Scarica - il Portico di Novellara
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Memorie Istoriche <strong>di</strong> <strong>Novellara</strong>/3: capitale<br />
<strong>di</strong> uno stato piccolo ma in<strong>di</strong>pendente<br />
Come abbiamo visto, <strong>Novellara</strong> ha avuto una storia anche prima dell’arrivo dei Gonzaga,<br />
ma è con questi che <strong>di</strong>venta un autonomo soggetto politico, la capitale <strong>di</strong> uno stato piccolo<br />
ma in<strong>di</strong>pendente “degnamente inserito nel novero delle tante piccole signorie dell’Italia<br />
settentrionale”. Dopo la breve parentesi reggiana, la prima in or<strong>di</strong>ne dei tempo fra le piccole<br />
signorie gonzaghesce.<br />
Venduta Reggio ai Visconti, riservando per se e per<br />
i suoi <strong>di</strong>scendenti <strong>Novellara</strong> e Bagnolo, nel 1370<br />
Feltrino Gonzaga si fermò in un primo tempo nella<br />
Rocca <strong>di</strong> Bagnolo, ma poco dopo decise <strong>di</strong> trasferirsi<br />
con la famiglia a <strong>Novellara</strong>, nella casa dei Sessi. Con<br />
l’intenzione <strong>di</strong> fabbricarvi una Rocca al posto del vecchio<br />
fort<strong>il</strong>izio dei Malapresa. Ma, immerso com’era<br />
nella più tetra malinconia, cominciò a viaggiare. Bernabò<br />
Visconti lo voleva come capitano generale delle<br />
sue truppe, ma lui continuò a passare senza pace<br />
da una città all’altra. Terminò i suoi giorni a Padova,<br />
nel 1374, lasciando tre figli maschi: <strong>il</strong> primogenito<br />
Guido, che aveva avuto dalla prima moglie Caterina<br />
Visconti e gli successe come Signore <strong>di</strong> <strong>Novellara</strong> e<br />
Bagnolo, Guglielmo e Odoardo.<br />
Con la signoria, Guido ere<strong>di</strong>tò dal padre anche molti<br />
debiti. Governò 25 anni, fu investito dal vescovo <strong>di</strong><br />
Reggio del feudo <strong>di</strong> Corte Nova, a mezzogiorno <strong>di</strong><br />
<strong>Novellara</strong>; fece scavare le fondamenta della Rocca<br />
ma i debiti non gli consentirono <strong>di</strong> iniziarne la costruzione.<br />
Morto Guido, nel 1399, i figli Giacomo e<br />
Feltrino II si <strong>di</strong>visero lo Stato: a Giacomo toccò <strong>Novellara</strong><br />
e Corte Nova, a Feltrino II Bagnolo con la<br />
sua Pieve.<br />
Giacomo, dopo essersi guadagnò la fame <strong>di</strong> prode<br />
e valoroso cavaliere in guerre varie, ritornò a <strong>Novellara</strong>,<br />
sposò Ippolita, figlia del signore <strong>di</strong> Carpi, e<br />
<strong>di</strong>ede finalmente inizio alla costruzione della Rocca.<br />
Per ampliare i suoi posse<strong>di</strong>menti, acquistò <strong>il</strong> castello<br />
<strong>di</strong> Vescovado con molte case e possessioni nel<br />
Cremonese, e la corte <strong>di</strong> Sabbiola nel Mantovano.<br />
Morì nel 1441. Dei suoi tre figli maschi, Francesco,<br />
Gian Pietro e Giorgio, <strong>il</strong> governo della signoria toccò<br />
a Giorgio.<br />
In quegli anni San Bernar<strong>di</strong>no da Siena, in giro per la<br />
Lombar<strong>di</strong>a a pre<strong>di</strong>care, si fermò più volte a <strong>Novellara</strong><br />
ospite <strong>di</strong> Guido Gonzaga. Ma, per le sue abitu<strong>di</strong>ni,<br />
la corte del signore era troppo ricca e comoda, per<br />
cui chiese e ottenne <strong>di</strong> <strong>di</strong>morare ogni volta nella ca-<br />
<strong>di</strong> Vittorio Ariosi<br />
mera d’angolo sotto <strong>il</strong> portico davanti alla Rocca. Secondo<br />
una credenza popolare, nel partire dopo l’ultimo<br />
soggiorno <strong>il</strong> santo piantò <strong>il</strong> suo bastone sulla riva<br />
del fossato della Rocca e questo si convertì all’istante<br />
in una pianta <strong>di</strong> rose, che sarebbe poi rimasta fresca<br />
e verdeggiante per molti anni, “a beneficio <strong>di</strong> non<br />
pochi infermi”.<br />
Intanto, per una questione <strong>di</strong> successione, <strong>il</strong> castello<br />
<strong>di</strong> Bagnolo tornò sotto <strong>il</strong> dominio dei Gonzaga <strong>di</strong><br />
<strong>Novellara</strong>.<br />
Nel 1452, durante la guerra fra gli Sforza <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano<br />
e i Veneziani, <strong>il</strong> castello <strong>di</strong> <strong>Novellara</strong> fu stretto d’asse<strong>di</strong>o<br />
dalle truppe <strong>di</strong> Manfredo e Giberto <strong>di</strong> Correggio;<br />
resistette due mesi, poi fu preso e saccheggiato.<br />
Stessa sorte toccò al castello <strong>di</strong> Bagnolo. Dopo due<br />
anni, con la pace <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong>, i Gonzaga riottennero la<br />
loro signoria.<br />
E’ <strong>di</strong> quegli anni l’inizio <strong>di</strong> una lunga serie <strong>di</strong> contrasti<br />
con Guastalla, <strong>di</strong> un’inimicizia destinata a durare nel<br />
tempo. Il conte Pietro Guido Torelli, signore <strong>di</strong> Guastalla,<br />
approfittando del fatto che i fratelli Gonzaga<br />
erano impegnati lontano in guerra, cercò <strong>di</strong> allargare<br />
i suoi confini inviando delle genti a devastare ripetutamente<br />
le campagne <strong>di</strong> <strong>Novellara</strong>, contrastato e<br />
respinto però dagli stessi conta<strong>di</strong>ni.<br />
Ritornati a casa, i Gonzaga ripristinarono le fosse e i<br />
terrapieni che circondavano <strong>il</strong> castello e ampliarono<br />
l’abitato con nuove case. Francesco ridusse la Rocca<br />
“ forte e signor<strong>il</strong>e” e <strong>di</strong>ede inizio alla bonifica dei Terreni<br />
Novi; le prime possessioni messe a coltivazione<br />
le chiamò Le Costanze, dal nome della sua prima<br />
moglie, per secoli chiamate in <strong>di</strong>aletto dai novellaresi<br />
al Stansi<br />
Nel 1471 ebbero dal duca Borso <strong>di</strong> Ferrara l’investitura<br />
delle v<strong>il</strong>le reggiane <strong>di</strong> S. Tommaso, S. Maria e S.<br />
Giovanni della Fossa, con <strong>il</strong> canone <strong>di</strong> uno sparviero<br />
all’anno, poi sempre rinnovata fino all’estinzione<br />
della casata,<br />
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19<br />
Il quattrocentesco convento dei Carmelitani: una testimonianza<br />
della <strong>Novellara</strong> gonzaghesca da recuperare.<br />
<strong>Novellara</strong> e Guastalla, causa frequente <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssi<strong>di</strong> e<br />
<strong>di</strong> scontri, Giorgio chiese l’intervento del marchese<br />
Lodovico <strong>di</strong> Mantova, al quale si unirono poi <strong>il</strong> duca<br />
<strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano Gian Galeazzo Maria Sforza Visconti e <strong>il</strong><br />
signore <strong>di</strong> Genova e Cremona Angelo Conti.<br />
Dopo San Bernar<strong>di</strong>no da Siena, venne a pre<strong>di</strong>care a<br />
<strong>Novellara</strong> più volte anche <strong>il</strong> beato francescano Bernar<strong>di</strong>no<br />
da Feltre, ospite in Rocca. Il quale convinse<br />
Francesco ad introdurre a <strong>Novellara</strong> una famiglia <strong>di</strong><br />
religiosi. La scelta cadde sui padri Carmelitani della<br />
congregazione <strong>di</strong> Mantova, ai quali Francesco assegnò<br />
la chiesa all’interno del castello, alcune case contigue<br />
e un recinto <strong>di</strong> terra per l’orto. Fu poi costruito <strong>il</strong><br />
convento, <strong>di</strong> cui rimane oggi solo una parte, meglio<br />
nota come <strong>il</strong> Casino <strong>di</strong> Chiavelli: non è molto rispetto<br />
al complesso originale, ma è un e<strong>di</strong>ficio quattrocentesco,<br />
un pezzo della <strong>Novellara</strong> gonzaghesca che<br />
meriterebbe comunque <strong>di</strong> essere finalmente recuperato<br />
e valorizzato, come è stato recentemente e<br />
lodevolmente fatto per <strong>il</strong> convento dei Gesuiti.<br />
Francesco acquistò anche <strong>il</strong> Campo delle Noci (dov’è<br />
attualmente piazza Unità d’Italia) e altri fon<strong>di</strong> per ingran<strong>di</strong>re<br />
<strong>il</strong> borgo a ponente del castello. I Gonzaga<br />
vi fabbricarono poi le case a proprie spese, con <strong>il</strong><br />
cort<strong>il</strong>e e l’orto, e le cedettero in proprietà a chiunque<br />
volesse abitarle per un canone annuo <strong>di</strong> uno o due<br />
capponi.