pontificato ..."<br />
Pio X non si é accontentato far sapere che gradiva l'iniziativa ed accettava la dedica delle<br />
pubblicazioni del Frassinetti, erano i suoi prediletti figli che prendevano una generosa<br />
iniziativa, e con la data del 23 luglio 1906 volle inviare al Superiore Generale P. Antonio<br />
Piccardo, una "Lettera personale".<br />
In questo augusto documento, che impreziosisce la prima pagina dell'Opera omnia, Pio X<br />
dice che l'iniziativa di stampare le opere edite ed inedite del Frassinetti, è una cosa<br />
provvidenziale: <strong>nel</strong> suo lungo ministero pastorale aveva avuto modo di apprezzare la<br />
precisione e il retto spirito di tali scritti, che sono vera scuola di Santità.<br />
Pio X vuol mettere in rilievo la sapiente moderazione, che é caratteristica dell'autore e che<br />
é oggi particolarmente utile per la restaurazione della vita cristiana <strong>nel</strong> popolo.<br />
Acconsente volentieri che l'edizione sia dedicata al Suo Nome, specialmente per il bene<br />
che ne verrà alla Chiesa; ha parole di lode e plauso al P. Piccardo e ai suoi figli per<br />
l'opportunità della iniziativa e per i sacrifici che impone la sua realizzazione, e tutti<br />
singolarmente intende benedire.<br />
- VII -<br />
Il cuore paterno di Pio X verso i Figli di Maria aveva sempre nuovi palpiti tutte le volte<br />
che si presentava qualche favorevole occasione: il 9 luglio si ricorda <strong>nel</strong>la casa di Genova il<br />
25.mo di Sacerdozio dei primi collaboratori di P. Piccardo, ossia D. Tomaso Gaggero, Don<br />
Carlo Olivari e Don Giobatta Mantero, ed Egli volle essere presente inviando un telegramma<br />
con la Sua Apostolica Benedizione.<br />
19
Il 28 Giugno 1907 si inaugura la nuova artistica Cappella al Collegio Sacra Famiglia di<br />
Rivarolo Ligure, che viene benedetta dall'Arcivescovo di Genova Mons. Edoardo Pulciano e<br />
il Papa dona un completo servizio di candelieri per 1'altare. 2<br />
Lo stesso P. Minetti <strong>nel</strong>l'estate del 1909 presenta al Papa la sua grammatica di canto<br />
gregoriano; è la prima opera del genere che si stampa in Italia, suscitando un vero consenso<br />
tra i Seminari, gli Istituti religiosi e le scuole di canto; Pio X che con suo Motu proprio del 22<br />
novembre 1903 aveva dato un nuovo indirizzo alla musica sacra in genere, ebbe per P. Minetti<br />
le lodi piú ampie e gli fece anche inviare dalla Vaticana parecchie copie dei libri di canto<br />
gregoriano per la cui stampa il P. Minetti aveva fatto particolare scuola ai tipografi.<br />
Questo umile religioso, scomparso il 12 Luglio 1931 lasciando un profumo di vera santità<br />
non si é accontentato di mettere a disposizione dei Chierici e dei fedeli un manuale per<br />
imparare il canto gregoriano, ma tanto fece presso il Superiore Generale P. Antonio Piccardo,<br />
che questi si decise a cedere gli indispensabili locali, <strong>nel</strong> suo Istituto, perché vi si potesse<br />
iniziare quella scuola Superiore di Musica Sacra che stava tanto a cuore a Pio X. La<br />
inaugurazione fu fatta il 5 gennaio 1911 e la Casa Generalizia dei Figli di Maria ebbe l'onore<br />
di vedere per la circostanza tra le sue mura il Cardinale Mariano Rampolla del Tindaro e i<br />
Maestri Lorenzo Perosi, Raffaele Casimiri, Licinio Refice e Giulio Boezi.<br />
Pio X ne provò gioia vivissima, perché era sicuro che da questo centro la riforma della<br />
musica sacra si sarebbe diffusa in tutto il mondo; il 4 novembre 1911 mandava al Card.<br />
Rampolla, <strong>nel</strong>la sua qualifica di Protettore della Associazione Santa Cecilia e della Scuola<br />
Superiore di Musica Sacra, una "Lettera personale" di rallegramento e di auspicio, e in tale<br />
documento volle eternare la benemerenza dei Figli di Maria per aver favorito l'inizio del<br />
funzionamento della.auspicata Scuola Superiore.<br />
La “Lettera personale” comincia con le parole "Expleverunt desiderii nostri", e <strong>nel</strong>la<br />
traduzione italiana dice: "Corrisposero appieno alla viva nostra aspettazione i frutti consolanti<br />
raccolti, come Ci venne riferito, dagli alunni della Scuola istituita in Roma il passato anno<br />
(scolastico) sotto i buoi auspici dalla Pia Società di S. Cecilia ed ospitata generosamente <strong>nel</strong>la<br />
Sua Casa dal diletto figlio Antonio Piccardo, Superiore della Congregazione dei Figli di S.<br />
Maria Immacolata....."<br />
- VIII -<br />
La grande bontà di Pio X verso il P. Antonio Piccardo ebbe manifestazioni di vera.<br />
famigliarità e si sarebbe tentati di dire di fraterna intimità: quando lo scorgeva, anche in<br />
pubbliche udienze, lo chiamava a sé per dirgli una parola speciale, rivestita sempre di quella<br />
sua particolare arguzia, che denotava la serenità del suo animo e il palpito del suo cuore<br />
paterno.<br />
Una sera il P. Piccardo, dopo la sua privata udienza, voleva presentare a Pio X due nipotine<br />
che in quella mattina avevano fatta la loro prima comunione. Il Papa anziché farle chiamare<br />
perché fossero introdotte alla Sua presenza, insieme ai loro famigliari, si alzò e disse al P.<br />
Piccardo: “Andiamo noi a cercare le bambine, intanto facciamo due passi”; la bianca figura<br />
del Papa Pio X apparve improvvisamente in una delle sale dell'appartamento pontificio e con<br />
la sua dolce e soave parola consolò e benedisse le bimbe e la loro famiglia.<br />
Il P. Piccardo veniva ricevuto da Pio X con una discreta frequenza e sempre gli consegnava<br />
qualche <strong>ricordo</strong>.<br />
2 Il 23 settembre dello stesso anno 1907, il P. Antonio Minetti, conoscenza personale di Pio X<br />
celebra il suo giubileo per il 25° di Sacerdozio, e il Papa gli dona una sua fotografia con un<br />
magnifico autografo, che oggi è anche preziosa reliquia.<br />
20
Il Papa gli diceva: “Avete niente da chiedermi?” P. Piccardo varie volte, animato da questa<br />
condiscendenza del Pontefice, gli presentava qualche domanda per particolari facoltà e Pio X<br />
vi scriveva sopra di proprio pugno la concessione; per questa ragione <strong>nel</strong>l'archivio della Casa<br />
Generalizia conserviamo con religiosa cura sei fogli separati che portano la data dal 1906 al<br />
1910, contenenti preziosi autografi del Santo Pontefice.<br />
Tra queste facoltà sono da ricordare quella di poter celebrare in tutte le Case della<br />
Congregazione una Messa <strong>nel</strong> Giovedí Santo e quella che concede 300 giorni di indulgenza ai<br />
membri della Congregazione ed alunni delle case che reciteranno la preghiera della Madonna<br />
della Divina Provvidenza.<br />
- IX -<br />
L'anno 1910 si riallaccia al 1904 per gli atti di nuova paterna bontà e di sovrana generosità<br />
per la Congregazione.<br />
Il P. Piccardo aveva deciso di sistemare quel braccio dell’antica proprietà dei Sinibaldi,<br />
chiamato "il granaio" per poter aumentare le possibilità dell'Istituto Ecclesiastico,<br />
trasformando quel locale e rialzandolo di un piano, ne fece la sede dell'Istituto Ecclesiastico<br />
vero e proprio, mentre il palazzo Sinibaldi veniva destinato a Sede del Pensionato e degli<br />
ospiti.<br />
È stato questo un lavoro che importò sacrifici non pochi e non lievi, ed anche in questa<br />
circostanza, Pio X volle dare il suo contributo con varie offerte; il giorno poi della<br />
inaugurazione, 15 dicembre 1910, che coincideva con i festeggiamenti centenari in onore di<br />
S. Carlo Borromeo concesse a quanti vi parteciparono, l'indulgenza plenaria, con un suo<br />
venerato autografo.<br />
Il 1910 rimane però inciso a caratteri d'oro <strong>nel</strong>la storia della Congregazione per un altro<br />
fatto, anzi storico fatto, ossia la sua definitiva approvazione come Istituto religioso di diritto<br />
pontificio e per l'approvazione ad tempus delle nuove Costituzioni.<br />
Il Superiore Generale P. Antonio Piccardo, <strong>nel</strong>la sua circolare del 21 giugno 1910<br />
scriveva: “Mi é sommamente grato darvi il lieto annunzio che il S. Padre Pio X <strong>nel</strong>la sua<br />
speciale benevolenza che si degna concederci, il 4 del presente giugno, aderendo al Voto<br />
della Congregazione plenaria dei Religiosi, tenutasi in Vaticano il 3 giugno stesso, festa del<br />
Sacratissimo Cuore di Gesú, concedeva il Decreto di approvazione definitiva del nostro<br />
Istituto e 1'approvazione ad sexennium delle nostre Costituzioni. Raccomando che sia sempre<br />
conservata viva memoria dei giorni 3 e 4 giugno come date particolarmente memorabili <strong>nel</strong>la<br />
storia della nostra Congregazione”.<br />
Nella stessa Circolare il P. Antonio Piccardo ricorda l'udienza che Pio X concesse ai Figli<br />
di Maria, con queste parole:<br />
“Ripetiamo spesso la giaculatoria: Domine messis, mitte operarios in messem tuam”.<br />
Questo è anche il desiderio del Santo Padre Pio X, il quale <strong>nel</strong>l'udienza dell'11 giugno<br />
(1910) quando insieme al Consiglio ci recammo ai Suoi piedi per ringraziarlo di tanta<br />
degnazione avuta verso di noi, fra le altre dolci e care parole disse queste:<br />
" Desidero che siate molti, per.che facciate molto bene <strong>nel</strong>la Chiesa”.<br />
Questa espressione di Pio X è stata come un programma per il P. Piccardo, il quale<br />
moltiplicò il suo industrioso zelo per poterlo realizzare, e <strong>nel</strong>la stessa giornata, dopo un<br />
colloquio con l'Arcivescovo di Siena Mons. Prospero Scaccia, cominciò a preparare il terreno<br />
per allargare anche in Siena l'operosità dei Figli di Maria in quell'Istituto del S. Cuore, che<br />
proprio in questi giorni ha rievocato il quarantennio di sua fecondissima esistenza.<br />
“Deve esser conservata la memoria di un'altra data particolarmente memorabile in questo<br />
anno 1910, ossia quella del 2 ottobre <strong>nel</strong>la quale i primi sacerdoti professi, fecero i loro voti<br />
perpetui e <strong>nel</strong>lo stesso giorno aprí il terzo Capitolo generale, al quale parteciparono tutti i<br />
21
sacerdoti della Congregazione, capitolo <strong>nel</strong> quale fu riconfermato come Superiore Generale il<br />
P. Antonio Piccardo.<br />
Questo Capitolo, <strong>nel</strong> quale furono studiati i mezzi per orientare l'attività delle varie Case<br />
della Congregazione secondo lo spirito delle Costituzioni e le direttive del Papa, si concluse il<br />
6 del lo stesso ottobre ai piedi di Pio X in Vaticano.<br />
“Il S. Padre, é scritto in una relazione conservata in Archivio, manifestò a tutti e<br />
specialmente al Rev.mo P. Piccardo la sua benevolenza paterna e la sua sovrana compiacenza<br />
per il felicissimo esito del Capitolo generale e tutti con paterni consigli e con la sua<br />
benedizione confortò a continuare sulla buona via <strong>nel</strong>l'esatta osservanza delle Costituzioni e<br />
stringendo sempre piú i vincoli della santa carità fraterna”. 3<br />
- X -<br />
Il cuore di Pio X si consolava, quando poteva constatare personalmente che qualche<br />
giovane si aggregava alla Congregazione ed emetteva i suoi voti religiosi; questi giovani, che<br />
tra il 1905 e il 1914 fecero la professione religiosa, ebbero il grande privilegio di essere<br />
presentati a lui dal P. Piccardo, di baciarne la mano e riceverne questa direttiva “pregate il<br />
Signore che vi faccia buoni preti e religiosi”.<br />
Il 20 settembre del 1908, gli furono presentati dal P. Piccardo il postulante Giacomo<br />
Peluffo e un suo compagno 4 , Pio X si affissò in Peluffo e gli mise la mano sulla testa; certo il<br />
Santo Pontefice sentiva vicino a sé un giovane privilegiato per la sua angelica virtú e per la<br />
sua mente elettissima.<br />
Alla distanza di quasi 5 anni, il mattino del primo luglio 1913, il P. Piccardo, in una<br />
udienza, tra le lagrime, domandò al Papa una particolare benedizione per il giovane professo<br />
Peluffo, che era al termine della sua terrena giornata; Pio X0 gli concesse la facoltà di invitare<br />
il Vice Gerente di Roma, Mons. Giuseppe Ceppettelli, Patriarca di Costantinopoli a conferire<br />
al caro infermo la prima tonsura e i quattro ordini minori.<br />
La cosa non si poté eseguire, perché il Peluffo, rivestito della stola della sua innocenza se<br />
ne volava in seno al suo Signore, pochi istanti prima dell'arrivo del Vescovo.<br />
Nell'udienza concessa poi ogni anno alla comunità intera Pio X sembrava accendersi di<br />
nuovo fervore parlando ai giovani che si preparavano all'ordinazione sacerdotale, nei professi<br />
studenti vedeva i continuatori delle opere della "sua" Congregazione, e negli alunni<br />
dell'Istituto Ecclesiastico scorgeva i principali collaboratori dei Vescovi che li avevano inviati<br />
a Roma per il perfezionamento dei loro studi e per un completamento della loro formazione<br />
sacerdotale presso il dolce Cristo in terra. In queste udienze il Santo Pontefice versava in quei<br />
giovani cuori, come un effluvio di vita soprannaturale che li accendeva di santo zelo e li<br />
confermava nei piú saldi propositi di bene. Ben ventuno dei venti otto vescovi che l'Istituto<br />
Maria Immacolata ha dato alla Chiese appartengono al periodo del pontificato di Pio X.<br />
- XI -<br />
La provvidenza Divina aveva suscitato in Pio X un Pontefice che ebbe la missione di<br />
restaurare ogni cosa in Cristo, con undici anni di apostolica operosità aveva impresso un<br />
ordine nuovo in tutti i campi, dove si svolge l’attività della Chiesa, <strong>nel</strong> ministero,<br />
<strong>nel</strong>l’insegnamento, <strong>nel</strong>la rivendicazione della purezza della dottrina cristiana, <strong>nel</strong>la musica<br />
sacra e specie <strong>nel</strong> canto gregoriano, <strong>nel</strong>la rivendicazione dei diritti e della libertà della Chiesa,<br />
<strong>nel</strong>la prassi di ammettere i piccoli alla prima comunione, <strong>nel</strong> Diritto canonico promovendone<br />
l'opera grandiosa della codificazione, nei Dicasteri della Curia romana, <strong>nel</strong>l’orientamento,<br />
3 Dal "Cittadino" di Genova 8/10/1910<br />
4 È l'estensore di questa memoria.<br />
22
adeguato ai bisogni dei tempi, dei cattolici <strong>nel</strong>la vita politica specie in Italia e <strong>nel</strong>le opere di<br />
assistenza sociale.<br />
Si avvicinava il momento <strong>nel</strong> quale il Suo Angelo Custode, messaggero dell'Eterno Pastore,<br />
gli avrebbe detto: “Orsú, servo buono e fedele entra <strong>nel</strong> gaudio del tuo Signore”.<br />
Il 20 agosto 1914, mentre si accendevano, come é detto al principio, le fosche vampate della<br />
prima guerra mondiale, Pio X, che il popolo <strong>nel</strong> suo infallibile intuito aveva proclamato il<br />
“Papa Santo” dinanzi allo scempio che cominciava a devastare l'Europa ne ebbe il cuore<br />
spezzato e offrendosi come vittima per la pace e salvezza del mondo si ricongiungeva al suo<br />
Signore. In questo atteggiamento di. offerta, lo ha voluto effigiare il Quattrini <strong>nel</strong> monumento<br />
che i Cardinali da lui creati gli hanno eretto in S. Pietro.<br />
La sua scomparsa impressionò il mondo cattolico e si ripercosse con particolare intensità<br />
sopra i Figli di Maria Immacolata, per quel sentimento di filiale affetto e doverosa<br />
riconoscenza che essi dovevano “al loro Padre”.<br />
Il Superiore Generale P. Antonio Piccardo <strong>nel</strong>la stessa data del 20 Agosto 1914 inviò alle<br />
Case una Circolare <strong>nel</strong>la quale chiamava Pio X “nostro autore, benefattore augusto, padre<br />
amantissimo e amabilissimo" e diede le disposizioni per i suffragi da farsi in tutte le Case.<br />
La figura morale di Pio X fu, scolpita <strong>nel</strong>la semplice lastra di marmo, soprastante la modesta<br />
arca contenente la venerata salma:<br />
PIUS P.P. X<br />
pauper et dives<br />
mitis et humilis corde<br />
reique catholicae vindex fortis<br />
restaurare omnia in Christo<br />
satagens pie obiit<br />
20 augusti 1914<br />
A questa tomba, come ad altare, ha subito cominciato ad avvicinarsi il popolo; fiori, candele,<br />
tabelle votive denotavano il progressivo sentimento di venerazione verso la sua memoria e di<br />
impetrazione di grazie, per la sua Santità, che veniva universalmente riconosciuta.<br />
Si cominciò per tempo a raccogliere memorie e documenti per la Causa di Beatificazione. Il<br />
Superiore Generale P. Antonio Piccardo mandò al Postulatore, Abate Pierani dei<br />
Vallombrosiani, il suo voto con queste parole:<br />
“Al Voto unanime che da tante parti del mondo cattolico si leva per la Beatificazione<br />
dell'amabile Pontefice Pio X unisco il suo fervidissimo e quello della Congregazione, Antonio<br />
Piccardo, Superiore Generale dei Figli di S. Maria Immacolata, affrettando con i desideri e<br />
con le preghiere il giorno in cui la soavità, la carità, lo zelo, la fortezza di un Papa si degno,<br />
avranno anche quaggiú <strong>nel</strong> devoto ossequio dei popoli, tra gli splendori del culto, la meritata<br />
glorificazione. Roma 8 maggio 1924”.<br />
Nel 1943 il regnante Pontefice Pio XII, esauriti i processi diocesani, prese la decisione di<br />
introdurre la Causa con il processo Apostolico.<br />
È stata questa la scintilla che ha nuovamente illuminato la santa figura di Pio X ed ha<br />
suscitato un numero di Postulatorie da parte di Cardinali, Vescovi, Superiori ecclesiastici e<br />
religiosi, quale difficilmente si può raggiungere in altre Cause.<br />
Il Vicario Generale della Congregazione P. Lorenzo Parodi, con la data del 12 giugno 1943,<br />
presentò una Postulatoria al Santo Padre, anche a nome del Consiglio Superiore, dei membri,<br />
dei collaboratori, alunni ed ex alunni della Congregazione.<br />
La Postulazione diceva:<br />
“La nostra adesione é materiata di ammirazione e <strong>gratitudine</strong>: di ammirazione, perché Pio X<br />
in pieno secolo XX ha riprodotto l'immagine del Buon Pastore, rinnovando cosí, vera luce del<br />
mondo e sale della terra, tutto in Cristo; di <strong>gratitudine</strong> per i vincoli particolari che ci legano al<br />
suo apostolico ministero e ci danno la grande gioia di poterlo chiamare ''nostro Padre".<br />
23
Enumerati questi vincoli particolari, la Postulatoria concludeva:<br />
“È naturale quindi, Beatissimo Padre, che i Figli di S. Maria Immacolata, che in cosí larga<br />
maniera hanno esperimentato la bontà di tanto Pontefice, santamente gioiscono di vedere la<br />
Sua ascesa verso gli splendori dell'aureola e sono sicuri che mentre essi otterranno un nuovo<br />
Protettore in. Cielo, ne avrà lustro il Pontificato romano, ne avrà grande gloria la Chiesa e ne<br />
verrà tanto bene alle anime, aspirazione e movente di ogni atto pastorale e di ogni pastorale<br />
sollecitudine del Santo Pontefice”.<br />
- XII -<br />
Il grande momento è giunto: il Papa Pio XII ha ascoltato la voce che cielo e terra, intrecciando<br />
palme e lauri, elevavano al suo Predecessore e Maestro, ne ha sublimato la celestiale figura<br />
<strong>nel</strong>la luminosa gloria del Bernini, proclamandolo Beato.<br />
La glorificazione del mite Pio X ha reso angusta la Basilica Vaticana, e il mondo cristiano,<br />
commosso ed attonito si é prostrato ai piedi della sua urna, pregando ed implorando.<br />
Dinanzi al nuovo Beato, i Figli di S. Maria Immacolata, con amore filiale, con fede profonda,<br />
con fiducia assoluta, ripetono le parole che il P. Piccardo aveva scritto sotto il quadro di S.<br />
Giuseppe <strong>nel</strong>l'atrio del Collegio di Pra:<br />
Respice de coelo, Beate Pie, et vide<br />
et visita vineam istam quam plantavit<br />
dextera tua, et perfice eam ".<br />
IL SUO GIUBILEO<br />
24
SACERDOTALE<br />
( 9 giugno 1918 )<br />
MONS. GIACOMO GHIO<br />
VESCOVO DI URBINO<br />
ROMA<br />
Chiesa San Giovanni dei Genovesi<br />
QUESTE POVERE PAGINE<br />
ECO DELLA LETIZIA INEFFABILE<br />
DELLE AUSPICATE TUE NOZZE D’ORO<br />
TI DED1CH1AMO O PADRE<br />
L’EMPITO DELL’AMORE DEI FIGLI<br />
BEATI<br />
SE QUESTO GIUNGA AL TUO CUORE PATERNO<br />
GRADITO COMPENSO A QUANTO PER ESSI<br />
OPERASTI E SOFFRISTI<br />
25<br />
+ Giacomo Ghio, Arcivescovo di Urbino<br />
Avrei amato meglio di restarmene confuso fra lo stuolo eletto di amici che per celebrare<br />
una data a noi cara, raccoglie oggi attorno a una persona veneranda la cui vita non è certo
priva di significato e di valore <strong>nel</strong>la storia dell’ultimo cinquantennio del clero genovese.<br />
Avrei cosí potuto più intensamente gustare ciò che questa festa ha di intimo e direi quasi di<br />
famigliare per chi col Reverendissimo Padre Piccardo condivise gran parte delle sue liete e<br />
tristi vicende.<br />
Invitato invece a parlare per dare una voce ai pensieri e ai sentimenti che questa festa<br />
suggerisce, ed esprimere il significato a cui assurge, non potei rifiutarmi. Riuscissi almeno<br />
ad essere degli uni e dell’altro l’interprete fedele!<br />
Un elementare riguardo mi impedisce d’illuminare, sia pure di luce attenuata, le preclare<br />
virtú personali del venerando Superiore Generale. Sarebbe fare un torto manifesto ad una<br />
delle sue piú spiccate qualità, quale è la modestia; modestia, alla quale Egli volle sempre<br />
informata la sua vita, anche allora quando l’opera sua apparve coronata dei piú prosperi<br />
avvenimenti.<br />
C’è però qualche cosa che si può e si deve dire: si può dire, perché fatta ormai patrimonio<br />
pubblico; si deve dire, perché il ricordarla non può non riuscire di comune edificazione; ed è<br />
l’impronta da Lui impressa costantemente all’Opera sua, la quale consiste in quella integrità<br />
e austerità di vita che mai si smentí; in quel soffio sicuro di sincera pietà che non si è mai<br />
esaurito, né per volgere di tempo, né per avversità di vicende; in quella calma perseverante<br />
<strong>nel</strong>la lotta per la santa causa, che è la prima condizione di una buona riuscita.<br />
Basterebbero da soli questi contrassegni da me accennati, e che d’altra parte non sono che<br />
una constatazione di indubitabile realtà, per destare la stima e richiamare l’ammirazione piú<br />
viva. Ma in quest’ordine di idee vi ha un’altra cosa, e ben piú importante, che merita almeno<br />
un cenno.<br />
**<br />
È certo che gli uomini, e piú ancora e su piú vasta scala le istituzioni, hanno i loro difetti<br />
e le loro lacune. Senza difetti potrà essere un’istituzione che rimanga confinata <strong>nel</strong> dominio<br />
delle idee; ma se vuol essere cosa reale e viva, se per giunta vuol far vivere, è inevitabile che<br />
paghi il tributo all’infermità umana. L’uomo, ha detto un acuto scrittore, vale per la<br />
valorizzazione dei suoi difetti; onde, non quelle che hanno meno difetti appaiono le migliori<br />
istituzioni, ma bensí quelle che hanno virtú maggiori, piú intense, piú ponderabili e fattive.<br />
Ora <strong>nel</strong>l’Istituzione a cui Padre Piccardo ha saputo dar vita, vi è una virtú nativa che si<br />
affaccia subito allo sguardo dell’osservatore, anche meno esercitato ed è che essa, non<br />
soltanto s’intitola all’Immacolata, ma dell’Immacolata ha lo spirito. Non quindi <strong>nel</strong>la sua<br />
Istituzione un nome vano, ma sotto il nome, la realtà; non un’ombra, ma dietro l’ombra la<br />
sostanza; ed è un soave spirito di purezza, che s’intuisce, si sente, si respira <strong>nel</strong>le sue Case,<br />
si insinua <strong>nel</strong>l’animo e l’animo circonda come di un’atmosfera divina.<br />
Per apprezzare al suo giusto valore una dote sí segnalata, per rendersi conto di quanto<br />
essa abbia di prezioso, basta riflettere un istante all’atmosfera ebbra di piacere, elettrizzata di<br />
passione, gravida di tutti i miasmi che si sollevano da una società in piena decomposizione<br />
morale, decomposizione che oggi tutto pervade e che purtroppo ha delle ignote e possenti<br />
penetrazioni <strong>nel</strong>le anime specialmente giovanili.<br />
Saper creare un’Istituzione e dotarla di energie, è certo gran cosa; ma saperle infondere<br />
uno spirito, che preservi le anime dalle impure infiltrazioni di una società di fango e che la<br />
purezza renda sensibile, è un risultato, che, specialmente oggi, è meritevole di ogni migliore<br />
encomio.<br />
**<br />
Questa dote precipua, congiunta a quelle che più sopra ho ricordato, non poteva non fare<br />
del Padre Piccardo un eminente educatore del giovane clero. Per questa opera delicata ed<br />
ardua, resa piú urgente e necessaria, e <strong>nel</strong>lo stesso tempo piú difficile, dalle condizioni<br />
storiche del nostro paese, Egli possedeva le qualità essenziali.<br />
26
Niuno di noi lo ignora: le vicende politiche e sociali della prima metà del secolo<br />
decimonono hanno avuto <strong>nel</strong> campo religioso, e piú propriamente <strong>nel</strong>l’ecclesiastico, delle<br />
profonde ripercussioni; fatte piú sensibili ancora dalla diuturnità e gravità degli avvenimenti<br />
stessi.<br />
Né furono soltanto questi avvenimenti esterni, che misero a dura prova il clero e le<br />
vocazioni ecclesiastiche, ma piú e specialmente quel moto di idee, quelle violente contese<br />
del pensiero, che quegli avvenimenti stessi prepararono ed accompagnarono, scuotendo<br />
potentemente la compagine della Chiesa, assalendo e conquistando posizioni secolari ed<br />
acquisite, lanciando le anime in una tempesta senza precedenti.<br />
La tempesta ebbe dei momenti ben terribili: ed anche là dove la minaccia non incombeva<br />
imminente, vi era però negli animi quel turbamento, che è caratteristico di tutti quanti i<br />
grandi trapassi storici. II ministero inceppato, i religiosi espulsi, i migliori sacerdoti<br />
perseguitati o tenuti in sospetto, le file del clero ogni giorno piú diradantisi, gli illusi che<br />
trionfavano, e ovunque i facili entusiasmi per dottrine ancora mal definite, e la confusione<br />
delle idee imperante, dicono chiaramente quanto grave era il compito di coloro che<br />
dovevano affrontare una tale situazione <strong>nel</strong>le sue immediate ed anche lontane conseguenze.<br />
***<br />
Esorbiterei dai limiti del mio dire se mi dilungassi a illustrarvi l’opera che in questo<br />
lavoro di ricostruzione hanno svolto i nostri saggi e santi Arcivescovi genovesi unitamente<br />
al nostro clero, ammirevole per virtú ed abnegazione. L’austera figura di Monsignor<br />
Magnasco brillerà sempre di luce ineffabile su questo sfondo di avvenimenti ormai lontani,<br />
ma che non cessano tuttavia di conferirle un significato ed un valore inestimabile, e che le<br />
assicurano imperitura riconoscenza. La crisi fu superata con tale ampiezza di risultati, che<br />
faranno sempre onore all’intelligenza ed al cuore del clero genovese. Né sono spenti ancora i<br />
salutari effetti dell’opera sua. Se la Chiesa genovese è quello che è, se l’idea religiosa è viva<br />
e potente sí da esercitare un peso considerevole sulla bilancia dei fattori civili, si deve in<br />
gran parte a questa generazione forte ed attiva di sacerdoti, che seppero compiere prodigi di<br />
zelo degni degli Apostoli. Ma gli Apostoli non vanno se non sono formati ed inviati.<br />
27<br />
***<br />
Fra i benemeriti, che hanno efficacemente contribuito a questo rinnovamento, la storia<br />
religiosa della nostra regione assegnerà un bel posto di onore al Padre Piccardo.<br />
Quando egli iniziò la sua missione, ricevuta dalle mani del Frassinetti, l’Opera, nata<br />
appena, dei Figli di Santa Maria Immacolata per l’avviamento dei giovanetti poveri allo<br />
stato ecclesiastico, il piú urgente bisogno dell’Archidiocesi era appunto quello di colmare i<br />
vuoti prodottisi <strong>nel</strong>le file dei sacerdoti, i quali erano addivenuti cosí scarsi di numero da<br />
essere assolutamente insufficienti ai bisogni.<br />
L’anima generosa di Monsignor Magnasco aveva lanciato il grido evangelico: messis<br />
quidem multa, operarii autem pauci.<br />
I popoli in gran numero erano privi di pastori; il lavoro stringeva ovunque; le braccia<br />
mancavano; le iniziative non trovavano sostenitori: occorreva provvedere urgentemente e<br />
con spirito aperto sui bisogni e sulle esigenze dei tempi.<br />
Padre Piccardo si applicò a quest’opera con tutto lo slancio dei suoi giovani anni,<br />
valorizzato dalle sue virtú, dalla tenacia della sua volontà e dalla sua fede. Prodigo delle sue<br />
sostanze, là dove le sue risorse personali non giungevano, seppe trovare <strong>nel</strong>la carità pubblica<br />
che sempre corrispose ai suoi appelli, i mezzi indispensabili per l’opera sua. Una<br />
generazione di sacerdoti crebbe all’ombra tutelare dell’Immacolata, nutrita di ideali e di forti<br />
e silenziose virtú: conobbe le difficoltà, le privazioni e il sacrificio generoso; temprò l’animo
alle avversità, coltivò il fuoco sacro dell’apostolato e seppe formarsi un cuore grande per i<br />
grandi compiti che l’attendevano.<br />
In questo Ministero Padre Piccardo trovò campo per sviluppare le sue qualità singolari di<br />
educatore. Visse con la gioventú e la gioventú seppe formare a salde virtú sacerdotali.<br />
Quanti lo hanno conosciuto <strong>nel</strong>l’opera sua possono testimoniare delle eminenti sue doti <strong>nel</strong><br />
rivelare all’anima giovanile la bellezza dell’ideale sacerdotale, sorreggendola sull’aspra via<br />
con la utilizzazione di tutte le sue buone risorse.<br />
Egli predicava soprattutto con l’esempio, con l’abnegazione personale, primo sempre fra<br />
tutti <strong>nel</strong> condividere i sacrifici della vita comune. I sacerdoti da lui formati, e non sono<br />
pochi, tutti testimoniano con la prova dei fatti che il suo metodo fu fecondo di buoni<br />
risultati; e che Egli ha ben meritato dell’Archidiocesi genovese.<br />
28<br />
***<br />
E di stima profonda e riconoscenza grande gli hanno sempre dato prova i Pastori<br />
genovesi, sia Mons. Magnasco, sia ancora Mons. Reggio, il quale in momenti ben difficili,<br />
lo volle anche a dirigere il Seminario Diocesano. Né gli mancarono gli incoraggiamenti ed i<br />
conforti dei Sommi Gerarchi. E Pio IX, gloria immortale delle nostre Marche, benedisse i<br />
suoi primi passi e confortò i suoi primi sacrifici; e Leone XIII lo volle in quest’alma Roma<br />
ad esplicarvi l’opera sua, tanto l’apprezzava quel Grande. Il santo Papa Pio X lo coperse<br />
della sua protezione e a piene mani gli versò in cuore il balsamo consolatore; ed il<br />
magnanimo Pontefice Benedetto XV, gemma fulgidissima della nostra Genova, a<br />
testimonianza dell’augusta Sua benevolenza, gli inviava testé in prezioso autografo una<br />
benedizione cosí paternamente effusa, che al leggerla, Padre Piccardo dovette fare forza a se<br />
stesso per non prorompere in un profluvio di lacrime. Se sante e benedette sono le mani che<br />
lavorano a sollevare le rovine del passato ed a preparare con nuove istituzioni l’avvenire,<br />
non mancherà certamente a Padre Piccardo anche questa forma di riconoscenza.<br />
***<br />
Superata la crisi, ridonata alla Diocesi la falange dei suoi lavoratori, sorto d’altro lato per<br />
l’opera provvida di Pio X il progetto del nuovo ordinamento dei Seminari, era naturale che<br />
anche l’Opera di Padre Piccardo assumesse nuove forme e in esse effondesse la sua vitalità.<br />
Circostanze disposte dalla Divina Provvidenza vollero che essa si allargasse, prendendo<br />
forma di una Congregazione religiosa. Chi avesse osservato con animo penetrante l’opera<br />
dei Figli di Maria, tenendo conto della grande ala di idealità, del patrimonio di virtú e di<br />
pensiero che le aveva legato l’anima pura del Frassinetti, gli sarebbe stato facile intuire che<br />
essa possedeva tutti gli elementi per dar vita a un Corpo religioso. L’anima esisteva con tutte<br />
le sue forze vive; bisognava e bastava crearle attorno un organismo che fosse allo stesso<br />
tempo strumento e incarnazione di quello spirito.<br />
E la nuova formazione, sotto la spinta degli avvenimenti, venne; e permettetemi di<br />
crederlo, essa rappresenta il pieno sviluppo dell’idea frassinettiana. La pianta è formata, ha<br />
gettate le sue radici; se ne possono legittimamente attendere i frutti, la spiga, piena, matura,<br />
biondeggiante ai raggi del sole.<br />
Le istituzioni, come gli individui, hanno delle leggi che presiedono al loro sviluppo e<br />
regolano la loro attività con un decorso lento, ma sicuro. Sarebbe pericoloso affrettare le<br />
soste che la natura ha segnato. È l’estate che fa maturare i frutti: e i frutti verranno e la<br />
messe sarà grande, quale m’è dolce fingermela col pensiero. Ne è sicuro pegno lo spirito del<br />
Frassinetti, che è spirito di fede, di purezza e di apostolato: ne è pegno la protezione<br />
dell’Immacolata, che <strong>nel</strong>le Case della Congregazione riscosse e riscuote sempre un culto<br />
filiale: ne è pegno ancora la relazione che l’Opera ha con le necessità del grave momento
storico che attraversiamo ed i bisogni che s’imporranno paurosi <strong>nel</strong>l’immediato avvenire al<br />
Clero e alla Chiesa.<br />
29<br />
***<br />
Noi non ci siamo ancora riavuti dal grave turbamento che la guerra europea ha prodotto<br />
negli animi. Abbiamo assistito in tempo assai breve a troppe catastrofi: edifici e istituzioni,<br />
scosse violentemente <strong>nel</strong>le loro basi; conquiste che apparivano passate ormai <strong>nel</strong> sicuro<br />
dominio della società, naufragate; valori umani che sembravano inconcussi, capovolti. È<br />
tutto un mondo che scompare, né possiamo dire fin dove ci condurrà la logica ferrea degli<br />
avvenimenti. E chi potrebbe fin d’ora prevedere con sicurezza quali ripercussioni avrà la<br />
guerra <strong>nel</strong> campo religioso ed ecclesiastico, <strong>nel</strong> dominio delle anime e della fede? Questo<br />
soltanto possiamo prevedere, che vi peserà come incubo immane: però quali forme concrete<br />
prenderà, niuno lo può dire. Una cosa è certa: che i compiti dell’avvenire saranno per il clero<br />
enormi. Ci troviamo a vivere in un periodo di bufera tale, che al suo paragone quella<br />
sopportata dal Frassinetti potrà sembrare un giuoco da fanciulli.<br />
Domani un lavoro gigantesco si imporrà, e sarà quello di ricostruire. La Chiesa in ogni<br />
tempo ha trovato in sé le energie per assolvere quest’opera, servendosi di tutti i buoni<br />
elementi, ed attirando a sé tutti i buoni fattori. Mi è dolce pensare che in quest’opera<br />
benedetta dal cielo troverà un buon posto di lavoro l’Istituzione di Padre Piccardo. Ciò che<br />
prima di tutto s'imporrà, sarà la formazione di nuove legioni di sacerdoti, che abbiano attinto<br />
al contatto dell’aspra realtà la chiara visione della loro missione con cuore ben saldo e<br />
l’animo temprato all’amarezza degli avvenimenti e disposti ad ogni sacrificio.<br />
Bisognerebbe essere ben tardi d’ingegno e sprovvisti del senso della realtà per non vedere<br />
questa relazione che coi bisogni dei tempi nuovi ha un’Istituzione, la quale pone fra i suoi<br />
fini essenziali l’avviamento della gioventú allo stato ecclesiastico. Per quanto piccolo possa<br />
essere il contributo che essa fosse per arrecare, non sarebbe perciò meno prezioso e<br />
provvidenziale. Tempi verranno nei quali bisognerà fare appello ad ogni forza; e sarà quindi<br />
vero delitto dissiparne anche un sol briciolo.<br />
Permettetemi di augurarmi che in questa nuova arena, la quale sarà lasciata alla disputa<br />
dei forti, l’istituzione di Padre Piccardo abbia ad affermarsi con una forza pari alla sua spinta<br />
iniziale, pari alla spinta che l’ha sempre animata, pari alla grandezza dei compiti e dei<br />
bisogni incombenti.<br />
Se io vi esorto ad entrare risolutamente per questa via, lo faccio per un senso di realtà che<br />
non credo errato e per la convinzione che ìl frutto, che ne proverrà, sarà degno delle gloriose<br />
tradizioni del clero genovese. Cercare di ristorare le rovine accumulate <strong>nel</strong>la Casa di Dio;<br />
apparecchiare nuovi lavoratori <strong>nel</strong>la mistica vigna del Signore, prestare valido soccorso in<br />
quest’opera ai Pastori delle Diocesi; sorreggere le energie esistenti e suscitarne delle nuove;<br />
ecco il mezzo per ben meritare <strong>nel</strong> domani della causa di Dio e della Chiesa.<br />
***<br />
II cinquantesimo della Vostra Messa, Reverendissimo Padre Piccardo, invece di<br />
prepararvi ad un onorato riposo, Vi apre una prospettiva di nuovo e più intenso lavoro. Ma<br />
sarebbe far torto alla generosità del Vostro spirito e a tutto ciò che <strong>nel</strong> passato ha formato e<br />
nutrito la Vostra vita, supporre che una tale prospettiva possa menomamente sgomentarvi.<br />
Che anzi, con S. Paolo, Voi con tutto l’animo vi protendete verso l’avvenire, tutto<br />
sorpassando, purché in ogni modo possiate compiere il vostro corso ed assolvere l’opera<br />
affidatavi da Dio (Philip.,111,12,13).<br />
Permettetemi di trarre da questi sentimenti, che so essere i veri sentimenti del Vostro<br />
cuore, i migliori auspici per l’avvenire dell’Opera Vostra. Questa festa, <strong>nel</strong>la quale siete<br />
circondato dall’affetto e dall’ammirazione di tutti i Vostri figli, di quanti Vi conoscono e
stimano, viene a coronare cinquant’anni di lavoro indefesso, illuminato e pieno di fede,<br />
rafforzato ad ogni istante dall’esempio delle Vostre salde e modeste virtú, fecondato dalle<br />
sofferenze e dalle avversità, che non sono mai mancate a Voi e alla Vostra Opera, come non<br />
mancano ad alcuna opera, contrassegnata dalla benedizione di Dio.<br />
Non so se abbiate nulla a rimproverarvi, sebbene ciò sarebbe umano in chi ha tanto<br />
vissuto e tanto lavorato; ma c’è una cosa che Vi assolve dinanzi alla coscienza ed innanzi a<br />
Dio, ed è la fede e la rettitudine con cui avete sempre lavorato. Si può talora errare <strong>nel</strong><br />
proseguimento di un’opera di bene; ma il cuore retto, che cerca in ogni cosa Dio, è una forza<br />
che tutto redime, che nobilita tutto.<br />
Sarei indiscreto se volessi toccare anche da lontano i dolori e le lacrime che hanno spesso<br />
nutrito l’anima Vostra, i martirii che avete consumati in silenzio: essi sono scritti in cielo e<br />
ciò Vi basta. Una sola cosa voglio aggiungere, e la dico con legittima soddisfazione, e con la<br />
convinzione sicura che essa corrisponde a verità, e che nessuno potrebbe smentire.<br />
Esaminando l’Opera alla quale la Vostra vita fu ed è tutt’ora congiunta, non si può fare a<br />
meno di riconoscere in essa i contrassegni di un’opera voluta e benedetta da Dio. È<br />
insegnamento di fede che ogni opera buona richiede un concorso Divino: <strong>nel</strong>la Vostra,<br />
quest’azione Divina ha lasciato delle orme visibili. È questa la più legittima soddisfazione<br />
che Vi possa arridere in questo giorno, così ricco di ricordi del passato, di ansie pel presente,<br />
di propositi per l’avvenire.<br />
A Voi che avete posto cosí in alto, in cielo, le Vostre ambizioni, poco cale dell’elogio<br />
degli uomini. Vi basta l’approvazione Divina; e questa, anche attraverso alle inevitabili<br />
lacune e difetti, l’Opera Vostra la possiede, e noi siamo lieti di riconoscerlo, lieti anche che<br />
essa formi la Vostra gioia più bella, perché nessuno potrà rapirvela.<br />
Con questa certezza, io raccolgo tutte le voci e i ricordi del passato, iniziative conseguite,<br />
ideali raggiunti, sacrifici compiuti, lotte superate: raccolgo tutti i sentimenti che si affollano<br />
in tumulto <strong>nel</strong> Vostro cuore; i desideri che agitano la Vostra anima; il pensiero di quanti con<br />
Voi furono uniti negli stessi ideali e negli stessi propositi; la voce degli scomparsi che Vi<br />
furono compagni di lavoro ed ancora supplicano per Voi, e li porgo per le mani del<br />
Frassinetti a Dio, pregandolo di accoglierli, benedirvi e continuarvi la sua assistenza <strong>nel</strong>le<br />
asprezze del presente e negli inevitabili dolori dell’avvenire. E Voi, innalzando l’Ostia di<br />
propiziazione al cielo, degnatevi di ricordarvi di quanti l’Opera Vostra hanno seguito con<br />
intelletto d’amore; di quanti oggi si stringono attorno a Voi, e supplicano l’Onnipotente a<br />
prolungare la Vostra vita, a fecondare la Vostra pel rifiorimento dell’Opera Vostra, pel bene<br />
che se ne attende la Chiesa, per il contributo prezioso che i nuovi tempi aspettano da Voi.<br />
30
NEL RICORDO<br />
DELLA SUA MORTE<br />
31
In die trigesimo<br />
MONS. GIACOMO GHIO<br />
VESCOVO DI URBINO<br />
Roma<br />
Chiesa S. Giovanni Battista dei Genovesi<br />
3 dicembre 1925<br />
Ai RR. PP. della Congregazione dei Figli di Santa Maria Immacolata<br />
A Voi dedico queste poche pagine che parlano del vostro, del comune nostro Padre. Sono<br />
state scritte con lo stesso dolore che voi avete sofferto e sono bagnate delle stesse lacrime.<br />
Altri meglio di me avrebbe potuto dire di Lui, delle sue virtú e delle sue opere; nessuno,<br />
oso pensarlo, l’avrebbe potuto fare con piú amore e devozione.<br />
La sua dolce figura, che riverbera quella del Fondatore, sia sempre presente ai vostri<br />
sguardi; la sua anima non si allontani mai dalla vostra; il suo spirito dimori in voi e vi sia di<br />
incitamento ad emularne le virtú e a far progredire la Congregazione verso quei maggiori<br />
incrementi, verso quelle mete lontane che Egli ha sognato <strong>nel</strong> suo pensiero e che da voi si<br />
attende.<br />
E tutti ci benedica dal cielo con quell’amore e con quell’affetto paterno di che in terra ci<br />
diede ognora le prove piú soavi.<br />
Roma, <strong>nel</strong>la Festa dell’Immacolata, 1925.<br />
V’è chi ha lasciato un nome e<br />
se ne possono celebrare le lodi. (Sir. 44, 8).<br />
32<br />
+ GIACOMO GHIO<br />
Arcivescovo di Urbino.<br />
In questa chiesa stessa, or è poco piú di un lustro, alla presenza della maggior parte di<br />
voi, si celebrava una festa il cui <strong>ricordo</strong> non è peraltro spento. Ricordate: tutto era letizia<br />
allora a noi d’intorno: il sorriso era sui volti, e lieti pensieri fiorivano <strong>nel</strong> nostro animo <strong>nel</strong><br />
seguire un vegliardo venerando che <strong>nel</strong> cinquantesimo del suo sacerdozio, fra gli incensi e i<br />
fiori, ascendeva all’altare per immolarvi la vittima di pace. Ricordi soavi, echi di eventi
lontani si affollavano <strong>nel</strong>la nostra mente ed i voti piú cari salivano a Dio per lui dai nostri<br />
cuori.<br />
Oggi l’amico, il Padre incomparabile non è piú, e noi ci troviamo ancora convenuti qui<br />
dove già assistemmo al suo trionfo, per tributargli l’estrema, la mestissima testimonianza del<br />
nostro affetto, che è riconoscenza, che è preghiera e suffragio, è speranza cristiana che ci<br />
congiunge a lui al di là delle barriere del tempo e dello spazio.<br />
E tocca ancora a me di prendere la parola, non piú per rivolgerla a lui con gli accenti<br />
dell’esultanza, ma per dare una voce al nostro dolore e per raccogliere i sentimenti che<br />
agitano il nostro cuore dinanzi alla tomba di colui che tanto amammo e venerammo.<br />
Egli appartiene al novero di coloro ai quali si possono applicare le parole<br />
dell’Ecclesiastico: V’è chi ha lasciato un nome e se ne possono celebrare le lodi.<br />
La sua giornata fu intera, fu piena, fu operosa: la sua lampada non cessò un istante di<br />
tramandare la sua luce benefica: l’opera che la Provvidenza gli aveva affidato egli la compí<br />
per intero, per cui ben merita l’elogio che lo Spirito Santo fa di coloro nei quali Iddio operò<br />
delle grandi cose: egli lascia un nome, che è un’eredità spirituale; la ricca, la opulenta<br />
eredità delle sue virtú, dei suoi esempi, delle sue istituzioni.<br />
Dupanloup rimpiangeva amaramente la scarsità delle vocazioni <strong>nel</strong>le classi superiori e<br />
chiamava questo un male grande per la Chiesa, per la Nazione, per la dignità e il prestigio<br />
stesso del Clero. Temeva il grande Vescovo che, allontanatosi da ciò che forma la forza e la<br />
testa di un popolo, dall’élite che possiede e governa, il sacerdozio sarebbe decaduto <strong>nel</strong>la<br />
considerazione pubblica; e d’altra parte stimava altamente i vantaggi che al clero possono<br />
derivare dalla posizione sociale e dall’educazione, quando siano divenute ausiliari della virtú<br />
e fattori potenti per il bene.<br />
Padre Piccardo proviene appunto dalla classe agiata. La sua famiglia era delle piú<br />
ragguardevoli, onde egli poté godere il vantaggio di una educazione che sviluppò in lui i<br />
preziosi germi profusi a dovizia da Dio <strong>nel</strong> suo cuore e stampò <strong>nel</strong> suo carattere quella<br />
finezza di tratto, quella distinzione di modi, quella misura e delicatezza di sentimenti che<br />
erano in lui un’attrattiva e una forza. E dalla famiglia ereditò ancora l’abitudine alla serietà e<br />
al lavoro, una felice disposizione alla virtú, la fermezza antica della fede e l’amore alla<br />
Vergine che sarà una delle caratteristiche piú spiccate della sua fisionomia morale. Già<br />
vecchio amava ritornare col pensiero agli anni soleggiati della sua fanciullezza e li trovava<br />
illuminati dallo sguardo di una madre terrena che egli amava quanto un figlio può amare la<br />
genitrice, e da quello della madre celeste, che aveva sorriso a lui sul limitare della vita.<br />
E ricordava con piacere i suoi pellegrinaggi all’Acqua Santa, là dove si uní per la prima<br />
volta con Gesú Eucaristia, là dove udí il primo appello Divino, là ancora dove sentí per la<br />
prima volta <strong>nel</strong> suo cuore i palpiti dell’apostolato.<br />
Egli fu conquistato al sacerdozio dalla Vergine; è <strong>nel</strong>le sue mani che si diede a Dio; è a<br />
Lei che volle consacrata la sua vita e da Lei inspirato ognora il suo zelo, essa l’astro<br />
benefico che illuminò l’alba della sua esistenza, che ne irradiò di luce ineffabile il meriggio,<br />
che scese a consolare le ombre meste della sera della sua giornata sacerdotale.<br />
E Padre Piccardo fu modello di sacerdote. In lui purezza integerrima che cinse di<br />
un’aureola veneranda la sua figura: in lui saldezza e tenacia di propositi protese in uno<br />
sforzo continuo e mai smentito verso il bene: in lui un’umiltà che sorgeva spontanea dal suo<br />
cuore alieno da ogni sentimento altiero ed ambizioso.<br />
In lui spirito di preghiera che gli faceva considerare ogni cosa in quella visione<br />
soprannaturale che è propria dei santi, per cui non era ritardato dai beni, né abbattuto dai<br />
mali del tempo: spirito di preghiera che si manifestava in tanti modi, che si traduceva <strong>nel</strong> suo<br />
contegno esterno, che irradiava dal suo volto.<br />
33
Che dirò poi del suo spirito di sacrificio e del suo cuore? Egli sapeva estendersi a tutti;<br />
non rigettò mai alcuno; aveva l’arte di medicare le piaghe, conosceva la scienza del<br />
consiglio, e al consiglio sapeva a tempo opportuno accoppiare il soccorso, onde si può dire<br />
che si fece tutto a tutti.<br />
Ed un’altra virtú possedette in grado eminente: la modestia: Praticò costantemente il detto<br />
evangelico: nesciat sinistra tua quid faciat dextera tua: amava velare i suoi atti di virtú:<br />
faceva il bene tacitamente e cercava di nasconderlo non solo agli sguardi indiscreti, ma, per<br />
quanto possibile, anche a quelli dei suoi piú intimi: non si prevalse mai del diritto che<br />
conferisce il beneficio: non curò i giudizi degli uomini e ne disprezzò le lodi, solo contento<br />
dell’approvazione di Dio. A lui si possono applicare le parole che un grande Urbinate e un<br />
gran Papa, Clemente XI, soleva dire di se stesso: Suum esse recte agere, non cogitare quid<br />
homines de recte factis inique proferrent vel iudicarent.<br />
Ma ciò che piú spicca <strong>nel</strong>la fisionomia morale del carissimo estinto, la qualità che ne<br />
fissa con maggiore precisione la caratteristica, è la fortezza. Padre Piccardo fu un uomo forte<br />
<strong>nel</strong> senso piú bello e piú cristiano puro della parola. È cosí che si spiega come egli sia potuto<br />
uscire vittorioso da ogni cimento ed abbia superato ogni procella.<br />
E quante procelle non si abbatterono contro la sua navicella <strong>nel</strong> corso della sua<br />
lunghissima navigazione fino a minacciarne il naufragio! La sua fede, la sua preghiera, la<br />
sua fortezza sempre lo salvarono: egli sapeva navigare sulle grandi acque. Io mi sento<br />
compreso di ammirazione quando penso a questo meraviglioso nocchiero, che la tempesta<br />
non impaurisce, che in faccia al pericolo non trema, che davanti all’ostacolo si esalta, che<br />
attraverso a tutte le bufere, di cui fu feconda la sua lunga esistenza, seppe compiere<br />
arditamente la sua navigazione e arrivare al porto integris rate et mercibus.<br />
Sono queste le figure che si impongono; questi gli uomini forti che San Giovanni<br />
Crisostomo voleva coperti di fiori, perché, a detta del grande Dottore, hanno dato la prova<br />
massima della forza d’animo.<br />
E questa forza d’animo, fatta di preghiera e di unione con Dio, nutrita di dolcezza e di<br />
umiltà, è anche il segreto della fecondità del suo apostolato. È vero che l’uomo da sé solo<br />
non può nulla ed invano scaverà profondo il solco e vi nasconderà la semente se Iddio non<br />
infonderà la fecondazione; ma pure quel Dio che si è riservato di prestare l’incremento a<br />
tutte le forze operanti per il bene, reclama la cooperazione della sua creatura.<br />
E Padre Piccardo questa cooperazione la portò generosamente, disinteressatamente; onde in<br />
lui si verificarono le parole di San Paolo: Colui che fornisce il seme al seminatore ed il pane<br />
che lo nutrisce, darà anche a voi il buon seme e lo moltiplicherà, e farà crescere frutti della<br />
vostra giustizia, e sarete arricchiti a dovizia sotto ogni riguardo (2 Cor. 9, 10 -11)<br />
Sí, Iddio ha fatto crescere i frutti della sua giustizia; li ha moltiplicati e l’ha arricchito<br />
abbondantemente. Le sue istituzioni sono là per renderne testimonianza. Vi furono dei santi<br />
che dovettero attendere e pregare a lungo prima di conoscere l’opera alla quale Iddio li<br />
destinava. Di Padre Piccardo invece si può dire che la Provvidenza lo collocò subito <strong>nel</strong><br />
campo del suo apostolato.<br />
Ordinato appena sacerdote, per volontà dei suoi superiori, si trovò a capo di un’istituzione<br />
che attendeva da lui tutto: l’assetto, la vita, lo sviluppo avvenire. La via però era tracciata<br />
con precisione, né era possibile ingannarsi: Iddio lo voleva l’apostolo della gioventú ed è per<br />
questo che aveva arricchito mirabilmente la sua anima e gli aveva dato un cuore dal palpito<br />
possente e dal respiro largo e generoso.<br />
Nessuno ignora che i destini di un popolo sono <strong>nel</strong>le mani dei giovani e già il poeta<br />
pagano piangeva sul rilassamento della giovane generazione, temendone per l’avvenire<br />
dell’impero. Formare una gioventú sana, che senta la forza delle idee superiori, che ad esse<br />
sappia votarsi, scrivendo <strong>nel</strong>la sua divisa il motto: Facere et pati fortia, ecco il segreto di<br />
34
endere grande un popolo. E quello che si dice <strong>nel</strong>l’ordine sociale e politico, a ben piú forte<br />
ragione vale <strong>nel</strong> campo morale e religioso.<br />
Santi dunque e mille volte benedetti i lavori intrapresi, i sacrifizi compiuti, le lacrime<br />
versate per questa nobilissima fra tutte le cause: santi e mille volte benedetti coloro che a<br />
questo apostolato hanno consacrato se stessi. I popoli dovrebbero riservare un posto di onore<br />
a questi uomini veramente benefici, affinché ìl loro esempio serva di incitamento ai venturi.<br />
Ma se ciò non sempre avviene, né sempre è possibile, la Chiesa, giusta estimatrice della<br />
virtú e memore della predilezione del suo Fondatore per i piccoli, questo posto di onore lo<br />
tiene serbato e, additando la legione delle anime da essi salvate, va ripetendo: Omnium<br />
divinorum divinissimum est cooperari Deo in salutem animarum.<br />
È cosí che Padre Piccardo ha sempre inteso l’uffizio di educatore, e nessuno stenterà a<br />
crederlo. Ah, non è per un calcolo materiale o per un vantaggio terreno che si vanno<br />
raccogliendo i giovanetti della piú umile condizione, quelli che sarebbero rimasti senza<br />
istruzione, che forse sarebbero stati vittime del male, che mai avrebbero potuto elevarsi fino<br />
a compiere una funzione utile ed onorata <strong>nel</strong>la società; in una parola i meno provvisti dalla<br />
fortuna, i poveri! Questi disegni di carità non li può ispirare che Colui che ha proclamato<br />
beati i poveri: Egli solo può accendere <strong>nel</strong> cuore dell’uomo questa fiamma del cielo.<br />
E questa fiamma ardeva gagliarda <strong>nel</strong> cuore di Padre Piccardo: rivelare ai giovani Gesú e<br />
farlo da essi amare: ecco tutto il suo programma, il suo spirito, la sua sapienza. Non cercate<br />
in lui, educatore, delle teorie astratte: anima profondamente pratica rifuggiva dalle astrazioni<br />
e prediligeva i mezzi semplici, ma sicuri e provati dall’esperienza.<br />
Per lui il collegio è il prolungamento del focolare paterno e l’educatore degno di un tal<br />
nome è quello che sa continuare, completare e all’uopo raddrizzare l’opera dei genitori, onde<br />
<strong>nel</strong>le sue case vuole che regni sovrano lo spirito di famiglia.<br />
Anche il corredo morale e religioso dei giovani è dei più semplici; da essi richiede lo<br />
splendore della purezza, una devozione filiale alla Ss.ma Vergine, l’amore verso i Superiori<br />
e specialmente verso il Papa, la fraternità fra gli eguali.<br />
Questo programma è molto semplice, ma era attuato, specie negli anni piú belli della sua<br />
direzione, in modo da renderlo, direi quasi, tangibile; fino a costituire un’atmosfera <strong>nel</strong>la<br />
quale i giovani cuori si dilatavano e crescevano mirabilmente alla virtú.<br />
I risultati hanno abbondantemente dimostrato la genialità del metodo, la bontà dello<br />
strumento e soprattutto l’abilità della mano che sapeva sapientemente adoperarlo.<br />
Ed un altro compito piú arduo e piú alto riservava la Provvidenza a Padre Piccardo:<br />
quello di formatore del giovane Clero. Questa missione l’ebbe in eredità dal Frassinetti,<br />
l’uomo piú illuminato del clero genovese, e in essa fu incoraggiato e sorretto<br />
dall’Arcivescovo Mons. Magnasco e poi da Mons. Reggio, il quale lo volle anche Rettore<br />
del Seminario.<br />
L’Archidiocesi genovese, per un complesso di cause, cui non furono estranei gli<br />
sconvolgimenti politici della prima metà del secolo XIX, scarseggiava di sacerdoti. Il clero<br />
era insufficiente per numero, né tutti avevano avuto il tempo e il modo di temprare l’animo<br />
ed il cuore alle nuove difficoltà.<br />
Ciononostante, superato il periodo di turbamento e di agitazioni, la pace e la tranquillità<br />
tornavano a poco a poco negli animi e giorni migliori andavano lentamente preparandosi.<br />
L’opera piú urgente era la formazione di un nuovo clero, che al contatto dei grandi principi<br />
della disciplina e della devozione alla Chiesa, ritrovasse piena ed intera la fiamma e la<br />
fecondità dell’apostolato, quale la vagheggiava quella eletta schiera di Sacerdoti che con<br />
l’Alimonda e il Frassinetti formavano il decoro della Chiesa genovese.<br />
Compito storico alla cui riuscita era legata la rinascita e la floridezza religiosa<br />
dell’Archidiocesi. E questo compito fu assolto con chiaroveggenza, con fortezza, con pieno<br />
35
successo dal grande Arcivescovo Salvatore Magnasco e da Padre Piccardo, che ne fu il<br />
saggio e sagace cooperatore.<br />
Non sempre i posteri, lontani dagli avvenimenti, sono in grado di misurare le difficoltà di<br />
un’impresa e la somma di sacrifici che ne richiese il compimento; comunque i nomi di<br />
Mons. Magnasco e di Padre Piccardo rimarranno in benedizione, come rimangono in<br />
benedizione i nomi di coloro che riedificano la casa, che <strong>nel</strong> piú grave del pericolo<br />
apportano la salute; e verso di essi si eleverà sempre con <strong>gratitudine</strong> il pensiero dei genovesi.<br />
Ma qui non si arrestò l’opera di Padre Piccardo: essa tendeva verso una meta prefissa dal<br />
cielo ed alla quale Iddio aveva preordinato in modo ammirabile gli avvenimenti per cui a noi<br />
non rimane che esclamare: O quam incomprehensibilia sunt iudicia eius, et investigabiles<br />
viae eius (Rom. 9, 33) A Padre Piccardo era infatti riservata la sorte di tradurre in pratica il<br />
disegno piú bello e piú grande del Frassinetti: quello di dare alla Chiesa una nuova famiglia<br />
con la fondazione di una Congregazione religiosa.<br />
È questa un’impresa di tanta grandezza da far tremare i piú ardimentosi. Il Lacordaire<br />
<strong>nel</strong>la sua apologia degli Ordini religiosi, domandava a se stesso, al cospetto della Francia<br />
perché mai si accingeva a ristabilire l’ordine di S. Domenico. “Forse ci verrà domandato -<br />
egli scrive - per qual ragione abbiamo preferito di ristabilire un Ordine antico, piuttosto che<br />
crearne uno nuovo. Noteremo due cose: in primo luogo, che la grazia di essere fondatore di<br />
un Ordine è la piú sublime e la piú rara che Iddio conceda ai suoi santi e noi non l’abbiamo<br />
ricevuta ...”.<br />
L'umile e grande domenicano, che riconosceva di non aver ricevuto da Dio questa grazia<br />
di privilegio, aveva però coscienza dell’opera a cui si accingeva: richiamare a vita un Ordine<br />
non è meno difficile di quello che sia crearlo, e l’uno e l’altro è impossibile all’uomo, l’uno<br />
e l’altro non può essere effetto che di quella divina germinazione posta da Dio <strong>nel</strong>la sua<br />
Chiesa.<br />
“Siamo noi i primi a esser vinti dalla sovrabbondanza della vita che è in noi: noi siamo<br />
innocenti della nostra immortalità, come la ghianda che cresce al piede della quercia annosa<br />
è innocente del vigore che la spinge al cielo. Non è né l’oro né l’argento che ci ha richiamato<br />
a vita, ma una germinazione spirituale posta dal Creatore <strong>nel</strong> mondo, indistruttibile al pari<br />
della germinazione della natura” (Lacordaire).<br />
Ed è a questa forza divina che si deve la fondazione della Congregazione dei Figli di<br />
Santa Maria Immacolata. II Frassinetti lanciò il seme, collocò i fondamenti spirituali, creò<br />
l’anima della nuova istituzione. Padre Piccardo, che fu il savio esecutore dei disegni del<br />
Frassinetti, le adattò un corpo, e l’opera si trovò un bel giorno mirabilmente costituita.<br />
Essa porta manifestamente il sigillo divino. Le circostanze in cui nacque, la rapidità con<br />
cui ottenne il riconoscimento canonico, la benevolenza di che la circondò il santo Pontefice<br />
Pio X ed i suoi Successori, ne fanno luminosa testimonianza.<br />
Essa in qualche modo è nata adulta, e Padre Piccardo amava ritornare su questo passato a<br />
lui tanto caro per ammirare la misericordiosa condotta della Provvidenza ed incitare i suoi<br />
figli alla riconoscenza.<br />
“Se è obbligo di tutti - scriveva egli <strong>nel</strong> maggio del 1913 - di ringraziare sempre il<br />
Signore per i benefici che ci comparte, quanto piú incombe a noi questo dolcissimo dovere!<br />
A noi che da Lui piú di tanti altri abbiamo sperimentato favori e grazie.<br />
Proprio in questi giorni devono ritornare alla nostra mente e al nostro cuore alcune date<br />
per noi preziose. Quella del 21 maggio, vigilia della Pentecoste del 1904, quando la nostra<br />
Congregazione ebbe il suo primo riconoscimento canonico e, cosa inaudita, il Decretum<br />
Laudis <strong>nel</strong>lo stesso Rescritto Pontificio: e quella del 3 giugno 1910, che coincideva con la<br />
festa del Ss.mo Cuore di Gesú, quando la Sacra Congregazione dei Religiosi, in sua seduta<br />
plenaria, proponeva l’approvazione dell’Istituto e delle nostre costituzioni ad sexennium al<br />
Santo Padre Pio X, il quale il giorno dopo, 4 giugno, subito si degnava concederla”.<br />
36
Con la fondazione e il consolidamento della Congregazione l’opera dei Figli di Maria,<br />
alla quale Padre Piccardo dedicò tutta la sua vita, si può dire compiuta e perfetta, come<br />
l’edificio che ha ricevuto il suo fastigio, come la pianta che, raggiunto il suo pieno sviluppo,<br />
si copre di fiori prima e poi di frutti.<br />
E Dio, <strong>nel</strong>la sua bontà, volle conservare a lungo il carissimo Estinto all’affetto,<br />
all’edificazione, alla direzione dei suoi figli spirituali, affinché la loro gioia fosse piú<br />
completa e piú abbondante la grazia che per mezzo suo su di essi si trasfondeva, onde piú<br />
ardito anche potesse essere lo slancio che doveva spingerli verso l’avvenire, da lui sognato,<br />
da lui invocato in vita, da lui benedetto <strong>nel</strong> suo tramonto come una gioia ed una speranza.<br />
Ora egli ha deposto il velo terreno ed è salito al cielo a ricevere il premio dei suoi lavori e<br />
dei suoi sacrifici. Egli gode presso Dio di quelle ricchezze e di quei beni che l’occhio non ha<br />
mai veduti, che l’orecchio non ha mai uditi, che il cuore dell’uomo non ha mai gustati. Nos<br />
nostram vicem dolemus et invidere potius gloriam eius videbimur si voluerimus diutius flere<br />
regnantem (S. Gerolamo, Epitaph. Paulae).<br />
Egli ci ha lasciato dopo di aver dato ai suoi, a noi, a quanti l’hanno amato e venerato, alla<br />
Chiesa, a Dio, le sante audacie della sua giovinezza, le forti virtú della sua virilità ed i frutti<br />
di saggezza e di consiglio della sua vecchiaia. Il suo tramonto fu placido come un cielo<br />
limpido, come un lago tranquillo: serenamente egli seppe vivere, serenamente egli morí, ed i<br />
suoi ultimi istanti sulla terra erano già irradiati dalla luce superna.<br />
Presso Iddio egli continuerà ad amarci, perché, come disse un’anima santa, in cielo non si<br />
conosce l’oblio. Continuerà con piú efficacia la sua missione: veglierà sopra la<br />
Congregazione; le impetrerà gli incrementi che la dilatino, la ingrandiscano, che ne facciano<br />
quel potente strumento di bene che egli vagheggiò <strong>nel</strong> suo pensiero. Piccolo seme ancora,<br />
ma che porta in sé la potenzialità dì un albero gigante. Veglierà su quanti furono suoi figli,<br />
su quanti in qualche modo gli appartennero; veglierà sulla sua patria, sull’Archidiocesi<br />
genovese di cui fu e si sentí sempre figlio amantissimo e che onorò con lo splendore delle<br />
sue virtú, del suo nome, delle opere sue.<br />
Egli ha ritrovato in cielo l’anima santa del Frassinetti. E chi potrà ridire la dolcezza di<br />
quell’incontro e la santa tenerezza di quel primo amplesso?<br />
Ben grande è già la famiglia spirituale dei Figli di Maria in cielo, ed in questo istante essa<br />
guarda e sorride a noi, ci benedice e ci incoraggia <strong>nel</strong> combattimento e ci invita a raccogliere<br />
anche noi la stessa palma.<br />
Sulla tomba di Padre Piccardo piú che sterili lacrime si addicono i forti sentimenti, i saldi<br />
propositi, i palpiti generosi, e su di essa si potrà ognora apprendere come si zela l’onore<br />
della Chiesa, come si ama il Papa, come si servono le grandi cause.<br />
No, il suo spirito non si allontanerà mai da noi: la morte non vale a spezzare i vincoli<br />
dell’affetto che si annodano in Dio, per cui possiamo ripetere di lui le parole che San<br />
Gerolamo pronunciava sulla tomba di una grande figlia di Roma, Santa Paola: Non<br />
moeremur quod talem amisimus, sed gratias agimus quod habuimus immo quod habemus.<br />
Deo enim vivunt omnia, et quidquid revertitur ad Dominum in familiae numero computatur.<br />
Sí, la tua memoria, o Padre amatissimo, non perirà, non sarà mai che oblianza la ricopra,<br />
ma fiorirà ognora come albero presso il corso delle acque. Vivrà e sarà come una voce che<br />
incita a grandi e magnanime imprese, che suscita nuove energie, che sprona, che ammonisce<br />
per il bene.<br />
Vivrà eterna <strong>nel</strong>l’affetto dei tuoi figli, di quelli specialmente che ti appartengono in modo<br />
particolare, che sono gli eredi del tuo spirito, i continuatori della tua opera, ì depositari delle<br />
tue volontà; essi che dalle tue mani, come già tu da quelle del Frassinetti, hanno ricevuto la<br />
fiaccola ardente e che hanno giurato di non lasciar estinguere mai, per quanto possano<br />
soffiare violente le tempeste e volgere contrari gli eventi.<br />
37
Permetti che sulla tua tomba, che tu eleggesti <strong>nel</strong> caro santuario della Vergine, io<br />
deponga a nome mio, a nome dei tuoi figli spirituali, a nome della tua patria, la corona<br />
olezzante dei fiori del nostro affetto, della nostra venerazione, della nostra ricordanza.<br />
Tu lo sai quanto sinceri sono questi nostri sentimenti: te lo dicono le lacrime che bagnano<br />
i nostri occhi, te lo dice la voce tremante, te lo dice il grido del cuore che si spegne <strong>nel</strong><br />
pianto.<br />
Tu li accetta e sorridi e benedici ancora a noi: benedici ai presenti, benedici ai venturi; e<br />
sia la tua benedizione un annunzio di pace, un auspicio di bene, un presagio del cielo.<br />
NEL RICORDO<br />
DEI SUOI ALUNNI<br />
38
Numero speciale di<br />
“RISONANZE”<br />
Bollettino dell'Unione ex Allievi<br />
In memoria del<br />
P. <strong>ANTONIO</strong> <strong>PICCARDO</strong><br />
In morte del nostro P. Antonio Piccardo<br />
Egli tornò santamente al Signore. dopo lunga ed operosa giornata. Lo benedissero gli<br />
uomini; lo premiò Iddio!<br />
Il suo nome divenne strumento di opere sante <strong>nel</strong>le mani della Provvidenza divina; sarà in<br />
memoria eterna, perché è il nome di un Giusto. Ed anche per questo le sue opere si<br />
moltiplicarono e fiorirono. - justus ut palma florebit.<br />
Attorno al suo nome, attorno alla sua immagine, noi intrecciamo le palme di tante sue<br />
vittorie,<br />
e ne formiamo una corona. La deponiamo sulla Sua tomba, con molto amore.<br />
Cosí come figli al padre, piú che come discepoli al maestro: con molto amore, e con molto<br />
dolore. Ma, insieme, con la bella e serena visione di una luce immortale, <strong>nel</strong>la quale avvolto e<br />
sublimato noi d'oggi in poi ricorderemo Lui - il Direttore che amammo perché tanto ci aveva<br />
amati.<br />
“RISONANZE”<br />
per gli ex-allievi dell'Unione Don A. <strong>PICCARDO</strong>.<br />
Il P. Piccardo e i Figli di Maria<br />
Eravamo sullo scorcio del 1872, quando lo vidi la prima volta. Egli era in tutto il flore dei<br />
suoi vent’otto anni: giovinetto io sui quindici mi presentavo a lui a chiedergli di essere accolto<br />
39
tra i suoi. Orfano e povero, piccolo e sparuto da non affidare troppo di reggere a lungo agli<br />
studi, potevo ben io aspettarmi per lo meno un cortese diniego. Eppure quel sorriso amorevole<br />
che gli era abituale temperò tosto in me quella timidezza che il suo nobile e dignitoso<br />
contegno m'ispirava. “Ma tu sei già troppo vecchio, mi disse celiando, per cominciare lo<br />
studio del latino”.<br />
Ed io a lui, preso coraggio “Lo so: e se non comincio mai ?” M'accorsi che non avevo<br />
chiesto invano. Quel primo incontro fu il primo a<strong>nel</strong>lo di una catena in lui di benefizi e di<br />
riguardi, in me di <strong>gratitudine</strong> e d'affetto che doveva tenerci avvinti per cinquantatre anni, e<br />
che solo la morte avrebbe spezzati.<br />
Mi si dirà: a che questi ricordi personali? Perché molti degli ex allievi a cui sono piú<br />
particolarmente diretti questi fuggevoli cenni, leggendo di me, rievocheranno ancor essi<br />
qualche caro <strong>ricordo</strong>.<br />
***<br />
Ma quel giovane sacerdote cosí buono con i poveri giovanetti a cui le scarse fortune<br />
precludevano la via al Santuario, e che si faceva loro padre, e con loro viveva alla povera<br />
mentre di casa in casa, e per loro andava chiedendo ai facoltosi soccorso, aveva pur sortito<br />
distinti natali. Dalla patria Voltri veniva fanciullo ancora con il fratello Tommaso collocato<br />
<strong>nel</strong> Collegio Nazionale di Genova, ove percorse con lode di bontà e d'ingegno il Ginnasio e il<br />
Liceo.<br />
Di quei tempi serbava affettuosa memoria, e volentieri li ricordava, nei suoi ultimi anni, e<br />
prese parte con slancio come vecchio ex alunno alle onoranze che l'Istituto rendeva ai suoi<br />
giovani caduti sul campo della gloria. Dall' Istituto passò al Seminario obbedendo alla voce<br />
del Signore che da tempo lo chiamava al Sacerdozio. L' ingegno perspicace, e lo spirito<br />
pronto e un senno precoce gli aprivano certo con gli studi teologici una via luminosa alle<br />
ecclesiastiche dignità.<br />
Ma una missione in apparenza piú umile, di fatto piú alta gli preparava la Provvidenza.<br />
Aveva da poco il venerando Priore di Santa Sabina dato principio all' Opera per l'avviamento<br />
dei giovanetti poveri alla carriera Ecclesiastica, e non potendo per le sue cure parrocchiali,<br />
attendervi come avrebbe voluto e il bisogno richiedeva, cercava chi lo sostituisse in<br />
quell'ufficio. Il diacono Gio. Batta Semino compagno del Piccardo in Seminario, conoscendo<br />
l'abilità e lo zelo di lui, e la singolare attitudine <strong>nel</strong>la direzione dei giovanetti – era il Piccardo<br />
allora Prefetto dei Piccoli – lo propose al Frassinetti il quale lo accettò ben di buon grado. Ma<br />
mentre ancora si stava aspettando che il giovane diacono fosse ordinato sacerdote il Priore<br />
morí. Ed il Piccardo fatto appena sacerdote pose tosto la mano all'opera con un amore con un<br />
trasporto, che ben si parve aver fatto di quella il programma della sua vita.<br />
Per parecchi anni fu un tramutarsi da un luogo all'altro: prima in Via Lata, poi in Via<br />
Mylius, quindi in Via delle Cappuccine, finché con l'aiuto dei pii benefattori poté egli fare<br />
acquisto di una casa propria, piccola palazzina da villeggiatura nei pressi di S. Giacomo<br />
trasformata poi con il correre degli anni grazie all’operosità, instancabile di lui e la generosità<br />
di mons. Magnasco e cresciuta <strong>nel</strong>le proporzioni che oggi ammiriamo.<br />
***<br />
Ed eccolo <strong>nel</strong>la sua Casa il Piccardo come un piccolo re; e re assoluto, perché tutto da lui<br />
dipendeva e tutto a lui si riferiva ; ma era regno paterno il suo; e i Figli di Maria l'ebbero<br />
sempre come un padre. Il suo sembiante dignitoso e ad un tempo amabile incuteva rispetto,<br />
ma non scemava l'amore: rara dote in chi governa la gioventú. Anche la sua ombra, si direbbe,<br />
era temuta; eppure era una festa quando scendeva <strong>nel</strong>la ricreazione. E amava che i suoi<br />
giovani fossero allegri, perché fossero buoni, e a quando a quando li premiava con<br />
straordinarie passeggiate, a cui finché poté volle sempre prendere parte. E nei divertimenti<br />
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collegiali, sapeva cosí ben contemperare l'indulgenza con la severità, che il favore ottenuto<br />
riusciva a mille doppi piú caro.<br />
Il suo portamento, i suoi modi corretti, 1a sua parola misurata sempre e circospetta, erano<br />
per tutti una scuola di quel nobile riserbo che è tanto bello in un sacerdote. E voleva che nei<br />
suoi giovani gareggiasse con lo studio la pietà; che non si rifiutassero anche ai piú umili<br />
servizi di casa. Ed era bello vedere <strong>nel</strong>l'imminenza di qualche grande solennità, come tutti<br />
erano al lavoro, animati da un solo pensiero, che la festa dovesse riuscire bella. Ed egli con<br />
una parola, con un cenno, tutto ordinare, tutto disporre e a festa finita, i giovani a rallegrarsi<br />
con lui, ed egli a mostrare il suo compiacimento ai suoi bravi figlioli. Oh i bei tempi che erano<br />
quelli!<br />
Contemporaneamente alla Casa dei Figli di Maria, egli amò veder sorgere altre Case e<br />
Collegi, che pur mirando alla educazione cristiana e civile dei giovanetti, fossero come felici<br />
vivai donde trarne buoni soggetti per la Casa di Genova, o almeno vi si iniziassero i giovani a<br />
vita onesta ed onorata <strong>nel</strong> mondo. E fondò <strong>nel</strong> 1870 a San Giuliano il piccolo Collegio di S.<br />
Giuseppe, che per il ritorno dei Benedettini all' antica Badia, traslocò per parecchi anni in<br />
Serrea nei dintorni di Voltri. Venuto a cessare questo, e rifusi i pochi rimasti <strong>nel</strong>la Casa di<br />
Genova, ne fondò uno nuovo a Pra, pure sotto gli auspici di S. Giuseppe, e come non bastasse,<br />
un altro ne fondò a breve intervallo a Rivarolo, l'attuale floridissimo Collegio della Sacra<br />
Famiglia. E all' impianto di ogni nuova Casa voleva esser lui a tutto disporre, e si<br />
moltiplicava di attività, dividendo le sue cure tra l'antica Casa e la nuova fondazione.<br />
Non fu vita di studio la sua; fu. vita d' azione; pure i momenti che il governo delle Case gli<br />
lasciavano liberi li dava alla lettura. Si dilettava particolarmente di cose storiche; erano suoi<br />
libri la Storia della Chiesa, la Storia patria, le Vite dei Santi. E dei libri fu appassionato: e ne<br />
raccolse due copiose biblioteche una in Genova e l' altra in Roma. Degli studi fu sempre nei<br />
suoi Figli di Maria caldo fautore, dei letterari in specie; e molti ricorderanno le annuali<br />
Accademie di poesia che si tenevano alla presenza dell'Arcivescovo, di benefattori e di amici<br />
<strong>nel</strong>la Pia Casa. Amante della musica sacra la volle coltivata fra i suoi; e cosí <strong>nel</strong>le Accademie<br />
come <strong>nel</strong>le Sacre Funzioni ne diedero non spregevoli saggi i Figli di Maria ammaestrati con<br />
tanto zelo e perizia da quel compianto D. Giambattista Mantero, a cui il Piccardo aveva fin<br />
dai giovani anni schiusa la via alla ben meritata fama che godette in Genova tra i cultori<br />
dell'arte sacra. Amante delle patrie memorie, raccolse quante gliene venne di trovare, Vite di<br />
S. Caterina Fieschi; tanto che a giudizio di competenti non se ne trova altra piú. completa<br />
collezione. E delle feste centenarie che se ne fecero in San Lorenzo <strong>nel</strong> 1887 fu egli<br />
l'ispiratore e l'anima.<br />
Per tal modo e in Genova e per tutta l'Archidiocesi Genovese il Piccardo era stimato e<br />
venerato. L' Opera godeva le simpatie del clero e del laicato, degli Arcivescovi sopratutto, che<br />
si succedettero; da mons. Charvaz che per primo l'approvò e la benedisse e raccomandò ai<br />
suoi diocesani, a mons. Magnasco che si compiaceva del suo sviluppo e l'aiutava<br />
generosamente: a mons. Reggio che stimava ed amava il Piccardo e l' Opera sua, cosí da<br />
affidargli in momenti difficili, il Seminario Diocesano.<br />
Ma vennero i giorni tristi... E il Piccardo vide un istante vacillare l'edificio che con tanta<br />
fatica ed amore aveva innalzato. Non fu malanimo, fu eccesso di zelo, fu precipitazione di<br />
consiglio forse, che suscitò la tempesta. Egli adorò in segreto le arcane disposizioni della<br />
Provvidenza, e rivolse l'animo ad avviare l' Istituzione per il nuovo cammino che gli avrebbe<br />
tracciato il Signore.<br />
***<br />
Già da qualche anno si stava studiando il modo di dare all' Opera dei Figli di Maria una<br />
base giuridica. Si era essa venuta formando a poco a poco in un modo cosi fuori dell'<br />
ordinario, che fatta ormai grande e prosperosa richiedeva un definitivo assetto. E le vie erano<br />
41
due: o la si incorporava al Seminario, ed era questa la soluzione a cui teneva mons. Pulciano;<br />
o la si trasformava in Congregazione, ed era questo lo scioglimento che, date le condizioni<br />
speciali dell' Opera, la quale già di fatto da anni viveva ed operava quasi fosse vera<br />
Congregazione, si imponeva. Mons. Reggio incoraggiava il Piccardo a risolversi,<br />
assicurandolo che la nuova Congregazione avrebbe egli onorata della sua fiducia, affidandole<br />
in diocesi delicate mansioni. La venuta di mons. Pulciano determinò la risoluzione. Il<br />
Piccardo, recatosi a Roma per aver lume e consiglio, trovò la piú favorevole accoglienza.<br />
L'em. Cardinale Respighi e mons. Giustini lo consigliavano di fondare prima la<br />
Congregazione come diocesana di Roma con gettare le basi di un Istituto Ecclesiastico pei<br />
sacerdoti e chierici che in gran numero accorrono a Roma per compiere i loro studi e<br />
procurarsi i gradi accademici, Istituto di cui Roma sentiva assoluto bisogno. Piacque la cosa a<br />
S. Santità Leone XIII che di cuore l'approvò, e il Piccardo con due o tre dei suoi fermò in<br />
Roma la sua nuova sede, alternando tra Roma e Genova le sue parziali dimore.<br />
L'assunzione di Pio X al Pontificato, che seguí di lí a poco, fu per la nuova Congregazione<br />
veramente provvidenziale. Sotto di lui poté rassodarsi e da diocesana divenire pontificia; e il<br />
Piccardo che ne fu il fondatore ne tenne fino alla morte il governo come Superiore Generale.<br />
L' Istituto dell' Immacolata in Roma dopo le difficoltà inevitabili in tutte le nuove fondazioni<br />
pose stabile sede in Via del Mascherone, ed ora fiorisce, la Dio mercé con generale<br />
soddisfazione delle autorità ecclesiastiche di Roma.<br />
Altre Case furono in questo tempo fondate; l'una a Lugnano in Teverina, per gli aspiranti<br />
alla Congregazione, romito recesso tanto caro al Piccardo, e dove, già vecchio, gli pareva di<br />
rivivere gli anni prima della sua missione; l'altra a Siena, dove fu ripristinato sotto nuovi<br />
auspici l'antico Collegio del Sacro Cuore, che oggi accoglie giovinetti che si avviano al<br />
Santuario, ed altri ancora che frequentano le scuole industriali, e gode in Siena le simpatie<br />
della cittadinanza e delle autorità.<br />
***<br />
Il Piccardo, ormai vecchio, poté vedere l'opera sua consolidata; un drappello dei suoi cari<br />
discepoli lavorarvi indefessi, memori dei suoi insegnamenti e dei suoi esempi. E già fin di<br />
quaggiú ebbe, lui felice, a godere delle piú entusiastiche e cordiali manifestazioni d'affetto di<br />
quanti <strong>nel</strong> corso della sua lunga missione aveva beneficato. Le sue nozze d'oro sacerdotali<br />
furono celebrate in Roma e piú ancora all'Acquasanta presso la sua cara Madonna, con grande<br />
giubilo del suo cuore con l'intervento di un numero grandissimo di sacerdoti e di ex allievi.<br />
Ma fu un vero trionfo quello del suo ottantesimo. Chi vide <strong>nel</strong>la Casa di Carignano in quel<br />
giorno l'affollamento di alunni e di ex allievi sacerdoti e laici e di ammiratori, e l'entusiasmo<br />
di tanti cuori intorno a quel vecchio venerando che piangeva di tenerezza e di gioia, non poté<br />
che esclamare: Oh quanti, oh quanto l'amavano!<br />
Era quello un saggio del trionfo che il Signore e l' Immacolata Madre gli preparavano in<br />
cielo.<br />
La Casa di Roma<br />
42<br />
P. Carlo Olivari<br />
Nel 1902 P. Piccardo lasciò la Direzione del Seminario Arcivescovile di Genova, e venne a<br />
Roma per assumere informazioni onde iniziare le pratiche per erigere in Congregazione<br />
religiosa l'Istituto dei Figli di Maria, il cui seme era stato gettato dal Priore Frassinetti.
Il Card. Respighi, Vicario Gen. di S. S., saputo dall'allora mons. Giustini, poi Cardinale di<br />
S.R.C. della presenza a Roma di D. Piccardo e dello scopo della sua visita, lo fece chiamare a<br />
sé, e gli disse: “Ho sentito che voi avete aperto diversi Collegi a Genova, ora bisogna ne<br />
apriate uno qui a Roma. Il Santo Padre Leone XIII vorrebbe, e lo desiderava già da tempo,<br />
che si aprisse un Collegio per i Chierici e Sacerdoti studenti che vengono a Roma dalle<br />
province e abitano in case private, affinché siano aiutati <strong>nel</strong>la loro vocazione e sia ovviato a<br />
tanti inconvenienti”.<br />
“Come posso - rispose D. Piccardo - assumere questa impresa?” “Voi - aggiunse il Card.<br />
Vicario - siete l'uomo della Provvidenza, e dovete assumervi questa impresa; parlatene con i<br />
vostri sacerdoti della Casa di Genova e poi mi darete una risposta. All'Arcivescovo direte che<br />
il Cardinale Vicario vi ha pregato di aprire una casa a Roma, e non potrà avere nessuna<br />
difficoltà”.<br />
“Io, veramente, ero venuto per avere le norme onde fondare la Congregazione ...”<br />
“Si farà anche questa, ma prima occorre che apriate il Collegio: poi si penserà alla<br />
Congregazione”.<br />
D, Piccardo tornò a Genova, espose la proposta del Card. Vicario giusta il desiderio del<br />
Papa e i Sacerdoti risposero: “A Roma non si dica mai di no”.<br />
E il Collegio fu senz'altro aperto, prima <strong>nel</strong>l'ospizio dei Cento Preti al Lungotevere Vallati, e<br />
poi <strong>nel</strong>la grande casa di Via del Mascherone, antico palazzo dei Cavalieri Teutonici.<br />
Il Papa, a dimostrare la sua benevolenza, volle che il Card. Vicario pro tempore, fosse il<br />
Protettore particolare dell'Istituto e della nuova Congregazione che si formava.<br />
Dal 1902 ad oggi un numero straordinario di Chierici e Sacerdoti di tutte le diocesi d'Italia<br />
e dell'Estero furono alunni di questo Istituto, e tra questi alcuni furono insigniti della dignità<br />
vescovile o assursero a cariche importanti in Curia o <strong>nel</strong>le diocesi. Ecco un po' di elenco di<br />
ex alunni della Casa di Roma:<br />
S. E. Mons. Gaetano Cicognani, Arcivescovo tit. di Ancira. Nunzio Apost. in Bolivia,<br />
S. E. Mons. Carlo M. De la Torre, Vescovo di Riobamba (Equatore),<br />
S. E. Mons. Nicola M. Di Girolamo, Vescovo di Chiazzo,<br />
S. E. Mons. Sigismundo Loyinski, Vescovo di Minsk (Polonia Russa),<br />
Vi abitò pure per due anni come ospite<br />
S. E. Mons. Ermenegildo Pellegrinetti, Arcivescovo tit. di Adana (Nunzio Apostolico<br />
a Belgrado,<br />
Mons. Licinio Refice, Maestro della Cappella Liberiana,<br />
Mons. Egidio Lari, Uditore della Nunziatura a Berna ;<br />
Mons. Carlo Chiario, Uditore della Nunziatura a Varsavia (Polonia),<br />
Mons. Aldo Laghi, addetto alla Segreteria di Stato,<br />
Mons. Alberto Levame, Uditore della Nunziatura in Venezuela,<br />
Mons. Amleto Cicognani, Sostituto della Concistoriale,<br />
Mons. Enrico Agostini, Aiutante di studio ai Religíosi,<br />
Mons. Giulio Chiavoni, Minutante a Propaganda,<br />
Sac. prof. Ugo Bertini, Vice Segretario alla Propagazione della Fede,<br />
Mons. Nigrini, Aiutante di Studío alle Università e Seminari,<br />
Mons. Farolfi, Aiutante Studio al Concilio,<br />
Mons. Del Carlo Vicario Gen. di Lucca,<br />
Mons. Taba<strong>nel</strong>li, Vic. Gen. di Imola,<br />
Mons. Santori, Vic. Gen. di Todi,<br />
Mons. Francesco Bracci, Promotore di Giustizia alla S. Romana Rota.<br />
43
In<br />
osculo<br />
Domini!<br />
Dal testamento di P. Piccardo<br />
“Raccomando l'anima mia al mio Dio,<br />
mio Creatore, mio Redentore, mio<br />
ultimo fine. La raccomando alla SS.<br />
Vergine Maria Immacolata, a S.<br />
Giuseppe, al mio Angelo Custode a<br />
Sant’Antonio Abate e a tutti gli Angeli e Santi del Paradiso. Imploro dalla misericordia di Dio<br />
il perdono di tutti i miei peccati voglio morire <strong>nel</strong>le braccia della Santa Romana Chiesa,<br />
protestandomi di voler essere fino all'ultimo istante della mia vita figlio obbedientissimo di<br />
tanta Madre, sottomesso con piena e tutta sincerità di mente e di cuore a tutti gli insegnamenti<br />
precetti e consigli del Sommo Pontefice, Vicario di Dio in terra, rifiutando e abominando tutto<br />
ciò che a questi insegnamenti e in qualunque maniera si oppone. Cosi il buon Dio mi aiuti e la<br />
SS. Vergine Immacolata ...<br />
Mi raccomando a tutti i Confratelli ed alunni che non si dimentichino di pregare per me <strong>nel</strong>la<br />
Santa Messa ed orazioni. A tutti poi in generale e a ciascuno in particolare domando perdono<br />
dei torti e dispiaceri che io posso loro avere arrecato.<br />
(Dal suo testamento)<br />
Il P. Piccardo e il Papa<br />
Il Frassinetti <strong>nel</strong> 1837 <strong>nel</strong>le sue “Riflessioni proposte.agli Ecclesiastici” scriveva: “O<br />
Vaticano, a te mi prostro e bacio, adorandoti, le sante tue falde. Io non allontanerò mai i miei<br />
occhi da te: tu sei quel monte da cui mi aspetto ogni aiuto, tu mi dai luce, tu mi dai lena e<br />
speranza”.<br />
Queste parole furono veramente per Padre Piccardo, parva favilla a cui gran fiamma<br />
seconda. Erede dello spirito del Frassinetti, come lo fu della sua opera nascente, egli ebbe<br />
sempre per il Papa una venerazione particolare, tanto che possiamo ben dire fu questa una<br />
delle note piú caratteristiche della sua vita.<br />
Rapiva quando <strong>nel</strong>la sua paterna, soave amabilità raccontava le sue visite al Papa: ne<br />
numerava le parole, estasiandosi <strong>nel</strong> suo bianco volto cercando di far godere nei figli l'ora<br />
gaudiosa da lui gustata e la parola semplice che gli sgorgava dal cuore inondato di gioia,<br />
commoveva profondamente.<br />
Non formavano i racconti delle sue visite al Papa, il centro delle sue conversazioni? Chi<br />
ebbe la fortuna di stargli a fianco lo sa. E il motivo di questi continui racconti era perché<br />
voleva che i suoi alunni avessero per il Papa eguale amore.<br />
Non lasciava passare occasione, anzi le cercava, per vedere il Papa. Appena sacerdote <strong>nel</strong><br />
1868, toccato il suolo di Roma si affretta a correre ai piedi di Pio IX per ricevere la sua<br />
44<br />
Justus<br />
ut palma<br />
florebit.
enedizione, ed ogni sera ne aspetta la vettura dalla Via delle Fondamenta per ricreare il suo<br />
spirito <strong>nel</strong>la candida visione dell’angelico Pio.<br />
Come godeva il suo cuore quando raccontava le meraviglie dél Pontificato di Leone XIII!<br />
Quante volte venne da Genova per vederlo? Nemmeno lui se lo poteva ricordare. L'anno<br />
Santo 1900 fu una nuova e potente vampata che alimentò il fuoco del suo cuore: venne per le<br />
visite giubilari <strong>nel</strong>lo stesso gennaio con molti dei Figli di Maria, ed essendo allora anche<br />
Rettore del Seminario Arcivescovile organizzò i pellegrinaggi dei Seminaristi, spronandoli a<br />
recarsi a Roma; e dove non arrivava la borsa dei suoi giovani alunni, arrivava sempre la sua<br />
paterna generosità: non badava a questo sacrificio finanziario pur che fosse conosciuto,<br />
amato, venerato il Papa.<br />
La Provvidenza dispose che questo figlio, tanto amante del padre comune, stabilisse la sua<br />
dimora presso il trono pontificio. Da questo periodo, 1902, la figura del Padre Piccardo era<br />
divenuta cosí popolare in Vaticano, che dallo svizzero al portone di bronzo agli intimi della<br />
famiglia pontificia correvano intorno a lui e lo salutavano come un amico di casa. Non vi era<br />
funzione, cerimonia, ricevimento senza che egli vi partecipasse: la famigliarità con gli intimi<br />
del Pontefice e con il Pontefice stesso, lo aveva reso caro a tutti.<br />
Questa benevolenza e quasi preferenza era originata dal fatto che si era conosciuto il<br />
grande amore, la profonda venerazione che egli aveva per il Papa. I Papi stessi da Pio IX a Pio<br />
XI si dimostrarono oltremodo benevoli con lui. Quante volte lo abbiamo visto con le lagrime<br />
agli occhi, quando con la sua voce tremante per la commozione, narrava qualche atto di<br />
benevolenza del Papa! Pio IX benedisse la sua opera e gli inviò un prezioso autografo che<br />
tutti abbiamo ammirato e letto <strong>nel</strong> suo studio della Casa di Carignano. Leone XIII volle<br />
affidargli il giovane clero che veniva a Roma per perfezionarsi negli studi e piú d'una volta lo<br />
mandò a chiamare per informazioni, come per la nomina del Can. Gavotti a Vescovo di<br />
Casale, mandando a lui mons. Della Chiesa, poi Papa Benedetto XV.<br />
Pio X lo amò e protesse come un padre protegge un figlio e sanzionò con la sua apostolica<br />
autorità la canonica erezione dell'Opera dei Figli di Maria in regolare congregazione<br />
religiosa. Anche nei pubblici ricevimenti, quando egli vedeva P. Piccardo, a lui rivolgeva<br />
sempre la sua parola, e <strong>nel</strong>lo scherzo arguto che spesso usciva dal labbro del Santo Pontefice<br />
si vedeva di quale affetto lo circondava.<br />
Benedetto XV non lasciava passare occasione senza ricordarsi di lui: lo riceveva spesso di<br />
sera, quando era piú libero dalle occupazioni del suo apostolico ministero, gli mandava<br />
qualche dono per la sua festa onomastica e per le sue nozze d'oro sacerdotali <strong>nel</strong> 1918 gli<br />
mandava a mezzo di mons. Migone una sua splendida fotografia racchiusa in ricca cornice<br />
con il seguente autografo :<br />
“Al diletto figlio P. Antonio Piccardo porgiamo affettuosi rallegramenti per i dieci lustri<br />
di operoso Sacerdozio che il Signore gli ha fatto compiere e con la benedizione apostolica<br />
che gli inviamo di cuore, esprimiamo non solo la benevolenza del padre, ma anche l'augurio<br />
che veda crescere il numero e non diminuito lo zelo dei Figli di S. Maria Immacolata”.<br />
Pio XI gli ha sempre, dal suo avvento al trono pontificio, mandato la medaglia<br />
commemorativa degli anni del suo pontificato; e tutte le volte che vedeva qualche membro<br />
dell' Istituto, o qualche vescovo, ospite dell'Istituto a Roma, diceva sempre: “E P. Piccardo<br />
come sta?...” Il 2 febbraio dell'anno scorso presentandogli, secondo la tradizione, il cereo il<br />
giorno della Purificazione, al P. Minetti prostrato ai suoi piedi, diceva: “P. Piccardo, è a<br />
Genova? Come sta? Scrivetegli che il Papa lo saluta e gli manda una particolarissima<br />
benedizione”.<br />
Durante l'ultima malattia, incaricava l'Arcivescovo di Benevento “a portargli la sua<br />
paterna, affettuosissima benedizione”. Lo scorso anno mentre a Genova i suoi alunni si<br />
stringevano attorno a lui, ricorrendo 1'80° di sua età, gli faceva pervenire con la facoltà di<br />
45
impartire l'apostolica benedizione ai presenti, la sua fotografia, con le autografe seguenti<br />
parole : “Pius P. P. XI, gratulabundus, augurabundus permanter in Domino”.<br />
Questo atto di sovrana bontà consigliò il P. Piccardo, appena ritornato a Roma a chiedere<br />
un'udienza particolare, e Pio XI si degnò ancora donargli quattro grosse medaglie due in<br />
argento e due in bronzo.<br />
L'ultimo atto però che suggellò la benevolenza veramente paterna del Papa e fu insieme la<br />
dimostrazione piú bella della venerazione del P. Piccardo al dolce Cristo in terra fu <strong>nel</strong><br />
settembre scorso. Presagiva forse egli prossima la sua fine? Improvvisamente una sera capitò<br />
a Roma da Genova il Veneratissimo Padre e alle nostre domande per sapere come mai si era<br />
deciso a far simile viaggio, rispose che era venuto per acquistare il giubileo con il<br />
pellegrinaggio genovese e prendere ancora una benedizione dal Papa. E difatti, nonostante le<br />
forze gli mancassero, andò anche lui all'udienza pontificia. Quando Pio XI passando in<br />
rassegna i pellegrini arrivò al nostro Padre: “Ecco un pellegrino carissimo e desideratissimo”<br />
e dicendo queste parole passò sopra le sue spalle, quasi in paterno amplesso, la sua augusta<br />
mano. In questo abbraccio e in queste parole vi é il riconoscimento piú augusto e solenne<br />
della profonda, sentita, figliale venerazione e devozione al Vicario di Cristo in terra. Il<br />
pellegrino aveva finito il suo mortale pellegrinaggio e la benedizione del Papa unita al<br />
perdono giubilare gli schiudeva la porta del Cielo.<br />
P. Piccardo e il Priore Frassinetti<br />
Chi conobbe il Priore di S. Sabina in Genova sia pure attraverso i suoi scritti, chi conobbe<br />
ed ebbe famigliarità con il compianto P. Piccardo, è costretto a confessare che queste due<br />
anime sante si sono davvero incontrate spiritualmente <strong>nel</strong> cammino della vita e che lo spirito<br />
dell'una si è trasfuso in quella dell'altro.<br />
P. Piccardo, è vero, conobbe solo di vista il Priore di S. Sabina per averlo veduto qualche<br />
volta di sfuggita andando a passeggio con i compagni del Seminario, come lui stesso ebbe a<br />
dichiarare: ma dal 1867, anno in cui fu con il pieno consenso di lui prescelto a suo successore<br />
<strong>nel</strong>la direzione dell'Opera di S. Maria Immacolata, allora appena nascente e ancora in cerca di<br />
fissa e stabile dimora, la sua vita di persona agiata divenne come quella del Priore, la vita del<br />
secondo buon Padre in quella piccola famiglia sorta dalla povertà e cresciuta all'ombra della<br />
protezione della Vergine Immacolata e che egli era destinato dalla Provvidenza con l'aiuto<br />
delle persone caritatevoli a farla crescere a quello stato di floridezza in cui ora si trova.<br />
Animato dallo spirito di Dio che tutte le cose rende facili e pronte, sorretto dall' esempio<br />
dell'uomo santo che lo aveva preceduto <strong>nel</strong>la non facile impresa e che non poteva mancargli<br />
di aiuto con le sue preghiere, egli, il Piccardo, da ammiratore divenne subito il piú studioso e<br />
zelante emulatore del Frassinetti.<br />
Passarono gli anni e furono molti quanti ne trascorsero dal 1868, anno in cui moriva il<br />
Priore ed egli era ordinato, sacerdote, fino al 1925, ed il secondo Padre dei Figli di Maria fu e<br />
si conservò sempre lo stesso: quell'uomo di vero spirito, e di soda pietá, di eminente virtú<br />
come apparve a tutti noi che lo abbiamo conosciuto, di quello spirito, di quella pietà, di quella<br />
virtú che seppe attingere dalla lettura costante e diuturna delle vite dei santi e dalla vita e<br />
dagli scritti del santo suo predecessore. Opera questa di facile santificazione per lui che fin dal<br />
Seminario aveva cominciato con il piegare con ferma volontà la sua anima, il suo spirito a<br />
tutte le operazioni e le illustrazioni della grazia del cielo, e che completò poi <strong>nel</strong>la sua lunga<br />
46
vita di sacrificio e di abnegazione come Moderatore della Casa dei Figli di Maria; opera di<br />
santificazione che si prefisse inoltre da realizzare <strong>nel</strong>l'anima dei suoi figli spirituali che <strong>nel</strong><br />
periodo di quasi 60 anni sono cresciuti in larga falange sotto la sua paterna direzione e di cui<br />
molti sono riusciti vero decoro della chiesa genovese diffondendovi il buon odore delle virtú<br />
del santo Fondatore.<br />
L'opera di personale santificazione si tramutò cosí, come per incanto, in quell'opera di<br />
santificazione o restaurazione sociale cristiana, cui mirava il Priore di S. Sabina quando fondò<br />
la prima Congregazione dei Figli di Maria e quando imprese a scrivere quei molteplici libri<br />
che furono una vera provvidenza in tanto pervertimento del suo tempo e lasciarono <strong>nel</strong>l'anime<br />
la piú profonda impronta di santità. E il Padre Piccardo volle continuata, anzi direi quasi<br />
centuplicata l'azione di quegli scritti destinati a fomentare un nuovo e grande risveglio di pietà<br />
<strong>nel</strong> mondo e lo fece con la ristampa dell'intera collezione delle opere edite ed inedite di<br />
Giuseppe Frassinetti, realizzando cosí, dopo tanto tempo, il desiderio del pio autore che pur ne<br />
aveva tentato la prova fin dal 1865 con una ristampa dedicata al Card. Patrizi ma che dovette<br />
troncarsi quasi all'inizio per la sopravvenuta morte il 2 gennaio 1868.<br />
La nuova Collezione, dedicata dal Piccardo a Pio X, il grande Papa restauratore della<br />
dottrina cattolica, e recante in fronte una lunga prefazione del Card. Svampa, Arcivescovo di<br />
Bologna, in cui magistralmente sono illustrati i singoli scritti frassinettiani, venne pubblicata<br />
con i tipi della Vaticana dal 1905 al 1912. Consta di 13 volumi di nitidissima veste in ottavo<br />
grande e comprende: due volumi di spiegazioni del Vangelo, tre volumi di Istruzioni<br />
Catechistiche, quattro volumi di Ascetica, due di Discorsi e Novene della Vergine, dei Santi, e<br />
delle principali festività dell'anno; uno di Esercizi Spirituali ed uno finalmente di operette<br />
varie predicabili ed ascetiche, con il quale si chiude la serie.<br />
Era bello il vedere il venerando Padre Piccardo vegliare le lunghe ore del giorno e della<br />
notte, con la pazienza di un certosino, sui manoscritti preziosi del Frassinetti per controllarli<br />
con la stampa, per coordinare la materia dei vari volumi con nesso logico, per leggersi e<br />
rileggersi piú volte le prove di stampa per correggere le bozze di ben 5704 facciate, quante ne<br />
comprende l'intera Collezione e far del suo meglio onde l'opera riuscisse meno indegna del<br />
venerando Autore e del Grande Mecenate del Vaticano, a cui egli con sentimento di figlio<br />
devotissimo la volle dedicata. Andava in giubilo ogni qualvolta parlava di quell'opera cosí<br />
bella ed era raggiante quando il suo pensiero considerava il gran bene che avrebbe fatto <strong>nel</strong><br />
mondo delle anime questa raccolta di scritti, pieni di dottrina e di santa unzione.<br />
Sancta sanctis, diceva egli con senso di grande umiltà e da uomo, come era ornato dello<br />
spirito di Dio, trattava veramente le cose del Frassinetti come cose di santo e le trattava in<br />
modo santo. E non si chiamò contento finché non vide coronati i suoi desideri con il Processo<br />
della Causa di Beatificazione del Frassinettí, che egli aveva ormai cosí ben conosciuto<br />
attraverso i meravigliosi suoi scritti.<br />
A noi, che, per somma sua degnazione, volle partecipi del suo lungo lavoro, dava con<br />
grande contentezza e commozione la notizia che il Consiglio Superiore della sua<br />
Congregazione, in seduta plenaria del 13 aprile 1909, aveva deliberato l' introduzione del<br />
Processo Canonico per la Causa del Fondatore e che ne era stato lui stesso eletto Postulatore.<br />
Si mise subito all’opera tanto da lui vagheggiata, ma per varie vicende, benché fin dal 1°<br />
agosto 1913 ne avesse inoltrato formale domanda all'amministratore della Diocesi mons. Pio<br />
Boggiani, e ripetuta <strong>nel</strong> luglio 1915 all'Arcivescovo mons. Ludovico Gavolti, non si poté<br />
iniziare il Processo Ordinario se non il 26 gennaio 1916; giorno in cui con tutte le solennità di<br />
rito fu definitivamente costituito il Tribunale Diocesano.<br />
Non è a dire quanta cura mettesse in questa bisogna e in ogni piú minuto particolare che<br />
riflettesse la detta Causa. Si interessò di ogni singola sessione del Tribunale, di ogni singolo<br />
teste e dal Vice Postulatore voleva frequenti e minuti ragguagli di quanto accadeva,<br />
dimostrando cosí, con quale amore e calore caldeggiasse la causa del servo di Dio. Volle lui<br />
47
stesso essere il portatore del Processo a Roma e, presentandolo alla Sacra Congregazione dei<br />
Riti, sembrò che egli facesse la consegna di tutto se stesso all'Autorità Apostolica.<br />
Gli rimaneva ancora come spina al cuore il Processo de non cultu che egli avrebbe<br />
desiderato compiere prima di finire i suoi giorni, e la Vita del venerando Priore che<br />
ardentemente bramava uscisse alla luce compilata da penna maestra che egli stesso volle<br />
prescelta ; ma la morte lo colse quando già le cose si avviavano a felice soluzione. Pieno di<br />
meriti volò sereno in braccio a Dio e là, giova sperare, sarà sazio il suo cuore di aver goduto<br />
in anticipo la gloria del santo Priore e fondatore dei Figli di Maria! Sancta sanctis.<br />
L’uomo forte<br />
48<br />
Ducarpo<br />
Ciò che spicca maggiormente <strong>nel</strong>la fisionomia morale del lacrimato Superiore Generale, la<br />
qualità che in qualche modo fissa con maggior precisione la sua caratteristica è la fortezza.<br />
Padre Piccardo fu un uomo forte <strong>nel</strong> senso piú bello e piú cristianamente puro della parola. È<br />
cosí che si spiega conie egli sia potuto uscire vittorioso da ogni cimento e abbia potuto<br />
superare ogni procella.<br />
E quante procelle non urtarono contro la sua navicella <strong>nel</strong> corso della sua lunga<br />
navigazione, fino a minacciarne il naufragio! La sua fede, la sua preghiera, la fortezza sempre<br />
lo salvarono. Egli sapeva navigare sulle grandi acque.<br />
Io mi sento compreso di ammirazione quando penso a questo meraviglioso nocchiero che<br />
la tempesta non impaurisce, che in faccia al pericolo non trema, che davanti all'ostacolo si<br />
esalta, che attraverso le bufere di cui fu feconda la sua lunga esistenza, seppe compiere<br />
arditamentc la sua navigazione e arrivare al porto integris rate et mercibus.<br />
Sono queste le figure che si impongono, questi gli uomini forti che San Giovanni<br />
Grisostomo voleva coperti di fiori, perché a detta del grande Dottore essi hanno dato la prova<br />
massima della forza d'animo. Ed in questa forza d'animo fatta di preghiera e di unione con<br />
Dio, di dolcezza e di umiltà è riposto il merito della fecondità del loro apostolato.<br />
Dire queste cose del carissimo Estinto è fare un elogio giusto e doveroso e piú che un<br />
elogio una constatazione, e ciò può servire di conforto e riuscire di incitamento a quanti<br />
cammineranno sulle sue orme, a quanti sono gli credi della sua opera e del suo spirito.<br />
Urbino, 18 novembre l925.<br />
Dolce visione<br />
+ Giacomo Ghio, Arcivescovo d'Urbino<br />
Il Padre Antonio Piccardo!<br />
Dolce visione cara ed angusta figura che sempre viva, sorridente ed amabile si delinea ai<br />
mesti sguardi dei beneficati e diletti suoi figli!<br />
Ah sí! Era casa, vera famiglia sua Istituzione, che Egli la reggeva coronato dall'aureola di<br />
Padre.<br />
La casa significa ambiente la cui atmosfera è imbalsamata di affetti santi, irradiata da luce<br />
superna, ed ove aleggia e si rispecchia la gioia e la pace del buon Dio e là <strong>nel</strong>l'Opera del<br />
compianto Personaggio si ammirava il vero Santuario di Dio.
Cara e singolare Famiglia! Vi si era amati senza debolezze, corretti senza asprezza,<br />
sorvegliati<br />
senza affettazione, e l'anima nutrita di verità, di confidenza, di rispetto e di schiettezza si<br />
sentiva attratta, senza avvedersene, ai sacri doveri di pietà, del sapere e della disciplina.<br />
Il venerabile D. Giuseppe Frassi<strong>nel</strong>ti aveva davvero trovato il vero depositario, il degno<br />
custode e valente artefice dei concepiti disegni e dell' opera da lui iniziata.<br />
Il compianto P. Antonio Piccardo l’accolse <strong>nel</strong>la sua giovine e sacerdotale anima di<br />
Apostolo con slancio ed entusiasmo; vi consacrò le sue energie, le sue sostanze e la vita per<br />
coltivarla, darle impulso fertile e consistenza duratura. Sí, sono undici lustri di attività senza.<br />
tregua, alternata da qualche gioia mista a sofferenze. Egli ricordava che controllo e garanzia<br />
delle grandi virtú sono i grandi sacrifici. Li amò con il generoso Fiat. Il Getsemani è noviziato<br />
al Tabor.<br />
Di là, spirito eletto e venerando, ove Ti avvolge nube lucida di beata trasfigurazione, Tu<br />
aleggia avvocato e patrono su quei figli che guidasti al santuario e sulla tua religiosa Famiglia.<br />
Che essa, grazie alla tua superna assistenza, viva sempre del caldo e possente battito del<br />
Cuore di Cristo.<br />
In tal maniera, mentre a lode del compianto Padre Antonio Piccardo sarà incisa sul marmo<br />
o <strong>nel</strong> bronzo del suo tumulo la grande e scultorea parola “VIR” si registrerà anche <strong>nel</strong>la<br />
storia:<br />
Bella, immortal,<br />
benefica fede<br />
ai trionfi avvezza<br />
scrivi ancor questo:<br />
L'Opera dei Figli dl S. Maria Immacolata altamente benemerita e della Religione e della<br />
Patria.<br />
Albenga. 18 novembre 1925<br />
+ Angelo, Vescovo.<br />
La sua bontà<br />
La virtú caratteristica del nostro venerato Superiore era la bontà. Si riconoscevano e si<br />
apprezzavano le altre doti, di cui il Signore lo aveva arricchito: l'intelligenza, la prudenza, il<br />
raro buon senso, l'attività, lo zelo, la fermezza e, quando occorreva, l'energia; ma ce n'era una<br />
che quasi assorbiva tutte, dando a tutte un colore ed un sapore speciale, la bontà.<br />
Per questo, quando si parlava di Lui, non si pensava quasi mai a chiamarlo intelligente<br />
prudente, attivo, zelante; ma si diceva sempre: Quanto è buono!<br />
E la stessa signorilità ed affabilità, cui subito si avvinceva gli animi, non si chiamava<br />
cortesia, ma bontà per questo, appena sparsasi la notizia della sua morte, il tributo dato alla<br />
sua memoria, piú ancora che di ammirazione e di lodi, è stato di dolore e di lacrime.<br />
Verona, 31 novembre 1925<br />
ELEGIA<br />
49<br />
+ Gerolamo Cardinale
Per quale nostalgico senso o lusinga d'Autunno<br />
cedesti, Padre, al cenno della sorella Morte,<br />
onde ai sussurri dell’Alba al lento vanir delle stelle,<br />
stanco, piegasti il capo al margin della via?<br />
Forse tra foglie stormenti, che Autunno ramingo distacca<br />
all'arbori pensose, ricacciandole ai venti,<br />
piovve il Mattino chiaro leggiadre ghirlande di gigli<br />
e il fior dell'asfodelo che la tua fronte imperla?<br />
O d'angioli osannanti, dai roridi cieli, una schiera<br />
a Te volò <strong>nel</strong>l' attimo del transito supremo,<br />
e su le candide ali sorresse lo Spirito eterno<br />
perché all'empiree soglie beatamente approdi?<br />
Triste e solenne, in queste raccolte serate autunnali,<br />
eteree visioni m’offre la fantasia;<br />
Ond'io fanciullo, evoco dal Tempo memorie sopite,<br />
a cui s' intreccia il fiore di Giovinezza spenta.<br />
Ah! non per ansie vane di gloria e di effimeri onori<br />
ripiega in cuor la fiamma che Amor di se alimenta:<br />
Né per estranei lidi, o borghi o città tumultuose<br />
s'avvolge la memoria del drappo dell'oblio;<br />
ché a’ tuoi Figli dispersi, appena velaron le ciglia<br />
il lume evanescente de le pupille smorte<br />
il tremolo sorriso, tra lieve sospir di preghiere,<br />
s' irrigidí, marmoreo, sul tenue labbro esangue,<br />
e giacque la tua spoglia, supina sul candido letto,<br />
fulgendo d'aurea luce <strong>nel</strong> vespero di Roma;<br />
dai lor commossi petti ruppe il figliale compianto,<br />
mentre migravi, Padre, a' regni alti di Dio.<br />
₪₪₪<br />
Su lo specchio dell'urna che il misero frale ora accoglie<br />
tra verd'ombre di lauri e sorrisi di rose,<br />
un Viator poeta, passando in pensier d'amore,<br />
sosti un mattin d'Autunno, e v'incida il tuo Nome<br />
con punta d'oro: e, sotto, sul marmo polito, in graffito:<br />
'' Ei fu Seminatore d' amore e di bontà.<br />
Donò gli averi ai poveri, ché a lui fu inesausto forziere<br />
l’Evangel cristiano, fonte di carità.<br />
Dai mattutini albori, fin oltre la sera calante,<br />
arò perseverando e seminò con fede:<br />
Onde a la Religione sacrò sacerdoti trecento<br />
e offrí a l'Italia madre nobili cittadini.<br />
Lo Spirto a Dio: a la Terra la spoglia; a gli umani venturi<br />
l'esempio e la memoria, fin che la vita duri”.<br />
Amen.<br />
50<br />
GIUSEPPE PIERUCCI.
P. Piccardo<br />
Rettore del Seminario Arcivescovile<br />
S. Ecc. Mons. Tomaso Reggio, prima Rettore del Seminario di Chiavari, poi Abate di S.<br />
M. in Carignano, aveva seguito fin dal suo primo sviluppo l'Opera di Don Piccardo: e aveva<br />
con crescente simpatia, anche quando, Vescovo di Ventimiglia, veniva <strong>nel</strong>la sua Genova,<br />
notata la vita di vera vita di famiglia che la caratterizzava, e la cordialità che che continuava a<br />
stringere inalterabilmente i figli al Padre, e i fratelli fra di loro anche quando o fatti sacerdoti<br />
o rimasti <strong>nel</strong> mondo si sarebbe potuto temere che le vicende della vita e la lontananza li<br />
allentasse. Passato al governo della Archidiocesi genovese, non solo continuò all'opera tutto<br />
quel favore che essa aveva già avuto cosi grande dal veneratíssimo mons. Magnasco, ma dopo<br />
tre anni di governo, <strong>nel</strong> 1895, chiamò alla Direzione del Seminario Arcivescovile P. Piccardo<br />
in persona. Cosí Egli oltre all'opera sua che era <strong>nel</strong> massimo del suo rigoglio e della sua<br />
efficienza (erano gli anni in cui dava alla Chiesa il numero piú considerevole di sacerdoti e<br />
preparava alla vita civile negli altri collegi tanta gioventù) si vide a capo della Istituzione piú<br />
importante della Archidiocesi.<br />
Non se ne sgomentò: la fiducia in Dio e <strong>nel</strong>l'Immacolata lo confortò all'arduo cimento:<br />
tanto piú arduo in quanto che la sua elezione coincideva con uno dei periodi piú critici,<br />
economicamente parlando, che il Seminario avesse avuto. Ed Egli, che per lo sviluppo<br />
dell'Opera sua aveva sempre avuto dalla Provvidenza, strumento efficace di Lei presso tanti<br />
ricchi, quanto era necessario, riuscí in poco tempo a ricostruirne il patrimonio.<br />
E non solo, ma nei sette anni che durò in carica dovette anche affrontare e recò a<br />
compimento anche molti importanti lavori di urgente necessità.<br />
Mentre curava cosí efficacemente la parte materiale, con pari efficacia curava la piú<br />
importante, la spirituale; facendo base di questa quella serenità inalterabile, e quella bontà di<br />
cuore che da tutti fu ammirata sempre e venerata come la dote caratteristica che attirava i<br />
cuori. E i problemi spirituali attinenti alla conoscenza e allo sviluppo delle vocazioni, che già<br />
aveva affrontato cosí felicemente nei Figli di Maria, li affrontò efficacemente anche in<br />
Seminario. Si preoccupò fin da principio di avere stabile in Seminario un Direttore spirituale,<br />
cosa tanto importante, e si preoccupò molto di una scelta felice. Seguí anche il cumulo di<br />
tante occupazioni i suoi seminaristi, non impedito assolutamente, <strong>nel</strong>le funzioni sacre; quanto<br />
fece singolarmente per ciascuno, molti lo sentono ancora e solo loro potrebbero dire quanto<br />
valse a confermarli <strong>nel</strong>la vocazione, una sola parola, un solo cenno, un solo sorriso, un solo ...<br />
stringimento di labbra ...<br />
E in fatto di studi? anche di questi si interessò con grande larghezza di vedute: rese<br />
possibile con il concorso suo la società di S. Paolo fra i professori del seminario e degli istituti<br />
cattolici, società che durò attiva tutto il tempo che egli fu Rettore; riordinò con sistemi<br />
moderni la ricca Biblioteca del Seminario, rendendola con prudente oculatezza accessibile<br />
agli studenti seminaristi; incoraggiò per i bisogni della scuola non solo del Seminario, ma<br />
anche degli istituti cattolici l'accesso alle scuole universitarie di chi appariva capace.<br />
Merito speciale della sua attività è la visione che ebbe chiara delle esigenze della vita<br />
cristiana, che furono poi tanto sentite dai sommi Pontefici, la necessità cioè di animare la<br />
pietà cristiana alla liturgia e specialmente al canto sacro, con la istituzione <strong>nel</strong> Seminario<br />
della cattedra di Canto fermo a cui chiamò uno dei primi suoi alunni il P. A. Minetti, attuale<br />
Vicario Generale dei Figli di Maria; cattedra che fu l'inizio d'un cosí largo sviluppo in diocesi<br />
e <strong>nel</strong>le parrocchie per la applicazione del Motu proprio di Pio X; e per il miglior decoro delle<br />
funzioni del Seminario lo dotava d'un buon organo, al cui collaudo chiamava il già da allora<br />
celebre Maestro Perosi. E come fu l'anima <strong>nel</strong>le principali circostanze di feste a volerne far<br />
51
sentire ai suoi seminaristi la bellezza! Nessuno certo dei seminaristi di allora dimenticò fra<br />
l'altro le feste solenni della inaugurazione della statua del Redentore <strong>nel</strong> cortile del Seminario.<br />
Passati sette anni di tanta attività, nei quali non dimenticò mai i suoi Figli di Maria, quando<br />
il nuovo Arcivescovo di Genova mons. Pulciano ritenne che tornasse fra essi lasciando il<br />
Seminario, egli come serenamente e pienamente aveva risposto “obbedisco” a mons. Reggio,<br />
lo ripeté a lui.<br />
E la Provvidenza aveva disposto che ciò che poteva parere una limitazione alle sue attività<br />
dovesse aprirgli la via ad apostolato piú vasto, piú duraturo.<br />
L' educatore<br />
Gli studiosi di Pedagogia s' arrabattano per trovare la legge, la norma, il vade-mecum del<br />
perfetto educatore. E tutti i pedagogisti, tutti i riformatori sono molto efficaci <strong>nel</strong>la critica del<br />
pedantismo, del formalismo, salvo poi a creare per loro conto un nuovo genere di pedantismo,<br />
una nuova sottospecie di formalismo. È un fatto che il vero educatore, come il poeta vero,<br />
l'artista vero, non si plasma con espedienti d'arte o con formule di scienza: egli nasce tale ed il<br />
suo istinto lo guida, ed il suo istinto gli serve al di sopra d'ogni trattato e d'ogni sistema.<br />
Il vero educatore capisce subito lo spirito dell'educando, penetra al di sotto della superficie,<br />
scopre il buono che si nasconde sotto la scorza rude ed anche un po' magagnata, sa trovare<br />
subito la medicina che risana l'imperfezione superficiale e ne ricava vigorosi germogli. Pur<br />
quando la midolla é infetta, purché la infezione non sia radicale e contagiosa, non c'é da<br />
disperare e l' accorto giardiniere sa abilmente curare e salva la pianta.<br />
Ma è necessario l'intuito che scopra il male ed indovina il rimedio e guida la mano che non<br />
deve troppo infierire per non irritare la parte malata e diffondere la magagna.<br />
Questo intuito é mirabile dote che la Provvidenza dà alle anime privilegiate, destinate a<br />
guidare le anime dei giovani, specialmente quando di queste giovani anime é necessario<br />
formare non soltanto dei buoni cristiani, ma anche dei buoni pastori di anime.<br />
Questi educatori non di rado ascendono all' onore degli altari, perché toccano le vette della<br />
cristiana perfezione.<br />
₪₪₪<br />
D. Piccardo fu una di queste anime privilegiate. Egli fu un educatore nato, conobbe i<br />
segreti di un'arte che non si insegna, capí i giovani, li protesse, li guidò, li trasformò, li rese<br />
sacerdoti, degni della loro sublime missione.<br />
E questo ottenne senza rigori eccessivi, senza formalismi ingombranti, senza mortificanti<br />
costrizioni all'anima del giovane che ha bisogno di vita, di entusiasmo, di ardore.<br />
Seppe comprendere e compatire, seppe correggere senza irritare, dirigere senza<br />
mortificare, perché amò la gioventú e dall' amore per essa trasse una ispirazione costante<br />
all'opera sua.<br />
Chi guarda alla superficie delle cose e concepisce l'educazione dei giovani solo dal lato<br />
della disciplina esteriore può anche trovare materia di critica <strong>nel</strong>la concezione educativa di<br />
Padre Piccardo. Nei suoi Collegi, <strong>nel</strong>la sua Casa, in quella benedetta Casa dei Figli di Maria<br />
che ha dato alla Liguria tanti Sacerdoti colti e zelanti ed alla Chiesa illustri presuli, può taluno<br />
non approvare quella famigliarità che ne costituisce la caratteristica piú simpatica.<br />
Ma chi concepisce l' educazione come azione, come influenza d' uno spirito elevato su<br />
spiriti in formazione, deve approvare incondizionatamente, quel sistema che consiste<br />
52
<strong>nel</strong>l'avvicinare famigliarmente i figli al padre spirituale; realizzando l'ambiente ideale dell'<br />
istituto d'educazione: il collegio famiglia.<br />
Qui veramente lo spirito del Padre si trasfonde nei figli; qui i giovani alunni apprendono<br />
non una disciplina meccanica che deve abbandonarsi <strong>nel</strong>la vita attiva, specialmente <strong>nel</strong>la<br />
sacerdotale, ma una disciplina che è abito al bene, abnegazione, sacrificio, amore.<br />
Noi ci auguriamo vivamente che lo spirito di P. Piccardo aleggi sempre <strong>nel</strong>la Sua<br />
Congregazione e nei suoi Collegi; ci auguriamo che i suoi metodi educativi continuino ad<br />
essere attuati dai suoi successori.<br />
Don Piccardo<br />
e il Santuario dell'Acquasanta<br />
53<br />
GIULIO MARCHI.<br />
L’aura mariana della famiglia e la fede del popolo, in mezzo a cui il P. Piccardo passò la<br />
fanciullezza e l'adolescenza, testimoniano la tenerissima devozione cui il P. Piccardo<br />
giovinetto venne educato. Aveva quasi otto anni, ci ricorda il P. Profumo <strong>nel</strong>la vita del P.<br />
Benedetto Piccardo, quando accompagnò <strong>nel</strong>la visita al Santuario dell'Acquasanta lo zio P.<br />
Benedetto S. J. che si disponeva a partire per le Missioni dell' America ed ebbe la sorte di<br />
servirgli la S. Messa.<br />
Don Piccardo ricordava sempre i suoi pellegrinaggi con i parenti ed in special modo con il<br />
padre suo, sig. Pasquale Piccardo, che per essere stato varie volte Sindaco di Voltri, fu<br />
Amministratore al nostro santuario. Quando il giovinetto Antonio sentiva sbocciare i primi<br />
segni della vocazione ecclesiastica, e non aveva che undici anni, lo zio P. Benedetto scriveva<br />
dall'America alla madre sua di porre la vocazione del figlio sotto la protezione della Vergine<br />
Immacolata. Fu egli profeta intravedendone il futuro Fondatore della Congregazione dei Figli<br />
di Maria Immacolata?<br />
Assertore convinto ed aperto della secolare devozione dei Voltesi alla loro Madre, il<br />
giovinetto Piccardo volle porre sotto la protezione della Vergine Santa le prime speranze del<br />
suo Sacerdozio, pellegrinò, tante volte al nostro Santuario per implorare, come egli amava<br />
dire, per l'intercessione della Madonna dell'Acquasanta, la grazia di corrispondere alla<br />
Missione cui Iddio, cosí fecondamente, lo preparava.<br />
Il Santuario e l'Opera dei Figli di Maria<br />
“Noi, nati presso il Santuario di Maria dell'Acquasanta, dovremmo prendere a cuore i titoli<br />
e gli Istituti in onore della SS. Vergine” gli scriveva lo zio Missionario: fu perciò che <strong>nel</strong><br />
1868, il novello Sacerdote Antonio Piccardo accettava entusiasticamente la provvidenziale<br />
missione di continuare l'Opera dei Figli di Maria del Ven. Frassinetti. Gli sembrò questo un<br />
segno evidente della protezione della Madonna e fu cosí che <strong>nel</strong>la vita del Padre e <strong>nel</strong>la storia<br />
dell'Istituto il nostro Santuario gli apparve come la "meta di fede,, donde egli aveva tratto le<br />
forze prime, animatrici della sua vocazione, il tempio di intimi e soavi ricordi, cui volentieri e<br />
spesso, da Pra, da Rivarolo e da Genova, riportava gli alunni dei suoi collegi.<br />
Il Padre Piccardo si compiaceva veder fiorire queste care memorie attorno alla sua<br />
Congregazione e ricordava spesso l'Acquasanta come Santuario di meditazione e di preghiera<br />
per il Pio Frassinetti, per la Ven. Paola Frassinetti (sorella del Priore di S. Sabina in Genova)<br />
fondatrice delle Suore Dorotee, per la piissima Suor M. Ravasco, fondatrice delle Suore che
da Lei presero il nome. Questi Istituti, affini all'Opera dei Figli di Maria e tenuti in tanta<br />
venerazione dal P. Piccardo, animavano di religioso affetto il suo amore per il Santuario<br />
dell'Acquasanta, rendendolo sempre piú caro al suo zelo sacerdotale.<br />
Ogni anno, Egli veniva con tanta bontà, e spesso con tanto sacrificio, a visitare la "SUA<br />
MADONNA” ed anche sul declinare della vita amava passare alcuni giorni presso di noi,<br />
<strong>nel</strong>le piú care funzioni del Santuario. Tutti qui lo ricordano ospite gradito e venerato presso il<br />
rev. Rettore del Santuario; tutti gli Ex allievi ricordano il convegno della sua Messa d'oro (<strong>nel</strong><br />
1919) quando l'allora Rettore Don Piana preparò per Lui una Festa solenne e memoranda ed i<br />
Sacerdoti e i Figli di Maria convenuti a fargli corona consacrarono, negli scritti, in una<br />
riuscitissima accademiola, in tante memorie a Lui care, l'omaggio simbolico dei figli al Padre,<br />
<strong>nel</strong> Santuario tanto diletto.<br />
Il Santuario dell'Acquasanta suo desiato riposo<br />
Il Santuario dell'Acquasanta è, per il suo Istituto, perché lo era per Lui, un "Monumento di<br />
vita”, ma Don Piccardo desiderò vivamente, ed a molti piú volte ha manifestato il desiderio<br />
che diventasse il suo mausoleo di morte. Non è che Egli abbia voluto tener lontano il suo<br />
sepolcro dalla Casa dei Figli, pur potendo riposare anche in Roma, ma Egli, con atto di<br />
suprema devozione verso Maria dell'Acquasanta, ha voluto legare la sua memoria ed il suo<br />
esempio al Santuario, come per riallacciare ad una fonte di mariana pietà il cuore dei Figli,<br />
eredi del suo patrimonio spirituale.<br />
Gli ex allievi e compagni ricordano il primo convegno degli ex-allievi (dopo quello tenuto<br />
in Genova, per la fondazione) che, con felice divisamento, si fece ad Acquasanta, il 7 Giugno<br />
di quest'Anno Santo. Quel giorno il saluto del Padre, trattenuto per impegni a Roma, fu un<br />
telegramma che ci richiamava alla preghiera per la sua Madonna. Era l'espressione di un pio<br />
volere, era voce sacra come di testamento, il doverlo ricordare qui, all’altare della Madre sua<br />
e nostra? ... L'epilogo della sua vita mostrò che tutto ciò non era una sola intenzione<br />
occasionale, ma Egli voleva si pregasse la sua Madonna sentendosi venir meno il vigore delle<br />
forze.<br />
L'Asilo venerato di tante memorie del Padre, oh ! non sarà la tomba di un amore<br />
immemore, ma diverrà per tutti noi l'umile altare della nostra riconoscenza. Tutti i Figli della<br />
sua Congregazione, i Sacerdoti e Laici ex Allievi, le persone che lo hanno amato ed aiutato<br />
<strong>nel</strong>la vita conosceranno il nome del nostro Santuario, ne erediteranno l' amore; al suo<br />
sepolcro, che speriamo presto potrà, qui avere, verranno attratti dal doveroso <strong>ricordo</strong>, spinti<br />
dal desiderio del suffragio per il nostro caro Padre Piccardo.<br />
La preghiera ci unirà ancora, in Dio, al suo Spirito eletto, il suo esempio ci mostrerà<br />
l'idealità della devozione a Maria Santissima, sentiremo il suo amore rivivere con l'intensa<br />
fedeltà delle opere ed il suo Nome, qui, al Santuario dell'Acquasanta, ci spronerà ad attrarre a<br />
Dio ed alla Vergine il cuore di tanti altri Figli di Maria. Noi ci ispireremo cosí, come la la<br />
miglior forma di suffragio, dopo la preghiera, a tener viva l'opera sua, per il bene di tante<br />
anime, con altezza di pensiero e continuità di fede.<br />
Sac. DOMENICO RAZZORE<br />
Rettore del Santuario N. S. dell'Acquasanta<br />
Anime generose<br />
Erano entrati ai Figli di Maria con un dolce, con un santo sogno <strong>nel</strong> cuore: un giorno<br />
sarebbero stati Sacerdoti! Oh essi avrebbero lavorato tanto, avrebbero predicato, avrebbero<br />
54
salvate tante anime! Ma ... quale sarebbe stato il campo del loro lavoro? Essi non lo sapevano.<br />
Avevano sentita <strong>nel</strong> cuore soave e vivissima la voce di Dio che li chiamava, avevano sentita la<br />
Vocazione; e accompagnati chi dal parroco, chi dalla mamma erano venuti alla Casa dei Figli<br />
di Maria. C'era un Direttore tanto buono! Egli li avrebbe guidati, li avrebbe aiutati.<br />
Entrati in Casa, compresero subito il programma: studiare, pregare e stare allegri. Servite.<br />
Domino in laetitia: ecco lo spirito del Regolamento che informava la comunità. Ed essi<br />
pregavano, studiavano e stavano allegri. Che bei giorni, che bei anni passarono!<br />
Nella Casa dei Figli di Maria avevano trovate fiorenti tre devozioni, tre forze vive dalle<br />
quali si sentivano presi e pervasi: la devozione alla Santissima Eucaristia, la devozione alla<br />
Madonna e un grande amore al Papa. Quanta luce, quanta forza scendeva ai loro giovani cuori<br />
accanto a quel piccolo altare della linda cappella, sotto lo sguardo materno e la benedizione<br />
della Madonna, sorridente dalla sua nicchia! Oh sí, la vocazione maturava, si schiariva, si<br />
decideva.<br />
Nelle quotidiane orazioni recitate in comune in cappella, vi era anche un'invocazione<br />
particolare e una preghiera a S. Francesco Saverio, al santo missionario, al santo dallo zelo<br />
apostolico e dalla fortezza dell'eroe di Cristo. E il santo fu propizio alle loro invocazioni ed<br />
essi promisero: saremo missionari.<br />
L'occasione di intrattenersi sulle missioni, di alimentare la fiamma, era del resto frequente:<br />
tutti gli alunni della Casa erano ascritti all'Opera della Santa Infanzia e a quella della<br />
Propagazione della Fede e ne leggevano tanto volentieri gli Annali.<br />
E giunta l' ora di Dio, il dolce, il caro sogno vagheggiato nei bei anni giovanili, maturato<br />
accanto all'Altare della Madonna divenne una gioconda realtà: e uno e poi due e poi altri<br />
partirono per il campo delle apostoliche fatiche.<br />
E sono una ventina i generosi che sparsi in Australia, in Cina, <strong>nel</strong> Brasile, <strong>nel</strong> Messico,<br />
negli Stati Uniti lavorano <strong>nel</strong> campo del Signore.<br />
S. Francesco Saverio continua ad essere invocato ogni giorno <strong>nel</strong>la Congregazione dei<br />
Figli di .Maria, che lo ha scelto come uno dei suoi Protettori ed altre anime é sperabile,<br />
accanto all'altare, sotto lo sguardo di Maria Immacolata sentiranno la grande chiamata di Dio.<br />
De minimis<br />
C’è uno solo degli ex-allievi dei collegi di Don Piccardo o degli amici suoi, o dei 35°<br />
preti usciti dai suoi collegi, che non abbia rievocato il “Direttore” all'annuncio della sua<br />
morte, ricordando questo o quell'episodietto personale?<br />
Forse no. Ma fu un richiamare mille piccole cose, insignificanti se prese cosí staccate una<br />
ad una, ma che per noi richiamavano qualche luce della bella figura scomparsa. Piccole tinte<br />
di un mirabile quadro: svariate tinte di minuscoli fiori addensati in un campo sterminato, cui<br />
donano, tutti ed ognuno, il meraviglioso sorriso della primavera.<br />
Ed ho pensato: “Perché l’Unione D. Piccardo” non inviterà gli ex-allievi a scrivere gli<br />
episodi che ricordano? Il foglio “Risonanze” li potrebbe accogliere con indicibile<br />
compiacenza di tutti; e ne verrebbe richiamata sotto tutti gli aspetti l'indimenticabile figura del<br />
nostro “Direttore”.<br />
Ecco: ne faccio formale proposta a “Risonanze”.<br />
Vedete! Ho appena accennato a ciò ... e sono certo che con me, gli ex-allievi che leggono<br />
sono già balzati <strong>nel</strong> mondo dei ricordi ... Non lo rivedete il “Direttore” quando veniva ai vari<br />
collegi e la sera, dopo cena, s'intratteneva a chiacchierare?<br />
Quella sera il campanaro doveva lasciarci trascorrere il limite consueto per mandarci in<br />
Cappella e poi a dormire. Il direttore veniva in ricreazione e sedeva sui gradini, od in<br />
55
Carignano su una certa colonna di marmo rovesciata a mo' di sedile ... E tutti noi gli eravamo<br />
attorno.<br />
Si dilettava a chiamarci per nome, uno ad uno, e la memoria non gli falliva. Poi narrava<br />
qualche amena storiella ...<br />
Ricordate quando narrava del viaggio di “Togno” a Roma? Allorché alla comitiva che<br />
cercava un ristorante: “sciò direttò! chi gh'è 'na locanda ...” E indicava una “ex-locanda” ... Ed<br />
allorché arrivato in Piazza S. Pietro, esclamava: “Che ciassà! ...” O quando ci narrava degli<br />
sposi di Voltri, lo ricordate?, la sposa faceva vedere i dintorni al marito: ' chi gh'è tutto Mé ..."<br />
e la sera non avevano dove andare a dormire! O quando narrava dei due vecchietti? L'uno,<br />
con il labbro superiore cosí cadente che, se soffiava. il fiato andava in giú e l'altra con il<br />
labbro inferiore cosí in avanti che, respirando faceva vento in su; e nessuno dei due poteva<br />
spegner la candela! Quanto ridere, noi, alla soluzione: soffiavano a tempo, onde le due<br />
correnti d'aria incontrandosi, potevano spegnere la fiamma.<br />
Si passavano ore lietissime e, benché ritardata, la campa<strong>nel</strong>la ci chiamava ancora troppo<br />
presto!<br />
Si stava bene, vicino ad un direttore cosi paterno, buono, sempre buono con noi! Che non<br />
aveva rimprovero da fare se non accompagnandolo con infinita dolcezza. Ci sapeva capire,<br />
ecco!<br />
Mi narrava, di questi giorni un ex-allievo ora arciprete, d'un giorno che aveva ricevuto da<br />
casa un po' di vino. Pensate! Un bottiglione da tre litri! E se lo portava su, in dormitorio, con<br />
la ... coscienza incerta, perché era un piccolo contrabbando. Quand' ecco <strong>nel</strong> salire la scala, si<br />
vede innanzi il Direttore. C'era da lasciarsi cascare il bottiglione, mal celato tra le pieghe del<br />
soprabito ... e che certo il Direttore aveva veduto. Ed ora bisognava ben salire: pensate con<br />
quale tremarella! e passargli davanti ... Ma, <strong>nel</strong> punto critico, il direttore si volge a un tratto e<br />
contempla un quadro che è sulla parete, dando le spalle all'allievo confuso ... che se la svignò<br />
rapidissimamente.<br />
Ma ecco, sto scendendo a particolari; e non é questo il momento. Ma se le pagine di<br />
“Risonanze” vorranno (ripeto l'invito) aprirsi agli “episodi” che gli ex-allievi non<br />
mancheranno di rievocare, dinanzi agli occhi nostri tornerà a rivivere de minimis istis la figura<br />
del direttore buono, tanto buono!<br />
I funerali di P. Piccardo<br />
In Roma<br />
Scriveva l’ “Osservatore Romano” il 7 novembre:<br />
“Una solenne e commovente manifestazione di compianto sono riusciti i funerali in<br />
suffragio del P. Piccardo, Superiore Generale dei Figli di S. Maria Immacolata.<br />
La triplice cassa contenente la salma é stata trasportata a braccia dalla Casa Generalizia di<br />
Via del Mascherone sino alla Chiesa Parrocchiale di S. Caterina della Rota.<br />
Il corteo, preceduto dai PP. Cappuccini e dal Clero della Parrocchia. con a capo il Parroco<br />
e seguito dai membri della Congregazione dal P. Piccardo, da molti sacerdoti del Mascherone,<br />
dalle Piccole Suore della Sacra Famiglia e da numerosi Prelati e personalità, anche in<br />
rappresentanza di fuori Roma.<br />
Il P. Minetti, Vicario Generale e Rettore dell' Istituto di S. M. Immacolata ha celebrato la<br />
Messa di “requiem”, assistito all'altare dai membri della Congregazione e dagli alunni del<br />
Pontificio Seminario Lombardo. Egli stesso infine ha impartito l'assoluzione.<br />
Dai buoni e veramente bravi cantori della Schola cantorum di Musica Sacra é stata eseguita<br />
scelta musica del maestro Perosi, sotto la direzione del giovane maestro Curatola.<br />
Alla funebre cerimonia sono intervenuti. l'Ill.mo e Rev.mo Mons. Giuseppe Palica Vice<br />
Gerente di Roma, l'Abate Ferretti dei Benedettini, Mons. Pacini in rappresentanza di Mons.<br />
56
Pellegrinetti Nunzio Apostolico di Belgrado, Mons. Boer in rappresentanza di Mons.<br />
Francesco Pascucci Segretario al Vicariato di Roma, Mons. Baranzini, rettore del Seminario<br />
Lombardo con gli alunni, Mons. Agostini in rappresentanza di Mons. La Puma Segretario<br />
della S. Congr. dei Religiosi con Mons. Sposetti e Saini della stessa S. Congr., Mons. Zerba<br />
della Congr. dei Sacramenti, Mons. Farolfi della Congreg. del Concilio, Mons. Negrini della<br />
Congr. degli studi e dei Seminari, piú ancora i Monsignori Conte, D'Agata, Tartaglia,<br />
Silvestri, Ercoli e molti altri. Notavasi pure Mons. Refice, maestro della Cappella di musica<br />
in S. Maria Maggiore, il Fratel Samuele, rettore della Casa dei Cento Preti, Mons. Ferri ed il<br />
comm. Sconi in rappresentanza dell'Arciconfraternita dei Genovesi con insieme uno stuolo<br />
di Signori e Signore della medesima città. Vi erano poi il cav. Berardi della Segreteria di<br />
Stato ed il cav. Trifogli dell'Elemosineria Apostolica.<br />
Dei secolari notammo; il Comm. Avv. Corsanego, Presidente Generale della G. C. I., il<br />
prof. Comm. D' Agata, direttore della Clinica Chirurgica <strong>nel</strong>la R. Università di Messina, il<br />
cav. prof. Ancarani, il signor Miglia e tanti altri di cui ci sfugge il nome.<br />
Vi era poi una larga rappresentanza dei Padri Scolopi e dei Padri Somaschi di S. Girolamo<br />
della Carità con a capo P. Muzzitelli proc. gen. dei medesimi; piú una rappresentanza dei<br />
Minori Conventuali con il P. Ignudi, piú ancora Padri Cappuccini e di altri Ordini Religiosi.<br />
Cosí pure rappresentanze di Suore ed Istituti femminili come delle Dorotee e delle Figlie dei<br />
SS. CC. Istituto Ravasco di Genova, cosí pure vi era una rappresentanza dell'Associazione<br />
ex allievi “Don Piccardo” in persona del sig. Cavanna.<br />
Terminata la cerimonia la salma é stata lasciata in Chiesa vegliata amorosamente dai Figli<br />
di S. M. Immacolata in attesa di essere trasportata oggi <strong>nel</strong>le ore pomeridiane alla stazione di<br />
Roma per essere trasportata a Genova dove la accompagneranno le benedizioni dei buoni, che<br />
unendosi ai suoi concittadini tributeranno l'ultimo e reverente saluto al buon Padre c grande<br />
benefattore.<br />
***<br />
Nella Chiesa dei Genovesi in Roma, per cura dell'Arciconfraternita, ebbero luogo giovedí 3<br />
dicembre altri solenni funerali con intervento di numerose personalità ecclesiastiche e del<br />
laicato.<br />
L' elogio funebre venne recitato da Mons. Giacomo Ghio, Arcivescovo d' Urbino.<br />
In Genova<br />
Nella Chiesa Parrocchiale del S. Cuore e S. Giacomo, in Carignano, si fecero i funerali<br />
presente cadavere sabato 8 novembre. Ci é impossibile notar qui le innumerevoli<br />
rappresentanze ed i presenti al funerale di un Sacerdote tanto noto ed amato in Genova nostra.<br />
Diremo soltanto che la vasta chiesa era stipata e benché numerossimi sacerdoti non abbiano<br />
potuto trattenersi fino al termine della funzione, pure circa duecento sacerdoti si allinearono in<br />
corteo e seguirono la cara salma dopo il sacro rito.<br />
Celebrò il P. Mlinetti, erano presenti Mons. G. M. De Amicis ed il Vescovo d'Albenga<br />
Mons. Angelo Cambiaso, che prima delle esequie tessé l'elogio funebre. La salma venne<br />
accompagnata e tumulata a Staglieno, in attesa di essere poi trasportata al Santuario<br />
dell'Acquasanta, dove il P. Piccardo aveva manifestato desiderio di essere .seppellito<br />
***<br />
I solenni funerali d trigesima vennero fissati in Genova il venerdí 11 dicembre, <strong>nel</strong>la<br />
Chiesa di S. Ambrogio, tessendo l'elogio funebre Mons. Gerolamo Cardinale, vescovo di<br />
Verona.<br />
I tre vescovi che furono allievi dei Figli di Maria sono appunto Mons. G. Gllio, Mons. A.<br />
Cambiaso e Mons. G. Cardinale.<br />
57
I funerali di trigesima celebrati in S. Ambrogio furono una rinnovazione anche in piú larga<br />
misura delle manifestazioni di cordoglio e di venerazione già avutasi <strong>nel</strong> giorno 7 novembre<br />
ai funerali <strong>nel</strong>la Chiesa del S. Cuore in Carignano.<br />
Impossibile segnalare tutti gli intervenuti. Citeremo oltre i due Ecc.mi Vescovi Mons. De<br />
Ainicia e Mons. Cardinale e oltre il Vicario Generale Mons. Canessa intervenuto in nome<br />
proprio e in rappresentanza di .Mons. Arcivescovo, il Venerando capitolo Metropolitano quasi<br />
al completo, quasi al completo anche le altre colleggiate della città e il collegio dei Parroci<br />
urbani, numerosissimo il clero della città e della Diocesi anche delle piú lontane parrocchie,<br />
la rappresentanza del Seminario Arcivescovile, al completo naturalmente la Comunità della<br />
Casa dei Figli di. Maria di Genova e i due Collegi di Rivarolo e di Pra, Comunita maschili e<br />
femminili al completo o rappresentate, una folla di personalità cittadine e di fuori e di popolo.<br />
Anche questa volta il Municipio di Voltri era rappresentato dal pro Sindaco.<br />
Il parroco Don Bruzzone, nostro socio, aveva con amorevole zelo curato l'addobbo severo<br />
e l'ordine della funzione. Celebrò il nostro socio Mons. Giacomo Moglia assistito da Padri e<br />
chierici della Congregazione. La musica diretta dai maestri Firpo e Ferro ed eseguita da ex<br />
allievi e seminaristi fu per scelta ed esecuzione pari alla circostanza.<br />
Recitò con tutto l'affetto e tutta l'emozione di antico Figlio di Maria l'elogio del Padre, che<br />
con tanta esultanza lo aveva visto ascendere alla cattedra episcopale veronese, Mons.<br />
Cardinale. Non ci soffermiamo a un pallido sunto, speriamo che come si sta gia stampando a<br />
Roma l'elogio là recitato da Mons. Ghio, si possa fare lo stesso qui a Genova di quel di<br />
Mons. Cardinale. Ad entrambi ripetiamo i piú sentiti ringraziamenti e ad essi associamo<br />
quelli a Mons. Vescovo di Albenga per quello che con pari calore ed affetto improvvisò ai<br />
primi funerali.<br />
Partecipazioni <strong>nel</strong> dolore<br />
La morte del P. Piccardo ebbe larghissima eco di rimpianto. Furono Cardinali,<br />
Arcivescovi, Vescovi, istituzioni, personalità d'ogni genere che vollero scrivere ai Padri della<br />
Congregazione esprimendo il proprio dolore.<br />
Primo tra tutti fu S. Em. Rev.ma il Cardinale Vicario che scriveva al P. Minetti il 6<br />
novembre:<br />
Mi è stato impossibile per piú motivi di venire personalmente a portare alla<br />
Congregazione dei F. S. M. I. le mie condoglianze per la morte del loro benemerito Superiore<br />
Generale P. Piccardo. Non ho però mancato di accompagnare con le mie povere preghiere la<br />
malattia di Lui, di suffragarne poi l'anima ed ora di prendere parte al dolore che sentono i<br />
membri della Congregazione per la perdita fatta. Ella voglia partecipare ai suoi Confratelli<br />
le mie condoglianze!.<br />
Confortiamoci con il pensiero che il buon P. Piccardo <strong>nel</strong>la sua lunga vita aveva lavorato<br />
molto per la gloria di Dio, ed il bene delle anime; ciò che ci fa sperare che egli abbia già<br />
ricevuto in Cielo il premio delle sue buone opere. La benedico e con particolare stima ed<br />
affetto mi raffermo<br />
suo in G. C.<br />
B. Card. Pompili<br />
Giungevano intanto le condoglianze degli Em.mi Cardinali:<br />
Il Card. Maffi, con telegramma.<br />
Il Card. P. Tommaso Boggiani, per mezzo del suo Segretario.<br />
58
Il Card. C. Laurenti con lettera in cui dice: “Prometto suffragi per l'anima benedetta, per<br />
affrettarle il premio eterno all'opera di santo apostolato esercitato con tanto zelo sulla terra”.<br />
Dalle lettere degli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi stralciamo alcune frasi.<br />
L' Arcivescovo di Genova scriveva:<br />
“Presento a Lei e a tutta la Famiglia religiosa le mie condoglianze per la perdita del<br />
Ven.do P. Piccardo. È mio dovere il suffragarne l'anima per quanto possiamo essere sicuri<br />
sia già al possesso del premio meritatosi con la sua buona e laboriosa giornata. Accolga<br />
Rev.mo Padre i miei ossequiosi saluti e mi creda dev.mo<br />
+ C. Dalmazio Minoretti<br />
Mons. A. Caron Arcivescovo Titolare di Calcedonia:<br />
“Con il sentimento piú puro e piú santo presento alla cara Congregazione di S. M. I. le piú<br />
angosciose condoglianze. Il perdere un amico per chi scrive è cosa dura; ma il perdere il<br />
Fondatore e Padre per una Famiglia religiosa è dolore senza pari. Ci conforti il pensiero che<br />
all'Amico e ai Figli il Lacrimato diventi patrone e sorriso di cielo”.<br />
Monsignor Garigliano Vescovo di Biella:<br />
“Leggo sui giornali l’annuncio tristissimo della dipartita del buon P. Generale. Mi metto<br />
anche io tra i suoi figli in lacrime perché sento lo stesso dolore che hanno i loro cuori.<br />
Ancora non era per tutti noi abbastanza vecchio il buon Padre e sentiamo tutta la durez.za di<br />
questo schianto.<br />
Voglia per me baciare la mano della Salma venerata mentre io unisco alla loro la umile<br />
mia preghiera piú che di suffragio d’invocazione”.<br />
Aff.mo<br />
Giovanni Garigliano Vescovo di Biella<br />
Nella lettera del Vescovo di Ozieri si dice :<br />
“La sua amabile e veneranda figura, la sua cara giovialità, le sue squisite attenzioni<br />
l'avevano reso anche per me oggetto di profonda venerazione e sentito riverente affetto”.<br />
Il Vescovo di Foligno Mons. Corbino:<br />
“Fra tante manifestazioni di dolore per la grave perdita del Rev.mo P. Piccardo non può<br />
mancare la mia che in tanti anni di affettuosa relazione con lui ho conosciuto quanto tesoro<br />
di bontà, di pietà, di carità e di santo zelo si racchiudesse in quella bell’anima. Era<br />
veramente l'uomo di Dio a cui bastava accostarsi per sentirsi presi di venerazione e amore<br />
come verso un Santo. La Congregazione ha perduto in Lui un vero padre, un esempio di<br />
Sacerdote perfetto. Ma dal Cielo continuerà ad amarla e proteggerla. Lunedì sarò tra loro,<br />
ma sarà per me un vero dolore il non trovarvi il caro Padre Piccardo anche infermo per<br />
chiedergli la benedizione”.<br />
Aff.mo<br />
+ Stefano Vescovo<br />
L’abate di San Paolo Idelfonso Schuster:<br />
“Dunque il buon Padre Piccardo ha terminato la sua missione e ne ha conseguito il<br />
premio da Dio! Ne sia lode al Signore ed al Suo servo fedele che ha travagliato per Lui. Ora<br />
continui dal cielo l'opera e ai Figli di Maria sia ora il Celeste Patrono dopo esserne stato il<br />
Fondatore”.<br />
L’Arcivescovo di Rossano Calabro::<br />
59
“La morte di P Piccardo mi straziato l’animo. Mi pareva che il Signore dovesse<br />
conservarlo molti anni ancora per l’esempio di tutti.<br />
Fin dalla prima volta che ho avuto la fortuna di conoscerlo l’ho amato fino alla<br />
venerazione. Ne ho suffragato e ne suffragherò ancora l’anima buona”.<br />
+ Giovanni Scotti Arcivescovo<br />
S. E. il Card. Mistrangelo, Arcivescovo di Firenze :<br />
“Seppi della morte di P. Piccardo e ho pregato per Lii e per l' Istituto. Indisposto per un<br />
attacco di artrite da un mese e mezzo, non potei farmi vivo allora; porgo ora condoglianze e<br />
faccio voti perché la Congregazione prosperi benedetta dal Cielo ...”<br />
Mons. Guido Conforti, Arcivescovo di Parma:<br />
“Tra i vari ricordi della mia vita resterà sempre quello di avere conosciuto personalmente<br />
ed avvicinato il santo sacerdote a cui chiesi consiglio piú di una volta intorno a cose delicate<br />
ed importanti che molto mi stavano a cuore, ammirando la saggezza e la pietà singolare<br />
dell'uomo di Dio. Prendo viva parte al lutto della Congregazione per l’incomparabile<br />
perdita”.<br />
S. Ecc. Mons. Romita.i, Vescovo di Boriano e Campobasso:<br />
“Ho appreso la dolorosa notizia da qualche giorno. L'lio pianto come un padre mio e gli<br />
ho celebrato subito una Messa. Non posso dimenticare il bene che mi ha voluto contro ogni<br />
mio merito e l'assistenza speciale che egli mi usò allorché, dopo il pellegrinaggio, io mi<br />
ammalai in cotesta venerabile Casa. Fin da quando ebbi l’onore e la fortuna di conoscerlo mi<br />
convinsi d'aver conosciuto un santo ... sia per loro valido protettore di lussú ... Benedica e<br />
prosperi la loro Congregazione che fa tanto bene al povero clero che in loro trova tanta.<br />
carità....”<br />
Mons. Luigi Marti<strong>nel</strong>li, Vicario generale di Subiaco:<br />
“ … in P. Piccardo io avevo trovato il vero padre ed amico...”<br />
Mons. A. Levame, Uditore della Nunziatura in Argentina:<br />
“L'anima eletta richiamata da Dio al premio della .vita eterna e che tante memorie di virtú<br />
e fecondità di santo esempio lascia a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di avvicinarlo,<br />
veglia ora amoroso dal cielo sull'opera di apostolato alla quale dedicò ogni momento della<br />
sua vita terrena ... Memore della bontà che il P. Piccardo e con lui i Figli di S. M. S. mi<br />
hanno tante volte dimostrato, l’ultimo forse a causa dello spazio e del tempo, a nessuno<br />
secondo <strong>nel</strong>la <strong>gratitudine</strong> e simpatia vengo a unirmi al consenso di preci e di affetto con tutto<br />
il mio cuore”.<br />
Mons. Carlo Maria De la Torre Vescovo di Rio Bamba (Ecuador) ex alunno dell' Istituto di<br />
Roma:<br />
“La Congregazione ha perduto il padre ... unisco anche io le mie alle lagrime dei Figli.<br />
Non dimenticherò l’amato defunto <strong>nel</strong>le mie orazioni”.<br />
L’Ill.mo Conte Lombardo Ernesto, legato da moltissimi anni da. cordialissima amicizia<br />
con il compianto Superiore, che voleva spesso con sé a ritemprarsi la salute <strong>nel</strong>la sua<br />
villeggiatura di Varallo Sesia e benefattore insigne dei Figli di Maria telegrafava:<br />
“Spiacentissimo che imprevisto e improrogabile impegno impediscemi trovarmi Genova<br />
per unirmi alla schiera degli ammiratori e beneficati <strong>nel</strong>l’accompagnare la salma del nostro<br />
santo che piangiamo invio ai suoi addolorati figli sincere condoglianze”.<br />
60
E l’Ill.mo Comm. Carla rettore del Collegio Nazionale che con tanto gentile animo lo<br />
aveva festeggiato <strong>nel</strong>la rievocazione degli ex allievi del Collegio stesso e <strong>nel</strong>l'occasione della<br />
festa del suo ottantesimo anno:<br />
“La famiglia del Collegio Nazionale si associa commossa all’unanime compianto per la<br />
morte del suo illustre allievo …”<br />
e mandando un’offerte per le onoranze funebri aggiungeva:<br />
“Con la piú fervida e piú devota adesione del Convitto Nazionale di Genova alle onoranze<br />
all’illustre suo alunno P. Antonio Piccardo di venerata memoria”.<br />
In memoriam<br />
Nel nostro numero speciale, omaggio filiale la Padre partito per la migliore vita, sono stati<br />
illustrati,.con la multiforme, intelligente e feconda opera sua tanti lati della sua personalità,<br />
tante caratteristiche sue e tante sue benemerenze … non tutte. Confidiamo che le varie lacune<br />
che vanno perdonate per la fretta che si imponeva e insieme per la tanta mole di lavoro e di<br />
bene da lui attuato saranno via via colmate dalle nostre “Risonanze” con il concorso di<br />
quanti vorranno prestarsi volenterosi, in.attesa che il materiale accumulato e riordinato possa<br />
preparare gli elementi per stenderne la vita. Un simile concorso noi speriamo e domandiamo.<br />
Intanto crediamo doveroso tessere, sia pure in brevi tratti il <strong>ricordo</strong> degli. ultimi suoi<br />
giorni, mentre già <strong>nel</strong> numero-omaggio si riportò la cronaca dei funerali di Roma e dei<br />
funerali di Genova e si accennò a quelli che si preparavano di trigesima.<br />
Per rivivere <strong>nel</strong>la sua prediletta Lugnano fra i piccoli aspiranti della Congregazione le ore<br />
piú belle dei primi anni dell'opera sua, per l'annuale festa di S. Francesco aveva con ardimento<br />
giovanile affrontato il viaggio; aveva passato là la settimana di metà settembre; tornato a<br />
Roma aveva avuto la compiacenza di ospitare S. Em. il Card. Maffi, compiacenza che parve<br />
ringiovanirlo.<br />
Ma il mattino del 24 settembre stesso, P. Minetti entrando <strong>nel</strong>la sua camera lo trovava<br />
bocconi a terra. Messo a letto fu trovato con forte febbre e in grande depressione intellettiva.<br />
Si apprestarono le piú urgenti cure e riceveva il S. Viatico.<br />
Fu telegrafata la notizia alle Case della Congregazione specie quando in giornata il male<br />
accennò ad aggravarsi e a Roma e in tutte le Case si fecero preghiere speciali.<br />
L' interessamento per la preziosa esistenza fu generale e il S. Padre inviò l'Apostolica<br />
benedizione. Molte personalità del clero e del laicato di Roma furono e reiteratamente, a<br />
visitarlo.<br />
Il male alle varie alternative gli lasciava saltuariamente qualche lucido intervallo, specie<br />
nei momenti di visite delle persone piú care.<br />
In uno di questi fortunati momenti il 26, con piena conoscenza poté confessarsi un'ultima<br />
volta e ricevere nuovamente con trasporto il S. Viatico, dopo il quale esclamò: “Sono tanto<br />
contento d'aver fatto la S. Comunione”. Il giorno dopo gli fu somministrata, rispondendo<br />
anche lui alle preghiere, l'Estrema Unzione.<br />
61
A Mons. Baranzini che gli diceva: “P. Piccardo, confidi <strong>nel</strong>l' Immacolata alla quale ha<br />
voluto tanto bene” rispondeva con voce alta e risoluta: “Sempre!” A P. Bruzzone che si<br />
accomiatava da lui ripeteva: “Lavorate, fate, fate, fate del bene”.<br />
Il giorno l approfittando di un momento di lucido intervallo il P. Profumo. S.J. professore<br />
del Pontificio Seminario di Anagni, uno dei primi alunni dai. Figli di Maria gli chiede una<br />
benedizione speciale e il Superiore con largo gesto lo benedice e in lui benedice tutta la<br />
falange dei suoi alunni e figli sparsi per ogni dove.<br />
Nella notte dal 2 al 3 entra in agonia. P. Minetti gli rinnova l'assoluzione, si recitano le<br />
ultime preghiere e alle ore 1.40 il Veneratissimo Superiore serenamente spira <strong>nel</strong> bacio del<br />
Signore. Ebbe le piú amorevoli e le piú filiali cure dalla Famiglia religiosa di Roma, dal<br />
nipote D. Antonio accorso alle prime notizie del male, dalle Piccole Suore della Sacra<br />
Famiglia e dal Dottore curante Comm. Cesare Riatti.<br />
Festa sociale<br />
É stabilita al Collegio di Rivarolo per il 21 aprile prossimo. Tale data era già stata<br />
suggerita <strong>nel</strong>la assemblea dell'Acquasanta e realmente è quella che può offrire la possibilità di<br />
trovarci <strong>nel</strong> maggior numero, sacerdoti e secolari. I sacerdoti non hanno obbligazioni festive, i<br />
secolari hanno tutti o quasi giornata libera per la commemorazione della natività di Roma.<br />
Attendiamo quindi un diluvio di aderenti non solo, ma di interventi ...<br />
La riunione dei soci, ed eventualmente anche di simpatizzanti, offrirà occasione di<br />
suffragare con una funzione religiosa tutti i nostri superiori, soci e compagni defunti e di<br />
commemorare in modo speciale il compianto Superiore generale.<br />
Si raccomanda quindi di intervenire in massa e di rimandare intanto con sollecitudine la<br />
unita cartolina compilata.<br />
ORARIO<br />
Ore 10,30 - S. Messa di suffragio per Superiori e compagni defunti.<br />
» 11 - Assemblea generale soci.<br />
» 12,30 - Pranzo Sociale (Quota Lire 12).<br />
» 16,30 - Commemorazione dell'amato e compianto Superiore Generale tenuta dal socio<br />
Prof. Giulio Marchi.<br />
Ai benefattori<br />
dei Figli di Maria<br />
Il nostro Rev.mo P. Antonio Minetti assumendo la carica di Vicario Generale, diramava ai<br />
benefattori la circolare che crediamo bene riprodurre anche per coloro degli ex-allievi a cui<br />
non fosse pervenuta.<br />
Ill..mo Signore,<br />
la S. V. avrà certo inteso della dolorosissima perdita del nostro venerando e amatissimo<br />
Superiore Generale, il P. Antonio Piccardo e ne avrà suffragata l'anima benedetta con quella<br />
generosità, con che fu a lui largo in vita di incoraggiamenti o di aiuti.<br />
A noi, che ha lasciati a continuare quaggiú l'opera sua, egli ha affidato morendo, il dolce<br />
incarico. di esprimere alla S. V. e a tutti quanti hanno beneficato l'opera sua il sentimento<br />
della piú profonda riconoscenza, sentimento che si è fatto certo piú vivo ora che egli si trova<br />
piú vicino a Dio; ed insieme la preghiera che la bontà, della S. V., per quell'amorevolezza che<br />
62
gli ha dimostrato in vita, voglia, anche lui morto, continuare verso dei suoi figli la medesima<br />
benevolenza. Fidando pertanto, come il nostro buon Padre Generale, <strong>nel</strong>la divina Provvidenza<br />
e confortati dal pensiero che la S. V. e tutti quanti ci furono fin qui generosi benefattori, non<br />
vorranno venirci meno <strong>nel</strong>l'avvenire, proseguiamo con rinnovata alacrità l'opera santa a cui<br />
egli i ha. dato vita ed impulso, promettendo fin d'ora da parte nostra e da parte dei nostri<br />
giovani fedele corrispondenza di <strong>gratitudine</strong> e di preghiere.<br />
A nome della Congregazione tutta, ossequiandola<br />
Roma 21 novembre 1925<br />
Il suo ritorno<br />
alla Casa Madre<br />
63<br />
Dev.mo Servo<br />
P. <strong>ANTONIO</strong> MINET'I'I, Vic. Gen.
Nella traslazione della salma<br />
del Padre Antonio Piccardo<br />
11 novembre 1937<br />
P. GIACOMO CHIESA<br />
Tip. G. Mascarello<br />
Via Colombo, 21 Genova<br />
Per il ritorno del Padre alla Casa che fu sua non poteva restar muto il labbro dei Figli;<br />
proruppe il saluto commosso e riverente salí dal cuore la preghiera.<br />
E <strong>nel</strong>l’ora a lungo sospirata, dal cuore di tutti fu un rampollare di dolci ricordi, un<br />
effondersi gaudioso di tenerezze, un ringagliardire di propositi: perché il Padre, benché muto,<br />
ammoniva ancora e confortava al lavoro.<br />
Tra i figli parlò uno per tutti, rievocando con gioia, sperando con fiducia, proponendo con<br />
sincerità grande.<br />
Queste brevi pagine vogliono essere l’eco delle voci di quel giorno auspicato, il <strong>ricordo</strong> di<br />
quell’ora intima, soave cosí come la godette il cuore.<br />
Dinanzi ad una tomba<br />
Non di lutto e di pianto è per noi questo giorno benché ci incontriamo dinanzi ad una<br />
tomba. A parte che noi ravvisiamo <strong>nel</strong>la tomba il principio di una vita novella che si perpetua<br />
in Dio e i nostri morti non sono estinti, ma, solo ad un cenno divino hanno cambiato dimora,<br />
vita mutatur, non tollitur, noi qui ci raccogliamo per un caro doveroso tributo d’amore<br />
riconoscente. C’intratteniamo a parlare d’un Padre la cui memoria è in noi tutti per la fede e<br />
per un affetto inestinguibile sempre viva e perenne. Compita secondo le dottrine e lo spirito<br />
della Chiesa la sacra ufficiatura, che non poteva non esser funebre, noi ora amiamo daccanto<br />
alla novella tomba parlare di vita: della sua vita, dell’opera sua che vive fresca e rigogliosa e<br />
ricca di tante promesse di sempre piú gagliarda vitalità. Noi oggi non andiamo dalla casa al<br />
cimitero, ma dal cimitero veniamo alla Casa.<br />
64
Ed egli torna “il Padre” torna in mezzo ai figli suoi in questa Casa sua che fu per oltre<br />
mezzo secolo il campo del suo nobile indefesso amoroso lavoro; in questa Casa ove non solo i<br />
cuori. degli antichi e dei nuovi figli parlano ancora e sempre di lui, ma le pareti stesse, le<br />
scuole, la chiesa, i mille ricordi cantano la sua memoria. Sí, perché se egli non è piú tra noi<br />
visibilmente per l’intervento di quel fatto che tutti chiamiamo la morte, egli è però sempre tra<br />
noi, con noi, per quel principio ricordato dai Libri Santi e ripetuto <strong>nel</strong>la sacra liturgia: in<br />
memoria aeterna erit justus, la memoria del giusto non muore; non solo, ma il suo <strong>ricordo</strong><br />
non è muto né semplicemente ammirativo, ma è accompagnato dalle incessanti benedizioni di<br />
cento, di mille beneficati, cujus memoria in benedictione est! L’affetto e la venerazione che ci<br />
legano al dilettissimo Padre hanno una loro ragione tutta superiore <strong>nel</strong>la carità che Dio stesso<br />
si compiace di accendere <strong>nel</strong>le anime, e che dà codest’affetto e a codesta venerazione<br />
carattere di perennità. Deo enim vivunt omnia, come scriveva San Girolamo, et quidquid<br />
revertitur ad Dominum, in familiae numero computatur.<br />
Non dunque commemorazione funebre la nostra e nemmeno sterile parata fatta di vuote<br />
cerimonie o di fatue finzioni ma tributo sincero e cordiale di omaggio riverente di filiale<br />
<strong>gratitudine</strong> a chi passò quaggiú e visse la sua lunga giornata amando, illuminando,<br />
compatendo e, ad imitazione del divino Maestro, facendo sempre e in svariate forme, del<br />
bene: pertransiit benefaciendo.<br />
Primi albori<br />
Sono circa settant’anni. Questa stessa casa che oggi ci aduna, benché allora in piú ristrette<br />
dimensioni, si apriva ad accogliere un piccolo drappello di giovani guidati da un uomo<br />
dall’aspetto amabile e dal tratto signorile. Era tradizione che tempo addietro una nobile<br />
famiglia del nostro patriziato attratta dalla amenità del sito in questa incantevole zona di<br />
Carignano, allora assai piú di oggi suggestiva ed attraente per una vergine bellezza di natura,<br />
l’avesse scelta a suo soggiorno per la villeggiatura. Le tracce di uno scudo marmoreo,<br />
scalpellato dall’insana furia dei napoleonici, ne ha tramandata la memoria. Era fama pure che<br />
qui, passata la casa ad altre mani, vi si dessero convegno in un tempo non troppo remoto certi<br />
signori che, sotto l’innocente parvenza di uno svago amicale, vi passassero spesso le serate<br />
dando concerti di chitarra e di mandole. Capo di quella banda di chitarristi, era Giuseppe<br />
Mazzini, il quale promovendo quegli incontri, andava qui come piú altrove, scaldando con la<br />
sua infuocata parola gli animi dei cospiratori.<br />
Ma passarono i signori e passarono i chitarristi cospiratori ... e per uno di quelli che noi<br />
volentieri chiameremmo scherzi della Provvidenza, la palazzina diveniva un asilo di pace, di<br />
studio e di preghiera. Guidatovi dallo spirito di Dio ne prendeva pieno e definitivo possesso<br />
quell’uomo dall’aspetto amabile cui accennavo dianzi, per allogarvi quel drappello di giovani<br />
che la Provvidenza affidava al suo cuore. Quell’uomo era il giovine sacerdote Antonio<br />
Piccardo e s’egli non si fregiava dello stemma nobiliare, recava però seco un bel patrimonio<br />
di beni elargiti da Dio alla sua famiglia e, meglio ancora che questo, recava un patrimonio<br />
incomparabilmente piú grande di ricchezze spirituali e morali. Un intelletto sagace addestrato<br />
ai buoni studi <strong>nel</strong> liceo, all’Università e <strong>nel</strong>la scuola di filosofia e di teologia; un animo retto e<br />
buono, tale da attirarsi un’irresistibile simpatia e una spontanea benevolenza da chiunque<br />
avesse a fare con lui; uno spirito equilibrato e un’assennatezza naturale che gli conferivano un<br />
che di venerabilità, un cuore sensibilissimo a tutto ciò che possa indicare sofferenza o disagio,<br />
segnatamente nei piccoli e nei poveri, un’anima sacerdotale ardente di zelo per fare a<br />
qualunque modo del bene e poi un grande fervido desiderio di lavorare per un compito<br />
altissimo per divina disposizione affidatogli dai suoi Superiori maggiori: favorire, svolgere,<br />
65
avvalorare la santa vocazione <strong>nel</strong>l’animo della gioventú specialmente povera, che man mano<br />
il Signore avrebbe affidato al suo cuore.<br />
Ecco i tesori, i requisiti e le disposizioni con le quali il giovine sacerdote che contava<br />
appena 24 anni si accinse all’opera sua.<br />
Quel drappello di giovani venuti con lui? Nemmeno essi possono fregiarsi del blasone<br />
nobiliare e diversamente dal Piccardo, non hanno quelle che a comune giudizio sono<br />
considerate ricchezze: sono, anzi, piuttosto sforniti di mezzi di fortuna. Recano però in cuore<br />
tanta tanta bontà e un gran desiderio di farsi sempre piú buoni ... perché Dio s’è fatto loro<br />
sentire <strong>nel</strong>l’intimo e ha fatto loro comprendere ch’Egli li vuole suoi, tutti suoi <strong>nel</strong> servizio<br />
dell’Altare, ove, solo, si accumulano, si godono e si dispensano i tesori del cielo e avendo<br />
Iddio messo sui loro passi quel caro sacerdote, oh quanta speranza sentono fervere nei loro<br />
cuori giovanili! Oh essi saranno un giorno Sacerdoti ... !<br />
Il caro il dolce ideale arride radioso allo sguardo e la speranza canta gioiosa il suo inno nei<br />
cuori, lo studio e il lavoro sono una gioia, la preghiera è un balsamo che conforta ogni ora piú,<br />
e la gaia e bella giovinezza procede d’incanto.<br />
Ma quando e come venne il Piccardo a questa Casa? Legittima domanda che merita una<br />
risposta, e ci porta spontaneamente <strong>nel</strong> campo di quella che è omai storia, e, sia detto senza<br />
superbia, gloriosa storia della Chiesa genovese, proprio al centro del secolo XIX.<br />
Gli emissari del male<br />
Eccoci dunque alla metà del secolo passato e per un complesso e un groviglio di cause che<br />
qui dobbiamo necessariamente, per quanto rapidamente accennare, in Italia, un po’<br />
dappertutto, ed in Liguria, ove è passato nefasto non è molto anche il colera, è una<br />
desolazione <strong>nel</strong> campo religioso e <strong>nel</strong> campo delle idee. Se le scintille rivoluzionarie<br />
disseminate per tutta l’Italia dal giacobinismo francese sono state dal dispotismo napoleonico<br />
e dalla restaurazione della Santa alleanza represse e soffocate, non sono però spente; cova<br />
sotto la cenere il fuoco, che s’incaricano di mantenerlo vivo <strong>nel</strong>l’ombra, le società segrete.<br />
Sotto colore di voler fare l’Italia una, libera e indipendente dall’Austria e retta a forme<br />
repubblicane, si cospira a rovesciare gli antichi governi, dipingendoli come odiosi e tirannici e<br />
si cerca intanto di menomare l’influenza della Chiesa, combattendola come centro e scuola di<br />
superstizione, nemica di progresso e di libertà, sostegno dell’odiata tirannide.<br />
Gli strascichi poi e le ripercussioni delle successive guerre del ’48, del ’59, del ’66, i vari<br />
intermittenti sommovimenti politici, le ingannevoli e perniciose teorie del Gioberti, i facili<br />
entusiasmi suscitati dal Mazzini e piú che tutto, la guerra, dove piú guardinga, dove piú<br />
sfacciata, della massoneria contro il clero e tutto quanto sa di religioso, hanno creato<br />
un’atmosfera di diffidenza intorno al Sacerdote e s’è venuto determinando tale uno stato di<br />
cose da produrre un disorientamento degli spiriti. Sono i giorni dell’apoteosi del “Primato<br />
civile e morale degli italiani”, dei “Prolegomeni”, del “Gesuita moderno” e dell’apostata<br />
settario loro autore, incensato come un nume. Che guazzabuglio di idee! Che fermento di<br />
passioni! Che ferocia di propositi! È la congiura armata del sofisma, del liberalismo, della<br />
calunnia e della violenza contro Roma papale. Sono i giorni in cui la Carboneria mette in<br />
giuoco le sue arti e la Giovine Italia le sue congiure; è l’ora dell’infausta disfatta di Novara; è<br />
l’ora dell’assassinio di Pellegrino Rossi primo ministro di Pio IX; è l’ora della forzata fuga del<br />
Papa da Roma e del suo rifugio a Gaeta. In Genova nostra è l’ora della cacciata dei Gesuiti a<br />
furia di popolo da Sant’Ambrogio, l’ora di Don Sturla cercato a morte insieme con il Priore<br />
Frassinetti e tutti i Gesuiti e gesuitanti.<br />
Quadro fosco invero e avvenimenti tutt’altro che consolanti! Ma, mettendo al bando ogni<br />
considerazione che non si addica qui al mio compito e restringendoci alla constatazione degli<br />
eventi <strong>nel</strong> puro campo religioso, troviamo che dappertutto in Italia sono divenute rarissime le<br />
66
vocazioni sacerdotali. Fenomeno questo quanto mai impressionante, i1 quale se può sfuggire<br />
allo sguardo di spiriti superficiali o noncuranti, non può certo sfuggire a chi sentendosi figlio<br />
devoto della Chiesa, non solo condivide i dolori della Madre, ma cerca di recare il piú fervido<br />
contributo per sollevarla; si cruccia per il danno immenso che ne viene alle anime. Non<br />
mancano certo i buoni che si rammaricano d’un tale stato di cose; e non mancano nemmeno i<br />
soliti sterili piagnoni che senza muovere un dito, vanno deplorando: “Che tempi, mio Dio!<br />
Che tempi!”<br />
Ma a Genova se si era verificata, segnatamente <strong>nel</strong> periodo del massimo furore<br />
giobertiano, qualche defezione e s’era giunti a tale infatuazione a tale ubriacatura da sedurre<br />
persino alcuni professori e prefetti del Seminario, grazie a Dioci furono i forti di caratteri, le<br />
tempre adamantine di ecclesiastici nutriti di sana e profonda dottrina, illibati come <strong>nel</strong>la fede<br />
cosí <strong>nel</strong>la vita sacerdotale.<br />
Gli uomini di Dio<br />
Questa è storia della Chiesa genovese e ne sono attori una pleiade di Sacerdoti e di<br />
Vescovi, veri spiriti magni, il cui <strong>ricordo</strong> ci esalta e ci commuove. Si tratta di uomini insigni,<br />
eccellenti letterati, esimi cultori di studi biblici e profani, maestri appassionati, apostoli<br />
instancabili, geni poliedrici. E pensare che proprio contro questi eminenti personaggi, su<br />
queste perle luminose del Clero genovese <strong>nel</strong> parossismo delle politiche passioni si volle<br />
gettare a piene mani il fango!<br />
Il Ministro della Provvidenza<br />
Ma voi mi permetterete, miei buoni fratelli ed amici, di completarvi il quadro poiché<br />
manca in esso una figura di prim’ordine il Priore di S. Sabina Giuseppe Frassinetti; quel<br />
sacerdote che Pio IX additava come “vir spectatae virtutis et doctrinae”. Egli con quello<br />
spirito vigilante ed alacre che lo spinge a svariatissime opere di zelo, osserva con intima pena<br />
il persistente diradarsi delle file del clero e senza perdersi in vane querimonie sui tempi,<br />
detestando quel cullarsi in una comoda e inoperosa fiducia che egli chiama “ascetismo<br />
dell’infingardaggine”, pensa e scrive: “Inutilmente noi staremo a piangere sulla frase -che<br />
tempi, che tempi!- se non porteremo il nostro valido contributo alla restaurazione, agire<br />
bisogna; i tempi, del resto, li facciamo un po’ noi”. A convincere e a muovere i neghittosi, ad<br />
incitare i buoni al soccorso, riporta un dato statistico. Nel decennio che corre dal 1856 al 1865<br />
<strong>nel</strong>l’Archidiocesi di Genova risulta essere stati i sacerdoti morti 247 e gli ordinati appena 85,<br />
una media di 9 ordinati e di 25 morti per anno.<br />
Ed eccolo pronto all’opera. La grande idea che gli è rampollata dal suo cuore di Sacerdote<br />
è certamente una ispirazione del cielo: la Madonna che è la sua consigliera e la sua sicura<br />
tutela lo aiuterà.<br />
Per venire al pratico, già fin dal 1861 l’instancabile e industrioso Priore che ha già dato alle<br />
stampe tante opere di varia mole, di varia indole, tutte tendenti a provvedere alle esigenze<br />
delle varie categorie di fedeli e ad aiutar il Clero ha pubblicato il suo manuale del Parroco<br />
novello e un poderoso trattato di morale, ha pensato anche ad istituire una Pia Unione dei<br />
“Figli di Maria” o Religiosi al secolo. Prepara per essi un sapiente Regolamento. Vi è una<br />
gerarchia costituita, vi sono i Novizi e i Professi e sono stabilite le adunanze. Il programma è<br />
semplice e preciso: risoluzione di farsi santi, proposito di castità perfetta, zelo per la salvezza<br />
delle anime. Essi non avranno una veste che li contraddistingua ma vivendo in mezzo al<br />
67
mondo <strong>nel</strong>l’esercizio dei loro mestieri o professioni, dovranno attendere alla pratica delle<br />
virtú proprie della vita religiosa.<br />
Promettente aurora<br />
Ed eccoci a un primo episodio. Il 16 novembre 1861 si dà principio al pio Sodalizio<br />
all’altare dell’Immacolata Concezione <strong>nel</strong>la Chiesa di S. Sabina. Il Priore impone la medaglia<br />
di aspiranti ad alcuni giovani, è fra essi quel Pietro Olivari che tanto viva parte dovrà poi<br />
avere <strong>nel</strong>lo svolgimento delle cose dell’Istituto. Passano due anni e dinanzi alla stessa<br />
immagine i giovani sono ammessi tutti alla Professione. Cantano il Veni Creator, il Tota<br />
pulcra e l’Ave maris stella, il Priore chiama ad uno ad uno quei cari giovani, ai quali raggianti<br />
di contentezza, presenta un giglio che essi prendono e depongono sull’Altare di Maria. Indi<br />
leggono la formula della loro Professione. Sono presenti alla bella cerimonia il prof. Don<br />
Marco Oliva che tiene ai nuovi Professi un discorso di felicitazione e di esortazione e Don<br />
Luigi Sturla che viene eletto Superiore.<br />
Minutaglie, forse queste, lontane dal tema del nostro discorso? Tutt’altro, miei buoni<br />
amici! Elementi necessari ad illustrare quella che sarà poi l’opera del P. Piccardo.<br />
Veniamo a un secondo episodio. Siamo al 1866, al 19 gennaio, la seconda domenica dopo<br />
l’Epifania: giorno solenne per i genovesi, poiché è sacro alle glorie di N. Signora della<br />
Provvidenza. Tre giovani salgono di buon mattino al Santuario della Madonnetta per le loro<br />
devozioni. Sono tre “Figli di Maria” che dopo avere implorata la benedizione della Madre<br />
Celeste, si raccolgono da quel giorno a fare vita comune in alcune stanzette attigue alla<br />
canonica di S. Sabina. Pietro Olivari è a capo della piccola comunità e il Frassinetti non ha<br />
che a rallegrarsi <strong>nel</strong> visitare e vigilare quel piccolo cenacolo ove alla scuola dell’Olivari<br />
riscontra cosí bene trasfuso il suo spirito. Ma ecco un bell’incontro che sotto l’apparenza del<br />
fortuito, si vedrà poi che è una disposizione del Cielo. Un ragazzetto, certo Nicolò Ferretti,<br />
che frequenta la sacristia di S. Sabina, esprime un giorno il desiderio di volersi far prete. Il<br />
suo portamento modesto e la sua assiduità alla Chiesa sembrano dare buon affidamento ma<br />
egli è poverissimo. Come fare? La carità è pronta e generosa: l’Olivari, o sia un moto del suo<br />
buon cuore o sia una ispirazione dall’alto, dice senz’altro: “Lo prenderemo noi e lo<br />
manterremo con i nostri risparmi”. Il Frassinetti approva e ringrazia il Signore. Il nuovo<br />
venuto, egli pensa, ed altri che venissero, potranno allogarsi presso questi “Figli di Maria”<br />
come fratelli minori; i maggiori potranno assisterli, essi saranno in grado di, applicarsi agli<br />
studi e incamminarsi alla carriera ecclesiastica. Per tal modo, egli dice in tono di dolce<br />
presagio, si avvierà un’opera che benedetta da Dio darà felicissimi risultati per l bene della<br />
Chiesa. Detto fatto, il ragazzo è accolto con gioia: è il primo alunno della Pia Casa dei Figli di<br />
Maria! A lui ne segue ben tosto un secondo, poi un terzo e si arriva a sei. Il Frassinetti, felice<br />
insieme e trepidante, eccolo aggirarsi <strong>nel</strong> suo minuscolo Seminario, con quello sguardo<br />
sagace che legge in fondo ai cuori, con quella bontà che incoraggia, con quella prudenza che<br />
guida e rassicura. Oh se avesse tempo di allargare e consolidare l’opera sua! Che dolce che<br />
caro sogno al suo cuore di apostolo! Quante speranze vede sorridergli allo spirito e quali<br />
propositi di nuovo e piú vasto lavoro per l’avvenire! Intanto la famigliola aumenta, occorre<br />
pensare ad un asilo piú conveniente. L’Olivari, di concerto con il Frassinetti, dopo una breve<br />
sosta presso l’Istituto degli Artigia<strong>nel</strong>li, appena aperto da quell’uomo di Dio che è Don<br />
Montebruno, trasporta le tende in Via Lata, ove il pio Fondatore si reca in determinati giorni a<br />
portare la sua parola ed il profumo delle sue virtú a quei giovinetti, a esortarli all’amore di<br />
Gesú in Sacramento, a spronarli alla bella pratica della Comunione quotidiana, a incitarli<br />
sempre piú alla devozione alla Madonna.<br />
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A chi domanda al Frassinetti notizie dei suoi “Figli di Maria”, egli risponde: “Sono<br />
contento, si regolano bene ma bisogna vigilare attentamente che il diavolo non ci metta la<br />
coda”. Ma se la coda del diavolo non può entrare tra i “Figli di, Maria”, ecco giungere però<br />
inattesa e inesorabile la morte, che spezza l’esistenza del santo Priore.<br />
Ora triste<br />
Quale schianto per la piccola famiglia dei Figli di Maria! Al dolore ineffabile dei Figli<br />
s’aggiunge la desolante prospettiva di vedere in un istante crollare dalle basi la nascente<br />
Istituzione. A mitigare il cordoglio, a risollevare le speranze, ecco per il momento l’intervento<br />
cordiale di due egregi Sacerdoti che l’opera del pio Priore hanno seguito con tanta simpatia e<br />
con amore di fratelli: il Magnasco e l’Alimonda. Vi si aggiunge, naturalmente, il figlio<br />
maggiore Pietro Olivari e un piissimo Chierico, il suddiacono Giambattista Semino. Ma ad<br />
impedire che illanguidisca e muoia uno che ha fame, non basta porgergli un pezzo di pane o<br />
dargli magari un buon pranzo una volta; come un’accurata meditazione o un magnifico<br />
discorso non bastano a salvare, ad assicurare e svolgere una vocazione.<br />
Il sorriso del Cielo<br />
La Provvidenza interviene visibilmente. Non vi è in Seminario quel bravo Diacono che con<br />
tanta buona maniera ed altrettanto senno dirige la camerata dei piccoli? Quegli, pensa<br />
l’Alimonda, può essere la nuova guida e il sostegno della piccola famiglia mariana. È buono,<br />
è pio, è saggio, ricco e generoso e mostra un gran desiderio di lavorare, particolarmente in<br />
mezzo alla gioventú. Chi migliore di lui si potrebbe desiderare? E ne fa senz’altro proposta<br />
all’Arcivescovo Charvaz, che volentieri approva e benedice. Sicché ciò che il Semino<br />
accortamente aveva già per conto suo proposto al Priore, che se n’era grandemente rallegrato,<br />
cioè che il Piccardo appena prete potesse essere chiamato a dirigere la piccola Comunità,<br />
avviene ora per l’intervento dell’Autorità Superiore. Ecco il primo a<strong>nel</strong>lo di quella catena<br />
d’oro che idealmente e moralmente congiunge e fonde l’opera del Frassinetti con quella del<br />
Piccardo.<br />
Riassumendo: il 16 novembre 1861 il Frassinetti istituisce in S. Sabina il sodalizio dei<br />
Religiosi al secolo, il 19 gennaio 1866 fonda l’opera dei “Figli di Maria”, il 2 gennaio 1868<br />
muore. Il 6 giugno dello stesso anno il Piccardo è ordinato Sacerdote e al successivo luglio<br />
assume il governo del nuovo Istituto. Da questo punto la vita di Don Piccardo si<br />
immedesimerà con quella dell’Opera dei “Figli di Maria”, vita di generosa e intera dedizione<br />
al bene: Direttore della Pia Casa per 44 anni, cioè fino al 1902; indi Superiore Generale della<br />
Congregazione fino alla sua morte, 3 novembre 1925.<br />
L’erta luminosa<br />
Chiuso il primo periodo dell’opera ideata, fondata e incamminata dal Frassinetti, un altro<br />
se ne schiude <strong>nel</strong> quale il compito del novello Direttore non è come ognuno comprende né<br />
facile né leggero.<br />
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Il colore del tempo fuori e d’intorno non è mutato, tutt’altro! Ne sono prova i feroci<br />
armeggi della setta tenebrosa, la quale, se dappertutto in Italia è in movimento e tiene deste le<br />
idee anticlericali, anche a Genova non dorme e porta in Roma ai tristissimi avvenimenti del<br />
settembre 1870. Don Piccardo soffre e si rammarica per gli affronti recati al Papa e alla<br />
Chiesa. Don Piccardo è uomo di fede, guarda fidente in alto: la pace e la tranquillità<br />
torneranno a poco a poco negli animi e spunteranno giorni migliori. Dai dolorosi avvenimenti<br />
egli trae anzi una ragione di maggiore incitamento alla sua nobile impresa.<br />
Egli vede sempre meglio come l’opera piú urgente <strong>nel</strong>l’ora che volge è per l’appunto<br />
quella di fomentare, di favorire, di fortificare le vocazioni nei giovinetti; informarli alla vera<br />
vita dello spirito e preparare un nuovo Clero che educato ai grandi principi della sana dottrina<br />
e della devozione alla Chiesa, si accenda di zelo e s’infiammi di ardore di fecondo apostolato.<br />
Questo il compito che il Piccardo comprende essergli assegnato dalla Provvidenza e <strong>nel</strong>lo<br />
slancio del suo nobile cuore, <strong>nel</strong>la freschezza delle sue energie, con la genialità d’un metodo<br />
personale tutto suo, eccolo sul campo del suo lavoro.<br />
L’ambiente ove egli si aggira con i suoi giovanetti già lo conosciamo: è la palazzina di<br />
Carignano. Essa per l’affluire dei candidati ha bisogno una, due e piú volte, d’essere adattata e<br />
ingrandita. Sono ormai oltre 40 gli alunni e proprio in questa Casa giungeranno un giorno a<br />
toccare il centinaio. Nessuna meraviglia pertanto, se lo sviluppo dell’Opera, che ha del<br />
prodigioso, ravviva le speranze del nuovo Arcivescovo Magnasco, il quale segue con paterna<br />
benevolenza il crescere di quella Casa provvidenziale; non s’accontenta di rallegramenti con<br />
il bravo Direttore ma incita i benefattori ad aiutarla, scrive in proposito una nota di calda<br />
raccomandazione e fa costruire a sue spese un’ala intera della casa.<br />
Che si fa dunque in questi belli anni <strong>nel</strong>la Casa dei “Figli di Maria”? Ecco: i giovani<br />
entrandovi hanno subito compreso il programma: studiare, pregare e stare allegri: Servite<br />
Domino in laetitia: è lo spirito del Regolamento che guida ed informa tutta la comunità. Sono<br />
fiorenti in Casa tre devozioni, tre forze vive dalle quali quei cari figlioli si sentono presi e<br />
innamorati: la devozione alla SS. Eucaristia, la devozione alla Madonna Immacolata e un<br />
grande amore al Papa. Quanta luce, quanta forza scende ai loro giovani cuori dinanzi a quel<br />
grazioso Altare della linda Cappella, sotto il guardo materno e la benedizione della Madonna<br />
sorridente dall’alto della sua nicchia!<br />
I frutti del mistico giardino, maturati in un clima cosí caldo e felice non tardano a venire.<br />
Nel dicembre del 1875 salgono l'Altare i primi 4 novelli Sacerdoti; altri ne seguono ormai<br />
ogni anno, segno che il terreno è ben coltivato, che il giardino è ben custodito e il solerte<br />
giardiniere oltre ad avere buon occhio e spirito vigile, ha saputo anche provvedersi di buone<br />
braccia d’aiuto. Alcuni alunni, infatti, arrivati al Sacerdozio, restano con il beneplacito<br />
dell’Arcivescovo accanto al Direttore a dividere con lui le fatiche dell’educazione e<br />
dell’istruzione dei fratelli minori. In tal modo <strong>nel</strong> 1887 la Casa può rallegrarsi d’un Corso<br />
letterario completo e tre dei suoi Sacerdoti sono laureati in Lettere alla Regia Università di<br />
Genova. Per lo studio della filosofia e della teologia i giovani frequentano regolarmente come<br />
esterni le scuole del Seminario.<br />
Poesia e vita<br />
Qui s’io posso un momento solo cedere all’onda dei ricordi che mi tumultua <strong>nel</strong>l’animo e<br />
m’incalza e mi commuove (giacché noi allora adolescenti eravamo parte viva <strong>nel</strong>le varie feste<br />
della Casa) devo almeno accennare come in quell’epoca che saremmo quasi tentati di<br />
chiamare la nostra età dell’oro, “i “Figli di Maria” sogliono ogni anno in occasione delle<br />
premiazioni scolastiche o in altre solenni ricorrenze preparare dei simpatici trattenimenti e<br />
accademie letterarie e musicali alle quali volentieri si degna intervenire l’Arcivescovo,<br />
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circondato dai maggiorenti del Clero, dai benefattori dell’Istituto e da amici e aderenti della<br />
Casa. E, particolare non trascurabile, in codeste Accademie i componimenti poetici, vari di<br />
tono e di lingue, con frutto dell’ingegno degli alunni stessi, che lavorano sotto la guida<br />
sapiente del modesto ma valentissimo direttore degli studi, il professore Don Carlo Olivari.<br />
Or tutto questo che potrebbe forse sembrare un autopanegirico ed uno sforzo di vana<br />
compiacenza, vuol essere invece una dimostrazione dei criteri educativi seguiti da Don<br />
Piccardo con i suoi giovani. Ad essi se inculca la pietà e la devozione, sa pur suscitare nei loro<br />
animi, quel sentimento del bello e dell’arte che, mentre innalza lo spirito ad alte e nobili<br />
concezioni <strong>nel</strong>la vita, serve mirabilmente a completare ed abbellire quella cultura di cui è<br />
desiderabile sia adorno un Sacerdote. A proposito di cultura, egli la vuole non solo varia e<br />
completa, ma tutta improntata allo spirito della Chiesa, e rigorosamente ossequente alle<br />
prescrizioni di Roma. La Casa ha quindi le sue scuole regolari di liturgia, di sacre cerimonie,<br />
di canto gregoriano e di musica sacra: scienze tutte <strong>nel</strong>le quali non pochi degli alunni riescono<br />
eccellenti e ne divengono apprezzati cultori e maestri. Chi di noi piú anziani non ricorda con<br />
affetto e riconoscenza i cari nomi di Don Gaggero, di Don Minetti e di Don Mantero?<br />
Pedagogia sapiente<br />
Ma una cosa ancora non abbiamo detto, che è la ragione dei lusinghieri e benefici risultati<br />
susseguiti all’operato di Don Piccardo. Occorre anzitutto rilevare quel concetto cosí alto e<br />
preciso ch’egli ha del Sacerdote, concetto che gli è sempre presente e da cui trae ispirazione e<br />
forza per il suo difficile e delicato lavoro.<br />
Crescit eundo<br />
Don Piccardo dunque allietato dai consolanti risultati di cui s’è parlato e incamminata<br />
ormai su buona e sicura via la Casa di Genova, <strong>nel</strong> 1887 apre un nuovo Collegio in Pra. Ivi si<br />
accoglieranno i piccoli fanciulli per avervi una cristiana educazione e un avviamento agli<br />
studi; se qualcuno mostrerà di sentire la vocazione al Sacerdozio, passerà alla Casa di<br />
Genova. In meno di cinque anni, il Collegio S. Giuseppe arriva ad accogliere una settantina di<br />
alunni.<br />
Lo zelo industrioso del bravo lavoratore non può fermarsi lí. Egli ha in mente un suo<br />
disegno da svolgere. Perché non pensare anche a quelle famiglie di civile condizione che<br />
volendo incamminare i loro figli alla vita commerciale o alla carriera di professionisti<br />
vogliono prepararveli oltre che con un conveniente corredo di scienza, sopra tutto nutriti dei<br />
saldi principi della morale cristiana? Ed apre a tal fine a Rivarolo (1892) il bel Collegio Sacra<br />
Famiglia in cui l’affluire a folte schiere gli alunni e il lavoro intenso degli studi che hanno poi<br />
una onorifica sanzione ai pubblici esami dello Stato, dimostrano come il Piccardo sia stato<br />
indovino <strong>nel</strong>la provvida istituzione. Sono ormai centinaia gli alunni medici, avvocati,<br />
ingegneri, ragionieri, professori e sacerdoti usciti da quel Collegio che oggi essi rammentano<br />
con nostalgico e riconoscente <strong>ricordo</strong>. Non sorprende quindi nessuno in Genova, anzi il fatto è<br />
notato con deferente simpatia, quando si viene a conoscere che il nuovo Arcivescovo<br />
Monsignor Tommaso Reggio dovendo provvedere alla direzione del Seminario, con<br />
quell’accorgimento che gli è proprio, vi chiama per l’appunto Don Piccardo.<br />
Don Piccardo è l’uomo dal fine intuito, pensa l’Arcivescovo, ha ormai una larga<br />
esperienza, segue un suo metodo educativo che attira ed apre i cuori e i giovani leviti sa<br />
temprare a virtú virili e sacerdotali il cui riflesso si ammira nei sacerdoti usciti dai “Figli di<br />
71
Maria” e sono ormai in trecento e piú sparsi <strong>nel</strong>l’Archidiocesi. Ben venga dunque ed effonda<br />
il suo spirito e il suo zelo <strong>nel</strong> Seminario grande e <strong>nel</strong> Piccolo Seminario del Chiappeto.<br />
Altri forse al posto del Piccardo si sarebbe trovato sgomento <strong>nel</strong> sentirsi cadere sulle spalle<br />
un tanto peso. Ma egli, lo abbiamo già visto, è l’uomo della fede e <strong>nel</strong>l’arduo cimento tutta la<br />
sua fiducia ripone in Dio e <strong>nel</strong>l’Immacolata; alacre e fidente si accinge alla sua missione.<br />
Il suo apparire in Seminario dà tosto a tutti, grandi e piccoli, l’impressione di un’ondata<br />
carezzevole improvvisa di freschezza e di gioia; sentono che è arrivato il padre! Ne godono e<br />
ne parlano e fanno a gara per avvicinarlo, per gustare la dolcezza d’una sua parola.<br />
Primo suo pensiero è quello di procurare al Seminario uno stabile Direttore Spirituale e<br />
chiama a quell’ufficio una perla di Religioso, il P. Luigi Persoglio, che ancora oggi è<br />
ricordato in venerazione. Per tutti e per ciascuno il nuovo Rettore ha uno sguardo vigilante<br />
che li segue e una parola che li conforta. Molti oggi lo sentono ancora e solo essi potrebbero<br />
dire quanto valse a confermarli <strong>nel</strong>la vocazione un solo abboccamento con lui, una sola frase,<br />
un cenno solo, un sorriso...<br />
Ma il Seminario è, naturalmente, un centro di studi e degli studi il Piccardo si interessa con<br />
larghezza di vedute. Riordina con sistemi moderni la ricca biblioteca, la rende con prudente<br />
oculatezza accessibile agli studenti seminaristi ed incoraggia e favorisce per i bisogni delle<br />
scuole, non solo del Seminario, ma anche degli Istituti cattolici, l’accesso alle Scuole<br />
Universitarie di quegli alunni che egli stima piú capaci. È gran merito suo se ad animare la<br />
pietà cristiana <strong>nel</strong>lo spirito della liturgia e del canto sacro, sorge in Seminario la cattedra di<br />
canto gregoriano; iniziandosi cosí quel largo sviluppo di tali importanti discipline in diocesi e<br />
<strong>nel</strong>le parrocchie, per l’applicazione del “Motu proprio” di Papa Pio X. Questo spiega come<br />
Genova allora fu tra le diocesi d’Italia delle piú attive in questo campo e fu all’avanguardia<br />
per l’attuazione del programma voluto dal Papa. Per il miglior decoro poi delle funzioni <strong>nel</strong><br />
Seminario egli provvede alla Cappella un buon organo, chiamandovi a collaudarlo il già<br />
celebre Maestro Perosi.<br />
Passano cosí sette anni di feconda attività, finché suona l’ora del suo ritorno alla casa di<br />
Carignano. La ragione di un’ulteriore permanenza al Seminario sembra cessata: la<br />
Provvidenza gli apre la via ad un apostolato anche piú vasto e duraturo.<br />
Ed eccoci sulla via di Roma.<br />
Verso Roma<br />
Il disegno già vagheggiato e studiato dal Piccardo e dai suoi figli maggiori di dar carattere<br />
canonico all’Opera dei “Figli di Maria” sta per avere la sua felice attuazione.<br />
Il Frassinetti <strong>nel</strong> solco da lui aperto <strong>nel</strong> campo della Chiesa aveva lanciato il seme, aveva<br />
gettati i fondamenti spirituali, creata l’anima della nuova Istituzione, tocca ora al Piccardo, il<br />
savio esecutore dei disegni del santo Priore, adattarle un corpo conveniente. L’Opera sarà<br />
stabilmente costituita, assumendo, per decisione di Roma, forma definitiva. E che<br />
codest’Opera porti manifestamente il sigillo divino lo dimostrano luminosamente le<br />
circostanze in cui sorge: la rapidità con cui ottiene il riconoscimento canonico, la singolare<br />
benevolenza di cui la circondano il santo Pontefice Pio X e i suoi successori, i frutti di<br />
benedizione che va producendo.<br />
L’avrebbe mai pensato il Piccardo là in quel lontano 1868, quando, appena ordinato<br />
Sacerdote, si reca festante a Roma <strong>nel</strong>l’acceso desiderio di prostrarsi, ai piedi del Pontefice<br />
Pio IX e implorare la sua benedizione, l’avrebbe mai immaginato che un giorno, nei suoi anni<br />
maturi, proprio dal Pontefice, successore di Pio IX, avrebbe avuta un’altra benedizione per<br />
un’opera che proprio in Roma il Papa gli avrebbe affidato?<br />
Graziosi scherzi della Provvidenza!<br />
72
E qui bisogna ricordarli.<br />
Il Piccardo è dunque in Roma per trattare le pratiche relative alla costituzione della nuova<br />
Congregazione. Una chiamata improvvisa del Cardinale Pietro Respighi Vicario Generale di<br />
Sua Santità porta a questo dialogo:<br />
“Ho sentito che voi avete aperto diversi Collegi a Genova, ora bisogna ne apriate uno qui<br />
a Roma. Il Santo Padre Leone XIII vuole e lo desidera già da tempo che si apra un Collegio<br />
per i Chierici e Sacerdoti studenti che vengono a Roma dalle province e abitano in case<br />
private, affinché siano aiutati <strong>nel</strong>la loro vocazione e sia ovviato a tanti inconvenienti”.<br />
“Come posso assumere quest’impresa?”<br />
“Voi siete l’uomo della Provvidenza e dovete voi assumervi quest’impresa; parlatene con i<br />
vostri Sacerdoti della Casa di Genova e poi mi darete risposta. All’Arcivescovo direte che il<br />
Cardinale Vicario vi ha pregato di aprire una casa a Roma e non potrà avere nessuna<br />
difficoltà”.<br />
“Io, veramente, ero venuto a Roma per avere le norme onde fondare la Congregazione...”<br />
“Si farà anche questa ma prima occorre che apriate il Collegio, poi si penserà alla<br />
Congregazione”.<br />
Che fare? Obbedire e far presto poiché l’anno scolastico è alle porte. Il Collegio voluto dal<br />
Papa è aperto; provvisoriamente ai Cento Preti sul Lungo Tevere Vallati, poi alla grande casa<br />
di via del Mascherone, antico palazzo dei Cavalieri Teutonici.<br />
Ma si fa presto a dire: “Aprite un Collegio!” Solo per chi è un po’ addentro alla partita può<br />
comprendere qualche cosa di quel complesso di esigenze che ne nascono. Don Piccardo però<br />
è uomo navigato e riesce presto e bene. Papa Leone XIII gli aveva detto in un’udienza<br />
susseguita all’abboccamento con il Cardinale Vicario: “Con l’aiuto della Madonna<br />
Immacolata voi farete il miracolo!” E il miracolo ci fu. Ma quanto laborioso per lo strumento<br />
che doveva compierlo!<br />
Testimoni e attori di quello che il Papa scherzosamente aveva chiamato “miracolo” furono<br />
lo stesso Cardinale Vicario e quel Monsignor Faberi, Segretario del Vicariato, che fu di<br />
grande aiuto <strong>nel</strong>l’apertura e nei primordi del Collegio; la cui opera intelligente solerte e<br />
tenace, se poté non garbare a qualche spirito riottoso o a qualche pusillanime, riuscí però di un<br />
incalcolabile beneficio per la disciplina specialmente del giovane Clero convergente in Roma.<br />
Il sigillo divino<br />
Mentre si svolgono le cose che qui narriamo, viene a morire il Pontefice Leone XIII, 20<br />
luglio 1903 e il 4 agosto è eletto Papa Pio X. A lui non è nuovo il Piccardo ne l’Opera sua,<br />
avendolo egli conosciuto in Genova mentre egli era Vescovo di Mantova. L’assunzione di Pio<br />
X al Pontificato è per l’Opera dei “Figli di Maria” una vera benedizione. Pio X avuto a sé piú<br />
volte il Piccardo e, informatosi minutamente di quello che ha fatto l’Istituto in Genova e<br />
altrove e dicendosi già informato dal suo Cardinale Vicario del bene che si va facendo in<br />
Roma: “voi, gli dice, avete già lavorato assai ed eravate già Religiosi senza averne la forma!<br />
Potete dunque sperar bene”.<br />
Con Rescritto Pontificio in data 21 maggio 1904 viene notificato il riconoscimento<br />
canonico della Congregazione dei “Figli di S. M. Immacolata”: e, consolante sorpresa, con lo<br />
stesso Rescritto è concesso alla Congregazione il Decretum laudis. Piú: il Papa a dimostrare la<br />
sua augusta benevolenza vuole che il Cardinale Vicario pro tempore sia Protettore e<br />
dell’Istituto di Roma e della Congregazione.<br />
Avanti dunque in nomine Domini!<br />
Vengono i Chierici e accorrono i giovani Sacerdoti, inviati dai Vescovi di varie Diocesi<br />
d’Italia ed anche dell’Estero e il Cardinale Vicario segue con vivo e affettuoso interessamento<br />
73
lo svolgersi dell’Istituto, il Papa riceve ogni anno i collegiali che vanno a fargli omaggio<br />
guidati dal Padre Piccardo e non li accomiata mai senza porgere loro di sua mano un paterno<br />
<strong>ricordo</strong>.<br />
Un po’ di bilancio morale. Come in Genova questa nostra Casa ha dato alla Chiesa circa<br />
400 Sacerdoti e fra essi tre Vescovi, parecchi ne ha incamminati alle Missioni Estere, cosí in<br />
Roma: dal 1902 un buon numero di Chierici e Sacerdoti furono alunni dell’Immacolata; tra<br />
questi sono oggi, una quindicina insigniti della dignità vescovile e moltissimi di loro assursero<br />
a cariche importanti <strong>nel</strong>la Curia Romana, <strong>nel</strong>le Curie Diocesane, <strong>nel</strong>le Nunziature all’Estero e<br />
nei Seminari.<br />
Quando poi sotto Pio X per fare il concentramento degli studenti Chierici al Laterano<br />
furono soppressi il Seminario Pio, il Collegio Leoniano ed il Lombardo, anche il nostro<br />
Collegio seguí le superiori disposizioni: ma per espresso desiderio di Pio X e del Vicariato di<br />
Roma, la Casa continuò come prima ad accogliere i Sacerdoti che si recano a Roma per gli<br />
studi superiori. Opera quanto mai benefica, tanto apprezzata al Vicariato e alle stesse<br />
Università Pontificie, perché concorre a disciplinare la giornata e la condotta dei giovani<br />
Sacerdoti con i suoi orari, con le pratiche di pietà con i Ritiri mensili, con la direzione del<br />
Padre Spirituale. In grazia poi di quel fare aperto semplice e cordiale che è un po’ una<br />
caratteristica dei Figli di Maria, convengono spesso all’Istituto, per cortese ospitalità<br />
Sacerdoti in buon numero; sono una buona cinquantina di eccellentissimi Vescovi che,<br />
onorandoci della loro santa amicizia nei loro viaggi a Roma vengono alla nostra Casa,<br />
trovandocisi a tutto loro agio, come in famiglia e godendo la pace della Casa Religiosa.<br />
A questo punto mi piace ricordare come proprio dalla nostra Casa il Cardinale Achille<br />
Ratti partiva il 12 settembre 1922 per il Conclave dal quale uscí con il nome di Papa Pio XI.<br />
Fra le benemerenze poi del Piccardo in Roma una ve n’è che non va dimenticata, della<br />
quale il Papa Pio X gli si mostrò sempre grato. Era noto come il P. Piccardo era tutto felice<br />
quando potesse in qualunque modo concorrere non solo a fare un po’ di bene, ma anche<br />
quando gli riuscisse di favorire una buona iniziativa, particolarmente se vi fossero in giuoco i<br />
giovani e tutto quanto potesse portare una contentezza al Papa. Cosí, per ricordare uno dei<br />
tanti episodi: come a Genova aveva festosamente aperte le sale della Casa per il ricevimento e<br />
per il pranzo a 90 poveri della città che un comitato dell’Opera San Vincenzo de’ Paoli loro<br />
offriva in omaggio al Pontefice Leone XIII, <strong>nel</strong> compiersi del suo felice novantesimo, cosí a<br />
Roma quando dopo varie adunanze e congressi nei quali erano stati formulati dei voti per la<br />
istituzione d’una Scuola Superiore di musica sacra, in attuazione della riforma voluta da Pio X<br />
e mancavano intanto le aule per codesta scuola, il P. Piccardo fu ben lieto e onorato di offrire<br />
la sua Casa. Proprio lí <strong>nel</strong>l’autunno del 1910 con l’intervento dell’E.mo Cardinale Rampolla,<br />
del Maestro Perosi, dei maestri Casimiri, Refice, Boezi ed altri molti insigni personaggi, si<br />
inaugurava solennemente la Scuola; celebrando la Messa dello Spirito Santo il nostro P.<br />
Minetti. La nuova istituzione con le sue varie sezioni rimase in Casa nostra quattro anni,<br />
usufruendo anche d’un organo che il P. Piccardo generosamente mise a disposizione della<br />
scuola.<br />
Verso la patria<br />
Parallelamente alla vita del Collegio e della Casa di Roma si va svolgendo quella della<br />
Congregazione. Per il suo cammino ascensionale il P. Piccardo se la vede avanzare silenziosa<br />
e modesta ma sicura e operosa sotto i suoi occhi e con la visibile benevolenza della Santa<br />
Sede. Confortato dalla presenza di sí promettente figliolanza, contemplando con legittima<br />
soddisfazione il cammino percorso, pregustando la gioia del lavoro che si va preparando,<br />
come un patriarca antico, <strong>nel</strong>la sua serena e vivida vecchiezza si dispone alla chiamata di Dio.<br />
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Questa chiamata gli giunge in un momento solenne per la Chiesa e per la cristianità: <strong>nel</strong><br />
giubileo del 1925. Fra i mille e mille pellegrinaggi alla tomba di S. Pietro egli sa esserne<br />
giunto uno dei suoi genovesi. Non vi sarà dunque anche lui? Oh poter pregare ancora una<br />
volta sulla tomba del primo Apostolo, poter ricevere ancora una benedizione dal Papa! Che<br />
consolazione per lui che sente ormai venirgli meno la vita! E quando il Pontefice Pio XI<br />
passando in rassegna i pellegrini arriva al suo buon Padre Piccardo, “oh ecco, esclama, un<br />
pellegrino carissimo e desideratissimo!” E a modo di paterno amplesso si piega e gli passa<br />
dolcemente sulle spalle l’augusta mano. Il pellegrino canterebbe volentieri in quel momento il<br />
suo nunc dimittis; ma non tarderà l’ora solenne. Prima ch’egli parta si aduneranno intorno al<br />
suo letto i figli maggiori in rappresentanza di tutti i fratelli lontani: dovrà dar loro una larga<br />
benedizione e lasciare la sua parola d’ordine; dice infatti al p. Giacomo Buzzone, l’attuale<br />
nostro venerato P. Generale, (intimo presagio degli eventi futuri?) “Lavorate: fate, fate: fate<br />
del bene!”<br />
E a modo dei Patriarchi antichi, pregando e sperando se ne parte. Siamo al 3 novembre<br />
dell’Anno Santo.<br />
Ma dunque sul cammino avventurato del Padre Piccardo hanno sempre fiorito e in<br />
abbondanza, le rose e gli allori? potrà forse pensare qualcuno, e la nave dell’Opera sua filò<br />
sempre tranquilla sul mare calmo ed un buon vento in poppa!...?<br />
Eh, veramente, no! E qualche cosa può saperne, ma qualche cosa appena, chi come noi<br />
visse lunghi anni in continuità di rapporti con lui ... Però se dolori ed amarezze non gli<br />
mancarono, grazie alla nobiltà dell’animo suo e a quell’arte sapiente ch’egli usava di saperle<br />
nascondere, tutto seppe sopportare forte e tranquillo; <strong>nel</strong> silenzio paziente e <strong>nel</strong>la confidente<br />
preghiera seppe aspettare l’ora immancabile del sereno e della pace.<br />
La parola d’ordine<br />
La parola d’ordine fu religiosamente raccolta: i Figli di Maria, grazie a Dio, lavorano e si<br />
studiano di far del bene. Allargando anzi il loro campo di azione, non attratti dal fatale<br />
luccichio dell’oro, ma spinti dalla sete di lavoro per il bene delle anime, già vanno lavorando<br />
da dieci anni in tre residenze alla Plata in Argentina; e in Italia vanno intensificando sempre<br />
piú il lavoro <strong>nel</strong>le opere di ministero e <strong>nel</strong>le varie Case con circa una quarantina di Religiosi.<br />
Giovani leviti ogni anno entrano <strong>nel</strong> campo; altri novizi attendono, altri attendono d’entrare in<br />
Noviziato.<br />
E’ il seme gettato dal Frassinetti e innaffiato dal Piccardo che sotto il caldo afflato della<br />
divina Provvidenza si va sviluppando. Auspice l’Immacolata la messe biondeggia <strong>nel</strong> campo<br />
del Signore.<br />
Un antico alunno del nostro Collegio di Rivarolo in una sua delicata e profonda Elegia<br />
scrisse fra l’altro del Padre Piccardo cosí:<br />
“Ei fu seminatore d’amore e di bontà.<br />
Donò gli averi ai poveri che a lui fu inesausto forziere<br />
l’Evangel cristiano, fonte di carità.<br />
Dai mattutini albori, fin oltre la sera calante,<br />
arò perseverando e seminò con fede:<br />
onde a la Religione sacrò Sacerdoti a falangi,<br />
e offrí a l’Italia madre nobili cittadini.<br />
Lo Spirito a Dio: a la Terra la spoglia; a gli umani venturi<br />
l’esempio e la memoria, fin che la vita duri”.<br />
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E il nostro venerando ed amatissimo P. Olivari, unico superstite di quel drappello che entrò<br />
primo in questa Casa, e cui rivolgiamo in questo giorno un riconoscente affettuoso saluto,<br />
scrisse per una immaginetta-<strong>ricordo</strong> questo perfetto ritratto:<br />
RICCO DEI PIÚ BEI DONI DI NATURA<br />
SENTÍ PER TEMPO LA VOCE DI DIO<br />
CHE LO VOLLE SACERDOTE<br />
A POPOLAR DI SAMUELI NOVELLI<br />
LE DESERTE FILE DEL SANTUARIO<br />
L’OPERA DEI FIGLI DELL’IMMACOLATA<br />
CHE IL FRASSINETTI FONDÒ<br />
EGLI RACCOLSE NASCENTE E FECE SUA<br />
PER LEI DI LEI VISSE<br />
SACRIFICANDO AGI ED ONORI<br />
PER LEI CHIEDENDO L’OBOLO<br />
CON QUEL SORRISO DI AMABILE SIGNORILITA’<br />
CHE MAI SUL SUO LABBRO SI SPENSE<br />
E VIDE PRIMA DI SALIRE AL PREMIO<br />
LA BELLA PIANTA DA DIO BENEDETTA<br />
GIÀ ONUSTA DI PREZIOSI FRUTTI<br />
METTER COI SANTI VOTI<br />
PIÚ SALDE E PROFONDE RADICI<br />
SPIRITO EQUILIBRATO E FERMO<br />
VERA TEMPRA DI EDUCATORE<br />
ESERCITÒ SUI GIOVANI IL FASCINO<br />
Dl UN IMPERO FORTE E SOAVE<br />
E DI VENERAZIONE E D’AFFETTO<br />
FU RIPAGATO DAI GIOVANI<br />
CHE UOMINI FATTI<br />
LA CARA IMMAGINE PATERNA<br />
SERBAN NEL CUORE, SCOLPITA<br />
DA QUELL’AMORE CHE VINCE LA MORTE<br />
E noi da codesto amore, che vince la morte, guidati e confortati, non piú in lacrime, ma con<br />
il cuore effuso in preghiera, verremo a questa tomba venerata che da questo giorno riesce per<br />
noi circonfusa di quella luce soave onde si ammanta un Altare. Sarà l’Altare della nostra<br />
venerazione per le preclare virtú onde fu adorna quell’anima sacerdotale; sarà l’Altare della<br />
nostra riconoscenza al Padre dolcissimo per l’amore sapiente di cui fu prodigo il suo buon<br />
cuore.<br />
La tomba severa e modesta porta scolpita questa epigrafe dettata dallo stesso P. Carlo<br />
Olivari.<br />
HEIC AB URBANO COEMETERIO TRANSLATUS<br />
III IDUS NOV. AN. MCMXXXVII<br />
AD SACROS JOSEPHI FRASSINETTI CINERES<br />
MERITA IN LUCE QUIESCIT<br />
ANTONIUS <strong>PICCARDO</strong> SAC.<br />
FILIORUM S. M. IMMACULATAE PARENS ALTER AB ILLO<br />
CUJUS OPUS VIX INCEPTUM<br />
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SUSCEPIT MIRIFICE AUXIT PERFECITQUE<br />
UNDE HOC NOVUM EXSTITIT SODALICIUM<br />
QUOD IPSE XXII PROPE ANNOS<br />
MODERATOR PRIMUS SANCTISSIME REXIT<br />
QUODQUE E COELO PATERNO NUMINE SOSPITAT.<br />
Indice<br />
A mo’ di introduzione………………………………………………pag<br />
Note personali……………………………………..<br />
S. Pio X e il Piccardo………………………<br />
Il suo giubileo sacerdotale<br />
Nel <strong>ricordo</strong> della sua morte<br />
Nel <strong>ricordo</strong> dei suoi ex alunni<br />
In morte del nostro P. Antonio Piccardo…….<br />
Il P. Piccardo e i Figli di Maria…<br />
La Casa di Roma….<br />
Dal testamento di P. Piccardo<br />
Il P. Piccardo e il Papa…<br />
P. Piccardo e il Priore Frassinetti<br />
L’uomo forte<br />
Dolce visione<br />
La sua bontà<br />
Elegia<br />
P. Piccardo Rettore del Seminario Arcivescovile<br />
L’educatore<br />
Don Piccardo e il Santuario dell’Acquasanta<br />
Anime generose<br />
De minimis<br />
I funerale di P. Piccardo<br />
Partecipazione <strong>nel</strong> dolore<br />
In memoriam<br />
Festa sociale<br />
Ai benefattori dei Figli di Maria<br />
Il suo ritorno alla Casa Madre……<br />
Dinanzi ad una tomba<br />
Primi albori<br />
Gli emissari del male<br />
Gli uomini di Dio<br />
Il Ministro della Provvidenza<br />
Promettente aurora<br />
Ora triste<br />
Il sorriso del Cielo<br />
L’erta luminosa<br />
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Poesia e vita<br />
Pedagogia sapiente<br />
Crescit eundo<br />
Verso Roma<br />
Il sigillo divino<br />
Verso la patria<br />
La parola d’ordine<br />
Indice<br />
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