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P. ANTONIO PICCARDO nel ricordo e nella gratitudine

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COLLANA CENTENARIO<br />

P. <strong>ANTONIO</strong> <strong>PICCARDO</strong><br />

<strong>nel</strong> <strong>ricordo</strong> e <strong>nel</strong>la <strong>gratitudine</strong><br />

EDIZIONI RISONANZE<br />

1


A MO’ DI INTRODUZIONE<br />

2


P. LUIGI PROFUMO SJ<br />

RIMEMBRANZE<br />

3


Per l’onore del sacerdozio cattolico, che è l’onore di Gesù Cristo, Nostro Signore, del suo<br />

Vicario in terra e della Santa Chiesa, crediamo opportuno di dare una relazione della devota<br />

festa, celebrata per il giubileo del cinquantesimo anno di sacerdozio del P. Antonio<br />

Piccardo, come introduzione e quasi prefazione al discorso, tenuto in quella occasione da<br />

Monsignor Giacomo Ghio, Arcivescovo di Urbino, e che qui offriamo pubblicato per le<br />

stampe.<br />

Il P. Piccardo nacque in Voltri, città dell’archidiocesi di Genova, <strong>nel</strong> dí 14 dicembre del<br />

1844, e dopo i primi studi in patria fu collocato <strong>nel</strong> Collegio Nazionale di Genova, dove era<br />

già suo fratello maggiore e dove egli rimase fino al compimento del corso di retorica.<br />

Quindi, essendosi proprio allora per disposizione governativa aperto il Liceo, ne frequentò,<br />

quale esterno, le tre classi dal 1860 al 1863.<br />

Il giovane Piccardo, che fino dalla sua fanciullezza aveva sentito viva inclinazione allo stato<br />

ecclesiastico, allora finalmente, vinto ogni ostacolo, poté essere accolto <strong>nel</strong> Seminario<br />

Arcivescovile di Genova per lo studio della sacra teologia; terminato il quale, <strong>nel</strong> dí 6<br />

giugno del 1868, ricevette l’ordinazione sacerdotale per mano di Monsignor Andrea<br />

Charvaz, Arcivescovo di Genova.<br />

Nelle feste del Santo Natale del 1867, essendo egli ancora diacono in Seminario, il Priore<br />

Frassinetti inviò a lui alcuni congregati dalla Pia Unione dei Figli di Santa Maria<br />

Immacolata, che, sotto la sua disciplina, vivevano come religiosi in mezzo al secolo, a<br />

proporgli di accettare la direzione dei giovinetti poveri, da Lui raccolti per essere avviati allo<br />

stato ecclesiastico, e che allora erano diretti in modo casalingo e paterno dal sig. Pietro<br />

Olivari, tipografo, discepolo del Frassinetti, uomo di singolare pietà e prudenza. Il diacono<br />

Piccardo rispose che, quando fosse ordinato sacerdote, avrebbe accettato volentieri<br />

quell’ufficio, se i Superiori avessero dato la loro approvazione, riservandosi intanto di<br />

parlare col Frassinetti. Ma ecco il giorno 2 gennaio del 1868 muore il Frassinetti, e sono poi<br />

rinnovate le istanze al Piccardo, perché volesse dedicarsi a quella opera che il Frassinetti<br />

aveva appena cominciata.<br />

Poco dopo la sua ordinazione sacerdotale il Piccardo venne presentato dall’allora Canonico,<br />

e poi Cardinale, Gaetano Alimonda all’Arcivescovo per il consenso circa l’accettazione<br />

dell’ufficio di Direttore dei Figli di Maria. L’Arcivescovo acconsentí benignamente alla<br />

domanda e il sacerdote Piccardo, dopo aver fatto un viaggio a Roma, dove ebbe la<br />

benedizione del S. Padre Pio IX, ad Assisi e a Loreto, entrò direttore della Casa, dove dopo<br />

alcuni anni ebbe a coadiutore il Sacerdote Gio. Battista Semino, poi canonico a S. Maria di<br />

Carignano.<br />

Nei primi tempi del suo governo, non essendo molti gli alunni, egli poté dedicarsi ancora<br />

agli studi, e per desiderio del suo genitore, frequentava l’università regia per il biennio di<br />

Diritto Canonico, avendo a professori il Rev.mo Daneri, canonico della Cattedrale di San<br />

Lorenzo, e l’erudito avvocato, Domenico Boccardo. Intanto coltivava pure gli studi della<br />

Teologia per laurearsi alla stessa Università, non essendo in quel tempo ancora ristabilito il<br />

Collegio Teologico di S. Tommaso. Già aveva sostenuto quasi tutti gli esami delle<br />

particolari materie teologiche, a lui dati da Monsignor Magnasco e dai Teologi Oliva,<br />

Bolasco e Balbi, che erano ancora considerati come professori di Teologia dell’Università,<br />

quantunque insegnassero <strong>nel</strong> Seminario Arcivescovile; ma non poté giungere alla fine del<br />

corso accademico per la sua malferma salute.<br />

Come istituto di preparazione alla Casa dei Figli di Maria in Genova, Don Piccardo <strong>nel</strong> 1870<br />

fondò il Collegio di S. Giuseppe, che dapprima ebbe sede <strong>nel</strong> Monastero Benedettino di S.<br />

Giuliano d’Albaro, e dopo, tornati colà i religiosi di S. Benedetto, fu trasferito <strong>nel</strong> 1873 a<br />

Serrea presso Voltri, e si chiuse <strong>nel</strong> 1875, quando la Casa di Genova poteva ormai<br />

accogliere un considerevole numero di alunni.<br />

4


Il successore dell’Arcivescovo Charvaz, che fu Monsignor Salvatore Magnasco, Prelato<br />

veramente ammirabile per dottrina e zelo pastorale, aiutò generosamente l’Opera dei Figli di<br />

S. Maria Immacolata, che poté in breve floridamente svolgersi ed ampliarsi. Asceso poi,<br />

dopo Monsignor Magnasco, sulla cattedra episcopale di Genova Monsignor. Tommaso<br />

Reggio, sempre usò grande favore e protezione verso i Figli di Maria; ed anzi chiamò Don<br />

Piccardo a prendere anche la direzione dei Seminari arcivescovili, ufficio che egli tenne per<br />

sette anni (1895-1902).<br />

Nel 1887 aprí in Pra (Genova) il Collegio-Convitto S. Giuseppe per i giovanetti delle scuole<br />

elementari e <strong>nel</strong> 1893 fondò il Collegio, ora tanto fiorente, della Sacra Famiglia a Rivarolo<br />

Ligure.<br />

Sotto il governo dell’Arcivescovo Monsignor Pulciano il Rev. Piccardo, per un intreccio di<br />

circostanze provvidenziali, invitato dall’Eminentissimo Pietro Respighi, Cardinale Vicario<br />

di Sua Santità, e con l’approvazione e benedizione del Sommo Pontefice Leone XIII, aprí in<br />

Roma il Collegio Ecclesiastico di Maria Immacolata.<br />

Nel 1903 si apriva la Casa di Lugnano in Teverina. Si conobbe allora piú chiaramente la<br />

necessità di assicurare la stabilità all’Opera dei Figli di Maria, e <strong>nel</strong> 1904 il Rev. Piccardo<br />

divisò di dare all’Istituto, da lui diretto, un ordinamento compiuto in forma di<br />

Congregazione Religiosa, e, cosa non frequente, ebbe subito dal Papa Pio X il Decretum<br />

laudis. Nel 1910 l’Istituto fu riconosciuto canonicamente dalla S. Congregazione dei<br />

Religiosi e ne furono approvate le Costituzioni ad septennium. Nello stesso anno si fondava<br />

il Collegio del Sacro Cuore in Siena.<br />

Il Sommo Pontefice Benedetto XV, felicemente regnante, sarà registrato <strong>nel</strong>le memorie della<br />

Congregazione, quale benignissimo Benefattore e Padre dei Figli di S. Maria Immacolata,<br />

per la sua paterna generosità e benevolenza, di cui, come diremo, diede nuove e piú ampie<br />

prove per le feste giubilari del P. Piccardo. È giusto pure riferire che Monsignor Lodovico<br />

Gavotti, ora Arcivescovo di Genova, che fu già professore <strong>nel</strong> Seminario Maggiore di quella<br />

città, quando v’era rettore il P. Piccardo, largheggiò sempre e continua a largheggiare in<br />

amorevoli pegni di protezione e di incoraggiamento verso l’Opera dei Figli di Santa Maria<br />

Immacolata.<br />

La festa del giubileo sacerdotale del P. Piccardo fu annunziata da tre lettere circolari. Prima<br />

fu quella inviata da due fra i primi alunni superstiti, che furono accolti <strong>nel</strong>la Casa dei Figli di<br />

Santa Maria Immacolata dallo stesso Priore Frassinetti, cioè dai sacerdoti Giovanni Battista<br />

Boraggini, direttore del Collegio di S. Giuseppe in Pra, e dal Can. prof. Bartolomeo Arecco.<br />

Nella circolare si invitavano i sacerdoti, antichi e nuovi alunni del P. Piccardo, ad applicare<br />

la S. Messa secondo l’intenzione del venerato Direttore <strong>nel</strong> giorno 6 di giugno, data<br />

dell’ordinazione sua sacerdotale.<br />

Le adesioni furono notificate al Sac. Prospero Casella, Prevosto di S. Giovanni di Pre,<br />

Presidente del Collegio dei Parroci Urbani in Genova, altro dei primi alunni. La seconda<br />

circolare fu diramata dalla Confraternita dei Genovesi in Roma, eretta <strong>nel</strong>la chiesa di S.<br />

Giovanni Battista dei Genovesi <strong>nel</strong>la stessa alma città, la quale chiesa era stata scelta per<br />

celebrarvi la funzione giubilare. Il P. Piccardo <strong>nel</strong>la Confraternita ha la carica di Vicario. La<br />

circolare portava la firma del Comm. Canevelli e di Monsignor Taggiasco, Governatori della<br />

Confraternita, e quella del Comm. Giovanni Pasquale Scotti, Provveditore del pio Sodalizio.<br />

Altra circolare, sottoscritta dal P. Minetti, Rettore dell’Istituto Ecclesiastico di Maria<br />

Immacolata in Roma, e dal P. Gaggero, Procuratore generale della Congregazione, fu<br />

spedita agli amici e benefattori della Congregazione in Roma e fuori, per invitarli a prendere<br />

parte con la presenza, o con la preghiera alla festa del giubileo.<br />

Fu anche dato avviso benevolo della festa dalla stampa cattolica di Genova, cioè da “Il<br />

Cittadino”, dalla “Liguria del Popolo”, dall’“Amico delle Famiglie” e dalla “Settimana<br />

Religiosa”. Fu pure annunziata dall’“Osservatore Romano” e dal “Corriere d’Italia” di<br />

5


Roma, e dall’“Unità Cattolica” di Firenze. Gli stessi giornali e l’“Eco del Pontificato”<br />

diedero poi ampia e ossequentissima relazione dei festeggiamenti giubilari.<br />

Il giorno preciso dell’Ordinazione sacerdotale del P. Piccardo occorreva, come si disse, il<br />

giovedí 6 giugno, ottava del Corpus Domini, e il venerato Padre aveva divisato di recarsi a<br />

celebrare la data memoranda a Lugnano in Teverina, ove <strong>nel</strong>l’antico cenobio di S. Francesco<br />

trovasi accolto il collegio dei giovinetti aspiranti alla Congregazione. Intendeva però<br />

l’ottimo Padre passare quel giorno in modo tutto familiare ed intimo, insieme con i suoi<br />

diletti alunni. Ma giunto al mattino del dí 6 giugno in Lugnano, accompagnato dal Sac.<br />

Vittorio Steffani, con sua meraviglia trovò la chiesa addobbata a festa e gremita di popolo,<br />

che, quantunque fosse giorno di lavoro, era accorso alla devota funzione per dare una<br />

testimonianza di ossequio e di <strong>gratitudine</strong> al Superiore Generale, che fin dall’anno 1903<br />

scelse quel paese a cara sede d’un suo Collegio. Tutto era preparato per il rito solenne e il P.<br />

Piccardo, compiacendo al desiderio dei suoi religiosi e del popolo, cantò la Santa Messa che<br />

fu accompagnata dal coro musicale del Collegio. Dopo la Messa si intonò il Te Deum e fu<br />

impartita la Benedizione Eucaristica.<br />

Alla devota festa era giunto inaspettato Monsignor Francesco Maria Berti, dei Minori<br />

Conventuali, Vescovo della diocesi di Amelia, ove trovasi Lugnano, il quale assistette alla<br />

Santa Messa. Intervennero alla funzione anche il can. Spagnoli e l’arciprete Pimpolari, la<br />

contessa Rosa Vannicelli, la signora Maria Trasatti, le Suore Venerini con le alunne, le<br />

maestre comunali con le loro scolaresche, ed altre ragguardevoli persone.<br />

Nel ricevimento familiare, che poi fu tenuto al Collegio, lesse un ossequioso indirizzo il P.<br />

Giacomo Bruzzone, direttore dell’Istituto e principale ordinatore della festa; recitò eleganti<br />

versi il prof. Sac. Giuseppe Pellegrini, e gli alunni tennero una ben riuscita accademia in<br />

versi italiani, latini e genovesi. Parlò pure, con eloquente e commossa parola, l’Ecc.mo<br />

Monsignor Vescovo Berti. Il P. Piccardo, intenerito di tante amorevoli dimostrazioni,<br />

ringraziò tutti quanti avevano partecipato alla devota festa, sia del popolo, sia del clero<br />

secolare e regolare, e in modo speciale lo zelante e benemerito Monsignor. Vescovo, pieno<br />

sempre di singolare bontà verso i Figli di Santa Maria Immacolata.<br />

La funzione principale del giubileo s’era però fissata per la domenica 9 giugno e fu scelta,<br />

come si disse di sopra, la chiesa di S. Giovanni Battista dei Genovesi in Roma.<br />

Il tempio, per cura della Confraternita, era stato splendidamente addobbato come <strong>nel</strong>le piú<br />

grandi feste, e numeroso fu il concorso di fedeli, specialmente della colonia genovese. Il P.<br />

Piccardo cantò la Messa solenne, facendo l’ufficio di ministri il P. Minetti e il P. Profumo S<br />

J, già alunno anche egli dei Figli di Maria, e compiva l’ufficio di cerimoniere il P. Gaggero,<br />

primo degli alunni accolto <strong>nel</strong> 1868 dal P. Piccardo. Assistettero in presbiterio al Santo<br />

Sacrificio Monsignor Giacomo Ghio, Arcivescovo di Urbino, e Monsignor Pietro Rojunian,<br />

Vescovo Ordinante in Roma per gli Armeni, e si trovarono pure ad assistere <strong>nel</strong>le bancate<br />

anche Sua Ecc. Monsignor Scaccia, Arcivescovo di Siena, e Monsignor Peri Morosini,<br />

Vescovo tit. di Arca.<br />

Al Vangelo Monsignor Giacomo Ghio, anch’egli già alunno del P. Piccardo, ascende il<br />

pulpito e in un discorso affettuoso ed eloquente tratta dell’impronta, che il venerando Padre<br />

seppe imprimere all’opera del Frassinetti, impronta che rivelò in Lui l’educatore esimio del<br />

giovane clero. I fatti confermarono splendidamente le previsioni e le speranze concepite:<br />

onde è a far voti che l’opera sua abbia a confermarsi <strong>nel</strong> prossimo avvenire, e possa cosí<br />

portare il prezioso suo contributo alle necessità dei nuovi tempi, nei quali la Chiesa dovrà<br />

fare appello ad ogni buona energia per la formazione di novelle falangi di Sacerdoti, i quali,<br />

per superare l’acerbità degli eventi, dovranno avere temprato l’animo ad ogni sacrificio.<br />

Prorompeva quindi in un augurio entusiastico della piú florida longevità del P. Piccardo pel<br />

bene dell’Opera, della Chiesa, per le necessità incalzanti.<br />

6


Come quindi appare, duplice era il giubileo; quello del sacerdozio e l’altro della direzione<br />

dell’istituto del Frassinetti. Era appena finito l’Offertorio della Messa ed ecco arrivare,<br />

inatteso, l’E.mo Vincenzo Vannutelli, Cardinale Decano del Sacro Collegio e Datario di Sua<br />

Santità, Protettore della Confraternita di S. Giovanni Battista dei Genovesi, il quale prese<br />

posto in presbiterio, assistendo sino al termine della funzione. La musica fu eseguita<br />

egregiamente dagli studenti dei RR. PP. Stimmatini. Dopo la Messa fu cantato il Te Deum e<br />

il P. Piccardo impartí la Benedizione col SS. Sacramento.<br />

Terminato il sacro rito, le persone intervenute alla festa furono ammesse <strong>nel</strong>la sacristia, al<br />

bacio della mano e fecero rallegramenti ed auguri al P. Piccardo.<br />

Nel trattenimento familiare che si tenne poi in onore del venerato Padre, all’Istituto<br />

Ecclesiastico di via del Mascherone, lesse un indirizzo di rispettose congratulazioni il P.<br />

Minetti. Quindi parlarono Monsignor Scaccia, Arcivescovo di Siena, e lesse un indirizzo il<br />

Rev. avv. Agostini; recitarono versi eleganti il P. Ignudi e il Comm. Canevelli, e parlò il<br />

Comm. Giuseppe Pizzorni.<br />

Il P. Gaggero diede poi lettura delle adesioni, fra le quali fu prima quella dell’Em.mo Card.<br />

Pompili, Vicario di Sua Santità, che scrisse al P. Piccardo una lettera tutta spirante<br />

benevolenza. Una lettera benignissima aveva pure inviato l’Em.mo Card. Vannutelli.<br />

Seguirono poi le adesioni delle Case dei Figli di Santa Maria Immacolata di Genova, Pra,<br />

Rivarolo, Siena e Lugnano in Teverina. In ultimo Mons. Migone lesse il seguente<br />

preziosissimo autografo del Santo Padre:<br />

Al diletto figlio P. Antonio Piccardo<br />

porgiamo affettuosi rallegramenti<br />

per i dieci lustri di operoso sacerdozio<br />

che il Signore gli ha fatto compiere<br />

e con la benedizione Apostolica che gli inviamo di cuore<br />

esprimiamo non solo la benevolenza del padre,<br />

ma anche l'augurio che veda crescere il numero<br />

e non diminuito lo zelo dei Figli di S. Maria Immacolata.<br />

Dal Vaticano, 6 giugno 1918<br />

BENEDICTUS PP. XV<br />

Il P. Piccardo, pieno di commozione, con parole di viva riconoscenza, ringraziò tutti i<br />

presenti, i lontani benefattori, gli amici e alunni. Rivolse un pensiero ai suoi diletti alunni<br />

soldati, a tutti i suoi cari defunti, e porse un omaggio di specialissima <strong>gratitudine</strong> al Sommo<br />

Pontefice Benedetto XV, che si degnò decorarlo e confortarlo con il paterno Suo autografo e<br />

con l’Apostolica Benedizione. A tutti i presenti alla festa il P. Piccardo distribuí una devota<br />

immagine-<strong>ricordo</strong> dell’Immacolata, copia di quella che <strong>nel</strong> 1854 il Santo Padre Pio IX donò<br />

ai Prelati, i quali assistettero alla definizione dogmatica dell’Immacolata Concezione di<br />

Maria. A tergo dell’immagine fu stampata questa nobilissima iscrizione, composta dal P.<br />

Ignudi.<br />

<strong>ANTONIO</strong> <strong>PICCARDO</strong><br />

CONSACRATO IN GENOVA AL SACERDOZIO<br />

IL VI GIUGNO MDCCCLXVIII<br />

NELLO STESSO ANNO DIRETTORE<br />

ALLA CASA INIZIATA<br />

DA GIUSEPPE FRASSINETTI<br />

PER L’AVVIAMENTO DI GIOVINETTI POVERI<br />

7


AGLI STUDI ECCLESIASTICI<br />

OND’EBBE FAUSTA ORIGINE LA CONGREGAZIONE<br />

DEI FIGLI DI SANTA MARIA IMMACOLATA<br />

DI QUESTI PRIMO SUPERIORE GENERALE<br />

AL CINQUANTESIMO DI SÍ DOLCI MEMORIE<br />

CONFORTATO DALLA BENEDIZIONE<br />

DEL SANTO PADRE BENEDETTO XV<br />

ASCENDE IN ROMA L’ARA DIVINA<br />

NEL SAN GIOVANNI BATTISTA DEI GENOVESI<br />

IL IX GIUGNO MDCCCCXVIII<br />

PRINCIPIO DELLE PREGHIERE GIUBILARI<br />

CHE CONFIDA RINNOVARE<br />

FRA COLLEGHI PARENTI ALUNNI AMICI<br />

SPERANDO CHE A RENDERE UNANIMI GRAZIE<br />

A GESÚ E A MARIA<br />

LI ADDUCA IL MUTUO VINCOLO<br />

DI CELESTI FORTI INDEFETTIBILI AFFETTI<br />

CHE ABBIA SUGGELLO OVE IL GIOIR S’INSEMPRA<br />

I Collegi dei Figli di Maria, di Genova, Pra, Rivarolo, Siena, Lugnano, mandarono indirizzi<br />

e lettere affettuose di riconoscenza e di omaggio; e simili testimonianze offrirono gli alunni,<br />

che sono sotto le armi, e molti sacerdoti già alunni del P. Piccardo, quando era Rettore del<br />

Seminario. I telegrammi inviati furono sessantatré; gli scritti, fra lettere e biglietti, ascesero<br />

al numero di circa seicento.<br />

Non pochi e tutti pregevoli furono i doni ricevuti dal P. Piccardo <strong>nel</strong>la fausta ricorrenza<br />

giubilare. Primo è il dono dell’autografo del S. Padre, con ricchissima cornice in pergamena<br />

e con fregi d’oro a mano.<br />

Monsignor Giuseppe Migone, Cameriere Segreto Partecipante di Sua Santità, offrí una<br />

pianeta bianca in seta. Il Conte Saladino Saladini-Pilastri, senatore, compagno fin dalla<br />

prima educazione del P. Piccardo, gli fece pervenire, come omaggio suo e della Contessa<br />

sua Consorte, un magnifico quadretto incorniciato in pelle con l’immagine in argento<br />

rilevato di S. Antonio, un sonetto elegante e affettuosissimo, e mazzi di fiori. Don Albera,<br />

Rettore Maggiore dei Salesiani, una pregevole opera di molti volumi. La Marchesa Emilia<br />

Carrega presentò una lucerna preziosa in maiolica di antica fattura. Mons. Francesco Faberj,<br />

Canonico di S. Pietro in Vaticano, inviò un ricchissimo amitto, finemente ricamato. Il P.<br />

Antonio Gilardi dell’Istituto di S. Calocero in Milano, già alunno del P. Piccardo e già<br />

Missionario in Cina, donò un’artistica e preziosa cassetta, bellissimo lavoro fatto da cinesi.<br />

Il dottor Alfonso Fontana fece omaggio di una grande medaglia in argento che ha <strong>nel</strong> dritto<br />

l’effigie di S. S. Leone XIII (anno XXVI) e a tergo l’immagine di Gesù che dà le chiavi a S.<br />

Pietro; il Comm. Gio. Pasquale Scotti, Direttore della Tipografia Vaticana, regalò un<br />

Breviario con legatura di lusso in quattro volumi. La Madre Giuseppina Troiani, Superiora<br />

Generale dell’Istituto di Santa Dorotea, donò un servizio per thè in finissima maiolica<br />

giapponese. I sacerdoti dell’Istituto dell’Immacolata in Roma offrirono un ritratto del Santo<br />

Padre Benedetto XV. Gli studenti dei PP. Stimmatini lessero e presentarono un indirizzo di<br />

ossequio con fascetta di pergamena leggiadramente decorata. La Signora Maria Pizzorni<br />

vedova Lanata e le signorine Teresa ed Anna Lanata, pronipoti del P. Piccardo, mandarono<br />

da Genova una stola di tela finissima d’argento, ricamata in seta e in oro; il cav. Luigi<br />

Augusto Cervetto, bibliotecario della Civica Berio di Genova, inviò parecchi suoi eruditi<br />

8


opuscoli; il Sig. Carpaneto, proprietario e successore della Libreria A. Lanata, regalò libri e<br />

una collezione di artistiche immagini di Maria Vergine. L’avv. Don Conte fece omaggio<br />

d’un magnifico volume di arte. La signorina Cecilia Agrosta offrí un bellissimo indirizzo. I<br />

benefattori genovesi e i parenti vollero accrescere la gioia della festa, inviando generose<br />

offerte, che ascesero alla somma di quasi diecimila lire, le quali in gran parte furono raccolte<br />

di sua iniziativa dalla signora Giuseppina Gambaro n. De Ferrari. Nella nota spedita dalla<br />

stessa signora troviamo il nome dell’Ill.mo Sig. Conte Ernesto Lombardo, che offrí la bella<br />

somma di cinquemila lire. A tutti quanti i benefattori e a ciascuno vadano le piú vive azioni<br />

di grazie per parte dei Figli di Maria, i quali invocano sopra di essi le piú elette benedizioni<br />

per una carità, nobilmente pietosa e opportuna.<br />

Dono poi accettissimo fecero al P. Piccardo più di cento sacerdoti, già suoi alunni, che <strong>nel</strong><br />

giorno del giubileo, 6 giugno, applicarono la S. Messa secondo l’intenzione del loro antico<br />

Direttore e Padre, giusta la proposta fatta ad essi con la circolare già ricordata. Un gran<br />

numero di altri Monsignori e sacerdoti delle Diocesi di Genova e di Chiavari inviarono<br />

poesie, lettere e telegrammi. Si canti dunque un inno di grazie a Dio e alla Vergine<br />

Immacolata per la riuscita felice della funzione giubilare del P. Piccardo. Tributo di<br />

riconoscente omaggio sia reso al Sommo Pontefice Benedetto XV, che si degnò benedire e<br />

nobilitare le feste con la Sua Augusta partecipazione; un vivo ringraziamento sia offerto a<br />

quanti in qualunque maniera vi presero parte. E tutto infine ridondi a gloria del Sacerdote<br />

Eterno, Gesù Cristo, ad onore della sua Divina Madre, Maria Immacolata, a trionfo della<br />

sua Chiesa, a maggior decoro e bene di tutto il clero cattolico, che <strong>nel</strong> P. Piccardo trova un<br />

luminoso esempio delle opere egregie, che può compiere un sacerdote, fedele alla sua<br />

vocazione, ai suoi Superiori e al Sommo Pontefice, Pastore, Maestro, Padre universale del<br />

clero e del popolo cristiano.<br />

P. LUIGI PROFUMO S. I.<br />

NOTE PERSONALI<br />

(Dall’Archivio della Casa Generalizia)<br />

Nato a Voltri il 14 dicembre 1844 da famiglia distintissima, egregiamente educato, compí<br />

con il fratello Ing. Tommaso <strong>nel</strong> Collegio Nazionale di Genova il corso Ginnasiale e Liceale.<br />

Di là per seguire la voce di Dio che lo chiamava al Sacerdozio, passò al Seminario per lo<br />

studio della Teologia. Quivi, mentre già Diacono e Prefetto della Camerata dei Piccoli,<br />

attendeva il giorno della sua Ordinazione, dal suo condiscepolo, il Ch. G. Battista Semino, che<br />

gli fu piú tardi collaboratore e morí Canonico di Nostra Signora Assunta in Carignano, gli fu<br />

fatta proposta di assumere la direzione dell’allora nascente Istituto dei Figli di Santa Maria<br />

Immacolata, poiché il Ven. Priore di Santa Sabina, il Frassinetti, <strong>nel</strong>le cui mani era sorto e che<br />

da anni lo dirigeva <strong>nel</strong>lo spirito, aveva chiesto chi in quell’ufficio lo sostituisse, non potendo<br />

lui, parroco attendervi, né volendo Pietro Olivari che ne aveva temporaneamente il governo,<br />

lui secolare e Direttore della Tipografia degli Artigia<strong>nel</strong>li, piú oltre essere capo di una Casa di<br />

giovani chierici. Accettò di buon grado il Piccardo l’invito. E il Frassinetti sulle ottime<br />

referenze che di lui ebbe, ne fu pienamente soddisfatto.<br />

9


Ma <strong>nel</strong>l’attesa che il giovane Diacono, ordinato Sacerdote, potesse assumere quell’ufficio,<br />

il Frassinetti fu da repentino morbo rapito il 2 gennaio 1868, senza che neppure avesse potuto<br />

con lui incontrarsi. Nell’ottobre pertanto dell’anno medesimo, con il pieno consenso di S. E.<br />

Rev.ma Mons. Andrea Charvaz, allora Arcivescovo di Genova, assunse il Piccardo la<br />

Direzione dell’Istituto che era allora appena la terzo anno.<br />

Da quel punto la vita di Don Piccardo si fonde e compenetra con quella della Pia Casa dei<br />

Figli di Maria. Egli non visse piú che per essa. Tutte le sue piú belle doti di cuore e di<br />

ingegno, le piú felici risorse del suo genio intraprendente e calmo ad u tempo, oculato e<br />

costante, le simpatie che ben presto si cattivò tra il ceto Signorile dei cattolici genovesi, donde<br />

attingeva gli aiuti pecuniari per i suoi giovinetti <strong>nel</strong>la massima parte poverissimi, lo spirito di<br />

dedizione completa per la loro formazione morale e culturale, ove palesò qualità singolari di<br />

valente educatore, l’amabilità del tratto, il segreto di un regime autorevole e insieme paterno,<br />

tutto in una parola, mise in opera a pro della Pia Casa, che per lui giunse ad una invidiabile<br />

prosperità. Né fu contento di questo; che oltre alla Casa di Genova altre due ne aperse che<br />

fossero come avviamento o complemento alla principale: quella di S. Giuseppe in Pra per gli<br />

alunni piú piccoli e quella della S. Famiglia a Rivarolo, che si trasformò piú tardi in Collegio<br />

secolare floridissimo. Quanto alla Casa di Genova, che contava ormai piú di cento alunni,<br />

poteva essa ben dirsi un nuovo Seminario. Fu allora che Mons. Tommaso Reggio, succeduto<br />

<strong>nel</strong> 1892 a Mons. Salvatore Magnasco, che la Casa dei Figli di Maria aveva tanto<br />

efficacemente sovvenuta e sostenuta, volendo dare ai vari Seminari dell’Archidiocesi un<br />

indirizzo uniforme, nominò il P. Piccardo Direttore generale di tutti i Seminari. Nel qual alto<br />

ufficio durò egli sette anni ristorando le finanze del grande Seminario e instaurando quel<br />

regime paterno che era che era a lui famigliare ed era altresì <strong>nel</strong> desiderio di Mons. Reggio.<br />

Succeduto <strong>nel</strong> governo dell’Archidiocesi Mons. Edoardo Pulciano la Casa dei Figli di Maria,<br />

che già per le nuove disposizioni di Mons. Reggio aveva sofferto non poco <strong>nel</strong>la quasi totale<br />

assenza del P. Piccardo, dovette cessare affatto da ogni sua attività in Diocesi. , non avendo<br />

essa fondamento giuridico, nata e cresciuta com’era, appoggiata solo alla benevolenza degli<br />

Arcivescovi che ne apprezzavano altamente l’utilità provvidenziale: e volendola d’altra parte<br />

il novello Arcivescovo incorporata al Seminario e a quello volendo aggiudicati i fondi donde<br />

essa traeva sussistenza. Fu allora che il Piccardo, ritirandosi dall’ufficio di rettore dei<br />

Seminari Diocesani giudicò venuto il momento di addivenire alla trasformazione dell’Opera<br />

in vera e propria Congregazione, cosa di cui già da anni si era andato maturando il disegno da<br />

lui e dai suoi primi collaboratori e sul consiglio e le premure di alte dignità ecclesiastiche. E<br />

apparve provvidenziale che recatosi a Roma per iniziarvi le pratiche, S.S. Leone XIII e per lui<br />

il Cardinale Respighi, suo Card. Vicario gli comandassero di aprire una Casa in Roma che<br />

fosse di valido aiuto alla instaurazione della disciplina Ecclesiastica per il numeroso<br />

contingente di Sacerdoti e di Chierici accorrenti in Roma per ragioni di studi Superiori.<br />

Incontrato cosí all’opera che corrispose all’aspettazione il gradimento e le simpatie del<br />

Venerato successore di S. S. Leone XIII, Pio X, risolta ogni vertenza con l’Arcivescovo<br />

Pulciano, ebbe agio di gettare le basi della nuova Congregazione Pontificii juris che fu<br />

definitivamente approvata con Motu proprio il 21 maggio 1904.<br />

Di essa fu Superiore Generale fino alla morte estendendone l’attività anche<br />

<strong>nel</strong>l’Archidiocesi di Siena con il fondarvi l’Istituto S. Cuore che all’Archidiocesi arrecò e<br />

arreca ottimi frutti. A Roma il P. Piccardo cessava di vivere tra il compianto degli antichi e<br />

dei nuovi figli, il cui affetto e la cui venerazione non gli vennero mai meno, il 3 novembre<br />

1925 in età di anni 81.<br />

Dal Cielo, dove, come è da sperarsi, gode ora il premio del suo lungo lavoro, egli guarda e<br />

protegge la nostra Congregazione, che slargando la cerchia delle sue attività, al primitivo<br />

10


scopo della educazione ed istruzione della gioventú religiosa, aggiunse quella del S.<br />

Ministero a Fiumicino e a Porto in Italia e quella ancora delle missioni in Argentina, mentre in<br />

Roma prosegue felicemente l’opera sua <strong>nel</strong>l’Istituto Ecclesiastico di Via del Mascherone,<br />

confortata dalla benevolenza speciale della S. Sede e del Vicariato, benevolenza che con<br />

l’aiuto del Cielo e il patrocinio dell’Immacolata confida non demeritare mai per l’avvenire.<br />

SAN PIO X<br />

ED IL <strong>PICCARDO</strong><br />

11


PRIMO SUPERIORE GENERALE<br />

DELLA CONGREGAZIONE<br />

DEI FIGLI DI SANTA MARIA IMMACOLATA<br />

P. GIOVANNI VACCARI<br />

Roma 1951<br />

STAB. TIPO-LITOGRAFICO V. FERRI<br />

Via delle Coppelle 16/8<br />

Il 20 agosto 1914, il Santo Padre Pio X "benedicendo alla pace e non alla guerra" 1 ,<br />

terminava quasi improvvisamente la sua santa esistenza; dinnanzi al profilarsi del primo<br />

conflitto mondiale, con la prevedibile sequela di lutti e di rovine, il suo grande paterno cuore<br />

cessò di battere.<br />

Il mondo intero si commosse alla scomparsa di Pio X e spontaneamente lo definí "la prima<br />

vittima della guerra".<br />

Il P. Antonio Piccardo, primo Superiore della Congregazione dei Figli di Maria<br />

Immacolata, che al defunto Pontefice era unito dai piú stretti vincoli di filiale devozione e<br />

intima riconoscenza, <strong>nel</strong>l'apprendere la ferale notizia, scrisse una circolare per le sue Case<br />

religiose, in cui scolpisce la figura di Pio X con queste parole:<br />

“Pio X nostro, ben può dirsi, Autore, Benefattore Augusto e Padre amantissimo e<br />

amabilissimo".<br />

Questa definizione non era dovuta alla commozione del momento, ma aveva suo<br />

fondamento <strong>nel</strong>la genuina realtà dei fatti, come lo attestano e proclamano la sua diretta opera<br />

per la costituzione della Congregazione e gli incessanti atti di paterna bontà e sovrana<br />

generosità.<br />

1 Risposta al messaggio dell’imperatore Francesco Giuseppe di Austria.<br />

12


- I -<br />

Nella prima metà. del mese di ottobre 1902, al palazzo del Vicariato di Roma, si svolgeva<br />

tra il Card. Vicario Pietro Respighi e Don Antonio Piccardo, Direttore dei Figli di Maria di<br />

Genova questo colloquio, riferito in una sua nota di cronaca dal P. Antonio Minetti:<br />

“Ho sentito che voi avete aperto diversi collegi a Genova, ora bisogna che ne apriate uno<br />

qui a Roma.<br />

Il S. Padre Leone XIII vorrebbe, e lo desiderava già da tempo, che si aprisse un collegio<br />

per i Chierici e Sacerdoti studenti che vengono a Roma dalle province, ed abitano in case<br />

private”.<br />

“Come posso assumere questa impresa?” rispose Don Piccardo.<br />

“Voi, aggiunse il Card Vicario, siete l'uomo della Provvidenza e dovete assumervi questa<br />

impresa, parlatene con i vostri Sacerdoti della Casa di Genova e poi mi darete una risposta.<br />

All'Arcivescovo direte che il Cardinale Vicario vi ha pregato di aprire una casa a Roma e<br />

non potrà avere nessuna difficoltà”.<br />

Io veramente ero venuto per avere le norme onde fondare la Congregazione ... “<br />

“Si farà, anche questa, ma prima occorre che apriate il Collegio; poi si penserà alla<br />

Congregazione”.<br />

Don Piccardo tornò a Genova, espose la proposta del Card. Vicario giusta il desiderio del<br />

Papa e i Sacerdoti risposero "A Roma non si dice mai di no".<br />

Ad un mese di distanza da questo colloquio, l'Istituto Ecclesiastico Maria Immacolata<br />

aveva già iniziato la sua vita; per il primo anno, sua provvisoria sede fu l'ospizio dei Cento<br />

Preti al Lungo Tevere Vallati e quindi <strong>nel</strong>la sua propria definitiva sede <strong>nel</strong> Palazzo Sinibaldi<br />

in Via del Mascherone, già antica residenza dei Cavalieri Teutonici.<br />

Ad un anno poi dalla sua fondazione, sia per il suo interno funzionamento, come per i<br />

risultati morali e scolastici conseguiti dagli alunni dell'Istituto, si. ebbe la conferma che la<br />

fiducia in Don Piccardo e suoi collaboratori era stata ben riposta.<br />

“E poi si penserà alla Congregazione ..."<br />

Il Cardinale Vicario aveva impegnato la sua parola, 1'Immacolata l'aveva raccolta, e voleva<br />

esaudire le lunghe ardenti aspirazioni dei suoi figli devoti e fedeli.<br />

Era intanto il 4 agosto 1903, salito alla Cattedra di S. Pietro il Cardinale Giuseppe Sarto,<br />

Patriarca di Venezia, con il none di Pio X; questi confermando per suo Vicario a Roma il<br />

Card Respighi, prese sotto la sua personale protezione Don Piccardo e l'opera dei Figli di<br />

Maria; alla luce degli avvenimenti si scorge in modo evidente che Egli era il Papa destinato<br />

dalla Provvidenza a dare forma canonica all'Opera sgorgata dal grande cuore sacerdotale del<br />

Priore Giuseppe Frassinetti, dallo stesso Pio X definito “Sacerdote di sublime pietà e di<br />

singolare dottrina”.<br />

Il primo passo, anzi vero passo obbligato, a raggiungere la perfezione giuridica dell'Opera<br />

dei Figli di Maria, fu la erezione della Congregazione di diritto diocesano romano, con il<br />

Decreto 8 Dicembre 1903 che comincia con le parole “Anno 1866 Sacerdos Joseph<br />

Frassinetti” e porta la firma del Card. Vicario Pietro Respighi.<br />

Per arrivare però a questo, vi furono non lievi e non poche difficoltà: lo conferma uno<br />

scritto del Card. Respighi dell'11 settembre 1903 inviato a Mons. Francesco Faberi, che era il<br />

suo rappresentante presso i Figli di Maria: “Mi preme di poter riuscire con sollecitudine a<br />

superare ogni difficoltà”, ciò si poté avverare perché di fianco al Cardinale Respighi si era<br />

messo lo stesso Sommo Pontefice Pio X, come é dimostrato dalla relazione di due udienze,<br />

concesse a Don Piccardo il 20 ottobre e 14 novembre del 1903.<br />

In rapporto alla prima udienza, D. Tommaso Gaggero, <strong>nel</strong>le memorie che ha lasciato,<br />

scrisse: “Pio X assicurò il Direttore, in presenza di Mons. Arcivescovo di Genova, che le<br />

cose della Casa dei Figli di Maria erano aggiustate”. E in rapporto alla seconda, Don Minetti<br />

scrisse <strong>nel</strong>le sue preziose note di cronaca che il Papa disse al Direttore: “A poco a poco si<br />

13


farà tutto”. La erezione della Congregazione diocesana romana è stata definita ''il primo passo<br />

obbligato"; cosí è di tutte le istituzioni e il raggiungimento della meta ultima, ossia il<br />

riconoscimento di diritto pontificio per un Istituto religioso è lungo e spesso molto lungo.<br />

Pio X per i “suoi" Figli di Maria, sentiva dilatarsi sempre piú i palpiti del suo.cuore paterno<br />

e solo qui troviamo la ragione per cui decise di accelerare i tempi.<br />

Egli, raffigurato dall’Ignis ardens di Malachia, avendo impostato il suo programma<br />

pontificale sul motto paolino: “Instaurare omnia in Christo", cominciando dal Clero, si sentí<br />

istintivamente portato verso il Padre Piccardo e i suoi figli che lo coadiuvavano con tanto<br />

zelo, tanto sacrificio e tanta generosità, in questo campo, <strong>nel</strong> centro stesso della cattolicità e<br />

della sua Diocesi di Roma; questo sentimento si fondava non sole sull'affetto a Padre Piccardo<br />

ma anche sulla <strong>gratitudine</strong> per quanto già aveva operato per la Chiesa e per la stima e fiducia<br />

per il lavoro che veniva compiendo sotto il suo sguardo e sotto le sue direttive.<br />

Questo affetto, questa <strong>gratitudine</strong>, questa stima, questa fiducia, fecero dire a Pio X <strong>nel</strong>la<br />

udienza a P. Piccardo del 27 Marzo 1904, come riferisce il P. Minetti: “Venite qualche volta a<br />

trovarmi". ""<br />

Mentre Pio X faceva questo paterno invito, studiava già il modo di dare al suo dilettissimo<br />

figlio la piú grande ed intima soddisfazione di vedere il fastigio del perfezionamento giuridico<br />

di quella opera che aveva preso bambina dalle mani del Fondatore e l'aveva portata a<br />

rigoglioso sviluppo; nessuno però immaginava fin dove poteva arrivare questa veramente<br />

sconfinata paterna bontà.<br />

Il sabato 21 maggio 1904, vigilia della Pentecoste, Pio X in una udienza» concessa al Suo<br />

Cardinale Vicario Pietro Respighi, gli comunicava.con una decisione piú unica che rara negli<br />

annali della Chiesa, che intendeva concedere il Decretum laudis alla Congregazione dei Figli<br />

di Santa Maria Immacolata, elevandola in questa eccezionale maniera, a neanche sei mesi di<br />

distanza dalla erezione in ente religioso di Diritto diocesano, in quello di Diritto pontificio.<br />

.Pio X volle questa erezione speciale, perché l'Istituto dei Figli di S. Maria Immacolata fosse<br />

il primo ad avere da lui il Decretum laudis e cosí i suoi membri potessero essere i figli<br />

primogeniti <strong>nel</strong> campo delle Congregazioni religiose.<br />

Nel "Motu proprio" di erezione, che comincia con le parole "In nomine Christi: Amen.<br />

Nell'udienza benignamente accordata da Sua Santità Pio X al sottoscritto Card. Vicario il<br />

giorno 21 maggio 1904, ecc." si leggono parole che dimostrano la bontà di Pio X verso l'opera<br />

dei Figli di Maria, "la quale, come si legge al n. 8, benché appena nascente <strong>nel</strong>la forma di<br />

Congregazione, ha meritato la piena fiducia della S. Sede, che ad essa ha affidato uno dei piú<br />

importanti Istituti di educazione ecclesiastica in Roma".<br />

Nello stesso documento, per i Figli di Maria vera "Magna charta" si trova anche scritto la<br />

soluzione della questione della proprietà dei beni che la Opera era venuta ad avere: "Si loda e<br />

si approva, rendendola fin d'ora canonica la donazione di tutti i beni posseduti dai Figli di S.<br />

Maria Immacolata, eretta in Roma con Decreto del Cardinale Vicario in data 8 dicembre<br />

1903.'' (art. l).<br />

A togliere poi ogni dubbio, il "Motu proprio" specifica: “La Congregazione dei Figli di S.<br />

Maria Immacolata avrà piena libertà, anzi vero obbligo di continuare <strong>nel</strong>le Case<br />

dell'Archidiocesi di Genova le opere finora tenute da Don Piccardo e potrà e dovrà la<br />

Congregazione mediante il Superiore Generale, che oggi è lo stesso P. Piccardo, visitarle,<br />

dirigerle e governarle, salvi i diritti dell’Ordinario”. (art. 6)<br />

Pio X poi, quasi a mettere i Figli di Maria sotto il continuo suo sguardo, stabiliva che: "Il<br />

Cardinale Vicario - pro tempore - di Roma sarà il Protettore nato della Congregazione".<br />

(Art.9)<br />

Alla distanza di solo 20 giorni dal "Motu proprio” Pio X provava una vera soddisfazione<br />

che gli dimostrava che "la piena fiducia della S. Sede che ai Figli di Maria ha affidato uno dei<br />

piú importanti Istituti di educazione ecclesiastica in Roma" era stata ben riposta.<br />

14


Il giovedí 9 giugno 1904 il Chierico Adolfo Braccini di Pisa, alunno dell'Istituto<br />

Ecclesiastico Maria Immacolata, veniva scelto insieme ai Chierici Luigi Tonetti del Seminario<br />

Pio e Guglielmo Carozzi del Seminario romano, a discutere una tesi di Teologia, alla presenza<br />

del Papa Pio X e del Sacro Collegio; il Braccini, come pure i colleghi, superò "'<br />

brillantemente la prova, al punto che Pio X si compiacque personalmente congratularsi e<br />

proclamarlo "dottore in Sacra Teologia, della quale doveva poi per 40 anni essere apprezzato<br />

maestro <strong>nel</strong> Seminario Pisano.<br />

- II -<br />

Il "Motu proprio" di Pio X del 21 Maggio 1904 doveva dopo poco piú. di due anni fornire<br />

una nuova occasione per una grande e spontanea dichiarazione ufficiale di benevolenza.<br />

La maniera cosí eccezionale di concedere il "Decretum laudis" fece in seguito sorgere il<br />

dubbio, presso il competente Dicastero dei Religiosi, se si trattasse di una semplice parola di<br />

lode, dato il bene grande operato dai Figli di Maria in Liguria, prima e poi anche in Roma,<br />

oppure del tradizionale "Decretum Laudis" con cui gli Istituti religiosi diocesani venivano<br />

riconosciuti come Enti di diritto pontificio. '"'<br />

Il Card. Vicario Pietro Respighi, come protettore della Congregazione, si interessò della<br />

cosa, e ciò si desume dal documento ufficiale, che sotto forma di lettera in data 8 gennaio<br />

1907 rimise <strong>nel</strong>le mani del Card. Domenico Ferrata, Prefetto della Sacra Congregazione dei<br />

Vescovi e Regolari.<br />

Il documento é scritto in questi termini:<br />

“Nelle disposizioni prese dal S. Padre Pio X il 21 maggio 1904 .... si legge al n. 11 quanto<br />

segue:<br />

“La presente disposizione tiene luogo per la Congregazione dei Figli di S. Maria<br />

Immacolata di "Decretum laudis"<br />

Il P. Antonio Piccardo mi ha riferito che presso la Segreteria di codesta Sacra<br />

Congregazione, si é dubbiosi sull'interpretazione di detto articolo.<br />

Nell'udienza dello scorso sabato, 5 corrente gennaio (1907) il Santo Padre (Pio X) da me<br />

interrogato in proposito, ha dichiarato che avendo Egli stesso dettato quell'articolo di Motu<br />

proprio, senza suggerimento di alcuno, intese di dare un. attestato di specialissima stima e<br />

"benevolenza alla nostra Congregazione, concedendole realmente il Decretum laudis, con tutti<br />

gli effetti canonici, come se lo avesse ricevuto <strong>nel</strong>la forma consueta per organo di codesta<br />

Sacra Congregazione.<br />

Tanto io dovevo comunicare a Vostra Eminenza per incarico ricevuto dalla stessa Sua<br />

Santità.<br />

F. to Pietro Respighi<br />

Protettore della Congregazione dei Figli di S. Maria Imm.ta<br />

La Congregazione deve viva riconoscenza al Card. Ferrata per aver provocato queste<br />

dichiarazioni del Santo Padre Pio X, che hanno confermato le sue particolari intenzioni <strong>nel</strong>la<br />

formulazione del Motu proprio 21 maggio 1904 e che hanno sciolto ogni eventuale dubbio,<br />

prima della scomparsa degli attori del fondamentale documento.<br />

Il 17 giugno successivo al "Motu proprio"del 21 maggio, il P. Piccardo veniva ricevuto in<br />

privata udienza da Pio X per esternargli i grati sensi dell'animo suo e di tutti i Figli di Maria<br />

per l'atto di sovrana degnazione e paterna bontà avuta per loro. Pio X gradí questo doveroso<br />

atto di omaggio e benedisse non solo il P. Piccardo e quelli che erano con lui, ma tutti i Figli<br />

di Maria e i loro alunni concedendo per la circostanza l'Indulgenza Plenaria.<br />

-III -<br />

Eretta la Congregazione religiosa di diritto pontificio, risolta la fondamentale questione<br />

della proprietà dei beni dell'Opera, che la bontà di Pio X aveva affidato per lo studio ai due<br />

15


Eminentissimi Cardinali Pietro Respighi e Raffaele Vivez y Tuto, come arbitri, riservandosi<br />

personalmente la presidenza; procurata una decorosa sede per la Casa generalizia <strong>nel</strong> Palazzo<br />

Sinibaldi in Via del Mascherone, ed ivi costruito anche il locale per il Noviziato,<br />

corrispondente alle prescrizioni canoniche, non restava che mettere il suggello ed iniziare con<br />

la emissione dei voti, la completa vita religiosa, secondo la parola e lo spirito delle<br />

Costituzioni.<br />

La preparazione a questo atto solenne venne affidata a due eminenti figli di S. Giovanni<br />

Bosco, ossia a Don Giovanni Marenco, Procuratore Generale dei Salesiani, e a Don Colussi,<br />

parroco del S. Cuore al Castro Pretorio: erano presenti nove sacerdoti, i quali emisero. la<br />

professione religiosa il mattino della domenica 2 Ottobre 1904, <strong>nel</strong>le mani del Card. Pietro<br />

Respighi, <strong>nel</strong>la sua qualità di Protettore della Congregazione.<br />

Anche per questa cerimonia, che dava forma completa alla Congregazione, non poteva<br />

mancare una nuova prova della benevolenza paterna di Pio X, ossia la dispensa dal noviziato<br />

dei novi sacerdoti professandi, comunicata personalmente da Pio X al Cardinale Protettore,<br />

<strong>nel</strong>l'udienza concessagli il 24 settembre 1904.<br />

Il Cardinale si compiacque rivolgere un discorso ai nuovi professi, come riferisce sotto la<br />

data "del 2 Ottobre 1904”, il P. Tommaso Gaggero <strong>nel</strong>le sue memorie: Il Cardinale disse che<br />

il Santo Padre Pio X si interessa molto di questa nostra funzione e volle essere presente<br />

nominando Egli stesso il primo Superiore Generale della Congregazione <strong>nel</strong>la persona del P.<br />

Piccardo e concedendo a tutti l'Indulgenza Plenaria.<br />

A cerimonia ultimata, il Cardinale Protettore fece leggere da Mons. Faberi il rescritto.con<br />

cui Pio X eleggeva il primo Superiore Generale della Congregazione.<br />

"dall'udienza dell’1 ottobre 1904.<br />

"Per la maggior gloria di Dio e lo sviluppo della Congregazione, Sua Sannitá Pio X<br />

considerando la virtú, lo spirito religioso, lo spirito di pietà e la devozione alla Sede<br />

Apostolica, del rev. mo Padre Antonio Piccardo, il quale portò a rigogliosissimo frutto<br />

l'opera appena iniziata dal piissimo Sacerdote genovese Giuseppe Frassinetti, lo<br />

elegge, con il piú vivo senso di affetto -ultro libentique animo- Superiore Generale di<br />

tutta la Congregazione per il prossimo sessennio (1904-1910).<br />

f.to Pietro Respighi. Card. Vicario".<br />

La grande e, per i Figli di Maria, veramente storica giornata del 2 ottobre 1904, <strong>nel</strong>la quale<br />

si emisero i primi voti religiosi, seguiti dalla celebrazione di un importante Capitolo generale,<br />

ebbe la sua conclusione due giorni dopo, martedí 4 ottobre, festa di S. Francesco di Assisi, ai<br />

piedi di Pio X, in Vaticano.<br />

Di questa udienza ci lasciò una fedele descrizione il P. Giacomo Bruzzone, che era<br />

presente.<br />

"Il S. Padre Pio X ci accolse con benevolenza. piú che paterna <strong>nel</strong>la sua biblioteca, ci fece<br />

sedere intorno al suo tavolo di studio, intrattenendoci per circa dieci minuti alla Sua Augusta<br />

presenza.<br />

Ci esortò ad essere ubbidienti al Superiore Generale e fedeli alle Costituzioni della nostra<br />

novella Congregazione.<br />

Ci benedisse due volte, ci diede a baciare la Sua Augusta mano augurandoci frutti copiosi<br />

non solo per il lavoro <strong>nel</strong> nostro Collegio di Roma, ma <strong>nel</strong>l'Italia tutta a mezzo dei Collegiali<br />

educati da noi.<br />

Ad multos annos, o Padre Santo, concludeva il P. Bruzzone, Vi conservi il Signore al<br />

nostro affetto e al bene della Chiesa."<br />

La stampa cattolica fece cenno, sia della nostra Congregazione, come di questa udienza del<br />

Sommo Pontefice: riportiamo qui alcune parti di un articolo, dovuto al P. Carlo Olivari,<br />

Direttore del Settimanale genovese "L’Amico delle Famiglie" <strong>nel</strong> suo numero del 30 Ottobre<br />

1904:<br />

16


"La sovrana benevolenza di Pio X ebbe una novella prova allorché Sua Santità il martedí 4<br />

ottobre si degnò ricevere in particolare udienza il Rev.mo P. Piccardo, con i suoi primi<br />

professi e con i suoi primi Novizi.<br />

Si sa della consueta bontà con cui Pio X accoglie quanti vanno a Lui, ma quella che Egli<br />

usò verso i Figli di Maria fu veramente una cordialità paterna.<br />

Parlò ad essi dei favori del Signore e dalla protezione della Madonna, li esortò a<br />

corrispondere alle grazie di Dio, disse del bene che si riprometteva dalla nuova<br />

Congregazione e del Suo gradimento per l'opera che essa già presta a Roma e li benediceva<br />

con effusione di cuore".<br />

Già il primo maggio di questo anno 1904 aveva voluto ammettere alla Sua presenza - come<br />

poi avrebbe fatto in tutti gli anni del Suo Pontificato - con i Superiori, anche tutti gli alunni<br />

dell'Istituto Ecclesiastico Maria Immacolata, aprendo con essi il suo animo e facendo sentire<br />

le vibrazioni del Suo apostolico zelo per innamorarli al bene, <strong>nel</strong> servizio dl Dio e <strong>nel</strong>la cura<br />

delle anime supremi ideali <strong>nel</strong>l'incessante Sua sollecitudine pastorale per tutto rinnovare in<br />

Cristo.<br />

In tutte queste udienza concesse, Pio X volle sempre dimostrarsi Padre e maestro: padre<br />

per le rinnovate manifestazioni del Suo paterno affetto, e maestro per le sapienti norme di vita<br />

ecclesiastica o religiosa che fluivano con assoluta spontaneità da un cuore plasmato sul cuore<br />

stesso del Divino Maestro.<br />

- IV -<br />

Questo affetto non restringeva alle sole parole o si esauriva in vaghe espressioni, ma si<br />

manifestava anche esternamente e materialmente.<br />

Appena eletto Papa, dopo aver confermato a suo Vicario per Roma il Card. Respighi, è<br />

informato che il P. Piccardo ha provvisto con sommo disinteresse, ma anche con grande<br />

sacrificio, un palazzo in Via del Mascherone che in quei giorni si veniva trasformando e<br />

allargando perché potesse corrispondere alla nuova missione di ospitare una grande comunità.<br />

Pio X conosce perfettamente che per rendere ciò possibile, il Piccardo ha dovuto<br />

sacrificare, alienandolo, metà del piazzale di ricreazione <strong>nel</strong>la Casa Madre di Genova, e<br />

spontaneamente si offre per concorrere ad attrezzare il nuovo Istituto, inviando venti letti del<br />

Conclave -letti semplici in ferro come si usa <strong>nel</strong>le comunità religiose- con rispettivi venti<br />

quadri in tela per mettere sopra ai letti, rappresentanti la Madonna di Raffaello.<br />

Invia inoltre altri quadri per corridoi, sale e cappelle ed alcuni di questi anche di un certo<br />

valore artistico come il quadro della S. Famiglia del Capparoni e quello rappresentante Enrico<br />

IV a Canossa del romano Pietro Aldi.<br />

Si compiacque inoltre provvedere apparati per la Cappella, pianete e ternari, e grande<br />

quantità di biancheria per altare, la Congregazione dei Figli di Maria era la sua prima<br />

creatura <strong>nel</strong> campo delle istituzioni religiose e ad essa diede tutto il suo cuore come un padre<br />

può fare par il suo primogenito.<br />

- V -<br />

Il Santo Padre Pio X si é sempre trovato, anche in seguito al fianco dei “suoi” Figli di<br />

Maria in tutto quello che poteva riguardare la vita della Congregazione, le sue necessità<br />

come pure le sue iniziative.<br />

Nell'anno stesso 1904, anno <strong>nel</strong> quale la Congregazione raggiunse il suo perfezionamento<br />

giuridico, la Chiesa veniva ricordando con manifestazione di particolare solennità, il<br />

cinquantenario della proclamazione del dogma dell'Immacolato Concepimento di Maria.<br />

In tutto il mondo cattolico si veniva celebrando il fausto avvenimento <strong>nel</strong>la maniera piú<br />

solenne. Non poteva e non doveva mancare a questo mirabile inno che i figli elevavano<br />

17


all'Immacolata, una strofa, riboccante di riconoscenza e di affetto da parte della novella<br />

Congregazione, che sotto il suo sguardo era nata e sotto la sua protezione, si era sviluppata.<br />

Il Superiore Generale P. Antonio Piccardo, che il suo provvidenziale e fecondo apostolato<br />

aveva svolto, secondo lo spirito del Frassinetti, innamorando gli alunni delle sue tre particolari<br />

devozioni: Eucaristia, Immacolata e il Papa, non si lasciò sfuggire questa favorevole<br />

occasione, per promuovere particolari solennità in tutte le Case e volle che <strong>nel</strong>la Casa<br />

Generalizia di Roma e <strong>nel</strong>la Casa Madre di Genova fossero celebrate con il maggiore<br />

possibile splendore, come pubblica e devota attestazione di filiale riconoscenza per le grazie<br />

straordinarie che Essa si era compiaciuta di concedere ai suoi figli, proprio <strong>nel</strong>l'anno<br />

giubilare.<br />

Queste feste di Roma e di Genova, che si svolsero a chiusura dell'anno scolastico 1904-905<br />

furono precedute da un atto, soffuso di mistico e sublime significato.<br />

Il Superiore Generale P. Antonio Piccardo, accompagnato da tutta la Comunità di Roma, in<br />

una udienza che Pio X si era compiaciuto accordare, aveva voluto deporre <strong>nel</strong>le auguste mani<br />

del Santo Pontefice l'offerta della Congregazione per la nuova aurea e gemmata corona di cui<br />

aveva stabilito cingerne la fronte dell'Immacolata in S. Pietro: tra i riflessi della regale corona<br />

e il fulgore delle sue preziose gemme, espressione di vivo amore di milioni e milioni di cuori,<br />

non poteva mancare un raggio di scintillante luce per eternare la riconoscenza dei Figli di<br />

Maria alla loro amatissima Madre.<br />

Nella lieta circostanza delle feste giubilari, filiale <strong>gratitudine</strong> da una parte e paterno affetto<br />

dall'altra, si incontrarono i cuori e gli animi dei Figli di Maria con quelli del Papa Pio X; delle<br />

feste di Roma, il Papa volle esserne informato dal Cardinale Vicario, e per le feste di Genova,<br />

si compiacque inviare quattro magnifiche palme di fiori per l'altare, confezionate<br />

esclusivamente con piume di uccelli della varia e ricca fauna brasiliana.<br />

Il Papa gradí tanto un messaggio che gli aveva mandato il Padre Piccardo e si compiaceva<br />

rispondere con parole e sentimenti che, come carezza materna, scendono <strong>nel</strong>l'intimo dei cuori:<br />

Egli telegrafava a Genova:<br />

“Congregazione Figli di Maria aveva titoli speciali<br />

per celebrare cinquantesimo definizione Immacolata.<br />

Santo Padre lieto tali feste giubilari siano onorate presenza vari Vescovi e soprattutto<br />

Mons. Arcivescovo Diocesano, donde trae buoni auspici per le opere della benemerita<br />

Congregazione, la benedice di cuore insieme ai Superiori e agli alunni, antichi e moderni dei<br />

Collegi della Liguria e di Roma, convenuti ad onorare Maria <strong>nel</strong>la Casa dei Figli suoi.<br />

Card. Merry del Val.<br />

Questo messaggio di Pio X, <strong>nel</strong>la frase che ricorda la presenza "sopratutto Mons.<br />

Arcivescovo Diocesano" dà una particolare nota alla benevolenza del Papa per i Figli di<br />

Maria.<br />

La trasformazione dell'Opera in Congregazione, lo spostamento del centro da Genova a<br />

Roma, le inevitabili interferenze tra i Figli di Maria e la Curia Genovese, dato lo scopo di<br />

avviare i giovani alla carriera ecclesiastica, avevano fatto sorgere discussioni, riserve ed anche<br />

qualche diffidenza. Pio X si era deciso a mettersi al fianco dei Figli dl Maria e il 21 Maggio<br />

1904 aveva dettato un Motu proprio che, mentre inseriva l'Opera dei Figli di Maria <strong>nel</strong> tronco<br />

vitale della Chiesa cattolica come regolare Congregazione religiosa di diritto pontificio, aveva<br />

risolto tutte le pendenze in modo da rasserenare l'orizzonte.<br />

All'atto del Papa rispose l'Arcivescovo di Genova e rispose in quel modo che mette in<br />

risalto la sua uniformità ai voleri del Papa, la sua personale virtú e la rettitudine delle sue<br />

intenzioni. Per le feste giubilari dell'Immacolata <strong>nel</strong>la Casa di Genova, l'Arcivescovo venne<br />

tra i Figli di Maria a celebrare la S. Messa della Comunione e si compiacque sedere con loro a<br />

18


quella mensa, dove erano presenti tra gli antichi alunni, oltre duecento sacerdoti; in quel<br />

giorno un bel sole tolse ogni zona d'ombra.<br />

- VI –<br />

Il Piccardo volendo i solenni festeggiamenti all'Immacolata dispose che si ricordasse anche<br />

il Fondatore, Priore Giuseppe Frassinetti del quale proprio <strong>nel</strong>l'ottava della festa<br />

dell'Immacolata il 15 Dicembre del 1904, ricorreva il primo centenario della nascita: felice<br />

coincidenza anche questa, per cui era possibile festeggiare con l'Immacolata Patrona, la<br />

memoria di chi, gettandone le basi, volle a Lei Sacro quell'Istituto che fu la pupilla degli occhi<br />

suoi.<br />

Il Superiore Generale P. Antonio Piccardo non si contentò di semplici commemorazioni o<br />

rievocazioni, ma volle erigere al Fondatore un monumento, stanziando, insieme al Suo<br />

Consiglio Superiore, a fondo perduto, la somma, allora ingente, di lire centomila per la<br />

stampa di tutti i suoi scritti, editi e inediti, che diede una collana di 15 volumi, vero arco<br />

trionfale attorno alla gigantesca figura di Giuseppe Frassinetti.<br />

Di questa poderosa e ponderosa iniziativa ne fu informato il Papa Pio X con lettera del 24<br />

giugno 1906, pregandolo <strong>nel</strong>lo stesso tempo di compiacersi accettare la dedica dell'Opera<br />

omnia.<br />

“La prima edizione completa delle opere del Sac. Giuseppe Frassinetti, dice la lettera, non<br />

poteva con migliori auspici vedere la luce che con l’essere a Voi dedicata, Beatissimo Padre.<br />

E noi ponendo mano a questa pubblicazione, siamo lieti di potere ad un tempo rendere<br />

omaggio di venerazione filiale a Colui, che a buon titolo, consideriamo come Fondatore del<br />

nostro Istituto ed un attestato di ossequio e di <strong>gratitudine</strong> a Voi, Beatissimo Padre, che questo<br />

nostro Istituto, ora fatto Congregazione, avete riguardato e riguardate sempre con bontà<br />

veramente patema.<br />

E tanto piú ne siamo lieti, perché ... confidiamo fare cosa sommamente opportuna ai tempi<br />

nostri calamitosi e che bene risponde al concetto di quella restaurazione di ogni cosa in Cristo,<br />

che fu da Voi cosi felicemente proclamato <strong>nel</strong> primo inizio del Vostro glorioso pontificato ..."<br />

Pio X non si é accontentato far sapere che gradiva l'iniziativa ed accettava la dedica delle<br />

pubblicazioni del Frassinetti, erano i suoi prediletti figli che prendevano una generosa<br />

iniziativa, e con la data del 23 luglio 1906 volle inviare al Superiore Generale P. Antonio<br />

Piccardo, una "Lettera personale".<br />

In questo augusto documento, che impreziosisce la prima pagina dell'Opera omnia, Pio X<br />

dice che l'iniziativa di stampare le opere edite ed inedite del Frassinetti, è una cosa<br />

provvidenziale: <strong>nel</strong> suo lungo ministero pastorale aveva avuto modo di apprezzare la<br />

precisione e il retto spirito di tali scritti, che sono vera scuola di Santità.<br />

Pio X vuol mettere in rilievo la sapiente moderazione, che é caratteristica dell'autore e che<br />

é oggi particolarmente utile per la restaurazione della vita cristiana <strong>nel</strong> popolo.<br />

Acconsente volentieri che l'edizione sia dedicata al Suo Nome, specialmente per il bene<br />

che ne verrà alla Chiesa; ha parole di lode e plauso al P. Piccardo e ai suoi figli per<br />

l'opportunità della iniziativa e per i sacrifici che impone la sua realizzazione, e tutti<br />

singolarmente intende benedire.<br />

- VII -<br />

Il cuore paterno di Pio X verso i Figli di Maria aveva sempre nuovi palpiti tutte le volte<br />

che si presentava qualche favorevole occasione: il 9 luglio si ricorda <strong>nel</strong>la casa di Genova il<br />

25.mo di Sacerdozio dei primi collaboratori di P. Piccardo, ossia D. Tomaso Gaggero, Don<br />

Carlo Olivari e Don Giobatta Mantero, ed Egli volle essere presente inviando un telegramma<br />

con la Sua Apostolica Benedizione.<br />

19


Il 28 Giugno 1907 si inaugura la nuova artistica Cappella al Collegio Sacra Famiglia di<br />

Rivarolo Ligure, che viene benedetta dall'Arcivescovo di Genova Mons. Edoardo Pulciano e<br />

il Papa dona un completo servizio di candelieri per 1'altare. 2<br />

Lo stesso P. Minetti <strong>nel</strong>l'estate del 1909 presenta al Papa la sua grammatica di canto<br />

gregoriano; è la prima opera del genere che si stampa in Italia, suscitando un vero consenso<br />

tra i Seminari, gli Istituti religiosi e le scuole di canto; Pio X che con suo Motu proprio del 22<br />

novembre 1903 aveva dato un nuovo indirizzo alla musica sacra in genere, ebbe per P. Minetti<br />

le lodi piú ampie e gli fece anche inviare dalla Vaticana parecchie copie dei libri di canto<br />

gregoriano per la cui stampa il P. Minetti aveva fatto particolare scuola ai tipografi.<br />

Questo umile religioso, scomparso il 12 Luglio 1931 lasciando un profumo di vera santità<br />

non si é accontentato di mettere a disposizione dei Chierici e dei fedeli un manuale per<br />

imparare il canto gregoriano, ma tanto fece presso il Superiore Generale P. Antonio Piccardo,<br />

che questi si decise a cedere gli indispensabili locali, <strong>nel</strong> suo Istituto, perché vi si potesse<br />

iniziare quella scuola Superiore di Musica Sacra che stava tanto a cuore a Pio X. La<br />

inaugurazione fu fatta il 5 gennaio 1911 e la Casa Generalizia dei Figli di Maria ebbe l'onore<br />

di vedere per la circostanza tra le sue mura il Cardinale Mariano Rampolla del Tindaro e i<br />

Maestri Lorenzo Perosi, Raffaele Casimiri, Licinio Refice e Giulio Boezi.<br />

Pio X ne provò gioia vivissima, perché era sicuro che da questo centro la riforma della<br />

musica sacra si sarebbe diffusa in tutto il mondo; il 4 novembre 1911 mandava al Card.<br />

Rampolla, <strong>nel</strong>la sua qualifica di Protettore della Associazione Santa Cecilia e della Scuola<br />

Superiore di Musica Sacra, una "Lettera personale" di rallegramento e di auspicio, e in tale<br />

documento volle eternare la benemerenza dei Figli di Maria per aver favorito l'inizio del<br />

funzionamento della.auspicata Scuola Superiore.<br />

La “Lettera personale” comincia con le parole "Expleverunt desiderii nostri", e <strong>nel</strong>la<br />

traduzione italiana dice: "Corrisposero appieno alla viva nostra aspettazione i frutti consolanti<br />

raccolti, come Ci venne riferito, dagli alunni della Scuola istituita in Roma il passato anno<br />

(scolastico) sotto i buoi auspici dalla Pia Società di S. Cecilia ed ospitata generosamente <strong>nel</strong>la<br />

Sua Casa dal diletto figlio Antonio Piccardo, Superiore della Congregazione dei Figli di S.<br />

Maria Immacolata....."<br />

- VIII -<br />

La grande bontà di Pio X verso il P. Antonio Piccardo ebbe manifestazioni di vera.<br />

famigliarità e si sarebbe tentati di dire di fraterna intimità: quando lo scorgeva, anche in<br />

pubbliche udienze, lo chiamava a sé per dirgli una parola speciale, rivestita sempre di quella<br />

sua particolare arguzia, che denotava la serenità del suo animo e il palpito del suo cuore<br />

paterno.<br />

Una sera il P. Piccardo, dopo la sua privata udienza, voleva presentare a Pio X due nipotine<br />

che in quella mattina avevano fatta la loro prima comunione. Il Papa anziché farle chiamare<br />

perché fossero introdotte alla Sua presenza, insieme ai loro famigliari, si alzò e disse al P.<br />

Piccardo: “Andiamo noi a cercare le bambine, intanto facciamo due passi”; la bianca figura<br />

del Papa Pio X apparve improvvisamente in una delle sale dell'appartamento pontificio e con<br />

la sua dolce e soave parola consolò e benedisse le bimbe e la loro famiglia.<br />

Il P. Piccardo veniva ricevuto da Pio X con una discreta frequenza e sempre gli consegnava<br />

qualche <strong>ricordo</strong>.<br />

2 Il 23 settembre dello stesso anno 1907, il P. Antonio Minetti, conoscenza personale di Pio X<br />

celebra il suo giubileo per il 25° di Sacerdozio, e il Papa gli dona una sua fotografia con un<br />

magnifico autografo, che oggi è anche preziosa reliquia.<br />

20


Il Papa gli diceva: “Avete niente da chiedermi?” P. Piccardo varie volte, animato da questa<br />

condiscendenza del Pontefice, gli presentava qualche domanda per particolari facoltà e Pio X<br />

vi scriveva sopra di proprio pugno la concessione; per questa ragione <strong>nel</strong>l'archivio della Casa<br />

Generalizia conserviamo con religiosa cura sei fogli separati che portano la data dal 1906 al<br />

1910, contenenti preziosi autografi del Santo Pontefice.<br />

Tra queste facoltà sono da ricordare quella di poter celebrare in tutte le Case della<br />

Congregazione una Messa <strong>nel</strong> Giovedí Santo e quella che concede 300 giorni di indulgenza ai<br />

membri della Congregazione ed alunni delle case che reciteranno la preghiera della Madonna<br />

della Divina Provvidenza.<br />

- IX -<br />

L'anno 1910 si riallaccia al 1904 per gli atti di nuova paterna bontà e di sovrana generosità<br />

per la Congregazione.<br />

Il P. Piccardo aveva deciso di sistemare quel braccio dell’antica proprietà dei Sinibaldi,<br />

chiamato "il granaio" per poter aumentare le possibilità dell'Istituto Ecclesiastico,<br />

trasformando quel locale e rialzandolo di un piano, ne fece la sede dell'Istituto Ecclesiastico<br />

vero e proprio, mentre il palazzo Sinibaldi veniva destinato a Sede del Pensionato e degli<br />

ospiti.<br />

È stato questo un lavoro che importò sacrifici non pochi e non lievi, ed anche in questa<br />

circostanza, Pio X volle dare il suo contributo con varie offerte; il giorno poi della<br />

inaugurazione, 15 dicembre 1910, che coincideva con i festeggiamenti centenari in onore di<br />

S. Carlo Borromeo concesse a quanti vi parteciparono, l'indulgenza plenaria, con un suo<br />

venerato autografo.<br />

Il 1910 rimane però inciso a caratteri d'oro <strong>nel</strong>la storia della Congregazione per un altro<br />

fatto, anzi storico fatto, ossia la sua definitiva approvazione come Istituto religioso di diritto<br />

pontificio e per l'approvazione ad tempus delle nuove Costituzioni.<br />

Il Superiore Generale P. Antonio Piccardo, <strong>nel</strong>la sua circolare del 21 giugno 1910<br />

scriveva: “Mi é sommamente grato darvi il lieto annunzio che il S. Padre Pio X <strong>nel</strong>la sua<br />

speciale benevolenza che si degna concederci, il 4 del presente giugno, aderendo al Voto<br />

della Congregazione plenaria dei Religiosi, tenutasi in Vaticano il 3 giugno stesso, festa del<br />

Sacratissimo Cuore di Gesú, concedeva il Decreto di approvazione definitiva del nostro<br />

Istituto e 1'approvazione ad sexennium delle nostre Costituzioni. Raccomando che sia sempre<br />

conservata viva memoria dei giorni 3 e 4 giugno come date particolarmente memorabili <strong>nel</strong>la<br />

storia della nostra Congregazione”.<br />

Nella stessa Circolare il P. Antonio Piccardo ricorda l'udienza che Pio X concesse ai Figli<br />

di Maria, con queste parole:<br />

“Ripetiamo spesso la giaculatoria: Domine messis, mitte operarios in messem tuam”.<br />

Questo è anche il desiderio del Santo Padre Pio X, il quale <strong>nel</strong>l'udienza dell'11 giugno<br />

(1910) quando insieme al Consiglio ci recammo ai Suoi piedi per ringraziarlo di tanta<br />

degnazione avuta verso di noi, fra le altre dolci e care parole disse queste:<br />

" Desidero che siate molti, per.che facciate molto bene <strong>nel</strong>la Chiesa”.<br />

Questa espressione di Pio X è stata come un programma per il P. Piccardo, il quale<br />

moltiplicò il suo industrioso zelo per poterlo realizzare, e <strong>nel</strong>la stessa giornata, dopo un<br />

colloquio con l'Arcivescovo di Siena Mons. Prospero Scaccia, cominciò a preparare il terreno<br />

per allargare anche in Siena l'operosità dei Figli di Maria in quell'Istituto del S. Cuore, che<br />

proprio in questi giorni ha rievocato il quarantennio di sua fecondissima esistenza.<br />

“Deve esser conservata la memoria di un'altra data particolarmente memorabile in questo<br />

anno 1910, ossia quella del 2 ottobre <strong>nel</strong>la quale i primi sacerdoti professi, fecero i loro voti<br />

perpetui e <strong>nel</strong>lo stesso giorno aprí il terzo Capitolo generale, al quale parteciparono tutti i<br />

21


sacerdoti della Congregazione, capitolo <strong>nel</strong> quale fu riconfermato come Superiore Generale il<br />

P. Antonio Piccardo.<br />

Questo Capitolo, <strong>nel</strong> quale furono studiati i mezzi per orientare l'attività delle varie Case<br />

della Congregazione secondo lo spirito delle Costituzioni e le direttive del Papa, si concluse il<br />

6 del lo stesso ottobre ai piedi di Pio X in Vaticano.<br />

“Il S. Padre, é scritto in una relazione conservata in Archivio, manifestò a tutti e<br />

specialmente al Rev.mo P. Piccardo la sua benevolenza paterna e la sua sovrana compiacenza<br />

per il felicissimo esito del Capitolo generale e tutti con paterni consigli e con la sua<br />

benedizione confortò a continuare sulla buona via <strong>nel</strong>l'esatta osservanza delle Costituzioni e<br />

stringendo sempre piú i vincoli della santa carità fraterna”. 3<br />

- X -<br />

Il cuore di Pio X si consolava, quando poteva constatare personalmente che qualche<br />

giovane si aggregava alla Congregazione ed emetteva i suoi voti religiosi; questi giovani, che<br />

tra il 1905 e il 1914 fecero la professione religiosa, ebbero il grande privilegio di essere<br />

presentati a lui dal P. Piccardo, di baciarne la mano e riceverne questa direttiva “pregate il<br />

Signore che vi faccia buoni preti e religiosi”.<br />

Il 20 settembre del 1908, gli furono presentati dal P. Piccardo il postulante Giacomo<br />

Peluffo e un suo compagno 4 , Pio X si affissò in Peluffo e gli mise la mano sulla testa; certo il<br />

Santo Pontefice sentiva vicino a sé un giovane privilegiato per la sua angelica virtú e per la<br />

sua mente elettissima.<br />

Alla distanza di quasi 5 anni, il mattino del primo luglio 1913, il P. Piccardo, in una<br />

udienza, tra le lagrime, domandò al Papa una particolare benedizione per il giovane professo<br />

Peluffo, che era al termine della sua terrena giornata; Pio X0 gli concesse la facoltà di invitare<br />

il Vice Gerente di Roma, Mons. Giuseppe Ceppettelli, Patriarca di Costantinopoli a conferire<br />

al caro infermo la prima tonsura e i quattro ordini minori.<br />

La cosa non si poté eseguire, perché il Peluffo, rivestito della stola della sua innocenza se<br />

ne volava in seno al suo Signore, pochi istanti prima dell'arrivo del Vescovo.<br />

Nell'udienza concessa poi ogni anno alla comunità intera Pio X sembrava accendersi di<br />

nuovo fervore parlando ai giovani che si preparavano all'ordinazione sacerdotale, nei professi<br />

studenti vedeva i continuatori delle opere della "sua" Congregazione, e negli alunni<br />

dell'Istituto Ecclesiastico scorgeva i principali collaboratori dei Vescovi che li avevano inviati<br />

a Roma per il perfezionamento dei loro studi e per un completamento della loro formazione<br />

sacerdotale presso il dolce Cristo in terra. In queste udienze il Santo Pontefice versava in quei<br />

giovani cuori, come un effluvio di vita soprannaturale che li accendeva di santo zelo e li<br />

confermava nei piú saldi propositi di bene. Ben ventuno dei venti otto vescovi che l'Istituto<br />

Maria Immacolata ha dato alla Chiese appartengono al periodo del pontificato di Pio X.<br />

- XI -<br />

La provvidenza Divina aveva suscitato in Pio X un Pontefice che ebbe la missione di<br />

restaurare ogni cosa in Cristo, con undici anni di apostolica operosità aveva impresso un<br />

ordine nuovo in tutti i campi, dove si svolge l’attività della Chiesa, <strong>nel</strong> ministero,<br />

<strong>nel</strong>l’insegnamento, <strong>nel</strong>la rivendicazione della purezza della dottrina cristiana, <strong>nel</strong>la musica<br />

sacra e specie <strong>nel</strong> canto gregoriano, <strong>nel</strong>la rivendicazione dei diritti e della libertà della Chiesa,<br />

<strong>nel</strong>la prassi di ammettere i piccoli alla prima comunione, <strong>nel</strong> Diritto canonico promovendone<br />

l'opera grandiosa della codificazione, nei Dicasteri della Curia romana, <strong>nel</strong>l’orientamento,<br />

3 Dal "Cittadino" di Genova 8/10/1910<br />

4 È l'estensore di questa memoria.<br />

22


adeguato ai bisogni dei tempi, dei cattolici <strong>nel</strong>la vita politica specie in Italia e <strong>nel</strong>le opere di<br />

assistenza sociale.<br />

Si avvicinava il momento <strong>nel</strong> quale il Suo Angelo Custode, messaggero dell'Eterno Pastore,<br />

gli avrebbe detto: “Orsú, servo buono e fedele entra <strong>nel</strong> gaudio del tuo Signore”.<br />

Il 20 agosto 1914, mentre si accendevano, come é detto al principio, le fosche vampate della<br />

prima guerra mondiale, Pio X, che il popolo <strong>nel</strong> suo infallibile intuito aveva proclamato il<br />

“Papa Santo” dinanzi allo scempio che cominciava a devastare l'Europa ne ebbe il cuore<br />

spezzato e offrendosi come vittima per la pace e salvezza del mondo si ricongiungeva al suo<br />

Signore. In questo atteggiamento di. offerta, lo ha voluto effigiare il Quattrini <strong>nel</strong> monumento<br />

che i Cardinali da lui creati gli hanno eretto in S. Pietro.<br />

La sua scomparsa impressionò il mondo cattolico e si ripercosse con particolare intensità<br />

sopra i Figli di Maria Immacolata, per quel sentimento di filiale affetto e doverosa<br />

riconoscenza che essi dovevano “al loro Padre”.<br />

Il Superiore Generale P. Antonio Piccardo <strong>nel</strong>la stessa data del 20 Agosto 1914 inviò alle<br />

Case una Circolare <strong>nel</strong>la quale chiamava Pio X “nostro autore, benefattore augusto, padre<br />

amantissimo e amabilissimo" e diede le disposizioni per i suffragi da farsi in tutte le Case.<br />

La figura morale di Pio X fu, scolpita <strong>nel</strong>la semplice lastra di marmo, soprastante la modesta<br />

arca contenente la venerata salma:<br />

PIUS P.P. X<br />

pauper et dives<br />

mitis et humilis corde<br />

reique catholicae vindex fortis<br />

restaurare omnia in Christo<br />

satagens pie obiit<br />

20 augusti 1914<br />

A questa tomba, come ad altare, ha subito cominciato ad avvicinarsi il popolo; fiori, candele,<br />

tabelle votive denotavano il progressivo sentimento di venerazione verso la sua memoria e di<br />

impetrazione di grazie, per la sua Santità, che veniva universalmente riconosciuta.<br />

Si cominciò per tempo a raccogliere memorie e documenti per la Causa di Beatificazione. Il<br />

Superiore Generale P. Antonio Piccardo mandò al Postulatore, Abate Pierani dei<br />

Vallombrosiani, il suo voto con queste parole:<br />

“Al Voto unanime che da tante parti del mondo cattolico si leva per la Beatificazione<br />

dell'amabile Pontefice Pio X unisco il suo fervidissimo e quello della Congregazione, Antonio<br />

Piccardo, Superiore Generale dei Figli di S. Maria Immacolata, affrettando con i desideri e<br />

con le preghiere il giorno in cui la soavità, la carità, lo zelo, la fortezza di un Papa si degno,<br />

avranno anche quaggiú <strong>nel</strong> devoto ossequio dei popoli, tra gli splendori del culto, la meritata<br />

glorificazione. Roma 8 maggio 1924”.<br />

Nel 1943 il regnante Pontefice Pio XII, esauriti i processi diocesani, prese la decisione di<br />

introdurre la Causa con il processo Apostolico.<br />

È stata questa la scintilla che ha nuovamente illuminato la santa figura di Pio X ed ha<br />

suscitato un numero di Postulatorie da parte di Cardinali, Vescovi, Superiori ecclesiastici e<br />

religiosi, quale difficilmente si può raggiungere in altre Cause.<br />

Il Vicario Generale della Congregazione P. Lorenzo Parodi, con la data del 12 giugno 1943,<br />

presentò una Postulatoria al Santo Padre, anche a nome del Consiglio Superiore, dei membri,<br />

dei collaboratori, alunni ed ex alunni della Congregazione.<br />

La Postulazione diceva:<br />

“La nostra adesione é materiata di ammirazione e <strong>gratitudine</strong>: di ammirazione, perché Pio X<br />

in pieno secolo XX ha riprodotto l'immagine del Buon Pastore, rinnovando cosí, vera luce del<br />

mondo e sale della terra, tutto in Cristo; di <strong>gratitudine</strong> per i vincoli particolari che ci legano al<br />

suo apostolico ministero e ci danno la grande gioia di poterlo chiamare ''nostro Padre".<br />

23


Enumerati questi vincoli particolari, la Postulatoria concludeva:<br />

“È naturale quindi, Beatissimo Padre, che i Figli di S. Maria Immacolata, che in cosí larga<br />

maniera hanno esperimentato la bontà di tanto Pontefice, santamente gioiscono di vedere la<br />

Sua ascesa verso gli splendori dell'aureola e sono sicuri che mentre essi otterranno un nuovo<br />

Protettore in. Cielo, ne avrà lustro il Pontificato romano, ne avrà grande gloria la Chiesa e ne<br />

verrà tanto bene alle anime, aspirazione e movente di ogni atto pastorale e di ogni pastorale<br />

sollecitudine del Santo Pontefice”.<br />

- XII -<br />

Il grande momento è giunto: il Papa Pio XII ha ascoltato la voce che cielo e terra, intrecciando<br />

palme e lauri, elevavano al suo Predecessore e Maestro, ne ha sublimato la celestiale figura<br />

<strong>nel</strong>la luminosa gloria del Bernini, proclamandolo Beato.<br />

La glorificazione del mite Pio X ha reso angusta la Basilica Vaticana, e il mondo cristiano,<br />

commosso ed attonito si é prostrato ai piedi della sua urna, pregando ed implorando.<br />

Dinanzi al nuovo Beato, i Figli di S. Maria Immacolata, con amore filiale, con fede profonda,<br />

con fiducia assoluta, ripetono le parole che il P. Piccardo aveva scritto sotto il quadro di S.<br />

Giuseppe <strong>nel</strong>l'atrio del Collegio di Pra:<br />

Respice de coelo, Beate Pie, et vide<br />

et visita vineam istam quam plantavit<br />

dextera tua, et perfice eam ".<br />

IL SUO GIUBILEO<br />

24


SACERDOTALE<br />

( 9 giugno 1918 )<br />

MONS. GIACOMO GHIO<br />

VESCOVO DI URBINO<br />

ROMA<br />

Chiesa San Giovanni dei Genovesi<br />

QUESTE POVERE PAGINE<br />

ECO DELLA LETIZIA INEFFABILE<br />

DELLE AUSPICATE TUE NOZZE D’ORO<br />

TI DED1CH1AMO O PADRE<br />

L’EMPITO DELL’AMORE DEI FIGLI<br />

BEATI<br />

SE QUESTO GIUNGA AL TUO CUORE PATERNO<br />

GRADITO COMPENSO A QUANTO PER ESSI<br />

OPERASTI E SOFFRISTI<br />

25<br />

+ Giacomo Ghio, Arcivescovo di Urbino<br />

Avrei amato meglio di restarmene confuso fra lo stuolo eletto di amici che per celebrare<br />

una data a noi cara, raccoglie oggi attorno a una persona veneranda la cui vita non è certo


priva di significato e di valore <strong>nel</strong>la storia dell’ultimo cinquantennio del clero genovese.<br />

Avrei cosí potuto più intensamente gustare ciò che questa festa ha di intimo e direi quasi di<br />

famigliare per chi col Reverendissimo Padre Piccardo condivise gran parte delle sue liete e<br />

tristi vicende.<br />

Invitato invece a parlare per dare una voce ai pensieri e ai sentimenti che questa festa<br />

suggerisce, ed esprimere il significato a cui assurge, non potei rifiutarmi. Riuscissi almeno<br />

ad essere degli uni e dell’altro l’interprete fedele!<br />

Un elementare riguardo mi impedisce d’illuminare, sia pure di luce attenuata, le preclare<br />

virtú personali del venerando Superiore Generale. Sarebbe fare un torto manifesto ad una<br />

delle sue piú spiccate qualità, quale è la modestia; modestia, alla quale Egli volle sempre<br />

informata la sua vita, anche allora quando l’opera sua apparve coronata dei piú prosperi<br />

avvenimenti.<br />

C’è però qualche cosa che si può e si deve dire: si può dire, perché fatta ormai patrimonio<br />

pubblico; si deve dire, perché il ricordarla non può non riuscire di comune edificazione; ed è<br />

l’impronta da Lui impressa costantemente all’Opera sua, la quale consiste in quella integrità<br />

e austerità di vita che mai si smentí; in quel soffio sicuro di sincera pietà che non si è mai<br />

esaurito, né per volgere di tempo, né per avversità di vicende; in quella calma perseverante<br />

<strong>nel</strong>la lotta per la santa causa, che è la prima condizione di una buona riuscita.<br />

Basterebbero da soli questi contrassegni da me accennati, e che d’altra parte non sono che<br />

una constatazione di indubitabile realtà, per destare la stima e richiamare l’ammirazione piú<br />

viva. Ma in quest’ordine di idee vi ha un’altra cosa, e ben piú importante, che merita almeno<br />

un cenno.<br />

**<br />

È certo che gli uomini, e piú ancora e su piú vasta scala le istituzioni, hanno i loro difetti<br />

e le loro lacune. Senza difetti potrà essere un’istituzione che rimanga confinata <strong>nel</strong> dominio<br />

delle idee; ma se vuol essere cosa reale e viva, se per giunta vuol far vivere, è inevitabile che<br />

paghi il tributo all’infermità umana. L’uomo, ha detto un acuto scrittore, vale per la<br />

valorizzazione dei suoi difetti; onde, non quelle che hanno meno difetti appaiono le migliori<br />

istituzioni, ma bensí quelle che hanno virtú maggiori, piú intense, piú ponderabili e fattive.<br />

Ora <strong>nel</strong>l’Istituzione a cui Padre Piccardo ha saputo dar vita, vi è una virtú nativa che si<br />

affaccia subito allo sguardo dell’osservatore, anche meno esercitato ed è che essa, non<br />

soltanto s’intitola all’Immacolata, ma dell’Immacolata ha lo spirito. Non quindi <strong>nel</strong>la sua<br />

Istituzione un nome vano, ma sotto il nome, la realtà; non un’ombra, ma dietro l’ombra la<br />

sostanza; ed è un soave spirito di purezza, che s’intuisce, si sente, si respira <strong>nel</strong>le sue Case,<br />

si insinua <strong>nel</strong>l’animo e l’animo circonda come di un’atmosfera divina.<br />

Per apprezzare al suo giusto valore una dote sí segnalata, per rendersi conto di quanto<br />

essa abbia di prezioso, basta riflettere un istante all’atmosfera ebbra di piacere, elettrizzata di<br />

passione, gravida di tutti i miasmi che si sollevano da una società in piena decomposizione<br />

morale, decomposizione che oggi tutto pervade e che purtroppo ha delle ignote e possenti<br />

penetrazioni <strong>nel</strong>le anime specialmente giovanili.<br />

Saper creare un’Istituzione e dotarla di energie, è certo gran cosa; ma saperle infondere<br />

uno spirito, che preservi le anime dalle impure infiltrazioni di una società di fango e che la<br />

purezza renda sensibile, è un risultato, che, specialmente oggi, è meritevole di ogni migliore<br />

encomio.<br />

**<br />

Questa dote precipua, congiunta a quelle che più sopra ho ricordato, non poteva non fare<br />

del Padre Piccardo un eminente educatore del giovane clero. Per questa opera delicata ed<br />

ardua, resa piú urgente e necessaria, e <strong>nel</strong>lo stesso tempo piú difficile, dalle condizioni<br />

storiche del nostro paese, Egli possedeva le qualità essenziali.<br />

26


Niuno di noi lo ignora: le vicende politiche e sociali della prima metà del secolo<br />

decimonono hanno avuto <strong>nel</strong> campo religioso, e piú propriamente <strong>nel</strong>l’ecclesiastico, delle<br />

profonde ripercussioni; fatte piú sensibili ancora dalla diuturnità e gravità degli avvenimenti<br />

stessi.<br />

Né furono soltanto questi avvenimenti esterni, che misero a dura prova il clero e le<br />

vocazioni ecclesiastiche, ma piú e specialmente quel moto di idee, quelle violente contese<br />

del pensiero, che quegli avvenimenti stessi prepararono ed accompagnarono, scuotendo<br />

potentemente la compagine della Chiesa, assalendo e conquistando posizioni secolari ed<br />

acquisite, lanciando le anime in una tempesta senza precedenti.<br />

La tempesta ebbe dei momenti ben terribili: ed anche là dove la minaccia non incombeva<br />

imminente, vi era però negli animi quel turbamento, che è caratteristico di tutti quanti i<br />

grandi trapassi storici. II ministero inceppato, i religiosi espulsi, i migliori sacerdoti<br />

perseguitati o tenuti in sospetto, le file del clero ogni giorno piú diradantisi, gli illusi che<br />

trionfavano, e ovunque i facili entusiasmi per dottrine ancora mal definite, e la confusione<br />

delle idee imperante, dicono chiaramente quanto grave era il compito di coloro che<br />

dovevano affrontare una tale situazione <strong>nel</strong>le sue immediate ed anche lontane conseguenze.<br />

***<br />

Esorbiterei dai limiti del mio dire se mi dilungassi a illustrarvi l’opera che in questo<br />

lavoro di ricostruzione hanno svolto i nostri saggi e santi Arcivescovi genovesi unitamente<br />

al nostro clero, ammirevole per virtú ed abnegazione. L’austera figura di Monsignor<br />

Magnasco brillerà sempre di luce ineffabile su questo sfondo di avvenimenti ormai lontani,<br />

ma che non cessano tuttavia di conferirle un significato ed un valore inestimabile, e che le<br />

assicurano imperitura riconoscenza. La crisi fu superata con tale ampiezza di risultati, che<br />

faranno sempre onore all’intelligenza ed al cuore del clero genovese. Né sono spenti ancora i<br />

salutari effetti dell’opera sua. Se la Chiesa genovese è quello che è, se l’idea religiosa è viva<br />

e potente sí da esercitare un peso considerevole sulla bilancia dei fattori civili, si deve in<br />

gran parte a questa generazione forte ed attiva di sacerdoti, che seppero compiere prodigi di<br />

zelo degni degli Apostoli. Ma gli Apostoli non vanno se non sono formati ed inviati.<br />

27<br />

***<br />

Fra i benemeriti, che hanno efficacemente contribuito a questo rinnovamento, la storia<br />

religiosa della nostra regione assegnerà un bel posto di onore al Padre Piccardo.<br />

Quando egli iniziò la sua missione, ricevuta dalle mani del Frassinetti, l’Opera, nata<br />

appena, dei Figli di Santa Maria Immacolata per l’avviamento dei giovanetti poveri allo<br />

stato ecclesiastico, il piú urgente bisogno dell’Archidiocesi era appunto quello di colmare i<br />

vuoti prodottisi <strong>nel</strong>le file dei sacerdoti, i quali erano addivenuti cosí scarsi di numero da<br />

essere assolutamente insufficienti ai bisogni.<br />

L’anima generosa di Monsignor Magnasco aveva lanciato il grido evangelico: messis<br />

quidem multa, operarii autem pauci.<br />

I popoli in gran numero erano privi di pastori; il lavoro stringeva ovunque; le braccia<br />

mancavano; le iniziative non trovavano sostenitori: occorreva provvedere urgentemente e<br />

con spirito aperto sui bisogni e sulle esigenze dei tempi.<br />

Padre Piccardo si applicò a quest’opera con tutto lo slancio dei suoi giovani anni,<br />

valorizzato dalle sue virtú, dalla tenacia della sua volontà e dalla sua fede. Prodigo delle sue<br />

sostanze, là dove le sue risorse personali non giungevano, seppe trovare <strong>nel</strong>la carità pubblica<br />

che sempre corrispose ai suoi appelli, i mezzi indispensabili per l’opera sua. Una<br />

generazione di sacerdoti crebbe all’ombra tutelare dell’Immacolata, nutrita di ideali e di forti<br />

e silenziose virtú: conobbe le difficoltà, le privazioni e il sacrificio generoso; temprò l’animo


alle avversità, coltivò il fuoco sacro dell’apostolato e seppe formarsi un cuore grande per i<br />

grandi compiti che l’attendevano.<br />

In questo Ministero Padre Piccardo trovò campo per sviluppare le sue qualità singolari di<br />

educatore. Visse con la gioventú e la gioventú seppe formare a salde virtú sacerdotali.<br />

Quanti lo hanno conosciuto <strong>nel</strong>l’opera sua possono testimoniare delle eminenti sue doti <strong>nel</strong><br />

rivelare all’anima giovanile la bellezza dell’ideale sacerdotale, sorreggendola sull’aspra via<br />

con la utilizzazione di tutte le sue buone risorse.<br />

Egli predicava soprattutto con l’esempio, con l’abnegazione personale, primo sempre fra<br />

tutti <strong>nel</strong> condividere i sacrifici della vita comune. I sacerdoti da lui formati, e non sono<br />

pochi, tutti testimoniano con la prova dei fatti che il suo metodo fu fecondo di buoni<br />

risultati; e che Egli ha ben meritato dell’Archidiocesi genovese.<br />

28<br />

***<br />

E di stima profonda e riconoscenza grande gli hanno sempre dato prova i Pastori<br />

genovesi, sia Mons. Magnasco, sia ancora Mons. Reggio, il quale in momenti ben difficili,<br />

lo volle anche a dirigere il Seminario Diocesano. Né gli mancarono gli incoraggiamenti ed i<br />

conforti dei Sommi Gerarchi. E Pio IX, gloria immortale delle nostre Marche, benedisse i<br />

suoi primi passi e confortò i suoi primi sacrifici; e Leone XIII lo volle in quest’alma Roma<br />

ad esplicarvi l’opera sua, tanto l’apprezzava quel Grande. Il santo Papa Pio X lo coperse<br />

della sua protezione e a piene mani gli versò in cuore il balsamo consolatore; ed il<br />

magnanimo Pontefice Benedetto XV, gemma fulgidissima della nostra Genova, a<br />

testimonianza dell’augusta Sua benevolenza, gli inviava testé in prezioso autografo una<br />

benedizione cosí paternamente effusa, che al leggerla, Padre Piccardo dovette fare forza a se<br />

stesso per non prorompere in un profluvio di lacrime. Se sante e benedette sono le mani che<br />

lavorano a sollevare le rovine del passato ed a preparare con nuove istituzioni l’avvenire,<br />

non mancherà certamente a Padre Piccardo anche questa forma di riconoscenza.<br />

***<br />

Superata la crisi, ridonata alla Diocesi la falange dei suoi lavoratori, sorto d’altro lato per<br />

l’opera provvida di Pio X il progetto del nuovo ordinamento dei Seminari, era naturale che<br />

anche l’Opera di Padre Piccardo assumesse nuove forme e in esse effondesse la sua vitalità.<br />

Circostanze disposte dalla Divina Provvidenza vollero che essa si allargasse, prendendo<br />

forma di una Congregazione religiosa. Chi avesse osservato con animo penetrante l’opera<br />

dei Figli di Maria, tenendo conto della grande ala di idealità, del patrimonio di virtú e di<br />

pensiero che le aveva legato l’anima pura del Frassinetti, gli sarebbe stato facile intuire che<br />

essa possedeva tutti gli elementi per dar vita a un Corpo religioso. L’anima esisteva con tutte<br />

le sue forze vive; bisognava e bastava crearle attorno un organismo che fosse allo stesso<br />

tempo strumento e incarnazione di quello spirito.<br />

E la nuova formazione, sotto la spinta degli avvenimenti, venne; e permettetemi di<br />

crederlo, essa rappresenta il pieno sviluppo dell’idea frassinettiana. La pianta è formata, ha<br />

gettate le sue radici; se ne possono legittimamente attendere i frutti, la spiga, piena, matura,<br />

biondeggiante ai raggi del sole.<br />

Le istituzioni, come gli individui, hanno delle leggi che presiedono al loro sviluppo e<br />

regolano la loro attività con un decorso lento, ma sicuro. Sarebbe pericoloso affrettare le<br />

soste che la natura ha segnato. È l’estate che fa maturare i frutti: e i frutti verranno e la<br />

messe sarà grande, quale m’è dolce fingermela col pensiero. Ne è sicuro pegno lo spirito del<br />

Frassinetti, che è spirito di fede, di purezza e di apostolato: ne è pegno la protezione<br />

dell’Immacolata, che <strong>nel</strong>le Case della Congregazione riscosse e riscuote sempre un culto<br />

filiale: ne è pegno ancora la relazione che l’Opera ha con le necessità del grave momento


storico che attraversiamo ed i bisogni che s’imporranno paurosi <strong>nel</strong>l’immediato avvenire al<br />

Clero e alla Chiesa.<br />

29<br />

***<br />

Noi non ci siamo ancora riavuti dal grave turbamento che la guerra europea ha prodotto<br />

negli animi. Abbiamo assistito in tempo assai breve a troppe catastrofi: edifici e istituzioni,<br />

scosse violentemente <strong>nel</strong>le loro basi; conquiste che apparivano passate ormai <strong>nel</strong> sicuro<br />

dominio della società, naufragate; valori umani che sembravano inconcussi, capovolti. È<br />

tutto un mondo che scompare, né possiamo dire fin dove ci condurrà la logica ferrea degli<br />

avvenimenti. E chi potrebbe fin d’ora prevedere con sicurezza quali ripercussioni avrà la<br />

guerra <strong>nel</strong> campo religioso ed ecclesiastico, <strong>nel</strong> dominio delle anime e della fede? Questo<br />

soltanto possiamo prevedere, che vi peserà come incubo immane: però quali forme concrete<br />

prenderà, niuno lo può dire. Una cosa è certa: che i compiti dell’avvenire saranno per il clero<br />

enormi. Ci troviamo a vivere in un periodo di bufera tale, che al suo paragone quella<br />

sopportata dal Frassinetti potrà sembrare un giuoco da fanciulli.<br />

Domani un lavoro gigantesco si imporrà, e sarà quello di ricostruire. La Chiesa in ogni<br />

tempo ha trovato in sé le energie per assolvere quest’opera, servendosi di tutti i buoni<br />

elementi, ed attirando a sé tutti i buoni fattori. Mi è dolce pensare che in quest’opera<br />

benedetta dal cielo troverà un buon posto di lavoro l’Istituzione di Padre Piccardo. Ciò che<br />

prima di tutto s'imporrà, sarà la formazione di nuove legioni di sacerdoti, che abbiano attinto<br />

al contatto dell’aspra realtà la chiara visione della loro missione con cuore ben saldo e<br />

l’animo temprato all’amarezza degli avvenimenti e disposti ad ogni sacrificio.<br />

Bisognerebbe essere ben tardi d’ingegno e sprovvisti del senso della realtà per non vedere<br />

questa relazione che coi bisogni dei tempi nuovi ha un’Istituzione, la quale pone fra i suoi<br />

fini essenziali l’avviamento della gioventú allo stato ecclesiastico. Per quanto piccolo possa<br />

essere il contributo che essa fosse per arrecare, non sarebbe perciò meno prezioso e<br />

provvidenziale. Tempi verranno nei quali bisognerà fare appello ad ogni forza; e sarà quindi<br />

vero delitto dissiparne anche un sol briciolo.<br />

Permettetemi di augurarmi che in questa nuova arena, la quale sarà lasciata alla disputa<br />

dei forti, l’istituzione di Padre Piccardo abbia ad affermarsi con una forza pari alla sua spinta<br />

iniziale, pari alla spinta che l’ha sempre animata, pari alla grandezza dei compiti e dei<br />

bisogni incombenti.<br />

Se io vi esorto ad entrare risolutamente per questa via, lo faccio per un senso di realtà che<br />

non credo errato e per la convinzione che ìl frutto, che ne proverrà, sarà degno delle gloriose<br />

tradizioni del clero genovese. Cercare di ristorare le rovine accumulate <strong>nel</strong>la Casa di Dio;<br />

apparecchiare nuovi lavoratori <strong>nel</strong>la mistica vigna del Signore, prestare valido soccorso in<br />

quest’opera ai Pastori delle Diocesi; sorreggere le energie esistenti e suscitarne delle nuove;<br />

ecco il mezzo per ben meritare <strong>nel</strong> domani della causa di Dio e della Chiesa.<br />

***<br />

II cinquantesimo della Vostra Messa, Reverendissimo Padre Piccardo, invece di<br />

prepararvi ad un onorato riposo, Vi apre una prospettiva di nuovo e più intenso lavoro. Ma<br />

sarebbe far torto alla generosità del Vostro spirito e a tutto ciò che <strong>nel</strong> passato ha formato e<br />

nutrito la Vostra vita, supporre che una tale prospettiva possa menomamente sgomentarvi.<br />

Che anzi, con S. Paolo, Voi con tutto l’animo vi protendete verso l’avvenire, tutto<br />

sorpassando, purché in ogni modo possiate compiere il vostro corso ed assolvere l’opera<br />

affidatavi da Dio (Philip.,111,12,13).<br />

Permettetemi di trarre da questi sentimenti, che so essere i veri sentimenti del Vostro<br />

cuore, i migliori auspici per l’avvenire dell’Opera Vostra. Questa festa, <strong>nel</strong>la quale siete<br />

circondato dall’affetto e dall’ammirazione di tutti i Vostri figli, di quanti Vi conoscono e


stimano, viene a coronare cinquant’anni di lavoro indefesso, illuminato e pieno di fede,<br />

rafforzato ad ogni istante dall’esempio delle Vostre salde e modeste virtú, fecondato dalle<br />

sofferenze e dalle avversità, che non sono mai mancate a Voi e alla Vostra Opera, come non<br />

mancano ad alcuna opera, contrassegnata dalla benedizione di Dio.<br />

Non so se abbiate nulla a rimproverarvi, sebbene ciò sarebbe umano in chi ha tanto<br />

vissuto e tanto lavorato; ma c’è una cosa che Vi assolve dinanzi alla coscienza ed innanzi a<br />

Dio, ed è la fede e la rettitudine con cui avete sempre lavorato. Si può talora errare <strong>nel</strong><br />

proseguimento di un’opera di bene; ma il cuore retto, che cerca in ogni cosa Dio, è una forza<br />

che tutto redime, che nobilita tutto.<br />

Sarei indiscreto se volessi toccare anche da lontano i dolori e le lacrime che hanno spesso<br />

nutrito l’anima Vostra, i martirii che avete consumati in silenzio: essi sono scritti in cielo e<br />

ciò Vi basta. Una sola cosa voglio aggiungere, e la dico con legittima soddisfazione, e con la<br />

convinzione sicura che essa corrisponde a verità, e che nessuno potrebbe smentire.<br />

Esaminando l’Opera alla quale la Vostra vita fu ed è tutt’ora congiunta, non si può fare a<br />

meno di riconoscere in essa i contrassegni di un’opera voluta e benedetta da Dio. È<br />

insegnamento di fede che ogni opera buona richiede un concorso Divino: <strong>nel</strong>la Vostra,<br />

quest’azione Divina ha lasciato delle orme visibili. È questa la più legittima soddisfazione<br />

che Vi possa arridere in questo giorno, così ricco di ricordi del passato, di ansie pel presente,<br />

di propositi per l’avvenire.<br />

A Voi che avete posto cosí in alto, in cielo, le Vostre ambizioni, poco cale dell’elogio<br />

degli uomini. Vi basta l’approvazione Divina; e questa, anche attraverso alle inevitabili<br />

lacune e difetti, l’Opera Vostra la possiede, e noi siamo lieti di riconoscerlo, lieti anche che<br />

essa formi la Vostra gioia più bella, perché nessuno potrà rapirvela.<br />

Con questa certezza, io raccolgo tutte le voci e i ricordi del passato, iniziative conseguite,<br />

ideali raggiunti, sacrifici compiuti, lotte superate: raccolgo tutti i sentimenti che si affollano<br />

in tumulto <strong>nel</strong> Vostro cuore; i desideri che agitano la Vostra anima; il pensiero di quanti con<br />

Voi furono uniti negli stessi ideali e negli stessi propositi; la voce degli scomparsi che Vi<br />

furono compagni di lavoro ed ancora supplicano per Voi, e li porgo per le mani del<br />

Frassinetti a Dio, pregandolo di accoglierli, benedirvi e continuarvi la sua assistenza <strong>nel</strong>le<br />

asprezze del presente e negli inevitabili dolori dell’avvenire. E Voi, innalzando l’Ostia di<br />

propiziazione al cielo, degnatevi di ricordarvi di quanti l’Opera Vostra hanno seguito con<br />

intelletto d’amore; di quanti oggi si stringono attorno a Voi, e supplicano l’Onnipotente a<br />

prolungare la Vostra vita, a fecondare la Vostra pel rifiorimento dell’Opera Vostra, pel bene<br />

che se ne attende la Chiesa, per il contributo prezioso che i nuovi tempi aspettano da Voi.<br />

30


NEL RICORDO<br />

DELLA SUA MORTE<br />

31


In die trigesimo<br />

MONS. GIACOMO GHIO<br />

VESCOVO DI URBINO<br />

Roma<br />

Chiesa S. Giovanni Battista dei Genovesi<br />

3 dicembre 1925<br />

Ai RR. PP. della Congregazione dei Figli di Santa Maria Immacolata<br />

A Voi dedico queste poche pagine che parlano del vostro, del comune nostro Padre. Sono<br />

state scritte con lo stesso dolore che voi avete sofferto e sono bagnate delle stesse lacrime.<br />

Altri meglio di me avrebbe potuto dire di Lui, delle sue virtú e delle sue opere; nessuno,<br />

oso pensarlo, l’avrebbe potuto fare con piú amore e devozione.<br />

La sua dolce figura, che riverbera quella del Fondatore, sia sempre presente ai vostri<br />

sguardi; la sua anima non si allontani mai dalla vostra; il suo spirito dimori in voi e vi sia di<br />

incitamento ad emularne le virtú e a far progredire la Congregazione verso quei maggiori<br />

incrementi, verso quelle mete lontane che Egli ha sognato <strong>nel</strong> suo pensiero e che da voi si<br />

attende.<br />

E tutti ci benedica dal cielo con quell’amore e con quell’affetto paterno di che in terra ci<br />

diede ognora le prove piú soavi.<br />

Roma, <strong>nel</strong>la Festa dell’Immacolata, 1925.<br />

V’è chi ha lasciato un nome e<br />

se ne possono celebrare le lodi. (Sir. 44, 8).<br />

32<br />

+ GIACOMO GHIO<br />

Arcivescovo di Urbino.<br />

In questa chiesa stessa, or è poco piú di un lustro, alla presenza della maggior parte di<br />

voi, si celebrava una festa il cui <strong>ricordo</strong> non è peraltro spento. Ricordate: tutto era letizia<br />

allora a noi d’intorno: il sorriso era sui volti, e lieti pensieri fiorivano <strong>nel</strong> nostro animo <strong>nel</strong><br />

seguire un vegliardo venerando che <strong>nel</strong> cinquantesimo del suo sacerdozio, fra gli incensi e i<br />

fiori, ascendeva all’altare per immolarvi la vittima di pace. Ricordi soavi, echi di eventi


lontani si affollavano <strong>nel</strong>la nostra mente ed i voti piú cari salivano a Dio per lui dai nostri<br />

cuori.<br />

Oggi l’amico, il Padre incomparabile non è piú, e noi ci troviamo ancora convenuti qui<br />

dove già assistemmo al suo trionfo, per tributargli l’estrema, la mestissima testimonianza del<br />

nostro affetto, che è riconoscenza, che è preghiera e suffragio, è speranza cristiana che ci<br />

congiunge a lui al di là delle barriere del tempo e dello spazio.<br />

E tocca ancora a me di prendere la parola, non piú per rivolgerla a lui con gli accenti<br />

dell’esultanza, ma per dare una voce al nostro dolore e per raccogliere i sentimenti che<br />

agitano il nostro cuore dinanzi alla tomba di colui che tanto amammo e venerammo.<br />

Egli appartiene al novero di coloro ai quali si possono applicare le parole<br />

dell’Ecclesiastico: V’è chi ha lasciato un nome e se ne possono celebrare le lodi.<br />

La sua giornata fu intera, fu piena, fu operosa: la sua lampada non cessò un istante di<br />

tramandare la sua luce benefica: l’opera che la Provvidenza gli aveva affidato egli la compí<br />

per intero, per cui ben merita l’elogio che lo Spirito Santo fa di coloro nei quali Iddio operò<br />

delle grandi cose: egli lascia un nome, che è un’eredità spirituale; la ricca, la opulenta<br />

eredità delle sue virtú, dei suoi esempi, delle sue istituzioni.<br />

Dupanloup rimpiangeva amaramente la scarsità delle vocazioni <strong>nel</strong>le classi superiori e<br />

chiamava questo un male grande per la Chiesa, per la Nazione, per la dignità e il prestigio<br />

stesso del Clero. Temeva il grande Vescovo che, allontanatosi da ciò che forma la forza e la<br />

testa di un popolo, dall’élite che possiede e governa, il sacerdozio sarebbe decaduto <strong>nel</strong>la<br />

considerazione pubblica; e d’altra parte stimava altamente i vantaggi che al clero possono<br />

derivare dalla posizione sociale e dall’educazione, quando siano divenute ausiliari della virtú<br />

e fattori potenti per il bene.<br />

Padre Piccardo proviene appunto dalla classe agiata. La sua famiglia era delle piú<br />

ragguardevoli, onde egli poté godere il vantaggio di una educazione che sviluppò in lui i<br />

preziosi germi profusi a dovizia da Dio <strong>nel</strong> suo cuore e stampò <strong>nel</strong> suo carattere quella<br />

finezza di tratto, quella distinzione di modi, quella misura e delicatezza di sentimenti che<br />

erano in lui un’attrattiva e una forza. E dalla famiglia ereditò ancora l’abitudine alla serietà e<br />

al lavoro, una felice disposizione alla virtú, la fermezza antica della fede e l’amore alla<br />

Vergine che sarà una delle caratteristiche piú spiccate della sua fisionomia morale. Già<br />

vecchio amava ritornare col pensiero agli anni soleggiati della sua fanciullezza e li trovava<br />

illuminati dallo sguardo di una madre terrena che egli amava quanto un figlio può amare la<br />

genitrice, e da quello della madre celeste, che aveva sorriso a lui sul limitare della vita.<br />

E ricordava con piacere i suoi pellegrinaggi all’Acqua Santa, là dove si uní per la prima<br />

volta con Gesú Eucaristia, là dove udí il primo appello Divino, là ancora dove sentí per la<br />

prima volta <strong>nel</strong> suo cuore i palpiti dell’apostolato.<br />

Egli fu conquistato al sacerdozio dalla Vergine; è <strong>nel</strong>le sue mani che si diede a Dio; è a<br />

Lei che volle consacrata la sua vita e da Lei inspirato ognora il suo zelo, essa l’astro<br />

benefico che illuminò l’alba della sua esistenza, che ne irradiò di luce ineffabile il meriggio,<br />

che scese a consolare le ombre meste della sera della sua giornata sacerdotale.<br />

E Padre Piccardo fu modello di sacerdote. In lui purezza integerrima che cinse di<br />

un’aureola veneranda la sua figura: in lui saldezza e tenacia di propositi protese in uno<br />

sforzo continuo e mai smentito verso il bene: in lui un’umiltà che sorgeva spontanea dal suo<br />

cuore alieno da ogni sentimento altiero ed ambizioso.<br />

In lui spirito di preghiera che gli faceva considerare ogni cosa in quella visione<br />

soprannaturale che è propria dei santi, per cui non era ritardato dai beni, né abbattuto dai<br />

mali del tempo: spirito di preghiera che si manifestava in tanti modi, che si traduceva <strong>nel</strong> suo<br />

contegno esterno, che irradiava dal suo volto.<br />

33


Che dirò poi del suo spirito di sacrificio e del suo cuore? Egli sapeva estendersi a tutti;<br />

non rigettò mai alcuno; aveva l’arte di medicare le piaghe, conosceva la scienza del<br />

consiglio, e al consiglio sapeva a tempo opportuno accoppiare il soccorso, onde si può dire<br />

che si fece tutto a tutti.<br />

Ed un’altra virtú possedette in grado eminente: la modestia: Praticò costantemente il detto<br />

evangelico: nesciat sinistra tua quid faciat dextera tua: amava velare i suoi atti di virtú:<br />

faceva il bene tacitamente e cercava di nasconderlo non solo agli sguardi indiscreti, ma, per<br />

quanto possibile, anche a quelli dei suoi piú intimi: non si prevalse mai del diritto che<br />

conferisce il beneficio: non curò i giudizi degli uomini e ne disprezzò le lodi, solo contento<br />

dell’approvazione di Dio. A lui si possono applicare le parole che un grande Urbinate e un<br />

gran Papa, Clemente XI, soleva dire di se stesso: Suum esse recte agere, non cogitare quid<br />

homines de recte factis inique proferrent vel iudicarent.<br />

Ma ciò che piú spicca <strong>nel</strong>la fisionomia morale del carissimo estinto, la qualità che ne<br />

fissa con maggiore precisione la caratteristica, è la fortezza. Padre Piccardo fu un uomo forte<br />

<strong>nel</strong> senso piú bello e piú cristiano puro della parola. È cosí che si spiega come egli sia potuto<br />

uscire vittorioso da ogni cimento ed abbia superato ogni procella.<br />

E quante procelle non si abbatterono contro la sua navicella <strong>nel</strong> corso della sua<br />

lunghissima navigazione fino a minacciarne il naufragio! La sua fede, la sua preghiera, la<br />

sua fortezza sempre lo salvarono: egli sapeva navigare sulle grandi acque. Io mi sento<br />

compreso di ammirazione quando penso a questo meraviglioso nocchiero, che la tempesta<br />

non impaurisce, che in faccia al pericolo non trema, che davanti all’ostacolo si esalta, che<br />

attraverso a tutte le bufere, di cui fu feconda la sua lunga esistenza, seppe compiere<br />

arditamente la sua navigazione e arrivare al porto integris rate et mercibus.<br />

Sono queste le figure che si impongono; questi gli uomini forti che San Giovanni<br />

Crisostomo voleva coperti di fiori, perché, a detta del grande Dottore, hanno dato la prova<br />

massima della forza d’animo.<br />

E questa forza d’animo, fatta di preghiera e di unione con Dio, nutrita di dolcezza e di<br />

umiltà, è anche il segreto della fecondità del suo apostolato. È vero che l’uomo da sé solo<br />

non può nulla ed invano scaverà profondo il solco e vi nasconderà la semente se Iddio non<br />

infonderà la fecondazione; ma pure quel Dio che si è riservato di prestare l’incremento a<br />

tutte le forze operanti per il bene, reclama la cooperazione della sua creatura.<br />

E Padre Piccardo questa cooperazione la portò generosamente, disinteressatamente; onde in<br />

lui si verificarono le parole di San Paolo: Colui che fornisce il seme al seminatore ed il pane<br />

che lo nutrisce, darà anche a voi il buon seme e lo moltiplicherà, e farà crescere frutti della<br />

vostra giustizia, e sarete arricchiti a dovizia sotto ogni riguardo (2 Cor. 9, 10 -11)<br />

Sí, Iddio ha fatto crescere i frutti della sua giustizia; li ha moltiplicati e l’ha arricchito<br />

abbondantemente. Le sue istituzioni sono là per renderne testimonianza. Vi furono dei santi<br />

che dovettero attendere e pregare a lungo prima di conoscere l’opera alla quale Iddio li<br />

destinava. Di Padre Piccardo invece si può dire che la Provvidenza lo collocò subito <strong>nel</strong><br />

campo del suo apostolato.<br />

Ordinato appena sacerdote, per volontà dei suoi superiori, si trovò a capo di un’istituzione<br />

che attendeva da lui tutto: l’assetto, la vita, lo sviluppo avvenire. La via però era tracciata<br />

con precisione, né era possibile ingannarsi: Iddio lo voleva l’apostolo della gioventú ed è per<br />

questo che aveva arricchito mirabilmente la sua anima e gli aveva dato un cuore dal palpito<br />

possente e dal respiro largo e generoso.<br />

Nessuno ignora che i destini di un popolo sono <strong>nel</strong>le mani dei giovani e già il poeta<br />

pagano piangeva sul rilassamento della giovane generazione, temendone per l’avvenire<br />

dell’impero. Formare una gioventú sana, che senta la forza delle idee superiori, che ad esse<br />

sappia votarsi, scrivendo <strong>nel</strong>la sua divisa il motto: Facere et pati fortia, ecco il segreto di<br />

34


endere grande un popolo. E quello che si dice <strong>nel</strong>l’ordine sociale e politico, a ben piú forte<br />

ragione vale <strong>nel</strong> campo morale e religioso.<br />

Santi dunque e mille volte benedetti i lavori intrapresi, i sacrifizi compiuti, le lacrime<br />

versate per questa nobilissima fra tutte le cause: santi e mille volte benedetti coloro che a<br />

questo apostolato hanno consacrato se stessi. I popoli dovrebbero riservare un posto di onore<br />

a questi uomini veramente benefici, affinché ìl loro esempio serva di incitamento ai venturi.<br />

Ma se ciò non sempre avviene, né sempre è possibile, la Chiesa, giusta estimatrice della<br />

virtú e memore della predilezione del suo Fondatore per i piccoli, questo posto di onore lo<br />

tiene serbato e, additando la legione delle anime da essi salvate, va ripetendo: Omnium<br />

divinorum divinissimum est cooperari Deo in salutem animarum.<br />

È cosí che Padre Piccardo ha sempre inteso l’uffizio di educatore, e nessuno stenterà a<br />

crederlo. Ah, non è per un calcolo materiale o per un vantaggio terreno che si vanno<br />

raccogliendo i giovanetti della piú umile condizione, quelli che sarebbero rimasti senza<br />

istruzione, che forse sarebbero stati vittime del male, che mai avrebbero potuto elevarsi fino<br />

a compiere una funzione utile ed onorata <strong>nel</strong>la società; in una parola i meno provvisti dalla<br />

fortuna, i poveri! Questi disegni di carità non li può ispirare che Colui che ha proclamato<br />

beati i poveri: Egli solo può accendere <strong>nel</strong> cuore dell’uomo questa fiamma del cielo.<br />

E questa fiamma ardeva gagliarda <strong>nel</strong> cuore di Padre Piccardo: rivelare ai giovani Gesú e<br />

farlo da essi amare: ecco tutto il suo programma, il suo spirito, la sua sapienza. Non cercate<br />

in lui, educatore, delle teorie astratte: anima profondamente pratica rifuggiva dalle astrazioni<br />

e prediligeva i mezzi semplici, ma sicuri e provati dall’esperienza.<br />

Per lui il collegio è il prolungamento del focolare paterno e l’educatore degno di un tal<br />

nome è quello che sa continuare, completare e all’uopo raddrizzare l’opera dei genitori, onde<br />

<strong>nel</strong>le sue case vuole che regni sovrano lo spirito di famiglia.<br />

Anche il corredo morale e religioso dei giovani è dei più semplici; da essi richiede lo<br />

splendore della purezza, una devozione filiale alla Ss.ma Vergine, l’amore verso i Superiori<br />

e specialmente verso il Papa, la fraternità fra gli eguali.<br />

Questo programma è molto semplice, ma era attuato, specie negli anni piú belli della sua<br />

direzione, in modo da renderlo, direi quasi, tangibile; fino a costituire un’atmosfera <strong>nel</strong>la<br />

quale i giovani cuori si dilatavano e crescevano mirabilmente alla virtú.<br />

I risultati hanno abbondantemente dimostrato la genialità del metodo, la bontà dello<br />

strumento e soprattutto l’abilità della mano che sapeva sapientemente adoperarlo.<br />

Ed un altro compito piú arduo e piú alto riservava la Provvidenza a Padre Piccardo:<br />

quello di formatore del giovane Clero. Questa missione l’ebbe in eredità dal Frassinetti,<br />

l’uomo piú illuminato del clero genovese, e in essa fu incoraggiato e sorretto<br />

dall’Arcivescovo Mons. Magnasco e poi da Mons. Reggio, il quale lo volle anche Rettore<br />

del Seminario.<br />

L’Archidiocesi genovese, per un complesso di cause, cui non furono estranei gli<br />

sconvolgimenti politici della prima metà del secolo XIX, scarseggiava di sacerdoti. Il clero<br />

era insufficiente per numero, né tutti avevano avuto il tempo e il modo di temprare l’animo<br />

ed il cuore alle nuove difficoltà.<br />

Ciononostante, superato il periodo di turbamento e di agitazioni, la pace e la tranquillità<br />

tornavano a poco a poco negli animi e giorni migliori andavano lentamente preparandosi.<br />

L’opera piú urgente era la formazione di un nuovo clero, che al contatto dei grandi principi<br />

della disciplina e della devozione alla Chiesa, ritrovasse piena ed intera la fiamma e la<br />

fecondità dell’apostolato, quale la vagheggiava quella eletta schiera di Sacerdoti che con<br />

l’Alimonda e il Frassinetti formavano il decoro della Chiesa genovese.<br />

Compito storico alla cui riuscita era legata la rinascita e la floridezza religiosa<br />

dell’Archidiocesi. E questo compito fu assolto con chiaroveggenza, con fortezza, con pieno<br />

35


successo dal grande Arcivescovo Salvatore Magnasco e da Padre Piccardo, che ne fu il<br />

saggio e sagace cooperatore.<br />

Non sempre i posteri, lontani dagli avvenimenti, sono in grado di misurare le difficoltà di<br />

un’impresa e la somma di sacrifici che ne richiese il compimento; comunque i nomi di<br />

Mons. Magnasco e di Padre Piccardo rimarranno in benedizione, come rimangono in<br />

benedizione i nomi di coloro che riedificano la casa, che <strong>nel</strong> piú grave del pericolo<br />

apportano la salute; e verso di essi si eleverà sempre con <strong>gratitudine</strong> il pensiero dei genovesi.<br />

Ma qui non si arrestò l’opera di Padre Piccardo: essa tendeva verso una meta prefissa dal<br />

cielo ed alla quale Iddio aveva preordinato in modo ammirabile gli avvenimenti per cui a noi<br />

non rimane che esclamare: O quam incomprehensibilia sunt iudicia eius, et investigabiles<br />

viae eius (Rom. 9, 33) A Padre Piccardo era infatti riservata la sorte di tradurre in pratica il<br />

disegno piú bello e piú grande del Frassinetti: quello di dare alla Chiesa una nuova famiglia<br />

con la fondazione di una Congregazione religiosa.<br />

È questa un’impresa di tanta grandezza da far tremare i piú ardimentosi. Il Lacordaire<br />

<strong>nel</strong>la sua apologia degli Ordini religiosi, domandava a se stesso, al cospetto della Francia<br />

perché mai si accingeva a ristabilire l’ordine di S. Domenico. “Forse ci verrà domandato -<br />

egli scrive - per qual ragione abbiamo preferito di ristabilire un Ordine antico, piuttosto che<br />

crearne uno nuovo. Noteremo due cose: in primo luogo, che la grazia di essere fondatore di<br />

un Ordine è la piú sublime e la piú rara che Iddio conceda ai suoi santi e noi non l’abbiamo<br />

ricevuta ...”.<br />

L'umile e grande domenicano, che riconosceva di non aver ricevuto da Dio questa grazia<br />

di privilegio, aveva però coscienza dell’opera a cui si accingeva: richiamare a vita un Ordine<br />

non è meno difficile di quello che sia crearlo, e l’uno e l’altro è impossibile all’uomo, l’uno<br />

e l’altro non può essere effetto che di quella divina germinazione posta da Dio <strong>nel</strong>la sua<br />

Chiesa.<br />

“Siamo noi i primi a esser vinti dalla sovrabbondanza della vita che è in noi: noi siamo<br />

innocenti della nostra immortalità, come la ghianda che cresce al piede della quercia annosa<br />

è innocente del vigore che la spinge al cielo. Non è né l’oro né l’argento che ci ha richiamato<br />

a vita, ma una germinazione spirituale posta dal Creatore <strong>nel</strong> mondo, indistruttibile al pari<br />

della germinazione della natura” (Lacordaire).<br />

Ed è a questa forza divina che si deve la fondazione della Congregazione dei Figli di<br />

Santa Maria Immacolata. II Frassinetti lanciò il seme, collocò i fondamenti spirituali, creò<br />

l’anima della nuova istituzione. Padre Piccardo, che fu il savio esecutore dei disegni del<br />

Frassinetti, le adattò un corpo, e l’opera si trovò un bel giorno mirabilmente costituita.<br />

Essa porta manifestamente il sigillo divino. Le circostanze in cui nacque, la rapidità con<br />

cui ottenne il riconoscimento canonico, la benevolenza di che la circondò il santo Pontefice<br />

Pio X ed i suoi Successori, ne fanno luminosa testimonianza.<br />

Essa in qualche modo è nata adulta, e Padre Piccardo amava ritornare su questo passato a<br />

lui tanto caro per ammirare la misericordiosa condotta della Provvidenza ed incitare i suoi<br />

figli alla riconoscenza.<br />

“Se è obbligo di tutti - scriveva egli <strong>nel</strong> maggio del 1913 - di ringraziare sempre il<br />

Signore per i benefici che ci comparte, quanto piú incombe a noi questo dolcissimo dovere!<br />

A noi che da Lui piú di tanti altri abbiamo sperimentato favori e grazie.<br />

Proprio in questi giorni devono ritornare alla nostra mente e al nostro cuore alcune date<br />

per noi preziose. Quella del 21 maggio, vigilia della Pentecoste del 1904, quando la nostra<br />

Congregazione ebbe il suo primo riconoscimento canonico e, cosa inaudita, il Decretum<br />

Laudis <strong>nel</strong>lo stesso Rescritto Pontificio: e quella del 3 giugno 1910, che coincideva con la<br />

festa del Ss.mo Cuore di Gesú, quando la Sacra Congregazione dei Religiosi, in sua seduta<br />

plenaria, proponeva l’approvazione dell’Istituto e delle nostre costituzioni ad sexennium al<br />

Santo Padre Pio X, il quale il giorno dopo, 4 giugno, subito si degnava concederla”.<br />

36


Con la fondazione e il consolidamento della Congregazione l’opera dei Figli di Maria,<br />

alla quale Padre Piccardo dedicò tutta la sua vita, si può dire compiuta e perfetta, come<br />

l’edificio che ha ricevuto il suo fastigio, come la pianta che, raggiunto il suo pieno sviluppo,<br />

si copre di fiori prima e poi di frutti.<br />

E Dio, <strong>nel</strong>la sua bontà, volle conservare a lungo il carissimo Estinto all’affetto,<br />

all’edificazione, alla direzione dei suoi figli spirituali, affinché la loro gioia fosse piú<br />

completa e piú abbondante la grazia che per mezzo suo su di essi si trasfondeva, onde piú<br />

ardito anche potesse essere lo slancio che doveva spingerli verso l’avvenire, da lui sognato,<br />

da lui invocato in vita, da lui benedetto <strong>nel</strong> suo tramonto come una gioia ed una speranza.<br />

Ora egli ha deposto il velo terreno ed è salito al cielo a ricevere il premio dei suoi lavori e<br />

dei suoi sacrifici. Egli gode presso Dio di quelle ricchezze e di quei beni che l’occhio non ha<br />

mai veduti, che l’orecchio non ha mai uditi, che il cuore dell’uomo non ha mai gustati. Nos<br />

nostram vicem dolemus et invidere potius gloriam eius videbimur si voluerimus diutius flere<br />

regnantem (S. Gerolamo, Epitaph. Paulae).<br />

Egli ci ha lasciato dopo di aver dato ai suoi, a noi, a quanti l’hanno amato e venerato, alla<br />

Chiesa, a Dio, le sante audacie della sua giovinezza, le forti virtú della sua virilità ed i frutti<br />

di saggezza e di consiglio della sua vecchiaia. Il suo tramonto fu placido come un cielo<br />

limpido, come un lago tranquillo: serenamente egli seppe vivere, serenamente egli morí, ed i<br />

suoi ultimi istanti sulla terra erano già irradiati dalla luce superna.<br />

Presso Iddio egli continuerà ad amarci, perché, come disse un’anima santa, in cielo non si<br />

conosce l’oblio. Continuerà con piú efficacia la sua missione: veglierà sopra la<br />

Congregazione; le impetrerà gli incrementi che la dilatino, la ingrandiscano, che ne facciano<br />

quel potente strumento di bene che egli vagheggiò <strong>nel</strong> suo pensiero. Piccolo seme ancora,<br />

ma che porta in sé la potenzialità dì un albero gigante. Veglierà su quanti furono suoi figli,<br />

su quanti in qualche modo gli appartennero; veglierà sulla sua patria, sull’Archidiocesi<br />

genovese di cui fu e si sentí sempre figlio amantissimo e che onorò con lo splendore delle<br />

sue virtú, del suo nome, delle opere sue.<br />

Egli ha ritrovato in cielo l’anima santa del Frassinetti. E chi potrà ridire la dolcezza di<br />

quell’incontro e la santa tenerezza di quel primo amplesso?<br />

Ben grande è già la famiglia spirituale dei Figli di Maria in cielo, ed in questo istante essa<br />

guarda e sorride a noi, ci benedice e ci incoraggia <strong>nel</strong> combattimento e ci invita a raccogliere<br />

anche noi la stessa palma.<br />

Sulla tomba di Padre Piccardo piú che sterili lacrime si addicono i forti sentimenti, i saldi<br />

propositi, i palpiti generosi, e su di essa si potrà ognora apprendere come si zela l’onore<br />

della Chiesa, come si ama il Papa, come si servono le grandi cause.<br />

No, il suo spirito non si allontanerà mai da noi: la morte non vale a spezzare i vincoli<br />

dell’affetto che si annodano in Dio, per cui possiamo ripetere di lui le parole che San<br />

Gerolamo pronunciava sulla tomba di una grande figlia di Roma, Santa Paola: Non<br />

moeremur quod talem amisimus, sed gratias agimus quod habuimus immo quod habemus.<br />

Deo enim vivunt omnia, et quidquid revertitur ad Dominum in familiae numero computatur.<br />

Sí, la tua memoria, o Padre amatissimo, non perirà, non sarà mai che oblianza la ricopra,<br />

ma fiorirà ognora come albero presso il corso delle acque. Vivrà e sarà come una voce che<br />

incita a grandi e magnanime imprese, che suscita nuove energie, che sprona, che ammonisce<br />

per il bene.<br />

Vivrà eterna <strong>nel</strong>l’affetto dei tuoi figli, di quelli specialmente che ti appartengono in modo<br />

particolare, che sono gli eredi del tuo spirito, i continuatori della tua opera, ì depositari delle<br />

tue volontà; essi che dalle tue mani, come già tu da quelle del Frassinetti, hanno ricevuto la<br />

fiaccola ardente e che hanno giurato di non lasciar estinguere mai, per quanto possano<br />

soffiare violente le tempeste e volgere contrari gli eventi.<br />

37


Permetti che sulla tua tomba, che tu eleggesti <strong>nel</strong> caro santuario della Vergine, io<br />

deponga a nome mio, a nome dei tuoi figli spirituali, a nome della tua patria, la corona<br />

olezzante dei fiori del nostro affetto, della nostra venerazione, della nostra ricordanza.<br />

Tu lo sai quanto sinceri sono questi nostri sentimenti: te lo dicono le lacrime che bagnano<br />

i nostri occhi, te lo dice la voce tremante, te lo dice il grido del cuore che si spegne <strong>nel</strong><br />

pianto.<br />

Tu li accetta e sorridi e benedici ancora a noi: benedici ai presenti, benedici ai venturi; e<br />

sia la tua benedizione un annunzio di pace, un auspicio di bene, un presagio del cielo.<br />

NEL RICORDO<br />

DEI SUOI ALUNNI<br />

38


Numero speciale di<br />

“RISONANZE”<br />

Bollettino dell'Unione ex Allievi<br />

In memoria del<br />

P. <strong>ANTONIO</strong> <strong>PICCARDO</strong><br />

In morte del nostro P. Antonio Piccardo<br />

Egli tornò santamente al Signore. dopo lunga ed operosa giornata. Lo benedissero gli<br />

uomini; lo premiò Iddio!<br />

Il suo nome divenne strumento di opere sante <strong>nel</strong>le mani della Provvidenza divina; sarà in<br />

memoria eterna, perché è il nome di un Giusto. Ed anche per questo le sue opere si<br />

moltiplicarono e fiorirono. - justus ut palma florebit.<br />

Attorno al suo nome, attorno alla sua immagine, noi intrecciamo le palme di tante sue<br />

vittorie,<br />

e ne formiamo una corona. La deponiamo sulla Sua tomba, con molto amore.<br />

Cosí come figli al padre, piú che come discepoli al maestro: con molto amore, e con molto<br />

dolore. Ma, insieme, con la bella e serena visione di una luce immortale, <strong>nel</strong>la quale avvolto e<br />

sublimato noi d'oggi in poi ricorderemo Lui - il Direttore che amammo perché tanto ci aveva<br />

amati.<br />

“RISONANZE”<br />

per gli ex-allievi dell'Unione Don A. <strong>PICCARDO</strong>.<br />

Il P. Piccardo e i Figli di Maria<br />

Eravamo sullo scorcio del 1872, quando lo vidi la prima volta. Egli era in tutto il flore dei<br />

suoi vent’otto anni: giovinetto io sui quindici mi presentavo a lui a chiedergli di essere accolto<br />

39


tra i suoi. Orfano e povero, piccolo e sparuto da non affidare troppo di reggere a lungo agli<br />

studi, potevo ben io aspettarmi per lo meno un cortese diniego. Eppure quel sorriso amorevole<br />

che gli era abituale temperò tosto in me quella timidezza che il suo nobile e dignitoso<br />

contegno m'ispirava. “Ma tu sei già troppo vecchio, mi disse celiando, per cominciare lo<br />

studio del latino”.<br />

Ed io a lui, preso coraggio “Lo so: e se non comincio mai ?” M'accorsi che non avevo<br />

chiesto invano. Quel primo incontro fu il primo a<strong>nel</strong>lo di una catena in lui di benefizi e di<br />

riguardi, in me di <strong>gratitudine</strong> e d'affetto che doveva tenerci avvinti per cinquantatre anni, e<br />

che solo la morte avrebbe spezzati.<br />

Mi si dirà: a che questi ricordi personali? Perché molti degli ex allievi a cui sono piú<br />

particolarmente diretti questi fuggevoli cenni, leggendo di me, rievocheranno ancor essi<br />

qualche caro <strong>ricordo</strong>.<br />

***<br />

Ma quel giovane sacerdote cosí buono con i poveri giovanetti a cui le scarse fortune<br />

precludevano la via al Santuario, e che si faceva loro padre, e con loro viveva alla povera<br />

mentre di casa in casa, e per loro andava chiedendo ai facoltosi soccorso, aveva pur sortito<br />

distinti natali. Dalla patria Voltri veniva fanciullo ancora con il fratello Tommaso collocato<br />

<strong>nel</strong> Collegio Nazionale di Genova, ove percorse con lode di bontà e d'ingegno il Ginnasio e il<br />

Liceo.<br />

Di quei tempi serbava affettuosa memoria, e volentieri li ricordava, nei suoi ultimi anni, e<br />

prese parte con slancio come vecchio ex alunno alle onoranze che l'Istituto rendeva ai suoi<br />

giovani caduti sul campo della gloria. Dall' Istituto passò al Seminario obbedendo alla voce<br />

del Signore che da tempo lo chiamava al Sacerdozio. L' ingegno perspicace, e lo spirito<br />

pronto e un senno precoce gli aprivano certo con gli studi teologici una via luminosa alle<br />

ecclesiastiche dignità.<br />

Ma una missione in apparenza piú umile, di fatto piú alta gli preparava la Provvidenza.<br />

Aveva da poco il venerando Priore di Santa Sabina dato principio all' Opera per l'avviamento<br />

dei giovanetti poveri alla carriera Ecclesiastica, e non potendo per le sue cure parrocchiali,<br />

attendervi come avrebbe voluto e il bisogno richiedeva, cercava chi lo sostituisse in<br />

quell'ufficio. Il diacono Gio. Batta Semino compagno del Piccardo in Seminario, conoscendo<br />

l'abilità e lo zelo di lui, e la singolare attitudine <strong>nel</strong>la direzione dei giovanetti – era il Piccardo<br />

allora Prefetto dei Piccoli – lo propose al Frassinetti il quale lo accettò ben di buon grado. Ma<br />

mentre ancora si stava aspettando che il giovane diacono fosse ordinato sacerdote il Priore<br />

morí. Ed il Piccardo fatto appena sacerdote pose tosto la mano all'opera con un amore con un<br />

trasporto, che ben si parve aver fatto di quella il programma della sua vita.<br />

Per parecchi anni fu un tramutarsi da un luogo all'altro: prima in Via Lata, poi in Via<br />

Mylius, quindi in Via delle Cappuccine, finché con l'aiuto dei pii benefattori poté egli fare<br />

acquisto di una casa propria, piccola palazzina da villeggiatura nei pressi di S. Giacomo<br />

trasformata poi con il correre degli anni grazie all’operosità, instancabile di lui e la generosità<br />

di mons. Magnasco e cresciuta <strong>nel</strong>le proporzioni che oggi ammiriamo.<br />

***<br />

Ed eccolo <strong>nel</strong>la sua Casa il Piccardo come un piccolo re; e re assoluto, perché tutto da lui<br />

dipendeva e tutto a lui si riferiva ; ma era regno paterno il suo; e i Figli di Maria l'ebbero<br />

sempre come un padre. Il suo sembiante dignitoso e ad un tempo amabile incuteva rispetto,<br />

ma non scemava l'amore: rara dote in chi governa la gioventú. Anche la sua ombra, si direbbe,<br />

era temuta; eppure era una festa quando scendeva <strong>nel</strong>la ricreazione. E amava che i suoi<br />

giovani fossero allegri, perché fossero buoni, e a quando a quando li premiava con<br />

straordinarie passeggiate, a cui finché poté volle sempre prendere parte. E nei divertimenti<br />

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collegiali, sapeva cosí ben contemperare l'indulgenza con la severità, che il favore ottenuto<br />

riusciva a mille doppi piú caro.<br />

Il suo portamento, i suoi modi corretti, 1a sua parola misurata sempre e circospetta, erano<br />

per tutti una scuola di quel nobile riserbo che è tanto bello in un sacerdote. E voleva che nei<br />

suoi giovani gareggiasse con lo studio la pietà; che non si rifiutassero anche ai piú umili<br />

servizi di casa. Ed era bello vedere <strong>nel</strong>l'imminenza di qualche grande solennità, come tutti<br />

erano al lavoro, animati da un solo pensiero, che la festa dovesse riuscire bella. Ed egli con<br />

una parola, con un cenno, tutto ordinare, tutto disporre e a festa finita, i giovani a rallegrarsi<br />

con lui, ed egli a mostrare il suo compiacimento ai suoi bravi figlioli. Oh i bei tempi che erano<br />

quelli!<br />

Contemporaneamente alla Casa dei Figli di Maria, egli amò veder sorgere altre Case e<br />

Collegi, che pur mirando alla educazione cristiana e civile dei giovanetti, fossero come felici<br />

vivai donde trarne buoni soggetti per la Casa di Genova, o almeno vi si iniziassero i giovani a<br />

vita onesta ed onorata <strong>nel</strong> mondo. E fondò <strong>nel</strong> 1870 a San Giuliano il piccolo Collegio di S.<br />

Giuseppe, che per il ritorno dei Benedettini all' antica Badia, traslocò per parecchi anni in<br />

Serrea nei dintorni di Voltri. Venuto a cessare questo, e rifusi i pochi rimasti <strong>nel</strong>la Casa di<br />

Genova, ne fondò uno nuovo a Pra, pure sotto gli auspici di S. Giuseppe, e come non bastasse,<br />

un altro ne fondò a breve intervallo a Rivarolo, l'attuale floridissimo Collegio della Sacra<br />

Famiglia. E all' impianto di ogni nuova Casa voleva esser lui a tutto disporre, e si<br />

moltiplicava di attività, dividendo le sue cure tra l'antica Casa e la nuova fondazione.<br />

Non fu vita di studio la sua; fu. vita d' azione; pure i momenti che il governo delle Case gli<br />

lasciavano liberi li dava alla lettura. Si dilettava particolarmente di cose storiche; erano suoi<br />

libri la Storia della Chiesa, la Storia patria, le Vite dei Santi. E dei libri fu appassionato: e ne<br />

raccolse due copiose biblioteche una in Genova e l' altra in Roma. Degli studi fu sempre nei<br />

suoi Figli di Maria caldo fautore, dei letterari in specie; e molti ricorderanno le annuali<br />

Accademie di poesia che si tenevano alla presenza dell'Arcivescovo, di benefattori e di amici<br />

<strong>nel</strong>la Pia Casa. Amante della musica sacra la volle coltivata fra i suoi; e cosí <strong>nel</strong>le Accademie<br />

come <strong>nel</strong>le Sacre Funzioni ne diedero non spregevoli saggi i Figli di Maria ammaestrati con<br />

tanto zelo e perizia da quel compianto D. Giambattista Mantero, a cui il Piccardo aveva fin<br />

dai giovani anni schiusa la via alla ben meritata fama che godette in Genova tra i cultori<br />

dell'arte sacra. Amante delle patrie memorie, raccolse quante gliene venne di trovare, Vite di<br />

S. Caterina Fieschi; tanto che a giudizio di competenti non se ne trova altra piú. completa<br />

collezione. E delle feste centenarie che se ne fecero in San Lorenzo <strong>nel</strong> 1887 fu egli<br />

l'ispiratore e l'anima.<br />

Per tal modo e in Genova e per tutta l'Archidiocesi Genovese il Piccardo era stimato e<br />

venerato. L' Opera godeva le simpatie del clero e del laicato, degli Arcivescovi sopratutto, che<br />

si succedettero; da mons. Charvaz che per primo l'approvò e la benedisse e raccomandò ai<br />

suoi diocesani, a mons. Magnasco che si compiaceva del suo sviluppo e l'aiutava<br />

generosamente: a mons. Reggio che stimava ed amava il Piccardo e l' Opera sua, cosí da<br />

affidargli in momenti difficili, il Seminario Diocesano.<br />

Ma vennero i giorni tristi... E il Piccardo vide un istante vacillare l'edificio che con tanta<br />

fatica ed amore aveva innalzato. Non fu malanimo, fu eccesso di zelo, fu precipitazione di<br />

consiglio forse, che suscitò la tempesta. Egli adorò in segreto le arcane disposizioni della<br />

Provvidenza, e rivolse l'animo ad avviare l' Istituzione per il nuovo cammino che gli avrebbe<br />

tracciato il Signore.<br />

***<br />

Già da qualche anno si stava studiando il modo di dare all' Opera dei Figli di Maria una<br />

base giuridica. Si era essa venuta formando a poco a poco in un modo cosi fuori dell'<br />

ordinario, che fatta ormai grande e prosperosa richiedeva un definitivo assetto. E le vie erano<br />

41


due: o la si incorporava al Seminario, ed era questa la soluzione a cui teneva mons. Pulciano;<br />

o la si trasformava in Congregazione, ed era questo lo scioglimento che, date le condizioni<br />

speciali dell' Opera, la quale già di fatto da anni viveva ed operava quasi fosse vera<br />

Congregazione, si imponeva. Mons. Reggio incoraggiava il Piccardo a risolversi,<br />

assicurandolo che la nuova Congregazione avrebbe egli onorata della sua fiducia, affidandole<br />

in diocesi delicate mansioni. La venuta di mons. Pulciano determinò la risoluzione. Il<br />

Piccardo, recatosi a Roma per aver lume e consiglio, trovò la piú favorevole accoglienza.<br />

L'em. Cardinale Respighi e mons. Giustini lo consigliavano di fondare prima la<br />

Congregazione come diocesana di Roma con gettare le basi di un Istituto Ecclesiastico pei<br />

sacerdoti e chierici che in gran numero accorrono a Roma per compiere i loro studi e<br />

procurarsi i gradi accademici, Istituto di cui Roma sentiva assoluto bisogno. Piacque la cosa a<br />

S. Santità Leone XIII che di cuore l'approvò, e il Piccardo con due o tre dei suoi fermò in<br />

Roma la sua nuova sede, alternando tra Roma e Genova le sue parziali dimore.<br />

L'assunzione di Pio X al Pontificato, che seguí di lí a poco, fu per la nuova Congregazione<br />

veramente provvidenziale. Sotto di lui poté rassodarsi e da diocesana divenire pontificia; e il<br />

Piccardo che ne fu il fondatore ne tenne fino alla morte il governo come Superiore Generale.<br />

L' Istituto dell' Immacolata in Roma dopo le difficoltà inevitabili in tutte le nuove fondazioni<br />

pose stabile sede in Via del Mascherone, ed ora fiorisce, la Dio mercé con generale<br />

soddisfazione delle autorità ecclesiastiche di Roma.<br />

Altre Case furono in questo tempo fondate; l'una a Lugnano in Teverina, per gli aspiranti<br />

alla Congregazione, romito recesso tanto caro al Piccardo, e dove, già vecchio, gli pareva di<br />

rivivere gli anni prima della sua missione; l'altra a Siena, dove fu ripristinato sotto nuovi<br />

auspici l'antico Collegio del Sacro Cuore, che oggi accoglie giovinetti che si avviano al<br />

Santuario, ed altri ancora che frequentano le scuole industriali, e gode in Siena le simpatie<br />

della cittadinanza e delle autorità.<br />

***<br />

Il Piccardo, ormai vecchio, poté vedere l'opera sua consolidata; un drappello dei suoi cari<br />

discepoli lavorarvi indefessi, memori dei suoi insegnamenti e dei suoi esempi. E già fin di<br />

quaggiú ebbe, lui felice, a godere delle piú entusiastiche e cordiali manifestazioni d'affetto di<br />

quanti <strong>nel</strong> corso della sua lunga missione aveva beneficato. Le sue nozze d'oro sacerdotali<br />

furono celebrate in Roma e piú ancora all'Acquasanta presso la sua cara Madonna, con grande<br />

giubilo del suo cuore con l'intervento di un numero grandissimo di sacerdoti e di ex allievi.<br />

Ma fu un vero trionfo quello del suo ottantesimo. Chi vide <strong>nel</strong>la Casa di Carignano in quel<br />

giorno l'affollamento di alunni e di ex allievi sacerdoti e laici e di ammiratori, e l'entusiasmo<br />

di tanti cuori intorno a quel vecchio venerando che piangeva di tenerezza e di gioia, non poté<br />

che esclamare: Oh quanti, oh quanto l'amavano!<br />

Era quello un saggio del trionfo che il Signore e l' Immacolata Madre gli preparavano in<br />

cielo.<br />

La Casa di Roma<br />

42<br />

P. Carlo Olivari<br />

Nel 1902 P. Piccardo lasciò la Direzione del Seminario Arcivescovile di Genova, e venne a<br />

Roma per assumere informazioni onde iniziare le pratiche per erigere in Congregazione<br />

religiosa l'Istituto dei Figli di Maria, il cui seme era stato gettato dal Priore Frassinetti.


Il Card. Respighi, Vicario Gen. di S. S., saputo dall'allora mons. Giustini, poi Cardinale di<br />

S.R.C. della presenza a Roma di D. Piccardo e dello scopo della sua visita, lo fece chiamare a<br />

sé, e gli disse: “Ho sentito che voi avete aperto diversi Collegi a Genova, ora bisogna ne<br />

apriate uno qui a Roma. Il Santo Padre Leone XIII vorrebbe, e lo desiderava già da tempo,<br />

che si aprisse un Collegio per i Chierici e Sacerdoti studenti che vengono a Roma dalle<br />

province e abitano in case private, affinché siano aiutati <strong>nel</strong>la loro vocazione e sia ovviato a<br />

tanti inconvenienti”.<br />

“Come posso - rispose D. Piccardo - assumere questa impresa?” “Voi - aggiunse il Card.<br />

Vicario - siete l'uomo della Provvidenza, e dovete assumervi questa impresa; parlatene con i<br />

vostri sacerdoti della Casa di Genova e poi mi darete una risposta. All'Arcivescovo direte che<br />

il Cardinale Vicario vi ha pregato di aprire una casa a Roma, e non potrà avere nessuna<br />

difficoltà”.<br />

“Io, veramente, ero venuto per avere le norme onde fondare la Congregazione ...”<br />

“Si farà anche questa, ma prima occorre che apriate il Collegio: poi si penserà alla<br />

Congregazione”.<br />

D, Piccardo tornò a Genova, espose la proposta del Card. Vicario giusta il desiderio del<br />

Papa e i Sacerdoti risposero: “A Roma non si dica mai di no”.<br />

E il Collegio fu senz'altro aperto, prima <strong>nel</strong>l'ospizio dei Cento Preti al Lungotevere Vallati, e<br />

poi <strong>nel</strong>la grande casa di Via del Mascherone, antico palazzo dei Cavalieri Teutonici.<br />

Il Papa, a dimostrare la sua benevolenza, volle che il Card. Vicario pro tempore, fosse il<br />

Protettore particolare dell'Istituto e della nuova Congregazione che si formava.<br />

Dal 1902 ad oggi un numero straordinario di Chierici e Sacerdoti di tutte le diocesi d'Italia<br />

e dell'Estero furono alunni di questo Istituto, e tra questi alcuni furono insigniti della dignità<br />

vescovile o assursero a cariche importanti in Curia o <strong>nel</strong>le diocesi. Ecco un po' di elenco di<br />

ex alunni della Casa di Roma:<br />

S. E. Mons. Gaetano Cicognani, Arcivescovo tit. di Ancira. Nunzio Apost. in Bolivia,<br />

S. E. Mons. Carlo M. De la Torre, Vescovo di Riobamba (Equatore),<br />

S. E. Mons. Nicola M. Di Girolamo, Vescovo di Chiazzo,<br />

S. E. Mons. Sigismundo Loyinski, Vescovo di Minsk (Polonia Russa),<br />

Vi abitò pure per due anni come ospite<br />

S. E. Mons. Ermenegildo Pellegrinetti, Arcivescovo tit. di Adana (Nunzio Apostolico<br />

a Belgrado,<br />

Mons. Licinio Refice, Maestro della Cappella Liberiana,<br />

Mons. Egidio Lari, Uditore della Nunziatura a Berna ;<br />

Mons. Carlo Chiario, Uditore della Nunziatura a Varsavia (Polonia),<br />

Mons. Aldo Laghi, addetto alla Segreteria di Stato,<br />

Mons. Alberto Levame, Uditore della Nunziatura in Venezuela,<br />

Mons. Amleto Cicognani, Sostituto della Concistoriale,<br />

Mons. Enrico Agostini, Aiutante di studio ai Religíosi,<br />

Mons. Giulio Chiavoni, Minutante a Propaganda,<br />

Sac. prof. Ugo Bertini, Vice Segretario alla Propagazione della Fede,<br />

Mons. Nigrini, Aiutante di Studío alle Università e Seminari,<br />

Mons. Farolfi, Aiutante Studio al Concilio,<br />

Mons. Del Carlo Vicario Gen. di Lucca,<br />

Mons. Taba<strong>nel</strong>li, Vic. Gen. di Imola,<br />

Mons. Santori, Vic. Gen. di Todi,<br />

Mons. Francesco Bracci, Promotore di Giustizia alla S. Romana Rota.<br />

43


In<br />

osculo<br />

Domini!<br />

Dal testamento di P. Piccardo<br />

“Raccomando l'anima mia al mio Dio,<br />

mio Creatore, mio Redentore, mio<br />

ultimo fine. La raccomando alla SS.<br />

Vergine Maria Immacolata, a S.<br />

Giuseppe, al mio Angelo Custode a<br />

Sant’Antonio Abate e a tutti gli Angeli e Santi del Paradiso. Imploro dalla misericordia di Dio<br />

il perdono di tutti i miei peccati voglio morire <strong>nel</strong>le braccia della Santa Romana Chiesa,<br />

protestandomi di voler essere fino all'ultimo istante della mia vita figlio obbedientissimo di<br />

tanta Madre, sottomesso con piena e tutta sincerità di mente e di cuore a tutti gli insegnamenti<br />

precetti e consigli del Sommo Pontefice, Vicario di Dio in terra, rifiutando e abominando tutto<br />

ciò che a questi insegnamenti e in qualunque maniera si oppone. Cosi il buon Dio mi aiuti e la<br />

SS. Vergine Immacolata ...<br />

Mi raccomando a tutti i Confratelli ed alunni che non si dimentichino di pregare per me <strong>nel</strong>la<br />

Santa Messa ed orazioni. A tutti poi in generale e a ciascuno in particolare domando perdono<br />

dei torti e dispiaceri che io posso loro avere arrecato.<br />

(Dal suo testamento)<br />

Il P. Piccardo e il Papa<br />

Il Frassinetti <strong>nel</strong> 1837 <strong>nel</strong>le sue “Riflessioni proposte.agli Ecclesiastici” scriveva: “O<br />

Vaticano, a te mi prostro e bacio, adorandoti, le sante tue falde. Io non allontanerò mai i miei<br />

occhi da te: tu sei quel monte da cui mi aspetto ogni aiuto, tu mi dai luce, tu mi dai lena e<br />

speranza”.<br />

Queste parole furono veramente per Padre Piccardo, parva favilla a cui gran fiamma<br />

seconda. Erede dello spirito del Frassinetti, come lo fu della sua opera nascente, egli ebbe<br />

sempre per il Papa una venerazione particolare, tanto che possiamo ben dire fu questa una<br />

delle note piú caratteristiche della sua vita.<br />

Rapiva quando <strong>nel</strong>la sua paterna, soave amabilità raccontava le sue visite al Papa: ne<br />

numerava le parole, estasiandosi <strong>nel</strong> suo bianco volto cercando di far godere nei figli l'ora<br />

gaudiosa da lui gustata e la parola semplice che gli sgorgava dal cuore inondato di gioia,<br />

commoveva profondamente.<br />

Non formavano i racconti delle sue visite al Papa, il centro delle sue conversazioni? Chi<br />

ebbe la fortuna di stargli a fianco lo sa. E il motivo di questi continui racconti era perché<br />

voleva che i suoi alunni avessero per il Papa eguale amore.<br />

Non lasciava passare occasione, anzi le cercava, per vedere il Papa. Appena sacerdote <strong>nel</strong><br />

1868, toccato il suolo di Roma si affretta a correre ai piedi di Pio IX per ricevere la sua<br />

44<br />

Justus<br />

ut palma<br />

florebit.


enedizione, ed ogni sera ne aspetta la vettura dalla Via delle Fondamenta per ricreare il suo<br />

spirito <strong>nel</strong>la candida visione dell’angelico Pio.<br />

Come godeva il suo cuore quando raccontava le meraviglie dél Pontificato di Leone XIII!<br />

Quante volte venne da Genova per vederlo? Nemmeno lui se lo poteva ricordare. L'anno<br />

Santo 1900 fu una nuova e potente vampata che alimentò il fuoco del suo cuore: venne per le<br />

visite giubilari <strong>nel</strong>lo stesso gennaio con molti dei Figli di Maria, ed essendo allora anche<br />

Rettore del Seminario Arcivescovile organizzò i pellegrinaggi dei Seminaristi, spronandoli a<br />

recarsi a Roma; e dove non arrivava la borsa dei suoi giovani alunni, arrivava sempre la sua<br />

paterna generosità: non badava a questo sacrificio finanziario pur che fosse conosciuto,<br />

amato, venerato il Papa.<br />

La Provvidenza dispose che questo figlio, tanto amante del padre comune, stabilisse la sua<br />

dimora presso il trono pontificio. Da questo periodo, 1902, la figura del Padre Piccardo era<br />

divenuta cosí popolare in Vaticano, che dallo svizzero al portone di bronzo agli intimi della<br />

famiglia pontificia correvano intorno a lui e lo salutavano come un amico di casa. Non vi era<br />

funzione, cerimonia, ricevimento senza che egli vi partecipasse: la famigliarità con gli intimi<br />

del Pontefice e con il Pontefice stesso, lo aveva reso caro a tutti.<br />

Questa benevolenza e quasi preferenza era originata dal fatto che si era conosciuto il<br />

grande amore, la profonda venerazione che egli aveva per il Papa. I Papi stessi da Pio IX a Pio<br />

XI si dimostrarono oltremodo benevoli con lui. Quante volte lo abbiamo visto con le lagrime<br />

agli occhi, quando con la sua voce tremante per la commozione, narrava qualche atto di<br />

benevolenza del Papa! Pio IX benedisse la sua opera e gli inviò un prezioso autografo che<br />

tutti abbiamo ammirato e letto <strong>nel</strong> suo studio della Casa di Carignano. Leone XIII volle<br />

affidargli il giovane clero che veniva a Roma per perfezionarsi negli studi e piú d'una volta lo<br />

mandò a chiamare per informazioni, come per la nomina del Can. Gavotti a Vescovo di<br />

Casale, mandando a lui mons. Della Chiesa, poi Papa Benedetto XV.<br />

Pio X lo amò e protesse come un padre protegge un figlio e sanzionò con la sua apostolica<br />

autorità la canonica erezione dell'Opera dei Figli di Maria in regolare congregazione<br />

religiosa. Anche nei pubblici ricevimenti, quando egli vedeva P. Piccardo, a lui rivolgeva<br />

sempre la sua parola, e <strong>nel</strong>lo scherzo arguto che spesso usciva dal labbro del Santo Pontefice<br />

si vedeva di quale affetto lo circondava.<br />

Benedetto XV non lasciava passare occasione senza ricordarsi di lui: lo riceveva spesso di<br />

sera, quando era piú libero dalle occupazioni del suo apostolico ministero, gli mandava<br />

qualche dono per la sua festa onomastica e per le sue nozze d'oro sacerdotali <strong>nel</strong> 1918 gli<br />

mandava a mezzo di mons. Migone una sua splendida fotografia racchiusa in ricca cornice<br />

con il seguente autografo :<br />

“Al diletto figlio P. Antonio Piccardo porgiamo affettuosi rallegramenti per i dieci lustri<br />

di operoso Sacerdozio che il Signore gli ha fatto compiere e con la benedizione apostolica<br />

che gli inviamo di cuore, esprimiamo non solo la benevolenza del padre, ma anche l'augurio<br />

che veda crescere il numero e non diminuito lo zelo dei Figli di S. Maria Immacolata”.<br />

Pio XI gli ha sempre, dal suo avvento al trono pontificio, mandato la medaglia<br />

commemorativa degli anni del suo pontificato; e tutte le volte che vedeva qualche membro<br />

dell' Istituto, o qualche vescovo, ospite dell'Istituto a Roma, diceva sempre: “E P. Piccardo<br />

come sta?...” Il 2 febbraio dell'anno scorso presentandogli, secondo la tradizione, il cereo il<br />

giorno della Purificazione, al P. Minetti prostrato ai suoi piedi, diceva: “P. Piccardo, è a<br />

Genova? Come sta? Scrivetegli che il Papa lo saluta e gli manda una particolarissima<br />

benedizione”.<br />

Durante l'ultima malattia, incaricava l'Arcivescovo di Benevento “a portargli la sua<br />

paterna, affettuosissima benedizione”. Lo scorso anno mentre a Genova i suoi alunni si<br />

stringevano attorno a lui, ricorrendo 1'80° di sua età, gli faceva pervenire con la facoltà di<br />

45


impartire l'apostolica benedizione ai presenti, la sua fotografia, con le autografe seguenti<br />

parole : “Pius P. P. XI, gratulabundus, augurabundus permanter in Domino”.<br />

Questo atto di sovrana bontà consigliò il P. Piccardo, appena ritornato a Roma a chiedere<br />

un'udienza particolare, e Pio XI si degnò ancora donargli quattro grosse medaglie due in<br />

argento e due in bronzo.<br />

L'ultimo atto però che suggellò la benevolenza veramente paterna del Papa e fu insieme la<br />

dimostrazione piú bella della venerazione del P. Piccardo al dolce Cristo in terra fu <strong>nel</strong><br />

settembre scorso. Presagiva forse egli prossima la sua fine? Improvvisamente una sera capitò<br />

a Roma da Genova il Veneratissimo Padre e alle nostre domande per sapere come mai si era<br />

deciso a far simile viaggio, rispose che era venuto per acquistare il giubileo con il<br />

pellegrinaggio genovese e prendere ancora una benedizione dal Papa. E difatti, nonostante le<br />

forze gli mancassero, andò anche lui all'udienza pontificia. Quando Pio XI passando in<br />

rassegna i pellegrini arrivò al nostro Padre: “Ecco un pellegrino carissimo e desideratissimo”<br />

e dicendo queste parole passò sopra le sue spalle, quasi in paterno amplesso, la sua augusta<br />

mano. In questo abbraccio e in queste parole vi é il riconoscimento piú augusto e solenne<br />

della profonda, sentita, figliale venerazione e devozione al Vicario di Cristo in terra. Il<br />

pellegrino aveva finito il suo mortale pellegrinaggio e la benedizione del Papa unita al<br />

perdono giubilare gli schiudeva la porta del Cielo.<br />

P. Piccardo e il Priore Frassinetti<br />

Chi conobbe il Priore di S. Sabina in Genova sia pure attraverso i suoi scritti, chi conobbe<br />

ed ebbe famigliarità con il compianto P. Piccardo, è costretto a confessare che queste due<br />

anime sante si sono davvero incontrate spiritualmente <strong>nel</strong> cammino della vita e che lo spirito<br />

dell'una si è trasfuso in quella dell'altro.<br />

P. Piccardo, è vero, conobbe solo di vista il Priore di S. Sabina per averlo veduto qualche<br />

volta di sfuggita andando a passeggio con i compagni del Seminario, come lui stesso ebbe a<br />

dichiarare: ma dal 1867, anno in cui fu con il pieno consenso di lui prescelto a suo successore<br />

<strong>nel</strong>la direzione dell'Opera di S. Maria Immacolata, allora appena nascente e ancora in cerca di<br />

fissa e stabile dimora, la sua vita di persona agiata divenne come quella del Priore, la vita del<br />

secondo buon Padre in quella piccola famiglia sorta dalla povertà e cresciuta all'ombra della<br />

protezione della Vergine Immacolata e che egli era destinato dalla Provvidenza con l'aiuto<br />

delle persone caritatevoli a farla crescere a quello stato di floridezza in cui ora si trova.<br />

Animato dallo spirito di Dio che tutte le cose rende facili e pronte, sorretto dall' esempio<br />

dell'uomo santo che lo aveva preceduto <strong>nel</strong>la non facile impresa e che non poteva mancargli<br />

di aiuto con le sue preghiere, egli, il Piccardo, da ammiratore divenne subito il piú studioso e<br />

zelante emulatore del Frassinetti.<br />

Passarono gli anni e furono molti quanti ne trascorsero dal 1868, anno in cui moriva il<br />

Priore ed egli era ordinato, sacerdote, fino al 1925, ed il secondo Padre dei Figli di Maria fu e<br />

si conservò sempre lo stesso: quell'uomo di vero spirito, e di soda pietá, di eminente virtú<br />

come apparve a tutti noi che lo abbiamo conosciuto, di quello spirito, di quella pietà, di quella<br />

virtú che seppe attingere dalla lettura costante e diuturna delle vite dei santi e dalla vita e<br />

dagli scritti del santo suo predecessore. Opera questa di facile santificazione per lui che fin dal<br />

Seminario aveva cominciato con il piegare con ferma volontà la sua anima, il suo spirito a<br />

tutte le operazioni e le illustrazioni della grazia del cielo, e che completò poi <strong>nel</strong>la sua lunga<br />

46


vita di sacrificio e di abnegazione come Moderatore della Casa dei Figli di Maria; opera di<br />

santificazione che si prefisse inoltre da realizzare <strong>nel</strong>l'anima dei suoi figli spirituali che <strong>nel</strong><br />

periodo di quasi 60 anni sono cresciuti in larga falange sotto la sua paterna direzione e di cui<br />

molti sono riusciti vero decoro della chiesa genovese diffondendovi il buon odore delle virtú<br />

del santo Fondatore.<br />

L'opera di personale santificazione si tramutò cosí, come per incanto, in quell'opera di<br />

santificazione o restaurazione sociale cristiana, cui mirava il Priore di S. Sabina quando fondò<br />

la prima Congregazione dei Figli di Maria e quando imprese a scrivere quei molteplici libri<br />

che furono una vera provvidenza in tanto pervertimento del suo tempo e lasciarono <strong>nel</strong>l'anime<br />

la piú profonda impronta di santità. E il Padre Piccardo volle continuata, anzi direi quasi<br />

centuplicata l'azione di quegli scritti destinati a fomentare un nuovo e grande risveglio di pietà<br />

<strong>nel</strong> mondo e lo fece con la ristampa dell'intera collezione delle opere edite ed inedite di<br />

Giuseppe Frassinetti, realizzando cosí, dopo tanto tempo, il desiderio del pio autore che pur ne<br />

aveva tentato la prova fin dal 1865 con una ristampa dedicata al Card. Patrizi ma che dovette<br />

troncarsi quasi all'inizio per la sopravvenuta morte il 2 gennaio 1868.<br />

La nuova Collezione, dedicata dal Piccardo a Pio X, il grande Papa restauratore della<br />

dottrina cattolica, e recante in fronte una lunga prefazione del Card. Svampa, Arcivescovo di<br />

Bologna, in cui magistralmente sono illustrati i singoli scritti frassinettiani, venne pubblicata<br />

con i tipi della Vaticana dal 1905 al 1912. Consta di 13 volumi di nitidissima veste in ottavo<br />

grande e comprende: due volumi di spiegazioni del Vangelo, tre volumi di Istruzioni<br />

Catechistiche, quattro volumi di Ascetica, due di Discorsi e Novene della Vergine, dei Santi, e<br />

delle principali festività dell'anno; uno di Esercizi Spirituali ed uno finalmente di operette<br />

varie predicabili ed ascetiche, con il quale si chiude la serie.<br />

Era bello il vedere il venerando Padre Piccardo vegliare le lunghe ore del giorno e della<br />

notte, con la pazienza di un certosino, sui manoscritti preziosi del Frassinetti per controllarli<br />

con la stampa, per coordinare la materia dei vari volumi con nesso logico, per leggersi e<br />

rileggersi piú volte le prove di stampa per correggere le bozze di ben 5704 facciate, quante ne<br />

comprende l'intera Collezione e far del suo meglio onde l'opera riuscisse meno indegna del<br />

venerando Autore e del Grande Mecenate del Vaticano, a cui egli con sentimento di figlio<br />

devotissimo la volle dedicata. Andava in giubilo ogni qualvolta parlava di quell'opera cosí<br />

bella ed era raggiante quando il suo pensiero considerava il gran bene che avrebbe fatto <strong>nel</strong><br />

mondo delle anime questa raccolta di scritti, pieni di dottrina e di santa unzione.<br />

Sancta sanctis, diceva egli con senso di grande umiltà e da uomo, come era ornato dello<br />

spirito di Dio, trattava veramente le cose del Frassinetti come cose di santo e le trattava in<br />

modo santo. E non si chiamò contento finché non vide coronati i suoi desideri con il Processo<br />

della Causa di Beatificazione del Frassinettí, che egli aveva ormai cosí ben conosciuto<br />

attraverso i meravigliosi suoi scritti.<br />

A noi, che, per somma sua degnazione, volle partecipi del suo lungo lavoro, dava con<br />

grande contentezza e commozione la notizia che il Consiglio Superiore della sua<br />

Congregazione, in seduta plenaria del 13 aprile 1909, aveva deliberato l' introduzione del<br />

Processo Canonico per la Causa del Fondatore e che ne era stato lui stesso eletto Postulatore.<br />

Si mise subito all’opera tanto da lui vagheggiata, ma per varie vicende, benché fin dal 1°<br />

agosto 1913 ne avesse inoltrato formale domanda all'amministratore della Diocesi mons. Pio<br />

Boggiani, e ripetuta <strong>nel</strong> luglio 1915 all'Arcivescovo mons. Ludovico Gavolti, non si poté<br />

iniziare il Processo Ordinario se non il 26 gennaio 1916; giorno in cui con tutte le solennità di<br />

rito fu definitivamente costituito il Tribunale Diocesano.<br />

Non è a dire quanta cura mettesse in questa bisogna e in ogni piú minuto particolare che<br />

riflettesse la detta Causa. Si interessò di ogni singola sessione del Tribunale, di ogni singolo<br />

teste e dal Vice Postulatore voleva frequenti e minuti ragguagli di quanto accadeva,<br />

dimostrando cosí, con quale amore e calore caldeggiasse la causa del servo di Dio. Volle lui<br />

47


stesso essere il portatore del Processo a Roma e, presentandolo alla Sacra Congregazione dei<br />

Riti, sembrò che egli facesse la consegna di tutto se stesso all'Autorità Apostolica.<br />

Gli rimaneva ancora come spina al cuore il Processo de non cultu che egli avrebbe<br />

desiderato compiere prima di finire i suoi giorni, e la Vita del venerando Priore che<br />

ardentemente bramava uscisse alla luce compilata da penna maestra che egli stesso volle<br />

prescelta ; ma la morte lo colse quando già le cose si avviavano a felice soluzione. Pieno di<br />

meriti volò sereno in braccio a Dio e là, giova sperare, sarà sazio il suo cuore di aver goduto<br />

in anticipo la gloria del santo Priore e fondatore dei Figli di Maria! Sancta sanctis.<br />

L’uomo forte<br />

48<br />

Ducarpo<br />

Ciò che spicca maggiormente <strong>nel</strong>la fisionomia morale del lacrimato Superiore Generale, la<br />

qualità che in qualche modo fissa con maggior precisione la sua caratteristica è la fortezza.<br />

Padre Piccardo fu un uomo forte <strong>nel</strong> senso piú bello e piú cristianamente puro della parola. È<br />

cosí che si spiega conie egli sia potuto uscire vittorioso da ogni cimento e abbia potuto<br />

superare ogni procella.<br />

E quante procelle non urtarono contro la sua navicella <strong>nel</strong> corso della sua lunga<br />

navigazione, fino a minacciarne il naufragio! La sua fede, la sua preghiera, la fortezza sempre<br />

lo salvarono. Egli sapeva navigare sulle grandi acque.<br />

Io mi sento compreso di ammirazione quando penso a questo meraviglioso nocchiero che<br />

la tempesta non impaurisce, che in faccia al pericolo non trema, che davanti all'ostacolo si<br />

esalta, che attraverso le bufere di cui fu feconda la sua lunga esistenza, seppe compiere<br />

arditamentc la sua navigazione e arrivare al porto integris rate et mercibus.<br />

Sono queste le figure che si impongono, questi gli uomini forti che San Giovanni<br />

Grisostomo voleva coperti di fiori, perché a detta del grande Dottore essi hanno dato la prova<br />

massima della forza d'animo. Ed in questa forza d'animo fatta di preghiera e di unione con<br />

Dio, di dolcezza e di umiltà è riposto il merito della fecondità del loro apostolato.<br />

Dire queste cose del carissimo Estinto è fare un elogio giusto e doveroso e piú che un<br />

elogio una constatazione, e ciò può servire di conforto e riuscire di incitamento a quanti<br />

cammineranno sulle sue orme, a quanti sono gli credi della sua opera e del suo spirito.<br />

Urbino, 18 novembre l925.<br />

Dolce visione<br />

+ Giacomo Ghio, Arcivescovo d'Urbino<br />

Il Padre Antonio Piccardo!<br />

Dolce visione cara ed angusta figura che sempre viva, sorridente ed amabile si delinea ai<br />

mesti sguardi dei beneficati e diletti suoi figli!<br />

Ah sí! Era casa, vera famiglia sua Istituzione, che Egli la reggeva coronato dall'aureola di<br />

Padre.<br />

La casa significa ambiente la cui atmosfera è imbalsamata di affetti santi, irradiata da luce<br />

superna, ed ove aleggia e si rispecchia la gioia e la pace del buon Dio e là <strong>nel</strong>l'Opera del<br />

compianto Personaggio si ammirava il vero Santuario di Dio.


Cara e singolare Famiglia! Vi si era amati senza debolezze, corretti senza asprezza,<br />

sorvegliati<br />

senza affettazione, e l'anima nutrita di verità, di confidenza, di rispetto e di schiettezza si<br />

sentiva attratta, senza avvedersene, ai sacri doveri di pietà, del sapere e della disciplina.<br />

Il venerabile D. Giuseppe Frassi<strong>nel</strong>ti aveva davvero trovato il vero depositario, il degno<br />

custode e valente artefice dei concepiti disegni e dell' opera da lui iniziata.<br />

Il compianto P. Antonio Piccardo l’accolse <strong>nel</strong>la sua giovine e sacerdotale anima di<br />

Apostolo con slancio ed entusiasmo; vi consacrò le sue energie, le sue sostanze e la vita per<br />

coltivarla, darle impulso fertile e consistenza duratura. Sí, sono undici lustri di attività senza.<br />

tregua, alternata da qualche gioia mista a sofferenze. Egli ricordava che controllo e garanzia<br />

delle grandi virtú sono i grandi sacrifici. Li amò con il generoso Fiat. Il Getsemani è noviziato<br />

al Tabor.<br />

Di là, spirito eletto e venerando, ove Ti avvolge nube lucida di beata trasfigurazione, Tu<br />

aleggia avvocato e patrono su quei figli che guidasti al santuario e sulla tua religiosa Famiglia.<br />

Che essa, grazie alla tua superna assistenza, viva sempre del caldo e possente battito del<br />

Cuore di Cristo.<br />

In tal maniera, mentre a lode del compianto Padre Antonio Piccardo sarà incisa sul marmo<br />

o <strong>nel</strong> bronzo del suo tumulo la grande e scultorea parola “VIR” si registrerà anche <strong>nel</strong>la<br />

storia:<br />

Bella, immortal,<br />

benefica fede<br />

ai trionfi avvezza<br />

scrivi ancor questo:<br />

L'Opera dei Figli dl S. Maria Immacolata altamente benemerita e della Religione e della<br />

Patria.<br />

Albenga. 18 novembre 1925<br />

+ Angelo, Vescovo.<br />

La sua bontà<br />

La virtú caratteristica del nostro venerato Superiore era la bontà. Si riconoscevano e si<br />

apprezzavano le altre doti, di cui il Signore lo aveva arricchito: l'intelligenza, la prudenza, il<br />

raro buon senso, l'attività, lo zelo, la fermezza e, quando occorreva, l'energia; ma ce n'era una<br />

che quasi assorbiva tutte, dando a tutte un colore ed un sapore speciale, la bontà.<br />

Per questo, quando si parlava di Lui, non si pensava quasi mai a chiamarlo intelligente<br />

prudente, attivo, zelante; ma si diceva sempre: Quanto è buono!<br />

E la stessa signorilità ed affabilità, cui subito si avvinceva gli animi, non si chiamava<br />

cortesia, ma bontà per questo, appena sparsasi la notizia della sua morte, il tributo dato alla<br />

sua memoria, piú ancora che di ammirazione e di lodi, è stato di dolore e di lacrime.<br />

Verona, 31 novembre 1925<br />

ELEGIA<br />

49<br />

+ Gerolamo Cardinale


Per quale nostalgico senso o lusinga d'Autunno<br />

cedesti, Padre, al cenno della sorella Morte,<br />

onde ai sussurri dell’Alba al lento vanir delle stelle,<br />

stanco, piegasti il capo al margin della via?<br />

Forse tra foglie stormenti, che Autunno ramingo distacca<br />

all'arbori pensose, ricacciandole ai venti,<br />

piovve il Mattino chiaro leggiadre ghirlande di gigli<br />

e il fior dell'asfodelo che la tua fronte imperla?<br />

O d'angioli osannanti, dai roridi cieli, una schiera<br />

a Te volò <strong>nel</strong>l' attimo del transito supremo,<br />

e su le candide ali sorresse lo Spirito eterno<br />

perché all'empiree soglie beatamente approdi?<br />

Triste e solenne, in queste raccolte serate autunnali,<br />

eteree visioni m’offre la fantasia;<br />

Ond'io fanciullo, evoco dal Tempo memorie sopite,<br />

a cui s' intreccia il fiore di Giovinezza spenta.<br />

Ah! non per ansie vane di gloria e di effimeri onori<br />

ripiega in cuor la fiamma che Amor di se alimenta:<br />

Né per estranei lidi, o borghi o città tumultuose<br />

s'avvolge la memoria del drappo dell'oblio;<br />

ché a’ tuoi Figli dispersi, appena velaron le ciglia<br />

il lume evanescente de le pupille smorte<br />

il tremolo sorriso, tra lieve sospir di preghiere,<br />

s' irrigidí, marmoreo, sul tenue labbro esangue,<br />

e giacque la tua spoglia, supina sul candido letto,<br />

fulgendo d'aurea luce <strong>nel</strong> vespero di Roma;<br />

dai lor commossi petti ruppe il figliale compianto,<br />

mentre migravi, Padre, a' regni alti di Dio.<br />

₪₪₪<br />

Su lo specchio dell'urna che il misero frale ora accoglie<br />

tra verd'ombre di lauri e sorrisi di rose,<br />

un Viator poeta, passando in pensier d'amore,<br />

sosti un mattin d'Autunno, e v'incida il tuo Nome<br />

con punta d'oro: e, sotto, sul marmo polito, in graffito:<br />

'' Ei fu Seminatore d' amore e di bontà.<br />

Donò gli averi ai poveri, ché a lui fu inesausto forziere<br />

l’Evangel cristiano, fonte di carità.<br />

Dai mattutini albori, fin oltre la sera calante,<br />

arò perseverando e seminò con fede:<br />

Onde a la Religione sacrò sacerdoti trecento<br />

e offrí a l'Italia madre nobili cittadini.<br />

Lo Spirto a Dio: a la Terra la spoglia; a gli umani venturi<br />

l'esempio e la memoria, fin che la vita duri”.<br />

Amen.<br />

50<br />

GIUSEPPE PIERUCCI.


P. Piccardo<br />

Rettore del Seminario Arcivescovile<br />

S. Ecc. Mons. Tomaso Reggio, prima Rettore del Seminario di Chiavari, poi Abate di S.<br />

M. in Carignano, aveva seguito fin dal suo primo sviluppo l'Opera di Don Piccardo: e aveva<br />

con crescente simpatia, anche quando, Vescovo di Ventimiglia, veniva <strong>nel</strong>la sua Genova,<br />

notata la vita di vera vita di famiglia che la caratterizzava, e la cordialità che che continuava a<br />

stringere inalterabilmente i figli al Padre, e i fratelli fra di loro anche quando o fatti sacerdoti<br />

o rimasti <strong>nel</strong> mondo si sarebbe potuto temere che le vicende della vita e la lontananza li<br />

allentasse. Passato al governo della Archidiocesi genovese, non solo continuò all'opera tutto<br />

quel favore che essa aveva già avuto cosi grande dal veneratíssimo mons. Magnasco, ma dopo<br />

tre anni di governo, <strong>nel</strong> 1895, chiamò alla Direzione del Seminario Arcivescovile P. Piccardo<br />

in persona. Cosí Egli oltre all'opera sua che era <strong>nel</strong> massimo del suo rigoglio e della sua<br />

efficienza (erano gli anni in cui dava alla Chiesa il numero piú considerevole di sacerdoti e<br />

preparava alla vita civile negli altri collegi tanta gioventù) si vide a capo della Istituzione piú<br />

importante della Archidiocesi.<br />

Non se ne sgomentò: la fiducia in Dio e <strong>nel</strong>l'Immacolata lo confortò all'arduo cimento:<br />

tanto piú arduo in quanto che la sua elezione coincideva con uno dei periodi piú critici,<br />

economicamente parlando, che il Seminario avesse avuto. Ed Egli, che per lo sviluppo<br />

dell'Opera sua aveva sempre avuto dalla Provvidenza, strumento efficace di Lei presso tanti<br />

ricchi, quanto era necessario, riuscí in poco tempo a ricostruirne il patrimonio.<br />

E non solo, ma nei sette anni che durò in carica dovette anche affrontare e recò a<br />

compimento anche molti importanti lavori di urgente necessità.<br />

Mentre curava cosí efficacemente la parte materiale, con pari efficacia curava la piú<br />

importante, la spirituale; facendo base di questa quella serenità inalterabile, e quella bontà di<br />

cuore che da tutti fu ammirata sempre e venerata come la dote caratteristica che attirava i<br />

cuori. E i problemi spirituali attinenti alla conoscenza e allo sviluppo delle vocazioni, che già<br />

aveva affrontato cosí felicemente nei Figli di Maria, li affrontò efficacemente anche in<br />

Seminario. Si preoccupò fin da principio di avere stabile in Seminario un Direttore spirituale,<br />

cosa tanto importante, e si preoccupò molto di una scelta felice. Seguí anche il cumulo di<br />

tante occupazioni i suoi seminaristi, non impedito assolutamente, <strong>nel</strong>le funzioni sacre; quanto<br />

fece singolarmente per ciascuno, molti lo sentono ancora e solo loro potrebbero dire quanto<br />

valse a confermarli <strong>nel</strong>la vocazione, una sola parola, un solo cenno, un solo sorriso, un solo ...<br />

stringimento di labbra ...<br />

E in fatto di studi? anche di questi si interessò con grande larghezza di vedute: rese<br />

possibile con il concorso suo la società di S. Paolo fra i professori del seminario e degli istituti<br />

cattolici, società che durò attiva tutto il tempo che egli fu Rettore; riordinò con sistemi<br />

moderni la ricca Biblioteca del Seminario, rendendola con prudente oculatezza accessibile<br />

agli studenti seminaristi; incoraggiò per i bisogni della scuola non solo del Seminario, ma<br />

anche degli istituti cattolici l'accesso alle scuole universitarie di chi appariva capace.<br />

Merito speciale della sua attività è la visione che ebbe chiara delle esigenze della vita<br />

cristiana, che furono poi tanto sentite dai sommi Pontefici, la necessità cioè di animare la<br />

pietà cristiana alla liturgia e specialmente al canto sacro, con la istituzione <strong>nel</strong> Seminario<br />

della cattedra di Canto fermo a cui chiamò uno dei primi suoi alunni il P. A. Minetti, attuale<br />

Vicario Generale dei Figli di Maria; cattedra che fu l'inizio d'un cosí largo sviluppo in diocesi<br />

e <strong>nel</strong>le parrocchie per la applicazione del Motu proprio di Pio X; e per il miglior decoro delle<br />

funzioni del Seminario lo dotava d'un buon organo, al cui collaudo chiamava il già da allora<br />

celebre Maestro Perosi. E come fu l'anima <strong>nel</strong>le principali circostanze di feste a volerne far<br />

51


sentire ai suoi seminaristi la bellezza! Nessuno certo dei seminaristi di allora dimenticò fra<br />

l'altro le feste solenni della inaugurazione della statua del Redentore <strong>nel</strong> cortile del Seminario.<br />

Passati sette anni di tanta attività, nei quali non dimenticò mai i suoi Figli di Maria, quando<br />

il nuovo Arcivescovo di Genova mons. Pulciano ritenne che tornasse fra essi lasciando il<br />

Seminario, egli come serenamente e pienamente aveva risposto “obbedisco” a mons. Reggio,<br />

lo ripeté a lui.<br />

E la Provvidenza aveva disposto che ciò che poteva parere una limitazione alle sue attività<br />

dovesse aprirgli la via ad apostolato piú vasto, piú duraturo.<br />

L' educatore<br />

Gli studiosi di Pedagogia s' arrabattano per trovare la legge, la norma, il vade-mecum del<br />

perfetto educatore. E tutti i pedagogisti, tutti i riformatori sono molto efficaci <strong>nel</strong>la critica del<br />

pedantismo, del formalismo, salvo poi a creare per loro conto un nuovo genere di pedantismo,<br />

una nuova sottospecie di formalismo. È un fatto che il vero educatore, come il poeta vero,<br />

l'artista vero, non si plasma con espedienti d'arte o con formule di scienza: egli nasce tale ed il<br />

suo istinto lo guida, ed il suo istinto gli serve al di sopra d'ogni trattato e d'ogni sistema.<br />

Il vero educatore capisce subito lo spirito dell'educando, penetra al di sotto della superficie,<br />

scopre il buono che si nasconde sotto la scorza rude ed anche un po' magagnata, sa trovare<br />

subito la medicina che risana l'imperfezione superficiale e ne ricava vigorosi germogli. Pur<br />

quando la midolla é infetta, purché la infezione non sia radicale e contagiosa, non c'é da<br />

disperare e l' accorto giardiniere sa abilmente curare e salva la pianta.<br />

Ma è necessario l'intuito che scopra il male ed indovina il rimedio e guida la mano che non<br />

deve troppo infierire per non irritare la parte malata e diffondere la magagna.<br />

Questo intuito é mirabile dote che la Provvidenza dà alle anime privilegiate, destinate a<br />

guidare le anime dei giovani, specialmente quando di queste giovani anime é necessario<br />

formare non soltanto dei buoni cristiani, ma anche dei buoni pastori di anime.<br />

Questi educatori non di rado ascendono all' onore degli altari, perché toccano le vette della<br />

cristiana perfezione.<br />

₪₪₪<br />

D. Piccardo fu una di queste anime privilegiate. Egli fu un educatore nato, conobbe i<br />

segreti di un'arte che non si insegna, capí i giovani, li protesse, li guidò, li trasformò, li rese<br />

sacerdoti, degni della loro sublime missione.<br />

E questo ottenne senza rigori eccessivi, senza formalismi ingombranti, senza mortificanti<br />

costrizioni all'anima del giovane che ha bisogno di vita, di entusiasmo, di ardore.<br />

Seppe comprendere e compatire, seppe correggere senza irritare, dirigere senza<br />

mortificare, perché amò la gioventú e dall' amore per essa trasse una ispirazione costante<br />

all'opera sua.<br />

Chi guarda alla superficie delle cose e concepisce l'educazione dei giovani solo dal lato<br />

della disciplina esteriore può anche trovare materia di critica <strong>nel</strong>la concezione educativa di<br />

Padre Piccardo. Nei suoi Collegi, <strong>nel</strong>la sua Casa, in quella benedetta Casa dei Figli di Maria<br />

che ha dato alla Liguria tanti Sacerdoti colti e zelanti ed alla Chiesa illustri presuli, può taluno<br />

non approvare quella famigliarità che ne costituisce la caratteristica piú simpatica.<br />

Ma chi concepisce l' educazione come azione, come influenza d' uno spirito elevato su<br />

spiriti in formazione, deve approvare incondizionatamente, quel sistema che consiste<br />

52


<strong>nel</strong>l'avvicinare famigliarmente i figli al padre spirituale; realizzando l'ambiente ideale dell'<br />

istituto d'educazione: il collegio famiglia.<br />

Qui veramente lo spirito del Padre si trasfonde nei figli; qui i giovani alunni apprendono<br />

non una disciplina meccanica che deve abbandonarsi <strong>nel</strong>la vita attiva, specialmente <strong>nel</strong>la<br />

sacerdotale, ma una disciplina che è abito al bene, abnegazione, sacrificio, amore.<br />

Noi ci auguriamo vivamente che lo spirito di P. Piccardo aleggi sempre <strong>nel</strong>la Sua<br />

Congregazione e nei suoi Collegi; ci auguriamo che i suoi metodi educativi continuino ad<br />

essere attuati dai suoi successori.<br />

Don Piccardo<br />

e il Santuario dell'Acquasanta<br />

53<br />

GIULIO MARCHI.<br />

L’aura mariana della famiglia e la fede del popolo, in mezzo a cui il P. Piccardo passò la<br />

fanciullezza e l'adolescenza, testimoniano la tenerissima devozione cui il P. Piccardo<br />

giovinetto venne educato. Aveva quasi otto anni, ci ricorda il P. Profumo <strong>nel</strong>la vita del P.<br />

Benedetto Piccardo, quando accompagnò <strong>nel</strong>la visita al Santuario dell'Acquasanta lo zio P.<br />

Benedetto S. J. che si disponeva a partire per le Missioni dell' America ed ebbe la sorte di<br />

servirgli la S. Messa.<br />

Don Piccardo ricordava sempre i suoi pellegrinaggi con i parenti ed in special modo con il<br />

padre suo, sig. Pasquale Piccardo, che per essere stato varie volte Sindaco di Voltri, fu<br />

Amministratore al nostro santuario. Quando il giovinetto Antonio sentiva sbocciare i primi<br />

segni della vocazione ecclesiastica, e non aveva che undici anni, lo zio P. Benedetto scriveva<br />

dall'America alla madre sua di porre la vocazione del figlio sotto la protezione della Vergine<br />

Immacolata. Fu egli profeta intravedendone il futuro Fondatore della Congregazione dei Figli<br />

di Maria Immacolata?<br />

Assertore convinto ed aperto della secolare devozione dei Voltesi alla loro Madre, il<br />

giovinetto Piccardo volle porre sotto la protezione della Vergine Santa le prime speranze del<br />

suo Sacerdozio, pellegrinò, tante volte al nostro Santuario per implorare, come egli amava<br />

dire, per l'intercessione della Madonna dell'Acquasanta, la grazia di corrispondere alla<br />

Missione cui Iddio, cosí fecondamente, lo preparava.<br />

Il Santuario e l'Opera dei Figli di Maria<br />

“Noi, nati presso il Santuario di Maria dell'Acquasanta, dovremmo prendere a cuore i titoli<br />

e gli Istituti in onore della SS. Vergine” gli scriveva lo zio Missionario: fu perciò che <strong>nel</strong><br />

1868, il novello Sacerdote Antonio Piccardo accettava entusiasticamente la provvidenziale<br />

missione di continuare l'Opera dei Figli di Maria del Ven. Frassinetti. Gli sembrò questo un<br />

segno evidente della protezione della Madonna e fu cosí che <strong>nel</strong>la vita del Padre e <strong>nel</strong>la storia<br />

dell'Istituto il nostro Santuario gli apparve come la "meta di fede,, donde egli aveva tratto le<br />

forze prime, animatrici della sua vocazione, il tempio di intimi e soavi ricordi, cui volentieri e<br />

spesso, da Pra, da Rivarolo e da Genova, riportava gli alunni dei suoi collegi.<br />

Il Padre Piccardo si compiaceva veder fiorire queste care memorie attorno alla sua<br />

Congregazione e ricordava spesso l'Acquasanta come Santuario di meditazione e di preghiera<br />

per il Pio Frassinetti, per la Ven. Paola Frassinetti (sorella del Priore di S. Sabina in Genova)<br />

fondatrice delle Suore Dorotee, per la piissima Suor M. Ravasco, fondatrice delle Suore che


da Lei presero il nome. Questi Istituti, affini all'Opera dei Figli di Maria e tenuti in tanta<br />

venerazione dal P. Piccardo, animavano di religioso affetto il suo amore per il Santuario<br />

dell'Acquasanta, rendendolo sempre piú caro al suo zelo sacerdotale.<br />

Ogni anno, Egli veniva con tanta bontà, e spesso con tanto sacrificio, a visitare la "SUA<br />

MADONNA” ed anche sul declinare della vita amava passare alcuni giorni presso di noi,<br />

<strong>nel</strong>le piú care funzioni del Santuario. Tutti qui lo ricordano ospite gradito e venerato presso il<br />

rev. Rettore del Santuario; tutti gli Ex allievi ricordano il convegno della sua Messa d'oro (<strong>nel</strong><br />

1919) quando l'allora Rettore Don Piana preparò per Lui una Festa solenne e memoranda ed i<br />

Sacerdoti e i Figli di Maria convenuti a fargli corona consacrarono, negli scritti, in una<br />

riuscitissima accademiola, in tante memorie a Lui care, l'omaggio simbolico dei figli al Padre,<br />

<strong>nel</strong> Santuario tanto diletto.<br />

Il Santuario dell'Acquasanta suo desiato riposo<br />

Il Santuario dell'Acquasanta è, per il suo Istituto, perché lo era per Lui, un "Monumento di<br />

vita”, ma Don Piccardo desiderò vivamente, ed a molti piú volte ha manifestato il desiderio<br />

che diventasse il suo mausoleo di morte. Non è che Egli abbia voluto tener lontano il suo<br />

sepolcro dalla Casa dei Figli, pur potendo riposare anche in Roma, ma Egli, con atto di<br />

suprema devozione verso Maria dell'Acquasanta, ha voluto legare la sua memoria ed il suo<br />

esempio al Santuario, come per riallacciare ad una fonte di mariana pietà il cuore dei Figli,<br />

eredi del suo patrimonio spirituale.<br />

Gli ex allievi e compagni ricordano il primo convegno degli ex-allievi (dopo quello tenuto<br />

in Genova, per la fondazione) che, con felice divisamento, si fece ad Acquasanta, il 7 Giugno<br />

di quest'Anno Santo. Quel giorno il saluto del Padre, trattenuto per impegni a Roma, fu un<br />

telegramma che ci richiamava alla preghiera per la sua Madonna. Era l'espressione di un pio<br />

volere, era voce sacra come di testamento, il doverlo ricordare qui, all’altare della Madre sua<br />

e nostra? ... L'epilogo della sua vita mostrò che tutto ciò non era una sola intenzione<br />

occasionale, ma Egli voleva si pregasse la sua Madonna sentendosi venir meno il vigore delle<br />

forze.<br />

L'Asilo venerato di tante memorie del Padre, oh ! non sarà la tomba di un amore<br />

immemore, ma diverrà per tutti noi l'umile altare della nostra riconoscenza. Tutti i Figli della<br />

sua Congregazione, i Sacerdoti e Laici ex Allievi, le persone che lo hanno amato ed aiutato<br />

<strong>nel</strong>la vita conosceranno il nome del nostro Santuario, ne erediteranno l' amore; al suo<br />

sepolcro, che speriamo presto potrà, qui avere, verranno attratti dal doveroso <strong>ricordo</strong>, spinti<br />

dal desiderio del suffragio per il nostro caro Padre Piccardo.<br />

La preghiera ci unirà ancora, in Dio, al suo Spirito eletto, il suo esempio ci mostrerà<br />

l'idealità della devozione a Maria Santissima, sentiremo il suo amore rivivere con l'intensa<br />

fedeltà delle opere ed il suo Nome, qui, al Santuario dell'Acquasanta, ci spronerà ad attrarre a<br />

Dio ed alla Vergine il cuore di tanti altri Figli di Maria. Noi ci ispireremo cosí, come la la<br />

miglior forma di suffragio, dopo la preghiera, a tener viva l'opera sua, per il bene di tante<br />

anime, con altezza di pensiero e continuità di fede.<br />

Sac. DOMENICO RAZZORE<br />

Rettore del Santuario N. S. dell'Acquasanta<br />

Anime generose<br />

Erano entrati ai Figli di Maria con un dolce, con un santo sogno <strong>nel</strong> cuore: un giorno<br />

sarebbero stati Sacerdoti! Oh essi avrebbero lavorato tanto, avrebbero predicato, avrebbero<br />

54


salvate tante anime! Ma ... quale sarebbe stato il campo del loro lavoro? Essi non lo sapevano.<br />

Avevano sentita <strong>nel</strong> cuore soave e vivissima la voce di Dio che li chiamava, avevano sentita la<br />

Vocazione; e accompagnati chi dal parroco, chi dalla mamma erano venuti alla Casa dei Figli<br />

di Maria. C'era un Direttore tanto buono! Egli li avrebbe guidati, li avrebbe aiutati.<br />

Entrati in Casa, compresero subito il programma: studiare, pregare e stare allegri. Servite.<br />

Domino in laetitia: ecco lo spirito del Regolamento che informava la comunità. Ed essi<br />

pregavano, studiavano e stavano allegri. Che bei giorni, che bei anni passarono!<br />

Nella Casa dei Figli di Maria avevano trovate fiorenti tre devozioni, tre forze vive dalle<br />

quali si sentivano presi e pervasi: la devozione alla Santissima Eucaristia, la devozione alla<br />

Madonna e un grande amore al Papa. Quanta luce, quanta forza scendeva ai loro giovani cuori<br />

accanto a quel piccolo altare della linda cappella, sotto lo sguardo materno e la benedizione<br />

della Madonna, sorridente dalla sua nicchia! Oh sí, la vocazione maturava, si schiariva, si<br />

decideva.<br />

Nelle quotidiane orazioni recitate in comune in cappella, vi era anche un'invocazione<br />

particolare e una preghiera a S. Francesco Saverio, al santo missionario, al santo dallo zelo<br />

apostolico e dalla fortezza dell'eroe di Cristo. E il santo fu propizio alle loro invocazioni ed<br />

essi promisero: saremo missionari.<br />

L'occasione di intrattenersi sulle missioni, di alimentare la fiamma, era del resto frequente:<br />

tutti gli alunni della Casa erano ascritti all'Opera della Santa Infanzia e a quella della<br />

Propagazione della Fede e ne leggevano tanto volentieri gli Annali.<br />

E giunta l' ora di Dio, il dolce, il caro sogno vagheggiato nei bei anni giovanili, maturato<br />

accanto all'Altare della Madonna divenne una gioconda realtà: e uno e poi due e poi altri<br />

partirono per il campo delle apostoliche fatiche.<br />

E sono una ventina i generosi che sparsi in Australia, in Cina, <strong>nel</strong> Brasile, <strong>nel</strong> Messico,<br />

negli Stati Uniti lavorano <strong>nel</strong> campo del Signore.<br />

S. Francesco Saverio continua ad essere invocato ogni giorno <strong>nel</strong>la Congregazione dei<br />

Figli di .Maria, che lo ha scelto come uno dei suoi Protettori ed altre anime é sperabile,<br />

accanto all'altare, sotto lo sguardo di Maria Immacolata sentiranno la grande chiamata di Dio.<br />

De minimis<br />

C’è uno solo degli ex-allievi dei collegi di Don Piccardo o degli amici suoi, o dei 35°<br />

preti usciti dai suoi collegi, che non abbia rievocato il “Direttore” all'annuncio della sua<br />

morte, ricordando questo o quell'episodietto personale?<br />

Forse no. Ma fu un richiamare mille piccole cose, insignificanti se prese cosí staccate una<br />

ad una, ma che per noi richiamavano qualche luce della bella figura scomparsa. Piccole tinte<br />

di un mirabile quadro: svariate tinte di minuscoli fiori addensati in un campo sterminato, cui<br />

donano, tutti ed ognuno, il meraviglioso sorriso della primavera.<br />

Ed ho pensato: “Perché l’Unione D. Piccardo” non inviterà gli ex-allievi a scrivere gli<br />

episodi che ricordano? Il foglio “Risonanze” li potrebbe accogliere con indicibile<br />

compiacenza di tutti; e ne verrebbe richiamata sotto tutti gli aspetti l'indimenticabile figura del<br />

nostro “Direttore”.<br />

Ecco: ne faccio formale proposta a “Risonanze”.<br />

Vedete! Ho appena accennato a ciò ... e sono certo che con me, gli ex-allievi che leggono<br />

sono già balzati <strong>nel</strong> mondo dei ricordi ... Non lo rivedete il “Direttore” quando veniva ai vari<br />

collegi e la sera, dopo cena, s'intratteneva a chiacchierare?<br />

Quella sera il campanaro doveva lasciarci trascorrere il limite consueto per mandarci in<br />

Cappella e poi a dormire. Il direttore veniva in ricreazione e sedeva sui gradini, od in<br />

55


Carignano su una certa colonna di marmo rovesciata a mo' di sedile ... E tutti noi gli eravamo<br />

attorno.<br />

Si dilettava a chiamarci per nome, uno ad uno, e la memoria non gli falliva. Poi narrava<br />

qualche amena storiella ...<br />

Ricordate quando narrava del viaggio di “Togno” a Roma? Allorché alla comitiva che<br />

cercava un ristorante: “sciò direttò! chi gh'è 'na locanda ...” E indicava una “ex-locanda” ... Ed<br />

allorché arrivato in Piazza S. Pietro, esclamava: “Che ciassà! ...” O quando ci narrava degli<br />

sposi di Voltri, lo ricordate?, la sposa faceva vedere i dintorni al marito: ' chi gh'è tutto Mé ..."<br />

e la sera non avevano dove andare a dormire! O quando narrava dei due vecchietti? L'uno,<br />

con il labbro superiore cosí cadente che, se soffiava. il fiato andava in giú e l'altra con il<br />

labbro inferiore cosí in avanti che, respirando faceva vento in su; e nessuno dei due poteva<br />

spegner la candela! Quanto ridere, noi, alla soluzione: soffiavano a tempo, onde le due<br />

correnti d'aria incontrandosi, potevano spegnere la fiamma.<br />

Si passavano ore lietissime e, benché ritardata, la campa<strong>nel</strong>la ci chiamava ancora troppo<br />

presto!<br />

Si stava bene, vicino ad un direttore cosi paterno, buono, sempre buono con noi! Che non<br />

aveva rimprovero da fare se non accompagnandolo con infinita dolcezza. Ci sapeva capire,<br />

ecco!<br />

Mi narrava, di questi giorni un ex-allievo ora arciprete, d'un giorno che aveva ricevuto da<br />

casa un po' di vino. Pensate! Un bottiglione da tre litri! E se lo portava su, in dormitorio, con<br />

la ... coscienza incerta, perché era un piccolo contrabbando. Quand' ecco <strong>nel</strong> salire la scala, si<br />

vede innanzi il Direttore. C'era da lasciarsi cascare il bottiglione, mal celato tra le pieghe del<br />

soprabito ... e che certo il Direttore aveva veduto. Ed ora bisognava ben salire: pensate con<br />

quale tremarella! e passargli davanti ... Ma, <strong>nel</strong> punto critico, il direttore si volge a un tratto e<br />

contempla un quadro che è sulla parete, dando le spalle all'allievo confuso ... che se la svignò<br />

rapidissimamente.<br />

Ma ecco, sto scendendo a particolari; e non é questo il momento. Ma se le pagine di<br />

“Risonanze” vorranno (ripeto l'invito) aprirsi agli “episodi” che gli ex-allievi non<br />

mancheranno di rievocare, dinanzi agli occhi nostri tornerà a rivivere de minimis istis la figura<br />

del direttore buono, tanto buono!<br />

I funerali di P. Piccardo<br />

In Roma<br />

Scriveva l’ “Osservatore Romano” il 7 novembre:<br />

“Una solenne e commovente manifestazione di compianto sono riusciti i funerali in<br />

suffragio del P. Piccardo, Superiore Generale dei Figli di S. Maria Immacolata.<br />

La triplice cassa contenente la salma é stata trasportata a braccia dalla Casa Generalizia di<br />

Via del Mascherone sino alla Chiesa Parrocchiale di S. Caterina della Rota.<br />

Il corteo, preceduto dai PP. Cappuccini e dal Clero della Parrocchia. con a capo il Parroco<br />

e seguito dai membri della Congregazione dal P. Piccardo, da molti sacerdoti del Mascherone,<br />

dalle Piccole Suore della Sacra Famiglia e da numerosi Prelati e personalità, anche in<br />

rappresentanza di fuori Roma.<br />

Il P. Minetti, Vicario Generale e Rettore dell' Istituto di S. M. Immacolata ha celebrato la<br />

Messa di “requiem”, assistito all'altare dai membri della Congregazione e dagli alunni del<br />

Pontificio Seminario Lombardo. Egli stesso infine ha impartito l'assoluzione.<br />

Dai buoni e veramente bravi cantori della Schola cantorum di Musica Sacra é stata eseguita<br />

scelta musica del maestro Perosi, sotto la direzione del giovane maestro Curatola.<br />

Alla funebre cerimonia sono intervenuti. l'Ill.mo e Rev.mo Mons. Giuseppe Palica Vice<br />

Gerente di Roma, l'Abate Ferretti dei Benedettini, Mons. Pacini in rappresentanza di Mons.<br />

56


Pellegrinetti Nunzio Apostolico di Belgrado, Mons. Boer in rappresentanza di Mons.<br />

Francesco Pascucci Segretario al Vicariato di Roma, Mons. Baranzini, rettore del Seminario<br />

Lombardo con gli alunni, Mons. Agostini in rappresentanza di Mons. La Puma Segretario<br />

della S. Congr. dei Religiosi con Mons. Sposetti e Saini della stessa S. Congr., Mons. Zerba<br />

della Congr. dei Sacramenti, Mons. Farolfi della Congreg. del Concilio, Mons. Negrini della<br />

Congr. degli studi e dei Seminari, piú ancora i Monsignori Conte, D'Agata, Tartaglia,<br />

Silvestri, Ercoli e molti altri. Notavasi pure Mons. Refice, maestro della Cappella di musica<br />

in S. Maria Maggiore, il Fratel Samuele, rettore della Casa dei Cento Preti, Mons. Ferri ed il<br />

comm. Sconi in rappresentanza dell'Arciconfraternita dei Genovesi con insieme uno stuolo<br />

di Signori e Signore della medesima città. Vi erano poi il cav. Berardi della Segreteria di<br />

Stato ed il cav. Trifogli dell'Elemosineria Apostolica.<br />

Dei secolari notammo; il Comm. Avv. Corsanego, Presidente Generale della G. C. I., il<br />

prof. Comm. D' Agata, direttore della Clinica Chirurgica <strong>nel</strong>la R. Università di Messina, il<br />

cav. prof. Ancarani, il signor Miglia e tanti altri di cui ci sfugge il nome.<br />

Vi era poi una larga rappresentanza dei Padri Scolopi e dei Padri Somaschi di S. Girolamo<br />

della Carità con a capo P. Muzzitelli proc. gen. dei medesimi; piú una rappresentanza dei<br />

Minori Conventuali con il P. Ignudi, piú ancora Padri Cappuccini e di altri Ordini Religiosi.<br />

Cosí pure rappresentanze di Suore ed Istituti femminili come delle Dorotee e delle Figlie dei<br />

SS. CC. Istituto Ravasco di Genova, cosí pure vi era una rappresentanza dell'Associazione<br />

ex allievi “Don Piccardo” in persona del sig. Cavanna.<br />

Terminata la cerimonia la salma é stata lasciata in Chiesa vegliata amorosamente dai Figli<br />

di S. M. Immacolata in attesa di essere trasportata oggi <strong>nel</strong>le ore pomeridiane alla stazione di<br />

Roma per essere trasportata a Genova dove la accompagneranno le benedizioni dei buoni, che<br />

unendosi ai suoi concittadini tributeranno l'ultimo e reverente saluto al buon Padre c grande<br />

benefattore.<br />

***<br />

Nella Chiesa dei Genovesi in Roma, per cura dell'Arciconfraternita, ebbero luogo giovedí 3<br />

dicembre altri solenni funerali con intervento di numerose personalità ecclesiastiche e del<br />

laicato.<br />

L' elogio funebre venne recitato da Mons. Giacomo Ghio, Arcivescovo d' Urbino.<br />

In Genova<br />

Nella Chiesa Parrocchiale del S. Cuore e S. Giacomo, in Carignano, si fecero i funerali<br />

presente cadavere sabato 8 novembre. Ci é impossibile notar qui le innumerevoli<br />

rappresentanze ed i presenti al funerale di un Sacerdote tanto noto ed amato in Genova nostra.<br />

Diremo soltanto che la vasta chiesa era stipata e benché numerossimi sacerdoti non abbiano<br />

potuto trattenersi fino al termine della funzione, pure circa duecento sacerdoti si allinearono in<br />

corteo e seguirono la cara salma dopo il sacro rito.<br />

Celebrò il P. Mlinetti, erano presenti Mons. G. M. De Amicis ed il Vescovo d'Albenga<br />

Mons. Angelo Cambiaso, che prima delle esequie tessé l'elogio funebre. La salma venne<br />

accompagnata e tumulata a Staglieno, in attesa di essere poi trasportata al Santuario<br />

dell'Acquasanta, dove il P. Piccardo aveva manifestato desiderio di essere .seppellito<br />

***<br />

I solenni funerali d trigesima vennero fissati in Genova il venerdí 11 dicembre, <strong>nel</strong>la<br />

Chiesa di S. Ambrogio, tessendo l'elogio funebre Mons. Gerolamo Cardinale, vescovo di<br />

Verona.<br />

I tre vescovi che furono allievi dei Figli di Maria sono appunto Mons. G. Gllio, Mons. A.<br />

Cambiaso e Mons. G. Cardinale.<br />

57


I funerali di trigesima celebrati in S. Ambrogio furono una rinnovazione anche in piú larga<br />

misura delle manifestazioni di cordoglio e di venerazione già avutasi <strong>nel</strong> giorno 7 novembre<br />

ai funerali <strong>nel</strong>la Chiesa del S. Cuore in Carignano.<br />

Impossibile segnalare tutti gli intervenuti. Citeremo oltre i due Ecc.mi Vescovi Mons. De<br />

Ainicia e Mons. Cardinale e oltre il Vicario Generale Mons. Canessa intervenuto in nome<br />

proprio e in rappresentanza di .Mons. Arcivescovo, il Venerando capitolo Metropolitano quasi<br />

al completo, quasi al completo anche le altre colleggiate della città e il collegio dei Parroci<br />

urbani, numerosissimo il clero della città e della Diocesi anche delle piú lontane parrocchie,<br />

la rappresentanza del Seminario Arcivescovile, al completo naturalmente la Comunità della<br />

Casa dei Figli di. Maria di Genova e i due Collegi di Rivarolo e di Pra, Comunita maschili e<br />

femminili al completo o rappresentate, una folla di personalità cittadine e di fuori e di popolo.<br />

Anche questa volta il Municipio di Voltri era rappresentato dal pro Sindaco.<br />

Il parroco Don Bruzzone, nostro socio, aveva con amorevole zelo curato l'addobbo severo<br />

e l'ordine della funzione. Celebrò il nostro socio Mons. Giacomo Moglia assistito da Padri e<br />

chierici della Congregazione. La musica diretta dai maestri Firpo e Ferro ed eseguita da ex<br />

allievi e seminaristi fu per scelta ed esecuzione pari alla circostanza.<br />

Recitò con tutto l'affetto e tutta l'emozione di antico Figlio di Maria l'elogio del Padre, che<br />

con tanta esultanza lo aveva visto ascendere alla cattedra episcopale veronese, Mons.<br />

Cardinale. Non ci soffermiamo a un pallido sunto, speriamo che come si sta gia stampando a<br />

Roma l'elogio là recitato da Mons. Ghio, si possa fare lo stesso qui a Genova di quel di<br />

Mons. Cardinale. Ad entrambi ripetiamo i piú sentiti ringraziamenti e ad essi associamo<br />

quelli a Mons. Vescovo di Albenga per quello che con pari calore ed affetto improvvisò ai<br />

primi funerali.<br />

Partecipazioni <strong>nel</strong> dolore<br />

La morte del P. Piccardo ebbe larghissima eco di rimpianto. Furono Cardinali,<br />

Arcivescovi, Vescovi, istituzioni, personalità d'ogni genere che vollero scrivere ai Padri della<br />

Congregazione esprimendo il proprio dolore.<br />

Primo tra tutti fu S. Em. Rev.ma il Cardinale Vicario che scriveva al P. Minetti il 6<br />

novembre:<br />

Mi è stato impossibile per piú motivi di venire personalmente a portare alla<br />

Congregazione dei F. S. M. I. le mie condoglianze per la morte del loro benemerito Superiore<br />

Generale P. Piccardo. Non ho però mancato di accompagnare con le mie povere preghiere la<br />

malattia di Lui, di suffragarne poi l'anima ed ora di prendere parte al dolore che sentono i<br />

membri della Congregazione per la perdita fatta. Ella voglia partecipare ai suoi Confratelli<br />

le mie condoglianze!.<br />

Confortiamoci con il pensiero che il buon P. Piccardo <strong>nel</strong>la sua lunga vita aveva lavorato<br />

molto per la gloria di Dio, ed il bene delle anime; ciò che ci fa sperare che egli abbia già<br />

ricevuto in Cielo il premio delle sue buone opere. La benedico e con particolare stima ed<br />

affetto mi raffermo<br />

suo in G. C.<br />

B. Card. Pompili<br />

Giungevano intanto le condoglianze degli Em.mi Cardinali:<br />

Il Card. Maffi, con telegramma.<br />

Il Card. P. Tommaso Boggiani, per mezzo del suo Segretario.<br />

58


Il Card. C. Laurenti con lettera in cui dice: “Prometto suffragi per l'anima benedetta, per<br />

affrettarle il premio eterno all'opera di santo apostolato esercitato con tanto zelo sulla terra”.<br />

Dalle lettere degli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi stralciamo alcune frasi.<br />

L' Arcivescovo di Genova scriveva:<br />

“Presento a Lei e a tutta la Famiglia religiosa le mie condoglianze per la perdita del<br />

Ven.do P. Piccardo. È mio dovere il suffragarne l'anima per quanto possiamo essere sicuri<br />

sia già al possesso del premio meritatosi con la sua buona e laboriosa giornata. Accolga<br />

Rev.mo Padre i miei ossequiosi saluti e mi creda dev.mo<br />

+ C. Dalmazio Minoretti<br />

Mons. A. Caron Arcivescovo Titolare di Calcedonia:<br />

“Con il sentimento piú puro e piú santo presento alla cara Congregazione di S. M. I. le piú<br />

angosciose condoglianze. Il perdere un amico per chi scrive è cosa dura; ma il perdere il<br />

Fondatore e Padre per una Famiglia religiosa è dolore senza pari. Ci conforti il pensiero che<br />

all'Amico e ai Figli il Lacrimato diventi patrone e sorriso di cielo”.<br />

Monsignor Garigliano Vescovo di Biella:<br />

“Leggo sui giornali l’annuncio tristissimo della dipartita del buon P. Generale. Mi metto<br />

anche io tra i suoi figli in lacrime perché sento lo stesso dolore che hanno i loro cuori.<br />

Ancora non era per tutti noi abbastanza vecchio il buon Padre e sentiamo tutta la durez.za di<br />

questo schianto.<br />

Voglia per me baciare la mano della Salma venerata mentre io unisco alla loro la umile<br />

mia preghiera piú che di suffragio d’invocazione”.<br />

Aff.mo<br />

Giovanni Garigliano Vescovo di Biella<br />

Nella lettera del Vescovo di Ozieri si dice :<br />

“La sua amabile e veneranda figura, la sua cara giovialità, le sue squisite attenzioni<br />

l'avevano reso anche per me oggetto di profonda venerazione e sentito riverente affetto”.<br />

Il Vescovo di Foligno Mons. Corbino:<br />

“Fra tante manifestazioni di dolore per la grave perdita del Rev.mo P. Piccardo non può<br />

mancare la mia che in tanti anni di affettuosa relazione con lui ho conosciuto quanto tesoro<br />

di bontà, di pietà, di carità e di santo zelo si racchiudesse in quella bell’anima. Era<br />

veramente l'uomo di Dio a cui bastava accostarsi per sentirsi presi di venerazione e amore<br />

come verso un Santo. La Congregazione ha perduto in Lui un vero padre, un esempio di<br />

Sacerdote perfetto. Ma dal Cielo continuerà ad amarla e proteggerla. Lunedì sarò tra loro,<br />

ma sarà per me un vero dolore il non trovarvi il caro Padre Piccardo anche infermo per<br />

chiedergli la benedizione”.<br />

Aff.mo<br />

+ Stefano Vescovo<br />

L’abate di San Paolo Idelfonso Schuster:<br />

“Dunque il buon Padre Piccardo ha terminato la sua missione e ne ha conseguito il<br />

premio da Dio! Ne sia lode al Signore ed al Suo servo fedele che ha travagliato per Lui. Ora<br />

continui dal cielo l'opera e ai Figli di Maria sia ora il Celeste Patrono dopo esserne stato il<br />

Fondatore”.<br />

L’Arcivescovo di Rossano Calabro::<br />

59


“La morte di P Piccardo mi straziato l’animo. Mi pareva che il Signore dovesse<br />

conservarlo molti anni ancora per l’esempio di tutti.<br />

Fin dalla prima volta che ho avuto la fortuna di conoscerlo l’ho amato fino alla<br />

venerazione. Ne ho suffragato e ne suffragherò ancora l’anima buona”.<br />

+ Giovanni Scotti Arcivescovo<br />

S. E. il Card. Mistrangelo, Arcivescovo di Firenze :<br />

“Seppi della morte di P. Piccardo e ho pregato per Lii e per l' Istituto. Indisposto per un<br />

attacco di artrite da un mese e mezzo, non potei farmi vivo allora; porgo ora condoglianze e<br />

faccio voti perché la Congregazione prosperi benedetta dal Cielo ...”<br />

Mons. Guido Conforti, Arcivescovo di Parma:<br />

“Tra i vari ricordi della mia vita resterà sempre quello di avere conosciuto personalmente<br />

ed avvicinato il santo sacerdote a cui chiesi consiglio piú di una volta intorno a cose delicate<br />

ed importanti che molto mi stavano a cuore, ammirando la saggezza e la pietà singolare<br />

dell'uomo di Dio. Prendo viva parte al lutto della Congregazione per l’incomparabile<br />

perdita”.<br />

S. Ecc. Mons. Romita.i, Vescovo di Boriano e Campobasso:<br />

“Ho appreso la dolorosa notizia da qualche giorno. L'lio pianto come un padre mio e gli<br />

ho celebrato subito una Messa. Non posso dimenticare il bene che mi ha voluto contro ogni<br />

mio merito e l'assistenza speciale che egli mi usò allorché, dopo il pellegrinaggio, io mi<br />

ammalai in cotesta venerabile Casa. Fin da quando ebbi l’onore e la fortuna di conoscerlo mi<br />

convinsi d'aver conosciuto un santo ... sia per loro valido protettore di lussú ... Benedica e<br />

prosperi la loro Congregazione che fa tanto bene al povero clero che in loro trova tanta.<br />

carità....”<br />

Mons. Luigi Marti<strong>nel</strong>li, Vicario generale di Subiaco:<br />

“ … in P. Piccardo io avevo trovato il vero padre ed amico...”<br />

Mons. A. Levame, Uditore della Nunziatura in Argentina:<br />

“L'anima eletta richiamata da Dio al premio della .vita eterna e che tante memorie di virtú<br />

e fecondità di santo esempio lascia a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di avvicinarlo,<br />

veglia ora amoroso dal cielo sull'opera di apostolato alla quale dedicò ogni momento della<br />

sua vita terrena ... Memore della bontà che il P. Piccardo e con lui i Figli di S. M. S. mi<br />

hanno tante volte dimostrato, l’ultimo forse a causa dello spazio e del tempo, a nessuno<br />

secondo <strong>nel</strong>la <strong>gratitudine</strong> e simpatia vengo a unirmi al consenso di preci e di affetto con tutto<br />

il mio cuore”.<br />

Mons. Carlo Maria De la Torre Vescovo di Rio Bamba (Ecuador) ex alunno dell' Istituto di<br />

Roma:<br />

“La Congregazione ha perduto il padre ... unisco anche io le mie alle lagrime dei Figli.<br />

Non dimenticherò l’amato defunto <strong>nel</strong>le mie orazioni”.<br />

L’Ill.mo Conte Lombardo Ernesto, legato da moltissimi anni da. cordialissima amicizia<br />

con il compianto Superiore, che voleva spesso con sé a ritemprarsi la salute <strong>nel</strong>la sua<br />

villeggiatura di Varallo Sesia e benefattore insigne dei Figli di Maria telegrafava:<br />

“Spiacentissimo che imprevisto e improrogabile impegno impediscemi trovarmi Genova<br />

per unirmi alla schiera degli ammiratori e beneficati <strong>nel</strong>l’accompagnare la salma del nostro<br />

santo che piangiamo invio ai suoi addolorati figli sincere condoglianze”.<br />

60


E l’Ill.mo Comm. Carla rettore del Collegio Nazionale che con tanto gentile animo lo<br />

aveva festeggiato <strong>nel</strong>la rievocazione degli ex allievi del Collegio stesso e <strong>nel</strong>l'occasione della<br />

festa del suo ottantesimo anno:<br />

“La famiglia del Collegio Nazionale si associa commossa all’unanime compianto per la<br />

morte del suo illustre allievo …”<br />

e mandando un’offerte per le onoranze funebri aggiungeva:<br />

“Con la piú fervida e piú devota adesione del Convitto Nazionale di Genova alle onoranze<br />

all’illustre suo alunno P. Antonio Piccardo di venerata memoria”.<br />

In memoriam<br />

Nel nostro numero speciale, omaggio filiale la Padre partito per la migliore vita, sono stati<br />

illustrati,.con la multiforme, intelligente e feconda opera sua tanti lati della sua personalità,<br />

tante caratteristiche sue e tante sue benemerenze … non tutte. Confidiamo che le varie lacune<br />

che vanno perdonate per la fretta che si imponeva e insieme per la tanta mole di lavoro e di<br />

bene da lui attuato saranno via via colmate dalle nostre “Risonanze” con il concorso di<br />

quanti vorranno prestarsi volenterosi, in.attesa che il materiale accumulato e riordinato possa<br />

preparare gli elementi per stenderne la vita. Un simile concorso noi speriamo e domandiamo.<br />

Intanto crediamo doveroso tessere, sia pure in brevi tratti il <strong>ricordo</strong> degli. ultimi suoi<br />

giorni, mentre già <strong>nel</strong> numero-omaggio si riportò la cronaca dei funerali di Roma e dei<br />

funerali di Genova e si accennò a quelli che si preparavano di trigesima.<br />

Per rivivere <strong>nel</strong>la sua prediletta Lugnano fra i piccoli aspiranti della Congregazione le ore<br />

piú belle dei primi anni dell'opera sua, per l'annuale festa di S. Francesco aveva con ardimento<br />

giovanile affrontato il viaggio; aveva passato là la settimana di metà settembre; tornato a<br />

Roma aveva avuto la compiacenza di ospitare S. Em. il Card. Maffi, compiacenza che parve<br />

ringiovanirlo.<br />

Ma il mattino del 24 settembre stesso, P. Minetti entrando <strong>nel</strong>la sua camera lo trovava<br />

bocconi a terra. Messo a letto fu trovato con forte febbre e in grande depressione intellettiva.<br />

Si apprestarono le piú urgenti cure e riceveva il S. Viatico.<br />

Fu telegrafata la notizia alle Case della Congregazione specie quando in giornata il male<br />

accennò ad aggravarsi e a Roma e in tutte le Case si fecero preghiere speciali.<br />

L' interessamento per la preziosa esistenza fu generale e il S. Padre inviò l'Apostolica<br />

benedizione. Molte personalità del clero e del laicato di Roma furono e reiteratamente, a<br />

visitarlo.<br />

Il male alle varie alternative gli lasciava saltuariamente qualche lucido intervallo, specie<br />

nei momenti di visite delle persone piú care.<br />

In uno di questi fortunati momenti il 26, con piena conoscenza poté confessarsi un'ultima<br />

volta e ricevere nuovamente con trasporto il S. Viatico, dopo il quale esclamò: “Sono tanto<br />

contento d'aver fatto la S. Comunione”. Il giorno dopo gli fu somministrata, rispondendo<br />

anche lui alle preghiere, l'Estrema Unzione.<br />

61


A Mons. Baranzini che gli diceva: “P. Piccardo, confidi <strong>nel</strong>l' Immacolata alla quale ha<br />

voluto tanto bene” rispondeva con voce alta e risoluta: “Sempre!” A P. Bruzzone che si<br />

accomiatava da lui ripeteva: “Lavorate, fate, fate, fate del bene”.<br />

Il giorno l approfittando di un momento di lucido intervallo il P. Profumo. S.J. professore<br />

del Pontificio Seminario di Anagni, uno dei primi alunni dai. Figli di Maria gli chiede una<br />

benedizione speciale e il Superiore con largo gesto lo benedice e in lui benedice tutta la<br />

falange dei suoi alunni e figli sparsi per ogni dove.<br />

Nella notte dal 2 al 3 entra in agonia. P. Minetti gli rinnova l'assoluzione, si recitano le<br />

ultime preghiere e alle ore 1.40 il Veneratissimo Superiore serenamente spira <strong>nel</strong> bacio del<br />

Signore. Ebbe le piú amorevoli e le piú filiali cure dalla Famiglia religiosa di Roma, dal<br />

nipote D. Antonio accorso alle prime notizie del male, dalle Piccole Suore della Sacra<br />

Famiglia e dal Dottore curante Comm. Cesare Riatti.<br />

Festa sociale<br />

É stabilita al Collegio di Rivarolo per il 21 aprile prossimo. Tale data era già stata<br />

suggerita <strong>nel</strong>la assemblea dell'Acquasanta e realmente è quella che può offrire la possibilità di<br />

trovarci <strong>nel</strong> maggior numero, sacerdoti e secolari. I sacerdoti non hanno obbligazioni festive, i<br />

secolari hanno tutti o quasi giornata libera per la commemorazione della natività di Roma.<br />

Attendiamo quindi un diluvio di aderenti non solo, ma di interventi ...<br />

La riunione dei soci, ed eventualmente anche di simpatizzanti, offrirà occasione di<br />

suffragare con una funzione religiosa tutti i nostri superiori, soci e compagni defunti e di<br />

commemorare in modo speciale il compianto Superiore generale.<br />

Si raccomanda quindi di intervenire in massa e di rimandare intanto con sollecitudine la<br />

unita cartolina compilata.<br />

ORARIO<br />

Ore 10,30 - S. Messa di suffragio per Superiori e compagni defunti.<br />

» 11 - Assemblea generale soci.<br />

» 12,30 - Pranzo Sociale (Quota Lire 12).<br />

» 16,30 - Commemorazione dell'amato e compianto Superiore Generale tenuta dal socio<br />

Prof. Giulio Marchi.<br />

Ai benefattori<br />

dei Figli di Maria<br />

Il nostro Rev.mo P. Antonio Minetti assumendo la carica di Vicario Generale, diramava ai<br />

benefattori la circolare che crediamo bene riprodurre anche per coloro degli ex-allievi a cui<br />

non fosse pervenuta.<br />

Ill..mo Signore,<br />

la S. V. avrà certo inteso della dolorosissima perdita del nostro venerando e amatissimo<br />

Superiore Generale, il P. Antonio Piccardo e ne avrà suffragata l'anima benedetta con quella<br />

generosità, con che fu a lui largo in vita di incoraggiamenti o di aiuti.<br />

A noi, che ha lasciati a continuare quaggiú l'opera sua, egli ha affidato morendo, il dolce<br />

incarico. di esprimere alla S. V. e a tutti quanti hanno beneficato l'opera sua il sentimento<br />

della piú profonda riconoscenza, sentimento che si è fatto certo piú vivo ora che egli si trova<br />

piú vicino a Dio; ed insieme la preghiera che la bontà, della S. V., per quell'amorevolezza che<br />

62


gli ha dimostrato in vita, voglia, anche lui morto, continuare verso dei suoi figli la medesima<br />

benevolenza. Fidando pertanto, come il nostro buon Padre Generale, <strong>nel</strong>la divina Provvidenza<br />

e confortati dal pensiero che la S. V. e tutti quanti ci furono fin qui generosi benefattori, non<br />

vorranno venirci meno <strong>nel</strong>l'avvenire, proseguiamo con rinnovata alacrità l'opera santa a cui<br />

egli i ha. dato vita ed impulso, promettendo fin d'ora da parte nostra e da parte dei nostri<br />

giovani fedele corrispondenza di <strong>gratitudine</strong> e di preghiere.<br />

A nome della Congregazione tutta, ossequiandola<br />

Roma 21 novembre 1925<br />

Il suo ritorno<br />

alla Casa Madre<br />

63<br />

Dev.mo Servo<br />

P. <strong>ANTONIO</strong> MINET'I'I, Vic. Gen.


Nella traslazione della salma<br />

del Padre Antonio Piccardo<br />

11 novembre 1937<br />

P. GIACOMO CHIESA<br />

Tip. G. Mascarello<br />

Via Colombo, 21 Genova<br />

Per il ritorno del Padre alla Casa che fu sua non poteva restar muto il labbro dei Figli;<br />

proruppe il saluto commosso e riverente salí dal cuore la preghiera.<br />

E <strong>nel</strong>l’ora a lungo sospirata, dal cuore di tutti fu un rampollare di dolci ricordi, un<br />

effondersi gaudioso di tenerezze, un ringagliardire di propositi: perché il Padre, benché muto,<br />

ammoniva ancora e confortava al lavoro.<br />

Tra i figli parlò uno per tutti, rievocando con gioia, sperando con fiducia, proponendo con<br />

sincerità grande.<br />

Queste brevi pagine vogliono essere l’eco delle voci di quel giorno auspicato, il <strong>ricordo</strong> di<br />

quell’ora intima, soave cosí come la godette il cuore.<br />

Dinanzi ad una tomba<br />

Non di lutto e di pianto è per noi questo giorno benché ci incontriamo dinanzi ad una<br />

tomba. A parte che noi ravvisiamo <strong>nel</strong>la tomba il principio di una vita novella che si perpetua<br />

in Dio e i nostri morti non sono estinti, ma, solo ad un cenno divino hanno cambiato dimora,<br />

vita mutatur, non tollitur, noi qui ci raccogliamo per un caro doveroso tributo d’amore<br />

riconoscente. C’intratteniamo a parlare d’un Padre la cui memoria è in noi tutti per la fede e<br />

per un affetto inestinguibile sempre viva e perenne. Compita secondo le dottrine e lo spirito<br />

della Chiesa la sacra ufficiatura, che non poteva non esser funebre, noi ora amiamo daccanto<br />

alla novella tomba parlare di vita: della sua vita, dell’opera sua che vive fresca e rigogliosa e<br />

ricca di tante promesse di sempre piú gagliarda vitalità. Noi oggi non andiamo dalla casa al<br />

cimitero, ma dal cimitero veniamo alla Casa.<br />

64


Ed egli torna “il Padre” torna in mezzo ai figli suoi in questa Casa sua che fu per oltre<br />

mezzo secolo il campo del suo nobile indefesso amoroso lavoro; in questa Casa ove non solo i<br />

cuori. degli antichi e dei nuovi figli parlano ancora e sempre di lui, ma le pareti stesse, le<br />

scuole, la chiesa, i mille ricordi cantano la sua memoria. Sí, perché se egli non è piú tra noi<br />

visibilmente per l’intervento di quel fatto che tutti chiamiamo la morte, egli è però sempre tra<br />

noi, con noi, per quel principio ricordato dai Libri Santi e ripetuto <strong>nel</strong>la sacra liturgia: in<br />

memoria aeterna erit justus, la memoria del giusto non muore; non solo, ma il suo <strong>ricordo</strong><br />

non è muto né semplicemente ammirativo, ma è accompagnato dalle incessanti benedizioni di<br />

cento, di mille beneficati, cujus memoria in benedictione est! L’affetto e la venerazione che ci<br />

legano al dilettissimo Padre hanno una loro ragione tutta superiore <strong>nel</strong>la carità che Dio stesso<br />

si compiace di accendere <strong>nel</strong>le anime, e che dà codest’affetto e a codesta venerazione<br />

carattere di perennità. Deo enim vivunt omnia, come scriveva San Girolamo, et quidquid<br />

revertitur ad Dominum, in familiae numero computatur.<br />

Non dunque commemorazione funebre la nostra e nemmeno sterile parata fatta di vuote<br />

cerimonie o di fatue finzioni ma tributo sincero e cordiale di omaggio riverente di filiale<br />

<strong>gratitudine</strong> a chi passò quaggiú e visse la sua lunga giornata amando, illuminando,<br />

compatendo e, ad imitazione del divino Maestro, facendo sempre e in svariate forme, del<br />

bene: pertransiit benefaciendo.<br />

Primi albori<br />

Sono circa settant’anni. Questa stessa casa che oggi ci aduna, benché allora in piú ristrette<br />

dimensioni, si apriva ad accogliere un piccolo drappello di giovani guidati da un uomo<br />

dall’aspetto amabile e dal tratto signorile. Era tradizione che tempo addietro una nobile<br />

famiglia del nostro patriziato attratta dalla amenità del sito in questa incantevole zona di<br />

Carignano, allora assai piú di oggi suggestiva ed attraente per una vergine bellezza di natura,<br />

l’avesse scelta a suo soggiorno per la villeggiatura. Le tracce di uno scudo marmoreo,<br />

scalpellato dall’insana furia dei napoleonici, ne ha tramandata la memoria. Era fama pure che<br />

qui, passata la casa ad altre mani, vi si dessero convegno in un tempo non troppo remoto certi<br />

signori che, sotto l’innocente parvenza di uno svago amicale, vi passassero spesso le serate<br />

dando concerti di chitarra e di mandole. Capo di quella banda di chitarristi, era Giuseppe<br />

Mazzini, il quale promovendo quegli incontri, andava qui come piú altrove, scaldando con la<br />

sua infuocata parola gli animi dei cospiratori.<br />

Ma passarono i signori e passarono i chitarristi cospiratori ... e per uno di quelli che noi<br />

volentieri chiameremmo scherzi della Provvidenza, la palazzina diveniva un asilo di pace, di<br />

studio e di preghiera. Guidatovi dallo spirito di Dio ne prendeva pieno e definitivo possesso<br />

quell’uomo dall’aspetto amabile cui accennavo dianzi, per allogarvi quel drappello di giovani<br />

che la Provvidenza affidava al suo cuore. Quell’uomo era il giovine sacerdote Antonio<br />

Piccardo e s’egli non si fregiava dello stemma nobiliare, recava però seco un bel patrimonio<br />

di beni elargiti da Dio alla sua famiglia e, meglio ancora che questo, recava un patrimonio<br />

incomparabilmente piú grande di ricchezze spirituali e morali. Un intelletto sagace addestrato<br />

ai buoni studi <strong>nel</strong> liceo, all’Università e <strong>nel</strong>la scuola di filosofia e di teologia; un animo retto e<br />

buono, tale da attirarsi un’irresistibile simpatia e una spontanea benevolenza da chiunque<br />

avesse a fare con lui; uno spirito equilibrato e un’assennatezza naturale che gli conferivano un<br />

che di venerabilità, un cuore sensibilissimo a tutto ciò che possa indicare sofferenza o disagio,<br />

segnatamente nei piccoli e nei poveri, un’anima sacerdotale ardente di zelo per fare a<br />

qualunque modo del bene e poi un grande fervido desiderio di lavorare per un compito<br />

altissimo per divina disposizione affidatogli dai suoi Superiori maggiori: favorire, svolgere,<br />

65


avvalorare la santa vocazione <strong>nel</strong>l’animo della gioventú specialmente povera, che man mano<br />

il Signore avrebbe affidato al suo cuore.<br />

Ecco i tesori, i requisiti e le disposizioni con le quali il giovine sacerdote che contava<br />

appena 24 anni si accinse all’opera sua.<br />

Quel drappello di giovani venuti con lui? Nemmeno essi possono fregiarsi del blasone<br />

nobiliare e diversamente dal Piccardo, non hanno quelle che a comune giudizio sono<br />

considerate ricchezze: sono, anzi, piuttosto sforniti di mezzi di fortuna. Recano però in cuore<br />

tanta tanta bontà e un gran desiderio di farsi sempre piú buoni ... perché Dio s’è fatto loro<br />

sentire <strong>nel</strong>l’intimo e ha fatto loro comprendere ch’Egli li vuole suoi, tutti suoi <strong>nel</strong> servizio<br />

dell’Altare, ove, solo, si accumulano, si godono e si dispensano i tesori del cielo e avendo<br />

Iddio messo sui loro passi quel caro sacerdote, oh quanta speranza sentono fervere nei loro<br />

cuori giovanili! Oh essi saranno un giorno Sacerdoti ... !<br />

Il caro il dolce ideale arride radioso allo sguardo e la speranza canta gioiosa il suo inno nei<br />

cuori, lo studio e il lavoro sono una gioia, la preghiera è un balsamo che conforta ogni ora piú,<br />

e la gaia e bella giovinezza procede d’incanto.<br />

Ma quando e come venne il Piccardo a questa Casa? Legittima domanda che merita una<br />

risposta, e ci porta spontaneamente <strong>nel</strong> campo di quella che è omai storia, e, sia detto senza<br />

superbia, gloriosa storia della Chiesa genovese, proprio al centro del secolo XIX.<br />

Gli emissari del male<br />

Eccoci dunque alla metà del secolo passato e per un complesso e un groviglio di cause che<br />

qui dobbiamo necessariamente, per quanto rapidamente accennare, in Italia, un po’<br />

dappertutto, ed in Liguria, ove è passato nefasto non è molto anche il colera, è una<br />

desolazione <strong>nel</strong> campo religioso e <strong>nel</strong> campo delle idee. Se le scintille rivoluzionarie<br />

disseminate per tutta l’Italia dal giacobinismo francese sono state dal dispotismo napoleonico<br />

e dalla restaurazione della Santa alleanza represse e soffocate, non sono però spente; cova<br />

sotto la cenere il fuoco, che s’incaricano di mantenerlo vivo <strong>nel</strong>l’ombra, le società segrete.<br />

Sotto colore di voler fare l’Italia una, libera e indipendente dall’Austria e retta a forme<br />

repubblicane, si cospira a rovesciare gli antichi governi, dipingendoli come odiosi e tirannici e<br />

si cerca intanto di menomare l’influenza della Chiesa, combattendola come centro e scuola di<br />

superstizione, nemica di progresso e di libertà, sostegno dell’odiata tirannide.<br />

Gli strascichi poi e le ripercussioni delle successive guerre del ’48, del ’59, del ’66, i vari<br />

intermittenti sommovimenti politici, le ingannevoli e perniciose teorie del Gioberti, i facili<br />

entusiasmi suscitati dal Mazzini e piú che tutto, la guerra, dove piú guardinga, dove piú<br />

sfacciata, della massoneria contro il clero e tutto quanto sa di religioso, hanno creato<br />

un’atmosfera di diffidenza intorno al Sacerdote e s’è venuto determinando tale uno stato di<br />

cose da produrre un disorientamento degli spiriti. Sono i giorni dell’apoteosi del “Primato<br />

civile e morale degli italiani”, dei “Prolegomeni”, del “Gesuita moderno” e dell’apostata<br />

settario loro autore, incensato come un nume. Che guazzabuglio di idee! Che fermento di<br />

passioni! Che ferocia di propositi! È la congiura armata del sofisma, del liberalismo, della<br />

calunnia e della violenza contro Roma papale. Sono i giorni in cui la Carboneria mette in<br />

giuoco le sue arti e la Giovine Italia le sue congiure; è l’ora dell’infausta disfatta di Novara; è<br />

l’ora dell’assassinio di Pellegrino Rossi primo ministro di Pio IX; è l’ora della forzata fuga del<br />

Papa da Roma e del suo rifugio a Gaeta. In Genova nostra è l’ora della cacciata dei Gesuiti a<br />

furia di popolo da Sant’Ambrogio, l’ora di Don Sturla cercato a morte insieme con il Priore<br />

Frassinetti e tutti i Gesuiti e gesuitanti.<br />

Quadro fosco invero e avvenimenti tutt’altro che consolanti! Ma, mettendo al bando ogni<br />

considerazione che non si addica qui al mio compito e restringendoci alla constatazione degli<br />

eventi <strong>nel</strong> puro campo religioso, troviamo che dappertutto in Italia sono divenute rarissime le<br />

66


vocazioni sacerdotali. Fenomeno questo quanto mai impressionante, i1 quale se può sfuggire<br />

allo sguardo di spiriti superficiali o noncuranti, non può certo sfuggire a chi sentendosi figlio<br />

devoto della Chiesa, non solo condivide i dolori della Madre, ma cerca di recare il piú fervido<br />

contributo per sollevarla; si cruccia per il danno immenso che ne viene alle anime. Non<br />

mancano certo i buoni che si rammaricano d’un tale stato di cose; e non mancano nemmeno i<br />

soliti sterili piagnoni che senza muovere un dito, vanno deplorando: “Che tempi, mio Dio!<br />

Che tempi!”<br />

Ma a Genova se si era verificata, segnatamente <strong>nel</strong> periodo del massimo furore<br />

giobertiano, qualche defezione e s’era giunti a tale infatuazione a tale ubriacatura da sedurre<br />

persino alcuni professori e prefetti del Seminario, grazie a Dioci furono i forti di caratteri, le<br />

tempre adamantine di ecclesiastici nutriti di sana e profonda dottrina, illibati come <strong>nel</strong>la fede<br />

cosí <strong>nel</strong>la vita sacerdotale.<br />

Gli uomini di Dio<br />

Questa è storia della Chiesa genovese e ne sono attori una pleiade di Sacerdoti e di<br />

Vescovi, veri spiriti magni, il cui <strong>ricordo</strong> ci esalta e ci commuove. Si tratta di uomini insigni,<br />

eccellenti letterati, esimi cultori di studi biblici e profani, maestri appassionati, apostoli<br />

instancabili, geni poliedrici. E pensare che proprio contro questi eminenti personaggi, su<br />

queste perle luminose del Clero genovese <strong>nel</strong> parossismo delle politiche passioni si volle<br />

gettare a piene mani il fango!<br />

Il Ministro della Provvidenza<br />

Ma voi mi permetterete, miei buoni fratelli ed amici, di completarvi il quadro poiché<br />

manca in esso una figura di prim’ordine il Priore di S. Sabina Giuseppe Frassinetti; quel<br />

sacerdote che Pio IX additava come “vir spectatae virtutis et doctrinae”. Egli con quello<br />

spirito vigilante ed alacre che lo spinge a svariatissime opere di zelo, osserva con intima pena<br />

il persistente diradarsi delle file del clero e senza perdersi in vane querimonie sui tempi,<br />

detestando quel cullarsi in una comoda e inoperosa fiducia che egli chiama “ascetismo<br />

dell’infingardaggine”, pensa e scrive: “Inutilmente noi staremo a piangere sulla frase -che<br />

tempi, che tempi!- se non porteremo il nostro valido contributo alla restaurazione, agire<br />

bisogna; i tempi, del resto, li facciamo un po’ noi”. A convincere e a muovere i neghittosi, ad<br />

incitare i buoni al soccorso, riporta un dato statistico. Nel decennio che corre dal 1856 al 1865<br />

<strong>nel</strong>l’Archidiocesi di Genova risulta essere stati i sacerdoti morti 247 e gli ordinati appena 85,<br />

una media di 9 ordinati e di 25 morti per anno.<br />

Ed eccolo pronto all’opera. La grande idea che gli è rampollata dal suo cuore di Sacerdote<br />

è certamente una ispirazione del cielo: la Madonna che è la sua consigliera e la sua sicura<br />

tutela lo aiuterà.<br />

Per venire al pratico, già fin dal 1861 l’instancabile e industrioso Priore che ha già dato alle<br />

stampe tante opere di varia mole, di varia indole, tutte tendenti a provvedere alle esigenze<br />

delle varie categorie di fedeli e ad aiutar il Clero ha pubblicato il suo manuale del Parroco<br />

novello e un poderoso trattato di morale, ha pensato anche ad istituire una Pia Unione dei<br />

“Figli di Maria” o Religiosi al secolo. Prepara per essi un sapiente Regolamento. Vi è una<br />

gerarchia costituita, vi sono i Novizi e i Professi e sono stabilite le adunanze. Il programma è<br />

semplice e preciso: risoluzione di farsi santi, proposito di castità perfetta, zelo per la salvezza<br />

delle anime. Essi non avranno una veste che li contraddistingua ma vivendo in mezzo al<br />

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mondo <strong>nel</strong>l’esercizio dei loro mestieri o professioni, dovranno attendere alla pratica delle<br />

virtú proprie della vita religiosa.<br />

Promettente aurora<br />

Ed eccoci a un primo episodio. Il 16 novembre 1861 si dà principio al pio Sodalizio<br />

all’altare dell’Immacolata Concezione <strong>nel</strong>la Chiesa di S. Sabina. Il Priore impone la medaglia<br />

di aspiranti ad alcuni giovani, è fra essi quel Pietro Olivari che tanto viva parte dovrà poi<br />

avere <strong>nel</strong>lo svolgimento delle cose dell’Istituto. Passano due anni e dinanzi alla stessa<br />

immagine i giovani sono ammessi tutti alla Professione. Cantano il Veni Creator, il Tota<br />

pulcra e l’Ave maris stella, il Priore chiama ad uno ad uno quei cari giovani, ai quali raggianti<br />

di contentezza, presenta un giglio che essi prendono e depongono sull’Altare di Maria. Indi<br />

leggono la formula della loro Professione. Sono presenti alla bella cerimonia il prof. Don<br />

Marco Oliva che tiene ai nuovi Professi un discorso di felicitazione e di esortazione e Don<br />

Luigi Sturla che viene eletto Superiore.<br />

Minutaglie, forse queste, lontane dal tema del nostro discorso? Tutt’altro, miei buoni<br />

amici! Elementi necessari ad illustrare quella che sarà poi l’opera del P. Piccardo.<br />

Veniamo a un secondo episodio. Siamo al 1866, al 19 gennaio, la seconda domenica dopo<br />

l’Epifania: giorno solenne per i genovesi, poiché è sacro alle glorie di N. Signora della<br />

Provvidenza. Tre giovani salgono di buon mattino al Santuario della Madonnetta per le loro<br />

devozioni. Sono tre “Figli di Maria” che dopo avere implorata la benedizione della Madre<br />

Celeste, si raccolgono da quel giorno a fare vita comune in alcune stanzette attigue alla<br />

canonica di S. Sabina. Pietro Olivari è a capo della piccola comunità e il Frassinetti non ha<br />

che a rallegrarsi <strong>nel</strong> visitare e vigilare quel piccolo cenacolo ove alla scuola dell’Olivari<br />

riscontra cosí bene trasfuso il suo spirito. Ma ecco un bell’incontro che sotto l’apparenza del<br />

fortuito, si vedrà poi che è una disposizione del Cielo. Un ragazzetto, certo Nicolò Ferretti,<br />

che frequenta la sacristia di S. Sabina, esprime un giorno il desiderio di volersi far prete. Il<br />

suo portamento modesto e la sua assiduità alla Chiesa sembrano dare buon affidamento ma<br />

egli è poverissimo. Come fare? La carità è pronta e generosa: l’Olivari, o sia un moto del suo<br />

buon cuore o sia una ispirazione dall’alto, dice senz’altro: “Lo prenderemo noi e lo<br />

manterremo con i nostri risparmi”. Il Frassinetti approva e ringrazia il Signore. Il nuovo<br />

venuto, egli pensa, ed altri che venissero, potranno allogarsi presso questi “Figli di Maria”<br />

come fratelli minori; i maggiori potranno assisterli, essi saranno in grado di, applicarsi agli<br />

studi e incamminarsi alla carriera ecclesiastica. Per tal modo, egli dice in tono di dolce<br />

presagio, si avvierà un’opera che benedetta da Dio darà felicissimi risultati per l bene della<br />

Chiesa. Detto fatto, il ragazzo è accolto con gioia: è il primo alunno della Pia Casa dei Figli di<br />

Maria! A lui ne segue ben tosto un secondo, poi un terzo e si arriva a sei. Il Frassinetti, felice<br />

insieme e trepidante, eccolo aggirarsi <strong>nel</strong> suo minuscolo Seminario, con quello sguardo<br />

sagace che legge in fondo ai cuori, con quella bontà che incoraggia, con quella prudenza che<br />

guida e rassicura. Oh se avesse tempo di allargare e consolidare l’opera sua! Che dolce che<br />

caro sogno al suo cuore di apostolo! Quante speranze vede sorridergli allo spirito e quali<br />

propositi di nuovo e piú vasto lavoro per l’avvenire! Intanto la famigliola aumenta, occorre<br />

pensare ad un asilo piú conveniente. L’Olivari, di concerto con il Frassinetti, dopo una breve<br />

sosta presso l’Istituto degli Artigia<strong>nel</strong>li, appena aperto da quell’uomo di Dio che è Don<br />

Montebruno, trasporta le tende in Via Lata, ove il pio Fondatore si reca in determinati giorni a<br />

portare la sua parola ed il profumo delle sue virtú a quei giovinetti, a esortarli all’amore di<br />

Gesú in Sacramento, a spronarli alla bella pratica della Comunione quotidiana, a incitarli<br />

sempre piú alla devozione alla Madonna.<br />

68


A chi domanda al Frassinetti notizie dei suoi “Figli di Maria”, egli risponde: “Sono<br />

contento, si regolano bene ma bisogna vigilare attentamente che il diavolo non ci metta la<br />

coda”. Ma se la coda del diavolo non può entrare tra i “Figli di, Maria”, ecco giungere però<br />

inattesa e inesorabile la morte, che spezza l’esistenza del santo Priore.<br />

Ora triste<br />

Quale schianto per la piccola famiglia dei Figli di Maria! Al dolore ineffabile dei Figli<br />

s’aggiunge la desolante prospettiva di vedere in un istante crollare dalle basi la nascente<br />

Istituzione. A mitigare il cordoglio, a risollevare le speranze, ecco per il momento l’intervento<br />

cordiale di due egregi Sacerdoti che l’opera del pio Priore hanno seguito con tanta simpatia e<br />

con amore di fratelli: il Magnasco e l’Alimonda. Vi si aggiunge, naturalmente, il figlio<br />

maggiore Pietro Olivari e un piissimo Chierico, il suddiacono Giambattista Semino. Ma ad<br />

impedire che illanguidisca e muoia uno che ha fame, non basta porgergli un pezzo di pane o<br />

dargli magari un buon pranzo una volta; come un’accurata meditazione o un magnifico<br />

discorso non bastano a salvare, ad assicurare e svolgere una vocazione.<br />

Il sorriso del Cielo<br />

La Provvidenza interviene visibilmente. Non vi è in Seminario quel bravo Diacono che con<br />

tanta buona maniera ed altrettanto senno dirige la camerata dei piccoli? Quegli, pensa<br />

l’Alimonda, può essere la nuova guida e il sostegno della piccola famiglia mariana. È buono,<br />

è pio, è saggio, ricco e generoso e mostra un gran desiderio di lavorare, particolarmente in<br />

mezzo alla gioventú. Chi migliore di lui si potrebbe desiderare? E ne fa senz’altro proposta<br />

all’Arcivescovo Charvaz, che volentieri approva e benedice. Sicché ciò che il Semino<br />

accortamente aveva già per conto suo proposto al Priore, che se n’era grandemente rallegrato,<br />

cioè che il Piccardo appena prete potesse essere chiamato a dirigere la piccola Comunità,<br />

avviene ora per l’intervento dell’Autorità Superiore. Ecco il primo a<strong>nel</strong>lo di quella catena<br />

d’oro che idealmente e moralmente congiunge e fonde l’opera del Frassinetti con quella del<br />

Piccardo.<br />

Riassumendo: il 16 novembre 1861 il Frassinetti istituisce in S. Sabina il sodalizio dei<br />

Religiosi al secolo, il 19 gennaio 1866 fonda l’opera dei “Figli di Maria”, il 2 gennaio 1868<br />

muore. Il 6 giugno dello stesso anno il Piccardo è ordinato Sacerdote e al successivo luglio<br />

assume il governo del nuovo Istituto. Da questo punto la vita di Don Piccardo si<br />

immedesimerà con quella dell’Opera dei “Figli di Maria”, vita di generosa e intera dedizione<br />

al bene: Direttore della Pia Casa per 44 anni, cioè fino al 1902; indi Superiore Generale della<br />

Congregazione fino alla sua morte, 3 novembre 1925.<br />

L’erta luminosa<br />

Chiuso il primo periodo dell’opera ideata, fondata e incamminata dal Frassinetti, un altro<br />

se ne schiude <strong>nel</strong> quale il compito del novello Direttore non è come ognuno comprende né<br />

facile né leggero.<br />

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Il colore del tempo fuori e d’intorno non è mutato, tutt’altro! Ne sono prova i feroci<br />

armeggi della setta tenebrosa, la quale, se dappertutto in Italia è in movimento e tiene deste le<br />

idee anticlericali, anche a Genova non dorme e porta in Roma ai tristissimi avvenimenti del<br />

settembre 1870. Don Piccardo soffre e si rammarica per gli affronti recati al Papa e alla<br />

Chiesa. Don Piccardo è uomo di fede, guarda fidente in alto: la pace e la tranquillità<br />

torneranno a poco a poco negli animi e spunteranno giorni migliori. Dai dolorosi avvenimenti<br />

egli trae anzi una ragione di maggiore incitamento alla sua nobile impresa.<br />

Egli vede sempre meglio come l’opera piú urgente <strong>nel</strong>l’ora che volge è per l’appunto<br />

quella di fomentare, di favorire, di fortificare le vocazioni nei giovinetti; informarli alla vera<br />

vita dello spirito e preparare un nuovo Clero che educato ai grandi principi della sana dottrina<br />

e della devozione alla Chiesa, si accenda di zelo e s’infiammi di ardore di fecondo apostolato.<br />

Questo il compito che il Piccardo comprende essergli assegnato dalla Provvidenza e <strong>nel</strong>lo<br />

slancio del suo nobile cuore, <strong>nel</strong>la freschezza delle sue energie, con la genialità d’un metodo<br />

personale tutto suo, eccolo sul campo del suo lavoro.<br />

L’ambiente ove egli si aggira con i suoi giovanetti già lo conosciamo: è la palazzina di<br />

Carignano. Essa per l’affluire dei candidati ha bisogno una, due e piú volte, d’essere adattata e<br />

ingrandita. Sono ormai oltre 40 gli alunni e proprio in questa Casa giungeranno un giorno a<br />

toccare il centinaio. Nessuna meraviglia pertanto, se lo sviluppo dell’Opera, che ha del<br />

prodigioso, ravviva le speranze del nuovo Arcivescovo Magnasco, il quale segue con paterna<br />

benevolenza il crescere di quella Casa provvidenziale; non s’accontenta di rallegramenti con<br />

il bravo Direttore ma incita i benefattori ad aiutarla, scrive in proposito una nota di calda<br />

raccomandazione e fa costruire a sue spese un’ala intera della casa.<br />

Che si fa dunque in questi belli anni <strong>nel</strong>la Casa dei “Figli di Maria”? Ecco: i giovani<br />

entrandovi hanno subito compreso il programma: studiare, pregare e stare allegri: Servite<br />

Domino in laetitia: è lo spirito del Regolamento che guida ed informa tutta la comunità. Sono<br />

fiorenti in Casa tre devozioni, tre forze vive dalle quali quei cari figlioli si sentono presi e<br />

innamorati: la devozione alla SS. Eucaristia, la devozione alla Madonna Immacolata e un<br />

grande amore al Papa. Quanta luce, quanta forza scende ai loro giovani cuori dinanzi a quel<br />

grazioso Altare della linda Cappella, sotto il guardo materno e la benedizione della Madonna<br />

sorridente dall’alto della sua nicchia!<br />

I frutti del mistico giardino, maturati in un clima cosí caldo e felice non tardano a venire.<br />

Nel dicembre del 1875 salgono l'Altare i primi 4 novelli Sacerdoti; altri ne seguono ormai<br />

ogni anno, segno che il terreno è ben coltivato, che il giardino è ben custodito e il solerte<br />

giardiniere oltre ad avere buon occhio e spirito vigile, ha saputo anche provvedersi di buone<br />

braccia d’aiuto. Alcuni alunni, infatti, arrivati al Sacerdozio, restano con il beneplacito<br />

dell’Arcivescovo accanto al Direttore a dividere con lui le fatiche dell’educazione e<br />

dell’istruzione dei fratelli minori. In tal modo <strong>nel</strong> 1887 la Casa può rallegrarsi d’un Corso<br />

letterario completo e tre dei suoi Sacerdoti sono laureati in Lettere alla Regia Università di<br />

Genova. Per lo studio della filosofia e della teologia i giovani frequentano regolarmente come<br />

esterni le scuole del Seminario.<br />

Poesia e vita<br />

Qui s’io posso un momento solo cedere all’onda dei ricordi che mi tumultua <strong>nel</strong>l’animo e<br />

m’incalza e mi commuove (giacché noi allora adolescenti eravamo parte viva <strong>nel</strong>le varie feste<br />

della Casa) devo almeno accennare come in quell’epoca che saremmo quasi tentati di<br />

chiamare la nostra età dell’oro, “i “Figli di Maria” sogliono ogni anno in occasione delle<br />

premiazioni scolastiche o in altre solenni ricorrenze preparare dei simpatici trattenimenti e<br />

accademie letterarie e musicali alle quali volentieri si degna intervenire l’Arcivescovo,<br />

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circondato dai maggiorenti del Clero, dai benefattori dell’Istituto e da amici e aderenti della<br />

Casa. E, particolare non trascurabile, in codeste Accademie i componimenti poetici, vari di<br />

tono e di lingue, con frutto dell’ingegno degli alunni stessi, che lavorano sotto la guida<br />

sapiente del modesto ma valentissimo direttore degli studi, il professore Don Carlo Olivari.<br />

Or tutto questo che potrebbe forse sembrare un autopanegirico ed uno sforzo di vana<br />

compiacenza, vuol essere invece una dimostrazione dei criteri educativi seguiti da Don<br />

Piccardo con i suoi giovani. Ad essi se inculca la pietà e la devozione, sa pur suscitare nei loro<br />

animi, quel sentimento del bello e dell’arte che, mentre innalza lo spirito ad alte e nobili<br />

concezioni <strong>nel</strong>la vita, serve mirabilmente a completare ed abbellire quella cultura di cui è<br />

desiderabile sia adorno un Sacerdote. A proposito di cultura, egli la vuole non solo varia e<br />

completa, ma tutta improntata allo spirito della Chiesa, e rigorosamente ossequente alle<br />

prescrizioni di Roma. La Casa ha quindi le sue scuole regolari di liturgia, di sacre cerimonie,<br />

di canto gregoriano e di musica sacra: scienze tutte <strong>nel</strong>le quali non pochi degli alunni riescono<br />

eccellenti e ne divengono apprezzati cultori e maestri. Chi di noi piú anziani non ricorda con<br />

affetto e riconoscenza i cari nomi di Don Gaggero, di Don Minetti e di Don Mantero?<br />

Pedagogia sapiente<br />

Ma una cosa ancora non abbiamo detto, che è la ragione dei lusinghieri e benefici risultati<br />

susseguiti all’operato di Don Piccardo. Occorre anzitutto rilevare quel concetto cosí alto e<br />

preciso ch’egli ha del Sacerdote, concetto che gli è sempre presente e da cui trae ispirazione e<br />

forza per il suo difficile e delicato lavoro.<br />

Crescit eundo<br />

Don Piccardo dunque allietato dai consolanti risultati di cui s’è parlato e incamminata<br />

ormai su buona e sicura via la Casa di Genova, <strong>nel</strong> 1887 apre un nuovo Collegio in Pra. Ivi si<br />

accoglieranno i piccoli fanciulli per avervi una cristiana educazione e un avviamento agli<br />

studi; se qualcuno mostrerà di sentire la vocazione al Sacerdozio, passerà alla Casa di<br />

Genova. In meno di cinque anni, il Collegio S. Giuseppe arriva ad accogliere una settantina di<br />

alunni.<br />

Lo zelo industrioso del bravo lavoratore non può fermarsi lí. Egli ha in mente un suo<br />

disegno da svolgere. Perché non pensare anche a quelle famiglie di civile condizione che<br />

volendo incamminare i loro figli alla vita commerciale o alla carriera di professionisti<br />

vogliono prepararveli oltre che con un conveniente corredo di scienza, sopra tutto nutriti dei<br />

saldi principi della morale cristiana? Ed apre a tal fine a Rivarolo (1892) il bel Collegio Sacra<br />

Famiglia in cui l’affluire a folte schiere gli alunni e il lavoro intenso degli studi che hanno poi<br />

una onorifica sanzione ai pubblici esami dello Stato, dimostrano come il Piccardo sia stato<br />

indovino <strong>nel</strong>la provvida istituzione. Sono ormai centinaia gli alunni medici, avvocati,<br />

ingegneri, ragionieri, professori e sacerdoti usciti da quel Collegio che oggi essi rammentano<br />

con nostalgico e riconoscente <strong>ricordo</strong>. Non sorprende quindi nessuno in Genova, anzi il fatto è<br />

notato con deferente simpatia, quando si viene a conoscere che il nuovo Arcivescovo<br />

Monsignor Tommaso Reggio dovendo provvedere alla direzione del Seminario, con<br />

quell’accorgimento che gli è proprio, vi chiama per l’appunto Don Piccardo.<br />

Don Piccardo è l’uomo dal fine intuito, pensa l’Arcivescovo, ha ormai una larga<br />

esperienza, segue un suo metodo educativo che attira ed apre i cuori e i giovani leviti sa<br />

temprare a virtú virili e sacerdotali il cui riflesso si ammira nei sacerdoti usciti dai “Figli di<br />

71


Maria” e sono ormai in trecento e piú sparsi <strong>nel</strong>l’Archidiocesi. Ben venga dunque ed effonda<br />

il suo spirito e il suo zelo <strong>nel</strong> Seminario grande e <strong>nel</strong> Piccolo Seminario del Chiappeto.<br />

Altri forse al posto del Piccardo si sarebbe trovato sgomento <strong>nel</strong> sentirsi cadere sulle spalle<br />

un tanto peso. Ma egli, lo abbiamo già visto, è l’uomo della fede e <strong>nel</strong>l’arduo cimento tutta la<br />

sua fiducia ripone in Dio e <strong>nel</strong>l’Immacolata; alacre e fidente si accinge alla sua missione.<br />

Il suo apparire in Seminario dà tosto a tutti, grandi e piccoli, l’impressione di un’ondata<br />

carezzevole improvvisa di freschezza e di gioia; sentono che è arrivato il padre! Ne godono e<br />

ne parlano e fanno a gara per avvicinarlo, per gustare la dolcezza d’una sua parola.<br />

Primo suo pensiero è quello di procurare al Seminario uno stabile Direttore Spirituale e<br />

chiama a quell’ufficio una perla di Religioso, il P. Luigi Persoglio, che ancora oggi è<br />

ricordato in venerazione. Per tutti e per ciascuno il nuovo Rettore ha uno sguardo vigilante<br />

che li segue e una parola che li conforta. Molti oggi lo sentono ancora e solo essi potrebbero<br />

dire quanto valse a confermarli <strong>nel</strong>la vocazione un solo abboccamento con lui, una sola frase,<br />

un cenno solo, un sorriso...<br />

Ma il Seminario è, naturalmente, un centro di studi e degli studi il Piccardo si interessa con<br />

larghezza di vedute. Riordina con sistemi moderni la ricca biblioteca, la rende con prudente<br />

oculatezza accessibile agli studenti seminaristi ed incoraggia e favorisce per i bisogni delle<br />

scuole, non solo del Seminario, ma anche degli Istituti cattolici, l’accesso alle Scuole<br />

Universitarie di quegli alunni che egli stima piú capaci. È gran merito suo se ad animare la<br />

pietà cristiana <strong>nel</strong>lo spirito della liturgia e del canto sacro, sorge in Seminario la cattedra di<br />

canto gregoriano; iniziandosi cosí quel largo sviluppo di tali importanti discipline in diocesi e<br />

<strong>nel</strong>le parrocchie, per l’applicazione del “Motu proprio” di Papa Pio X. Questo spiega come<br />

Genova allora fu tra le diocesi d’Italia delle piú attive in questo campo e fu all’avanguardia<br />

per l’attuazione del programma voluto dal Papa. Per il miglior decoro poi delle funzioni <strong>nel</strong><br />

Seminario egli provvede alla Cappella un buon organo, chiamandovi a collaudarlo il già<br />

celebre Maestro Perosi.<br />

Passano cosí sette anni di feconda attività, finché suona l’ora del suo ritorno alla casa di<br />

Carignano. La ragione di un’ulteriore permanenza al Seminario sembra cessata: la<br />

Provvidenza gli apre la via ad un apostolato anche piú vasto e duraturo.<br />

Ed eccoci sulla via di Roma.<br />

Verso Roma<br />

Il disegno già vagheggiato e studiato dal Piccardo e dai suoi figli maggiori di dar carattere<br />

canonico all’Opera dei “Figli di Maria” sta per avere la sua felice attuazione.<br />

Il Frassinetti <strong>nel</strong> solco da lui aperto <strong>nel</strong> campo della Chiesa aveva lanciato il seme, aveva<br />

gettati i fondamenti spirituali, creata l’anima della nuova Istituzione, tocca ora al Piccardo, il<br />

savio esecutore dei disegni del santo Priore, adattarle un corpo conveniente. L’Opera sarà<br />

stabilmente costituita, assumendo, per decisione di Roma, forma definitiva. E che<br />

codest’Opera porti manifestamente il sigillo divino lo dimostrano luminosamente le<br />

circostanze in cui sorge: la rapidità con cui ottiene il riconoscimento canonico, la singolare<br />

benevolenza di cui la circondano il santo Pontefice Pio X e i suoi successori, i frutti di<br />

benedizione che va producendo.<br />

L’avrebbe mai pensato il Piccardo là in quel lontano 1868, quando, appena ordinato<br />

Sacerdote, si reca festante a Roma <strong>nel</strong>l’acceso desiderio di prostrarsi, ai piedi del Pontefice<br />

Pio IX e implorare la sua benedizione, l’avrebbe mai immaginato che un giorno, nei suoi anni<br />

maturi, proprio dal Pontefice, successore di Pio IX, avrebbe avuta un’altra benedizione per<br />

un’opera che proprio in Roma il Papa gli avrebbe affidato?<br />

Graziosi scherzi della Provvidenza!<br />

72


E qui bisogna ricordarli.<br />

Il Piccardo è dunque in Roma per trattare le pratiche relative alla costituzione della nuova<br />

Congregazione. Una chiamata improvvisa del Cardinale Pietro Respighi Vicario Generale di<br />

Sua Santità porta a questo dialogo:<br />

“Ho sentito che voi avete aperto diversi Collegi a Genova, ora bisogna ne apriate uno qui<br />

a Roma. Il Santo Padre Leone XIII vuole e lo desidera già da tempo che si apra un Collegio<br />

per i Chierici e Sacerdoti studenti che vengono a Roma dalle province e abitano in case<br />

private, affinché siano aiutati <strong>nel</strong>la loro vocazione e sia ovviato a tanti inconvenienti”.<br />

“Come posso assumere quest’impresa?”<br />

“Voi siete l’uomo della Provvidenza e dovete voi assumervi quest’impresa; parlatene con i<br />

vostri Sacerdoti della Casa di Genova e poi mi darete risposta. All’Arcivescovo direte che il<br />

Cardinale Vicario vi ha pregato di aprire una casa a Roma e non potrà avere nessuna<br />

difficoltà”.<br />

“Io, veramente, ero venuto a Roma per avere le norme onde fondare la Congregazione...”<br />

“Si farà anche questa ma prima occorre che apriate il Collegio, poi si penserà alla<br />

Congregazione”.<br />

Che fare? Obbedire e far presto poiché l’anno scolastico è alle porte. Il Collegio voluto dal<br />

Papa è aperto; provvisoriamente ai Cento Preti sul Lungo Tevere Vallati, poi alla grande casa<br />

di via del Mascherone, antico palazzo dei Cavalieri Teutonici.<br />

Ma si fa presto a dire: “Aprite un Collegio!” Solo per chi è un po’ addentro alla partita può<br />

comprendere qualche cosa di quel complesso di esigenze che ne nascono. Don Piccardo però<br />

è uomo navigato e riesce presto e bene. Papa Leone XIII gli aveva detto in un’udienza<br />

susseguita all’abboccamento con il Cardinale Vicario: “Con l’aiuto della Madonna<br />

Immacolata voi farete il miracolo!” E il miracolo ci fu. Ma quanto laborioso per lo strumento<br />

che doveva compierlo!<br />

Testimoni e attori di quello che il Papa scherzosamente aveva chiamato “miracolo” furono<br />

lo stesso Cardinale Vicario e quel Monsignor Faberi, Segretario del Vicariato, che fu di<br />

grande aiuto <strong>nel</strong>l’apertura e nei primordi del Collegio; la cui opera intelligente solerte e<br />

tenace, se poté non garbare a qualche spirito riottoso o a qualche pusillanime, riuscí però di un<br />

incalcolabile beneficio per la disciplina specialmente del giovane Clero convergente in Roma.<br />

Il sigillo divino<br />

Mentre si svolgono le cose che qui narriamo, viene a morire il Pontefice Leone XIII, 20<br />

luglio 1903 e il 4 agosto è eletto Papa Pio X. A lui non è nuovo il Piccardo ne l’Opera sua,<br />

avendolo egli conosciuto in Genova mentre egli era Vescovo di Mantova. L’assunzione di Pio<br />

X al Pontificato è per l’Opera dei “Figli di Maria” una vera benedizione. Pio X avuto a sé piú<br />

volte il Piccardo e, informatosi minutamente di quello che ha fatto l’Istituto in Genova e<br />

altrove e dicendosi già informato dal suo Cardinale Vicario del bene che si va facendo in<br />

Roma: “voi, gli dice, avete già lavorato assai ed eravate già Religiosi senza averne la forma!<br />

Potete dunque sperar bene”.<br />

Con Rescritto Pontificio in data 21 maggio 1904 viene notificato il riconoscimento<br />

canonico della Congregazione dei “Figli di S. M. Immacolata”: e, consolante sorpresa, con lo<br />

stesso Rescritto è concesso alla Congregazione il Decretum laudis. Piú: il Papa a dimostrare la<br />

sua augusta benevolenza vuole che il Cardinale Vicario pro tempore sia Protettore e<br />

dell’Istituto di Roma e della Congregazione.<br />

Avanti dunque in nomine Domini!<br />

Vengono i Chierici e accorrono i giovani Sacerdoti, inviati dai Vescovi di varie Diocesi<br />

d’Italia ed anche dell’Estero e il Cardinale Vicario segue con vivo e affettuoso interessamento<br />

73


lo svolgersi dell’Istituto, il Papa riceve ogni anno i collegiali che vanno a fargli omaggio<br />

guidati dal Padre Piccardo e non li accomiata mai senza porgere loro di sua mano un paterno<br />

<strong>ricordo</strong>.<br />

Un po’ di bilancio morale. Come in Genova questa nostra Casa ha dato alla Chiesa circa<br />

400 Sacerdoti e fra essi tre Vescovi, parecchi ne ha incamminati alle Missioni Estere, cosí in<br />

Roma: dal 1902 un buon numero di Chierici e Sacerdoti furono alunni dell’Immacolata; tra<br />

questi sono oggi, una quindicina insigniti della dignità vescovile e moltissimi di loro assursero<br />

a cariche importanti <strong>nel</strong>la Curia Romana, <strong>nel</strong>le Curie Diocesane, <strong>nel</strong>le Nunziature all’Estero e<br />

nei Seminari.<br />

Quando poi sotto Pio X per fare il concentramento degli studenti Chierici al Laterano<br />

furono soppressi il Seminario Pio, il Collegio Leoniano ed il Lombardo, anche il nostro<br />

Collegio seguí le superiori disposizioni: ma per espresso desiderio di Pio X e del Vicariato di<br />

Roma, la Casa continuò come prima ad accogliere i Sacerdoti che si recano a Roma per gli<br />

studi superiori. Opera quanto mai benefica, tanto apprezzata al Vicariato e alle stesse<br />

Università Pontificie, perché concorre a disciplinare la giornata e la condotta dei giovani<br />

Sacerdoti con i suoi orari, con le pratiche di pietà con i Ritiri mensili, con la direzione del<br />

Padre Spirituale. In grazia poi di quel fare aperto semplice e cordiale che è un po’ una<br />

caratteristica dei Figli di Maria, convengono spesso all’Istituto, per cortese ospitalità<br />

Sacerdoti in buon numero; sono una buona cinquantina di eccellentissimi Vescovi che,<br />

onorandoci della loro santa amicizia nei loro viaggi a Roma vengono alla nostra Casa,<br />

trovandocisi a tutto loro agio, come in famiglia e godendo la pace della Casa Religiosa.<br />

A questo punto mi piace ricordare come proprio dalla nostra Casa il Cardinale Achille<br />

Ratti partiva il 12 settembre 1922 per il Conclave dal quale uscí con il nome di Papa Pio XI.<br />

Fra le benemerenze poi del Piccardo in Roma una ve n’è che non va dimenticata, della<br />

quale il Papa Pio X gli si mostrò sempre grato. Era noto come il P. Piccardo era tutto felice<br />

quando potesse in qualunque modo concorrere non solo a fare un po’ di bene, ma anche<br />

quando gli riuscisse di favorire una buona iniziativa, particolarmente se vi fossero in giuoco i<br />

giovani e tutto quanto potesse portare una contentezza al Papa. Cosí, per ricordare uno dei<br />

tanti episodi: come a Genova aveva festosamente aperte le sale della Casa per il ricevimento e<br />

per il pranzo a 90 poveri della città che un comitato dell’Opera San Vincenzo de’ Paoli loro<br />

offriva in omaggio al Pontefice Leone XIII, <strong>nel</strong> compiersi del suo felice novantesimo, cosí a<br />

Roma quando dopo varie adunanze e congressi nei quali erano stati formulati dei voti per la<br />

istituzione d’una Scuola Superiore di musica sacra, in attuazione della riforma voluta da Pio X<br />

e mancavano intanto le aule per codesta scuola, il P. Piccardo fu ben lieto e onorato di offrire<br />

la sua Casa. Proprio lí <strong>nel</strong>l’autunno del 1910 con l’intervento dell’E.mo Cardinale Rampolla,<br />

del Maestro Perosi, dei maestri Casimiri, Refice, Boezi ed altri molti insigni personaggi, si<br />

inaugurava solennemente la Scuola; celebrando la Messa dello Spirito Santo il nostro P.<br />

Minetti. La nuova istituzione con le sue varie sezioni rimase in Casa nostra quattro anni,<br />

usufruendo anche d’un organo che il P. Piccardo generosamente mise a disposizione della<br />

scuola.<br />

Verso la patria<br />

Parallelamente alla vita del Collegio e della Casa di Roma si va svolgendo quella della<br />

Congregazione. Per il suo cammino ascensionale il P. Piccardo se la vede avanzare silenziosa<br />

e modesta ma sicura e operosa sotto i suoi occhi e con la visibile benevolenza della Santa<br />

Sede. Confortato dalla presenza di sí promettente figliolanza, contemplando con legittima<br />

soddisfazione il cammino percorso, pregustando la gioia del lavoro che si va preparando,<br />

come un patriarca antico, <strong>nel</strong>la sua serena e vivida vecchiezza si dispone alla chiamata di Dio.<br />

74


Questa chiamata gli giunge in un momento solenne per la Chiesa e per la cristianità: <strong>nel</strong><br />

giubileo del 1925. Fra i mille e mille pellegrinaggi alla tomba di S. Pietro egli sa esserne<br />

giunto uno dei suoi genovesi. Non vi sarà dunque anche lui? Oh poter pregare ancora una<br />

volta sulla tomba del primo Apostolo, poter ricevere ancora una benedizione dal Papa! Che<br />

consolazione per lui che sente ormai venirgli meno la vita! E quando il Pontefice Pio XI<br />

passando in rassegna i pellegrini arriva al suo buon Padre Piccardo, “oh ecco, esclama, un<br />

pellegrino carissimo e desideratissimo!” E a modo di paterno amplesso si piega e gli passa<br />

dolcemente sulle spalle l’augusta mano. Il pellegrino canterebbe volentieri in quel momento il<br />

suo nunc dimittis; ma non tarderà l’ora solenne. Prima ch’egli parta si aduneranno intorno al<br />

suo letto i figli maggiori in rappresentanza di tutti i fratelli lontani: dovrà dar loro una larga<br />

benedizione e lasciare la sua parola d’ordine; dice infatti al p. Giacomo Buzzone, l’attuale<br />

nostro venerato P. Generale, (intimo presagio degli eventi futuri?) “Lavorate: fate, fate: fate<br />

del bene!”<br />

E a modo dei Patriarchi antichi, pregando e sperando se ne parte. Siamo al 3 novembre<br />

dell’Anno Santo.<br />

Ma dunque sul cammino avventurato del Padre Piccardo hanno sempre fiorito e in<br />

abbondanza, le rose e gli allori? potrà forse pensare qualcuno, e la nave dell’Opera sua filò<br />

sempre tranquilla sul mare calmo ed un buon vento in poppa!...?<br />

Eh, veramente, no! E qualche cosa può saperne, ma qualche cosa appena, chi come noi<br />

visse lunghi anni in continuità di rapporti con lui ... Però se dolori ed amarezze non gli<br />

mancarono, grazie alla nobiltà dell’animo suo e a quell’arte sapiente ch’egli usava di saperle<br />

nascondere, tutto seppe sopportare forte e tranquillo; <strong>nel</strong> silenzio paziente e <strong>nel</strong>la confidente<br />

preghiera seppe aspettare l’ora immancabile del sereno e della pace.<br />

La parola d’ordine<br />

La parola d’ordine fu religiosamente raccolta: i Figli di Maria, grazie a Dio, lavorano e si<br />

studiano di far del bene. Allargando anzi il loro campo di azione, non attratti dal fatale<br />

luccichio dell’oro, ma spinti dalla sete di lavoro per il bene delle anime, già vanno lavorando<br />

da dieci anni in tre residenze alla Plata in Argentina; e in Italia vanno intensificando sempre<br />

piú il lavoro <strong>nel</strong>le opere di ministero e <strong>nel</strong>le varie Case con circa una quarantina di Religiosi.<br />

Giovani leviti ogni anno entrano <strong>nel</strong> campo; altri novizi attendono, altri attendono d’entrare in<br />

Noviziato.<br />

E’ il seme gettato dal Frassinetti e innaffiato dal Piccardo che sotto il caldo afflato della<br />

divina Provvidenza si va sviluppando. Auspice l’Immacolata la messe biondeggia <strong>nel</strong> campo<br />

del Signore.<br />

Un antico alunno del nostro Collegio di Rivarolo in una sua delicata e profonda Elegia<br />

scrisse fra l’altro del Padre Piccardo cosí:<br />

“Ei fu seminatore d’amore e di bontà.<br />

Donò gli averi ai poveri che a lui fu inesausto forziere<br />

l’Evangel cristiano, fonte di carità.<br />

Dai mattutini albori, fin oltre la sera calante,<br />

arò perseverando e seminò con fede:<br />

onde a la Religione sacrò Sacerdoti a falangi,<br />

e offrí a l’Italia madre nobili cittadini.<br />

Lo Spirito a Dio: a la Terra la spoglia; a gli umani venturi<br />

l’esempio e la memoria, fin che la vita duri”.<br />

75


E il nostro venerando ed amatissimo P. Olivari, unico superstite di quel drappello che entrò<br />

primo in questa Casa, e cui rivolgiamo in questo giorno un riconoscente affettuoso saluto,<br />

scrisse per una immaginetta-<strong>ricordo</strong> questo perfetto ritratto:<br />

RICCO DEI PIÚ BEI DONI DI NATURA<br />

SENTÍ PER TEMPO LA VOCE DI DIO<br />

CHE LO VOLLE SACERDOTE<br />

A POPOLAR DI SAMUELI NOVELLI<br />

LE DESERTE FILE DEL SANTUARIO<br />

L’OPERA DEI FIGLI DELL’IMMACOLATA<br />

CHE IL FRASSINETTI FONDÒ<br />

EGLI RACCOLSE NASCENTE E FECE SUA<br />

PER LEI DI LEI VISSE<br />

SACRIFICANDO AGI ED ONORI<br />

PER LEI CHIEDENDO L’OBOLO<br />

CON QUEL SORRISO DI AMABILE SIGNORILITA’<br />

CHE MAI SUL SUO LABBRO SI SPENSE<br />

E VIDE PRIMA DI SALIRE AL PREMIO<br />

LA BELLA PIANTA DA DIO BENEDETTA<br />

GIÀ ONUSTA DI PREZIOSI FRUTTI<br />

METTER COI SANTI VOTI<br />

PIÚ SALDE E PROFONDE RADICI<br />

SPIRITO EQUILIBRATO E FERMO<br />

VERA TEMPRA DI EDUCATORE<br />

ESERCITÒ SUI GIOVANI IL FASCINO<br />

Dl UN IMPERO FORTE E SOAVE<br />

E DI VENERAZIONE E D’AFFETTO<br />

FU RIPAGATO DAI GIOVANI<br />

CHE UOMINI FATTI<br />

LA CARA IMMAGINE PATERNA<br />

SERBAN NEL CUORE, SCOLPITA<br />

DA QUELL’AMORE CHE VINCE LA MORTE<br />

E noi da codesto amore, che vince la morte, guidati e confortati, non piú in lacrime, ma con<br />

il cuore effuso in preghiera, verremo a questa tomba venerata che da questo giorno riesce per<br />

noi circonfusa di quella luce soave onde si ammanta un Altare. Sarà l’Altare della nostra<br />

venerazione per le preclare virtú onde fu adorna quell’anima sacerdotale; sarà l’Altare della<br />

nostra riconoscenza al Padre dolcissimo per l’amore sapiente di cui fu prodigo il suo buon<br />

cuore.<br />

La tomba severa e modesta porta scolpita questa epigrafe dettata dallo stesso P. Carlo<br />

Olivari.<br />

HEIC AB URBANO COEMETERIO TRANSLATUS<br />

III IDUS NOV. AN. MCMXXXVII<br />

AD SACROS JOSEPHI FRASSINETTI CINERES<br />

MERITA IN LUCE QUIESCIT<br />

ANTONIUS <strong>PICCARDO</strong> SAC.<br />

FILIORUM S. M. IMMACULATAE PARENS ALTER AB ILLO<br />

CUJUS OPUS VIX INCEPTUM<br />

76


SUSCEPIT MIRIFICE AUXIT PERFECITQUE<br />

UNDE HOC NOVUM EXSTITIT SODALICIUM<br />

QUOD IPSE XXII PROPE ANNOS<br />

MODERATOR PRIMUS SANCTISSIME REXIT<br />

QUODQUE E COELO PATERNO NUMINE SOSPITAT.<br />

Indice<br />

A mo’ di introduzione………………………………………………pag<br />

Note personali……………………………………..<br />

S. Pio X e il Piccardo………………………<br />

Il suo giubileo sacerdotale<br />

Nel <strong>ricordo</strong> della sua morte<br />

Nel <strong>ricordo</strong> dei suoi ex alunni<br />

In morte del nostro P. Antonio Piccardo…….<br />

Il P. Piccardo e i Figli di Maria…<br />

La Casa di Roma….<br />

Dal testamento di P. Piccardo<br />

Il P. Piccardo e il Papa…<br />

P. Piccardo e il Priore Frassinetti<br />

L’uomo forte<br />

Dolce visione<br />

La sua bontà<br />

Elegia<br />

P. Piccardo Rettore del Seminario Arcivescovile<br />

L’educatore<br />

Don Piccardo e il Santuario dell’Acquasanta<br />

Anime generose<br />

De minimis<br />

I funerale di P. Piccardo<br />

Partecipazione <strong>nel</strong> dolore<br />

In memoriam<br />

Festa sociale<br />

Ai benefattori dei Figli di Maria<br />

Il suo ritorno alla Casa Madre……<br />

Dinanzi ad una tomba<br />

Primi albori<br />

Gli emissari del male<br />

Gli uomini di Dio<br />

Il Ministro della Provvidenza<br />

Promettente aurora<br />

Ora triste<br />

Il sorriso del Cielo<br />

L’erta luminosa<br />

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Poesia e vita<br />

Pedagogia sapiente<br />

Crescit eundo<br />

Verso Roma<br />

Il sigillo divino<br />

Verso la patria<br />

La parola d’ordine<br />

Indice<br />

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