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L’ARTE PER ESSERE E PENSARE<br />
di AGATA CHIUSANO<br />
In un gennaio, che apre <strong>il</strong> nuovo<br />
anno lasciando senza fiato, con la<br />
netta sensazione di essere una<br />
figura del quadro La Zattera della<br />
Medusa (1819) di Géricault, grande<br />
rappresentazione simbolica pittorica<br />
dello sfascio in cui la Francia<br />
versava dopo <strong>il</strong> malgoverno napoleonico,<br />
viene immediata l'idea di<br />
come l'uomo, e quindi l'artista,<br />
racconta l'emergenza. Il quadro<br />
prende spunto da un fatto di cronaca<br />
accaduto nel 1816: l'affondamento<br />
della nave francese<br />
Medusa a causa dell'imperizia del<br />
giovane e raccomandato comandante,<br />
che era fornito anche di<br />
carte nautiche non aggiornate.<br />
Alcuni occupanti della nave si rifugiarono<br />
su una zattera che rimase<br />
abbandonata alle onde del mare<br />
per due settimane. Solo una quindicina<br />
di uomini, su 150, fu tratta<br />
in salvo, dopo che su quella zattera<br />
era avvenuto di tutto. E' interessante<br />
paragonare questa forma<br />
di rappresentazione della sofferenza<br />
umana, determinata da<br />
una catastrofe, con l'immediatezza<br />
delle immagini televisive che<br />
siamo sempre più abituati a vedere.<br />
In questi anni, tra gommoni e<br />
carrette del mare, città assediate<br />
dai rifiuti, ghiacciai che si sciolgono,<br />
siccità, foreste che bruciano, abbiamo<br />
costruito una sorta di assuefazione<br />
ai drammi che sembrano<br />
non contenere più sofferenza<br />
nella loro ripetitiva rappresentazione<br />
mediatica. Ma come si può<br />
restare indifferenti di fronte all'<br />
allarme della terra, intesa come<br />
pianeta, ambiente ed umanità. Se<br />
le immagini reali, per un meccanismo<br />
di autodifesa del subconscio<br />
non colpiscono più, è meglio usare<br />
linguaggi e forme simbolici, storie<br />
altre che con una operazione di<br />
analisi e volontà personale, useremo<br />
come strumenti di verifica del<br />
nostro quotidiano (ad esempio<br />
come fu l'opera di Géricault).<br />
Quindi vi propongo una recensione<br />
che per qualcuno suonerà<br />
come un eco generazionale,<br />
per altri una simbolica<br />
assonanza con gli eventi<br />
che hanno caratterizzato<br />
le ultime settimane ... gli<br />
ultimi dieci anni... mi riferisco<br />
all'emergenza rifiuti.<br />
Il suolo, la terra che<br />
urla, che si lamenta, che<br />
parla, che accusa di delitti<br />
che per troppo tempo si<br />
sono voluti occultare.<br />
Come è moderna questa trama,<br />
vero? Ed è anche in questa veste<br />
che si può leggere una nuova e<br />
particolare edizione dell'Antologia<br />
di Spoon River (1914-15) di<br />
Edgar Lee Masters, realizzata dal<br />
videoartista Alessandro<br />
Amaducci per le edizioni Kaplan.<br />
In originale l'Antologia è una raccolta<br />
di epitaffi che un viandante raccoglie<br />
o ascolta passando per la<br />
collina, ove tutti dormono, della<br />
città di Spoon River. Il grande affresco<br />
dalle fosche tinte rappresenta<br />
anche lo spirito del proprio tempo.<br />
Spesso l'arte segna, interpreta e<br />
racconta i segnali e le inquietudini<br />
che caratterizzano un epoca e quelli<br />
furono gli anni in cui <strong>il</strong> mondo<br />
stava per affacciarsi alla gora della<br />
prima guerra mondiale. La raccolta<br />
racconta e cataloga praticamente<br />
tutte le categorie e i mestieri<br />
umani, mostrandoli nella crudezza<br />
della loro umanità, una sorta di<br />
wunderkammer di un mondo che si<br />
avvia all’estinzione. In Italia, la diffusione<br />
dell'Antologia ebbe vita<br />
complicata. Durante <strong>il</strong> ventennio<br />
fascista la letteratura americana<br />
era osteggiata dal regime, in particolare<br />
le opere che esprimevano<br />
idee libertarie al limite del nich<strong>il</strong>ismo.<br />
Cesare Pavese aveva una<br />
copia dell'originale che diede a<br />
Fernanda Pivano che se ne innamorò<br />
immediatamente e volle tradurre,<br />
e con uno stratagemma riuscirono<br />
a pubblicarla, facendolo<br />
diventare un libro simbolo della<br />
resistenza. Tra le molte versioni che<br />
l'antologia ha ispirato, ne cito due:<br />
quella musicale Non al denaro, non<br />
all'amore né al cielo (1971) di<br />
Fabrizio De André, e quella fotografica<br />
di W<strong>il</strong>liam W<strong>il</strong>lingghton realizzata<br />
nei veri luoghi dell'Antologia.<br />
Dato che è sempre stato un libro<br />
carico di valori simbolici e plus<br />
valenze, oggi non suona tanto<br />
come una forzatura r<strong>il</strong>eggerlo pensando<br />
a Pianura ed Acerra. (...)